Messina perde diecimila giovani l’anno. Ecco le storie di chi ha compiuto il grande passo con un biglietto di sola andata. A PAGINA 9 E ora macina successi La guerra dei servizi sociali Nino Mantineo Attilio Pigneri Quasi quasi vado in Australia Il dossier di Cittadinanzattiva e l’appello della Consulta delle aggregazioni laiche a Messina riaccendono i riflettori su disservizi e abbandoni. A PAGINA 18 La replica dell’assessore Mantineo ANNO XXI Numero 3 24 GENNAIO 2014 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE A REGIME SOVVENZIONATO 45% (ME) SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA Elaborazione grafica di Monica Bellantone con il graffito di Blu sulla facciata del Vittorio Emanuele MESSINA MESSINA Vittoriosi COLLETTIVO COLLETTIVO PINELLI PINELLI SGOMBERATO SGOMBERATO DALLA DALLA CASA CASA DEL DEL PORTUALE PORTUALE OCCUPA OCCUPA TEATRO TEATRO EE PALACULTURA. PALACULTURA. VIAGGIO VIAGGIO NELLA NELLA CITTA’ CITTA’ CHE CHE VUOLE VUOLE RIAPPROPRIARSI RIAPPROPRIARSI DEI DEI BENI BENI COMUNI COMUNI EURO 1,50 24 Gennaio 2014 il punto Pd, senti chi parla EDITORIALE La manovra ammaccata ESCE AMMACCATA dalla scure del commissario dello Stato la manovra finanziaria del governo: si tagliano i contributi ai disabili, alle coppie di fatto, alle fasce deboli dei disoccupati, ma si taglia anche lo sconto che si fa alle roialty che gli industriali dovrebbero pagare per il petrolio raffinato nell’Isola. E’ il segnale che c’è qualcosa che non va. E che il commissario Aronica, nel suo controllo scrupoloso delle leggi, di fatto ha già anche da tempo commissariato l’Assemblea regionale. Di più: il presidente Crocetta tra un annuncio televisivo e l’altro dovrebbe, in maniera meno ondivaga, raccontare al popolo siciliano con chi intende formare il governo: se vuole andare con il centrodestra di Schifani, oppure recuperare il rapporto con il Pd, che risulterebbe essere ancora il suo partito, oppure prendersi intatta la maxi stampella preparata dall’Intergruppo di Articolo 4, Megafono e Drs che sono pronti a dare il sostegno “condizionato” al Governo. Di questo passo, a forza di stampelle, si può lentamente camminare. Ma non si potrà mai pensare di andare spediti come non più i venti, ma le bufere della crisi impone. In Sicilia, più che altrove. D’Alema e Civati rimproverano a Renzi di avere incontrato Berlusconi, dimenticando che il cavaliere è stato il loro certificato di esistenza in vita. Per più di un motivo DI DOMENICO BARRILÀ Come i lettori più affezionati ricorderanno, tredici anni fa lasciai la Mondadori, con un libro alla terza edizione. Avevo firmato quell’impegno in esclusiva nel 1998, col centrosinistra al governo e l’editore che si dichiarava fuori dalla politica. Una delle sue tante bugie. Quando nel 2001 si rimangiò la parola, chiesi la rescissione del contratto e la restituzione dei diritti. Nello stesso anno, mentre il berlusconismo raggiungeva il picco della sua potenza di fuoco, Massimo D’Alema pubblicava per Mondadori il saggio “Oltre la Paura”, facendo apparire stupida la gente come me che, a ragione, considerava Berlusconi un pericolo per la democrazia e si Gianni Cuperlo, Stefano Fassina e Massimo D’Alema comportava di conseguenza, a differenza di molti politici e a quella percepita, in nero, da tanti ragazzi del Sud in cambio intellettuali di sinistra. Data la premessa, dovrei avversare la della loro vita. Dovrebbe essere questo a fare scattare la scelta del neo segretario del Pd di trattare la nuova legge vergogna del sensibile Stefano Fassina. Mi piacerebbe fare una elettorale col proprietario di Forza Italia, invece sono convinto bella gita con lui, magari con la barca a vela del suo amico abbia fatto bene a imboccare la strada della realtà. baffino, tanto la meta è una città di mare. Vorrei condurlo nel Il sottoscritto, contrariamente al dalemiano (impalpabile) quartiere deve sono cresciuto, vorrei mostrargli tutti i miei Cuperlo e al dalemiano (ampolloso) D’Alema, può dire e compagni di gioco, oggi 50/60enni disoccupati, senza un scrivere quello che vuole, giacché ci separa il vallo che passa dente in bocca e pieni di acciacchi, vorrei fargli sentire l’odore tra la finzione e la realtà. Da una parte le loro velleità da che esala dall’unica giacca che possiedono, così lontano dalle pensatori in folle, lautamente stipendiati dalla politica; fragranze del grecale o dello scirocco, e che non puoi evitare dall’altra le mie corse forsennate per pagare l’anticipo Irpef di né di bolina e nemmeno di lasco. Loro non pretendono di Novembre, cioè il loro stipendio. Non possono rimproverare a sentire lo sciabordio delle onde sulla chiglia, si Renzi di avere incontrato Silvio Berlusconi (lo dice chi alle accontenterebbero di quello dello sciacquone del water, ma ultime primarie si è orientato su Pippo Civati e la volta accade di rado perché l’acqua corrente arriva quando arriva. precedente su Pierluigi Bersani), perché costui è stato il loro Ma non potrei presentarglieli tutti, i miei amici, perché alcuni certificato di esistenza in vita. Lorsignori, come li avrebbe sono morti ancora adolescenti in cantieri non protetti, altri chiamati il mitico Fortebraccio, sanno benissimo che senza di sono finiti in galera, perché in qualche modo bisogna pure lui non avrebbero mai avuto un grande ruolo politico, perché vivere. Da quando sono andato via le cose sono solo in un Paese senza contrapposizioni sarebbero affiorate figure peggiorate per quelle creature, i cui figli faranno esattamente diverse, più di testa che di ideologia, più di merito che di ciò che fecero i padri. Meno male che almeno i politici stanno politichese o di apparato. Costoro sanno pure che il resto di meglio. Pensiero finale. Viene il vomito a sentire certi Forza Italia è una semplice “espressione geografica”, non neogaloppini Pd declamare in streaming: “Sono totalmente potendo decidere nemmeno il colore dei cappellini per i loro d’accordo con le parole del segretario”. Non ricominciamo, per raduni. Ripugnante, certo, ma è la realtà, quindi bisognava favore, sarebbe troppo chiederci di assistere ad altri venti anni parlare con l’inamovibile proprietario, considerato che il duo di epifania del servilismo. Se i riflessi condizionati dei renziani alla guida del M5S si trastulla imperterrito nel vizio solitario. somigliano in modo così inquietante a quelli dei servi Intanto il Paese, che non è solo la Lombardia o l’Emilia, dico dell’imprenditore di Arcore, noi speriamo sia solo un caso, tutta l’Italia, è in una situazione difficile da immaginare perché delle due l’una, o i servi si stanno inflazionando oppure dall’alto di uno stipendio da 15 mila euro al mese, proprio determinate leadership ne favoriscono il proliferare. difficile, perché si tratta di una cifra cinquanta volte superiore Vicecaposervizio: Daniele De Joannon In redazione: Gianfranco Cusumano, Alessio Caspanello, Michele Schinella Segretaria di redazione: Rossana Franzone, Rosa Lombardo, Francesco Pinizzotto. Editore: Kimon scrl, via San Camillo, 8 Messina. Tel. 090 9430208 Fax: 090 9430210 P. IVA 02131540839 Registrazione Tribunale di Messina n. 11-92 del 4 maggio 1992. 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Anche dopo le istanze avanzate al guardasigilli Annamaria Cancellieri dal deputato dei 5 stelle Francesco D’Uva in città si è riaperto il dibattito sul secondo Palagiustizia. L’occasione è stata la convocazione di una seduta straordinaria del Consiglio comunale in cui sono stati presentati due ordini del giorno proposti da diversi gruppi consiliari (sia di centro sinistra che di centro destra) che avallavano entrambi l’ipotesi di trasferire gli uffici giudiziari attualmente in affitto (al costo di circa 2 milioni di euro all’anno) alla “Casa dello Studente” di via Cesare Battisti. Alla seduta straordinaria, a cui hanno preso parte da un lato il presidente dell’Ordine degli Avvocati Franco Celona e il commissario della Provincia Filippo Romano (favorevoli alla soluzione “Casa dello Studente”) dall’altro alcuni avvocati, dipendenti dell’Ersu e associazioni studentesche (invece contrari) ha partecipato anche il sindaco Renato Accorinti che ha invitato tutti a “Non innamorarsi troppo di una decisione senza pensare al bene comune”. In particolare il riferimento era all’ipotesi di realizzare il secondo Palagiustizia nella struttura di via Cesare Battisti, un’idea sposata da gran parte dei consiglieri comunali, ad eccezione di quelli di “Cambiamo Messina dal basso” che hanno abbandonato l’aula durante i lavori. Il Sindaco ha, infatti, dal canto suo ha messo sul piatto tre alternative: l’ex caserma di Bisconte (per cui recentemente PATRIMONIO. Per risanare l’Ente Lipari in vendita Lipari. Per risanare le casse dell’ente, la giunta di Lipari mette in vendita i beni comunali tra i quali il mega parcheggio, l’ex palazzo utilizzato dalla polizia municipale e l’ex scuola di Acquacalda. Si punta anche alla permuta: l’idea è di poter disporre del palazzo dell’Asp di Messina, ubicato proprio nella via principale. In consiglio comunale è già iniziato il dibattito per approvare il regolamento per l’alienazione dei beni. Per il sindaco, Marco Giorgianni, «l'obiettivo deve essere l'equilibrio di bilancio. Cosa vendere lo deciderà il consiglio. Dalla Regione non abbiamo piu' fondi certi e per di più sono diminuiti notevolmente. Comunque, grazie ad una nostra iniziativa siamo riusciti a far approvare all'Ars che il gettito economico del 97%, oltre che per i Comnuni sotto i 5 mila abitanti, valga anche per i Comuni delle isole minori». TOP SECRET CAUSE DI RISARCIMENTO Messina, 400 milioni di contenziosi in ballo MESSINA. Quattrocento milioni di euro. E’ il valore delle cause pendenti, per risarcimento danni, stimati dal servizio “contenzioso” dell’ufficio legale del Comune di Messina per conto dei revisori dei conti. Una spada di Damocle che rischia di mandare a gambe all’aria tutti i piani di risanamento allo studio. RIORGANIZZAZIONE Università, al via il piano Dipartimenti La seduta del consiglio comunale sulla vicenda Palagiustizia il Comune ha ricevuto l’ok all’utilizzo da parte del Ministero dell’Interno); la possibilità di rifare la gara d’appalto bandita nel 2009 e vinta dalla GMC; infine la soluzione dell’ex ospedale Margherita. Accorinti, al momento non si sente di escludere alcuna ipotesi, ma in maniera piuttosto perentoria ha chiarito “L’Università di Messina ci ha detto di non avere in cassa la liquidità necessaria per riqualificare l’Hotel Riviera o l’ex Margherita e farne una struttura d’alloggio per fuori sede alternativa all’immobile di via Cesare Battisti, noi dal canto nostro stiamo valutando la possibilità di lavorare per una di queste tre soluzioni”. Intanto il Consiglio comunale ha approvato, all'unanimità, con 19 voti favorevoli, nessun contrario e nessun astenuto uno degli ordini del giorno che “spingeva” per l’ipotesi “Casa dello Studente”. Adesso la palla passa all’Amministrazione Accorinti a cui non resta che assumere una posizione chiara e decisa sul ventaglio di alternative proposte. SOMMARIO PRIMO PIANO 6. Me ne vado in Australia Chi si rifà una vita all’altro capo del mondo POLITICA 9. Rimpasto...impugnato Le bocciature della Finanziaria 10. Bilancio, vedo rosso Rientra al Comune il buco da 9 milioni 12. Ci vuole un Miracula In bilico l’elezione del sindaco Di Pane SICILIA 13. Teatro Pinelli, non pre... occupiamoci Secondo sgombero in un anno per il collettivo 16. Corsi d’Oro, tutti a casa Revocati gli arresti domiciliari 17. I misteri della tabella H Una lettera di protesta contro le assegnazioni 18. Non Mantineo le promesse L’attacco all’assessore ai Servizi Sociali 20. Rally, tre vite in corsa La Sgb premia gli sportivi di Sicilia 22. Il mio amico Lulo Il ricordo del ricercatore Luigi Michaud 23. Riserva, punto e a Capo Gli studi dell’area marina di Milazzo ECONOMIA 25. Chiamala Sviluppo Italia Nel limbo la società rilevata da Invitalia nazionale 26. Barbera, un caffè lungo 144 anni La storia dello stabilimento POSTER 29. «Liutaio? Era nelle mie corde» La storia di Franco Marino RUBRICHE 3-4-5. Settegiorni 28. Consumatori / Consulenti 32. Libri/La Classifica/Lacerti di Letture 38-39. Lettere & Commenti 38. Qui Scuola / Heritage / Ecologia 39. Eliodoro / 150 Parole da Palermo 39. Antibuddaci 39. Animal House centonove pagina 3 MESSINA. Via alla creazione dei maxi-dipartimenti all’Università. E’ il piano di riorganizzazione che sta mettendo a punto il rettore Navarra che porterà alla fluidificazione operativa e gestionale: i dipartimenti coincideranno con le facoltà, eccezion fatta per Medicina che continuerà ad avere due dipartimenti. SANITÀ Sarà Francesco Maiolini il manager di FarBanca MESSINA. Francesco Maiolini, ex presidente dell’Irfis, sarà il motore operativo di FarBanca, l’istituto di credito della Popolare di Vicenza dedicato agli operatori sanitari, tra aziende farmaceutiche e farmacisti, che aprirà due sedi in Sicilia: una a Palermo e una a Catania. SENATO A.A.A., sostituto di Lumia cercasi MESSINA. Se il candidato del Megafono alle europee sarà Giuseppe Lumia, a ruota, a subentrare al Senato al suo posto, dovrebbe essere il secondo della Lista del Megafono al Senato, il mecenate Antonio Presti. Peccato che Presti non abbia nessuna intenzione, il che significa che, a cascata, il neosenatore al Senato dovrebbe essere l’attuale assessore all’Energia, Nicolò Marino. Un tassello in più nel rinmpasto in vista, ma l’ex magistrato in vista della possibile abolizione del Senato voluta da Renzi, potrebbe dire no anche lui. 24 Gennaio 2014 settegiorni SOCIETÀ CHI SALE Manlio Magistri MESSINA. Il manager disarcionato dell’Asl di Messina è un vero cavaliere: ha visto una donna cadere in sul marciapiede in via Martinez e subito si è sbracciato, l’ha visitata e l’ha aiutandola a rimettersi in piedi. “Sono un medico-ha assicurato la signora- anche se pochi lo sanno”. Angela Previti MESSINA. La coordinatrice dell’ufficio di gabinetto del commissario della Provincia Filippo Romano, ha festeggiato il suo compleanno con i colleghi, ma quando ha comunicato che non potrà trattenersi oltre i limiti della pensione ha gettato nello sconforto il viceprefetto: “E ora come faremo?” Pippo Savoca PALERMO. In tempi di crisi in cui anche Palazzo di giustizia stringe la cinghia, il presidente della seconda sezione della Corte d’appello conquista anche gli arredi. Un elegante tendaggio è stato di recente montato nell’aula della Corte. Non sono mancati i mugugni: «Forse per proteggere la sua vista dalla luce del sole». Sgarbi porta “I tesori d’Italia” a Villa Piccolo TRASPORTI. Appello di Legambiente al ministro Autorità portuali, puntiamo sull’area integrata dello Stretto Messina. "Apprendiamo da notizie di stampa che il ministro per i Trasporti, Maurizio Lupi, avrebbe pronto un piano per la soppressione e l'accorpamento delle autorità portuali e la trasformazione in distretti logistici. A quanto pare tale piano prevedrebbe sette distretti e in particolare l'autorità portuale di Messina verrebbe soppressa e accorpata al distretto di Palermo". Lo dice Legambiente Sicilia. "Da molti anni portiamo avanti - prosegue la nota - la proposta strategica per lo sviluppo sostenibile della cosiddetta 'Area integrata dello Stretto', cioè una politica Maurizio Lupi di sviluppo basata sul riconoscimento dell'esistenza di un'area economica e geografica dello Stretto, capace in sé di costituire risorsa e fattore dello sviluppo, fondata su un potenziale sistema infrastrutturale integrato". "E' chiaro - conclude l'associazione - che il punto di forza più importante di quest'idea consiste nel sistema portuale e più in generale nel sistema intermodale dei trasporti in un comprensorio dotato di posizione strategica nel Mediterraneo, che è appunto lo Stretto di Messina". Emma Dante PALERMO. La regista palermitana è nominata direttore artistico del teatro classico all’Olimpico di Vicenza. L’artista (attualmente artista residente al Biondo e regista di “Feuresnot” di Richard Strauss in scena fino al 26 gennaio al Teatro Massimo) ha accettato con entusiasmo l’incarico e si è subito messa al lavoro. Messina, “Fest’orienta” al Minutoli Messina. L’Istituto Superiore Minutoli di Messina organizza nelle tre sezioni, Minutoli, Quasimodo e Cuppari, la manifestazione “Fest’orienta: un occhio al tuo futuro”, per offrire agli studenti la possibilità di gettare lo sguardo sul futuro scolastico e professionale. L’iniziativa si svolgerà sabato 25 gennaio dalle16 alle 20 all’Istituto Minutoli di contrada Gazzi- Fondo Fucile, indirizzi Costruzioni, ambiente e territorio e Biotecnologie Sanitarie, ed all’Istituto Quasimodo di viale Gazzi, indirizzi Commerciale, Scientifico, Turistico. Domenica 26 dalle 09 alle ore 13.00 all’Istituto Cuppari di San Placido Calonerò, indirizzi Agraria e Biotecnologie Ambientali. Paesaggi e barbieri in mostra a Villafranca Villafranca. “I paesaggi siciliani e barbieri di Sicilia” è la mostra che si aprirà il prossimo 2 febbraio, alle 10, al Castello di Bauso grazie all’Associazione “Il mio territorio” con il patrocino del Comune e della Sovrintendenza. Curatori dell’esposizione gli ingegneri Achille Baratta e Maria Scalisi, che sporrà 80 foto. Nel pomeriggio Baratta presenterà anche il volume “Sussurando alle violette”, una raccolta di articoli pubblicati sul settimanale Centonove. PIANTE A RISCHIO. Appello a tutti gli appassionati Orto Botanico di Messina a caccia di orchidee Fabio Schifilliti MESSINA. Il regista messinese vincitore del Cubovision Award, concorso nazionale per giovani registi, che ha coinvolto oltre 300 autori da tutta Italia parteciperà ad uno stage di dieci giorni a Hollywood al fianco del regista Ron Howard. Il riconoscimento per il suo documentario "Come le onde" sulla storia delle case basse del villaggio Paradiso, raccontata dalla poetessa Maria Costa. Capo d’Orlando. “Vittorio Sgarbi incontra Lucio e Casimiro” è il titolo della manifestazione in programma sabato 1 febbraio alle 17 a Villa Piccolo di Capo d’Orlando. Il critico d’arte parlerà del contributo dato dai Piccolo alla cultura italiana e presenterà il suo ultimo libro “Il tesoro d’Italia”, edito da Bompiani. Già nel 1996 Sgarbi dedicò una puntata della sua rubrica “Sgarbi quotidiani” in onda su Canale Cinque a Lucio e Casimiro Piccolo, raccontando le atmosfere della Villa di Capo d’Orlando e il contributo prezioso dato dai due fratelli alla cultura italiana, alla poesia e all’arte. Messina. Un progetto di mappatura delle orchidee spontanee del territorio peloritano. E’ l’iniziativa che sta per attivare la direzione dell’Orto Botanico di Messina, coordinata da Rosella Picone "nell’ambito delle attività di conservazione della flora spontanea a rischio di estinzione". , In questa prima fase gli specialisti dell’Orto botanico “Pietro Castelli” sono a caccia di appassionati e volontari che possano fornire informazioni sulla presenza delle diverse orchidee nell’area peloritana, attraverso foto e indicazioni precise dei siti di rinvenimento. Chi è interessato al progetto-informa un comunicato-può prendere contatto con la direzione dell’Orto botanico. Rosella Picone TAORMINA “L’altra metà” contro la violenza Taormina. Nasce a Taormina “un centro di ascolto” “L’Altra metà”, contro la violenza sulle donne. L’iniziativa è di diciannove donne, appartenenti a varie professioni, che hanno deciso di associarsi in una onlus, per fare sbarcare anche sulla valle dell’Alcantara i servizi di assistenza, anche psicologica, verso le donne vittime di violenza. A presiedere la nuova associazione, è Maria Pia Lucà. All’iniziativa ha dato la sua adesione e il suo sostegno il Cedav di Messina, uno dei primi centri antiviolenza d’Italia, per Il gruppo di donne che si occupa di assistenza alle donne vittime di violenze cionto del quale hanno partecipato la presidente Carmen Currò e la coordinatrice, Simona d’Angelo. Un sostegno concreto alle iniziative de centonove pagina 4 “L’Altra metà” è stato assicurato dal sindaco di Taormina Eligio Giardina, che ha promesso tutto il supporto della città, anche in termini logistici. 24 Gennaio 2014 settegiorni MESSINA.Il video vola oltre le 100 mila visualizzazioni CHI SCENDE Sciack, il rapper dei “Buddaci” Messina. Tra i giovanissimi cantanti e ballerini emergenti del concorso “1,2,3... Star”, domenica 12 gennaio al King bowling di Giammoro, è emerso anche un video che ha conquistato il pubblico presente e non solo. Perchè la canzone rap che descrive i messinesi, intitolata proprio “Buddaci”, rappresenta anche un brano che in un mese ha totalizzato la bellezza di oltre cento mila visualizzazioni su “Youtube”. Sciack è il nome d’arte che si è coniato Salvatore Sciacca, 21 anni, rapper peloritano che sta facendo conoscere il suo talento naturale intanto al grande pubblico della rete. Sciack racconta in versi e rime a suon di rap il tipico “buddace”, intende riprodurre fedelmente i costumi dei messinesi. Anzi dei “buddaci”, soprattutto delle giovani generazioni non disattendono determinate “mode” nonostante si sentano più innovativi. “Il video è ambientato attorno a piazza Cairoli - ha detto Sciack al presentatore Giuseppe Oliva - e vuole essere un modo quasi ironico per descrivere il “buddace”, magari per scatenare una riflessione che aiuti la città e i giovani di questa città a scatenare la voglia di migliorarsi”. Salvatore Sciacca sin da piccolo comincia a scrivere in rime, poi a 17 anni con un amico incide il primo pezzo “Sono come”, che viene cliccato da tanti su “Youtube”. Con Sciacca si sono congratulati anche il direttore della Cdr Music Giuseppe Italiano e il giovanissimo talento palermitano Antonino Buscemi, cantante in erba che ha partecipato al programma di Canale 5 “Io canto”. Sciack CALCIO. La squadra di Lo Monaco “canna” il girone. E rischia la serie D Acr Messina, è “andata” male MESSINA. Traghettata l’ACR Messina dalla serie dilettantistica alla Lega Pro, gli obiettivi societari parevano tanto prestigiosi quanto agevolmente raggiungibili. In palio nella stagione calcistica 2013/2014 nientemeno che la C unica, cui avranno accesso di diritto le prime otto squadre delle classifiche dei due gironi di Seconda Divisione e le due che si aggiudicheranno i playout. Una strada che da lontano sembrava tutta in discesa, e invece si è rivelata tutt’altro che agevole: il bilancio delle prime venti giornate non è che sia positivo: appena 4 vittorie, 10 pareggi e 6 sconfitte, due delle quali a suon di gol subite innanzi al pubblico del “San Filippo”. Il primo a salire sul banco degli imputati è il tecnico Gaetano Catalano. La squadra visibilmente in crisi e lui diventa bersaglio della gente per strada, della tribù dei social, meno degli addetti ai lavori che, sin dalle prime battute, avevano invece scorto le fragilità della rosa costituita durante il mercato estivo. Il 4 dicembre 2013 la conferenza stampa di presentazione del nuovo tecnico Gianluca Grassadonia, classe ’72, alle spalle una carriera di difensore e prima vera affermazione da tecnico Pietro Lo Monaco conducendo la Paganese in Prima Divisione dopo i play-off. Dal mercato di riparazione arrivano Intanto arrivano il difensore Enrico Pepe, il centrocampista Domenico Franco, entrambi ex Paganese, e l’attaccante Salvatore Caturano ceduto al Messina dalla Casertana, e D’Aiello dal Trapani. Nonostante questo, domenica scorsa tocca nientemeno che al fanalino di coda del girone, l’Arzanese, infrangere per l’ennesima volta i sogni della tifoseria. Che si rivolge al patron Pietro Lo Monaco: “compra il bomber”. (Giusi Arimatea) Ninì Germanà Il gruppo Katàbba col conte Ruggero MONFORTE Katàbba, giostra medievale Monforte San Giorgio. Cominciate nello scorso week end con la caccia e le esibizioni di falconieri e arcieri (quelli dell’Arco club Serro), sabato 25 e domenica 26 le giornate medievali della Katàbba (scampanio speciale che riporta ai Normanni eseguito dalla chiesa di Sant’Agata) saranno dedicate ai cortei storici siciliani e alla “giostra” con la sfida a cavallo dei nobili cavalieri per la conquista del titolo di gran cavaliere della Katabba, con le prove di destrezza e velocità. Il Gran corteo storico è in programma domenica 2 febbraio, con i gruppi che sfileranno per le vie del paese rievocando la liberazione e lo spettacolo Medievale del gruppo “Batarnù”. Tra sapori, mercatini e visite guidate al patrimonio del borgo. ROSA E NERO Taormina dice addio all’ex sindaco Achille Conti Taormina. Si è spento Achille Conti, che fu sindaco di Taormina. Protagonista di battaglie a favore di Taormina Arte (il suo sogno era la creazione di una Fondazione), insieme a Nicola Garipoli e ad Aurelio Turiano costituiva il “tridente democristiano”. I funerali si sono svolti martedì 21 gennaio alle 15 nella Basilica Cattedrale. Ragusa dice addio all’exsindaco Di Natale Ragusa. È morto l' ex sindaco di Ragusa Giuseppe Di Natale, veterinario, 88 anni, primo cittadino per due legislature, dal settembre 1970 al luglio del 1979. Democristiano della prima ora, dopo aver lasciato la politica si è dedicato allo sport, reggendo le sorti della società calcistica del Ragusa per ben due volte. I funerali si sono svolti nella Cattedrale di Ragusa. Messina, Ciotto nonno di 2 gemelli Messina. Parto gemellare di nipotini per Biagio Ciotto, dipendente del Ministero della salute e dirigente Cisl. Marina ed Ivan sono nati il 17 gennaio e pesano 2 chili e 600 grammi cadauno. Ai bimbi, ai genitori Giuseppe e Manuela Grillo, ai nonni e a tutta la famiglia gli auguri della redazione di Centonove. Catania celebra Verga: in adozione il monumento Catania. Il padre del Verismo, Giovanni Verga sarà celebrato dal Comune di Catania e dal Comitato Fita (Federazione Italiana Teatro Amatori) in occasione dell’anniversario della morte. Lunedì 27 gennaio alle 10, nel viale degli Uomini Illustri del Cimitero di Catania, si svolgerà una cerimonia per ufficializzare l’adozione del monumento funebre da parte delle compagnie teatrali. centonove pagina 5 MESSINA. Del far politica non ha perso né il pelo e neanche il vizio: spezza in due le sigarette che gli offrono, raccoglie la media di dieci biglietti di visita al giorno per alimentare l’anagrafica di possibili campagne elettorali e interrogato sui quartieri di Messina, conosce di ogni singolo villaggio tutti i capielettore e quanto “pesano” in termini di voti. Il mio maestro, chiude sempre, resta Spadolini. Giuseppe Buzzanca MESSINA. Dalla politica di trincea alla promozione personale. È quanto emerge dall’attività su Twitter dell’ex sindaco di Messina, che nella vita è apprezzato nutrizionista. Così il suo cinguettio del 22 gennaio, a proposito di dimagrimenti facili: “Diffidate delle pillole miracolose e dei parolai che assicurano risultati strabilianti. Affidatevi a professionisti seri ed esperti. Prima la salute!”. Paolo Magaudda MESSINA. L’ex sovrintendente del Teatro di Messina è sfortunato. Il 21 aveva deciso di salutare la stampa con una conferenza, ma non se n’è fatto nulla. A “rubargli la scena”, infatti, sono stati gli animatori del “Teatro Pinelli”, che il 20 avevano deciso di occupare il Vittorio Emanuele, convocando per il 21 una conferenza che ha “sgambettato” quella di Magaudda. Rosario Crocetta PALERMO. Il presidente della Regione nel mirino di Assostampa e Ordine dei giornalisti: “Da quindici mesi assistiamo alle esternazioni del governatore sui giornalisti dell'ufficio stampa. Adesso è passato alla diffamazione”. A Crocetta viene contestata la tesi con cui attribuisce ai 21 giornalisti l'infamia di gettare veleno sulla Sicilia. Michela Stancheris MESSINA. Atto stragiudiziale per l’assessore al Turismo. A inviarlo, l’Accademia Filarmonica di Messina, che intima di procedere ai pagamenti dovuti e stanziati un anno e mezzo fa. Il sodalizio trova “assurdo” che, per l’assegnazione dei finanziamenti per la stagione in corso, non si abbiano ancora notizie. 24 Gennaio 2014 primopiano NUMERI NUOVE FRONTIERE. Hanno un’età media di 34 anni, sono diplomati e laureati e hanno deciso di rifarsi una vita all’altro capo del mondo Me ne vado in Australia Accanto alle mete più classiche come Germania, Inghilterra e Francia, prende sempre più piede l’isola-continente, riportando indietro le lancette di più di trent’anni. Le ragioni della partenza raccontate da chi non tornerà più DI DANIELE DE JOANNON MESSINA. Australia mon amour. Come fino agli anni Settanta, quando ci si imbarcava di fronte alla Madonnina per affrontare il lungo viaggio da un emisfero all’altro, i messinesi del secondo decennio del 2000 scelgono l’Australia per dare una svolta alla propria vita. C’è chi si è recato per motivi di studio, chi ha raggiunto parenti stabilitisi nel primo ciclo di emigrazione e chi, la maggior parte, ha detto “basta”, ha affrontato la trafila burocratica e ha deciso di andare nell’isola-continente più “giovane” dell’altro emisfero. TUTTI IN FUGA. Da Legacoop, all’Istat, dalla Fondazione Migrantes ai sindacati e al Cepu, tutti sono concordi. I giovani fuggono dall’Italia. E, di questi, 21 mila sono del Sud e delle Isole. Tra i paesi da sempre più gettonati (Germania, Svizzera, Regno Unito, Francia), sta facendo capolino il Brasile (complici le Olimpiadi del 2016) e l’Australia, dove la prospettiva non è solo quella di andar a friggere patatine. Secondo la Fondazione Migrantes, l’età media di chi fugge è 34 anni, il 22 per cento è laureato e il 28 diplomato. Il motivo della partenza? Oltre a valorizzare i propri studi (chi si reca fuori per una borsa spesso non ritorna), si va via per cercare lavoro. A confermarlo è il Censis: il 72% degli italiani all’estero ha un’occupazione. Sul fronte degli studi, anche il Cepu ha rivelato come dal 2007 il numero dei residenti che vivono fuori è aumentato del 20%. In totale, a stare all’estero sono circa quattro milioni e 400 mila persone. E, passando dal dato nazionale a quello messinese, a puntare il dito sulla vera causa della fuga è stata la Cgil: la drammatica emergenza del lavoro e una carente progettazione di sviluppo. Nel 2012, a Messina, il tasso di occupazione totale si è attestato al 34,32%. Da sinistra, Giulia Salini, Maciej Rafał Młodawski, Vittorio Moretti e Alessandro Iero PERCHE’ L’AUSTRALIA. «Una volta che hai deciso di emigrare, ti guardi attorno e valuti vari fattori. Benessere economico del paese in cui ti troverai (Australia, Nuova Zelanda, Canada e Svizzera erano ai primi posti 28 mesi fa), lingua parlata (mai studiato inglese, solo francese a scuola, era giunta l'ora di imparare un altro idioma), possibilità di risiedere in maniere legale e di lavorare in maniera legale», spiega Maciej Rafał Młodawski, un messinese che adesso vive e lavora a Melbourne. «Ero disposto a fare qualsiasi cosa, ma sapevo anche che la maledizione della ristorazione (attività svolta in città, ndr) mi avrebbe perseguitato, almeno per i primi tempi. Quindi la domanda era: dove vado a fare il cameriere? Usa? Solo lavorando in nero con visto turistico di 3 mesi. Inghilterra? La crisi si sentiva nell'aria e non mi fidavo di rimanere in Europa. Troppo vicino a casa, la Ryanair sarebbe stata una tentazione troppo forte in un momento di difficoltà o scoraggiamento. Si, ma in altri continenti servono i visti, non puoi semplicemente trasferirti, che fare?». Determinante per la scelta fu il Working Holiday Visa «un geniale sistema che permette ai giovani viaggiatori, di norma sotto i 30 anni, di entrare per periodi abbastanza lunghi in un paese e starci per un po’ viaggiando, lavorando per mantenersi, imparando la lingua del posto». Il Whv è disponibile in paesi come Australia, Nuova Zelanda e Canada, con modalità, tempistiche e regole diverse. «Perché scelsi il paese dei Dall’Istat ai report, i numeri della “fuga” A SCUOTERE MESSINA erano stati, inizialmente, i dati forniti dall’Istat, che registravano nel 2011, in Sicilia, cancellazioni dai registri anagrafici per trasferimento di residenza pari a 92.432 con una leggera contrazione rispetto ai 94.650 del 2006 ed al picco di 97.852 del 2008. Inoltre, dall'Annuario statitistico 2013, sempre dell’Istituto, risulta che di quei 5104 isolani migrati, 3479 hanno scelto paesi dell'Ue, 511 altri stati europei non Ue, 140 l'Africa, 715 l'America, 169 l'Asia e 90 l'Oceania, mentre al 31 dicembre 2012 la popolazione residente era di 4.999.932 e quella cancellatasi per trasferirsi all'estero è cresciuta fino a 6786. A Messina, dalle risultanze dell’ultimo censimento, i residenti si sono ridotti a 245.550, di cui 117.377 uomini e 128.173 donne (- 3.78%). Una analisi più recente è quella che è venuta fuori incrociando gli ultimi rapporti elaborati da Almalaurea, Cgil e Cisl e focalizzati sull'occupazione giovanile in provincia di Messina. A lavorare, è solo un'élite (ovvero libere professioni ereditate), mentre pochi “fortunati” sono precari, sottopagati o con stipendi arretrati. Titanico è l'esercito dei disoccupati. A dir poco preoccupante il numero di studenti “parcheggiati” all'università. C'è poi un folto mucchio di fannulloni. Mantenuti e contenti. In provincia lavora solo un giovane su 10. Dal 2011 al 2012 il livello di occupazione dai 15 ai 24 anni è sceso dal 13,4 allʼ11%. canguri?», dice Maciej: «Per le temperature medie, ovviamente. Canada e NZ sono troppo fredde per uno che viene dalla Sicilia. Presi il biglietto di sola andata racconta - perché avevo paura della solitudine, di cedere alla voglia di tornare a casa. Così risolsi il problema, soldi per il ritorno non ce n’erano. Le prime settimane le passai dal fratello di un amico che viveva a Melbourne. Lo shock culturale fu terribile, tutti educati e civili, la città pulita, centinaia di etnie diverse mischiate insieme che creavano un popolo. Una metropoli insomma, piena di parchi e ben organizzata». E la lingua? «Il problema era serio, con il mio lessico della lingua inglese racchiuso in una decina di frasi di circostanza. Il primo mese e mezzo non PICCOLI PASSI 55 borse in pista PRESENTATI AL COMUNE QUATTRO AVVISI RIVOLTI AI GIOVANI DI CITTÀ E PROVINCIA PER 93 MILA EURO E IL COMUNE DI MESSINA? Prova a mettere una pezza. Martedì 21, il sindaco Renato Accorinti e l'assessore alle politiche giovanili, Filippo Cucinotta, hanno presentato quattro avvisi di selezione per l'erogazione di 55 borse lavoro rivolte soprattutto a giovani della provincia di Messina, per un totale di 93 mila euro. La selezione relativa alla partecipazione al progetto "Gioventù al Lavoro - Youth at Work", finanziato dalla "Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Gioventù" e dall'Anci, inserito all'interno del Piano Locale Giovani per le Città Metropolitane anno 2011, è finalizzata all'attuazione di politiche giovanili orientate allo sviluppo locale, dando ai giovani la possibilità di partecipare ai processi decisionali locali, tenendo conto delle risorse e delle peculiarità del nostro territorio e degli attori pubblici e privati presenti. Si tratta di quattro avvisi relativi agli ambiti: LINEA A "Sportello Giovani - Lavoro" - Selezione giovani per l'erogazione di 20 borse lavoro; LINEA B - "Giovane ME" Selezione giovani, 20 borse lavoro; LINEA C - CORSISTI "Workshop artistico/creativo", 12 borse lavoro; e LINEA C TUTOR "Workshop artistico/professionale", 3 borse lavoro. Le attività previste saranno rivolte principalmente ai giovani di età compresa tra 18 e 35 anni, con particolare attenzione agli studenti universitari ed ai neolaureati, centonove pagina 6 grazie alla collaborazione dell'Università di Messina. Le domande devono essere inoltrate entro le ore 12 del 5 febbraio 2014 (non fa fede il timbro postale di spedizione) presso l'Assessorato alle politiche giovanili, a palazzo Zanca, ingresso piazza Antonello. La graduatoria delle linee A e B sarà pubblicata entro il 14 febbraio, mentre quella della linea C il 25 dello stesso mese. Il progetto, del valore di 267 mila euro, si articolerà tenendo in considerazione tutte le aree d'intervento prioritarie programmate dal Fondo per le politiche giovanili. Per Accorinti, «le borse lavoro rappresentano un ulteriore segnale di cambiamento, perché l'obiettivo di tutti deve essere quello di non allontanare i giovani dalla nostra terra, creando opportunità lavorative. Questo è il primo progetto rivolto ai ragazzi, cui ne seguiranno altri nel nostro percorso amministrativo». 24 Gennaio 2014 primopiano LA SCHEDA Occhio al tipo di visto. Ecco come soggiornare PER ENTRARE IN AUSTRALIA, è necessario un visto. Prima di richiederne od ottenerne uno, però, occorre sapere quale sia il tipo più adatto alle proprie esigenze, i requisiti per presentare la domanda, gli obblighi derivanti e l'importanza di rispettare le condizioni. Visto turistico. È destinato a chi si reca in vacanza, per ragioni sociali o ricreative, per visitare parenti e amici o per altri scopi a breve termine e di carattere non professionale. Queste le tipologie: ETA (Visitor) (sottoclasse 976), eVisitor (sottoclasse 651), Tourist Visa (sottoclasse 676) e Sponsored Family Visitor Visa (sottoclasse 679). Working Holiday Visa (WHV). I programmi Working Holiday (per vacanza lavoro) e Work and Holiday (lavoro e vacanza) incoraggiano lo scambio culturale e la creazione di legami stretti tra i paesi che fanno parte dell'accordo. Gli italiani possono usufruire del Working Holiday Visa (sottoclasse 417). Visto per studenti. Sono speciali e disponibili per gli studenti che desiderano trascorrere un periodo di studio e per i genitori, i parenti o i tutori dello studente. Sono inoltre disponibili otto sottoclassi di visti per studenti in base al passaporto posseduto e al corso di studi prescelto. Nick e Matt Preston di Masterchef Australia alla Gelateria Messina riuscivo a trovare un lavoro stabile, semplicemente si stancavano della mia incapacità di comprendere quel che dicevano. Mi mandavano a casa. Casa poi è una parola grossa, un buco di stanza ammuffita affittata a quattro soldi in periferia. Ho fatto mille lavori diversi: imbianchino, giardiniere, barista, trasportatore, aiuto cuoco, lavapiatti, cameriere e tanti altri. Brutto periodo, risparmiavo anche sulla spesa». AVVERTENZE ED ESPERIENZE. «La prima cosa che ti dicono gli italiani appena arrivi è: “Non andare a lavorare per gli italiani, che quelli ti sfruttano”. Vero. Nella stessa maniera in cui i Cinesi sfruttano Cinesi e e i Greci sfruttano i Greci. Quando comprendiamo che siamo andati dalla parte opposta del mondo completamente impreparati perché non parliamo la lingua andiamo dai nostri connazionali in cerca d'aiuto. E quelli ti aiutano, eccome. Ti sottopagano (salario minimo nazionale per un operaio generico è 18$ per ora in Au, gli italiani ti danno 13-14 perché tu hai bisogno di loro, loro invece ti rimpiazzano il giorno dopo), ti fanno fare turni assurdi (15-16 ore al giorno) e ti tengono in nero: ho sentito storie di persone infortunate sul lavoro e sbattute fuori dai locali perché i proprietari non volevano problemi». LA SVOLTA DI MACIEJ. «La prima “botta di culo” che ho avuto è stato saltare questa parte, ho beccato un italiano che pagava bene e che mi ha subito messo in regola. Ma ho visto tanti ragazzi da ogni parte del bel paese arrivare sperando un futuro migliore e andarsene dicendo: se devo proprio farmi sfruttare, lo faccio a casa mia. Seconda buona notizia, guardando film in inglese, leggendo libri e giornali in inglese, dopo due mesi riesco a prendere gli ordini. Sono stabile, guadagno meglio e posso affittare una stanza carina in una sharehouse in centro». OBIETTIVO VISTO. Resta problema del visto: «Il mio Whv - spiega Maciej - scadrà e me ne dovrò andare. Il mio capo non vuole, si fida, ormai mi fa fare solo lavoro manageriale. Decide di sponsorizzarmi. Lo sponsor è ciò che ogni emigrante in Australia agogna. La richiesta fatta dal tuo datore di lavoro all'immigrazione affinché ti venga concesso un visto di lavoro finché lavori per lui, 3 anni nel mio caso. Dopo 24 mesi ininterrotti di sponsor potrò richiedre la residenza. Una volta residente non te ne vai più se vuoi restare. Il tuo visto è illimitato. A vita. E IL RITORNO? «Non penso che tornerò più a vivere in Italia. Sto bene qui, sono gratificato, ben pagato, ho amici e vado a fare surf. Ho un futuro possibile, riesco a mettere soldi da parte e sto proggettando di aprire un attività. Ma sono stato fortunato, altri non lo sono stati. Ho conosciuto centainaia di Italiani negli ultimi due anni, alcuni erano qui per emigrare ,altri per viaggiare o fare esperienze diverse. Della prima categoria il 95% è tornato a casa. Hanno fallito nonostante la buona volontà e il duro lavoro. Mancanza di fortuna forse, o semplicemente non erano preparati. Se vuoi emigrare impara la lingua prima, informati sulle richieste del mercato del lavoro, magari fatti un corso professionale, datti da fare insomma. Ma non andare impreparato». SUCCESSI E la pasticceria conquista Sidney DAL PICCOLO IMPERO DELLA “GELATERIA MESSINA” ALLA “CREMERIA DE LUCA”, UNA SCALATA NEL MONDO DEL GUSTO A COLPI DI CONI, CASSATE E CANNOLI SIDNEY. Appartengono a una generazione precedente, due famiglie che in Australia hanno fatto fortuna grazie all’arte dolciaria. La prima, che porta il nome della città d’origine, Messina, ha quattro punti di produzione e vendita a Sidney e uno a Melbourne: “Quando facciamo il gelato, ci poniamo una semplice domanda: ‘Come avrebbero fatto 100 anni fa?’ La risposta è semplice: utilizzare ingredienti nella loro forma grezza e più naturale e fare tutto da zero”. Già perché alla Gelateria Messina, il cui nome e la grafica delle confezioni ricorda quello della pasticceria Irrera del capoluogo siciliano, ha messo al bando coloranti, aromi , conservanti e paste. “Fin dalla sua istituzione - si legge nel sito istituzionale www.gelatomessina.com - abbiamo avuto un chiaro obiettivo: impostare il punto di riferimento per gelateria in Australia . Per fare questo, noi non scendiamo a compromessi sulla qualità e il nostro prodotto è fatto fresco nei locali quotidiane, offrendo una vasta gamma di oltre 40 gusti in qualsiasi momento e un numero selezionato di torte gelato su misura e singoli pezzi di servire . Il reparto creativo (Laboratorio di Messina e Pasticceria) ha un proprio team di chef che creano pezzi monoporzione complessi e intricati. Abbiamo ricevuto una email da un MasterChef finalista 2012, Kylie Millar, che chiedeva se poteva venire a fare un po 'di esperienza di lavoro con noi”. Dalla collaborazione p nato il progetto Messina- Millar. Hanno invece ignorato l’avvertimento del nonno, i proprietari della “Cremeria De Luca” (www.cremeria-deluca.com), sempre a Sidney: “Tutto è iniziato a Messina, in Sicilia, nel 1937 dal nonno Salvatore che aveva detto: ‘Se vuoi essere ricco, non fare il gelato’”. I De Luca (Luigi, Virginia e Salvatore Luigi) rappresentano” una storia di successo classico, ma ancora non è noto per la grande massa degli australiani, anche se ci sono stati innumerevoli articoli di riviste su di loro sia qui che all'estero”, scrive Stepan Kerkyasharian (AM Chair Community Relations Commission). “Dall'età di 6 ho aiutato mio padre, Salvatore De Luca, nella produzione e vendita di gelati e dolci, per le strade di Messina, in Sicilia, dal suo " carrettino siciliano ", il resto è storia. Sono nato nel 1958 e ho vissuto 14 anni a Olbia, in Sardegna. Nel 1985 , mia moglie ed io abbiamo aperto una gelateria in Sardegna, ma, affascinato dal continente australiano , dove di volta in volta ho viaggiato per motivi di lavoro , ho deciso di trasferirmi nel 1992. E nel 1994 abbiamo aperto il nostro negozio on Norton St Leichhardt”, racconta Luigi De Luca. ALL’ORIZZONTE I programmi dell’Ang IL DIRETTORE D’ARRIGO ANTICIPA I PIANI DELL’AGENZIA GIOVANI. CON UN APPUNTAMENTO IN RIVA ALLO STRETTO Giacomo D’Arrigo L’APPUNTAMENTO È FISSATO entro la prossima primavera, quando l’Agenzia Nazionale per i Giovani, di cui è direttore generale, presenterà a Messina nuove iniziative. Ad assicurarlo è Giacomo D’Arrigo, il consigliere comunale di Nizza di Sicilia (cittadina della provincia peloritana) nominato a fine 2013 dal governo Letta. «Stiamo avviando contatti e collaborazioni che avranno visibilità nelle prossime settimane. Il nostro obiettivo è dare la possibilità alle nuove generazioni di poter utilizzare gli strumenti messi a disposizione centonove pagina 7 dell’Unione europea, che non è solo matrigna ma soprattutto una risorsa». L'Agenzia Nazionale per i Giovani (ANG) è un organismo pubblico, dotato di autonomia organizzativa e finanziaria, vigilato dal Governo Italiano e dalla Commissione Europea. È nata in seguito alla decisione del 2006 del Consiglio che ha istituito il programma comunitario Gioventù in Azione ed è soggetto attuatore del programma Erasmus+, co-gestito insieme all’Indire (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa, dipendente dal Miur) e l’Isfol (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori, emanazione del Ministero del Lavoro). Erasmus+ «riguarda le politiche giovanili e ai programmi possono accedere Comuni e associazioni», spiega D’Arrigo. «Questa è la nostra mission principale, ma stiamo anche mettendo in campo con la ministra dell’Integrazione Cècile Kyenge, attività che non puntino solo sulle politiche giovanili, ma sulle politiche pubbliche rivolte ai giovani: in tal senso, parlo di lavoro, casa, e ambiente». (D.D.J.) 24 Gennaio 2014 primopiano L’INTERVISTA. A tu per tu con il giovane ingegnere messinese, managing director di Talent with Energy Pigneri, l’energia del talento Studi italiani per una carriera internazionale che lo ha portato dritto in Australia, nuova frontiera dei giovani siciliani. Qui la sua società ha condotto uno studio sui gas da rinnovabili. Che “accenderà” la città di Sidney DI MARIA TIZIANA SIDOTI SYDNEY. Da un'isola ad un'altra isola. Dalla Sicilia alla Tasmania, a gomito stretto di mare di 240 kilometri più a sud dell'Australia. Dove uno studio della sua società, il "Renewable Gas Supply Infrastructure", potrebbe "illuminare" la città di Sydney, integrando una rete di 15 impianti trigenerazionali ossia per l'energia elettrica, il teleriscaldamento e il teleraffreddamento con gas da fonti rinnovabili ovvero, convertendo in gas, rifiuti e biomassa legnosa oppure fanghi e liquami da allevamento. Stiamo parlando di Attilio Pigneri, messinese, classe ‘75, laurea in Ingegneria Meccanica nel 2000 al Politecnico milanese, ed un background di collaborazioni, studi e ricerche di altissimo profilo, oggi managing director di Twe, Talent with energy, società di strategia e sviluppo progetti specializzata in tecnologie emergenti per l'energia sostenibile. Come è arrivato in Australia: continuazione naturale dei suoi studi, casualità, difficoltà in Italia? «Direi proprio casualità o fortuna, perchè di difficoltà lavorative in tutta onestà non ne ho mai avute nella mia carriera. La specializzazione in ingegneria energetica al Politecnico di Milano era ai miei tempi, mi sono laureato nel 2000, una formazione di elite nel panorama italiano con soli 30-35 laureati l'anno. Sebbene la nostra preparazione fosse soprattutto mirata a diventare direttori di centrali elettriche o progettisti di impianti, siamo tutti finiti in posizioni di management nell'industria. Per darle un'idea uno dei miei colleghi di studio è diventato vice-presidente con Eni nel 2011, un altro dirige l'area tecnologie emergenti per Edison Spa dal 2005, un altro ancora una società leader nello sviluppo di grossi impianti fotovoltaici...». Attualmente è direttore e socio fondatore di Twe, società con collaborazioni dall'Europa all'area del Pacifico asiatico ma con base in Australia: com'è nata? «La società è nata soprattutto dall'esigenza mia, e degli altri soci fondatori, di far convogliare le nostre esperienze professionali in una struttura che ci permettesse di formare un team di risorse giovani e di portare sul mercato una nuova piattaforma di servizi energetici, incentrata su un approccio collaborativo allo sviluppo di nuove infrastrutture energetiche». Per la città di Sydney, impegnata nella riduzione dell'emissione di gas-serra, avete elaborato uno studio per integrare una rete di impianti di trigenerazione ossia per l'energia elettrica, il teleriscaldamento e il teleraffreddamento con gas da fonti rinnovabili: ci parli del progetto. «Prima di ingaggiare Twe, la Città di Sydney aveva commissionato ad Arup un'analisi dettagliata del potenziale associato con il fotovoltaico ed il mini-eolico integrato negli edifici. Lo studio aveva stimato un potenziale piuttosto limitato, fino al 18% del Attilio Pigneri fabbisogno di energia elettrica nella Città. A quel punto, a seguito di uno studio sviluppato in precedenza da Twe per il Master Plan sul Trattamento dei Rifiuti (Advanced Waste Treatment), la Città ci ha chiesto di analizzare la possibilità di fornire la flotta di impianti di trigenerazione con gas da rinnovabili, o gas naturale sostitutivo derivato dal gas di sintesi per impianti di gassificazione dei rifiuti o biogas da impianti di digestione anaerobica delle frazioni organiche. Dato che gli impianti di trigenerazione forniranno non solo elettricità ma anche teleriscaldamento e teleraffreddamento, l'integrazione di questi impianti con una fonte rinnovabile garantisce il massimo impatto verso gli obiettivi che la Città si e' posta di riduzione delle emissioni di gas serra del 70% nel 2030, rispetto ai livelli di emissioni nel 2006». Com'è andata la consultazione pubblica sul vostro studio e sul Master Plan? «Ben oltre le aspettative, con livelli di supporto altissimi ricevuti sia dalla comunità cittadina che dai settori industriali e della finanza. Il Master Plan per le Rinnovabili è stato approvato in via definitiva dal Consiglio della Città di Sydney l'8 dicembre». Il futuro è nei gas da rinnovabili? «Il futuro è nell'integrazione delle infrastrutture esistenti con sistemi di gestione intelligente e nuove tecnologie per gli usi finali ad alta efficienza energetica. L'integrazione di gas da rinnovabili è uno strumento importante, che permette di integrare una base di fornitura interamente rinnovabile, diminuire la dipendenza dalle importazioni di gas naturale, e risolvere un problema di gestione dei rifiuti». E l'idrogeno? «L'idrogeno è molto interessante sia come soluzione per l'accumulo di energia che come soluzione per i trasporti. Noi siamo molto attivi in questo spazio, ed abbiamo di recente iniziato lo sviluppo della prima stazione di rifornimento pubblica in Australia, un progetto in collaborazione con Hyundai e la Città di Sydney. La stazione aprirà all'inizio del 2015, in tempo per la conferenza mondiale delle tecnologie per l'idrogeno (2015 World Hydrogen Technologies Convention, di cui sono il Chairman) che si terrà a Sydney nel 2015». Nel suo profilo, tra studi, progetti e impegno in associazioni ed organismi mondiali, emergono tre parole d'ordine: energia, economia e ambiente... «Sì... spesso quando mi presento a clienti e colleghi, un po’ scherzando un po’ dicendo la verità, dico che il mio lavoro in realtà è quello dell'interprete, in grado di fare una sintesi tra l'ambito tecnico-ingegneristico, interessato alle performance, e quelli di pianificazione economica ed ambientale, interessati a massimizzare i profitti ed a minimizzare gli impatti ambientali». Cosa le manca di più della sua terra? «Bella domanda a tradimento! Dell'Italia e della Sicilia in particolare mi mancano tante cose... moltissimo, dagli affetti familiari alle amicizie, i paesaggi, la cultura, i sapori...» Un suo pensiero ai giovani studenti: pensa che nel suo campo sia possibile lavorare bene nel nostro Paese e pensa mai di ritornare stabilmente in Sicilia? «Il settore dell'energia non ha certo gli stessi problemi del resto dell'economia, ma come tante altre attività in Italia soffre delle difficoltà di accesso al credito. Detto questo, l'Italia è ancora la fucina degli schemi più innovativi che si vedono nel settore. Il modello di Solar Mosaic che sta spopolando da 2 anni in California, con un azionariato diffuso di impianti fotovoltaici, sembra la copia del programma "Adotta un Kilowatt" clanciato in Italia a fine anni '90. Alcuni colleghi in Lombardia hanno lanciato negli ultimi anni Rete Energie, cooperativa di autoproduttori e consumatori di energia elettrica, che gestisce già un centinaio di impianti dal Piemonte alla Sicilia... L'Italia è e rimane - a discapito di tutte le riforme universitarie da Berlinguer fino alla Gelmini un bacino di capacità e competenze enorme, nel nostro piccolo ne beneficiamo a Twe con 3 ragazzi italiani che abbiamo impiegato dal 2011... di gran lunga superiori a qualsiasi ingegnere australiano, e quasi tutti gli altri che si trovano qui. In buona parte la ragione della qualità dei professionisti italiani è dovuta alle basi che ci ha dato la nostra scuola... Io nei miei anni al liceo Archimede di Messina ritengo di essere stato veramente fortunato soprattutto con 3 professori, Aristide Macris, Rosario Fiore e la Trimarchi, che erano veramente eccezionali, sia sul lato umano che su quello della conoscenza e della capacità d'insegnamento. Se posso dare un consiglio ai giovani studenti però è che oggi la conoscenza tecnica vale ben poco senza l'abilità di comunicare in maniera fluente in inglese, e non solo per lavorare all'estero ma sempre più spesso anche per lavorare in posizioni importanti in Italia. Tornare in Italia è un progetto a cui sto lavorando, magari non stabilmente ma di più tre o sei mesi l'anno... un pò mi fa ridere pensare come questa fosse la vita di molti abitanti delle Eolie che vedevo da piccolo durante le vacanze con i miei a Salina quando l'Australia per me era quasi più un luogo nei cartoni animati che una destinazione realmente raggiungibile...». CONTROCORRENTE Da Messina alla Tasmania passando dalla Cina ATTILIO PIGNERI si è laureato al Politecnico di Milano. La curiosità professionale l’ha portato subito verso le aree della pianificazione energetica e l'innovazione tecnologica nel campo della gestione dell'energia. Per seguire esperienze professionali significative in queste aree si è ritrovato quasi da subito a coprire un ruolo da consulente indipendente, esposto ad un vasto panorama di tecnologie ed applicazioni. I suoi studi di dottorato riflettono questo percorso: prima di concentrarsi sul lavoro finale per la tesi, ha contribuito ad un libro sulla gestione dei rifiuti (Gestire i Rifiuti, Maggioli 2004), sviluppato un manuale per la pianificazione energetica per la provincia di Jiangsu (a sud di Shanghai) in Cina, progettato vari impianti da rinnovabili e condotto una serie di studi per l'Enea ed il Ministero della Ricerca sull'integrazione di impianti rinnovabili di grossa taglia, oltre che lo studio per la conversione a gas naturale di una vecchia centrale Eni nel porto di Brindisi. Nel 2002 ha vinto una prestigiosa borsa di studio come Ambasciatore del Rotary International - tra l'altro col supporto dell'ingegner Gaetano Cacciola sponsor della sua domanda - che gli ha permesso di passare l'ultimo anno del mio dottorato alla University of California, Davis, per lavorare con la professoressa Joan Ogden ed il suo Hydrogen Pathways Group... per intenderci gli advisor di Schwarzenegger per l'allora programma sull'autostrada dell'idrogeno. Ad un seminario del suo gruppo di ricerca a Lecce a fine 2003 ha avuto la possibilità di conoscere l'allora addetto scientifico dell'Ambasciata Italiana in Australia, e tramite lui ha organizzato un periodo di 6 mesi nell'isola della Tasmania, dove vive tutt'ora. «La Tasmania, la sua bellezza naturale, la dimensione di isola (3 volte la Sicilia), la piccola popolazione (500000 persone), e la mia compagna Kate che ho incontrato qui sono la ragione principale di una mia assenza, certo non pianificata, dall'Italia». centonove pagina 8 24 Gennaio 2014 politica REGIONE. La bocciatura del settanta per cento della Finanziaria mette in freezer le trattative Rimpasto... impugnato Formica e Buzzanca in Fi? Decide Enzo Gibiino A sfruttare l’indebolimento di Crocetta è il segretario uscente del Pd, che rilancia: «Vogliamo un cambio di passo nell’azione di governo, non poltroncine». Le opposizioni chiedono dimissioni A METTERE IN FREEZER le trattative sul rimpasto, ha provveduto il commissario dello Stato, che in un solo colpo ha mandato in soffitta il 70 per cento della Finanziaria, che è divenuta, per usare le parole del presidente della Regione, «una manovra depressiva». LE TENSIONI. La “strage” commissariale, che ha cambiato il palinseto della politica regionale, ha solo acuito le tensioni tra il governatore e il suo partito, il Pd. Dopo la direzione dei democratici di mercoledì 22, a cui aveva preso parte, giovedì si è infatti registrato un nuovo forfait di Rosario Crocetta, che ha disertato la riunione del gruppo all'Ars. Tanto è bastato per far dire al segretario uscente, Giuseppe Lupo: «Pensavo sarebbe venuto, avrà avuto altri impegni. Abbiamo ribadito a Crocetta che non siamo interessati a vertici di maggioranza fumosi ed inutili per parlare di poltrone e poltroncine di governo e sottogoverno. Noi non abbiamo mai chiesto il rimpasto, ma il rafforzamento politico di una Giunta debole, come dimostra l'impugnativa della Finanziaria da parte del commissario dello Stato. Il partito - ha incalzato - è pronto a discutere e confrontarsi con Crocetta sul merito delle proposte per lo sviluppo. Siamo preoccupati - spiega - delle condizioni in cui l'Isola si trova e vogliamo parlare con il presidente di riforme, come quella dell'acqua pubblica, per dire stop alle speculazioni dei privati sulle spalle dei cittadini. Quindi, se Crocetta ci convoca per parlare di questo, delle zone franche urbane, di sviluppo, di lavoro, noi siano pronti a vederci anche tra cinque minuti per portare i testi in Aula domani, ma non siamo interessati a vertici su poltrone e poltroncine». Gianpiero D’Alia (ministro targato Udc) DIS...ACCORDI. Per i democratici, il rimpasto sarebbe intimamente collegato con il rinnovo della segreteria regionale. Solo che, a dare una mano a Crocetta, è stata l’inchiesta sulle spese dei gruppi che ha colpito anche Lupo, che era destinato ad entrare in esecutivo. Così, il governatore ha percorso un’altra strada, siglando un accordo con Megafono, Drs, Articolo 4, cui dovrebbero andare un assessorato a testa (in verità, in quota ai primi due ci sarebbero le riconferme di Stancheris e Sgarlata). Per il governatore, a uscire di scena dovrebbero essere Bartolotta (area Innovazioni), Lo Bello e Bianchi, da sostituire con esponenti del Pd che ALTRI FRONTI potrebbero essere sostituiti da tre nuovi nomi democratici, mentre l'Udc dovrebbe rinunciare a uno dei tre posti in giunta. Una circostanza che per il ministro centrista Gianpiero D’Alia non sta ne in cielo né in terra: «Stesso numero di assessori o andiamo fuori». INTANTO. E, dopo l’impugnazione, il centrodestra va all’attacco: «Nessuno pensi che ci sia esultanza per l'impugnativa del 70% della manovra finanziaria. È una sconfitta per il Parlamento siciliano». Pdl-Fi, Pdl-Ncd, Mpa-Pds, Pid-Gs e lista Musumeci in attaccano la «pessima qualità delle norme votate». E chiedono, per bocca del capogruppo Santi Formica, le dimissioni del presidente. (D.D.J.) IL COORDINATORE REGIONALE DI FORZA ITALIA SARÀ A MESSINA PER VALUTARE I DUE RIENTRI MESSINA. Tornerà a Messina per fare il punto della situazione venerdì 24, Enzo Gibiino,il coordinatore regionale di Forza Italia che si trova davanti a un problema di difficile soluzione: dire sì all’ingresso nel partito a due politici di lungo corso che bussano alle porte del cavaliere per chiedere garanzie certe, come una candidatura alle prossime europee e una alle regionali. Protagonisti sotterranei della trattativa, rispettivamente Santi Formica, ex assessore al lavoro, uno che ha fatto la sua campagna elettorale con lo slogan, come le formiche “lavoro 365 giorni l’anno” e l’ex sindaco di Messina, Peppino Buzzanca. Ingressi, pesanti di ex alleati che, mentre non impensieriscono l’ex coordinatore provinciale Roberto Corona o il fido Ciro Gallo, sindaco di Acquedolci, già socio nello studio legale di Angelino Alfano a Palermo, lasciano molto perplessi personaggi come l’ex assessore agli enti locali Antonio D’Aquino, contattati per rinforzare le fila “forziste”, come l’ex assessore Nino Beninati, che invece ha già aderito con entusiasmo. Il catanese Gibiino è chiamato a fare da paciere tra diverse richieste del territorio, rimasto monco dopo la fuga nelle braccia di Alfano di Nino Germanà, Enzo Garofalo e il senatore Bruno Mancuso. Ad avanzare la richiesta di coordinare il partito in sede provinciale, oltre Corona, anche il sindaco di Riocca di Capri leone, Bernardette Grasso. Suggeritori dall’esterno, altri due fedelissimi del Cavaliere in riva allo Stretto, l’ex ministro degli Esteri Antonio Martino e l’ex cassiere, Rocco Crimi. E INTANTO Faraone tesse la tela IL FIDUCIARIO DI RENZI IN SICILIA ALLA RICERCA DI UN NOME CONDIVISO PER LA GUIDA DEL PARTITO Intanto, Davide Faraone continua a tessere la sua tela, provando a trovare un accordo unitario sul candidato alla guida del Pd in Sicilia, sul rimpasto di governo, sulle riforme e sulle candidature alle europee. Alla direzione regionale del partito, riunita a Palermo per gli adempimenti congressuali, Faraone ha tastato il polso dei “capi corrente”. Un nome ancora non c'è, si tratta ma le tensioni sono dietro l’angolo. Anche il tentativo di un ordine del giorno presentato in direzione da alcuni deputati regionali di varie correnti per impegnare il gruppo parlamentare sulla riforma delle Province proprio poche ore dopo l'intesa trovata dal governatore con i componenti di maggioranza della commissione Affari istituzionali è apparso come una schermaglia politica. Alle bordate, il Pd sembra in questo momento preferire la diplomazia, con le truppe ben schierate ma nella retroguardia. Per trovare un'intesa c'è tempo fino a sabato prossimo: alle 20 infatti scadono i termini per la presentazione delle candidature alle primarie del 16 febbraio. Faraone sta cercando “un nome condiviso” che stia bene alle varie anime del partito, in un incastro, non facile, con i nominativi da proporre a Crocetta per il rimpasto e le candidature alle europee. Quelli di Mila Spicola, Giuseppe Bruno e Tonino Russo sono solo alcuni dei nomi che circolano. Giuseppe Lupo intanto sta alla finestra. centonove pagina 9 «Sto pensando a ricandidarmi, scioglierò la riserva a ore», dice. Senza un “nome nuovo”, in sostanza, potrebbe rimanere in pista. E anche Crocetta si muove in direzione di una intesa. «Con le forze intermedie (Megafono, Drs, Articolo 4) è stato raggiunto un accordo sul rimpasto, bisogna ora verificarlo con Pd e Udc; ne avrei parlato all'incontro di maggioranza se si fosse fatto oggi ma è stato rinviato», osserva. Sul tavolo il governatore ha pronte anche le nomine dei 17 manager della sanità pubblica, dossier che vuole chiudere entro sabato, probabilmente all'interno dell'accordo complessivo col Pd e gli alleati. Ma anche su questo fronte l'intesa non c'è ancora: i partiti non sono convinti dei criteri adottati dal governo per la scelta dei dirigenti sanitari. Sullo sfondo, poi, rimangono l'inchiesta sulle spese pazze e, adesso, l’impugnazione del Commissario dello Stato. 24 Gennaio 2014 politica MESSINA. “Rientra” il buco da 9 milioni di euro, ma il piano di riequilibrio fa tremare Bilancio, vedo rosso OLIVERI Entrate, debiti e futuro di palazzo Zanca legati al documento da approvare entro fine gennaio, con la Corte dei conti in agguato. Nel frattempo, muore per la seconda volta la commissione sui rifiuti MESSINA. Il problema, adesso, sono nove milioni di euro. Nove milioni di euro che sembravano mancare dal previsionale 2013, che andavano ricercati prima di approvare il riequilibrio, e che hanno fatto saltare sulla sedia, in sequenza, l’assessore al Bilancio Guido Signorino, i consiglieri comunali che il previsionale lo avevano votato a qualche ora dalla fine dell’anno e tutta l‘area economica di palazzo Zanca. Cosa era successo? ENTRATA BIS... La partita in entrata relativa alla previsione d’incasso dell’Imu sembrava essere in un primo momento stata riportata due volte all’interno del bilancio di previsione, generando così un “plusvalore” fittizio da nove milioni. Sembrava, perchè a dirimere i dubbi, carte alla mano, è stato il presidente del collegio dei revisori Dario Zaccone, che è riuscito a convincere tutti sulla correttezza e congruità delle cifre iscritte in bilancio. Niente buco, quindi? “Il dato era congruo spiega Zaccone - secondo il tabulato fornito dal ministero dell’Economia, e abbiamo ritenuto che il criterio di valutazione del gettito fosse corretto. D’altra parte si tratta una stima di entrate, non di una certezza di incasso. Certo, se si incasserà di meno non sarà un problema di numeri, quanto di evasione...”. ...E RIEQUILIBRIO BIS. Il secondo problema, oggi, è il piano di riequilibrio. Perchè in teoria il comune di Messina ne avrebbe già uno, quello pluriennale proposto dall’amministrazione commissariale di Luigi Croce che si basava sull’ormai defunto contratto di servizio con l’Amam, e che sarà bocciato dalla Corte dei conti. Sarà, futuro, perchè ancora i magistrati Nicola Bertino pensa al gran ritorno L’EX SINDACO SFIDUCIATO RITENTA LA CANDIDATURA. MA NON E’ L’UNICO L’assessore al Bilancio Guido Signorino contabili non hanno dato notizia. Di fatto, la situazione di stallo impedirebbe a palazzo Zanca di predisporne uno diverso, frutto delle scelte dell’amministrazione corrente. Un casino, dato che il termine per la presentazione è il 29 gennaio. TI AMMAZZO LA COMMISSIONE. Nel frattempo, se qualcuno avesse avuto voglia di capire com’è che l’igiene urbana costa 44 milioni di euro a fronte di un servizio da periferia disagiata del terzo mondo, la curiosità farebbe meglio a togliersela. Perchè, dopo il tentativo del 2007, anche quello del 2013 di istituire una commissione consiliare che andasse a mettere le mani nella munnizza è naufragato. Proposta allora da Carmelo Santalco dell’Udc e oggi da Piero Adamo del Pdl e Antonella Russo del Pd, la commissione, come da copione, è stata prima tenuta in naftalina, poi ammazzata a colpi di “Solo Messinambiente e Ato3? E perchè l’Atm no? E perchè l’Amam no? E i Servizi sociali?”. In quanto composta da membri del consiglio comunale, la commissione non avrebbe avuto altro effetto se non quello politico (e i consiglieri hanno comunque tutti i poteri ispettivi per potersi togliere qualsiasi curiosità in maniera autoctona). Problema è che tra assunzioni, altre assunzioni, scatti di carriera flash, servizi e costi gonfiati ed incarichi a coop esterne, nessuno vuol tirare fuori ulteriori scheletri nell’armadio. Per paura di trovarci i suoi. (Alessio Caspanello) OLIVERI. Primi movimenti politici a Oliveri in vista delle elezioni amministrative di maggio. Un punto lo sta già mettendo l’attuale sindaco Michele Pino che a breve terminerà la sua prima legislatura e non nasconde la volontà di puntare ad una riconferma. Di nuovo in campo anche l’ex sindaco Nicola Bertino che, dopo la clamorosa mozione di sfiducia di cinque anni fa, non ha intenzione di mollare la scena politica. «Ci siamo già riuniti e continueremo ad organizzarci per capire qual è la soluzione migliore per il paese - dichiara Bertino al’interno del nostro gruppo dobbiamo decidere fra due candidati a sindaco. Uno potrei essere io e l’altro, che secondo me è anche un’ottima soluzione, è il dottore Giuseppe Di Benedetto». Ma anche gli ex consiglieri comunali che più di cinque anni fa hanno sfiduciato Bertino si stanno già organizzando per presentare una propria lista al cui vertice potrebbe esserci l’ex vicesindaco della giunta Cariddi, il dottor Antonino Bertino. A farsi strada anche un altro medico, il dottor Francesco Iarrera che, invece, sarebbe il candidato sindaco di un’altra lista ancora da definire. «Stiamo dialogando con un paio di coalizioni afferma Iarrera - ma ancora ci sono molte cose da chiarire. Si aspetta una decisione anche dei consiglieri comunali di minoranza in carica». «Dopo aver fatto le prime riunioni dichiara il capogruppo Salvatore Bertino - abbiamo già le idee chiare e fra pochi giorni comunicheremo chi sarà il nostro candidato a sindaco». Pamela Arena SPADAFORA Amministrative: Pappalardo contro tutti IL PRIMO CITTADINO SI DOVRÀ’ SCONTRARE CON ALMENO DUE AVVERSARI: DA PIPPO DI MENTO A PAOLO SAIJA Pappalardo SPADAFORA. È partita a Spadafora la corsa per le prossime amministrative. Mentre appare del tutto scontata la ricandidatura dell'uscente primo cittadino, Giuseppe Pappalardo, con l'unico cambio “vociferato” tra Emanuele Mondo e l'assessore Pietro Monzù, a scendere in campo nei giorni giorni scorsi è stato il trentottenne imprenditore locale Paolo Saija. La candidatura a sindaco di quest'ultimo sarebbe sostenuta da alcune associazioni. Per Saija non si tratterebbe della prima esperienza politica, ha ricoperto, infatti, la carica centonove pagina 10 di assessore durante l'amministrazione di Giovanni Giaimis. Il giovane imprenditore ha già lanciato alcune idee per il rilancio di Spadafora a partire dalla “sistemazione e la manutenzione delle strade, la cura del verde pubblico, il rilancio del turismo e del commercio”. Ma circolano diversi nomi in questi giorni come “papabili” candidati, a partire dal combattivo consigliere di minoranza Domenico Romano e del radiologo Pippo Di Mento, che avrebbe già una lista di nomi quasi completa. La campagna (a.d.b.) 24 Gennaio 2014 politica IL COMMENTO La guerra delle preferenze DI Scheda elettorale SVOLTE. Via libera alla riforma concordata da Renzi e Berlusconi Tante idee. Confuse In ballo anche la trasformazione del Senato e un intervento sul titolo V della Costituzione. Ora l’ostacolo sono i gruppi parlamentare del Pd DI DOMENICO CACOPARDO Come previsto, la direzione del Pd di lunedì ha dato via libera alla riforma elettorale concordata da Matteo Renzi con Silvio Berlusconi, per la trasformazione del Senato e per un serio intervento sul titolo V della Costituzione. I dissenzienti, per il momento, non riusciranno a sbarrare il passo al giovane sindaco di Firenze. Ciò non toglie che l’ipotizzata nuova legge elettorale contenga alcuni marchiani errori di grammatica giuridica, alla luce della recente sentenza della Corte costituzionale sul Porcellum. Innanzi tutto, l’impianto che è eccessivamente maggioritario: si sono così trascurate le motivazioni della Corte che ha ribadito la base proporzionale. La seconda questione è la soglia, superata la quale scatta il premio di maggioranza. È troppo bassa, al 35% (un terzo dei votanti, un quinto degli elettori): chi la supera si vede attribuito il 55% dei seggi. Se nessuno la raggiunge, dopo due settimane, ballottaggio tra le coalizioni che hanno ottenuto più voti. Il terzo, gravissimo errore, è costituito dalle liste bloccate che espropriano il rappresentato del diritto di scegliersi il rappresentante. La Corte aveva ammesso le liste bloccate per un numero ristretto di candidati (3 o 4) in coabitazione con la possibilità di votare i candidati del collegio uninominale o di liste non bloccate. Il quarto e ultimo –dando credito alle indiscrezioni sul testo definitivoriguarda l’applicazione del medesimo sistema al Senato, che, invece, per l’art. 57 (Costituzione), deve essere eletto su base regionale. Per questa ragione, il Porcellum venne bloccato per qualche giorno da Ciampi che, per il Senato, pretese un maggioritario regionale. Questi quattro problemi, saltati a piè pari con goliardico ottimismo, torneranno all’ordine del giorno non appena la Camera comincerà a discutere: lì, Renzi non riuscirà a difendere i propri errori. Per il resto, va ricordato che le circoscrizioni saranno piccole e che sono previsti due sbarramenti per l’accesso al Parlamento: il 5% per chi fa parte di una coalizione (‘decesso’ di Sel) e dell’8% per chi si presenta da solo (‘decesso’ del movimento di Monti&c). Questo il primo quadro di riferimento. Il vero ostacolo sulla strada di Renzi sono i gruppi parlamentari del Pd. In essi, la maggioranza è su posizioni diverse e opposte a quelle del segretario. A questo punto, non bastano le furbizie né i 2 milioni di fan dei gazebo. Ci vuol altro: leadership politica, che è un’altra cosa. www.cacopardo.it GIOVANNI FRAZZICA La finzione, il cinema, la politica, la vita. Piani indipendenti, che qualche volta si richiamano, si sovrappongono, si ispirano. O forse sono i cittadini, che per il loro quotidiano bisogno di vitale fantasia, vedono anche quello che non c’è. E così, appena arriverà sui nostri schermi, Jordan Belfort, l’ultimo finanziere d’assalto interpretato da Leonardo Di Caprio, finirà per assomigliare, per la sua spregiudicatezza, a qualche manager o leader sulla cresta dell’onda. Fino ad allora, per commentare la politica, che negli ultimi giorni qualche guizzo di spettacolarità lo ha prodotto, dovremo accontentarci dei consueti latinismi o del più greve politichese della Direzione del Pd che, nell’omelia di frate Cuperlo in merito alla legge elettorale, suona così: ”L’introduzione di collegi di piccole dimensioni con liste bloccate rischia di trasformarsi in un diversivo e può tradursi nel fatto che un elettore convinto di destinare il suo voto non solo ad un simbolo ma ad uno dei candidati della lista bloccata, potrebbe trovarsi a contribuire all’elezione di un candidato a lui sconosciuto presente in una lista con quel simbolo in un altro collegio. Temo che la questione dei piccoli collegi può finire con l’aggirare una delle motivazioni presenti nella stessa sentenza della Consulta, col rischio di farsi riscrivere per la seconda volta la legge elettorale dalla Corte Costituzionale. Se la risposta a questa obiezione è sostenere che comunque LA DIFESA Un accordo che salva il bipolarismo IL VERTICE TRA Berlusconi e Renzi salva e conferma il bipolarismo e il maggioritario e sancisce i due veri leader che contano politicamente nel paese. Renzi e Berlusconi non si sono legittimati a vicenda perchè non ne hanno bisogno. La serenità di Berlusconi contrasta con l’agitazione nervosa dei partiti piccoli, timorosi di ridursi ai mimini termini come nel caso del Ncd e di Alfano su cui incombe lo spettro dell’esperienza fatta da Fini. Il Nuovocentrodestra si affanna ovunque in incontri e riunioni per cercare quel po’ di visibilita’ di cui ovviamente Berlusconi e Forza Italia non hanno bisogno. L’on. Gibiino, giovane e di comprovata capacità, cooordinatore regionale di Fi, sa di poter contare per il partito in Sicilia ed anche a Messina e provincia su un largo e crescente seguito spontaneo di elettori, amministratori, clubs eccetera. Il Nuovocentrodestra esordisce invece a Messina con un boomerang: per presentare i suoi due consiglieri comunali, omette di dire che erano ben sette gli eletti nelle liste del pdl alle amministrative. C’è voluta una foto in cui far entrare anche gli onnipresenti soliti tre moschettieri parlamentari coordinatori del Ncd e non dare l’impressione di una cura dimagrante troppo forte. Garofalo e Mancuso in particolare sono stati eletti parlamentari per “grazia ricevuta”. Garofalo si è mostrato ingrato anche verso Rocco Crimi, tra i più stretti berlusconiani, che lo ha fatto diventare deputato due volte, dopo averlo prima insignito della cariche di Presidente dell’Iacp e dell’Autorità Portuale di Messina. Probabilmente per Alfano finirà come ha detto Feltri,” chiederà scusa a Berlusconi che predisporrà per lui e i suoi una ciotola accanto a quella di Dudù.” Il problema è che a quel punto nella ciotola a loro concessa gli alfaniani si azzanneranno come cani famelici: a differenza di Dudù che ha una ciotola tutta per lui. On. Ninì Germanà Senior centonove pagina 11 Matteo Renzi noi ci impegniamo a tenere le primarie per la scelta dei nostri candidati, la mia risposta è che quelle primarie noi le abbiamo già fatte, ma l’impegno che ci siamo assunti, non era che avremmo rifatto quelle di casa nostra ma che avremmo restituito a milioni di italiani il diritto fondamentale a votare il loro parlamentare. E tra le due cose c’è differenza”. E sul tema del giorno Giovanni Sartori, padre priore della scienza politica, dice: ”Un pasticcio su un pasticcio, una serie di toppe messe l'una sull'altra, tutte sbagliate. Da tempo sostengo che è falso che il maggioritario determini il bipartitismo nel nostro Paese. La verità è che il maggioritario rinforza un doppio turno che c'è ma non produce un doppio turno che non c'è. E infatti il Mattarellum ha prodotto una quarantina di partiti, alcuni composti da un persona sola. Quanto al premio di maggioranza che scandalizza tanti, ricordo che quando la Dc provò ad inserirlo nel 1953, le sinistre gridarono alla legge truffa. Ma in quel caso il premio scattava per un partito che aveva già avuto il 50% più uno dei voti! Dunque nessuna truffa: ingrandiva la maggioranza, ora invece si stanno inventando sistemi che trasformano la minoranza in maggioranza". E l’on. Davide Zoggia critica la chiusura di Matteo Renzi a qualsiasi modifica alla legge elettorale. "Io non ho mai visto una direzione del Pd in cui il segretario si presenta e dice: questo è il nostro pacchetto, prendere o lasciare. Si può anche fare a meno di fare la direzione se questo è il punto di approdo". E Gianni Cuperlo, che dopo il suo intervento aveva lasciato la Direzione, prima della conclusione dei lavori, pensando al Virgilio di Dante che parla a Catone (libertà va cercando, ch'è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta) si dimette dalla carica di Presidente del Partito. Renzi invece va cercando la stabilità che, senza la libertà, a chi serve? Ai tipi come Jordan Belfort, che per fortuna devono ancora arrivare. 24 Gennaio 2014 politica MONFORTE SAN GIORGIO Romanzo: «Io, all’Anci per i piccoli comuni» L’ex sindaco spiega la candidatura a sorpresa. Con questi ostacoli Filippo Miracula e Gino Di Pane FRAZZANO’. L’elezione del sindaco Di Pane appesa ad un filo Ci vuole un Miracula L’imprenditore tessile sconfitto alle amministrative ha ottenuto dal Tar la verifica delle schede contestate. Le anomalie FRAZZANO’. “Boccone amaro” per Gino Di Pane, sindaco di Frazzanò, che fino al 10 luglio 2014, data della prossima udienza al Tar di Catania, resterà sospeso come su un "filo di lana”, la materia che è abituato a lavorare il suo concorrente, Filippo Miracula, imprenditore tessile sconfitto nella corsa a primo cittadino del 9 giugno scorso con soli tre voti di scarto: 263 contro 266. La quarta sezione del Tribunale amministrativo etneo, presieduta da Cosimo Di Paola, ha infatti disposto la verifica delle schede contestate. Un lavoro difficile e complesso, per resistere al quale si sono costituiti in giudizio anche alcuni consiglieri, assessori e candidati, difesi dagli avvocati Rosario Ventimiglia, Salvatore Giambò, Santo Vincenzo Trovato e Natale Bonfiglio. Ad assistere Miracula, invece l’avvocato di Capo d’Orlando, Salvatore Librizzi. Le operazioni di controllo delle schede dovranno verificare una serie di anomalie, quali trattini strani nella scheda “Insieme con Frazzanò nel cuore” con la quale Miracula era sceso in campo, alcune cuoriosità come l’attribuzione a Di Pane di una scheda con su scritto “Nico” e l’attribuzione, sempre al sindaco in carica, di un voto destinato al candidato della lista del sindaco Lorenzo Miracula, omonimo dell’altro candidato a sindaco. Della verificazione è stato incaricato il dirigente del servizio elettorale dell’ufficio elettorale della Prefettura di Messina che, in contraddittorio con le parti costituite acquisirà sia le schede elettorali corrispondenti ai rilievi proposti. Una partita che lascia il verdetto sospeso per il comune collinare dei Nebrodi e che riporta come centralità il tema della preferenza nell'urna, con la quale la democrazia si esercita anche con un solo voto di scarto. MONFORTE SAN GIORGIO. Per dieci anni è stato sindaco del piccolo comune nativo del quale era stato anche dipendente comunale per vari lustri. Oggi consigliere di minoranza e dell’Anci, Nino Romanzo a 57 anni ha pensato che la sua esperienza lo accrediti ad una sfida possibile, quella di presidente regionale dell’organismo rappresentativo dei municipi isolani. Cui con designazioni consolidate aspirano il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e il vicepresidente uscente Paolo Amenta, primo cittadino di Canicattini Bagni. Ad eleggere il nuovo presidente saranno i 69 componenti del Consiglio regionale. Componenti fra i quali, oltre ai candidati, ci sono i sindaci di importanti città come Enzo Bianco , Marco Zambuto, Renato Accorinti, Paolo Garofalo, Federico Picciotto e Giancarlo Garozzo ma anche consiglieri, assessori e primi cittadini di centri minori sparsi qui e là per l’Isola. “La mia candidatura, per alcuni, arriva a sorpresa e si presenta come una candidatura provocatoria – afferma Nino Romanzo - L'Anci da sempre è stata la rappresentanza "sindacale" dei Comuni nei confronti dei livelli di Governo superiori, ma ultimamente in Sicilia non si può dire che sia andata proprio così. Vorrei ricordare ai colleghi componenti il consiglio regionale la "notte dei lunghi coltelli" di Caltanissetta quando per volere dell'allora governatore Lombardo si doveva a tutti i costi mandare a casa l'allora presidente On. Diego Cammarata, Sindaco di Palermo”. Un sindaco di Palermo, quindi, ha già avuto la presidenza dell'Anci Sicilia. E Romanzo intende rafforzare il ruolo dell’Anci.“L'ultimo consiglio regionale MILAZZO Ragioneria nel mirino INTERROGAZIONI DI OTTO CONSIGLIERI SULLE PRIORITÀ DI PAGAMENTO AI FORNITORI MILAZZO. La priorità di pagamento assegnata ai fornitori è al centro di una interrogazione di alcuni consiglieri comunali di vari gruppi consiliari, “decaduti”: Scicolone, Andaloro, Bagli, Capone, Maisano, Marano, Mellina e Pergolizzi. Chiedono di sapere se l’amministrazione, dove oggi spulcia i conti un commissario ad acta per il risanamento di bilancio, Valerio De Joannon, intenda adottare provvedimenti contro la funzionaria Mariarosaria Rizzotto del servizio di ragioneria. La funzionaria comunale, sentita dalla Guardia di Finanza a proposito dell’esposto di due ditte che lamentavano interventi da parte dell’assessore Giuseppe Midili e del professore Francesco Pino, accusandoli di pressioni per facilitare alcuni pagamenti a scapito di altri, non ha riscontrato elementi utili per ipotesi di reato: gli interventi dei politici - ha riscontrato il Gip Di Natale, che ha richiesto l’archiviazione - sono nell’alveo delle competenze loro assegnate dal loro mandato. Le indagini contabili hanno intanto accertato al Comune di Milazzo “un buco” di bilancio per l’anno 2011 di dodici milioni di euro, mentre i provvedimenti di riequilibrio finanziario adottati dalla giunta Pino, segnano già un dato positivo per il 2012 e il 2013. La funzionaria Mariarosaria Rizzotto, intanto dalla Ragioneria, è passata al servizio tributi. R.C. centonove pagina 12 Nino Romanzo nonchè gli organi statutari, ufficio di presidenza e presidenza, Giacomo Scala, e poi Paolo Amenta non sono altro che frutto di lunghi ed estenuanti incontri sempre dell'ex presidente Lombardo (quater) con gli alleati del Pd – ricorda il candidato alla presidenzaCon accordo finale: presidenza e vice all'area Pd e Segreteria generale ad un suo uomo:Alvano! Quindi non sempre l'Anci è stata "controparte" del governo, anzi in alcuni casi…è stata molto vicina. Oggi ci troviamo con 2 candidati del Pd (area Renzi) e la mia candidatura sostenuta da forze politiche che vorrebbero dare un segnale di cambiamento a queste indicazioni che arrivano da lontano. La mia è la rappresentanza dei piccoli Comuni, che in Sicilia sono la maggior parte e che il più delle volte vengono "dimenticati" sopratutto in favore delle aree metropolitane o dei grossi centri che esprimono deputazione regionale”. E la chiave di lettura politica non è neanche inedita:“Sembra quanto mai strano che i miei colleghi componenti il consiglio regionale che saranno chiamati a votare giorno 28 gennaio vengano "sollecitati" da importanti rappresentanti del centro destra (coordinatore regionale On. Castiglione) – racconta ancora Romanzo - a votare per Leoluca Orlando! O altrettanto autorevoli deputati regionali di area ex An, che invitano a votare per Paolo Amenta che rappresenta l'area Renzi! La mia candidatura, sostenuta anche dai rappresentanti dei piccoli centri, vuole essere esclusivamente una candidatura di servizio a sostegno delle mille problematiche che giornalmente devono affrontare i sindaci e gli amministratori dei Comuni, anche quelli meno importanti, e delle quali non sempre l'Anci si è ricordata”. 24 Gennaio 2014 sicilia MESSINA. Secondo sgombero in un anno per il collettivo, sloggiato da un “bene comune” la cui proprietà è controversa Teatro Pinelli, pre...occupiamoci Dopo il teatro in Fiera, addio anche alla Casa del Portuale: la Regione rivendica la proprietà, ma il Comune nel 2009 ha trascritto il bene in Conservatoria. L’amministrazione? E’ rimasta alla finestra. Ma porterà in Giunta una delibera sull’autogestione DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. E’ successo tutto in un paio d’ore, domenica 19 gennaio. Un paio d’ore dalle sette di mattina, una mattina di domenica, un giorno in cui normalmente non si lavora, tanto da aver fatto sorgere più d’un cattivo pensiero. Un paio d’ore, e la seconda incarnazione del teatro Pinelli, quella che ha trovato asilo nella casa del Portuale, si è conclusa. Con uno sgombero. E molti interrogativi. DOMENICA, ALLE 7 DI MATTINA. E’ un risveglio inaspettato e amaro per i sei occupanti del Pinelli: a bussare è un reparto dei Carabinieri che, ordinanza di sgombero firmata dal Gip Monica Marino in mano, identificano i sei, chiudono il locale e mettono i sigilli alle porte. In un paio di minuti, la via Alessio Valore si riempie di solidarizzanti, e vengono tirati in ballo poteri forti, massoneria, i non idilliaci rapporti tra amministrazione e Prefettura, vengono adombrate strumentalizzazioni (anche per via di una denuncia per fatti riguardanti la lotta contro il Muos di Niscemi fatta recapitare all’atto dello sgombero ad uno degli occupanti), finchè qualcuno non inizia a domandare “Ma sicuro che chi ha denunciato l’occupazione dell’immobile che fino a qualche anno fa ospitava la coop Italia ne avesse titolarità”? Una questione più ingarbugliata di quanto non appaia. IL MISTERO DEL PORTUALE. Perchè il Comune sulla Casa del Portuale c’ha messo una lapide sopra. Per ben quattro volte, infatti, in risposta a quattro diverse richieste, il direttore del dipartimento Patrimonio I sigilli apposti successivamente allo sgombero del teatro Pinelli accanto alla programmazione culturale di gennaio Domenico Signorelli ha spiegato che l’immobile sembrerebbe non essere di palazzo Zanca, perché “non risulta censito nell’inventario del patrimonio immobiliare comunale”. Una strana storia, quella della Casa del Portuale. Nel 2009, l’allora assessore al patrimonio Franco Mondello la aveva censita sì nella lista dei beni comunali da valorizzare, e lì era rimasta fino a giugno 2013, a qualche giorno dall’insediamento della giunta guidata da Renato Accorinti, quando il dirigente alle Dismissioni nell’approntare un nuovo piano di alienazione del patrimonio immobiliare comunale decideva di depennare, tra gli altri, proprio la Casa del Portuale, da un mese e mezzo già occupata dal collettivo Pinelli. Motivo? “In attesa di avere la certezza circa la titolarità del bene in capo al Comune e della catastazione del cespite”. Altro mistero, quello della catastazione: perché, per l’ufficio largo Minutoli, la Casa del Portuale non esiste. “Dalla visura catastale, tale immobile risulta qualificato come “Ente Urbano”, scrive il funzionario dell’ufficio comunale del Demanio Vincenzo Cacciola. Con la sigla “ente urbano”, il Catasto cataloga quelle particelle delle quali, nel passaggio tra documentazione cartacea e meccanizzata, non è stato possibile risalirne ai proprietari. Un grave problema, che si somma all’incertezza della titolarità del bene: motivo per il quale è ancora IN PARTICOLARE Vittorio, riavvio a metà PALERMO EROGA 250 MILA EURO PER LE STAGIONI DELL’ENTE. MA RESTANO I NODI SU GESTIONE E PERSONALE UN’OCCUPAZIONE LAMPO, per animare un palco desolato, ha caratterizzato la vigilia dell’incontro al Comune tra i consiglieri di Palazzo Zanca, l’assessore regionale al Turismo, Michela Stancheris e la Commissione Cultura dell’Ars. Il gesto dei “pinellini” è stato come il condimento di una pietanza, il riavvio dell’attività del Vittorio Emanuele di Messina, che è stata servita al Comune ma non ha soddisfatto tutti i palati. Già, perché i 250 mila euro assicurati dalla Regione per far ripartire l’Ente regionale (previsti quattro spettacoli di Prosa e altrettanti di Musica) sono niente, come ha sottolineato la deputata di 5 Stelle Valentina Zafarana, se non si darà una linea precisa di governo dopo l’insediamento dei sei consiglieri (incluso il vicepresidente), che comprendono anche la nomina in quota regionale (si fa il nome dell’ex dirigente del Comune, Carmelo Altomonte). In ballo, infatti, ci sono il finanziamento ordinario da 5 milioni e 100, un numero di dipendenti enorme (63, di cui circa 40 amministrativi), una pianta organica da definire e le tabelle di equiparazione (che potrebbero penalizzare economicamente gli assunti) da varare. Su tutto, poi, grava l’ombra della riforma della legge istitutiva del Teatro di Messina, con un consiglio ridotto a tre e maggiori poteri alla Regione, che nominerebbe due membri lasciando la presidenza al sindaco. In ultimo, c’è la designazione del sovrintendente, con il pole position Egidio Bernava (già presidente in quota centrodestra e papabile assessore indicato dal Pd alle ultime amministrative), l’architetto Antonello Longo e l’ex direttore artistico, Lorenzo Genitori. (D.D.J.) centonove pagina 13 Michela Stancheris 24 Gennaio 2014 sicilia DIBATTITI Beni comuni, arrivano delibera e critiche MESSINA. Durante i due giorni di occupazione del Vittorio prima e del palAntonello poi, l’attenzione si è spostata sulla delibera, adesso sul tavolo della Giunta, di istituzione di un “Laboratorio Messina per i beni comuni e le istituzioni partecipate”. In collegamento telefonico con Ugo Mattei (rofessore di diritto internazionale comparato a San Francisco e consulente giuridico del Teatro Valle occupato a Roma), l’assemblea del collettivo Pinelli ha discusso la bozza del documento che sarà votato dall’amministrazione di Renato Accorinti. Criticandolo. Di fatto, la delibera istituisce un laboratorio dal quale, in sei mesi, verranno fuori le proposte di modifica al regolamento comunale nel senso dell’autogestione dei beni comuni per usi civici : laboratorio che sarà composto da Nucleo di coordinamento (l’amministrazione tramite l’assessore ai Beni comuni Daniele Ialacqua e quello al Patrimonio Guido Signorino, più due “facilitatori”), il tavolo tecnico composto dagli esperti nominati dall’amministrazione, ed un forum cittadino con compiti di indirizzo generale e di verifica. Il punto più contestato è stato questo: il collettivo Ponelli lamenta un’organizzazione troppo verticistica e poco “dal basso”, ed una posizione del forum subalterna rispetto alle figure istituzionali. Critiche mosse pur esprimendo un forte “mea culpa” per il Daniele Ialacqua fatto di essere in possesso della bozza del documento da settimane senza averla però mai dibattuta. Un altro punto dolente è la procedura di legge. Le modifiche al regolamento passano necessariamente dal voto del Consiglio comunale, luogo in cui l’amministrazione Accorinti può contare sull’appoggio di quattro consiglieri su quaranta. La delibera è stata illustrata ai partecipanti all’assemblea da Gianfranco Ferraro, ricercatore in Filosofia politica che all’atto della candidatura di Accorinti, insieme a Luciano Marabello, Emilio Raimondi e Gino Sturniolo ha introdotto nell’agenda politica il tema dei beni comuni. Che ha subito sgomberato il campo rispetto all’ipotesi che la delibera possa “burocratizzare” le esperienze messe in campo dai movimenti. “Il comune di Messina farà da “garante” e renderà i beni fruibili, ma spetterà ai cittadini gestirli per uso civico. Attenzione - conclude Ferraro - il teatro Pinelli non è che una delle sfaccettature della gestione. La prima, ma non deve restare l’unica”. (A.C.) Signorelli a scrivere a Daniela Faranda, presidente della decima commissione consiliare, spiegandole che “il dipartimento provvede al sistematico inserimento nell’inventario (dei beni,ndr) solo in presenza della documentazione esistente presso i nostri archivi ed uffici”. All’interno dei quali, qualcosa che attesta la proprietà del Comune ci sarebbe eccome. SPUNTA FUORI UN DOCUMENTO. Datata 13 luglio 2009, esiste la trascrizione della Casa del Portuale nei registri della conservatoria ad opera di palazzo Zanca. Durante la scorsa amministrazione, quindi, il comune di Messina aveva preso possesso del bene. “La legge in base alla quale il comune di Messina ha presentato il piano di dismissione e valorizzazione degli immobili – spiega l’ex assessore al Patrimonio Franco Mondello – consentiva, in caso di titolarità contesa o di difficile ricostruzione, che il comune acquisisse al proprio patrimonio gli immobili strumentali. Così è stato con la Casa del Portuale, regolarmente registrata alla Conservatoria. Non solo – continua Mondello – la legge prevedeva sessanta giorni di tempo per impugnare l’atto da parte di chi rivendicasse un diritto sull’immobile. Ebbene – conclude – non è arrivata nessuna opposizione, quindi il bene era da considerarsi del Comune. Oggi non so che scelte abbia fatto l’amministrazione attuale...”. Non è di questo avviso il commissario liquidatore della cooperativa Italia, Placido Matasso, che oppone un atto di vendita dell’immobile stipulato il 16 maggio del 1959 dall’allora sindaco Carmelo Fortino e dal console della Capitaneria di porto Giovanni Maimone. Oggi la coop è in liquidazione, e la Regione siciliana, ha inserito il bene nel suo patrimonio indisponibile benché al catasto risulti come Ente urbano ed il comune di Messina lo abbia trascritto in Particolare del graffito di Blu sul muro della Casa del Portuale IL CASO Blu, l’opera d’arte senza protezione MESSINA. Il lascito più evidente dell’esperienza di nove mesi di esperienza del teatro Pinelli alla Casa del Portuale, è il graffito col quale l’artista Blu, originario di Senigallia ma cresciuto artisticamente a Bologna, ha nobilitato il prospetto dello stabile, un residuato di archeologia industriale altrimenti grigio e tetro. Recentemente, il Guardian ha inserito Blu nel novero dei dieci migliori writers del mondo, in compagnia di Banksy e Keith Haring. Un percorso, quello dell’artista, passato anche attraverso l’ esposizione, nel 2008, alla Tate Modern di Londra. Il suo lavoro in via Alessio Valore, quindi, aveva attirato l’attenzione di Sergio Todesco, assessore alla Cultura della giunta guidata da Renato Accorinti che ad agosto, qualche settimana prima delle dimissioni, aveva chiesto alla Soprintendenza di Messina di avviare le procedure per porre sotto tutela l’opera d’arte. Richiesta accolta dall’ufficio regionale di viale Boccetta, ma che si è arenata di fronte alla Burocrazia. Il dirigente Grazia Musolino, rispondendo a palazzo Zanca, ha spiegato di non essere in grado di risalire alla paternità dello stabile, non sapendo quindi esattamente a chi inviare la richiesta di vincolo. Nel frattempo, il graffito è privo di alcuna protezione. E potrebbe rimanerlo. Secondo Luigi Giacobbe, anche lui dirigente della Soprintendenza, infatti, l’opera non può godere di alcuna tutela giuridica perchè maturata in un contesto “illegale”, né il “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” agisce su manufatti come quello che nobilita la Casa del Portuale. E allora? “Si pone la necessità di impedire la possibile distruzione dell’opera, pur in mancanza di ogni supporto giuridico-istituzionale circa la sua salvaguardia”, scrive Giacobbe, rilanciando il tema ad amministrazione, intellettuali, società civile ed Università. Nel frattempo, va in scena il paradosso: non sarà possibile segnalare a nessuno eventuali attacchi vandalici a danno dell’opera d’arte. (A.C.) Conservatoria come un bene di sua proprietà. E l’amministrazione? E’ stata a guardare, al di là delle manifestazioni di solidarietà. La denuncia di Matasso, che ha portato allo sgombero, si sarebbe potuta impugnare, darla in mano ai legali del collegio di difesa e dirimere così la controversia sulla proprietà una volta per tutte. Ma si è scelto di non procedere, nonostante il documento. LE SOLUZIONI. A tentare di trovare una soluzione che non scontentasse nessuno ci hanno provato, durante LE TAPPE DELL’OCCUPAZIONE G Il teatro Pinelli nasce da una contromanifestazione durante una dimostrazione di Forza Nuova. Un gruppo di attivisti si stacca dal corteo e occupa il teatro in Fiera, chiuso da sedici anni. E’ il 15 dicembre del 2012. G Le istituzioni si accorgono dell’esistenza del teatro in Fiera. Antonino De Simone, presidente dell’Autorità portuale (proprietaria dell’area) incontra i collettivi, così come il prefetto Stefano Trotta. Un idillio che non durerà a lungo. G A metà febbraio il teatro in fiera viene sgomberato: la motivazione è che le strutture sono pericolanti, e l’immobile è da abbattere per progetti sull’area. Non sarà mai abbattuto, i progetti non partiranno. G Il “teatro” si inabissa, vengono a galla le Ztl, zone temporaneamente liberate. la prima è la riscoperta del parco Aldo Moro, polmone verde della città chiuso da decenni. ne sesuiranno periodicamente altre. centonove pagina 14 G Il 25 aprile il collettivo fa irruzione nella Casa del Portuale, altro edificio abbandonato da anni in centro città. Ospiterà teatro, manifestazioni, dibatti e migranti fino allo sgombero di domenica 19 gennaio. Motivo? La grande affluenza ai concerti avrebbe creato situazione di pericolo alle strutture autocostruite. Qualche settimana dopo l’occupazione, il commissario liquidatore della coop Italia, che operava nella casa del Portuale, sporge denuncia. G Con un atto che Claudio Risitano definirà “zapatista”, il collettivo occupa il teatro Vittorio Emanuele. Una giornata di assemblee e concerti, poi via. In mezzo, l’incontro con l’assessore regionale alla Cultura Michela Stancheris. G Passano due giorni, ed a venire occupato (per 24 ore) è un altro simbolo della cultura in città, il palAntonello. Nell’assemblea si pongono le basi per il riconoscimento giuridico dell’autogestione dei beni comuni. 24 Gennaio 2014 sicilia STRANO MA VERO. PalAntonello senza riscaldamento, gli strumenti dei musicisti si scordano. La soluzione? Fai da te Al Palacultura con il phon l’anno di esistenza del teatro Pinelli, sia l’Autorità portuale, proprietaria del Teatro in Fiera, sia l’amministrazione Accorinti, entrambe in via ufficiosa. Antonino De Simone, presidente dell’Autorithy, avrebbe concesso al collettivo l’uso di un padiglione della Fiera, il 7a, mentre l’amministrazione aveva in mente un comodato d’uso di uno dei numerosissimi beni immobili di proprietà comunale che marciscono inutilizzati. In entrambi i casi, però, il collettivo avrebbe dovuto dotarsi di un’organizzazione che ne facesse un soggetto giuridico tale da poter interloquire con i due enti. Una mossa che le anime del Pinelli hanno percepito come un compromesso al ribasso. “Le amministrazioni facciano le amministrazioni, il Movimento faccia il movimento”, ha spiegato Claudio Risitano, che del collettivo è diventato voce e volto. La costituzione in associazione culturale, il più breve e meno burocraticamente oneroso dei passaggi, avrebbe snaturato la natura dell’esperienza, spiegano dentro il collettivo. Una posizione controversa. Che ha scatenato polemiche. Anche interne. SCRICCHIOLII. Il dibattito si è scatenato soprattutto in Cambiamo Messina dal basso, organizzazione i cui contorni sconfinano nel Pinelli e viceversa. Tra i sostenitori della prima ora della candidatura di Accorinti, molti dei quali attivi nel sostegno al teatro e nell’occupazione di Fiera prima e Casa del portuale poi, sono sorte parecchie discussioni: tra loro, anche i i gestori dei pochissimi locali che si occupano di programmazione culturale in città, che spiegano: “Noi abbiamo l’obbligo di metterci in regola con le norme di sicurezza, dobbiamo pagare la Siae, dobbiamo dotarci di licenza per la vendita di alcoolici. Tutte operazioni che fanno lievitare i costi di gestione, e che il Pinelli non ha, pur organizzando come noi concerti e manifestazioni culturali”. La trascrizione in Conservatoria Il flautista Maurizio Bignardelli e l’arpista russa Nadezda Seergeva: “Mai successo prima”. E partono le polemiche DI SONIA PADALINO Messina. Metti un pomeriggio all’auditorium del Palantonello. Sul palcoscenico un flautista italiano, un’arpista russa e un phon. Ebbene sì, i due bravissimi musicisti, sabato 18 gennaio hanno condiviso il concerto con un vero e proprio asciugacapelli per riscaldare, prima di ogni brano in programma, gli strumenti e le loro mani. Nella sala dell’auditorium faceva freddo e non c’era la climatizzazione necessaria. “Non mi era mai accaduto… Per convenzione internazionale, durante i concerti musicali ci devono essere non meno di venti gradi di temperatura”, ha spiegato il flautista Maurizio Bignardelli, tra il serio e lo scherzoso, al numeroso e sorpresissimo pubblico infagottato. Mentre la giovanissima arpista Nadezda Sergeeva, abituata alle grandi e confortevoli sale di Mosca, visibilmente imbarazzata guardava il suo compagno di concerto che armeggiava con una prolunga elettrica in scena... Per tutti, spettatori e musicisti, un disagio un po’ grottesco, ma in fondo un evento eccezionale? Niente affatto. La domenica successiva, 19 gennaio, la pianista croata Marina Fjliak, una delle più importanti e affermate della sua generazione, è stata costretta a cambiare il programma si può dire, in corso d’opera… Sempre per il freddo, che aveva reso “inappropriato” lo stato del pianoforte, la musicista ha deciso di cancellare uno dei tre brani, e di eseguirne uno più lento rispetto a quello più veloce previsto dalla scaletta. Perché? Semplicemente perché i tasti pigiati non ritornavano su. Incredibile, ma vero. Cosa succede al giovanissimo auditorium del Palacultura, inaugurato il 10 ottobre del 2100 e ora pieno di cigoli alle porte d’ingresso e spifferi da ogni parte? A Centonove, rispondono Giuseppe Ramires, presidente e direttore artistico dell’Associazione musicale Bellini, e Marcello Minasi, vicedirettore dell’Accademia Filarmonica. “Siamo abituati a tutto ormai, recentemente un’artista si è lamentata, e giustamemte,di aver trovato cicche di sigarette sul palcoscenico. La città esce sconfitta dal confronto con i suoi ospiti artisti” , dice Ramires. “Al Palacultura hanno tenuto concerti artisti di fama mondiale che purtroppo si sono dovuti arrangiare di fronte alle condizioni di mala gestione di un auditorium che pure ha un‘acustica eccezionale”. Come aveva riconosciuto, entusiasta, il grande violinista Uto Ughi quando il tanto atteso auditorium venne inaugurato. In questi tre anni, la situazione è Il duo Bignardelli-Sergeeva in concerto al Palacultura peggiorata. Dice Ramires: “ Le responsabilità sono parimenti addebitabili al Comune, proprietario del Palantonello, e alla Regione. Con la nuova amministrazione del sindaco Renato Accorinti come va? “Un dialogo è aperto, l’assessore Tonino Perna, ha promesso che affronterà al meglio la gestione della nostra più importante struttura culturale”. Palacultura al freddo, Teatro Vittorio Emanuele fermo, chiuso e occupato, per tutte le associazioni culturali messinesi, il problema più grave resta quello dei finanziamenti. “L’associazione Bellini, ha una posizione debitoria nei confronti del Comune che non neghiamo, ma noi speriamo che si riesca ad allentare la morsa per farci respirare almeno fino all’invio dei contributi della Regione, PALERMO Bavera al Garibaldi PALERMO. L’amministrazione Orlando ha nominato Matteo Bavera direttore del Teatro Garibaldi di Palermo. Dopo che i giovani artisti del TGA (Teatro Garibaldi Aperto) hanno interrotto l’occupazione, l’amministrazione comunale non ha perso tempo ad affidarlo a Bavera che lo aveva riaperto e diretto circa dieci anni fa ispirandosi al parigino “Theatre de Bouffes du Nord di Peter Brook”. Si tratta di un ritorno insomma e molte voci critiche si sono levate contro questa scelta dal mondo teatrale palermitano: in sostanza si accusa Orlando di essere tornato al passato con una nomina ad personam mentre gran parte dell’ambiente teatrale cittadino soffre per un’intollerabile carenza di spazi e risorse. centonove pagina 15 che non percepiamo dal 2012”. aggiunge il direttore artistico speranzoso.“Dobbiamo venirci incontro, per non far morire la cultura a Messina, già martoriata con i tagli di spesa nazionali”. E pensare che l’Auditorium non è gratis. “Per usufruirne tutte le associazioni culturali messinesi, pagano l’affitto al Comune di 225 euro, e altri 610 euro a concerto per il service impiantistico, di cui il 56% va nelle casse comunali”,conclude Ramires. Più pessimista , invece, è il vicedirettore dell’accademia filarmonica, Marcello Minasi. “Una figura spaventosa, quella del phon in scena. Porgendo le mie scuse al flautista per il mancato riscaldamento della sala ho dovuto chinar la testa alla sua incredulità”. “Siamo una città del quarto mondo. La Regione se ne infischia, disapplicando la legge dei contributi alla cultura e l’assessore comunale Perna è l’ultimo responsabile di una cattiva gestione annosa. Certo, c’è ora un dialogo costruttivo. Il punto è che io non ci credo più”. Spiega Minasi amareggiatissimo: “l’ Accademia è costretta a sospendere, già da sabato prossimo, gli appuntamenti musicali. Economicamente siamo al collasso. Riprenderemo non appena la Regione erogherà i contributi promessi”. Messina è un garage all’aperto e mal tenuto, senza custode”, conclude Minasi. Un quadro sconfortante. Claudio Abbado, il grande direttore d’orchestra appena scomparso lavorava spesso con i giovani, lui credeva davvero nella funzione terapeutica della musica: “La musica salva davvero i ragazzi dalla criminalità e dalla droga. Li ho visti, facendo musica insieme trovano se stessi". Messina arranca e stenta a crederci. 24 Gennaio 2014 sicilia IL CORSIVO Tante storie Un unico cappello Chiara Schirò Daniela D’Urso Elio Sauta MESSINA. La seconda sezione del Tribunale ha revocato gli arresti domiciliari. Le motivazioni Corsi d’Oro, tutti a casa Accolta la tesi presentata dagli avvocati, mentre la Cassazione ha riconsiderato il reato da contestare in peculato anzichè truffa. La prossima udienza il 5 marzo MESSINA. La seconda sezione del Tribunale, presieduta dal magistrato Rosa Calabrò, ha revocato la misura degli arresti domiciliari per gli imputati dell’indagine “Corsi d’Oro” sugli enti “Lumen”, “Aran” e “Ancol”. Dal 15 luglio del 2013 erano agli arresti Daniela D’Urso, moglie dell’ex sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca; Chiara Schirò, moglie del deputato del Pd, Francantonio Genovese; Melino Capone, ex assessore Pdl alla viabilità; Elio Sauta, ex responsabile dell’Istituzione Servizi sociali a Messina e sua moglia, la signora Grazia Feliciotto; Natale Lo Presti e Nicola Bartolone, Concetta Cannavò, attiva nella segreteria di Francantonio Genovese. I giudici hanno accolto la tesi presentata il 17 gennaio scorso dagli avvocati, e si sono espressi contro il parere negativo dell’accusa e del Pm titolare dell’indagine. Di più: la Cassazione, nella stessa giornata, ha riconsiderato il reato da contestare in peculato anziché truffa, come era stato ipotizzato dai magistrati inquirenti che avevano in una Melino Capone precedente richiesta avanzata al Gip, richiesto la misura degli arresti in carcere per alcuni degli imputati come Melino Capone. All’origine del provvedimento del Tribunale la riflessione che i periti chiamati a svolgere la loro consulenza hanno già prestato giuramento e che molte delle prove, sono già state portate all’esame dei giudici nel processo con il rito immediato la cui prossima udienza sarà il 5 marzo. Un pasticcio quello della formazione professionale che ha prodotto indagini in tutta la Sicilia, ma che in una sola città Messina, ha registrato l’emissione di misure restrittive e l’adozione, irrituale del giudizio immediato. Oltre le indagini amministrative e penali, da parte della Corte dei conti e della magistratura, ora la Guardia di Finanza ha visitato il Ciapi di Priolo, l’ente presso il quale sono stati dirottati dal governo Crocetta, più di mille dipendenti, messi sotto un’unica holding formativa. Il parere di molti avvocati e amministrati visti è che l’appalto assegnato d’ufficio al Ciapi da parte della Regione sia una forzatura delle legge. L’assessore Nelly Scilabra ha dichiarato che “quella della formazione era ritenuta una forma di finanziamento dei partiti”. VERTENZE Efal, falliti i tentativi di conciliazione MESSINA. Si aggroviglia la vertenza Efal di Messina, storico ente di formazione vicino al Movimento cristiano lavoratori. Sono infatti falliti i tentativi di conciliazione davanti all’Ispettorato del lavoro e i funzionari, che hanno ricevuto le denunce dei lavoratori, hanno già concluso le indagini da inoltrare alla Procura della Repubblica. Si contestano mancato riconoscimento di Tfr, arretrati contrattuali, e3 tredicesime mensilità, retribuzioni a tutto il 2012. Una situazione economica che via via si è aggravata quella dell’Efal, ente storico della Formazione, ma che-secondo l’esposto- denuncia presentato dai dipendenti all’ispettorato del Lavoro, non avrebbe impedito ai dirigenti un intervento per rilevare un monte ore formative di “Casa Serena”, con il risultato, giudicato irresponsabile dai dipendente-di aggravare la già difficile situazione economica. La mancata presentazione del documento di regolarità contributiva, ha poi impedito che fossero accreditate dalla Regione somme già da liquidare per i passati corsi di formazione professionale. A nulla sono valsi alcuni tentativi della dirigenza di rateizzare i crediti dei lavoratori con una sonna-monstre di cento euro al mese, da affiancare agli stipendi a partire dal 2014. Questi documenti sono entrati tutti nei faldoni degli ispettori del lavoro. centonove pagina 16 MESSINA. La prima cosa che ha fatto Chiara Schirò, appresa la notizia della revoca degli arresti domiciliari, è stata quella di farsi accompagnare all’aeroporto di Catania e ha raggiunto il marito Francantonio a Roma. Cettina Cannavò si è emozionata non poco: è stata poco bene di salute e, l’impossibilità a muoversi da casa in questo periodo, è stata per lei una doppia prigionia. Non sono situazioni diverse da quelle di altri imputati, come la moglie di Peppino Buzzanca o della signora Grazia Feliciotto, moglie di Elio Sauta. Ma dietro questi nomi ci sono storie tra loro molto diverse: il ruolo di Cettina Cannavò è inverso a quello della Grazia Felicotto, come quello della signora D’Urso è capovolto ma non speculare a quello della sorelle Chiara ed Elena Schirò. In molti casi si tratta di situazioni molto lontane, anche di contrapposizione, anche se la responsabilità penale resta sempre personale. Non per i giudici, che hanno accumunato tutti sotto un unico cappello e hanno visto con il binocolo della giustizia “un unico disegno criminoso”. Ecco, due riflessioni dell’usciere della porta accanto. Anziché il binocolo, per guardare la giustizia da distanza più o meno ravvicinata, i giudici sarebbe il caso fossero attrezzati anche di una bilancia che soppesi bene le responsabilità personali di ognuno degli indagati e anche di una macchina del tempo: per anni i magistrati non hanno mai visto lo schifo che si consumava nei corsi di formazione professionale, come se vivessero sulla luna e fossero eternamente distratti dalle eclissi di sole che impedivano di vedere come molti figli e sorelle e mogli di magistrati si trovino infilati in questo luridume di incarichi assegnati tutti per passepartout politico. Ora capita anche che quello che non si è visto per anni lo si scopra all’improvviso e che questo diventi anche una buona occasione per cavalcare la popolarità: i miopi, che non leggono i giornali per decenni, improvvisamente diventano presbiti e guardano lontanissimo, scrutano non solo gli orizzonti ma anche i sottoscala. Hanno così fretta i giudici, che riescono a tenere per sei mesi e più gli indagati ai domiciliari. Lo possono fare? Certo che possono: c’è il reato associativo, no? Ma poi fanno anche di più: per alcuni chiedono anche il carcere a Gazzi. Possono farlo? Come no, non guardano mai l’ora legale, chiedono tardi il provvedimento e il Gip dice no. Non contenti, si oppongono pure alla scarcerazione dagli arresti domiciliari, nonostante la evidente mancanza di pericolo di fuga, di alterazione delle prove e della possibile reiterazione del reato. E’ certo a questo punto che mirano ad altro, cercano altro. Chi ha promosso la formazione professionale con questi criteri criminali va seriamente condannato in sede morale prima che penale. Ma chi amministra legge e fa le battaglie morali, calpestando i diritti civili e il codice penale, tra cannocchiali, orologi e bilance truccate, non dà certo un buon esempio. 24 Gennaio 2014 sicilia Il sorriso dell’ignoto marinaio di Antonello al museo Mandralisca penalizzato dall’assegnazione dei fondi della Tabella H REGIONE. Il promotore di Officina degli studi medievali Sandro Musco scrive al commissario dello Stato I misteri della tabella H Una vibrata lettera di protesta contro i criteri di assegnazione di fondi. A cominciare dal milione di euro assegnato al Coppem “bocciato” nella selezione dagli uffici. Per finire al Cerisdi PALERMO. E’ una lettera vibrata di indignazione quella che il professore Sandro Musco ha indirizzato al commissario dello Stato per conoscere i criteri di assegnazione dei fondi ex “tabella H”, che ora hanno assunto l’aulico nome di “allegato 1” dell’art. Sandro Musco 18. Un contenitore misterioso, dove i criteri sbandierati dal governo Crocetta di “selezione rigida” delle proposte, si sono via via trasformate nelle sabbie mobili dell’Assemblea regionale. Qui i criteri di assegnazione dei fondi sono improvvisamente diventati elastici. E si sono registrate eventi, sui quali Musco, da anni promotore dell’Officina di Studi Medievale, chiede spiegazioni agli uffici del prefetto Aronica. Ad esempio il Coppem, l’istituto di studi per la cooperazione mediteranea, che non ha superato i criteri di selezione indicati dagli uffici e senza sapere come si è trovato assegnato un finanziamento di un milione torno di euro. Ma ci sono casi ancora più curiosirileva Sandro Musco, per anni consulente economico del presidente Rino Nicolosi- ad esempio quello di Fiumara d’Arte, finanziata d’ufficio con 76mila euro. “Il mecenate Antonio Presti convocò una conferenza stampa e dichiarò ufficialmente di rifiutare i fondi assegnati dalla Tabella H. Se Presti non ha mai chiesto i soldi che dichiara di non volere come scatta il finanziamento?”. Le anomalie non si contano: accanto ai finanziamenti milionari assegnati all’Irsap, 12 milioni di euro, o alla Resais, una sorta di cimitero degli elefanti delle aziende chiuse negli anni dalla Regione, c’è ancora il mistero del Cerisdi, il centro di alta formazione del Castel Utveggio, per il quale il presidente Crocetta, apprese delle dimissioni del preside Adelfio Elio Cardinale, esultò con un “Evviva”. Ora, una manina, con un emendamento, ha fatto avere 400mila euro al Cerisdi, alla faccia della “spending rewieu” annunciata da Crocetta. Se il centro Ellen Keller di Messina, in un primo momento depennato, dopo le proteste di del presidente Giuseppe Terranova che ha minacciato lo sciopero della fame, ha avuto un finanziamento di 600mila euro per l’addestramento dei caneguida per ciechi, a strappare il miglior risultato è l’istituto per ciechi “Ardizzone Gioieni” di Catania. Che insieme alla collegata stamperia Braille, hanno avuto finanziati 1,8 milioni di euro. Un fondo che si aggiunge agli ottocentomila euro concessi come contributo straordinario dallo Stato, a seguito della interrogazione di un deputato leghista che l’ha fatto inserire nella finanziaria. Una beffa, per tanti enti, costretti oggi a rivedere tutte le impostazioni culturali maturate negli anni e che, come l’Officina di Studi Medievale o il museo Mandralisca di Cefalù si ritroveranno a svolgere attività con i conti al lumicino. A chi tanto, a chi poco, a chi niente. Restano in vigore però misteriore sigle come i centri studi degli Zelanti e dei Dafnici. Ma questi sono misteri esoterici che il commissario Aronica non potrà giustificare con articoli di legge. VALLE DI TUSA Nuovo look per i monumenti di Fiumara d’arte TUSA. Il dirigente generale dell’assessorato ai beni culturali Sergio Gilardi ha firmato i decreti di finanziamento ai Comuni della Valle di Tusa che hanno presentato le richieste di fondi per la manutenzione delle opere di “Land Art”, spazi aperti, della Fiumara d’Arte. Gli importi, cofinanziati nella misura Por, frazionati, superano i tre milioni di euro. Ora si procederà agli appalti delle opere. E qui entra in ballo il ruolo del presidente della Fiumara d’Arte Antonio Presti che sarà chiamato a dare le direttive per la corretta esecuzione degli interventi. “Saranno contattati gli artisti per dare indicazioni - assicura Presti - e se qualcuno, a distanza di anni, vorrà apportare qualche cambiamento, sarà un suo diritto farlo….”. A essere interessate sono tutte le opere monumentali della Fiumara d’arte, divenuta ormai un circuito di arte contemporanea, dalla Finestra sul mare” di Tano Festa, alla “materia poteva non esserci” di Hidetochi Nagasawa, al “Labirinto” di Italo Manfredini. Le opere del circuito fanno capo alla Fondazione Fiumara d’Arte, che ora ha in programma anche la promozione di una Accademia d’Arte per il territorio della Valle di Tusa e Halesa. Antonio Presti centonove pagina 17 24 Gennaio 2014 sicilia MESSINA. La consulta delle organizzazioni che operano nel settore delle attività sociali attacca l’assessore. Che controbatte Servizi sociali, “non Mantineo le promesse” Cittadinanzattiva lancia l’assalto: ”Basta proroghe, via con le gare ed i voucher”. L’esponente dell’amministrazione: “Liberalizzazione prematura, contestazione ideologica” Una recente protesta dei lavoratori nel settore del servizi sociali DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. Per anni vero e proprio buco nero del comune di Messina, i servizi sociali sono saliti alla ribalta delle cronache, nera soprattutto, quando le proteste dei lavoratori (non pagati per mesi, messi alla porta o a rischio del posto di lavoro) hanno svelato una realtà, quella degli affidamenti alle cooperative, celata alle cronache: troppi servizi, resi da troppe persone verso troppi destinatari. Per somme troppo alte. All’insediamento della nuova giunta guidata da Renato Accorinti, ad acclamare l’assessore al ramo Nino Mantineo, erano in parecchi. Oggi, dopo poco più di sei mesi, è guerra. LA GUERRA DELLA CONSULTA. A sferrare l’attacco è la consulta delle organizzazioni che operano nel settore delle attività sociali in favore della persona della famiglia e della comunità del comune di Messina, e il campo di scontro è la programmazione triennale. Motivo del contendere? Una delibera di in cui l’amministrazione dava mandato di affidare i servizi mediante “procedure aperte per la durata temporale in linea con il bilancio pluriennale”, con impegno contabile da stabilire dopo l’approvazione di previsionale 2013 e pluriennale 20132015. Delibera che, secondo la consulta, avrebbe sconfessato una precedente delibera di agosto. In base alla quale “la nuova programmazione dei servizi sociali è vincolata all’approvazione del bilancio previsionale 2013 e pluriennale 20132015 che consentiranno, oltre alla certezza delle risorse, anche bandi della durata almeno biennale”. Di fatto, lamentano i componenti della consulta, la delibera di novembre avrebbe tagliato fuori dal processo decisionale proprio la consulta, nata per interfacciarsi con l’amministrazione e, a norma di statuto, per “esprimere parere non vincolante preventivo e consuntivo su programmi, piani di attuazione, progetti ed attività “. Perchè la consulta sente di essere esclusa dalla discussione? Perchè ha pareri da fornire. Quali? SECONDO NOI. Il primo problema è, secondo i componenti della consulta, la mediazione tra i diritti di chi usufruisce i servizi con quelli di chi li fornisce. Anziani, bambini e malati da un lato, e lavoratori dall’altro. Come fare? Con un “censimento dei bisogni” e di chi è in grado di soddisfarli, con un bando mediante il quale l’amministrazione possa accreditare le accreditare le cooperative iscritte all’albo regionale per redigere il documento. In base a questo, scrive un documento presentato dalla consulta, L’assessore ai Servizi sociali Nino Mantineo centonove pagina 18 “l’amministrazione dovrebbe consegnare all'utente-beneficiario individuato, mensilmente o comunque periodicamente, un “voucher” che potrà utilizzare rivolgendosi direttamente, a sua libera scelta, ad una delle Cooperative accreditate”. Ed ecco l’inghippo. VOUCHER? MAI. A luglio, subito dopo la consegna della delega ai Servizi sociali, Nino Mantineo si era dichiarato fermamente contrario alla pratica del voucher. Una posizione che l’assessore sembra avere mantenuto. “Ero e rimango contrario non per linea ideologica, ma perchè il voucher presuppone un valore tale dei servizi che sia superiore ai valori minimi, ad oggi a Messina ancora non sufficientemente garantiti. La esaminerei solo per ipotesi di servizi integrativi, non essenziali. Quello che è mancato in questi anni sono le fasi di verifica, controllo e valutazione. La delibera criticata legava le proroghe alla continuità, ma si indicava il periodo solo in attesa dei bandi di gara, che intervenissero nel segno del rinnovamento. Anzi - prosegue - che un’associazione seria come CittadinanzAttiva ponga la questione in maniera quasi ideologica mi stupisce”. ...ED I LAVORATORI. Trovata la soluzione dal punto di vista dei servizi resi, tocca ai lavoratori, altro punto debole, fino ad oggi, della catena. Il documento della consulta obbliga l’amministrazione a “impiegare l’eventuale personale in esubero e possibilmente altro ancora, con particolare attenzione per i giovani, utilizzando al meglio il notevole risparmio che si determinerà, in termini economici, realizzando dormitori pubblici per i senza fissa dimora, mense per gli indigenti, da non lasciare in esclusiva alla benemerita carità privata”. Altrimenti? Potrebbe arrivare la scure da parte della Corte dei 24 Gennaio 2014 sicilia conti. LA CORTE DEI CONTI BASTONA. Già in passato, i magistrati contabili avevano bacchettato sulle dita palazzo Zanca: “ per danno erariale” dovuto a “ comportamenti e scelte d’amministrazione non giustificate, né fondate su un’attività d’istruzione preliminare circa la misura di congruità dei costi proporzionati agli standard obbligatori per l’organizzazione del sistema di prestazioni pubbliche. Infatti il servizio è stato gestito in situazione permanente di grave difformità per eccesso di personale e di costi, dai criteri dati con gli standards regionali di efficacia obbligatoria e vincolata. Un “cazziatone”, sostengono dalla consulta, provocato del mancato obbligo di rispettare gli standard organizzativi previsti della Regione Siciliana e da l’altra normativa che regola la materia”. IN PRIMA PERSONA. Gli attacchi all’amministrazione e a Mantineo, al quale FRANCAVILLA Assistenza domiciliare «Non lasciateci soli» L’ALLARME DEI PENSIONATI RACCOLTO DALLA CISL DOPO IL DRAMMATICO APPELLO DI UN ANZIANO I protagonisti di Cittadinanzattiva con le bandiere dell’associazione in sostanza si rimprovera di non essere disponibile al dialogo, sono stati portati da Andrea Cucinotta, vice segretario regionale vicario di CittadinanzAttiva, che ha parlato in nome e per conto dell’associazione nel corso dell’ultima riunione della consulta comunale. All’amministrazione non le ha mandate a dire nemmeno l'Associazione cattolica Scienza & Vita. L’APPELLO. Lettera aperta della Consulta delle aggregazioni laicali Parola d’ordine: senza clientele Si invoca una nuova stagione per Messina che rimetta al primo posto la persona e non i favoritismi DI DINO CALDERONE* Messina. Il settore dei servizi sociali è uno dei più importanti a livello comunale, ma anche uno dei piu discussi e fonte di polemiche interminabili anche perchè, purtroppo, anziché mettere al centro dell'azione politica e amministrativa la persona, rispettandone la dignità per cercare di rispondere ai suoi bisogni, la preoccupazione principale è stata quella di sfruttare questi bisogni per soddisfare altri tipi di interessi, non sempre altrettanto nobili e di alto profilo. Da molti anni, infatti, i servizi sociali sono stati troppo spesso terreno di caccia di amministratori senza scrupoli che, anziché preoccuparsi di soddisfare i bisogni delle persone più deboli, hanno strumentalizzato le richieste di aiuto e sostegno provenienti dalla società messinese, per costituire gruppi di potere interessati prevalentemente al raggiungimento del consenso elettorale, con logiche di tipo puramente clientelare. Uscire da questa palude di interessi opachi, non finalizzati certo al bene comune, dove i diritti delle persone più fragili restano sommersi e invisibili, sembra a molti messinesi desiderosi di vivere in una città più giusta e solidale, impresa difficile, quasi impossibile. D'altra parte, è anche vero che, mettere al centro i bisogni della cittadinanza, non significa ignorare o sottovalutare il futuro lavorativo di coloro che operano nel settore da tempo, e che non possono essere in alcun modo mortificati o abbandonati. E' possibile tenere insieme, in maniera finalmente virtuosa, diritti delle persone bisognose di attenzione e diritti di chi non vuole perdere il posto di lavoro? La minore disponibilità finanziaria se da un lato potrebbe indurre a dare risposte negative, dall'altro dovrebbe spingere a cercare soluzioni alternative e inedite, almeno per la nostra città, a partire dal principio di sussidarietà, radicato nella cultura di ispirazione cattolica, ma condivisibile da tutti quelli che hanno a cuore il primato della persona umana. E' possibile garantire il mantenimento dei livelli occupazionali, anche attraverso lo studio e la progettazione di nuovi servizi, per accompagnare le esigenze che emergono dal territorio. L'attuale Amministrazione Comunale si è ripetutamente impegnata a discutere con i cittadini, prima di prendere decisioni che toccano i problemi più importanti della collettività. La sensazione, sempre più diffusa, è invece quella di chi dice che gli amministratori si confrontano, nel migliore dei casi, solo dopo avere preso le decisioni, vanificando in questo modo ogni possibile cambiamento o correzione di “rotta”. Così facendo non solo cresce la distanza fra cittadini e istituzioni, ma si rinuncia a qualsiasi contributo proveniente dalla società civile, per dare vita e forza a una nuova stagione delle politiche sociali nella nostra città, che interrompa in maniera definitiva le vecchie pratiche clientelari, causa di tanti sprechi e gravi disservizi. Come cattolici messinesi non vogliamo fermarci, come spesso accade a Messina, alla pura lamentela e alla denuncia, ma offrire un contributo concreto e fattivo alla città, attraverso alcune proposte operative che vogliamo mettere in cantiere, e che comunicheremo nei prossimi giorni in spirito di apertura e collaborazione con tutti i messinesi disponibili (Amministratori e società civile). * Segretario della Consulta delle Aggregazioni laicali centonove pagina 19 FRANCAVILLA DI CICILIA. “Non lasciateci soli”. È il grido d’allarme dei pensionati di Francavilla di Sicilia raccolto dalla FNP Cisl di Messina dopo il drammatico appello di un anziano che si è visto togliere l’assistenza domiciliare perché non è stato approvato il bilancio 2013 del Comune. La Federazione dei Pensionati della Cisl ha scritto una lettera aperta al sindaco di Francavilla di Sicilia, Lino Monea, chiedendo un incontro urgente all’amministrazione in concomitanza con il sit-in e il volantinaggio che si terrà domani, 22 gennaio, dalle ore 10, proprio davanti al Palazzo Municipale di Francavilla. “La solidarietà – scrivono Cisl e Fnp Cisl - è anzitutto principio sociale, non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante a impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siano responsabili di tutti. La situazione che si è creata nell’assistenza agli anziani del comune di Francavilla è preoccupante. In attesa del Commissario che sarà inviato dalla Regione – continuano ironicamente - tutto è bloccato e pazienza se molti soffriranno per la mancanza dei servizi indispensabili, specie alla persona”. Il sindacato contesta lo scontro di posizioni sui temi del bilancio che ha comportato non la sospensione dell’assistenza domiciliare ma anche quella probabile del rimborso agli studenti che frequentano le scuole superiori fuori sede e ha già causato l'abolizione della mensa scolastica. 24 Gennaio 2014 sicilia RICONOSCIMENTI. A S. Piero Patti si premiano gli sportivi di Sicilia Rally, tre vite in corsa Le storie di Nicol, Valentina e Alessio, campioni della scuderia Sgb. Ecco come si coniuga il lavoro alla passione per le quattro ruote DI Il pilota Nicol Ridolfo ROSSANA FRANZONE SAN PIERO PATTI. L’appuntamento è fissato per sabato 25 gennaio, alle 15.30. Nell’Auditorium Comunale del castello di San Piero Patti, in provincia di Messina, si ritroveranno tutti i migliori piloti, rallysti, slalomisti e navigatori di tutta la Sicilia. Tutti presenti per partecipare alla premiazione del campionato sociale della scuderia Sgb Rallye, una delle più importanti realtà nel mondo dell’automobilismo siciliano. Una manifestazione che già nei numeri promette di stupire. Saranno consegnati 111 tra coppe e targhe. E numerosi premi d’onore consegnati a collaboratori della scuderia, a fotografi Giuseppe Gulino, presidente della Sgb con il pilota Salvatore Calabrò e giornalisti protagonisti del motor sport in Sicilia. Ma nell’antico castello nebroideo, sabato prossimo, si intrecceranno le storie di piloti e navigatori, veterani e giovanissimi, che per dare sfogo a questa passione ogni giorno affrontano tanti sacrifici. Il primo pronto a raccontare la sua avventura tra i motori è Nicol Ridolfo, 36 anni, pilota dal 1999. Comincia con la moto, poi i kart e infine le quattro ruote. E ora con la sua peugeot 106 Blu, navigato da Antonio Tumeo, non ha nessuna intenzione di smettere. Anche se le difficoltà sono tante. «Prima fra tutte - confessa quelle economiche. Partecipare ad una gara ha dei costi notevoli. Ma io ogni volta mi diverto e non voglio rinunciare». Nicol, vincitore del campionato siciliano 2013, categoria FA5, sorride sempre quando parla della passione per i rally, nata grazie al padre. Fa il parrucchiere, ha un negozio a Capo d’Orlando dove custodisce 30 delle sue 92 coppe. «Lavoro tanto - dice - soprattutto il sabato. E di sabato si parte per le gare. E’ pesante conciliare le due cose. Rimango in negozio fino all’ultimo minuto poi, per due giorni, sono solo un pilota. «Devo essere grato - conclude Nicol - alla Sgb. La mia scuderia che ha sempre creduto in me». Nicol gareggia sostenuto dalle sue due principali fans: la moglie e la mamma. Nel corso della manifestazione del 25 gennaio verranno premiati i vincitori delle categorie rally, slalom, navigatori, junior e femminile. Verranno assegnati il premio pilota più spettacolare, miglior esordiente e il trofeo in memoria di Agostino Biondo, fondatore e vicepresidente della scuderia, scomparso nel luglio scorso. Inoltre saranno consegnati premi a tutti i piloti Mauro Gulino, direttore sportivo Sgb INIZIATIVE Al via il corso navigatori 2014 San Piero Patti. Un corso che ha come obiettivo primario quello di formare nuove figure professionali dando tutte le basi conoscitive necessarie per un perfetto esordio agonistico. Ma rivolto anche a chi ha già intrapreso questa avventura sportiva e vuole perfezionare il suo ruolo. Le lezioni si svolgeranno a San Piero Patti il 26 e il 27 aprile e saranno tenute da navigatori di alto livello. Durante gli incontri si parlerà anche di aspetti tecnici come le preparazioni delle auto da competizione e ci sarà una parte affidata a responsabili della Federazione Italiana Cronometristi che daranno le direttive giuste per i controlli orari. Il corso è stato organizzato dalla scuderia Sgb e grazie alla collaborazione con Aci Messina, con la Delegazione Regionale CSAI, con il comune di San Piero Patti e con la partnership esclusiva di OMP, Performance Five Italia e della rivista Tuttorally. centonove pagina 20 24 Gennaio 2014 sicilia Valentina Russo Alessio Pandolfino La Peugeot 207 di Alfonso Di Benedetto e Valentina Russo a Sperlonga e navigatori che hanno preso parte ad almeno due gare, vestendo i colori della scuderia siciliana. Oltre 70 persone, tra cui anche 11 donne. E proprio tra le donne vincitrice della classifica femminile c’è Valentina Russo. Psicologa, 31 anni, vive a Canicattì in provincia di Agrigento. Navigatrice per passione. E per amore. Per dodici anni, Valentina, ha seguito in ogni gara il suo fidanzato Fofò Di Benedetto, pilota siciliano tra i più spettacolari e vincenti dell’isola. «Poi racconta - quattro anni fa ho deciso di correre al suo fianco. E’ stata una sua proposta che ho subito preso in considerazione. Ma è stata anche una scommessa. Correre a certi livelli, nella Super2000, è una gran bella responsabilità». Presa la licenza, il debutto di Valentina è stato subito segnato da una vittoria. La prima di tante. «Certo - continua - i sacrifici sono notevoli. Giornate intere passate per la preparazione e lo studio delle note. Il caldo, il freddo. Ma altrettanto sono le soddisfazioni». E poi gli impegni centonove pagina 21 lavorativi. «Per fortuna ho sempre avuto dei datori di lavoro molto comprensivi». Anche Valentina vuole ringraziare il team della scuderia nebroidea. «Ci supportano in tutto. Mauro Gulino, per esempio, il nostro direttore sportivo, è precisissimo. Riesce anche da lontano a farci avere i tempi delle prove in tempo reale facilitando il nostro lavoro». Ogni anno sempre più volti nuovi vogliono accostare il loro nome a quello della Sgb Rallye. Nel 2013 ben 181 tra piloti e navigatori hanno partecipato ad almeno una gara vestendo i colori della scuderia di San Piero Patti. «Il nostro intento - precisa Giuseppe Gulino, presidente della Sgb - è rendere migliore l’ambiente dello sport automobilistico. Puntando soprattutto su nuovi progetti. Proprio per questo nasce la nostra Scuola Rally e il corso di perfezionamento per Navigatori». Iniziativa che verrà avviata il prossimo aprile. Tra i giovanissimi, invece, c’è Alessio Pandolfino, vincitore nel 2013 del Campionato Siciliano della categoria Racing Start. Ventisei anni, idraulico, corre dal 2009. La passione per le quattro ruote è stata trasmessa dal padre, anche lui pilota. Per trent’anni. «Il rally – dice Alessio – è uno sport affascinante ma costoso. E qui in Sicilia è difficile trovare gli sponsor. Non nascondo che spesso lavoro solo per pagarmi le spese di una gara». 24 Gennaio 2014 17 Gennaio 2014 sicilia LETOJANNI. Il ricercatore Filippo interdonato ricorda l’amico Luigi Michaud, morto in Antartide Il mio amico Lulo Lo studioso messinese ha avuto un malore durante una immersione. «Era un vulcano d’idee, da suo alunno siamo diventati come fratelli». I ricordi del viaggio in Francia. A ritmo di rock DI ENRICO SCANDURRA LETOJANNI. «Detestava decisamente la routine. Voleva vedere, fare e pensare cose nuove. Scalata una montagna, pensava subito alla prossima. Era il nostro “vichingo antartico con gli occhi da bambino”». Sin dalle prime parole, un po’ strozzate dal dolore per una perdita troppo importante, Filippo Interdonato, ventinovenne ricercatore letojannese del Dipartimento di Scienze Biologiche ed Ambientali dell’Università di Messina, traccia inconfondibilmente il volto, le abitudini e la grande umanità che contraddistinguevano Luigi Michaud. Il 39enne ricercatore messinese morto durante una missione di ricerca Enea in Antartide. Michaud era impegnato in immersioni nella Baia Da sinistra Luigi Michaud e Filippo Interdonato di Terra Nova proprio accanto la base italiana Mario sin dai primi giorni; ed è lui, al Zucchelli quando ha accusato un telefono, ad aprirsi, a parlare di malore. Nonostante gli immediati soccorsi e la rianimazione non è stato Luigi, nonostante la tanta amarezza. L’amarezza di chi ha perso per possibile evitare la tragedia. Michaud sempre un fratello. «Avevamo tanti era legato da una profonda amicizia progetti in comune - spiega con Filippo Interdonato, che ha Interdonato -. Io mi trovo a Livorno cresciuto come un fratello minore (è ed ho appreso la notizia dalla mia stato prima suo studente poi collega) ragazza, ma presto ci saremmo rincontrati per abbracciarci e fare quello che amavamo e da tanto tempo ci eravamo prefissati. Tra queste le famose discese sottacqua. Un lavoro intenso, fatto di grande determinazione e voglia di stupire. Qualcosa che non si potrebbe ZOOM Vado a studiare e poi torno DECINE DI DOCENTI DELL’UNIVERSITÀ DI MESSINA IMPEGNATI NEI 5 CONTINENTI DAL NORTH CAROLINA al Polo Nord passando per l’Europa. Sono decine i ricercatori Luigi MIchaud dell’Università di Messina, impegnati in ricerche scientifiche fuori dai confini nazionali. Luigi Michaud si trovava in Antartide, un luogo suggestivo e poco usuale, ma tanti altri colleghi si muovono in ambiti più “consueti” grazie a convenzioni tra l’Ateneo e strutture sparse nel mondo. Con tante soddisfazioni. L’ultimo premio lo ha ricevuto in questi giorni Achille Mileto, medico in formazione al V anno in Radiodiagnostica, attualemente Research Associate alla Duke University (Durham, North Carolina). Ha vinto il “Rsna Trainee Research Prize 2013”, conferitogli dalla Società Radiologica del Nord America (RSNA) durante il 99° Meeting Annuale della stessa Società Scientifica, svoltosi a Chicago. Il premio è assegnato per la migliore ricerca dell’anno in ambito di imaging genitourinario. centonove pagina 22 spiegare in due parole. Luigi era così. Un autentico vulcano di idee e sempre pronto a superare gli ostacoli che gli si ponevano davanti continuamente. Mi manca già tanto». Poi parla degli inizi, delle loro prime esperienze lavorative, sempre costruttive e davvero interessanti. «Mi ha insegnato tutto lui - sostiene . Ricordo che ci conoscemmo tra la fine del 2005 e l’inizio del 2006. Io ancora frequentavo la Facoltà e lui, da lì a poco, sarebbe diventato il mio tutor universitario. Una persona fantastica. Sin dall’inizio mi mise a mio agio. Talmente tanto che diventammo subito amici. Strana cosa tra uno studente ed un professore. Ma Luigi, anzi ‘Lulo’, era diverso da tutti». Il suo profilo Facebook è ancora aperto ma nessuno ha osato scrivere qualcosa. Lui non c’è più ma è come se vivesse ancora, almeno per i molti amici che lo attorniavano nei momenti più difficili. Filippo, infatti, non si è dato per vinto e continua a scrivere dei suoi progetti, degli esami passati in modo eccellente. Per lui è come se ancora fosse lì accanto, a consigliarlo, a dargli man forte. «Per me lui non è morto - afferma convinto -. Io voglio solo che qualcuno mi dica il perché di tutto questo. Perché proprio lui?». È amareggiato il giovane ricercatore. E lo è ancora di più quando rammenta del suo soggiorno in Francia. «Ricordo anche i momenti in cui litigavamo - aggiunge, stavolta sorridendo -. Erano discussioni costruttive, però. Lui sapeva portarmi sulla retta via. Mi aiutava in ogni cosa, ma il suo carattere gli impediva a volte di complimentarsi con me per la riuscita in qualche compito o per il passaggio di un esame difficile, come con tutti, d’altronde. Anche nella mia tesi di dottorato c’è qualcosa di suo». Un ‘orso buono’, dunque, che “allevava” con grande generosità e acume. «Non potrò mai dimenticare le bellissime esperienze che facemmo assieme in Francia - continua poi -. Si trattava di campionamenti che, in totale, duravano la bellezza di 24 ore. Non dormivamo per delle giornate intere. Sembravano non finissero mai, ma mi entusiasmavano tantissimo». Di campionamenti durati un’eternità ce ne furono parecchi. Ma uno in particolare è rimasto nella mente di Filippo. «Un giorno entrò nel laboratorio, che nel frattempo era stato ribattezzato con il nome di ‘tonji patonji’. Salì sul bancone e cominciò a ballare a ritmo delle sue canzoni rock - conclude ridendo -. E poi non dimenticherò mai il suo sorriso. Era un grande. Tutto qui. Il mio sogno nel cassetto? Diventare un giorno come lui. Sono sicuro che ne sarebbe fiero». 24 Gennaio 2014 sicilia Tommaso Currò Il promontorio di Milazzo dove sorgerà l’Area Marina Protetta (Foto Geo Special - Facebook) MILAZZO. Sarà l’ispra a studiare i fondali per definire l’istituzione dell’area marina protetta Riserva, punto e a Capo Grazie ad un accordo bipartisan tra gli onorevoli Tommaso Currò e Stefania Prestigiacomo a disposizione 750 mila euro per i prossimi due anni. Ma ora c’è tensione per regole e divieti DI GIANFRANCO CUSUMANO MILAZZO. Sarà l’Ispra a studiare i fondali di Capo Milazzo per definire le ultime pratiche necessarie ad istituire la Riserva marina di Capo Milazzo. Il Ministero dell’Ambiente darà l’incarico il prossimo mese. Una rivoluzione copernicana per la penisola mamertina che finalmente potrà valorizzare il suo bene più prezioso (Milazzo è bagnata dal mare sia a Levante che a Ponente). La Commissione bilancio della Camera dei deputati ha approvato l’Istituzione dell’area marina protetta di Milazzo grazie ad un accordo bipartisan tra l’onorevole mamertino Tommaso Currò, esponente dei 5 Stelle che ha promosso l’emendamento, e l’ex ministro all’Ambiente Stefania Prestigiacomo. L’istituzione, così, è stata inserita nella Legge di stabilità con tanto di copertura finanziaria: 750 mila euro per affrontare i primi due anni (250 mila per il 2014 e 500 mila per il 2015). Tecnicamente Milazzo è stata inserita tra le aree marine di reperimento la cui conservazione avviene attraverso l'istituzione di aree protette. Ma ora cominciano i primi dibattiti su come gestire questa rivoluzione. Area Marina protetta significa da un lato la tutela del territorio ed un richiamo turistico, ma dall’altro potrebbe anche significare divieti. Se correttamente gestita l'area marina protetta potrebbe contribuire al mantenimento dell'equilibrio e della produttività dell'ecosistema marino, difendere habitat critici, preservare la biodiversità, e contribuire anche all'uso sostenibile delle zone costiere utilizzando gli ecosistemi e le loro risorse biologiche in maniera razionale, limitandosi a prelevare una parte della produzione, lasciando integra un'adeguata quantità di individui in grado di riprodursi e moltiplicarsi. L’area è stata istituita anche grazie ad un iter avviato nel corso degli anni con tanto di protocolli già sottoscritti da Comune e privati (associazioni, cooperative di pescatori). A portare avanti dal 2009 il progetto dell’area marina protetta a Capo Milazzo è stato il movimento Amp presieduto dal biologo Gianfranco Scotti. Qualche settimana fa si è tenuto un primo tavolo tecnico, ma le polemiche non sono mancate. Ad essere stata esclusa è stata l’associazione "Il Promontorio”, nata nel 1995 «per promuovere, valorizzare e custodire, la cultura, le tradizioni e il territorio di Capo Milazzo». «A nome dei "Capiciani" - srive il presidente Francesco Currò non abbiamo intenzione di farci "imporre" nessuno stato di fatto, ma che l'interesse di una buona riuscita dell'area marina protetta a Capo Milazzo è principalmente di chi vi abita da una vita e di chi impegna i propri sforzi per proteggere questo territorio da sempre. Per evitare stupide incomprensioni rinnovo la disponibilità a partecipare a futuri laboratori o dibattiti». Secondo gli organizzatori, comunque, non vi sarebbe stato alcuna esclusione preconcetta. Infatti a sedere ufficialmente al tavolo sarebbero stati solo i rappresentanti degli enti e associazioni che hanno sottoscritto il protocollo con cui si chiedeva l'istituzione dell'area marina (dall'Amp, all'associazione dei pescatori di Vaccarella passando per Comune e Capitaneria di Porto). L’area Marina sarà suddivisa in tre zona (A, B, C). La zona A è quella della riserva integrale. Saranno consentiti esclusivamente la ricerca scientifica, balneazione, visite guidate subacquee e navigazione a remi o a vela. Nella B ci sarà la riserva generale: navigazione a velocità controllata, piccola pesca professionale dei residenti, attività subacquee. Infine la zona C, quella della riserva parziale: Balneazione libera, accesso libero, pesca sportiva. AL VERDE Il boschetto dell’Ancora fa 22 L’AREA DI PONENTE CURATA DA LEGAMBIENTE CUSTODISCE PIANTE RARE MILAZZO. Il Boschetto dell'Ancora compie 22 anni. La ricorrenza è stata celebrata con una breve visita dell'area verde, con la benedizione del francescano Padre Paolino Saja della Parrocchia di San Papino e del professore Alessandro Crisafulli dell'Orto botanico di Messina che ha tenuta una breve lezione "a cielo aperto". Presenti l'Assessore all'Ambiente del Comune di Milazzo Salvatore Gitto, l'Assessore all'Ambiente del Comune di Torregrotta Santino Archimede, gli Scouts di Milazzo, l'Associazione il Promontorio di Capo Milazzo, l'Associazione Tono Sole Mare, Carmelo Ceraolo della Legambiente del Longano, i cittadini volontari e amici e soci di Legambiente del Tirreno. Crisafulli ha sottolineato che il boschetto è "...un'area naturalistica preziosa del litorale tirrenico, unica nel suo genere con piante molto rare", ed è un utile laboratorio periferico per lo stesso Ortobotanico”. centonove pagina 23 Il boschetto dell’Ancora 24 Gennaio 2014 sicilia MESSINA. Il Governo regionale revoca l’incarico di commissario a Manlio Magistri. Che avvia una battaglia legale «Sull’Asp non metterò una Crocetta» «L’accorpamento dei punti nascita di Barcellona e Milazzo è stato voluto dall’assessore alla Sanità, io ero contrario». Ecco tutta la verità del “padre padrone” della sanità messinese. Da Borsellino a Collica DI GIANFRANCO CUSUMANO MESSINA. «Dopo avere saputo dai giornali on line che sarei stato rimosso da commissario dell’Asp di Messina mi hanno chiamato a Palermo proponendomi una direzione sanitaria in cambio delle dimissioni. Al mio rifiuto si sono scagliati contro». Eccolo qui Manlio Magistri, 64 anni, quello che è stato definito il “padre padrone” della sanità in riva allo Stretto. Colui che avrebbe promosso la compagna a direttore dell’ospedale di Milazzo, il manager che ha chiuso i punti nascita di Mistretta e Barcellona facendo scendere in piazza migliaia di cittadini. Un ritratto a cui ha contribuito con vigorose pennellate a tinte forti il presidente della Regione Rosario Crocetta, ma che Magistri, con un passato di sindacalista nella Cisl-Medici, non intende accettare. Oggi il manager milazzese non ha la solita sigaretta con cui viene ritratto sui giornali. Tra le dita stringe il decreto assessoriale con cui si revoca l’incarico ai vertici dell’Asp che ricopriva dal luglio 2012. Si tratta di una copia. L’originale si trova sulla scrivania dei sui avvocati, ben cinque, che stanno curando il ricorso e la tutela da eventuali diffamazioni. Dottore Magistri come si sente nei panni del “padre padrone” della sanità messinese? «Non ho fatto altro che seguire passo passo le indicazioni che giungevano dall’assessorato alla Salute. Non ho fatto nulla che non fosse previsto dal piano regionale o sollecitato con atti scritti dall’assessore Lucia Borsellino». Veramente è stato rimosso per il motivo opposto... «Crocetta ha rilasciato dichiarazioni gravissime sul mio conto. Sono sconcertato non solo perché ho appreso della rimozione dai giornali con inaudita violenza verbale, ma anche per le motivazioni. Si tratta di una guerra di nervi che va avanti da mesi. Nonostante in materia sanitaria sia il manager più titolato della Sicilia, sono stato escluso da questa fantomatica graduatoria dei manager e costretto a fare un accesso agli atti per capirne il motivo: il curriculum è stato valutato con 36 punti su 40; il test pisicologico l’ho superato brillantemente. C’è scritto che il mio profilo ha una “eccellente corrispondenza al ruolo di dirigente d’azienda”. Quello che non si riesce a trovare è l’esito dei colloqui. Manlio Magistri Nonostante una formale richiesta, all’assessorato hanno risposto che non è in loro possesso. La cosa assurda è che ha risposto così anche la commissione d’esame. Per venirne a capo presenterò una denuncia». Ma visti che i rapporti non erano idilliaci perchè sostiene di essere sorpreso dalla revoca? «Venerdì 17 gennaio, il giorno prima dell’attacco mediatico, mi avevano convocato a Palermo per discutere di rete ospedaliera». Si è dato una spiegazione? «Sempre venerdì, alle 14,30, è stato pubblicato sul sito del Tar di Catania l’ordinanza con cui si accoglieva il ricorso del comune di Barcellona e si sospendeva la chiusura del punto nascita. Improvvisamente si è trattata di una mia sconfitta, come se avessi scelto io di prendere questo provvedimento». E di chi è la colpa? «Esiste una fitta corrispondenza con l’assessorato alla Salute, a partire dal marzo 2013, nella quale mi si chiede di fare al più presto l’accorpamento dei punti nascita tra Barcellona e Milazzo nella struttura con i maggiori requisiti di sicurezza. E’ stata scelta Milazzo perchè c’è la Rianimazione. Ho risposto che avrei proceduto, sottolineando però, di tenere presente che sarebbero potuti nascere problemi politici e sociali. Nel corso dei mesi si sono tenute riunioni tra il sottoscritto, i sindaci del comprensorio e l’assessore Borsellino che ha spiegato le ragioni di questo provvedimento. Tutti erano a conoscenza dello spostamento (alla fine concordando). Il sindaco di Barcellona, Maria Teresa Collica, era preoccupata su come fornire questo tipo di comunicazione ai cittadini. Ricordo ancora un pranzo a Milazzo sia con la Collica che con la Borsellino. Abbiamo concordato i tempi della chiusura e poi visitato il punto nascita di Milazzo. Le cose sono due: o io sono pazzo o l’assessore Borsellino è politicamente un fuscello nelle mani di Crocetta. Naturalmente posso dimostrare con atti che mi sono opposto anche alla chiusura di Mistretta». Qualcuno ha malignato che Milazzo è stata favorita perchè a dirigere la struttura è la sua compagna, la dottoressa Licia Emanuele. «Al contrario di quello che dicono i miei detrattori lei ricopre la carica di “direttore di struttura complessa” e la “direzione medica di presidio” in quanto ha vinto una selezione pubblica quando al mio posto sedeva Francesco Poli. Doveva andare a Taormina al posto del dottore Sirna, ma non era gradita a Poli (tutti ricordano che Taormina veniva ritenuto il suo feudo). Nel 2012, prima del mio arrivo, fu spostata a Milazzo». E’ stato accusato di avere consentito anche una prescrizione abnorme di farmacia ai medici di base... «Fino a prova contraria ho subito l’occupazione degli uffici da parte di 300 medici di base perché inviato “stigghiole” con richieste di risarcimento fino a 60 mila euro». Molti si chiedono come mai la sua revoca è stata ufficializzata solo tre giorni dopo l’annuncio. «Come ho detto, ero stato convocato a Palermo per lunedì 21 gennaio. Un alto dirigente con potere decisionale mi ha chiesto - davanti a testimoni - di dimettermi in cambio di una futura direzione sanitaria. Ho declinato l’invito». Conosce il suo successore, Giovanni Migliore? «No. So solo che fino alla settimana scorsa era responsabile del Centro unico di prenotazione delle visite dell’Asp di Palermo». LA SVOLTA «Mi occuperò di politica: farò il sindaco di Milazzo» MILAZZO. Il futuro di Manlio Magistri potrebbe passare dal palazzo municipale di Milazzo. L’ex commissario dell’Asp starebbe pensando al ritorno alla politica attiva delegata negli ultimi anni al figlio Simone. Ricominciando dal comune di Milazzo. Il prosismo anno, infatti, gli elettori ritorneranno alle urne per rieleggere l’amministrazione comunale. «Può darsi che Crocetta andrà via e io avendo tutte le carte in regola potrei ritornare ad occupare ruoli manageriali nella Sanità - dice il medico - non nascondo, però, che è da un po’ di tempo che un pensierino sulla sindacatura a sindaco di Milazzo ce la faccio. D’Altronde tutti questi problemi li ho avuti per avere valorizzato l’ospedale del comune». Magistri negli anni (o direttamente o tramite il figlio) ha spaziato da An del senatore Mimo Nania al Mpa di Raffaele Lombardo. «La candidatura la farei lontana dai partiti», precisa. centonove pagina 24 24 Gennaio 2014 economia FALLIMENTI. Resta nel limbo la società che la Regione ha rilevato da Invitalia nazionale. E che ora viaggia sottotono Tu chiamala se puoi Sviluppo Italia Dovrebbe promuovere gli investimenti, ma da marzo non avrà nemmeno i fondi per pagare stipendi ai settanta dipendenti. Nessuna risposta dal ministero alle richieste del manager Paradiso. Desolatamento vuoto anche l’incubatore di Messina ZOOM Aziende in rosa, arriva il fondo speciale NUOVA SEZIONE DEL MINISTERO DEL LAVORO. FINO A 300 MILIONI DI CREDITO AGEVOLATO L’incubatore di Sviluppo Italia Sicilia in contrada Papardo a Messina PALERMO. Resta nel limbo l’attività di Sviluppo Italia Sicilia, la società che la Regione ha rilevato da Invitalia nazionale, e che ora viaggia sottotono. C’è il rischio accertato che per la società regionale di promozione degli investimenti, di cui è direttore generale il manager Vincenzo Paradiso orginario di Castell’Umberto Vincenzo Paradiso, a fine marzo mancheranno anche i fondi per pagare stipendi ai settanta dipendenti. L’ultima riunione, martedì scorso, cui il governo ha mandato in rappresentanza il capo di gabinetto Gianni Silvia, non ha dato risposte sul piano dell’operatività, richiesta da Paradiso. Trasferita nella sede dell’Irfis, Sviluppo Italia Sicilia, che insieme a Sicilia e-Servizi, per la telematica. Siciliacque, per la rete idrica, Riscossione Sicilia, per i tributi Spi, società per la gestione del patrimonio, è una delle società superstite del piano di raccordo tra le partecipate, che dovrebbe occuparsi di assistenza tecnica per i progetti europei, attrazione degli investimenti dall’estero, promozione di imprenditoria giovanile, spin-off aziendali in aree di crisi, incubatori di imprese. Restano desolatamente vuote tante delle iniziative intraprese, tra queste l’incubatore di Contrada Papardo, in un padiglione dell’Università, a Messina che non ospita una sola sturt-up e la società strumentale si limita oggi a dare il supporto a qualche assessorato per programmi di sostegno alle rendicontazioni e a fare da “cuscinetto” a Invitalia nazionale, che gira l’operatività di alcune iniziative alle società “sorelle” delle regioni, senza riconoscere fondi per le attività promosse in raccordo. Da Sviluppo Italia Sicilia dovrebbero essere gestiti i fondi della legge 28 febbraio 2008 n. 31 che all’art.28 destinava quasi un miliardo di euro per tutte le attività di promozione imprenditoriale. A battere i pugni sul tavolo per la richiesta dei fondi, finora. È stato per la Puglia il governatore Nichi Vendola, che poi li ha ottenuto. IL ministro della coesione territoriale, il siracusano Trigilia, ora ha promesso un intervento per rimodulare i fondi che finora alcune Regioni, come la Sicilia, non hanno richiesto. Secondo le previsioni all’Isola dovrebbero essere assegnati duecento milioni di euro, sui quali Sviluppo Italia dovrebbe svolgere i piani di azione territoriale. centonove pagina 25 Le imprese “in rosa” italiane hanno un nuovo alleato: si chiama “Sezione speciale” del Fondo di garanzia per le Pmi e mette sul piatto 300 milioni di euro di credito garantito agevolato, a sostegno dell’imprenditoria femminile. Lo strumento si appoggia ad una dote di 20 milioni di euro, di cui dieci messi a disposizione dal dipartimento per le Pari opportunità del ministero del Lavoro e altri dieci come effetto della compartecipazione del Fondo. L’obiettivo è chiaro: grazie alle condizioni particolari della “Sezione speciale”, le Pmi femminili potranno presentarsi a istituti di credito e confidi con la forza di una “garanzia pubblica” fornita dallo Stato, in sostituzione delle garanzie “standard” di solito richieste per ottenere un finanziamento. E potranno quindi essere agevolate nell’ottenere ulteriori finanziamenti per la crescita e lo sviluppo. Non a caso, la metà della dotazione di questa nuova“Sezione speciale” del Fondo è riservata alle nuove imprese, ovvero alle “start up”. Tra le condizioni vantaggiose offerte per la concessione della garanzia c’è l’opportunità di prenotare direttamente la garanzia, nonché la priorità di istruttoria e di delibera, l'esenzione dal versamento della commissione una tantum al Fondo e la copertura della garanzia fino all'80% sulla maggior parte delle operazioni. Ne possono beneficiare micro, piccole e medie imprese a “maggioranza rosa”, ovvero: società cooperative o di persone costituite in misura non inferiore al 60% da donne; società di capitali dove almeno i due terzi delle quote di partecipazione e degli organi di amministrazione siano riferiti a donne; imprese individuali a gestione femminile. 24 Gennaio 2014 economia Il mitico marchio di Caffè Barbera UOMINI&BUSINESS. Storia dello stabilimento nato con i garibaldini Barbera, un caffè lungo 144 anni Fondata da un giovane piemontese folgorato dallo Stretto, l’azienda vince la prima scommessa nel ‘43 quando esce dai confini dell’isola. Oggi la quinta generazione regala un aroma destinato a durare DI VINCENZO LOMBARDO Messina. Nel 1870 tra i mille al seguito di Giuseppe Garibaldi c’è un giovane piemontese, Domenico Barbera, che al termine della spedizione patriottica, rimasto incantato dalla vista dello splendore dell’istmo di Capo Peloro che si staglia sulle ripide coste sicule e calabre, tra una successione maestosa di colline che arrivano rapidamente in quota e in un mare interno profondo, perennemente agitato, che cambia dal blu di Prussia al viola, e con sullo sfondo la magnificante prospettiva dell’Etna , decide di rimanervi in pianta stabile. Nella sua terra di origine lavorava come operaio in una piccola torrefazione. Sulla scorta di quella esperienza impianta una minuscola analoga attività: con l'ausilio di un’ apposita rudimentale macchina tostatrice (tutt`oggi visibile presso il piccolo museo dello stabilimento), posta sulla brace, e attivata a mano inizia ad abbrustolire i semi di alcune specie di piccoli alberi tropicali appartenenti al genere Coffea. Nasce così quello sbalorditivo granello scuro, preziosa materia prima, dal quale ricava un’ aromatica bevanda nera, destinata a divenire la immancabile compagna delle nostre pause quotidiane. Neanche la morte del suo fondatore, sopraggiunta nel 1903, e le devastanti conseguenze del terremoto del 1908, nel quale perde la vita uno dei suoi due fratelli sono riuscite a spegnere le insegne del Caffè Barbera. Al figlio Antonio si deve la ricostruzione dell’azienda postterremoto, nonché la sua trasformazione in impresa industriale. La terza generazione, rappresentata dal figlio Domenico, a dispetto del detto “ la prima generazione crea, la seconda amplia e la terza distrugge” , vince nel 1943, in piena seconda guerra mondiale, una scommessa impossibile: sviluppare l’azienda oltre i confini della Sicilia. Prima stazione di crescita: Napoli, la patria della tazzunella e cafè. Otto anni dopo costruisce nel profondo nord, a Milano, un altro importante stabilimento in linea con i più avanzati standard di qualità e ottimizzazione delle lavorazioni. Nel 1970, alla morte di Domenico, nipote del fondatore, entra in campo la quarta generazione con il figlio Vittorio, il quale trasforma, anche sotto il profilo dell’assetto societario, l’azienda a conduzione familiare in una società per azioni: Barbera 1870 Spa. Nel 2001 scompare Vittorio e il testimone è raccolto dalla quinta generazione rappresentata dai suoi figli Antonio, Presidente e Amministratore Delegato, e Francesco, Consigliere e Amministratore Delegato del Consiglio di Amministrazione. Oggi l’azienda ha un capitale sociale di 1.500.000 euro, suddiviso al 50% tra i due fratelli ed è articolata in un gruppo societario e impiega circa 30 addetti. Attraverso la BHC – S.r.l., il gruppo, gestisce le attività di locazione immobiliare di beni propri o in leasing, e con la Finhoreca Spa le attività creditizie rivolte alla erogazione di finanziamenti , destinati all’impianto dei macchinari e all’acquisto della materia prima, in favore dei gestori di bar e di altri esercizi commerciali. Il fatturato delle due società di servizio è modesto rispetto a quello della capogruppo. La Barbera 1870 SpA, infatti, ha fatturato nel 2011 ben 8.463.000 euro e confermato nell’anno successivo una centonove pagina 26 LA SCHEDA RATING ECONOMICO SOCIALE (0 a 10): 5 - Storia ultracentenaria :10 - Andamento economico: 8 - Rapporto Occupazione/Territorio Partner di Iniziative Sociali: 2 - Sponsor Attività Sportive: N.C. [email protected] performance di 8.760.000 euro. Il margine operativo lordo del 2011 si è attestato a 566mila euro e nel 2012 è stato incrementato a 702mila euro. In leggera crescita gli utili di gestione: 151mila euro nel 2011 e 191mila euro nel 2012. Aumentate le tasse pagate all’erario dai 156mila euro del 2011 ai 164mila euro del 2012. Stabile è il valore del Patrimonio Netto : 5.529.000 euro. L’indebitamento finanziario, di 1.227.000 mila euro, è molto basso rispetto ai volumi lavorati, il che significa che l’azienda ha pure un elevato cash flou, circa 750mila euro. Va da sé che il rapporto Indebitamento Finanziario/Patrimonio Netto è molto contenuto, 0,22%, e l’incidenza del peso del debito sul patrimonio è quasi insignificante. L’andamento economico dell’azienda è confortante e ci fa ben sperare per il futuro. Nella tazza del caffè dei messinesi l’aroma del Caffè Barbera è destinato a durare per almeno un altro centenario. 24 Gennaio 2014 economia OCCORRE SAPERE ECOAMBIENTE. Entra nel vivo l’organizzazione della grande mostra universale a Milano Agroalimentare, pronti per l’Expo Il capoluogo lombardo sarà la capitale mondiale del cibo e delle tematiche legate allo sviluppo sostenibile. Dieci le aziende di Messina che competono. La selezione della Camera di Commercio MESSINA. Entra nel vivo l’organizzazione dell’Expo Milano, la grande mostra universale puntata sull’agroalimentare che farà del capoluogo lombardo la capitale mondiale del cibo e di tutte le tematiche legate allo sviluppo dell’ecoambiente e della sostenibilità. Da lunedì 20 partirà alla Camera di Commercio di Messina, sotto il coordinamento del commissario ad acta Franco De Francesco, la selezione delle prime dieci aziende messinesi che del settore agroalimentare che saranno selezionate per partecipare alla manifestazione, anche in vista dell”Expo Day”, “un primo assaggio” che si svolgerà a Milano dal 1 al 2 giugno. Scattano intanto tutte le agevolazioni fiscali a sostegno della manifestazione: l’agenzia delle entrate ha già reso disponibile il modello per l’esenzione Iva per gli acquisiti di beni e servizi e per le importazioni effettuate per l’Esposizione universale, per tutte le fatture di importo superiore a trecento euro. L’Expo 2015 vedrà la partecipazione di 141 nazioni, più tre organizzazioni David, il capolavoro di Michelangelo, sarà il simbolo del padiglione Italia internazionali: Onu, Cern e Commissione Europea. Nerl’ultima edizione c’erano più di duemila persone, tra cui 40 Capi di Stato e di Governo, ad assistere alla cerimonia di chiusura dell’’Esposizione Universale più grande di tutti i tempi, tenutasi il 30 ottobre 2010 al Center di Expo Shanghai nel 2010. Entro il prossimo marzo è pianificato l’inizio della vendita dei biglietti, un passaggio cruciale per il successo dell’Esposizione. David, il capolavoro di Michelangelo (custodino nella Galleria dell’Accademia a Firenze) sarà il simbolo del padiglione Italia. Una copia della statua sarà collocata proprio nella grande piazza del padiglione. Promozione Sicilia tra Rimini e Milano Con la partecipazione a due importanti manifestazioni fieristiche del settore agroalimentare e dell’artigianato, rispettivamente Rimini Horeca Expo dal 18 al 22 gennaio e Homi Milano dal 19 al 22 gennaio, l’Assessorato regionale alle Attività produttive guidato dal Linda Vancheri, segna un altro punto a favore di una attività di promozione delle produzioni siciliane di qualità. Grazie al progetto, infatti, hanno esposto a Rimini 19 aziende agroalimentari di tutta la Sicilia che hanno presentato a buyers ed operatori del settore della ristorazione prodotti con tipologie diverse (vini, oli, conserve, pesce, pasticceria, capperi e pistacchi) ma tutti caratterizzati dall’indiscussa qualità. Le aziende, infatti, sono selezionate dalla Regione e rappresentano eccellenze nei rispettivi settori. Grazie allo stesso progetto, per il settore artigianato hanno esposto a Milano, venti aziende produttrici di gioielli, ceramiche d’arte, abiti e pelletteria, candele e stoffe dipinti, oggettistica. Fra le aziende di Ragusa, Alfonso Crapanzano che produce pasticceria e gastronomia tipica ha partecipato a Rimini Horeca mentre altre due Barocco oro che produce gioielli e L’angolo del ricamo, hanno esposto ad Homi Milano. LEGALMENTE REGIONE SICILIANA AZIENDA SANITARIA PROVINCIALE – ENNA Codice Fiscale 01151150867 – Partita I.V.A. 01151150867 Tel.0935/520156 – Fax 0935/520187 AVVISO ESITO DI GARA Questa Azienda rende noto che con atto deliberativo n.2058 del 27/11/2013 la gara a procedura aperta per l’affidamento dei Lavori per la realizzazione delle opere di adeguamento e messa a norma del P. O. "C. Basilotta" di Nicosia – Ala Est – CIG:4621580875 – è stata aggiudicata all’impresa Edile di seguito riportata: ANZALONE LUIGI & C. s.r.l. con sede in San Cataldo (CL), Via Pilato n.33; Che ha offerto il ribasso del 27,7317% sull’importo fissato a base di gara. Alla gara hanno partecipato n.172 imprese riunite e non in ATI. Eventuali informazioni potranno essere richieste all’U.O.C. Servizio Tecnico – Viale Diaz n.7/9 – Enna – Tel. 0935.520156 – Fax 0935.520187, tutti i giorni non festivi escluso il sabato, dalle ore 09,00 alle ore 12,00 o collegandosi al sito www.asp.enna.it. L’esito di gara è stato trasmesso alla GURS per la pubblicazione in data: 7 gennaio 2014. Il Commissario Straordinario Dr. Giuseppe Termine SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA PUBBLICA GLI AVVISI ED ESITI DI GARA D’APPALTO SU CENTONOVE PER CONTATTARE LA REDAZIONE CHIAMA I SEGUENTI NUMERI: 090.9430208 - 9430206 fax 090.9430210 - 090.9430211 RICHIEDI PREVENTIVI ANCHE VIA E-MAIL A: [email protected] centonove pagina 27 24 Gennaio 2014 economia IN BREVE UNICOOP SICILIA Le opportunità a Malta PROGETTO SPARTACUS. Allarme dei sindacati. «La Regione trovi i fondi o riesplode la vertenza» Sportelli? Chiusi per licenziamento Palermo. Rischia di esplodere nuovamente la vertenza dei lavoratori degli sportelli mulfunzionali, per i quali un accordo governo-sindacati ha previsto il transito temporaneo al Ciapi di Priolo, dopo avere chiesto l'aspettativa al proprio datore di lavoro, in attesa della riorganizzazione dei servizi per l'impiego. Il progetto Spartacus, nel quale sono impegnati è in scadenza, e in conseguenza l'Anfe ha già comunicato i licenziamenti e altri enti li hanno annunciati. A lanciare l'allarme sono Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola, che hanno chiesto un incontro urgente all'assessore regionale al Lavoro, Ester Bonafede, per affrontare il tema della proroga del progetto Spartacus con i necessari finanziamenti e per discutere della riorganizzazione dei servizi per l'impiego. "All'assessore - dice Giovanni Lo Cicero, della Flc Siciliachiediamo di farsi parte attiva per il reperimento delle risorse necessarie a garantire la proroga del progetto Spartacus onde assicurare la prosecuzione delle attività relative all'erogazione delle politiche attive del lavoro almeno fino a quando non saranno definiti i criteri della CONSUMATORI MESSINA La bolletta la pago in ricevitoria Confederazione agricoltori Gino Savoia lascia Esistono diverse strade per pagare le multe, il bollo e le utenze di casa (luce, gas, telefono ) e, negli ultimi anni sono molti gli utenti che hanno optato per il pagamento dei bollettini in bar e tabacchi. Il costo è di poco superiore rispetto aquelli applicati dagli uffici postali. Oltre al fatto che molti pagamenti sono notificati alle società in tempo reale rispetto alle poste . Questa procedura di pagamento, spesso, ha risolto procedure di morosità o la riattivazione repentina dei servizi . Gli operatori vogliono rafforzare il contatto , anche se molti clienti restano affezionati alle Poste. Gli operatori di energia e tlc si sono attrezzati per offrire una scelta tra diverse formule di pagamento (accordi con Sisal e Lottomatica per il pagamento dei bollettini in ricevitorie, bar e tabaccherie ). Il sistema preferito da molti operatori resta tuttavia l’accredito sul conto corrente. Francesco Sabatino, Adoc Uil riorganizzazione dei servizi per l'impiego a livello nazionale e regionale, evitando così che si riproponga l'allarme sociale dello sorso autunno". All'assessore al Lavoro i sindacati ricordano anche gli impegni presi lo scorso 26 settembre sull'avvio del confronto per la riorganizzazione del servizio pubblico per l'impiego, con l'ipotesi di adottare un sistema misto pubblicoprivato attuando interventi attraverso i centri per l'impiego e i soggetti accreditati. "Chiediamo che questo confronto si apra - dice Lo Cicero - per giungere quanto prima a una più efficace gestione del mercato del Lavoro". CATANIA. Sabato 18 gennaio, alle ore 9.30, al Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia (zona industriale di Catania) si terrà un incontro in materia di internazionalizzazione, adal titolo "Opportunità di business a Malta", a cura di Unicoop Sicilia e del consorzio Etna World Trade (EWT). Saranno presenti Roberto D'Agostino, presidente del Parco, e l'Assessore alle Attività Produttive del Comune di Catania, Angela Mazzola e Mario Galea, già Presidente dell'Autorità dell'energia e del gas di Malta, per illustrare alle imprese associate a Unicoop e/o consorziate a EWT quali scenari di mercato si aprono a La Valletta per le eccellenze siciliane. CONFINDUSTRIA MESSINA La rete per il reinserimento socio-professionale MESSINA. Il 24 gennaio, alle ore 10.30, presso Confindustria Messina, si svolgerà la conferenza “Circum_Lavorando: una rete per il reinserimento socio-professionale”. Il progetto, finanziato dal POR FSE Sicilia 2007/2013, Asse III – Inclusione sociale è nato dalla collaborazione tra il Centro di Solidarietà F.A.R.O., associazione che opera nelcampo assistenziale e socio-sanitario, e Confindustria Messina. Gli interventi progettuali sono stati finalizzati a migliorare i livelli di inclusione sociale e lavorativa dei destinatari interessati da dipendenze patologiche che affrontano situazioni di disagio o svantaggio nell’accesso al mercato del lavoro. NOTIZIE DAI CONSULENTI DEL LAVORO MESSINA. Cambio di guardia alla Cia, la confederazione italiana agricoltori: dopo 30 anni di militanza lascia la presidenza Gino Savoia. Già vicepresidente dal 1985, Savoia ha ricoperto la carica di presidente negli ultimi otto anni. Il primo febbraio è convocata alla Camera di Commercio il congresso provinciale. “Largo ai giovani – commenta Gino Savoia nessuna decisione politica. Siamo in presenza di un ricambio naturale che avverrà in tutte Gino Savoia le sedi provinciali ed a livello regionale e nazionale con la nomina di nuovi presidenti. Il rinnovamento della classe dirigente è uno dei primi obiettivi che ci siamo posti, pensando anche alla nuova programmazione europea 2014-2020 ed alla necessità di fissare nuove metodologie e contenuti”. Mini Imu al 24 gennaio E’ stata confermata definitivamente per oggi 24 gennaio la scadenza per il pagamento senza sanzioni della cosiddetta Mini-IMU, dovuta nei circa 2500 comuni che hanno deliberato per il 2013 un’aliquota per l’abitazione principale superiore allo 0,4%. Chiamati alla cassa sono i proprietari di immobili presso i quali gli stessi abbiano sia la residenza fiscale che il domicilio fiscale e le abitazioni assimilate. La mini-Imu va poi versata anche da tutte quelle categorie che sono state esentate per legge dall'Imu 2013: i coniugi cui è stata assegnata la casa a seguito di separazione o divorzio; i soci assegnatari di case in cooperativa; coloro che possiedono terreni agricoli e immobili rurali e strumentali; i membri delle forze dell'ordine che possiedono un solo immobile e ai quali non è richiesto il requisito della residenza. Non è gravato dalla mini Imu chi ha già pagato l’Imu per intero l’anno passato, ad esempio perché in possesso di abitazione principale“di pregio” che non ha goduto della cancellazione introdotta dal governo Letta. L'imposta non è dovuta inoltre se l'esenzione 2013 era dovuta a specifica decisione del Comune: le amministrazioni municipali potevano infatti esentare, equiparandoli alla prima casa, anche gli immobili di anziani ricoverati in ospedale, per le abitazioni date in comodato ai figli, di lavoratori emigrati all'estero. Per conoscere l’importo che si dovrà al fisco per la mini Imu bisogna partire dalla rendita catastale riportata nell'atto di acquisto, che va aumentata del 5%. A questa va applicato il moltiplicatore del 160% per arrivare al valore catastale aggiornato ed applicare prima l'aliquota base dello 0,4% e la detrazione stabilita dallo Stato, poi l'aliquota decisa dal Comune e ancora le medesime detrazioni: l’importo da versare è pari al 40% della differenza tra questi due valori. Se la quota di possesso non è al 100% del possesso perché si è comproprietari, o non si è posseduto l’immobile per tutto l’anno l’ammontare del tributo si riduce in proporzione.E’ possibile procedere al pagamento tramite l’apposito bollettino postale o a mezzo F24 pagabile in banca, in posta e direttamente sul sito delle Agenzia delle Entrate se si è abilitati ai servizi telematici, utilizzando il codice tributo 3912 e indicando che si tratta di un saldo per l’anno 2013. Tutte le info dai Consulenti del lavoro. centonove pagina 28 STORIA&MITI Costanza, la regina Clarissa Pagina 30. Beata per la Chiesa ma resa immortale da Dante nella Divina Commedia. La vita e le opere di una sovrana che posò a Messina la prima pietra della chiesa di Montalto poster 24 gennaio 2014 PERSONAGGI Io, Fortunato tra i bimbi Pagina 34. Il fondatore dell’Accademia Sarabanda di Messina si racconta. Dalla gavetta al teatro dedicato ai più piccoli grazie all’incontro con il regista Walter Manfrè MURALES DI UMANITÀ VARIA ANTICHI MESTIERI. A tu per tu con l’artigiano di Messina Franco Marino che ha trasformato una passione in missione «Liutaio? Era nelle mie corde» Ha cominciato a lavorare il legno nei cantieri Smeb. Poi, dopo la prima chitarra costruita per il figlio, la svolta professionale. Adesso in via Argentieri nascono strumenti al legno di gelso di Fiumedinisi con filamenti di ficodinda. Piccoli gioielli esposti ora a Boston e New York Il marchio di Franco Marino Nelle foto di Mimmo Irrera il liutaio Franco Marino nella sua bottega artigiana di via Argentieri a Messina DI ENZO BASSO MESSINA. Può capitare al viandante trasognato di trovarsi per caso in una delle vie degli antichi mestieri di Messina, la via Argentieri. Qui al numero 19 ha aperto i battenti una bottega artigiana dove all’interno, tra le pareti e i tavoli, si scorgono sinuose forme di chitarre, mandolini e violini aperti, tracciati con disegni a matita che indicano qui il riccio, qui la tastiera, qui la catena e l’anima degli strumenti musicali. E “anima e catena” di questo laboratorio di liuteria è lui, il maestro Franco Marino, 53 anni, capelli ricci, un artigiano che si è fatto da sé. Ha cominciato quasi per gioco a lavorare il legno nei cantieri navali di Messina, Smeb compresa. E quando, mosso da un richiamo interiore, ha costruito con le sue mani la chitarra per il figlio Andrea, che a undici anni aveva deciso di iscriversi al conservatorio Corelli, ha scoperto una “nuova passione che si è trasformata in missione”. Studiato il piano Hauser, una sorta di trattato dell’antica liuteria, ha cominciato a lavorare il cipresso e il legno siciliano per eccellenza, il gelso, una vera rarità tra i musicisti. Tanto che ora in via Argentieri è nata la Franco Marino mostra le sue prezione “creazioni” centonove pagina 29 prima coppia di chitarre classiche al legno di gelso di Fiumedinisi, che vezzosamente nella rosetta recano anche i filamenti di ficodindia di Sicilia. Un prodotto forse per pochi intimi, unico al mondo, frutto della sintesi di un mestiere che tra i suoi maestri nazionali trova ancora Nicola De Bonis a Bisignano, in provincia di Cosenza, dove si creano e si curano strumenti musicali dal 1600 e che si confronta con la vivace scuola di liutai catanesi, che in fatto di mandolini sono sempre stati in virtuosa concorrenza con i maestri napoletani. “Il mio è un mercato di nicchia-spiega Franco Marino- funziona molto il passaparola. E nella mia bottega a Messina arrivano pezzi da aggiustare da tutta Italia. Mi è capitato pure di aggiustare un prezioso violino del ’23 che una suora piemontese, di passaggio a Messina, mi ha portato a bordo di uno scooter. Strumenti musicali di Franco Marino sono esposti a New York e a Boston. E violini, violoncelli e bassi sono oggetti che in via Argentieri sembrano quasi oggetti di un altro mondo lontano, “a pizzico”. Atmosfere di un’altra epoca che ritrovano l’armonia delle note, in un gioco sottile di incastri tra legno, corde e la magia infinita della musica. 24 Gennaio 2014 posterstoria STORIA E MITI. Beata per la chiesa, ma resa immortale nella Divina Commedia Costanza, la regina clarissa Fu garante politica e spirituale nei confronti di Messina, dove posò la prima pietra della chiesa di Montalto sul colle della Capperrina e dove fondò nel 1294 il Monastero di Santa Chiara DI GIUSEPPE PANTANO Messina. Chi si reca a visitare a Messina la chiesa annessa al monastero delle clarisse di Montevergine, lungo la via XXIV Maggio, dove si conservano le spoglie incorrotte della messinese S. Eustochia, avrà modo di notare nel ricco patrimonio artistico del santuario, un dipinto moderno raffigurante la beata Costanza di Svevia, regina d’Aragona e di Sicilia, fondatrice a Messina di un monastero intitolato a Santa Chiara e morta da clarissa a Barcellona, nel 1302. La collocazione nel 2001 di questa tela del pittore Athos Collura, ricadeva in occasione del 70° anniversario di un evento provvidenziale per la storia di Montevergine che, minacciato di estinzione, rifiorì a nuova vita accogliendo tra le sue mura la numerosa comunità delle clarisse dell’antico monastero fondato da Costanza, che il terremoto del 1908 aveva costretto a vivere in baracca in un rione del quartiere Giostra che i messinesi tuttora chiamano “rione Santa Chiara”. LA SOVRANA “BEATA” Di fronte a questo quadro viene spontaneo chiedersi chi era Costanza di Svevia e perché proprio Messina ha voluto ricordare questa importante figura di regina siciliana, dichiarata “beata” dalla Chiesa, e resa universalmente immortale da Dante che la menziona come la «buona» e «bella» figlia di Manfredi, «genitrice del’onor di Cicilia e d’Aragona» nel III canto del Purgatorio della Divina Commedia. Costanza (molto citata, ma poco studiata a fondo dagli storici) è una personalità davvero centrale nelle complesse vicende che ruotano intorno al Vespro: nata a Palermo tra il 1249 e il 1250 da Manfredi, figlio naturale di Federico II, e da Beatrice di Savoia, poiché unica figlia della coppia, venne considerata l’erede del Regno di Sicilia. Tant’è che il nome scelto, quasi profetico, era lo stesso della bisnonna normanna, «la gran Costanza», figlia di Ruggero II e moglie dell'imperatore Enrico VI, tramite la quale il Regno era passato alla dinastia sveva. E come la bisnonna aveva costituito l'anello dinastico che aveva reso possibile l'acquisto della Sicilia da parte degli Svevi, così Costanza avrebbe permesso agli Aragonesi di assumere l'eredità sveva nell'Italia meridionale. Per Manfredi, incoronato re di Sicilia nell'agosto del 1258, Costanza costituiva un mezzo prezioso per conquistare alleanze e per ottenere un riconoscimento internazionale del suo Regno, sul quale continuava a gravare l'ombra dell’usurpazione, tanto più che il Papato lo avversava furiosamente. La scelta cadde sul re d'Aragona al quale Manfredi offrì la mano della figlia per il primogenito ed erede al trono Pietro. Interessi comuni facilitarono l'accordo. Così il 13 giugno 1262 furono celebrate a Montpellier, nella chiesa di S.te Marie des Tables, le nozze tra Costanza e Pietro d'Aragona, di una decina d’anni più grande della giovanissima principessa. Avevano accompagnato Costanza nella Francia meridionale Bonifacio d'Anglano, zio del padre e conte di Montalbano, Riccardo Filangeri e Roberto de Morra, nonché la nutrice Bella d’Amico (che le fece da madre quando rimase orfana di Beatrice a otto anni) e alcuni giovani nobili coetanei, come Ruggero e Margherita di Lauria, figli di Bella, Corrado e Manfredi Lancia, lontani cugini della principessa, che sarebbero rimasti con lei in Aragona ed educati a corte. DALLO SFARZO ALL’AUSTERITÀ. Non dovette essere facile per Costanza, cresciuta nello sfarzo dei palazzi e dei castelli paterni, adattarsi al clima austero della corte aragonese. Sembra che Manfredi avesse posto precise condizioni per assicurare alla figlia uno stile di vita conforme alle sue abitudini. Dai libri dei conti della corte risulta infatti che il re e l'infante fecero tutto il possibile per soddisfare le esigenze di Costanza. Sono registrate molte spese per prodotti voluttuari e oggetti di lusso. Ma se Costanza riuscì ad introdurre a corte uno stile di vita più raffinato, non poté invece introdurvi la lingua materna e la cultura letteraria e filosofica che aveva contraddistinto le corti del nonno e del padre. Viceversa, nell’ ambiente aragonese, permeato da un profondo senso religioso e precocemente aperto alla spiritualità francescana, in Costanza prendeva il sopravvento la devozione, da lei ininterrottamente nutrita, per l’Ordine di S. Francesco (già nel 1265 aveva fondato nella piccola città di Huesca un monastero intitolato a Santa Chiara, che sottopose alla sua speciale protezione). Dopo la morte di Manfredi nella battaglia di Benevento (26 feb. 1266) e la conquista del Regno di Sicilia da parte di Carlo d'Angiò, la corte aragonese diventò un centro di raccolta per gli esuli ghibellini italiani. Vi trovarono rifugio oltre a lontani parenti anche Giovanni da Procida, medico di Federico II e abile diplomatico, che avrebbe avuto un ruolo di primo piano nella politica siciliana di Pietro d'Aragona. Tutti guardavano a Costanza come all'erede legittima degli Athos Collura, “Costanza”, acrilico su tela (Monastero di M Svevi nel Mezzogiorno d'Italia e gli esuli del Regno la consideravano addirittura la loro “naturalis domina”, cioè la loro signora feudale. La morte di Corradino sul patibolo a Napoli (1268) ne aveva ulteriormente rafforzato i diritti. A parte il dolore per la perdita immatura del padre e la catastrofe della propria famiglia, i vent’anni passati da Costanza A MARGINE Nel dipinto l’addio al manto regale Sarcofago alla Cattedrale di Barcellona IL SOGGETTO DEL DIPINTO, la regina Costanza di Svevia, è significativamente rappresentata seduta sulla nuda terra con le ginocchia piegate, nell’atto in cui, tolto il manto regale e indossato il saio della penitenza, depone la corona e osserva con abbandono un cartiglio dai caratteri gotici con l’incipit in latino della regola di Santa Chiara. Da una finestra che si apre sullo scenario dello Stretto, si notano le absidi merlate della chiesa di San Francesco all’Immacolata, che ripropone una raffigurazione della Messina dell’epoca, similare alle ambientazioni paesaggistiche visibili in molte opere di Antonello (la stessa chiesa, primo tempio dell'ordine francescano in Sicilia edificato in periodo angioino, nel 1254, è raffigurata centonove pagina 30 nel dipinto antonelliano La Pietà con tre angeli conservato nel museo Correr di Venezia). Nell’ambiente interno, quasi ridotto a icona, è posizionato l’emblema araldico del regno di Sicilia, che unisce il periodo svevo con quello aragonese, mentre sul davanzale di una finestra una rosa dal gambo spezzato simboleggia la drastica cesura con la vita pubblica da regina per affrontare quella spirituale da clarissa. Ad un attento osservatore non sfugge che dalla soglia della finestra pende un centrino di pizzo ricamato. In questo merletto possiamo riconoscere la cifra dell’autore. La firma di cui stiamo parlando è di Athos Collura, siciliano di nascita e operante a Milano, che compose nel 2000 quest’opera su committenza di Giuseppe Miligi, che nell’anonimato donò il dipinto al Monastero di Montevergine. 24 Gennaio 2014 posterstoria Montevergine, Messina) in Aragona, come infante prima, e dopo l’avvento al trono di Pietro nel 1276, come regina, furono certamente i più sereni della sua vita, allietata dalla nascita di ben sei figli (il primogenito Alfonso, nacque il 4 nov. 1265 a Valencia, il secondogenito Giacomo il 10 ago. 1267, nella stessa città; nacquero inoltre due altri figli maschi, Federico e Pietro, e due femmine, Isabella e Violante). Con il marito era legata da un rapporto di profondo affetto e pare che non esageri il cronista Muntaner quando dice che «james non fo tan gran amor entre marit e muller com entre elles e fo tosttemps». Anche dalle rigide formule cancelleresche delle lettere che Pietro mandò più tardi alla moglie in Sicilia traspare un affetto del tutto sincero. Solo nel 1282, con la rivolta siciliana del Vespro contro il dominio angioino, la possibilità di accedere all’eredità diventò per Costanza una realtà concreta. Appena preso possesso dell'isola, Pietro chiamò a sé la moglie e tre dei suoi figli, Giacomo, Federico e Violante: già il 28 ott. 1282 mandò in Catalogna una nave per condurli in Sicilia. E quando nella primavera del 1283 Costanza sbarcò a Trapani, fu accolta calorosamente dalla popolazione come «cela qui era lur dona natural» (Desclot). Così il 16 aprile, a Messina, poté riabbracciare il marito, di ritorno dalla vittoriosa campagna in Calabria, ma il loro incontro durò poco appena tre giorni - e fu anche l'ultimo. Pietro sarebbe morto l’11 nov. 1285 in Catalogna, senza aver rivisto la moglie e il regno appena conquistato. Nel Parlamento celebrato il 19 aprile a Messina, il re privilegiò la città «ridotta a provar la fame pur di non cedere al nemico» soprattutto abolendo tutte le tasse, “universa mala nova statuta”, fissate ingiustamente dagli Angioini (il tipico intercalare peloritano “malanova” trae origine storica, appunto, dalla pesante tassazione angioina). Nello stesso Parlamento, Pietro, in partenza per Bordeaux, dove avrebbe dovuto misurarsi in duello con Carlo d'Angiò, affidò a Costanza e al figlio Giacomo la reggenza, affiancando loro nel governo Giovanni da Procida come cancelliere e Alaimo da Lentini come maestro giustiziere, mentre Ruggero di Lauria fu nominato ammiraglio di Sicilia e d'Aragona. MESSINA, CITTÀ DEL CUORE. La presenza di Costanza in Sicilia e in particolare a Messina, dove preferì risiedere, non si limitò ad una semplice funzione accessoria nelle travagliate vicende del tempo. Costituì, invece, un punto fermo, sempre animato da fierezza nobiliare e da profonda e magnanima generosità, elementi che collocano Costanza all’incrocio tra la tradizione delle sante regine e quella della santità francescana. Il momento più alto di generosità di Costanza deve ravvisarsi agli inizi dell’estate del 1284, quando deliberò con motivata consapevolezza di non vendicarsi della morte di Manfredi e di Corradino, pur avendone una legittima occasione. Nel giugno di quell’anno, infatti, Carlo lo Zoppo, il figlio di Carlo I, allora reggente a Napoli, si lasciò coinvolgere in uno scontro navale al largo della città partenopea, venendo sconfitto, catturato dall’ammiraglio Ruggero di Lauria, e trasportato a Messina, dove la folla ne chiese, in piena coerenza con l’etica del tempo, quella condanna a morte che avrebbe sanato il “vulnus” della sconfitta di Manfredi e, soprattutto, della decapitazione di Corradino. Un altro episodio, ricordato da Bartolomeo di Neocastro, in cui l’aristocratica nobiltà d’animo sembra sconfinare in un ambito più spirituale, è attestato dal confronto con un’altra figura femminile, Macalda Scaletta moglie di Alaimo da Lentini, vera e propria incarnazione per il cronista peloritano di ogni possibile perversione sociale e morale: in un rinomato passo in cui viene rappresentato il ritratto negativo di Macalda, spicca nella sua alterità virtuosa la regina, la cui generosità e umanità suscitano l’invidia e l’astio della nobildonna messinese, della quale viene anche stigmatizzata la mancanza di rispetto per l’abito e gli ambienti francescani, in contrapposizione all’ortodossa religiosità di Costanza. Monastero di Montevergine a Messina Il processo di elevazione spirituale della sovrana fu accelerato dalla morte di Pietro III, avvenuta come detto nel 1285, che secondo alcuni avrebbe indotto già allora la sovrana a indossare l’abito francescano più probabilmente indossato qualche anno più tardi. Costanza si fece comunque responsabilmente carico di continuare a fungere da perno politico nei rapporti tra l’Aragona e la Sicilia vegliando sull’operato di Giacomo, divenuto re di Sicilia, e di Federico, entrambi vicini a lei nell’isola, mentre il maggiore dei figli, Alfonso, succeduto al padre, regnava sull’Aragona a Barcellona. Su di lei, i suoi familiari e il popolo siciliano, gravava pesantemente la scomunica papale, sanzione estrema della ribellione del Vespro, mal sopportata dalla religiosissima sovrana. UN LUTTO, UNA SVOLTA. Nel 1291 l’improvvisa morte di Alfonso - che aveva fatto seguito dopo solo un anno a quella del quartogenito, Pietro - prostrò ulteriormente la regina cui il figlio Giacomo, in procinto di salpare alla volta di Barcellona per assumere le redini del regno d’Aragona (senza però consegnare al fratello Federico quello di Sicilia) avrebbe affidato Messina. Le pagine di Bartolomeo di Neocastro fissano esplicitamente a questo momento la decisione di deporre il manto regale e di vestire l’abito claustrale (indossato in segno di vedovanza e di umiltà, da Terziaria clarissa). Queste parole riferite da un testimone oculare enfatizzano la svolta radicale del ruolo di Costanza: da garante politica a garante spirituale, in maniera particolare nei confronti di Messina, città che la ospita e con la quale fu istituito un rapporto preferenziale. Al 1294, durante il breve pontificato di Celestino V, risale infatti la fondazione a Messina da parte di Costanza del monastero intitolato a S. Chiara, nel quale si ritirò insieme alla figlia Violante (detto poi di Basicò, dal greco basilicon, ‘regale’, per ricordarne le nobili origini). In questo periodo si svolse pure un centonove pagina 31 miracolo cruciale nella storia messinese, che avrebbe determinato l’elevazione sul colle della Capperrina del santuario di Montalto, di cui la sovrana posò la prima pietra ed ebbe un ruolo fondamentale nel riconoscimento del miracolo correlato. Quando poi nel 1295 Giacomo II firmò l’accordo di Anagni con Bonifacio VIII, il cui prezzo era la cessione della Sicilia agli Angioini, mentre Federico, deciso a difendere l’eredità materna, venne incoronato “voluntas populi” (1296) re dell'Isola, Costanza, sottoposta a precise pressioni da parte degli emissari pontifici, il vescovo di Urgel e Bonifacio da Calamandrana, che le ricordavano che non poteva restare in Sicilia “sine peccato”, accettò di abbandonare per sempre il suo regno, come segno di assoluta obbedienza e di incondizionata sottomissione al papa. Accompagnata da Giovanni da Procida e da Ruggero di Lauria, nel febbraio del 1297, partiva con la figlia Violante da Milazzo e non avrebbe più rivisto la sua amata Sicilia e il figlio prediletto Federico, colpito da scomunica, pur nella consapevolezza che l’ingiunzione del pontefice faceva parte di un progetto politico mirante ad isolare Federico e a riconsegnare l’isola agli Angioini. A Roma presenziò alle nozze di Violante con Roberto d'Angiò: fu questo l’ultimo suo intervento pubblico, come estremo e disperato tentativo di pace tra le due dinastie regnanti. Sfiduciata e ormai completamente assorbita dagli interessi religiosi, nel 1299 tornò in Catalogna per il suo definitivo ritiro nel silenzio della clausura. Intanto, la Pace di Caltabellotta del 29 agosto 1302, con la sconfitta di Carlo di Valois e Roberto d’Angiò, assegnando la Sicilia a Federico, aveva visto fallire nel volgere di pochi anni il capolavoro di ingegneria politica di Anagni messo in atto da Bonifacio VIII. Ma tutto questo Costanza non poteva saperlo, morì a Barcellona l'8 apr. 1302, dove volle essere sepolta nella chiesa del convento di S. Francesco (da cui nel 1852 le sue spoglie furono traslate nella cattedrale di Barcellona, per volere della regina Isabella II di Spagna, mentre la Chiesa la proclamò beata, con ricorrenza il 17 luglio). Negli anni successivi a Messina, a partire dal 1310, Federico III, ricollegandosi alla memoria e alla spiritualità materne (di una madre amatissima che più volte negli anni lo aveva visitato nei sogni) avrebbe chiesto prima a Clemente V e poi a Giovanni XXII di confermare le concessioni elargite da Costanza alle Clarisse messinesi e avrebbe dato nuovo vigore al convento in cui avevano vissuto la madre e la sorella, destinandolo a svolgere un ruolo di primo piano nella storia isolana del Francescanesimo femminile del Trecento. Una parte di essa è ancora leggibile nel dipinto di Montevergine, la cui presenza a Messina assume il significato di una testimonianza dovuta. 24 Gennaio 2014 posterlibri RECENSIONI. Il libro del criminologo Marcello La Rosa riaccende i riflettori sullo Stretto Messina, dove la mafia è politica L’autore approfondisce attraverso una analisi sociologica i rapporti che i clan intrattengono col territorio. Diventando protagonisti assoluti durante le campagne elettorali. Ecco come DI DANIELE DE JOANNON MESSINA. Si intitola “Il Fenomeno Mafioso: il caso Messina”, il libro scritto da Marcello La Rosa che racconta, organicamente un periodo ormai “dimenticato”, seppur cruciale, della storia della malavita sullo Stretto. Dottore di ricerca in storia delle istituzioni, specializzato in criminologia, l’autore ha riacceso i riflettori sulla mafia peloritana. Il libro, edito da Armando Editore, non si occupa esclusivamente degli eventi criminosi Messinesi, ma approfondisce attraverso una analisi sociologica i rapporti che i locali clan mafiosi intrattengono col territorio, i mezzi con cui riescono ad attrarre il consenso attraverso la logica della paura e i collegamenti col mondo politico: due sfere che apparentemente si combattono ma che in realtà si cercano, si aiutano e si rafforzano a vicenda, due entità che vivono in simbiosi, in cui i boss durante le campagne elettorali diventano protagonisti assoluti riuscendo col potere della persuasione ad intercettare migliaia di voti e garantendo, così, l’elezione sicura del potente politico di turno, che a sua volta più riuscirà a stringere accordi con i boss locali e più riuscirà a conquistare importanti incarichi pubblici, fino a giungere alle più alte cariche. In pratica, Stato e Antistato si cercano, si fondono, si autoalimentano reciprocamente, ma nella generale ingenuità cercano di non confondersi. L’ARCO CRONOLOGICO. Il periodo analizzato riguarda l’epoca in cui LACERTI DI LETTURE futuro, infatti, è importante avere una memoria storica e dalla lettura del testo si comprende perché oggi lo svincolo autostradale di San Filippo è parzialmente chiuso, e perché lo stadio cade a pezzi, poiché sono tra quelle opere, a cui le famiglie mafiose messinese avevano garantito la loro protezione, basta pensare che solo per i cantieri stadio - spiega il La Rosa - i gruppi criminali avevano riscosso una maxitangente da un miliardo e mezzo di vecchie lire”. L’ANALISI DELL’AUTORE. Dallo studio, emerge come i criminali hanno concluso le loro brillanti carriere in modo astuto, cioè approfittando della legislazione premiale riservata ai collaboratori di giustizia, ottenendo, così, il dissequestro dei beni, una protezione da parte dello stato e la possibilità di una seconda vita. La Rosa specifica che “il fenomeno non è stato circoscritto a pochi collaboratori che hanno permesso di creare una crepa nel muro del silenzio e della paura, ma al contrario di realtà dove i pentiti hanno subito varie e vere ritorsioni, a Messina è stato un fenomeno di massa che ha coinvolto praticamente tutti, ammaliati dalla possibilità di eludere il lento, ma duro, braccio della legge. Messina costituisce un esempio unico nel palcoscenico nazionale, determinando, il fallimento dell’istituto dei collaboratori, dove i crimini vengono svelati ma nessuno paga”. furono combattute le varie guerre di mafia messinesi, quando la cronaca nera registrava quotidianamente notizie da prima pagina. La Rosa, che lavora nel reparto speciale della polizia scientifica della Questura di Messina, spiega nel proprio sito web, www.marcellolarosa.it che “il lavoro di ricerca effettuato si articola in due grandi tronconi: nella prima parte sviluppa una ricostruzione storico-criminale della situazione peloritana Marcello La Rosa attraverso i momenti cruciali della sua evoluzione, dalla progetti criminali soggiogando una nascita delle associazioni mafiose 1982 città intera. Il libro, zeppo di nomi ed fino al periodo in cui emerge il episodi, noti esclusivamente agli fenomeno dei pentiti 1994; mentre esperti di criminalità, permette alcune nella seconda, si presentano alcune riflessioni sull’oggi. “Come insegnava linee interpretative delle dinamiche e Tucidide, bisogna conoscere il passato degli episodi caratterizzanti il per capire il presente e orientare il fenomeno mafioso messinese, analizzando le modalità di gestione e controllo del territorio e gli infiniti interessi dei clan”. LA CLASSIFICA DI FELICE IRRERA IL RACCONTO. La cronistoria si caratterizza perché è raffidata alla voce Protagonista di questo romanzo, scritto da un professore di lettere di Barcellona, è dei protagonisti della criminalità un antieroe dei nostri giorni che, lasciato dalla moglie e licenziato dal giornale, messinese, attraverso diviene ghost writer di un autore di best sellers in crisi creativa. Continua così ad un’estrapolazione delle testimonianze essere precario nel lavoro come negli affetti finché non entra nella sua vita la rilasciate nei processi. Per questo donna ideale che gli permette di trovare finalmente il suo “centro di gravità motivo si percepisce in permanente”. maniera inequivocabile il Nicola Russo, L’idraulico cieco, Pungitopo 2013, pp. 96, € 10,00 clima di quel periodo, si apprende come si organizza Luis Sepulveda Margaret Mazzantini un omicidio e soprattutto Storia di una lumaca che scoprì l'imporSplendore - Mondadori come si esegue, il racconto, a tanza della lentezza - Guanda Suzanne Collins volte tetro, mette il lettore Michele Serra Il canto della rivolta. Hungar Games davanti alla consapevolezza Gli sdraiati - Feltrinelli Mondadori della crudeltà e alla ferocia Fabio Volo Suzanne Collin dei criminali peloritani, che Verso casa - Mondadori Hungar Games - Mondadori spietati perseguono i loro www.wuz.it 1 2 3 4 5 6 FRASI CHE FANNO UN RACCONTO, DIVERSO DA QUELLO NARRATO DALL’AUTORE (A CURA DI CARMELO CELONA) I cottege La strutturazione dello spazio urbano condiziona la qualità della vita di chi lo abita modificandone anche i caratteri antropologici e gli archetipi. “Il caso Messina sarà emblematico di quel modello di organizzazione dello spazio, delle forme economiche e della vita sociale che si rinviene in luoghi erroneamente ritenuti secondari.” Vi sono territori che rappresentano una risorsa per tutti coloro che li abitano e altri dove è fecondo il privilegio per pochi e il disagio e la sofferenza per molti. Ciò dipende solo dalla categoria di pensiero di chi opera le scelte urbanistiche. “L’oggetto territorio diventa politicamente significativo, in virtù del valore assegnatogli dalle persone che lo definiscono e lo organizzano per propri scopi. Luogo privilegiato di osservazione per la comprensione delle dinamiche sottostanti al rapporto tra capitalismo e società’.” Il Piano Borzì rappresenta la palingenesi della <Shock Economy> teorizzata dalla <Scuola di Chicago> e da <Milton Friedmam>. Teorie di cui si è valso Pinochet e che sono il fondamento del capitalismo predatore. “Messina è città che vede dispiegare con un certo anticipo le tendenze che si vogliono proprie della contemporaneità. Nella misura in cui mette a nudo l’inconsistenza dei miti fondativi del capitalismo globale e la marginalità lavorativa in cui i lavoratori centonove pagina 32 dequalificati sono vittime.” Non è stato il terremoto a cancellare l'identità della città, ma chi la ricostruì con l’idea di farne un emporio commerciale decorato con merli guelfi, scudi araldici e stemmi medicei. “La vita ruotava intorno al suo porto e ai suoi commerci e la città disponeva di una precisa collocazione nella geografia internazionale degli scambi. All’indomani delle ripetute catastrofi che l’avevano periodicamente azzerata aveva sempre recuperato la propria vocazione mercantile e il suo splendore architettonico.” Lacerti tratti da: “Quota Zero” – 2013 parte I - Pietro Saitta 24 Gennaio 2014 posterlibri LA SCHEDA Folforato sulla via delle indagini Maurizio Marchetti e Mimmo Gangemi MESSINA. Il dibattito dalla Bonanzinga tra l’autore e il regista della trasposizione cinematogrtafica Gangemi:«Il mio giudice meschino» La storia diventa fiction con Zingaretti nel paggi del magistrato Lenzi. «Sono contento del risultato finale anche se la telecamera mi ha disorientato». Presto il nuovo libro DI VALENTINA COSTA MESSINA. Quale autore non sogna di vedere i propri personaggi prendere vita sul piccolo e grande schermo? Eppure tra la pagina stampata e l’interpretazione può esserci un abisso. Questo “salto” dal libro alla fiction sarà il tema centrale dell’incontro organizzato, il prossimo 1 febbraio (ore 18), dalla libreria Bonazinga e dall’Ente Teatro di Messina, dal titolo “Come interpreti il mio personaggio?”: in un faccia a faccia molto lontano dalla classica “presentazione” di un’opera letteraria, nella sala Sinopoli del Vittorio Emanuele si confronteranno lo scrittore Mimmo Gangemi, autore del best-seller Il Giudice Meschino, e Maurizio Marchetti. L’attore messinese interpreterà infatti uno dei personaggi principali della fiction tratta dal noir dell’autore calabrese (i panni del protagonista, il giudice Alberto Lenzi, saranno vestiti da Luca Zingaretti), che andrà in onda in prima serata, su Raiuno, il 3 e 4 marzo prossimi. Mimmo Gangemi, cosa si aspetta da questo incontro con Maurizio Marchetti, che in tv interpreterà l’ineffabile capobastone della ‘ndrangheta, don Mico Rota? E’ un’idea geniale quella di mettere a confronto le sensazioni dell’autore del romanzo con quelle degli attori principali della sua trasposizione televisiva. Ho un bellissimo rapporto con Maurizio Marchetti e lo considero un grande attore: la sua interpretazione ha dato vita esattamente al personaggio che avevo in mente ne Il Giudice Meschino. La preoccupa la trasposizione televisiva del suo romanzo? Ho seguito tutte le riprese della fiction (girata la scorsa estate a Reggio Calabria e dintorni, ndr): l’impatto con la telecamera è stato un po’ disorientante. Poi ho preso atto del fatto che non potevo attendermi un’immagine esattamente corrispondente al romanzo, perché scrittura e cinema sono due forme artistiche con tempi e modalità differenti. Posso comunque dirmi davvero soddisfatto del risultato finale. All’inizio avevo qualche perplessità sull’accoglienza che il pubblico avrebbe dato al giudice Alberto Lenzi: temevo che chi stava a casa avrebbe sempre visto in Luca Zingaretti il Commissario Alberto Lenzi, magistrato donnaiolo e sfiduciato (“meschino”, alla siciliana), ritrova la passione per le indagini in seguito all’uccisione di un caro amico, anche lui giudice. Lenzi comincia ad indagare su quelli che sembrano degli omicidi di ‘ndrangheta. Ma le sibilline e gustose parabole di don Mico Rota, vecchio capobastone della criminalità calabrese in carcere, lo instradano verso una direzione diversa, che sembra portare addirittura alla nave dei veleni e alle scorie tossiche seppellite nella “spianata dell’infamia”. Prendendo spunto da fatti di cronaca, il Giudice Meschino, pubblicato da Einaudi nel 2009, offre qualcosa di più del classico giallo: personaggi complessi e sfaccettati; un protagonista che sa di anti-eroe; una spaccato realistico di come si svolge la vita in un paesino della Piana di Gioia Tauro. Tutti ingredienti che hanno garantito numerosi premi al romanzo e il successo editoriale a Mimmo Gangemi, ingegnere di 60 anni originario di Santa Cristina d’Aspromonte, oggi residente a Palmi (RC). Montalbano, molto diverso dal protagonista de Il Giudice Meschino. L’interpretazione di Luca ha fugato ogni mio dubbio. Il Giudice Meschino, lo scorso anno, è stato seguito da un sequel, Il Patto del Giudice (edito da Garzanti). Dobbiamo attenderci qualche nuova indagine del giudice Lenzi nel prossimo futuro? Si, a breve: il terzo romanzo della serie è già pronto e la mia ambizione sarebbe vederlo pubblicato in concomitanza con la messa in onda della fiction. In questa sua terza “indagine”, il giudice Lenzi si troverà a rispondere alla sfida di quello che sembra essere un serial killer. Ma la realtà è ben diversa… di più non posso dire! INIZIATIVE Riconoscimento per i Petali di Marta ritorna in 'Petali di Marta', come la capacità di guardare alla vita e viverla, indipendentemente dagli esiti. Dedicato al figlio 21enne ed a tutti i giovani che vanno formati alla luce universale della bellezza, che si sprigiona in ogni sfaccettatura dell'arte, da ergere contro l'oscurantismo di questi difficili tempi. Per quanto concerne il titolo, dato da Pinketts, i petali sono gli amori: Manfredi, ingegnere passionale e incontenibile, Marco giudice incorruttibile e sensibile, Stefano star fascinosa e egocentrica. Ma gli amori come i petali, si staccano e volteggiano in una breve danza e appassiscono al suolo: Marta deve ragionare sulla sua vita partendo da un presente complicato. L'opera è alla seconda ristampa e il 1 giugno l'Alibrandi ritira il Premio Sicilia giunto alla sua 21^edizione, come vincitrice per la 'Sezione Letteratura'. Copertina del libro tratta dalla mostra 'Le reve dans le reve' della fotografa parigina Agnes Spaak IL LIBRO DI ALBRANDI PRESENTATO DALLA FONDAZIONE ANTONIO PRESTI VINCE ANCHE IL PREMIO SICILIA CATANIA. La Fondazione Antonio Presti – Fiumara d’Arte presenta il libro "Petali di Marta" di Cinzia Alibrandi edito da Ensemble. L’appuntamento Sabato 25 gennaio alle ore 18 alla Casa d’Arte Stesicorea di Piazza Stesicoro 15 a Catania. Introduce: Antonio Presti, artista-mecenate, presidente Fondazione Fiumara d’Arte. Partecipa e veste l’autrice: Valentina Santagati, stilista catanese. Cinzia Alibrandi dichiara che il plot nasce da un clima ed una consapevolezza assai diversi dal suo precedente romanzo, ma l'idea della luce e della bellezza del talento presente in 'Anna e i suoi miracoli' centonove pagina 33 24 Gennaio 2014 posterpatrimonio MESSINA. Spigolando tra le pagine del recente stradario toponomastico Le donne di Messina Poche le donne ricordate dalla città per le loro opere come risulta dal dizionario edito dal Rotary. Ma la lacuna potrebbe facilmente essere colmata leggendo le pagine di storici e cronisti DI FELICE IRRERA MESSINA. Chi sfoglia il recente “Una strada un nome. Dizionario toponomastico della Città di Messina” (a cura di Giovanni Molonia, Rotary Club Messina 2013, pp. 445, s.i.p.) non può fare a meno di notare come tra il migliaio circa di toponimi presenti in esso solo una percentuale bassissima è dedicata a figure di donne: un 1,7% per un totale di 18. Una di queste è Nina Da Messina, della quale mancano, in verità, precisi riferimenti biografici, per cui ne è stata talvolta messa in dubbio persino l’esistenza; sembra ormai certo, comunque, che fu una poetessa (bellissima e virtuosa) della seconda metà del ’200 e fece parte Smeralda Calafato e Rosa Rosso Donato della “Scuola Poetica Siciliana”. Un personaggio mangiatoia, la madre la diede alla luce. di rilievo è, poi, senz’altro Macalda A soli quindici anni, contro la volontà Scaletta, vissuta tra il XIII e il XIV della famiglia, prese i voti ed entrò tra le secolo, appartenente ad una famiglia di clarisse del monastero di Santa Maria di umili origini, il cui nonno da servitore Basicò ove assunse il nome di Eustochio. nel castello di Scaletta ne era divenuto a Amante della povertà, ritenendo, però, sua volta castellano; mentre il padre che nel monastero non si osservasse alla aveva studiato diritto e sposato una lettera la regola di S. Chiara, nel 1464 nobildonna. Macalda, bella e valente ottenne dal Papa di fondare un nuovo nelle armi al pari di un uomo, si sposò monastero di più stretta osservanza che ancora bambina, ma rimasta presto chiamò “Montevergine”, dove alla sua vedova si recò alla corte di Napoli dove morte lasciò 50 suore, il ricordo delle sue conobbe e sposò il celebre Alaimo da virtù e la fama della sua santità, Lentini. Prese parte attiva alla Guerra del riconosciuta da Giovanni Paolo II nel Vespro combattendo contro gli angioini e 1988. Il suo corpo incorrotto è ancora fu pure governatrice di Catania. Quando visibile nel monastero da lei fondato. il nuovo sovrano Pietro III d’Aragona La bellissima Anna Maria Arduino, giunse in Sicilia, Macalda gli si presentò vissuta nel XVII secolo, era figlia del a Randazzo con la sua armatura e una principe di Palizzi e marchese della mazza d'argento e, secondo le cronache Floresta, e fin da giovane, educata dal del tempo, mise in atto vari tentativi per padre nelle lettere italiane e latine, sedurlo (ricordati sia da Boccaccio nel coltivò la poesia, la pittura, la musica e Decameron che dagli cronisti messinesi la danza. La si ricorda per la produzione come Samperi). Assieme ad Alaimo, latina e volgare che s’spirava a Petrarca e ebbe un ruolo di primo piano nella Virgilio. Sposatasi con Giovanni Battista politica del tempo, ma, caduto in Ludovisi, principe di Piombino, visse a disgrazia il marito, che fu condannato a Roma dove fu ammessa nell’Accademia morte, ella fu imprigionata nel carcere di dell’Arcadia. Morì a 28 anni a Napoli e fu Matagrifone, dove imparò a giocare a sepolta nella chiesa di San Diego scacchi con l’emiro Margam ibn Sebir, all’Ospedaletto, in cui ancor oggi si trova diventando la prima persona in Sicilia a il suo sepolcro con un bassorilievo conoscere e praticare questo gioco. marmoreo di Francesco Solimena. Nell’anno in cui Smeralda Calafato Anche Rosa Rosso (1808-67), sposata nacque (1434), Messina era stata colpita con lo stalliere Donato, era una donna da un’epidemia di peste, sicché i suoi del popolo. Ella nell’adolescenza aveva genitori, per sfuggire al contagio, si assistito alla repressione borbonica recarono nel vicino villaggio Annunziata seguita alla rivoluzione siciliana del ove, pare, proprio presso una 1820-21 e rimasta presto vedova, si guadagnava da vivere come “tosatrice di cani”, nutrendo un sacro affetto verso la patria. Nel 1848-49 partecipò alla rivoluzione siciliana contro il governo borbonico, prima a Messina e poi a Palermo e a Messina fu protagonista di molti scontri armati con le truppe borboniche conquistandosi il titolo di “artigliera del popolo”: nelle cronache e nell’iconografia dell’epoca è raffigurata nell’atto di caricare un cannone in piazza Duomo. Dopo la riconquista borbonica dell’isola fu arrestata, torturata e imprigionata nei sotterranei della Cittadella. Uscita di prigione, viveva chiedendo l’elemosina davanti all’Università solo ai giovani studenti nei quali riponeva l’unica speranza per il futuro. Dopo il 1860, le fu concesso dalla patria un modesto mantenimento in Macalda Scaletta centonove pagina 34 segno di riconoscenza per il suo ruolo attivo nella rivoluzione del 1848. Morì in povertà. A fine ’800 i versi di una lapide posta vicino Piazza Duomo la paragonavano a Dina e Clarenza, mentre nel busto scolpito nel 1893 da Vincenzo Gugliandolo, oggi nella sede centrale del Banco di Sicilia-Unicredit, era raffigurata accanto al fusto del suo cannone. Un personaggio femminile messinese ricordato nella toponomastica della città che associa la propria fama a quella del marito, è la nobile matrona messinese Faustina (vissuta nel secolo XVI assieme al marito Tertullo). Secondo la tradizione ella, forse discendente dalla famiglia Ottavia, sorella di Elpide (che si credeva moglie del filosofo Severino Boezio) e sposa del senatore romano Tertullo, fu la madre di Placido, Flavia, Eutichio e Vittorino, santi martiri a Messina nel 541. Ma nello stradario della città figurano pure personaggi del tutto leggendari o che si muovono tra storia e leggenda. Nel primo ambito è da collocare Mata, che con Grifone, rappresenta una sorta di genio tutelare della città: essi sarebbero i mitici fondatori di Messina, secondo altri la sintesi felice di una fusione di razze (il moro conquistatore Grifone che si unisce alla bianca autoctona Mata): i loro colossali simulacri, alla cui costruzione attesero, dal ’500 al ’700, artisti come Martino Montanini, Andrea Calamech e Santi Siracusa, sono ancora ai nostri giorni protagonisti del ciclo festivo di mezz’agosto. Nel secondo caso rientrano Dina e Clarenza, che osserviamo scolpite sul prospetto laterale del municipio e, giornalmente, mentre sul campanile del Duomo in forma di statue suonano le campane, rappresentano simbolicamente le donne messinesi che parteciparono ai Vespri siciliani combattendo contro gli Angioini: la leggenda qui s’inserisce nella storia, raccontando come le donne messinesi durante l’assedio della città, oltre ad aiutare gli uomini trasportando pietre da gettare contro i nemici, vigilavano sulle mura giorno e notte per spiarne i movimenti; così, l’8 agosto 1282, sarebbero state proprio loro a sventare un attacco francese sul colle della Caperrina. In verità, sono tante le donne messinesi che meriterebbero di essere ricordate dai loro concittadini e tale carenza potrebbe essere colmata facilmente con la semplice consultazione delle pagine di storici e cronisti locali. Ma questo è un altro discorso. Anna Maroa Arduino Una strada un nome 24 Gennaio 2014 posterrubriche PALERMO MUOVE VISIONI La mafia senza misteri MUSICA DI MARCO OLIVIERI Al “Biondo” lo spettacolo tratto dal libro di Attilio Bolzoni DI CESARE NATOLI Il capitale umano A colpire sono i colori cupi, il ritmo delle sequenze, lo sguardo inquieto su una realtà ostile. Lascia il segno “Il capitale umano” di Paolo Virzì, un autore di commedie intelligenti che, complice il romanzo di Stephen Amidon, compie un salto nel territorio inedito del thriller. Il risultato – grazie alla regia misurata, alla valida sceneggiatura di Francesco Bruni, Francesco Piccolo e dello stesso Virzì, oltre che alla fotografia di di Jérôme Alméras e Simon Beaufils – è un racconto morale privo di redenzioni, immerso nell’opulenta Brianza, priva di spessore etico e culturale. La storia segue i punti di vista differenti di tre figure chiave, mentre la forza del denaro è capace di corrompere qualsiasi slancio umano, fatta eccezione per un barlume di speranza incarnato dalle nuove generazioni. Da ricordare le interpretazioni di Fabrizio Gifuni, Fabrizio Bentivoglio (che gioca la carta del grottesco), Valeria Bruni Tedeschi, Luigi Lo Cascio, Giovanni Anzaldo e dei giovanissimi Matilde Gioli e Guglielmo Pinelli. Non sono gli squali dell’alta finanza o i truffatori di basso livello a fare paura. il gelo interiore di molti personaggi a raggelare lo spettatore. INDA DI SIRACUSA Garozzo ancora presidente Siracusa. “Novità dal fronte Inda a Siracusa: il ministro Bray ha (finalmente) deciso di metter mano alla situazione del prestigioso Istituto legato al Teatro Greco che quest’anno celebra il centenario della fondazione. La presidenza è stata riaffidata al sindaco Garozzo e si sta lavorando alla riforma dello Statuto per portare da otto a cinque i componenti del CdA della Fondazione. Nel frattempo cominciano a prender corpo gli spettacoli del cinquantesimo ciclo delle rappresentazioni classiche, in scena dal 9 maggio: le tragedie “Agamennone” (Regia Luca De Fusco) e CoeforeEumenidi (regia di Daniele Salvo) entrambe di Eschilo, la commedia “Le Vespe” di Aristofane (regia di Mauro Avogadro). Il 16 aprile debutterà inoltre lo spettacolo “Verso Argo” del regista siracusano e consulente Inda Manuel Giliberti. (P.R.) DI Ancora vinile PAOLO RANDAZZO Palermo. Certo della mafia si possono dire molte cose, ma sicuramente nessuna di questa deve indulgere nell’assegnare a questa associazione criminale una credibilità, anche negativa, che essa invece non ha, né deve avere. È con questo intendimento che qualche anno fa il giornalista Attilio Bolzoni ha scritto per i tipi della Biblioteca universale Rizzoli, il libro “Parole d’onore”. «Sono voci che provengono da un altro mondo – spiega il giornalista -. Parlano di moralità e famiglia, affari e delitti, regole, amori, amicizie tradite, di religione e Dio, soldi e potere, di vita e di morte. Il libro è il resoconto di un viaggio fra gli uomini che popolano i territori mafiosi. Un inventario dei loro pensieri e dei loro “ragionamenti”. Dal maxiprocesso di Palermo dell’inverno ‘86 agli ultimi picciotti reclutati nelle borgate, da Tommaso Buscetta e Luciano Liggio alle scorribande di Totò Riina e dei suoi figli, dai lussi dell’Ucciardone al ritorno degli “scappati”. Non è solo un linguaggio e non è solo un codice quello di mafia: è esercizio d’intelligenza, raffinato calcolo. Diceva Giovanni Falcone: “Conoscendo gli uomini d’onore ho imparato che le logiche mafiose non sono mai sorpassate né incomprensibili, sono in realtà logiche di potere e sempre funzionali a uno scopo». È da questo libro che qualche anno fa ha preso spunto, per opera di Marco Gambino (interprete) e Manuela Ruggiero (regista), la creazione di uno spettacolo teatrale il cui percorso è iniziato al Fringe Festival di Edimburgo nel 2009 per approdare in Italia e in Francia e finalmente da noi a Palermo (in scena alla Sala Streheler del Teatro Biondo DE GUSTIBUS Marco Gambino dal 21 gennaio al 2 febbraio). Ecco come Gambino spiega questa operazione: «Parole d’onore è il racconto della mafia spogliata del suo mistero e ridotta a inventario di follie, combinazione fra il delirio e la logica più implacabile, fra paranoia e razionalità, esercizio d’intelligenza, esibizione di potere. Un modo inedito di raccontare la mafia, senza retorica, attraverso le testimonianze degli stessi mafiosi che parlano dell’ultimo mezzo secolo della loro Sicilia, ma anche di “moralità” e famiglia, di Stato, affari e delitti, di regole, amori, amicizie tradite, di religione, soldi e potere, di vita e morte, del rapporto col carcere e la legge, di latitanze infinite». Una lezione da tenere ben presente e oggi più che mai, mentre la mafia torna a far sentire ancora minacciosa la sua voce. Sarà una moda, un semplice gusto per il vintage o l’eccezione che conferma la regola nella lotta tra analogico e digitale, ma un fatto è certo: continua l’ascesa del vinile. Secondo gli ultimi dati di Nielsen Soundscan, ad esempio, le vendite di LP sono salite di un ulteriore 30,4 % nel 2013, fino ad arrivare a sei milioni di copie. Una cifra che non si vedeva dall’inizio degli anni ’90, quando furono letteralmente sbaragliati dal cd. Dal momento che il download è sostanzialmente fermo – o comunque in forte calo – il vinile, unitamente allo streaming online, è l’unico formato a crescere. Chissà, forse è proprio questo ad infervorare gli appassionati, stanchi della bulimia da peer to peer e mp3. Chi pensa che si tratti pur sempre di una piccola nicchia di mercato costituita da ascoltatori attenti e poco inclini a seguire le sirene del mercato, inoltre, sarà sorpreso da un’altra cosa: molti acquirenti di dischi in vinile sono giovani che non erano nemmeno nati quando esplose la vendita dei cd. Giovani forse attratti dal fascino romantico dell’oggetto fisico da tenere nelle mani e toccare, dal rituale da seguire per il suo utilizzo, oppure dal suono che – immancabili fruscii a parte – tutti sono concordi nel ritenere migliore, più ricco com’è di armonici e dinamica. Fatto sta che il vecchio vinile si sta prendendo le sue belle rivincite; e non manca chi interpreta questa attenzione come un segnale di speranza, su un piano generale, anche per la musica di qualità. DI MASSIMO LANZA L’anno nero della ristorazione Le guide gastronomiche danno un quadro poco esaltante della ristorazione nelle tre città principali della Sicilia. A Palermo se non fosse per il Bye Bye Blues, che però è a Mondello, stella Michelin e ottimi punteggi per Gambero Rosso ed Espresso, la situazione non sarebbe per nulla rosea. A Catania analoga situazione, con la differenza che non c’è nessun locale stellato, mentre per trovare punteggi alti per le altre guide bisogna arrivare sino a Giarre dove c’è Donna Carmela che brilla in solitudine. Situazione quindi statica quella di queste due grandi città e alquanto singolare visto che possono contare su una centonove pagina 35 tradizione gastronomica ampia e ben radicata nel tempo. Stesso discorso vale per Messina che nonostante tutto dopo la chiusura del mitico Alberto Sardella non ha più trovato il fuoriclasse capace di far brillare le millenarie tradizioni gastronomiche della città dello Stretto. E pensare che a pochi Km a Taormina sono ben tre i ristoranti stellati dalla Michelin e che hanno punteggi alti pure per le altre guide. Anzi il 2013 è stato tragico per la ristorazione messinese, hanno chiuso i battenti due locali che possiamo considerare storici. Ha chiuso per trasferirsi a Taormina Tischi Toschi premiato dalla guida del Gambero Rosso con i Tre Gamberi.Ha chiuso i battenti dopo 19 anni anche la mitica osteria con cucina” di Renato Orlando, Le Due Sorelle. Travolto dalla crisi, il noto ristorante famoso anche oltre Stretto per la sua cucina e soprattutto per l’eccellente carta dei vini che è arrivata ad elencare oltre mille etichette. 24 Gennaio 2014 posterprotagonisti TEATRO. Il fondatore dell’Accademia Sarabanda si racconta. Dalla gavetta alle favole Io, Fortunato tra i bimbi Pioniere del teatro per i più piccoli grazie all’incontro con il regista Walter Manfrè regala fiabe che piacciono anche ai più grandi. «Aiutatiamo i ragazzi a trovare un significato alla vita» DI GIÒ PEREC Messina. Certo ha meno capelli da quando lo conosco, ma con quei fili ancora biondi in testa, celati quasi sempre da una lobbia a larghe falde, non sembra possa compiere 60 anni il prossimo agosto. Sto parlando di Gianni Fortunato Pisani un teatrante nato a Tunisi, ma cresciuto ampiamente a Messina, dove sin da ragazzo coltiva la passione per il Teatro e dove fonda trent’anni fa l’Accademia Sarabanda, dedicandosi meritoriamente nell’ultimo decennio ad allestire spettacoli per bambini e per ragazzi, preparando così il terreno di coltura perché le giovanissime generazioni possano avvicinarsi da adulti alla più entusiasmante avventura nel mondo del Teatro. Nella sua Accademia sono transitati attori nostrani del calibro di Giovanni Moschella, Margherita Smedile, Giorgio Bongiovanni, Donatella Venuti, Giuseppe Luciani, Antonio Caldarella, Mariapia Rizzo, Domenico Cucinotta, Maurizio Puglisi, Luca Fiorino e tanti altri, che hanno segue strade proprie o che hanno fondato altri formazioni teatrali. Vuole accennare alla sua formazione teatrale: come, quando e perché nasce il suo amore per il Teatro? «L’amore per il teatro, il ‘fuoco sacro’ probabilmente mi è stato trasmesso da mia nonna. Lei attrice della compagnia di Giovanni Grasso mi ‘buttò’ sul palcoscenico che avevo appena 5 anni. Poi, dopo avventure teatrale poco importanti, a 19 anni, al mio secondo anno di architettura, decisi di iscrivermi al laboratorio teatrale universitario di Palermo che in quegli anni ospitava maestri importanti provenienti da tutta Europa ». Può fare i nomi di questi maestri? « La mia fortuna è stata quella di frequentare corsi diretti da maestri con formazione, stili e tecniche teatrali molto diverse tra loro: Pampiglione e Molik per la voce, Yves Le Breton e Eugenio Barba per le tecniche del corpo, i fratelli Colombaioni (quelli del film di Fellini) per clownerie e acrobatica e altri ancora. Ho avuto ancora la fortuna di seguire uno stage, breve ma intenso, diretto da Grotowsky». Agli inizi il suo interesse è rivolto alla Nuova drammaturgia, (basti citare autori come Weiss, Schwarz, Arrabal, Erdman, De Ghelderode, Büchner compresi Pirandello e Shakspeare e altri) non solo come attore ma anche come regista e autore di propri lavori e adattamenti teatrali. Quale o quali ruoli ama maggiormente? « Amo moltissimi confrontarmi con ruoli di personaggi che si arrovellano in cerca di un ‘equilibrio’. Che non sono maschere, sempre coerenti e prevedibili. Preferisco i personaggi pieni di dubbi, incoerenze, contraddizioni ». Nel 2008 in un’edizione di Taormina Arte lei da regista riscuote un buon successo con la pièce “La coda dell’oca” del nostro Andrea Genovese - che da anni vive a Lione- intepretato da Gianfranco Quero e Francesca Andò. Come mai questo “idillio” tutto messinese ( anche se lei è nato altrove) s’è fermato solo a questo lavoro e Mauro Failla e Gianni Fortunato in Come il signor Mocki CURIOSITÀ In scena con Il Drago, ma al Vittorio c’è lo stop In scena con Cappuccetto Rosso GIANNI FORTUNATO ha cominciato a fare teatro per i più piccoli, nel 2005 quando Walter Manfrè viene nominato direttore artistico del Vittorio Emanuele. Ricco della sua esperienza, introduce nei cartelloni stagionali il Teatro per ragazzi e le Fiabe per bambini e comincia una nuova primavera teatrale perché infila una dopo l’altra una serie di fiabe pescate dal mondo di Andersen, Calvino, i fratelli Grimm, Collodi, Capuana, Perrault, Rodari, altri ancora e pure fiabe sue. Un successo durato dieci anni che ha subito un’interruzione quest’anno per i noti avvenimenti teatrali che coinvolgono la nostra città e la Regione Sicilia. L’ultimo spettacolo proposto, sabato scorso, “Il drago” di Schwarz, ma è stata una pena vedere il salone del 4° piano del V. Emanuele con pochi bambini accompagnati dai loro sparuti genitori, perchè le vicende del teatro Vittrio non consentono neanche continuità e pubblicità. centonove pagina 36 24 Gennaio 2014 posterprotagonisti La compagnia dell’Accademia Sarabanda in “Colapesce” Gianfranco Quero e Francesca Andò in La coda dell'oca di Andrea Genovese - 2005 mpott è liberato dal dolore di Peter Weiss-2005 non ha avuto un continuum? « In questi ultimi anni mi sono dedicato soprattutto a far crescere una compagnia di giovani. Giovani messinesi. Giovani e quindi ancora poco noti. Ma già nei miei prossimi progetti tornerà questo “idillio” tutto messinese ». In Teatro succede che gli inizi, di qualunque gruppo o formazione teatrale, siano segnati da entusiastici spettacoli con parecchi personaggi per finire poi a fare delle piccole pièce o dei monologhi con nessun altro attorno. E’ successo pure a lei qualcosa del genere? « Be’ diciamo che in questi ultimi anni , nei quali, per motivi finanziari, non è stato più possibile pensare a grandi allestimenti, ci siamo tutti ritrovati a mettere in scena pièce con due tre personaggi al massimo. La crisi del teatro è un dato di fatto. E dobbiamo affrontarla giornalmente. Non è un bell’argomento ma purtroppo per fare arte e cultura ad un buon livello ci vogliono anche i soldi. Se hai soldi sufficienti puoi reclutare attori validi e di una certa esperienza, ti puoi permettere il giusto numero di giornate di prova, riesci ad avere scene e costumi decenti, puoi avvalerti di tecnici e materiali all’altezza. Ma i nostri politici fingono di credere e di puntare alla Cultura ( ne parlano solo in campagna elettorale); poi al momento di sostenere la cultura recitano la parte degli smemorati – dico così per essere gentile ed educato». Dal 2005 si occupa di teatro per i bambini. Le difficolta del Vittorio Emanuele segnano per ora una battuta d’arresto. Proporrà in altre strutture il suo repertorio fiabesco assieme ai simpatici protagonisti che si chiamano Carmelo Alati, Elisabetta Di Giambattista, Gabriella La Fauci, Vittoria Micalizzi, Mariachiara Millimaggi, Lorenzo Pizzurro ? «Ho cominciato a far teatro per i piccoli quando Walter Manfré venne nominato direttore artistico del Vittorio Emanuele. Manfrè è sempre stato il mio fratello maggiore. Umanamente e artisticamente. Lui crede realmente nel centonove pagina 37 valore e nell’importanza del Teatro per ragazzi. Conosce i giusti modi di realizzare un progetto per ragazzi senza nulla concedere all’opportunismo o all’improvvisazione. A mio modo di vedere le fiabe, soprattutto quelle classiche, così profonde, costruite con saggezza e pregne di significato, sono un momento importante per la formazione dei ragazzi. Se speriamo di vivere non semplicemente di momento in momento ma realmente coscienti della nostra esistenza, la necessità più forte e l’impresa più difficile per noi consistono nel trovare un significato alla nostra vita. Oggi, come in passato, il compito più importante e anche il più difficile che si pone a chi alleva un bambino è quello di aiutarlo a trovare un significato alla vita. La fiaba, la favola, mentre intrattiene il bambino, gli permette di conoscersi e favorisce lo sviluppo della sua personalità. In questi ultimi anni ho realizzato adattamenti per la scena di ben 53 fiabe. In teatro si è creato un rapporto stupendo tra noi, compagnia, e i genitori, i ragazzi. Abbiamo creato anche un nostro stile. E la mia soddisfazione è immensa. Così come immenso è il mio dispiacere quando il teatro che ci ospita non ha neppure i mezzi per sostenere le spese di pubblicità. Tra il 2006 e il 2009, al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, si è arrivati a far sino a 3 repliche, con circa 250 spettatori a replica. Speriamo si torni presto a quei risultati. Nel frattempo noi abbiamo già esportato questa formula anche in altri teatri italiani. E sono sempre più convinto di continuare ad occuparmi anche di teatro per ragazzi: perché mi fa restare giovane, rappresenta la ‘gavetta’ per i giovani attori della mia compagnia e soprattutto è il mio modo, utile, socialmente e politicamente corretto, di ringraziare la fortuna che mi ha concesso di fare questo splendido mestiere ». 24 Gennaio 2014 posterlettere HERITAGE GUI QUI SCUOLA DI SERGIO BERTOLAMI DI ANDREA SMITH Un linguaggio unitario 104? Non è un privilegio IL DOCENTE DISABILE non può rivendicare, dopo avere chiesto ed ottenuto il trasferimento su cattedra esterna, una cattedra interna occupata da altro titolare, invocando l’art. 21 della L. 104/92 e il CCNL di mobilità. E’ il caso di una docente che ha chiesto ed ottenuto il trasferimento su una cattedra esterna e dopo ne ha rivendicato una interna sulla quale insisteva già un titolare, invocando l’art. 21 della L. 104/92. A stabilirlo è stato il Giudice del lavoro del Tribunale di Messina ordinanza dicembre 2013 - partendo dal dato che: la ricorrente aveva presentato domanda di mobilità volontaria dichiarandosi disponibile a ricoprire cattedre orario esterne e a prestare servizio “tra più istituti dello stesso comune e istituti tra comuni diversi”; in accoglimento della richiesta, era divenuta titolare nell’istituto assegnato della cattedra orario esterna con completamento dell’orario di servizio in altre scuole anche di comuni diversi. E proseguendo con l’analisi dell’art. 18, comma V del CCNL, in base al quale “le cattedre costituite su più scuole possono essere modificate negli anni scolastici successivi per quanto riguarda gli abbinamenti qualora non si verifichi più disponibilità di ore nella scuola assegnata per completamento d’orario. Pertanto, i docenti trasferiti su tali cattedre sono tenuti a completare l’orario d’obbligo nelle scuole nelle quali il nuovo organico prevede il completamento d’orario”. Allo stesso Giudice non è apparso determinante il richiamo della ricorrente all’art. 21 della L. 104/92 – che attribuisce ai disabili il diritto di scelta prioritaria tra le sedi disponibili – e all’art. 7 del CCNL, perché la cattedra richiesta non è “sede disponibile” e nessun trasferimento è stato disposto. ECOLOGIA&AMBIENTE LA LETTERA DI ROBERTO CORONA Corona: «Mai perso il posto per vicende giudiziarie» Egregio direttore, Le scrivo per quanto pubblicato nel n°2, pag.7 del 17 gennaio u.s., nell’articolo La Curiosità e per dirle che, sull’argomento, in tempi non sospetti, il suo giornale aveva pubblicato una mia nota il 26 ottobre 2012, pag.13 , basta rileggere per notare che la mia trasparenza, dovuta anche al mio stile di vita, è stata fondamentale per essere oggi considerato tra i pochi virtuosi. Ma vorrei precisarle che il sottoscritto non ha perso il posto per vicende giudiziarie e che ho concluso, assieme a tutti gli eletti della XV Legislatura, il mandato parlamentare il 04/12/2012. La vicenda giudiziaria che mi ha coinvolto ha per oggetto fatti e reati finanziari estranei all’attività politica e parlamentare e si riferiscono alla mia attività professionale e le ribadisco, ancora una volta, che rispetto alle accuse che mi sono state formulate sono totalmente estraneo e sono sicuro che presto saranno chiarite nella sede processuale, dove dimostrerò la mia più completa innocenza e per questo non ho scelto comode scorciatoie come il patteggiamento. Da uomo libero e senza avere riportato alcuna condanna confido nell’operato della Magistratura e mi auguro che molto presto venga dichiarata la mia completa estraneità rispetto ai fatti contestatimi e la mia più assoluta buona fede. Come lei sa, Angelino Alfano, segretario politico nazionale del Pdl, il 26 settembre 2012, qualche giorno prima della presentazione delle liste per le regionali e nel pieno della campagna elettorale che avevo avviato su richiesta dei Coordinatori Regionali del Pdl, mi ha chiesto il grande sacrificio personale di non candidarmi, pur non esistendo impedimenti giuridici o motivi previsti dal codice etico del partito, ma solo per motivi di opportunità. Per senso di appartenenza e ragioni di partito ho rinunciato alla candidatura subendo un grave danno sul piano personale e politico. Mosso da vera passione politica e spirito di servizio non ho interrotto, in questi anni, il rapporto con i miei tanti amici e con il territorio e sono sempre pronto per i futuri appuntamenti dell’agenda politica. Un cordiale abbraccio. SAREBBE UTILE far comprendere ai lettori, e soprattutto agli amministratori, che non basta cambiare nome e accrescere competenze per rendere più efficace il sistema gestionale di un settore complesso e strategico qual è quello della cultura. Della sua istituzione nel 1974 il Ministero per i Beni Culturali ha cambiato più volte denominazione. Agli storici compiti ha aggiunto nel 1998 le Attività Culturali, ovvero lo spettacolo dal vivo e il cinema, competenze e funzioni provenienti dalla soppressione del Ministero dello Spettacolo e del Turismo. Infine dal 24 giugno 2013 il Ministero ha arricchito le attribuzioni includendo anche le attività turistiche. Il processo di trasformazione, non del tutto completato, porta a considerare che la pregnante relazione tra beni culturali e turismo mette in luce l’idea che le risorse culturali possano smuovere l’economia nazionale. Pur tuttavia spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia (come il turismo) non espressamente riservata alla legislazione dello Stato. Ciò significa che le Regioni si occupano in modo autonomo di promozione dei beni, nonché di sviluppo delle imprese turistiche. La Regione siciliana frammenta le azioni, integrate nel MiBACT, interessando due differenti assessorati: uno per il Turismo e l’altro per i Beni culturali. Sulla medesima linea anche il Comune di Messina. L’espressione utilizzata è “valorizzazione”, intendendo la volontà di rendere produttive le risorse culturali. Tale obiettivo si persegue incentivando il turismo culturale. Ma occorrerebbe parlare un linguaggio unitario. DI ANNA GIORDANO In memoria di Pandolfo E’ INSONDABILE la mente umana, impossibile comprendere cosa porti una persona a decidere di porre fine alla sua esistenza. Mi ha colpito molto la storia di Antonino Pandolfo, sindacalista che si è ucciso il 14 gennaio. Non lo conoscevo e me ne rammarico, perché deve essere stata una gran bella persona. Leggo che combatteva anche contro i criminiambientali, in questa terra ordinaria amministrazione. Terra di nessuno o quasi dove chi lotta per la legalità si trova spesso solo e vessato, come lui, con intimidazioni palesi e pesanti (macchina bruciata, portone bruciato, aggressioni) o come Adolfo Parmaliana, mediante l’ormai rodatissima macchina del fango e compiacenti soggetti di ogni livello, anche quello dove ti aspetteresti invece la giusta attenzione e vicinanza. E chi persegue la legalità, chi crede di dovere contribuire nel suo piccolo ad un mondo migliore, quando subisce la violenza diretta o no che sia, o macchie pesanti sulla sua onestà, subisce contraccolpi devastanti. Ormai, chi vive in nome del dio denaro, forte della sua indifferenza alle sorti del resto del mondo che subisce zitto e muto, lo sa. Sa quale sia il potere di una macchina che brucia, di un colpo al volto, di un portone che arde. Così come sa che chi è onesto soffre quando si insinua - con o senza eccessivo clamore - che non sia né onesto né corretto né leale. Sono bravi coloro che vivono sull’illegalità a capire come colpire chi li contesta. E sanno che difficilmente si può scoprire centonove pagina 38 chi da fuoco ad una macchina o ad un portone, sono reati “ottimi” perché solo la flagranza può individuarli. Sono gesti vigliacchi, non sono confronti dialettici ma fulminei movimenti che gettano, chi li subisce, in una spirale di rabbia e paura, di isolamento e depressione, soprattutto se il resto del mondo tace e continua a farsi i fatti suoi. Così come denunciare per chissà quali reati commessi chi invece ha sempre rispettato leggi e vivere civile, può creare devastante depressione. Ma sappiano coloro che infangano gli onesti o che li terrorizzano, che giustizia terrestre o divina che sia, arriverà. E se pensate di esservi liberati di qualcuno, altri seguiranno, e come dice il Papa, al funerale, il vostro, non ci sarà il camion dei traslochi. La vostra ricchezza terrena non accompagnerà altrove, la vostra incommensurabile povertà d’animo. 24 Gennaio 2014 postercommenti L’INTERVENTO Fondo Fucile, da qui all’eternit DI PIETRO CURRÒ Messina, la baraccopoli di Fondo Fucile,140 famiglie e un dramma: l'amianto. Cinquemila metri quadri, secondo una relazione dei Vigili Urbani di luglio 2003, di amianto ammalorato e rotto, sotto il quale vivono e respirano 600 cittadini da oltre cinquanta anni. Accanto la scuola Albino Luciani ed, a poche centinaia di metri, il Policlinico Universitario. La storia "recente" riprende nella primavera del 2006 con un dossier denuncia, presentato quando ero assessore al Risanamento, dal titolo "La vergogna di Messina, Fondo Fucile tra amianto e degrado sociale" . Ma il problema resta irrisolto malgrado l'attenzione continua degli organi di informazione e le lotte dure intraprese dagli abitanti attraverso cortei, occupazioni, blocchi stradali e disperazione. Non si contano poi, sempre a Fondo Fucile, le visite dei politici di tutti i partiti. Anche l'attuale Presidente Napolitano, invitato a visitare Fondo Fucile nel dicembre del 2008, ha risposto con una lettera a firma del proprio Consigliere direttore dell'ufficio di segreteria Carlo Guelfi, dicendo:"Per quanto riguarda la sua richiesta di visita al Rione di Fondo Fucile potrà essere presa in considerazione in occasione di un futuro viaggio del Capo dello Stato in Sicilia."Che poi, ancora, non è 150 PAROLE DA PALERMO La dittatura del Sol Levante DI MARIA D’ASARO E’ più forte di me. Anche se vi si trova tanta merce a buon mercato, nei negozi dei cinesi non compro nulla, perché ci sto male: troppa roba gettata alla rinfusa nelle scatole, troppa polvere, troppa tristezza negli occhi della commessa di turno. La grande Cina, dismessa in fretta la zavorra ideologica del comunismo, ha copiato il peggio dell’Occidente capitalista: la voglia di profitto, il mancato rispetto per i diritti umani, l’indifferenza per i danni inferti all’ambiente. Se uniamo il tutto alla silenziosa e tenace capacità di lavoro degli orientali, meno individualisti di noi, abbiamo davanti una miscela nefasta che ha unito il peggio dell’Est e dell’Ovest: i negozi con le lanterne rosse sono segno di un’umanità ridotta a merce e di un pianeta condannato a morte. Per salvare la terra e noi stessi, serve con urgenza un nuovo Umanesimo, che restituisca senso di cura, sobrietà e bellezza. avvenuta. Intanto Vigili del fuoco, Arpa, Asl, l'ex Prefetto di Messina Alecci, hanno tutti segnalato il pericolo per la salute. Lo hanno segnalato a tutti i sindaci che si sono succeduti dal 2000 ad oggi. Così scrive il Prefetto Alecci al sindaco di Messina nel settembre 2007: "Dall'insieme degli elementi cognitivi forniti appare confermata la complessiva situazione di estrema criticità sotto il profilo igienico sanitario e della sicurezza pubblica delle unità abitative e dell'intera area di cui trattasi, che esige la immediata individuazione di un percorso operativo finalizzato a concrete iniziative che prevengano l'aggravarsi delle pregiudizievoli condizioni di vita degli abitanti della località in questione". Anche l'Autorità Giudiziaria è stata investita del problema con un esposto sottoscritto dagli abitanti della baraccopoli e presentato da un noto avvocato penalista messinese. Il 16 settembre 2013, nel corso di una conferenza stampa congiunta, l'assessore regionale Nino Bartolotta e l'amministrazione comunale di Messina guidata dal sindaco Accorinti, hanno dichiarato che il problema della baraccopoli sarebbe stato risolto con la bonifica del territorio e l'assegnazione di case agli aventi diritto, case reperite sul mercato libero attraverso un pubblico bando. Hanno altresì affermato dell'esistenza, nel bilancio regionale, di undici milioni di euro da destinare all'intervento. L'iniziativa, certamente lodevole, attende, però, ancora il primo passo concreto dopo già quattro mesi trascorsi. Giova ricordare che i Sindaci delle città sono i responsabili della tutela e della salvaguardia della salute pubblica dei territori che governano e rispondono, forse anche con rilevanti profili penali, di omissioni nell'esercizio della funzione propria. A quando l'inizio dei lavori per il Parco di Fondo Fucile? O il nuovo e grave pasticcio della Tares finirà per determinare ulteriori ritardi? ANIMAL HOUSE ELIODORO Catania, alt allo spaccio Catania. Da San Giovanni Galermo a San Cristoforo: lotta senza quartiere agli spacciatori, sempre più arroganti e violenti, veri e propri padroni del territorio. Polizia e Carabinieri hanno preso d'assedio due "mercati all'aperto", controllati da vedette, dove lo spaccio avveniva senza alcun timore, dove addirittura i "clienti" facevano la fila, bloccando le strade. Circa cento arresti, mega operazioni come non avvenivano da anni, un colpo per pusher e per le "famiglie" del mercato della droga che, nonostante la crisi, non conosce contrazione. Ma, adesso, dopo il clamore delle conferenze stampa e delle pagine sui giornali, si manga quotidianamente il controllo del territorio. ANTIBUDDACI DI DINO CALDERONE Fare opposizione a Messina Come si fa opposizione a Messina? Negli anni della cosiddetta prima repubblica le forze politiche nazionali e quelle locali si rispecchiavano perfettamente e gli esponenti principali della politica nazionale avevano il pieno possesso della politica locale. La Dc godeva di un enorme potere: era il primo partito cittadino e controllava, almeno in parte, altri partiti. L'opposizione, fortemente minoritaria a causa dell'esigua presenza di un Partito comunista fra i più piccoli d'Italia, si era indebolita ulteriormente a partire dalla metà degli anni 70', come conseguenza del consociativismo Dc-Pci. Insomma, la triade Dc-Psi-Pci dominava la città e la possibilità di scalfire questa “santa alleanza” risultava velleitaria, restavano solo alcune forme di opposizione sociale. La legge regionale del 1992, per l'elezione diretta del sindaco, favorì la mobilitazione dal basso e la creazione di liste civiche estranee ai partiti storici. Non a caso negli ultimi venti anni si sono potuti registrare schieramenti di diverso colore politico, nonostante la città sia politicamente da sempre di centrodestra: Providenti (1994centrosinistra); Leonardi (1998-centrodestra); Buzzanca (2003centrodestra); Genovese (2005-centrosinistra); Buzzanca (2008centrodestra); senza dimenticare ben tre commissari. Ma con la vittoria di Accorinti che fa l'opposizione? Se non ha senso agitare temi nazionali come la Tares per attaccare l'attuale sindaco, formalmente sganciato dai partiti; l'opposizione dovrebbe caratterizzarsi su temi locali. Su questo piano si sono manifestate due modalità di opposizione: dentro il consiglio comunale (con critiche fatte da alcuni consiglieri) e all'esterno con l'azione di Felice Calabrò, che però rischia di restare sommerso, come durante la protesta contro la Tares, se non articola meglio proposte utili per la città. Il futuro di un'opposizione costruttiva, non solo di centrosinistra, in questa città non può dipendere solo dall'esito di un ricorso elettorale. [email protected] DI ROBERTO SALZANO Non sono figli Milleseicento milioni di euro per 536mila tonnellate di cibo. Duecentocinquantaquattro milioni per le cure mediche, che raggiungono i 465 milioni aggiungendo le spese per i prodotti igienici. Tanto, nel corso degli ultimi due anni, le famiglie italiane sono arrivate a spendere per gli animali domestici. Trenta milioni di pesci, 13 milioni di uccellini in gabbia, quasi due milioni di criceti e conigli, sette milioni di cani, sette milioni e mezzo di gatti, tutte creture per cui non si bada davvero alla crisi, visto che si risparmia ormai su ogni cosa ma non sul loro benessere. Si spendono cifre folli pure per l'acquisto di accessori, ancor meglio se firmati. Sempre più raramente si rinuncia ai regali per Natale e compleanni. Gli italiani amano la compagnia e la centonove pagina 39 devozione di questi piccoli amici e li trattano, coccolano e viziano proprio come si fa con i figli. Vero affetto o semplice consumismo? Incidono entrambi gli aspetti, cui va spesso aggiunto un pizzico di nevrosi. In una società dove tutti sono di corsa ed il tempo sembra non bastare mai, gli animali domestici vanno incontro ai disagi del caso: vengono destinati loro i ritagli di tempo stettamente necessario a farli mangiare o portarli fuori per la passeggiatina quotidiana. Nascono presto i sensi di colpa per averli trascurati. Segue così quel pizzico di nevrosi a cui si accennava, che induce a portarli, anche quando non è necessario, dal veterinario per essere certi che stiano bene e ricoprirli di vizi per dare sfogo al proprio attaccamento soffocato dai ritmi frenetici della società odierna. Di fronte a famiglie ormai minate da vuoti e carenze sempre più evedenti, non stupisce che gli animali vengano cresciuti come figli.
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