Da Confindustria Veneto un progetto per sostenere le «quote rosa» nei cda. Mettendo al centro la meritocrazia (Il Sole 24 Ore, 18/2) di Barbara Ganz Un progetto veneto a supporto delle donne manager e della legge Golfo-Mosca (la n.120 del 2011), che introduce le cosiddette «quote rosa» nei consigli di amministrazione. Si tratta dell'«albo volontario di candidate al ruolo di componenti in cda con competenze certificate»: una raccolta dei migliori profili consultabile a livello regionale da enti ed aziende. Le candidate si potranno iscrivere presentando a Confindustria Veneto, anche tramite le associazioni territoriali, il proprio curriculum vitae e l'attestato di partecipazione a un corso professionalizzante, svolto sotto la sorveglianza scientifica di un ente universitario. Nell'albo saranno inseriti gli identikit delle donne manager più competenti, che potranno essere visionati da enti pubblici e privati, oltre che dalle aziende. «È un'iniziativa di cui andiamo orgogliosi, perché integra la legge sulle quote rosa nei cda con la meritocrazia, un valore in cui crediamo – dice Roberto Zuccato, presidente di Confindustria Veneto –. Per portare maggiori competenze nei ruoli di comando la rappresentanza di genere è necessaria, ma non sufficiente. Occorre piuttosto individuare profili di donne con esperienza e qualità, in grado di dare un effettivo contributo alla modernizzazione della classe manageriale del Veneto». Un modo, spiega Sandra Miotto, consigliera regionale di parità del Veneto, per contribuire anche a una nuova visione del lavoro e dell'economia, mentre Maria Luisa Coppola, assessore alle Pari opportunità della Regione, non rinuncia a una battuta: «Quando mai sono stati fatti corsi di formazione e istituiti albi per cda finora occupati solo da uomini? Forse loro sono per definizione preparati? È un dato inconfutabile che la presenza delle donne dia un valore unico di competenza, capacità relazionale e organizzativa, oltre che creatività nella soluzione dei problemi». Ora inizia la vera sfida: inserire queste professioniste nei consigli di amministrazione e non solo. «Un obbligo di legge - aggiunge Coppola - che ancora oggi qualcuno si illude di poter non rispettare». Fin dal 2012 Confindustria Padova lavora alla "rivoluzione" rosa, giocando d'anticipo a livello nazionale con il progetto Head of the Board, realizzato in collaborazione con l'Università Ca' Foscari per sviluppare tra le donne competenze tecniche e manageriali per la gestione societaria e favorirne l'accesso a ruoli apicali d'impresa. All'appello avevano risposto 32 capitane e dirigenti d'impresa padovane, età media 44 anni, coinvolte in un training formativo di otto mesi tra formazione tecnica, testimonianze su prassi concrete di gestione societaria, affiancamento in cda di società quotate e pubbliche. Il rapporto 2013 Consob sulla governance delle imprese italiane quotate in Borsa citava, a fine giugno 2013, un 17% dei posti di consigliere ricoperto da donne (a fine 2011 erano il 7,4%), in 198 imprese (135 a fine 2011) almeno una donna è presente nel board. Tuttavia, secondo lo stesso studio, le donne ricoprono principalmente cariche non esecutive: sono amministratori indipendenti nel 60% dei casi, mentre solo il 3,2% delle donne riveste il ruolo di amministratore delegato. Lavoro: il Lazio vara il pacchetto di misure per sostenere l’occupazione (ilVelino, 18/2) Una nuova governance che guarda alla tutela dei diritti, all’occupazione femminile, alla trasparenza e ai tirocini Finito il tempo di promesse, di annunci di belle parole: la regione Lazio vara un pacchetto di iniziative a sostegno dell’occupazione. Le hanno presentate questa mattina nella sede della giunta il presidente Nicola Zingaretti per l’assessore al lavoro Lucia Valente. Si tratta di fatto di una riorganizzazione radicale della governance che guarda alla tutela dei diritti dei lavoratori all’occupazione femminile, alla trasparenza e un ripensamento radicale del sistema dei tirocini. Per questo, arrivano 140 milioni di euro per percorsi di formazione mirati all’inserimento dei ragazzi under 24. Stop agli stage gratuiti: ora saranno retribuiti con 400 euro lordi al mese. Ma anche contratti di apprendistato per offrire ai giovani nuove possibilità di lavorare studiando e una ‘staffetta generazionale’, ovvero un nuovo strumento per garantire l’avvicendamento tra lavoratori prossimi alla pensione e giovani neoassunti. GARANZIA GIOVANI — UN’OCCASIONE ENTRO 4 MESI PER GLI UNDER 24 - “Si tratta di un’esperienza unica in Italia, ha spiegato l’assessore Valente, nata dallo sviluppo dell’europeo garanzia giovani con un investimento di circa 140 milioni di euro grazie alla quale i giovani tra i 15 e i 24 anni riceveranno entro quattro mesi dalla presa in carico da parte dei centri per l’impiego una offerta di lavoro adeguata alle loro competenze, o un tirocinio, o un contratto di apprendistato, o, qualora questa venisse valutata come l’opzione migliore, la possibilità di proseguire gli studi. I giovani riceveranno un voucher di entità variabile che dovrà essere speso presso centri di collocamento privati di eccellenza certificati dalla Regione, che, per ricevere l’intera somma del voucher. dovranno accompagnare, in 4 mesi, il giovane verso la scelta migliore nel mondo del lavoro o della formazione. DISCIPLINA DEI TIROCINI — MAI PIÙ GRATIS, MAI PIÙ FINTI - La Regione Lazio ha stabilito nuove regole per evitare che questo strumento venga usato male o sfruttato a danno degli stessi tirocinanti. È stata definita un indennità minima di partecipazione al tirocinio pari a 400 euro lordi mensili e viene stabilita la loro durata massima a seconda delle diverse tipologie. Siamo, insieme alla Liguria, l’unica Regione ad aver approvato una delibera ad hoc sui tirocini per l’inserimento, la riabilitazione e l’inclusione sociale di persone svantaggiate, con deroghe particolari sia nella retribuzione che nella durata. Sono previste tre tipologie di tirocini: tirocini formativi e di orientamento, per agevolare le scelte professionali e l’occupabilità dei giovani nel periodo di transizione tra il sistema dell’istruzione e il lavoro. I destinatari devono essere in possesso di un titolo di studio conseguito entro e non oltre dodici mesi. La durata non può superare i sei mesi. tirocini di inserimento o reinserimento lavorativo, per sostenere le persone disoccupate (anche in mobilità), le persone inoccupate e i lavoratori sospesi in regime di cassa integrazione ordinaria, straordinaria o in deroga. La durata non può superare i dodici mesi. tirocini a favore dei disabili, delle persone svantaggiate e di quelle titolari di protezione internazionale. La durata non può essere superiore a dodici mesi nel caso dei soggetti svantaggiati e non superiore a trentasei mesi nel caso di soggetti disabili. CONTRATTO DI APPRENDISTATO ALTA FORMAZIONE E RICERCA - Un nuovo sistema di regole, rivolto ai giovani tra i 18 e i 29 anni, che valorizza l’esperienza del lavoro come strumento di crescita e acquisizione di competenze anche nel campo dell’alta formazione. Per la prima volta dal 2003, la Regione Lazio scrive la disciplina che consente ai giovani che frequentano l’università o un master o un dottorato di ricerca o un istituto tecnico superiore di pot er lavorare e studiare contemporaneamente. La disciplina regionale, che attua un protocollo stipulato con le parti sociali, i rettori e i presidenti degli Istituti Tecnico Scientifici, si basa sul principio dell’acquisizione di crediti formativi attraverso il lavoro qualificato, e potrà valere per laureandi, dottorandi e specializzandi all’interno del sistema dell’alta formazione regionale. STAFFETTA GENERAZIONALE — CHI VA IN PENSIONE PASSA IL TESTIMONE A NUOVE ASSUNZIONI - Un nuovo strumento per garantire l’avvicendamento tra i lavoratori prossimi alla pensione e giovani neoassunti, attraverso un percorso di formazione e inserimento professionale. Grazie a questa misura i lavoratori che andranno in pensione entro tre anni possono volontariamente accedere all’orario a tempo parziale e diventare tutor di un giovane che potrà essere assunto, anche con un contratto di apprendistato, per formarsi e occupare, quando il lavoratore più anziano andrà in pensione, lo stesso posto di lavoro. La Regione copre, con apposito finanziamento, il delta contributivo del lavoratore più anziano che ha scelto di accedere al tempo parziale. La sperimentazione iniziale riguarderà circa 250 p. sti di lavoro. CONTRATTO DI RICOLLOCAZIONE - Il contratto di ricollocazione guida la persona fino all’inserimento lavorativo supportandola nel cercare le opportunità di lavoro in linea con le proprie competenze e personalità. L’interessato viene affidato a un tutor designato da un’agenzia di outplacement, responsabile del servizio. Il servizio è gratuito per il lavoratore e il corrispettivo dell’agenzia è corrisposto per mezzo del voucher regionale, di entità commisurata alla difficoltà di ricollocazione della persona disoccupata, articolato in una parte fissa e una parte correlata al conseguimento del risultato positivo. OCCUPAZIONE FEMMINILE - Abbiamo approvato in giunta le linee guida per l’attuazione nel Lazio delle misure di conciliazione vita lavoro per le donne, all’interno del programma nazionale denominato Intesa 2012, promosso e finanziato dal dipartimento nazionale per le Pari Opportunità. Tre sono le linee di intervento per favorire l’occupabilità delle donne: 1) nelle scuole per promuovere tra gli studenti la cultura delle pari opportunità anche nella scelta di percorsi di studio e lavoro; 2) nelle imprese per sostenere interventi di flessibilità organizzativa e misure di conciliazione vita lavoro; 3) per il sostegno di nuove micro imprese femminili attraverso finanziamenti diretti e servizi di assistenza e tutoraggio personalizzati per avviare e consolidare le micro imprese femminili. CONSULTA DEI LAVORATORI AUTONOMI - Per dare voce a tutti i lavoratori stiamo istituendo la consulta dei lavoratori autonomi e atipici che non hanno una loro rappresentanza. Attraverso la consulta intendiamo dare una rappresentanza a tutti quei lavoratori che oggi non sono rappresentati nelle istituzioni e che, invece, hanno il diritto di dire la loro sulle scelte che direttamente o indirettamente li riguardano. UNA NUOVA GOVERNANCE PER LA TRASPARENZA E LA SEMPLIFICAZIONE - L’impegno della Regione Lazio per sostenere in modo innovativo le politiche attive del lavoro è solo il primo passo di una riorganizzazione complessiva dei servizi per l’occupazione. C’è bisogno di una nuova govemance, in grado di garantire servizi più efficienti a più persone, a partire dalla riforma della rete dei centri per l’impiego e dalla creazione di un nuovo sistema informatico unico e integrato con tutte le banche dati, come abbiamo già fatto per i tirocini e l’apprendistato, evitando inutili passaggi di documenti cartacei. Inoltre, grazie alla firma di una Convenzione tra Regione e lnps, Comando dei carabinieri e Direzione Territoriale del Lavoro garantiremo piena trasparenza nella erogazione della Cassa Integrazione in deroga. Lavoro: Valente, misure conciliare vita ed occupazione per donne (AGI) - Roma, 18 feb. - "Abbiamo approvato in Giunta le linee guida per l'attuazione nel Lazio delle misure di conciliazione vita lavoro per le donne all'interno del programma nazionale denominato Intesa 2012, promosso e finanziato dal Dipartimento nazionale per le Pari Opportunita'". Lo ha detto l'Assessore della Regione Lazio, Lucia Valente. Tre sono le linee di intervento per favorire l'occupabilita' delle donne: nelle scuole per promuovere tra gli studenti la cultura delle pari opportunita' anche nella scelta di percorsi di studio e lavoro; nelle imprese per sostenere interventi di flessibilita' organizzativa e misure di conciliazione vita lavoro; per il sostegno di nuove micro imprese femminili attraverso finanziamenti diretti e servizi di assistenza e tutoraggio personalizzati per avviare le micro imprese femminili. Per dare voce a tutti i lavoratori la regione sta istituendo la consulta dei lavoratori autonomi e atipici che non hanno una loro rappresentanza. (AGI) Premi in denaro in un bando sull’imprenditoria femminile (La Nuova Ferrara, 18/12) Originalità dell'attività svolta e stile di management; innovazione di processo, di prodotto e di servizio; valorizzazione del territorio attraverso produzioni tipiche locali, servizi culturali, di... Originalità dell'attività svolta e stile di management; innovazione di processo, di prodotto e di servizio; valorizzazione del territorio attraverso produzioni tipiche locali, servizi culturali, di promozione e incoming turistico; attività di innovazione sociale, sostenibilità ambientale, collaborazione con università e centri di ricerca; aver favorito l'occupazione; capacità di continuità e di consolidamento dell'impresa. Questi gli obiettivi del bando - attivo dal 10 febbraio scorso - promosso dalla Camera di Commercio in collaborazione con il Comitato provinciale per la promozione dell'imprenditoria femminile e rivolto alle imprese femminili ferraresi di tutti i settori economici con premi in denaro fino a 8 mila euro.E si perché le donne, a Ferrara, guidano il 21,5% del totale delle imprese e lo fanno scegliendo, a differenza dei colleghi uomini, sempre più forme giuridiche solide come la società di capitale (+37 unità nell'anno appena trascorso, con un ritmo di crescita, rispetto al 2012, pari al 4,4%). Turismo e servizi associativi i settori che crescono di più. «Anche la nostra provincia - sottolinea Gisella Ferri, presidente del comitato provinciale per la promozione dell'imprenditoria femminile - ha in questo momento un estremo bisogno di tutte le sue migliori energie e la risposta che le donne stanno dando alla crisi con il loro impegno nel fare impresa sia un fatto che ci rassicura sul futuro. Servono persone - ha proseguito Ferri - che credano in loro stesse, che abbiano una visione del loro domani e che si impegnino a realizzarlo mettendo insieme le forze, come accade spesso nelle imprese femminili. I dati ci dicono che le donne, probabilmente, lo hanno capito e si stanno dando da fare. E' nostro dovere creare le condizioni per sostenerle, in particolare con politiche del credito attente alle loro esigenze». Eletto dalla Giunta della Camera di Commercio, il Comitato ha per obiettivo quello di sviluppare iniziative ed avanzare proposte per favorire le pari opportunità, concretizzare e tradurre in progetti ed azioni le aspettative e le necessità delle donne imprenditrici della provincia e costruire un legame più forte tra esse e le istituzioni tutte del territorio. Tanti i progetti realizzati dal Comitato nei tre anni appena trascorsi. Il Comitato per l'imprenditoria femminile per il triennio 2013-2016: Gisella Ferri (presidente), Chiara Bertelli (cooperazione), Paola Bertelli (commercio), Bianca Maria Giovannini (agricoltura), Barbara Lambertini (credito), Maria Giberti (industria), Milena Grassi (organizzazioni sindacali), Caterina Paparella (artigianato), Maria Chiara Trombetta (turismo). Il balzo delle donne capo Un quarto in più in sei anni (Corriere della Sera) di Rita Querzè Dagli anni Ottanta si parla di un soffitto di cristallo che blocca le carriere femminili. Bene: oggi questo soffitto mostra le prime crepe. A prenderlo a picconate, un sempre più folto gruppo di donne giovani e determinate. Aiutate — e questa è la sorpresa — dalla Grande Crisi prima ancora che dalla legge sulle quote rosa. Il vero paradiso per le donne dotate d’ambizione di questi tempi si chiama pubblica amministrazione. Come dimostra uno studio dell’Ocap — l’Osservatorio sul cambiamento delle amministrazioni pubbliche della Sda Bocconi — le dirigenti sono aumentate negli ultimi sei anni del 24,5% nei ministeri, del 20,3% nelle regioni (escluse dal monitoraggio quelle a statuto speciale), del 17,5% nelle province, dell’11,9% nei comuni. Il risultato è che nei ministeri le pari opportunità della carriera sono a un passo: le donne dirigenti sono già quattro su sei. Ma anche nel privato molto sta cambiando. Dati Inps elaborati da Manageritalia (associazione dei dirigenti dei servizi) dicono che nel settore privato, tra 2008 e 2012, le donne dirigenti sono aumentate del 16% proprio mentre gli uomini diminuivano del 5%. Fuori i maschi, dentro le donne. Che oggi sono diventate il 14,5% del totale dei dirigenti (cinque anni fa erano il 12%, e negli anni precedenti i progressi erano sempre arrivati con il contagocce). Ovvia la soddisfazione delle signore in carriera. «Ora che le donne sono di più speriamo che le aziende si accorgano del loro valore», interviene Marisa Montegiove, a capo del gruppo donne manager di Manageritalia. Ma come mai questo balzo in avanti? «Nel caso dei dirigenti la crisi ha accelerato il ricambio generazionale. Non dimentichiamo che dal 2008 a oggi questi professionisti sono stati licenziati a colpi di diecimila l’anno. Di conseguenza sono entrati i giovani, tra cui molte signore», fa notare Fabio Ciarapica, senior partner di Praxi, società che si occupa di ricerca del personale. Questo ricambio è avvenuto più forte nei servizi che nell’industria. Più nelle posizioni di staff (amministrazione, marketing, finanzia e controllo, gestione del personale) che in quelle di linea (funzioni legate alla produzione, direzione commerciale). «Aggiungerei: più nelle grandi aziende che nelle piccole», si inserisce ancora Ciarapica. Ma non sarà che le donne, pur di accedere a quanto fino a ieri era loro precluso, sono disposte ad accettare incarichi complessi senza fare le difficili sullo stipendio? «Beh, il dubbio è venuto anche a noi. Il fenomeno va analizzato con attenzione per comprenderlo in ogni aspetto», risponde Montegiove. Tornando al boom delle signore ai vertici della pubblica amministrazione, la lettura del cambiamento per il prorettore dell’università Bocconi, Giovanni Valotti, deve essere positiva: «Il bilanciamento di genere è sempre una buona notizia — attacca Valotti —. Certo, sappiamo poco del contenuto del lavoro di questi dirigenti. Alcune indagini ci fanno sospettare che ce ne siano tanti, forse troppi, che in realtà svolgono il lavoro dei funzionari. E poi i meccanismi di selezione tutti basati sui concorsi rischiano di non essere efficaci». Insomma, un cambio culturale è in corso. Ma non possiamo essere certi fino in fondo che i progressi nell’equità tra i generi siano anche il segnale di una maggiore meritocrazia. Donne imprenditrici contro la crisi: Italia e Spagna in prima linea (Bianco Lavoro, 18/2) Donne imprenditrici per combattere la crisi. Scelta o necessità? Un caso emblematico è rappresentato dalla Spagna, dove negli ultimi cinque anni sono state aperte 800.000 nuove imprese, tutte al femminile. Ma anche i dati relativi all’Italia sono sorprendenti. Quelli sulla disoccupazione degli ultimi anni invece non sono mai stati incoraggianti. In Spagna ancora oggi si stima che un cittadino su quattro sia senza lavoro, uno su due se si parla di giovani. Per le donne la percentuale sale: il 55% di loro risulta disoccupata. Ed ecco allora che la difficoltà diventa ingegno, il rischio diventa sfida e la caparbietà, intraprendenza. Storie vere di donne lavoratrici licenziate dall’oggi al domani o casalinghe, in alcuni casi per scelta, che si sono trovate a riorganizzare il ménage familiare a fronte di un marito all’improvviso disoccupato. Come testimonia una di loro, Izanami Martinez, se si ha una buona idea imprenditoriale nel giro di poco tempo la si può realizzare. Non è così se si lavora per una grossa compagnia: la fase propositiva può protrarsi a lungo, fino a divenire quasi frustrante. Seppur vero che nel settore pubblico le quote al femminile sono sempre più in ascesa, nell’imprenditoria spagnola le donne non avevano ancora fatto emergere la propria presenza sul mercato. Con quasi 800.000 start up di business al femminile negli ultimi cinque anni, le nuove “boss” d’impresa entrano di diritto nell’economia del Paese e costringono i colleghi uomini ad un obbligato confronto. Certo è che pregiudizi e reticenze sono dietro l’angolo. Come sottolinea Almudena Velasco che, in occasione di meeting d’azienda e incontri con i clienti, era solitamente accompagnata dal suo unico dipendente, uomo. Ebbene il copione era sempre lo stesso: tutti si rivolgevano istintivamente a lui per parlare d’affari e a lei come se fosse la sua segretaria. Anche la famiglia e gli amici molto spesso rappresentano un freno e un ostacolo allo sviluppo della propria idea imprenditoriale, come nel caso di Beatriz Siguenza. Non è raro infatti che genitori e parenti spingano a rinunciare al rischio e a cercare una “sistemazione” sicura. Anche in Italia, i dati registrati al riguardo sono sorprendenti. Ad oggi si contano quasi 1,4 milioni di business al femminile di cui oltre 860.000 ditte individuali (quindi con una sola donna a capo di tutto). Un vero e proprio boom di partite iva, con un aumento percentuale del 4% solo nell’ultimo anno. Il Fattore D in costante crescita risulta essere quello delle imprese di donne immigrate nel Bel Paese e di nazionalità extraUe, che ha oltrepassato nell’ultimo anno le 50.000 unità. In generale, si tratta di donne che per passione o bisogno hanno tirato fuori dal cassetto i loro sogni, rimasti chiusi molto spesso per paura, e hanno deciso di avviare un’attività economica indipendente, soprattutto nei settori a loro più congeniali come quelli dell’estetica e benessere e dell’istruzione ma che si sono cimentate anche in quello dei servizi, come la ristorazione e l’accoglienza. E molte di loro si sono rivelate lungimiranti e intraprendenti dedicandosi all’high-tech e all’edilizia , dimostrando competenza e tenacia invidiabili. La sfida più grande rimane quella di conciliare storie professionali di successo con vita familiare e affettiva. Ma anche questa le donne imprenditrici l’hanno già accolta da tempo. RETE IMPRESE: CONFASSOCIAZIONI, TANTE LE DONNE CHE SOSTENGONO IL NOSTRO TESSUTO PRODUTTIVO (AGENPARL) - Roma ,18 feb -"Credo che ormai in piazza sia sceso a protestare tutto il mondo produttivo del nostro Paese, il quale raramente ha usato le manifestazioni per farsi sentire, sintomo questo del limite di sofferenza al quale è arrivato. Qualche settimana fa lo hanno fatto i rappresentanti delle professioni ed oggi quelli delle piccole e medie imprese, del commercio e dell'artigianato". Lo sottolinea in una nota Federica De Pasquale consigliere delegato di CONFASSOCIAZIONI per le Pari Opportunità ed i Public Affairs. "Alla manifestazione promossa da Rete Imprese Italia ho potuto constatare, ancora una volta, che sono tantissime le donne che in prima linea affrontano le difficoltà di una crisi senza precedenti, eppure continua DePasquale - sono proprio loro che stanno reagendo meglio ad un'opprimente tassazione e ad una burocrazia che non ha pari in Europa. A loro ho voluto testimoniare il mio pieno sostegno, unitamente a quello di CONFASSOCIAZIONI, che da sempre ha voluto assumere posizioni ben precise su quelle che devono essere le strategie più utili per sostenere le donne che lavorano nel settore privato. Molte di loro prima che imprenditrici e libere professioniste sono donne che devono districarsi tra un lavoro quasi completamente senza tutele e un pesante carico familiare, da sempre il nemico numero uno di tutte le donne che vogliono lavorare. Difficoltà che diventano ancora più opprimenti per chi, come loro, non essendo un dipendete pubblico può usufruire solo in misura minimale di tutte quelle azioni di tutela e di assistenza consentite nel pubblico impiego. Adesso - conclude Federica De Pasquale - siamo ad un punto decisivo o si capisce che il nostro vero motore produttivo è quello rappresentato a vario titolo soprattutto dal privato e non dal pubblico oppure l'Italia, come più volte è stato ribadito anche oggi, si ferma. Questa ritengo sia la sfida principale del nuovo Governo a guida #Renzi, serve un cambiamento che vada a premiare la meritocrazia a tutti i livelli, così da sostenere quel tessuto produttivo, formato da donne e uomini, che per capacità e competenza rimane l'unico che ancora può dare risposte concrete alle esigenze dei cittadini offrendo loro opportunità di lavoro se solo messo in condizione di farlo". Il governo diffida la Valdaro spa «Cda senza donne, lo azzeriamo» (Gazzetta di Mantova, 17/2) Il Dipartimento pari opportunità avvia la procedura contro il consiglio d’amministrazione senza donne. La società per azioni ha due mesi di tempo per provvedere. Ma i soci non sono d’accordo su chi dovrà sostituire il proprio rappresentante di Nicola Corradini MANTOVA. Stanno aspettando troppo alla Valdaro spa società a capitale interamente pubblico. Al di là dei guai societari e di bilancio, l’immobiliare che vede tra i propri soci Comune capoluogo, Provincia e Camera di Commercio deve adeguare il proprio consiglio d’amministrazione alla parità di generi. Insomma, deve assolutamente sostituire almeno uno dei tre componenti del consiglio d’amministrazione con una donna. E a comunicarglielo con una nota dai toni perentori è il Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del consiglio, che alla fine di gennaio ha spedito al presidente della società, Aldo Patrini, una lettera che diffida la società a rimediare alla violazione di legge. Il procedimento, in questo, prevede in caso si mancata ottemperanza alla legge lo scioglimento del cda. La nota è arrivata nell’ufficio del presidente della Valdaro nei primi giorni di febbraio. Non si può definire un fulmine a ciel sereno, visto che la Spa e gli enti pubblici soci sapevano da mesi che il consiglio d’amministrazione, composto da Patrini , dal segretario comunale Annibale Vareschi e dal dirigente della Provincia, Giancarlo Leoni, non è a norma di legge perché non rispetta le cosiddette quote rosa. Una lettera che ha messo in agitazione il vertice della società. Il presidente ha informato i soci della comunicazione e certo la Spa, già alle prese con un imponente debito e con un futuro incerto, non può permettersi di ritrovarsi con un cda sciolto di imperio dal governo per non aver adempiuto ad una delle norme a cui tutte le società private (e con soci pubblici) stanno adeguandosi. Risulta perfino poco comprensibile che una società che vede tra i proprietari Comune e Provincia, che al proprio interno hanno le commissioni pari opportunità e la figura della consigliera di parità, abbia formato un cda senza ricordarsi di garantire la parità di genere.In ogni caso l’irregolarità della composizione del cda è diventata palese agli inizi di dicembre, quando l’assemblea soci aveva preso rimarcato la questione aveva deciso di procedere, naturalmente, con solerzia e velocità. Dandosi però tre mesi di tempo accenando a “problemi burocratici”. Di problemi burocratici, però, non ne vede la responsabile del procedimento avviato contro la Valdaro, Monica Parrella, direttore generale e coordinatrice dell’ufficio governativo che si occupa di tutela delle pari opportunità, che proprio facendo riferimento alla comunicazione dell’assemble a di dicembre, informa che il procedimento di diffida è iniziato. Il problema, tuttavia, più che burocratico sembra di natura politica. Chi deve cambiare il proprio rappresentante con una donna? I soci ancora oggi non hanno affrontato il problema. Patrini nei giorni scorsi ha nuovamente chiesto alla Provincia di sostituire Leoni sulla base di un precedente impegno che però Palazzo di Bagno nega. Cartier e Women’s Forum la sfida delle imprese rosa (la Repubblica, 17/12) CREATO NEL 2006 IL “ CARTIER WOMEN’S INITIATIVE AWARDS” È UNA VERA E PROPRIA COMPETIZIONE DEDICATA ALLE IMPRENDITRICI SELEZIONATE NEL MONDO. LE SEI VINCITRICI OTTENGONO L’ACCESSO A CONSULENZE E FINANZIAMENTI di Bettina Bush Milano B ilikiss Adebiyi, nigeriana di Lagos, dopo aver frequentato la Sloan School of Management del Mit e dopo cinque anni passati come ingegnere, ha deciso di fondare un’impresa focalizzata sulla raccolta dei rifiuti, un problema non da poco se si pensa che Lagos ne produce 10 mila tonnellate al giorno; così è nata Wecyclers, oggi con una flotta di 13 bici cargo, fatte con materiali locali, e soprattutto il mezzo di trasporto più adatto ed economico per spostarsi nelle poco accessibili zone della città nigeriana per ritirare spazzatura che sarà riciclata. Da agosto 2012, da quando è nata, Wecyclers ha raccolto 60 tonnellate di rifiuti, con entrate di 20 mila dollari, abbastanza per impiegare 16 persone full time. Gabriela Maldonado, in Guatemala ha pensato a un innovativo metodo per imparare giocando, rivolto ai bambini dai 3 ai 6 anni; ecco Jugando Aprendo, fondata nel 2010 per offrire strumenti di apprendimento che puntano all’esperienza e non alla memorizzazione, spiegati in una serie di laboratori a insegnanti e genitori, iniziative gratuite; gli unici prodotti commercializzati sono i libri per bambini, scritti, disegnati e stampati in casa, Maldonado ne ha venduti solo nel 2012 circa 40 mila. Solo due delle storie speciali delle sei vincitrici, imprenditrici eccezionali del 2013, selezionate tra le aree dell’Asia-Pacifico, Europa, America-Latina, Medio Oriente-Nord Africa, Nord America e Africa Subsahariana per il Cartier Women’s Initiative Awards, la competizione internazionale creata nel 2006 da Cartier in collaborazione con il Women’s Forum, la scuola di management Insead e McKinsey & Co. Destinato solo a donne, precisamente imprenditrici di aziende creative, economicamente sostenibili, e socialmente responsabili, senza esclusione di paesi e nemmeno di settori, capaci di aver realizzato un progetto che oltre ad esser innovativo, presenta un forte potenziale di crescita, avviato da almeno un anno, che non ha superato tre anni di attività. Le magnifiche sei otterranno un ulteriore anno di consulenza e 20 mila dollari di finanziamento, il punto di arrivo che seleziona le migliori proposte di un percorso che comincia con la descrizione del progetto, in inglese e online (www.cartierwomensinitiative. com). Poi saranno selezionate 18 finaliste autrici dei migliori progetti internazionali, che riceveranno consulenza insieme a visibilità mediatica. Per partecipare all’edizione 2014 le nuove candidate dovranno iscriversi entro il 28 febbraio. Al centro della pagina il logo del Cartier Women’s Initiative Awards. IlVelino/AGV NEWS, Agenda di mercoledì 19 febbraio MILANO (ore 12) – A Palazzo Reale (Piazza Duomo 12 - Sala Quattro Colonne) presentazione di “Donne ad alta quota”, mostra che si terrà dal 19 febbraio –al 9 marzo 2014. Introduce: Domenico Piraina, Direttore Palazzo Reale. Intervengono: Filippo Del Corno, Assessore alla Cultura del Comune di Milano; Lella Golfo, Presidente Fondazione Marisa Bellisario e curatrice dell’esposizione; Imelde Bronzieri, Imprenditrice Designer di Mimisol; Patrizia Grieco, Presidente Olivetti; Stefano Lucchini, Direttore Relazioni internazionali e Comunicazione Eni e Consigliere Delegato Centro studi Assolombarda. L’esposizione celebra i venticinque anni di attività della Fondazione Marisa Bellisario, uno dei più credibili e autorevoli laboratori e osservatori sul lavoro e sulle carriere femminili. Dopo la tappa romana, arriva a Palazzo Reale di Milano la mostra “Donne ad alta quota” che sarà aperta gratuitamente al pubblico dal 19 febbraio al 9 marzo 2014. L’esposizione celebra i venticinque anni di attività della Fondazione Marisa Bellisario, uno dei più credibili e autorevoli laboratori e osservatori sul lavoro e sulle carriere femminili. La mostra, sotto L’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, promossa dal Comune di Milano – Cultura e Palazzo Reale e in collaborazione con 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, è curata dall’on. Lella Golfo, Presidente della Fondazione Marisa Bellisario e ospita foto, immagini, riconoscimenti, materiali d’archivio che raccontano l’impegno di una Fondazione che ha contribuito al cambiamento della società italiana, spesso anticipando anche le Istituzioni. LE SEZIONI DELLA MOSTRA Nella prima sezione, accolti da una video-intervista della Presidente Lella Golfo, foto di momenti importanti – dagli incontri istituzionali con il Santo Padre, Presidenti della Repubblica e del Consiglio e ambasciatori – e materiali d’archivio inediti raccontano la storia della Fondazione Bellisario. Dai convegni, alle ricerche; dagli appelli ai corsi di formazione; dalle Campagne per il merito ai Manifesti; dalle pubblicazioni agli inserti allegati a Il Sole 24 Ore, fino alla legge che introduce le quote di genere nelle società quotate e controllate, la più avanzata in Europa, prima firmataria l’on. Lella Golfo. La seconda sezione è dedicata a Marisa Bellisario. Le foto, le onorificenze e i Premi ricevuti nel corso della sua breve ma intensa vita raccontano la prima manager donna di un’azienda pubblica italiana, prima icona ed esempio di leadership femminile. La terza sezione descrive con parole e suggestive immagini tutte le missioni internazionali – dall’India alla Palestina, dall’Afghanistan al Rwanda – promosse per aiutare le donne meno fortunate attraversò iniziative di solidarietà e formazione. La quarta sezione è dedicata al seminario Donna Economia e Potere, la “Cernobbio delle Donne” arrivata alla XIV Edizione, che ogni anno in una diversa città italiana raduna centinaia di imprenditrici, manager e professioniste per approfondire i temi dell’attualità economica e politica attraverso un confronto diretto con i più significativi rappresentanti del mondo di istituzioni, politica, imprese e società civile. La quinta sezione mostra le autentiche protagoniste della Mostra: oltre 400 Mele d’Oro, simboli di coraggio, intraprendenza, intelligenza creativa, determinazione per una vera e propria “Esposizione del talento e delle virtù femminili”. Dalla ‘regine’ indiscusse della moda italiana come Alberta Ferretti, Carla Braccialini, Angela Missoni, Carla Fendi, Raffaella Curiel, Anna Molinari, Imelde Bronzieri e Nicoletta Spagnoli, a manager e professioniste del calibro di Diana Bracco, Caterina Caselli, Beatrice Trussardi, Livia Pomodoro, Gina Nieri, Maria Latella, Simonetta Matone, Francesca Pasinelli, Patrizia Grieco, Milka Pogliani, Donatella Treu, Franca Coin, Daniela Sacerdote Ottolenghi, Alessandra Ghisleri, Silvana Giacobini, sono tantissime le eccellenze femminile che raccontano – con foto, filmati, oggetti personali e manufatti – se stesse e le ragioni del proprio successo. E poi ancora i pannelli dedicati alle Ministre della Repubblica che hanno ricevuto la Mela d’Oro e uno spazio riservato ai giovani talenti “scoperti” dalla Fondazione e alle neolaureate con il massimo dei voti in materie scientifiche, premiate nel corso degli anni. A corollario della sezione, i manifesti, le pubblicazioni e gli inserti allegati a Il Sole 24 Ore che hanno accompagnato 25 Edizioni del Premio Bellisario. Moretti e Bernabè verso i ministeri di Lavoro e Sviluppo (Il Messaggero, 19/2) Pinotti prima donna alla Difesa? di Marco Conti L’amministratore delegato di Ferrovie, Mauro Moretti, al ministero del Lavoro. Franco Bernabè allo Sviluppo Economico. Mentre resta ancora l’incognita del superministro dell’Economia e si parla di un avvicendamento alla Farnesina, cdove Emma Bonino non appare più così salda al suo posto. Ecco le principali novità della squadra del nuovo governo cui sta lavorando in queste ore Matteo Renzi in vista del ritorno al Colle per sciogliere la riserva venerdì sera. Geografia da rivoluzionare Tra gli obiettivi di Renzi c'è anche quello di rivoluzionare la geografia dei ministeri. E così se si continua a parlare di Luca Cordero di Montezemolo alla guida del ministero del Made in Italy (l’interessato però si trincera dietro un rigoroso no comment: «Non voglio dare nessuna risposta, non ho nessun commento da fare se non dire: viva la Ferrari, se non dire che siamo orgogliosi di essere rappresentanti del Made in Italy»), ieri è spuntato il nome di Renato Soru a capo del dicastero dell'Innovazione. Allo Sviluppo Economico è ormai accreditato, appunto, Bernabè, con Moretti invece al Lavoro. Per questo dicastero era circolato pure il nome della montiana Irene Tinagli, al termine di una burrascosa riunione di Scelta civica però il partito di Mario Monti avrebbe deciso come prima scelta di indicare il segretario Stefania Giannini per il ministero dell'Istruzione. Alla Giustizia viene data per certo la presidente del Tribunale dei Minori di Milano Livia Pomodoro mentre sembra in via di soluzione anche il braccio di ferro con Angelino Alfano per un altro dicastero chiave: il Viminale. Se il leader Ncd incassa la riconferma, insieme a Maurizio Lupi alle Infrastrutture e Beatrice Lorenzin alla Salute, Dario Franceschini è in corsa per il ministero dei Beni Culturali anche se i dalemiani insistono per Massimo Bray. Ieri l’ex segretario è andato da Renzi a perorare personalmente la causa del ministro uscente, a scapito dell’altro esponente della minoranza democrat, Andrea Orlando, che invece parrebbe in via di riconferma all’Ambiente. Mentre i bersaniani punterebbero a loro volta per l'Agricoltura sul sottosegretario Maurizio Martina. L’ex rivale fiorentino Emma Bonino, come si diceva, viene ancora indicata come possibile ministro degli Esteri. La linea renziana di avere però uomini (o donne) di propria esclusiva fiducia nei ministeri-chiave, fa sì che in queste ore al suo posto avanti il nome di Lapo Pistelli, già viceministro alla Farnesina. Pistelli conosce Renzi da molti anni: a Firenze è stato proprio lui ad aprirgli le porte della politica di prima fila, salvo ritrovarselo come sfidante alle primarie cittadine per la carica di sindaco di Firenze, poi regolarmente vinte dall’attuale premier incaricato. Se così dovesse effettivamente andare, è possibile che Franceschini resti fuori, per compensare la poltronissima assegnata a un franceschiniano. Per l’area centrista punta a rimanere anche Mario Mauro dei Popolari, ma l’altro uscente Giampiero D’Alia, ministro per la Funzione pubblica con Enrico Letta, appare assai più accreditato di una riconferma. Così alla Difesa potrebbe alla fine andare la democrat Roberta Pinotti: la prima donna, se dovesse effettivamente finire a questo modo, a capo delle forze armate nel nostro Paese. I fedelissimi Tra i fedelissimi di Renzi, sicuri i nomi di Maria Elena Boschi ai Rapporti con il Parlamento con delega alle Riforme e quello di Federica Mogherini alle Politiche comunitarie. Lorenzo Guerini, portavoce della segreteria democrat andrebbe ad occupare la poltrona strategica di ministro per i Rapporti con il Parlamento. Mentre Graziano Delrio ha già riservata per sé la poltrona più vicina a quella del premier come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Sempre che alla fine non vada ad occupare quella strategia del ministero del Tesoro in nome e per conto di Renzi. Mompreneur non si nasce, si diventa così... (D - la Repubblica, 18/2) La parola francese indica le mamme imprenditrici (di se stesse), quelle che per realizzare una migliore conciliazione tra vita privata e attività professionale creano piccoli grandi progetti imprenditoriali. Ecco 6 delle loro storie, tratte dal manuale “Mamma e lavoro oggi - Le Mompreneurs”, e 6 indirizzi utili per chi vuol seguire il loro esempio di Nicola Perilli «Carriera o figli? Part-time verticale o full time? Casalinga o manager? Alle mamme di oggi queste etichette vanno strette e così se ne sono inventata una nuova di zecca: vogliono essere mamme sì, ma anche imprenditrici (di se stesse). Per gestire il tempo come meglio credono, per lavorare da casa (o dai giardinetti), per realizzare un’attività che a loro piace davvero, mettendo a frutto talenti troppe volte castrati in un mondo del lavoro asfittico e spesso miope nei riguardi delle donne» questo l’incipit (e a ben guardare anche il riassunto) dell’e-book “Mamma e lavoro oggi - Le Mompreneurs” (edito da 40k, prezzo democratico 0,99 euro), scritto dalla creatrice di mammaelavoro.it Patrizia Eremita assieme alla giornalista Francesca Amé. Il libro indaga il nuovo fenomeno dellemompreneurs che, dall’America, sta dilagando anche in Europa e conquistando l’Italia. In America il fenomeno viene definito «mom power». In Europa si è preferita la versione francesizzata, Mom-preneur, letteralmente «mamma imprenditrice»: il simbolo della madre che aspira a una migliore conciliazione tra vita privata e attività professionale, che non vuole essere schiava dei rigidi orari di ufficio ma nemmeno rinunciare alla propria identità di donna che lavora. Negli Stati Uniti dove il fenomeno è nato ci sono mompreneurs venerate dalle aziende, donne come Maria Bayley, mamma di tre figli, che ha costruito un impero su siti online che consigliano prodotti e accessori per bambini. O come Susan Niczowsk che si è inventata la distribuzione a domicilio di insalate sfiziose e, grazie ad accordi con gli agricoltori delle campagne attorno a Toronto, ora guida una società con un giro d’affari di 50 milioni di dollari e 300 dipendenti. In Italia il fenomeno è ancora agli inizi, ma in crescita. In assenza ancora di dati ufficiali per stimarne la portata ci si può rifare quell’11%, di partite iva “in rosa” attivate nell’ultimo anno con picchi nella città di Milano dove sono ben 58mila le imprese individuali femminili per un fatturato di quindici miliardi di euro l’anno. Il suggerimento dell'autrice A dare il proprio consiglio su come diventare mamma imprenditrice è una delle due autrici del libro,Francesca Amé: «Il primo consiglio che darei è quello di seguire la pancia! Lasciarsi guidare da quelle che sono le proprie aspirazioni, anche i propri compiti anche le proprie capacità, sapersi ascoltare. Essere mompreneur vuol dire mettersi in gioco completamente, magari per un lavoro completamente diverso da quelle precedente. L'importante è seguire l'istinto, la passione di metterci del proprio e, attenzione, lo dico chiaramente, non significa lavorare di meno, perché se è vero che si tratta di lavori che spesso nascono per conciliare la famiglia con la propria professionalità, bisogna investire molto del proprio tempo, soprattutto all'inizio. Attenzione al business plan, ce ne vuole uno fatto bene assieme a professionisti, perché è il primo passo per poi poter spiccare il volo». Ma più dei consigli parlano le testimonianze, ecco quindi qualche estratto dal libro in cui le mompreneurs italiane si presentano: Francesca Sanzo, professional blogger e digital p.r. 40 anni, bolognese, mamma di una bimba di 7 anni «Sono professional blogger e digital p.r., ovvero gestisco profili aziendali sui social media, contenuti e strategie di posizionamento online. Progetto e conduco anche corsi di formazione dedicati ai social media, blog e presenza online per aziende, associazioni, scuole, insegnanti e genitori. Blogger dal 2005 con un progetto di personal storytelling in progress (www.panzallaria.com) da cui ho tratto lo spettacolo teatrale «La rivincita del calzino spaiato: pensieri di una mamma post moderna». Mi occupo di web dal 2001, dopo una Laurea in Lettere Moderne a Bologna e un Master in Comunicazione e Informatica a Milano. Ho lavorato come dipendente per una pubblica amministrazione» Maria Cimarelli - Working Mothers Italy. Romana, 40 anni, due figli «Sono la fondatrice e Presidente dell’associazione Working Mothers Italy (più di 6.000 mamme nel network professionale) nata per supportare in concreto le mamme che vogliano mettersi in proprio con team di professionisti dedicati». Alberta Agliardi e Giorgia Zingales - Proprietarie di un negozio di design per bambini, ‘Le Civette sul comò’ Alberta, milanese, mamma di due bambine, di 5 e 2 anni «Prima affittavo yachts di lusso ma quella realtà così lontana da tutto non mi faceva felice, non mi rispecchiava. Cambio casa spesso quindi il mondo del design in generale mi ha sempre affascinato ma Giorgia mi ha contaminato con la sua passione del design per bambini». Giorgia, milanese, mamma di due bambini di 5 e 3 anni «Prima lavoravo per una società di consulenza e formazione dove mi occupavo di organizzazione e logistica dei corsi». Gabriella Murania – Progetta e produce gioielli. Palermitana e mamma di un bimbo di 16 mesi «Ho lavorato per diversi anni presso un istituto bancario, poi ho deciso di dare libero sfogo alla creatività dando vita al marchio Gamura, nel 2006. Spinta da un animo artistico, inizio a frequentare la Scuola Orafa Ambrosiana di Milano dove apprendo le tecniche per sviluppare il mio sogno. Oggi vivo e lavoro a Milano: progetto e produco personalmente gioielli: pezzi unici che fondono spesso con l’armonia del corpo». Sabina Maffei Plozner – Blogger e giornalista enogastronomica «Zigzag è probabilmente la parola che meglio descrive la mia biografia: ho mixato l’amore per i fumetti agli studi umanistici, poi mi sono occupata di ricerca e insegnamento. Ho cambiato pagina: per dieci anni ho fatto vino e l’ho raccontato, per poi tornare alla scrittura, ma come giornalista enogastromica. Una nuova virata e sono anche diventata mamma, e quindi ho pensato di dedicarmi alla cucina per bambini, aprendo una scuola-gastroteca, Uovosodo, che è anche un blog. Da qui a Zigzagmom, poi, il passo è stato breve e quasi diritto, per una volta» (si tratta di un blog-lifestyle con consigli utili "per mamme di corsa che non abbandonano i tacchi", ndr). GLI INDIRIZZI UTILI PER DIVENTARE MOMPRENEUR, TRATTI DAL LIBRO Nell’e-book si possono trovare anche alcuni indirizzi utili per iniziare a muovere i primi passi su tutte le aree fondamentali. Ecco alcuni spunti, che come si legge nel libro «non hanno la pretesa di essere esaustivi ma un punto di partenza da tenere d’occhio per capire come le donne possono fare impresa». www.microcreditodonna.it Il sito del Ministero del Lavoro per far conoscere alle donne le modalità di accesso ai prestiti agevolati messi a disposizione per creare piccole imprese e dare impulso al lavoro femminile attraverso lo strumento del microcredito. www.impresadonna.it Il sito della Confesercenti che ‘mappa’ le imprese al femminile e raccoglie nel portale informazioni e notizie utili a chiunque voglia diventare imprenditrice www.fondosocialeuropeo.it Il sito è imprescindibile se state stilando il businnes plan: troverete eventuali bandi di finanziamento erogati dalla Ue, date di scadenza e requisiti per parteciparvi www.imprenditoriafemminile.camcom.it È il portale di UnionCamere per la promozione dei comitati dell’imprenditoria femminile www.talentdonna.it È nuovo concept ideato da Fattore Mamma e Annalisa Quaranta per valorizzare i talenti femminili, colmare le lacune che impediscono di avere successo nel proprio business e creare le condizioni per cambiamenti significativi nel proprio lavoro, il tutto attraverso l’energia femminile della rete. www.mammedonne.it Mamme e Donne Associazione non Profit nel perseguire gli scopi istituzionali in questi anni ha avviato molteplici iniziative, attività formative e di sostegno sul territorio milanese. Arabia Saudita: cade un tabù (Corriere della Sera, 18/2) Prima donna direttore giornale: «è una breccia» È Sumayya Jabarti e dirigerà la Saudi Gazzette per traghettarla nell’era digitale. Era già vicedirettore del giornale «Una breccia è stata aperta, speriamo diventi una porta». Così Sumayya Jabarti, prima giornalista donna divenuta direttore di una testata in Arabia Saudita, ha commentato la sua nomina alla guida di Saudi Gazette, uno dei due principali quotidiani pubblicati in lingua inglese nell’ultraconservatore regno del Golfo, che si stampa a Gedda dal 1976 e ha una tiratura di 50mila copie al giorno. è Jabarti stata scelta dal direttore uscente Khaled Almaeena, con cui prima lavorava ad Arab News, un altro quotidiano saudita in inglese. L’annuncio è stato fatto sul sito del quotidiano, domenica.: «Non è per una questione di genere ma di merito che nomino Jabarti», ha scritto il direttore uscente. È determinata e votata alal causa, sono sicuro che con lei la Saudi Gazzette vincerà la sfida di dell’era digitale» SOFFITTO DI CRISTALLO - «Il ruolo di una sola donna avrà ripercussioni su tutte le donne saudite», ha detto Jaabari, già vicedirettore dello stesso giornale dal 2011, parlando della sua designazione senza precedenti in un’intervista all’emittente di Dubai Al-Arabiya. «Il successo - ha tuttavia ammesso - non sarà completo fintanto che non si vedranno altre giornaliste saudite assumere posizioni decisionali nei media». Jabarti rivela che in redazione sono solo tre gli uomini. «Non perché io scelgo solo donne. Ma perché ci sono più donne interessate a essere vere giornaliste ». Si twitter sono arrivati i primi auguri per la nuova direttrice: «Non può guidare ma Somayya Jabarti è la prima direttrice di un quotidiani», ha cinguettato Katelyn Verstraten, una studentessa di giornalismo. UN FUTURO DI LIBERTA’ - Nel 2011 , il giorno della festa della donna, la stessa Jabarti scrisse un articolo per Channel 4 in cui immaginava un futuro di libertà per le donne nel suo paese. Ma in Arabia Saudita, a dispetto di qualche episodica apertura recente, resta in vigore una severa applicazione della legge islamica che impone forti limitazioni alle donne e le obbliga fra l’altro a esibire l’autorizzazione di un tutore per viaggiare, lavorare o anche solo per sposarsi. Il nuovo consiglio regionale, un parlamentino con meno donne (La Nuova Sardegna, 18/2) Le elette saranno tre o al massimo quattro. Il quadro non è ancora completo, la composizione esatta del consiglio regionale targato Francesco Pigliaru dipenderà dal completo calcolo dei resti SASSARI. Cinquantasei o cinquantasette uomini e appena tre o quattro donne: il nuovo consiglio regionale, numero più numero meno, di certo sarà quasi interamente al maschile. Al momento, le uniche donne elette sarebbero Daniela Forma (Pd, presidente del consiglio provinciale di Nuoro), Rossella Pinna (anche lei Pd, sindaco di Guspini), e Alessandra Zedda (Forza Italia, assessore regionale uscente al Bilancio e Programmazione nella giunta Cappellacci). Il quadro non è ancora completo, la composizione esatta del consiglio regionale targato Francesco Pigliaru dipenderà dal completo calcolo dei resti. Ma alcune incertezze sono legate anche al fatto che sino a notte fonda non era stato completato lo spoglio: in particolare in 8 sezioni su 1836, l’ufficio stampa della Regione ha comunicato che «si è preso atto che non era possibile per problemi e contrasti sull'assegnazione dei voti chiudere le operazioni e i presidenti hanno quindi deciso di inviare tutta la documentazione ai Tribunali delle circoscrizioni». Oggi, quasi certamente nel primo pomeriggio, si conosceranno i dati definitivi che comunque, non ci sono dubbi, non altereranno il risultato finale e quello degli altri candidati alla presidenza. Ma, al di là dei cambiamenti dell’ultimo minuto, la scarsa, anzi scarsissima presenza femminile, è comunque una certezza. La mancata approvazione della legge sulla doppia preferenza di genere durante la scorsa legislatura è stata penalizzante, gli accorgimenti successivi non hanno migliorato granché la situazione. A novembre, attraverso la legge statutaria, è stato infatti stabilito che in ciascuna lista ognuno dei due generi non poteva essere rappresentato in misura superiore ai due terzi dei candidati. Quindi (con variazioni legate a calcoli percentuali) poco meno di un terzo degli aspiranti consiglieri in corsa domenica 16 erano donne. Tutto inutile: le candidate non hanno riscosso successo, per questo in consiglio regionale saranno presenti in numero limitatissimo. Per questo sembra prevedibile che le quote rosa saranno salvaguardate al momento della formazione della giunta da parte del neo governatore Francesco Pigliaru. (si. sa.) Antonella Nonino: "Matteo Renzi ha avuto coraggio, ora tagli le tasse e sburocratizzi il Paese" (L’Huffington Post, 17/2) “Diminuzione del cuneo fiscale, sburocratizzazione del Paese, diminuzione delle tasse… Gli imprenditori chiedono queste tre cose da troppo tempo”. Sono le richieste secche di Antonella Nonino, imprenditrice a capo della nota distilleria friulana, al neopremier Matteo Renzi. Ma gli imprenditori, sfiniti dall’immobilismo della classe dirigente politica, cosa ne pensano dell’avvicendamento Letta/Renzi? “Letta è una bravissima persona, ma non solo per colpa sua il suo governo ha fatto troppo poco. Forse - spiega la Nonino - sapeva in che direzione doveva andare, ma è rimasto immobile, impacciato, in attesa degli eventi, prigioniero delle incertezze e dei rancori interni del partito democratico, in balia di problemi magari importanti ma non centrali come quelli del lavoro e delle riforme". Il segretario del Pd parte, se non con piena fiducia, almeno con il beneficio del dubbio che qualcosa possa davvero cambiare: “In questi mesi Matteo Renzi ha sollecitato perfino brutalmente l’esecutivo affinché prendesse le decisioni necessarie per la ripresa del paese. Ha lanciato proposte e idee. Ora ha avuto l’incarico, dopo un passaggio di mano brusco e anche, diciamolo, brutto a vedersi. Ha avuto coraggio nel provocare la crisi - sottolinea l'imprenditrice -, ma ora deve averne altrettanto per dimostrare che i suoi proclami sulla carta sanno trasformarsi in atti concreti…Una cosa è certa, e induce a un prudente ottimismo: Renzi è giovane, ha entusiasmo, ha sempre sottolineato la necessità di un profondo rinnovamento del paese. Non potrebbe accettare l’immobilismo senza tradire se stesso e il suo paese. Pagherebbe un prezzo enorme in termini di consenso”. Quindi la scelta di Renzi di far cadere Letta e prendere il suo posto senza passare per le elezioni era l’unica strada percorribile? Io so soltanto che queste sono le scelte di Renzi e del suo partito, e che Renzi dovrà risponderne di persona. Ho letto un articolo di Luca Ricolfi che condivido. Il governo è stato sollecitato più volte a prendere delle decisioni, e non l’ha fatto. Siamo arrivati ad un punto di non ritorno, e ora staremo a vedere. La situazione è straordinaria. Tutti avremmo sperato di avere un governo frutto di elezioni democratiche, ma sappiamo anche che c’erano tanti motivi per cui non si poteva andare a votare: dalla legge elettorale, che non è ancora stata cambiata, all’arrivo del semestre europeo dell’Italia… Non dimentichiamo poi che il nostro paese ha bisogno di stabilità anche davanti agli investitori stranieri. Riforme e stabilità, sono queste le due parole chiave che servono all’Italia. Dopo le sue apparizioni in televisione, in particolare in una puntata di Porta a porta, sono spuntati blog e commenti sul web di gente comune del tipo: “Antonella Nonino, una di noi!”… Ah sì, mi ricordo quella puntata, sono rimasta molto delusa dal ministro Lorenzin. Come mamma e imprenditrice cerco di essere sempre informata sulla situazione del nostro paese. In quella sede non sono riuscita ad approfondire due questioni, quella della cultura e quella della povertà. Sono rimasta molto colpita dalla notizia che il rapporto “Skillsoutlook 2013” dell’Ocse colloca l’Italia al primo posto in Analfabetismo funzionale e dalla notizia che oltre un milione e mezzo di bambini e adolescenti italiani vivono sotto la soglia di povertà. Questo è un fatto terribile, strettamente correlato alla crisi economica e alla perdita dei posti di lavoro. Non possiamo dimenticare che bambini e giovani sono il nostro futuro. Avere accesso allo studio è un diritto fondamentale di tutti, ma nel nostro paese viene negato anche a chi avrebbe le capacità e la voglia di proseguire gli studi. Non per nulla siamo un paese dove la mobilità sociale è scandalosamente ferma. In cosa l’ha delusa il ministro? Quando ho parlato della percentuale di bambini e ragazzi che vivono sotto la soglia di povertà, il ministro mi ha risposto che il governo ha rafforzato, all’interno del patto di stabilità, “la norma del buon samaritano” in modo da snellire le pratiche burocratiche e distribuire il cibo delle mense scolastiche e/o degli ospedali alle persone che non hanno da mangiare. L’elemosina non è giustizia. Distribuire pasti ai poveri o a i nuovi poveri è compito delle moltissime e straordinarie organizzazioni di volontariato che sono presenti in tutta Italia. Da parte di chi ci governa i cittadini si aspettano provvedimenti ben diversi, politicamente più seri, che permettano alla gente di trovare lavoro per mantenere la famiglia e le garantiscano una propria dignità. L’articolo numero 4 della nostra Costituzione afferma “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Eppure l’Italia, un paese ricco di risorse e possibilità, rimane immobile, mentre continuano a chiudere aziende (in questi giorni in Friuli si parla quotidianamente dell’Elettrolux e di Safilo, solo per citare due esempi ) . Ma la ripresa di cui ci parlano? I dati mostrano un timido accenno di ripresa, ma le aziende continuano a chiudere, e il lavoro a mancare. Andando avanti di questo passo, anche la coesione sociale sarà a rischio. Le uniche risposte a questo terribile disagio sociale al momento sembrano essere le associazioni di volontariato e il sostegno dato alle famiglie dai loro componenti più anziani. È vero che la crisi è globale, etica e morale prima ancora che economica, ma negli altri paesi si scorge uno spiraglio, una possibilità di futuro. Noi invece siamo fermi. È da anni che si discute inutilmente degli stessi temi: taglio del cuneo fiscale, taglio alla spesa pubblica improduttiva, diminuzione delle tasse, lotta alla corruzione, sburocratizzazione… Non si è fatto niente. Come è possibile che imprenditori e lavoratori parlino la stessa lingua, mentre i politici sembrano venire da un altro pianeta? La classe politica continua a parlare come chi non vive i problemi quotidiani che i cittadini soffrono sulla loro pelle. Il tessuto produttivo del paese è fatto principalmente da piccole e medie imprese, e in queste aziende il rapporto tra imprenditore e dipendente è molto stretto, ci si conosce tutti e a volte ci si vede anche dopo il lavoro. È vero che l’imprenditore, se in questi anni ha saputo essere oculato negli investimenti e ha creato una certa solidità finanziaria della sua azienda, è in una situazione di maggior serenità rispetto al dipendente. Ma le aziende che operano solo o soprattutto sul mercato interno, e faticano a esportare, soffrono o addirittura chiudono. Molti imprenditori si sono diminuiti i compensi per salvare le loro aziende e non mandare la gente a casa. Noi abbiamo sempre reinvestito nella nostra azienda, che oggi è un’impresa solida, opera per oltre il 40 per cento sul mercato estero e non ha bisogno delle banche per continuare ad lavorare. Ma quanti sono in questa condizione? Ci vogliono sacrificio e determinazione, certo, ma in situazioni così difficili molti avrebbero bisogno di ben altro. Non parlo di aiuti e sussidi statali, ma di regole nuove che ci rendano più competitivi con gli altri paesi. È sconfortante vedere la politica che lancia promesse e proclami, ma non produce nessuna azione concreta e incisiva. Gli imprenditori chiedono concretezza… Certo, le faccio un esempio: Internet è fondamentale oggi per la vita quotidiana di un’azienda, ti permette di essere connesso con il mondo, di far viaggiare informazioni e prodotti. Eppure in molte parti del Friuli, come altrove in Italia, non abbiamo l’ADSL e dobbiamo pagarcela privatamente, con l’evidente risultato che l’azienda sana non ha particolari problemi, mentre le altre fanno fatica e sono caricate di costi aggiuntivi. Quando ci confrontiamo con l’estero su questi temi sembriamo un paese del Medioevo, e francamente non stupisce che i giovani di talento, con la voglia di intraprendere, perdano l’entusiasmo prima di cominciare e decidano di emigrare. Uscire dai confini italiani è l’unica via di salvezza per un’impresa? Molte aziende del Friuli Venezia Giulia hanno già spostato o stanno sposando la loro sede all’estero, in Austria o Slovenia, attratte soprattutto dal minor carico fiscale. Qualcuno non ha giustificazioni, ne sono convinta, ma tutti gli altri? Non si può chiedere a un imprenditore di fallire per amor di patria. Un modo per aiutare le imprese sarebbe ridurre le tasse: uno studio di Confartigianato ha dichiarato che in Friuli si pagano rispettivamente il 33% e il 13% in più di tasse rispetto alla Slovenia e all’Austria… È così, il confronto appare ormai insostenibile. Consideri che ogni giorno dalla Slovenia, ma soprattutto dall’Austria, arrivano qui addirittura delegati del governo, che vengono a parlare alle associazioni di categoria, a illustrare le loro vantaggiose proposte per attirare investimenti e imprese nei loro paesi. Ti offrono un’assistenza completa nel passaggio, ti seguono nella parte burocratica, si occupano delle traduzioni, ti garantiscono un buon trattamento fiscale, ti procurano terreni dove costruire, buona manodopera a prezzo ragionevole…E poi dovremmo stupirci se tanti imprenditori sono passati dall’altra parte del confine? In Friuli Venezia Giulia il nuovo governatore ha fatto molte promesse di rinnovamento, e siamo in attesa di vedere che cosa si farà anche a livello regionale . Made in Italy e occupazione femminile, due risorse che non vengono sfruttate? Il ruolo delle donne è più importante che mai, nella società di oggi. Sono le donne che in tempo di crisi si danno più da fare, e sono spesso le donne che garantiscono un’entrata alla famiglia quando il marito ha perso il lavoro. Le donne hanno un grande spirito di adattamento, e coraggio. Ma purtroppo l’occupazione femminile in Italia è una delle più basse in Europa. Il Made in Italy è una risorsa fondamentale del paese, ed è ancora molto apprezzato in tutto il mondo: moda, enogastronomia, design, e poi ci sono il turismo, il patrimonio culturale straordinario… Direi che l’Italia ha molto potenziale per ritornare a crescere. Ma la politica saprà dimostrare di crederci con i fatti e non soltanto a parole?
© Copyright 2024 Paperzz