ISSN 1720-5638 IL CALITRANO periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB - Firenze 1 ANNO XXXIV - NUMERO 55 (nuova serie) CENTRO STUDI CALITRANI Via Pietro Nenni, 1 - 83045 Calitri (AV) www.ilcalitrano.it GENNAIO-APRILE 2014 IN QUESTO NUMERO IL CALITRANO ANNO XXXIV - N. 55 n.s. Non togliete all’uomo la speranza di A. Raffaele Salvante 3 Corso d’Informatica la Direzione 4 Il palazzo Mirelli di Calitri della prof.ssa Concetta Zarrilli 4 ’A chiandegghia IN COPERTINA: di M. Marino Germano Nel fitto ed intricato dedalo di stradine, vicoli e vicoletti abbiamo voluto presentarvi un remoto e caratteristico Vico Cicoira, che una volta si collegava con Via San Canio ed ora è un angolo chiuso ed isolato. Giovanni XXIII (Foto Michele Cicoira) dell’ambasciatore Giampaolo Tozzoli di Angela Toglia Con grande soddisfazione di tutti, la società Eco Energy System ha presentato una lettera per significare che non è più interessata alla ex Palcitric di Calitri per il trattamento dei rifiuti. Sito Internet: www.ilcalitrano.it E-mail: [email protected] 9 Direttore dott.ssa Angela Toglia 10 Festa d’Artista. Monteverde rende omaggio a Fulvio Moscaritolo Direttore Responsabile A. Raffaele Salvante Segreteria Michela Salvante 12 Estetica di Francesco Roselli Fondato nel 1981 Creato e aggiornato gratuitamente da ITACA www.itacamedia.it Personaggi. Gerardo Melaccio del prof. Antonio Iannece TRATTAMENTO RIFIUTI 7 Periodico quadrimestrale di ambiente - dialetto - storia e tradizioni dell’Associazione Culturale “Caletra” 13 La scelta del dott. Marco Bozza 18 LA NOSTRA BIBLIOTECA 20 DIALETTO E CULTURA POPOLARE 20 SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 21 MOVIMENTO DEMOGRAFICO 22 REQUIESCANT IN PACE 23 AUGURI PER LA SANTA PASQUA Il nostro Dio è aperto al mondo in una dedizione inesauribile, è amore per il mondo. Amare veramente il Dio di Gesù Cristo vuol dire entrare con passione dentro la tribolazione del mondo, non starsene fuori; ma deve essere una vera, sentita e profonda compromissione, perché il mondo si trasformi secondo la legge dell’amore. Direzione, Redazione, Amministrazione 83045 Calitri (AV) - Via Pietro Nenni, 1 Tel. 328 1756103 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale 70% DCB Firenze 1 C. C. P. n. 11384500 IBAN IT 85 S 076 010 28 000 000 113 845 00 La collaborazione è aperta a tutti, ma in nessun caso instaura un rapporto di lavoro ed è sempre da intendersi a titolo di volontariato. I lavori pubblicati riflettono il pensiero dei singoli autori, i quali se ne assumono le responsabilità di fronte alla legge. Il giornale viene diffuso gratuitamente. Attività editoriale di natura non commerciale nei sensi previsti dall’art. 4 del DPR 16.10.1972 n. 633 e successive modificazioni. Le spese di stampa e postali sono coperte dalla solidarietà dei lettori. Stampa: Polistampa - Firenze Autorizzazione n. 2912 del 13/2/1981 del Tribunale di Firenze Il Foro competente per ogni controversia è quello di Firenze. Accrediti su c/c postale n. 11384500 - IBAN IT 85 S 076 010 28 000 000 113 845 00 intestato a “IL CALITRANO” - Calitri oppure c/c bancario 61943/00 intestato a Salvante A. Raffaele c/o Sede Centrale della Cassa di Risparmio di Firenze Spa - Via Bufalini, 6 50122 Firenze - IBAN IT37 D061 6002 8000 0006 1943 C00 - SWIFT CRFI IT 3F XXX (dall’estero) Chiuso in stampa il 17 marzo 2014 IL CALITRANO N. 55 n.s. – Gennaio-Aprile 2014 ABBIAMO BISOGNO DI UN NUOVO CONCETTO DI CRESCITA NON TOGLIETE ALL’UOMO LA SPERANZA Mentre tutto intorno crolla e non è ancora chiaro come uscirne e da dove ripartire, trascinandoci dietro strutture senz’anima, parole senza senso, simboli senza vita, siamo, ormai, costretti a scegliere di fare in proprio. C possiamo affermare che davvero la on gli ultimi avvenimenti politici democrazia è morta col beneplacito di tutti! A scanso di equivoci, ci sembra opportuno e doveroso puntualizzare ancora una volta che: noi non combattiamo nessuna politica personale, non siamo sotto la bandiera di nessun partito, ma vogliamo pensare, operare e batterci per la nostra gente, per la nostra terra, come abbiamo dimostrato con il nostro giornale in questi ultimi 33 anni. Il camminare nella storia pone alla società civile orizzonti e sfide nuove che l’interpellano ed esigono risposte adeguate con un dialogo che deve essere condotto con prudenza, con chiarezza di idee circa le sue possibilità e i suoi limiti; occorre, quindi, affrontare con serietà e lungimiranza le sfide poste da questa situazione, sia a livello nazionale che paesano. Occorre un sano realismo. Non si può vivere né di nostalgia né di utopia. La società civile appare spaventata, le Amministrazioni in genere cambiano, quasi sempre in peggio e con le lenti troppo appannate per leggere i segni dei tempi si adagiano in un servile conformismo e in una penosa remissività, senza alcuno spiraglio per un pensiero veramente critico, per una riflessione, o anche soltanto un dubbio: si tira a campare!… C’è anche qualche bello spirito, fra i calitrani, che anzicché darsi da fare per sostenere in vario modo il giornale, trova persino scandaloso che noi ospitati in locali dell’amministrazione comunale non ci sprofondiamo in mille salamelecchi, ma osiamo addirittura criticarla. Rispondiamo, educatamente, che ancora non abbiamo portato il cervello all’ammasso, né possiamo restare indifferenti di fronte allo sfacelo che ci circonda,ed è nostro compito precipuo di essere veri e propri presidi di progresso, sentinelle culturali e di costruzione delle coscienze; è solo nel franco e sincero “confronto” che si esercita la maieutica delle idee, che agisce da levatrice delle libertà. Non abbiamo mai cercato lo scontro, ma ci piace parlare chiaro e franco, cercando occasioni di dialogo, di confronto e riflessione per giungere a sintesi comuni a favore della nostra comunità, con un sincero desiderio di camminare insieme e di essere veramente e concretamente prepositivi per affrontare meglio le immancabili difficoltà del percorso: solo insieme ed uniti si può crescere non c’è motivo per cui le differenze debbano rendere impossibili il dialogo che è allo stesso tempo stimolo, risposta e rinforzo per rendere più agevole un programma da attuare, una strada da percorrere, una meta da raggiungere, facendo crescere sempre di più la “qualità umana” delle relazioni, per conseguire un vero riscatto sociale per i calitrani. Noi abbiamo in mente un paese che vuole crescere cogliendo ad alto livello le sfide delle trasformazioni in atto, scelte che impegnano fortemente verso il futuro e che richiedono coraggio, iniziativa, attività, impegno costante e testardo, infatti curiosità e conoscenza sono i grandi nemici di chi non desidera che si disturbi il manovratore: i coltivatori dell’opacità sociale. A fronte di questa situazione di profondo disagio non si capisce come mai mentre la già ricca “Biblioteca” del Centro Studi Calitrani vive soffocata in spazi angusti, ristretti e pieni di umidità, senza una vera sala di riunione e di lettura, dall’altro lato assistiamo alla deplorevole inerzia dell’amministrazione comunale che da tre anni tiene vuoto ed in abbandono l’immobile di fronte alla casa dell’Eca; siamo perfettamente d’accordo che si devono cercare delle entrate per le casse comunali, ma questo a noi sembra un vero spreco, con gravi conseguenze per la stessa stabilità dell’immobile che questa estate, fra l’altro, ha visto il cedimento di due marmi sovrastanti l’entrata principale, con rischio di gravi incidenti. 3 Il Centro Studi Calitrani, grazie alla cortese disponibilità del Dirigente del Comprensorio, nello spazio di questi ultimi 2/3 mesi, ha svolto ben tre “Corsi di Informatica” con una ricca partecipazione ed una riunione di “BiblioThè” per sensibilizzare le famiglie e in modo particolare i giovani a frequentare la Biblioteca, ma non abbiamo una sala per altre iniziative che avremmo in ponte. Vi sembra una critica il voler cercare più spazio per iniziative di vario genere a vantaggio della collettività calitrana? Spazio che c’è a disposizione, non lo si deve mica inventare, o costruire…… In ultimo, ma non per ultimo, nel numero di agosto 2013 abbiamo lanciato un grido di allarme per il prosieguo della pubblicazione del giornale: abbiamo avuto due incontri col Sindaco, al quale abbiamo proposto di accollarsi, come amministrazione, almeno la sola spedizione dei tre numeri l’anno il cui costo è di circa sei mila euro; la risposta è stata negativa, ma ci aspettavamo, almeno per il 2013, un contributo finanziario che non è mai arrivato, sembra una critica se concludiamo col dire “parole tante, fatti concreti niente” è soltanto una constatazione di un dato di fatto! L’oblio, la non curanza, il non tener conto della voglia di operare, la mancanza di ascolto, le gelosie, le invidie sono il cancro che corrodono la speranza e alimentano la palude dell’indifferenza. La nostra proposta vuol essere ricca, interessante, anche provocatoria ma sempre finalizzata ad una relazione che possa edificare la nostra società e che edifichi innanzitutto noi cittadini, uniti dal desiderio, dalla costanza e dall’impegno di essere “comunità” Purtroppo lo spazio è tiranno, ma possiamo almeno sperare che il fervore, la voglia, la passione che ci animano non vengano dispersi in entusiasmi passeggeri, e si traducano in fatti concreti? A. Raffaele Salvante IL CALITRANO N. 55 n.s. – Gennaio-Aprile 2014 CORSO DI INFORMATICA la Direzione Calitri, 23.01.2014. I partecipanti del Primo Corso di Informatica organizzato dal Centro Studi Calitrani, che si è tenuto – grazie alla gentile e cortese collaborazione del dirigente scolastico dott.Silvano Granese – nell’aula di informatica dell’Istituto Comprensivo di Calitri. Da sinistra in piedi: Francesco Senerchia, Gabriel Stanco, Angelo Senerchia, la dott.ssa Angela Toglia e il direttore del giornale A.Raffaele Salvante, Vincenzo Zampaglione, Vincenza Nicolais, Antonietta Zarrilli, Angelina Di Cosmo,Vincenzo Pasqualicchio, Lucia Nicolais, Leonardo Gautieri, Michelina Codella, Maria Teresa Acocella, Mariagrazia Bisogno, Francesca Cestone e Rosa Rafaniello. Seduti da sinistra: Donato Galgano, Giovanni Di Cecca, Rosa Errico, Giuseppina Schettino, Maria Caputo e Angela Petrozzino, manca Giuseppe Codella (assente). Alla fine del corso è stato rilasciato, dal giornale “Il Calitrano”, un attestato di partecipazione a tutti i convenuti per premiarli dell’impegno. Il palazzo Mirelli di Calitri e i suoi abitanti nelle pagine di Alexandre Dumas della prof.ssa Concetta Zarrilli Dedico questo articolo al prof. Vincenzo Pacelli, della cui improvvisa morte ho saputo mentre lo stavo scrivendo. È stato un grande esperto, a livello internazionale, di Michelangelo Merisi da Caravaggio, oltre che mio stimatissimo professore di Iconografia e Iconologia all’Università “Federico II” di Napoli; mi ha sempre incoraggiato e sostenuto nelle mie ricerche e nei miei studi negli anni, a partire dalla tesi di laurea di cui è stato Relatore, uomo di grande cultura e umanità, per me esempio indimenticabile. S vetta maestoso su Piazza della Repubblica, lo si identifica facilmente nel panorama di Calitri per la sua mole dipinta di giallo: è il palazzo baronale Mi- relli. La prima volta che ci entrai ero bambina; nel piano nobile del palazzo viveva una mia cara compagna di scuola delle elementari, Rosa; qualche volta facevamo 4 insieme i compiti nell’antica cucina, spesso giocavamo a rincorrerci nelle stanze disposte una dietro l’altra, o nel salone guardavamo con ammirazione un affresco su IL CALITRANO N. 55 n.s. – Gennaio-Aprile 2014 una parete, che a me pareva grandissimo, chiedendoci mille domande sulla scena agreste con un fiume che vi era raffigurata. Poi arrivò il terremoto del 23 novembre 1980, e noi perdemmo le nostre vecchie abitudini; il palazzo baronale era rimasto in piedi, ma a monte di esso quasi tutto era crollato, nella parte alta di Via Chiesa Madre e al Piano di San Michele. Cento anni prima, quando al posto dei muraglioni di Piazza della Repubblica c’era la Chiesa Madre di San Canio, il palazzo veniva a trovarsi di fianco ad essa, e l’ingresso della casa di Rosa era un’entrata laterale; l’ingresso principale, da cui si accedeva al cuore della casa, è ancora oggi prospiciente al Monastero delle Benedettine, ossia la Casa del Comune, precisamente in Via Roma, di fronte all’ingresso soprano della Chiesa dell’Annunziata. Il maestoso portale in pietra, il più grande che ci sia in tutto il paese, è il portale dell’ingresso principale dell’antico castello dei Gesualdo, distrutto dal terremoto del 1694, quando vi abitavano i nuovi feudatari di Calitri, i Mirelli. Lo splendido castello illustrato nella veduta del Pacichelli, che i Gesualdo avevano costruito con circa 300 stanze, era divenuto proprietà di Francesco Mirelli, che dall’indebitato Giovan Battista Ludovisi acquistò i feudi di Calitri, Teora e Conza per una cifra irrisoria rispetto al loro effettivo valore. L’8 settembre 1694, nello “spatio di un Miserere…a tre quarti delle diciassette”1 un violentissimo sisma causò la morte di 311 persone a Calitri2; crollò anche il castello, già rovinato e di volta in volta riparato alla meglio dopo i terremoti immediatamente precedenti (1680, 1688, 1689,1692), e sotto le sue macerie seppellì il vecchio Francesco Mirelli, sua moglie Anna Paternò, i nipoti e la nuora Maddalena Carafa dei Principi di Stigliano, altri parenti e la servitù; il figlio di Francesco, Carlo, marito di Maddalena Carafa, era a Napoli con suo figlio, il piccolo Francesco Maria, che fu il Marchese di Calitri all’inizio del Settecento, nel momento di rinascita e ricostruzione del paese3. Il castello non fu più ricostruito, Carlo e Francesco Maria scelsero una zona più a valle, che comprendeva un antico palazzo, una volta appartenuto alla famiglia Gatto 4 , che ampliarono e ristrutturarono utilizzando i migliori pezzi del diruto castello, come appunto il maestoso portale; altre pietre del castello, scolpite o meno, vennero vendute dai feudatari e riutilizzate dai calitrani per la ricostruzione delle loro abitazioni, molte delle quali sorsero nell’area del castello, che iniziò così a trasformarsi in un borgo, dove antiche strutture medioevali si trovarono a convivere con al- Palazzo Mirelli a Calitri tre rinascimentali e moderne. Il nucleo più antico del palazzo baronale era dunque la casa della famiglia Gatto, una famiglia molto influente nei secoli precedenti, in particolare nel Quattrocento e nel Cinquecento. Nel 1885 Gaetano Filangieri pubblicò un documento5, da lui così trascritto: “Le case di messer Francisco della Gatta a Capo de Trio, lavori in muro e pietra di piperno, per maestri Daniele Cimino di Citara fabbricatore, Algiasio Franco Tagliamonte, Leonetto da Siano e Luca Franco intagliatori di pietra, anni 1479-1499”. Non esistendo in Italia meridionale alcuna località avente nome Capo de trio, ho sempre pensato che si trattasse di una erronea interpretazione da parte di Filangieri della trascrizione in corsivo risalente al XV secolo della parola Caletrio. Se così fosse, conosceremmo il periodo di costruzione e il nome degli artefici del nucleo più antico del Palazzo Mirelli, che pure ha restituito materiale archeologico risalente a quell’epoca. L’influenza della famiglia Gatto si può desumere dai documenti storici: nel 1558 era sindaco di Calitri Scipione Gatto, che firmò i Capitoli della Bagliva, sottoscritti anche dal cancellarius Maffeus Gab(riel) Gatti6; nella Sacra Visita del cardinale Alfonso Gesualdo, del 1565, più volte compaiono altri membri della famiglia Gatto: Bartolomeo, priore della Cappella della Confraternita del Cor5 po di Cristo nella Chiesa Madre di San Canio, e il Magnifico Salvatore Gatto, nobile, che aveva costruito la chiesa di San Nicola e l’aveva dotata di molti suoi beni7. Nel nuovo palazzo abitarono più generazioni di Mirelli; qui venivano a trascorrere soprattutto i mesi estivi, rimanendo per il resto dell’anno a Napoli, dove avevano un palazzo al Purgatorio ad Arco, e un altro alla riviera di Chiaia, sulla strada che da esso prende il nome di Via dell’Arco Mirelli. Anziché parlare di questa famiglia, dilungandomi sulla sua storia e sulla loro volontà di dimostrare a tutti i costi l’origine nobile del casato, messa in discussione e non riconosciuta ufficialmente dagli altri nobili dell’epoca8, ho deciso di dare spazio ad un solo personaggio, che più ha fatto parlare di sé: si tratta di Francesco Maria Mirelli Scannasorice, Marchese di Calitri, Principe di Teora e Conte di Conza, nato il 13 marzo 1795 da Giuseppe II Mirelli e da Maria Antonia Ceva-Grimaldi. Fu un uomo coltissimo, avviato agli studi umanistici sin da fanciullo; abile nell’uso delle armi, entrò presto nelle“Nobili Guardie del corpo, e servì pure in diversi Reggimenti di linea”, ma poi per diversi motivi si dimise, e continuò la professione di letterato9. Erano gli anni in cui si costruivano i cimiteri in tutta Italia, per applicazione dell’editto napoleonico di Saint-Cloud che vietava le consuete sepolture nelle chiese, quando il Cavaliere Francesco De Angelis, riferendosi alla città di Napoli, e parlando del nostro marchese, ricordava: “non potendo avvalersi delle antiche sepolture e Cappelle Gentilizie di sua Casa a cagion delle novelle disposizioni del nostro Governo, ha risoluto, di erigere un bellissimo mausoleo nel nuovo Campo Santo di finissimo marmo, disegno e lavoro del celebre Tito Angelini, la cui spesa ascenderà a ducati 1800. In esso vengono scolpite quattro bellissime inscrizioni lapidarie uscite dalla dottissima penna di sì alto personaggio”10. Pubblicò diverse opere, fra cui un libro di “Canzonette” del 1831, una “romanza”, intitolata “Il disertore”, del 1838, e diverse poesie, una scritta in occasione della morte della giovane Principessa di Morra, Carolina Manhes, avvenuta a Benevento nel 1481 11. Fu protagonista di un singolare episodio, raccontato da Alexandre Dumas padre, nel “Corricolo”12. L’autore de I tre moschet- IL CALITRANO tieri e de Il conte di Montecristo narra che a Napoli c’era un giovane, tra i 24 e i 25 anni, Principe di Teora, Marchese della famiglia dei Mirelli, Conte di Conza, che discendeva in linea diretta dal famoso condottiero Dudone di Conza, di cui parla il Tasso13. Egli era ricco, bello, poeta, nato con tutte le possibilità di condurre una vita felice, ma un malvagio presagio aveva rattristato il momento della sua nascita: Francesco Maria era nato nel villaggio di Sant’Antimo, feudo della sua famiglia; appena nato, fu dato ordine che nella cappella del monastero di quel luogo venissero fatte suonare le campane per annunciare l’evento a tutto il popolo; non essendoci il sagrestano, volle farlo un monaco, che, non pratico delle campane, si lasciò portare in alto dalla corda, e salendo provò come una vertigine, per cui mollò la presa, precipitando a terra nel coro della cappella; si fratturò entrambe le gambe, si trascinò chiedendo aiuto fino alla porta e fu poi messo a letto nella sua cella, dove l’indomani morì. Questo avvenimento fece scalpore, la storia fu raccontata al giovane Mirelli, e rimase profondamente impressa in lui, anche se non ne parlava spesso. Essendosi poi arruolato come Guardia Reale, venne in contrasto con il marchese Crescimoni, che lo sfidò a duello con armi da fuoco; nel giorno e nell’ora prestabilita, i primi spari furono mancati da entrambi; il terzo sparo colpì il Mirelli, che cadde a terra; sembrava morto, ma era gravemente ferito: il proiettile gli aveva forato l’intestino da parte a parte e gli aveva fratturato le ossa del bacino; fu chiamato il migliore chirurgo di Napoli ad operarlo, il dottor Gaspare Penza. Il giorno dopo essere stato operato, il marchese aveva la febbre altissima; addormentatosi, nel suo letto, dopo pochi secondi si svegliò di soprassalto, pallido, con gli occhi deliranti, gli sembrava di udire qualcosa; poco a poco i suoi sguardi si fissarono su una porta che si apriva su un grande salone. Sua madre si alzò e gli chiese se aveva bisogno di qualcosa – No, niente – rispose il marchese – È lui che viene – Lui chi? – chiese la madre con inquietudine – Ascoltate il rumore dei suoi vestiti nel salone? Lo ascoltate? – gridava il malato – Ascoltate, si sta avvicinando, vedete, la porta si apre…senza che qualcuno la spinga… eccolo… eccolo… entra, si trascina sulle sue gambe spezza- N. 55 n.s. – Gennaio-Aprile 2014 te… viene dritto al mio letto… Levati il cappuccio, frate, voglio vedere il tuo viso… sei venuto a cercarmi? Da dove vieni? Dalla terra? Lo vedete voi?… Parla, parla! - Il Mirelli, durante la sua visione, si avvicina al bordo del letto come per sentire delle parole, ma dopo pochi secondi in questa posizione, durante i quali sembra ascoltare, emette un profondo sospiro e cade all’indietro sul letto, mor- to o per la ferita, o sfidando il fantasma a duello; ma da quel giorno la visione sparì, e nove mesi dopo Mirelli era completamente guarito. Dumas volle ricordare questo episodio per sottolineare il triplice coraggio del Mirelli: il coraggio patriottico, nel rischiare la vita per la patria, il coraggio fisico, nel sopportare il dolore delle ferite, il coraggio morale, nel reagire contro l’invisibile e nel lottare contro l’ignoto. L’episodio è ricordato anche da Basilio Puoti, maestro napoletano di Francesco De Sanctis, nell’elogio funebre di Gaspare Penza, il chirurgo che aveva operato il Mirelli. Il duello aveva avuto luogo intorno al 1820; il coraggioso marchese di Calitri visse fino al 1° maggio 1857, e alla sua morte non venne seppellito né nel mausoleo di famiglia a Napoli, realizzato da Tito Angelini, né nel chiostro del convento di Sant’Antimo. Egli riposa ancora oggi nella chiesetta si Santa Maria della Foresta a Calitri14, dominando la valle dell’Ofanto dall’alto del Bosco del Cardinale. NOTE L’antico portale di pietra del palazzo Mirelli sembra facesse parte dell’entrata del Castello. morando: – Il monaco di Sant’Antimo! – La visione riguardava la tragedia avvenuta il giorno della sua nascita. Il giorno dopo non ricordava tutto l’episodio; per ben tre mesi l’apparizione infernale si ripetè ogni notte, nel delirio che ritardava la guarigione. Mirelli sembrava uno spettro anch’egli. Infine, una notte chiese insistentemente di rimanere solo, si distese sul letto e aspettò, mentre un amico lo osservava attraverso una vetrata da una camera vicina, per vedere se aveva bisogno di qualcosa. Dopo pochi minuti si alzò dal letto verso la porta, cominciò a sudare sulla fronte, i capelli gli si drizzarono in testa, un sorriso passò sulle sue labbra… sfoderò la spada e per due volte sferzò colpi innanzi a sé, poi gettò un grido e svenne. L’amico che era di guardia lo riportò nel letto. Aveva serrato così forte il pugno che fu impossibile togliergli la spada di mano. L’indomani fece venire il padre superiore di Sant’Antimo e gli chiese, di essere sepolto nel chiostro del convento, nel caso fosse mor6 Cfr. G. B. Pacichelli “ Lettere familiari, istoriche ed erudite”, Napoli 1695 pag.353 2 Cfr. E. Ricciardi, “Calitri antica”, pag. 58, nota 34 3 Francesco Maria ricevette i titoli nobiliari nel 1689, ancora bambino. 4 Cfr Ricciardi cit. pag. 59 5 Cfr. G.Filangieri “Indice degli Artefici delle Arti Maggiori e Minori” in “Documenti per la storia delle arti e le industrie delle Province Napoletane”, Napoli 1885, vol. II pag. XII 6 Cfr. P.G, Cioffari “Calitri. Uomini e terre nel Cinquecento”, pag. 112 7 Ibidem, 118; oltre ai due nominati, compare anche Giuseppe Gatto, che insieme a Salvatore possedeva un terreno ad uso di orto in pede la Ripa; lo stesso Salvatore conservava anche il diritto di patronato sulla cappella di Santa Maria del Carmelo della chiesa di San Canio, epossedeva una vigna a Pittoli e un terreno vicino al Vallone dei Monaci. 8 Argomento già ampiamente affrontato, e in maniera molto approfondita da Emilio Ricciardi in molti suoi scritti, compresi quelli qui citati, e da G. Cioffari O.P. in “I Mirelli di Calitri. Gente arricchita o nobili?” IL CALITRANO n. 16, n.s., gennaio-aprile 2001, pag. 8 9 Le informazioni sono tratte da F. De Angelis “Cenno Geneologico delle famiglie Ceva-Grimaldi, e Mirella”, Napoli 1840, di non facile lettura, in quanto bisogna estrapolarle dalle corpose digressioni, costituite da elenchi ed alberi genealogici delle famiglie con cui si imparentarono i Mirelli, dalle continue citazioni classiche e filosofiche, in un generale sfoggio di erudizione che l’autore compie con il costante obiettivo di dimostrare la veridicità dell’origine nobile della casata Mirelli; in tale operazione rientra anche la citazione del nome “Scannasorice”, appartenuto agli antenati dei Mirelli. 1 IL CALITRANO N. 55 n.s. – Gennaio-Aprile 2014 10 ibidem; nel testo vengono riportate anche le quat- 11 Cfr. “Cronica delle Due Sicilie” di C. de Sterlich, tro iscrizioni; la prima per i suoi genitori, con data 1840, la seconda ai suoi antenati a partire da Giorgio Mirelli, figlio di Romoaldo, patrizio genovese cavaliere del tempo del primo Carlo d’Angiò; la terza è per Francesco Mirelli, che si salvò da bambino dal terremoto di Calitri del 1694 perché si trovava a Napoli con il padre; la quarta è per Erberto Mirelli, figlio del precedente e di Gabriella Pallavicino Sforza Badat. Napoli 1841, pag. 98. 12 L’opera, pubblicata fra 1841 e 1843, prende il nome dal mezzo di trasporto che Dumas utilizzava per spostarsi, e raccoglie fatti e aneddoti di cui venne a conoscenza nel suo soggiorno a Napoli nel 1835. 13 Dudone di Conza è uno degli eroi della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso, ambientata al tempo della crociata di Goffredo di Buglione, che si concluse nel 1099. I Mirelli non discendevano da Dudone, può darsi che Francesco Maria Mirelli, essendo molto colto in letteratura, abbia parlato di Dudone con Dumas, e questi abbia frainteso qualcosa, oppure, se veramente diceva di discendere da Dudone, ci troviamo di fronte all’ennesimo tentativo di nobilitare ulteriormente le proprie origini. 14 Come ricorda la lapide vicino alla tomba, con la dedica della moglie Carolina e del figlio Giuseppe Maria, sormontata dallo stemma di famiglia. [BI]CENTENARIO DI UNO SCRITTO? ‘A CHIANTÈGGHIA di M. Marino Germano (Venosa) D cerche negli archivi più impensati, fi- nalmente, di recente, si è trovato il testo (non invece la musica) di una canzone che si cominciava a ritenere mai composta. Le fonti (non sempre attendibili) lo attribuiscono ad Anostrano (probabile contrazione di ‘anonimo nostrano’). Dal dialetto utilizzato, il calitrano, si è inclini a ritenere che già a Calitri non si conoscesse il compositore, tanto che lo si indicò con ‘nostrano’. Al momento non è dato di saper come sia arrivato a Venosa, nell’archivio di una signora il cui marito, si diceva, era figlio illegittimo di un forestiero. Gli studiosi si sono divisi su quale sia stato il titolo, di cui sulla carta si legge il frammento […]chiant[…]. Dall’indole del poema e dalla causa che sembra averlo occa- sionato, si ritiene che possa essere stato ‘A chiantègghia o, come suggerito al v. 23, ‘U chiantamènt. Se qui si opta per la lezione meno affermata non è per spirito di contesa o di originalità, ma per valorizzare il motivo, ‘a chiantègghia (‘la piantatella’, forma gergale che indica l’atto sessuale), appunto, che ha originato il quadro che da quell’episodio si sviluppa, quadro descritto con quella vivace scompostezza che si riscontra nei dipinti di Bruegel quanto nella canzone ‘U scarrafòn. Come diversi testi dell’epoca, il pezzo è spartito da intestazioni che distinguono un antefatto e un fatto. Non essendo segnata la chiusa non si sa se sia completo, come spinge a ritenere l’ultima strofa. Esclusa l’aggiunta del numero del verso, si propone lo scritto così come pervenuto, senza nessun commento, senza nessuna Mènat me’! Òi figliò, che r bbo’ sénd che m pàssa p la mènd? Si n tìen a ra mangià p’tarrìss s’pr’lluquà ‘Nzòrat ‘nzo’! Iètta-Iètta r Bell’màzz 15 s’è mangiàta r cannàzz s r’a fàtt lòn e a pìezz c’u lu sù r lu … Ázz! opo anni di lunghe ed estenuanti ri- 5 10 ‘stu bell’ùoss r’schénd. Bèlla mia n dìc nìend si g vìen n’n t n pìend au cannùol chi s’abbòtta tùtt chìn r r’còtta. E ià! S’bbè na còsa chi pòk o nìend cònda: na còsa àuta àuta na còsa pònda pònda. 20 25 Av acchianàt lu p’ràzz e ròpp n’àta pr’gg’ssiòn cu la vèsta abbracalàta l’av c’gliàta lu lapòn. L’àv fàtt u chiàndamènt a lu chiàn r’à f’ndàna ra r pàrt r’u cumènd sénza tròpp stàrs attìend. 7 nota e senza traduzione. Piace presentarlo in questo numero del giornale • per celebrarne l’anniversario, per quanto della data trovata in calce al foglio si leggano, purtroppo, solo quelli che dovrebbero essere stati i mesi (febbraio-marzo) in cui fu redatto, e un anno, il […]14 • per dare la possibilità, a chi volesse metterlo in musica, di divulgarlo in occasione del prossimo Sponz Fest. Tenuto conto delle figure e del vocabolario utilizzato, nonché di alcuni modi di dire e dei pochi soprannomi, l’opera potrebbe risalire tanto all’Ottocento quanto al secolo passato. In ogni caso, come lo scorso, che dovrebbe aver segnato il bicentenario del luquarè, anche quest’anno lo Sponz potrà essere l’occasione per festeggiare un’altra ricorrenza, forse secolare. Màra a quànn u vènn a mmènt! Ròpp ràta quègghia spènda s r’trà tòtta scigliàta e tòtta bèlla ‘mbzz’chénda. 30 35 Ròpp fàtt quìggh assàgg a la pòv’ra figlìola l’è r’màst ‘ngànna u fìl r la càrna r’a vrasciòla. A ra tànn ‘ndà lu iàzz g’è p’i passàr u pupàzz chi l’assògl tùtt i làzz e chi ‘nvèc po’ l’allàzza. Òsc è fèsta, mo è l’òra g’è u p’lcìn ‘ndà cangiòla IL CALITRANO 40 g’è ‘ncappàt Rattaddìj 45 o m’mènd ru r’crìj. S’è p’gliàt lu b’cc’nòtt quànn av ‘mbùss lu b’sc’còtt s n’è sciùt a càp-sòtta cùm a quìggh r Spessòtt. N. 55 n.s. – Gennaio-Aprile 2014 90 95 Mèna mo’, pìgliala a rìsa g’è chi làva mo’ a cammìsa chi a r’pèzza quànn è ròtta 50 55 60 65 e la nòtt t stravìsa. Òsc è fèsta, òsc è rìr t v’lìss fòrs accìr? mèna mo’, pìgliala a rìsa quèssa è a vita, che t crìr! ‘Ndà sta fèsta, ‘ndà quèst’òra r’a sc’quàt a cuvatòra vìr quìggh cum s’ammòla p lu pùzz, p’a s’ròla. ‘Ndà sta fèsta, ‘ndà quèst’òra g’è chi stòzza quàcche tàzza chi s’attàcca a la cannòla chi s vàsa e chi s’abbràzza. G’è chi sòna la tammòrra e chi ‘nvèc la hrangàscia chi u v’ijlìn, chi a cutàrra e chi a s’nà n tànt ‘ngàrra. 100 105 75 80 Chi s’aggiùsta c’u r pàst e chi cu lu b’kk’rùcc cum a vòqqua Canijmàcc cum a vòzza Iùcc-Iùcc. G’è chi abbàlla a tarantèlla g’è chi abbàlla u vottacùl g’è chi ‘nvèc u luquarè e chi abbàlla sùl sùl. G’è chi accògl zaharèggh chi s sùqua u c’cciaròc chi lu rìsc’t, chi r’anéggh g’è chi cànta senza vòc. 110 115 120 125 tòm-tòm strèca l’ascègghia. Chi a ra sòtta a la hunnégghia l’a pazzèia a campanégghia chi l’u pònta u mazzarìeggh fàtt a pìuz r v’tìeggh. A ra quànn è sénza attàn a la nnòglia mètt màn ìggh ‘nvèc a r pr’sòtt e a sc’canàt tònn e còtt. 130 135 140 145 Fàc la ròta lu v’lètt n’n lu scènn lu z’rbètt sciùst ìggh, e n’n lu vàij ‘ncàppa quègghia chi n’n z stàij. G’è chi ‘ngàsa u pùti-pùti g’è chi vàtt u triccabballàkk g’è chi spàra trìkk tràkk chi l’u vòtta ‘ndà l’u spàkk. G’è chi ‘nvèc cu a sc’cuppètta tìra ‘mbiètt a la tianégghia fàc p’rtòs a la varòla s la spàssa e s cunzòla. 150 155 160 165 170 N’n’è r’màsta scunz’làta màn quègghia r’à V’làta accìess’mij! còr r màmma! tèss a tèla r’a mahràmma. Rospaciòmba sénza aggìett arranzàta o parapìett a Tòqqua-tòqqua lu fr’sc’chétt lu ‘ngarpìna a l’acciappètt. G’è chi mòstra tùtt i quàgl li bb’r’llòkk e r’acciaccàgl chi llu sffìbbia lu f’rmàgl chi s’accògl già li stìgl. Arr’ngèglia r t’vàgl chi è attùorn a la spasétta 8 e cùm fòss a nu c’rrìgl vèv e vèv e s ‘mbagliètta. Mèna ‘ncùorp pùr V’làs chi jàstèma ca n’n tràs sarràij r’fètt r vrachétta n’n z tèn la bacchétta. G’è chi sòna r castagnòl chi s lèva a camm’sòla chi s’aggiùsta r b’sazzòl e chi cuntròlla a uardiòla. Quànn u sòl è a la calàta ròpp quègghia gràn curnàta abbàlla a màmma r’pr’sciàta c’av agg’stàt la v’tràta. R s’naglièr appès a cànna sòna Sìna cu la bànna po’ g ‘ngàppa na culònna e a pok a’a vòta s la sfrònna. Chi s hòr i cann’lìn e chi acc’mènda l’aur’cchìn chi a quàcche haggh’négghia 85 Tànt auhùrij! Quànn nàsc? Quànn fìglia la canégghia? Quànn nàsc lu Bammìn quànn frìsc la scarpègghia! Abbàlla l’ùrs, abbàlla Nicòla chi s’a scìev’t la sc’caròla e chi ‘nvèc lu m’stazzùol e s’assògl r cap’sciòl. S’ì n’è cràij s’arràij òsc g’è chi u fhràul lu pròsc chi s spònda la giacchétta p caccià la m’s’chétta. 70 E chi ‘nvèc n’acc’vìsc tùorn- tùorn ai vand’sìn o chi pùr n la f’rnìsc p lu bùrz chìn chìn. G’è a chi abbàllan r cannàkk g’è chi spès’la r mènn g’è chi scòt’la r pàkk e chi ciàmb’ca e s’appènn. G’è chi u sòna u mandulìn chi s vàscia r vrak’ssìn sòna sòna quatt’bàss sòna sòna r’canétt p chi cànta stù s’nétt! E lu prèut chi av sp’sàt pùr ìggh s r’è abbàsciàt pùr ìggh annalbaggiùt accummènza lu cavùt. Lu uagliòn chi u vài apprìess c’u vattàgl r’a cambàna cìtt cìtt, sénza p’rmèss s la ‘nchiàna a sahr’stàna. Lu p’zùok, fàcc r càzz s’av mbaràt la l’zziòn raij dòij ‘ndòrt a’u catnàzz e ‘ngastàgna lu c’ntròn. Vìr quègghia, a santarègghia! p scuntà quàcche p’ccàt s’è m’nàta ‘ndò favàl e ‘nghiòmma fàv, a fàrs màl. 175 180 185 E lu monàk chi vaij a la cèrca ‘ngàppa una e s la mèrca e quiggi’àut còcchia cocchìa vànn acchiànn chi r’a’òcchia. Cu li càul còc l’arcèra chi s’arràngia c’u a m’glièra g’è chi stùta lu scammùrz e chi angòra còla cèra. Sòna sòna cung’rtìn sòna e cànta stù s’nétt quànn arrìva crammatìn cùm u tèn’n i cunfiètt pùr ìj àcch r’ciètt! IL CALITRANO N. 55 n.s. – Gennaio-Aprile 2014 GIOVANNI XXIII, UN PAPA ALL’AVANGUARDIA dell’ambasciatore Gian Paolo Tozzoli [segue dal numero precedente] L’ alla convinzione profonda alla luce audacia di Giovanni XXIII era legata della quale egli esaminava i problemi del nostro tempo: riteneva necessario, innanzitutto, mettere ordine nel mondo contemporaneo. Occorreva dunque sforzarsi di introdurvi la nozione 0, se si vuole, il senso dei limiti, affinché la vita potesse ordinarvisi naturalmente - poiché la regola dell’ordine umano è nel coordinamento, non nei contrasti e negli abusi. Questo ritorno al cristianesimo evangelico ha ispirato tutte le manifestazioni della volontà del pontefice. Le ultime due encicliche, in particolare, riguardano proprio un’organizzazione della società moderna in questo senso. Nella Mater et Magistra sono posti i limiti indispensabili allo spirito di iniziativa degli individui e delle comunità sul piano economico, al fine di favorire quel rinnovamento che ha rappresentato una preoccupazione costante della Chiesa romana. La Pacem in terris è più in particolare un’analisi della condizione umana da cui emerge che, se i rapporti trai popoli e gli individui sono turbati da ostilità e divisioni, la colpa è di tutti noi, a qualunque livello sociale apparteniamo, sia che ricopriamo posti di comando sia che rivestiamo incarichi esecutivi. La diagnosi elaborata in questo documento è di una precisione lampante; in questa luce, le soluzioni proposte appaiono con una tale nitidezza, nella loro logica rigorosa, che sembra impensabile non adottarle. Il carattere di modernità che ha contrassegnato tutta la sua azione pontificia derivava da un senso vivo della storia; si potrebbe anche parlare, a questo proposito, di una concezione evoluzionista della società, vicina all’intuizione di padre Teilhard. Ciò si evince con particolare evidenza dal passo dell’enciclica Pacem in terris in cui, con l’espressione rivelatrice “signa temporum” sono indicati i fenomeni caratteristici del nostro tempo. La promozione dei lavoratori, soggetto attivo della vita collettiva, si inscrive tra queste nozioni di verità che occorre non soltanto ammettere, ma anche applicare nella vita; la partecipazione delle donne agli affari pubblici è un altro fatto incontestabile che si afferma sempre più. Bisogna opporvisi e cercare di rallentarne il corso? No, risponde il pontefice, perché questa emancipazione aiuta la donna a prendere coscienza della sua dignità umana. Vi è infine l’aspirazione di tutti i popoli a costituirsi in comunità politiche autonome: è una cosa del tutto naturale, dichiara Giovanni XXIII, poiché «nessuno ama sentirsi suddito di poteri politici provenienti dal di fuori della propria comunità umana o gruppo etnico». Chi ha potuto scrivere queste parole era evidentemente permeato di un profondo senso della storia; essendo per di più una guida spirituale. Il messaggio di Giovanni XXIII si inscrive così in questo semplice e chiaro contesto di bontà in cui sarebbe un errore cercare qualche compromesso raggiunto a metà strada, in una zona di crepuscolo o d’ombra. Mentre proclama con forza e a più riprese che «Non si dovrà però mai confondere l’errore con l’er- rante››, la Pacem in terris non prevede alcuna assoluzione preliminare per quanti, vantando la loro buona fede, approfittassero per turbare gli animi e farli cadere in errore. Un insegnamento è ben altro: esso si colloca sul piano della sincerità e di una generosità lungimirante, basata sulla convinzione che negli esseri umani sussiste sempre il potere di liberarsi dall’errore per aprirsi alla verità Dunque, non bisogna mai mancare di offrire aiuto perché «Gli incontri e le intese […] fra credenti e quanti non credono, o credono in modo non adeguato, perché aderiscono ad errori, possono essere occasione per scoprire la verità». Questo è l’apostolato di Giovanni XXIII: ricco di un’immensa speranza. Questo «povero prete pacifico», come egli stesso amava definirsi, aveva trovato nei fenomeni della storia una sintesi che realizza l’unità del mondo: come egli stesso affermava, era sempre <<preoccupato più di quello che unisce [gli uomini] che di quello che separa e suscita contrasti». E la Pacem in terris dichiara: «le dottrine, una volta elaborate e definite, rimangono sempre le stesse; mentre i movimenti suddetti, agendo sulle situazioni storiche incessan- LETTERA AL CALITRANO Vorrei spezzare una lancia a favore del signor Gautieri Donato che stupito, in una lettera al Direttore, si pone alcuni interrogativi su intrigate procedure riguardanti i bambini che devono affrontare la Prima comunione o la Cresima; e ciò che a tutti noi può sembrare di ordinaria amministrazione, viene complicato da procedure astruse e di difficile soluzione, finché non vengono risolti da don Giuseppe, parroco di Andretta, che dobbiamo ringraziare per i molteplici “rattoppi” trovati con semplicità e senza tanti ingarbugliamenti. Ora, un semplice fedele come fa a raccapezzarsi di fronte a questi avvenimenti? Chi deve intervenire di fronte a situazioni ben più difficili e scabrose, L’arcivescovo di S. Angelo o il cardinale di Napoli? Lettera firmata 9 IL CALITRANO temente evolventisi, non possono non subirne gli influssi e quindi non possono non andare soggetti a mutamenti anche profondi». Questa posizione di notevole apertura, cui non eravamo più abituati, è apparsa a qualcuno come una generosità pacifica che la maggior parte delle persone non saprebbe apprezzare adeguatamente e che potrebbe essere usata dai nemici della fede per scopi tendenziosi. Dalle dichiarazioni di Giovanni XXIII si evince che la pace cui egli alludeva non era in alcun modo una situazione stazionaria priva di contenuto reale, il che rappresenterebbe un pericolo mortale per 1’uomo: non era certo di un simile stato di cose che il papa intendeva parlare. Egli pensava a qualcosa di concreto e di positivo: il diritto degli esseri di disporre di se N. 55 n.s. – Gennaio-Aprile 2014 stessi, il rispetto per la dignità della persona, l’uguaglianza tra le diverse classi sociali, la soluzione dei conflitti internazionali attraverso i negoziati, la creazione di un’autorità sovranazionale, e, sotto questo cielo stellato, la pace tra i popoli. Anche con i limiti che comporta, si tratta di una costruzione ardita. Si pone infine una questione: si è considerato adeguatamente il fatto che le encicliche di Giovanni XXIII non sono semplici appelli, semplici messaggi indirizzati agli uomini di buona volontà, ma vanno ben oltre? Esse rappresentano vere e proprie leggi da seguire nell’azione quotidiana. Se gli uomini che occupano posti di responsabilità le mettessero in pratica sin da domani, la nostra società cambierebbe completamente e vivere in essa sarebbe ben più piacevole. In caso contrario, rischieremmo di aver gettato dalla finestra mobili antichi che conservavano della nobiltà e rappresentavano la resistenza a ogni contaminazione, lasciando sussistere tracce di anticaglia- negli uffici essenziali della Chiesa: il magistero, l’educazione della gioventù, i rapporti nel matrimonio, Patteggiamento di fronte ai principali problemi dell’etica nel mondo contemporaneo, le stesse forme di comprensione del divino, meglio definito e meglio amato. Forse è eccessivo pensare che Giovanni XXIII avrebbe potuto portare a compimento trasformazioni così profonde se fosse vissuto più a lungo, ma a ogni giorno la sua pena e a ogni papa la sua gloria! Nota: nel numero precedente la rivista ginevrina citata all’inizio dell’articolo è “Rencontre Orient Occident”. PERSONAGGI GERARDO MELACCIO di Angela Toglia “Era tanto modesto quanto discreto, che da vivo non avrebbe permesso che si parlasse di lui. Forse anche per questo ha preferito andarsene in silenzio, senza farsene accorgere. Con la sua scomparsa si ha la sensazione che si sia conclusa un’epoca e sia venuta meno un’istituzione.” È vero che nella vita incontriamo persone che ci segnano e che cambiano il nostro modo d’essere. È vero anche che ci siamo presi del tempo – forse anche troppo – per parlare di te. Ma semplice non lo è stato, né per la tua famiglia, né per noi. Probabilmente non siamo noi i più adeguati a dover parlare di te, perciò in queste righe non ci limiteremo a tracciare prospettive evenemenziali, ma cercheremo di renderti il doveroso omaggio che meriti, Gerardo, non solo perché sei stato autore di incantevoli spaccati di vita calitrana, ma perché eri nostro amico. I tuoi articoli miravano a confermare e a sottolineare l’importanza di tracciare un percorso che lega il nostro presente con il passato prossimo dei nostri antenati, dal quale noi, purtroppo, cerchiamo di scrol- larci di dosso quasi vergognandoci della povertà a cui appartenevano. “Gerardo Melaccio nacque a Calitri il 18.11.1936, quarto di sette figli. Da bambino amava stare all’aria aperta e girare per le campagne nella ricerca furtiva di qualche frutto. Suo padre calzolaio, che possedeva una trebbia e veniva chiamato dai contadini del circondario per la trebbiatura stagionale, spesso lo portava con sé nelle diverse masserie. Quando ciò accadeva per Gerardo, bambino alquanto gracile, era un’immensa gioia perchè significava partecipare ai banchetti luculliani offerti dai proprietari della masseria di turno. Da ragazzo, oltre a dedicarsi allo studio – si laureò in Pedagogia e Filosofia presso il Magistero “Cuomo” di Salerno- amava stare con gli amici. Ci raccontò di un viaggio in macchina fatto in Europa con un suo caro amico d’infanzia, dei bagni all’Ofanto, di quando camminava in equilibrio sulla ringhiera del ponte sul fiume e di come catturava le cornacchie appeso ad una corda, pegno da 10 Gerardo Melaccio pagare per lui che, più piccolo degli altri, voleva seguire il fratello maggiore Vittorio ed i suoi amici. Un anno prima della laurea venne chiamato ad insegnare nella IL CALITRANO N. 55 n.s. – Gennaio-Aprile 2014 Scuola di Avviamento professionale e poi nelle Scuole Medie dall’ex preside Michele Cerreta. Nel 1966 insegnò lettere all’Istituto Tecnico Commerciale di Calitri, l’anno successivo al Magistrale di Avellino. Ad Aquilonia fu preside dal 1968 al 1979, ma quello non era affatto il suo ruolo perchè si sentiva soffocato dalle scartoffie e dalle beghe burocratiche. Ben diverso era stare in classe e mettersi in gioco ogni giorno per i suoi alunni. Venne eletto assessore alle finanze del Comune di Calitri nel 1985.” Nel 1979 ritornava definitivamente all’insegnamento a Calitri, ove si congedò dal lavoro nel 2004. Amava insegnare senza risparmiarsi, per lui non era un mestiere, ma un’arte da coltivare col massimo impegno e con grande serietà. La sua intransigenza ed il suo rigore erano dettati dalla profonda convinzione che l’unica arma in nostro possesso per riscattarci e raggiungere qualsiasi obiettivo è la cultura. Lui questo lo sapeva bene, avendo fatto enormi sacrifici per studiare in un’epoca in cui era ben più facile imparare un mestiere per portare il pane a casa.“ Hai praticato la tua professione come una vocazione. Dall’alto del tuo leggio, nelle aule dell’I.T.C. “A.M. Maffucci”, eri grande oratore di Dante, la tua passione. Pensiamo che tutti i tuoi ex alunni abbiano percepito il tuo insegnamento. Da loro abbiamo sentito parlare di te, di quanto fossi accurato, ligio alle regole, alla cura della persona, all’educazione; oggi più di ieri hanno capito il motivo per il quale tu tenessi così tanto a tutto ciò. Ci raccontavi delle tue passioni per la letteratura, per la fotografia, per i quadri e la pittura, per il calcio. Da ragazzo ricoprivi il ruolo di portiere, ma amavi anche il salto in alto e a Calitri fosti il primo a saltare un metro e ottanta scavalcando di spalle. Attraverso i tuoi racconti percepivamo la tua anima modesta, umile, di grandissimo valore morale. Stavamo per ore a parlare e insieme a Raffaele e ci narravi della vostra gioventù, delle mascalzonate che si facevano a Calitri ai tempi della miseria. Ci parlavi spesso del tuo percorso universitario, dei tuoi studi da privatista, di quando, ignaro di dover chiedere la tesi al Professore e di doverne seguire le direttive, cominciasti a scriverla scegliendo tu stesso l’argomento e facendo di testa tua. E che dire del giorno della tua laurea: non dicesti nulla a casa, non volevi creare ansie per il tuo grande giorno. Ma quando tornasti a casa per condividere la tua gioia, trovasti Carugo (Co), 28.10.2013 presso la chiesa di San Bartolomeo Apostolo si è celebrato il matrimonio di Cinzia Di Roma e Angelo Ferretti. Da sinistra: il padre della sposa Mario Di Roma, il fratello della sposa Marco Di Roma, gli sposi e in fine la madre della sposa Gina Guerra. Auguri dalla Redazione. 11 qualcosa che smorzò ogni tuo entusiasmo: quel piatto di minestra ti fece proprio arrabbiare! Amavi i vecchi sapori della cucina calitrana, forse perché ti ricordavano la tua infanzia. Ricordiamo anche la tua profonda fede, la tua devozione a San Gerardo Maiella e del giorno in cui ti sposasti e sbagliasti strada per raggiungere il santuario! Abbiamo riso tanto … ci incantavamo ad ascoltare i tuoi racconti che denocciolavi come grani di un rosario e che avevano il sapore del mito, ma che in realtà erano veri e propri insegnamenti di vita. Ricorderemo sempre e per sempre il suono della tua voce, quando dall’ingresso del Centro Studi esordivi dicendo “Buongiorno”, con un’inflessione che cambiava davvero il senso alla giornata e che rallegrava i mesti pensieri dietro il solito computer. Ci hai incoraggiati e ci spronavi ad essere fiduciosi della vita e nel futuro. Sentivamo la stima che nutrivi in noi e questo ci elevava. Ti rivediamo ancora lì, seduto con le gambe esili ed accavallate una sull’altra, capace di proiettarci con te nel tuo passato. Con gli stessi occhi colmi e brillanti di gioia ci parlavi della tua famiglia, di tua moglie, dei tuoi figli e della tua amata nipotina Francesca. Te l’avevamo detto che te ne saresti innamorato a prima vista! Essere nonno, forse per te, è stata la gioia più grande. Gerardo, eri un uomo come pochi ce ne sono. Non è facile trasmettere a chi non ti ha conosciuto e a chi sta leggendo di te, la magnifica persona che eri. Il nostro ricordo è questo, e non solo, anche il tuo sorriso e la tua elegante compostezza. Per molti può essere retorico dire “hai lasciato un vuoto incolmabile”, ma lo è davvero, anche perché te ne sei andato all’improvviso, senza dir nulla. Mai pensavamo che non t’avremmo più rivisto, avremmo voluto salutarti, fare due chiacchiere, ma forse non avresti voluto. E questo è il nostro saluto e ci farai compagnia ogni qualvolta guarderemo i tuoi quadri al Centro Studi. Gerardo, è stato un vero piacere conoscerti! IL CALITRANO N. 55 n.s. – Gennaio-Aprile 2014 Festa D’artista. Monteverde rende omaggio a Fulvio Moscaritolo del prof. Antonio Iannece V teverde si è tenuta una ce- enerdì 03 gennaio a Mon- rimonia/incontro con l’artista irpino Fulvio Moscaritolo. L’Amministrazione comunale del piccolo borgo in provincia di Avellino ha organizzato l’evento per tributargli un doveroso omaggio per la sua lunga ed intensa attività artistica, svolta a Calitri e sul nostro territorio sin da quando vi ha radicato la famiglia e l’atelier. È stato un bellissimo e cordiale incontro presentare esteticamente Fulvio Moscaritolo. Ne sono stato onorato. L’evento ha permesso a tutti noi di rendergli un doveroso omaggio, per la sua intensa carriera professionale, ed a Lui di ricevere agli auguri di un Buon Anno, nel calore e nell’affetto di suoi amici, numerosi tra i tanti convenuti, di suoi conoscenti e non. Tutti hanno potuto apprezzare, direttamente dalla sua voce, quali siano state, in oltre quarant’anni di attività artistica, le sue passioni e le sue motivazioni e quali i passaggi salienti della sua vita che trascorre dal 1969 in Calitri. Fulvio Moscaritolo ha ascoltato attentamente i diversi interventi in cui gli è stato coralmente ed appassionatamente testimoniato come le sue variegate opere presenti nell’Alta Irpinia siano molto apprezzate, poiché esprimono la sostanza i vari aspetti del nostro difficile vivere quotidiano, attraverso differenti segni, forme e tecniche artistiche. La sua particolare attenzione al tema delle tradizioni locali traspare, in tutta evidenza, in uno dei dieci disegni esposti permanentemente nell’aula del consiglio comunale di Monteverde. Presenti alla manifestazione anche colleghi dell’Istituto d’Arte di Calitri e il prof. Vito Alfredo Cerreta, già suo dirigente scolastico. Il giornalista Michele Miscia, ha fatto cenno al complesso tema del: “fare arte ed essere artista oggi”, ricordando al pubblico che esistono suoi articoli critici in cui ha decodificato il linguaggio estetico di Fulvio Moscaritolo. Sono intervenuti inoltre il vice sindaco di Lacedonia Antonio Caradonna, che ha sottolineato quale sia stato, ad oggi, il suo prezioso contributo culturale, offerto discretamente alle nostre comunità; una risorsa ben testimoniata nelle sue opere, spesso eseguite per piccoli spazi esterni del nostro territorio, come in alcuni slarghi di Calitri, Andretta, Aquilonia e (di quì a qualche mese) anche di Lacedonia. Tra gli altri partecipanti: l’architetto Antonio Metallo, vice sindaco di Calitri, l’architetto Antonio Fusco e molti ex allievi dell’ISA di Calitri. L’evento, svoltosi alla presenza del Sindaco di Monteverde Franco Ricciardi, è stato moderato ed organizzato dal vice sindaco prof. Antonio Vella e dalla giovane Presidente della Pro Loco, che ha consegnato al festeggiato una targa ricordo a conclusione della riuscita convention. LAUREA il 28 novembre 2013 presso la “Seconda Università degli studi di Napoli” si è laureata in Infermieristica con la votazione di 110 lode e plauso della commissione la sig.na Cesta Gerardina discutendo la tesi “Gestione delle vie aeree in emergenza: utilizzo dei dispositivi sopraglottici e metodiche di intubazione in emergenza” con il ch. mo dott. Enrico Rocco Sergio Landi. Alla neolaureata vanno gli auguri più sinceri della mamma Giuseppina Repole, del fratello Antonio e del padre Giuseppe nonché da amici, parenti e dalla Redazione. 12 IL CALITRANO N. 55 n.s. – Gennaio-Aprile 2014 ARTE A CALITRI di Francesco Roselli Da alcuni anni ormai mi dedico con perseveranza all’organizzazione di eventi artistici a Calitri e anche nell’estate 2013 ho curato una collettiva d’arte riservata ad artisti meridionali dal titolo “EsTetica: paesaggi, ritratti e astrattismo”, manifestazione giunta alla V edizione. La mostra si è svolta dal 28 luglio all’11 agosto 2013, con la partecipazione di ventisei artisti di Basilicata, Puglia, Campania, Calabria, Sicilia e Lazio, ed è stata allestita in tre sale del Borgo castello di Calitri, proseguendo così nella tradizione di scegliere luoghi dai forti connotati storici, offrendo ad artisti e visitatori un suggestivo spazio espositivo. Cinquantuno le opere esposte, oltre alle creazioni della ceramista calitrana Daniela Borea e il disegno dell’artista ospite Gerardo Pistillo di Aquilonia, coniatore del termine EsTetica. no - Rm), Annachiara Musella (San Calogero - VV), Carmelina Di Prizio (Torella de’ Lombardi - Av), Stelvio Gambardella (Napoli), Domenico De Rubeis (Solofra - Av), Cosimo Ancora (Sava - Ta), Rosalinda Spanò (Riesi - CL), Martina Codispoti (Satriano - Cz), Giorgia Riccio (Ariano Irpino - Av). La mostra ha registrato circa 350 presenze, molte delle quali hanno espresso un commento sull’evento e votato uno o più artisti nell’ambito del concorso a giuria popolare. I tre artisti con più preferenze, nell’ordine, Costantino Gatti, Dina Scelzo e Rosa Piccolo, hanno ricevuto una targa premio in ceramica realizzata da Daniela Borea (Calitri). Ad ogni edizione cerco di migliorare e arricchire questo progetto artistico inserendo sempre novità, nonostante le esigue risorse economiche a disposizione; con passione e impegno porto avanti questa iniziativa culturale, e attraverso l’arte, promuovere il territorio dell’Alta Irpinia e di Calitri. Molti artisti e visitatori non erano mai stati a Calitri e ora hanno conosciuto questo piccolo pezzo della nostra Italia. Devo ringraziare la Pro Loco Calitri per l’attiva collaborazione, l’Amministrazione comunale per la concessione degli spazi, e il Forum dei Giovani per la disponibilità dimostrata nel curare la serata musicale svoltasi al Borgo castello, liberandomi da un gravoso impegno, contribuendo al successo della mostra d’arte. Peccato che difficoltà impreviste abbiano costretto all’annullamento del cineforum artistico, che in ogni caso cercherò di riproporre nella prossima edizione. Proseguo con convinzione l’abbinamento tra arte pittorica e arte birraia dopo l’esperienza positiva della precedente edizione. Due le serate dedicate alla birra artigianale irpina, una con AlterEgo di Atripalda, l’altra con Serro Croce di Monteverde. Credo sia stato un modo intrigante di far conoscere meglio due prodotti del nostro territorio che stanno riscotendo sempre più credito. Chiudo ringraziando tutti gli sponsor e gli artisti che hanno creduto al progetto artistico, contribuendo alla buona riuscita della manifestazione. L’appuntamento per la VI edizione è previsto per l’estate 2015 con alcune importanti collaborazioni già assicurate. Gli artisti che hanno aderito al progetto espositivo sono stati: Francesco Roselli (Calitri - Av), Davide Roselli (Calitri - Av), Giuseppe Amoroso De Respinis (S.Angelo dei Lombardi), Stinglius Carcal (Potenza), Lucia Grasso (Ariano Irpino - Av), Monica Marzio (Ischia - Na), Mariarita Manna (Lacedonia - Av), Isidoro Di Luna (Eboli - Sa), Rosa Piccolo (Brusciano - Na), Itzel Cosentino (Civitella San Paolo - Rm), Costantino Gatti (Lucera - Fg), Daniele Bongiovanni (Cianciana - Ag), Grazia Salierno (Adelfia - Ba), Valentina Guerra (Napoli), Dina Scelzo (Marsiconuovo - Pz), Grazia Famiglietti (Frigento - Av), Chiara Fassari (Acireale - Ct), Emanuela Calabrese (Fiano Roma- Le foto di questa mostra sono visibili sul sito www.cizzart.it nella sezione “Esposizioni”. 13 IL CALITRANO Calitri, 1938. La signora Carmelinda Caputo in Beltrami con i suoi figli. In piedi Nazareno, Franca col cappellino, sul tavolo Benito, e Adolfo. Manca nella foto la sorella Amalia. N. 55 n.s. – Gennaio-Aprile 2014 Rimini, 22.09.2013. Un gruppo di calitrani al mare. Da sinistra: Nicola Lucadamo (mata nicola), Canio Di Milia (cuzzett’), dietro Vittorio Nivone (paparign’), si intravede Vincenzo Pasqualicchio (megn’), Maria Concetta Zarrilli (sciambagniegghij), dietro si vede appena Gabriel Passeri, Giovanna Del Toro (sciatall’), Anna Zarrilli (v’ton’), dietro Antonio Zarrilli (innarucc’), Maria Di Pietro (m’rres’), dietro Lucia Russo (cangianella), dietro - Marco - il proprietario dell’hotel, Rosetta Cetta (p’cec’), dietro Giacinta Zarrilli (tacch’),Anna Caputo (caca patan’), dietro Canio Cestone (m’calon’), Vincenza Caputo (caca patan’), dietro Graziella Zarrilli (tacch’), Lucia Russo (cangianella), Antonio Galgano (zucquaron’), Antonio Zarrilli con la moglie (sciascialicchij). A terra da sinistra: Giovanni Di Milia (paglier’), Salvatore Mosca (di Bisaccia), Donato Gautieri (sacchett’), Angela D’Alessandro (megn’), Rosetta Galgano (zambaglion’) e Antonio Martiniello (lancier’). Nella foto mancano Felicetta di Carlo e Alessandra Del Cogliano. S. Felicita, 09.01.2014. 70° compleanno di Francesco Cestone pressoVilla Gioconda. Auguri della Redazione. Album di Calitri “Tre viecchij pr’f’ssur’ ‘e cunc’rtin’“... parafrasando la celebre canzone napoletana. Anni ’30 . Raffaele De Rosa (canijmacc) 28.08.1873 † 20.12.1956, Giuseppe Leone (ron’ taratubb’) 11.6.1886 † 21.04.1954 e Romolo Beltrami (nazzaren’) 02.05.1906†11.02.1996 Calitri, 29.07.2012. In occasione del terzo compleanno della piccola Gaia Lucadamo (nata da Carmine e Fierravanti Francesca), la famiglia Di Cecca Mario, le augura tantissimi auguri. Qui nella foto con Raffaele Di Cecca. Rottenburg N. (Germania) 28 aprile 1968, matrimonio di Raffaele Cardinale e Carmela Di Cosmo, con il prete che ha officiato il rito cattolico. 14 1927. Salvatore Nicolais (peppantonij) 09.11.1907 † 24.12.1988. Musicista poliedrico. Prima cornetta della Banda Musicale Regimentale di Siracusa durante il servizio militare. IL CALITRANO N. 55 n.s. – Gennaio-Aprile 2014 In costume Calitrano da giovane Agnese Carola, madre dei martiri delle fosse Ardeatine: Federico e Mario Carola. Calitri, 13.10.2013. Da sinistra in piedi: l’architetto Michele Zarrilli, l’ingegnere Giovanni Polestra, l’avvocato Roberta Tornillo, Maria Teresa Toglia, Giuseppe Di Guglielmo, Antonia Acocella, Concetta Nigro, Paola Maceri, Lucia Nicolais, Franca Di Cecca,Vincenzo Bozza, Rossella Maceri, Michele Di Guglielmo,Antonella Bavosa e Pietro Maceri. A terra da sinistra: Canio Toglia,Valeria Bozza,Vito Maria Strollo e Mariella Bozza. Orazio e Agnese Carola, genitori dei martiri delle Fosse Ardeatine: Federico e Mario Carola (Calitri 1944) Donato Galgano nella verde età di 21 anni. Calitri 1943. Luigi di Maio, Michele Maffucci (u’riav’l), Michele Ferrara (tusciapò), Giovanni Cerreta (pirlingò) e Mario Ferrara. Calitri, località Traggine 1955.Vicino “ a lu casazz”. In fondo Pasquale Sena vicino al mulo. Da sinistra, col vestito nero, Concetta Porma,“cu u’ macquatur “ Catenina e Rachele Di Guglielmo (figlie di Concetta), dietro col berretto Domenico Di Salvo (faraon’), ?, Erminio Zarrilli (pesciandonij’), Maria Acocella, Giuseppe Senerchia (u’ m’lnar’) e Gaetano Metallo (papasist’) vicino la mucca “Palomma” di proprietà di Giuseppe Senerchia. A terra da sinistra: i fratelli Michele e Maria Sena, Filomena Senerchia, Concetta Sena (sorella di Michele e Maria); seduti Giuseppe Codella (curella), la piccola Enza Di Carlo con la mamma Rosa Senerchia,Angela Senerchia col fazzoletto sulle spalle,“cu lu cic’n” Angelo Senerchia (u’ m’lnar’), Michele Di Salvo (faraon’) con la paglietta; in piedi Rosa Zarrilli (v’ton’) e Antonietta Rubino (lu ccianà). Luglio 1947 a Rye Beach in New York immigrate calitrane. Da sinistra a destra: Francesca Cestone Metallo, Lucia Maffucci Rabasca, Giuseppina Nannariello Solimene,Assunta Armiento Galgano, Margherita Del Re Lampariello, Maria Cerreta Codella, Rosa Nannariello Cicoira. 15 IL CALITRANO N. 55 n.s. – Gennaio-Aprile 2014 Calitri, 26.08.2013. Foto scattata in occasione della realizzazione dei lenzuoli da esporre durante lo SponzFest. Da sinistra: Vincenza Nicolais, Maria Di Milia, Angela Russo, Franca Fastiggi, Giovanna Araneo,Vinicio Capossela, Mariangela Capossela, Emanuela Di Guglielmo, Enza Cestone, Lucia Nicolais, Antonietta Mastronicola, Cinzia Capua, Uliana Guarnaccia, e Annamaria Maffucci. Calitri, anni’60.Via Cipressi. Da sinistra: Zarrilli Anna con in braccio Antonio De Milia (figlio r’la patessa), Angelina Di Maio, Canio Zarrilli. Prima fila: Nina Rainone,Angelina Di Maio, Giuseppe Di Maio,Vincenza Zarrilli, Rosa Zarrilli e la piccola Gaetanina Zarrilli moglie di D’Alò. Il nostro concittadino Antonio Tetta, che pur trapiantato a Napoli, non dimentica le sue origini. Spagna, Santiago de Compostela, 30.09.2013. Massimo Rabasca (fr’t’nat’) e Pasquale Gautieri (sacchetta).Viaggio in bici da Pamplona a Santiago de Compostela dopo 730 km e 9 giorni. Calitri, 10.10.2013. 30°compleanno di Giuseppina Russo. Auguri da amici, parenti e dalla Redazione. Calitri, 25.08.2013. La classe 1988 ha festeggiato i 25 anni. In piedi da sinistra: Gerardina Russo,Valerio De Nicola, Alessio Galgano, Mariangela Nicolais, Benedetta Di Milia, Maria Pina Arci, Emma Del Cogliano,Valeria Daidone, Giuseppina Lettieri, Lucia Di Milia,Vincenzo Maffucci, Berardino Galgano, Katia Di Carlo, Fabrizio Iannella, Raffaele Merola, Mariangela Cerreta,Vincenzo Pacia,Vincenzo Scoca,Veronica Cerreta, Lucia Basile, Angelo Luigi Cestone, Pasquale Codella,Vincenzo Zarrilli, Gioseph Cialeo, Alfio Carameli. Seduti: Mariella Bozza, Mario Donatiello, Mario Iannece, Antonella Di Napoli. 16 IL CALITRANO N. 55 n.s. – Gennaio-Aprile 2014 Calitri, 23.08.2013. Festa del 73esimo compleanno di Donato Galgano. Prima fila in fondo da sinistra: Gaetano Mucci (vardar’),Vito Paolantonio (pind’), Giuseppe Maffucci (lord’ pepp’), Michele Maffucci (saluagg’), si vede solo la testa Orazio Santoro, Rodolfo Iannella (bb’sciard’), Vincenzo Cerreta (benfigliuol’), Francesco Galgano (ciaglion’), Rocco Armiento (caram’zzett’), Michelino Germano (zemmar’), Giuseppe Maffucci (p’ciff ’). Davanti, da sinistra in piedi: Giovanni Sicuranza (la russa),Antonio Cesta (pal’striegghij),Vincenzo Quaranta (kembò),Vincenzo Di Cairano (pind’), il festeggiato,Vito Zabatta (mattaion’),Angelomaria Maffucci (s’nd’mend’), Giuseppe Mastrullo (sparar’), Giuseppe Galgano (mbaccator’) e Antonio Cianci (cianci). A terra Canio Cestone (curat’l’) e Vito Tuozzolo (zia lena). Foggia, 1944.Vittorio Zarrilli. Calitri, 05.05.2013. Da sinistra: Pietro Zabatta, Luciana Cerreta, Luciana Zarrilli, Lucia Di Cairano, Giovanna Donatiello, Patrizia Gautieri e Fabrizio Rauso. A terra da sinistra: Giuseppe Zarrilli, il maestro Giovanni Iannolillo (27.02.1926), Michelina Cerreta, Fabio Codella e massimo Mastrodomenico. A distanza di 30 anni gli ex alunni del maestro Iannolillo hanno voluto ringraziarlo per la grande umanità e professionalità, conservandone sempre un caloroso ricordo. Calitri, 1972 venerdì Santo al Calvario. In piedi da sinistra: Mario Fatone (carezza), Mauro Metallo (baccalà) e Mario Rubinetti (tascia). A terra da sinistra: Giovanni Di Roma (chiechieppa) e Giovanni Di Milia (paglier’). Visita il sito de RINGRAZIAMO IL CALITRANO Le famiglie e le persone www.ilcalitrano.it che gentilmente hanno procurato dei volumi per la nostra Biblioteca. vi troverai tutti i numeri arretrati del giornale, per leggerli e scaricarli se vuoi. 17 IL CALITRANO N. 55 n.s. – Gennaio-Aprile 2014 LA SCELTA del dott. Bozza Marco L sperare che il domani sia migliore. e difficoltà, i momenti critici lasciano È questo un po’ il tema ricorrente nella mente di quelle persone, che pur vivendo una situazione complicata, vuoi per la crisi, vuoi per altri aspetti, confidano nel futuro come foriero di luce rispetto al buio presente. Tale stato di inerzia, tuttavia, è l’ombra sotto cui appassire mentre il tempo inesorabilmente scorre. Il nostro paese è squisitamente vecchio e malato. Quando parlo di paese intendo il sistema nazione (il modus agendi socioculturale, la tenuta economica e politicoistituzionale), non la conformazione geografica, poiché quest’ultima è una grazia divina che il mondo ci invidia, ma che stiamo a poco a poco distruggendo (sbancare una montagna o costruire la casa nel letto del fiume non è poi una colpa inespiabile). Il sistema paese è completamente allo sbando. Lo è perché sono saltati tutti i principi, il rispetto delle regole e soprattutto si vive con la convinzione che tutto si aggiusti. I pilastri di una democrazia si fondano su aspetti solidi che non possono esserne incarnati soltanto nella documentazione ufficiale della Repubblica Italica, ma che devono trovano attuazione concreta nei passi che quotidianamente affrontiamo. Non è così. Non funziona assolutamente nulla, perché manca la materia prima, ossia quel cemento virtuoso che dovrebbe plasmare le coscienze sane. Un noto filosofo sosteneva che senza giustizia come base di equilibrio dei nostri giorni, non ha senso il valore della vita dell’uomo. Parole sacrosante da condividere, i cui squilibri sono sotto gli occhi di tutti. Un paese senza giustizia è come una prateria in cui animali selvaggi si scannano senza tregua; dove il più forte uccide il più debole; dove i forti formano gruppi per diventare ancora più forti in modo tale che i deboli siano messi all’angolo generando sperequazioni e disuguaglianza. Dal mondo animale a quello umano il passo è breve. La nostra società vessata da soprusi giganteschi, da potentati che hanno distrutto e continuano a dissolvere nell’acido ogni tipo di considerazione verso il bene comune sta lì immobile ad assistere come un gregge sotto il bastone del pastore. Non uno scatto di orgoglio, non una presa di posizione di come bisognerebbe partire uniti per affrontare e rimuovere gli aspetti caustici che stanno soffocando la nostra esistenza. Perché accade tutto questo? Perché tutto tace? Perché il popolo italiano, nella gran parte dei casi, affonda in uno strato subculturale pazzesco, dove la forma mentis è modellata da un’informazione prezzolata che della verità nuda e cruda se ne fa beffa, portando all’attenzione dell’opinione pubblica “un mondo di distrazione di massa” che serve a rendere ancora più sclerotica la società. Manca lo spirito solidaristico di un popolo che non ha più una sua identità. Manca un solido impianto culturale che dia alle parole e ai fatti respiro di corretta azione e ragione. Manca una vera rappresentanza politico-parlamentare eticamente sana ed istituzionalmente credibile. Manca la viva capacità di allontanarsi dalla deriva particolaristica. Manca un vero e proprio capitale sociale costruttivo, inteso come insieme di valori con cui interpretare e seguire le logiche del mondo. Bisognerebbe con forza scardinare un’impostazione socio-istituzionale prettamente verticale che porta la gestione della cosa pubblica nelle mani dei soliti noti, escludendo un vero ed incisivo protagonismo endogeno. Le timide forme di protesta sono sempre dei fuochi di paglia che poi si spengono perché ognuno agisce come un cane sciolto. Lettori cari, siamo la società del cd. “familismo amorale”, detta in parole più semplici siamo la società dei “ca..i miei” (scusate l’indelicatezza), ove pur di avere per se ci si dimentica degli altri. Ma se su cento, uno ottiene qualcosa e gli altri novantanove 18 stanno ad aspettare, l’attesa trasforma il paese in una putrida palude. Questa situazione, alla lunga, porta allo scontro. Inutile pensare o immaginare come possa essere bello copiare la funzionalità operativa di altri paesi. Se in Estonia la digitalizzazione della pubblica amministrazione ha portato un incremento del prodotto interno lordo, favorendo oltre agli investimenti uno slancio della qualità della vita della gente comune, da noi ci sono aree in cui per captare il segnale web bisogna essere dei rabdomanti capaci di agitare la bacchetta nel punto giusto affinché si individui la sorgente della connessione. Gli investitori stranieri attivi insieme a quelli locali delocalizzano, e i potenziali investitori ci sorridono ironicamente. Spesso provo ad immaginare un imprenditore danese alla prese con la burocrazia e la giustizia italiana: o si ammala, o cancella l’Italia dalla cartina geografica, perché di fronte a qualsiasi problema non avrebbe con chi interloquire in quanto il potenziale interlocutore non è al corrente della situazione. È un po’ come quando si ha un problema con la linea telefonica e bisogna trascorrere mesi a chiamare l’assistenza, parlando con tutto il personale assunto negli ultimi vent’anni al call center, e forse qualcuno capirà che sul tuo impianto telefonico sussiste qualche criticità di cui vorresti liberartene. Non ci sarà mai un cambiamento di rotta (chi lo pensa vive nel mondo dei sogni). Manca la materia prima, “la mentalità” per essere al passo con i tempi. Cambiare tutto per non cambiare niente, questo è il motivo per cui l’accentramento di potere non finirà mai, perché in quell’accentramento, tutti o quasi, vorrebbero metterci le mani. Nell’era di internet, con l’informazione a portata di mano, l’ignoranza (intesa come mancanza di conoscenza) diventa davvero una scelta. Peccato che internet, in alcune zone del paese, ancora non si sappia cosa sia, e dove c’è la gente scappa perché informata o delusa di appartenere ad un” Non Stato”. IL CALITRANO N. 55 n.s. – Gennaio-Aprile 2014 CARUSO VESTE GLI ATTORI DEI FILM “LA MIA BELLA FAMIGLIA”. dal CORRIERE DELL’IRPINIA del 16.02.2014 G guardaroba, firmato Irpinia d’Oriente, dell’elegante iniacche, capispalla, camice, cravatte e pantaloni. Ecco il ed Elmar Gehlen. Per i personaggi della storia, il marchio irpino, che fa della qualità made in Italy il suo cavallo di battaglia, ha realizzato capi unici e particolari con un comune denominatore per il look: eleganza e vestibilità. Ma non è la prima volta che la signature calitrana calca il set del mondo cinematografico. Il brand, infatti, ha già vestito attori famosi di altre fiction del grande schermo italiano. Fronte su cui punta la maison di abbigliamento maschile. Un pezzo d’Irpinia style sarà presente anche nella nuova stagione de “I Cesaroni”: una delle fiction più amate dagli italiani, le cui riprese sono attualmente in corso. Caruso sta lavorando, già da due mesi, con la produzione della serie tv. E vestirà Giulio Cesaroni interpretato da Claudio Amendola. gegnere e scienziato Paolo Sanseviero interpretato da Alessandro Preziosi nel film tv “La mia bella famiglia italiana”. La pellicola, diretta dal regista tedesco Olaf Kreinsen e che andrà in onda in prima serata su Rai Uno lunedì 17 febbraio, accende i riflettori nazionali sulla griffe “Nella Grandi Fauci” di Salvatore Caruso. Per questo tv movie, lo stilista calitrano ha disegnato e curato il guardaroba non solo del noto attore italiano, protagonista della commedia girata in Puglia, ma dell’intero cast maschile composto da Peppino Mazzotta, Patrick Mölleken, Nicola Rugnanese, Michele De Virgilio, Franco Paltera, Umberto Sardella La disperazione più grave che possa impadronirsi d’una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile. Corrado Alvaro Vidi un uomo morire pregando … Fui chiamato un mattino di primavera al capezzale di un uomo morente. Richiesta con preghiera: intervento premuroso per paziente preagonico, soporoso. Il suo cognome era: Briganti, religioso, moralità gratificante per un cattolico vero, praticante. Riscontro clinico a domicilio: polso parvus (piccolo) tardus (lento) pupille midriatiche (dilatate) respiro stertoroso (russante, ansimante) Una donna al suo fianco con acqua di stura gli bagnava le labbra screziate d’arsura. All’unisono declamavano: Padre Nostro che sei nei cieli …. Vidi così un uomo morire pregando e la sua donna trattenere il pianto. Fece un segno di croce il morente, accennò un sorriso e si spense dicendo: Santa Maria Madre di Dio … Due grosse lacrime solcarono le gote di quella donna che a me sembrò Madonna. Il suo uomo salì nel regno di Dio, senza tormento, senza turbamento. Stilai l’attestato di morte con mano tremante, scrivendo: paziente deceduto per arresto cardiocircolatorio sopravvenuto. Calitri, 29.07.2012. La piccola Sara Di Cecca (nata da Mario e Silvia Maffucci) nel giorno del suo battesimo con la madrina Lucia Basile . Luigi Marrese (Giggino) 19 IL CALITRANO N. 55 n.s. – Gennaio-Aprile 2014 L A NOSTRA BIBLIOTECA PASQUALE DI FRONZO: Vicende storiche della comunità ecclesiale di Mirabella Eclano Vol.III, Tipolitografia Grappone (Mercogliano AV) 2013. Con questo terzo volume della breve collana “Vicende storiche della comunità ecclesiale” non si esaurisce la storia del settore religioso di Mirabella. Con le mie pubblicazioni di storia (circa 900 pagine se si contano soltanto i tre volumi per intero) non si vuole dire tutto ma solo l’inizio. Del resto ho riportato i documenti, altri migliori di me svolgeranno i fatti in modo logico e cronologico. Si tenga presente che il mio lavoro, come propostomi fin dal1°inizio, non tocca tutto il patrimonio culturale di Mirabella e cerco di spiegarmi che lascio agli esperti la parte non religiosa, che a sua volta è molta e siamo ancora agli inizi anche in questa iniziativa.[…] Non mi resta che ricercare e delucidare alcuni eventi, che possiamo chiamare marginali, ma anche questa è storia. Alcuni fenomeni avevano bisogno di chiarimenti e quindi ho cercato di portare a conoscenza dei lettori mirabellani le tradizioni, delle quali non si conoscevano le origini. […] dalla Prefazione ALFONSO NANNARIELLO: Il rumore dei giorni correnti Delta3 Grottaminarda – AV 2013. L’ultima raccolta di componimenti poetici del nostro autore calitrano, opera vincitrice della “Sezione Poesia” del premio nazionale “L’Inedito” sulle tracce del De Sanctis – XII Edizione. È un poema che legge l’esistenza da un qui fisico e storico, metafisico e interiore. È un poema che legge l’esistenza da una composta solitudine, che è punizione e penitenza, assoluzione e peccato. È un poema di uno che ha nostalgia di tutt’altro mentre sconta la propria natura viziosa e viziata. (dalla seconda di copertina). ARMANDO MONTEFUSCO: I Gesualdo nella storia e nelle genealogie del regno. Un “viaggio” tra feudi e feudatari dell’Irpinia voll.1e 2 (nel IV centenario della morte di Carlo Gesualdo 1613-2013) – Rotostampa LioniNusco 2013. Perchè una storia della famiglia Gesualdo? Perché è l’unica grande famiglia del Mezzogiorno d ‘Italia, che nasce, si afferma e risiede costantemente nelle nostre Terre, attraverso i suoi due Rami di Conza e Pescopagano. Altre famiglie, che pure hanno caratterizzato la storia feudale delle nostre province, provengono generalmente da Napoli, da cui non hanno mai staccato il “cordone ombelicale. La storia dei Gesualdo, nel bene e nel male, si intreccia e si fonde con quella di diversi paesi dell’Irpinia e della Lucania, dove tale famiglia ha lasciato memoria di sé nella cultura, nell’arte, nell’evoluzione sociale e, purtroppo, anche nei soprusi propri dell’odioso feudalesimo. L’abbiamo seguita nel lento evolversi di quegli eventi che hanno caratterizzato la storia del Regno dal periodo normanno - svevo fin quasi agli inizi dell’Ottocento. Costantemente ci siamo chiesti quale ruolo avessero svolto nel tormentato periodo medioevale o nel rinascimento dell’Età Moderna quando un’alleanza sbagliata poteva sconvolgere irrimediabilmente le fortune di una famiglia. Naturalmente non abbiamo tralasciato la storia di quei personaggi e quelle vicende che, caratterizzate da tradimenti, intrighi, passioni e umane miserie, rappresentano il “sale” della vita. Ci siamo avventurati poi nel campo ostico della ricerca genealogica, occupandoci di tutti i “rami”, e abbiamo reso giustizia alle donne seguendo anche quelli femminili. Un campo complesso ed avvincente. Complesso perchè, consultando i genealogisti, non sempre si trovano dati concordanti e documentati, per cui a volte ci si aflida al buon senso o alla “fortuna avvincente perché ogni personaggio che si colloca nella giusta posizione diventa una conquista nella composizione di un entusiasmante puzzle. Alla fine di questo lavoro ci siamo accorti di aver creato -forse è il nostro maggior merito - un consistente apparato genealogico, che, coinvolgendo gran parte dei feudatari dell’Irpinia e delle zone limitrofe, può essere di aiuto a quanti si addentrano negli studi del Mezzogiorno feudale. Unico nostro cruccio è la qualità grafica delle Tavole, in qualche modo condizionata dalla “ristrettezza del formato della pagina ”. DIALETTO E CULTURA POPOLARE PARTICOLARI MODI DI DIRE CALITRANI A cura di Giovanni Sicuranza Figl’ russ’ e can’ p’zzat’ ss’bbatt’r’ quann’ so’ nat’ figli dai capelli rossi e cani macchiati,ammazzali quando nascono Piglia quann’ haj, for’ ca palat’ prendi quando hai l’occasione, tranne che botte U’ can’ rai ar’man’ (mozz’ca) semb’ a lu strazzat’ il cane morde sempre al pezzente La p’l’zzia ei abbona a tott’ r’ part’, for’ ca ala sacca la pulizia è buona in ogni parte, tranne che nelle tasche A’ cora eia cchiù brutta a spr’lluquà la coda è sempre la parte più difficile da scorticare Chi nasc’ p’ la fatiha, mbis’ mor’ chi nasce per il lavoro, muore impiccato Si t’ ung’ r’ man’, t’ ung’ pur’ lu muss’ se ti sporchi le mani, ti sporchi anche le labbra Cum’ eia lu sand’ facim la festa come è il Santo, così facciamo la festa Chi palesa i suoi sehret’, eia scacciat’ ra lu munn’ r’ Ddij chi rende noto i suoi segreti,è scacciato dal mondo dei cristiani Pozza carè quegghia casa cuntenta possa cascare quella casa dove c’è allegria 20 IL CALITRANO N. 55 n.s. – Gennaio-Aprile 2014 S O L I D A R I E TÀ C O L G I O R N A L E Maffucci Maria Giovanna (Settimo M.se), Di Maio Vito (Montauro), Di Carlo Canio (Avellino), Senerchia Vincenzo (Casalgrande), Cestone Giovanni (Pinerolo), Capossela Vito (Scandiano), Polidoro Berardino (Ariano Irpino), Di Milia Antonietta (Milano), Cubelli Lucia (Bologna), Gautieri Vito (Moncalieri), Bianco Giovanni e Metallo Teresina (Roma), Fatone Giuseppe (Roma), Buldo Antonia (Varallo Pombia), Zabatta Vito (Capergnanica),Vallario Lorenzo (Milano), Cerreta Orazio (Caselle Torinese), Scoca Antonio (Trento), Lotito Vincenzo e Nesta Rosetta Maria (Foggia), Cappello Raffaele (Santopadre), Delli Liuni Rosa Maria (Poggibonsi), Germano Giuseppina (Trofarello), Tornillo Lucia (Salerno), Maffucci Marco (Roma), Di Carlo Alfredo (Avellino), Cesta Anna (Bologna),Margotta Giuseppina (Mariano C.se), Marano Gennaro (Mariano C.se). Euro 21: Rubino Canio (Briosco). Euro 25: Raho Alberto (S. Giorgio a Cremano),Buldo Cesare Giovanni (Varese), Cestone Pasqualino (Brescia), Di Napoli Fortunato (Garbagnate), Cerreta Margherita (Milano), Frucci Puccio (Roma), Milano Vincenza (Cascina), Gsalgano Antonio (Novara), Toglia Antonia (Riccione), Leone Michele (Caltignara), Pezzi Angelo (Mariano C.se), Lampariello Franchino (Garbagnate M. se), Cicoira Antonio (Rimini), Acocella Vito (Salerno), Gallucci Francesco (Volvera). Euro 30: Cicoira Ester Edissa (Roma), Cianci Mario (Napoli), Nannariello Rosellina (Genova), Cerreta Mario (Avellino), Scoca Mauro e Bozza Rosina (Chieti), Zabatta Gerardina (Torino), De Matteo Ersilia Di Maio (Roma), Toglia Vincenzo (Ivrea), Leone Donato (Briosco), De Rosa Carlo (Belluno), Gautieri Vito (Bollate), Sacchitiello Giuseppina (Nonantola), Russo Filomena (Abbiategrasso), Bruniello Canio (Fiumicino), Cestone Canio (Roma), Zazzarino Vincenzo (Mercogliano), Galgano Giovanni Mario (Milano), Lavanga Pasquale (Cagliari). Euro 36: Della Valva Vito (Bollate). Euro 40: Caputo Canio (Carosino), Paradiso Gaetano (Lioni), Scarano Antonio (Mercogliano), Acocella Maria Francesca (Napoli). Euro 50: Tuozzolo Giovannino (Roma), Cerreta M.Francesca e Artiaco Vincenzo (Napoli), Montagnani Roberto (Figline V.no), Di Cairano Vincenzo (Francavilla), Padre Rosario Messina (Lamezia Terme), Polestra Vincenzo (Bolzano), Tozzoli Giovanni Paolo (Roma), Zabatta Michele (S.Giorgio a Cremano), Cerreta Canio e La Rosa Alessandra (Roma), Nicolais Concetta e Salvatore (Livorno), Russo Roberta (Roma), De Nicola Vincenazo (Pavia), Fiordellisi Teresa (Gatteo), Messina Giuseppe (Roma), Di Cecca Michele (Quercegrossa), Russo Franco (Peswchiera Borromeo),Cerreta Donato (Teramo),Nicolais Colomba (Como), De maio Luigi (Solofra), Di Lascito Pietro e Buldo Flavia (Sabaudia), Tornillo Mario (Poggio Mirteto), De Rosa Luciana (Roma), Maffucci Donato (Mariano C.se). EURO 100: Senerchia Lucia Anna (Latina). DA CALITRI Euro 10: Giovanni Maffucci, Bozza Antonio via L. Maffucci 7, Di Maio Giuseppina, Buldo Maria e Zabatta Antonio, Maffucci Lucia, Cestone Giuseppe via Garibaldi, Di Maio Maria Michela, Di Maio Maria Teresa e Di Cecca Leonardo, Paolantonio Giuseppina, Girardi Graziella, Stingone Antonio, Russo Angelo, Zarrilli Antonio, Maffucci Vincenzo, Fatone Maria Concetta, Polestra Vincenzo, D’Amelio Pietro, Bozza Antonio via L.Maffucci n.7, Di Milia Rosa Maria, Pastore Donato, Russo Giuseppina, Toglia Lucia. Euro 15: Zabatta Domenico, Rubino Maria Celeste, Cristofaro Antonietta, Strollo Salvatore, Melaccio Rosa via Sotto le Ripre 25, Antonia Del Cogliano, Cioffari Lucia, De Bonis Teresa, Simone Pasquale, Russo Luigi. Euro 20: Di Cosmo Michele, Martiniello Maria Via Pittoli 67,Zarrilli Canio via Libertà 9, Codella Vito c.so Garibaldi, la Bottega del Pane e dei dolci di De Nicola Agnese, Acocella Attilio, Paolantonio Vito, Di Napoli Vincenza, Maffucci Michele, Anonimo, Di Cecca Giuseppe e Fastiggi Vincenza, Fasulo Sergio, Basile Francesco Vincenzo,Vallario Canio Antonio, Fiordellisi Giovanni, Maffucci Pietro, Galgano Angelina,Bavosa Antonio, Rubino Antonietta e Cestone Canio, Senerchia Francesco, Di Maio Canio e Savanella Anna Maria, Metallo Colomba, Cerreta Michelina via Sottopittoli 22C, Gautieri Pasquale, Valente D’Ascoli, Lopriore Antonio e Angela, Sena Ferdinando, Russo Giuseppina via F.Tedesco, Maffucci Gaetanina via Macello, Emilia Maffucci, Giuseppe Antonio Miele (Montecaruso), Codella Teresa. Euro 25: Santoro Maria Giuseppina, Roselli Francesco, Arciconfraternita Immacolata Concezione, Di Cosmo Angela e Di Napoli Vincenza. Euro 30: Suore di Gesù Redentore,Vodola Caiazzo Clara. Euro 50: Di Cairano Vittorio, Di Milia Giuseppe, Elena Maffucci Addeo, Ricciardi Rosa, Metallo Fiorina,Veneziano Rocco. Euro 100: preside Michele Cerreta. Euro 1100 quote di iscrizione al 1°Corso d’Informatica di Base. DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE Euro 8: Cerreta Michele (Carrara). Euro 10: Rabasca Canio (Nova M.se), Di Napoli Antonio (Rho), Zabatta Mario (Cantù), Cerreta Giuseppe (Cambiano), Cerreta Rosamaria (Nova M.se), Gallicchio Angelo (Bisaccia), Ricciardi Sansone Giacinta (Torino), Ricciardi Fernando (Conegliano), Maffucci Tonino (Lentate S.S.), Briuolo Luigi (Alessandria), Zarrilli Michele (Novate M.se), Acoca Vincenzo (Perticato), Di Fronzo don Pasquale (Mirabella Eclano), Rabasca Angela (Milano), Nannariello Giuseppe (Milazzo). Euro 12: Pastore Lucia Alessandrello (Comiso). Euro 15: Libreria Nardecchia (Roma),Nicolais Canio Vincenzo (Roma), Galgano Daniela (Nonantola), Russo Donato (Torino), Grippo Francesco (Morra de Sanctis), Capossela Maffucci Michelina (Scandiano), Di Napoli Giuseppe (Brescia), Germano Canio (Bolzano), Zabatta Salvatore (Supersano), Donatiello Giovanni (Usmate Velate), Margotta Canio (Meda), Scoca Francesca (Lavena Ponte Tresa). Euro 20: Di Maio Lucia (Roma), Ricigliano Peppino (Giussano), Galgano Vincenzo (Melfi), Gautieri Giuseppe (Moncalieri), Metallo Rosetta (Atripalda), Mazziotti Francesca (Roma), Maffucci Angelo Michele (Lissone), Lovecchio Angela (Brindisi), Armiento Michelangelo (Torino), DALL’ESTERO BELGIO: euro 10 Di Napoli Gerardina: euro 20 Di Carlo Raffaela, euro 30:Marchal Philippe. BRASILE: euro 50 Lucrezia Giuseppe. SVIZZERA: euro 10: Di Milia Giuseppe (Chiasso), euro 20 Stanco Carmela, Acocella Filippo (Pregassona). U.S.A.: $ 50 Frank M. Cianci - Texas, $ 25Bongo Robert L. (USA). GERMANIA: euro 50 Gautieri Gaetano, euro 30 Metallo Concetta, Iris Lampariello Oder Miche. 21 IL CALITRANO N. 55 n.s. – Gennaio-Aprile 2014 MOVIMENTO DEMOGRAFICO Rubrica a cura di Anna Rosania I dati relativi al periodo dal 1 novembre 2013 al 25 febbraio 2014 sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri NATI Xhango Nicole di Olgerti e Armiento Pina Rainone Vittoria di Michele e Cesta Teresa Di Milia Martina di Gianfranco e Metallo Nilde Ferrante Amerigo Francesco di Michele e Frino Mariagrazia Bavosa Gerardo di Antonio e Buscemi Maria Agnese Maffucci Roberto di Franco e Margotta Concetta 25.11.2013 28.11.2013 29.11.2013 01.12.2013 16.12.2013 07.01.2014 MATRIMONI Stanco Salvatore e Randazzo Natascia 28.12.2013 MORTI Stanco Canio Maffucci Lucia Gautieri Vincenzo Di Mattia Michele Galgano Mariantonia Di Maio Vincenzo De Nicola Angela Cestone Antonio Stanco Mariantonia Codella Antonio Nicolais Cristina Galgano Lucia Cicoira Antonia Cianci Vincenzo Bavosa Angelomaria Capossela Maria Bozza Antonio Graziano Giustina Maffucci Angela Ruggiero Maria Concetta Cestone Luigina Pastore Raffaele Galgano Donato Frucci Salvatore Carameli Lucio Di Cairano Teodora Cestone Annina Maria Michela 16.01.1938 - † 17.06.2013 06.12.1915 - † 13.11.2013 06.03.1932 - † 16.11.2013 30.03.1918 - † 17.11.2013 21.02.1921 - † 18.11.2013 02.01.1927 - † 18.11.2013 30.01.1926 - † 19.11.2013 29.05.1952 - † 28.11.2013 23.08.1934 - † 09.12.2013 04.09.1933 - † 12.12.2013 13.05.1922 - † 21.12.2013 06.02.1918 - † 26.12.2013 25.03.1920 - † 28.12.2013 14.12.1930 - † 03.01.2014 01.01.1928 - † 07.01.2014 02.09.1924 - † 10.01.2014 17.08.1928 - † 19.01.2014 29.07.1939 - † 20.01.2014 13.11.1936 - † 01.02.2014 12.07.1930 - † 03.02.2014 17.02.1932 - † 07.02.2014 11.01.1937 - † 10.02.2014 02.01.1944 - † 11.02.2014 27.12.1931 - † 14.02.2014 13.12.1946 - † 19.02.2014 10.03.1936 - † 22.02.2014 26.07.1931 - † 24.02.2014 Ci scusiamo per qualsiasi eventuale errore. Calitri, 24.09.1954 matrimonio di Lucia Carmela Cicoira e Donato Basile. Calitri, 1962/63. Maria Russo col marito Giuseppe Cianci e il figlio Angelomario. Fatone Canio Antonio 01.03.1920 - † 03.03.2007 Nonno, l’amore che mi hai dato e le parole che mi hai detto, resteranno per sempre nel mio cuore. Nel settimo anniversario dalla tua scomparsa la famiglia tutta lo ricorda. Giovanni Nicolais 30.06.1931 - † 29.07.2012 Antonietta Zarrilli 09.10.1916 - † 04.02.1997 Papà, un anno è ormai trascorso dalla tua dipartita. Pensavamo che col tempo il dolore sarebbe stato meno acuto: quanto ci sbagliavamo! Ci manchi, ci manca tutto di te. Eri il nostro punto di riferimento, attento ascoltatore, saggio consigliere, oculato nelle risposte. Ognuno di noi sentiva il bisogno di sfogarsi con te e tu facevi tuoi i nostri problemi. Quasi sempre trovarvi la soluzione, a volte con la tua particolare logica provavi a sdrammatizzarli uno ad uno, tanto da farli apparire cose effimere. Ci rincuoravi sempre. E adesso...? Papà, ci sentiamo smarriti, privi del tuo supporto. Ti volevamo bene e te ne vogliamo, forse ancora di più . Ti mandiamo un bacio, ovunque ti trovi, voglia il buon Dio fartelo recapitare. I tuoi figli Angela Maria Dino, i tuoi nipoti uniti a tua moglie Lina. La sua morte lascia nel nostro cuore una piaga profonda. Noi ti abbiamo supplicato, Signore, di prolungare i suoi giorni. Tu le hai dato il riposo eterno. Il Tuo Santo Nome sia benedetto. 22 IL CALITRANO N. 55 n.s. – Gennaio-Aprile 2014 R E Q U I E S C A N T I N Maria Iannece 01.08.1937 - † 01.06.2013 P A C E Giuseppe Pastore 18.03.1966 - † 06.08.1972 Raffaele Pastore 11.01.1937 - † 10.02.2014 Il vostro ricordo sarà sempre vivo nel cuore delle persone che avete amato. I figli Donato, Gerardo, Mario e Giuseppina. Lorenzo Maffucci 01.06.1937 - † 18.02.2014 La figlia Emilia, le nipoti Mayra e Aranxa e i parenti tutti lo ricordano a quanti lo conobbero e lo amarono. Luigi Zarrilli 11.07.1929 † Poggibonsi 29.01.2014 Giuseppina Maria Zabatta 30.09.1939 - † 29.01.2013 I figli Antonio e Riccardo, insieme alla moglie Rosa Maria Delli Liuni lo ricordano con amore. È un gran dolore che ti abbiamo perduta, ma ci conforta la certezza di rivederti in cielo. Con rimpianto e tenerezza infinita ti ricordiamo e preghiamo per te. Vincenzo Galgano 07.09.1934 - † 11.11.2013 Leonilda Di Biase 20.09.1917 - † 11.02.2013 Angela Metallo 10.03.1915 - † 25.09.2012 Dedicò tutta la sua vita alla famiglia ed al lavoro. Il ricordo del suo animo buono e generoso resterà nel nostro cuore. I familiari per ricordo a coloro che lo Ad un anno dalla sua scomparsa, la ricordano con amore i figli Anna, Canio, Giuseppe e Michele, il genero e le nuore. La tua fiamma si è spenta… Ma rimarrà sempre accesa nei nostri cuori. Antonietta Russo 07.02.1937 - † 16.07.2012 Rosa Zarrilli 11.03.1930 - † 04.05.2012 Giovanni Maffucci 01.09.1934 - † 21.01.2011 La tua morte inattesa lascia un gran vuoto, ti sei addormentata nel Signore dopo una vita interamente dedicata alla famiglia e al lavoro. Moglie, madre e nonna esemplare, lasci al marito, ai figli e ai nipoti un’eredità di fede e di amore. A tutti coloro che la conobbero e l’amarono, perché rimanga vivo il suo ricordo. Il marito, le figlie ed i familiari tutti. Ogni giorno che passa sei sempre presente nei miei pensieri. Con immutato affetto. Elena e famiglia. Gaetano Leone 04.10.1929 - † 17.11.2010 Assunta Di Maio 02.06.1932 - † 30.04.2012 Non si perdono mai coloro che amiamo, perchè possiamo amarli in Colui che non si può perdere. (S. Agostino) Uomo di fede e d’amore con serenità hai lasciato questo mondo per volare incontro alla luce del Signore Giuseppe Maffucci 21.03.1928 - † 16.05.2003 Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio e nessun tormento le toccherà. (Sapienza III- 1) Giovanni Di Cecca 24.06.1930 - † 16.02.2004 Rocco Zabatta 27.04.1913 - † 14.05.2000 Giuseppe Toglia 05.09.1932 - † 27.03.1964 A dieci anni dalla scomparsa, i familiari tutti lo ricordi con affetto infinito. Ci manchi tanto. La tua morte inattesa e rapida lascia un grande vuoto fra tutti coloro che ti amarono. Nel loro animo sarà sempre il tuo ricordo. Nel 50°anniversario della sua scomparsa, con l’affetto di sempre, lo ricordano le sorelle, il fratello e i parenti tutti. 23 In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Firenze CMP per la restituzione al mittente previo pagamento resi Calitri, 17.02.1957 Carnevale, sullo sfondo la chiesa di S.Canio come era allora. Da sinistra: Vincenzo Acocella (andr’ttes’), Giovanni Donatiello (mangialard’), Luigi Rubino (u’ cors’), Francesco Di Napoli (marchicchj), Vincenzo Margotta (bb’zzeffa) con fazzoletto in testa, Canio Ruggiero (nzarc’nend’) con cilindro e barba lunga, Vito Metallo (u’ curat’l’), Michelangelo Armiento (caram’zzett’), Vito Forgione (fr’ggiun’), Giuseppe Galgano (tottacreta) con fisarmonica, Bartolomeo Cestone (curat’licchj),Camillo Zabatta (haland’) con fazzoletto in testa, la sposa Angelomaria Maffucci (s’nd’mend’), lo sposo Valentino D’Ascoli (c’catieggj).
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