M OCCIA'S OICE Lecce, capitale della cultura vista da noi Numero Unico, giugno 2014 L’editoriale: dar voce ai ragazzi Il cuore nel Barocco e lo sguardo sull’Europa Mentre Lecce è in fermento per preparare la sua candidatura a capitale europea della cultura i ragazzi del Pon “Giornalisti si...diventa” hanno deciso di condurre una piccola inchiesta per le strade della città barocca, nei negozi, tra la gente. Un viaggio tra bellezze artistiche e “gap” culturali per capire quanto Lecce merita questo riconoscimento e cosa può fare per rappresentare davvero la cultura europea e rafforzarne il senso di appartenenza. Di Adele Filograna e Carmelina Filippis A conclusione del percorso relativo al PON C1 “ Giornalisti… si diventa”, ci troviamo a fare un bilancio di quest’esperienza, sicuramente faticosa, ma molto interessante. Continua a pag.6 Le interviste impossibili: San Giuseppe da Copertino Protettore degli studenti in difficoltà e degli aviatori, grande amante della natura, degli animali e della risata. Cultore del dialetto, vicino alla gente umile, eppure capace di interloquire con i dotti religiosi del suo tempo. Di lui, l’immaginario comune, conserva soprattutto il ricordo, particolare e suggestivo, dell’estasi in forma di volo ma San Giuseppe, al secolo Giuseppe Maria Desa era molto di più e la redazione per scoprirlo, lo ha intervistato! Continua a pag. 2 All’interno: Esperienze On air pag. 8 Impegno e Memoria pagg. 9-10 Pagine di Integrazione Continua a pag. 4 pagg. 10 –11 L’inchiesta: La scuola e i trasporti pubblici pag. 7 Incredibile: Fabrizio Miccoli a scuola pag. 15 Con l’Europa investiamo nel vostro futuro! I luoghi della politica pag. 12 Leccesi per un giorno, sognando l’Europa Un’inchiesta per le strade di Lecce a caccia di idee per il 2019 Dal 1985 una città dell'Unione europea diventa capitale della cultura per un anno ed in Italia si lavora ormai alle candidature per il 2019 che sarà l‘anno della nostra nazione. Lecce ha voluto raccogliere questa avvincente sfida ed è tra le città candidate a rappresentare la cultura in Europa. C‘è fermento allora nella bella cittadina barocca e c‘è soprattutto la consapevolezza dei notevoli vantaggi socio-culturali ed economici che un simile riconoscimento porterebbe non solo alle „candidate“ ma a tutto il territorio circostante. Anche per questo le città possono decidere di associare alla loro candidatura altre cittadine del loro circondario, proprio come fecero Lussemburgo ed Essen rispettivamente nel 2007 e nel 2011. Un cammino, quello che Lecce si appresta a compiere, stimolante ma non semplice, dal momento che dovrà vedersela con altre cittadine italiane ricche di bellezza e cultura: Cagliari, Matera, PerugiaAssisi, Ravenna e Siena. Ma la “ricetta” leccese non è da meno. La città prescelta infatti non viene investita di tale ruolo unicamente per ciò che ha fatto, ma soprattutto per il programma di eventi culturali particolari che si proporrà di organizzare nel corso dell'anno di candidatura. Non solo il passato storicoarchitettonico e culturale delle città dunque è in gara, ma, soprattutto, il presente ed il futuro. Le realtà territoriali sono infatti chiamate a sfruttare le loro peculiarità e a dar dimostrazione di una grande creatività che dovrà forni- Pagina 2 re al programma il carattere di eccezionalità. È fondamentale preparare con cura il progetto a monte rispetto agli obiettivi e ai criteri delle manifestazioni. Inoltre la candidatura deve presentare dei tratti chiari e coerenti con l'anno in questioIn questa pagina e accanto, ne con la filosofia del titolo che si quattro immagini relative alla nostra visita vuol dare al progetto. Lecce, per a Lecce il momento, sembra muoversi con grande originalità e determinaziocammino verso il 2019, in “Eutopia”, ne. Del resto a questa terra, povela città del bello e della follia. Noi ra di tante altre cose, l‘estro artidel pon „Giornalisti si...diventa“ ci stico non è mai mancato e neppure siamo sforzati allora di guardare una visione onirica, quasi visionaria, con occhio critico la nostra Lecce, come quella che si perde nelle legabbiamo osservato ed intervistato, gende di donne pizzicate e per capire se quella di “Eutopia” è nell‘ossessione materica del barocuna visione possibile. co. Sarà per questo che Lecce ha Il nostro primo incontro è fortunadeciso di trasformarsi, in questo to e singolare, nei pressi della storica caffetteria “Alvino” infatti, in cui ci rechiamo per intervistare qualcuno del personale, siamo avvicinati da una donna che ci dice: «Sono una docente e sono molto incuriosita dalla vostra attività». Le spieghiamo cosa stiamo realizzando e lei si sottopone volentieri alle nostre domande: Lecce è candidata a capitale della cultura nel 2019. Cosa ne pensa? Che era ora che il nostro sud avesse il giusto riconoscimento dal punto di vista culturale. Di cultura ne abbiamo tanta ma purtroppo non ci Moccia’s Voice sappiamo vendere e per questo viviamo al di sotto delle nostre possibilità. Quali sono, a suo avviso, i punti di forza e i punti di debolezza di Lecce? Lecce è una città multiculturale e aperta al nuovo, bella come poche e unica al mondo. La nostra cultura però a volte è sonnolenta, spesso non è capace di valorizzare le persone né le cose. Cosa cambierebbe di Lecce? Beh, appunto bisognerebbe scrollarsi di dosso un po’ di torpore tipicamente meridionale e fare più manifestazioni, aprirsi di più ai cittadini in termini di servizi, però mi sembra che, da questo punto di vista, Lecce si stia muovendo abbastanza bene. Ringraziamo e proseguiamo col nostro tour rivolgendo al barman della caffetteri- e soprattutto può avere delle ricaa la stessa domanda: dute sul territorio. Speriamo vivaQuali i punti di forza e di mente che questo possa succedere perché non potremo che averne dei debolezza di Lecce? vantaggi». Vedo milioni di persone da quando faccio questo lavo- Quali i punti di forza e i punti di ro e i leccesi si distinguono debolezza di Lecce? per la loro solarità, dispo- Lecce è una bellissima città. Ci sonibilità e predisposizione no tante attività culturali e tanti all’accoglienza. Certo, se giovani menti creative nel mondo devo pensare al negativo, artistico e professionale. Si tratta Lecce potrebbe offrire allora semplicemente di decidere molto di più strutturalmente par- se si vuol fare il grande passo e lando. diventare, da cittadina di provincia a città degna di considerarsi tale. Cosa cambierebbe di Lecce? Molto può fare la classe dirigente, Lecce non deve cambiare, deve solo penso ai trasporti, ai servizi, ma migliorare. molto possiamo fare noi tutti. PerIl nostro percorso prosegue e, nei ché il cambiamento è sempre un pressi della libreria “Feltrinelli” cambio di mentalità. incontriamo un uomo assorto nella lettura di un giornale. Il suo punto di vista è critico ma lucido: «Speriamo che non ci superino dice in riferimento alla candidatura ̶ se i nostri politici si impegnassero ce la potremmo pure fare, del resto la nostra debolezza è proprio questa, la classe politica». È un’altra professoressa, ex docente della nostra scuola, a chiudere questo ciclo di riflessioni. «Lecce capitale della cultura può essere un’idea molto interessante Un salto verso il cambiamento! «Questa è la nostra sfida odierna: creare simboli per il cambiamento, saltare per creare energia. Perché se salti l’energia non ristagna: si rigenera, si muove e si propaga. Per fare questo dobbiamo creare un senso di identità e individuare gli obiettivi che vogliamo raggiungere insieme. E questa è la fase su cui stiamo lavorando, perché il 2019 è ancora lontano». Con queste parole il Sindaco di Lecce Paolo Perrone presentava, era settembre 2013, il “Bid Book”, ovvero il dossier di candidatura della città di Lecce a Capitale Europea della Cultura 2019. Settantotto pagine, nelle quali si esplicitano le ragioni e gli obiettivi della candidatura e si evidenziano i punti di forza del capoluogo salentino – a partire proprio dalla storia, dalla cultura e dalle tradizioni del territorio. Un’idea che ha nel salto il suo simbolo e nel salto di Sant’Oronzo la sua trovata. E se salta lui bisogna essere pronti a saltare tutti! Numero unico, Giugno 2014 Pagina 3 San Giuseppe, santo dei voli e della gioia! Un’intervista per interposta persona (ma la persona è molto vicina) Appena saputo che era il santo protettore degli studenti avremmo voluto dedicargli ogni nostra preghiera. Ma di lui ci hanno detto che era un uomo semplice, che amava le cose pratiche e l’ironia. Allora abbiamo deciso di dedicargli quest’intervista ideale e, padre Giuseppe Piemontese, guardiano e rettore del convento di San Giuseppe a Copertino, da poco nominato da Papa Bergoglio nuovo vescovo della diocesi umbra di Terni-Narni-Amelia, si è prestato simpaticamente al gioco e ha risposto, per lui, alle nostre domande. Che effetto fa essere nato in una stalla come Gesù? Io credo che sia stato un privilegio, perché tutti noi abbiamo come obiettivo quello di assomigliare a Gesù e diventare simili a lui. La mia somiglianza con Gesù ha avuto inizio quando mia madre Franceschina, per sfuggire alla forza pubblica, ha dovuto rifugiarsi in una stalla che si trovava nei pressi di casa, a ridosso delle mura della città. Non posso che sentirmi onorato di essere nato in una stalla come Gesù e come San Francesco. Avevi una grande vocazione che mal si conciliava con i tuoi problemi di apprendimento. Come hai fatto a seguire la tua strada? Fin dall’infanzia nella preghiera ho avuto la consapevolezza di essere chiamato alla vita religiosa, grazie anche a mia mamma, Franceschina, che con i suoi metodi educativi rigorosi e severi mi ha aiutato a capire come nella vita bisogna essere Pagina 4 aperti al disegno di Dio per poter Fosti guarito dalla Madonna delle Grazie di Galatone da quella brutta piaga. È da allora che rimanesti così affezionato alla figura della Madonna tanto da rivolgerti a lei con l’appellativo di “mamma mia”? A sinistra noi del Pon. Sotto Padre Piemontese risponde alle nostre domande realizzare qualcosa e, nella preghiera, avevo capito che il Signore mi stava chiamando alla vita francescana. Purtroppo questo mio desiderio si è realizzato a fatica perché i miei primi anni di fanciullezza e adolescenza li ho trascorsi a letto a causa di una piaga che mi ha costretto in questa situazione fino a 15 anni. La sofferenza che ho dovuto patire, i tentativi che i sedicenti medici hanno fatto per liberarmi da questa piaga e l’impossibilità di frequentare una scuola come gli altri bambini, mi ha impedito di educarmi all’apprendimento perché per imparare bisogna essere educati, prendere il ritmo dell’apprendimento. Anche quando, per intercessione di Maria Santissima, sono stato accolto dai frati mi è costata molta fatica apprendere le nozioni per accedere agli ordini sacri e al sacerdozio. Lo facevo di notte, a lume di candela ma, con la grazia di Dio, ci sono riuscito. Il mio amore per Maria Santissima è anteriore a quell’evento, tant’è che io mi rivolsi a lei assieme a mia madre con grande fiducia di essere sanato. Dopo i tentativi fatti per guarirmi, l’ultima spiaggia fu quella di rivolgermi alla Madonna della Grazia di Galatone. Ci andai con l’asino, mi accompagnò mia madre. Pregai e, come si faceva a quel tempo, fu preso un po’ d’olio della lampada e spalmato sulla ferita. La preghiera mi guarì a tal punto che tornai a Copertino a piedi. Questo episodio sicuramente aumentò l’intensità del mio amore per la madonna, la “Mamma mia”. Da qui l’abbandono totale ad essa che mi accompagnò per tutta la vita, fino alla morte. In paese, si dice, ti chiamassero “Bocca aperta” per la tua distrazione e per la tua non proprio Moccia’s Voice proverbiale intelligenza. A chi ti affidavi quando i problemi nello studio sembravano essere più forti della volontà? Mi chiamavano così non per i problemi della mia intelligenza ma perché da piccolo sono stato visto più volte in chiesa, raccolto in preghiera, “distratto”, con la bocca aperta, da qui nacque il nomignolo. Furono queste mie distrazioni avute fin dall’infanzia a darmi quest’atteggiamento. Per i tuoi confratelli sei stato sempre problematico. Le tue estasi, per esempio, misero in imbarazzo il convento e finisti persino davanti al tribunale del Sant’Uffizio. Ma com’è che volavi? Non furono i miei confratelli che mi trascinarono al Tribunale del La chiesa di San Giuseppe, a Copertino. Sant’Uffizio ma un sacerdote che era responsabile della diocesi e, mentre non sostenni affatto vedendomi sempre così assorto, mi l’esame per l’ordinazione sacerdoaccusò di abbindolare i creduloni e tale. Infatti tutti i miei confratelli di mostrarmi come un nuovo Meserano bravissimi e il vescovo, sensia, di credermi un santone. Fu titi alcuni di loro, decise di proquesto l’inizio delle mie peripezie. muoverci tutti. Ricordatevi che i Fui trascinato in tribunale che mi Santi, con la scienza di Dio, riescoassolse non restituendomi però alla no a capire e a predicare in maniemia “mamma” della Grottella, allonra più forte di chi ha studiato anni tanandomi, cioè, definitivamente e anni. Io avevo poi ricevuto, negli dai fedeli di Copertino. ultimi anni, la scienza infusa ovvero I tuoi esami per accedere agli la possibilità di conoscere non per ordini sacri, sono andati bene studio personale ma per dono del solo per intervento divino o inSignore. E molti, tra vescovi e carcredibile colpo di fortuna? dinali, erano meravigliati di come Quando ho sostenuto gli esami ave- riuscissi a spiegare i misteri di Dio. Come mai le tue estasi si manivo molta difficoltà ad apprendere festavano proprio come voli? le nozioni necessarie per essere Non potevi trovare un modo di ordinato, mi sentivo ed ero impreparato. Nonostante studiassi anche passare meno inosservato? di notte alcune cose le conoscevo e Non siamo noi che decidiamo quali altre no e agli esami, in verità, co- doni ricevere ed io non ho chiesto noscendo bene un solo argomento, di elevarmi in volo, di sollevarmi in chiedevo alla Madonna che mi riem- estasi. Le estasi le hanno vissute pisse dello spirito di Dio con il quadiversi santi ma sollevarmi da terle superare tutta la mia ignoranza. ra era una caratteristica mia. Per Fui interrogato su quell’argomento me era motivo di vergogna e umiliaNumero unico, Giugno 2014 zione. È il Signore che ha voluto darmi questo dono per significare che io, semplice e ignorante, ero stato scelto per elevarmi a Dio invitando tutti a sollevarsi dalla realtà del mondo per innalzarsi verso Dio. Fu difficile diventare frate e sacerdote. Fu altrettanto difficile diventare Santo? È stato più facile diventare santo piuttosto che sacerdote ma io ce l’ ho messa tutta e con grande fatica, un cammino di fede graduale, lottando contro il demonio e contro le cattive abitudini, ce l’ ho fatta. Perché ti definiscono il Santo della gioia? Io non ero un uomo musone, ero un uomo allegro e semplice, amavo le piccole cose della natura, la pace della Grottella, la familiarità con gli animali con cui amavo parlare e scherzare, le persone umili, come “mio padre” san Francesco che è stato santo della gioia ed io ho seguito lui. Proteggi gli studenti e gli aviatori. Noi siamo solo studenti. Quale il tuo messaggio per noi che ogni giorno dobbiamo fare i conti con la scuola, i compiti e le interrogazioni? Siate contenti di vivere in questo tempo e prendete la vita seriamente, ognuno con il dono che ha. Ricordate che nessuno di voi è tanto povero da dire non ce la faccio e nessuno tanto ricco da dire non ho bisogno degli altri. Dovete realizzare voi stessi con sacrificio e con costanza. Qualcuno diceva che si studia col sedere, non vi sembri una parolaccia, è così, leggere, rileggere aiuta a capire e a ricordare e a crescere nella cultura e nella vita . Pagina 5 Il Moccia ai microfoni di Radio Orizzonti Il racconto dell’esperienza radiofonica tra paure ed entusiasmi Di Federico Loria e Simone Quarta Nell’ambito del PON “Giornalisti si diventa” noi ragazzi del Moccia abbiamo avuto modo di fare un’altra interessante esperienza di comunicazione. Grazie alla collaborazione dell’esperta Sandra Stefanizzi infatti abbiamo curato un nostro piccolo intervento radiofonico in tre puntate sulle frequenze 103.4 FM di Radio Orizzonti Activity. Dopo i primi incontri finalizzati a capire come funziona il mondo radiofonico e come la scrittura per un pezzo giornalistico sia molto diversa rispetto alla scrittura per un servizio radiofonico, ci siamo sperimentati subito ai microfoni di Radio Orizzonti presso i suoi studi di Galatina. Siamo così riusciti a fare la nostra prima registrazione che ha riguardato una serie di piccoli minispot sulla nostra scuola, rac- Ma col tempo e con le prove di registrazione successive siamo riusciti ad acquisire una buona padronanza del mezzo fino a condurre addirittura le restanti due trasmissioni in diretta. Tema della seconda “puntata” è stato la nostra inchiesta su Lecce capitale della cultura mentre abbiamo dedicato Una foto scattata durante uno degli ultimi appuntamenti radiofonici l’ultimo appuntamento radiofonico alla descrizione del nostro “docente ideale”. contando i motivi che ci hanno convinti a scegliere il “Moccia”. Tra i Raccontarsi in pubblico, addiritturagazzi impegnati nell’attività c’era ra in diretta, non è stato facile, e, molta ansia e paura di non riuscire anche se col tempo abbiamo preso ad esprimersi e non poche sono dimestichezza, siamo sempre stati state le difficoltà tecniche: il tono molto emozionati. Ma le ansie, in di voce doveva essere alto, non bi- fondo, sono sparite sempre quando sognava fare pause prolungate, le si sono aperti i microfoni e noi abparole dovevano essere pronuncia- biamo provato il brivido e l’ebbrezza di essere nell’etere. te in modo lento e scandite bene. Continua dalla prima…. I nostri corsisti, inizialmente piuttosto scettici e un po’ disorientati dal ruolo di giornalista che non sentivano appartener loro, pian piano hanno scoperto l’entusiasmo e la passione nel cercare la notizia, nell’esserne testimoni, nel documentarla e nel metterla per iscritto. Sentirsi i reporter ufficiali del Moccia, essere chiamati a partecipare in tale veste ai vari eventi, effettuare interviste, sondaggi, resoconti, li ha resi speciali protagonisti della vita della nostra scuola e ha sviluppato in loro autostima e senso di appartenenza. Il laboratorio si è presto trasformato in una piccola redazione con l’entusiasmo di voler dar voce alle proprie emozioni, alle esperienze fatte sul campo, alle notizie cercate con la curiosità di veri cronisti, potenziando, con naturalezza, le proprie abilità di lettura e scrittura di un testo. Anche l’esperienza radiofonica, parte integrante di questo PON, è stata molto forte ed appassionante, perché ha permesso ai nostri ragazzi di vincere la timidezza, di mettersi in gioco ed imparare le tecniche della comunicazione non solo della carta stampata, ma anche delle emittenti radiofoniche. Cogliamo l’occasione per ringraziare quanti hanno reso possibile la pubblicazione del “Moccia‘s Voice”, la D.S. prof.ssa Maria Rosaria Però, tutti i docenti che ci hanno sostenuto, il personale di segreteria, il prof. Leo, esperto nella storia di San Giuseppe da Copertino, Mons. Giuseppe Piemontese e, le nostre esperte, la giornalista Ilaria Falconieri e la speaker di Radio Orizzonti Activity Sandra Stefanizzi. Ci scusiamo, infine, per gli articoli che, per mancanza di spazio non sono stati inseriti in questa piccola pubblicazione con cui abbiamo dato voce solo ad alcune delle tante esperienze vissute in quest’anno scolastico. Pagina 6 Moccia’s Voice Un’odissea in pullman Viaggio attraverso la scommessa quotidiana di arrivare a scuola Di Mattia Cuppone, Simone Quarta e Federico Loria Vista la massiccia presenza di studenti pendolari nel nostro istituto, abbiamo ritenuto opportuno elaborare e sottoporre un questionario ai compagni. Quello delle difficoltà di trasporto è uno degli argomenti da tempo ricorrenti tra i corridoi di scuola e sono numerosi gli alunni, soprattutto quelli provenienti dai paesi limitrofi. a lamentare tra- tito. Ma c’è di più. Dall’indagine emerge sporti inefficienti e mal gestiti. Il questionario è stato sommini- un altro problema rilevato da strato tra tutte le classi un’alta percentuale di ragazzi: il dell’istituto prendendo come campione un numero di cinquanta ragazzi, suddivisi in due classi per ogni indirizzo. Dall’indagine emerge, come dato evidente, la grossa percentuale di ragazzi che riconfermano la gravità di questo problema. ritardo dei mezzi di trasporto (26%), che comporta molti disagi per gli studenti, soprattutto quando le condizioni meteorologiche sono avverse e si è costretti ad attend e r e sotto la Si tratta di dati molto importanti pioggia, che la scuola dovrebbe rendere arrivana oggetto di valutazione nella confe- do s c u o l a renza dei trasporti, dal momento che la presenza di mezzi efficienti, in ritare confortevoli e adeguati all’utenza è do condizione indispensabile, per un diritto allo studio realmente garanLa quasi totalità degli studenti viaggia in pullman, e la maggior parte trova grosse difficoltà. I maggiori problemi sono dovuti all’uso di mezzi vecchi e poco confortevoli (32% degli intervistati) e al sovraffollamento dei mezzi (31% ). Numero unico, Giugno 2014 bagnati. Va sottolineato come l’atteggiamento della scuola nei confronti dei pendolari raramente è caratterizzato da intransigenza ( 24%), mentre spesso si rivela comprensivo (36%). Nulla però può sopperire al fatto che molti studenti risultino assenti durante la prima ora di lezione (40%). La causa di tanto disagio è determinata, a parere dei pendolari, da una mancanza di organizzazione/coordinamento e da uno scarso interesse da parte della gestione trasporti nei confronti delle problematiche degli studenti. Pagina 7 Il nostro impegno per non dimenticare Le iniziative della scuola per “La giornata della Memoria” “Auschwitz non ha colore”, così il solo un ragazzo ma si trovò cata- aveva saputo fare, a salvarlo dagli professore Giovanni Manca ha volu- pultato al centro dell’inferno: fa- incubi di un’esperienza terribile to presentare una mostra fotogra- me, freddo, privazioni di ogni gene- che tuttavia segna ancora oggi in fica, una raccolta di immagini dei re e quel numero al braccio che modo indelebile la sua esistenza. campi di concentramento, voluta- annienta la dignità. Nel campo i Lo si capisce dalle amare parole mente in bianco e nero, curata con soldati tedeschi chiamavano gli con cui conclude il suo intervento, un gruppo di allievi e preparata per italiani “i porci di Badoglio”, simbo- citando Primo Levi: «Noi sopravvis- accogliere un importante ospite lo del tradimento dell’ Italia. La suti siamo una minoranza anomala venuto nel nostro istituto in occa- morte, in quel caso, non sarebbe oltre che esigua, siamo quelli che, sione della Giornata della Memoria, stata un problema, sarebbe stata per loro prevaricazione o abilità o l’avvocato Maurizio Fumarola Mau- la soluzione, dice Fumarola. Lui fortuna, non hanno toccato il fon- ro, sopravvissuto alla deportazione. scampò la morte ma, da allora, non do. Chi lo ha fatto, chi ha visto la «Nella vita c’è sempre un giorno fu più “l’uomo di una volta”, cercò Gorgone non è tornato per raccon- fatale e per me è stato l’ 8 set- nel viaggio la consolazione, la rispo- tare». tembre del 1943». Fu allora che sta e la trovò in una donna, oggi sua cammino lungo i sentieri della me- Maurizio Fumarola venne deportato moglie, sposata 61 anni fa. Fu lei a moria. nel campo di concentramento. Era fare per lui ciò che nessun medico Il sollievo di andare via da Auschwitz indumenti, il pigiama che indossavano quando lavoravano nei campi, i pettini, le pentole, i letti che poi non erano letti ma delle tavole. Vedere tutto questo e pensare al freddo che potevano sentire, al camminare con quei pigiami leggeri quando, in inverno la temperatura poteva scendere al di sotto dei quindici gradi. Ti fa capire quanta cattiveria ci fosse in quel progetto folle. Ad Auschwitz non c’era solo la morte ma il compiacimento nella sofferenza altrui. Quali emozioni hai provato? Sensazioni orribili. Nel campo, all’aperto in particolare, mentre camminavo, avevo la sensazione di schiacciare dei corpi, perché le ceneri venivano gettate per terra nel campo dopo il forno crematorio, per questo cercavo, in qualche modo, stupidamente, forse, ma non ne potevo fare a meno, di camminare sui talloni, per non imprimere altra sofferenza. Cosa hai pensato non appena sie- Il nostro viaggio della memoria comincia attraverso il viaggio di Viviana, una delle nostre compagne, che ha raggiunto quel luogo terribile nell’ambito delle iniziative curate, in occasione della giornata della memoria, dai docenti G. Manca e A. Greco. Che effetto ti ha fatto varcare quel cancello tristemente noto? Sicuramente un effetto molto forte che credo si possa vivere soltanto visitando quel posto. Senti che quella realtà così lontana sui libri di storia adesso è vicina, senti l’importanza di quel ripetere in continuazione che non bisogna dimenticare e poi ti chiedi perché. Perché? Fin dove può spingersi il genere umano? Cosa ti ha colpito di più? Gli effetti personali dei deportati: quella montagna di capelli di tutti i colori, le scarpette dei bambini, gli Pagina 8 Da qui comincia il nostro te arrivate? Fin da subito ho provato un forte senso di immedesimazione. Mi sentivo una di loro, una sensazione molto strana che Viviana Carafa non riesco ancora oggi a spiegarmi. Mi sentivo, allo stesso tempo vicina e lontana a quegli uomini ma, su tutto, prevaleva una sensazione di malessere, un non voler stare lì, il desiderio di scappare, di fuggire. Non volevo vedere quello che, in quel momento, stavo vedendo. Cosa avete provato quando siete andate via? Io ho provato sollievo, ero stranita, non mi sentivo bene, non ero a mio agio, quel luogo è un luogo di emozioni forti ma tutte negative. Respiri solo quando ne sei fuori. Moccia’s Voice Rinascere a Santa Maria al Bagno L’altra faccia della Shoah, l’accoglienza a Santa Maria al Bagno Di Marzia Chittani Il Museo della Memoria e dell’Accoglienza, a Santa Maria al Bagno, è il segno tangibile della presenza degli ebrei nel nostro Comune. Inaugurato il 14 gennaio 2009, conserva i murales realizzati da Zvi Miller e da altri profughi ebrei durante la permanenza, tra il 1943 ed il 1947, nel Campo di accoglienza per profughi ebrei voluto qui dagli alleati. Fu importante il ruolo della popolazione neretina nell’opera di assistenza agli ebrei in parte arrile, il ricordo e chi non c’è più vati qui perché ha “trasmesso” questa tesfuggiti alla violenstimonianza di incredibile za nazista e, dopo solidarietà umana ai propri il ’45, perché libefigli e nipoti. Le vite dei rati dai campi di profughi, infatti, lentamensterminio. Noi del te, grazie all’aiuto della genpon “Giornalisti si te del posto, qui a Santa diventa” abbiamo Maria, tornavano ad essere visitato il museo, e quasi normali dopo l’orrore con molto interesche avevano vissuto. Nel se, abbiamo ossercampo lavoravano, passavano vato i murales. Il molto tempo al mare, ai più primo dei tre rafgiovani venne data figura una meno- Un’immagine relativa alla mostra fotografica del Museo della Memoria l’opportunità di frequentare rah con candele e dell’accoglienza di Santa Maria al Bagno ed un particolare dei mura- le scuole, qui trovarono lo accese, protetta spazio per recuperare la les realizzati da Zvi Miller da due soldati. serenità e provare a ricovisi emaciati, ma volti sorridenti, Sotto, la scritta in ebraico: “in struire il proprio futuro. Per quefoto in riva al mare, donne e uomini guardia”. sto esempio di solidarietà, il 27 incredibilmente felici. «Molte delle Il murales di maggiori dimensioni gennaio 2005, alla città di Nardò, è persone che sono passate da qui rappresenta il viaggio degli ebrei stata assegnata, dall’allora Presihanno usato il termine “rinascita” dal Sud dell’Italia verso “Eretz dente della Repubblica, Carlo Azeparlando di questa loro esperienIsrael”, la terra d’Israele. Infine, glio Ciampi, la medaglia d’oro al meza», spiega la guida. Il campo di l’ultimo raffigura una madre ebrea rito civile. Santa Maria fu gestito dalle forze che, con i suoi bambini chiede ad un Testimonianza perenne di alleate ma la vita dei profughi al soldato inglese di entrare nella quell’amicizia tra popoli che, qui a suo interno scorreva tranquillaterra promessa. Ma è la mostra Santa Maria, in riva ad una mare mente tanto che molti degli ospiti fotografica ad attirare la nostra che ha il colore della libertà, ebrei del campo ne conservano, indelebiattenzione. Non ci sono volti tristi, e neretini seppero ricostruire. Numero unico, Giugno 2014 Pagina 9 Cavalcando verso la piena integrazione Il progetto Pof di equitazione, un’attenzione speciale del Moccia Di Giorgia Potenza e Francesca Ambrisi “Promuovere la diversità con accettazione serena”, è lo scopo del progetto di ippoterapia, curato dalle professoresse Muia e Pagliula, promosso per ragazzi disabili, dalla nostra scuola, attenta da sempre, per vocazione, alla “speciale normalità”. Per saperne di più abbiamo intervistato l’esperto Gianluca Calò dell’associazione “Giacche Verdi” della sezione di Copertino al maneggio “Ippocampo”, in cui si svolge il progetto. «Bisogna capire che questi ragazzi, nonostante i loro problemi riescono ad affrontare la vita in maniera serena, lo potete vedere da voi che sono molto bravi ed io sfiderei chiunque a fare ciò che fanno loro » ci spiega. In che cosa consiste l’ippoterapia? Sono diverse le terapie con gli animali, lo si fa con gli asini, con i cani, nella convinzione che, il rapporto con gli animali, favorisca la serenità dopo alcuni traumi o comunque aiuti in situazioni difficli. Io lavoro con i cavalli perché sono animali estremamente sensibili e tra loro ed i ragazzi si crea un legame di attaccamento che infonde fiducia e sicurezza. È questo quello che vogliamo raggiungere. Per esempio la cavalla che abbiamo utilizzato oggi, sentiva di essere a contatto con ragazzi disabili ed era particolarmente mansueta. Le prime lezioni hanno riguardato la strigliatura, la pulizia dell’animale e della stalla, cosa che va valutata a seconda dei casi e Pagina 10 Sprona molto i ragazzi disabili che, a volte, anche inconsciamente, usano l’handicap come un alibi: rinunciano a delle attività non perché non ne sono capaci ma perché sono abituati fin da piccoli ad avere qualcuno che si sostituisce a loro. Uno scatto durante uno degli incontri di ippoterapia. Accanto l’esperto Gianluca Calò che non potrebbe essere fatta, per esempio, da chi ha forti problemi nell’uso e nella coordinazione degli arti, poi ci sono le passeggiate, le carezze e, col tempo, spero di riuscire ad insegnare loro anche il trotto. Ma c’è anche chi si spinge oltre e partecipa, per esempio, alle olimpiadi per i disabili. Com’è nata l’idea di mettere su questo progetto? Proprio grazie ad una ragazza del vostro istituto, figlia di un nostro associato che mi ha chiesto, un giorno, di poter far venire un ragazzo con dei problemi. Poco dopo ho ricevuto la telefonata della scuola ed in attimo abbiamo messo su il progetto. Su quali presupposti si basa l’idea che l’andare a cavallo possa essere “curativo”? Andare a cavallo stimola l’integrazione degli emisferi celebrali favorendo la regolarità e la focalizzazione, potenzia le capacità di disporre pienamente delle facoltà sensitive intellettuali e favorisce l’acquisizione dell’equilibrio. Quali sono state le prime reazioni dei ragazzi e come sono cambiati con il passare del tempo? Quando salgono a cavallo si trasformano, acquisiscono un grande senso di responsabilità, sanno di essere solo loro ed il cavallo e devono, per forza di cose, interagire con l’animale. Le piacerebbe promuovere questo progetto anche presso altri istituti scolastici? Certo, sarebbe un bel segnale ma, per il momento solo la vostra scuola ha avuto questa sensibilità. Moccia’s Voice Cioccolatando...si impara Un altro “dolcissimo” progetto della scuola legato all’integrazione Di Giorgia Potenza e Francesca Ambrisi “Cioccolatando” è il titolo di un progetto realizzato nell’ambito del Pof della nostra scuola che, tra le sue finalità principali, ha avuto non solo la realizzazione di leccornie al cioccolato ma anche l’integrazione tra i giovani partecipanti con un occhio di riguardo alle diverse abilità. Da questo punto di vista allora le referenti del progetto, le docenti Marcella Muia e Ada Spagnolo, con l’esperto pasticcere Giuseppe Perrone, non hanno avuto dubbi: quale modo migliore per sentirsi parte di un gruppo se non l’irresistibile buon umore che mette il cioccolato? Da preparare, da mangiare, poco importa, la sua magia riesce sempre. «Questo progetto è stato studiato per insegnare ai ragazzi a conoscere il mondo del cioccolato - spiega l’esperto ma cucinare assieme è anche un ottimo modo per interagire e infatti i ragazzi, di anno in anno, fan- no gruppo, si affiatano, si appassionano e ce la mettono tutta per creare le più belle uova di cioccolato. Il progetto infatti si conclude, tradizionalmente, nel periodo pasquale con la preparazione di decoratissime uova di cioccolata ed una manifestazione finale durante la quale le stesse vengono eCreazioni e momenti di Cioccolatando. stratte ed il ricavato devoluto in beneficienza. L’ultimo giorno di scuola, prima delle vacanze di Pasqua, ad assaggiare le buonissime uova c’erano tutti, dagli alunni alla dirigente Maria Rosaria Però e c’era anche il vicesindaco Carlo Falangone che ha espresso il suo sincero apprezzamento «ai giovanissimi pasticceri e all’Istituto Moccia, sempre molto aperto alle esigenze del territorio e alla collaborazione con enti, istituzioni e con il mondo dell’impresa locale, con l’obiettivo di creare valide professionalità». Il fascino antico del Carnevale di Putignano Di Benedetta Lubello C’è un altro tipo di arte, oltre quella del cioccolato che ha attirato la nostra attenzione. Si tratta di quella, affascinante, della cartapesta del Carnevale di Putignano. Così, in men che non si dica, alcune classi della nostra scuola si sono recate nella cittadina del barese per acquisire le tecniche della cartapesta, partecipando ad un laboratorio e visitando la città. E’ stata un’esperienza molto interessante sia perché il laboratorio era gesti- Numero unico, Giugno 2014 mincia infatti il 26 dito da personale qualificacembre ed ogni anno ha to che ha affascinato gli un suo tema: quest’anno è allievi, sia perché abbiastato scelto Giuseppe mo avuto modo di conoVerdi e alcuni carri rapscere, con l’aiuto di una presentavano le sue celeguida, una città con una bri opere. Visitando il tradizione carnevalesca museo “La casa di Farimolto antica e con uno nella“ abbiamo appreso splendido centro storico come nasce un carro allemolto ben conservato. Farinella, simbolo del La tradizione fa risalire Carnevale di Putignano gorico, partendo dalla stesura di un bozzetto l'origine del Carnevale di fino alla realizzazione del Putignano al 1394, rendendolo uno prodotto finale. Abbiamo quindi dei carnevali più antichi d'Europa ammirato le miniature dei carri che oltre che uno dei più lunghi per duhanno vinto le precedenti edizioni. rata. Il carnevale a Putignano coPagina 11 Un cammino difficile verso la rinascita Il racconto dell’esperienza presso il centro diurno “Ambarabà” Di Mattia Cuppone È un’esperienza particolare quella vissuta e raccontata dagli alunni delle classi quinte dell’indirizzo Servizi Socio Sanitari, che hanno seguito una stage presso il centro diurno “Ambarabà”. Il centro ha una sede a Carmiano e un'altra sede sulla provinciale Lecce – Novoli, dove vengono accolti ragazzi con un passato difficile, o, con una famiglia disagiata e problematica alle spalle. Abbiamo intervistato alcune delle nostre compagne che hanno vissuto questa esperienza, Viviana e Giada. Come si svolge la vita dei ragazzi ospiti nel centro? I ragazzi, di solito, vanno normalmente a scuola, quindi rientrano nel centro e, durante il pomeriggio, hanno un’ora a disposizione per poter interagire con la propria famiglia. Chi viene accolto? Soprattutto ragazzi che in passato hanno commesso reati o che, tuttora, continuano a farlo, ragazzi con una situazione familiare difficile, ad esempio con genitori tossicodipendenti, alcolisti o dipendenti dal gioco o, in molti casi, con genitori che, per problemi di lavoro o di tempo, non possono prendersi cura di loro. Avete conosciuto qualcuno di questi ragazzi? Sì, certo, abbiamo interagito con loro, ma gli educatori ci hanno consigliato di non avere con Le ragazze delle quinte classi dei servizi loro un legame confidenziale. Erano socio sanitari presso il centro Ambarabà. quindi bandite le domande sulle storie personali, anche perché la zione e sarebbe bellissimo tornarloro reazione poteva essere molto ci. Intanto abbiamo visto i ragazzi violenta. in scena, al teatro di Cavallino, per Cosa ti è rimasto di questa espelo spettacolo di “Circo Sociale”. rienza e cosa ti ha colpito? In cosa consiste? I ragazzi, perché anche se il loro Durante tutto l'anno i ragazzi venmodo di fare non era corretto, gono allenati nell'eseguire dei nucercavano sempre di rimediare, per meri circensi e questo è un modo esempio, con un gesto d’affetto. per acquisire sicurezza, entrare in Sono tutti ragazzi dai 12 ai 17 anni contatto con il proprio intimo ed e per loro non è facile vedere peracquisire un autocontrollo, che, sone esterne al loro ambiente. Ma purtroppo, non hanno. Lo spettacoerano particolarmente felici e ci lo finale permettere al Centro di accoglievano nel migliore dei modi. raccogliere fondi per autofinanÈ stata un’esperienza molto forte ziarsi e continuare ad aiutare, così, che ci ha lasciato una grande emoi ragazzi in difficoltà. ...DARE UNA SPERANZA Di Ilaria Orlando Il 21 febbraio la nostra scuola ha partecipato ad un convegno molto interessante tenuto da due rappresentanti della Comunità Speranza, un’associazione che opera nella casa circondariale di Lecce, a titolo di volontariato e che ha come scopo quello di assistere coloro che devono scontare una pena e sostenere chi, uscito dal carcere, deve reinserirsi nella vita sociale. L’obiettivo principale di questa associazione è, quindi, quello di dare conforto e speranza a chi ormai non ne ha più, accompagnando i detenuti in un percorso di recupero sociale. La Comunità Speranza si occupa di attivare laboratori di artigianato, corsi culturali e ricreativi, offrendo anche la possibilità di inserimento lavorativo una volta fuori dal carcere. L’impegno della Comunità Speranza comprende anche l’attivazione di un laboratorio editoriale che stampa in proprio un giornale bimestrale, ‘’Piano di fuga’’, un titolo che vuole riferirsi a una fuga verso la speranza e la legalità. Dal racconto delle volontarie sono emerse le difficili condizioni in cui i carcerati sono obbligati a vivere: Essi, infatti, scontando la pena in carcere, spesso vedono negati i loro diritti perché costretti in condizioni poco dignitose. I danni maggiori sono di tipo psicologico in quanto l’esclusione, l’emarginazione, la lontananza dalla propria famiglia e dalla vita sociale contribuiscono a confondere la propria identità. Il carcere può essere un’esperienza dolorosa e spesso, tanto perturbante da danneggiare la salute mentale e alterare completamente la percezione del mondo. Per alcune condizioni psicologiche e umane è totalmente intollerabile. Pagina 12 Moccia’s Voice Un viaggio nei luoghi della politica Dal Quirinale al Consiglio Regionale per capire il senso delle istituzioni Una caratteristica di noi giovani è, purtroppo, la disaffezione e la sfiducia per la politica. Siamo molto individualisti, siamo presi dal nostro mondo, dai nostri problemi, delegando ad altri le scelte anche determinanti per il nostro futuro. Ci definiscono disimpegnati, superficiali, immaturi, ma voi adulti dovreste farvi un esame di coscienza, perché ci state consegnando una società per nulla bella, in cui avete colorato di nero le nostre prospettive future. Il periodo storico in cui viviamo ha alcuni tratti in comune con il dopoguerra, perché, oggi come allora, siamo in una fase di ricostruzione, non certo perché abbiamo vissuto gli orrori di una guerra, ma perché dobbiamo risollevarci da una pesante crisi economica e morale, in cui ci ha ridotti una classe dirigente avida e disonesta. Siamo portati, quindi, a pensare che classe politica significhi illegalità, interessi personali, scelte clientelari, tanto da diventare cinici e qualunquisti. Proprio per evitare questo rischio che è quello della generazione nata dopo “Mani Pulite” e cresciuta tra i vari scandali e processi celebri in TV, la nostra scuola si è attivata per farci conoscere gli ambienti della politica, non come luoghi in cui si esercita un potere, ma dove si vive o si dovrebbe vivere la democrazia, dove gli uomini si confrontano “governando” per il bene pubblico. A tale scopo lo scorso anno scolastico una rappresentanza del “Moccia” si è recata in visita al Quirinale, sede, a Roma, della PreNumero unico, Giugno 2014 sidenza della Repubblica, e quest’anno ci siamo recati al Consiglio Regionale a Bari, sede dell’organo legislativo regionale. Quello che ci ha colpito di più non è stato lo sfarzo degli ambienti, il lusso degli edifici, i privilegi ingiustificati dei nostri rappresentanti politici, ma l’aria che si respiraSopra i ragazzi del Moccia presso la sede del Conva. Abbiamo siglio Regionale, sotto, al Quirinale. per la libertà. Altrimenti saremo costretti a dar ragione all’ateniese Pericle quando, nella prima democrazia della storia, sosteneva che “Gli uomini preferi- scono il benessere della servitù agli incomodi della libertà”. ….A proposito di istituzioni “sentito” il senso vero della politica, le voci di quanti sono morti per la nostra libertà, ci sembrava di sentire riecheggiare la voce del padre Costituente Calamandrei che ci ripeteva: “La Costituzione non è una carta morta, ma un testamento 100.000 uomini morti”. di Le visite a Roma, al Quirinale, e a Bari, al Consiglio Regionale, ci hanno convinti che la politica non è sempre interesse personale, ma è e deve essere anche una visione, un sogno, la possibilità di perseguire il bene comune e costruire per noi un futuro meritevole di essere vissuto. Sentiamo, ora, di non poter tradire quanti hanno dato la loro vita In occasione della ricorrenza della “Giornata dell’Unità Nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera” istituita con la legge 222\2012, il nostro Istituto ha accettato l’invito a partecipare alla celebrazione solenne organizzata dall’Amministrazione Provinciale e dal Comune di Lecce, insieme alle Forze Armate e di Polizia, presso il Monumento dei Caduti, in Piazza Italia, a Lecce. E’ stato molto emozionante assistere all’alzabandiera, mentre il coro dei bambini del Conservatorio intonava l’Inno Nazionale e i Militari, in divisa, insieme al Prefetto, al Questore e ad altre cariche pubbliche rendevano omaggio ai caduti per l’Unità d’Italia. Pagina 13 Una carrellata di Pon Racconto per immagini dei numerosi progetti pon della scuola I corsisti del PON G1 “L’installatore tecnologico” rivolto agli adulti, con la tutor Maria Grazia Falconieri. I corsisti del PON C1 “English for life” guidati dalla tutor Sandra Fortezza. Il pon C1 “Le français pur la vie” diretto dalla tutor Vita Mazzotta. Pon D1 “La didattica tecnologica” rivolto al personale scolastico organizzato dal tutor Lucio Russo. Pon C1 “Apprendimento tecnologico” con la tutor Clara Carrozzo Magli. I ragazzi dell’indirizzo Servizi Socio Sanitari a Ibiza in uno stage di animazione turistica nell’ambito del pon C5 “Alla conquista del lavoro” diretto dalle tutor S. Rescio e C. Filippis. Infine ci siamo noi del Pon C1 “Giornalisti...si diventa” per le cui foto rimandiamo all’ultima pagina ricordando che i pon di lingua francese e inglese prevedono oltre alla certificazione finale la possibilità di un soggiorno di tre settimane a Parigi e a Londra, aperto non solo ai corsisti, ma a tutti gli allievi più meritevoli! Pagina 14 Moccia’s Voice Se il grande calcio fa un salto al Moccia Fabrizio Miccoli a scuola per portare un messaggio ai ragazzi Cosa succede se in una scuola si sparge la voce che stanno arrivando tre noti calciatori dell’Unione Sportiva Lecce? Noi ve lo possiamo raccontare perché è successo, grazie alla collaborazione del prof Orlando, lo scorso 17 Aprile. Quando la voce si sparge, nonostante il tentativo di tenerla “segreta” il più possibile proprio per non generare caos, l’entusiasmo tra i ragazzi è alle stelle e una piccola folla di studenti attorno l’aula Magna, in cui si terrà l’incontro, è inevitabile. Poi le porte si chiudono, si chiede il silenzio ed è la professoressa Simonetta Rescio a fare la prima domanda, rivolta a Fabrizio Miccoli che sarà il principale interlocutore durante l’intervista: Sappiamo che spesso lei interviene come testimone in molte scuole, perché? Ritengo sia importante portare la mia testimonianza tra i ragazzi, perché io sono cresciuto, come molti di loro, per strada e poi sono riuscito a realizzare il mio sogno. Vorrei dunque che i ragazzi potessero imparare dai miei errori e non ripeterli. Vogliamo ricordare quali sono stati i club in cui ha trascorso la sua carriera? Sono partito dal Casarano per un percorso in crescendo che mi ha portato alla Ternana, poi al Perugia, alla Juventus, alla Fiorentina, al Benfica, al Palermo e adesso nella squadra più importante, il Lecce. Ho letto in alcune interviste che molti club le hanno fatto offerte importanti, una proposta è giunta Numero unico, Giugno 2014 a d d i r i t t u r a Gli allievi del Moccia e la vicepreside Simonetta Rescio con il professor Orlando posano con Fabrizio Miccoli, Bogliacidall’Australia... no e Amodio, giocatori dell’ Unione Sportiva Lecce. Sì, era il Melbourne. E per quale motivo ha rinunciato? dalla platea dei ragazzi: All’inizio ho preso in considerazioQual è stato il goal più bello delne l’ipotesi di trasferirmi a causa la tua carriera? di un gran caos mediatico che si Ci sono stati diversi goal che mi era creato per delle mie esternahanno dato soddisfazione ma penso zioni molto inopportune. Avevo che il più bello in assoluto sia stato pensato di accettare quell’offerta il goal che ho fatto col Chievoanche per poter tirar fuori la mia Verona a Palermo da circa 42 mefamiglia e soprattutto i miei figli tri. Ricordo volentieri anche il prida questa situazione. Poi ho voluto mo fatto in nazionale, direttamenassumermi le mie responsabilità, ho te da calcio d’ angolo. Ci sono poi i chiesto scusa e sono tornato a tanti goal fatti sia alla Juve che Lecce per giocare per una squadra all’Inter. che sento mia. Ancora dalla platea chiede Mattia: A questo punto, in qualità di esperQuale il fattore più importante to della disciplina calcistica, interper creare il gioco di squadra? viene il professor Orlando: Quando hai in squadra un gruppo «Fabrizio non ha fatto mai mistero unito, che segue l’ allenatore, sia di voler tornare a Lecce, per ripedentro che fuori il campo, è già un tere quell’esperienza fatta da giopunto di partenza. Poi è importanvanissimo e rimasta nel suo cuore. te applicare gli schemi che l’ allenaAvrebbe forse voluto farlo in una tore crea, riproporli in campo. Infase conclusiva della sua carriera, fine bisogna creare un rapporto di ma bisogna considerare che Micamicizia tra i giocatori, tra questi coli ha già alle spalle 573 presenze e la società. Credo siano questi gli ufficiali e 250 goal, esclusi quelli ingredienti per una squadra che fatti in questa stagione. funzioni perfettamente A questo punto la domanda viene . Pagina 15 La redazione Alberta Angela Giulia Letizia Benedetta Arianna Luana Mattia Simone Valentina Luna Martina Federico Giorgia Francesca Marzia Moccia’s Colophon Direzione, impaginazione e grafica: Ilaria Falconieri Tutor: Carmela Filippis e Adele Filograna Aurora Redattori: Francesca Ambrisi, Alberta Antonaci, Aurora Bizzarro, Marzia Chittani, Mattia Cuppone, Valentina Fiore, Luana Guagnano, Angela Landolfo, Federico Loria, Giulia Lubello, Benedetta Lubello, Letizia Manca, Martina Pisanello, Giorgia Potenza, Simone Quarta, Arianna Tondo, Luna Trifoglio. Le tutor Adele Filograna e Carmelina Filippis. Al centro l’esperta giornalista Ilaria Falconieri. A sinistra la speaker Sandra Stefanizzi. Con l’Europa investiamo nel vostro futuro!
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