I MISTERI DI ADAM KADMON

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SPETTACOLI
Martedì 25 febbraio 2014
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Il personaggio culto di Italia Uno
HAROLD RAMIS
I MISTERI DI ADAM KADMON
L’enigmatico esperto di complotti svela i suoi segreti
::: LUCA ROSSI
Adam Kadmon uomo del mistero e di Mistero, il format che
ti ha reso l’esperto di cospirazioni, esoterismo ed occultismo più noto in Italia, ed unico ad essere stato menzionato
dal New York Times; il tuo libro
Illuminati. Viaggio nel cuore
nero della cospirazione mondiale (Piemme) è diventato un
caso editoriale. Sei popolarissimo in Internet ma su di te, si
trovano ben poche informazioni certe. Aiutaci a fare un
po’ di chiarezza.
Adam Kadmon è il tuo vero nome?
«È il nome iniziatico che uso
anche come pseudonimo quale autore, conduttore, ricercatore e fonte di argomenti esoterici ed occultistici. Significa
“Umanità delle origini” da
“Adam” = Umanità e “Ha Kadmoni” = “delle origini».
Perché hai deciso di chiamarti
così?
«In un certo senso è stato il nome a scegliere me. Mi spiego
meglio. Secondo le Culture Sapienziali, che costituiscono il
substrato esoterico di alcune
importanti religioni, il nome
“Adam Kadmon” andava riconosciuto alla persona i cui dati,
applicandovi tecniche di riduzione numerologica, restituissero sempre e comunque il valore 7. In effetti, non solo i miei
dati anagrafici, per esempio
nome e cognome o data di nascita, ma anche tutto il resto: le
vocali del nome, il numero di
telefono fisso, il codice di avviamento postale, il segno zodiacale, il numero dei pianeti
nell’elemento che lo caratterizza e quant’altro».
Questa caratteristica esoterica
ti conferisce «speciali poteri»?
«Sempre secondo le loro profezie, chiunque mi cagioni volutamente sofferenza, soffrirà
sette volte il dolore da me patito mentre chi mi vuole genuinamente bene, inizierà a essere fortunato. Nonostante io
non creda assolutamente né in
profezie né in religioni, devo
ammettere che ho visto cala-
LA VERA STORIA
A fianco, il libro di Ade Capone su Adam Kadmon (nella foto sopra) [u.s.]
mità incredibili abbattersi su
chi mi faceva soffrire e grandi
fortune arridere chi mi proteggeva disinteressatamente. Se si
tratta di coincidenze sono impressionanti».
Credi nelle profezie?
«No. Credo nelle persone di
buona volontà».
Non sei un «complottista» ma
un esperto delle teorie del
complotto, di esoterismo e di
occultismo. Come ti rapporti
con queste teorie?
«Ho sempre avuto una posizione molto critica e obiettiva.
Apro e chiudo i servizi invitando chi mi segue a cogliere
::: IRENE VALLONE
 Skianto. Come lo schianto forte
del cuore, il suo, ma con la kappa del
gruppo rock. Perché questa volta Filippo Timi si mette a nudo davvero. Dopo
il suo scandaloso Don Giovanni, è questo il titolo della nuova pièce scritta, diretta e interpretata dall’attore umbro al
debutto il 25 marzo al teatro Franco
Parenti di Milano.
«Uno spettacolo affondato nei sentimenti», spiega. «Siamo stelle filanti.
Un soffio d’amore ci dà l’abbrivio di
pochi metri di vita; un volo patetico fra
ridolini e trombette e poi si cade a terra
pronti per essere calpestati e scolorire
nella memoria di un carnevale... che se
ne va», recita, nel presentare, tra una
balbuzie e l’altra, la sua nuova fatica.
Volto cinematografico tra i più richiesti
del momento, ora anche testimonial di
Sky. La sua è una carriera da tripla A.
Ha lavorato con autori come Salvato-
quello che dico al pari di una
“fiaba”, ricordando che ogni
favola ha sempre una precisa
morale. La saggezza sta nel saperne cogliere il corretto insegnamento. In assenza di prove, qualsiasi argomento, per
quanto plausibile, non va mai
imposto come verità assoluta,
come purtroppo in Rete fanno
anche in troppi, ma al contrario va presentato come ipotesi,
teoria o come “fiaba dell'età
moderna”».
Numerose delle tue «fiabe», si
sono poi rivelate autentiche.
Sei stato il primo, ad esempio,
a rassicurare il pubblico spiegando che l’influenza suina era
meno pericolosa del morbillo,
in tempi in cui l’Oms gridava
alla pandemia e ad averci avvisato dell’esistenza di un monitoraggio di massa da parte di
potentissime «intelligence», fra
cui la Nsa, su comunicazioni
telefoniche, internet e social
network poi confermata da
Snowden, ex agente segreto
della Cia. Come facevi a saperlo? Sei forse un agente segreto
che finge di essere un attore
cosicché tutti lo scambiamo
per un personaggio di fantasia?
«No, non sono un agente segreto. Del resto se lo fossi, non
potrei certo dirlo né dimostrarlo. E neppure sono un
personaggio di fantasia. La
maschera e gli abiti che indosso in televisione dalla sesta
edizione di Mistero appartengono realmente alla mia Cultura. Non sono una invenzione
scenica e non servono per nascondere il mio volto. È il nostro modo di vestire abituale
nel mondo da cui provengo.
Mentre da voi è obbligatorio
non indossare indumenti che
possano rendere difficoltoso il
riconoscimento, da me, essendo tutti educati al rispetto reciproco, non corriamo questo
tipo di rischi. Per noi è molto
importante lo sguardo perché
da esso traspare la verità sullo
stato d'animo di una persona,
che la mimica facciale può in-
vece facilmente confondere».
All’interno della nostra società
hai una vita normale?
«Quando non lavoro per Mistero, ma svolgo altre attività,
adotto il comportamento di
una persona normalissima,
volendo anche banale, arrivando se necessario a fingermi
vulnerabile, per studiare adulatori e avversari. Il vantaggio è
molteplice: scopro rapidamente chi mi è amico da chi
invece è solo uno speculatore,
chi crede di approfittarsi di
quella che faccio sembrare
“ingenuità”. Ho perso il conto
degli stolti che per aver scambiato gentilezza per debolezza,
hanno commesso azioni di cui
poi si sono pentiti. Ad ogni
modo il mio consiglio è sempre quello di perdonare. Perdonare ma non dimenticare. E
concedere una seconda possibilità a chi dimostra con tutto
il Cuore, con la C maiuscola,
un serio ravvedimento. Del resto il vero miglioramento del
mondo, parte proprio da noi
stessi. E questa, non è una teoria. Un abbraccio, Adam».
L’attore a teatro con «Skianto»
Filippo Timi: «Mi racconto per farvi piangere»
res e Ozpetek, a teatro è stato Orfeo,
Danton, Perceval, Satana, Odino, Woyzeck, Amleto, Mrs. Fairytale - una
donna americana degli anni ’50 - Cupido.
Ora recita se stesso, la prova più difficile per ogni teatrante. Ce la racconta.
Come nasce la sua ultima sfida?
«L’idea del titolo mi è venuta dopo
quattro mesi in tour con Don Giovanni. Un personaggio difficile da reggere
anche per me: eroinomane, compulsivo del sesso, sempre insoddisfatto al
punto di arrivare a togliersi la vita. Insomma, ha fatto schiantare anche a
me...».
E allora?
«Ero davvero a terra. Così ho deciso di
rinascere. Di tirar fuori tutti i fantasmi
che da sempre minacciano i sogni della mia esistenza. Di buttarli fuori. Come ho fatto nel libro Tuttalpiù
muoio».
Un libro di successo...
«Sì. L’ho scritto col cuore in mano, in
un momento difficile della mia vita.
Erano anni che lavoravo in teatro, con
gli applausi del pubblico e della critica,
ma non riuscivo a tirare su abbastanza
soldi per mangiare. Quel romanzo mi
ha reso famoso».
E poi?
«Da allora ho cercato di riproporre
quella sincerità, anche se dietro altri
ruoli. Ora ho deciso di essere me stesso, con tutte le lacerazioni fisiche mentali. Tra tre giorni compio quarant'anni: ho pensato che era il momento giusto di farlo».
Filippo Timi a 14 anni [Ansa]
A 69 anni muore
uno dei quattro
Ghostbusters
Si è spento ieri nella sua casa
di Chicago Harold Ramis,
uno fra i più geniali ed apprezzati interpreti e fautori
della grande commedia
all’americana morto ad appena 69 anni. Malato da tempo - maggio del 2010 - per
molti era solo il dottor Egon
Spegnler, l’occhialuto acchiappafantasmi apparso
per la prima volta sui grandi
schermi di tutto il mondo nel
1984 e poi di nuovo, con Ghostbusters II, nel 1989; ma in
realtà Ramis era anche un
brillante regista e sceneggiatore, capace di allontanarsi
dalla caotica Los Angeles, dove pur aveva dato ad Hollywood capolavori come Ricominciamo da capo,
per tornare
nella
sua
Chicago, la
città in cui in
qualche
modo si è
sempre
identificato.
L’ultimo
film l’attore l’ha interpretato, prodotto e sceneggiato
nel 2009 (Anno uno), esattamente un anno prima di finire sotto i ferri a causa di complicazioni legate alla stessa
vasculite autoimmune infiammatoria che intorno a
mezzogiorno (ora americana) di ieri se l’è portato via.
Della malattia incurabile di
cui oggi parla la moglie Erica
Mann, Ramis non ha mai
parlato; gli amici più intimi
sapevano e, impotenti, hanno assistito al lento declino
che, nonostante alcuni apparenti miglioramenti dovuti al
ricovero alla Mayo Clinic di
Rochester, hanno portato
nel giro di quattro anni alla
morte prematura di quello
che Judd Apatow ricorda oggi
come «l’uomo più gentile che
abbia mai conosciuto, capace di insegnare così tanto
non solo sulla commedia, ma
sulla spiritualità, sull’essere
una buona persona. Ha avuto un’influenza gigantesca su
tantissime persone».
CLAUDIA CASIRAGHI
Nella locandina c’è lei a 14 anni, ben vestito per il matrimonio di suo cugino
Alvaro...
«Nello spettacolo c’è anche molto della
mia famiglia. È la storia di Pinocchio,
dell’anima di un ragazzino chiuso al
mondo, ingabbiato nel corpo di un burattino di legno. Vorrei dar voce a quelle persone che vivono isolate. Come
mia cugina nata con la scatola cranica
sigillata. Anch’io come lei mi sono sentito un bambino sbarrato dentro».
Che ora esce allo scoperto con uno
Skianto...
«Già. Un titolo onomatopeico per uno
spettacolo ambientato in una palestra
vuota, senza porte da cui poter uscire.
Al centro ci sono io, un esserino sperduto, disarmato. Scivolerò sul linoleum con i pattini, proietterò un video
di gattini appena nati e mi trasformerò
in un uomo cavallo...».
E alla fine?
«Vi farò piangere».