34 SPETTACOLI Martedì 25 febbraio 2014 @ commenta su www.liberoquotidiano.it Il personaggio culto di Italia Uno HAROLD RAMIS I MISTERI DI ADAM KADMON L’enigmatico esperto di complotti svela i suoi segreti ::: LUCA ROSSI Adam Kadmon uomo del mistero e di Mistero, il format che ti ha reso l’esperto di cospirazioni, esoterismo ed occultismo più noto in Italia, ed unico ad essere stato menzionato dal New York Times; il tuo libro Illuminati. Viaggio nel cuore nero della cospirazione mondiale (Piemme) è diventato un caso editoriale. Sei popolarissimo in Internet ma su di te, si trovano ben poche informazioni certe. Aiutaci a fare un po’ di chiarezza. Adam Kadmon è il tuo vero nome? «È il nome iniziatico che uso anche come pseudonimo quale autore, conduttore, ricercatore e fonte di argomenti esoterici ed occultistici. Significa “Umanità delle origini” da “Adam” = Umanità e “Ha Kadmoni” = “delle origini». Perché hai deciso di chiamarti così? «In un certo senso è stato il nome a scegliere me. Mi spiego meglio. Secondo le Culture Sapienziali, che costituiscono il substrato esoterico di alcune importanti religioni, il nome “Adam Kadmon” andava riconosciuto alla persona i cui dati, applicandovi tecniche di riduzione numerologica, restituissero sempre e comunque il valore 7. In effetti, non solo i miei dati anagrafici, per esempio nome e cognome o data di nascita, ma anche tutto il resto: le vocali del nome, il numero di telefono fisso, il codice di avviamento postale, il segno zodiacale, il numero dei pianeti nell’elemento che lo caratterizza e quant’altro». Questa caratteristica esoterica ti conferisce «speciali poteri»? «Sempre secondo le loro profezie, chiunque mi cagioni volutamente sofferenza, soffrirà sette volte il dolore da me patito mentre chi mi vuole genuinamente bene, inizierà a essere fortunato. Nonostante io non creda assolutamente né in profezie né in religioni, devo ammettere che ho visto cala- LA VERA STORIA A fianco, il libro di Ade Capone su Adam Kadmon (nella foto sopra) [u.s.] mità incredibili abbattersi su chi mi faceva soffrire e grandi fortune arridere chi mi proteggeva disinteressatamente. Se si tratta di coincidenze sono impressionanti». Credi nelle profezie? «No. Credo nelle persone di buona volontà». Non sei un «complottista» ma un esperto delle teorie del complotto, di esoterismo e di occultismo. Come ti rapporti con queste teorie? «Ho sempre avuto una posizione molto critica e obiettiva. Apro e chiudo i servizi invitando chi mi segue a cogliere ::: IRENE VALLONE Skianto. Come lo schianto forte del cuore, il suo, ma con la kappa del gruppo rock. Perché questa volta Filippo Timi si mette a nudo davvero. Dopo il suo scandaloso Don Giovanni, è questo il titolo della nuova pièce scritta, diretta e interpretata dall’attore umbro al debutto il 25 marzo al teatro Franco Parenti di Milano. «Uno spettacolo affondato nei sentimenti», spiega. «Siamo stelle filanti. Un soffio d’amore ci dà l’abbrivio di pochi metri di vita; un volo patetico fra ridolini e trombette e poi si cade a terra pronti per essere calpestati e scolorire nella memoria di un carnevale... che se ne va», recita, nel presentare, tra una balbuzie e l’altra, la sua nuova fatica. Volto cinematografico tra i più richiesti del momento, ora anche testimonial di Sky. La sua è una carriera da tripla A. Ha lavorato con autori come Salvato- quello che dico al pari di una “fiaba”, ricordando che ogni favola ha sempre una precisa morale. La saggezza sta nel saperne cogliere il corretto insegnamento. In assenza di prove, qualsiasi argomento, per quanto plausibile, non va mai imposto come verità assoluta, come purtroppo in Rete fanno anche in troppi, ma al contrario va presentato come ipotesi, teoria o come “fiaba dell'età moderna”». Numerose delle tue «fiabe», si sono poi rivelate autentiche. Sei stato il primo, ad esempio, a rassicurare il pubblico spiegando che l’influenza suina era meno pericolosa del morbillo, in tempi in cui l’Oms gridava alla pandemia e ad averci avvisato dell’esistenza di un monitoraggio di massa da parte di potentissime «intelligence», fra cui la Nsa, su comunicazioni telefoniche, internet e social network poi confermata da Snowden, ex agente segreto della Cia. Come facevi a saperlo? Sei forse un agente segreto che finge di essere un attore cosicché tutti lo scambiamo per un personaggio di fantasia? «No, non sono un agente segreto. Del resto se lo fossi, non potrei certo dirlo né dimostrarlo. E neppure sono un personaggio di fantasia. La maschera e gli abiti che indosso in televisione dalla sesta edizione di Mistero appartengono realmente alla mia Cultura. Non sono una invenzione scenica e non servono per nascondere il mio volto. È il nostro modo di vestire abituale nel mondo da cui provengo. Mentre da voi è obbligatorio non indossare indumenti che possano rendere difficoltoso il riconoscimento, da me, essendo tutti educati al rispetto reciproco, non corriamo questo tipo di rischi. Per noi è molto importante lo sguardo perché da esso traspare la verità sullo stato d'animo di una persona, che la mimica facciale può in- vece facilmente confondere». All’interno della nostra società hai una vita normale? «Quando non lavoro per Mistero, ma svolgo altre attività, adotto il comportamento di una persona normalissima, volendo anche banale, arrivando se necessario a fingermi vulnerabile, per studiare adulatori e avversari. Il vantaggio è molteplice: scopro rapidamente chi mi è amico da chi invece è solo uno speculatore, chi crede di approfittarsi di quella che faccio sembrare “ingenuità”. Ho perso il conto degli stolti che per aver scambiato gentilezza per debolezza, hanno commesso azioni di cui poi si sono pentiti. Ad ogni modo il mio consiglio è sempre quello di perdonare. Perdonare ma non dimenticare. E concedere una seconda possibilità a chi dimostra con tutto il Cuore, con la C maiuscola, un serio ravvedimento. Del resto il vero miglioramento del mondo, parte proprio da noi stessi. E questa, non è una teoria. Un abbraccio, Adam». L’attore a teatro con «Skianto» Filippo Timi: «Mi racconto per farvi piangere» res e Ozpetek, a teatro è stato Orfeo, Danton, Perceval, Satana, Odino, Woyzeck, Amleto, Mrs. Fairytale - una donna americana degli anni ’50 - Cupido. Ora recita se stesso, la prova più difficile per ogni teatrante. Ce la racconta. Come nasce la sua ultima sfida? «L’idea del titolo mi è venuta dopo quattro mesi in tour con Don Giovanni. Un personaggio difficile da reggere anche per me: eroinomane, compulsivo del sesso, sempre insoddisfatto al punto di arrivare a togliersi la vita. Insomma, ha fatto schiantare anche a me...». E allora? «Ero davvero a terra. Così ho deciso di rinascere. Di tirar fuori tutti i fantasmi che da sempre minacciano i sogni della mia esistenza. Di buttarli fuori. Come ho fatto nel libro Tuttalpiù muoio». Un libro di successo... «Sì. L’ho scritto col cuore in mano, in un momento difficile della mia vita. Erano anni che lavoravo in teatro, con gli applausi del pubblico e della critica, ma non riuscivo a tirare su abbastanza soldi per mangiare. Quel romanzo mi ha reso famoso». E poi? «Da allora ho cercato di riproporre quella sincerità, anche se dietro altri ruoli. Ora ho deciso di essere me stesso, con tutte le lacerazioni fisiche mentali. Tra tre giorni compio quarant'anni: ho pensato che era il momento giusto di farlo». Filippo Timi a 14 anni [Ansa] A 69 anni muore uno dei quattro Ghostbusters Si è spento ieri nella sua casa di Chicago Harold Ramis, uno fra i più geniali ed apprezzati interpreti e fautori della grande commedia all’americana morto ad appena 69 anni. Malato da tempo - maggio del 2010 - per molti era solo il dottor Egon Spegnler, l’occhialuto acchiappafantasmi apparso per la prima volta sui grandi schermi di tutto il mondo nel 1984 e poi di nuovo, con Ghostbusters II, nel 1989; ma in realtà Ramis era anche un brillante regista e sceneggiatore, capace di allontanarsi dalla caotica Los Angeles, dove pur aveva dato ad Hollywood capolavori come Ricominciamo da capo, per tornare nella sua Chicago, la città in cui in qualche modo si è sempre identificato. L’ultimo film l’attore l’ha interpretato, prodotto e sceneggiato nel 2009 (Anno uno), esattamente un anno prima di finire sotto i ferri a causa di complicazioni legate alla stessa vasculite autoimmune infiammatoria che intorno a mezzogiorno (ora americana) di ieri se l’è portato via. Della malattia incurabile di cui oggi parla la moglie Erica Mann, Ramis non ha mai parlato; gli amici più intimi sapevano e, impotenti, hanno assistito al lento declino che, nonostante alcuni apparenti miglioramenti dovuti al ricovero alla Mayo Clinic di Rochester, hanno portato nel giro di quattro anni alla morte prematura di quello che Judd Apatow ricorda oggi come «l’uomo più gentile che abbia mai conosciuto, capace di insegnare così tanto non solo sulla commedia, ma sulla spiritualità, sull’essere una buona persona. Ha avuto un’influenza gigantesca su tantissime persone». CLAUDIA CASIRAGHI Nella locandina c’è lei a 14 anni, ben vestito per il matrimonio di suo cugino Alvaro... «Nello spettacolo c’è anche molto della mia famiglia. È la storia di Pinocchio, dell’anima di un ragazzino chiuso al mondo, ingabbiato nel corpo di un burattino di legno. Vorrei dar voce a quelle persone che vivono isolate. Come mia cugina nata con la scatola cranica sigillata. Anch’io come lei mi sono sentito un bambino sbarrato dentro». Che ora esce allo scoperto con uno Skianto... «Già. Un titolo onomatopeico per uno spettacolo ambientato in una palestra vuota, senza porte da cui poter uscire. Al centro ci sono io, un esserino sperduto, disarmato. Scivolerò sul linoleum con i pattini, proietterò un video di gattini appena nati e mi trasformerò in un uomo cavallo...». E alla fine? «Vi farò piangere».
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