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Santa Giulia copertina PROVA3 con marrone_Layout 1 25/07/14 09.25 Pagina 1
Dalla corte regia al monastero di
San Salvatore - Santa Giulia di Brescia
ASSOCIAZIONE AMICI DEI MUSEI DI BRESCIA
COMUNE DI BRESCIA - CIVICI MUSEI D’ARTE E STORIA
REGIONE LOMBARDIA
Dalla corte regia al monastero
di San Salvatore - Santa Giulia
di Brescia
a cura di
Gian Pietro Brogiolo
con
Francesca Morandini
ISBN 978-88-87115-91-8
SAP SOCIETà ARCHEOLOGICA
68,00 €
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Dalla corte regia al monastero
di San Salvatore - Santa Giulia
di Brescia
a cura di
Gian Pietro Brogiolo
con
Francesca Morandini
testi di
F. Antonelli, g.P. Brogiolo, S. cAncelliere, A. cAnci,
P. corSi, F. De ruBeiS, e. Fiorin, V. gherolDi,
M. iBSen, l. lAzzArini, B. leAl, J. Mitchell,
F. MorAnDini, o. SAlVADori, r. StrADiotti,
S. StrAFellA, S. tonni
SAP Società ArcheologicA Srl
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InDICE
Premesse .......................................................................................... 3
Immagini del monastero ................................................................ 10
Gian Pietro brogiolo
Dalla fondazione del monastero al mito di Ansa e Santa Giulia 17
Gian Pietro brogiolo
Archeologia e architettura delle due chiese di San Salvatore .. 35
flavia De rubeis
Desiderio re, la regina Ansa e l’epigrafe dedicatoria di San
Salvatore a Brescia ................................................................... 89
vincenzo Gheroldi
evidenze tecniche e rapporti stratigrafici per la cronologia del
sistema decorativo della basilica di San Salvatore II .............. 97
vincenzo Gheroldi
La cripta e il cunicolo settentrionale. Materiali, tecniche di
finitura, sequenze .................................................................. 121
Monica Ibsen
Sistemi decorativi per la basilica di Ansa e Desiderio ............. 141
John Mitchell
The painted decoration of San Salvatore di Brescia in context 169
Stefania Tonni
I frammenti pittorici provenienti dalla chiesa di San Salvatore 203
bea leal
The stuccoes of San Salvatore, Brescia, in their Mediterranean
context ....................................................................................... 221
Stefania Tonni
Gli stucchi altomedievali della basilica di San Salvatore.
Ricerche e ricomposizioni degli schemi decorativi .................. 247
Serena Strafella
Sepolture dipinte nel monastero di San Salvatore ................... 255
Monica Ibsen
Scultura architettonica e arredo liturgico in San Salvatore e
nel complesso monastico ........................................................... 269
francesca Morandini
La presenza dell’antico nelle strutture del monastero ............ 341
renata Stradiotti
Gli interventi alle strutture architettoniche della chiesa di San
Salvatore dal medioevo ai giorni nostri ................................... 383
renata Stradiotti
I restauri nella chiesa di San Salvatore dalla soppressione del
monastero ai giorni nostri ........................................................ 405
Gian Pietro brogiolo
Dalla corte regia al monastero di San Salvatore. Le sequenze
di scavo ...................................................................................... 419
alessandro Canci, Pamela Corsi, Studio bioarcheologico dei resti scheletrici umani delle
sepolture del monastero di Santa Giulia a Brescia ................. 505
Enrico fiorin, ornella Salvadori, Indagini di fluorescenza X portatile e stratigrafiche sulle
pellicole pittoriche ..................................................................... 521
fabrizio antonelli, Stefano Cancelliere, lorenzo lazzarini, Indagini di laboratorio con
particolare riferimento agli strati preparatori del colore ........ 533
Bibliografia ............................................................................... 543
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REGNANTEM DESIDERIVM (C)VM CONIV(ge sva Ansa) ricorda l’iscrizione apposta
sotto il ciclo di affreschi della basilica di San Salvatore di Brescia, che rappresenta
episodi delle vite dei santi le cui reliquie erano deposte nella cripta. La lettura, proposta in questo volume da Flavia De Rubeis, smentisce quella precedente che interpretava le ultime lettere come THIRO HLV, con la prima parola nel significato
di “discepolo” e la seconda riferita al nome di un imperatore carolingio del IX secolo: Ludovico (il Pio, il secondo Ludovico?) o Lotario. Viene dunque sottratto anche
l’ultimo appiglio a quanti, soprattutto nella storiografia d’Oltralpe, hanno sempre
considerato affreschi e stucchi, quando non anche l’architettura, come un prodotto
della rinascenza carolingia. Venticinque anni di ricerche stratigrafiche sulla
chiesa conservata in alzato, oltre che su quella sottostante individuata da Gaetano
Panazza con gli scavi del 1958-62, hanno dapprima permesso di ridisegnare le
piante di entrambe e più recentemente, quando ricostituito un livello pavimentale
si è riusciti finalmente a montare un ponteggio, di analizzarne le fasi di cantiere
e di decorazione. Vincenzo Gheroldi è riuscito a dimostrare l’unitarietà del progetto, che aveva previsto fin dalla fase di costruzione un ciclo decorativo integrato
di stucchi ed affreschi. Ne ha anche riconosciuto le similarità tecniche con le decorazioni di Santa Maria in Valle, un altro edificio di prestigio realizzato dalle
medesime maestranze all’opera nel San Salvatore, come Hjalmar Thorp aveva ribadito fin dagli anni ‘60.
L’attribuzione della chiesa a re Desiderio e alla moglie Ansa, confermata dalle datazioni radiocarboniche delle canne sulle quali sono stati stesi gli stucchi, dà ragione alle fonti, pur tarde, del monastero che ne fissavano la consacrazione al 28
ottobre del 763. Il contesto storico registra, in quell’anno, il successo della politica
del re. Raggiunto un accordo con il papa Paolo I, ricevendone in cambio numerose
reliquie di santi romani, ottiene anche l’omaggio del potente duca di Baviera Tassilone, che abbandona la tradizionale alleanza con il re franco Pipino. Desiderio
cerca in quegli anni di affermarsi nella politica europea anche attraverso relazioni
familiari, dando in sposa le figlie al duca di Benevento Arechi, a quello di Baviera
Tassilone e al re dei Franchi Carlo. In questa strategia, la chiesa di San Salvatore
si qualifica come monumento immagine e mausoleo della famiglia, con sepolture
(sulle quali si sofferma Serena Strafella) predisposte fin dalla costruzione. In questa
duplice veste doveva presentarsi come uno scrigno prezioso, adorno di decorazioni,
suppellettili e oggetti d’ornamento, alcuni dei quali provenienti dal tesoro regio.
Scomparsi gli oggetti mobili, tranne la croce di Desiderio che la storiografia anche
recente, contraddicendo la tradizione monastica, attribuisce ad età carolingia, è
il ciclo decorativo a testimoniarne l’eccezionalità. I contributi di John Mitchell e
Bea Leal, che si aggiungono alle considerazioni di Monica Ibsen e di Stefania Tonni,
ne rimarcano i rapporti con le produzioni artistiche omeiadi di Siria e Giordania
della prima metà dell’VIII secolo. Secondo questa ipotesi, dopo il crollo di quell’impero avvenuto nel 750, artisti pregni di quella cultura sincretica (tra mondo costantinopolitano, persiano ed arabo) diffusa nelle regioni mediorientali, si
sarebbero trasferiti nell’Italia settentrionale, contribuendo, direttamente o indirettamente, alle decorazioni di prestigiosi monumenti: oltre al San Salvatore di Brescia, Santa Maria in Valle di Cividale, San Benedetto di Malles (nella prima fase
decorativa) e San Giovanni di Müstair, monastero questo fondato da Carlomagno
nel 775, al ritorno dalla conquista del regno longobardo.
Da questi contributi, oltre che dalla sequenza complessiva delle due chiese di San
Salvatore, emerge dunque una narrazione su più registri, che ha come epicentro la
chiesa, simbolo di una famiglia emergente che cerca di salvare se stessa e la nazione
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nel momento di crisi delle aristocrazie longobarde, seguita alla sconfitta di Astolfo,
nel 756, ad opera del re franco Pipino. In un complicato gioco politico europeo, nel
quale, dopo la rottura con Bisanzio seguita all’iconoclastia (726), il papa ha assunto
un ruolo centrale consolidato alla metà del secolo dall’alleanza con i Franchi. E in
un quadro culturale mediterraneo più complesso di quanto si voglia ammettere.
Il “perenne ellenismo”, tramandato dalla corte di Costantinopoli, alimenta dapprima le grandi costruzioni palaziali omeiadi e da queste perviene in Italia settentrionale a dar contenuti tecnici ed artistici alla committenza degli ultimi re
longobardi, per infine offrire un contributo alle prime opere promosse da Carlomagno.
L’attenzione posta sugli aspetti architettonici ed artistici della chiesa di San Salvatore
non ha fatto peraltro dimenticare il grande complesso monastico del quale era il
luogo più sacro. Affidato dalla coppia regale alla figlia Anseleperga, vi vennero concentrate cospicue proprietà fiscali, al fine di creare una solida riserva di beni sotto
controllo familiare. Le ricerche, condotte dal 1980 al 1992, ne hanno parzialmente
ricostruita la pianta. I resti architettonici e le sequenze palesano la grandiosità e
l’articolazione del monastero fondato nella corte regia donata dal re Astolfo a Desiderio, prima che salisse al trono. Ne attestano altresì alcuni aspetti funzionali,
quali l’impianto termale, le molteplici attività artigianali, in particolare quelle metallurgiche, e il grande cimitero sviluppatosi a sud della chiesa (sul quale si concentrano le analisi di antropologia fisica condotte da Alessandro Canci e Pamela Corsi).
Nel monastero, sovente senza che se ne possa stabilire l’attribuzione ad uno specifico
edificio, si trovavano anche numerosi elementi scultorei romani e altomedievali,
studiati, rispettivamente, da Francesca Morandini e Monica Ibsen. I primi recuperati da monumenti antichi bresciani o fatti affluire da altre località per il cantiere
desideriano, quelli altomedievali destinati alle numerose chiese erette all’interno
del cenobio.
Oltre un secolo di indagini e di restauri (sui quali si sofferma Renata Stradiotti)
hanno reso la chiesa e il monastero di San Salvatore un punto di riferimento costante della storia dell’arte europea, al pari di Santa Maria foris portas di Castelseprio, altro sito Unesco dell’Italia Langobardorum nel quale sessant’anni di ricerche
hanno portato a datazioni assai contrastanti (che oscillano tra VI e X secolo) del
suo celebre ciclo di affreschi. In entrambe, i medesimi ricercatori, applicando metodi di analisi stratigrafica corroborati da datazioni assolute, hanno proposto nuove
sequenze e cronologie. Conclusioni che altri studiosi potranno accettare, rivedere
con altri strumenti di indagine, o reinterpretare. La narrazione storica, per quanto
basata su osservazioni stratigrafiche, analisi tecniche, datazioni assolute, richiede
infatti continue revisioni, arricchite di quelle domande e di quelle risposte che la
rendono attraente per il pubblico contemporaneo.
Gian pietro BroGioLo
università degli studi di padova
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