Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 143 11 Marzo 2014 99 Pagine MX Thailandia Cairoli e Herlings mattatori del GP Il siciliano passa in testa al campionato Periodico elettronico di informazione motociclistica Novità Harley-Davidson, altri tre nuovi modelli nella gamma 2014 Scarica l’APP del Magazine Nico Cereghini Sylvain Guintoli, da studiare e poi copiare | prova naked | Ducati Monster 1200S da Pag. 2 a Pag. 17 All’Interno NEWS: M. Clarke I materiali compositi | Motodays record per l’edizione 2014 | Speciale 8 marzo donne in moto MOTOGP: Svelata la Desmosedici Ducati | Arriva la Factory 2 | MX USA: A Daytona Villopoto torna alla vittoria Ducati Monster 1200S PREGI Coppia ai medi regimi e agilità DIFETTI Allungo poco incisivo e irregolarità ai bassi Prezzo 15.990 € Prova naked Il ritorno del Mostro La Monster cambia ancora una volta per conquistare ducatisti vecchi e nuovi. Abbiamo provato sulle strade di Tenerife la più raffinata versione 1200S, a brevissimo nelle concessionarie a 15.990 euro di Edoardo Licciardello 2 3 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Prove scendendo fino ad una componente tecnica che riposiziona la naked Ducati dove più non la si vedeva dai tempi dell’ultimo S4Rs. L’abbiamo ammirata ad EICMA – dove ha riscosso grande successo di pubblico pur facendo storcere il naso a qualcuno, perché quando si tocca una leggenda non si può mai accontentare tutti – ed è finalmente venuto il momento di provarla, sulle spettacolari strade dell’isola di Tenerife, capaci di offrire grip da favola e una varietà di situazioni tali da mettere alla prova qualunque moto. Tecnologica S ono passati più di vent’anni – e ben 275.000 esemplari – da quando la matita di Miguel Galluzzi definì le linee di quel serbatoio che, seduto sul telaio di una 851 e con sotto un pompone a due valvole a succhiarne la benzina, ha creato una leggenda in un istante. Nessuna moto come lei, almeno in tempi recenti, ha saputo definire un segmento, mettendo d’accordo 4 gusti apparentemente inconciliabili come quelli di sportivi e customisti che per la prima volta si trovavano ad ammirare la stessa moto nello stand di una Casa costruttrice. Nessuna, soprattutto, ha saputo entrare in maniera tanto radicata nell’immaginario collettivo di tante generazioni diverse come ha fatto la Monster – o il Monster, se preferite una connotazione maschile. Andare a mettere le mani su una creatura del genere è sempre un’impresa che richiede sangue freddo e tanta sicurezza nei propri mezzi; una sicurezza che a Bologna hanno buon donde di avere e sfoggiare, dati i successi di mercato che collezionano instancabili da qualche anno a questa parte. Ecco allora che a soli sei anni dall’arrivo della famiglia 696/796/1100, a Borgo Panigale hanno rivoluzionato come mai prima d’ora la leggenda Monster. A partire da un’estetica che mantiene temi e stilemi propri del Monster ma li declina in chiave ben più moderna e muscolosa, Alla luce del sole la Monster convince anche gli scettici. E’ vero, nella linea si è perso un altro po’ di quel minimalismo a cui già la versione 696 aveva iniziato a rinunciare, ma troviamo che con quella coda cortissima, la vista longitudinale snella ed agile e la muscolarità di serbatoio e motore, incrementata dal tortuoso giro scarichi sul lato destro (ripreso sì da Diavel, ma coerente con l’andamento dell’ultimo 1100 Evo) la 1200 resti più che fedele alla filologia della prima M900. Quello che cambia è il livello tecnologico, perché ora la Monster è una moto contraddistinta da soluzioni d’avanguardia che le permettono, almeno sotto il punto di vista ciclistico, di essere tecnicamente ancora più minimalista dell’originale. Il propulsore Testastretta 11° a doppia accensione viene infatti utilizzato con funzione portante: sul frontale (anzi, sulle teste come nel caso del Superquadro della Panigale) c’è un piccolo traliccio che sostiene il cannotto di sterzo, mentre il forcellone monobraccio in alluminio è imbullonato direttamente sulla parte posteriore dei carter. In questo modo si ottiene un raddoppiamento della rigidità torsionale rispetto all’unità adottata dal Monster 1100 Evo, un discreto risparmio di peso (oltre 1kg per il telaio ed altrettanto per il reggisella) ed un ovvia variazione delle quote ciclistiche: l’interasse si allunga di ben 60 mm, compensando così l’incremento prestazionale ed offrendo un look ben più equilibrato, con un effetto “tronco” della coda nonostante la distanza 5 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb Media bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb 6 Scarica l’APP del Magazine fra manubrio e codino sia a tutti gli effetti aumentata, migliorando l’abitabilità tanto a solo che in coppia. Il baricentro, inoltre, è stato arretrato di 43 mm ed abbassato di 20, determinando un assetto decisamente più agile. Rispetto alla Monster a due valvole qui le potenze crescono in maniera sostanziale. Non abbiamo usato il plurale a caso, perché a differenza di quanto è avvenuto negli ultimi anni sulla gamma Ducati, la versione “S” differisce non solo per equipaggiamento ma anche per cavalleria. La 1200 standard può vantare 135 cavalli a 8.750 giri (già cinque in più rispetto all’ultima Monster a quattro valvole, la S4Rs spinta dal Testastretta del 2006) e soprattutto ben 12 kgm di coppia, mentre la più dotata 1200S ne tira fuori ben 145 allo stesso regime, con un aumento parallelo di 0,7 kilogrammetri. Prove Ci tocca deludere subito chi sperava di comprare una 1200 e portarla successivamente alle potenze della 1200S: la cosa non è fattibile nemmeno cambiando centralina – la Monster è dotata di diversi controlli che vanificano il tentativo, nonostante la limitazione venga effettuata intervenendo solamente sull’elettronica. Le prestazioni non inficiano l’affidabilità del propulsore, che anzi allunga ulteriormente gli intervalli di manutenzione principale: ora la registrazione del gioco valvole, l’intervento più importante da effettuare sul bicilindrico bolognese, si effettua ogni ben 30.000 km. Prestazioni e comodità In perfetta sintonia con l’attuale filosofia Ducati – proporre moto più performanti ma allo stesso 7 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito tempo più versatili e comode – la Monster 1200 si evolve profondamente anche sul piano dell’ergonomia. La posizione di guida si modernizza, diventando più raccolta ma soprattutto regolabile grazie ad una sella che, per la prima volta nella storia Ducati, può variare in altezza fra i 785 e gli 810 mm, con la possibilità di adottare un’unità ribassata optional che porta il cavallo a 745 millimetri ma anche una rialzata che lo alza fino a 830. Il coprisella posteriore, che cambia l’aspetto da mono a biposto, viene offerto di serie mentre il serbatoio – per la grande gioia per i tradizionalisti – torna ad essere in pregiato acciaio ed aumenta la capienza fino a 17,5 litri compensando così la maggior sete del propulsore a quattro valvole. Stessa filosofia per strumentazione e comandi, in gran parte mutuati dall’esperienza 8 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Diavel a partire dalla frizione antisaltellamento in bagno d’olio (studiata per contenere lo sforzo richiesto per l’azionamento) e continuare con la gestione elettronica, che si estende fino alla splendida strumentazione TFT a colori capace di gestire tre differenti visualizzazioni sulla base del riding mode selezionato. Raffinata come si conviene ad una… DucAudi, passateci il gioco di parole, l’illuminazione, con un gruppo ottico anteriore misto alogeno/LED e uno posteriore integralmente a led. Stona invece un po’ l’assenza della gestione elettronica delle sospensioni almeno sul modello S, data la maggior versatilità dichiarata. D’altra parte l’accessorio avrebbe comportato un sostanzioso aumento del prezzo, e in Ducati si dicono più che soddisfatti della componentistica adottata. Gemelle diverse La mancanza è parzialmente compensata dall’adozione di un comparto sospensioni di alto livello per la Monster 1200S: sulla standard troviamo infatti una forcella rovesciata Kayaba con steli da 43mm ed un mono Sachs, completamente regolabile la prima (con taratura idraulica sullo stelo destro) e con le sole tarature di precarico ed estensione idraulica il secondo. Più pregiata e di ben diverso impatto visivo la dotazione della 1200S, che propone un corredo integralmente Ohlins: forcella con steli da 48 mm e trattamento TiN di ultima generazione, e monoammortizzatore con serbatoietto di compensazione idraulica a schema piggyback, entrambi naturalmente completamente regolabili. Le due Monster sono diverse anche per cerchi ed impianto frenante: la Prove 1200 si accontenta – si fa per dire – di cerchi in lega leggera a 10 razze sulla falsariga di quelli utilizzati sulla Panigale, mentre la 1200S vanta inedite unità a tre razze con sezione ad Y lavorate di macchina. Entrambe ovviamente da 17 pollici, calzano pneumatici Pirelli Diablo Rosso II, bimescola, nelle misure 120/70 e 190/55. Diverse anche le dotazioni in termini di impianto frenante: la 1200 è già su un ottimo livello, con pinze radiali monoblocco M4-32 a quattro pistoncini e dischi da 320 mm, mentre la 1200S esagera riproponendo di sana pianta i freni della Panigale – pinze M50 e dischi da 330 millimetri. In entrambi i casi la Monster 1200 offre prestazioni deceleranti di primissimo piano, risultando la Ducati meglio frenata in assoluto: rispetto alla vecchia Monster 1100 a parità di sforzo sulla leva sulla 1200 si 9 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito ottiene un miglioramento della potenza decelerante del 18%, mentre con la S si va addirittura oltre, con un valore superiore del 19% rispetto alla versione base. L’azione è comunque sempre supervisionata dall’ABS Bosch 9MP a tre livelli d’intervento, integrato con la gestione elettronica Ducati Safety Pack. Il sistema coordina infatti la gestione del sistema antibloccaggio (disinseribile per chi proprio non può fare a meno di un po’ di stunting…), della risposta dell’acceleratore e del controllo di trazione, regolabile su otto livelli d’intervento. A differenza di altre implementazioni, qui il DTC agisce sull’anticipo d’accensione, addolcendo l’erogazione in maniera molto più rapida ma anche più dolce e quindi compatibile con la guida sportiva rispetto all’azione sui corpi farfallati. Gli otto livelli d’intervento propongono un valore di default (riprogrammabile a piacimento dall’utente, che può contare sulla sicurezza del… poter riportare tutto ai valori iniziali attraverso un comando del menu) in accordo ai 10 Periodico elettronico di informazione motociclistica tre riding modes offerti: Sport, Touring e Urban. In modalità Sport e Touring la potenza è quella massima disponibile, ma mentre la seconda propone una risposta addolcita dell’acceleratore ed un intervento prudenziale dell’antibloccaggio e del controllo di trazione, la prima lascia un maggior controllo al pilota. La Urban è invece calmierata nella potenza, limitata a 100 cavalli, e decisamente più conservativa nella gestione di ABS e traction control. In sella La posizione di guida è cambiata e si sente: mani e piedi “cadono” più naturalmente al loro posto, anche se dobbiamo registrare la fastidiosa interferenza dei supporti pedana del passeggero con il tallone del pilota quando si guida sulle punte. Niente di grave, perché nella guida rilassata si possono usare come veri e propri appoggi supplementari, ma il contatto infastidisce un po’ quando invece si desidera guidare di corpo, con Scarica l’APP del Magazine i piedi poggiati in punta. Il display è chiaro e leggibile, con lo sfondo che reagisce ai cambi di illuminazione diventando chiaro o scuro ed offrendo sempre la visualizzazione ottimale. Piacevoli all’azionamento anche tutti i comandi a manubrio: la leva della frizione, in particolare, offre uno sforzo contenuto ed una buona progressività, e il comando acceleratore ride-by-wire non soffre di quel senso di scollegamento fra manopola e corpi farfallati che si percepisce altrove. Attenzione però al comando del freno posteriore: chi ama chiamarlo in causa in città o nella guida sportiva per chiudere la traiettoria deve fare i conti con una corsa eccessiva del pedale che richiede un movimento un po’ troppo ampio. In città la Monster 1200 si dimostra sicuramente più accessibile rispetto alla precedente: l’aumento di agilità si percepisce immediatamente e in modalità Urban il motore è veramente dolcissimo nell’erogazione fin da regimi che non dovrebbero venire contemplati da un bicilindrico – la frizione si chiama Prove in causa solo quando ci si ferma, e non è quasi mai necessario accarezzarla nemmeno ad andature da parata. Gli specchietti offrono una buona funzionalità, e i freni non mettono mai in crisi nemmeno i meno esperti con attacchi bruschi. Bisogna però fare i conti con una taratura delle sospensioni da sportiva: si percepisce una scorrevolezza davvero elevata, ma l’idraulica molto frenata lascia passare qualche sollecitazione soprattutto sul retrotreno, scaricando sulla schiena del pilota gobbe e buche. Fuori si gode Basta però uscire fuori dai centri urbani perché l’assetto inizi ad avere senso: agile ma composta, la 1200S ripaga con un grande gusto tanto la guida decisa quanto quella più pennellata. Inserendo la modalità Touring la schiena del motore si fa bella robusta, il tono allo scarico maschio e gratificante anche se ai bassi regimi – fino a circa 3.000 giri di strumento – si avverte qualche 11 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa montagna più alta di Spagna (oltre 3.000 metri). L’asfalto qui è semplicemente strepitoso – è realizzato con una mescola che contiene lava, abrasivissima e contraddistinta da un grip da pista – e la strada ha un andamento che solletica gli istinti peggiori del motociclista sportivo. Mettiamo subito la modalità Sport e la Monster ci ripaga con la cattiveria delle sportive più spinte. Il motore, già muscolosissimo in Touring, ruggisce come un leone e si mangia una marcia dietro l’altra; attenzione però perché se si vuole tirare fuori il meglio dalla Monster 1200 servono decisione, concentrazione ed un po’ di esperienza, perché gestire tanto motore unita a tanta agilità può portarvi facilmente a mettervi nei guai. Fortunatamente basta però chiamare in causa i freni - potenti, modulabili e mai troppo aggressivi nell’attacco come su alcune Ducati del passato - perché tutto ritorni immediatamente sotto controllo. La Monster si ferma con grinta e la situazione torna bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb fastidioso strappo. Irregolarità che si perdonano volentieri, perché la notevole agilità gratifica e blandisce la guida sportiva senza presentare il conto in termini di rigore direzionale: anche a velocità rispettabili (limitate solo dalla totale assenza di qualsivoglia protezione aerodinamica, che rende le escursioni sopra le andature autostradali faccende da riservarsi a brevi assaggi) l’avantreno fila dritto come un fuso, e in percorrenza si gode di una stabilità che incoraggia ad esplorare gli elevati limiti di piega concessi dalla ciclistica. Solo negli inserimenti più grintosi o sulle discese più marcate è possibile percepire una 12 relativa carenza di feeling dovuta alla leggerezza dell’avantreno. La sensazione è comunque molto leggera e svanisce una volta iscritta la moto in traiettoria: l’anteriore torna a farsi rassicurante e preciso, e in uscita non c’è traccia di quel sottosterzo che un interasse tanto consistente potrebbe far prevedere. Dove invece il bicilindrico potrebbe fare di più è in fase di allungo: la progressione, dopo la secca “castagna” ai medi si appiattisce sensibilmente oltre i 7.500. I giri continuano a salire, ma l’allungo – sull’onda dell’entusiasmo dovuto alla progressione sottostante – risulta un po’ troppo diluito. Nella guida stradale Prove il limite non si sente, dato che la Monster vi porta a surfare sull’onda della coppia con tanta goduria e il contorno di gustosissimi alleggerimenti dell’avantreno in uscita di curva, ma chi volesse dare sollievo a qualche prurito pistaiolo potrebbe sentire la mancanza di un po’ di cattiveria in più nei pressi della zona rossa. Tanta roba La nostra prova ci porta sulle strade che circondano il meraviglioso parco naturale del Teide, una riserva naturale patrimonio dell’Unesco che circonda un vulcano che vanta il primato di 13 14 15 alla normalità. Resta purtroppo anche qui un po’ di rimpianto per un allungo sottotono, ma vi assicuriamo che quel poco di ginnastica richiesta al piede sinistro per snocciolare le marce viene ampiamente ripagato dalla spinta – cattivissima ma progressiva – che il Testastretta sa imprimere alla Monster 1200S. Se questa Monster ha un pregio, infatti, è quello di saper conquistare tanto chi non subiva troppo il fascino dei precedenti due valvole, quanto i più rigorosi integralisti del Pompone che scopriranno come con due valvole (per cilindro) in più la Monster 1200 sa restare fedele a quello spirito che la guida fin dalle prime edizioni. Anche chi non ha amato le S4 per il comportamento del loro propulsore troverà nella 1200 il meglio dei due mondi: la spinta vigorosa che ha creato la leggenda del bicilindrico bolognese – e della Monster con lei – e la raffinatezza tecnica e di comportamento delle più recenti unità Testastretta. Ducati Monster 1200 S € 15.990 Tempi: 4 Cilindri: 2 Cilindrata: 1198.4 cc Disposizione cilindri: a L Raffreddamento: a liquido Avviamento: E Potenza: 145 cv (108.7 kW) / 8750 giri Coppia: 12.7 kgm (124.5 Nm) / 7250 giri Marce: 6 Freni: DD-D Misure freni: 320-245 mm Misure cerchi (ant./post.): 17’’ / 17’’ Normativa antinquinamento: Euro 3 Peso: 182 kg Lunghezza: 2121 mm Altezza sella: 785 mm Capacità serbatoio: 17.5 l Segmento: Naked ABBIGLIAMENTO Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica SCHEDA TECNICA Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prove Casco HJC RPHA10 Giacca Spidi Scarpe TCX Quando la posso avere? La Monster 1200 sarà disponibile fra pochi giorni in concessionaria in colorazione Rosso Ducati con telaio in tinta e cerchi neri a 13.490 euro, mentre la 1200S arriverà nella stessa livrea e in un inedito bianco con telaio bronzo a 15.990 euro. Per entrambe le versioni “S” i cerchi saranno nero lucido. E’ difficile commentare il prezzo delle due Monster 1200: elevato in termini assoluti, è giustificato da finiture ineccepibili e da contenuti tecnici e tecnologici di primo piano ed è comunque allineato alle più recenti supernaked europee. Proposte rispetto alle quali si sovrappone comunque solo parzialmente, offrendo un approccio sicuramente più versatile e meno estremo. Dove altre offrono prestazioni sulla carta più elevate ma allo stesso tempo intimidatorie e poco sfruttabili su strada, la Monster 1200 sa dare tantissimo gusto al prezzo di un impegno sicuramente più contenuto. 16 17 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Il ritorno della Low Rider Nata nel 1977, Low Rider è rapidamente diventato uno dei modelli più significativi e peculiari della gamma Harley-Davidson. Dopo una lunga e onorata carriera la custom dura e pura è uscita di produzione, rientrando poi in gamma adesso – dopo cinque anni d’assenza – contraddistinta da un accurato studio ergonomico che dovrebbe renderla ancora più apprezzata e popolare. La base tecnica conta sul motore Twin Cam 103 (in versione con coppia di 126 Nm, iniezione elettronica e cambio Cruise Drive a sei rapporti) e sul telaio Dyna, dotato di forcella con steli da ben 49 mm e nuovi ammortizzatori posteriori dotati di molle progressive e regolazione del precarico. L’impianto frenante conta su un doppio disco anteriore, naturalmente dotato di ABS di serie nei paesi europei. Fin qui niente di strano, mentre se si passa ad osservare la posizione di guida Harley-Davidson altre tre nuove versioni nella gamma 2014 News le cose cambiano: grazie ad un accurato studio ergonomico da parte della Casa madre la nuova Low Rider si adatta al meglio ad un’ampia gamma di piloti potendo modificare la triangolazione manubrio/sella/pedane come mai prima su una Harley-Davidson. Pur restando fedele alla sua caratteristica identificativa – la sella è bassissima, a soli 680mm da terra – la Low Rider è infatti in grado di modificare in maniera significativa la posizione del pilota grazie alle possibilità offerte da una seduta regolabile su due posizioni (avanzata o arretrata, con 38 mm di differenza) e un manubrio dal supporto anch’esso regolabile, integrato nella visiera faro. Le pedane sono state spostate avanti di 51 mm rispetto alla posizione intermedia della Dyna, seguendo le indicazioni di diversi motociclisti ma anche avanzate simulazioni al computer del tipo impiegato nell’industria automobilistica. Media di Edoardo Licciardello | La Casa di Milwaukee ci sorprende con tre nuove versioni che si aggiungono alle novità già presentate. Ritorna la Low Rider, la SuperLow si fa turistica e arriva la Street Bob Special Edition H arley-Davidson non sembra conoscere momenti di stanca: dopo le epocali novità delle touring Project Rushmore con raffreddamento a liquido, l’arrivo dell’ABS sulla gamma Sportster e l’introduzione della Street 750 (ma anche l’introduzione di CVO Softail Deluxe e il restyling della Dyna Fat Bob) il mese di marzo vede il ritorno 18 sulle scene della rétro Low Rider e della cattivissima special di serie Street Bob Special Edition, nonché la nascita di SuperLow 1200T. Non è un caso se a Milwaukee sottolineano con orgoglio come si tratti del lancio di novità più consistente nei 110 anni di vita dell’azienda, a conferma di come Harley-Davidson abbia saputo reagire e superare il periodo di crisi. 19 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica punti di ancoraggio a sgancio rapido che consentono di aggiungere facilmente uno schienale o un portapacchi. La sella è una touring ribassata biposto; la posizione dei piedi del pilota è stata avanzata di 7.5cm rispetto al SuperLow 883 per rendere più facile poggiare i piedi a terra e azionare il cavalletto laterale. Street Bob Special Edition Più cavalli e più stile, queste le premesse alla base della nascita della Special Edition della Street Bob in versione 2014. Il primo obiettivo viene ottenuto adottando il motore da 1690 cc Twin Cam 103 (130 Nm di coppia) con SuperLow 1200T, la sportiva da turismo L’immaginario collettivo – soprattutto quello di chi motociclista non è – identifica le Harley-Davidson come moto per grandi viaggi sulle lunghe strade statunitensi. Per rendere la SuperLow più adatta a questo tipo di impiego, a Milwaukee hanno pensato di prendere un telaio SuperLow, abbinargli il motore Evolution 1200 e dotarla di nuove componenti ciclistiche ed accessori più adatti all’uso turistico senza compromettere le doti fondamentali di accessibilità anche ai motociclisti meno alti, prendendo ispirazione da personalizzazioni già effettuate da diversi clienti H-D. Il motore è l’Evolution 1200 ad iniezione elettronica (coppia dichiarata: 96 Nm a 3.750 giri) verniciato in nero a polvere; la base tecnico/ 20 News trasmissione Cruise Drive a sei rapporti e scarichi “shorty” gemellati cromati con taglio dritto. La questione stile viene invece risolta sulla bobber H-D adottando un’affascinante livrea bicolore rosso/argento denominata Dominator con fregi decorativi, cerchi in lega a cinque razze (con freni a disco naturalmente governati dall’ABS), sella biposto Badlander, comandi avanzati e manubrio Drag al posto del mini-ape di serie. Per il resto il modello mantiene tutte le caratteristiche principali dell’essenziale Street Bob su cui viene allestito- parafango posteriore corto, serbatoio del carburante Fat Bob e gruppo motore-trasmissione di colore nero. ciclistica rimane coerente con le caratteristiche di guida definite per la SuperLow 883. Le misure caratteristiche sono state pensate per rendere la moto più maneggevole e gestibile in collaborazione con sospensioni tarate specificamente per l’uso turistico ed un monoammortizzatore regolabile nel precarico per adattarsi ai diversi carichi della guida a solo, con passeggero e/o bagagli. Un occhio speciale per la sicurezza nell’impianto frenante, che conta su un disco anteriore da 300 mm ed uno posteriore da 260, entrambi lavorati da pinze a doppio pistoncino e raccordi in treccia aeronautica. Tutto l’impianto è naturalmente controllato dal sistema ABS di serie. Le caratteristiche Touring vengono valorizzate da borse laterali con serratura e parabrezza rimovibile; il sistema di montaggio delle borse comprende 21 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica E’ presto per parlare di inversione di tendenza, ma i prime due mesi dell’anno hanno mostrato buoni segnali di ripresa, con febbraio addirittura migliorato rispetto a gennaio. A febbraio di quest’anno le registrazioni di scooter e moto oltre 50 cc hanno infatti segnato un +10,2%, mentre un anno fa la perdita era stata del 23,6% rispetto allo stesso mese del 2012. A febbraio sono state immatricolate 4.407 moto, il 15,1% in più rispetto a un anno fa, mentre gli scooter sono tornati finalmente in positivo – non accadeva da moltissimo tempo - registrando 5.263 immatricolazioni pari a un +6,5%. Febbraio pesa attorno al 6% nelle vendite annuali, in pratica come il mese di gennaio. Interessante andare a un anno fa per un raffronto, quando le moto perdevano invece il 13,6% e gli scooter quasi il 30% rispetto allo stesso periodo del 2012. E già questa è una buona notizia. Prosegue, all’opposto, la costante emorragia dei cinquantini, che anche a febbraio hanno lasciato sul campo il 17,9%: un anno fa la perdita era stata ben superiore, ma siamo scesi a livelli davvero minimi: appena 1.575 registrazioni. Mercato a febbraio Moto e scooter tornano a +10% di Maurizio Gissi | Per il terzo mese di fila le vendite delle moto mostrano il segno positivo e a febbraio anche gli scooter sono tornati in attivo: il totale immatricolato registra un buon +10,2%. Continuano invece a perdere, anche se un po’ meno, i cinquantini 22 La Top 100 moto di febbraio Ci sono cinque novità 2014 nei primi sette posti nelle vendite di febbraio. Oltre al prevedibile andamento positivo delle due GS BMW risalta l’affermazio delle due naked Yamaha della nuova serie MT, in questo caso si tratta di modelli concepiti proprio come risposta alla crisi che ha colpito l’economia in generale e quindi le vendite anche di moto degli ultimi anni. Per trovare una moto con cilindrata attorno ai 600 cc, un tempo la più importante, occorre scendere al 15° posto: prima ci sono tutte moto di cubatura maggiore, spesso superiori al litro di cilindrata. News La Top 100 Scooter di febbraio Honda piazza quattro modelli ai primi quattro posti e la Integra diventa la prima fra i maxi scooter. I modelli a ruote alte monopolizzano il grosso delle vendite. Interessante la prestazione del Kawasaki J300 che si piazza all’ottavo posto. Yamaha consolida la seconda posizione alle spalle di Honda. Il buon avvio del 2014 Nel primo bimestre del 2014 le moto hanno registrato 7.942 vendite, pari a un +10,1% (+4,5% a gennaio e 15,1% a febbraio). Gli scooter hanno invece totalizzato 10.348 pezzi venduti, pari a -5,4% rispetto a un anno prima (-15% a gennaio e +6,5% a febbraio). L’approfondimento per cilindrata mostra un consolidamento di volumi a partire dagli scooter tra 300 e 500 cc con 3.363 veicoli e un +8,1%, segmento comunque più importante, seguito dai 125 con 3.242 unità e un -3,5%. Sempre in calo le cilindrate da 150 fino a 250 con 2.908 pezzi, pari al -19,3%, mentre regge meglio il segmento dei maxiscooter oltre 500 con 835 vendite e un -3,0%. Fra le moto l’andamento delle cilindrate è differenziato. Quelle superiori ai 1000 cc registrano 2.618 pezzi e un ottimo +34,2%. A seguire i volumi delle moto tra 800 e 1000 con 1.733 unità, e un +1,5%. Le medie cilindrate tra 650 e 750, con 1.269 moto, si attestano a +4,7%. Le 600, con solo 136 vendite, crollano a -45,6%. Più vivace il trend delle moto fra 300 e 500 con 1.192 pezzi e un +14,1%, le 150-250 con 483 moto e un +8,3% e infine le 125 con 511 moto e un calo pari al -14,8%. La Top 100 moto dei primi due mesi del 2014 Il segmento delle enduro stradali, sommato a quello delle crossover, resta largamentre al 23 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb primo posto nelle preferenze dei motociclisti in questo inizio di 2014. La GS Adventure è la novità 2014 che va per la maggiore e si piazza al primo posto assoluto, seguita dalle Honda NC 700 e dalla BMW GS che nel 2013 erano state le mattatrici del mercato. Seguono poi altre novità dell’anno: Yamaha MT-09 e 07, BMW RT 1200 e Suzuki V-Strom 1000, che hanno movimentato le vendite del nuovo in questo inizio 2014. La Top 100 scooter dei primi due mesi del 2014 Non ci sono state novità importanti nel comparto scooter, niente almeno che possa scalfire la top 24 ten della categoria. E anche più in basso non ci sono inserimenti imprevisti, a dimostrazione che le posizioni, i prezzi e le caratteristiche dei modelli sono consolidati. La classifica è dominata da volti noti e dagli immancabili SH Honda a guidare il gruppo. La Top 100 assoluta dei primi due mesi del 2014 Questa la classifica che vede assieme gli scooter e le moto più vendute. Non accadeva da tempo che vi fossero ben tre moto nelle prime sei posizioni, quattro nelle prime dieci. Nel caso di GS Adventure e MT-09 si tratta di modelli del 2014. Moto: Le 20 marche più vendute a Scooter: Le 10 marche più febbraio 2014 vendute a febbraio 2014 Il sorpasso era avvenuto a fine 2013, quando per la prima volta la BMW era balzata al primo posto nella categoria moto. Nei primi due mesi di quest’anno l’arrivo di importanti novità, come 1200 RT e Adventure, hanno consolidato la posizione del marchio tedesco che ha staccato decisamente Honda. Grazie alle nuove MT, Yamaha risale finalmente a una posizione da podio, quella che tradizionalmente le compete e che aveva perso l’anno scorso. KTM balza al quarto posto, facendo meglio di marchi storicamente, o commercialmente, più forti. Nel segmento scooter la classifica delle marche più vendute replica quello che si visto nell’ultimo anno almeno. Kawasaki entra al settimo posto. Guarda tutte le classifiche La Top 100 moto di febbraio La Top 100 Scooter di febbraio La Top 100 moto dei primi due mesi del 2014 La Top 100 scooter dei primi due mesi del 2014 La Top 100 assoluta dei primi due mesi del 2014 Moto: Le 20 marche più vendute a febbraio 2014 Scooter: Le 10 marche più vendute a febbraio 2014 25 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Fiere aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Motodays Nuovo record per l’edizione 2014 di Alfonso Rago | Sono stati 143.800 i visitatori che hanno varcato i cancelli della sesta edizione di Motodays a Roma, trovando esposto il meglio della produzione italiana e mondiale di moto e scooter. Successo per le aree test delle moto P artiamo dai numeri, che non dicono tutto ma aiutano a capire. Gran parte del successo di un evento si misura proprio in base agli ingressi: nelle quattro giornate dei Motodays, da giovedì a domenica scorsa, i visitatori sono stati 143.800, un dato sostanzialmente in linea con la passata 26 edizione (quando ne furono dichiarati 141.720), ma che pure identifica un incremento, considerando che lo scorso anno Motodays aveva ospitato anche i padiglioni BiciLive. «Quest’anno, invece il Salone della Bici si è svolto in febbraio e ha totalizzato, da solo, 18.000 visitatori - rileva Mauro Giustibelli, Exibition Manager del Salone - Confermare le cifre del 2013, dunque, per Motodays equivale ad un cospicuo aumento di presenze». Le quattro giornate che hanno caratterizzato Motodays hanno dato la possibilità agli appassionati di ammirare e provare le novità di moto e scooter, grazie alla presenza quasi al completo di tutte le Case: Gruppo Piaggio (Aprilia, Moto Guzzi, Piaggio, Vespa e Scarabeo), Bimota, Ducati e Italmoto (un debutto che meriterà un approfondimento), le quattro marche giapponesi, BMW, Triumph, Royal Enfield, KTM, Peugeot e Kymco (all’esordio in terra romana) e le americane EBR e Harley-Davidson (solo quest’ultima presente tramite una concessionaria). Insomma, un parterre dal quale mancavano davvero in pochi, occasione scelta per svelare alcune succose anteprime: ai Motodays, infatti, è stato tolto il velo alla nuova Ducati Diavel, al Peugeot Geopolis 300 R, al Piaggio Beverly S, all’intera gamma Italmoto e alla nuova “Superbike” EBR 1190 RX, presente per la prima volta ad un appuntamento europeo. «Anche quest’anno, a Motodays abbiamo vissuto in pieno la passione per le due ruote - ha dichiarato l’Amministratore Unico di Fiera Roma, Mauro Mannocchi - Sono stati quattro giorni ricchi di appuntamenti, incontri e spettacoli, tante novità da vedere e da provare e tutto questo ha permesso a Fiera Roma di registrare un nuovo successo. Con questi numeri abbiamo lanciato un messaggio di speranza a tutto il settore: gli appassionati ci sono, hanno tanta “voglia di moto” e, da parte nostra, inizieremo a lavorare da subito per organizzare un’edizione 2015 ancora più ricca». Soprattutto in termini di accessori ed abbigliamento, suggeriamo noi, visto che il prodotto è ben rappresentato: 27 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito ci vorrebbe un ventaglio più ampio di aziende (ed in Italia ce ne sono tante) di componentistica, caschi, calzature ed abbigliamento; una delle critiche più comuni riguarda il prezzo d’ingresso, da tanti ritenuto piuttosto salato, e molto si potrebbe fare per il comfort dei visitatori, in termini di pulizia e servizi (per esempio, molte delle scale mobili e dei tapis roulant erano già fermi a partire dal pomeriggio del primo giorno di Fiera, né si vedevano in giro addetti alla manutenzione). Terminato l’elenco delle cose da migliorare, torniamo a raccontare l’evento. Una delle carte vincenti di Motodays, sia per gli ampi spazi a disposizione sia per le splendide giornate primaverili che l’hanno accompagnato, si è confermata la Riding Experience, che permette ai visitatori di salire in sella alla moto dei sogni dopo averla fotografata negli stand, per 28 Periodico elettronico di informazione motociclistica un giro nelle aree demo o una gita “on the road” fuori dai padiglioni di Fiera . Quest’anno erano in prova gli ultimi modelli Aprilia, Piaggio, KTM, Kawasaki e Triumph, ma anche Yamaha, Honda, Suzuki e Harley-Davidson: abbiamo raccolto solo commenti positivi su questo servizio, non limitato ai fruitori finali. Anche da parte delle Case si rileva l’importanza di avvicinare in modo dinamico i potenziali clienti al prodotto, testandone l’efficacia e comparando le prestazioni rispetto ad altri modelli. A Motodays, il pubblico ha potuto incontrare i campioni delle due ruote, tra i quali i romani Michel Fabrizio e Davide Giugliano, il campione del mondo Superbike 2011 Carlos Checa, Marco Melandri e Sylvain Guintoli di Aprilia Racing, Niccolò Canepa e Toni Elias, iridato in Moto2 nel 2010. Tra i vip in giro per gli stand, l’attore Marco Scarica l’APP del Magazine Giallini, l’ex-rugbista Andrea Lo Cicero e le star radiofoniche DJ Ringo e Giovanni Di Pillo di Virgin Radio, ma anche Lucia Ocone, Luca Barbarossa, Andrea Perroni, Max Giusti e Laura Barriales, Enzo Salvi e Roberto Ciufoli. Iniziative speciali hanno poi legato le due ruote con il mondo del sociale e della solidarietà (come la scuola guida Diversamente Disabili, Garage Italia-Bambini del deserto) o con il mondo del fuoristrada con “Pilota per un Giorno”. Grande attenzione Motodays l’ha avuta anche per la sicurezza stradale, con il supporto della Polizia di Stato. Presenti anche l’Esercito, con il simulatore di guida, la Guardia di Finanza, con gli incontri sulla cultura della legalità, la Polizia Penitenziaria con le unità cinofile, i Carabinieri e la Polizia Municipale, con una Goldwing donata da Mr. Honda. L’area tematica “Days on the Road” Fiere si è confermato il punto di ritrovo preferito degli amanti dei viaggi e delle gite fuoriporta, mentre “Kromature” è stato il padiglione dedicato alle moto custom e cafè racer con il Bike Show di Bikers Life e contest riservati agli artisti. Per i motociclisti “old school”, ecco l’area Vintage riservata alle moto d’epoca: protagoniste dell’edizione 2014 sono state le “Specials of Yesterday” che hanno fatto sognare tante generazioni di motociclisti e poi memorabilia, oggettistica e parti di ricambio della Mostra Scambio. Infine, tra tante due ruote, Motodays ha lasciato spazio anche alle quattro, con First-Hand, programma di usato selezionato e garantito Mercedes-Benz: ben 80 tra Mercedes e Smart d’occasione sono state proposte al pubblico in visita ai padiglioni della Nuova Fiera di Roma. 29 i L ike @ M otodays 2 0 1 4 30 31 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 32 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News 33 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News Media 34 35 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito 36 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News 37 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Claudio Domenicali “Sviluppare la MotoGP è fondamentale per le ricadute sulle ducati di serie” di Emiliano Perucca Orfei | La presentazione del restyling di Diavel alla Volkswagen group Night è stata l’occasione per parlare con l’AD Ducati della gamma attuale, della Open in MotoGP e dell’inizio di campionato nel Mondiale Superbike A Arriva un po’ inaspettato il nuovo Diavel alla Volkswagen Night, perché - diciamolo - lo aspettavamo al prossimo Motodays. Ma a Ducati piace sorprenderci, ed ecco quindi che i veli sono stati tolti in quel di Ginevra, in occasione della serata dedicata al gruppo di Ingolstadt. Non potevamo farci sfuggire l’occasione di fare due chiacchiere con Claudio Domenicali, iniziando naturalmente da questo Diavel. «E’ un intervento di restyling che abbiamo effettuato sulla nostra Sport Cruiser a tre anni dall’introduzione sul mercato» spiega l’Amministratore Delegato di Ducati Motor. «Un modello con cui abbiamo ottenuto risultati molto interessanti, perché si tratta di una moto che propone un pacchetto inedito per noi una posizione di guida lontana 38 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica dallo stile Ducati, più vicino al settore Cruiser, ma con una dinamica di guida ed emozioni tipicamente nostre» Proviamo ad entrare un po’ nel dettaglio. «Per continuare questa serie positiva abbiamo apportato alcuni interventi migliorativi. Ora il motore è lo stesso utilizzato sul Multistrada - un propulsore evoluto, a doppia accensione, con iniezione secondaria, più regolare e fluido ai bassi regimi e quindi gratificante anche quando si va piano. Ma ci sono anche diversi interventi estetici, come il nuovo proiettore, ora completamente a LED, un impianto di scarico completamente rifatto (che tra l’altro deriva da un’unità precedentemente proposta come accessorio, ma solo in versione racing e non omologata. Abbiamo modificato anche la carrozzeria, la sella è più piatta e più confortevole - insomma, tutta una serie di interventi che danno al possessore di Diavel una moto ancora più moderna e performante» chiara: l’organizzatore ha scelto di dare la possibilità a chiunque di iscriversi come Open o come Factory, privilegiando chiaramente la prima in quanto considerata il futuro del motociclismo, con un’elettronica definita in toto dall’organizzatore. Ma chi vuole può continuare a svilupparsi in proprio la gestione elettronica, sottostando però ad una serie di limitazioni che vanno dalla minore disponibilità di benzina fino al dover sigillare i motori ad inizio anno e via su questa strada. Per noi, che partiamo con un ritardo accumulato nelle scorse stagioni, avere la possibilità di sviluppare la moto e quindi evolvere il motore durante la stagione è fondamentale, per cui la scelta è stata abbastanza semplice: abbiamo scelto di abbandonare il nostro software accettandone uno che conosciamo poco per poter sviluppare il nostro prodotto, con le ovvie ricadute sul prodotto di serie. E’ stata una scelta abbastanza semplice» La disponibilità di 24 litri, con motori potenti come i vostri, può essere un vantaggio sensibile? «Si, anche se 24 litri non sono il quantitativo necessario a terminare una gara - l’organizzatore ha scelto questo limite per dare a tutti la possibilità di competere, ma quanti effettivamente serviranno dipenderà dal software che ci verrà Intervista messo a disposizione dall’organizzatore stesso. Software che dobbiamo davvero ancora conoscere a fondo» Quindi pensate di non utilizzare tutti e 24 i litri? «Ripeto: è difficile dirlo: se potessimo utilizzare il software che usavamo lo scorso anno certamente no, dipenderà da quanto si rivelerà evoluto il software che l’organizzatore ci metterà a disposizione» Parliamo di Superbike: come giudica l’inizio di campionato di Ducati? «Direi bene, venivamo da un 2013 complesso, con un primo anno piuttosto sofferto per la Panigale. Abbiamo apportato Ma avete anche appena lanciato una nuova famiglia Monster. Ne arriverà anche una più piccola? In che tempi? «Abbiamo appena introdotto la 1200, dateci tempo. Certo, abbiamo la tradizione di organizzare il nostro lavoro per famiglie di prodotti, ma è ancora presto per parlarne...» Per quanto riguarda la MotoGP Ducati ha deciso di correre in Open. Come commenta Domenicali questa scelta? «La situazione è abbastanza 39 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito diversi cambiamenti sia dal punto di vista organizzativo che da quello dello sviluppo, e soprattutto dove soffrivamo di più - le prestazioni del motore - siamo migliorati molto, abbiamo iniziato la stagione con 6/7 cavalli più dello scorso anno e a Phillip Island si è visto - la differenza in velocità di punta rispetto alla concorrenza si è praticamente dimezzata, dando un contributo fondamentale alle prestazioni generali» Un’ultima domanda: oggi abbiamo visto un forte impegno del gruppo Volkswagen sulla 24 ore di Le Mans sia con il brand Audi che con quello Porsche. 40 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News Per quanto riguarda le moto, invece, Ducati non è impegnata direttamente nell’Endurance. C’è una richiesta da parte del gruppo in questo senso? «Per adesso facciamo MotoGP, Superbike, Superstock, Superbike tedesca - ci mancherebbero anche le 24 ore! A parte gli scherzi, le gare di durata sono sicuramente molto interessanti, ma in questo momento siamo impegnati su un numero di fronti che ha pochi uguali nel panorama dei costruttori motociclistici. Ducati d’altra parte è sinonimo di sport e competizioni, quindi siamo qui per assecondare le richieste dei nostri tifosi!» 41 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica 8 marzo (a proposito, basta con questa noiosa distinzione tra moto e scooter, si può godere di una bella strada con entrambi!). Una passione, uno sport, uno stile di vita che ha contagiato anche le ragazze. Oggi sono protagoniste su strada, ma anche nello sport, nel turismo e - perché no? - nella moda. Ve lo dimostriamo oggi a modo nostro, festeggiando le donne in moto: dalla nostra tester Cristina Bacchetti (che presenta di seguito una divertente guida alle moto per lei), alla campionessa del mondo Chiara Fontanesi, dalla nostra esperta di lifestyle Babila alla fortissima spagnola Sanz che ha stupito tutti nell’ultima Dakar. Non perdetevi poi lo speciale dedicato a Joanne Donn di Ambrosioni. E scaldate i motori della vostra moto, l’8 marzo vogliamo incrociarvi sulle strade del nostro bellissimo Paese! Buona Festa della Donna in moto, bikers! Per le amanti delle classiche Triumph Bonneville T100 Donne in moto guida all’acquisto dei modelli giusti di Cristina Bacchetti | Pistaiole, turiste, amanti del fuoristrada: sono sempre di più le donne che vivono la passione per le due ruote da protagoniste, oltre che da passeggere. In occasione della Festa della Donna Moto.it vuole pensare a voi! 42 L’ 8 marzo si è festeggiata la donna e Moto.it ha dedicato una serie di articoli a questa meravigliosa metà dell’universo a due ruote. Non solo passeggere, sorelle, mogli, amiche e fidanzate che condividono con noi questa fantastica passione, ma anche e soprattutto donne che in moto ci vanno sempre più spesso e con grande soddisfazione. Basta fare un giro in una grande città italiana per scoprire una moltitudine di centaure in sella al loro scooter o alla loro bella moto La più classica delle classiche: stile retrò, dimensioni ridotte, una classe da perfetta inglesina. E soprattutto una moto facile, comoda e adatta per gli spostamenti quotidiani ma anche per le gite al lago col fidanzato o con le amiche. E poi l’innegabile fruibilità del bicilindrico, il giusto numero di cavalli, il piacere di una guida tranquilla e la certezza di non passare inosservate per le belle livree e le abbondanti cromature. La Bonneville T100 costa 9.950 Euro, la versione classica 8.040. Per le viaggiatrici Suzuki V-Strom 650 Per chi invece vuole spingersi un po’ più fuori città e sogna viaggi da vera tourer, il nostro consiglio guarda alla V-Strom 650: l’ultimo restyling l’ha resa più snella ed equilibrata, la comodità sulle lunghe percorrenze è assicurata, così come la protezione dall’aria. Suzuki propone inoltre numerosi accessori per personalizzare la sua endurona e renderla ancora più votata al viaggio: il kit Urban comprende il plexiglas Touring 43 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine 8 marzo aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb dotato di spoiler superiore regolabile, i paramani, il cavalletto centrale e il puntale inferiore; mentre il kit Traveller aggiunge le manopole termiche, il bauletto in plastica con relativo supporto, le barre paramotore e la presa 12 Volt. Ultimo ma non ultimo, l’ABS è di serie. La Suzuki V-Strom 650 costa 8.590 Euro. Per cominciare, ma con grinta Yamaha MT-07 Bella, economica, facile e con quel tocco grintoso che tutto la fa sembrare meno che una entry-level. La sella è bassa (solo 805 mm da terra), l’erogazione pronta ma fluida, la frizione morbida: una moto perfetta per cominciare ma che, quando un po’ strapazzata, non manca di rivelarsi veloce e divertente, oltre che 44 particolarmente votata alla piega. Di sicuro fa gola il prezzo: con 5.690 Euro ci si porta a casa una naked di tutto rispetto, con 500 Euro in più anche la sicurezza dell’ABS. Supermotard? Sì, ma con le borse Ducati Hyperstrada La Hyperstrada racchiude davvero tre moto in una: è agile in città, divertente quando serve e, all’occorrenza, si trasforma in una piccola viaggiatrice. E poi ha le borse! Concetto che normalmente va in conflitto con l’idea di sportività data dalla scritta Ducati sul serbatoio ma che… quanto è importante per noi fanciulle? Le due borse laterali non stravolgono la linea snella della Hyper e sono adatte per riporre gli oggetti che portiamo quotidianamente con noi, così come per qualche weekend fuoriporta o la domenica al mare. Unico neo: l’altezza della sella. Gli 850 mm da terra sono tanti, ma le soluzioni ci sono: la sella più bassa, che toglie 20 mm all’imbottitura e vi porta a sedere a 830 mm dal suolo; l’assetto Low: qui ad abbassarsi di 20 mm è proprio la moto, con la corsa della forcella e del mono accorciata di 20 mm; e la versione Low con sella bassa: 810 mm sono alla portata di - quasi - tutte. Hyperstrada costa 12.790 Euro. Nuda di carattere MV Brutale 675 Leggera, compatta, brillante e soprattutto bella! La piccola della famiglia Brutale fa battere il cuore alle più modaiole e risulta facile nonostante la grinta infinita che dimostra su strada. Grinta “modulabile”, grazie alle 4 mappature del mo- tore: Rain, Normal, Sport e Custom, personalizzabili dal guidatore che può intervenire sulle regolazioni di potenza, freno motore, risposta del gas, controllo di trazione. Anche il prezzo, 8.990 Euro con contenuti tecnologi all’avanguardia e soprattutto quel bel logo sul serbatoio, ci piace! Una special, ma di serie BMW R NineT Debutterà sul mercato il 15 marzo, giusto in tempo per l’inizio della stagione, ma ha già fatto parlare di sé: il nome è un omaggio al ricorrere del novantesimo anniversario della Casa tedesca, oltre che alla mitica R90s. Tante le possibilità di personalizzazione, in primis quella di poterla trasformare in monoposto, e poi lo scarico: Akrapovic propone un’alternativa in titanio e 45 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb caratteristiche di una vera custom, con la facilità di una sella decisamente low e un’infinita lista di accessori per la personalizzazione. La moto utilizzata per la nostra prova qualche anno fa, con moltissimi particolari cromati e di strass, fece brillare gli occhi a non poche fanciulle! Il prezzo della versione base è di 8.900 Euro. Una tipa fuori… strada! KTM EXC 250 F 4t Questo sì che è uno sport da uomini! O da vere dure! La nostra Chiara Fontanesi ci ha recentemente dimostrato che anche il fuoristrada, sicuramente la più dura tra le discipline motociclistiche, è alla portata anche delle donne. E per chi di voi volesse avvicinarsi a questa bella avventura ci sentiamo di consigliare una piccola duemmezzo 4 tempi, come la KTM EXC 250. La cilindrata non è esasperata e il 4 tempi non mette in difficoltà le meno esperte come invece rischierebbe di fare un 2 tempi. Forse gli abiti del fuoristrada carbonio con andamento del collettore personalizzabile. La NineT sarà sicuramente oggetto di attenzioni da parte di molti preparatori e customizer. Partendo una base di 15.400 Euro potrete creare la vostra special, oppure tenerla così: una vera special di serie. portabandiera dei colori di Akashi? La Ninja piace alle donne e ancor di più nella sua ultima versione che sfoggia linee tese ma rimane compatta e cattivissima! Costa 12.290 Euro ma, si sa, non stiamo parlando di una moto facilissima: consigliabile la versione con ABS a 1.000 Euro in più. Se sogni la SBK Kawasaki Ninja ZX6-R 636 Il grande amore delle donne, il custom Harley-Davidson 883 Superlow Sono tante le fanciulle che si sono appassionate alle gare e non si perdono una tappa del Motomondiale o della SBK. Sono poi quelle che incrociamo sulle strade nascoste da tute in pelle e caschi integrali, le più sportive della categoria. E, soprattutto dopo il successo delle verdone nell’ultimo Mondiale SBK, come non farsi 46 8 marzo non ci rendono giustizia, ma una bella giornata di enduro, con ritorno a casa stanche e infangate non ha prezzo! Il prezzo della EXC, invece, è di 9.069 Euro. Voglio la moto, ma comoda come uno scooter Honda Integra 750 A vederlo così si direbbe di avere a che fare con uno scooterone, ma non è del tutto vero: la ciclistica, l’impostazione di guida e il bel motorone da 745 cc fanno sì che in sella all’Integra ci si senta un po’ motocicliste. Con la blasonata indole intuitiva dei mezzi Honda e una forte vocazione sportiva ci si può divertire fuori porta e avere, al contempo, uno scooter per andare al lavoro. Integra costa 9.090 nele colorazioni classiche Matt Pearl Glare White o Matt Bullet Silver, e 100 euro in più per le nuove colorazioni “S”: Pearl Glare White Tricolour e Matt Gunpowder Black Metallic, entrambe con cerchi color oro. E’ forse il Marchio più amato dal gentil sesso, un po’ perché evoca sogni americani, un po’ per l’idea che la moto custom sia più facile per la sella bassa, la posizione comoda. Non è sempre così, lo sappiamo bene, ma per questo ci sono le 883! Nella versione Superlow, poi, ci sono tutte le 47 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Villa Chiericati, maestosa facciata con lungo viale d’entrata ma soprattutto un ampio dominio sulla campagna che fin dai tempi remoti è coltivata a riso. Giusto una breve pausa e subito in sella, la direzione è nuovamente quella di Orgiano, dove ai piedi dei colli Berici s’incontra Villa Fracanzan Piovene di Francesco Muttoni, architetto barocco, importante la sua bellezza per l’architettura e per i giochi di stile su muratura e ferro battuto, come molto particolare è pure la location con l’entrata principale sul lato nord a ridosso della strada principale. Il suo giardino si sviuluppa sulla collina, mentre la facciata della villa si apre verso sud in una immensa campagna. Babila festeggia l’8 marzo sui Colli Berici con la Triumph Scrambler Life Style Lonigo, tempio sacro dello speedway Proseguendo in questo itinerario mozzafiato in direzione di Lonigo, mi diverto a fare curve e contro curve con andatura allegra ma non troppo, così da potermi godere anche qualche scorcio delle colline circostanti. Galvanizzata dal bel tempo, sono arrivata a Lonigo, ho pensato che non c’è nulla di più bello per un appassionato di moto che fare visita al tempio dei tasselli chiodati, e quindi un inchino alla pista da Speedway! Chi ama i traversi qui può veramente vederne delle belle. Forse la mia moto non è adatta a questa specialità, ma sicuramente merita un assaggio del terriccio di questa pista. Che emozione Media Sole, strade da sogno, una pista leggendaria e una bella moto inglese: what else? Babila ci presenta un modo suggestivo e indubbiamente bello per festeggiare una giornata molto speciale C iao a tutti. Oggi vi propongo un bel giro, che potreste replicare l’8 marzo per togliere un po’ di ruggine dalla vostra moto e per festeggiare la festa della donna. O, meglio, della centaura! Questa volta sono andata sui Colli Berici con la Triumph Scrambler. Una gita breve che mi ha portato alla scoperta delle meravigliose Ville Venete che circondano le terre vicentine, tutte ancora ben conservate. Ho trovato una giornata splendida, primaverile, il sole si è fatto davvero apprezzare e sono sicura che ci bacerà tutte anche sabato 8 marzo! 48 Pronti? Si parte! Il mio itinerario è iniziato a Vicenza, e da qui mi sono diretta verso la strada della Riviera Berica, dove dopo pochi chilometri si trova subito e ben visibile anche dalla strada principale la Villa Almerico Capra detta “La Rotonda” di Andrea Palladio, uno splendore anche internamente, circondata dalla maestosità del giardino aperto, si può ammirare la città di Vicenza, veramente affascinante. Proseguendo la Scrambler mi porta bella allegra verso la strada statale che va a Padova e in questa direttrice in località di Vancimulio si nota un’altra bellezza del Palladio, 49 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito pensare a quanta passione ci mettono i piloti che per gran parte della loro carriera decidono di guidare monocilindrici potentissimi e velocissimi e per di più senza freni. Follia? No, è solo tanto amore. Per non farmi trascinare dalla voglia di provare qualche pericolosa derapata, mi dirigo verso le vicinissime colline e mi spingo in sterrati dove il divertimento sale a mille. La Scrambler si fa portare ovunque, ammortizzatori e forcella regolati al punto giusto, freni ben rapportati alle prestazioni e all’uso: mi sono davvero divertita a percorrere le stradine nelle colline di Lonigo e da qui sono arrivata all’ultima delle visite che mi ero prefissata, la Villa Pisani detta “La Rocca”. E’ una villa in perfetto stile palladiano che mi è piaciuta soprattutto perché domina la pianure e la cittadina, ma ancora meglio per la sua dimensione che direi quasi a misura d’uomo. Veloce pausa caffè prima del rientro al Garden Caffè di Lonigo nell’ippodromo nel cuore del paese. La moto si è comportata molto bene. I consumi sono stati ridotti e anche questo è un vantaggio. La seduta è comoda e a una buona distanza da terra, perfetta per noi donne per i movimenti veloci e di emergenza nella guida impegnativa e sullo sterrato. Il manubrio è largo, la maneggevolezza è accompagnata da un cambio con innesti precisi, che 50 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News trasmettono la potenza docile di 59 cavalli, giusti e direi anche semplici. Lo scarico alto non è così invadente come potrebbe sembrare. In questa giornata di libertà ho indossato abiti comodi e versatili: un pantalone skinny color senape con stivaletto biker nero calzato sopra i pantaloni, una giacca in pelle nera della collezione donna Triumph con protezioni su spalle e gomiti, dotata di membrana termica all’interno. La giacca è lunga oltre i fianchi e sugli stessi arricciata, è impreziosita sulle spalle da una fetuccia a scacchi che la rende sportiveggiante, è perfetta per una moto dallo stile classico e per una donna che vuole un capo stiloso per andare in moto in qualsiasi occasione. Avete notato il mio casco? E’ vintage, ma non è d’epoca: è il nuovo Premier Trophy, che riprende lo stile dei caschi da corsa degli anni ‘70, ma con la sicurezza (e l’omologazione!) di oggi. I guanti sono anch’essi della nuova collezione lady Triumph in pelle nera dal taglio tecnico e corti. Per completare il vestiario e essere in sintonia con lo stile che ho scelto oggi, ho indossato un grande foulard con stampa con tema British, è un accessorio che non dovrebbe mai mancare soprattutto in una stagione come questa dove le insidie dell’aria fredda sono sempre presenti. See you soon! 51 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine 8 marzo Chiara Fontanesi due volte mondiale. Con il sorriso di Edoardo Licciardello | Tre volte campionessa nazionale, due volte iridata: la giovane parmense sta dominando il panorama crossistico con un’autorità che ricorda le più grandi leggende del cross N Nel mondo tradizionalmente conservatore del motociclismo è ancora raro vedere una donna pilota, men che meno di successo. Figuriamoci nel cross dove fango, fatica e dolore stridono con un immagine femminile dolce e delicata, al massimo civettuola dell’immaginario collettivo. Non fossero bastate le imprese di Loretta Lynn e Stefania Baù nel cross e nel Supercross americano forse ci riuscirà Chiara Fontanesi (o Kiara, come piace farsi chiamare a questa grintosa ragazza parmense che compirà vent’anni fra pochi giorni) che lo scorso anno ha conquistato il suo secondo titolo iridato WMX. La sua storia non è diversa da quella di tanti coetanei dell’altro sesso: Chiara ha iniziato ad andare in moto da piccolissima, allenandosi spesso insieme al fratello maggiore. Il talento c’era e le gare sono arrivate di conseguenza. A tredici anni Kiara va negli USA e conquista il Loretta Lynn’s Vault, trofeo riservato alle crossiste 52 amatoriali; l’anno successivo vince la Coppa Italia di cross nella categoria femminile. Nel 2009 partecipa al mondiale e, a soli 15 anni, vince la sua prima manche iridata a Lierop, in Belgio. Una prestazione che la fa credere ancora di più nelle sue possibilità: nel 2010 vince l’Italiano con punteggio pieno e chiude quarta il suo secondo Mondiale, l’anno successivo conquista il terzo titolo nazionale e diventa vicecampionessa. Nel 2012 vince il Mondiale femminile, prestazione replicata l’anno seguente prima di togliersi lo sfizio di tornare negli USA per correre nel National (il campionato di cross outdoor statunitense) e chiudere la stagione 2013 con la vittoria al Supercross di Ginevra. In occasione della ricorrenza dell’8 marzo, Festa della Donna, abbiamo pensato di farle qualche domanda, fra il serio e il faceto, per capire meglio… cosa significhi essere una crossista in un mondo di uomini. Iniziamo con una domanda provocatoria: perché il cross e non la danza, o la pallavolo, o… uno sport “da donna”? «Perché vado in moto praticamente da quando sono nata. I miei genitori hanno comprato la moto a mio fratello e già che c’erano ne presero una anche per me che avevo tre anni e mezzo. Da lì arrivare alla pratica sportiva è stato un percorso naturale». Che difficoltà hai incontrato all’inizio della tua carriera per entrare da donna in un mondo di uomini? «Sinceramente nessuna: avendo sempre frequentato l’ambiente fin da quando ero una bambina conoscevo tutto e tutti, e tutti conoscevano me. Posso dire che è stato tutto molto naturale». E’ incoraggiante, soprattutto ora che l’immagine delle donne in moto si sta sempre più sdoganando dai preconcetti citati prima. Ma è anche vero che 53 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Media due campionati separati fanno si che ci sia ancora un certo atteggiamento di sufficienza verso il cross femminile. Chiara, data la sua esperienza, è la persona più indicata per darci un parere sul livello del cross femminile rispetto a quello maschile. «E’ difficile da dire perché la situazione è in costante evoluzione. I nostri tempi sul giro si avvicinano anno dopo anno a quelli degli uomini, la differenza è sempre minore». 54 Quindi… quanto dovremo aspettare per vedere una ragazza che se la gioca con i migliori degli uomini? «Non saprei, ma non so nemmeno se sia una cosa auspicabile. Come in altri sport ci sono due campionati separati e direi che va bene così». Dov’è che i maschi sono ancora avvantaggiati, se lo sono? «Principalmente nel fatto che corrono più spesso di noi, hanno un calendario più fitto e una maggiore intensità nelle gare, quindi il livello della 8 marzo Cosa consigli ad una ragazza che vuole intraprendere la carriera sportiva di crossista? «Dipende tutto da quali sono le sue ambizioni. Se vuole solo girare per gusto personale che vada e pensi a divertirsi, senza farsi troppi problemi. Se invece vuole iniziare a correre davvero, magari puntando in alto… che sia preparata a farsi un mazzo così!». competizione cresce naturalmente». Essere una donna, invece, può dare un vantaggio sotto altri aspetti? «Non so, è difficile da dire. Il punto è che per arrivare ad alti livelli, per vincere, ci sono tantissimi aspetti sia fisici che tecnici che psicologici importantissimi, che devono essere al 100% quindi, se anche riuscissi ad isolare un solo aspetto in cui c’è un vantaggio… sarebbe comunque un solo tassello di un puzzle gigantesco». 55 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine 8 marzo Joanne Donn nuovo riferimento del web per le motocicliste USA di Pietro Ambrosioni | Ho conosciuto la minuscola Joanne Donn nel 2010. Sapevo del suo blog GearChic.com, ma è anche Showroom Associate di RevZilla, in assoluto uno dei più vivaci e rampanti business/store nel settore moto Q Questa settimana interrompo il mio resoconto del C2C2C (Coast to Coast to Coast) per celebrare la Festa della Donna. Lo faccio ovviamente da un punto di vista motociclistico, presentandovi un personaggio del tutto improbabile, che in pochi anni è saputa diventare il punto di riferimento per le “donne a due ruote” qui negli USA. Ho conosciuto la minuscola Joanne Donn nel 2010 alla Fiera IMS di San Mateo, alle porte di San Francisco. Sapevo del suo blog GearChic.com ma non avevo mai avuto occasione di conoscerla: il nostro primo incontro si è risolto in una serie di convenevoli e via, ognuno per la sua strada. Per puro caso ci siamo poi trovati allo stesso tavolo a cena, nel corso di un Bike Show a Los Angeles, e da quel momento è nato un bel rapporto di reciproca stima e nemmeno tanto leggere “battute” reciproche su Facebook. Joanne è 56 minuta e gentilissima, ma non si tira indietro se c’è da scherzare alla maniera dei rudi motociclisti. Fast forward: dopo anni in cui ha lavorato nel bellissimo negozio di moto Scuderia, nella zona più fighetta di San Francisco, Joanne ha deciso di seguire il marito sulla costa Est, e precisamente a Philadelphia. Ma non poteva stare certo lontana dalle moto, ed infatti si è aggiudicata un “lavoro da sogno” ovvero Showroom Associate di RevZilla, in assoluto uno dei più vivaci e rampanti business/store nel settore moto che mi sia mai capitato di visitare. Ma Joanne non è certo una semplice “commessa di negozio”. Sarebbe riduttivo. La sua vocazione è da sempre istruire le donne su come vestirsi in modo comodo e sicuro per andare in moto, campo in cui è diventata una vera autorità: i suoi video e podcast sono seguitissimi e persino io, che in moto ci vado dal 1982, parlando con lei ho scoperto un sacco di cose interessanti che nemmeno mi sognavo riguardo all’abbigliamento tecnico. La cosa non è certo passata inosservata e un colosso delle fiere come Advanstar l’ha immediatamente ingaggiata per dare una svolta in chiave femminile alle fiere IMS International Motorcycle Shows, una dozzina di eventi che ogni anno si tengono nelle maggiori città americane. Per loro Joanne ha gestito uno stand dove spiegava alle donne motocicliste tutto quello che dovevano sapere per scegliere il giusto abbigliamento tecnico. L’intervista Parlaci di te, di come hai iniziato ad andare in moto e quali sono stati i primi ostacoli che ti sei trovata ad affrontare come donna motociclista. «Ho iniziato nel 2003 quando mi sono sposata. Durante la 57 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica 8 marzo La vera e unica difficoltà che ho trovato è stata a suo tempo la mancanza di abbigliamento tecnico che fosse comodo e funzionale per il mio modo di vivere la moto luna di miele abbiamo noleggiato uno scooter e ci siamo divertiti talmente tanto che al nostro rientro abbiamo deciso di comprarne uno per gironzolare a San Francisco. L’ho usato per un anno percorrendoci 6.000 km per andare al lavoro, tanto che mio marito ha deciso di comprarsi una moto, visto che lo scooter lo monopolizzavo io. A quel punto ho fatto un corso di guida sicura e ho praticamente costretto mio marito a comprare una moto anche per me! Come vedi mi sono innamorata della moto per caso, mai mi sarei sognata di diventare motociclista in vita mia!». 58 Sei molto attiva nel promuovere la sicurezza in moto, specialmente attraverso abbigliamento tecnico con vestibilità dedicata specificatamente alle donne. Il tuo blog e sito internet GearChic.com sono un punto di riferimento per il settore ed hai persino lavorato come “ambasciatrice” per Advanstar alle fiere IMS. Quale è stata la scintilla iniziale e come è stato il cammino fino a diventare quello che rappresenti oggi? «La vera e unica difficoltà che ho trovato è stata a suo tempo la mancanza di abbigliamento tecnico che fosse comodo e funzionale per il mio modo di vivere la moto. Nessuno all’epoca forniva alcuna informazione su come e dove trovare abbigliamento specifico per donne motocicliste, quali marche fossero disponibili e come dovesse vestire per proteggere al meglio. Fortunatamente a due passi da casa avevo un bel negozio super fornito, dove poter provare tutto prima di comprare. Ma non tutti hanno la stessa fortuna dunque ho iniziato mettendo online una semplice lista di nomi dalla A alla Z, in modo che tutte le donne sapessero di quelle aziende che fornivano abbigliamento tecnico specifico per le motocicliste. Con il passare del tempo ho notato che sempre più donne (e uomini) avevano bisogno di informazioni che le aziende o i negozi online non fornivano e dunque ho deciso di trasformare il mio sito come il riferimento dove andare per trovare informazioni sulla vestibilità, con un occhio di riguardo alle donne. C’erano molte informazioni disponibili online per gli uomini, ma nulla per le donne. Mi piace comunque pensare che le mie recensioni e i miei consigli siano utili anche agli uomini, che comunque hanno il vantaggio di avere 3-5 opzioni a disposizione per ogni prodotto specificamente femminile». Notizie recenti dicono che al raduno 2014 di Sturgis più della metà dei partecipanti saranno donne. Quante di loro saranno li effettivamente per andare in moto? Non è curioso che il mondo Harley, tradizionalmente macho e sessista, si stia tingendo di rosa? «Sono sicura che quelle proiezioni sono accurate, visto che Sturgis è un evento molto importante sia per le moto sia dal punto di vista sociale. Credo però che solo il 50% di quella “metà” sarà li per guidare una 59 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica viaggiare per gli USA assieme a mio marito sulle nostre moto. Mi piacerebbe davvero visitare il mondo in moto, ma sinceramente non so come e quando mi sarà mai possibile». Da quando ho incontrato Mary McGee nel 2012 ho rispettato ed ammirato quello che ha saputo ottenere nella sua Quanto è difficile bilanciare i due ruoli di donna e “rude motociclista” viaggiando su due ruote. Specialmente nei viaggi più lunghi? «Per me non è davvero un problema, non ci vuole nessun equilibrio perché in fondo quando salgo in sella non sono nessuna delle due. Sono semplicemente un motociclista! Sai, credo che questo sia il vero problema per le donne che salgono in moto: si sentono obbligate a scegliere un ruolo, a recitare una parte, ma in realtà quando guidi una moto l’ultima cosa a cui dovresti pensare è il look. Siete solo tu e la moto!». Se potessi dare un consiglio ad ogni donna motociclista (o ad ogni nuovo motociclista, 8 marzo se per quello) è di non lasciare mai che qualcun’altro prenda le decisioni per te. «Sei tu che guidi la moto e devi fare solo quello che ti mette a tuo agio, senza pressione. Se non ti prendi la responsabilità delle tue scelte non ti sentirai mai completamente a tuo agio e probabilmente non arriverai mai ad apprezzare pienamente la gioia dell’andare in moto!». breve carriera di pilota moto. Il MIC (Motorcycle Industry Council, l’equivalente della nostra ANCMA, nda) ha pubblicato una ricerca che stabilisce come nel 2009 il 10% dei motociclisti negli USA fossero donne. Ad oggi sono sicura che quella fetta sia cresciuta di almeno qualche punto percentuale. Credo che il mondo moto, incluso quello Harley, sia drasticamente cambiato negli ultimi 10 anni. Se chiedi alle Case probabilmente ti diranno che le donne sono anche il segmento di clientela che ha mostrato la crescita più rapida». 60 Hai qualche “idolo” o donna che guida o ha guidato una moto in passato alla quale ti ispiri? «Da quando ho incontrato Mary McGee nel 2012 ho rispettato ed ammirato quello che ha saputo ottenere nella sua breve carriera di pilota, dalla fine degli Anni 50 fino all’inizio degli Anni 70. È stata la prima donna ad avere una licenza di pilota AFM in California, e ha corso su strada e fuoristrada, guidando moto, macchine e persino camion quando nessuno si aspettava che le donne facessero cose del genere». Qual è stato ad oggi il tuo successo personale più grande e quale e il sogno che un giorno ti piacerebbe realizzare? Magari un giro del mondo in moto? Ci hai mai pensato? «Sono molto orgogliosa del mio podcast motociclistico chiamato Moterrific (.com). In questo momento è l’unico podcast dedicato alle moto e interamente condotto e gestito da donne. Parliamo davvero di tutto quello che fa moto: manutenzione, compravendita, viaggi, abbigliamento e accessori, tecnica di guida, di tutto e di più! Uno dei miei sogni è quello di 61 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine 8 marzo Laia Sanz la regina di Trial Enduro e Dakar di Piero Batini | Bella, brava e fortunata, solare. Ma soprattutto Campione del Mondo “n” volte. Laia Sanz è l’atleta catalana che ha scatenato l’immaginario degli appassionati con una serie epica di record e di imprese Q Quando il 14 gennaio Laia Sanz ha concluso la 9a tappa della Dakar Argentina-Bolivia-Cile siamo rimasti senza fiato. Non è rarissimo, nella storia della maratona per definizione, che una donna faccia parlare di sé, ma il più delle volte si tratta di circostanze almeno in parte fortuite, l’eccezione in un mondo di maschi che ne conferma le regole. Quel giorno, però, e quella circostanza, uscivano parecchio fuori dalle righe. La corsa della catalana era stata più convincente a ogni tappa che passava e la sua posizione di classifica, ogni giorno migliore, ne era la certificazione di autenticità. Un pugno di uomini, poco più, e poi, eccola, la donna, inseritasi quasi prepotentemente al settimo posto assoluto, a fare la voce grossa in un ambito di assolutezza che parlava da solo. La storia motoristica di Laia inizia molto presto. Sul serbatoio della moto del padre a due anni, e due anni 62 dopo “attivamente” sulla moto del fratello Joan presa e provata di nascosto. Una piccolissima Montesa, une delle regine storiche del Trial. A sette anni la prima gara, questa volta spinta dalla madre e approfittando del fatto che si correva nel suo paese, Corbera de Llobregat, 25 chilometri dal centro di Barcellona. Ultima, ma non importa, il “messaggio” dell’imprinting familiare era arrivato e aveva già iniziato a produrre una traccia chiara. Il dado era tratto, la moto era il futuro di Eulàlia Sanz Pla-Giribert, alias Laia Sanz. In quegli anni il confronto era decisamente impari. Solo uomini tra gli avversari, nessuna gara, campionato o categoria pensata esclusivamente per le ragazze. C’è da rimboccarsi le maniche e accettare la sfida, compito a cui Laia non si sottrae, anzi. Ha inizio, così, la sua incredibile carriera sportiva, prima tra i cadetti, poi tra gli Junior, sempre in compagnia dei “maschi”, che inizia per altro a battere. Nel 1998, dopo aver vinto un non ancora ufficiale Campionato Europeo, decide che la moto e il Trial saranno la sua vita. Il 2000 sarà l’anno della consacrazione, con la vittoria nel Campionato spagnolo Cadetti, il primo Titolo mondiale femminile (Campionato appena istituito) e il secondo posto nell’Europeo. Da lì in poi c’è un parziale e anomalo “buco nero” solo nel 2007, ma ben 13 Titoli Mondiali, 10 Europei e 6 Nazioni in un palmares con pochi rivali, non solo nel motociclismo. Nel 2010 Laia affianca alla sua attività trialistica l’avventura dell’Enduro, e l’anno successivo realizza il sogno di partecipare alla sua prima Dakar. La musica non cambia, nel 2012 e 2013 arrivano i Titoli di Campione del Mondo Enduro Femminile, e le quattro Dakar sin qui disputate corrispondono ad altrettante vittorie nella categoria femminile. Di nuovo le 63 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb iniziato con i corsi è stato anche il periodo che ho cominciato a viaggiare tanto per le gare, ad essere via per molto tempo continuativamente. Così alla fine ho dovuto scegliere. Non direi che è un rimpianto, questo no. Mi sarebbe piaciuto, ecco, ma non ce l’ho fatta». Trial, Enduro o Dakar. C’è una tra queste discipline quella che ti piace di più? «Bella domanda. È un po’ come chiedere se ami di più tuo papà o tua mamma. Una domanda difficile. Il Trial mi ha dato tutto, compresa la possibilità di fare le altre cose. Adesso sono arrivata ad un punto nel quale la motivazione per la Dakar e per l’Enduro sono molto forti, carte si rimescolano. Nel 2011 la Laia Sanz che debuttava alla Dakar in compagnia di Jordi Arcarons era l’appassionata che realizzava un antico sogno, poi i risultati hanno iniziato ad acquisire un valore sempre più importante, fino a quel sedicesimo posto assoluto conquistato a Valparaiso quest’anno. Questa è Laia Sanz, Campionessa straordinaria e donna affascinante, ventotto anni, occhi profondi e un sorriso radioso che descrive meglio di qualsiasi altra cosa la grande bellezza della sua storia. 64 L’intervista Ti aspettavi di dedicare la tua vita alla moto, di diventare una motociclista e una Campionessa? «No, certo che non me l’aspettavo. Quando ho iniziato ad andare in moto per me era poco più di un gioco, era solo una passione. Non avrei mai immaginato di diventare una motociclista, una Pilota professionista, di vincere dei Titoli e di arrivare a questo punto. Ma, del resto, non ho neanche avuto troppo tempo per pensarci». ma rimango comunque molto attaccata al Trial. L’ho fatto per vent’anni quasi tutti i giorni ed è stata la specialità che mi ha consentito di fare anche l’Enduro e, quindi, la Dakar. Certo, adesso la Dakar mi piace tantissimo». E, dunque, il programma per il 2014 è già definito? «Per la verità no, non ancora precisamente. Continuerò con il Trial e vorrei fare un po’ più di Enduro. Certo i calendari non sono molto favorevoli come lo sono stati negli ultimi due anni, nei quali ho “corso” molto tra un evento e l’altro ma ho potuto partecipare ad entrambe le specialità. Quest’anno ci sono molti eventi concomitanti che 8 marzo mi obbligheranno a scegliere. Vorrei comunque stare concentrata un po’ di più sull’Enduro, e preparare bene la prossima Dakar». La Dakar, appunto, un impegno molto duro anche sotto il profilo della preparazione. Lavorare sulla Dakar è sempre molto difficile, vero? «Sì. Lo è. Ci sono molte cose da preparare e da prevedere, ed è un lavoro che mi tiene occupata praticamente tutto l’anno. D’altra parte è anche un lavoro che ti può ripagare con delle soddisfazioni molto grandi. Fai una bella gara, ottieni un buon risultato, e sei ripagato con gli interessi di tutto il lavoro fatto e dell’impegno profuso». Naturalmente sei contentissima, hai ottenuto più record che vittorie, ma avresti voluto fare qualcos’altro, o anche qualcosa di diverso? «Certo, sono molto contenta, felice perché ho una passione molto forte, faccio una cosa che mi piace ed ho potuto fare di quella cosa anche la mia professione. Credo che quello che mi è capitato sia il massimo che si può chiedere dalla vita. C’è una cosa, peraltro, che ho sacrificato, e a cui talvolta penso: è lo studio. Volevo riuscire a fare l’università, ma quando ho 65 M assimo C larke : I materiali compositi Realizzare componenti in grado di abbinare peso ridotto a robustezza analoga a quella ottenibile con le migliori leghe metalliche tradizionali oggi si può, come dimostra il settore aeronautico. Ma tutto ha un prezzo 66 67 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Cinghia di distribuzione I l grande successo dei materiali compositi in settori come quello dei mezzi da competizione, degli elicotteri e degli aerei si spiega principalmente con lo straordinario rapporto tra le loro caratteristiche meccaniche più importanti (resistenza a trazione e rigidezza) e la massa degli organi meccanici che essi consentono di realizzare. In pratica, si possono ottenere parti che, a parità di robustezza, sono più leggere rispetto a quelle metalliche. Si tratta di un vantaggio non da poco, in certi campi. Per un aereo una diminuzione del peso dell’1% può indicativamente dar luogo a una riduzione del consumo di carburante dell’ordine dello 0,75%. Nello straordinario Airbus A 380 il 22% della struttura è in materiale composito, ma nel recentissimo A 350 si passa al 53%. Pure la Boeing ha 68 Scarica l’APP del Magazine Tecnica Telaio Ducati GP09 aumentato la quantità di compositi nei suoi velivoli commerciali, passando dal 12% del 777 al 50% circa del 787. Con i materiali compositi si producono canne da pesca, mazze da golf, scafi per imbarcazioni da diporto, balestre, sci, etc… Nel nostro settore vengono impiegati per produrre serbatoi, carenature, corpi di silenziatori e, passando ai componenti strutturali, telai ausiliari posteriori (ovvero supporti sella), forcelloni e ruote. Come noto i materiali compositi sono formati da una matrice nella quale sono annegati, o comunque incorporati, degli elementi di rinforzo. Sono questi ultimi che hanno la funzione di sopportare gli sforzi, mentre la matrice provvede a trasmetterli e distribuirli, tiene nella corretta posizione i rinforzi stessi e li protegge da corrosione e urti. Quelli che maggiormente interessano, in questa sede, sono i compositi nei quali i rinforzi sono costituiti da fibre lunghe, che nella maggioranza dei casi vengono raccolte a formare vere e proprie cordicelle (note come yarns tra gli addetti ai lavori) che poi vengono intrecciate in modo da costituire dei tessuti; successivamente avviene la loro impregnazione da parte della matrice. I vari componenti in materiale composito vengono in genere ottenuti sovrapponendo più strati di questi tessuti e facendo quindi polimerizzare la matrice. Durante il processo produttivo quest’ultima viene applicata in forma liquida, ma successivamente solidifica. Le fibre impiegate nel nostro settore appartengono a tre gruppi differenti, nell’ambito di ciascuno dei quali esistono differenti tipi, che differiscono tra loro anche sensibilmente, a livello di caratteristiche. Abbiamo così quelle di vetro, quelle di carbonio e quelle aramidiche. Il diametro è dell’ordine di 4-12 micron mediamente. Le fibre possono essere utilizzate sciolte, ad esempio per realizzare funi o cordicelle (come quelle che costituiscono gli elementi resistenti delle cinghie dentate, trapezoidali o poly-V). Incorporandole nelle matrici possono essere disposte dove e come più opportuno, in modo da ottenere in pratica dei componenti con caratteristiche meccaniche “su misura”, anche se fortemente anisotrope. Larga utilizzazione hanno i nastri e le tele unidirezionali; in questo caso gli yarns costituiti dalle fibre sono paralleli. Questi tessuti unidirezionali possono essere sovrapposti in modo da formare più “strati” con diversi orientamenti. Per quanto riguarda i normali tessuti bidirezionali, c’è da dire che non sono 69 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scatola del cambio F1 in composito tutti eguali come struttura. Lo schema secondo il quale si intrecciano i fili della trama e dell’ordito (ovverosia l’ “armatura” del tessuto) può essere differente anche se l’angolo di incrocio (90°) rimane invariato. Oltre alla armatura a tela uniforme, assai utilizzate sono quella a tela diagonale e a raso (rispettivamente denominate plain, twill e satin weave). Nel primo caso si hanno una notevole stabilità e una ottima bagnabilità delle fibre da parte della matrice; il costo è contenuto ma la flessibilità non è certo ottimale. Nel terzo si hanno caratteristiche meccaniche leggermente superiori e una grande adattabilità anche a geometrie complesse; la stabilità e la bagnabilità sono però inferiori e il costo è maggiore. Con l’armatura a tela diagonale si hanno caratteristiche intermedie. Inoltre, i tessuti possono differire uno dall’altro anche per quanto a numero di filamenti per ogni yarn, modalità di avvolgimento degli yarns, etc… Le matrici possono essere di diversi tipi (anche metalliche!); quelle che dominano la scena nel nostro settore sono costituite da resine epossidiche, caratterizzate da una buona adesione alle fibre, da una elevate resistenza chimica, da apprezzabili proprietà meccaniche e da una 70 notevole durata. I loro punti deboli sono costituiti dal costo considerevole e dal fatto che la polimerizzazione (ma sarebbe più rigoroso parlare di reticolazione di macromolecole lineari) richiede tempo e frequentemente anche il ricorso al calore e non di rado pure alla pressione. L’impiego di un’autoclave è spesso d’obbligo. Le matrici costituite da resina poliestere sono inferiori come caratteristiche e durata (e spesso non aderiscono bene alle fibre aramidiche), sono economiche e facili da usare e polimerizzano rapidamente. Si utilizzano per realizzare prodotti come le canoe. Di notevole interesse, ma dal costo molto elevato, sono alcune resine termoplastiche, come l’eccellente PEEK. La funzione fondamentale della matrice è di mantenere nella corretta posizione i rinforzi (ossia le fibre o gli yarns da esse costituiti, usualmente riuniti a formare un tessuto) e di trasferire ad essi gli sforzi. È di importanza vitale che quando è ancora fluida, prima di iniziare la solidificazione, la matrice riesca ad insinuarsi in tutti gli spazi esistenti tra i fili del tessuto, stabilendo un contatto intimo con questi ultimi e espellendo eventuali bolle d’aria. Le fibre devono poter essere “bagnate” dalla matrice in maniera ottimale. Scarica l’APP del Magazine Tecnica Le fibre impiegate nel nostro settore appartengono a tre gruppi differenti. Abbiamo quelle di vetro, di carbonio e le aramidiche. Il diametro è dell’ordine di 4-12 micron mediamente 71 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica I Racconti di Moto.it “L’ingegnere capo” di Antonio Privitera | A ventisette anni ho terminato gli studi di ingegneria e iniziato a lavorare nell’azienda di mio padre, in totale autonomia e libero di proporre tutti i progetti di motociclette che mi pareva A v entisette anni ho terminato gli studi di ingegneria e iniziato a lavorare nell’azienda di mio padre, in totale autonomia e libero di proporre tutti i progetti di motociclette che mi pareva: da allora la mia sedia e la mia scrivania sono cambiati sei volte, il computer almeno dieci e mi fanno male i polpastrelli a furia di sbatterli tutto il giorno sulla tastiera. In un solo anno sono balzato in alto nella scala gerarchica dell’ufficio ricerca e sviluppo di questa Casa motociclistica ricca e antica diventandone rapidamente il capo, ossequiato da tutti anche se mi amareggia il non avere il tempo per provare i miei prototipi; decine di collaudatori freddi come automi mi restituiscono report dettagliatissimi, i sensori fanno altrettanto e io sono sempre chiuso qui dentro a sfornare numeri da interpretare come auspici di un oracolo. L’Ingegnere sa tutto, dicono, chiedi all’Ingegnere. Quando “ingegnere” inizia con una maiuscola oltre al consueto rispetto ricevo una bella riverenza ed il gioco è fatto: l’“Ingegnere” rende superfluo il mio cognome e a momenti non lo ricordo nemmeno io. Ma ora sono diventato vecchio ed ho i miei rimpianti; truffato dalla mia voglia di creare e dalla passione per le motociclette, ho svernato in questi uffici una cattiva stagione lunga quarant’anni senza mai prendere un giorno di pausa e temo che oggi alla soglia dei settanta sia troppo tardi per dire basta. Del resto, non me lo concederebbero, sono ancora troppo importante per l’azienda. Feci il tentativo, qualche anno fa, di far 72 capire che ero stanco e che volevo smettere e mi ingegnai a scrivere una lettera di dimissioni ma, tanto per iniziare, la lettera non riusciva mai ad essere salvata nel mio pc, cliccavo su “salva” e non succedeva nulla. Poi la stampante, senza una ragione precisa, rifiutava di funzionare e così non potevo nemmeno metterla su carta; tentai di mandarla all’ufficio del personale via e-mail ma niente, non figurava mai tra la posta inviata. Provai per diversi giorni a dare le dimissioni ma la cosa più insopportabile e strana era che quando mi ponevo in mente l’obbiettivo di licenziarmi, l’intero stabilimento si svuotava ed io mi ritrovavo da solo alla mia scrivania: il grande open space che è il mio centro di ricerca e sviluppo diventava inspiegabilmente uno spazio vuoto; soffro tuttora di agorafobia e in quei casi diventava necessario prendere le mie pillole per calmare l’ansia e ritornare a lavorare su motori e telai. Appena rinunciavo a scrivere la lettera di dimissioni in cinque minuti l’ufficio si ripopolava dei miei colleghi, tutti in camice bianco perché la direzione generale vuole mantenere un certo stile un po’ anni ’70, quando gli ingegneri avevano i camici immacolati e i calcoli si facevano orgogliosamente a mano. Alla fine ho smesso di tentare il licenziamento, tanto qui sto bene. Sono stato a capo di tutta la progettazione di motociclette negli ultimi quarant’anni di vita di questo Marchio. Entrato in azienda perché andare in motocicletta era la mia più grande aspirazione e passione, mi sono accorto subito che il lavoro mi sottraeva totalmente il tempo per godere di una Scarica l’APP del Magazine moto mia, e le uniche sensazioni me le restituivano i tester e i freddi numeri che mi aiutavano a imbastire e perfezionare motociclette sempre più performanti e perfette. Eppure oggi i numeri che ottengo dal mio programma di calcolo non mi soddisfano e non comprendo più il loro messaggio. In questi casi apro il cassetto sotto la mia scrivania e do una nostalgica occhiata alla foto di Giustina, la mia fidanzata. Ex-fidanzata, per essere precisi. Da quando lavoro qui non l’ho più sentita perché troppo occupato con i miei rivoluzionari progetti, i primi tempi mi mancava e inutilmente provavo anche a rintracciarla. Poi, sempre più impegnato, smisi di cercarla e credo che anche lei abbia smesso di aspettarmi; aveva tre anni in più di me, magari oggi si sta godendo il preludio della vecchiaia mentre a me invece è rimasta la sua foto sbiadita che sbircio ogni tanto per ricordarmi delle cose piacevoli, distrarmi dai calcoli e prendere un po’ di fiato. La lettura Dei miei genitori ho perso le tracce appena prima di entrare in azienda. I contatti con mio padre si sono diradati e poi spenti nonostante lavorassimo nello stesso stabilimento e ho saputo della sua morte solo perché la sede ha chiuso e io sono rimasto solo per due giorni. Di mia madre credo di non avere ricordi, forse qualcosa, ma non potrei giurarci, che riguarda delle liti con mio papà; non ho parenti, che io sappia. Al di la di queste quattro mura, non saprei dove andare. Dormo in una stanza dentro questo complesso industriale, non spendo denaro in nulla, non ho amici a parte i colleghi e non esco mai dal perimetro della sede. Un perimetro ampio, pieno di verde, dove passeggia gente cortese che mi saluta “buongiorno Ingegnere”! Ho un solo vero desiderio, che vorrei realizzare prima che sia troppo tardi per il mio fisico oramai anzianotto: guidare il mio prototipo più bello, uno di quelli da corsa. Mister G. mi ha promesso che oggi me lo avrebbe portato in cortile e fatto 73 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine La lettura potentissimo industriale rimasto vittima di un grave incidente “collaudando” in strada, senza autorizzazione e senza casco, una moto del reparto esperienze dell’azienda paterna; secondo le accuse di quell’articolo d’inchiesta, il padre avrebbe occultato i fatti che avrebbero potuto causare grandissimi problemi d’immagine e pratici alla Casa Motociclistica insabbiando tutto l’accaduto e ponendo fittiziamente il giovane a capo dell’ufficio tecnico anche se privo di qualsiasi qualifica idonea e mentalmente disabile a causa dei gravi postumi dell’incidente. Nell’articolo non c’erano nomi, né date, solo sospetti; quel giornale oggi non esiste più e comunque io ho sempre i ricordi confusi e un gran mal di testa che mi impedisce di concentrarmi. Forse è il caso che prenda due pillole per l’agorafobia e dia un’occhiata alla foto di Giustina, mi sentirò meglio. Vorrei solo che i polpastrelli non mi facessero così male, riposarli un poco; ci deve pur essere un modo più comodo per lavorare al computer. provare. Mister G. avrà un nome, ma io leggo solo i badge e sui badge c’è scritto solo Mister G. Mister G. ha gli occhi buoni, avrà trent’anni, la scarpa sinistra macchiata di nero all’altezza dell’articolazione dell’alluce e mi dice spesso sottovoce che non devo più prendere le pillole per l’agorafobia. Mister G. mi ha raccontato, mentre mi consegnava i report dei collaudatori, di un posto dove si può parlare senza essere visti da nessuno, che anche se sono quasi vecchio posso uscire fuori di lì e andare in moto come facevo a vent’anni con le motociclette della fabbrica di mio padre e mi ha chiesto se io mi ricordo qualcosa di com’ero a quell’età. Mi ha parlato di un incidente, ma io non ho capito. Mister G. è il più giovane degli ingegneri che lavorano qui e che mi trattano come fossi un cristallo delicato, stranamente sono quasi tutti gli stessi da sempre, alcuni hanno quasi la mia età, altri sono andati via perché troppo vecchi e sono stati rimpiazzati da ragazzi come Mister G. Ho tutto pronto, tuta, guanti, casco ma è 74 passata un’ora da quando Mister G. avrebbe dovuto essere qui con la motocicletta da farmi guidare. Non verrà. Forse anche lui scomparirà come sono scomparsi tutti i colleghi con le scarpe sinistre macchiate all’altezza dell’articolazione dell’alluce. Forse è un virus. Come scomparve Mister F. che veniva tutte le mattine in motocicletta, anche quando pioveva, e che mi disse di non fidarmi degli altri colleghi. Come svanì nel nulla Mister M. dopo avermi raccontato che mio padre aveva lasciato in eredità la fabbrica ai colleghi purché si occupassero di me. Forse voleva dire purché non mi licenziassero, ma non ebbi mai modo di chiederglielo. Non vidi mai più nemmeno Miss Q. che un giorno scoppiò in lacrime e urlò “quest’uomo ha bisogno di cure vere! Dovete aiutarlo!”. Fu destinata, mi riferirono, al controllo qualità. Restai triste a lungo dopo la morte di Mister K. a seguito dello scoppio di un serbatoio; prima di morire, K. mi fece avere un ritaglio di un vecchio giornale locale dove si parlava del figlio di un 75 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Nico Cereghini Guintoli, da studiare e poi copiare Una giornata a guidare in solitudine su belle strade asciutte e senza traffico. Che pacchia! Finisce che per riposare mi fermo per una pausa e parlo con i miei freni C iao a tutti! Lo so che non è spettacolare, che la sua concretezza lascia tiepido il pubblico della SBK, ma credo che un pilota come Sylvain Guintoli sia davvero un fenomeno interessante. Uno come Laverty appassiona molto di più e lo capisco benissimo; oltretutto, se la sorprendente Suzuki non lo avesse tradito, probabilmente sarebbe l’irlandese in testa alla classifica dopo la prima prova della stagione. Ma Guintoli è un’altra cosa, e in confidenza, tra amici, vi dirò che un po’ mi identifico 76 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Media in lui. La mia guida da pilota era –fatte le debite proporzioni- rotonda e dolce come quella del francese: poi, come lui, amavo molto guidare sul bagnato dove ho sempre fatto bella figura, e con le 1000 Endurance, a parità di tempi sul giro, consumavo meno gomme e meno benzina rispetto a molti miei compagni di squadra. Invece nei GP della classe 500 –dove quello che conta era star davanti subito, gomme e carburante da bruciare in fretta- magari andavo forte in prova con la mia Suzuki RG, ma poi con la partenza a spinta ero un disastro, mi ci volevano tre o quattro giri per prendere il ritmo e addio, quelli buoni non li vedevo più. Ricordo bene che Massimo Laverda della Laverda di Breganze, una persona che stimavo moltissimo, aveva due idoli tra i piloti. Uno era suo, anzi la bandiera della Moto Laverda, il toscano Augusto Brettoni che veniva dalle gare in salita e andava forte dappertutto; l’altro era Helmuth Dahne, ingegnerepilota tedesco che guidava la boxer BMW come un Dio, uno che sul vecchio Nurburgring di 22.8 chilometri aveva il record assoluto. Massimo Laverda raccontava che il suo pilota ideale era quello che sapeva rispettare la moto, diceva “pugno di ferro in guanto di velluto”. E io mi impegnai a fondo, per convincere il mio boss e continuare a meritarmi il ruolo di pilota ufficiale nelle 24 Ore. Primo non cadere, secondo far correre la moto senza forzarla mai, terzo dare gas progressivamente, quarto frenare forte ma senza far saltare le ruote, quinto non fare urlare inutilmente il motore. Feci coppia con Brettoni prima, poi con Roberto Gallina, e benché la nostra 1000 tre cilindri di quell’epoca poteva fare ben poco contro le quattro cilindri ufficiali Honda e Kawasaki, agguantammo anche qualche bel podio. Trovo che la guida sulla strada possa assomigliare a quella fluida dell’Endurance, e invece abbia pochi aspetti in comune con quella dei prototipi da Gran Premio, che da almeno quarant’anni si guidano di forza: con derapate, salti del retrotreno in frenata, impennate e compagnia bella. Sylvain Guintoli non ha fatto sfracelli nel mondiale velocità: miglior risultato MotoGP un quarto posto con la Yamaha in Giappone nel 2007; e poi c’è un terzo gradino del podio con l’Aprilia duemmezzo, Assen 2003, dietro a Battaini e davanti a Poggiali che quell’anno vinse il titolo. Pochi e sporadici risultati. Ma nella SBK, con le moto derivate dalla serie, può fare bene, anzi benissimo. Marco Melandri deve darsi una bella regolata se lo vuole battere. Guardatelo con attenzione quando guida, Guintoli, e tentate di scoprire la sua ricetta. Editoriale Trovo che la guida sulla strada possa assomigliare a quella fluida dell’Endurance, e invece abbia pochi aspetti in comune con quella dei prototipi da Gran Premio 77 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP Le Open vanno troppo forte? L’11 marzo arriva la categoria Factory 2 di Edoardo Licciardello | Le proteste di Honda e Yamaha avrebbero determinato la nascita di una nuova categoria a metà fra Factory ed Open. Ezpeleta chiarisce diversi retroscena della querelle sulla centralina unica in un’intervista allo spagnolo AS L’ argomento più caldo del momento, quando si parla di MotoGP, è la centralina unica. Soprattutto a fronte dello sconcerto maturato dalle Case costruttrici, che sono rimaste a dir poco sorprese dalla scelta Ducati, accusandola di tradire lo spirito di contenimento costi dietro la nascita della Open. DORNA si è quindi trovata nella scomoda posizione di aver in qualche modo avallato l’escamotage di Ducati, anche e soprattutto per la spinosa questione della ben più sofisticata e prestante revisione del software unico portata alla seconda sessione di test invernali a Sepang. E’ Carmelo Ezpeleta stesso, in un’intervista alla testata spagnola AS, a spiegare nel dettaglio la situazione, annunciando nel contempo la nascita di una nuova categoria intermedia, la Factory 2, che consentirà maggior libertà rispetto alla Factory originaria senza turbare gli equilibri della Open. La situazione, fino ad ora, vedeva l’imposizione di una centralina unica dal punto di vista hardware, ma con la possibilità per le case di partecipare secondo il regolamento Factory (opportunità scelta da Honda e Yamaha) sviluppando il proprio software oppure in Open, con il software fornito da Dorna in collaborazione con Magneti Marelli. Chi sceglie la Factory (Honda e Yamaha) dovrà correre con 20 litri di serbatoio, cinque motori sigillati prima dell’inizio del campionato (quindi senza possibilità di evoluzioni) 78 e non disporrà della gomma più morbida per le qualifiche. Le Open invece possono correre con 24 litri, dodici motori (non vincolati nello sviluppo) e una gomma più morbida. E’ però nata una terza via, la Factory 2, a cui parteciperà Ducati. Le condizioni sono le stesse della moto Open, ma nel momento in cui il team dovesse arrivare a conseguire tre terzi posti, due secondi o una vittoria entreranno in vigore norme più restrittive: 22,5 litri invece di 24, e nove motori invece di dodici facendo una proporzione per i motori ancora disponibili, arrotondando per eccesso. Tutto questo nasce da quanto è accaduto in questo precampionato, come spiega lo stesso Ezpeleta. «Abbiamo dato alle Open una prima versione della centralina a novembre, chiedendo alle case aiuto nello sviluppo Honda e Yamaha hanno declinato l’invito, mentre Ducati ha accettato. Il risultato è che adesso disponiamo di una centralina fantastica per tutti i partecipanti, e Ducati ha deciso di adeguarsi al regolamento Open che però, nel suo caso, verrà denominato Factory 2» Una modifica regolamentare facilmente comprensibile a seguito della preoccupazione delle Case concorrenti, che vedono una rivale partecipare secondo un regolamento potenzialmente molto favorevole. E pur capendo le motivazioni che hanno spinto Ducati (principalmente legate alla possibilità di colmare il gap che li separa da Honda e Yamaha) hanno voluto evitare che a Borgo Panigale se ne approfittassero. Ma quanto accaduto non ha portato benefici alla sola Ducati, bensì a tutta la categoria Open. «Cosa abbiamo ottenuto? Che tutte le Case che entreranno in futuro potranno contenere i costi di sviluppo dell’elettronica, e che abbiamo dato vita a gare più combattute. Le moto costano meno. Ci saranno più moto e più piloti con possibilità di fare bene. L’obiettivo è che alla fine tutti corrano in Open: fino al 2016 rispetterò gli accordi, ma lungo il percorso potrebbero succedere cose che potrebbero spingerci ad andare nella direzione intrapresa dalla Formula 1 in questo senso» Prosegue quindi lo scontro diretto fra Dorna e le Case costruttrici per limitarne lo strapotere nella decisione dei regolamenti e quindi nel futuro del mondiale. «Le Case possono collaborare o lasciarmi fare, però stiamo vincendo noi perché la MSMA (l’associazione dei costruttori, NdR) può rifiutare la nostra ultima proposta regolamentare ma deve farlo all’unanimità. Ducati è già d’accordo con noi, tanto che approveremo il regolamento Factory 2. FIM e Dorna hanno presentato la proposta alla Grand Prix Commission e alla FIM. Dorna, IRTA ed MSMA dovranno approvarla. Preoccupazione per eventuali rappresaglie? Io e Nakamoto siamo molto amici; ha già detto che se faremo una cosa del genere potrebbe andarsene in Superbike. Se decide di andarsene può farlo… però anche in Superbike si ritroverà davanti a me!» L’intervista, che potete leggere qui in versione originale spagnola, tocca diversi altri argomenti fra cui il passaggio del Motomondiale ad una Pay-TV (in Italia Sky, in Spagna Movistar) e la situazione dei top rider della MotoGP. Inutile dire che la stagione in arrivo si preannuncia caldissima per tantissimi motivi. 79 A udi “ D ucati deve prendersi il podio ” di Giovanni Zamagni | Il team italiano si presenta a Monaco di Baviera, davanti ai vertici Audi: Dall’Igna ”Ci siamo avvicinati, ma la differenza rimane grande. La Factory2 è un compromesso da accettare” 80 81 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica MotoGP aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa Media A tterri all’aeroporto di Monaco e capisci cosa significhi il mondo Audi in Germania: pubblicità ovunque, un intero padiglione a quattro cerchi, la sensazione di avere veramente a che fare con un colosso industriale di livello mondiale. Subito pensi: «Certi risultati non possono essere accettati». Infatti non lo sono. «Per il nostro gruppo, Ducati, così come la Lamborghini, significa una combinazione di creatività e tecnologia: passione ed emozione sono altre qualità per noi imprescindibili. La Ducati rappresenta tutto questo, ma non possiamo certo essere soddisfatti di quanto fatto in MotoGP (e in SBK, NDA) nel 2013: le aspettative del gruppo sono altre, il nostro obiettivo è il podio» afferma con serenità, ma anche grande fermezza, Ulrick Hackenberg, 82 bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb membro del consiglio di amministrazione Audi AG per lo sviluppo tecnico. Il messaggio è chiaro, adesso tocca all’ingegnere Gigi Dall’Igna. ai meccanici – sembrano più gasati e motivati. UN NUOVO CLIMA Dall’Igna, da buon ingegnere, sta ben attento a non sbilanciarsi, a non svelare segreti e anche quando si parla di “Factory2” la nuova categoria che da domani verrà introdotta dalla Dorna appositamente per la Ducati, non entra in polemica con nessuno. «La decisione di correre nella Open ha sicuramente scontentato qualcuno, ma per noi la situazione è chiara così come la scelta: non c’era alternativa. La Factory2 è qualcosa contro di noi: capisco che per un team privato sia più difficile lavorare sul software rispetto a una Casa come la Ducati e così la Dorna ha preso questa decisione. E’ un compromesso e, come Per Gigi – ma anche per la Ducati – è la prima conferenza “ufficiale” in Casa Audi: anche questo è un cambiamento di tendenza. Fino all’anno scorso la presenza della Casa dei quattro cerchi sembrava marginale, quasi impalpabile, da oggi si percepisce meglio la sua importanza e la sua forza. Insomma, la responsabilità è grande, ma Dall’Igna rimane tranquillo: il suo modo di lavorare è stato, fino a oggi, il più grande cambiamento portato a Borgo Panigale, con risultati oltre ogni aspettativa, perché la Desmosedici va più forte e tutti gli uomini coinvolti nel progetto – dai piloti FACTORY2: UN MALE NECESSARIO 83 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb tale, bisogna saperlo accettare». La Factory2 – ricordiamola ancora una volta – prevede delle restrizioni in caso di risultati importanti (1 vittoria, o 2 secondi posti, o 3 terzi posti): da 24 litri si scenderebbe a 22,5, da 12 motori disponibili a 9. «Un cambiamento importante – sottolinea Dall’Igna – anche perché il software attuale delle Open non prevede una strategia di gestione del consumo, che invece dovrebbe esserci con 22,5 litri». RISULTATI ALLA PORTATA DI DUCATI? Ma il punto è: 1 vittoria, 2 secondi posti, o 3 terzi posti sono alla portata della Ducati? Al momento no. n«Sicuramente ci siamo avvicinati ai nostri rivali, abbiamo preso la strada giusta, ma c’è ancora molto da fare: il nostro obiettivo non è vincere, ma ridurre ulteriormente la differenza 84 con Honda e Yamaha» spiega bene Dall’Igna, che dopo 3 GP, con tanti dati a disposizione, inizierà a pensare a una Desmosedici tutta sua. La tesi del direttore generale di Ducati Corse è naturalmente avvalorata dai piloti. «I risultati dei test parlano chiaro, i miglioramenti ci sono stati: possiamo accelerare prima e più forte, siamo più competitivi in ingresso curva. Io sono uno “staccatore”, in quell’area i progressi sono evidenti: è bello avere la possibilità di frenare profondo e “giocare” in staccata. Ma per stare davanti ci manca ancora un bel po’: nel 2014 dovremmo essere sicuramente più competitivi, ma la vittoria non è alla nostra portata», sottolinea Andrea Dovizioso. Parole sottoscritte anche da Cal Crutchlow. «La verità è che sarà difficilissimo inserirsi nei primi quattro (Marquez, Lorenzo, Pedrosa, Rossi NDA): ma mai dire mai». 85 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica MotoGP aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa Ecco come è fatta la centralina unica Magneti Marelli bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb di Giovanni Zamagni | Marco Venturi, responsabile della Casa italiana, spiega capacità e funzionalità del “cuore” delle MotoGP. A chi sostiene che, in qualche modo, c’è lo zampino della Ducati risponde: “Il nostro referente è la Dorna” C Centralina unica, software libero o “obbligato”: con l’introduzione della categoria “Open” si discute molto di questi elementi. Marco Venturi, responsabile della Magneti Marelli, l’azienda italiana scelta dalla Dorna per la realizzazione e la distribuzione del nuovo sistema, fornisce qualche dettaglio tecnico. «E’ una centralina che gestisce un motore quattro cilindri, con doppio iniettore e singola bobina per cilindro, con una acquisizione dati con memoria molto potente da 8 giga, con un numero considerevole di ingressi e uscite per gestire un sacco di informazioni provenienti da sensori, e per gestire attuatori come la farfalla motorizzata, farfalla allo scarico, trombette variabili e altro ancora. E’ una centralina che ha a bordo anche la possibilità di comunicazione con l’esterno piuttosto elevate tramite le quattro linee 86 “cam” indipendenti, con velocità di comunicazione di un megabit/secondo. Inoltre, c’è una comunicazione con l’esterno tramite una linea “Ethernet”, che utilizziamo normalmente per programmare la centralina o scaricare i dati. E’ una centralina che sfrutta la massima esperienza fatta dalla Magneti Marelli un po’ in tutti i settori, F.1 compresa: ha due microprocessori a bordo, dei quali uno “Dual Core”, uno che gestisce tutta la parte delle uscite e l’altro – anche se, per la verità la distinzione non è così netta – le differenti strategie. Il software gestisce la parte motore, alla cura del comportamento del veicolo, come l’impennata, lo slittamento, un certo comportamento voluto per l’approccio alla curva in frenata e in fase di accelerazione. E’ una centralina piuttosto compatta, accolta, secondo noi, piuttosto bene dai team e dai tecnici per le sue elevate prestazioni. Dorna ha voluto che ci fosse un anno di prove (il 2013, NDA) per avere la certezza che il sistema avesse delle garanzie di affidabilità e sicurezza». Fatto “100” il software di una Casa costruttrice, quello della Magneti Marelli a che livello è: 80, 90, 110? «Molto difficile dirlo: solo i Costruttori sanno cosa c’è dentro le loro centraline. Noi sappiamo cosa c’è dentro alla nostra, ma non c’è stata data nessuna possibilità di discussione con le Case sui loro contenuti». Le Case ufficiali hanno, per esempio, quello che viene chiamato impropriamente “GPS”, possono programmare curva per curva la centralina; è possibile anche sulla vostra? «Il GPS è vietato dal regolamento della MotoGP: la ricostruzione del singolo tratto di circuito viene fatta leggendo la velocità delle ruote, integrandola per ricavarci il canale spazio, con una risoluzione dell’ordine di qualche metro: anche il software Marelli ha sempre l’informazione di dove si trova la moto nel circuito, con controlli sulla linea del traguardo per “resettare” eventuali errori. Abbiamo tarature settore per settore: possiamo dividere il circuito in 25 settori. Normalmente se ne usano un po’ di meno (mediamente 14, NDA): è possibile che le Case Costruttrici lo facciano in modo ancora più dettagliato». A Sepang si è discusso molto del software, qualcuno addirittura sostiene che sia stato “scritto” dalla Ducati; cosa ci può dire a riguardo? «Posso solo dire che noi abbiamo come cliente la Dorna, dalla quale, dal 2012, riceviamo una serie di indicazioni, richieste e specifiche: non sta a noi preoccuparci di chi c’è dietro a queste richieste. In questo periodo, abbiamo avuto richieste da altri costruttori di fare delle modifiche. Il software di base, che è uguale per tutti indipendentemente da “Factory” o “Open” è stato evoluto durante il 2013 secondo tutta una richiesta di specifiche arrivare a Magneti Marelli a 360° da Honda, Yamaha, Suzuki, Ducati… Per quanto riguarda il software e l’evoluzione che stiamo facendo, ribadisco che il nostro cliente è la Dorna: se dietro la Dorna c’è qualcun altro bisogna chiederlo a loro». 87 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Sylvain Guintoli ”La Suzuki è andata forte in Australia ma l’aspetto nelle gare europee” Superbike aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb di Carlo Baldi | Melandri e Guintoli sono stati gli ospiti d’onore della prima giornata del Motodays di Roma. Abbiamo colto l’occasione per parlare con loro del recente round di Phillip Island e del prosieguo del mondiale SBK M Marco Melandi e Sylvain Guintoli hanno inaugurato il Motodays di Roma e fanno fatica a muoversi all’interno dello stand Aprilia, circondati da tanti tifosi in cerca di un autografo e di una foto. Riusciamo a sottrarli per qualche minuto al pubblico del Motodays per scambiare con loro qualche battuta sul recente primo round del campionato mondiale di Phillip Island e su che cosa si aspettano dalle prossime gare. Nonostante le due gare australiane non certo facili, Marco Melandri è sereno e fiducioso per il futuro. Phillip Island è già alle spalle e c’è ovviamente tutto il tempo per recuperare i tredici punti che lo separano dal leader della classifica, che è poi il suo compagno di squadra Guintoli. Marco è stato un inizio forse più difficile del previsto “In parte sì. Mi aspettavo 88 qualcosa di diverso. Purtroppo in Australia non mi sono mai sentito veramente a mio agio sulla RSV4. Però se guardo alla mia storia sul circuito di Phillip Island capisco che è una pista dove ho sempre fatto fatica anche con altre moto e quindi alla fine mi posso accontentare. La cosa importante è che abbiamo raccolto molti dati che si saranno utili per fare decisamente meglio nel prosieguo della stagione”. Le prossime gare si disputeranno ad Aragon. La pista ti piace? “Si Aragon mi piace molto e penso si adatti bene alla nostra moto. Ho dei ricordi bellissimi sulla pista spagnola e poi non dimentichiamo che prima di Aragon saremo in pista a Jerez per alcune giornate di test, che ci aiuteranno ad affrontare al meglio il secondo round del mondiale”. Così come lo avevamo visto in Australia al termine delle gare, anche a Roma Sylvain Guintoli appare felice e rilassato. Dopo un inverno passato più con i medici che con i tecnici Aprilia i punti interrogativi sulla famosa spalla infortunata lo scorso anno erano molti, ma le gare di Phillip Island li hanno spazzati via. Sylvain un ottimo inizio, forse oltre le tue stesse aspettative “Certamente sì. E’ stata una sorpresa anche per me vedere che dopo un inverno difficile ed una preparazione fisica non certo al top sono riuscito a conquistare la Superpole e a fare due belle gare. Un inizio molto positivo”. E sei in testa alla classifica “Sì, e sono pronto a difendere la mia leadership. La spalla migliorerà ancora e se non avrò problemi fisici potrò lottare per il titolo sino alla fine per rifarmi dello scorso anno quando nel finale non ho potuto lottare come avrei voluto”. Quest’anno però sembra ci sia una Suzuki più competitiva. Un avversario in più. “Ma aspettiamo e vediamo cosa succederà nelle prossime tre o quattro gare. La pista di Phillip Island è molto particolare e non sempre rivela i veri valori delle moto e dei piloti. L’anno scorso per esempio Checa fece la pole position, ma poi per la Ducati fu una stagione molto difficile. Laverty e la Suzuki sono andati molto forte in Australia, ma ora sono curioso di vedere cosa faranno ad Aragon e ad Assen. Di certo io potrò contare su di una moto competitiva su tutti i circuiti”. 89 SPECIALE motocross GP della Thailandia 90 91 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine pare dovuti alla benzina, tra cui Desalle, Paulin, Strijbos, che sono stati rallentati all’atterraggio dei salti, ma di certo il Tony visto sulla giallastra terra tailandese è quello di sempre. Sul podio dopo di lui sono salitoi Desalle e un Van Horebeek entusiasta di essere arrivato così presto nelle prime posizioni dopo il suo passaggio alla Yamaha. Quarto il consistente Max Nagl, che ha preceduto un Paulin decisamente contrariato per aver perso la tabella rossa di leader a causa di noie tecniche, e il compagno di squadra Evgeny Bobryshev il quale ha tenuto duro nonostante una caviglia a mezzo servizio. Buon ottavo Davide Guarneri, che sta confermando il suo positivo inizio stagionale, mentre David Motocross Philippaerts si è ritirato in entrambe le manche a causa di problemi meccanici. Nella MX2 tutti col coltello tra i denti contro Herlings, ma alla fine anche questa volta è stato implacabile e ha fatto sue entrambe le manche, la prima dopo aver scavalcato a metà Max Anstie, l’altra rimanendo in testa fino al traguardo. La seconda piazza è andata al sorprendente olandese neo acquisto Suzuki Glenn Coldenhoff, seguito da Anstie anche questa volta dimostratosi velocissimo. Conferma anche per Dylan Ferrandis, piazzatosi quarto davanti a Romain Febvre e Arnaud Tonus. Ottavo Alex Lupino, che è riuscito a sfruttare due partenze nei primi dieci. Guarda tutte le classifiche Cairoli e Herlings mattatori nel GP della Thailandia di Massimo Zanzani | Il siciliano vince la MXGP e passa in testa al campionato, l’olandese domina la MX2 A d Antonio Cairoli è bastata la seconda prova per passare al comando della MXGP nonostante i pronostici di inizio stagione non lo vedessero subito tra i favoriti del podio a causa della caviglia dolorante che effettivamente non gli aveva permesso di arrivare in Qatar in perfetta forma. In Tailandia l’ufficiale KTM ha invece bruciato le tappe, dominando la prima manche dal primo 92 all’ultimo giro e facendo sua anche la seconda dopo aver scavalcato Jeremy Van Horebeek e Clement Desalle. Una cavalcata delle sue solite, che ha fatto ritornare indietro alla scorsa stagione. Lo strano è che il livello dei concorrenti, cos’ come nella MX2, si è elevato ulteriormente, ma alla fine il risultato non sembra cambiare molto. C’è da dire che molti piloti nella seconda manche hanno avuto grossi problemi di carburazione 93 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Motocross tony Cairoli aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa “Ho vinto anche se non ero al 100%” bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb di Massimo Zanzani | “Non eravamo al 100%, ma la pista mi piaceva moltissimo quindi ho potuto esprimere al meglio le mie caratteristiche di guida” spiega così la sua doppia vittoria in Thailandia Tony Cairoli « «E’ stata una gara fantastica, siamo molto contenti di questa doppia vittoria. Ovviamente non eravamo al 100%, ma la pista mi piaceva moltissimo quindi ho potuto esprimere al meglio le mie caratteristiche di guida. La pista era molto tecnica e il caldo davvero opprimente, quindi è stata per tutti una gara difficile, una delle più dure del campionato». 94 Nella seconda manche hai rincorso un po’ Desalle prima di sorpassarlo. «Sì, lui all’inizio aveva preso un po’ di vantaggio poi pian piano mi sono avvicinato, pensavo di portare l’attacco verso la fine. Lui però ha rallentato, ha avuto qualche problemino, e il sorpasso è avvenuto prima del previsto». bbbbbbbbbbbbbbb La gara di oggi è un avvertimento ai tuoi avversari? Se non essendo al 100% guidi così... «Nelle piste tecniche con tante buche, mi sono sempre trovato benissimo. Faccio magari un po’ più di fatica in quelle più semplici. Per le prossime vedremo... il Brasile mi piace, speriamo ci sia una bella giornata e di fare delle belle gare». 95 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica MX USA quindicesimo passaggio quando viene passato dal rimontante Roczen che si tira dietro il compagno di team. Villopoto non commette errori e taglia il traguardo con un vantaggio eccezionale, precedendo Roczen, Dungey, Tickle e Short. Le prime posizioni della classifica restano invariate, con Villopoto davanti a Dungey e Roczen che recupera però qualche lunghezza sul compagno di squadra. Prosegue purtroppo la discesa di Reed, infortunatosi ad Arlington e ancora assente. 250, Bagget su Cianciarulo La partenza lampo di Martin Davalos è uno show di breve durata: già nella prima tornata è Bagget a prendere il comando e ad allungare. La gara, difficile per le condizioni della pista, vede Cianciarulo passare Davalos al quinto giro mentre Bagget conduce sicuro al comando e dietro Davalos si difende da Wharton e Bogle. La gara si conclude nell’ordine. Cianciarulo e Davalos restano in prima e seconda posizione della classifica, mentre fa un netto passo avanti Bagget, che sale al terzo posto con soli 15 punti di distanza dalla vetta. Guarda tutte le classifiche Supercross, Daytona la riscossa di Villopoto Il campione in carica torna alla vittoria dominando la gara dal primo all’ultimo giro; il resto del podio è una parata KTM. 250 a Bagget davanti al leader Cianciarulo G ara molto difficile quella della 450, corsa su una pista in condizioni difficili già dalle prove che ha causato diverse cadute in entrambe le categorie. Parte subito fortissimo Villopoto, determinato a correre una gara all’altezza del suo blasone e a riscattarsi dalla sfortuna delle ultime prove; dietro di lui inseguono Wilson, Dungey, Malcolm Stewart (fratello di James, per 96 la prima volta in gara nella massima categoria), Short e Roczen. Fuori subito anche qui Bubba Stewart per caduta, che riparte ben ventunesimo e non riuscirà a rimontare più di tanto per le già citate condizioni della pista. Le posizioni non cambiano nella prima parte di gara, con Villopoto impegnato in un forcing micidiale, ma a breve i due alfieri KTM iniziano a macinare avversari. Wilson resiste in seconda posizione fino al 97 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica MX USA Scarica l’APP del Magazine Editore: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. 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