www.assoplastsrl.it [email protected] 1 marzo 2014 - n. 8 – anno 62° – Poste Italiane s.p.a. - sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1, CN/RE – Euro 1,10 IDEOLOGIA «GENDER» Gravissima, a scuola, la confusione sessuale L a saga dell’imposizione silenziosa dell’ideologia gender nella scuola prosegue. L’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (Unar) che fa capo alla presidenza del Consiglio dei Ministri ha pubblicato una trilogia di manuali, “Educare alla diversità nella scuola”, rispettivamente per elementari, medie e superiori, apparentemente dedicata al tema del bullismo, in pratica finalizzata a inculcare l’ideologia gay nelle menti dei nostri alunni. Nel glossario di queste pubblicazioni si afferma che “secondo la comunità scientifica, essere omosessuali è... una normale espressione della sessualità umana, di conseguenza non c’è motivo di cambiare tale caratteristica”. E ancora: “Diversi studi condotti negli ultimi 30 anni hanno mostrato che i bambini cresciuti da genitori gay e lesbiche sono felici esattamente come i bambini cresciuti da famiglie eterosessuali”. Mostruose falsità, che fino a qualche anno fa sarebbero state unanimemente qualificate come deliranti. Ma veniamo gli aspetti sociali implicati in questa ideologia. Dice sempre il glossario: “L’impossibilità di sposarsi può avere un impatto sul benessere dei genitori, e conseguentemente di tutti i membri della famiglia”. Cioè l’unico danno che può venire a bambini adottati da famiglie gay è che i “genitori” non si possono sposare. Quindi porte aperte al matrimonio gay, quale rimedio contro il disagio di coppie e minori. Personalmente mi sono sentito chiamato in causa quando ho letto che “gli insegnanti, anche i più bravi e preparati, possono non essere perfettamente consapevoli della propria omofobia”. Ho sentito immediatamente il bisogno di essere rieducato, perché fin da bambino ho sempre pensato che esistessero due soli sessi: quello maschile e quello femminile. Ma non devo averlo pensato solo io, visto che la grammatica, per esempio, è fondata su due soli generi: maschile e femminile; gli articoli, i nomi, gli aggettivi hanno due soli generi e nessuno ha mai pensato di declinarli secondo cinque o sei diverse possibilità. Sempre dal manuale per la scuola elementare viene, invece, un monito preciso per i maestri: “Non usare analogie che facciano riferimento a una prospettiva eteronormativa (cioè che assuma l’eterosessualità come orientamento normale)”. Vorrà dire che insegneremo a nostri alunni che l’articolo “il” non è maschile singolare, ma “genere1” singolare, mentre “la” è “genere2” singolare, né più né meno che genitore1 e genitore2. Non so se vi rendiate conto bene di che stravolgimento stiamo parlando. Ma la saga ha una sua trama e i suoi colpi di scena. Qualche giorno fa il viceministro alle pari opportunità Maria Cecilia Guerra ha dichiarato: “Di questa ricerca ignoravo addirittura l’esistenza”. A questo punto si pone un problema. Come si parlano tra loro i diversi organi istituzionali? E il Ministero dell’Istruzione che ruolo ha nella vicenda? Com’è possibile diffondere questo materiale nella scuola senza una sua specifica autorizzazione? Chi comanda davvero nel nostro Paese? La questione è ancora aperta, ma è facile profetizzare che i poteri forti e occulti che stanno conducendo alla dissoluzione la nostra civiltà avranno ancora partita vinta. A noi cristiani il compito splendido di testimoniare la verità fino in fondo. Giuliano Romoli UN BELLO SPOT CONTRO LE «SLOT» Reggio Emilia, piazza Prampolini: la manifestazione del 22 febbraio. M erita di essere incoraggiata una manifestazione come lo «Slot Mob» che sabato scorso ha animato il centro storico di Reggio Emilia. Perché oltre a mettere in guardia dalle trappole del gioco d’azzardo e denunciare la piaga delle ludopatie, intende premiare concretamente gli esercizi commerciali che decidono di rinunciare alle «slot» e alle altre macchinette CENTRO MISSIONARIO mangiasoldi. Sta alla clientela, cioè a noi, premiare i negozi che espongono il logo «Slot? No grazie», preferendoli con le nostre scelte di consumo. I bar «no slot» a Reggio Emilia sono già 26. Inoltre nei locali pubblici ben vengano, o ben ritornino, altri passatempi più sani e senza denaro in palio, dai giochi di società al vecchio biliardino... «DON BOSCO È QUI» Servizio a pagina 15 FAMIGLIA AL CENTRO Quaresima: le proposte e le date missionarie. Il 9 marzo i ritiri spirituali promossi da Azione Cattolica L’album con foto e racconti della peregrinazione dell’urna del santo a Bibbiano, Correggio, Reggio L’intervento di Francesco Belletti, presidente del Forum nazionale delle Associazioni Familiari pagina 3 pagine 9-11 pagina 13 2 Vita di Chiesa 1 marzo 2014 AGENDA DEL VESCOVO BASILICA DI SAN PIETRO Nel discorso risuonano «coraggio, preghiera, compassione» Il cammino indicato ai cardinali Le parole di Francesco nel primo Concistoro da lui convocato I Mercoledì 5 marzo Alle 18.30 in Cattedrale il Vescovo presiede la celebrazione eucaristica del Mercoledì delle Ceneri, per l’ingresso nel tempo di Quaresima. Giovedì 6 marzo Alle 17.30 presso l’Istituto San Vincenzo de’ Paoli il Vescovo guida un incontro per insegnanti e genitori dal tema: “Scuola – famiglia: è possibile un’alleanza educativa?”. Venerdì 7 marzo In mattinata il Vescovo visita alcune realtà educative e del mondo della ceramica nel comune di Casalgrande. Domenica 9 marzo Alle 9, presso la sala ReGiò di Reggio Emilia, il Vescovo guida il ritiro degli adulti di Azione Cattolica. Alle 17 in vescovado incontra i catecumeni con i loro padrini. Alle 18, in Cattedrale, il Vescovo presiede la celebrazione eucaristica con il rito di ammissione dei catecumeni tra gli eletti a ricevere i sacramenti dell’Iniziazione cristiana nella notte di Pasqua. BREVI DIOCESANE 2 MARZO. In preghiera per le minoranze cristiane perseguitate nell’anniversario della morte di Bhatti l primo Concistoro ordinario pubblico convocato da Papa Francesco inizia con una sorpresa: la presenza al rito del Papa emerito Benedetto XVI, seduto in prima fila. All’ingresso in basilica, Papa Francesco - dopo aver percorso tutta la navata centrale e prima di arrivare all’Altare della Confessione - si avvicina al suo predecessore e lo abbraccia affettuosamente. Lui si toglie lo zucchetto in segno di omaggio e ricambia l’abbraccio. Il primo dei cardinali a ricevere la “berretta”, il Segretario di Stato Pietro Parolin, dopo aver salutato Papa Francesco saluta “con uguale affetto e venerazione” il Papa emerito. “Lieti per la sua presenza in mezzo a noi”, dice, accolto da un grande applauso. Alla fine del rito, si replica: prima di cominciare la processione del Collegio cardinalizio lungo la navata centrale della basilica di San Pietro, Francesco saluta di nuovo Benedetto, con una stretta di mano calorosa, prolungata e accompagnata da un ampio sorriso. Benedetto XVI ha fatto un’eccezione alla sua scelta di vivere “nascosto al mondo”, dopo la rinuncia al pontificato di un anno fa. E lo ha fatto in uno dei momenti più solenni e significativi, quasi a voler marcare la continuità tra i due magisteri e confermare al suo successore la propria vicinanza spirituale (era il 28 febbraio 2013 - esattamente un anno fa - quando la chiusura del portone della residenza di Castelgandolfo segnò, simbolicamente e non solo, il ‘passaggio di consegne’ da Benedetto XVI a quello che sarà poi il Papa eletto nel conclave del 13 marzo seguente - ndr). I 19 nuovi cardinali creati da Papa Francesco, di cui 16 elettori e 3 non elettori, provengono da 15 Paesi diver- Nella foto: Shahbaz Bhatti, politico pakistano, assassinato il 2 marzo 2011 per aver preso posizione in difesa delle minoranze cristiane perseguitate in diverse parti del suo Paese e per aver pubblicamente difeso Asia Bibi. Domenica 2 marzo ricorre il terzo anniversario dell’uccisione del ministro delle finanze in Pakistan, il cristiano Shahbaz Bhatti. Il fratello, il dottor Paul Bhatti, che venne a Correggio in quello stesso anno 2011, recentemente contattato dalla presidente del Circolo culturale correggese “Pier Giorgio Frassati”, ha parlato - in quanto presidente dell’«Alleanza pan-pachistana delle minoranze» - dei suoi progetti per favorire la vita e la libertà religiosa dei cristiani, cercando di continuare la missione del fratello. Il dottor Paul ha poi assicurato che, nonostante le intimidazioni ricevute (soprattutto rivolte alla sua famiglia), ritornerà in Pakistan in occasione del 3° anniversario dell’uccisione del fratello. E ha chiesto alle nostre parrocchie di ricordare il martirio del fratello, pregando per la libertà religiosa e per tutte le minoranze cristiane perseguitate. Appello che accogliamo volentieri, impegnandoci a ricordare questa intenzione nella preghiera dei fedeli di domenica 2 marzo. 5 MARZO. La Messa nel «Mercoledì delle Ceneri» presieduta dal Vescovo alle 18.30 in Cattedrale Mercoledì 5 marzo alle 18.30, in Cattedrale a Reggio Emilia, monsignor Camisasca presiede la celebrazione eucaristica del Mercoledì delle Ceneri, per l’ingresso nel tempo di Quaresima (nella foto, un momento della liturgia del 2013). L’abbraccio tra Papa Francesco e Benedetto XVI il 22 febbraio. si. L’unico assente era il cardinale Loris Capovilla, 98 anni, che riceverà la “berretta” a Sotto il Monte. Nel discorso del Papa, risuonano parole come “collaborazione, comunione, coraggio, preghiera, compassione”. “La Chiesa ha bisogno di voi”, l’esclamazione ripetuta. Poi la vicinanza a tutti i cristiani vittime di “discriminazioni e persecuzioni” e l’appello a essere “artigiani di pace”. CAMMINARE CON GESÙ. “Gesù non è venuto a insegnare una filosofia, un’ideolo- poi costruire e confessare”. LA TENTAZIONE DI «PENSARE ALLA MANIERA DEGLI UOMINI». “Se prevale la mentalità del mondo, subentrano le rivalità, le invidie, le fazioni”, ha ammonito il Papa, mettendo in guardia i cardinali dalla “tentazione di pensare alla maniera degli uomini e non di Dio”. “Diversamente dai discepoli - ha spiegato - noi sappiamo che Gesù ha vinto, e non dovremmo avere paura della Croce, anzi, nella Croce abbiamo la nostra speranza. «Noi sappiamo che Gesù ha vinto, e non dovremmo avere paura della Croce, anzi, nella Croce abbiamo la nostra speranza» gia, ma una via, una strada da percorrere con Lui, e la strada s’impara facendola, camminando”. Con queste parole il Papa ha salutato i nuovi cardinali, nell’allocuzione pronunciata durante il Concistoro. “Questa è la nostra gioia: camminare con Gesù”, ha assicurato il Papa, che è tornato indietro di circa un anno, alla Messa celebrata con i cardinali nella Cappella Sistina subito dopo l’elezione: “Camminare è stata la prima parola che il Signore ci ha proposto: camminare, e Eppure, siamo anche noi pur sempre umani, peccatori, e siamo esposti alla tentazione di pensare alla maniera degli uomini e non di Dio”. L’invito del Pontefice, invece, è a “sintonizzarci pienamente con Gesù, e a farlo insieme, nel momento in cui il Collegio dei cardinali si accresce con l’ingresso di nuovi membri”. L’ESORTAZIONE RIPETUTA. “La Chiesa ha bisogno di voi, della vostra collaborazione, e prima ancora della vostra comunione, comunione con me e tra di voi”. È l’esortazione centrale del Papa. “La Chiesa - ha spiegato - ha bisogno del vostro coraggio, per annunciare il Vangelo in ogni occasione opportuna e non opportuna, e per dare testimonianza alla verità. La Chiesa ha bisogno della vostra preghiera, per il buon cammino del gregge di Cristo, la preghiera che, con l’annuncio della Parola, è il primo compito del vescovo”. NO A «DISCRIMINAZIONI» E «PERSECUZIONI». “La Chiesa ha bisogno della vostra compassione soprattutto in questo momento di dolore e sofferenza in tanti Paesi del mondo”. Parte da una virtù dimenticata, la “compassione”, il Papa, per rivolgere subito dopo un forte appello: “Vogliamo esprimere la nostra vicinanza spirituale alle comunità ecclesiali e a tutti i cristiani che soffrono discriminazioni e persecuzioni”. “Dobbiamo lottare contro ogni discriminazione”, ha aggiunto. “La Chiesa – ha proseguito - ha bisogno della nostra preghiera per loro, perché siano forti nella fede e sappiano reagire al male con il bene. E questa nostra preghiera si estende a ogni uomo e donna che subisce ingiustizia a causa delle sue convinzioni religiose”. ARTIGIANI DI PACE. “La Chiesa ha bisogno di noi anche affinché siamo uomini di pace e facciamo la pace con le nostre opere, i nostri desideri, le nostre preghiere”, ha detto il Santo Padre. Fuori testo, un’indicazione precisa e impegnativa, per i porporati e la loro missione nel mondo: “Fare la pace, artigiani della pace”. “Per questo invochiamo la pace e la riconciliazione per i popoli che in questi tempi sono provati dalla violenza e dalla guerra”, l’appello finale di Papa Francesco. Maria Michela Nicolais L’omelia per la Messa nel 9° anniversario di don Giussani (Basilica di San Prospero, 24 febbraio) «LA LETIZIA DELL’INCONTRO SEMPRE NUOVO CON CRISTO» C ari fratelli e sorelle, Cari amici, la personalità di don Giussani è così ricca di doni che non si finirebbe mai di scrutarli. Qualcosa ho detto nei miei libri su di lui e anche pochi giorni fa, durante la presentazione di una sua biografia. La Lettera agli Ebrei ci ammonisce: Ricordatevi dei vostri capi, ricordatevi dei vostri padri, i quali vi hanno annunciato la Parola di Dio. Considerando attentamente l’esito finale della loro vita, imitatene la fede (cfr. Eb 13,7). Trovo raccolto in queste parole ciò che desidero lasciarvi oggi. Cercherò ora di ascoltare con voi le parole della Lettera che ho citate. Ricordatevi dei vostri padri: l’ammonimento del testo della Scrittura è più che mai attuale. Oggi si vorrebbero dimenticare i padri, quando non ucciderli. La paternità è un’arte difficile, soprattutto perché il padre è un uomo come noi, fragile e debole, peccatore come noi. Eppure, proprio quando riconosciamo i suoi limiti di uomo, proprio allora siamo in grado di scoprire la sua grandezza. Non è forse così che accade ad ogni figlio quando, nella maturità, ripensa al proprio padre naturale? Lo stesso, o qualcosa di analogo, accade al padre spirituale. Il tempo, facendo decantare la sua personalità, ne mette in luce gli aspetti più luminosi e duraturi. Don Giussani è stato un uomo travolto da una passione bruciante, una passione incontenibile per Cristo e per gli uomini. Ricordarlo vuol dire chiedere di partecipare allo stesso fuoco. Questo è vero sia per chi lo ha conosciuto personalmente, per breve o per lungo tempo, sia per coloro che, pur senza averlo mai incontrato (e saranno sempre di più, come è logico che accada), sono stati incrociati e affascinati dalle sue parole e dall’opera del movimento da lui nato. Ricordatevi dei padri che vi hanno annunciato la Parola di Dio. Don Giussani non ha fatto altro nella sua vita che introdurre uomini e donne, ragazzi ed adulti, nella conoscenza di Dio e di se stessi; anche attraverso una profonda esperienza della Scrittura, da lui letta, meditata e citata in continuazione. Non ha mai dimenticato che la Parola di Dio non è un libro, ma il Verbo di Dio fatto carne, che ci raggiunge attrav erso la Tradizione della Chiesa, in cui un posto privilegiato occupa la Scrittura. Quale familiarità con Dio, con Gesù, con la Bibbia ho imparato da don Giussani! Considerate attentamente l’esito finale della loro vita. Savorana, nella sua biografia, ha aperto per la prima volta uno squarcio importante e rivelatore sui lunghi anni finali della malattia di don Giussani. Attraverso la malattia, molto dolorosa e invalidante, che lo ha staccato fisicamente dal movimento e da quasi tutti i suoi amici, don Giussani si è unito in profondità alla sua opera, offrendola alla Chiesa. Ha sperimentato che è veramente nostro solo ciò da cui ci stacchiamo nell’offerta. È entrato progressivamente, senza mai lamentarsi, nel disegno di Dio, insegnandoci così una pazienza (lui, che per carattere era così irruente) e soprattutto la letizia nell’incontro sempre nuovo con Cristo che ci fa attraversare anche le oscurità del male e della morte. Imitatene la fede. L’esortazione della Lettera agli Ebrei riassume in tre parole tutta la vita e il compito avventuroso e affascinante di coloro che desiderano partecipare per attrazione e seguire le orme luminose della vita di don Giussani. Imitatene la fede non vuol dire: cercate di copiare, ma piuttosto: entrate nella sua fede, entrate nel suo dialogo con Cristo e con gli uomini, entrate nel cammino, nel metodo della sua evangelizzazione, chiedete a Dio, per sua intercessione, questa grazia. + Massimo Camisasca Primo Piano «ANDATE...» TRE APPUNTAMENTI IN PROGRAMMA 16, 23 E 24 MARZO È 1 marzo 2014 3 In missione accanto a ogni uomo Le proposte del Cmd per l’animazione della Quaresima verso la Pasqua 2014”, di Antonio Agnelli. Da segnare bene in evidenza sulle nostre agende e calendari personali sono poi le date dei tre appuntamenti programmati: • domenica 16 marzo, alle ore 15, a Baragalla, presso la Sala convegni della chiesa del Sacro Cuore a Reggio Emilia, il convegno missionario diocesano sul tema già annunciato, “Missionari nelle periferie del mondo” (intervengono - moderati da don Emanuele Benatti - sorella Paola Torelli, missionaria nella periferia di Lima, in Perù; la professoressa Antonella Fucecchi, del Cem Mondialità, insegnante a Roma). In particolare, l’obiettivo del convegno è quello di riflettere a partire da alcune domande: nel pluralismo culturale e religioso quale missione? Come essere missionari oggi nelle periferie geografiche ed esistenziali? Come rispondere alla sfida educativa e come avvicinarsi alle fragilità che si percepiscono? stato consegnato in gennaio ai parroci, da parte del Centro Missionario Diocesano (Cmd), il materiale per l’animazione missionaria in parrocchia durante il periodo della Quaresima. Con la Quaresima infatti giunge anche quell’invito a mettersi in una disposizione - di cuore anzitutto, ma anche con le opere - più “missionaria”, che significa cioè attenzione a fare della propria vita un annuncio di bene. “Abbiamo preparato diverse possibilità e piste di azione”, spiega il Cmd, illustrando le caratteristiche del materiale recapitato nelle diverse comunità parrocchiali della diocesi. “Esso potrà essere usato per la liturgia, la catechesi, l’animazione, con attenzione alle diverse fasce di età. Il tema scelto per la Quaresima 2014 ruota attorno allo slogan «Missionari nelle periferie del mondo», per invitare a non ‘chiudersi’ nelle proprie comunità, bensì a vivere la missionarietà in strada, in cammino, visitando le periferie, geografiche ed esistenziali delle persone”. G “Q uest’anno - prosegue l’équipe del Centro Missionario - abbiamo preparato anche un dvd contenente la versione digitale di tutto il materiale cartaceo che si potrà riprodurre a piacimento”. All’interno si trovano: • il manifesto della Quaresima missionaria, con tutti gli appuntamenti (come quello riprodotto a fianco); • la presentazione, in un file di Powerpoint, estensione .pps, delle missioni diocesane (Albania, Brasile India, Madagascar, Rwanda); • una video-intervista a cinque giovani missionari laici rientrati dall’esperienza in terra di missione; • un libretto - rivolto specificamente agli adulti (“Missionari nelle periferie del mondo”) - per guidare il cammino di preghiera nella parrocchia; • un sussidio per bambini e ragazzi intitolato “Destinazione mondo”; •un segnalibro (per richiederne altri ci si può rivolgere direttamente al Cmd, allo 0522.436840); • una cassettina-salvadanaio; • alcune buste per la colletta per la Giornata diocesana pro missioni; • un manifesto e un libretto sui campi estivi in missione. Inoltre, presso la sede del Cmd (via Ferrari Bonini 3, Reggio Emilia), è possibile acquistare i due sussidi della Emi (Editrice Missionaria Italiana) per adulti e ragazzi “Con Gesù nella terra del - e del +. Giromondo pasquale della sobrietà con Papa Francesco”, di Pablo Sartori, e “Passione di Cristo, Passione del mondo. Cammino liturgico-missionario li incontri seguenti sono ravvicinati e si tengono la settimana successiva, nell’arco di due giorni: • domenica 23 marzo, la celebrazione - nelle singole parrocchie - della Giornata missionaria diocesana (nella 3a Domenica di Quaresima), occasione per una maggiore consapevolezza e un sostegno economico alle missioni diocesane. “Invitiamo”, scrivono dal Cmd, “a preparare la celebrazione coinvolgendo tutti”; • lunedì 24 marzo, infine, la Giornata di digiuno e preghiera per i Missionari Martiri, istituita nell’anniversario dell’uccisione del vescovo di San Salvador, monsignor Oscar Romero. Il programma: alle 21, nella chiesa di Santo Stefano, a Novellara, la veglia di preghiera sul tema “Chiesa di strada”, all’interno della quale si terrà un monologo sulla storia e la figura del Beato don Giuseppe Puglisi, ucciso dalla mafia e martire della Chiesa; verranno ricordati anche don Giuseppe Diana (di cui quest’anno - il 19 marzo 1994 - ricorrono 20 anni dall’uccisione) e altre persone, conclude l’équipe del Centro Missionario, “che hanno dato la vita nel testimoniare l’amore di Dio nelle diverse periferie del mondo”. Per i ragazzi (5a elementare - 3a media) all’Oratorio Don Bosco; per giovani e famiglie al ReGiò, con il Vescovo AZIONE CATTOLICA: DUE RITIRI SPIRITUALI DOMENICA 9 MARZO “A bbiamo visto il Signore” è titolo e tema del ritiro di Quaresima per ragazzi dalla 5a elementare alla 3a media che l’Azione Cattolica Ragazzi della nostra diocesi proporrà domenica 9 marzo all’Oratorio Don Bosco (parrocchia di Santa Croce), a Reggio Emilia, in via Adua. Si inizierà alle ore 9.15 e il tutto terminerà alle ore 17 circa. “Porta Vangelo, quaderno, pranzo al sacco e una quota di 5€”, raccomanda Liliana Ragazzi dell’équipe Acr, che su La Libertà della scorsa settimana ha presentato anche il pellegrinaggio a Roma del 27 aprile con cui l’Azione Cattolica parteciperà alla grande festa per la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. “Catechisti iscrivete i vostri ragazzi presso l’ufficio di Ac”, è l’ultima comunicazione utile in vista dell’incontro. A nche per i settori adulti, giovani e famiglie di Ac quella del 9 marzo sarà una domenica intensa e speciale: si ritroveranno infatti alla Sala ReGiò (via Agosti) per partecipare al ritiro di Quaresima “Preghiera, digiuno, elemosina” predicato dal Vescovo. Programma: ore 9, accoglienza; 9.15, Lodi; 9.30, 1a meditazione seguita da riflessione personale e spazio per le confessioni; 11.30, 2a meditazione; 12.30, pranzo (al sacco o - su prenotazione - pasto caldo); ore 14, conversazione col Vescovo; 15.30, Messa (con l’Acr). Raccomandazione: portare con sé la Bibbia. Info-prenotazioni: via Prevostura 4, Reggio, 0522.437773, www.azionecattolicare.it. 4 Vita di Chiesa 1 marzo 2014 La stamperia, oggi a Bologna, operò a Guastalla e a Reggio 25 ANNI PER IL CENTRO BRAILLE CHE HA RADICI REGGIANE V enerdì 21 febbraio, a Cadriano di Granarolo, nel Bolognese, la cooperativa sociale per ciechi “Centro Braille San Giacomo” - che ha per motto “Non siate ascoltatori smemorati della Parola, siate di quelli che la mettono in pratica” - ha celebrato il 25° anniversario di fondazione. Ha presieduto la Messa, nella chiesa di Sant’Andrea in Cadriano - con la partecipazione di un folto gruppo di vedenti e non vedenti - monsignor Giovanni Silvagni, Vicario generale di Bologna; con lui hanno concelebrato monsignor Renzo Migliorini, assistente nazionale del Mac (Movimento Apostolico Ciechi), don Giuseppe Grigolon, assistente regionale del Mac e monsignor Carlo Pasotti, assistente diocesano del Mac di Reggio Emilia-Guastalla. Dopo la Messa l’avvocato Salvatore Bentivegna ha tenuto una breve relazione sulla nascita e le attività della cooperativa stessa, di cui è presidente. Nata nel 1988 a Reggio, in via Farini 10 (presso la chiesa di San Giorgio, la cui cura era affidata a don Cesare Frignani), solo in seguito fu trasferita a Bologna. Già prima, da una decina d’anni, funzionava il Centro Braille San Giacomo, che operava in Guastalla, per la stampa Braille della Bibbia, dei testi liturgici (in particolare il lezionario festivo e feriale), dei documenti del Vaticano II, come pure dei documenti della Santa Sede e della Cei, oltre che di altri libri e opuscoli religiosi, per rispondere alle richieste dei fratelli e delle sorelle non vedenti. La stamperia Braille è nata dunque nel Reggiano, dalla fede, dal cuore, dal coraggio e dalla determinazione di alcune donne: la professoressa Lucia Micito, calabrese trapiantata a Bologna, non vedente, che insegnava in quegli anni filosofia al Liceo di Guastalla, e la professoressa Lina Ferrari, non vedente di Guastalla, ora defunta, che insegnava francese nella scuola per ciechi di Reggio Emilia, aiutate in seguito dalla professoressa Clara Capiluppi, vedente, lei pure in cielo, “donna di poche parole che amava la Parola”. L a prima sede operativa fu a Guastalla in locali del Seminario messi a disposizione dalla Diocesi per interessamento del compianto Vicario generale monsignor Quirino Merzi, e vi collaborarono vari obiettori di coscienza che scelsero il servizio alla stamperia in luogo del servizio militare. Angelo Torelli, che aveva prestato servizio negli anni 1982-1983, durante la celebrazione del 25° ne ha offerto una testimonianza viva, raccontando come furono anni di grande entusiasmo e impegno: vennero superate - ha spiegato - notevoli difficoltà, anche economiche, per l’acquisto dei macchinari e il loro ammodernamento, con la generosità di tanti, e con il sostegno di vari sacerdoti e vescovi. Racconta in proposito la stessa Lucia Micito: “Un’amica, una Piccola Sorella di Charles de Foucauld, riceve la sua parte di eredità e, consapevole del mio desiderio, vorrebbe regalarmi la Bibbia. Le dico che la Bibbia nella scrittura Braille non esiste. Ne esisteva una, in una traduzione superata del 1926. Se voleva appagare il mio desiderio doveva regalarmi una stampante Braille per trascriverla. E così fece”. Ancora oggi la stamperia Braille, ha bisogno dell’aiuto e della solidarietà dei cristiani e della Chiesa, trattandosi di offrire ai fratelli e alle sorelle non vedenti gli strumenti per la loro formazione e partecipazione alla vita della Chiesa stessa. Un’opera preziosa e unica in Italia, di cui essere grati al Signore. La seduta del 18 febbraio, sotto i buoni auspici di un incontro tra Chiese cristiane Christifideles laici, 15° e rilancio Si è insediato un nuovo organismo con poteri consultivi P er iniziativa del Gruppo di studio “Christifideles laici” (Cfl), nel suo quindicesimo anno di attività, è stato insediato - il 18 febbraio, presso il Centro Giovanni XXIII di Reggio Emilia - un nuovo organismo con poteri consultivi. Espressione libera e volontaria della comunità di fede diocesana, questo coordinamento, composto da una quarantina di membri accuratamente scelti, avrà il compito di suggerire, studiare e perfezionare proposte di iniziative culturali non elitarie, ma di pubblico interesse per la città e la Chiesa locale. La variegata composizione del Gruppo - formato da dirigenti di associazioni ed enti vari, docenti di scuola media e università, medici, tecnici, imprenditori, economisti, amministratori, giuristi, diaconi, operatori sociali - è stata suggerita dalla precisa volontà di leggere e decifrare i grandi problemi della contemporaneità con il supporto di competenze interdisciplinari e interprofessionali. La sponda esecutiva sarà garantita dal Direttivo Cfl, composto da una dozzina di membri. La seduta del 18 febbraio è stata interamente dedicata alle motivazioni ideali dell’intero progetto e alla raccolta di dati necessari al funzionamento organizzativo. Il Gruppo si riunirà, una seconda volta, al completo, nel prossimo mese di maggio. 1 2 I l pomeriggio stesso è risultato poi ancor più significativo, in quanto preceduto, di pochi minuti, da un incontro tra una rappresentanza dei Cfl e una delegazione di religiosi e operatori sociali bulgari e romeni in visita in Emilia nell’ambito del progetto “Development through social inclusion” coordinato dalla Regional Development Foundation di Vidin (Bulgaria) e cofinanziato dal Fondo sociale europeo. La delegazione, guidata dalla dottoressa Carla Cavallini, responsabile del Centro di informazione dell’Unione Europea “Europe Direct - Emilia”, era costituita dal rettore del Seminario Ortodosso e dell’Accademia Teologica di Plovdiv (Bulgaria), padre Dobromir 4 3 Foto 1: l’équipe dei «Christifideles laici» riunitasi il 18 febbraio al Centro Giovanni XXIII di Reggio Emilia; a capotavola è il coordinatore del Gruppo di studio, Sandro Spreafico. Foto 2: l’incontro con la delegazione ortodossa e i rappresentanti di Europe Direct - Emilia. Foto 3: al centro, Carla Cavallini. Foto 4: il professor Sandro Spreafico prende la parola. Kostov, dal professor Andian Aleksandrov della Facoltà di Teologia dell’Università di Sofia e da alcuni rappresentanti della Facoltà di Teologia dell’Università di Craiova (Romania) e dell’Associazione Vasiliada, corrispondente alla Caritas, della Chiesa ortodossa romena. Il breve, ma intenso incontro ha così assunto un significato speciale, quasi ad indicare il respiro e la prospettiva europei che dovranno caratterizzare il cammino del nuovo Gruppo Cfl. Sandro Spreafico I temi dell’incontro tenutosi a Pieve Modolena il 18 febbraio e alcune riflessioni alla luce della nota Cei del 2006 PASTORALE DELLA SALUTE: FE.DI.S.A RISORSA PER LA DIOCESI F e.Di.S.A: quanti dei nostri lettori conoscono il significato di questo acronimo? Fe.Di.S.A (Federazione Diocesana Servizi agli Anziani) è un’associazione senza scopo di lucro costituita dalle parrocchie che promuovono servizi socio-assistenziali a persone in stato di bisogno nella provincia di Reggio Emilia. Nasce nel 2000 con il sostegno della Diocesi e la collaborazione di Confcooperative. Nel 2012 contava - e raggruppava - 19 strutture residenziali e semi residenziali per anziani e disabili. Fe.Di.S.A opera su tutti i distretti della provincia reggiana; un’unica realtà ha sede in provincia di Parma. Comprende 52 servizi erogati, 12 nuclei di casa di riposo, 14 nuclei di casa protetta, 4 Centri diurni assistenziali per anziani, 9 servizi di accoglienza diurna a carattere relazionale, 9 di carattere assistenziale (Sda); 750 posti letto, 460 gli operatori e gli addetti, 250 i volontari. Il fatturato aggregato per i servizi resi supera i 16 milioni di euro. N ella serata del 18 febbraio si è tenuta - presso l’oratorio della parrocchia di Pieve Modolena - una tavola rotonda organizzata da Fe.Di.S.A in occasione dei lavori preparatori per l’imminente inaugurazione degli ampliamenti e ristrutturazioni della casa di riposo e della scuola materna. Diretta dal dottor Roberto Magnani, coordinatore di Fe.Di.S.A, la tavola rotonda ha visto la partecipazione di Germana Corradini, dirigente nei Servizi del Comune di Reggio, di Marta Catellani, coordinatrice della casa di riposo, e del sottoscritto, operatore della Consulta diocesana per la Pastorale della salute diretta da don Agostino Varini. La serata è stata molto produttiva, ricca di dati sulla situazione socio-assistenziale della fragilità in questo distretto del Comune reggiano dove è certamente molto positivo lo stato dei servizi resi alla popolazione anziana e “grande-anziana”. Un elemento poco conosciuto ma certamente vincente è costituito dall’integrazione efficace fra pubblico e privato, fra strutture della Diocesi e servizi dei Comuni e della Provincia. Questa realtà rappresenta un cuore pulsante, sano e in crescita, che merita di essere valorizzato nel panorama della Pastorale della salute della nostra diocesi. G li obiettivi di Fe.Di.S.A sono: • il rispetto e la tutela della vita di ogni uomo dal concepimento alla morte naturale; • i diritti fondamentali di ogni uomo di uguaglianza e giustizia sociale; • il diritto alla salute, alla casa e alla realizzazione della personalità di ogni uomo in tutte le fasi della vita; • il valore della permanenza dell’anzia- no presso la propria famiglia, comunità o abitazione; • il diritto della famiglia e delle comunità ad essere agevolate nell’assistere le persone in stato di bisogno; • il dovere dello Stato e degli enti pubblici locali di riconoscere il valore sociale di utilità pubblica degli enti privati socioassistenziali senza scopo di lucro. Tali obiettivi rientrano a pieno titolo nei compiti che la Cei ha affidato alle diocesi e alle parrocchie nella nota pastorale del 2006 “Predicate il Vangelo e curate i malati”. Le lineeguida della Cei, al paragrafo 67 (“Alcune attenzioni particolari”) recitano: “c. Nella programmazione della pastorale sanitaria, è bene che le comunità cristiane abbiano presenti alcune priorità: (...) Promuovere un coordinamento efficace delle associazioni che operano nel settore sanitario e socio-sanitario, presenti sul territorio. (...) È importante che nelle associazioni maturi la consa- pevolezza che ogni iniziativa a favore dei malati e dei sofferenti, come pure ogni presenza nella società, è fatta non a titolo personale o di gruppo, ma a nome dell’intera comunità cristiana”. Nello stesso paragrafo, al capo b, si dà largo spazio alla necessità di promuovere una formazione adeguata degli operatori pastorali. P otrebbe essere molto innovativo ed efficace inserire nel curriculum dei nostri seminaristi un tirocinio obbligatorio presso le case di riposo di Fe.Di.S.A, di durata almeno equivalente a quella che li vede ordinariamente negli oratori. Ne trarrebbe sicuramente vantaggio la competenza per andare sul territorio delle parrocchie al servizio di anziani e ammalati. E ne trarrebbe vantaggio anche la predicazione. Ivano Argentini Vita di Chiesa 1 marzo 2014 5 VISITA DEL VESCOVO L’incontro del 20 febbraio con ospiti, suore, ausiliari, volontari e famiglie 50 anni coi poveri di don Mario Il giubileo della Casa della Carità di Fosdondo G rande festa, giovedì 20 febbraio, alla Casa della Carità di Fosdondo, per le celebrazioni del 50° anniversario della sua apertura, avvenuta nel maggio del 1964 a opera di don Mario Prandi e del parroco di allora don Alfredo Zavaroni. Con la presenza del vescovo Massimo si è dato avvio - con la Messa - a una serie di iniziative tra le quali spicca, per le riflessioni suggestive, il ciclo tenuto da don Carlo Pagliari, “Scorci di Regno”, otto incontri sulle parabole evangeliche che culmineranno il 28 giugno alle ore 10 con una celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Brescia Luciano Monari, che fu grande amico della Casa di Fosdondo (e di tutte le Case) ai tempi della sua presenza in diocesi reggiano-guastallese. Durante la Messa da lui presieduta, il vescovo Massimo (concelebranti don Giuliano Guidetti e don Paolo Crotti, quest’ultimo fra l’altro a sua volta ausiliario amato e stimato in tempi passati), dopo aver salutato amabilmente uno ad uno gli ospiti, le suore (Paola, Giovanna e Gianna) e i numerosi ausiliari e fedeli, ha esordito nell’omelia sottolineando come fin da principio don Mario pensò che i poveri in una parrocchia siano in strettissima connessione - in un legame inscindibile - con l’Eucarestia e la Parola di Dio. Quando le Case della Carità si aprono ai bisogni, alle necessità alle nuove povertà ed emergenze, esse manifestano alla Chiesa e al mondo intero le cose che contano nella vita, quelle essenziali, quelle vere, e sono testimonianza della gioia che può venire dall’incontro con Dio nei fratelli. Sono quindi dei centri, delle ‘scuole’ formidabili, delle ‘università’, che in una parrocchia irradiano e trasmettono una luce capace di dare il senso dell’esistenza, della vita dell’uomo, dell’universo intero. Chi vi transita - ha aggiunto il Vescovo - fa l’esperienza di Cristo attraverso i poveri e i malati in un luogo di permanente liturgia e culto-servizio che è anticipazione del Regno e di ciò che alla fine resterà, come dice san Paolo, quando fede e speranza tramonteranno... e rimarrà soltanto la Carità. La Messa - ha concluso Camisasca - ha qui un grande significato; ha fatto così eco alle parole del compianto vescovo Gilberto Baroni, quando affermò che alla Casa della Carità l’Eucarestia e la Parola di Dio, trovano “la loro perfezione, il loro completamento, la loro piena realizzazione, nell’esercizio autentico dell’amore a Dio e ai fratelli”. Quindi il 3° pane (quello dei poveri) del cesto, che è diventato simbolo efficace dell’azione evangelizzatrice delle Case. L a serata sì è conclusa con la cena condivisa in fraternità e letizia insieme al pastore diocesano, a cui è seguita una breve testimonianza di una coppia - Marco e Paola, ausiliari - che hanno fatto presente la loro esperienza di fede maturata nella Casa e illustrato il ricco programma di iniziative che seguiranno da qui al 28 giugno di quest’anno. Enos Rota ausiliario della Casa della Carità di Fosdondo Incamminati verso il diaconato, sono stati istituiti domenica 9 febbraio da monsignor Marmiroli QUATTRO NUOVI ACCOLITI PER L’UNITÀ PASTORALE BAGNOLESE D omenica 9 febbraio è stata festa grande per tutta l’unità pastorale bagnolese. Durante l’Eucarestia festiva sono stati istituiti accoliti - in vista del diaconato permanente - Marco Beltrami, Cristiano Del Monte, Michele Fiaccadori e Giacomo Capiluppi. Dopo un lungo tempo di discernimento è iniziata la preparazione in Seminario e, tra lezioni ed esami, tutti e quattro stanno ora procedendo verso la meta del diaconato, accompagnati dalle rispettive famiglie, presenza fondamentale e sicura, come è stato ricordato da uno dei quattro al termine della celebrazione. Monsignor Francesco Marmiroli, che ha presieduto il rito, ha ricordato come alla base di ogni ministero ci sia il servizio alla comunità e all’altro che incarna il Cristo. In questa prospetti- va si inserisce il servizio all’altare, compito principale dell’accolito, che parte dalla mensa dell’Eucarestia per portare, là dove c’è bisogno, la presenza del Risorto. Quattro sposi e padri che attraverso un cammino di fede e di preparazione danno testimonianza di come la comunità abbia sempre più bisogno di una presenza di laici impegnati e di persone che scelgono di servire i fratelli nella grazia del diaconato permanente. Ai novelli accoliti il parroco don Giovanni Rossi ha donato il nuovo camice che utilizzeranno nel servizio all’altare. Un abito nuovo, stirato dalle rispettive mogli, “due servizi” alla comunità. Carlo Incerti Il Vescovo incontra le Caritas territoriali Il vescovo Massimo ha espresso forte desiderio di incontrare tutti gli operatori che in diocesi prestano il proprio servizio all’interno dei Centri di Ascolto e delle Caritas parrocchiali del territorio. L’appuntamento è fissato per giovedì 13 marzo ore 20.45, Oratorio Don Bosco, via Adua, Reggio. Centri d’Ascolto, formazione volontari La Caritas diocesana organizza un corso di formazione per nuovi volontari dei Centri di Ascolto territoriali. Per chi fosse interessato l’invito è a rivolgersi al Centro di Ascolto Caritas della propria zona. Iscrizioni fino al 28 febbraio. Programma: lunedì 3 marzo “L’identità del Centro di Ascolto come luogo di servizio pastorale” (con Gianmarco Marzocchini, direttore della Caritas diocesana); lunedì 10 marzo “L’abc del Centro d’Ascolto tra risorse e povertà” (con operatori del Centro d’Ascolto diocesano); lunedì 17 marzo “Il coinvolgimento psicologico: rapporto tra chi ascolta e chi è ascoltato” (con un esperto del settore). Sono poi previsti periodi di stage presso i Centri d’Ascolto; lunedì 12 maggio, “Confronto conclusivo”, per una sintesi tra teoria e prassi. Staffetta di preghiera Prosegue il cammino della croce benedetta da don Romano Zanni, simbolo della “Staffetta di preghiera”, iniziativa rinnovata anche in quest’anno pastorale per volere delle Caritas parrocchiali; molte sentono infatti l’urgenza di affiancare all’ascolto e al sostegno concreto ai poveri momenti spirituali e di preghiera, “segno e testimonianza di fede e di umiltà davanti a problemi più grandi di noi”, come indicato da Gianmarco Marzocchini in una recente lettera aperta. “Fede e Carità si presuppongono e completano a vicenda. Preghiera e servizio devono stare insieme per una carità che parli di Risurrezione”. Dopo Scandiano - in questi giorni - la Staffetta passerà a Rubiera e nelle parrocchie della montagna (Castelnovo, Casina, Paullo...). Emergenze UCRAINA. “Cessi ogni azione violenta. Con l’animo preoccupato seguo quanto in questi giorni sta accadendo a Kiev. Assicuro la mia vicinanza al popolo ucraino e prego per le vittime delle violenze, per i loro familiari e per i feriti. Invito tutte le parti a cessare ogni azione violenta e a cercare la concordia e la pace del Paese”. Questo l’appello di Papa Francesco al termine dell’udienza generale di mercoledì 19 febbraio. Parole che sembrano rimanere inascoltate, stante il numero crescente di vittime e le continue violenze che destano una crescente preoccupazione. Preoccupazione condivisa da tutta la numerosa comunità degli ucraini residenti in Italia, che hanno notizie allarmanti circa la sorte di loro familiari, molti dei quali giovani e anche minorenni. La rete Caritas in Ucraina lancia a sua volta un appello e Andrij Waskowycz, presidente di Caritas Ucraina e vicepresidente di Caritas Europa, dichiara: “Condanniamo le azioni che mirano a limitare i diritti civili, in particolare la libertà di espressione e la pacifica volontà dei cittadini ucraini. Dichiariamo il nostro sostegno e solidarietà a tutti coloro che dimostrano pacificamente sulla piazza. Rifiutiamo ogni forma di violenza”. La Caritas in Ucraina si è già mobilitata per prestare soccorso e dare sostegno alle famiglie delle vittime, avviando una prima distribuzione di beni di prima necessità e materiale sanitario, anche grazie alla mobilitazione volontaria delle comunità locali. Sono stati promossi anche dei momenti di preghiera facendo appello ai fedeli di tutte le religioni presenti sul territorio. Inoltre si sta predisponendo un progetto nel lungo periodo per il sostegno psicologico alle famiglie delle vittime e la riabilitazione psico-fisica delle persone rimaste gravemente ferite. Molti sono coloro infatti che hanno perso la vista a seguito degli scontri dei giorni passati. REPUBBLICA CENTRAFRICANA. Secondo fonti Onu sono migliaia le vittime, oltre 1 milione gli sfollati e più di 2,2 milioni (circa la metà della popolazione) coloro che hanno bisogno di aiuti umanitari. La crisi è iniziata a marzo 2013 con un colpo di Stato del gruppo denominato “Séléka” composto prevalentemente da mercenari del Ciad e del Sudan. La situazione non è migliorata a seguito della destituzione del governo Séléka e dell’elezione di una nuova presidentessa. La controffensiva dei gruppi Anti-balaka, milizie di “autodifesa”, iniziata a dicembre, ha esacerbato ulteriormente il conflitto che ha assunto i tratti di una vera e propria caccia all’uomo con violenze indiscriminate sui civili e l’arruolamento di migliaia di minori. Inoltre secondo l’Onu e molte Ong internazionali, all’orizzonte c’è il rischio di una severa crisi alimentare provocata dal blocco delle attività agricole, con il crollo degli stock di cereali e l’aumento dei prezzi del cibo. Caritas Italiana è impegnata da mesi in appoggio alla Caritas della Repubblica Centrafricana attraverso la rete delle parrocchie, fornendo alla popolazione di ogni etnia e religione viveri di prima necessità, attrezzature agricole e sementi, sostegno psicosociale. Sono migliaia le persone protette da realtà della Chiesa: a Bangui sono state distribuite 30.000 razioni di cibo, a Bossangoa, nel nord del Paese, è stata fornita protezione e assistenza sanitaria a 30.000 persone. Turni mensa Caritas sabato 01 mar.Istituto Maria Ausiliatrice domenica 02 mar.gruppo di Tiziana (Barco) domenica sera 02 mar.San Giuseppe sabato 08 mar.Castelnovo ne’ Monti domenica 09 mar.comunità cutrese domenica sera 09 mar.Chiozza 6 Vita di Chiesa 1 marzo 2014 Serve un’attenzione piena alla vita delle persone, compresa la possibilità di accogliere quanto di nuovo nasce da un’esperienza che rimane un fallimento doloroso... Il 19 febbraio a Modena si è aperto l’anno giudiziario del tribunale ecclesiastico L a consueta riflessione sull’attività del Tribunale Ecclesiastico regionale emiliano, fatta non solo di numeri, ma anche di considerazioni sul significato di questi dati nella società di oggi, la offre monsignor Vittorino Tazzioli, il vicario giudiziale, in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario, mercoledì 19 febbraio a Modena. “Temevo, vista la tendenza costante degli ultimi anni, un ulteriore calo del numero di cause presentate, ma non si è verificato. Continua invece a diminuire il numero delle sentenze, e ancora una volta sottolineo come le cause siano sempre più complesse, litigiose e faticose di anno in anno”. Dalla statistica del tempo medio di chiusura un ulteriore dato: “Fino a pochi anni fa in 6 mesi era possibile chiudere una causa, erano tra 40 e 50 l’anno quelle più rapide, mentre ora sono solo 12; la durata media di una causa è passata a 353 giorni. Se l’obiettivo è, come sempre, la ricerca della verità, non c’è alcun vantaggio nell’opposizione sterile, che allunga i tempi e basta: per sette cause i tempi si sono allungati oltre i due anni e questo non era mai accaduto prima. Il dato economico, negli ultimi anni, è la principale causa di inasprimento dello scontro”. In maggioranza le cause riguardano giovani, intorno ai 30 anni, e la crisi non attende il settimo anno per manifestarsi: o subito, o dopo una decina d’anni, anche se aumentano i casi di coppie intorno ai 60 anni. N on ci sono grandi novità per quanto concerne i capi di nullità delle sentenze definite. “Egoismo, immaturità ed estrema fragi- Tribunale Ecclesiastico Cause complesse e faticose tribunale. “Il diritto è per la santificazione delle anime: anche la rapidità è uno degli strumenti che abbiamo per andare incontro, nella verità, alle esigenze della persona. Se anni fa qualcuno avrebbe potuto dubitare della tenuta e della necessità del Tribunale, oggi ci sono ragioni vere per la sua esistenza, che forse diventeranno ancora più significative in futuro. È necessario vedere che cosa c’è dietro i matrimoni falliti, serve un’attenzione piena alla vita delle persone, compresa la possibilità di accogliere quanto di nuovo nasce da un’esperienza che rimane comunque un fallimento doloroso”. “G 146 richieste nel 2013, 32 quelle da Reggio Emilia Alcuni numeri: 146 le cause entrate nel 2013, come l’anno precedente, 128 quelle pendenti dall’anno precedente. Da Carpi 13 cause presentate, 6 da Fidenza, 52 da Modena, 19 da Piacenza, 24 da Parma e 32 da Reggio Emilia. A fine anno 274 trattate complessivamente, in lieve calo rispetto alle 283 del 2012, 134 definite con sentenza, anch’esse in calo: di esse 130 affermative e lità dei coniugi sono evidenti, anche a 30 anni permangono atteggiamenti da bambini: molti giovani sono abituati ad avere subito tutto, senza la capacità di mantenere a lungo un impegno. Certi com- Il Tribunale ha sede a Modena e tratta unicamente le cause di nullità del matrimonio nel primo grado di giudizio, per il territorio delle diocesi di Modena - Nonantola, Carpi, Reggio Emilia - Guastalla, Parma, Fidenza e Piacenza - Bobbio. L’appello, nei casi 4 negative. Tre le cause abbandonate o sospese, 137 quelle espletate complessivamente, ne restano 137 pendenti a fine anno. Per quanto riguarda le motivazioni delle sentenze di nullità, esclusione dell’indissolubilità del matrimonio (concessa 64 volte come capo di nullità) ed esclusione della prole (67 volte, erano 55 l’anno precedente) si confermano come le ragioni prevalenti, segui- portamenti impediscono di costruire una vita di coppia, impegno faticoso e non facile. Questa fatica però si vede anche nelle coppie insieme per anni: non hanno più la gioia dell’incontro. Prevale spesso te da quelle che don Vittorino definisce le “malattie della volontà”, ovvero il difetto nella discrezione del giudizio (decretato 52 volte) e l’incapacità psichica di assumere gli oneri del matrimonio (52). Si tratta di persone incapaci di capire che cosa è il matrimonio cristiano, oppure, anche se lo capiscono, di viverlo appieno. I periti del tribunale sono fondamentali per definire questi capi di nullità. la ricerca della gratificazione, il resto passa in secondo piano. E il contesto in cui le persone crescono e si formano ha un grande peso nel definire il loro approccio alle cose. Il rapporto sessuale sembra essere solo una soddisfazione immediata e non una relazione con un altro individuo. Non c’è più la gioia dell’incontro e del dialogo”. Monsignor Tazzioli riflette ancora sul significato del lavoro del I costi? Stabiliti dalla Conferenza Episcopale Italiana in cui risulta necessario, si svolge invece a Bologna, presso il Tribunale Ecclesiastico Regionale Flaminio. L’Albo degli avvocati presso il Tribunale Ecclesiastico Regionale Emiliano com- prende 32 professionisti; molti di loro sono anche avvocati rotali, possono quindi patrocinare in tutti i tribunali della Chiesa. Per un accordo tra i due vescovi, sottoscritto dai presidenti, gli avvocati del tribunale di Modena possono patrocinare presso quello di Bologna e viceversa. Il costo della causa, per l’attore della causa presso il Tribunale, è di € 525, la metà per la parte li avvocati – tiene a precisare monsignor Vittorino Tazzioli – devono attenersi alle tariffe stabilite dalla Cei, il tribunale è aperto al gratuito patrocinio”: e questo al fine di sfatare il pregiudizio duro a morire sui costi eccessivi di una causa presso il tribunale. “Un ringraziamento non formale – conclude il vicario giudiziale – va ai giudici, che fanno un lavoro oscuro, faticoso e doloroso. La molla fondamentale di questo impegno però è l’amore, il resto viene di conseguenza”. L’apertura dell’anno giudiziario si è svolta con l’intervento dell’avvocato rotale Paola Buselli Mondin con una prolusione sul tema “Processo al processo canonico di nullità matrimoniale”, seguita dal dibattito e conclusa dall’intervento dell’arcivescovo di Modena-Nonantola monsignor Antonio Lanfranchi in veste di moderatore del Tribunale Ecclesiastico emiliano. Mariapia Cavani convenuta: il costo è stabilito dalla Conferenza Episcopale Italiana. Gli onorari degli avvocati sono stati stabiliti da un decreto della Cei del 2011. Per il processo di primo grado e per il processo d’appello si va da un minimo di € 1.575 a un massimo di € 2.992. SABBIATURA E VERNICIATURA A LIQUIDO E A POLVERE via Bovio, 4 - Reggio Emilia / info: Alex 348.5143451 e-mail [email protected] Vita di Chiesa SASSUOLO Il vescovo Camisasca è intervenuto la sera del 19 febbraio La famiglia, priorità per la Chiesa I cristiani siano testimoni di speranza nella vita affettiva T anta gente, dalle varie Comunità sassolesi e anche da fuori Sassuolo, ha affollato la sala Rossi dell’Oratorio Don Bosco, attratta dalla “urgenza” del tema in un momento come l’attuale che vede insidiati i vincoli e i valori della famiglia, specie quella fondata sul matrimonio. Il vescovo Massimo ha catturato l’attenzione e i cuori dei presenti testimoniando con realismo e profondità tutto il bello della famiglia, senza minimizzarne i problemi, ma additando serenamente e fermamente la positività di ciò che esiste di buono. D’altra parte dal 1993 al 1996 monsignor Massimo Camisasca è stato vicepresidente del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II di Roma per gli studi sul matrimonio e sulla famiglia e, tra i numerosi libri di cui è autore, molte sono le pagine dedicate alla genitorialità, all’affettività, ai temi familiari. Sassuolo, sala Rossi Oratorio Don Bosco, mercoledì 19 febbraio: monsignor Camisasca interviene sul tema “La famiglia in prima linea” su invito del locale circolo “Giuseppe Toniolo”. La serata, introdotta da don Sergio Pellati, vicario foraneo del Sassolese, ha avuto un vasto richiamo. Il servizio fotografico è di Giuseppe Maria Codazzi. P artendo dalla famiglia nell’ordine della Creazione e nel disegno di Dio, ha evidenziato come l’uomo e la donna, vivendo insieme in unità, fossero un riflesso dell’immagine del Dio Trino, che vive in perfetta unità nella diversità. Ha poi richiamato la disarmonia creata dal Peccato e quindi ha trattato della famiglia nell’ordine della Redenzione. Fare spazio a Cristo nella vita di coppia è il segreto per accedere alla bellezza e alla grandezza del matrimonio cristiano. Sollecitato, poi, dalle altre domande circa i mutamenti subiti dall’istituto famiglia dal secondo dopoguerra, attraverso la rivoluzione sessantottina, l’aborto e il divorzio fino ai giorni nostri, il Vescovo ha additato nella perdita del senso della propria creatura- lità e nella presunzione di sostituirsi a Dio nel generare la propria realtà biologica, psicologica e sociale, la basilare colpa dell’uomo che discende da quella originaria di Eva e Adamo. C iò che è emerso con chiarezza e continuità è stata la bellezza della famiglia come luogo degli affetti, della generatività, del donarsi reciproco e della responsabilità, sia nei confronti del coniuge che dei figli, i quali costruiscono in famiglia la propria personalità attraverso il dono della madre, che dà la vita, la protegge e la contiene, e attraverso il dono del padre, che guida, dà coraggio, regola e apre al mondo. L’impressione è che i presenti si siano veramente sentiti incoraggiati e rincuorati dal pastore diocesano, che ha invitato a non cadere nel tranello della sindrome da stato di assedio e ha rilanciato un pensiero forte sulla necessità, per noi cristiani, di essere testimoni di speranza nella vita affettiva e familiare, rigenerando le nostre relazioni familiari e comunicando a tutti con la vita la bellezza dell’essere e fare famiglia. S u questi temi, in questi momenti, la cosa più importante da recuperare è la speranza, ha sostenuto con decisione il vescovo Camisasca, intesa non come vago ottimismo, ma come certezza che Dio opera e sostiene i suoi. “Affidandoci a Lui noi siamo già, nel tempo presente, l’inizio e la profezia del tempo definitivo”, ha poi continuato. E ha concluso tranquillizzando i presenti sul fatto che la Chiesa sta riservando una attenzione prioritaria alla famiglia e non lesina i richiami alla sua centralità ed alla sua fondamentale funzione sociale; vigila e non lascerà solo il gregge. 7 1 marzo 2014 REGGIO. La festa dell’11 febbraio con monsignor Caprioli NELLA CHIESA DI SANT’AGOSTINO SI RESPIRAVA L’ARIA DI LOURDES L a chiesa di Sant’Agostino, a Reggio, è stata avvolta la sera dell’11 febbraio da un’atmosfera simile a quella che si respira a Lourdes. Infatti al temine della santa Messa presieduta dal vescovo emerito Adriano Caprioli – memoria della prima apparizione della Vergine a santa Bernadetta nella grotta di Massabielle – sono state le candele distribuite ai fedeli, con la loro luce flebile, a vincere il buio sceso nella navata dopo lo spegnimento dell’illuminazione elettrica (si veda la foto, di Maria Ghinolfi). Durante l’esecuzione del canto mariano “È l’ora che pia” i partecipanti hanno innalzato le candele per sottolineare le parole “Ave, Ave, Ave Maria!”. Tante persone - tra cui ammalati, volontari di Unitalsi, Avo e Cvs, religiose, medici, infermieri e farmacisti - erano confluite nella chiesa parrocchiale cittadina dove dalla fine del secolo XIX la festa della Madonna di Lourdes viene celebrata con particolare solennità e dove dal 1912 c’è un’esatta riproduzione della Grotta di Massabielle voluta dal prevosto Prospero Scurani e adornata da una statua della Vergine appositamente acquistata a Lourdes da un laico, il conte Gaetano Castellani Tarabini. Nel corso della celebrazione è stato ricordato anche il 36° di parrocato di don Guido Mortari, che proprio l’11 febbraio 1978 venne nominato dal vescovo Baroni parroco di Sant’Agostino. “Q uasi un pellegrinaggio alle porte di casa”, ha sottolineato nell’omelia monsignor Adriano Caprioli, offrendo una lettura di quest’immagine di Maria, vicina alla pietà popolare, in particolare ai malati e a coloro che si mettono al loro servizio. Varie, infatti, sono in diocesi le ricostruzioni della grotta di Lourdes, segno che le parrocchie hanno amato offrire più da vicino la possibilità di farsi pellegrini verso Maria, il cui “sì” nell’annunciazione si è trasformato nella disponibilità alla visitazione alla cugina Elisabetta. “Credere è anche uscire di casa: aprire la porta al vicino di casa nel bisogno, visitare i malati della propria parrocchia, gli anziani soli”. Ora che le degenze ospedaliere vengono spesso ridotte e il malato è rimandato a casa per prolungati periodi di convalescenza o di assistenza, è quasi una costante che la “pastorale dei malati venga a coinvolgere sempre più la famiglia e la comunità cristiana del territorio: è questo il volto di una Chiesa della prossimità secondo Papa Francesco”. È un nuovo modo di concepire ed esercitare il servizio pastorale ai malati e ai sofferenti assunto dalla Consulta diocesana della pastorale della salute, presieduta dal delegato don Agostino Varini. g.a.rossi Pellegrina Pinelli Circolo Maritain di San Martino in Rio: con Stefano Fontana l’analisi delle false risposte della teologia della liberazione L o scorso 7 febbraio il Circolo J. Maritain di San Martino in Rio ha promosso una conferenza dal titolo “Una Chiesa povera per i poveri. Le false risposte della teologia della liberazione” con Stefano Fontana (foto), direttore dell’Osservatorio internazionale Cardinale Van Thuan sulla dottrina sociale della Chiesa, nonché giornalista e collaboratore di Avvenire e di La nuova bussola quotidiana. Il relatore ha dedicato la maggior parte del suo intervento alla teologia della liberazione, illustrandone ampiamente la storia, i contenuti e la valutazione critica. Difficile sintetizzare tutto questo. Di solito si pone l’inizio della teologia della liberazione tra gli anni ’60 e ’70 del 1900 in America latina ad opera del teologo peruviano Gustavo Gutierrez, che nel 1971 pubblica un libro dal titolo “Teologia della liberazione. Prospettive”. Nel 1969, a Medellin, si era tenuta la conferenza episcopale dell’America latina e dei Caraibi, che aveva interpretato se stessa come un’applicazione del Concilio Vaticano II; a sua volta la teologia della liberazione intese se stessa come applicazione della conferenza di Medellin. In realtà le radici non sono tanto da cercare in America latina quanto nel clima rivoluzionario che si era creato in quegli anni in Europa. Fra gli anni ’60 e ’70 nacquero le cosiddette “teologie del genitivo”: 1964 “Teologia della speranza” del teologo protestante Jürgen Moltmann; 1966 “Teologia della rivoluzione” di Richard Shaull e tante altre. Tutte queste teologie hanno in comune un punto metodologico: assumono come luogo teologico non la rivelazione né il dogma, ma la situazione storica ed esistenziale del momento e a partire da questa si pensa la rivelazione e il dogma. Appare chiaro il rifiuto della teologia metafisica precedente considerata astratta, ideologica, disimpegnata. Pur nella diversità d’impostazione tutta la teologia della liberazione è influenzata dal marxismo. Tra i capisaldi del pensiero di Gutierrez, Fontana ha ricordato: “La fede è azione, impegno e non conoscenza. La teologia è solo atto secondo. Non si deve contemplare, ma cambiare il mondo”. E ancora: “Non si parla di natura dell’uomo; ora prevale la storia, non come sviluppo di virtualità preesistenti, ma come conquista di nuovi modi di essere uomini: l’uomo non c’è, ma si fa”. I l magistero è intervenuto più volte a sottolineare e a condannare gli errori dottrinali della teologia della liberazione. Nel 1979 a Puebla, partecipando alla terza conferenza episcopale latino-americana, Giovanni Paolo II pronuncia forti critiche proponendo come alternativa la dottrina sociale della Chiesa. Ma è soprattutto nel 1984 che vengono messi in luce gli errori di questa corrente teologica attraverso l’istruzione “Libertatis nuntius” della congregazione per la dottrina della fede, di cui Ratzinger è prefetto. Tra i nodi messi in luce dal futuro pontefice Fontana ha insistito sul fatto che la vera liberazione sia la liberazione dal peccato, non solo dalla miseria. Nel 1996 in Messico Ratzinger ha tenuto una bellissima relazione sui compiti della teologia parlando anche della “teologia della liberazione”, di cui ha indicato gli effetti devastanti (in particolare ha desacralizzato la società latino-americana, favorendo il relativismo come filosofia dominante). Nel 2007 ad Aparecida Benedetto XVI ha ribadito che il punto di vista cristiano non parte dalla situazione sociologica dei poveri, ma dalla fede apostolica trasmessa dalla Chiesa. A chi nel vivace dibattito sosteneva che questa teologia è morta il relatore ha risposto che in America latina è ancora molto viva nel metodo anche se gli aspetti più datati (marxismo, socialismo) sono caduti; ancora adesso nelle università cattoliche gli insegnamenti di Ratzinger stentano ad essere accolti. Rispondendo a chi chiedeva se Papa Francesco nell’esortazione apostolica “Evangelii gau- dium” risente della teologia della liberazione, Fontana ha escluso elementi di questo tipo e ha detto che nel Papa è evidente e viva l’ansia del pastore di andare incontro a tutti, soprattutto ai più poveri, ma egli vuole portare il Cristo del Vangelo. Q uanto alla definizione di povertà, occorre fare attenzione a un’idea di povertà ideologizzata, perché ristretta nei termini economici, mentre esiste una vasta gamma di povertà: quella degli aborti, degli embrioni congelati e uccisi o spappolati per estrarne le cellule staminali; dei bambini affidati a coppie omosessuali, delle famiglie divise, dei ragazzi che vivono in società ricche, ma che si ubriacano dal venerdì alla domenica. Benedetto XVI, commentando la beatitudine dei poveri nella sua opera “Gesù di Nazaret”, afferma: “La povertà non è mai un fenomeno puramente materiale. La povertà puramente materiale non salva, anche se di certo gli svantaggiati di questo mondo possono contare in modo molto particolare sulla bontà divina. Ma il cuore delle persone che non posseggono niente può essere indurito, avvelenato, malvagio - colmo all’interno di avidità di possesso, dimentico di Dio e bramoso solo di beni materiali… Solo laddove dalla fede deriva la forza della rinuncia e della responsabilità verso il prossimo come verso l’intera società, può crescere anche la giustizia sociale”. Enrica Zini 8 Vita di Chiesa 1 marzo 2014 Brevi di cronaca e appuntamenti ACCADRÀ GUASTALLA. Il Concilio di Trento e il cardinale Gonzaga Giovedì 27 febbraio, ore 21, Guastalla, Salone “Padre Paolino” (Santuario B.V. della Porta), per “I giovedì della Maldotti”: serata di storia e cultura su “Il Concilio di Trento e il cardinale Ercole Gonzaga”, con relatore Luigi Mignoli. Ingresso libero. ARCETO. “Risvegliare la fede”, con don Ruina Giovedì 27 febbraio, ore 20.45 - 22,30, Arceto, oratorio: per il ciclo “Risvegliare la fede”, dialogo aperto (Scelgo Cristo: Riconciliazione e fede in Gesù) col professor don Edoardo Ruina. FOSDONDO. Don Pagliari sulle parabole di Gesù Giovedì 27 febbraio, ore 21, Fosdondo, Casa della Carità: preceduto da Messa e cena, 5° incontro tenuto da don Carlo Pagliari sulle parabole di Gesù (“Il grano buono e la zizzania”). REGGIO, CATTEDRALE. I giovani incontrano il Vescovo Venerdì 28 febbraio, ore 20.45, Reggio, Duomo, per il ciclo “Sarete miei testimoni”: il Vescovo parla ai giovani su “Elessero Stefano... Il servizio ai poveri e la testimonianza a Cristo”. REGGIO, REGINA PACIS. Serata Eucaristica con don Tisot Venerdì 28 febbraio, ore 20.45, Reggio, parrocchia di Regina Pacis: don Renato Tisot guida la Serata Eucaristica mensile, sul tema “La Divina Provvidenza espressione della Misericordia di Dio”. Alla Messa seguiranno Adorazione e intercessione per i sofferenti. Possibilità di confessarsi. CAVRIAGO. Si è spenta suor Ancilla Rusconi Dopo suor Gemma dell’Immacolata (ricordata su La Libertà del 22 febbraio), a una settimana di distanza, - venerdì 21 febbraio - anche suor Ancilla Rusconi (che dall’estate scorsa era ospite presso la Casa della Carità di Cavriago) è andata all’incontro con il Signore. Il funerale è stato celebrato lunedì a Valmadrera di Lecco, suo paese natale. Così, ora, delle quattro Sorelle Minori Cappuccine che circa 40 anni fa lasciarono il monastero di Santa Chiara a Correggio per vivere una presenza di contemplazione a contatto con la gente (trovando dimora stabile nell’Eremo di Salvarano, a Montecavolo, dopo aver vissuto in comunità a Ca’ del Vento e poi a Iano di Scandiano), è rimasta soltanto suor Mariangela Periti, già superiora della Comunità. Le Sorelle Minori Cappuccine di Salvarano sono state in questi anni un punto di riferimento per gruppi e persone, distinguendosi per la loro capacità di accoglienza e accompagnando incontri di riflessione per sposi e coppie in difficoltà. Sabato 1 marzo, ore 20, Albinea, sala polivalente: serata di beneficenza (cena, musica dal vivo e estrazione premi) il cui ricavato verrà utilizzato per il soggiorno a Roma (13-16 maggio) dei ragazzi disabili del Centro diurno di Casa Betania. Prenotazioni e informazioni: 0522.597490, Anna 339.8987317. REGGIO, SANT’ANSELMO. Incontro con suor Rosalina MONTECAVOLO. Quattro film per la rassegna-cineforum Sabato 1 marzo, ore 10.15, Correggio, Palasport (ingresso libero fino a esaurimento posti): “E Gioia sia. I giovani, la vita, la ricerca della felicità”, Chiara Amirante incontra gli studenti; l’evento è promosso dal Circolo “Frassati” e dal Vicariato III. SCANDIANO. Oratori della “Pieve”, festa in maschera Sabato 1 marzo, ore 15 - 17-30, Scandiano, oratorio Santa Teresa: I re dello sport, festa di Carnevale degli oratori della “Pieve” (per bambini e ragazzi dalla 1a elementare alla 2a media). REGGIO, FIGLIE DI GESÙ. Ritiro spirituale per religiose Sabato 1 marzo, ore 9 - 11.30, Reggio, Istituto Figlie di Gesù: ritiro spirituale per le religiose guidato da monsignor Marmiroli. ALBINEA. Serata di beneficenza pro ragazzi disabili Domenica 2 marzo, ore 10.15 - 17.30, Reggio, parrocchia di Sant’Anselmo: incontro con suor Rosalina Ravasio e i ragazzi della Comunità “Shalom” di Palazzolo sull’Oglio (BS). PIEVE DI GUASTALLA. Messa di riapertura della Basilica Domenica 2 marzo, ore 11, Pieve di Guastalla: celebrazione eucaristica di riapertura della chiesa parrocchiale (la Basilica romanica) al termine dei restauri post-sisma del maggio 2012. SASSUOLO. Un pomeriggio con “Nuovi Orizzonti” Domenica 2 marzo, dalle 14.30 - 20, Sassuolo, PalaPaganelli: pomeriggio con “Nuovi Orizzonti” (con musica, preghiera, testimonianze di fede); assieme a Chiara Amirante interverranno i “Controtempo”, Matteo Marzotto, don Giulio Marra, Daniele Maurina e Elisa Piffer, don Roberto Dichiera. Ingresso libero fino a esaurimento posti; apertura cancelli ore 13.45. REGGIO, SAN LUIGI. “Il Vangelo della sofferenza” Domenica 2 marzo, ore 15, Reggio, parrocchia di San Luigi Gonzaga: incontro di formazione - aperto a tutti - sul tema “Il Vangelo della sofferenza - Nella Parola di Dio, nel Magistero della Chiesa, negli insegnamenti di monsignor Luigi Novarese”; relatore don Matteo Mioni, sacerdote diocesano, biblista. REGGIO, MUSEO DIOCESANO. “Castello Querciola” Domenica 2 marzo, ore 17, Reggio, Museo diocesano, alla presenza del curatore Francesco Lenzini e degli autori dei saggi: presentazione del libro “Castello Querciola”. Ingresso libero. Si veda “Lo scaffale dei libri” a pagina 18. REGGIO, SAN GIOVANNINO. Messa in latino Domenica 2 marzo, ore 18, Reggio, chiesa di San Giovannino: Messa in latino - in conformità al Motu proprio “Summorum Pontificum” - celebrata da monsignor Pasotti. Alle 17.35, Rosario. Sono a disposizione in chiesa libretti latino-italiano. REGGIO, CENTRO GIOVANNI. L’Uciim su Italo Calvino Lunedì 3 marzo, ore 16, Reggio, Centro Giovanni XXIII (via Prevostura): primo di due incontri promossi dall’Uciim su Italo Calvino, rivolti a docenti, dirigenti e studenti, con rilascio di attestato di partecipazione. Interviene Massimo Carloni. SCANDIANO. Sorrisi d’operetta pro Casa della Carità Martedì 4 marzo, ore 20.45, Scandiano, teatro Boiardo: la Compagnia “Artisti per caso” presenta “Sorrisi d’operetta”, commedia dialettale musicale pro locale Casa della Carità. REGGIO, BUON PASTORE. Primi Venerdì col RnS Venerdì 7 marzo, ore 20.30, Reggio, chiesa del Buon Pastore (via G. Rossa): celebrazione del Primo Venerdì del mese con il Rinnovamento nello Spirito, presieduta da monsignor Marmiroli; Rosario, S. Messa e Adorazione. Info: 0522.591227. REGGIO, IMMACOLATA. Incontro con padre Benito Fusco Venerdì 7 marzo, ore 20.45, Reggio, parrocchia dell’Immacolata (via Bismantova): incontro con padre Benito Fusco sulle sue esperienze di missione in India e in Italia. Coraggiosa, forte, ardita. Ma anche dimenticata, annichilita. Questa è la donna che Paolo Catellani, regista e autore dello spettacolo “Unica e irripetibile” - rappresentato pochi giorni fa al Piccolo Teatro San Francesco da Paola di Ospizio dalla Compagnia “Il Teatro dell’Aquilone” - ha portato in scena. Protagoniste dello spettacolo sono donne di tutti i tempi, con le storie più disparate alle spalle, ma tutte accomunate dalla forza e determinazione con cui affrontano la vita e con cui si apprestano, con animo limpido e puro, ad accogliere Dio nelle loro giornate. Otto quadri che raccontano la storia e i pensieri di altrettante vite femminili: Giulia, vittima di un fidanzato violento e possessivo; Ester, regina di Persia che mette a rischio la sua vita per salvare quella del suo popolo; Noemi, che dopo essere diventata un semplice numero tatuato su un braccio ha conosciuto a Birkenau la cattiveria più estrema del genere umano; Anna, che descrive col cuore in mano il terrore e la disperazione che accompagnano la sua vita da quando la sua famiglia l’ha abbandonata in un manicomio... SYDNEY. Padre Morlini, intervento senza complicazioni Il delicato intervento al cuore affrontato da padre Gianni Morlini (foto) a Sydney (si veda il servizio pubblicato su La Libertà del 15 febbraio, a pagina 8) è avvenuto martedì 18 febbraio; 5 ore di sala operatoria e 4 by-pass impiantati. L’intervento non ha avuto complicazioni e, dopo la permanenza in terapia intensiva, giovedì 20 febbraio padre Gianni è stato trasferito nel reparto di Cardiologia. Il fratello Gino ha così potuto telefonargli e sentire la sua voce, già abbastanza sicura e fiduciosa. I confratelli della Congregazione dei Padri Maristi sono accanto a lui; anche diversi amici australiani lo sostengono con l’affetto e la vicinanza. Giovedì 27 febbraio padre Gianni potrebbe essere dimesso dall’ospedale e recarsi nella Casa dei Padri Maristi per trascorrere la convalescenza sotto controllo medico. Continuiamo a pregare e ringraziamo il Signore. (Maria Morini) CORREGGIO. Chiara Amirante incontra gli studenti REGGIO, OSPIZIO. La donna, “Unica e irripetibile” Si apre domenica 9 marzo, con la proiezione - alle 20.30 - de “Il pranzo di Babette”, la XV edizione della rassegna “Cineforum - Il film è servito”, organizzata dall’unità pastorale in collaborazione con “Lergh ai Szoven”, Fattoria Rossi, Cantina di Puianello e Amministrazione comunale. La proiezione si tiene nella sala parrocchiale di Montecavolo, in via Giovanni XXIII 36/1. Al termine, forum di discussione con don Gabriele Burani. Gli altri appuntamenti saranno il 22 e il 29 marzo e il 6 aprile. Info: www.parrocchiemontecavoloesalvarano.it. Ingresso libero. Ma ci sono anche scene di speranza, come quella delle suore degli ordini missionari, donne felici di aver donato la loro vita a Dio; e le storie di Marta e di Maria, e quella di Maria di Magdala, che chiudono lo spettacolo nel segno del Signore. Uno spettacolo duro, quasi violento, che mette a nudo - spiega il regista - i troppi problemi che ancora oggi affliggono la vita delle donne e impediscono a tante di loro di condurre un’esistenza serena. Ma l’autore in realtà vuol lasciare un messaggio di speranza: grazie alla sua semplicità, alla sua forza d’animo e soprattutto alla sua capacità di affidarsi completamente a Dio, la donna recupererà quella dignità e quell’ammirazione che merita, e da cui tutti dovrebbero prendere esempio. Lo spettacolo (informazioni e prenotazioni 328.5777792) andrà di nuovo in scena sabato 8 marzo alle 21, sempre a Ospizio, al Piccolo Teatro San Francesco da Paola. (Alice Ferretti) COVIOLO. Scultura “Madre con il bambino” al cimitero Quando si entra in un cimitero per un saluto a una persona che ci è stata cara, laici o col dono della fede, non ci si sottrae dall’effettuare riflessioni sulla vita e sulla morte. Partendo da tale assunto, l’associazione onlus di volontariato e di promozione sociale non-profit “So.Crem.RE”, ha voluto richiamare spiega il suo presidente, Mario Guidetti - “la sacralità della vita” collocando presso il cimitero di Coviolo, nel prato antistante l’ingresso, la scultura “Madre con il bambino”, realizzata da Saverio Coluccio. L’inaugurazione avverrà sabato 8 marzo, festa della donna e Giornata internazionale della donna, alle ore 11. Cronaca di un piacevole soggiorno invernale nell’accogliente cittadina ligure Alassio, dove l’Ac Terza Età è ormai di casa A nche quest’anno il gruppo Terza Età dell’Azione Cattolica diocesana ha trascorso due settimane di piacevole soggiorno nella ridente ed accogliente cittadina ligure di Alassio, dotata di tante opportunità turistiche. Una cinquantina i partecipanti, favoriti nella vacanza da un clima abbastanza mite. Le giornate sono trascorse serenamente tra passeggiate - fra cui la visita al frantoio e al vivaio - e momenti comuni di divertimento: tornei di carte e due appuntamenti danzanti con la partecipazione di vari ospiti. L’atmosfera di amicizia creatasi nell’Hotel Rosa è stata certamente favorita sia dalle titolari - le sorelle Masoero - che dal personale, sempre gentile e disponibile, che dalla disponibilità di Giulio Capiluppi, responsabile del soggiorno. Essendo il soggiorno un’iniziativa dell’Azione Cattolica, certamente i momenti di spiritualità hanno contraddistinto i quindici giorni ad Alassio. Ogni giorno il solerte don Emilio Perin ha guidato la recita del santo Rosario e ha celebrato l’Eucarestia; inoltre ha intrattenuto con la sua comprovata saggezza i partecipanti in tre incontri serali su argomenti di natura spirituale e dottrinale. Altro dato da sottolineare è stato l’inserimento del gruppo reggiano nella vita della parrocchia di Alassio - appartenente alla diocesi di Albenga di cui fu vescovo monsignor Gilberto Baroni - grazie alla disponibilità del parroco monsignor Angelo De Canis, che ha concesso la chiesa di Santa Marta per le funzioni feriali e ha voluto che la domenica fosse proprio don Emilio Perin a presiedere alle 11 la Messa - alla quale i reggia- ni hanno partecipato - nella chiesa parrocchiale. U na nota particolare merita la serata “di gala”, organizzata da Elia Folloni, che ha simpaticamente concluso la villeggiatura e ha preceduto il rientro a Reggio; importante è stato il contributo di un gruppo misto di volontari esibitisi in diverse forme: dal “Coro Magnificat”, che ha eseguito sei canti sacri a due voci, alla “Ciocapiàt Orchestra”, che ha accompagnato con gli strumenti due pièce concertistiche, fino ai redivivi “Bi-Folk Singers”, che hanno riproposto delle canzoni popolari. Battute e barzellette hanno reso ancora più divertente la serata, che si è rivelata un vero successone, segno della convivialità ormai consolidata che unisce il “gruppo vacanze Ac ad Alassio”. Positivi ed entusiasti i giudizi espressi dai partecipanti. Il gruppo Terza Età L’urna di don Bosco in diocesi E 9 EVENTO DI GRAZIA PER LA DIOCESI Il significato e il lascito della peregrinazione dell’urna vento di grazia. Non c’è probabilmente migliore sintesi per definire il passaggio dell’urna di san Giovanni Bosco nelle nostre terre, a Bibbiano, Correggio e Reggio Emilia, tappa di un giro trionfale cominciato tre anni fa e che l’ha condotta nelle 130 nazioni dei cinque continenti in cui i Salesiani sono presenti con 90 Ispettorie. Quella che documentiamo in queste pagine è una manifestazione di religiosità popolare, spontanea, lieta, da parte di singoli fedeli come di gruppi di giovani, studenti, adulti e anziani dalle parrocchie. Il motivo di tanta partecipazione, nella duegiorni del 21 e 22 febbraio, sta in uno dei “segreti” che rende unica la fede cristiana: l’importanza del corpo. I tanti che sono entrati in chiesa per venerare il santo dei giovani si sono trovati davanti a una grande scultura in gesso e resina, replica di quel corpo incorrotto che riposa - in attesa dell’“ultimo giorno” - nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino. Nel reliquiario giaceva la mano destra di don Bosco, quella “vera”: la stessa mano con cui benediceva, scriveva le costituzioni e le lettere cattoliche, assolveva i peccati. Il senso della peregrinazione, dunque, è stato prima di tutto un incontro di persona con la santità, un vedere e un toccare con mano. Un incontro sotto casa, senza intraprendere itinerari particolari verso la sua tomba, ma ricevendo la visita discreta di un amico: “Don Bosco è qui”. Così come in vita era lui che si scomodava e usciva per le strade, raggiungendo i luoghi di lavoro, i crocicchi o le case dei ragazzi, e questa sua azione diventava un’esperienza che rinnovava il cuore, allo stesso modo oggi ci ha raggiunto nelle nostre realtà quotidiane. Attraverso le preghiere, i momenti di riflessione o lo spettacolo del sabato sera in Cattedrale è stato possibile non solo accostare la sua vita e la sua testimonianza, ma anche, tramite la conoscenza del suo operato, cogliere la passione per Dio che lo ha portato ad essere attento formatore dei giovani, soprattutto i più poveri. Pregando presso l’urna, piccoli e grandi hanno messo nelle sue mani preghiere e intenzioni perché lui, che ha tanto amato il Signore, possa intercedere per loro. I 1 marzo 2014 l sistema preventivo che ha costantemente contraddistinto l’operare di don Giovanni Bosco tra i giovani - ha buone carte pedagogico-educative da giocare anche oggi. Questa la tesi che in modo molto convincente e coinvolgente don Carlo Nanni, rettore dell’Università Pontificia Salesiana (Ups) e consulente ecclesiastico nazionale Uciim, ha dimostrato in modo serrato e puntuale giovedì 20 febbraio presso il Centro Giovanni XXIII di Reggio Emilia. La sua ampia e articolata riflessione pedagogica, particolarmente apprezzata e applaudita, è stata esposta a docenti - laici e religiose -, genitori ed educatori alla vigilia dell’arrivo a Reggio dell’urna con le reliquie del Santo. Il sistema preventivo di don Bosco, vissuto nel diciannovesimo secolo e contrassegnato da un’inesauribile passione educativa, consiste nell’idea che l’educazione deve prevenire e non reprimere; è un metodo basato su tre capisaldi: ragione, religione, amorevolezza, attuato in un clima di comunità educativa e di spirito di famiglia. Ma nell’oggi, contraddistinto da globalizzazione, nuovi media, crisi dei sistemi di significato e dei valori, consumismo omologante e spersonalizzante, individualismo e oggettivismo, schiacciamento dei pensieri sul presente-momento, assenza di memoria storica, ansia di futuro, secolarizzazione, - cioè in una “società liquida” postmoderna, narcisistica, della complessità e delle prestazioni - come si può attuare in campo educativo il metodo Nella prima foto: l’arrivo dell’urna di don Bosco nella Cattedrale di Reggio Emilia la mattina di sabato 22 febbraio. Sotto: la conferenza stampa di presentazione della peregrinazione: da destra don Carlo Pagliari (pastorale giovanile a Correggio), don Giordano Goccini, incaricato diocesano per la Pastorale giovanile, il vicario generale don Alberto Nicelli, Edoardo Tincani (ufficio stampa) e suor Edi Chierici, delle Figlie di Maria Ausiliatrice (salesiane) di Bibbiano. CONFERENZA AL CENTRO GIOVANNI XXIII Ancora una volta don Bosco ha voluto educarci, insegnarci l’importanza della fede, la bellezza di confidare nella benedizione del Signore e nell’aiuto di Maria, la Madre, la necessità di vivere per gli altri, non solo per se stessi. Era questa, del resto, la preparazione che don Elio Cesari, Delegato Ispettoriale per la Pastorale Giovanile, voleva che le diocesi vivessero in vista del Bicentenario della nascita di don Bosco, che si celebrerà il 16 agosto 2015. “Prepariamoci ad accostarci a lui - aveva dichiarato alla vigilia della peregrinazione dell’urna nell’Ispettoria Lombardo Emiliana per chiedere la protezione per i nostri giovani, soprattutto per quelli in difficoltà. Chiediamo a don Bosco un cuore buono e generoso che, seguendo il suo esempio, consenta a noi di metterci al servizio dei ragazzi”. Gli elementi centrali nella vita di don Bosco, la carità pastorale e quella educativa, si fusero in un tutt’uno con la sua missione giovanile (si veda l’omelia del vescovo Camisasca). Amava ripetere, il santo di Castelnuovo d’Asti: “Da mihi animas, cetera tolle”, ovvero “Dammi le anime, prenditi il resto”, perché vedeva la propria come una missione concreta, in cui esporsi in prima persona per prendersi cura di quanti, vivendo nell’abbandono, rischiavano di perdere la strada del Bene. In quell’epoca - nei primi decenni dell’Ottocento - molta era la gioventù che rimaneva senza un’istruzione elementare e che veniva anche sfruttata dal mercato del lavoro industriale e agricolo. Nel suo “manifesto” programmatico sul metodo preventivo, fondamento di una poderosa opera insieme religiosa e sociale, il santo sosteneva che tutti gli uomini hanno il diritto al benessere nella sfera mondana attraverso la possibilità di svolgere un’attività lavorativa, per la quale il santo preparava e avviava i giovani. L’obiettivo finale rimaneva però comunque la salvezza dell’anima da conseguire con un adeguamento personale quanto più perfetto possibile alle virtù cristiane. Anche oggi il lavoro per i giovani manca. Anche oggi che le autostrade digitali sono intasate, le anime di tanti ragazzi sono deserte. Ora che l’urna del santo è ripartita, continuiamo a tenerci la sua mano vicina al cuore. Edoardo Tincani Come declinare oggi i tre capisaldi del metodo? Educare con il cuore, come don Bosco La lezione del docente don Carlo Nanni sul «sistema preventivo» giudizio del rettore dell’Ups, educa una famiglia “educata”; la scuola deve essere una comunità educativa; occorre saper operare con i nuovi media; serve utilizzare bene i tradizionali mezzi educativi della fede - esperienze di incontri comunitari fondati sulla Parola, liturgia che permetta l’integrazione tra rito e espressività giovanile, momenti di riflessione, pratiche caritative. D preventivo? Questa la ricetta indicata con entusiasmo dal salesiano don Carlo Nanni: essere schierati dalla parte dei giovani; possedere maestria e saggezza edu- B cativa, che significa, tra l’altro, sostenere la loro autostima ed educare con la buona testimonianza di un insegnamento competente, serio, congiunto a una vita onesta, retta, ibbiano, Correggio, Reggio hanno vissuto, il 21 e 22 febbraio, l’esaltante e commovente esperienza della peregrinazione dell’urna con le reliquie di don Giovanni Bosco, il santo educatore dei giovani. L’avvenimento permette di collegare il santo prete torinese, fondatore dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice attivamente impegnati in ogni parte del mondo con istituzioni educative, formative, scuole e università - a un altro “santo”, il prete reggiano don Zefirino Iodi, che seppure non avviato ancora alla gloria degli altari, tanto ha fatto per gli adolescenti e i giovani. Don Iodi e don Bosco sono coevi: il primo socialmente attiva; avere un orizzonte grande per giocare insieme la partita educativa. Inoltre, educarsi per educare, che significa superare: soggettivismo, superficialità, effi- Don Bosco e don Iodi, coincidenze educative nasce il 13 agosto 1813, il secondo il 16 agosto 1815; entrambi vivono il drammatico momento del Risorgimento e il conflitto tra Stato e Chiesa. Entrambi hanno una sola preoccupazione: l’educazione dei giovani e la loro formazione perché possano essere onesti cittadini e bravi cristiani. Nel 1841 don Bosco apre a Valdocco l’Oratorio, dove centinaia di ragazzi studiano e imparano il mestiere nei laboratori che il santo ha costruito per loro. Nel 1873 don Zefirino, parroco di Santa Teresa - certamente allora la parrocchia cientismo, giovanilismo – l’eterno “Peter Pan”, deleterio per sé e sotto il profilo educativo per l’identità dei giovani. Altro obiettivo è ricercare alleanze e operare in rete: a più povera della città - dà inizio a Reggio al Pio Istituto Artigianelli, dove centinaia di ragazzi, appartenenti alle famiglie più povere e disagiate, imparano un mestiere nelle botteghe artigiane all’interno dell’Istituto e trovano ospitalità come collegiali. Diventeranno, come voleva il fondatore, “artigiani buoni, intelligenti e cristiani”. Don Bosco si spegne il 31 gennaio 1888; don Zefirino il 22 dicembre 1896; il primo venne dichiarato santo il 1° aprile 1934; l’altro, al momento, è icona dell’impegno del clero reggiano per i giovani, benemerito della città e da tanti definito “il don Bosco reggiano”. gar on Nanni ha anche posto l’accento sull’oratorio “ponte e laboratorio” e ha ricordato che occorre seguire nell’atto educativo l’esempio di Gesù Maestro. E ha concluso il suo appassionato intervento proponendo la singolare parafrasi che un docente ha fatto della prima lettera di san Paolo ai Corinzi: “Se insegnassi con la cultura dei migliori insegnanti, ma non avessi l’amore, io non sarei che un oratore intelligente... L’amore non si ferma mai... Se abbiano l’amore, i nostri sforzi avranno una forza creatrice e la nostra influenza resterà radicata per sempre nella vita dei nostri allievi. Ora, rimangono le tecniche, i metodi e l’amore. Ma la più importante delle tre è l’amore”. Lo stesso don Bosco ebbe ad affermare: “Volete fare una cosa buona? Educate la gioventù. Volete fare una cosa santa? Educate la gioventù. Volete fare cosa divina? Educate la gioventù. Anzi questa tra le cose divine è divinissima”. L’atteggiamento di fondo è quello di educare con il cuore di don Bosco. Giuseppe Adriano Rossi 10 1 marzo 2014 L’urna di don Bosco in diocesi TREPIDAZIONE E GIOIA DI UN INCON La peregrinazione dell’urna-reliquiario a Bibbiano, Correggio e “V iva don Bosco!”. La cronaca di un giorno da ricordare per la comunità salesiana e per tutta la Diocesi inizia così, con una voce che squarcia il silenzio della folla radunatasi davanti al Municipio di Bibbiano per l’arrivo dell’urna del Santo. Il resto sono “solo” - si fa per dire - sorrisi, preghiere, canti e vita, in particolare quella dei suoi amati ragazzi che insieme alle loro famiglie non sono voluti mancare all’incontro. A centinaia. “L’importanza dell’urna di don Bosco tra noi travalica il senso della religione - ha detto il sindaco di Bibbiano Sandro Venturelli nel suo discorso di benvenuto - la sua presenza ci richiama al valore di un’educazione che renda i nostri ragazzi liberi e responsabili. Colgo l’occasione per sottolineare la fortuna di avere qui nella nostra comunità l’Istituto Salesiano Maria Ausiliatrice, che dalla scuola dell’infanzia fino al Ciofs offre occasioni di crescita più che mai importanti a fronte del perdurare della crisi in collaborazione con le istituzioni”. “È con grande gioia che accogliamo don Bosco tra noi, è venuto a trovarci come fa un amico”, ha aggiunto poi la direttrice dell’Istituto Maria Ausiliatrice suor Maria Giovanna Mammarella dando il via alla 1 3 processione che ha portato l’urna fino al cortile della scuola. IN CAMMINO. Ad aprire il corteo non potevano essere che loro, i ragazzi delle terze medie del Maria Ausiliatrice: dietro ai loro passi l’urna seguita da una comunità che, religiosa o laica che fosse, non è rimasta indifferente al passaggio dell’urna contenente le reliquie della mano benedicente del Santo. Chi è uscito dal bar, chi ha addobbato la casa a festa, chi è rimasto alla finestra e chi è sceso in strada: nessuno ha negato uno sguardo o un pensiero a don Bosco. È come se il paese si fosse fermato per alcuni minuti davanti all’insegnamento di don Bosco annunciato dall’entusiasmo dei ragazzi del Maria Ausiliatrice, ovvero di un Federico o di Benedetto impegnati a tenere lo striscione moltiplicati per altre centinaia di volti guidati. A SCUOLA. La festa vera però è esplosa all’interno del cortile dell’Istituto Salesiano di via Enrichetta Monti. Qui i bambini festanti con le bandierine da loro disegnate e i ragazzi delle medie armati di striscioni e bandane insieme alle suore, ai loro insegnanti, alle famiglie e agli sbandieratori della Contrada di Monticelli si sono stretti intorno all’urna in un ideale abbraccio che fa capire tutta l’attualità dell’insegnamento di don Bosco. I punti accessibili al bene che il santo sostiene esistano in ogni ragazzo, perché esistono, non sono mai stati così in vista. “Don Bosco aiutaci a sognare in grande, a ricordarci nonostante le difficoltà che siamo stati creati per la gioia – ha detto il portavoce dei tanti giovani presenti nel dargli il benvenuto a casa – e grazie per averci insegnato che l’educazione è una questione di cuore e per averci scelto come tuoi amici”. IN CHIESA. Alla festa nel cortile che tanto sarebbe piaciuta a don Bosco, è seguìto il toccante momento di preghiera in chiesa. Intorno all’altare sempre e comunque loro, i bambini e i giovani, mentre alcuni adulti sono persino rimasti ad attendere fuori data la troppa folla. “Portare in giro don Bosco è una grande grazia – ha detto don Elio Cesari, delegato della Pastorale Giovanile di Lombardia ed Emilia Romagna incaricato di seguire la peregrinazione dell’urna di don Bosco – proprio come sta accadendo qui a Bibbiano, ogni volta è una valanga di emozioni ed entusiasmo, come se fosse sempre domenica. Soprattutto in un momento come questo, caratterizzato da una forte emergenza educativa, don Bosco è un regalo grande che Dio ci ha donato per rispondere ai nostri giovani”. L’ESSENZA. “Don Bosco è qui”: mai messaggio fu più azzeccato. Tra la vera e propria folla che si è radunata intorno a lui, infatti, la sua carica di speranza e il suo insegnamento erano palpabili. Vivi e presenti. Così è stato a Bibbiano come a Correggio e nella Cattedrale cittadina, senza alcun fanatismo medievale ma con la convinzione che il suo “sogno” sia ancora attuale e soprattutto possibile. Francesca Manini 4 C ari fratelli e sorelle, cari amici, cari giovani che siete venuti così numerosi per venerare san Giovanni Bosco, il passaggio dell’urna che contiene le sue spoglie mortali è un’occasione di gioia e di festa per tutta la nostra Diocesi. Ma soprattutto è un’occasione per riflettere assieme sulla vita e sull’opera di questo grande figlio della Chiesa. Diverse sono le prospettive attraverso cui potremmo considerare la sua figura, tante le cose che potremmo dire sulla sua fede, sulle opere da lui nate, sul carisma particolare e fecondo che lo Spirito di Dio gli ha donato e che continua a fiorire ancora oggi in tutto il mondo. Ma ciò che mi sembra più interessante, per noi questa sera, è andare al cuore della sua testimonianza e riflettere su ciò attorno a cui tutta la sua figura si raccoglie: l’educazione dei giovani. Qual è il segreto dell’attrattiva così forte che don Bosco esercitava su centinaia e centinaia di ragazzi, provenienti quasi sempre dalla strada? Che cosa li attirava in lui? Quale percorso il sacerdote di Torino tracciava davanti alle loro giovani esistenze? Vorrei provare a riassumere in poche parole il genio educativo di don Bosco. Tre mi sembrano i fondamenti della sua opera di padre: la chiarezza della sua vocazione, l’amore fiducioso alla Chiesa e il coraggio di una proposta globale, totale, fatta ai ragazzi. LA CHIAREZZA DELLA VOCAZIONE E L’AMORE ALLA CHIESA. Don Bosco vive in un momento storico non meno travagliato del nostro. Anzi, dal punto di vista politico, sociale e culturale, forse più difficile. Basti pensare che la sua vita attraversa i duri anni dei moti risorgimentali, delle agitazioni provocate da continue rivoluzioni e restaurazioni. La stessa fede della Chiesa deve affrontare sfide nuove e inaspettate, che riflettono nel panorama italiano gli attacchi che il cristianesimo aveva iniziato a subire con l’Illuminismo (la rivoluzione francese risale a solo trent’anni prima). I seminari si svuotano e nel 1855 la legge Rattazzi sancisce la soppressione degli ordini religiosi. Dal punto di vista culturale il suo è il tempo di Feuerbach, di Marx, di Darwin… In questo contesto ancor più straordinaria ci appare la statura di don Bosco. La stima di cui era circondato anche da parte dei più convinti detrattori della Chiesa. L’intelligenza con cui seppe far sorgere nuove congregazioni, proprio mentre tutte le altre venivano soppresse e, cosa abbastanza paradossale, proprio con l’aiuto di Rattazzi. Molti, anche giovani sacerdoti come lui, iniziarono un’opera simile alla sua, raccogliendo intorno a sé, per carità cristiana, tanti ragazzi altrimenti destinati a diventare dei disperati. Ma quasi nessuno di quei sacerdoti riuscì a resistere alle seduzioni della rivoluzione sociale che “politicizzava” tutto, e così, assieme ai loro ragazzi, si lasciarono trascinare da una visione politica della vita, finendo per essere inglobati in quel sistema contro il quale volevano combattere. In don Bosco tutto ciò non ha alcuna presa. Il suo cuore è raccolto attorno ad un’unica certezza: Gesù è la risposta vera che ogni uomo cerca per la sua vita. E questo vale anche per i ragazzi che ancora non lo sanno. Questa certezza nasceva in lui dalla sua esperienza di fede, dal suo rapporto personale e fiducioso con Dio. Proprio per questo era libero da ogni compromissione con il potere. La libertà nasceva in lui dalla fedeltà alla vocazione, dalla certezza della fede: ubi fides, ibi libertas. La libertà che don Bosco viveva, alimentata da un indomito struggimento per il bene dei suoi ragazzi, era in lui anche fonte di creatività. Dio è sempre nuovo e sempre nuove sono le strade che ogni epoca è chiamata a percorrere per seguirlo. Questa coscienza, che si nutriva anche di una sapiente considerazione della storia della Chiesa, lo rendeva CIAO DON BOSCO... Pubblichiamo il discorso di benvenuto che un ragazzo di Villa Aiola ha scritto e letto, a nome di tutti i giovani, in occasione dell’arrivo dell’urna di don Bosco a Bibbiano, il 21 febbraio. C iao Don Bosco. A nome di tutti i giovani, i bambini, le famiglie, le suore, gli educatori, gli insegnanti e di tutti i presenti posso finalmente dirti “benvenuto a casa, benvenuto nella nostra casa, benvenuto nella tua casa!”. Quando alcuni giorni fa mi hanno chiesto di accogliere qui l’urna contenente la tua reliquia, mille pensieri mi sono passati nella testa: che cosa dire? Poi mi sono detto: la prima cosa è ringraziare Dio per averti scelto e inviato come missionario fra i giovani. Non solo per i giovani del tuo tempo, della tua città Torino, ma per tutti i giovani di ogni luogo e di ogni tempo, che ogni giorno ti incontrano nelle parole di chi ti vuole così bene da non stancarsi di prolungare i tuoi gesti e il suono dolce delle tue parole in ogni momento della giornata: a casa, a scuola, in oratorio, al lavoro. Oggi che il mondo sembra dirci che non si può vivere felici e che non c’è spazio per Dio, aiutaci a sognare in grande, a non stancarci di gridare a tutti che siamo stati creati per la gioia! audace nel proporre forme stiana. I parroci di Torino n e accusavano don Bosco di parrocchie. In loro prevale una forma tradizionale risp contrare Cristo ai ragazzi. N di don Bosco non era innan poneva in alternativa ad al San Giovanni Bosco non h nel considerare le critiche c Neppure quelle di chi gli ri nare i ragazzi alla sua perso poiché sapeva bene che eg Gesù. Ma Gesù si voleva se a quei giovani. Il cristianes personale e don Bosco ce l so. Il bene dei suoi ragazzi, assieme ad un’obbedienza per lui fonte di pace e alim Egli era “l’uomo della fede” presto venne chiamato da ne guardavano i frutti della zo”, secondo gli altri, un “se la necessità di assumere un Occorre stare con il papa: q criterio in campo politico. U È vero, non è semplice: essere ottimisti non significa guardare con superficialità la vita o nasconderne le difficoltà reali: vorrei però che oggi in questo luogo risuonasse forte quella frase che eri solito dire ai tuoi giovani: «Desidero vedervi felici nel tempo e nell’eternità!». Aiutaci ad uscire dalle mura talvolta comode dei nostri cortili, delle nostre case, dei nostri oratori: vorremmo sentire anche oggi il tuo abbraccio paterno, la tua mano sulla spalla, che ci incoraggiano ad incontrare i nostri fratelli più lontani, così che il tuo messaggio di speranza, la fiducia nei più piccoli, l’amore incondizionato di Gesù per i più poveri diventino contagiosi! Grazie Giovannino per averci insegnato che «l’educazione è cosa di cuore», che non basta amare, ma bisogna fare in modo che l’altro riconosca di essere amato. Grazie per averci annunciato con gioiosa determinazione che l’amore per Cristo rende più piena la vita. Grazie per averci scelto come tuoi amici. Grazie per averci messo accanto uomini e donne capaci di accompagnarci nelle scelte di tutti i giorni. Grazie per averci affidato all’abbraccio materno di Maria Ausiliatrice! Un giovane Foto 1: l’accoglienza festosa dei bambini - col Vescovo - la mattina di sabato 22 febbraio davanti alla Cattedrale di Reggio Emilia. Fo Salesiane, in via Enrichetta Monti. Foto 4: alcuni studenti delle scuole gestite dalle Figlie di Maria Ausiliatrice alla guida del corteo di ben chiesa di San Francesco: un papà e la sua bimba si accostano all’urna di don Bosco. Foto 7: Correggio, chiesa di San Francesco, un pic della chiesa, assieme a don Giuliano Guidetti e a don Giordano Goccini, direttore del Servizio diocesano di Pastorale giovanile. Foto 8 ( L’urna di don Bosco in diocesi 1 marzo 2014 11 NTRO: A TU PER TU CON DON BOSCO e Reggio Emilia ha attirato bambini, famiglie, anziani e giovani A 2 e “alternative” di vita crinon capivano tutto questo di portare via i giovani dalle eva spesso l’attaccamento ad petto all’urgenza di far inNon capivano che l’oratorio nzitutto una struttura che si ltre strutture, ma una vita. ha mai perso troppo tempo che gli venivano rivolte. improverava di far affezio- 8 ona. Non temeva questo gli era totalmente relativo a ervire di lui per essere vicino simo è sempre un evento lo insegna in modo lumino, la sua confidenza in Dio, a lieta al suo vescovo, erano mento della sua opera. ” e della provvidenza, come coloro che con ammirazioa sua opera. Un “prete pazempliciotto” che non capiva na posizione politica. questo era il suo unico Un criterio semplicistico, secondo le accuse di alcuni. Alienante, secondo altri. In realtà era il segreto della sua libertà dal potere. In un’epoca in cui persino gli anticlericali, animati dalla speranza di un papa liberale, gridavano “Viva Pio IX!”, don Bosco insegnava ai suoi ragazzi che era più giusto gridare “Viva il Papa!”. Ciò che più gli interessava era far crescere in loro l’amore alla Chiesa. Ma solo raramente lo esplicitava. Il più delle volte era il suo esempio a educare i giovani che sempre più numerosi lo seguivano e imparavano ad amare la Chiesa. UNA PROPOSTA GLOBALE. Il cuore del metodo educativo di don Bosco si può riassumere nell’intuizione che il cristianesimo è una vita e non qualcosa che si aggiunge ad essa. Proprio per questo era convinto che non sono innanzitutto le regole ad educare, né l’indottrinamento, né la proposta di alcuni momenti “spirituali” che si pongano accanto all’esperienza di ogni giorno. Per educare veramente i giovani occorre vivere con loro, far loro vedere, dall’interno della vita stessa, la convenienza umana del seguire Gesù. Nessun aspetto della vita era censurato nell’avventura che i ragazzi vivevano con quel sacerdote. Assieme mangiavano, studiavano, si divertivano, si impegnavano in opere di carità. Costruivano laboratori, scuole, tipografie. Tutta una vita fioriva attorno a loro, a partire dalle esigenze concrete che essi stessi avevano. In tutto questo don Bosco non dimenticava mai – come purtroppo oggi molto spesso accade – che ciò che di più caro aveva da comunicare a quei ragazzi era Gesù Cristo. E il primo modo in cui lo comunicava era la sua stessa esistenza. Erano la sua testimonianza, la sua fede rocciosa, la sua fiducia nella provvidenza ad affascinare quei ragazzi. Pur vivendo assieme a loro, egli sapeva che non poteva confondersi con loro. Doveva condurli. Ma per condurli occorreva armarsi di pazienza, aspettare i tempi di ognuno, essere liberi da misure e calcoli. Attraverso le esperienze quotidiane che viveva con loro, don Bosco sfidava la loro libertà, correggeva e incoraggiava. E loro si sentivano innanzitutto voluti bene. Capivano che in mezzo a loro c’era un padre da guardare e da seguire. Egli non aveva un progetto su di loro, non voleva inglobarli in una struttura, non aveva il problema del successo della sua opera pastorale. Tutto nasceva in lui dalla gratitudine per la sua vocazione e dal desiderio che anche altri potessero incontrare ciò che lui aveva incontrato. E i ragazzi si accorgevano di questo. Avevano davanti a loro un uomo vero, realizzato, libero. Un uomo che, proprio per questo, aveva a cuore la loro felicità. Era questa la ragione, spesso inconsapevole, per la quale lo seguivano: egli sapeva dove e come condurli, conosceva la strada. Correggio lo stile salesiano è da lungo tempo conosciuto e apprezzato, e per un motivo molto concreto: presso l’Istituto comprensivo “San Tomaso” (che fa contemporaneamente da scuola dell’infanzia, scuola primaria, scuola secondaria di primo grado e liceo della comunicazione) insegnano quattro suore ‘Salesiane di don Bosco’ (Figlie di Maria Ausiliatrice), la cui vivace presenza ha lasciato, nel corso di anni e anni, un’impronta duratura, profonda, probabilmente indelebile, nella formazione di molti piccoli correggesi. Ecco perché non si sarà stupito - notando la folta partecipazione di bambini, ragazzi, giovani e famiglie ai momenti organizzati in occasione del passaggio dell’urna di don Bosco - chi conosce i ‘presupposti’ concreti di questa presenza. Una partecipazione, peraltro, certamente forte in termini numerici, ma ancor di più sotto il profilo dell’intensità con cui la gente ha atteso e poi accolto la venuta di un ‘segno’ tangibile, corporeo, di San Giovanni Bosco anche in terra correggese. Roberto Vezzani, giovane sposo, quattro figli, fa parte dell’unità pastorale San Prospero e San Quirino di Correggio ed è uno di quei genitori i cui bambini - tutti - hanno frequentato il San Tomaso, e che hanno dunque sentito vivo, come famiglia, il richiamo a prender parte a un evento mai prima d’ora verificatosi a Correggio, nonostante la decennale ‘tradizione’ salesiana. Roberto non era tra le persone impegnate direttamente nell’organizzazione del transito dell’urna, tuttavia ha potuto vivere con autentico coinvolgimento gran parte dell’arco temporale delle 12 ore che hanno visto la sosta delle reliquie. A voler essere precisi non è stata una festa grande soltanto per quanti già conoscono personalmente l’operato delle Salesiane; si è trattato di un avvenimento di tutto il Vicariato, a lungo preparato e atteso, a cominciare dai sacerdoti - una decina quelli presenti - che sabato notte, durante l’esposizione del Santissimo Sacramento, appena terminata la veglia di preghiera organizzata dai giovani delle superiori e dagli universitari (“C’era un silenzio incredibile - racconta Roberto - con canti inframezzati dalle riflessioni dei ragazzi... un momento quasi commovente...”), si sono disposti lungo le navate laterali della chiesa di San Francesco a confessare sino a tarda notte. “Colpiva - aggiunge Roberto - vedere l’incessante peregrinare di adulti e soprattutto di giovani che si accostavano al Sacramento della Riconciliazione, per molte ore”. Anche oggi, cari fratelli e sorelle, ciò di cui hanno bisogno i nostri giovani non sono strategie pastorali, organizzazione di eventi, comunicazione di dottrine o teorie. Essi hanno bisogno di incontrare uomini e donne afferrati totalmente da Cristo, che li aiutino a scoprirlo nel cuore della loro stessa vita, a scuola, in università, nel lavoro. Nel modo di utilizzare il tempo libero, nell’esperienza dell’amore, nei drammi che a volte devono attraversare. Padri e madri che conoscano la strada e la sappiano indicare con fermezza e misericordia assieme. Questo era don Bosco per i suoi ragazzi. Questo è chiamato ad essere ognuno di noi per le persone che gli sono affidate. Chiediamo a san Giovanni Bosco la grazia della sua stessa libertà nel seguire il Signore, la sua passione educativa nel prenderci cura dei giovani, la sua stessa pace nel consegnare a Dio i frutti della nostra vita. Amen. + Massimo Camisasca 7 U 5 6 oto 2: all’interno del Duomo, i ragazzi si avvicinano all’urna del santo. Foto 3: Bibbiano, la folla radunata nel cortile dell’Istituto delle nvenuto. Foto 5: una scena dello spettacolo dei “Barabba’s Clown” rappresentato in Cattedrale la sera del 22 febbraio. Foto 6: Correggio, ccolo gruppo di bimbi e di genitori (ma saranno tantissimi dentro e fuori la chiesa) attendono l’arrivo dell’urna di don Bosco sul portone (al centro, dove pubblichiamo l’omelia del Vescovo): il saluto di don Elio Cesari nella Messa di sabato 22 febbraio in Cattedrale a Reggio. n’altra cosa che ha lasciato il segno è stata l’esperienza dell’adorazione, iniziata intorno alle 10 e 30 di sera e proseguita fino alle 8 del mattino successivo. “Nella notte si sono alternati in turni di veglia, davanti a Gesù Eucarestia, giovani, famiglie coi loro bimbi -, religiose... Penso a suor Anna, che ha più di 80 anni e che è rimasta a vegliare tutta notte...”, ricorda Roberto. Anche la Messa ‘di chiusura’ del mattino successivo - poco prima della partenza dell’urna per Reggio - è stata molto sentita. Erano presenti tutte le scuole di Correggio, compresi diversi Istituti superiori, i cui studenti hanno tardato l’arrivo in classe per poter prendervi parte fino all’ultimo istante. E persino quando è venuto il momento per don Bosco di ‘partire’, un corteo di persone l’ha accompagnato fin sopra il furgone. Le parrocchie, tutte, hanno ‘risposto’ unanimi. “Era come se la gente non vedesse l’ora di incontrarlo. Si è creato un clima buono, di intensa spiritualità ma al tempo stesso di amicizia e di ‘composta’ allegria”. I bambini stessi, quand’è arrivato, lo avevano accolto sventolando i fazzolettini bianchi. E cantando. Com’è nello stile salesiano. In letizia. “Attorno all’urna - conclude Vezzani - è stato un peregrinare continuo di gente - dal più piccolo al più anziano che sostava per un saluto, che posava le mani sul vetro e poi si raccoglieva a occhi chiusi in preghiera, in un raccoglimento sereno”. Non era dunque ‘soltanto’ una reliquia, silenziosa e inerte, ma una di quelle esperienze che sanno risvegliare la fede di un popolo nell’unico Signore della Vita e della Risurrezione. Matteo Gelmini 12 Società & Cultura 1 marzo 2014 C’è anche un’altra Storia da ricordare Quattro Castella: rievocate le foibe e le vicende del confine orientale “È diritto di chi muore perdonare, è dovere di chi vive ricordare”: questa frase, pronunciata nella Sala Consiliare di Quattro Castella dal nipote di Graziano Udovisi, Andrea, è stata l’anima della giornata di sabato 22 febbraio. Dopo il ricordo in Sala del Tricolore a Reggio Emilia, anche nel Comune matildico è stato reso omaggio alla figura di un uomo tanto scomodo quanto vero: Graziano Udovisi (morto il 10 maggio 2010, a 84 anni), originario di Pola ma residente con la famiglia a Reggio Emilia, infoibato e miracolosamente salvatosi. Nel dare il benvenuto ai presenti, il presidente del Consiglio comunale, professor Danilo Morini (omonimo del presidente dell’Alpi-Apic, Associazione Liberi Partigiani e Partigiani Cristiani di Reggio Emilia - ndr), ha ricordato anche la sera della settimana precedente - celebrata sempre a Quattro Castella - in memoria del dramma delle Foibe e delle vicende del confine orientale, che la legge 30 marzo 2004 n. 92 impone di ricordare. Morini ha sottolineato anche il grande valore della memoria storica delle persone, dei Testimoni della Storia: “Il loro punto di vista, importantissimo, rappresenta un pezzo del puzzle di un panorama che a volte pare incomprensibile...”. Quando Graziano Udovisi era ancora vivente, sulla sua storia di “infoibato” - marchio indelebile della sua vita, come impresso a fuoco - a Quattro Castella si lavorò e ci si prodigò, come Consiglio comunale, coinvolgendo sempre le scuole per ‘saldare’ fatti fondamentali della Storia con la vita delle nuove generazioni. L’ altro nipote di Graziano, Stefano Setti, presentando gli ospiti della giornata ha sottolineato l’impegno che questa Ammi- U 2 1 Foto 1: al centro, con le targhe in mano, Marinella Cavecchi e Guido Rumici, mentre ricevono il riconoscimento dai familiari di Udovisi: Corinna, moglie di Graziano (1a da sinistra) e Raffaella Udovisi, figlia di Graziano, 2a da destra (riconoscibile anche nella foto 2, durante la lettura di un brano da parte di una studentessa); 1° da destra, nella foto 1, il nipote Stefano Setti. nistrazione comunale virtuosa si è presa - come un grosso atto di coraggio, libero da pregiudizi di ogni sorta - su un tema che continua a dividere, tema complesso, ma presente. E presente non soltanto il 10 febbraio di ogni anno. Infatti il presidente dell’associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Marino Segnan, di Bologna, ha ricordato il suo personale impegno, - preso alle esequie di Udovisi - a ricordare le persone che hanno fatto sì che si mantenesse un distacco dalla nostra storia così come ci è stata raccontata finora... con quelle pagine bianche che non sono state scritte... e l’impegno in alcuni luoghi della Regione Emilia Romagna per la Memoria: “A Rimini per esempio - ha detto - è stato costruito un molo sul mare dove ogni sasso ricorda uno di questi personaggi...”. La scuola media “Balletti” di Quattro Castella dal 2011 è ogni anno in Sala comunale per ricordare - fosse anche solo per vergogna - una pagina strappata, un pezzo dimenticato della nostra Storia, a lungo tenuto nel cassetto e n incontro coinvolgente, a tratti anche commovente. Un tuffo dentro storie tanto ‘lontane’ dalla quotidianità della stragrande maggioranza di ciascuno di noi quanto drammaticamente vicine per il fatto che lo scenario in cui svolgono è in tutto e per tutto reggiano. Vicende che hanno per teatro la via Emilia da Sant’Ilario a Rubiera, e per attrici ‘non protagoniste’ (poiché non libere di disporre della propria vita), ragazze dai 18 ai 30 anni ‘consegnate’ alla cruda realtà della strada, ingranaggi a comando nello squallido mercato del sesso a pagamento. Spesso ciò avviene quasi sotto i nostri occhi ma senza che ce ne accorgiamo veramente, anche se quei famigerati non-luoghi distano solo poche centinaia di metri o qualche chilometro dai Guido Rumici, nato a Gorizia nel 1959, è docente di Economia Aziendale e cultore di Diritto dell’Unione Europea e di Organizzazione Internazionale presso l’Università di Genova. Ha pubblicato numerosi articoli e saggi sulla storia della Venezia Giulia e della Dalmazia, vincendo nel 1998 il Premio Carbonetti con lo scritto “L’Istria cinquant’anni dopo il grande esodo” e nel 2001 il Premio Tanzella con “La scuola Italiana in Istria”. Nel 2001 ha pubblicato con Mursia “Fratelli d’Istria”, con soltanto in questi ultimi anni rispolverato con la volontà di capire il periodo in cui l’Istria venne fisicamente staccata dall’Italia, e la pulizia etnica che ne seguì, a guerra finita, prima verso la classe dirigente, poi verso chiunque non fosse ben visto dai seguaci del maresciallo Tito. Fra questi c’era anche Graziano Udovisi, che pur di difendere la sua famiglia si consegnò al comando slavo e riuscì a salvarsi solo dopo innumerevoli peripezie e violenze subite... cui ha delineato la storia, la situazione e le prospettive degli italiani in Istria, di Fiume e della Dalmazia dal 1945 a oggi. Nel 2002, sempre con Mursia, ha pubblicato “Infoibati. I nomi, i luoghi, i testimoni, i documenti”, con cui ha ricostruito l’intera vicenda degli eccidi avvenuti sul confine orientale d’Italia durante il secondo conflitto mondiale e nel dopoguerra, alla luce anche di numerosi documenti, spesso inediti, di fonte jugoslava, inglese e italiana. A nche Simone Cristicchi, cantautore di fama nazionale, ha dimostrato con un suo spettacolo - “Magazzino 18”, rappresentato a inizio dicembre al Teatro Ariosto di Reggio Emilia - la necessità di far conoscere ai giovani questa triste realtà. Forte lo spettacolo, forte la tematica, forte l’invito a visitare quelle terre e l’auspicio che questa giornata possa aiutare a conservare la memoria e a ridare a queste vittime ciò che a loro è stato negato: la vita. “L’essere dimenticati, il non esistere” - ha detto la figlia di Udovisi, Raffaella - “serva per capire che i princìpi di tolleranza e di rispetto delle idee delle persone sono fondamentali. Questo giorno sia per voi ricordo di orrori che purtroppo ci sono ancora. Ricordatelo, vi ringrazio e vi abbraccio”, ha concluso rivolgendosi ai giovani, non senza commozione. “Il più grande peso di Graziano - è stato detto ancora durante la giornata del 22 febbraio - fu forse infatti il totale disinteresse delle parti politiche e del governo su questo tema, fino almeno al 2004, anno della legge 92”. Per questo ora ai giovani è chiesto di avere la pazienza e la determinazione di conoscere la nostra vera Storia, “guardandola da diversi punti di vista, come da un caleidoscopio”, ha affermato Morini. Ai giovani sono stati affidati tre grandi compiti: imparare, capire, ricordare. “Ma ricordare non serve se non per conoscere”, come ha affermato Massimo Cacciari durante una puntata di “Porta a porta”. I n modo puntuale, poi, servendosi di cartine e immagini, il professor Guido Appunti dalla serata «Mi chiamo Alina» del 21 febbraio Maria di Magdala: il Vangelo anche alle rumene «prostituite» posti che frequentiamo abitualmente. Si è parlato delle giovani rumene vittime della tratta nell’incontro “Mi chiamo Alina” che il Progetto diocesano “Maria di Magdala” della Caritas reggiano-guastallese ha organizzato venerdì 21 febbraio nell’Aula Mater dell’Oratorio Don Bosco di Reggio Emilia. Un mosaico a più voci, con testimonianze e interventi di esperti sul tema - moderato dal giornalista de La Libertà Matteo Gelmini - ha composto il quadro desolante di uno sfruttamento che af- 1 fonda spesso le sue radici nella stessa cultura di provenienza delle ragazze, attirate in Italia (magari lasciando in Romania figli piccoli) col miraggio di abbondanti guadagni che le aiuteranno “a farsi un futuro e a sistemarsi”, e di un “lavoro” che poi si rivelerà ben altro rispetto alle attese create dai loro aguzzini, non di rado i fidanzati stessi. Sul sito www.laliberta.info un più ampio servizio approfondisce il tema e i contenuti dell’incontro e presenta gli ospiti della serata. Rumici ha fatto rivivere la storia di quella zona di confine, in gran parte gravitante sulla cultura italiana, improntata da romani, veneziani anche nelle architetture, e spesso oggetto di guerre e contese, fino al maggio 1945, quando gli Jugoslavi ne presero possesso e iniziarono un’opera di liberazione di quelle terre anche dai civili, che pertanto si sentirono “stranieri in Patria”. Molti ebbero paura e andarono via: 300.000 persone su 500.000 partirono lasciando tutto: beni, lavoro, affetti, amici. Graziano Udovisi era uno di questi trecentomila italiani che lasciarono tutto. Durante la mattinata anche ragazzi e ragazze sono stati coinvolti in qualche modo in prima persona, non solo come attenti uditori, attraverso la lettura di brani di Salvatore Quasimodo (“Alle fronde dei salici”), di Umberto Saba (“Ulisse” e “Trieste”), di Giuseppe Ungaretti (“Fiumi”, “Veglia”, “San Martino del Carso”, “Il mio cuore è il paese più straziato”...). I nfine, la consegna del Riconoscimento “Graziano Udovisi” al professor Rumici da parte della moglie e della figlia, per aver portato avanti il ricordo di Graziano e per l’impegno nella diffusione della Storia del confine orientale. A lui si devono infatti le pubblicazioni “Storie di deportazione - Pola e Degnano – maggio 1945”, “Testimonianze di istriani reduci dalle carceri di Tito” (edizione A.N.V.G.D., 2006); “L’esodo dei Giuliano-Dalmati” (edizione A.D.E.S., 2003), nonché la cura del catalogo della mostra fotografica sul “Giorno del Ricordo” tenutasi a Modena. Un riconoscimento è stato donato anche alla professoressa Marinella Cavecchi, ex assessore, per il coraggio e l’impegno didattico nel trasmettere le conoscenze sulla tragedia del confine orientale. Maria Alberta Ferrari A ll’uscita dalla sala alcuni volontari distribuivano ai partecipanti il dépliant che illustra una nuova iniziativa che “Maria di Magdala” sta mettendo in campo e che verrà presentata sabato 8 marzo alle 10 a Reggio, presso la Galleria “Da pArte” di via Monte Pasubio 4/a: si tratta dell’esposizione e vendita al pubblico dei lavori realizzati nei laboratori di Casa Bruna Dante (struttura di prima accoglienza ‘al femminile’ per donne e mamme in difficoltà e per persone vittime di tratta), il cui ricavato sarà interamente utilizzato per far fronte alle necessità delle ragazze accolte e assistite. All’apertura della mostra seguiranno letture e narrazioni intitolate “Catene e Libertà”, quindi un rinfresco-aperitivo. Per saperne di più: tel. 333.9412113. 2 Foto 1: da sinistra, Gina Stoiàn; Elena (traduttrice); Carmen Salemi; Matteo Gelmini (moderatore). Foto 2: uno scorcio del pubblico. Tra gli interventi - oltre a quelli di Gianmarco Marzocchini (Caritas), che ha portato il saluto iniziale, del Vicario episcopale don Romano Zanni, che ha chiuso la serata, e di padre Mihàil Ciocirlan, della Chiesa Ortodossa Rumena - hanno dato una loro testimonianza anche Jessica Mazzoni e Lucia Mammi, due ragazze reggiane che hanno ricevuto il mandato della Diocesi per portare la speranza del Vangelo alle «donne prostituite». Società & Cultura L’intervento di Francesco Belletti al convegno di domenica scorsa al Centro Sacro Cuore Chi genera futuro? La famiglia La chiarezza del Forum delle Associazioni familiari 1 marzo 2014 13 «DIVERSITÀ A SCUOLA»... Libretti sul «gender»: la denuncia procede A nche se dipinta come luogo banale o addirittura avvelena-rapporti da certa pubblicistica e da una mentalità corrente pseudoprogressista, la famiglia compare ancora in cima alle aspirazioni dei giovani. Si tratta di averne un “pregiudizio positivo”: con essa, la società vive meglio. Il suggerimento viene da Francesco Belletti, classe 1957, direttore del Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia) e dal 2009 presidente del Forum nazionale delle Associazioni familiari, ospite al Centro pastorale Sacro Cuore di Baragalla, a Reggio Emilia, nel pomeriggio di domenica 23 febbraio. L’incontro è organizzato dal Forum provinciale, presieduto oggi da Maurizio Rizzolo, insieme agli Uffici diocesani di Pastorale familiare e sociale, al Centro di Aiuto alla vita e all’Associazione Italiana Genitori, come ripresa del tema della Giornata nazionale per la vita, “Generare futuro”, e come approfondimento sulla Carta dei diritti della famiglia a trent’anni dalla sua emanazione. Si inizia con la preghiera, guidata da don Angelo Orlandini, e con la lettura di un messaggio inviato per la circostanza dal vescovo Camisasca. Durante il convegno, coordinato da Giuseppe Adriano Rossi, portano il loro contributo anche il diacono Carlo Prati, a nome dell’Ufficio di Pastorale familiare, e alcuni dei presenti, mentre i bambini vengono fatti scorrazzare dagli animatori nei grandi spazi del Centro pastorale. Il sole premia lo sforzo organizzativo. D ue, sostanzialmente, i momenti in cui l’intervento del relatore si suddivide: l’attualizzazione della Carta dei diritti della famiglia, intorno alla quale l’anno scorso il sociologo ha scritto un libro insieme alla moglie Gabriella Ottonelli (“I diritti della famiglia. Solo sulla Carta?”, Edizioni Paoline), e la risposta a una serie di domande formulate in precedenza da diverse realtà ecclesiali locali a partire dai dodici articoli della Carta. Questo documento “laico” è uno dei frutti del Sinodo sulla famiglia del 1980, unitamente all’Esortazione apostolica Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II (1981). È stato pubbli- 16 Centro pastorale Sacro Cuore di Baragalla (Reggio Emilia), domenica 23 febbraio. Francesco Belletti, presidente del Forum nazionale delle Associazioni familiari, interviene al convegno “Generare futuro. A 30 anni dalla Carta dei diritti della famiglia”, introdotto da don Angelo Orlandini. cato nel 1983, spiega Belletti, ed è parte integrante del patto associativo del Forum delle Associazioni familiari. Un testo che vale la pena riproporre all’attenzione dell’opinione pubblica in questi mesi che precedono due nuovi Sinodi sulla famiglia - uno straordinario, nel prossimo ottobre, e l’altro generale, nel 2015 – ardimentosamente voluti da Papa Francesco. Tanto profetica, la Carta dei diritti della famiglia, quanto fon- si virtuosi; il più è che questo le sia consentito dallo Stato, secondo una visione di sussidiarietà che purtroppo latita. Anche gli economisti e i tecnici governativi con cui il Forum si è spesso confrontato, confida il presidente nazionale, stentano a concepire la famiglia come un luogo rilevante di decisioni e trasformazioni economiche. C’è un paradigma che ancora non cede: non si riesce a spostare la famiglia dalla colonna dei costi a quella degli inve- La famiglia genera processi virtuosi, ma nel bilancio statale non si riesce a spostarla dalla colonna dei costi a quella degli investimenti te di delusioni all’atto di verificare l’attuazione di quei diritti, oggi che i legami rischiano di perdere progressivamente significato e a trionfare sono individualismo e relativismo. Il punto di vista ispiratore della Carta - chiarisce Belletti, un ennesimo Francesco d’Assisi quanto ai natali, milanese per residenza - non è stato compilare un catalogo di servizi da fornire alla famiglia, ma il riconoscere in essa uno spazio fondamentale di libertà e di responsabilità. F acendo semplicemente il suo “mestiere”, cioè, la famiglia genera proces- stimenti, dirà Belletti rispondendo a un quesito formulato dall’Ufficio diocesano di Pastorale sociale e del Lavoro. La famiglia, inoltre, è il primo “laboratorio” sulla diversità: lì si imparano le differenze basilari, cioè quella tra i sessi e quella tra chi genera e chi viene generato. A pensarci, l’opposto dell’ideologia del gender, che ha iniziato a diffondersi nelle scuole grazie a solerti stanziamenti ministeriali, secondo la quale in fondo tutto è uguale a tutto. Ma è proprio l’incontro delle diversità, insiste Belletti, che può “generare futuro”. Certo, di fronte alla mercificazione delle relazioni e delle persone i genitori non possono limitarsi a trasmettere il dono della vita, per quanto il problema meno pubblicizzato che ha l’Italia sia la sua scarsa capacità generativa. Nella responsabilità educativa che essi hanno nei confronti dei figli (e della società) il primo imperativo è non arrendersi mai, afferma Belletti attingendo alla sua esperienza di padre di tre figli. Decisiva rimane l’alleanza tra scuola e famiglia, da cercare come scambio aperto, senza arroganza da una parte come dall’altra. Poi viene il momento dei cavalli di battaglia del Forum: lavoro, funzioni di cura (welfare), politiche per la casa. Ma iniziando dal fisco, concepito non come fissazione di tecnica tributaria ma come primaria variabile di giustizia, in un Paese – il nostro – in cui rispetto alla media europea manca un punto di Pil alle politiche per la famiglia, soggetto di doveri certi e di diritti teorici di cittadinanza. N on è una questione confessionale, come alcuni interlocutori continuano a far credere, ma una “svolta” culturale inscritta nella Costituzione che, se coraggiosamente perseguita dalla politica, potrebbe generare un futuro migliore per tutti: genitori, figli e nipoti. Edoardo Tincani Un articolo scientifico per festeggiare il 28 febbraio, Giornata Mondiale delle Malattie Rare I EPILESSIA E RING 14: UNO STUDIO PILOTA l 28 febbraio, in occasione della Giornata Mondiale delle Malattie Rare, la Onlus reggiana Ring14 festeggia un nuovo traguardo: l’articolo pubblicato sull’importante rivista internazionale “Epilepsia”, che illustra i risultati dello studio L’epilessia nella sindrome Ring14: uno studio clinico e dell’EEG su 22 pazienti condotto dal dottor Giuseppe Gobbi, primario di Neuropsichiatria Infantile presso l’Ospedale Bellaria di Bologna, e dalla dottoressa Simona Giovannini, neuropsichiatra infantile, grazie a un finanziamento erogato da Ring14 Onlus con il sostegno della Fondazione Manodori di Reggio Emilia. La ricerca, realizzata tra il 2006 e il 2010, rappresenta uno studio pilota che, per la prima volta, descrive l’epilessia nei pazienti affetti da Ring14 come base per tutti gli studi futuri. “Grazie all’importante ruolo svolto dall’associazione Ring14 – spiega il dottor Gobbi - è stato possibile raccogliere un’ampia casistica con pazienti provenienti da tutto il mondo. In questo modo, si sono potute descrivere con precisione le caratteristiche dell’epilessia, stabilendone l’evoluzione a lungo termine e ricavandone anche fattori di prognosi importanti”. Lo studio è nato dall’esigenza di chiarire il quadro epilettico di cui sono affetti la maggior parte dei bambini con Ring14 e, di conse- guenza, individuare cure efficaci. “Ci risulta essere il primo lavoro che raggruppi un numero così ampio di soggetti soprattutto per una sindrome così rara e con relativamente pochi casi al mondo – afferma la dottoressa Simona Giovannini. Grazie alla possibilità di accedere a informazioni cliniche dettagliate e di visitare i bambini, è stato possibile descrivere meglio le caratteristiche cliniche dell’epilessia, la sua storia naturale e la risposta farmacologica”. Data la rarità della sindrome, in letteratura si avevano solo descrizioni sommarie e frammentarie dell’epilessia in questi pazienti, che di rado coincidevano con il riscontro clinico. Per questo, la ricerca ha puntato a cercare le differenze e i punti in comune nelle diverse situazioni cliniche dei 22 pazienti incontrati, per delineare le caratteristiche chiave dell’epilessia nella sindrome. aprile 2013: a tale data risale la direttiva generale per la definizione dei contenuti della “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, messa a punto dall’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) su mandato dell’allora ministro del Lavoro, Elsa Fornero (quella degli esodati). L’atto venne firmato solo due settimane prima della scadenza del governo a guida Mario Monti (Scelta Civica), ora senatore a vita. A ciò risale il progetto di pubblicare i tre volumetti “Educare alla diversità a scuola”, affidati all’Istituto “A.T. Beck”, dietro un compenso di 24.200 euro saldato dall’Unar. La citata direttiva conteneva anche un’indicazione riguardante la «governance per l’attuazione della Strategia» che avrebbe richiesto la necessaria collaborazione non solo delle associazioni di settore, ma anche delle istituzioni centrali, a vario titolo coinvolte, e delle parti sociali. Nel gruppo nazionale di lavoro per la definizione della Strategia, scrive in un puntuale e documentato articolo su Avvenire Paolo Ferrario, la parte del leone l’hanno però fatta le associazioni Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender), presenti con ben 29 rappresentanti a un tavolo dove non è stato nemmeno invitato il Forum delle famiglie, che pure rappresenta oltre tre milioni di nuclei: la famiglia, destinataria del provvedimento, non ha potuto esprimere un proprio motivato parere. A fronte di un falcidia spaventosa dei fondi statali per le politiche a sostegno della famiglia, l’infanzia e l’adolescenza (praticamente quasi azzerate), soltanto nel 2013, l’Unar – i dati sono sul sito web del Governo - ha corrisposto quasi 250mila euro ad associazioni e realtà Lgbt. Maria Cecilia Guerra, viceministro al Lavoro con delega alle Pari Opportunità del Governo Letta e già sottosegretario al Lavoro nel precedente governo Monti, ha ora inviato ai vertici dell’Unar, diretto da Marco De Giorgi, una formale nota di demerito per non essere stata informata dell’ampia diffusione nelle scuole degli opuscoli “Educare alla diversità di genere”. Anche il Ministero dell’Istruzione, attraverso il sottosegretario Gabriele Toccafondi, ha riconosciuto che il Dicastero di viale Trastevere nulla sapeva della diffusione; “L’Unar – si legge nella sua dichiarazione - sembra voler imporre un’impronta culturale a senso unico destando preoccupazione e confusione su tutto il sistema educativo. Una materia così delicata richiede particolare attenzione ai contenuti e al linguaggio utilizzati, a maggior ragione visto che si rivolge a ragazzi di tutte le fasce di età”. U na domanda allora sorge spontanea: gli opuscoli sono usciti con il “logo” della Presidenza del Consiglio dei Ministri, chi ha verificato e autorizzato... quis custodiet custodem? - dicevano i saggi romani. Non è certo il caso di applicare in queste decisioni il monito evangelico: la tua destra non sappia ciò che fa la tua sinistra! È desolante vedere come il denaro pubblico, cioè il nostro, venga destinato - o sperperato, se si preferisce – e non certamente finalizzato al bene comune; è triste constatare come certe visioni antropologiche ed educative, non rispondenti e non rispettose del sentire della maggioranza della popolazione, vengano diffuse in nome di supposti principi di libertà e democrazia. E i tantissimi parlamentari che si professano cattolici, che posizione intendono assumere; stanno forse a guardare, come le stelle di Cronin? g.a.rossi In data 20 febbraio i deputati Gian Luigi Gigli, Mario Sberna, Vanna Iori e Edo Patriarca hanno presentato sulla vicenda degli opuscoli «Educare alla diversità a scuola», una interpellanza parlamentare. Ne riportiamo i passaggi principali. “Di fronte alle proteste e alla richieste di spiegazioni, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca ha sostenuto di non sapere nulla dell’iniziativa dell’Unar e, in particolare, di non aver richiesto e in alcun modo approvato la produzione del materiale didattico predisposto dall’Unar. Il Vice Ministro Maria Cecilia Guerra, titolare della delega per le pari opportunità, ha dal canto suo smentito decisamente la paternità dell’iniziativa, dichiarando di ignorarne addirittura l’esistenza, ed ha stigmatizzato il comportamento del direttore dell’Unar, Marco De Giorgi, giudicando «Non accettabile che materiale su questi argomenti sia diffuso dagli insegnanti senza alcun confronto con il Miur (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca)». (...) Chiediamo quali iniziative intenda assumere il Presidente del Consiglio dei ministri per rispondere all’allarme educativo creato in molte famiglie dalle iniziative dell’Unar e in qual modo intenda muoversi per ricondurre l’Unar ai suoi compiti istituzionali”. I deputati domandano infine al Presidente del Consiglio “se non ritenga opportuno sostituire urgentemente il direttore dell’Unar, che secondo gli interpellanti ha abusato della delega ricevuta, sostituendosi all’autorità politica”. 14 Società & Cultura 1 marzo 2014 PILLOLA DEL GIORNO DOPO FECONDAZIONE ARTIFICIALE La sensazione è che sia diventata un’industria del profitto Se il foglio illustrativo Legge 40 svuotata, rischi taciuti «omette» l’abortività Cosa resta, dopo varie sentenze, dell’esito del referendum 2004? I È stata presa, di recente, una decisione alquanto discutibile da parte dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco): quella di rimuovere dal foglietto illustrativo del Levonorgestrel, meglio conosciuto come pillola del giorno dopo, la dicitura: «Il farmaco potrebbe anche impedire l’impianto dell’ovulo fecondato». Che, in pratica, significa: impedire all’embrione di vivere e svilupparsi. E quindi rimane soltanto la dicitura: «Inibisce o ritarda l’ovulazione». Tale modifica è stata, evidentemente, il frutto di una scelta ben precisa e forse poco ponderata: non si può infatti pensare ad una svista omissiva, oppure ad una variazione linguistica o semantica relativa alla cosiddetta “contraccezione d’emergenza”. Anche perché, per ogni medico è ben chiaro che il Levonorgestrel non agisce come un semplice contraccettivo, soprattutto se somministrato quando la gravidanza potrebbe già essere iniziata ed essere in corso di evoluzione. T utti i medici cattolici Amci ritengono che tale modifica costituisca una maliziosa manipolazione dell’evidenza scientifica e tale manipolazione, per noi medici, risulta quindi inaccettabile, da un punto di vista scientifico, prima ancora che morale! Ecco perché questa modifica del foglietto illustrativo, di cui oltretutto non appaiono evidenziate le reali motivazioni, da un canto se potrebbe sembrare apparentemente banale e poco significativa, è di fatto realmente fuorviante: si va a considerare il Levonorgestrel come un semplice contraccettivo, senza considerare minimamente le potenzialità abortive del farmaco stesso, e le relative implicazioni etiche, scientifiche e di prudenza terapeutica, che dovrebbero essere obbligatoriamente contemplate dallo stesso foglietto illustrativo. I medici cattolici esprimono quindi tutta la propria indignazione per questa assurda decisione dell’Aifa, che contraddice palesemente tutte le evidenze scientifiche pubblicate dalla letteratura internazionale, e chiedono, pertanto, alle istituzioni ed organi di controllo preposti un’immediata verifica scientifica su quanto esposto ed i relativi provvedimenti del caso! Filippo Maria Boscia presidente nazionale Amci l 19 febbraio scorso ricorreva il decimo anniversario della Legge 40 sulla fecondazione artificiale. In questi anni la Legge 40 ha subìto decine di ricorsi vinti nella giurisdizione ordinaria o pendenti davanti alla Consulta. Nel 2009 la Consulta ha cambiato l’impostazione della legge permettendo di “produrre” tutti gli embrioni umani che si vogliono (togliendo il numero massimo di “tre” previsto in origine) e di crioconservare quelli soprannumerari, ora diventati migliaia. È caduto anche il divieto di diagnosi pre-impianto (un divieto che impediva di scegliere l’embrione migliore e scartare gli altri). E non è ancora finita, perché ora è in corso il tentativo di far cadere anche il divieto della eterologa. Ricordiamo che la fecondazione assisitita espone il concepito a un rischio elevatissimo di morte e su 10 concepiti 9 muoiono prima di venire alla luce. Facendo i calcoli, bambini e bambine nati con la fecondazione assistita nel mondo sono circa 5 milioni dal 1978 ad oggi. La prima fu Louise Brown. O ggi si vede come queste tecniche, nate per superare problemi femminili di fertilità, siano utilizzate spesso da coppie che hanno problemi di sub fertilità o cause cosiddette “inspiegabili”. Un 30% infatti riesce a concepire naturalmente prima di iniziare i cicli per la fecondazione artificiale. Qualche esperto, favorevole alla fecondazione artificiale, si spinge più in là e sostiene che “Ormai è un’industria che genera profitto. Ne stiamo abusando?” (Evidence Based IVF Group, British Medical Journal). Gli autori si chiedono se in certi casi i costi economici e psicologici del trattamento non superino “i benefici” e se la fecondazione sia somministrata “senza necessità”. La fecondazione si è sviluppata in molte parti del mondo come un’industria che genera profitto e non si preoccupa di fare analisi a lungo termine sulla salute delle madri e dei bambini. Infatti c’è un aspetto problematico e cioè che la fecondazione assistita è associata a un rischio maggiore di cancro nei bambini nati dalle varie tecniche utilizzate. Lo dice una vasta revisione scientifica dei ricercatori del Danish Cancer Society Research Center di Copenaghen. L’analisi ha preso in esame 25 studi pubblicandone il resoconto su “Fertility and Sterility”. I dati dimostrano che i bambini nati dopo un trattamento di fecondazione assistita hanno un rischio maggiore del 33% di sviluppare un tumore pediatrico, con picchi evidenti per i tumori ematologici (59% in più) e del sistema nervoso centrale (88% in più). Le percentuali più alte riguardano la leucemia con il 65% e il retinoblastoma che raggiunge il 62%. Non è comunque ancora del tutto chiaro quanto il trattamento per l’infecondità contribuisca all’aumento del rischio di tumore in questi bambini: un’ipotesi è che le tecniche di fecondazione assi- stita producano modificazioni genetiche, insieme alla stessa condizione di ridotta fecondità dei genitori che potrebbe giocare un ruolo importante nella determinazione del rischio oncologico nei figli. Una ricerca dell’Università di Adelaide (Australia) ha messo a confronto i vari rischi rispetto alle diverse tecniche: la fecondazione in vitro, l’iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo (Icsi) e l’induzione dell’ovulazione. Il rischio associato alla fecondazione “in vitro” è del 7,2%, quella con iniezione di spermatozoo è del 9,9% mentre il rischio di patologie delle gravidanze “normali” è il 5,8%. Tutte le tecniche dunque hanno un rischio parecchio più alto rispetto ad un concepimento normale. Il rischio aumenta soprattutto per le paralisi cerebrali, le anomalie cardiache, dell’apparato muscolo-scheletrico, gastroenterico e genito-urinario. L’ altro caso riguarda l’assunzione da parte delle donne del clomifene citrato per stimolare l’ovulazione. Scienziati francesi hanno analizzato i dati di 33 centri per la fertilità di Francia per gli anni 2003-2007, ricavandone informazioni su oltre 15mila bambini nati con tecniche di fecondazione assistita. Sono state trovate malformazioni congenite importanti nel 4,24% dei bimbi e per alcune patologie il rischio è anche 6 volte più alto che nei figli nati naturalmente (Geraldine Viot, coordinatrice della ricerca per l’Ospedale Maternité Port Royal di Parigi). I problemi principali riguardano l’apparato cardiovascolare, il tratto oro-genitale, e 5 volte più alte della media sono le probabilità di sviluppare angiomi e tumori benigni della pelle o dei vasi sanguigni. Anche un profano riesce a capire che un embrione umano concepito in una provetta o sotto il microscopio (con un ago sottile che perfora artificialmente un ovulo e inserisce lo spermatozoo) e poi congelato, scongelato e introdotto in utero... può avere dei problemi. Uno di questi problemi è la bassa percentuale di gravidanze a termine con la perdita di numerosi embrioni-figli e l’altro, oggi coraggiosamente rivelato, è la percentuale di malattie in questi bambini. Gabriele Soliani Una rilettura degli interventi tenuti da Roberto De Mattei a Correggio per il Circolo culturale «Frassati» L’EVOLUZIONISMO NON SPIEGA L’ORIGINE DELL’UOMO Il 5 e 6 febbraio il Circolo culturale “Frassati” di Correggio ha promosso due incontri con il professor Roberto De Mattei (foto), già presidente del Cnr e docente di Storia contemporanea all’Università Europea di Roma. La sua testimonianza ha suscitato polemiche su alcuni quotidiani locali, a seguito delle quali abbiamo ricevuto questo articolo, che riportiamo in sintesi. stesso distruggendo e commettendo ogni male. Alla domanda “Perché allora si continua ad insegnare solo Darwin?”, De Mattei risponde: “Perché si vive nell’assoluto relativismo: oggi siamo passati dalla dittatura del materialismo a quella del relativismo scientifico ed etico. Sotto questo aspetto dobbiamo rilevare che è già entrata nella scuola pubblica l’ideologia del Gender”, secondo la quale “l’idea di uomo e donna è frutto di condizionamenti culturali e ambientali. Per cui non esiste la differenza tra uomo e donna, perché si tratta solo di ‘materia in trasformazione’. Ognuno deve poter scegliere ciò che vuole essere sessualmente” ignorando che le ultime ricerche sul cervello dimostrano che le differenze tra maschio e femmina si formano già nel grembo materno. O ltre 600 scienziati in tutto il mondo, appartenenti a varie religioni e culture, hanno promosso e firmato la petizione A scientific Dissent from Darwinism nella quale esprimono pubblicamente il loro dissenso e scetticismo riguardo alla teoria dell’evoluzione di Darwin. Sono scienziati appartenenti a prestigiose accademie, università e istituti di ricerca di molti Paesi. E gli sforzi dei darwinisti per soffocare il dissenso spingono sempre più scienziati ad iscriversi alla petizione. È un po’ così anche per il relatore invitato dal Circolo Frassati. Ma cos’ha detto il professor De Mattei di tanto scandaloso da indignare chi ha scritto gli articoli? “L’evoluzionismo tocca diverse scienze e saperi: ma ad alcuni scienziati manca la volontà e la capacità di discernimento nella complessità del problema; perciò si continuano a spacciare falsità su questi tre piani: scientifico, filosofico e teologico.” Sul piano scientifico: da più di un secolo, nella scuola, si insegna la teoria evoluzionista secondo cui “le diverse specie dei viventi derivano gradualmente ognuna dalla trasformazione della precedente”. Mentre “fin dalla fine del 1800, vi è una corrente antievoluzionistica di scienziati, fra cui atei e agnostici, incline a pensare che le grandi classi dei viventi siano comparse successivamente e autonomamente. La biologia cellulare insegna che si possono modificare alcuni aspetti secondari (colore della pelle, degli occhi eccetera) ma non è dimostrata la mutazione da una specie all’altra. Sul piano filosofico: vi sono anche problemi epistemologici. La materia è eterna e si è autocreata? E l’intelligenza e la bellezza dell’universo? Spiegare il passaggio dalla materia vivente all’uomo, nelle sue dimensioni corporee, intellettuali e spirituali: questi sono i compiti della filosofia. L’uomo, oltre che materia vivente è coscienza, libertà e intelligenza aperta ad ogni conoscenza, anche immateriale. E che dire dei sentimenti? Sono soggettivi, raffinati e ricchi di sottili sfumature. Come possono queste raffinatezze essere derivate dagli altri mammiferi? Sul piano teologico: l’uomo ha degli istinti come gli animali, ma è capace di controllarli. L’uomo ha in sé il senso etico, altrimenti ci sarebbe l’anarchia personale e sociale. Ma l’etica non può che venire da quel Dio che l’uomo ha sempre cercato nei millenni: non c’è popolo senza una religione. Secondo il monogenismo, l’intero genere umano è scaturito da una sola coppia. Mentre il poligenismo, sostenuto dagli evoluzionisti, afferma che il genere umano è scaturito da più coppie, indipendenti le une dalle altre. La Chiesa, afferma De Mattei, “sostiene il monogenismo, che ritiene coerente con il racconto della Bibbia sul peccato di ribellione a Dio di Adamo ed Eva, a seguito della tentazione del demonio”. L’uomo è all’apice della creazione. Ma mentre tutti gli altri esseri viventi non dotati di intelligenza sono determinati a raggiungere il loro scopo, l’uomo, dotato di libertà e di intelligenza, non sempre raggiunge il fine ultimo per cui è stato creato. Perciò l’uomo può negare se D opo le critiche alla conferenza di De Mattei, sono stata curiosa di ascoltare altre voci. Riguardo al monogenismo, ad esempio, è rimasta storica la levata di scudi contro Pio XII per la sua enciclica Humani Generis del 1950, in cui afferma che “i fedeli non possono abbracciare il poligenismo, perché inconciliabile con le fonti della Rivelazione”. Ebbene, solo tre anni dopo, l’americano Watson e l’inglese Crick scoprirono che il Dna fornisce sostegno alla permanenza dei viventi nella stessa specie. E oggi, attraverso l’analisi del Dna mitocondriale sappiamo che l’intero genere umano è scaturito da una sola madre, che prende il nome ‘scientifico’ di Eva mitocondriale. Desidero sottolineare che il Circolo Frassati non si è mai permesso di criticare alcuna altra iniziativa promossa per le scuole. E non ci scandalizziamo del fatto che gli studenti abbiano partecipato alla lectio magistralis che Stefano Mancuso, noto evoluzionista, ha tenuto al 9° Darwin Day di Correggio. Ma sia i genitori che gli educatori rivendicano per i ragazzi il diritto alla verità e alla libertà: anche se questi valori vengono spesso estromessi dal relativismo ormai istituzionalizzato. E molti scienziati sono costretti al silenzio per non perdere il posto di lavoro. Nanda Parmiggiani Salsi Società & Cultura NUOVO GOVERNO 1 marzo 2014 Matteo Renzi: «Se questa sfida la perderemo, la colpa sarà mia» «SLOT-MOB» A REGGIO Partire dalla scuola, il vero coraggio Vanno presi sul serio gli impegni del presidente del Consiglio È difficile sostenere che Matteo Renzi non abbia coraggio. Certamente non bastano i suoi 39 anni a dare conto della voglia di metterci la faccia per cambiare il Paese. Il coraggio è una dote dell’umano che non si impara, soprattutto quando sulle spalle piovono responsabilità grandi. Quando la sfida riguarda il destino di un popolo intero, chiamato a rimboccarsi le maniche per tirarsi fuori dalla crisi economica e sociale più lunga dal dopoguerra in poi. Tutto questo ci fa dire che occorre prendere sul serio le parole e gli impegni del giovane presidente del Consiglio dei ministri. Sia quando afferma che “questo è il tempo del coraggio, che non esclude nessuno e non lascia alibi a nessuno”, sia quando con un pizzico di enfasi sostiene che “se questa sfida la perderemo, la colpa sarà mia”. Linguaggio giovanile? Beata incoscienza? Difficile dirlo. Di sicuro ci sembra di percepire, in questa nuova generazione politica, la consapevolezza della responsabilità. È la loro grande occasione per fare il bene dell’Italia. Dobbiamo sinceramente augurarci che, per il bene di tutti, facciano tutto quanto è necessario per togliere la ruggine agli ingranaggi che inceppano la vita del Paese. Non è voglia di nuovismo a tutti i costi. È piuttosto la drammatica consapevolezza che i tempi nuovi richiedono nuove sensibilità, nuove energie, nuove prospettive, nuovi orizzonti. E di coraggio bisogna averne tanto per affermare che l’Italia deve ripartire dalla scuola. Il fiorentino Renzi non LA CLASSIFICA 24 febbraio: il discorso di Matteo Renzi al Senato per la fiducia. può non ricordare la lezione di Giorgio La Pira e di don Lorenzo Milani, ma non si fa scudo delle loro parole e delle loro figure tanto care al mondo cattolico. Lui parla di scuola e poi anche di cultura, come necessità per un Paese moderno che vuole giocare la propria partita in Europa e nel mondo. Da protagonista perché, sono parole sue, “i valori della cultura fanno di noi una superpotenza mondiale”. Tornare dunque a investire sulla scuola, anche nelle mura che ospitano i nostri figli e nipoti, è un segno inequivocabile. Abbiamo ancora impresse nel cuore e nella mente le parole severe pronunciate in proposito da monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana: “La scuola non può essere il bancomat da cui, attraverso i tagli, attingere il denaro da sprecare in altre direzioni”. Certo, basta con l’Italia degli sprechi perché ogni euro speso male o sprecato è un atto di ingiustizia verso i più poveri e deboli fra noi. I l premier ha poi inanellato tutte le riforme che vuole varare, dalla legge elettorale alla revisione del Titolo V, dalla giustizia civile alla riduzione in doppia cifra del cuneo fiscale, dal rinnovamento dei dirigenti dello Stato alla creazione di un fisco non più ostile ma “consulente dei cittadini”, dallo sblocco totale dei debiti della pubblica amministrazione al fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. A dire il vero, Renzi non ha indicato dove conta di recuperare le risorse necessarie, calcolabili in decine di miliardi di euro, per mettere in campo le riforme economiche. Di questo certamente sapremo di più nei giorni a venire. E su questo versante fanno bene le opposizioni a incalzarlo senza fargli sconti. Soprattutto perché nessun governante responsabile può pensare di sottrarsi alla responsabilità di non accumulare altro debito pubblico, anzi di dover fare un’azione lungi- mirante per ridurlo. In tutta questa operazione non basterà la buona volontà del governo, ma conteranno molto le condizioni esterne e le aperture di credito in Europa che il governo saprà conquistarsi. Infine un’annotazione generale sul discorso di Renzi. La sua è davvero la prima generazione post-ideologica che si affaccia al potere. Può quindi permettersi di evocare Gigliola Cinguetti (“non ho l’età…”) a proposito dei suoi 39 anni che gli impediscono di essere eletto al Senato, o di chiamare in causa Papa Francesco (“Internet è un dono di Dio”) a riguardo del rapporto da semplificare, attraverso la Rete, fra Stato e cittadini. O di ricordare la signora che lo ha fermato all’uscita dalla Messa (ci vuole un bel coraggio a riferirlo nell’aula del Senato) e lo ha apostrofato con una battuta: “Se lo fa lei, il presidente del Consiglio, lo possono fare tutti”. 15 Giochi mangiasoldi: 26 baristi dicono NO S abato scorso Reggio Emilia è stata teatro della 30ª edizione di “Slot Mob”, una manifestazione che affronta la piaga sociale delle ludopatie in chiave positiva. Cioè non limitandosi a condannare i danni del gioco d’azzardo, che in Italia, nonostante la crisi, fattura quasi 90 miliardi di euro, ma promuovendo una riflessione su giochi alternativi e “socializzanti”. E anche diffondendo il consumo critico, andando a premiare materialmente, con i propri acquisti, gli esercizi commerciali che hanno scelto di non installare, o di togliere dai loro locali, le famigerate macchinette mangiasoldi. Rinunciando forse a qualche incasso, ma guadagnandone in salute degli avventori e in considerazione sociale. Quasi un “flash mob”, dunque, con la differenza che lo Slot Mob non ha alcunché di “flash” e punta a una sensibilizzazione permanente, sostenuta a Reggio Emilia anche dall’Amministrazione pubblica, che di recente è riuscita a imporre la serrata di una sala di video lottery per incompatibilità urbanistica (ricorso del gestore respinto dal Tar). Insieme all’annuncio dello “Slot Mob” è stato distribuito l’elenco dei bar senza slot del centro storico - ventisei - che hanno accolto la campagna. I partecipanti alla manifestazione si sono radunati in piazza del Duomo attorno alle 16, presenti anche i politici Beppe Pagani, promotore in Regione Emilia-Romagna di una legge contro il gioco d’azzardo, e la parlamentare reggiana Vanna Iori, prima firmataria della legge al sostegno dei familiari colpiti dai disastri del gioco d’azzardo. Davanti al portico del Municipio ha parlato Matteo Iori (nella foto, primo a sinistra), presidente dell’associazione E cco, sarebbe un errore pensare che tutto questo sia frutto dell’ingenuità di un quasi quarantenne. No, Renzi è figlio del suo tempo: ha lasciato in soffitta le ideologie per tentare di risolvere i problemi armato solo dei suoi valori e della borsa “politica” degli attrezzi. Per queste ragioni può anche evocare, senza che l’aula reagisca, la questione dei diritti civili, per i quali chiede a tutti “lo sforzo di ascoltarsi”. Ecco, è già una buona cosa saper ascoltare. Il Paese sa parlare. Che ci sia un presidente del Consiglio che ha voglia di ascoltare senza pregiudizi, è un inizio incoraggiante. Domenico Delle Foglie Il risultato dall’incrocio di parametri economici e demografici “Centro Sociale Papa Giovanni XXIII”, che proprio nel territorio di Reggio Emilia ha costituito una comunità terapeutica residenziale per giocatori patologici aperta tutto l’anno, la prima nel suo genere in Italia. Iori ha iniziato a snocciolare i drammatici dati del gioco d’azzardo assieme a quello che forse è il male peggiore: per ogni slot-machine che installa nel locale l’esercente ci guadagna 540 euro, come a dire: meglio che fare caffè. L’assessore Franco Corradini ha sottolineato l’impegno del Comune di Reggio Emilia, il secondo in Italia a attivare un ‘Azzardo Point’ per l’ascolto dei giocatori diventati dipendenti. Vivibilità giovanile, Reggio Emilia al 15° posto I L’Indice stilato dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza T antissimi sono in Italia i giovani in cerca di un lavoro, che trovano con difficoltà, i giovani precari in bilico, i giovani “scoraggiati” che non studiano né lavorano. Eppure ci sono realtà provinciali, nel nostro Paese, in cui gli under 30 hanno più occasioni e vivono meglio. Il podio è occupato nell’ordine da Prato e Rimini, che, secondo la classifica stilata dall’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza, risultano essere le province più “vicine” ai giovani, con un più alto Indice di vivibilità giovanile in Italia. Reggio Emilia si piazza solo al 15° posto. L’Indice, stilato dall’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza, prende in considerazione più di 20 indicatori che mettono a raffronto parametri economici e demografici. Tra gli indicatori figurano: tasso di occupazione e di disoccupazione giovanile, dinamismo imprenditoriale dei giovani, densità territoriale delle imprese con titolare under 30, imprese guidate da giovani che stanno affrontando momenti di difficoltà, tasso di imprenditorialità dei giovani stranieri. Sotto il profilo delle tendenze l gruppo - piuttosto sparuto, ma in diversi si sono fermati incuriositi per ascoltare e chiedere informazioni - si è poi incamminato per il secondo momento: l’incontro con i baristi che hanno aderito alla campagna di sensibilizzazione; il logo “Slot? No grazie” è stato così attaccato a “La Trampa”, sotto Broletto e al “Blanc Bar” di via Farini (nella foto). demografiche e sociali è stato indagato il peso della popolazione giovanile e dei servizi alla persona legati ai giovani: dagli impianti sportivi ai locali di ritrovo e di socialità, dai luoghi di cultura alla rete distributiva. A Prato e a Rimini, secondo l’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Monza e Brianza, gli under 30 vivono meglio, hanno più opportunità a livello lavorativo e più possibilità di trovare facilmente luoghi culturali, di aggregazione e per il tempo libero, oltre agli esercizi commerciali. Nella classifica delle 10 città più “dinamiche” per i giovani seguono Genova, Savona, torna la Toscana con Pistoia, a pari merito con Milano, poi Trieste, Novara e Torino e al 10° posto Roma. P rato detiene il primato della competitività giovanile anche nelle classifiche parziali, tenendo conto esclusivamente delle opportunità di lavoro autonomo per gli under 30; Pistoia sembra in grado di offrire buone pro- spettive. L’area milanese si colloca solo al 20° posto, seguita da Monza e Brianza (29°). Ragusa, Latina, Bari e Lecco sono le città più giovani. Sul fronte dell’occupazione giovanile sono Modena e Bolzano ad avere tassi di occupazione giovanile più elevati. Se invece si prendono in considerazione solo i parametri legati ai servizi alla persona e ai luoghi di ritrovo, è Rimini la capitale dell’intrattenimento giovanile, seguita da Livorno e Lucca. gar Ultima tappa il Circolo “Catomes Tot”, dove Maria Antonietta Centoducati ha letto le testimonianze di Roberto, 43 anni, che chiede aiuto dopo che quello che era un gioco è diventata la sua malattia, di Patrizio, 64 anni, che gioca da quando ne aveva 15 e adesso si trova in cura al Sert di Reggio Emilia, ed infine quella di Antonietta, 58 anni, che chiede aiuto per suo marito, dopo che ha anche preso delle botte per il rifiuto di dargli i soldi per giocare. Al “Catomes Tot” Matteo Iori ha proposto altre riflessioni “tra mercato e patologia”, esordendo in modo provocatorio: “Il gioco d’azzardo è proibito dalla legge, tranne quando la legge lo permette”. Poi le cifre: 61 miliardi di euro spesi nel 2010 sono diventati 89 miliardi nel 2012, e in ogni slot oggi vengono messi ogni mese 9.600 euro: tanti soldini per lo Stato, che ne spende un po’ per la pubblicità affinché la gente giochi con responsabilità… Non è ipocrita? Per concludere, come nello spirito dello “Slot Mob”, sono state proposte sfide di biliardino e giochi di società per tutti negli esercizi “no slot”. Aperitivi, risate e partite in compagnia, ma senza gettoni o denaro in palio. Edoardo Tincani 16 Società & Cultura 1 marzo 2014 Giovedì 27 febbraio dalle 19.30 al Piccolo Teatro in Piazza SANT’ILARIO, «ARTE DIEM»: GIOVANI ARTISTI IN SCENA Sabato 1 marzo, ore 21.15, Teatro Corso di Rivalta LA STORIA SI FA MUSICAL CON «VIVAT MATILDA!» CENTRO GIOVANNI XXIII NEI LUNEDÌ 3 E 10 MARZO SI PARLA DI ITALO CALVINO A “A rte Diem” è il titolo di due serate che si svolgeranno giovedì 27 febbraio e giovedì 27 marzo presso il Piccolo Teatro in Piazza (in piazza IV Novembre) di Sant’Ilario d’Enza. Con questa iniziativa, il Piccolo Teatro in Piazza apre le porte ai giovani artisti di qualsiasi campo per incontrare il pubblico all’interno di una struttura all’avanguardia. Disegno, letture, fumetto, cabaret, cucina, giochi di prestigio, pittura, performance musicali e teatrali, rap, recitazione, videomaking: metafora della serata sarà “l’accendersi”, cioè la possibilità, propria dell’arte, di far scaturire passioni. Ogni appuntamento ospiterà circa dieci interventi della durata massima di 12’ ciascuno. Le esibizioni saranno il fulcro di una serata pensata per favorire il massimo contatto possibile tra il pubblico e i protagonisti che solcheranno il palcoscenico. “Arte Diem” vuole essere un modo per trasformare l’ambiente teatrale in un spazio, fisico e interattivo. L’idea è stimolare l’espressione di chi abbia un’abilità da valorizzare: da “Arte Diem” si aspettano nuovi stimoli, idee e relazioni. Il palcoscenico sarà condiviso in un dialogo continuo fra chi si esibisce e chi partecipa, in un format che prevede due momenti conviviali che favoriscono la contaminazione tra artisti e pubblico, perché il teatro sia soprattutto luogo che avvicina e mette in relazione le persone. L’inizio è fissato per le ore 19.30 con aperitivo offerto dall’Associazione Teatro l’Attesa; conclusione alle 23 con “spuntino di non-mezzanotte”. Durante tutta la serata sarà attivo il servizio bar. Per ulteriori informazioni e iscrizioni: [email protected]; www.teatrolattesa.it; facebook.com/teatro.lattesa. Ingresso: 4 euro, pagabili esclusivamente in monete. Se sprovvisti di monete il costo è di 5 euro. Castelnovo Monti. Film-denuncia sulle stragi mafiose Si conclude giovedì 27 febbraio, alle 21, al cinema-teatro Bismantova di Castelnovo Monti, la rassegna “Lo schermo bianco, i film del giovedì”. L’ultimo film in programma è La mafia uccide solo d’estate, di Pierfrancesco Diliberto (Pif). Ingresso 4 €. Guastalla. Rassegna dialettale a scopo benefico Prosegue al Teatro Tenda Paladucale di Guastalla la rassegna di Teatro dialettale “I nostar dialett”, il cui ricavato serve a sostenere i progetti di alcune associazioni che operano in campo socio-sanitario o umanitario. Venerdì 28 febbraio, ore 20.30, la compagnia “As fa par dir” di Marcaria (Mantova) propone Robi da mat, tre atti comico brillanti di Lino Predari con la regia di Claudio Beduschi. Venerdì 7 marzo, ore 20.30, la Compagnia “La chiocciola” di Reggio Emilia porta in scena Prognosi riservata, due atti comicissimi di e con Andrea Zanni. Ingressi interi 7 €, ridotti 5 €. Informazioni: Ufficio Teatro, corso Garibaldi 33 a Guastalla, tel. 0522.838923. Reggio. Incontri e mostre sulla dissidenza al femminile Le donne hanno affinato nei secoli una capacità politica e strategica che Angela Putino, filosofa napoletana e convinta femminista, definiva funzione guerriera. Funzione Guerriera è il titolo della rassegna del Comune di Reggio Emilia, curata da Laura Severini e Adele Cacciagrano, inserita nell’ambito di “Primavera donna” 2014, che incontrerà nei luoghi della città storica di Reggio Emilia donne dissidenti ed autorevoli. Margherita Giacobino (nella foto), scrittrice e giornalista, presenterà un percorso biografico-letterario su guerriere e pasionarie nell’incontro organizzato da Unimore intitolato Guerriere Ermafrodite Cortigiane… in programma per venerdì 28 febbraio (ore 11, aula 4 Complesso universitario Palazzo Dossetti). Moderato da Giorgio Zanetti, direttore del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, l’incontro sarà incentrato sul tema dell’impegno politico e della lotta per la libertà. Michela Marzano, filosofa, attualmente parlamentare Pd e collaboratrice di ‘La Repubblica’, domenica 2 marzo (ore 11, Sala degli Specchi del Teatro Valli) presenterà il suo ultimo libro L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore (Utet 2013). Il programma completo, che prevede anche mostre e proiezioni, è su www.municipio.re.it/funzioneguerriera. Info: tel. 0522.456463 oppure 328.9233525. L a magia del musical torna a incantare il Teatro Corso di Rivalta con un imperdibile fuori abbonamento, il sesto della stagione 2013-2014. Sabato 1 marzo la sala di via Sant’Ambrogio ospiterà Vivat Matilda!, spettacolo piacevole, equilibrato ed arguto proposto dalle compagnie reggiane “Muse & musical”, “Qui’d Puianèll” e “Danzatori per caso”. Scritti e diretti da Gianfranco Boretti e Claudio Lacava, i tre atti sono stati allestiti con la collaborazione di Giuseppe Corradini e sono incentrati sulla figura di Matilde di Canossa, che sarà presentata in particolare dal punto di vista umano e femminile, spesso trascurato nelle tradizionali rievocazioni dedicate alla Grancontessa. Dalle 21.15 i trentuno interpreti del musical si alterneranno sul palco per tratteggiare un personaggio storico determinante, ma, soprattutto, una donna in carne ed ossa, che avrà il volto - e la voce - di quattro attrici per rappresentare al meglio le diverse “stagioni” di Matilde. Il pubblico rivaltese la conoscerà bambina, affascinata dal padre guerriero e consapevole del proprio destino, ne apprezzerà la curiosità, l’intelligenza e la sete di vita che conserverà anche nella giovinezza, mentre in età più matura l’ammirerà quale donna celebrata per la bellezza, il carisma e le capacità “maschili”, insolite per la sua epoca. Doveri politici e diplomatici, passioni, fragilità e risvolti mondani della Grancontessa emergeranno dai canti, dai balli e dalle sue interazioni con i vari personaggi ricordati nell’originale commedia musicale, ad esempio i genitori Bonifacio e Beatrice, Roberto di Normandia e i mariti Goffredo il Gobbo e Guelfo V. Per informazioni e prenotazioni è possibile contattare il 339.7117163 o recarsi presso la biglietteria del teatro, dalle 16.30 alle 18 dei giorni di rassegna e mezz’ora prima dell’inizio delle rappresentazioni, tutte con sipario alle 21.15. Notizie da Città & Paesi lla figura e all’opera di Italo Calvino, l’Uciim dedica due incontri, che si svolgeranno presso il Centro Giovanni XXIII, in via Prevostura 4 a Reggio Emilia. Lunedì 3 marzo, ore 16, Massimo Carloni, docente di lettere nel Liceo “Ariosto Spallanzani” illustrerà Il ciclo di Marcovaldo Lunedì 10 marzo, ore 16, Luciano Caselli, dirigente scolastico del Liceo “Corso” di Correggio, affronterà Calvino postmoderno Gli incontri sono rivolti a docenti, dirigenti scolastici, studenti - in particolare delle classi finali degli Istituti superiori - e a quanti sono interessati alla produzione letteraria di Italo Calvino. Sarà rilasciato attestato di partecipazione. I talo Calvino, nato a Santiago de Las Vegas (Cuba) il 15 ottobre 1923, ha compiuto gli studi nel liceo di Sanremo; ha partecipato alla guerra partigiana, esperienza poi riportata nell’opera “Il sentiero dei nidi di ragno” (1947). Ha collaborato con vari giornali e riviste, svolgendo anche attività di consulenza editoriale; ha soggiornato a lungo in Francia. Politicamente impegnato nel Partito Comunista Italiano, se ne dissociò dopo i fatti d’Ungheria. Tra le sue numerose opere narrative figurano: “Il visconte dimezzato” (1952), “Il barone rampante” (1957), “Il cavaliere inesistente” (1959), “La giornata di uno scrutatore” (1963), “Le cosmicomiche” (1965), “Ti con zero” (1968) “Le città invisibili” (1972), “Il castello dei destini incrociati” (1973), “Palomar” (1983). Ha pubblicato una selezione di “Fiabe italiane”, ricavate dai dialetti d’ogni regione. Calvino è anche autore di un libro per ragazzi, “Marcovaldo” (1963). Dal 1974 ha collaborato al “Corriere della Sera” con racconti, resoconti di viaggio, interventi sulla realtà politica e sociale del Paese; dal ’79 ha scritto per “Repubblica”, sino alla morte avvenuta nell’ospedale di Siena, dove era ricoverato, il 19 settembre 1985. San Martino in Rio. Le “geografie” di Pietro Mussini Montecavolo. In mostra le figure umane di Melioli e Taddei Si inaugura sabato 1 marzo, alle ore 17, presso il Centro d’Arte “Medardo Rosso” in via Firenze 3 a Montecavolo di Quattro Castella, la mostra Nude virtù di Emanuela Melioli e Oscar Luca Taddei curata da Rossella Fantuzzi. Protagonista è la figura umana, nella sua più totale essenza, senza veli, per svelare la nudità dell’anima, nella dimensione della virtù più pura. Elaborazioni semplici e sobrie, ma mai superficiali, sono proposte dalla ricerca, ispirata prevalentemente da modelli dal vivo, di Emanuela Melioli e Oscar Luca Taddei. Entrambi gli autori non si limitano a una descrizione estetica del soggetto, ma cercano e indagano emozioni e stati d’animo per giungere a coglie la verità, la bellezza interiore dell’individuo. La mostra terminerà il 30 marzo, ed è aperta tutti i giorni dalle 15.30 alle 19.30. Proseguirà fino al 1° maggio alla Rocca Estense di San Martino in Rio (in corso Umberto I 22) la mostra Geografie domestiche, personale dell’artista Pietro Mussini a cura di Elena Giampietri. Il progetto si articola in una serie di opere (collage, disegni, planimetrie, opere realizzate con fibre ottiche, led, plotter e microprocessori), che si propongono di far vivere lo spazio della Rocca di San Martino in Rio, ma suggeriscono anche una percezione del mondo che va al di là delle stanze espositive. In un dialogo continuo tra contemporaneità e storia, Pietro Mussini coniuga la modernità di sistemi cablati con il contesto architettonico. Info: tel. 0522.636709. Orari di ingresso: sabato ore 10 – 12.30, domenica e festivi: ore 10 – 12.30 e 15.30 – 18.30, giorni feriali su appuntamento. Guastalla. L’archeologia industriale del fotografo Pelli Guastalla. Corso di ginnastica dolce al “Don Bosco” Il Circolo Fotografico “Maldotti”, in collaborazione con la locale Associazione “Pro Loco” e il patrocinio del Comune di Guastalla, propone la mostra fotografica Geometrie e archeologia industriale con opere di Giorgio Pelli. L’esposizione verrà inaugurata sabato 8 marzo, alle 17, nel Palazzo Ducale di via Gonzaga 16 a Guastalla. Orari e giorni di apertura: sabato e domenica ore 1012.30 e 16-19 fino al 23 marzo. Allenare assieme muscoli e cervello. Questo l’obiettivo del corso di ginnastica dolce promosso da Fnp (Federazione Nazionale Pensionati) Cisl e Anteas (Associazione nazionale tutte le età attive per la solidarietà) di Guastalla. L’iniziativa si svolge ogni lunedì e giovedì dalle ore 10.30 alle 11.30 presso i locali del “Don Bosco” a Guastalla. Il corso si definisce di ginnastica dolce di tipo aerobico: oltre ad allenare il corpo allena anche il cervello stimolando l’attenzione, la memoria, la concentrazione. È rivolto a persone sane over 60 che non presentano particolari malattie. Reggio. Come fare la spesa pensando alla salute Come mantenere o ritrovare la salute attraverso una corretta alimentazione e una scelta oculata degli alimenti? Andos Reggio Emilia (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno, www.andosreggioe.it) e Associazione Disanapianta (sito internet www.disanapianta.net) promuovono per venerdì 14 marzo, alle 20.30, presso la Sala conferenze della Croce Verde (via della Croce Verde 1, a Reggio) un incontro su Come fare la spesa, ovvero l’importanza di prendere coscienza di ciò che “è cibo” ed acquisire strumenti utili per una lettura critica delle etichette. Ingresso gratuito, prenotazione consigliata. Per partecipare è richiesta la tessera dell’associazione Andos che si può fare la sera stessa al costo di 5 euro. Informazioni: scrivere a [email protected] o inviare un sms al 338.4727319. Reggio. Presentazione del libro di Albertina Soliani Lunedì 3 marzo, alle 17, presso la Biblioteca dei Cappuccini di Reggio Emilia (piazza Vallisneri 1) viene presentato il libro di Albertina Soliani Tutto si muove, tutto si tiene. Vita e Politica. Quasi un bilancio per la generazione che viene, con prefazione di Romano Prodi. L’autrice verrà intervistata dalla sociologa Katia Iori. Dopo l’introduzione da parte del direttore della Biblioteca, Davide Dazzi, l’iniziativa sarà presentata da Cristina Bassoli, presidente del Centro Italiano Femminile di Reggio Emilia. Le conclusioni saranno di Angela Zini. Info: tel. 0522.541934 - [email protected]. La Settimana I NOSTRI MORTI 1 marzo 2014 17 È deceduto domenica 23 febbraio a Prato di Correggio INFORMANZIANI Gabriele Borghi, lavoratore infaticabile Stimato per l’impegno in agricoltura e nell’associazionismo N umerosi parenti, amici e fedeli sono intervenuti, lunedì 24 febbraio, nella chiesa parrocchiale di Prato, al funerale di Gabriele Borghi, noto e stimato concittadino, deceduto la mattina di domenica 23 febbraio, all’età di 78 anni, dopo lunga malattia. Coltivatore diretto, pur pensionato, era un lavoratore instancabile, finché il male non lo fermò nel maggio 2012. Di numerosa famiglia contadina, residente nel Correggese fin dal 1935, dopo un’esperienza nel lavoro agricolo con suo padre Giovanni e col fratello Pietro, fu apprendista muratore con Umberto Righi, poi rappresentante di sementi e concimi. Il terreno era poco e Pietro uscì di casa con la sua famiglia. Gabriele rimase solo a dirigere l’azienda. Fu socio attivo ed intelligente del Club 3P ed applicò largamente le direttive dell’associazione: sperimentare nuovi metodi, nuove sementi e nuove attrezzature, che usava anche a servizio di amici. 15 giorni, ricambiando poi l’ospitalità, per altrettanti giorni, ad un giovane olandese. Fu anche per diversi anni consigliere cassiere della Latteria Sociale nuova, consigliere comunale, per tanti anni segretario della sezione locale della Democrazia Cristiana che portava il nome di suo padre. Iscritto all’Azione Cattolica, negli ultimi anni si era impegnato per la costituzione di un Circolo Anspi locale. Fu tra i soci fondatori della Banda parrocchiale come suonatore di tromba. Era pertanto molto conosciuto e stimato: seguì fedelmente le orme del padre, di grande fede e generosità. Q A llargò l’azienda, seguì corsi di specializzazione indetti dal Club, a Roma e a Piacenza e andò anche in Olanda con uno stage di ueste doti sono state sottolineate anche dal parroco don Pietro Paterlini, che ha presieduto le esequie insieme a cinque sacerdoti tra i quali i cugini don Daniele Simonazzi e don Stefano Borghi. Era da anni lettore de La Libertà, che si associa al dolore del familiari. Lascia la moglie Nives Dessì, la figlia Raffaella col marito Simone Bendinelli, i fratelli Umberto, Letizia e suor Maria Marta Borghi. La salma riposa nel cimitero di Prato. (ubo) Gabriele Borghi Dal 9 marzo al 2 aprile sei incontri all’Hospice e alla Casa colonica di via Rosario GUASTALLA, CORSO PER VOLONTARI OSPEDALIERI L’ Sabato 22 marzo, ore 16 (Hospice), Il linguaggio della simpatia: la comunicazione non verbale con l’ammalato. Relatore: dottor Piero Magnani. Mercoledì 26 marzo, ore 20.45 (Casa colonica), La relazione che cura. Relatrice: dottoressa Maura Losi, psicoterapeuta. Domenica 30 marzo, ore 16 (Hospice), Il volontariato dà calore alla vita: diamoci una mano. Relatrice: Silvia Paglia, Presidente Avo Emilia Romagna. Mercoledì 2 aprile, ore 20.45 (Casa colonica), “Ero malato e mi avete visitato [...]” L’attenzione ai malati come via della Santità. Relatore: don Carlo Menozzi. Associazione Volontari Ospedalieri (Avo) di Guastalla propone il 34° corso di formazione e aggiornamento per volontari e aspiranti tali. Dal 9 marzo al 2 aprile gli incontri si svolgeranno in due sedi del nosocomio guastallese: l’Hospice al primo piano dell’Ospedale di Guastalla e la Casa colonica ristrutturata in via Rosario 3b. Di seguito il programma. Domenica 9 marzo, ore 16 (Hospice), L’ospedale oggi e le sue trasformazioni. Relatore: dottor Andrea Gigliobianco, direttore sanitario. Mercoledì 19 marzo, ore 20.45 (Casa colonica), La presenza dell’Avo nelle Case protette. Relatrice: dottoressa Lidia Alba Quintero, responsabile Case Protette Guastalla. Il corso è gratuito. Per saperne di più: Franca Huller, tel. 0522.825095. Abbandonato in strada anziano senza biglietto del bus N ovantuno anni, disorientato e piangente, un grande anziano è stato soccorso da un cittadino mentre vagava in Gardenia, senza riuscire a trovare la strada di casa. L’episodio si è risolto e chiarito al pronto soccorso dell’Arcispedale, dove il malcapitato è stato trasportato per le cure del caso. Il 91enne, che viaggiava su un bus del servizio urbano senza biglietto, è stato avvicinato dal personale di sorveglianza di Seta ed invitato a scendere dal mezzo di trasporto. Una prassi, questa, prevista dal regolamento per i viaggiatori privi di titolo di viaggio, prontamente applicata alla lettera dagli zelanti ispettori in servizio, senza valutare la portata delle conseguenze del loro gesto. Un’operazione semplice, “tranquilla” per gli operatori Seta, senza eclatanti gesti di violenza cui si abbandonano spesso i “portoghesi” pizzicati a viaggiare senza biglietto. Del ricorrente preoccupante fenomeno di abusivismo da tempo oggetto di repressione si è occupata più volte la stampa cittadina. Nel caso specifico ci sembra che, data la situazione, si potesse acconsentire che il passeggero, una volta sanzionato, vista l’età, completasse il percorso, in modo tranquillo. Ma si sa come vanno le cose. È molto più facile essere forti con i deboli piuttosto che con quel tipo di “forti” che passano a vie di fatto, e non è la prima volta, alla richiesta di mostrare il titolo di viaggio. N el caso specifico è mancato un briciolo di attenzione verso la persona anziana e certamente impacciata davanti alle contestazioni del personale di servizio. Il biglietto dev’essere pagato, ma rimarchiamo che il comportamento tenuto nei confronti dell’anziano 91enne avrebbe potuto causare anche più gravi conseguenze. Non era superabile l’aspetto meramente burocratico, permettendo all’anziano di scendere alla fermata più vicina a casa, piuttosto che abbandonarlo in una zona periferica della città con tutti gli inconvenienti del caso? Il rispetto e l’aiuto per gli anziani può manifestarsi in tanti modi, anche con una piccola deroga al regolamento che alla fine non avrebbe nuociuto a nessuno. Non a Seta che, rilevata l’infrazione, può rivalersi con una multa; e tanto meno ai mezzi del 118, che ha dovuto soccorrere il malcapitato. È stata persa un’occasione per dimostrare cortesia ed umanità - grandi assenti in questo caso - nel carnet di comportamento del personale viaggiante di Seta. Auguriamoci che analoghi episodi coinvolgenti persone anziane non debbano più verificarsi e che per possibili ulteriori casi le disposizioni diventino meno draconiane. Pietro Ferri Rubrica della F.N.P. Federazione Nazionale Pensionati CISL a cura di Pietro Ferri [email protected] Già pronti nuovi tagli alla spesa sociale e sanitaria Lo scorso 28 gennaio la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato il decreto legge col quale si dispone l’ennesimo taglio dei fondi del Ministero delle politiche sociali e del Ministero della Salute nonostante i diversi accordi a suo tempo intercorsi con la Conferenza delle Regioni. Il provvedimento prevede la messa in disponibilità di fondi accantonati dai suddetti Ministeri per finanziare (aprire bene le orecchie) il potenziamento delle attività di recupero dei capitali all’estero e la lotta all’evasione. Riduzione, quindi, di spese per 21,5 milioni per il Ministero delle politiche sociali durante il 2014 e di altri 11,8 complessivi per gli anni 2015 e 2016. Il Ministero della Salute, dal canto suo, verrà gravato nelle seguenti misure: 2,8 milioni per il 2014, 3,8 per il 2015, 4,00 per il 2016 e così complessivamente per 10,6 milioni. Tagli odiosi più che per gli importi per lo spirito con cui vengono programmati. Il comparto sanitario e soprattutto per quello sociale sono già stati privati negli anni, in modo esponenziale, di indispensabili risorse. Un invito ai Comuni, di conseguenza, a effettuare ulteriori riduzioni sulle prestazioni socio-assistenziali, nonostante le forti difficoltà. Consapevoli dell’importanza delle lotte all’evasione e per l’emersione dei capitali, non possiamo tuttavia non evidenziare come il loro finanziamento possa trovarsi in altri settori ove è evidente lo spreco delle risorse. Quello socio-sanitario ha già pagato profumatamente, per cui il Governo avrebbe ben potuto indirizzarsi verso altre forme di reperimento, non ultima – diciamo noi - quella relativa ai cosiddetti “premi di risultato” riservati all’alta dirigenza statale. Alti burocrati pubblici Risultati zero, gratifiche garantite Si parla molto, in questi giorni, della pubblica dirigenza e dei suoi sostanziosi emolumenti, che nessuno sembra in grado di aggredire per riportarli a livelli più consoni alla realtà. Non lo diciamo solo noi (magari - pensa qualcuno - per invidia) ma la stessa Ocse (Organizzazione internazionale di studi economici per la cooperazione e lo sviluppo) che, presentando una sconvolgente tabella comparativa, informa che i nostri super burocrati sono i meglio pagati di tutto il mondo. Dati, questi, che si riferiscono al 2011, prima dell’introduzione del tetto (governo Monti) a 302mila euro annui. Ciò nonostante i nostri super burocrati restano attestati al primo posto nella classifica mondiale (secondi i neozelandesi) con compensi inversamente proporzionali alla qualità ed all’efficienza del servizio svolto. Malgrado ciò tutti, indistintamente, percepiscono la “retribuzione di risultato” (gratifica) che varia dai 7 ai 60mila euro l’anno. Centrati allora gli obiettivi fissati a inizio d’anno? Parrebbe di sì, anche se la macchina statale procede stentatamente e con vistosi rallentamenti al limite della sopportazione per i cittadini. Per l’iniziativa privata la retribuzione di risultato si richiama al “budget” e solo al raggiungimento degli obiettivi previsti dalla programmazione aziendale viene corrisposto un significativo “quid” per il grado e le capacità dimostrate. Nello Stato e nel parastato purtroppo non è così e allora chi garantisce l’effettivo raggiungimento degli obiettivi? A dispetto dell’evidenza dei fatti tutta la dirigenza ha, indistintamente, un rendimento positivo. Mah! Nel quadro della spending review non sarà il caso di rivedere lo specifico capitolo di spesa, mettendo da parte i cosiddetti diritti acquisiti? Il nostro Carnevale Il Carnevale: una bella occasione colta la scorsa settimana dal Coordinamento Donne di Fnp-Cisl per riunire amiche e amici nella luminosa sala dell’auditorium “Simonazzi” di Reggio Emilia. Ci siamo ritrovati in tanti, in un piovoso pomeriggio invernale, per godere di momenti di allegria e serenità; è stato bello, perché gli artisti che ci hanno intrattenuto – “I Amig d’Amerigo”, Franco, Bruna, e Severino - ci hanno aiutato ad allontanarci per un po’ dai problemi che ci affliggono in questo momento storico. Il pomeriggio, piacevolmente trascorso tra conversazioni amichevoli, risate, scenette dialettali, canti, barzellette, torte ed intrigoni, si è concluso con un arrivederci a presto. (G. B.) 18 La Settimana 1 marzo 2014 VIAGGI E PELLEGRINAGGI Lo scaffale dei libri MILIZIA DELL’IMMACOLATA: Pellegrinaggio Milizia dell’Immacolata: domenica 9 marzo pellegrinaggio a Camposampiero e Padova. Info: [email protected]. A CURA DI FRANCESCO LENZINI CAPPUCCINI. Al Sacro Monte di Varallo Il Gruppo anziani “Il Focolare” di Scandiano (parrocchia Santa Teresa - info 0522.856596) propone due pellegrinaggi: • sabato 22 marzo 2014, Santuario di Fontanellato (PR); • sabato 24 maggio 2014, Santuario di Caravaggio (BG). CATTEDRALE. In Terra Santa tra marzo e aprile L’unità pastorale San Prospero - Cattedrale - Santa Teresa di Reggio Emilia promuove, dal 27 marzo al 3 aprile, un pellegrinaggio in Terra Santa, guidato da monsignor Gianfranco Gazzotti: Nazareth, Monte della Beatitudini, Tiberiade, Valle del Giordano, Betlemme, Gerusalemme, deserto di Guida saranno le tappe. Info: 0522.437773; 0522.433783. AIMC-UCIIM. Lago di Como e Parchi lombardi Dal 18 al 22 aprile Aimc e Uciim promuovono una “gita di Pasqua” nei “luoghi insoliti” del lago di Como e del Romanico lombardo, attraverso i parchi dell’Adda e della Lomellina. Informazioni e iscrizioni: Azione Cattolica (via Prevostura 4, Reggio Emilia), tel. 0522.437773. AMICI DELLA GHIARA. Trasferte e viaggi 2014 Anche per il 2014 gli “Amici della Ghiara” propongono il consueto calendario di trasferte, viaggi e pellegrinaggi: il primo è lunedì 21 aprile a Rocca di San Leo e Verucchio; c’è poi un aggiornamento/variazione circa la trasferta da venerdì 10 a domenica 12 ottobre: anziché a San Giovanni Rotondo e Loreto, il soggiorno sarà ad Assisi - Cascata delle Marmore. Info e iscrizioni in corso Garibaldi 44/f a Reggio, tel. 0522.439809, cellulare con segreteria 339.3691812. BUDRIO. Prossimi pellegrinaggi a Medjugorje Il Gruppo di preghiera “Kraljica Mira” (Regina della Pace) della chiesa San Pietro Apostolo, Budrio di Correggio comunica le date dei prossimi pellegrinaggi a Medjugorje (viaggio con agenzia “GBus” in pullman granturismo via Trieste): dal 21 al 26 aprile - con alloggio presso Mirjana DragicevicSoldo; dal 31 luglio al 7 agosto, “Festival dei Giovani”; dal 19 al 24 agosto. Per informazioni logistico-organizzative, costi, programmi e adesioni: 348.7498653; 320.0648339. CORREGGIO. Viaggio nella Romania cristiana La parrocchia Madonna di Fatima di Correggio organizza un pellegrinaggio nella Romania cristiana dal 23 al 30 aprile. Iscrizioni entro il 28 febbraio. Info: 0522.692114, 347.3243042. CAPPUCCINI. Strasburgo e «grande Reno» Il Convento dei Cappuccini di Reggio organizza un viaggiopellegrinaggio, guidato da padre Lorenzo Volpe, a Strasburgo (città del Parlamento Europeo) e terre del “grande Reno” (nei luoghi di Santa Ildegarda di Bingen) dal 30 maggio al 2 giugno. La quota comprende - fra le altre cose - sistemazione in albergo 3 stelle, trattamento di pensione completa, assicurazione sanitaria. Iscrizioni entro il 30 aprile. Programma dettagliato delle singole giornate: 0522.433201 333.7107979. CASTELLARANO. Pellegrinaggio in Turchia La parrocchia di Castellarano organizza un pellegrinaggio in Turchia (alle origini della Chiesa, raccontate negli Atti degli Apostoli) dal 9 al 17 giugno. Programma e iscrizioni: 333.1789740. IL SANTO DELLA SETTIMANA 28 febbraio Beato Daniele Alessio Brottier Sacerdote Francia (Blois, 7 settembre 1876 - Parigi, 28 febbraio 1936) Nacque il 7 settembre 1876 a La Ferté-Saint-Cyr nella diocesi di Blois. Fin dall’infanzia rivelò profonda pietà e grande devozione alla Madonna; dopo gli anni del Seminario, fu ordinato sacerdote il 22 settembre 1899 a 23 anni. Inviato come professore nel Collegio ecclesiastico di Pontlevoy, sentì ben presto la sua particolare vocazione per la vita missionaria, perciò il 24 settembre 1902 entrò come novizio nella Congregazione dello Spirito Santo, a Orly. L’anno seguente emise i voti e partì per il lontano Senegal, colonia francese. Poté restarci però solo tre anni, perché a causa di violenti e continui attacchi di emicrania fu costretto nel 1906 a tornare in Francia. Rimessosi, l’anno seguente volle di nuovo tornare in Senegal ma ancora una volta il male si ripresentò violento e dopo qualche tempo dovette ritornare definitivamente in Patria. Fondò in Francia l’Opera del “Souvenir Africain” allo scopo di erigere la Cattedrale di Dakar, capitale del Senegal. Da ex militare si propose come Cappellano dell’esercito durante la prima guerra mondiale e dal 1914 al 1917 si prodigò eroicamente nell’assistenza dei soldati sui campi cruenti di battaglia. Fu direttore dell’Opera degli orfani apprendisti di Autenil per 12 anni (nel 1960 erano più di 2.000 gli orfani e 20 gli Istituti). Giovanni Paolo II l’ha beatificato nel novembre 1984. Domenica 2 marzo VIII del Tempo Ordinario 1a lettura Is 49,14-15 Castello Querciola Il Convento dei Cappuccini di Reggio Emilia promuove per domenica 16 marzo un pellegrinaggio quaresimale - guidato da padre Lorenzo Volpe - al complesso monumentale del Sacro Monte di Varallo (43 cappelle, che illustrano i principali avvenimenti dell’Antico e del Nuovo Testamento, e la Basilica dell’Assunta). Info e iscrizioni: 333.7107979. SCANDIANO. «Il Focolare»: due pellegrinaggi UNO SGUARDO ALLE LETTURE Io non ti dimenticherò mai. Dal Salmo 61 Solo in Dio Storia ed esiti di un restauro riposa l’anima mia. 2a lettura 1Cor 4,1-5 Alinea Editrice, 146 pagine, 26 €, [email protected] Il Signore manifesterà l presente volume intende inquadrare le vicende storiche, politiche ed artistiche che hanno caratterizzato la genesi e lo sviluppo del borgo di Castello Querciola ed in particolare del suo edificio ad oggi più rappresentativo: l’antica canonica. Un manufatto di notevole interesse architettonico in cui è possibile ammirare il primo affresco del celebre pittore novellarese Lelio Orsi, i cui capolavori sono esposti in alcuni dei più importanti musei del mondo. La volontà di preservare questo prezioso dipinto è stato il felice pretesto per il recupero dell’intera canonica, ora restituita all’antico splendore e ri-funzionalizzata a sede espositiva. Il paziente processo di riqualificazione dell’edificio ha inoltre consentito di acquisire nuovi fondamentali dati conoscitivi, tanto sulla struttura quanto sull’affresco, ponendo nuovi orizzonti d’indagine. Attraverso il contributo scientifico di studiosi afferenti a diversi ambiti di studio, dalle discipline storiche a quelle artistiche ed architettoniche, il volume raccoglie un notevole e aggiornato patrimonio di ricerca sul manufatto, oggetto per la prima volta di una pubblicazione monografica. Una specifica appendice illustra inoltre le tecniche applicate per il restauro dell’affresco di Lelio Orsi. Un’opera esaustiva, introdotta dall’insigne storico dell’architettura Bruno Adorni. Vangelo: Mt 6,24-34 le intenzioni dei cuori. I DOMENICA 2 MARZO alle ore 17 presso il Museo diocesano di Reggio Emilia, in via Vittorio Veneto 6, sarà presentato il libro - a cura di Francesco Lenzini - “Castello Querciola. Storia ed esiti di un restauro” (Il borgo dei Fogliani, la canonica del Vescovo, il fregio di Lelio Orsi). Dopo l’introduzione di monsignor Tiziano Ghirelli, direttore dell’Ufficio diocesano Beni culturali, Bruno Adorni (dell’Università di Parma) presenterà il volume. Le note di chiusura saranno di Francesco Lenzini, curatore della pubblicazione. Saranno presenti anche gli autori dei saggi contenuti nel libro: Carlo Baja Guarienti, Giovanni Costi, Maria Cristina Costa, Azzio Gatti, Angelo Mazza. Ingresso libero. LA LIBERTÀ VIGILATA dalle pagine di 50 anni fa “Il C.S.I., che cos’è e cosa si propone di raggiungere”: su La Libertà dell’1 marzo 1964, un servizio di Pier Paolo Cattozzi sull’attività del Comitato provinciale di Reggio, guidato dal professor Angelo Burani, presidente (nella foto: un gruppo di sportivi reggiani - della squadra di atletica - con i dirigenti). Il “Telefono Amico”: per iniziativa di un gruppo di religiosi milanesi è in funzione un numero telefonico (688.2153) per confortare gli afflitti della metropoli lombarda. “Antipolio con il metodo Sabin”: al via le vaccinazioni; in Italia oltre tremila i giovani che ogni anno si ammalano di poliomielite”. Correggio, commemorato il maestro Giovanni Scaltriti nel decennale della scomparsa. Compianto, a Fellegara, per Sante Villani; in suo ricordo, una medaglia donata dall’Ac. Non preoccupatevi del domani. L’ ultima domenica prima della Quaresima ci offre il brano del Discorso della montagna sulla ricchezza. La prima frase, che in Matteo serve da introduzione a ciò che segue, dichiara la necessità di una scelta netta: o al servizio di Dio o della ricchezza, senza possibilità di compromesso. Nello stesso tempo, Gesù afferma che l’uomo ha sempre un padrone. L’illusoria libertà di chi si sottrae al servizio di Dio comporta inevitabilmente l’asservimento a un’altra signoria, quella delle cose, che hanno come unità di misura il denaro. La contrapposizione frontale tra Dio e la ricchezza significa che il cristiano deve estraniarsi dalla sfera economica? Ma è augurabile, cristianamente virtuoso, o anche solo possibile vivere disinteressandosi dei beni che si comprano e si vendono? La domanda è fuorviante, ed è chiaro dai vangeli che Gesù stesso e i suoi discepoli non hanno fatto a meno del denaro. Una risposta efficace a questo problema la dà san Girolamo che, commentando il nostro testo, nota: “Non ha detto colui che ha ricchezze, ma colui che è servo delle ricchezze. Chi è servo delle ricchezze, le custodisce appunto come un servo; chi invece ha scosso il giogo di questa servitù, le distribuisce come fa un padrone.” Dice bene Girolamo: il servizio reso a Dio ci fa partecipi della sua signoria e ci istruisce sull’uso dei beni terreni: siamo chiamati alla liberalità dei figli di Dio, ai quali il padrone del mondo ha affidato la terra intera con tutte le sue ricchezze. Quello che segue si concentra in due comandi di Gesù: non preoccupatevi e cercate il regno di Dio. I due comandi vanno letti insieme per avere la giusta prospettiva. Al primo è legata la parola domani, al secondo prima di tutto. Dio si fa carico del domani e ci invita a fare quel che occorre subito, prima di tutto: cercare il suo regno e la sua giustizia. È un prima non nel tempo ma nel valore: metti al primo posto dei tuoi pensieri, delle tue preoccupazioni la ricerca del regno di Dio e la sua giustizia, e ciò che è necessario al corpo e alla vita verrà senza ansia. Non senza fatica – Gesù non dice non lavorate, ma non preoccupatevi – ma senza angoscia. U na parola va detta anche sugli uccelli del cielo e sui gigli del campo. Si tratta di immagini non solo poetiche, ma cariche di significato, soprattutto per la nostra epoca. Giustamente si dice che questa pagina è un inno alla provvidenza, però Gesù presenta la provvidenza non come miracolo, ma come ordinario e armonioso rapporto con la natura: è così che vivono gli uccelli e i fiori dei campi. Gli uomini, al contrario degli uccelli, seminano, mietono e raccolgono nei granai, e bisogna che lo facciano. Tuttavia, la fonte originaria del nutrimento è nel Padre celeste attraverso la natura, così per gli uomini come per gli animali. La preoccupazione per la vita scissa dalla ricerca della giustizia di Dio si manifesta anche nella distruzione del buon rapporto con sora nostra matre terra, per usare le parole di san Francesco. Giorgio De Benedittis La Libertà Settimanale d’informazione della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla Redazione: Reggio Emilia - Viale Timavo, 93 tel. 0522.452107, fax 0522.434058 - sito web: www.laliberta.info e-mail: [email protected]; [email protected] Direttore responsabile: Edoardo Tincani Proprietario: “P. Tito Brandsma s.r.l.” Abbonamento Ordinario Euro 42,00 - Abbonamento Sostenitore Euro 60,00 - Abbonamento Benemerito Euro 100,00 - Estero via aerea: Europa e Paesi del Mediterraneo Euro 55,00 - Altri continenti Euro 65,00 - Arretrati Euro 2 Per gli abbonamenti usare il C.C.P. 10815421 oppure il C.C.B. (IBAN) IT23 D086 2366 3500 0040 0167 413 intestato a “P. 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Recapiti per scriverci: viale Timavo 93, 42100 Reggio Emilia; fax 0522.434058; e-mail [email protected] RINNOVATO L’ABBONAMENTO? * In omaggio un libro donato dal Vescovo (ritirabile in Seminario) QUOTE COME VERSARE • Abbonamento NUOVO o abbonamento DONO (1° ANNO): 32 € • contanti: Reggio (portineria Seminario di viale Timavo) o Guastalla (Libreria “Duomo”); Anche la redazione de La Libertà si associa, con sincere felicitazioni, alla gioia di questa ricorrenza. • c.c. postale n. 10815421 intestato a P. Tito Brandsma srl; LA VITA È UN SOFFIO • Abbonamento SO- Caro Direttore, in questi giorni ho rinnovato l’abbonamento a La Libertà; nel vostro giornale trovo belle pagine di fede che spesso mi hanno confortato, e apprezzo l’attenzione rivolta a iniziative di solidarietà e di volontariato (cito ad esempio l’Avo, associazione volontari ospedalieri, della quale ho fatto parte per 20 anni e che ho lasciato quando sono diventata nonna). Ringraziandovi, invio un caro saluto. Anna Maria Moccicardi Spaggiari Diritto alla vita e etica a 360 gradi A pagina 16 de La Libertà del 15 febbraio trovo, senza una parola di commento, una tabella che elenca gli importi delle pensioni di invalidità. Non riesco a capire il significato della pubblicazione di questa tabella, se non come atto di denuncia di una situazione che appare una chiara violazione del diritto alla vita. Non merita una presa di posizione apprendere come siano scandalosamente esigui gli assegni a cui hanno diritto persone così pesantemente segnate da disabilità o malattie? Anche su questo tema, oltre che su embrioni, aborto, eutanasia, vorrei che come cristiani prendessimo posizione, nella Giornata per la vita, sia a livello di scelte politiche, sia a livello di impegno personale; e vorrei prese di posizione precise sullo scandalo delle guerre messe in atto anche da Paesi cosiddetti cristiani( qualcuno pensa ancora che esistano guerre giuste?) e della mancanza di cibo e di cure mediche in tanti Paesi. Mi appare ancora più grave questa mancanza leggendo la lettera “Il Parlamento verso un codice etico”: ho letto la mozione rintracciabile nel vostro sito e mi è sembrata generica e inutile; sarebbe sufficiente che i Parlamentari rispettassero le leggi come qualsiasi cittadino e si impegnassero a svolgere correttamente il loro compito come qualsiasi lavoratore. Un codice etico dovrebbe prima di tutto valutare la sproporzione tra gli emolumenti percepiti e la mole di lavoro, se paragonata alla situazione di un lavoratore medio o di un invalido, e porre fine a questo scandalo in tempi brevi. Mariangela Lindner ri è cresciuto vistosamente. Credo che ciò che ha contribuito ad aumentare il flusso della solidarietà sia stata la presa di coscienza, in una fetta della popolazione che non ci aveva pensato prima, della necessità di mettersi in gioco per gli altri, di incominciare a fare qualcosa per il prossimo facendo crescere così il senso di comunità. In prevalenza - la metà del totale - le donazioni fatte e le modalità di “versamento” sono avvenute attraverso contatti personali, fisici, rispetto ai sostegni arrivati via Internet o Sms. È indubbio che vi sia più tecnologia, ma in fondo la solidarietà, per dirsi tale, ha ancora bisogno di esprimersi con uno sguardo o un abbraccio. Paolo Pagliani Generosità tangibile oltre la crisi Gli archivi della memoria sono imperfetti, come le parole pronunciate in libertà. Ma a volte quelle imprigionate sulla carta stampata ci danno un aiuto a ricordare come sono iniziate le cose. Domandiamoci, senza cullare troppe illusioni: chi riuscirà a fermare il crescente caos che ammorba e logora la vita di tanti italiani, vieppiù il ruvido ribellismo grillino, gonfio di espressioni antiSistema? C’è chi suggerisce, con un linguaggio di fiaba, che abbiamo un acuto bisogno di una guida, capace di parlare con saggezza e di agire con la prontezza necessaria. Ma nessuno vuole ammettere di avere votato e ammirato, per Gentile Direttore, leggevo che nell’ultimo fine anno, dopo anni di crisi - intesa come difficoltà economica delle famiglie e, di conseguenza, come difficoltà per gli enti non profit nella ricerca dei sostegni - l’istituto della donazione ha registrato un aumento. In pratica nell’ultimo Natale è avvenuto qualcosa che non accadeva da tempo: gli italiani sono stati più “buoni”, essendo i fondi donati raddoppiati. Si può inoltre notare che vi è stata una diminuzione delle somme che ogni italiano ha versato, però il numero dei donato- Archivi della memoria e velleità risorgenti • conto corrente bancario: codice Iban IT23 D086 2366 3500 0040 0167 413 intestato come sopra. anni, vecchi istrioni della politica: ciò sarebbe invece la necessaria verità, che rende finalmente liberi. È il caso dei troppi ineffabili conformisti, custodi incauti del bene pubblico, devoti di quel presunto “perseguitato martire” che continua, incurante del proprio operato politico, a comandare il popolo degli aficionados, confidando nel ritorno del figliol prodigo e di tutti quei politicanti double-face campioni di giravolte che, per una miserabile gloria personale, finiranno per riaccodarsi. Ancor più quando una gran parte della classe dirigente e politica del Paese, anziché operare per riformare e moralizzare l’Italia, semplicemente lo promette, rimanendo impassibile ed infingarda dinanzi allo sdegno, che li sommerge. Che altro serve per svegliarli? (...) Che dire, ancora, di quei trepidanti conservatori, difensori della gente bene, che ti portano dove vogliono loro e quasi mai nel posto giusto? Mentre nel dibattito pubblico continua ad imperversare un demagogico berlusconismo, che ha mandato a picco il costume della Nazione e pilotato la discutibile operazione Imu, per indossare ora la maschera di un evanescente “nuovo” scenario... al cospetto di una sinistra politica blanda e troppo esitante nel combattere le disuguaglianze sociali. Insomma, l’immagine di un Paese con pezzi di Istituzioni screditate, che paiono ridotte a costosi e ingombranti catafalchi; di una democrazia virtuale, di un mondo con introvabili passioni, idee oneste e legalità. Giampaolo Torreggiani Echi dal passato: la potatura degli olmi U n pallido sole spandeva la sua luce bianca sulla campagna grigia, ancora infreddolita dal lungo inverno. Chiazze di neve luccicante indugiavano qua e là sui prati e ricoprivano ancora le rive dei fossati dove ancora non arrivava il sole. Tapp, tapp, tapp... Dalla campagna ancora silenziosa giungevano ai nostri orecchi i colpi sordi, precisi e inesorabili del manaresso (maràs) che si abbatteva sui grossi rami di olmo da tagliare, e a quel battere ritmato rispondeva il richiamo della cinciallegra... podì, podì, podì, podì, podì... La fatica del contadino nell’affrontare il primo vero lavoro dell’anno nuovo era così accompagnata dal canto d’amore di un uccellino che non lo aveva abbandonato neppure durante la stagione invernale. E gli teneva V compagnia, alleviando forse la sua fatica. Le grosse branchie degli olmi non resistevano a lungo sotto quegli abili colpi; a poco a poco si piegavano su un lato emettendo un lamentoso cigolio e poi cadevano a terra tra il frusciare della ramaglia sul letto di foglie secche. Solo allora iniziava il pazien- Giovedì 6 marzo i coniugi ALBERTO PIGOZZI e MARIA BELLINI ricordano il loro 65° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO. A chi non avesse ancora provveduto al rinnovo ricordiamo l’offerta e le modalità della campagna abbonamenti 2014: • Abbonamento ORDINARIO (rinnovo): 42 € L’attenzione al sociale del giornale diocesano STENITORE: 60 € * Anniversario di nozze te lavoro delle donne che con la roncola recidevano i rami più piccoli per confezionare le fascine da bruciare nel forno del pane. Le ragazze, con il grembiule a fiori ed i capelli raccolti con un nastro sulla nuca, si piegavano svelte per raccogliere i piccoli rami e li affastellavano in ordine, pronti per la legatura. erso la fine dell’inverno era questo il lavoro della potatura dei lunghi filari di olmi che nelle nostre campagne sostenevano la vite, per limitarne la chioma e nello stesso tempo ricavarne la legna per riscaldare la casa l’inverno successivo. Era il lavoro di febbraio, e faceva ancora freddo: le dita delle mani si rattrappivano, il viso dei più giovani si arrossava sotto il primo sole e arrivavano delle improvvise sferzate di vento gelido. Le mani si screpolavano e alla sera facevano male. Ma tutti questi disagi venivano affrontati e sopportati con pazienza, senza lamentarsi troppo, perché il peggio ormai era passato e la primavera era alle porte. Un mare di sole, di luce, di fiori e di canti che ci veniva incontro. Giuliano Lusetti Al mattino erba, fieno la sera! T rent’anni fa il dottor Frizzi a Parma operava a cervello aperto. Andai a far visita ad un mio amico. Erano tutti in una sola stanza. “Vede quello lì... camperà ancora forse un giorno o due! Io, grazie al cielo sto bene, me l’ha detto anche il dottore”. Tornai la settimana seguente a “trovare” il mio amico. Non c’era più. Il materasso arrotolato sul letto, sparita la cartella clinica. Chiesi ad un infermiere come era morto. Villanamente mi rispose: “Alla rovescia di come è nato”. Desideravo solo sapere se aveva sofferto, se aveva compreso di morire! Sono qui in quattro in questa stanza per loro già camera morturaia, perché loro la morte ce l’hanno dentro. Nel braccio della morte l’assassino dentro ha solo rabbia! Sanno o non sanno, forse fingono di non sapere, ed una vaga speranza li fa ancora vivere. Giocano a carte in silenzio, bisticciano per il “Fante di coppe” e fanno pace sul “Re di denari”. La morte guarda il pallore dei loro volti, quel pallore che dona l’ospedale privo di sole e di sudore e che li alimenta con flebo. Guardo le loro mani, un tempo callose, dalle dita grosse e corte che, quando dai loro la mano per salutarli, ti sembra la zampa di un quadrupede. Li chiamano malati terminali perché a loro la vita è stata data a termine fisso proprio come quando un operaio viene assunto in fabbrica. Per loro hanno anche istituito un ospedale apposito perché possano essere curati e rassegnati a morire. Anche il loro Angelo Custode è stato assunto a termine e si lamenta. Guai se il Signore ci avesse rivelato il giorno della nostra morte, anche se campassimo 100 anni. L i guardo e taccio; non giocano a carte, ma a chi tocca per primo lasciare libero il letto all’erede dello stesso male. Se ritornassi il prossimo mese, non li troverei più. I parenti già hanno portato via i loro effetti personali ed il medico ha già archiviato la pratica. Il sig. “Tali dei Tali” non è più qui, non è mai venuto e non è mai esistito. Per più di mezzo secolo si era alzato ogni mattina, puntuale come il sole, per lavorare e spesso per arricchire altri. Qui nella discarica c’è quanto ha fabbricato con passione e sacrificio, cose vecchie ed inutili, morte come loro. Sono passati da questo mondo come farfalle che hanno svolazzato di fiore in fiore nella primavera della loro giovinezza. Non hanno lasciato né oro né argento ma un’eredità più bella: la fede e l’onestà. Se ne sono andati in punta di piedi per non disturbare. L’avviso funebre sul muro dice al passante che è morto e anche lui allora si accorge che fu vivo. La nostra Preghiera: “Dona loro Signore nel tuo Regno i giorni che loro hai tolto in terra”. don Gaetano Incerti 10° ANNIVERSARIO MAURO FRASSINETTI I tuoi cari ti ricordano con affetto e nella preghiera. Da lassù veglia sulla tua famiglia.
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