Gravissima, a scuola, la confusione sessuale

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1 marzo 2014 - n. 8 – anno 62° – Poste Italiane s.p.a. - sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art.1, comma 1, CN/RE –­­ Euro 1,10
IDEOLOGIA «GENDER»
Gravissima, a scuola,
la confusione sessuale
L
a saga dell’imposizione silenziosa dell’ideologia gender nella scuola prosegue.
L’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni
Razziali (Unar) che fa capo alla presidenza
del Consiglio dei Ministri ha pubblicato una trilogia
di manuali, “Educare alla diversità nella scuola”, rispettivamente per elementari, medie e superiori,
apparentemente dedicata al tema del bullismo, in
pratica finalizzata a inculcare l’ideologia gay nelle menti dei nostri alunni. Nel glossario di queste
pubblicazioni si afferma che “secondo la comunità scientifica, essere omosessuali è... una normale
espressione della sessualità umana, di conseguenza non c’è motivo di cambiare tale caratteristica”.
E ancora: “Diversi studi condotti negli ultimi 30
anni hanno mostrato che i bambini cresciuti da genitori gay e lesbiche sono felici esattamente come i
bambini cresciuti da famiglie eterosessuali”.
Mostruose falsità, che fino a qualche anno fa sarebbero state unanimemente qualificate come deliranti.
Ma veniamo gli aspetti sociali implicati in questa
ideologia. Dice sempre il glossario: “L’impossibilità di sposarsi può avere un impatto sul benessere
dei genitori, e conseguentemente di tutti i membri
della famiglia”. Cioè l’unico danno che può venire
a bambini adottati da famiglie gay è che i “genitori” non si possono sposare. Quindi porte aperte al
matrimonio gay, quale rimedio contro il disagio di
coppie e minori.
Personalmente mi sono sentito chiamato in causa quando ho letto che “gli insegnanti, anche i più
bravi e preparati, possono non essere perfettamente consapevoli della propria omofobia”. Ho sentito
immediatamente il bisogno di essere rieducato,
perché fin da bambino ho sempre pensato che
esistessero due soli sessi: quello maschile e quello femminile. Ma non devo averlo pensato solo io,
visto che la grammatica, per esempio, è fondata su
due soli generi: maschile e femminile; gli articoli, i
nomi, gli aggettivi hanno due soli generi e nessuno ha mai pensato di declinarli secondo cinque o
sei diverse possibilità. Sempre dal manuale per la
scuola elementare viene, invece, un monito preciso per i maestri: “Non usare analogie che facciano
riferimento a una prospettiva eteronormativa (cioè
che assuma l’eterosessualità come orientamento
normale)”.
Vorrà dire che insegneremo a nostri alunni che l’articolo “il” non è maschile singolare, ma “genere1”
singolare, mentre “la” è “genere2” singolare, né più
né meno che genitore1 e genitore2.
Non so se vi rendiate conto bene di che stravolgimento stiamo parlando.
Ma la saga ha una sua trama e i suoi colpi di scena. Qualche giorno fa il viceministro alle pari opportunità Maria Cecilia Guerra ha dichiarato: “Di
questa ricerca ignoravo addirittura l’esistenza”. A
questo punto si pone un problema. Come si parlano tra loro i diversi organi istituzionali? E il Ministero dell’Istruzione che ruolo ha nella vicenda?
Com’è possibile diffondere questo materiale nella
scuola senza una sua specifica autorizzazione? Chi
comanda davvero nel nostro Paese?
La questione è ancora aperta, ma è facile profetizzare che i poteri forti e occulti che stanno conducendo alla dissoluzione la nostra civiltà avranno
ancora partita vinta.
A noi cristiani il compito splendido di testimoniare
la verità fino in fondo.
Giuliano Romoli
UN BELLO SPOT
CONTRO LE «SLOT»
Reggio Emilia, piazza Prampolini: la manifestazione del 22 febbraio.
M
erita di essere incoraggiata una
manifestazione come lo «Slot
Mob» che sabato scorso ha animato il centro storico di Reggio Emilia.
Perché oltre a mettere in guardia dalle
trappole del gioco d’azzardo e denunciare la piaga delle ludopatie, intende
premiare concretamente gli esercizi
commerciali che decidono di rinunciare alle «slot» e alle altre macchinette
CENTRO MISSIONARIO
mangiasoldi. Sta alla clientela, cioè a
noi, premiare i negozi che espongono
il logo «Slot? No grazie», preferendoli
con le nostre scelte di consumo. I bar
«no slot» a Reggio Emilia sono già 26.
Inoltre nei locali pubblici ben vengano,
o ben ritornino, altri passatempi più
sani e senza denaro in palio, dai giochi
di società al vecchio biliardino...
«DON BOSCO È QUI»
Servizio a pagina 15
FAMIGLIA AL CENTRO
Quaresima:
le proposte e le
date missionarie.
Il 9 marzo i ritiri
spirituali promossi
da Azione Cattolica
L’album con foto
e racconti della
peregrinazione
dell’urna del
santo a Bibbiano,
Correggio, Reggio
L’intervento di
Francesco Belletti,
presidente del
Forum nazionale
delle Associazioni
Familiari
pagina 3
pagine 9-11
pagina 13
2
Vita di Chiesa
1 marzo 2014
AGENDA DEL VESCOVO
BASILICA DI SAN PIETRO
Nel discorso risuonano «coraggio, preghiera, compassione»
Il cammino indicato ai cardinali
Le parole di Francesco nel primo Concistoro da lui convocato
I
Mercoledì 5 marzo
Alle 18.30 in Cattedrale il Vescovo presiede la celebrazione eucaristica del Mercoledì delle Ceneri, per
l’ingresso nel tempo di Quaresima.
Giovedì 6 marzo
Alle 17.30 presso l’Istituto San Vincenzo de’ Paoli il
Vescovo guida un incontro per insegnanti e genitori
dal tema: “Scuola – famiglia: è possibile un’alleanza
educativa?”.
Venerdì 7 marzo
In mattinata il Vescovo visita alcune realtà educative
e del mondo della ceramica nel comune di Casalgrande.
Domenica 9 marzo
Alle 9, presso la sala ReGiò di Reggio Emilia, il Vescovo guida il ritiro degli adulti di Azione Cattolica.
Alle 17 in vescovado incontra i catecumeni con i loro
padrini.
Alle 18, in Cattedrale, il Vescovo presiede la celebrazione eucaristica con il rito di ammissione dei catecumeni tra gli eletti a ricevere i sacramenti dell’Iniziazione cristiana nella notte di Pasqua.
BREVI DIOCESANE
2 MARZO. In preghiera per le minoranze cristiane
perseguitate nell’anniversario della morte di Bhatti
l primo Concistoro ordinario pubblico convocato
da Papa Francesco inizia
con una sorpresa: la presenza
al rito del Papa emerito Benedetto XVI, seduto in prima
fila. All’ingresso in basilica,
Papa Francesco - dopo aver
percorso tutta la navata centrale e prima di arrivare all’Altare
della Confessione - si avvicina
al suo predecessore e lo abbraccia affettuosamente. Lui
si toglie lo zucchetto in segno
di omaggio e ricambia l’abbraccio.
Il primo dei cardinali a ricevere la “berretta”, il Segretario
di Stato Pietro Parolin, dopo
aver salutato Papa Francesco
saluta “con uguale affetto e
venerazione” il Papa emerito.
“Lieti per la sua presenza in
mezzo a noi”, dice, accolto da
un grande applauso. Alla fine
del rito, si replica: prima di
cominciare la processione del
Collegio cardinalizio lungo la
navata centrale della basilica
di San Pietro, Francesco saluta
di nuovo Benedetto, con una
stretta di mano calorosa, prolungata e accompagnata da un
ampio sorriso.
Benedetto XVI ha fatto un’eccezione alla sua scelta di vivere
“nascosto al mondo”, dopo la
rinuncia al pontificato di un
anno fa. E lo ha fatto in uno dei
momenti più solenni e significativi, quasi a voler marcare la
continuità tra i due magisteri
e confermare al suo successore
la propria vicinanza spirituale
(era il 28 febbraio 2013 - esattamente un anno fa - quando la
chiusura del portone della residenza di Castelgandolfo segnò,
simbolicamente e non solo, il
‘passaggio di consegne’ da Benedetto XVI a quello che sarà
poi il Papa eletto nel conclave
del 13 marzo seguente - ndr).
I
19 nuovi cardinali creati
da Papa Francesco, di cui
16 elettori e 3 non elettori,
provengono da 15 Paesi diver-
Nella foto: Shahbaz Bhatti, politico pakistano, assassinato il 2 marzo 2011 per aver preso posizione in difesa
delle minoranze cristiane perseguitate in diverse parti
del suo Paese e per aver pubblicamente difeso Asia Bibi.
Domenica 2 marzo ricorre il terzo anniversario dell’uccisione del ministro delle finanze in Pakistan, il cristiano
Shahbaz Bhatti.
Il fratello, il dottor Paul Bhatti, che venne a Correggio in
quello stesso anno 2011, recentemente contattato dalla
presidente del Circolo culturale correggese “Pier Giorgio
Frassati”, ha parlato - in quanto presidente dell’«Alleanza
pan-pachistana delle minoranze» - dei suoi progetti per
favorire la vita e la libertà religiosa dei cristiani, cercando
di continuare la missione del fratello. Il dottor Paul ha poi
assicurato che, nonostante le intimidazioni ricevute (soprattutto rivolte alla sua famiglia), ritornerà in Pakistan in
occasione del 3° anniversario dell’uccisione del fratello. E
ha chiesto alle nostre parrocchie di ricordare il martirio
del fratello, pregando per la libertà religiosa e per tutte
le minoranze cristiane perseguitate. Appello che accogliamo volentieri, impegnandoci a ricordare questa intenzione nella preghiera dei fedeli di domenica 2 marzo.
5 MARZO. La Messa nel «Mercoledì delle Ceneri»
presieduta dal Vescovo alle 18.30 in Cattedrale
Mercoledì 5 marzo alle 18.30, in Cattedrale a Reggio Emilia, monsignor Camisasca presiede la celebrazione eucaristica del Mercoledì delle Ceneri, per l’ingresso nel tempo di
Quaresima (nella foto, un momento della liturgia del 2013).
L’abbraccio tra Papa Francesco e Benedetto XVI il 22 febbraio.
si. L’unico assente era il cardinale Loris Capovilla, 98 anni,
che riceverà la “berretta” a
Sotto il Monte. Nel discorso del
Papa, risuonano parole come
“collaborazione, comunione,
coraggio, preghiera, compassione”. “La Chiesa ha bisogno
di voi”, l’esclamazione ripetuta.
Poi la vicinanza a tutti i cristiani vittime di “discriminazioni e
persecuzioni” e l’appello a essere “artigiani di pace”.
CAMMINARE CON GESÙ.
“Gesù non è venuto a insegnare una filosofia, un’ideolo-
poi costruire e confessare”.
LA TENTAZIONE DI «PENSARE ALLA MANIERA DEGLI UOMINI». “Se prevale la
mentalità del mondo, subentrano le rivalità, le invidie, le
fazioni”, ha ammonito il Papa,
mettendo in guardia i cardinali dalla “tentazione di pensare
alla maniera degli uomini e
non di Dio”. “Diversamente dai
discepoli - ha spiegato - noi
sappiamo che Gesù ha vinto,
e non dovremmo avere paura
della Croce, anzi, nella Croce
abbiamo la nostra speranza.
«Noi sappiamo che Gesù ha vinto, e non
dovremmo avere paura della Croce, anzi,
nella Croce abbiamo la nostra speranza»
gia, ma una via, una strada da
percorrere con Lui, e la strada
s’impara facendola, camminando”. Con queste parole il
Papa ha salutato i nuovi cardinali, nell’allocuzione pronunciata durante il Concistoro.
“Questa è la nostra gioia: camminare con Gesù”, ha assicurato il Papa, che è tornato indietro di circa un anno, alla Messa
celebrata con i cardinali nella
Cappella Sistina subito dopo
l’elezione: “Camminare è stata
la prima parola che il Signore
ci ha proposto: camminare, e
Eppure, siamo anche noi pur
sempre umani, peccatori, e
siamo esposti alla tentazione
di pensare alla maniera degli
uomini e non di Dio”. L’invito
del Pontefice, invece, è a “sintonizzarci pienamente con
Gesù, e a farlo insieme, nel
momento in cui il Collegio dei
cardinali si accresce con l’ingresso di nuovi membri”.
L’ESORTAZIONE RIPETUTA.
“La Chiesa ha bisogno di voi,
della vostra collaborazione, e
prima ancora della vostra comunione, comunione con me
e tra di voi”. È l’esortazione
centrale del Papa. “La Chiesa - ha spiegato - ha bisogno del vostro coraggio, per
annunciare il Vangelo in ogni
occasione opportuna e non
opportuna, e per dare testimonianza alla verità. La Chiesa ha
bisogno della vostra preghiera,
per il buon cammino del gregge di Cristo, la preghiera che,
con l’annuncio della Parola, è
il primo compito del vescovo”.
NO A «DISCRIMINAZIONI»
E «PERSECUZIONI». “La
Chiesa ha bisogno della vostra compassione soprattutto
in questo momento di dolore
e sofferenza in tanti Paesi del
mondo”. Parte da una virtù dimenticata, la “compassione”, il
Papa, per rivolgere subito dopo
un forte appello: “Vogliamo
esprimere la nostra vicinanza
spirituale alle comunità ecclesiali e a tutti i cristiani che soffrono discriminazioni e persecuzioni”. “Dobbiamo lottare
contro ogni discriminazione”,
ha aggiunto. “La Chiesa – ha
proseguito - ha bisogno della nostra preghiera per loro,
perché siano forti nella fede e
sappiano reagire al male con il
bene. E questa nostra preghiera si estende a ogni uomo e
donna che subisce ingiustizia
a causa delle sue convinzioni
religiose”.
ARTIGIANI DI PACE. “La
Chiesa ha bisogno di noi anche affinché siamo uomini di
pace e facciamo la pace con
le nostre opere, i nostri desideri, le nostre preghiere”, ha
detto il Santo Padre. Fuori testo, un’indicazione precisa e
impegnativa, per i porporati
e la loro missione nel mondo:
“Fare la pace, artigiani della
pace”. “Per questo invochiamo
la pace e la riconciliazione per
i popoli che in questi tempi
sono provati dalla violenza e
dalla guerra”, l’appello finale di
Papa Francesco.
Maria Michela Nicolais
L’omelia per la Messa nel 9° anniversario di don Giussani (Basilica di San Prospero, 24 febbraio)
«LA LETIZIA DELL’INCONTRO SEMPRE NUOVO CON CRISTO»
C
ari fratelli e sorelle,
Cari amici,
la personalità di don
Giussani è così ricca di doni
che non si finirebbe mai di
scrutarli. Qualcosa ho detto
nei miei libri su di lui e anche pochi giorni fa, durante
la presentazione di una sua
biografia.
La Lettera agli Ebrei ci ammonisce: Ricordatevi dei
vostri capi, ricordatevi dei
vostri padri, i quali vi hanno
annunciato la Parola di Dio.
Considerando attentamente
l’esito finale della loro vita,
imitatene la fede (cfr. Eb
13,7). Trovo raccolto in queste parole ciò che desidero lasciarvi oggi.
Cercherò ora di ascoltare con
voi le parole della Lettera che
ho citate.
Ricordatevi dei vostri padri: l’ammonimento del testo
della Scrittura è più che mai
attuale. Oggi si vorrebbero
dimenticare i padri, quando
non ucciderli. La paternità è
un’arte difficile, soprattutto
perché il padre è un uomo
come noi, fragile e debole,
peccatore come noi. Eppure,
proprio quando riconosciamo i suoi limiti di uomo, proprio allora siamo in grado di
scoprire la sua grandezza.
Non è forse così che accade
ad ogni figlio quando, nella
maturità, ripensa al proprio
padre naturale?
Lo stesso, o qualcosa di analogo, accade al padre spirituale. Il tempo, facendo decantare la sua personalità,
ne mette in luce gli aspetti più
luminosi e duraturi.
Don Giussani è stato
un uomo
travolto da
una
passione bruciante, una
passione incontenibile
per Cristo e
per gli uomini.
Ricordarlo
vuol
dire
chiedere di partecipare allo
stesso fuoco. Questo è vero sia
per chi lo ha conosciuto personalmente, per breve o per
lungo tempo, sia per coloro
che, pur senza averlo mai incontrato (e saranno sempre
di più, come è logico che accada), sono stati incrociati e
affascinati dalle sue parole e
dall’opera del movimento da
lui nato.
Ricordatevi dei padri che vi
hanno annunciato la Parola
di Dio. Don Giussani non ha
fatto altro nella sua vita che
introdurre uomini e donne,
ragazzi ed adulti, nella conoscenza di Dio e di se stessi; anche attraverso una profonda
esperienza della Scrittura, da
lui letta, meditata e citata in
continuazione. Non ha mai
dimenticato che la Parola
di Dio non
è un libro,
ma il Verbo
di Dio fatto
carne, che
ci raggiunge
attrav erso
la
Tradizione della
Chiesa, in
cui un posto
privilegiato
occupa la
Scrittura.
Quale familiarità con Dio,
con Gesù, con la Bibbia ho
imparato da don Giussani!
Considerate attentamente
l’esito finale della loro vita.
Savorana, nella sua biografia, ha aperto per la prima
volta uno squarcio importante e rivelatore sui lunghi anni
finali della malattia di don
Giussani.
Attraverso la malattia, molto
dolorosa e invalidante, che lo
ha staccato fisicamente dal
movimento e da quasi tutti i
suoi amici, don Giussani si è
unito in profondità alla sua
opera, offrendola alla Chiesa.
Ha sperimentato che è veramente nostro solo ciò da cui ci
stacchiamo nell’offerta. È entrato progressivamente, senza
mai lamentarsi, nel disegno
di Dio, insegnandoci così una
pazienza (lui, che per carattere era così irruente) e soprattutto la letizia nell’incontro
sempre nuovo con Cristo che
ci fa attraversare anche le
oscurità del male e della morte.
Imitatene la fede. L’esortazione della Lettera agli Ebrei
riassume in tre parole tutta la
vita e il compito avventuroso
e affascinante di coloro che
desiderano partecipare per
attrazione e seguire le orme
luminose della vita di don
Giussani.
Imitatene la fede non vuol
dire: cercate di copiare, ma
piuttosto: entrate nella sua
fede, entrate nel suo dialogo
con Cristo e con gli uomini,
entrate nel cammino, nel metodo della sua evangelizzazione, chiedete a Dio, per sua
intercessione, questa grazia.
+ Massimo Camisasca
Primo Piano
«ANDATE...»
TRE APPUNTAMENTI
IN PROGRAMMA
16, 23 E 24 MARZO
È
1 marzo 2014
3
In missione accanto a ogni uomo
Le proposte del Cmd per l’animazione della Quaresima
verso la Pasqua 2014”, di Antonio
Agnelli.
Da segnare bene in evidenza sulle
nostre agende e calendari personali
sono poi le date dei tre appuntamenti programmati:
• domenica 16 marzo, alle ore 15,
a Baragalla, presso la Sala convegni
della chiesa del Sacro Cuore a Reggio Emilia, il convegno missionario
diocesano sul tema già annunciato, “Missionari nelle periferie del
mondo” (intervengono - moderati
da don Emanuele Benatti - sorella
Paola Torelli, missionaria nella periferia di Lima, in Perù; la professoressa Antonella Fucecchi, del Cem
Mondialità, insegnante a Roma).
In particolare, l’obiettivo del convegno è quello di riflettere a partire
da alcune domande: nel pluralismo
culturale e religioso quale missione?
Come essere missionari oggi nelle
periferie geografiche ed esistenziali?
Come rispondere alla sfida educativa e come avvicinarsi alle fragilità
che si percepiscono?
stato consegnato in gennaio
ai parroci, da parte del Centro Missionario Diocesano
(Cmd), il materiale per l’animazione missionaria in parrocchia durante il periodo della Quaresima.
Con la Quaresima infatti giunge anche quell’invito a mettersi in una disposizione - di cuore anzitutto, ma
anche con le opere - più “missionaria”, che significa cioè attenzione a
fare della propria vita un annuncio
di bene.
“Abbiamo preparato diverse possibilità e piste di azione”, spiega il
Cmd, illustrando le caratteristiche
del materiale recapitato nelle diverse comunità parrocchiali della
diocesi. “Esso potrà essere usato per
la liturgia, la catechesi, l’animazione, con attenzione alle diverse fasce
di età. Il tema scelto per la Quaresima 2014 ruota attorno allo slogan
«Missionari nelle periferie del
mondo», per invitare a non ‘chiudersi’ nelle proprie comunità, bensì
a vivere la missionarietà in strada,
in cammino, visitando le periferie,
geografiche ed esistenziali delle
persone”.
G
“Q
uest’anno - prosegue
l’équipe del Centro Missionario - abbiamo preparato anche un dvd contenente la
versione digitale di tutto il materiale cartaceo che si potrà riprodurre a
piacimento”. All’interno si trovano:
• il manifesto della Quaresima
missionaria, con tutti gli appuntamenti (come quello riprodotto a fianco);
• la presentazione, in un file di
Powerpoint, estensione .pps, delle
missioni diocesane (Albania, Brasile
India, Madagascar, Rwanda);
• una video-intervista a cinque giovani missionari laici rientrati dall’esperienza in terra di missione;
• un libretto - rivolto specificamente agli adulti (“Missionari nelle
periferie del mondo”) - per guidare
il cammino di preghiera nella parrocchia;
• un sussidio per bambini e ragazzi intitolato “Destinazione mondo”;
•un segnalibro (per richiederne altri ci si può rivolgere direttamente al
Cmd, allo 0522.436840);
• una cassettina-salvadanaio;
• alcune buste per la colletta per la
Giornata diocesana pro missioni;
• un manifesto e un libretto sui
campi estivi in missione.
Inoltre, presso la sede del Cmd (via
Ferrari Bonini 3, Reggio Emilia),
è possibile acquistare i due sussidi
della Emi (Editrice Missionaria Italiana) per adulti e ragazzi “Con Gesù
nella terra del - e del +. Giromondo
pasquale della sobrietà con Papa
Francesco”, di Pablo Sartori, e “Passione di Cristo, Passione del mondo. Cammino liturgico-missionario
li incontri seguenti sono ravvicinati e si tengono la settimana successiva, nell’arco di
due giorni:
• domenica 23 marzo, la celebrazione - nelle singole parrocchie
- della Giornata missionaria diocesana (nella 3a Domenica di Quaresima), occasione per una maggiore
consapevolezza e un sostegno economico alle missioni diocesane. “Invitiamo”, scrivono dal Cmd, “a preparare la celebrazione coinvolgendo
tutti”;
• lunedì 24 marzo, infine, la Giornata di digiuno e preghiera per i
Missionari Martiri, istituita nell’anniversario dell’uccisione del vescovo
di San Salvador, monsignor Oscar
Romero. Il programma: alle 21, nella chiesa di Santo Stefano, a Novellara, la veglia di preghiera sul tema
“Chiesa di strada”, all’interno della
quale si terrà un monologo sulla storia e la figura del Beato don Giuseppe Puglisi, ucciso dalla mafia e martire della Chiesa; verranno ricordati
anche don Giuseppe Diana (di cui
quest’anno - il 19 marzo 1994 - ricorrono 20 anni dall’uccisione) e altre
persone, conclude l’équipe del Centro Missionario, “che hanno dato la
vita nel testimoniare l’amore di Dio
nelle diverse periferie del mondo”.
Per i ragazzi (5a elementare - 3a media) all’Oratorio Don Bosco; per giovani e famiglie al ReGiò, con il Vescovo
AZIONE CATTOLICA: DUE RITIRI SPIRITUALI DOMENICA 9 MARZO
“A
bbiamo visto il Signore” è titolo e
tema del ritiro di Quaresima per ragazzi dalla 5a elementare alla 3a media che l’Azione Cattolica Ragazzi della nostra
diocesi proporrà domenica 9 marzo all’Oratorio Don Bosco (parrocchia di Santa Croce),
a Reggio Emilia, in via Adua. Si inizierà alle
ore 9.15 e il tutto terminerà alle ore 17 circa.
“Porta Vangelo, quaderno, pranzo al sacco e
una quota di 5€”, raccomanda Liliana Ragazzi
dell’équipe Acr, che su La Libertà della scorsa
settimana ha presentato anche il pellegrinaggio
a Roma del 27 aprile con cui l’Azione Cattolica parteciperà alla grande festa per la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.
“Catechisti iscrivete i vostri ragazzi presso l’ufficio di Ac”, è l’ultima comunicazione utile in
vista dell’incontro.
A
nche per i settori adulti, giovani e famiglie di Ac quella del 9 marzo sarà una
domenica intensa e speciale: si ritroveranno infatti alla Sala ReGiò (via Agosti) per
partecipare al ritiro di Quaresima “Preghiera,
digiuno, elemosina” predicato dal Vescovo.
Programma: ore 9, accoglienza; 9.15, Lodi;
9.30, 1a meditazione seguita da riflessione
personale e spazio per le confessioni; 11.30,
2a meditazione; 12.30, pranzo (al sacco o - su
prenotazione - pasto caldo); ore 14, conversazione col Vescovo; 15.30, Messa (con l’Acr).
Raccomandazione: portare con sé la Bibbia.
Info-prenotazioni: via Prevostura 4, Reggio,
0522.437773, www.azionecattolicare.it.
4
Vita di Chiesa
1 marzo 2014
La stamperia, oggi a Bologna, operò a Guastalla e a Reggio
25 ANNI PER IL CENTRO BRAILLE
CHE HA RADICI REGGIANE
V
enerdì 21 febbraio, a Cadriano di Granarolo, nel Bolognese, la cooperativa sociale per ciechi “Centro
Braille San Giacomo” - che ha per motto “Non siate
ascoltatori smemorati della Parola, siate di quelli che la mettono in pratica” - ha celebrato il 25° anniversario di fondazione. Ha presieduto la Messa, nella chiesa di Sant’Andrea in
Cadriano - con la partecipazione di un folto gruppo di vedenti
e non vedenti - monsignor Giovanni Silvagni, Vicario generale di Bologna; con lui hanno concelebrato monsignor Renzo Migliorini, assistente nazionale del Mac (Movimento Apostolico Ciechi), don Giuseppe Grigolon, assistente regionale
del Mac e monsignor Carlo Pasotti, assistente diocesano del
Mac di Reggio Emilia-Guastalla. Dopo la Messa l’avvocato
Salvatore Bentivegna ha tenuto una breve relazione sulla
nascita e le attività della cooperativa stessa, di cui è presidente. Nata nel 1988 a Reggio, in via Farini 10 (presso la chiesa
di San Giorgio, la cui cura era affidata a don Cesare Frignani),
solo in seguito fu trasferita a Bologna.
Già prima, da una decina d’anni, funzionava il Centro Braille
San Giacomo, che operava in Guastalla, per la stampa Braille della Bibbia, dei testi liturgici (in particolare il lezionario festivo e feriale), dei documenti del Vaticano II, come pure dei
documenti della Santa Sede e della Cei, oltre che di altri libri
e opuscoli religiosi, per rispondere alle richieste dei fratelli e
delle sorelle non vedenti. La stamperia Braille è nata dunque
nel Reggiano, dalla fede, dal cuore, dal coraggio e dalla determinazione di alcune donne: la professoressa Lucia Micito,
calabrese trapiantata a Bologna, non vedente, che insegnava
in quegli anni filosofia al Liceo di Guastalla, e la professoressa
Lina Ferrari, non vedente di Guastalla, ora defunta, che insegnava francese nella scuola per ciechi di Reggio Emilia, aiutate in seguito dalla professoressa Clara Capiluppi, vedente,
lei pure in cielo, “donna di poche parole che amava la Parola”.
L
a prima sede operativa fu a Guastalla in locali del Seminario messi a disposizione dalla Diocesi per interessamento del compianto Vicario generale monsignor
Quirino Merzi, e vi collaborarono vari obiettori di coscienza
che scelsero il servizio alla stamperia in luogo del servizio militare. Angelo Torelli, che aveva prestato servizio negli anni
1982-1983, durante la celebrazione del 25° ne ha offerto una
testimonianza viva, raccontando come furono anni di grande
entusiasmo e impegno: vennero superate - ha spiegato - notevoli difficoltà, anche economiche, per l’acquisto dei macchinari e il loro ammodernamento, con la generosità di tanti, e
con il sostegno di vari sacerdoti e vescovi. Racconta in proposito la stessa Lucia Micito: “Un’amica, una Piccola Sorella
di Charles de Foucauld, riceve la sua parte di eredità e, consapevole del mio desiderio, vorrebbe regalarmi la Bibbia. Le
dico che la Bibbia nella scrittura Braille non esiste. Ne esisteva
una, in una traduzione superata del 1926. Se voleva appagare
il mio desiderio doveva regalarmi una stampante Braille per
trascriverla. E così fece”.
Ancora oggi la stamperia Braille, ha bisogno dell’aiuto e della
solidarietà dei cristiani e della Chiesa, trattandosi di offrire ai
fratelli e alle sorelle non vedenti gli strumenti per la loro formazione e partecipazione alla vita della Chiesa stessa. Un’opera preziosa e unica in Italia, di cui essere grati al Signore.
La seduta del 18 febbraio, sotto i buoni auspici di un incontro tra Chiese cristiane
Christifideles laici, 15° e rilancio
Si è insediato un nuovo organismo con poteri consultivi
P
er iniziativa del Gruppo
di studio “Christifideles laici” (Cfl), nel suo
quindicesimo anno di attività, è stato insediato - il 18 febbraio, presso il Centro Giovanni XXIII di Reggio Emilia - un
nuovo organismo con poteri
consultivi. Espressione libera
e volontaria della comunità
di fede diocesana, questo coordinamento, composto da
una quarantina di membri
accuratamente scelti, avrà il
compito di suggerire, studiare e perfezionare proposte di
iniziative culturali non elitarie, ma di pubblico interesse
per la città e la Chiesa locale.
La variegata composizione
del Gruppo - formato da dirigenti di associazioni ed enti
vari, docenti di scuola media
e università, medici, tecnici, imprenditori, economisti, amministratori, giuristi,
diaconi, operatori sociali - è
stata suggerita dalla precisa
volontà di leggere e decifrare
i grandi problemi della contemporaneità con il supporto
di competenze interdisciplinari e interprofessionali.
La sponda esecutiva sarà garantita dal Direttivo Cfl, composto da una dozzina di membri. La seduta del 18 febbraio
è stata interamente dedicata
alle motivazioni ideali dell’intero progetto e alla raccolta
di dati necessari al funzionamento organizzativo.
Il Gruppo si riunirà, una seconda volta, al completo, nel
prossimo mese di maggio.
1
2
I
l pomeriggio stesso è risultato poi ancor più significativo, in quanto preceduto,
di pochi minuti, da un incontro tra una rappresentanza
dei Cfl e una delegazione di
religiosi e operatori sociali
bulgari e romeni in visita in
Emilia nell’ambito del progetto “Development through
social inclusion” coordinato
dalla Regional Development
Foundation di Vidin (Bulgaria) e cofinanziato dal Fondo
sociale europeo.
La delegazione, guidata dalla
dottoressa Carla Cavallini, responsabile del Centro di informazione dell’Unione Europea
“Europe Direct - Emilia”, era
costituita dal rettore del Seminario Ortodosso e dell’Accademia Teologica di Plovdiv
(Bulgaria), padre Dobromir
4
3
Foto 1: l’équipe dei «Christifideles laici» riunitasi il 18 febbraio al Centro Giovanni XXIII di
Reggio Emilia; a capotavola è il coordinatore del Gruppo di studio, Sandro Spreafico. Foto 2:
l’incontro con la delegazione ortodossa e i rappresentanti di Europe Direct - Emilia. Foto 3: al
centro, Carla Cavallini. Foto 4: il professor Sandro Spreafico prende la parola.
Kostov, dal professor Andian
Aleksandrov della Facoltà
di Teologia dell’Università di
Sofia e da alcuni rappresentanti della Facoltà di Teologia dell’Università di Craiova
(Romania) e dell’Associazione
Vasiliada, corrispondente alla
Caritas, della Chiesa ortodossa romena. Il breve, ma intenso incontro ha così assunto
un significato speciale, quasi
ad indicare il respiro e la prospettiva europei che dovranno
caratterizzare il cammino del
nuovo Gruppo Cfl.
Sandro Spreafico
I temi dell’incontro tenutosi a Pieve Modolena il 18 febbraio e alcune riflessioni alla luce della nota Cei del 2006
PASTORALE DELLA SALUTE: FE.DI.S.A RISORSA PER LA DIOCESI
F
e.Di.S.A: quanti dei nostri lettori conoscono il significato
di questo acronimo? Fe.Di.S.A
(Federazione Diocesana Servizi agli Anziani) è un’associazione
senza scopo di lucro costituita dalle
parrocchie che promuovono servizi
socio-assistenziali a persone in stato
di bisogno nella provincia di Reggio
Emilia. Nasce nel 2000 con il sostegno della Diocesi e la collaborazione di Confcooperative. Nel 2012
contava - e raggruppava - 19 strutture residenziali e semi residenziali
per anziani e disabili. Fe.Di.S.A opera su tutti i distretti della provincia
reggiana; un’unica realtà ha sede
in provincia di Parma. Comprende
52 servizi erogati, 12 nuclei di casa
di riposo, 14 nuclei di casa protetta,
4 Centri diurni assistenziali per anziani, 9 servizi di accoglienza diurna
a carattere relazionale, 9 di carattere
assistenziale (Sda); 750 posti letto,
460 gli operatori e gli addetti, 250 i
volontari. Il fatturato aggregato per i
servizi resi supera i 16 milioni di euro.
N
ella serata del 18 febbraio si
è tenuta - presso l’oratorio
della parrocchia di Pieve
Modolena - una tavola rotonda organizzata da Fe.Di.S.A in occasione
dei lavori preparatori per l’imminente inaugurazione degli ampliamenti e ristrutturazioni della casa
di riposo e della scuola materna. Diretta dal dottor Roberto Magnani,
coordinatore di Fe.Di.S.A, la tavola
rotonda ha visto la partecipazione
di Germana Corradini, dirigente
nei Servizi del Comune di Reggio, di
Marta Catellani, coordinatrice della casa di riposo, e del sottoscritto,
operatore della Consulta diocesana
per la Pastorale della salute diretta
da don Agostino Varini. La serata è
stata molto produttiva, ricca di dati
sulla situazione socio-assistenziale
della fragilità in questo distretto
del Comune reggiano dove è certamente molto positivo lo stato dei
servizi resi alla popolazione anziana e “grande-anziana”. Un elemento poco conosciuto ma certamente
vincente è costituito dall’integrazione efficace fra pubblico e privato, fra strutture della Diocesi e servizi dei Comuni e della Provincia.
Questa realtà rappresenta un cuore
pulsante, sano e in crescita, che merita di essere valorizzato nel panorama della Pastorale della salute della
nostra diocesi.
G
li obiettivi di Fe.Di.S.A sono:
• il rispetto e la tutela della
vita di ogni uomo dal concepimento alla morte naturale; • i
diritti fondamentali di ogni uomo di
uguaglianza e giustizia sociale; • il
diritto alla salute, alla casa e alla realizzazione della personalità di ogni
uomo in tutte le fasi della vita; • il
valore della permanenza dell’anzia-
no presso la propria famiglia, comunità o abitazione; • il diritto della
famiglia e delle comunità ad essere
agevolate nell’assistere le persone
in stato di bisogno; • il dovere dello
Stato e degli enti pubblici locali di
riconoscere il valore sociale di utilità pubblica degli enti privati socioassistenziali senza scopo di lucro.
Tali obiettivi rientrano a pieno titolo nei compiti che la Cei ha affidato
alle diocesi e alle parrocchie nella
nota pastorale del 2006 “Predicate il
Vangelo e curate i malati”. Le lineeguida della Cei, al paragrafo 67 (“Alcune attenzioni particolari”) recitano: “c. Nella programmazione della
pastorale sanitaria, è bene che le comunità cristiane abbiano presenti
alcune priorità: (...) Promuovere un
coordinamento efficace delle associazioni che operano nel settore
sanitario e socio-sanitario, presenti
sul territorio. (...) È importante che
nelle associazioni maturi la consa-
pevolezza che ogni iniziativa a favore dei malati e dei sofferenti, come
pure ogni presenza nella società,
è fatta non a titolo personale o di
gruppo, ma a nome dell’intera comunità cristiana”.
Nello stesso paragrafo, al capo b, si
dà largo spazio alla necessità di promuovere una formazione adeguata
degli operatori pastorali.
P
otrebbe essere molto innovativo ed efficace inserire nel curriculum dei nostri seminaristi
un tirocinio obbligatorio presso le
case di riposo di Fe.Di.S.A, di durata
almeno equivalente a quella che li
vede ordinariamente negli oratori.
Ne trarrebbe sicuramente vantaggio
la competenza per andare sul territorio delle parrocchie al servizio di
anziani e ammalati. E ne trarrebbe
vantaggio anche la predicazione.
Ivano Argentini
Vita di Chiesa
1 marzo 2014
5
VISITA DEL VESCOVO L’incontro del 20 febbraio con ospiti, suore, ausiliari, volontari e famiglie
50 anni coi poveri di don Mario
Il giubileo della Casa della Carità di Fosdondo
G
rande festa, giovedì 20
febbraio, alla Casa della Carità di Fosdondo,
per le celebrazioni del 50° anniversario della sua apertura,
avvenuta nel maggio del 1964
a opera di don Mario Prandi e
del parroco di allora don Alfredo Zavaroni. Con la presenza
del vescovo Massimo si è dato
avvio - con la Messa - a una serie di iniziative tra le quali spicca, per le riflessioni suggestive,
il ciclo tenuto da don Carlo
Pagliari, “Scorci di Regno”,
otto incontri sulle parabole
evangeliche che culmineranno il 28 giugno alle ore 10 con
una celebrazione eucaristica
presieduta dal vescovo di Brescia Luciano Monari, che fu
grande amico della Casa di
Fosdondo (e di tutte le Case)
ai tempi della sua presenza in
diocesi reggiano-guastallese.
Durante la Messa da lui presieduta, il vescovo Massimo
(concelebranti don Giuliano
Guidetti e don Paolo Crotti,
quest’ultimo fra l’altro a sua
volta ausiliario amato e stimato in tempi passati), dopo aver
salutato amabilmente uno ad
uno gli ospiti, le suore (Paola,
Giovanna e Gianna) e i numerosi ausiliari e fedeli, ha esordito nell’omelia sottolineando
come fin da principio don Mario pensò che i poveri in una
parrocchia siano in strettissima connessione - in un legame inscindibile - con l’Eucarestia e la Parola di Dio. Quando
le Case della Carità si aprono
ai bisogni, alle necessità alle
nuove povertà ed emergenze,
esse manifestano alla Chiesa
e al mondo intero le cose che
contano nella vita, quelle essenziali, quelle vere, e sono
testimonianza della gioia che
può venire dall’incontro con
Dio nei fratelli. Sono quindi
dei centri, delle ‘scuole’ formidabili, delle ‘università’, che
in una parrocchia irradiano e
trasmettono una luce capace
di dare il senso dell’esistenza,
della vita dell’uomo, dell’universo intero.
Chi vi transita - ha aggiunto
il Vescovo - fa l’esperienza di
Cristo attraverso i poveri e i
malati in un luogo di permanente liturgia e culto-servizio
che è anticipazione del Regno
e di ciò che alla fine resterà,
come dice san Paolo, quando
fede e speranza tramonteranno... e rimarrà soltanto la Carità.
La Messa - ha concluso Camisasca - ha qui un grande significato; ha fatto così eco alle
parole del compianto vescovo
Gilberto Baroni, quando affermò che alla Casa della Carità
l’Eucarestia e la Parola di Dio,
trovano “la loro perfezione, il
loro completamento, la loro
piena realizzazione, nell’esercizio autentico dell’amore
a Dio e ai fratelli”. Quindi il 3°
pane (quello dei poveri) del
cesto, che è diventato simbolo
efficace dell’azione evangelizzatrice delle Case.
L
a serata sì è conclusa con
la cena condivisa in fraternità e letizia insieme
al pastore diocesano, a cui è
seguita una breve testimonianza di una coppia - Marco
e Paola, ausiliari - che hanno
fatto presente la loro esperienza di fede maturata nella Casa
e illustrato il ricco programma
di iniziative che seguiranno da
qui al 28 giugno di quest’anno.
Enos Rota
ausiliario della Casa della Carità
di Fosdondo
Incamminati verso il diaconato, sono stati istituiti domenica 9 febbraio da monsignor Marmiroli
QUATTRO NUOVI ACCOLITI PER L’UNITÀ PASTORALE BAGNOLESE
D
omenica 9 febbraio è stata festa grande per tutta l’unità pastorale bagnolese. Durante l’Eucarestia festiva
sono stati istituiti accoliti - in vista del diaconato permanente - Marco Beltrami, Cristiano Del Monte, Michele
Fiaccadori e Giacomo Capiluppi. Dopo un lungo tempo di
discernimento è iniziata la preparazione in Seminario e, tra
lezioni ed esami, tutti e quattro stanno ora procedendo verso
la meta del diaconato, accompagnati dalle rispettive famiglie,
presenza fondamentale e sicura, come è stato ricordato da
uno dei quattro al termine della celebrazione.
Monsignor Francesco Marmiroli, che ha presieduto il rito, ha
ricordato come alla base di ogni ministero ci sia il servizio alla
comunità e all’altro che incarna il Cristo. In questa prospetti-
va si inserisce il servizio all’altare, compito principale dell’accolito, che parte dalla mensa dell’Eucarestia per portare, là
dove c’è bisogno, la presenza del Risorto. Quattro sposi e padri che attraverso un cammino di fede e di preparazione danno
testimonianza di come la comunità abbia sempre più bisogno
di una presenza di laici impegnati e di persone che scelgono di
servire i fratelli nella grazia del diaconato permanente.
Ai novelli accoliti il parroco don Giovanni Rossi ha donato il
nuovo camice che utilizzeranno nel servizio all’altare.
Un abito nuovo, stirato dalle rispettive mogli, “due servizi”
alla comunità.
Carlo Incerti
Il Vescovo incontra le Caritas territoriali
Il vescovo Massimo ha espresso forte desiderio di incontrare tutti gli operatori che in diocesi prestano il proprio servizio all’interno dei Centri di Ascolto e delle Caritas parrocchiali del territorio. L’appuntamento è fissato per giovedì
13 marzo ore 20.45, Oratorio Don Bosco, via Adua, Reggio.
Centri d’Ascolto, formazione volontari
La Caritas diocesana organizza un corso di formazione per
nuovi volontari dei Centri di Ascolto territoriali. Per chi
fosse interessato l’invito è a rivolgersi al Centro di Ascolto Caritas della propria zona. Iscrizioni fino al 28 febbraio. Programma: lunedì 3 marzo “L’identità del Centro di Ascolto
come luogo di servizio pastorale” (con Gianmarco Marzocchini, direttore della Caritas diocesana); lunedì 10 marzo
“L’abc del Centro d’Ascolto tra risorse e povertà” (con operatori del Centro d’Ascolto diocesano); lunedì 17 marzo “Il
coinvolgimento psicologico: rapporto tra chi ascolta e chi è
ascoltato” (con un esperto del settore). Sono poi previsti periodi di stage presso i Centri d’Ascolto; lunedì 12 maggio,
“Confronto conclusivo”, per una sintesi tra teoria e prassi.
Staffetta di preghiera
Prosegue il cammino della croce benedetta da don Romano
Zanni, simbolo della “Staffetta di preghiera”, iniziativa rinnovata anche in quest’anno pastorale per volere delle Caritas
parrocchiali; molte sentono infatti l’urgenza di affiancare all’ascolto e al sostegno concreto ai poveri momenti spirituali e di
preghiera, “segno e testimonianza di fede e di umiltà davanti a
problemi più grandi di noi”, come indicato da Gianmarco Marzocchini in una recente lettera aperta. “Fede e Carità si presuppongono e completano a vicenda. Preghiera e servizio devono
stare insieme per una carità che parli di Risurrezione”. Dopo
Scandiano - in questi giorni - la Staffetta passerà a Rubiera e
nelle parrocchie della montagna (Castelnovo, Casina, Paullo...).
Emergenze
UCRAINA. “Cessi ogni azione violenta. Con l’animo preoccupato seguo quanto in questi giorni sta accadendo a Kiev. Assicuro
la mia vicinanza al popolo ucraino e prego per le vittime delle
violenze, per i loro familiari e per i feriti. Invito tutte le parti a
cessare ogni azione violenta e a cercare la concordia e la pace
del Paese”. Questo l’appello di Papa Francesco al termine dell’udienza generale di mercoledì 19 febbraio.
Parole che sembrano rimanere inascoltate, stante il numero
crescente di vittime e le continue violenze che destano una
crescente preoccupazione. Preoccupazione condivisa da tutta la numerosa comunità degli ucraini residenti in Italia, che
hanno notizie allarmanti circa la sorte di loro familiari, molti
dei quali giovani e anche minorenni. La rete Caritas in Ucraina
lancia a sua volta un appello e Andrij Waskowycz, presidente
di Caritas Ucraina e vicepresidente di Caritas Europa, dichiara:
“Condanniamo le azioni che mirano a limitare i diritti civili,
in particolare la libertà di espressione e la pacifica volontà dei
cittadini ucraini. Dichiariamo il nostro sostegno e solidarietà a
tutti coloro che dimostrano pacificamente sulla piazza. Rifiutiamo ogni forma di violenza”.
La Caritas in Ucraina si è già mobilitata per prestare soccorso
e dare sostegno alle famiglie delle vittime, avviando una prima
distribuzione di beni di prima necessità e materiale sanitario,
anche grazie alla mobilitazione volontaria delle comunità locali. Sono stati promossi anche dei momenti di preghiera facendo
appello ai fedeli di tutte le religioni presenti sul territorio. Inoltre si sta predisponendo un progetto nel lungo periodo per il
sostegno psicologico alle famiglie delle vittime e la riabilitazione psico-fisica delle persone rimaste gravemente ferite. Molti sono coloro infatti che hanno perso la vista a seguito degli
scontri dei giorni passati.
REPUBBLICA CENTRAFRICANA. Secondo fonti Onu sono
migliaia le vittime, oltre 1 milione gli sfollati e più di 2,2 milioni
(circa la metà della popolazione) coloro che hanno bisogno di
aiuti umanitari. La crisi è iniziata a marzo 2013 con un colpo
di Stato del gruppo denominato “Séléka” composto prevalentemente da mercenari del Ciad e del Sudan.
La situazione non è migliorata a seguito della destituzione del
governo Séléka e dell’elezione di una nuova presidentessa. La
controffensiva dei gruppi Anti-balaka, milizie di “autodifesa”,
iniziata a dicembre, ha esacerbato ulteriormente il conflitto
che ha assunto i tratti di una vera e propria caccia all’uomo con
violenze indiscriminate sui civili e l’arruolamento di migliaia di
minori. Inoltre secondo l’Onu e molte Ong internazionali, all’orizzonte c’è il rischio di una severa crisi alimentare provocata
dal blocco delle attività agricole, con il crollo degli stock di cereali e l’aumento dei prezzi del cibo.
Caritas Italiana è impegnata da mesi in appoggio alla Caritas
della Repubblica Centrafricana attraverso la rete delle parrocchie, fornendo alla popolazione di ogni etnia e religione viveri
di prima necessità, attrezzature agricole e sementi, sostegno
psicosociale. Sono migliaia le persone protette da realtà della
Chiesa: a Bangui sono state distribuite 30.000 razioni di cibo, a
Bossangoa, nel nord del Paese, è stata fornita protezione e assistenza sanitaria a 30.000 persone.
Turni mensa Caritas
sabato 01 mar.Istituto Maria Ausiliatrice
domenica 02 mar.gruppo di Tiziana (Barco)
domenica sera 02 mar.San Giuseppe
sabato
08 mar.Castelnovo ne’ Monti
domenica 09 mar.comunità cutrese
domenica sera 09 mar.Chiozza
6
Vita di Chiesa
1 marzo 2014
Serve un’attenzione
piena alla vita delle
persone, compresa
la possibilità di
accogliere quanto
di nuovo nasce
da un’esperienza
che rimane un
fallimento doloroso...
Il 19 febbraio
a Modena si è
aperto l’anno
giudiziario
del tribunale
ecclesiastico
L
a consueta riflessione
sull’attività del Tribunale
Ecclesiastico
regionale emiliano, fatta non solo di
numeri, ma anche di considerazioni sul significato di questi dati nella società di oggi,
la offre monsignor Vittorino
Tazzioli, il vicario giudiziale, in occasione dell’apertura
dell’anno giudiziario, mercoledì 19 febbraio a Modena.
“Temevo, vista la tendenza
costante degli ultimi anni, un
ulteriore calo del numero di
cause presentate, ma non si
è verificato. Continua invece
a diminuire il numero delle
sentenze, e ancora una volta
sottolineo come le cause siano
sempre più complesse, litigiose e faticose di anno in anno”.
Dalla statistica del tempo medio di chiusura un ulteriore
dato: “Fino a pochi anni fa in
6 mesi era possibile chiudere
una causa, erano tra 40 e 50
l’anno quelle più rapide, mentre ora sono solo 12; la durata
media di una causa è passata
a 353 giorni. Se l’obiettivo è,
come sempre, la ricerca della
verità, non c’è alcun vantaggio nell’opposizione sterile,
che allunga i tempi e basta:
per sette cause i tempi si sono
allungati oltre i due anni e
questo non era mai accaduto
prima. Il dato economico, negli ultimi anni, è la principale
causa di inasprimento dello
scontro”.
In maggioranza le cause riguardano giovani, intorno ai
30 anni, e la crisi non attende
il settimo anno per manifestarsi: o subito, o dopo una
decina d’anni, anche se aumentano i casi di coppie intorno ai 60 anni.
N
on ci sono grandi novità per quanto concerne
i capi di nullità delle
sentenze definite. “Egoismo,
immaturità ed estrema fragi-
Tribunale Ecclesiastico
Cause complesse e faticose
tribunale. “Il diritto è per la
santificazione delle anime:
anche la rapidità è uno degli
strumenti che abbiamo per
andare incontro, nella verità,
alle esigenze della persona.
Se anni fa qualcuno avrebbe
potuto dubitare della tenuta e
della necessità del Tribunale,
oggi ci sono ragioni vere per
la sua esistenza, che forse diventeranno ancora più significative in futuro. È necessario
vedere che cosa c’è dietro i
matrimoni falliti, serve un’attenzione piena alla vita delle
persone, compresa la possibilità di accogliere quanto di
nuovo nasce da un’esperienza che rimane comunque un
fallimento doloroso”.
“G
146 richieste nel 2013, 32 quelle da Reggio Emilia
Alcuni numeri: 146 le cause entrate nel 2013, come l’anno precedente, 128 quelle pendenti
dall’anno precedente. Da Carpi
13 cause presentate, 6 da Fidenza, 52 da Modena, 19 da Piacenza, 24 da Parma e 32 da Reggio
Emilia. A fine anno 274 trattate
complessivamente, in lieve calo
rispetto alle 283 del 2012, 134
definite con sentenza, anch’esse
in calo: di esse 130 affermative e
lità dei coniugi sono evidenti,
anche a 30 anni permangono
atteggiamenti da bambini:
molti giovani sono abituati
ad avere subito tutto, senza la
capacità di mantenere a lungo un impegno. Certi com-
Il Tribunale ha sede a Modena e tratta unicamente le cause di nullità del
matrimonio nel primo grado di giudizio, per il territorio delle diocesi di
Modena - Nonantola, Carpi, Reggio
Emilia - Guastalla, Parma, Fidenza e
Piacenza - Bobbio. L’appello, nei casi
4 negative. Tre le cause abbandonate o sospese, 137 quelle espletate complessivamente, ne restano 137 pendenti a fine anno.
Per quanto riguarda le motivazioni delle sentenze di nullità,
esclusione dell’indissolubilità del
matrimonio (concessa 64 volte
come capo di nullità) ed esclusione della prole (67 volte, erano 55
l’anno precedente) si confermano
come le ragioni prevalenti, segui-
portamenti impediscono di
costruire una vita di coppia,
impegno faticoso e non facile.
Questa fatica però si vede anche nelle coppie insieme per
anni: non hanno più la gioia
dell’incontro. Prevale spesso
te da quelle che don Vittorino definisce le “malattie della volontà”,
ovvero il difetto nella discrezione
del giudizio (decretato 52 volte) e
l’incapacità psichica di assumere
gli oneri del matrimonio (52). Si
tratta di persone incapaci di capire che cosa è il matrimonio cristiano, oppure, anche se lo capiscono, di viverlo appieno. I periti
del tribunale sono fondamentali
per definire questi capi di nullità.
la ricerca della gratificazione,
il resto passa in secondo piano. E il contesto in cui le persone crescono e si formano
ha un grande peso nel definire il loro approccio alle cose.
Il rapporto sessuale sembra
essere solo una soddisfazione
immediata e non una relazione con un altro individuo.
Non c’è più la gioia dell’incontro e del dialogo”. Monsignor Tazzioli riflette ancora
sul significato del lavoro del
I costi? Stabiliti dalla Conferenza Episcopale Italiana
in cui risulta necessario, si svolge invece a Bologna, presso il Tribunale Ecclesiastico Regionale Flaminio. L’Albo
degli avvocati presso il Tribunale Ecclesiastico Regionale Emiliano com-
prende 32 professionisti; molti di loro
sono anche avvocati rotali, possono
quindi patrocinare in tutti i tribunali
della Chiesa. Per un accordo tra i due
vescovi, sottoscritto dai presidenti, gli
avvocati del tribunale di Modena possono patrocinare presso quello di Bologna e viceversa. Il costo della causa,
per l’attore della causa presso il Tribunale, è di € 525, la metà per la parte
li avvocati – tiene a
precisare monsignor Vittorino Tazzioli – devono attenersi alle
tariffe stabilite dalla Cei, il
tribunale è aperto al gratuito
patrocinio”: e questo al fine
di sfatare il pregiudizio duro
a morire sui costi eccessivi
di una causa presso il tribunale.
“Un ringraziamento non formale – conclude il vicario
giudiziale – va ai giudici, che
fanno un lavoro oscuro, faticoso e doloroso. La molla fondamentale di questo impegno
però è l’amore, il resto viene di
conseguenza”.
L’apertura dell’anno giudiziario si è svolta con l’intervento
dell’avvocato rotale Paola Buselli Mondin con una prolusione sul tema “Processo al
processo canonico di nullità
matrimoniale”, seguita dal dibattito e conclusa dall’intervento dell’arcivescovo di Modena-Nonantola monsignor
Antonio Lanfranchi in veste
di moderatore del Tribunale
Ecclesiastico emiliano.
Mariapia Cavani
convenuta: il costo è stabilito dalla
Conferenza Episcopale Italiana. Gli
onorari degli avvocati sono stati stabiliti da un decreto della Cei del 2011.
Per il processo di primo grado e per il
processo d’appello si va da un minimo
di € 1.575 a un massimo di € 2.992.
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Vita di Chiesa
SASSUOLO
Il vescovo Camisasca è intervenuto la sera del 19 febbraio
La famiglia, priorità per la Chiesa
I cristiani siano testimoni di speranza nella vita affettiva
T
anta gente, dalle varie
Comunità sassolesi e
anche da fuori Sassuolo, ha affollato la sala Rossi
dell’Oratorio Don Bosco, attratta dalla “urgenza” del tema
in un momento come l’attuale
che vede insidiati i vincoli e i
valori della famiglia, specie
quella fondata sul matrimonio.
Il vescovo Massimo ha catturato l’attenzione e i cuori dei
presenti testimoniando con
realismo e profondità tutto
il bello della famiglia, senza
minimizzarne i problemi, ma
additando serenamente e fermamente la positività di ciò
che esiste di buono.
D’altra parte dal 1993 al 1996
monsignor Massimo Camisasca è stato vicepresidente del
Pontificio Istituto Giovanni
Paolo II di Roma per gli studi
sul matrimonio e sulla famiglia e, tra i numerosi libri di
cui è autore, molte sono le
pagine dedicate alla genitorialità, all’affettività, ai temi
familiari.
Sassuolo, sala
Rossi Oratorio Don
Bosco, mercoledì
19 febbraio: monsignor Camisasca
interviene sul tema
“La famiglia in
prima linea” su
invito del locale circolo “Giuseppe
Toniolo”. La serata,
introdotta da don
Sergio Pellati, vicario foraneo del
Sassolese, ha avuto
un vasto richiamo.
Il servizio fotografico è di Giuseppe
Maria Codazzi.
P
artendo dalla famiglia
nell’ordine della Creazione e nel disegno
di Dio, ha evidenziato come
l’uomo e la donna, vivendo
insieme in unità, fossero un
riflesso dell’immagine del
Dio Trino, che vive in perfetta
unità nella diversità. Ha poi richiamato la disarmonia creata
dal Peccato e quindi ha trattato della famiglia nell’ordine
della Redenzione. Fare spazio
a Cristo nella vita di coppia è il
segreto per accedere alla bellezza e alla grandezza del matrimonio cristiano.
Sollecitato, poi, dalle altre
domande circa i mutamenti
subiti dall’istituto famiglia dal
secondo dopoguerra, attraverso la rivoluzione sessantottina, l’aborto e il divorzio
fino ai giorni nostri, il Vescovo
ha additato nella perdita del
senso della propria creatura-
lità e nella presunzione di sostituirsi a Dio nel generare la
propria realtà biologica, psicologica e sociale, la basilare
colpa dell’uomo che discende
da quella originaria di Eva e
Adamo.
C
iò che è emerso con
chiarezza e continuità
è stata la bellezza della famiglia come luogo degli
affetti, della generatività, del
donarsi reciproco e della responsabilità, sia nei confronti
del coniuge che dei figli, i quali costruiscono in famiglia la
propria personalità attraverso
il dono della madre, che dà la
vita, la protegge e la contiene,
e attraverso il dono del padre,
che guida, dà coraggio, regola
e apre al mondo.
L’impressione è che i presenti si siano veramente sentiti
incoraggiati e rincuorati dal
pastore diocesano, che ha
invitato a non cadere nel tranello della sindrome da stato
di assedio e ha rilanciato un
pensiero forte sulla necessità,
per noi cristiani, di essere testimoni di speranza nella vita
affettiva e familiare, rigenerando le nostre relazioni familiari e comunicando a tutti con
la vita la bellezza dell’essere e
fare famiglia.
S
u questi temi, in questi
momenti, la cosa più importante da recuperare è
la speranza, ha sostenuto con
decisione il vescovo Camisasca, intesa non come vago
ottimismo, ma come certezza che Dio opera e sostiene i
suoi.
“Affidandoci a Lui noi siamo
già, nel tempo presente, l’inizio e la profezia del tempo
definitivo”, ha poi continuato. E ha concluso tranquillizzando i presenti sul fatto che
la Chiesa sta riservando una
attenzione prioritaria alla famiglia e non lesina i richiami
alla sua centralità ed alla sua
fondamentale funzione sociale; vigila e non lascerà solo il
gregge.
7
1 marzo 2014
REGGIO. La festa dell’11 febbraio con monsignor Caprioli
NELLA CHIESA DI SANT’AGOSTINO
SI RESPIRAVA L’ARIA DI LOURDES
L
a chiesa di
Sant’Agostino,
a Reggio, è stata
avvolta la sera dell’11
febbraio da un’atmosfera simile a quella
che si respira a Lourdes. Infatti al temine della santa Messa
presieduta dal vescovo emerito Adriano
Caprioli – memoria
della prima apparizione della Vergine
a santa Bernadetta
nella grotta di Massabielle – sono state
le candele distribuite ai fedeli, con la
loro luce flebile, a vincere il buio sceso nella navata dopo lo
spegnimento dell’illuminazione elettrica (si veda la foto, di
Maria Ghinolfi). Durante l’esecuzione del canto mariano “È
l’ora che pia” i partecipanti hanno innalzato le candele per
sottolineare le parole “Ave, Ave, Ave Maria!”.
Tante persone - tra cui ammalati, volontari di Unitalsi, Avo
e Cvs, religiose, medici, infermieri e farmacisti - erano confluite nella chiesa parrocchiale cittadina dove dalla fine del
secolo XIX la festa della Madonna di Lourdes viene celebrata con particolare solennità e dove dal 1912 c’è un’esatta riproduzione della Grotta di Massabielle voluta dal prevosto
Prospero Scurani e adornata da una statua della Vergine appositamente acquistata a Lourdes da un laico, il conte Gaetano Castellani Tarabini. Nel corso della celebrazione è stato ricordato anche il 36° di parrocato di don Guido Mortari,
che proprio l’11 febbraio 1978 venne nominato dal vescovo
Baroni parroco di Sant’Agostino.
“Q
uasi un pellegrinaggio alle porte di casa”, ha sottolineato nell’omelia monsignor Adriano Caprioli, offrendo una lettura di quest’immagine di
Maria, vicina alla pietà popolare, in particolare ai malati e a
coloro che si mettono al loro servizio. Varie, infatti, sono in
diocesi le ricostruzioni della grotta di Lourdes, segno che le
parrocchie hanno amato offrire più da vicino la possibilità
di farsi pellegrini verso Maria, il cui “sì” nell’annunciazione
si è trasformato nella disponibilità alla visitazione alla cugina Elisabetta. “Credere è anche uscire di casa: aprire la porta al vicino di casa nel bisogno, visitare i malati della propria
parrocchia, gli anziani soli”.
Ora che le degenze ospedaliere vengono spesso ridotte e il
malato è rimandato a casa per prolungati periodi di convalescenza o di assistenza, è quasi una costante che la “pastorale dei malati venga a coinvolgere sempre più la famiglia e
la comunità cristiana del territorio: è questo il volto di una
Chiesa della prossimità secondo Papa Francesco”. È un
nuovo modo di concepire ed esercitare il servizio pastorale ai malati e ai sofferenti assunto dalla Consulta diocesana della pastorale della salute, presieduta dal delegato don
Agostino Varini.
g.a.rossi
Pellegrina Pinelli
Circolo Maritain di San Martino in Rio: con Stefano Fontana
l’analisi delle false risposte della teologia della liberazione
L
o scorso 7 febbraio il Circolo J. Maritain di
San Martino in Rio ha promosso una conferenza dal titolo “Una Chiesa povera per
i poveri. Le false risposte della teologia della
liberazione” con Stefano Fontana (foto), direttore dell’Osservatorio internazionale Cardinale
Van Thuan sulla dottrina sociale della Chiesa,
nonché giornalista e collaboratore di Avvenire
e di La nuova bussola quotidiana. Il relatore
ha dedicato la maggior parte del suo intervento alla teologia della liberazione, illustrandone
ampiamente la storia, i contenuti e la valutazione critica. Difficile sintetizzare tutto questo.
Di solito si pone l’inizio della teologia della liberazione tra gli anni ’60 e ’70 del 1900 in
America latina ad opera del teologo peruviano Gustavo Gutierrez, che nel 1971 pubblica
un libro dal titolo “Teologia della liberazione.
Prospettive”. Nel 1969, a Medellin, si era tenuta la conferenza episcopale dell’America latina
e dei Caraibi, che aveva interpretato se stessa
come un’applicazione del Concilio Vaticano II;
a sua volta la teologia della liberazione intese
se stessa come applicazione della conferenza
di Medellin. In realtà le radici non sono tanto
da cercare in America latina quanto nel clima
rivoluzionario che si era creato in quegli anni
in Europa. Fra gli anni ’60 e ’70 nacquero le cosiddette “teologie del genitivo”: 1964 “Teologia
della speranza” del teologo protestante Jürgen
Moltmann; 1966 “Teologia della rivoluzione”
di Richard Shaull e tante altre. Tutte queste
teologie hanno in comune un punto metodologico: assumono come luogo teologico non
la rivelazione né il dogma,
ma la situazione storica ed
esistenziale del momento e
a partire da questa si pensa
la rivelazione e il dogma.
Appare chiaro il rifiuto della
teologia metafisica precedente considerata astratta,
ideologica, disimpegnata.
Pur nella diversità d’impostazione tutta la teologia
della liberazione è influenzata dal marxismo. Tra i
capisaldi del pensiero di
Gutierrez, Fontana ha ricordato: “La fede è azione,
impegno e non conoscenza. La teologia è solo atto
secondo. Non si deve contemplare, ma cambiare il mondo”. E ancora: “Non si parla di natura dell’uomo; ora prevale la storia, non come
sviluppo di virtualità preesistenti, ma come
conquista di nuovi modi di essere uomini: l’uomo non c’è, ma si fa”.
I
l magistero è intervenuto più volte a sottolineare e a condannare gli errori dottrinali
della teologia della liberazione.
Nel 1979 a Puebla, partecipando alla terza conferenza episcopale latino-americana, Giovanni
Paolo II pronuncia forti critiche proponendo
come alternativa la dottrina sociale della Chiesa. Ma è soprattutto nel 1984 che vengono messi in luce gli errori di questa corrente teologica
attraverso l’istruzione “Libertatis nuntius” della congregazione per la dottrina
della fede, di cui Ratzinger
è prefetto. Tra i nodi messi
in luce dal futuro pontefice Fontana ha insistito sul
fatto che la vera liberazione
sia la liberazione dal peccato, non solo dalla miseria.
Nel 1996 in Messico Ratzinger ha tenuto una bellissima relazione sui compiti
della teologia parlando
anche della “teologia della
liberazione”, di cui ha indicato gli effetti devastanti
(in particolare ha desacralizzato la società latino-americana, favorendo
il relativismo come filosofia dominante). Nel
2007 ad Aparecida Benedetto XVI ha ribadito
che il punto di vista cristiano non parte dalla
situazione sociologica dei poveri, ma dalla fede
apostolica trasmessa dalla Chiesa.
A
chi nel vivace dibattito sosteneva che
questa teologia è morta il relatore ha
risposto che in America latina è ancora
molto viva nel metodo anche se gli aspetti più
datati (marxismo, socialismo) sono caduti; ancora adesso nelle università cattoliche gli insegnamenti di Ratzinger stentano ad essere accolti.
Rispondendo a chi chiedeva se Papa Francesco nell’esortazione apostolica “Evangelii gau-
dium” risente della teologia della liberazione,
Fontana ha escluso elementi di questo tipo e
ha detto che nel Papa è evidente e viva l’ansia
del pastore di andare incontro a tutti, soprattutto ai più poveri, ma egli vuole portare il Cristo del Vangelo.
Q
uanto alla definizione di povertà, occorre fare attenzione a un’idea di povertà
ideologizzata, perché ristretta nei termini economici, mentre esiste una vasta gamma
di povertà: quella degli aborti, degli embrioni
congelati e uccisi o spappolati per estrarne le
cellule staminali; dei bambini affidati a coppie
omosessuali, delle famiglie divise, dei ragazzi
che vivono in società ricche, ma che si ubriacano dal venerdì alla domenica.
Benedetto XVI, commentando la beatitudine
dei poveri nella sua opera “Gesù di Nazaret”,
afferma: “La povertà non è mai un fenomeno
puramente materiale. La povertà puramente
materiale non salva, anche se di certo gli svantaggiati di questo mondo possono contare in
modo molto particolare sulla bontà divina.
Ma il cuore delle persone che non posseggono
niente può essere indurito, avvelenato, malvagio - colmo all’interno di avidità di possesso,
dimentico di Dio e bramoso solo di beni materiali… Solo laddove dalla fede deriva la forza
della rinuncia e della responsabilità verso il
prossimo come verso l’intera società, può crescere anche la giustizia sociale”.
Enrica Zini
8
Vita di Chiesa
1 marzo 2014
Brevi di cronaca e appuntamenti
ACCADRÀ
GUASTALLA. Il Concilio di Trento e il cardinale Gonzaga
Giovedì 27 febbraio, ore 21, Guastalla, Salone “Padre Paolino” (Santuario B.V. della Porta), per “I giovedì della Maldotti”:
serata di storia e cultura su “Il Concilio di Trento e il cardinale
Ercole Gonzaga”, con relatore Luigi Mignoli. Ingresso libero.
ARCETO. “Risvegliare la fede”, con don Ruina
Giovedì 27 febbraio, ore 20.45 - 22,30, Arceto, oratorio: per
il ciclo “Risvegliare la fede”, dialogo aperto (Scelgo Cristo: Riconciliazione e fede in Gesù) col professor don Edoardo Ruina.
FOSDONDO. Don Pagliari sulle parabole di Gesù
Giovedì 27 febbraio, ore 21, Fosdondo, Casa della Carità: preceduto da Messa e cena, 5° incontro tenuto da don Carlo Pagliari sulle parabole di Gesù (“Il grano buono e la zizzania”).
REGGIO, CATTEDRALE. I giovani incontrano il Vescovo
Venerdì 28 febbraio, ore 20.45, Reggio, Duomo, per il ciclo
“Sarete miei testimoni”: il Vescovo parla ai giovani su “Elessero Stefano... Il servizio ai poveri e la testimonianza a Cristo”.
REGGIO, REGINA PACIS. Serata Eucaristica con don Tisot
Venerdì 28 febbraio, ore 20.45, Reggio, parrocchia di Regina
Pacis: don Renato Tisot guida la Serata Eucaristica mensile,
sul tema “La Divina Provvidenza espressione della Misericordia di Dio”. Alla Messa seguiranno Adorazione e intercessione
per i sofferenti. Possibilità di confessarsi.
CAVRIAGO. Si è spenta suor Ancilla Rusconi
Dopo suor Gemma dell’Immacolata (ricordata su La Libertà
del 22 febbraio), a una settimana di distanza, - venerdì 21 febbraio - anche suor Ancilla Rusconi (che dall’estate scorsa era
ospite presso la Casa della Carità di Cavriago) è andata all’incontro con il Signore.
Il funerale è stato celebrato
lunedì a Valmadrera di Lecco,
suo paese natale. Così, ora,
delle quattro Sorelle Minori
Cappuccine che circa 40 anni
fa lasciarono il monastero di
Santa Chiara a Correggio per
vivere una presenza di contemplazione a contatto con la
gente (trovando dimora stabile nell’Eremo di Salvarano, a
Montecavolo, dopo aver vissuto in comunità a Ca’ del Vento
e poi a Iano di Scandiano), è rimasta soltanto suor Mariangela
Periti, già superiora della Comunità.
Le Sorelle Minori Cappuccine di Salvarano sono state in questi anni un punto di riferimento per gruppi e persone, distinguendosi per la loro capacità di accoglienza e accompagnando incontri di riflessione per sposi e coppie in difficoltà.
Sabato 1 marzo, ore 20, Albinea, sala polivalente: serata di
beneficenza (cena, musica dal vivo e estrazione premi) il cui
ricavato verrà utilizzato per il soggiorno a Roma (13-16 maggio) dei ragazzi disabili del Centro diurno di Casa Betania.
Prenotazioni e informazioni: 0522.597490, Anna 339.8987317.
REGGIO, SANT’ANSELMO. Incontro con suor Rosalina
MONTECAVOLO. Quattro film per la rassegna-cineforum
Sabato 1 marzo, ore 10.15, Correggio, Palasport (ingresso libero fino a esaurimento posti): “E Gioia sia. I giovani, la vita,
la ricerca della felicità”, Chiara Amirante incontra gli studenti;
l’evento è promosso dal Circolo “Frassati” e dal Vicariato III.
SCANDIANO. Oratori della “Pieve”, festa in maschera
Sabato 1 marzo, ore 15 - 17-30, Scandiano, oratorio Santa Teresa: I re dello sport, festa di Carnevale degli oratori della “Pieve” (per bambini e ragazzi dalla 1a elementare alla 2a media).
REGGIO, FIGLIE DI GESÙ. Ritiro spirituale per religiose
Sabato 1 marzo, ore 9 - 11.30, Reggio, Istituto Figlie di Gesù: ritiro spirituale per le religiose guidato da monsignor Marmiroli.
ALBINEA. Serata di beneficenza pro ragazzi disabili
Domenica 2 marzo, ore 10.15 - 17.30, Reggio, parrocchia di
Sant’Anselmo: incontro con suor Rosalina Ravasio e i ragazzi
della Comunità “Shalom” di Palazzolo sull’Oglio (BS).
PIEVE DI GUASTALLA. Messa di riapertura della Basilica
Domenica 2 marzo, ore 11, Pieve di Guastalla: celebrazione
eucaristica di riapertura della chiesa parrocchiale (la Basilica
romanica) al termine dei restauri post-sisma del maggio 2012.
SASSUOLO. Un pomeriggio con “Nuovi Orizzonti”
Domenica 2 marzo, dalle 14.30 - 20, Sassuolo, PalaPaganelli: pomeriggio con “Nuovi Orizzonti” (con musica, preghiera,
testimonianze di fede); assieme a Chiara Amirante interverranno i “Controtempo”, Matteo Marzotto, don Giulio Marra,
Daniele Maurina e Elisa Piffer, don Roberto Dichiera. Ingresso libero fino a esaurimento posti; apertura cancelli ore 13.45.
REGGIO, SAN LUIGI. “Il Vangelo della sofferenza”
Domenica 2 marzo, ore 15, Reggio, parrocchia di San Luigi
Gonzaga: incontro di formazione - aperto a tutti - sul tema “Il
Vangelo della sofferenza - Nella Parola di Dio, nel Magistero
della Chiesa, negli insegnamenti di monsignor Luigi Novarese”; relatore don Matteo Mioni, sacerdote diocesano, biblista.
REGGIO, MUSEO DIOCESANO. “Castello Querciola”
Domenica 2 marzo, ore 17, Reggio, Museo diocesano, alla
presenza del curatore Francesco Lenzini e degli autori dei
saggi: presentazione del libro “Castello Querciola”. Ingresso
libero. Si veda “Lo scaffale dei libri” a pagina 18.
REGGIO, SAN GIOVANNINO. Messa in latino
Domenica 2 marzo, ore 18, Reggio, chiesa di San Giovannino: Messa in latino - in conformità al Motu proprio “Summorum Pontificum” - celebrata da monsignor Pasotti. Alle 17.35,
Rosario. Sono a disposizione in chiesa libretti latino-italiano.
REGGIO, CENTRO GIOVANNI. L’Uciim su Italo Calvino
Lunedì 3 marzo, ore 16, Reggio, Centro Giovanni XXIII (via
Prevostura): primo di due incontri promossi dall’Uciim su Italo Calvino, rivolti a docenti, dirigenti e studenti, con rilascio di
attestato di partecipazione. Interviene Massimo Carloni.
SCANDIANO. Sorrisi d’operetta pro Casa della Carità
Martedì 4 marzo, ore 20.45, Scandiano, teatro Boiardo: la
Compagnia “Artisti per caso” presenta “Sorrisi d’operetta”,
commedia dialettale musicale pro locale Casa della Carità.
REGGIO, BUON PASTORE. Primi Venerdì col RnS
Venerdì 7 marzo, ore 20.30, Reggio, chiesa del Buon Pastore (via G. Rossa): celebrazione del Primo Venerdì del mese
con il Rinnovamento nello Spirito, presieduta da monsignor
Marmiroli; Rosario, S. Messa e Adorazione. Info: 0522.591227.
REGGIO, IMMACOLATA. Incontro con padre Benito Fusco
Venerdì 7 marzo, ore 20.45, Reggio, parrocchia dell’Immacolata (via Bismantova): incontro con padre Benito Fusco sulle
sue esperienze di missione in India e in Italia.
Coraggiosa, forte, ardita. Ma anche dimenticata, annichilita.
Questa è la donna che Paolo Catellani, regista e autore dello
spettacolo “Unica e irripetibile” - rappresentato pochi giorni fa al Piccolo Teatro San Francesco da Paola di Ospizio dalla
Compagnia “Il Teatro dell’Aquilone” - ha portato in scena.
Protagoniste dello spettacolo sono donne di tutti i tempi, con
le storie più disparate alle spalle, ma tutte accomunate dalla
forza e determinazione con cui affrontano la vita e con cui si
apprestano, con animo limpido e puro, ad accogliere Dio nelle
loro giornate. Otto quadri che raccontano la storia e i pensieri
di altrettante vite femminili: Giulia, vittima di un fidanzato violento e possessivo; Ester, regina di Persia che mette a rischio
la sua vita per salvare quella del suo popolo; Noemi, che dopo
essere diventata un semplice numero tatuato su un braccio
ha conosciuto a Birkenau la cattiveria più estrema del genere
umano; Anna, che descrive col cuore in mano il terrore e la
disperazione che accompagnano la sua vita da quando la sua
famiglia l’ha abbandonata in un manicomio...
SYDNEY. Padre Morlini, intervento senza complicazioni
Il delicato intervento al cuore affrontato da padre Gianni
Morlini (foto) a Sydney (si veda il servizio pubblicato su La
Libertà del 15 febbraio, a pagina 8) è avvenuto martedì
18 febbraio; 5 ore di sala operatoria e 4 by-pass impiantati.
L’intervento non ha avuto
complicazioni e, dopo la permanenza in terapia intensiva, giovedì 20 febbraio padre
Gianni è stato trasferito nel
reparto di Cardiologia.
Il fratello Gino ha così potuto telefonargli e sentire la sua
voce, già abbastanza sicura
e fiduciosa. I confratelli della Congregazione dei Padri
Maristi sono accanto a lui; anche diversi amici australiani lo
sostengono con l’affetto e la vicinanza. Giovedì 27 febbraio
padre Gianni potrebbe essere dimesso dall’ospedale e recarsi
nella Casa dei Padri Maristi per trascorrere la convalescenza
sotto controllo medico. Continuiamo a pregare e ringraziamo il Signore. (Maria Morini)
CORREGGIO. Chiara Amirante incontra gli studenti
REGGIO, OSPIZIO. La donna, “Unica e irripetibile”
Si apre domenica 9 marzo, con la proiezione - alle 20.30 - de “Il
pranzo di Babette”, la XV edizione della rassegna “Cineforum
- Il film è servito”, organizzata dall’unità pastorale in collaborazione con “Lergh ai Szoven”, Fattoria Rossi, Cantina di Puianello e Amministrazione comunale. La proiezione si tiene nella
sala parrocchiale di Montecavolo, in via Giovanni XXIII 36/1.
Al termine, forum di discussione con don Gabriele Burani. Gli
altri appuntamenti saranno il 22 e il 29 marzo e il 6 aprile. Info:
www.parrocchiemontecavoloesalvarano.it. Ingresso libero.
Ma ci sono anche scene di speranza, come quella delle suore
degli ordini missionari, donne felici di aver donato la loro vita a
Dio; e le storie di Marta e di Maria, e quella di Maria di Magdala, che chiudono lo spettacolo nel segno del Signore.
Uno spettacolo duro, quasi violento, che mette a nudo - spiega
il regista - i troppi problemi che ancora oggi affliggono la vita
delle donne e impediscono a tante di loro di condurre un’esistenza serena. Ma l’autore in realtà vuol lasciare un messaggio
di speranza: grazie alla sua semplicità, alla sua forza d’animo e
soprattutto alla sua capacità di affidarsi completamente a Dio,
la donna recupererà quella dignità e quell’ammirazione che
merita, e da cui tutti dovrebbero prendere esempio.
Lo spettacolo (informazioni e prenotazioni 328.5777792) andrà di nuovo in scena sabato 8 marzo alle 21, sempre a Ospizio, al Piccolo Teatro San Francesco da Paola. (Alice Ferretti)
COVIOLO. Scultura “Madre con il bambino” al cimitero
Quando si entra in un cimitero per un saluto a una persona
che ci è stata cara, laici o col dono della fede, non ci si sottrae
dall’effettuare riflessioni sulla vita e sulla morte. Partendo da
tale assunto, l’associazione onlus di volontariato e di promozione sociale non-profit “So.Crem.RE”, ha voluto richiamare spiega il suo presidente, Mario Guidetti - “la sacralità della vita”
collocando presso il cimitero di Coviolo, nel prato antistante
l’ingresso, la scultura “Madre con il bambino”, realizzata da Saverio Coluccio. L’inaugurazione avverrà sabato 8 marzo, festa
della donna e Giornata internazionale della donna, alle ore 11.
Cronaca di un piacevole soggiorno invernale nell’accogliente cittadina ligure
Alassio, dove l’Ac Terza Età è ormai di casa
A
nche quest’anno il
gruppo Terza Età
dell’Azione Cattolica
diocesana ha trascorso due
settimane di piacevole soggiorno nella ridente ed accogliente cittadina ligure di
Alassio, dotata di tante opportunità turistiche. Una cinquantina i partecipanti, favoriti nella vacanza da un clima
abbastanza mite.
Le giornate sono trascorse
serenamente tra passeggiate - fra cui la visita al frantoio e al vivaio - e momenti
comuni di divertimento:
tornei di carte e due appuntamenti danzanti con la partecipazione di vari ospiti.
L’atmosfera di amicizia creatasi
nell’Hotel Rosa è stata certamente favorita sia dalle titolari - le sorelle Masoero - che
dal personale, sempre gentile
e disponibile, che dalla disponibilità di Giulio Capiluppi,
responsabile del soggiorno.
Essendo il soggiorno un’iniziativa dell’Azione Cattolica,
certamente i momenti di
spiritualità hanno contraddistinto i quindici giorni ad
Alassio. Ogni giorno il solerte
don Emilio Perin ha guidato
la recita del santo Rosario e ha
celebrato l’Eucarestia; inoltre ha intrattenuto con la sua
comprovata saggezza i partecipanti in tre incontri serali su
argomenti di natura spirituale
e dottrinale. Altro dato da sottolineare è stato l’inserimento
del gruppo reggiano nella vita
della parrocchia di Alassio - appartenente alla diocesi di Albenga di cui fu vescovo monsignor Gilberto Baroni - grazie
alla disponibilità del parroco
monsignor Angelo De Canis,
che ha concesso la chiesa di
Santa Marta per le funzioni feriali e ha voluto che la domenica fosse proprio don Emilio
Perin a presiedere alle 11 la
Messa - alla quale i reggia-
ni hanno partecipato - nella
chiesa parrocchiale.
U
na nota particolare
merita la serata “di
gala”, organizzata da
Elia Folloni, che ha simpaticamente concluso la villeggiatura e ha preceduto il rientro
a Reggio; importante è stato
il contributo di un gruppo
misto di volontari esibitisi
in diverse forme: dal “Coro
Magnificat”, che ha eseguito
sei canti sacri a due voci, alla
“Ciocapiàt Orchestra”, che ha
accompagnato con gli strumenti due pièce concertistiche, fino ai redivivi “Bi-Folk
Singers”, che hanno riproposto delle canzoni popolari.
Battute e barzellette hanno
reso ancora più divertente
la serata, che si è rivelata un
vero successone, segno della
convivialità ormai consolidata che unisce il “gruppo vacanze Ac ad Alassio”.
Positivi ed entusiasti i giudizi
espressi dai partecipanti.
Il gruppo Terza Età
L’urna di don Bosco in diocesi
E
9
EVENTO
DI
GRAZIA
PER
LA
DIOCESI
Il significato e il lascito della peregrinazione dell’urna
vento di grazia. Non c’è probabilmente migliore sintesi per definire il passaggio dell’urna di san
Giovanni Bosco nelle nostre terre,
a Bibbiano, Correggio e Reggio
Emilia, tappa di un giro trionfale
cominciato tre anni fa e che l’ha condotta nelle
130 nazioni dei cinque continenti in cui i Salesiani sono presenti con 90 Ispettorie.
Quella che documentiamo in queste pagine
è una manifestazione di religiosità popolare,
spontanea, lieta, da parte di singoli fedeli come
di gruppi di giovani, studenti, adulti e anziani
dalle parrocchie.
Il motivo di tanta partecipazione, nella duegiorni del 21 e 22 febbraio, sta in uno dei
“segreti” che rende unica la fede cristiana: l’importanza del corpo. I tanti che sono entrati in
chiesa per venerare il santo dei giovani si sono
trovati davanti a una grande scultura in gesso
e resina, replica di quel corpo incorrotto che
riposa - in attesa dell’“ultimo giorno” - nella
Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino. Nel reliquiario giaceva la mano destra di don Bosco,
quella “vera”: la stessa mano con cui benediceva, scriveva le costituzioni e le lettere cattoliche,
assolveva i peccati.
Il senso della peregrinazione, dunque, è stato
prima di tutto un incontro di persona con
la santità, un vedere e un toccare con mano.
Un incontro sotto casa, senza intraprendere
itinerari particolari verso la sua tomba, ma
ricevendo la visita discreta di un amico: “Don
Bosco è qui”.
Così come in vita era lui che si scomodava e
usciva per le strade, raggiungendo i luoghi
di lavoro, i crocicchi o le case dei ragazzi, e
questa sua azione diventava un’esperienza che
rinnovava il cuore, allo stesso modo oggi ci ha
raggiunto nelle nostre realtà quotidiane. Attraverso le preghiere, i momenti di riflessione o lo
spettacolo del sabato sera in Cattedrale è stato
possibile non solo accostare la sua vita e la sua
testimonianza, ma anche, tramite la conoscenza del suo operato, cogliere la passione per Dio
che lo ha portato ad essere attento formatore
dei giovani, soprattutto i più poveri.
Pregando presso l’urna, piccoli e grandi hanno
messo nelle sue mani preghiere e intenzioni
perché lui, che ha tanto amato il Signore, possa
intercedere per loro.
I
1 marzo 2014
l sistema preventivo che ha costantemente
contraddistinto l’operare
di don Giovanni Bosco tra i
giovani - ha buone carte pedagogico-educative da giocare
anche oggi. Questa la tesi che
in modo molto convincente e coinvolgente don Carlo
Nanni, rettore dell’Università
Pontificia Salesiana (Ups) e
consulente ecclesiastico nazionale Uciim, ha dimostrato
in modo serrato e puntuale
giovedì 20 febbraio presso il
Centro Giovanni XXIII di Reggio Emilia. La sua ampia e articolata riflessione pedagogica,
particolarmente apprezzata e
applaudita, è stata esposta a docenti - laici e religiose -, genitori
ed educatori alla vigilia dell’arrivo a Reggio dell’urna con le
reliquie del Santo.
Il sistema preventivo di don
Bosco, vissuto nel diciannovesimo secolo e contrassegnato
da un’inesauribile passione
educativa, consiste nell’idea
che l’educazione deve prevenire e non reprimere; è un
metodo basato su tre capisaldi: ragione, religione, amorevolezza, attuato in un clima
di comunità educativa e di
spirito di famiglia. Ma nell’oggi, contraddistinto da globalizzazione, nuovi media, crisi
dei sistemi di significato e dei
valori, consumismo omologante e spersonalizzante, individualismo e oggettivismo,
schiacciamento dei pensieri
sul presente-momento, assenza di memoria storica, ansia di futuro, secolarizzazione,
- cioè in una “società liquida”
postmoderna,
narcisistica,
della complessità e delle prestazioni - come si può attuare
in campo educativo il metodo
Nella prima foto: l’arrivo dell’urna di don Bosco nella Cattedrale di Reggio Emilia la mattina di
sabato 22 febbraio. Sotto: la conferenza stampa di presentazione della peregrinazione: da
destra don Carlo Pagliari (pastorale giovanile a Correggio), don Giordano Goccini, incaricato
diocesano per la Pastorale giovanile, il vicario generale don Alberto Nicelli, Edoardo Tincani
(ufficio stampa) e suor Edi Chierici, delle Figlie di Maria Ausiliatrice (salesiane) di Bibbiano.
CONFERENZA AL CENTRO GIOVANNI XXIII
Ancora una volta don Bosco ha voluto educarci,
insegnarci l’importanza della fede, la bellezza
di confidare nella benedizione del Signore e
nell’aiuto di Maria, la Madre, la necessità di
vivere per gli altri, non solo per se stessi.
Era questa, del resto, la preparazione che don
Elio Cesari, Delegato Ispettoriale per la Pastorale Giovanile, voleva che le diocesi vivessero in vista del Bicentenario della nascita
di don Bosco, che si celebrerà il 16 agosto
2015. “Prepariamoci ad accostarci a lui - aveva
dichiarato alla vigilia della peregrinazione
dell’urna nell’Ispettoria Lombardo Emiliana per chiedere la protezione per i nostri giovani,
soprattutto per quelli in difficoltà. Chiediamo
a don Bosco un cuore buono e generoso che,
seguendo il suo esempio, consenta a noi di
metterci al servizio dei ragazzi”.
Gli elementi centrali nella vita di don Bosco, la
carità pastorale e quella educativa, si fusero
in un tutt’uno con la sua missione giovanile (si
veda l’omelia del vescovo Camisasca).
Amava ripetere, il santo di Castelnuovo d’Asti:
“Da mihi animas, cetera tolle”, ovvero “Dammi
le anime, prenditi il resto”, perché vedeva la propria come una missione concreta, in cui esporsi
in prima persona per prendersi cura di quanti,
vivendo nell’abbandono, rischiavano di perdere
la strada del Bene. In quell’epoca - nei primi decenni dell’Ottocento - molta era la gioventù che
rimaneva senza un’istruzione elementare e che
veniva anche sfruttata dal mercato del lavoro
industriale e agricolo.
Nel suo “manifesto” programmatico sul metodo preventivo, fondamento di una poderosa opera insieme religiosa e sociale, il santo
sosteneva che tutti gli uomini hanno il diritto
al benessere nella sfera mondana attraverso la
possibilità di svolgere un’attività lavorativa, per
la quale il santo preparava e avviava i giovani.
L’obiettivo finale rimaneva però comunque
la salvezza dell’anima da conseguire con un
adeguamento personale quanto più perfetto
possibile alle virtù cristiane.
Anche oggi il lavoro per i giovani manca. Anche
oggi che le autostrade digitali sono intasate,
le anime di tanti ragazzi sono deserte. Ora
che l’urna del santo è ripartita, continuiamo a
tenerci la sua mano vicina al cuore.
Edoardo Tincani
Come declinare oggi i tre capisaldi del metodo?
Educare con il cuore, come don Bosco
La lezione del docente don Carlo Nanni sul «sistema preventivo»
giudizio del rettore dell’Ups,
educa una famiglia “educata”; la scuola deve essere una
comunità educativa; occorre
saper operare con i nuovi media; serve utilizzare bene i tradizionali mezzi educativi della
fede - esperienze di incontri
comunitari fondati sulla Parola, liturgia che permetta l’integrazione tra rito e espressività
giovanile, momenti di riflessione, pratiche caritative.
D
preventivo?
Questa la ricetta indicata con
entusiasmo dal salesiano don
Carlo Nanni: essere schierati
dalla parte dei giovani; possedere maestria e saggezza edu-
B
cativa, che significa, tra l’altro,
sostenere la loro autostima ed
educare con la buona testimonianza di un insegnamento
competente, serio, congiunto a una vita onesta, retta,
ibbiano, Correggio, Reggio hanno
vissuto, il 21 e 22 febbraio, l’esaltante e commovente esperienza
della peregrinazione dell’urna con le reliquie di don Giovanni Bosco, il santo educatore dei giovani.
L’avvenimento permette di collegare il
santo prete torinese, fondatore dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice attivamente impegnati in ogni parte del
mondo con istituzioni educative, formative, scuole e università - a un altro “santo”,
il prete reggiano don Zefirino Iodi, che
seppure non avviato ancora alla gloria degli altari, tanto ha fatto per gli adolescenti
e i giovani.
Don Iodi e don Bosco sono coevi: il primo
socialmente attiva; avere un
orizzonte grande per giocare
insieme la partita educativa.
Inoltre, educarsi per educare,
che significa superare: soggettivismo, superficialità, effi-
Don Bosco e don Iodi,
coincidenze educative
nasce il 13 agosto 1813, il secondo il 16
agosto 1815; entrambi vivono il drammatico momento del Risorgimento e il conflitto tra Stato e Chiesa. Entrambi hanno
una sola preoccupazione: l’educazione
dei giovani e la loro formazione perché
possano essere onesti cittadini e bravi
cristiani. Nel 1841 don Bosco apre a Valdocco l’Oratorio, dove centinaia di ragazzi studiano e imparano il mestiere nei laboratori che il santo ha costruito per loro.
Nel 1873 don Zefirino, parroco di Santa
Teresa - certamente allora la parrocchia
cientismo, giovanilismo – l’eterno “Peter Pan”, deleterio per
sé e sotto il profilo educativo
per l’identità dei giovani.
Altro obiettivo è ricercare alleanze e operare in rete: a
più povera della città - dà inizio a Reggio
al Pio Istituto Artigianelli, dove centinaia
di ragazzi, appartenenti alle famiglie più
povere e disagiate, imparano un mestiere
nelle botteghe artigiane all’interno dell’Istituto e trovano ospitalità come collegiali. Diventeranno, come voleva il fondatore, “artigiani buoni, intelligenti e cristiani”.
Don Bosco si spegne il 31 gennaio 1888;
don Zefirino il 22 dicembre 1896; il primo
venne dichiarato santo il 1° aprile 1934;
l’altro, al momento, è icona dell’impegno
del clero reggiano per i giovani, benemerito della città e da tanti definito “il don
Bosco reggiano”.
gar
on Nanni ha anche posto l’accento sull’oratorio “ponte e laboratorio” e ha ricordato che occorre
seguire nell’atto educativo l’esempio di Gesù Maestro. E ha
concluso il suo appassionato
intervento proponendo la singolare parafrasi che un docente ha fatto della prima lettera
di san Paolo ai Corinzi: “Se
insegnassi con la cultura dei
migliori insegnanti, ma non
avessi l’amore, io non sarei
che un oratore intelligente...
L’amore non si ferma mai... Se
abbiano l’amore, i nostri sforzi avranno una forza creatrice
e la nostra influenza resterà
radicata per sempre nella vita
dei nostri allievi. Ora, rimangono le tecniche, i metodi e
l’amore. Ma la più importante
delle tre è l’amore”.
Lo stesso don Bosco ebbe ad
affermare: “Volete fare una
cosa buona? Educate la gioventù. Volete fare una cosa
santa? Educate la gioventù.
Volete fare cosa divina? Educate la gioventù. Anzi questa tra
le cose divine è divinissima”.
L’atteggiamento di fondo è
quello di educare con il cuore
di don Bosco.
Giuseppe Adriano Rossi
10
1 marzo 2014
L’urna di don Bosco in diocesi
TREPIDAZIONE E GIOIA DI UN INCON
La peregrinazione dell’urna-reliquiario a Bibbiano, Correggio e
“V
iva don Bosco!”. La cronaca di un giorno da ricordare
per la comunità salesiana e per tutta la Diocesi inizia
così, con una voce che squarcia il silenzio della folla
radunatasi davanti al Municipio di Bibbiano per
l’arrivo dell’urna del Santo. Il resto sono “solo” - si fa per dire - sorrisi,
preghiere, canti e vita, in particolare quella dei suoi amati ragazzi
che insieme alle loro famiglie non sono voluti mancare all’incontro.
A centinaia. “L’importanza dell’urna di don Bosco tra noi travalica il
senso della religione - ha detto il sindaco di Bibbiano Sandro Venturelli nel suo discorso di benvenuto - la sua presenza ci richiama al
valore di un’educazione che renda i nostri ragazzi liberi e responsabili. Colgo l’occasione per sottolineare la fortuna di avere qui nella
nostra comunità l’Istituto Salesiano Maria Ausiliatrice, che dalla
scuola dell’infanzia fino al Ciofs offre occasioni di crescita più che
mai importanti a fronte del perdurare della crisi in collaborazione
con le istituzioni”.
“È con grande gioia che accogliamo don Bosco tra noi, è venuto a
trovarci come fa un amico”, ha aggiunto poi la direttrice dell’Istituto
Maria Ausiliatrice suor Maria Giovanna Mammarella dando il via alla
1
3
processione che ha portato l’urna fino al cortile della scuola.
IN CAMMINO. Ad aprire il corteo non potevano essere che loro, i
ragazzi delle terze medie del Maria Ausiliatrice: dietro ai loro passi
l’urna seguita da una comunità che, religiosa o laica che fosse, non
è rimasta indifferente al passaggio dell’urna contenente le reliquie
della mano benedicente del Santo. Chi è uscito dal bar, chi ha addobbato la casa a festa, chi è rimasto alla finestra e chi è sceso in strada:
nessuno ha negato uno sguardo o un pensiero a don Bosco. È come
se il paese si fosse fermato per alcuni minuti davanti all’insegnamento di don Bosco annunciato dall’entusiasmo dei ragazzi del Maria
Ausiliatrice, ovvero di un Federico o di Benedetto impegnati a tenere
lo striscione moltiplicati per altre centinaia di volti guidati.
A SCUOLA. La festa vera però è esplosa all’interno del cortile dell’Istituto Salesiano di via Enrichetta Monti. Qui i bambini festanti con
le bandierine da loro disegnate e i ragazzi delle medie armati di striscioni e bandane insieme alle suore, ai loro insegnanti, alle famiglie e
agli sbandieratori della Contrada di Monticelli si sono stretti intorno
all’urna in un ideale abbraccio che fa capire tutta l’attualità dell’insegnamento di don Bosco. I punti accessibili al bene che il santo
sostiene esistano in ogni ragazzo, perché esistono, non sono mai stati
così in vista. “Don Bosco aiutaci a sognare in grande, a ricordarci
nonostante le difficoltà che siamo stati creati per la gioia – ha detto il
portavoce dei tanti giovani presenti nel dargli il benvenuto a casa – e
grazie per averci insegnato che l’educazione è una questione di cuore
e per averci scelto come tuoi amici”.
IN CHIESA. Alla festa nel cortile che tanto sarebbe piaciuta a don
Bosco, è seguìto il toccante momento di preghiera in chiesa. Intorno all’altare sempre e comunque loro, i bambini e i giovani, mentre
alcuni adulti sono persino rimasti ad attendere fuori data la troppa
folla. “Portare in giro don Bosco è una grande grazia – ha detto don
Elio Cesari, delegato della Pastorale Giovanile di Lombardia ed Emilia Romagna incaricato di seguire la peregrinazione dell’urna di don
Bosco – proprio come sta accadendo qui a Bibbiano, ogni volta è una
valanga di emozioni ed entusiasmo, come se fosse sempre domenica.
Soprattutto in un momento come questo, caratterizzato da una forte
emergenza educativa, don Bosco è un regalo grande che Dio ci ha
donato per rispondere ai nostri giovani”.
L’ESSENZA. “Don Bosco è qui”: mai messaggio fu più azzeccato. Tra
la vera e propria folla che si è radunata intorno a lui, infatti, la sua carica di speranza e il suo insegnamento erano palpabili. Vivi e presenti.
Così è stato a Bibbiano come a Correggio e nella Cattedrale cittadina,
senza alcun fanatismo medievale ma con la convinzione che il suo
“sogno” sia ancora attuale e soprattutto possibile.
Francesca Manini
4
C
ari fratelli e sorelle,
cari amici, cari giovani che siete venuti così
numerosi per venerare san Giovanni Bosco,
il passaggio dell’urna che contiene le sue
spoglie mortali è un’occasione di gioia e di festa per
tutta la nostra Diocesi. Ma soprattutto è un’occasione
per riflettere assieme sulla vita e sull’opera di questo
grande figlio della Chiesa. Diverse sono le prospettive
attraverso cui potremmo considerare la sua figura,
tante le cose che potremmo dire sulla sua fede, sulle
opere da lui nate, sul carisma particolare e fecondo
che lo Spirito di Dio gli ha donato e che continua a
fiorire ancora oggi in tutto il mondo. Ma ciò che mi
sembra più interessante, per noi questa sera, è andare
al cuore della sua testimonianza e riflettere su ciò
attorno a cui tutta la sua figura si raccoglie: l’educazione dei giovani. Qual è il segreto dell’attrattiva così forte
che don Bosco esercitava su centinaia e centinaia di
ragazzi, provenienti quasi sempre dalla strada? Che
cosa li attirava in lui? Quale percorso il sacerdote di
Torino tracciava davanti alle loro giovani esistenze?
Vorrei provare a riassumere in poche parole il genio
educativo di don Bosco. Tre mi sembrano i fondamenti della sua opera di padre: la chiarezza della sua
vocazione, l’amore fiducioso alla Chiesa e il coraggio
di una proposta globale, totale, fatta ai ragazzi.
LA CHIAREZZA DELLA VOCAZIONE E L’AMORE
ALLA CHIESA. Don Bosco vive in un momento storico non meno travagliato del nostro. Anzi, dal punto
di vista politico, sociale e culturale, forse più difficile.
Basti pensare che la sua vita attraversa i duri anni dei
moti risorgimentali, delle agitazioni provocate da continue rivoluzioni e restaurazioni. La stessa fede della
Chiesa deve affrontare sfide nuove e inaspettate, che
riflettono nel panorama italiano gli attacchi che il cristianesimo aveva iniziato a subire con l’Illuminismo
(la rivoluzione francese risale a solo trent’anni prima).
I seminari si svuotano e nel 1855 la legge Rattazzi sancisce la soppressione degli ordini religiosi. Dal punto
di vista culturale il suo è il tempo di Feuerbach, di
Marx, di Darwin… In questo contesto ancor più straordinaria ci appare la statura di don Bosco. La stima
di cui era circondato anche da parte dei più convinti
detrattori della Chiesa. L’intelligenza con cui seppe far
sorgere nuove congregazioni, proprio mentre tutte le
altre venivano soppresse e, cosa abbastanza paradossale, proprio con l’aiuto di Rattazzi. Molti, anche
giovani sacerdoti come lui, iniziarono un’opera simile
alla sua, raccogliendo intorno a sé, per carità cristiana, tanti ragazzi altrimenti destinati a diventare dei
disperati. Ma quasi nessuno di quei sacerdoti riuscì a
resistere alle seduzioni della rivoluzione sociale che
“politicizzava” tutto, e così, assieme ai loro ragazzi, si
lasciarono trascinare da una visione politica della vita,
finendo per essere inglobati in quel sistema contro il
quale volevano combattere.
In don Bosco tutto ciò non ha alcuna presa. Il suo
cuore è raccolto attorno ad un’unica certezza: Gesù
è la risposta vera che ogni uomo cerca per la sua vita.
E questo vale anche per i ragazzi che ancora non lo
sanno. Questa certezza nasceva in lui dalla sua esperienza di fede, dal suo rapporto personale e fiducioso
con Dio. Proprio per questo era libero da ogni compromissione con il potere. La libertà nasceva in lui
dalla fedeltà alla vocazione, dalla certezza della fede:
ubi fides, ibi libertas. La libertà che don Bosco viveva,
alimentata da un indomito struggimento per il bene
dei suoi ragazzi, era in lui anche fonte di creatività.
Dio è sempre nuovo e sempre nuove sono le strade
che ogni epoca è chiamata a percorrere per seguirlo.
Questa coscienza, che si nutriva anche di una sapiente considerazione della storia della Chiesa, lo rendeva
CIAO DON BOSCO...
Pubblichiamo il discorso di benvenuto che un ragazzo di Villa
Aiola ha scritto e letto, a nome di tutti i giovani, in occasione
dell’arrivo dell’urna di don Bosco a Bibbiano, il 21 febbraio.
C
iao Don Bosco.
A nome di tutti i giovani, i bambini, le famiglie, le suore,
gli educatori, gli insegnanti e di tutti i presenti posso
finalmente dirti “benvenuto a casa, benvenuto nella
nostra casa, benvenuto nella tua casa!”.
Quando alcuni giorni fa mi hanno chiesto di accogliere qui l’urna
contenente la tua reliquia, mille pensieri mi sono passati nella testa: che cosa dire? Poi mi sono detto: la prima cosa è ringraziare
Dio per averti scelto e inviato come missionario fra i giovani. Non
solo per i giovani del tuo tempo, della tua città Torino, ma per
tutti i giovani di ogni luogo e di ogni tempo, che ogni giorno ti
incontrano nelle parole di chi ti vuole così bene da non stancarsi
di prolungare i tuoi gesti e il suono dolce delle tue parole in ogni
momento della giornata: a casa, a scuola, in oratorio, al lavoro.
Oggi che il mondo sembra dirci che non si può vivere felici e
che non c’è spazio per Dio, aiutaci a sognare in grande, a non
stancarci di gridare a tutti che siamo stati creati per la gioia!
audace nel proporre forme
stiana. I parroci di Torino n
e accusavano don Bosco di
parrocchie. In loro prevale
una forma tradizionale risp
contrare Cristo ai ragazzi. N
di don Bosco non era innan
poneva in alternativa ad al
San Giovanni Bosco non h
nel considerare le critiche c
Neppure quelle di chi gli ri
nare i ragazzi alla sua perso
poiché sapeva bene che eg
Gesù. Ma Gesù si voleva se
a quei giovani. Il cristianes
personale e don Bosco ce l
so. Il bene dei suoi ragazzi,
assieme ad un’obbedienza
per lui fonte di pace e alim
Egli era “l’uomo della fede”
presto venne chiamato da
ne guardavano i frutti della
zo”, secondo gli altri, un “se
la necessità di assumere un
Occorre stare con il papa: q
criterio in campo politico. U
È vero, non è semplice: essere ottimisti non significa guardare
con superficialità la vita o nasconderne le difficoltà reali: vorrei
però che oggi in questo luogo risuonasse forte quella frase che
eri solito dire ai tuoi giovani: «Desidero vedervi felici nel tempo e
nell’eternità!».
Aiutaci ad uscire dalle mura talvolta comode dei nostri cortili,
delle nostre case, dei nostri oratori: vorremmo sentire anche oggi
il tuo abbraccio paterno, la tua mano sulla spalla, che ci incoraggiano ad incontrare i nostri fratelli più lontani, così che il tuo
messaggio di speranza, la fiducia nei più piccoli, l’amore incondizionato di Gesù per i più poveri diventino contagiosi!
Grazie Giovannino per averci insegnato che «l’educazione è
cosa di cuore», che non basta amare, ma bisogna fare in modo
che l’altro riconosca di essere amato.
Grazie per averci annunciato con gioiosa determinazione
che l’amore per Cristo rende più piena la vita.
Grazie per averci scelto come tuoi amici.
Grazie per averci messo accanto uomini e donne capaci
di accompagnarci nelle scelte di tutti i giorni.
Grazie per averci affidato all’abbraccio materno di Maria Ausiliatrice!
Un giovane
Foto 1: l’accoglienza festosa dei bambini - col Vescovo - la mattina di sabato 22 febbraio davanti alla Cattedrale di Reggio Emilia. Fo
Salesiane, in via Enrichetta Monti. Foto 4: alcuni studenti delle scuole gestite dalle Figlie di Maria Ausiliatrice alla guida del corteo di ben
chiesa di San Francesco: un papà e la sua bimba si accostano all’urna di don Bosco. Foto 7: Correggio, chiesa di San Francesco, un pic
della chiesa, assieme a don Giuliano Guidetti e a don Giordano Goccini, direttore del Servizio diocesano di Pastorale giovanile. Foto 8 (
L’urna di don Bosco in diocesi
1 marzo 2014
11
NTRO: A TU PER TU CON DON BOSCO
e Reggio Emilia ha attirato bambini, famiglie, anziani e giovani
A
2
e “alternative” di vita crinon capivano tutto questo
di portare via i giovani dalle
eva spesso l’attaccamento ad
petto all’urgenza di far inNon capivano che l’oratorio
nzitutto una struttura che si
ltre strutture, ma una vita.
ha mai perso troppo tempo
che gli venivano rivolte.
improverava di far affezio-
8
ona. Non temeva questo
gli era totalmente relativo a
ervire di lui per essere vicino
simo è sempre un evento
lo insegna in modo lumino, la sua confidenza in Dio,
a lieta al suo vescovo, erano
mento della sua opera.
” e della provvidenza, come
coloro che con ammirazioa sua opera. Un “prete pazempliciotto” che non capiva
na posizione politica.
questo era il suo unico
Un criterio semplicistico,
secondo le accuse di alcuni. Alienante, secondo altri.
In realtà era il segreto della sua libertà dal potere. In
un’epoca in cui persino gli anticlericali, animati dalla
speranza di un papa liberale, gridavano “Viva Pio
IX!”, don Bosco insegnava ai suoi ragazzi che era più
giusto gridare “Viva il Papa!”. Ciò che più gli interessava era far crescere in loro l’amore alla Chiesa. Ma solo
raramente lo esplicitava. Il più delle volte era il suo
esempio a educare i giovani che sempre più numerosi
lo seguivano e imparavano ad amare la Chiesa.
UNA PROPOSTA GLOBALE. Il cuore del metodo
educativo di don Bosco si può riassumere nell’intuizione che il cristianesimo è una vita e non qualcosa
che si aggiunge ad essa. Proprio per questo era convinto che non sono innanzitutto le regole ad educare, né l’indottrinamento, né la proposta di alcuni
momenti “spirituali” che si pongano accanto all’esperienza di ogni giorno. Per educare veramente i giovani
occorre vivere con loro, far loro vedere, dall’interno della vita stessa, la convenienza umana del seguire Gesù.
Nessun aspetto della vita era censurato nell’avventura
che i ragazzi vivevano con quel sacerdote. Assieme
mangiavano, studiavano, si divertivano, si impegnavano in opere di carità. Costruivano laboratori, scuole,
tipografie. Tutta una vita fioriva attorno a loro, a partire
dalle esigenze concrete che essi stessi avevano.
In tutto questo don Bosco non dimenticava mai –
come purtroppo oggi molto spesso accade – che ciò
che di più caro aveva da comunicare a quei ragazzi
era Gesù Cristo. E il primo modo in cui lo comunicava
era la sua stessa esistenza. Erano la sua testimonianza,
la sua fede rocciosa, la sua fiducia nella provvidenza
ad affascinare quei ragazzi. Pur vivendo assieme a
loro, egli sapeva che non poteva confondersi con loro.
Doveva condurli. Ma per condurli occorreva armarsi
di pazienza, aspettare i tempi di ognuno, essere liberi
da misure e calcoli. Attraverso le esperienze quotidiane che viveva con loro, don Bosco sfidava la loro
libertà, correggeva e incoraggiava. E loro si sentivano
innanzitutto voluti bene. Capivano che in mezzo a
loro c’era un padre da guardare e da seguire. Egli non
aveva un progetto su di loro, non voleva inglobarli
in una struttura, non aveva il problema del successo
della sua opera pastorale. Tutto nasceva in lui dalla
gratitudine per la sua vocazione e dal desiderio che
anche altri potessero incontrare ciò che lui aveva incontrato. E i ragazzi si accorgevano di questo. Avevano
davanti a loro un uomo vero, realizzato, libero. Un
uomo che, proprio per questo, aveva a cuore la loro
felicità. Era questa la ragione, spesso inconsapevole,
per la quale lo seguivano: egli sapeva dove e come
condurli, conosceva la strada.
Correggio lo stile salesiano è da lungo tempo conosciuto
e apprezzato, e per un motivo molto concreto: presso
l’Istituto comprensivo “San Tomaso” (che fa contemporaneamente da scuola dell’infanzia, scuola primaria, scuola
secondaria di primo grado e liceo della comunicazione) insegnano
quattro suore ‘Salesiane di don Bosco’ (Figlie di Maria Ausiliatrice),
la cui vivace presenza ha lasciato, nel corso di anni e anni, un’impronta duratura, profonda, probabilmente indelebile, nella formazione di molti piccoli correggesi.
Ecco perché non si sarà stupito - notando la folta partecipazione
di bambini, ragazzi, giovani e famiglie ai momenti organizzati in
occasione del passaggio dell’urna di don Bosco - chi conosce i ‘presupposti’ concreti di questa presenza. Una partecipazione, peraltro,
certamente forte in termini numerici, ma ancor di più sotto il profilo
dell’intensità con cui la gente ha atteso e poi accolto la venuta di un
‘segno’ tangibile, corporeo, di San Giovanni Bosco anche in terra
correggese.
Roberto Vezzani, giovane sposo, quattro figli, fa parte dell’unità
pastorale San Prospero e San Quirino di Correggio ed è uno di quei
genitori i cui bambini - tutti - hanno frequentato il San Tomaso,
e che hanno dunque sentito vivo, come famiglia, il richiamo a
prender parte a un evento mai prima d’ora verificatosi a Correggio,
nonostante la decennale ‘tradizione’ salesiana. Roberto non era tra
le persone impegnate direttamente nell’organizzazione del transito
dell’urna, tuttavia ha potuto vivere con autentico coinvolgimento
gran parte dell’arco temporale delle 12 ore che hanno visto la sosta
delle reliquie.
A voler essere precisi non è stata una festa grande soltanto per
quanti già conoscono personalmente l’operato delle Salesiane; si è
trattato di un avvenimento di tutto il Vicariato, a lungo preparato e
atteso, a cominciare dai sacerdoti - una decina quelli presenti - che
sabato notte, durante l’esposizione del Santissimo Sacramento,
appena terminata la veglia di preghiera organizzata dai giovani delle
superiori e dagli universitari (“C’era un silenzio incredibile - racconta Roberto - con canti inframezzati dalle riflessioni dei ragazzi... un
momento quasi commovente...”), si sono disposti lungo le navate
laterali della chiesa di San Francesco a confessare sino a tarda notte.
“Colpiva - aggiunge Roberto - vedere l’incessante peregrinare di
adulti e soprattutto di giovani che si accostavano al Sacramento
della Riconciliazione, per molte ore”.
Anche oggi, cari fratelli e sorelle, ciò di cui hanno bisogno i nostri giovani non sono strategie pastorali,
organizzazione di eventi, comunicazione di dottrine
o teorie. Essi hanno bisogno di incontrare uomini e
donne afferrati totalmente da Cristo, che li aiutino a
scoprirlo nel cuore della loro stessa vita, a scuola, in
università, nel lavoro. Nel modo di utilizzare il tempo
libero, nell’esperienza dell’amore, nei drammi che a
volte devono attraversare. Padri e madri che conoscano la strada e la sappiano indicare con fermezza e misericordia assieme.
Questo era don Bosco per i suoi ragazzi. Questo è
chiamato ad essere ognuno di noi per le persone che
gli sono affidate. Chiediamo a san Giovanni Bosco la
grazia della sua stessa libertà nel seguire il Signore, la
sua passione educativa nel prenderci cura dei giovani,
la sua stessa pace nel consegnare a Dio i frutti della nostra vita. Amen.
+ Massimo Camisasca
7
U
5
6
oto 2: all’interno del Duomo, i ragazzi si avvicinano all’urna del santo. Foto 3: Bibbiano, la folla radunata nel cortile dell’Istituto delle
nvenuto. Foto 5: una scena dello spettacolo dei “Barabba’s Clown” rappresentato in Cattedrale la sera del 22 febbraio. Foto 6: Correggio,
ccolo gruppo di bimbi e di genitori (ma saranno tantissimi dentro e fuori la chiesa) attendono l’arrivo dell’urna di don Bosco sul portone
(al centro, dove pubblichiamo l’omelia del Vescovo): il saluto di don Elio Cesari nella Messa di sabato 22 febbraio in Cattedrale a Reggio.
n’altra cosa che ha lasciato il segno è stata l’esperienza dell’adorazione, iniziata intorno alle 10 e 30 di sera e proseguita
fino alle 8 del mattino successivo. “Nella notte si sono alternati in turni di veglia, davanti a Gesù Eucarestia, giovani, famiglie coi loro bimbi -, religiose... Penso a suor Anna, che ha più di 80 anni
e che è rimasta a vegliare tutta notte...”, ricorda Roberto. Anche la
Messa ‘di chiusura’ del mattino successivo - poco prima della partenza dell’urna per Reggio - è stata molto sentita. Erano presenti
tutte le scuole di Correggio, compresi diversi Istituti superiori, i cui
studenti hanno tardato l’arrivo in classe per poter prendervi parte fino all’ultimo istante. E persino quando è venuto il momento
per don Bosco di ‘partire’, un corteo di persone l’ha accompagnato
fin sopra il furgone. Le parrocchie, tutte, hanno ‘risposto’ unanimi.
“Era come se la gente non vedesse l’ora di incontrarlo. Si è creato un
clima buono, di intensa spiritualità ma al tempo stesso di amicizia e
di ‘composta’ allegria”. I bambini stessi, quand’è arrivato, lo avevano
accolto sventolando i fazzolettini bianchi. E cantando. Com’è nello
stile salesiano. In letizia. “Attorno all’urna - conclude Vezzani - è stato
un peregrinare continuo di gente - dal più piccolo al più anziano che sostava per un saluto, che posava le mani sul vetro e poi si raccoglieva a occhi chiusi in preghiera, in un raccoglimento sereno”.
Non era dunque ‘soltanto’ una reliquia, silenziosa e inerte, ma una
di quelle esperienze che sanno risvegliare la fede di un popolo
nell’unico Signore della Vita e della Risurrezione.
Matteo Gelmini
12
Società & Cultura
1 marzo 2014
C’è anche un’altra Storia da ricordare
Quattro Castella: rievocate le foibe e le vicende del confine orientale
“È
diritto di chi muore
perdonare, è dovere di chi vive ricordare”: questa frase, pronunciata nella Sala Consiliare di
Quattro Castella dal nipote
di Graziano Udovisi, Andrea,
è stata l’anima della giornata
di sabato 22 febbraio. Dopo
il ricordo in Sala del Tricolore a Reggio Emilia, anche
nel Comune matildico è stato reso omaggio alla figura
di un uomo tanto scomodo
quanto vero: Graziano Udovisi (morto il 10 maggio 2010,
a 84 anni), originario di Pola
ma residente con la famiglia a
Reggio Emilia, infoibato e miracolosamente salvatosi.
Nel dare il benvenuto ai presenti, il presidente del Consiglio comunale, professor
Danilo Morini (omonimo del
presidente dell’Alpi-Apic, Associazione Liberi Partigiani e
Partigiani Cristiani di Reggio
Emilia - ndr), ha ricordato
anche la sera della settimana
precedente - celebrata sempre a Quattro Castella - in
memoria del dramma delle Foibe e delle vicende del
confine orientale, che la legge 30 marzo 2004 n. 92 impone di ricordare.
Morini ha sottolineato anche
il grande valore della memoria storica delle persone, dei
Testimoni della Storia: “Il loro
punto di vista, importantissimo, rappresenta un pezzo del
puzzle di un panorama che a
volte pare incomprensibile...”.
Quando Graziano Udovisi
era ancora vivente, sulla sua
storia di “infoibato” - marchio indelebile della sua vita,
come impresso a fuoco - a
Quattro Castella si lavorò e
ci si prodigò, come Consiglio comunale, coinvolgendo
sempre le scuole per ‘saldare’ fatti fondamentali della
Storia con la vita delle nuove
generazioni.
L’
altro nipote di Graziano, Stefano Setti,
presentando gli ospiti
della giornata ha sottolineato
l’impegno che questa Ammi-
U
2
1
Foto 1: al centro, con le targhe in mano, Marinella Cavecchi e Guido Rumici, mentre ricevono il riconoscimento dai familiari di
Udovisi: Corinna, moglie di Graziano (1a da sinistra) e Raffaella Udovisi, figlia di Graziano, 2a da destra (riconoscibile anche
nella foto 2, durante la lettura di un brano da parte di una studentessa); 1° da destra, nella foto 1, il nipote Stefano Setti.
nistrazione comunale virtuosa si è presa - come un grosso atto di coraggio, libero da
pregiudizi di ogni sorta - su
un tema che continua a dividere, tema complesso, ma
presente.
E presente non soltanto il 10
febbraio di ogni anno.
Infatti il presidente dell’associazione nazionale Venezia
Giulia e Dalmazia, Marino
Segnan, di Bologna, ha ricordato il suo personale impegno, - preso alle esequie di
Udovisi - a ricordare le persone che hanno fatto sì che si
mantenesse un distacco dalla
nostra storia così come ci è
stata raccontata finora... con
quelle pagine bianche che
non sono state scritte... e l’impegno in alcuni luoghi della
Regione Emilia Romagna per
la Memoria: “A Rimini per
esempio - ha detto - è stato
costruito un molo sul mare
dove ogni sasso ricorda uno
di questi personaggi...”.
La scuola media “Balletti”
di Quattro Castella dal 2011
è ogni anno in Sala comunale per ricordare - fosse anche
solo per vergogna - una pagina strappata, un pezzo dimenticato della nostra Storia,
a lungo tenuto nel cassetto e
n incontro coinvolgente, a tratti anche
commovente. Un tuffo dentro storie
tanto ‘lontane’ dalla quotidianità della stragrande maggioranza di ciascuno di noi
quanto drammaticamente vicine per il fatto
che lo scenario in cui svolgono è in tutto e per
tutto reggiano. Vicende che hanno per teatro
la via Emilia da Sant’Ilario a Rubiera, e per
attrici ‘non protagoniste’ (poiché non libere
di disporre della propria vita), ragazze dai 18
ai 30 anni ‘consegnate’ alla cruda realtà della
strada, ingranaggi a comando nello squallido
mercato del sesso a pagamento.
Spesso ciò avviene quasi sotto i nostri occhi ma
senza che ce ne accorgiamo veramente, anche
se quei famigerati non-luoghi distano solo poche centinaia di metri o qualche chilometro dai
Guido Rumici, nato a Gorizia nel 1959, è docente di
Economia Aziendale e cultore di Diritto dell’Unione
Europea e di Organizzazione
Internazionale presso l’Università di Genova. Ha pubblicato numerosi articoli e
saggi sulla storia della Venezia Giulia e della Dalmazia,
vincendo nel 1998 il Premio
Carbonetti con lo scritto
“L’Istria cinquant’anni dopo
il grande esodo” e nel 2001
il Premio Tanzella con “La
scuola Italiana in Istria”.
Nel 2001 ha pubblicato con
Mursia “Fratelli d’Istria”, con
soltanto in questi ultimi anni
rispolverato con la volontà di
capire il periodo in cui l’Istria venne fisicamente staccata dall’Italia, e la pulizia
etnica che ne seguì, a guerra
finita, prima verso la classe
dirigente, poi verso chiunque non fosse ben visto dai
seguaci del maresciallo Tito.
Fra questi c’era anche Graziano Udovisi, che pur di difendere la sua famiglia si consegnò al comando slavo e riuscì
a salvarsi solo dopo innumerevoli peripezie e violenze
subite...
cui ha delineato la storia,
la situazione e le prospettive degli italiani in Istria, di
Fiume e della Dalmazia dal
1945 a oggi.
Nel 2002, sempre con Mursia, ha pubblicato “Infoibati.
I nomi, i luoghi, i testimoni,
i documenti”, con cui ha
ricostruito l’intera vicenda degli eccidi avvenuti sul
confine orientale d’Italia
durante il secondo conflitto
mondiale e nel dopoguerra,
alla luce anche di numerosi
documenti, spesso inediti,
di fonte jugoslava, inglese e
italiana.
A
nche Simone Cristicchi, cantautore di
fama nazionale, ha
dimostrato con un suo spettacolo - “Magazzino 18”, rappresentato a inizio dicembre
al Teatro Ariosto di Reggio
Emilia - la necessità di far conoscere ai giovani questa triste realtà. Forte lo spettacolo,
forte la tematica, forte l’invito
a visitare quelle terre e l’auspicio che questa giornata possa
aiutare a conservare la memoria e a ridare a queste vittime ciò
che a loro è stato negato: la vita.
“L’essere dimenticati, il non
esistere” - ha detto la figlia di
Udovisi, Raffaella - “serva per
capire che i princìpi di tolleranza e di rispetto delle idee
delle persone sono fondamentali. Questo giorno sia per voi
ricordo di orrori che purtroppo ci sono ancora. Ricordatelo,
vi ringrazio e vi abbraccio”, ha
concluso rivolgendosi ai giovani, non senza commozione.
“Il più grande peso di Graziano - è stato detto ancora
durante la giornata del 22 febbraio - fu forse infatti il totale
disinteresse delle parti politiche e del governo su questo
tema, fino almeno al 2004,
anno della legge 92”.
Per questo ora ai giovani è
chiesto di avere la pazienza e
la determinazione di conoscere la nostra vera Storia, “guardandola da diversi punti di
vista, come da un caleidoscopio”, ha affermato Morini. Ai
giovani sono stati affidati tre
grandi compiti: imparare, capire, ricordare. “Ma ricordare
non serve se non per conoscere”, come ha affermato Massimo Cacciari durante una puntata di “Porta a porta”.
I
n modo puntuale, poi, servendosi di cartine e immagini, il professor Guido
Appunti dalla serata «Mi chiamo Alina» del 21 febbraio
Maria di Magdala: il Vangelo
anche alle rumene «prostituite»
posti che frequentiamo abitualmente.
Si è parlato delle giovani rumene vittime della tratta nell’incontro “Mi chiamo Alina” che
il Progetto diocesano “Maria di Magdala” della Caritas reggiano-guastallese ha organizzato
venerdì 21 febbraio nell’Aula Mater dell’Oratorio Don Bosco di Reggio Emilia. Un mosaico a più voci, con testimonianze e interventi
di esperti sul tema - moderato dal giornalista
de La Libertà Matteo Gelmini - ha composto il
quadro desolante di uno sfruttamento che af-
1
fonda spesso le sue radici nella stessa cultura
di provenienza delle ragazze, attirate in Italia
(magari lasciando in Romania figli piccoli) col
miraggio di abbondanti guadagni che le aiuteranno “a farsi un futuro e a sistemarsi”, e di un
“lavoro” che poi si rivelerà ben altro rispetto
alle attese create dai loro aguzzini, non di rado
i fidanzati stessi.
Sul sito www.laliberta.info un più ampio
servizio approfondisce il tema e i contenuti
dell’incontro e presenta gli ospiti della serata.
Rumici ha fatto rivivere la storia di quella zona di confine,
in gran parte gravitante sulla
cultura italiana, improntata
da romani, veneziani anche
nelle architetture, e spesso
oggetto di guerre e contese,
fino al maggio 1945, quando
gli Jugoslavi ne presero possesso e iniziarono un’opera di
liberazione di quelle terre anche dai civili, che pertanto si
sentirono “stranieri in Patria”.
Molti ebbero paura e andarono via: 300.000 persone su
500.000 partirono lasciando
tutto: beni, lavoro, affetti, amici. Graziano Udovisi era uno
di questi trecentomila italiani
che lasciarono tutto.
Durante la mattinata anche ragazzi e ragazze sono stati coinvolti in qualche modo in prima
persona, non solo come attenti
uditori, attraverso la lettura di
brani di Salvatore Quasimodo
(“Alle fronde dei salici”), di Umberto Saba (“Ulisse” e “Trieste”), di Giuseppe Ungaretti
(“Fiumi”, “Veglia”, “San Martino del Carso”, “Il mio cuore è
il paese più straziato”...).
I
nfine, la consegna del Riconoscimento “Graziano
Udovisi” al professor Rumici da parte della moglie e
della figlia, per aver portato
avanti il ricordo di Graziano
e per l’impegno nella diffusione della Storia del confine orientale. A lui si devono
infatti le pubblicazioni “Storie
di deportazione - Pola e Degnano – maggio 1945”, “Testimonianze di istriani reduci
dalle carceri di Tito” (edizione
A.N.V.G.D., 2006); “L’esodo dei
Giuliano-Dalmati” (edizione
A.D.E.S., 2003), nonché la cura
del catalogo della mostra fotografica sul “Giorno del Ricordo” tenutasi a Modena.
Un riconoscimento è stato donato anche alla professoressa
Marinella Cavecchi, ex assessore, per il coraggio e l’impegno didattico nel trasmettere
le conoscenze sulla tragedia
del confine orientale.
Maria Alberta Ferrari
A
ll’uscita dalla sala alcuni volontari distribuivano ai partecipanti il dépliant
che illustra una nuova iniziativa che
“Maria di Magdala” sta mettendo in campo e
che verrà presentata sabato 8 marzo alle 10
a Reggio, presso la Galleria “Da pArte” di via
Monte Pasubio 4/a: si tratta dell’esposizione
e vendita al pubblico dei lavori realizzati nei
laboratori di Casa Bruna Dante (struttura di
prima accoglienza ‘al femminile’ per donne e
mamme in difficoltà e per persone vittime di
tratta), il cui ricavato sarà interamente utilizzato per far fronte alle necessità delle ragazze
accolte e assistite. All’apertura della mostra
seguiranno letture e narrazioni intitolate
“Catene e Libertà”, quindi un rinfresco-aperitivo. Per saperne di più: tel. 333.9412113.
2
Foto 1: da sinistra, Gina Stoiàn; Elena (traduttrice); Carmen Salemi; Matteo Gelmini (moderatore). Foto 2: uno scorcio del pubblico. Tra gli interventi - oltre a quelli di Gianmarco Marzocchini
(Caritas), che ha portato il saluto iniziale, del Vicario episcopale don Romano Zanni, che ha chiuso la serata, e di padre Mihàil Ciocirlan, della Chiesa Ortodossa Rumena - hanno dato una loro
testimonianza anche Jessica Mazzoni e Lucia Mammi, due ragazze reggiane che hanno ricevuto il mandato della Diocesi per portare la speranza del Vangelo alle «donne prostituite».
Società & Cultura
L’intervento di Francesco Belletti al convegno di domenica scorsa al Centro Sacro Cuore
Chi genera futuro? La famiglia
La chiarezza del Forum delle Associazioni familiari
1 marzo 2014
13
«DIVERSITÀ A SCUOLA»...
Libretti sul «gender»:
la denuncia procede
A
nche se dipinta come
luogo banale o addirittura avvelena-rapporti
da certa pubblicistica e da una
mentalità corrente pseudoprogressista, la famiglia compare ancora in cima alle aspirazioni dei giovani. Si tratta di
averne un “pregiudizio positivo”: con essa, la società vive
meglio. Il suggerimento viene
da Francesco Belletti, classe
1957, direttore del Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia) e dal 2009 presidente del
Forum nazionale delle Associazioni familiari, ospite al
Centro pastorale Sacro Cuore
di Baragalla, a Reggio Emilia,
nel pomeriggio di domenica
23 febbraio.
L’incontro è organizzato dal
Forum provinciale, presieduto oggi da Maurizio Rizzolo,
insieme agli Uffici diocesani
di Pastorale familiare e sociale, al Centro di Aiuto alla vita
e all’Associazione Italiana Genitori, come ripresa del tema
della Giornata nazionale per
la vita, “Generare futuro”, e
come approfondimento sulla
Carta dei diritti della famiglia
a trent’anni dalla sua emanazione.
Si inizia con la preghiera, guidata da don Angelo Orlandini,
e con la lettura di un messaggio inviato per la circostanza
dal vescovo Camisasca. Durante il convegno, coordinato
da Giuseppe Adriano Rossi,
portano il loro contributo anche il diacono Carlo Prati, a
nome dell’Ufficio di Pastorale
familiare, e alcuni dei presenti, mentre i bambini vengono
fatti scorrazzare dagli animatori nei grandi spazi del Centro pastorale. Il sole premia lo
sforzo organizzativo.
D
ue, sostanzialmente,
i momenti in cui l’intervento del relatore
si suddivide: l’attualizzazione della Carta dei diritti della
famiglia, intorno alla quale
l’anno scorso il sociologo ha
scritto un libro insieme alla
moglie Gabriella Ottonelli (“I
diritti della famiglia. Solo sulla
Carta?”, Edizioni Paoline), e la
risposta a una serie di domande formulate in precedenza da
diverse realtà ecclesiali locali a
partire dai dodici articoli della
Carta.
Questo documento “laico” è
uno dei frutti del Sinodo sulla
famiglia del 1980, unitamente
all’Esortazione apostolica Familiaris Consortio di Giovanni
Paolo II (1981). È stato pubbli-
16
Centro pastorale Sacro Cuore di
Baragalla (Reggio Emilia),
domenica 23 febbraio.
Francesco Belletti, presidente
del Forum nazionale delle
Associazioni familiari, interviene al convegno “Generare
futuro. A 30 anni dalla Carta
dei diritti della famiglia”, introdotto da don Angelo Orlandini.
cato nel 1983, spiega Belletti,
ed è parte integrante del patto
associativo del Forum delle Associazioni familiari.
Un testo che vale la pena riproporre all’attenzione dell’opinione pubblica in questi
mesi che precedono due nuovi Sinodi sulla famiglia - uno
straordinario, nel prossimo
ottobre, e l’altro generale, nel
2015 – ardimentosamente voluti da Papa Francesco.
Tanto profetica, la Carta dei diritti della famiglia, quanto fon-
si virtuosi; il più è che questo
le sia consentito dallo Stato,
secondo una visione di sussidiarietà che purtroppo latita.
Anche gli economisti e i tecnici
governativi con cui il Forum si
è spesso confrontato, confida il
presidente nazionale, stentano
a concepire la famiglia come
un luogo rilevante di decisioni
e trasformazioni economiche.
C’è un paradigma che ancora
non cede: non si riesce a spostare la famiglia dalla colonna
dei costi a quella degli inve-
La famiglia genera processi virtuosi,
ma nel bilancio statale non si riesce
a spostarla dalla colonna dei costi
a quella degli investimenti
te di delusioni all’atto di verificare l’attuazione di quei diritti,
oggi che i legami rischiano di
perdere progressivamente significato e a trionfare sono individualismo e relativismo.
Il punto di vista ispiratore della Carta - chiarisce Belletti, un
ennesimo Francesco d’Assisi
quanto ai natali, milanese per
residenza - non è stato compilare un catalogo di servizi
da fornire alla famiglia, ma il
riconoscere in essa uno spazio
fondamentale di libertà e di
responsabilità.
F
acendo semplicemente
il suo “mestiere”, cioè, la
famiglia genera proces-
stimenti, dirà Belletti rispondendo a un quesito formulato
dall’Ufficio diocesano di Pastorale sociale e del Lavoro.
La famiglia, inoltre, è il primo
“laboratorio” sulla diversità: lì si imparano le differenze
basilari, cioè quella tra i sessi e
quella tra chi genera e chi viene
generato. A pensarci, l’opposto
dell’ideologia del gender, che
ha iniziato a diffondersi nelle
scuole grazie a solerti stanziamenti ministeriali, secondo la
quale in fondo tutto è uguale
a tutto. Ma è proprio l’incontro
delle diversità, insiste Belletti,
che può “generare futuro”.
Certo, di fronte alla mercificazione delle relazioni e delle
persone i genitori non possono limitarsi a trasmettere il
dono della vita, per quanto il
problema meno pubblicizzato
che ha l’Italia sia la sua scarsa
capacità generativa. Nella responsabilità educativa che essi
hanno nei confronti dei figli (e
della società) il primo imperativo è non arrendersi mai, afferma Belletti attingendo alla
sua esperienza di padre di tre
figli. Decisiva rimane l’alleanza tra scuola e famiglia, da
cercare come scambio aperto,
senza arroganza da una parte
come dall’altra.
Poi viene il momento dei cavalli di battaglia del Forum:
lavoro, funzioni di cura (welfare), politiche per la casa. Ma
iniziando dal fisco, concepito
non come fissazione di tecnica
tributaria ma come primaria
variabile di giustizia, in un
Paese – il nostro – in cui rispetto alla media europea manca
un punto di Pil alle politiche
per la famiglia, soggetto di doveri certi e di diritti teorici di
cittadinanza.
N
on è una questione
confessionale, come alcuni interlocutori continuano a far credere, ma una
“svolta” culturale inscritta nella Costituzione che, se coraggiosamente perseguita dalla
politica, potrebbe generare un
futuro migliore per tutti: genitori, figli e nipoti.
Edoardo Tincani
Un articolo scientifico per festeggiare il 28 febbraio, Giornata Mondiale delle Malattie Rare
I
EPILESSIA E RING 14: UNO STUDIO PILOTA
l 28 febbraio, in occasione della Giornata Mondiale delle Malattie Rare,
la Onlus reggiana Ring14 festeggia
un nuovo traguardo: l’articolo pubblicato sull’importante rivista internazionale “Epilepsia”, che illustra i risultati
dello studio L’epilessia nella sindrome
Ring14: uno studio clinico e dell’EEG su
22 pazienti condotto dal dottor Giuseppe Gobbi, primario di Neuropsichiatria Infantile presso l’Ospedale Bellaria
di Bologna, e dalla dottoressa Simona
Giovannini, neuropsichiatra infantile,
grazie a un finanziamento erogato da
Ring14 Onlus con il sostegno della Fondazione Manodori di Reggio Emilia.
La ricerca, realizzata tra il 2006 e il 2010,
rappresenta uno studio pilota che, per
la prima volta, descrive l’epilessia nei
pazienti affetti da Ring14 come base per
tutti gli studi futuri.
“Grazie all’importante ruolo svolto
dall’associazione Ring14 – spiega il dottor Gobbi - è stato possibile raccogliere
un’ampia casistica con pazienti provenienti da tutto il mondo. In questo
modo, si sono potute descrivere con
precisione le caratteristiche dell’epilessia, stabilendone l’evoluzione a lungo
termine e ricavandone anche fattori di
prognosi importanti”. Lo studio è nato
dall’esigenza di chiarire il quadro epilettico di cui sono affetti la maggior parte dei bambini con Ring14 e, di conse-
guenza, individuare cure efficaci.
“Ci risulta essere il primo lavoro che
raggruppi un numero così ampio di
soggetti soprattutto per una sindrome
così rara e con relativamente pochi casi
al mondo – afferma la dottoressa Simona Giovannini. Grazie alla possibilità di
accedere a informazioni cliniche dettagliate e di visitare i bambini, è stato possibile descrivere meglio le caratteristiche cliniche dell’epilessia, la sua storia
naturale e la risposta farmacologica”.
Data la rarità della sindrome, in letteratura si avevano solo descrizioni sommarie e frammentarie dell’epilessia in questi pazienti, che di rado coincidevano
con il riscontro clinico. Per questo, la ricerca ha puntato a cercare le differenze
e i punti in comune nelle diverse situazioni cliniche dei 22 pazienti incontrati,
per delineare le caratteristiche chiave
dell’epilessia nella sindrome.
aprile 2013: a tale data risale la direttiva generale per la definizione dei contenuti della “Strategia
nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità
di genere”, messa a punto dall’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) su mandato dell’allora ministro del
Lavoro, Elsa Fornero (quella degli esodati). L’atto venne firmato solo due settimane prima della scadenza del governo a
guida Mario Monti (Scelta Civica), ora senatore a vita.
A ciò risale il progetto di pubblicare i tre volumetti “Educare
alla diversità a scuola”, affidati all’Istituto “A.T. Beck”, dietro
un compenso di 24.200 euro saldato dall’Unar. La citata direttiva conteneva anche un’indicazione riguardante la «governance per l’attuazione della Strategia» che avrebbe richiesto la necessaria collaborazione non solo delle associazioni di
settore, ma anche delle istituzioni centrali, a vario titolo coinvolte, e delle parti sociali.
Nel gruppo nazionale di lavoro per la definizione della Strategia, scrive in un puntuale e documentato articolo su Avvenire Paolo Ferrario, la parte del leone l’hanno però fatta le
associazioni Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender), presenti con ben 29 rappresentanti a un tavolo dove non è stato
nemmeno invitato il Forum delle famiglie, che pure rappresenta oltre tre milioni di nuclei: la famiglia, destinataria del
provvedimento, non ha potuto esprimere un proprio motivato
parere.
A fronte di un falcidia spaventosa dei fondi statali per le politiche a sostegno della famiglia, l’infanzia e l’adolescenza (praticamente quasi azzerate), soltanto nel 2013, l’Unar – i dati
sono sul sito web del Governo - ha corrisposto quasi 250mila
euro ad associazioni e realtà Lgbt.
Maria Cecilia Guerra, viceministro al Lavoro con delega alle
Pari Opportunità del Governo Letta e già sottosegretario al
Lavoro nel precedente governo Monti, ha ora inviato ai vertici
dell’Unar, diretto da Marco De Giorgi, una formale nota di
demerito per non essere stata informata dell’ampia diffusione
nelle scuole degli opuscoli “Educare alla diversità di genere”.
Anche il Ministero dell’Istruzione, attraverso il sottosegretario
Gabriele Toccafondi, ha riconosciuto che il Dicastero di viale Trastevere nulla sapeva della diffusione; “L’Unar – si legge
nella sua dichiarazione - sembra voler imporre un’impronta
culturale a senso unico destando preoccupazione e confusione
su tutto il sistema educativo. Una materia così delicata richiede particolare attenzione ai contenuti e al linguaggio utilizzati, a maggior ragione visto che si rivolge a ragazzi di tutte
le fasce di età”.
U
na domanda allora sorge spontanea: gli opuscoli sono
usciti con il “logo” della Presidenza del Consiglio dei
Ministri, chi ha verificato e autorizzato... quis custodiet custodem? - dicevano i saggi romani. Non è certo il caso
di applicare in queste decisioni il monito evangelico: la tua
destra non sappia ciò che fa la tua sinistra! È desolante vedere come il denaro pubblico, cioè il nostro, venga destinato
- o sperperato, se si preferisce – e non certamente finalizzato
al bene comune; è triste constatare come certe visioni antropologiche ed educative, non rispondenti e non rispettose del
sentire della maggioranza della popolazione, vengano diffuse in nome di supposti principi di libertà e democrazia. E i
tantissimi parlamentari che si professano cattolici, che posizione intendono assumere; stanno forse a guardare, come le
stelle di Cronin?
g.a.rossi
In data 20 febbraio i deputati Gian Luigi Gigli, Mario
Sberna, Vanna Iori e Edo Patriarca hanno presentato sulla vicenda degli opuscoli «Educare alla diversità a scuola», una interpellanza parlamentare. Ne riportiamo i passaggi principali.
“Di fronte alle proteste e alla richieste di spiegazioni, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca ha sostenuto di non sapere nulla dell’iniziativa dell’Unar e, in particolare, di non aver richiesto e in alcun modo approvato la
produzione del materiale didattico predisposto dall’Unar.
Il Vice Ministro Maria Cecilia Guerra, titolare della delega per
le pari opportunità, ha dal canto suo smentito decisamente la
paternità dell’iniziativa, dichiarando di ignorarne addirittura
l’esistenza, ed ha stigmatizzato il comportamento del direttore dell’Unar, Marco De Giorgi, giudicando «Non accettabile
che materiale su questi argomenti sia diffuso dagli insegnanti
senza alcun confronto con il Miur (Ministero dell’istruzione,
dell’università e della ricerca)». (...) Chiediamo quali iniziative
intenda assumere il Presidente del Consiglio dei ministri per
rispondere all’allarme educativo creato in molte famiglie dalle iniziative dell’Unar e in qual modo intenda muoversi per
ricondurre l’Unar ai suoi compiti istituzionali”.
I deputati domandano infine al Presidente del Consiglio “se
non ritenga opportuno sostituire urgentemente il direttore
dell’Unar, che secondo gli interpellanti ha abusato della delega ricevuta, sostituendosi all’autorità politica”.
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Società & Cultura
1 marzo 2014
PILLOLA DEL GIORNO DOPO
FECONDAZIONE ARTIFICIALE La sensazione è che sia diventata un’industria del profitto
Se il foglio illustrativo Legge 40 svuotata, rischi taciuti
«omette» l’abortività Cosa resta, dopo varie sentenze, dell’esito del referendum 2004?
I
È
stata presa, di recente, una decisione alquanto discutibile da parte dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco): quella di rimuovere dal foglietto illustrativo
del Levonorgestrel, meglio conosciuto come pillola del
giorno dopo, la dicitura: «Il farmaco potrebbe anche impedire l’impianto dell’ovulo fecondato». Che, in pratica,
significa: impedire all’embrione di vivere e svilupparsi.
E quindi rimane soltanto la dicitura: «Inibisce o ritarda
l’ovulazione».
Tale modifica è stata, evidentemente, il frutto di una scelta ben precisa e forse poco ponderata: non si può infatti
pensare ad una svista omissiva, oppure ad una variazione
linguistica o semantica relativa alla cosiddetta “contraccezione d’emergenza”.
Anche perché, per ogni medico è ben chiaro che il Levonorgestrel non agisce come un semplice contraccettivo,
soprattutto se somministrato quando la gravidanza potrebbe già essere iniziata ed essere in corso di evoluzione.
T
utti i medici cattolici Amci ritengono che tale modifica costituisca una maliziosa manipolazione dell’evidenza scientifica e tale manipolazione, per noi
medici, risulta quindi inaccettabile, da un punto di vista
scientifico, prima ancora che morale!
Ecco perché questa modifica del foglietto illustrativo, di
cui oltretutto non appaiono evidenziate le reali motivazioni, da un canto se potrebbe sembrare apparentemente banale e poco significativa, è di fatto realmente fuorviante: si
va a considerare il Levonorgestrel come un semplice contraccettivo, senza considerare minimamente le potenzialità abortive del farmaco stesso, e le relative implicazioni
etiche, scientifiche e di prudenza terapeutica, che dovrebbero essere obbligatoriamente contemplate dallo stesso
foglietto illustrativo.
I medici cattolici esprimono quindi tutta la propria indignazione per questa assurda decisione dell’Aifa, che
contraddice palesemente tutte le evidenze scientifiche
pubblicate dalla letteratura internazionale, e chiedono,
pertanto, alle istituzioni ed organi di controllo preposti
un’immediata verifica scientifica su quanto esposto ed i
relativi provvedimenti del caso!
Filippo Maria Boscia
presidente nazionale Amci
l 19 febbraio scorso ricorreva il decimo anniversario
della Legge 40 sulla fecondazione artificiale. In questi
anni la Legge 40 ha subìto decine di ricorsi vinti nella giurisdizione ordinaria o pendenti
davanti alla Consulta. Nel 2009
la Consulta ha cambiato l’impostazione della legge permettendo di “produrre” tutti gli
embrioni umani che si vogliono (togliendo il numero massimo di “tre” previsto in origine) e di crioconservare quelli
soprannumerari, ora diventati
migliaia. È caduto anche il divieto di diagnosi pre-impianto (un divieto che impediva di
scegliere l’embrione migliore e
scartare gli altri). E non è ancora finita, perché ora è in corso il
tentativo di far cadere anche
il divieto della eterologa.
Ricordiamo che la fecondazione assisitita espone il concepito a un rischio elevatissimo di
morte e su 10 concepiti 9 muoiono prima di venire alla luce.
Facendo i calcoli, bambini e
bambine nati con la fecondazione assistita nel mondo sono
circa 5 milioni dal 1978 ad oggi.
La prima fu Louise Brown.
O
ggi si vede come queste
tecniche, nate per superare problemi femminili di fertilità, siano utilizzate
spesso da coppie che hanno
problemi di sub fertilità o cause cosiddette “inspiegabili”. Un
30% infatti riesce a concepire
naturalmente prima di iniziare i cicli per la fecondazione
artificiale. Qualche esperto,
favorevole alla fecondazione
artificiale, si spinge più in là e
sostiene che “Ormai è un’industria che genera profitto. Ne
stiamo abusando?” (Evidence Based IVF Group, British
Medical Journal). Gli autori si
chiedono se in certi casi i costi economici e psicologici del
trattamento non superino “i
benefici” e se la fecondazione
sia somministrata “senza necessità”. La fecondazione si è
sviluppata in molte parti del
mondo come un’industria
che genera profitto e non si
preoccupa di fare analisi a lungo termine sulla salute delle
madri e dei bambini.
Infatti c’è un aspetto problematico e cioè che la fecondazione assistita è associata a un
rischio maggiore di cancro
nei bambini nati dalle varie
tecniche utilizzate. Lo dice una
vasta revisione scientifica dei
ricercatori del Danish Cancer
Society Research Center di Copenaghen. L’analisi ha preso in
esame 25 studi pubblicandone
il resoconto su “Fertility and
Sterility”. I dati dimostrano che
i bambini nati dopo un trattamento di fecondazione assistita hanno un rischio maggiore del 33% di sviluppare un
tumore pediatrico, con picchi
evidenti per i tumori ematologici (59% in più) e del sistema
nervoso centrale (88% in più).
Le percentuali più alte riguardano la leucemia con il 65% e il
retinoblastoma che raggiunge
il 62%. Non è comunque ancora del tutto chiaro quanto il
trattamento per l’infecondità
contribuisca all’aumento del
rischio di tumore in questi
bambini: un’ipotesi è che le
tecniche di fecondazione assi-
stita producano modificazioni
genetiche, insieme alla stessa
condizione di ridotta fecondità
dei genitori che potrebbe giocare un ruolo importante nella
determinazione del rischio oncologico nei figli.
Una ricerca dell’Università di
Adelaide (Australia) ha messo
a confronto i vari rischi rispetto alle diverse tecniche: la fecondazione in vitro, l’iniezione
intracitoplasmatica dello spermatozoo (Icsi) e l’induzione
dell’ovulazione.
Il rischio associato alla fecondazione “in vitro” è del 7,2%, quella con iniezione di spermatozoo è del 9,9% mentre il rischio
di patologie delle gravidanze
“normali” è il 5,8%. Tutte le tecniche dunque hanno un rischio
parecchio più alto rispetto ad
un concepimento normale. Il
rischio aumenta soprattutto
per le paralisi cerebrali, le anomalie cardiache, dell’apparato
muscolo-scheletrico, gastroenterico e genito-urinario.
L’
altro caso riguarda l’assunzione da parte delle
donne del clomifene citrato per stimolare l’ovulazione.
Scienziati francesi hanno analizzato i dati di 33 centri per
la fertilità di Francia per gli
anni 2003-2007, ricavandone
informazioni su oltre 15mila
bambini nati con tecniche di fecondazione assistita. Sono state
trovate malformazioni congenite importanti nel 4,24% dei
bimbi e per alcune patologie il
rischio è anche 6 volte più alto
che nei figli nati naturalmente
(Geraldine Viot, coordinatrice
della ricerca per l’Ospedale Maternité Port Royal di Parigi).
I problemi principali riguardano l’apparato cardiovascolare,
il tratto oro-genitale, e 5 volte
più alte della media sono le
probabilità di sviluppare angiomi e tumori benigni della
pelle o dei vasi sanguigni.
Anche un profano riesce a capire che un embrione umano
concepito in una provetta o
sotto il microscopio (con un
ago sottile che perfora artificialmente un ovulo e inserisce
lo spermatozoo) e poi congelato, scongelato e introdotto in
utero... può avere dei problemi. Uno di questi problemi è
la bassa percentuale di gravidanze a termine con la perdita
di numerosi embrioni-figli e
l’altro, oggi coraggiosamente rivelato, è la percentuale di
malattie in questi bambini.
Gabriele Soliani
Una rilettura degli interventi tenuti da Roberto De Mattei a Correggio per il Circolo culturale «Frassati»
L’EVOLUZIONISMO NON SPIEGA L’ORIGINE DELL’UOMO
Il 5 e 6 febbraio il Circolo culturale “Frassati” di Correggio ha
promosso due incontri con il professor Roberto De Mattei (foto),
già presidente del Cnr e docente di Storia contemporanea all’Università Europea di Roma. La sua testimonianza ha suscitato
polemiche su alcuni quotidiani locali, a seguito delle quali abbiamo ricevuto questo articolo, che riportiamo in sintesi.
stesso distruggendo e commettendo ogni male.
Alla domanda “Perché allora si continua ad insegnare solo
Darwin?”, De Mattei risponde: “Perché si vive nell’assoluto relativismo: oggi siamo passati dalla dittatura del materialismo a
quella del relativismo scientifico ed etico. Sotto questo aspetto
dobbiamo rilevare che è già entrata nella scuola pubblica l’ideologia del Gender”, secondo la quale “l’idea di uomo e donna
è frutto di condizionamenti culturali e ambientali. Per cui non
esiste la differenza tra uomo e donna, perché si tratta solo di
‘materia in trasformazione’. Ognuno deve poter scegliere ciò
che vuole essere sessualmente” ignorando che le ultime ricerche sul cervello dimostrano che le differenze tra maschio e
femmina si formano già nel grembo materno.
O
ltre 600 scienziati in tutto il mondo, appartenenti a varie
religioni e culture, hanno promosso e firmato la petizione A scientific Dissent from Darwinism nella quale esprimono pubblicamente il loro dissenso e scetticismo riguardo
alla teoria dell’evoluzione di Darwin. Sono scienziati appartenenti a prestigiose accademie, università e istituti di ricerca di
molti Paesi. E gli sforzi dei darwinisti per soffocare il dissenso
spingono sempre più scienziati ad iscriversi alla petizione. È
un po’ così anche per il relatore invitato dal Circolo Frassati.
Ma cos’ha detto il professor De Mattei di tanto scandaloso da
indignare chi ha scritto gli articoli?
“L’evoluzionismo tocca diverse scienze e saperi: ma ad alcuni
scienziati manca la volontà e la capacità di discernimento nella complessità del problema; perciò si continuano a spacciare
falsità su questi tre piani: scientifico, filosofico e teologico.”
Sul piano scientifico: da più di un secolo, nella scuola, si insegna la teoria evoluzionista secondo cui “le diverse specie dei
viventi derivano gradualmente ognuna dalla trasformazione
della precedente”. Mentre “fin dalla fine del 1800, vi è una corrente antievoluzionistica di scienziati, fra cui atei e agnostici,
incline a pensare che le grandi classi dei viventi siano comparse successivamente e autonomamente. La biologia cellulare
insegna che si possono modificare alcuni aspetti secondari
(colore della pelle, degli occhi eccetera) ma non è dimostrata
la mutazione da una specie all’altra.
Sul piano filosofico: vi sono anche problemi epistemologici.
La materia è eterna e si è autocreata? E l’intelligenza e la bellezza dell’universo? Spiegare il passaggio dalla materia vivente
all’uomo, nelle sue dimensioni corporee, intellettuali e spirituali: questi sono i compiti della filosofia. L’uomo, oltre che
materia vivente è coscienza, libertà e intelligenza aperta ad
ogni conoscenza, anche immateriale. E che dire dei sentimenti? Sono soggettivi, raffinati e ricchi di sottili sfumature. Come possono queste raffinatezze essere derivate dagli altri mammiferi?
Sul piano teologico: l’uomo ha degli istinti come gli animali,
ma è capace di controllarli. L’uomo ha in sé il senso etico, altrimenti ci sarebbe l’anarchia personale e sociale. Ma l’etica non
può che venire da quel Dio che l’uomo ha sempre cercato nei
millenni: non c’è popolo senza una religione.
Secondo il monogenismo, l’intero genere umano è scaturito da
una sola coppia. Mentre il poligenismo, sostenuto dagli evoluzionisti, afferma che il genere umano è scaturito da più coppie,
indipendenti le une dalle altre. La Chiesa, afferma De Mattei,
“sostiene il monogenismo, che ritiene coerente con il racconto
della Bibbia sul peccato di ribellione a Dio di Adamo ed Eva, a
seguito della tentazione del demonio”. L’uomo è all’apice della
creazione. Ma mentre tutti gli altri esseri viventi non dotati di
intelligenza sono determinati a raggiungere il loro scopo, l’uomo, dotato di libertà e di intelligenza, non sempre raggiunge il
fine ultimo per cui è stato creato. Perciò l’uomo può negare se
D
opo le critiche alla conferenza di De Mattei, sono stata
curiosa di ascoltare altre voci. Riguardo al monogenismo,
ad esempio, è rimasta storica la levata di scudi contro Pio
XII per la sua enciclica Humani Generis del 1950, in cui afferma
che “i fedeli non possono abbracciare il poligenismo, perché inconciliabile con le fonti della Rivelazione”. Ebbene, solo tre anni
dopo, l’americano Watson e l’inglese Crick scoprirono che il Dna
fornisce sostegno alla permanenza dei viventi nella stessa specie. E oggi, attraverso l’analisi del Dna mitocondriale sappiamo che l’intero genere umano è scaturito da una sola madre,
che prende il nome ‘scientifico’ di Eva mitocondriale.
Desidero sottolineare che il Circolo Frassati non si è mai permesso di criticare alcuna altra iniziativa promossa per le scuole. E non ci scandalizziamo del fatto che gli studenti abbiano
partecipato alla lectio magistralis che Stefano Mancuso, noto
evoluzionista, ha tenuto al 9° Darwin Day di Correggio. Ma sia
i genitori che gli educatori rivendicano per i ragazzi il diritto
alla verità e alla libertà: anche se questi valori vengono spesso estromessi dal relativismo ormai istituzionalizzato. E molti
scienziati sono costretti al silenzio per non perdere il posto
di lavoro.
Nanda Parmiggiani Salsi
Società & Cultura
NUOVO GOVERNO
1 marzo 2014
Matteo Renzi: «Se questa sfida la perderemo, la colpa sarà mia»
«SLOT-MOB» A REGGIO
Partire dalla scuola, il vero coraggio
Vanno presi sul serio gli impegni del presidente del Consiglio
È
difficile sostenere che
Matteo Renzi non abbia
coraggio. Certamente
non bastano i suoi 39 anni a
dare conto della voglia di metterci la faccia per cambiare il
Paese. Il coraggio è una dote
dell’umano che non si impara,
soprattutto quando sulle spalle
piovono responsabilità grandi. Quando la sfida riguarda
il destino di un popolo intero,
chiamato a rimboccarsi le maniche per tirarsi fuori dalla crisi
economica e sociale più lunga
dal dopoguerra in poi.
Tutto questo ci fa dire che occorre prendere sul serio le parole e gli impegni del giovane
presidente del Consiglio dei
ministri. Sia quando afferma
che “questo è il tempo del coraggio, che non esclude nessuno e non lascia alibi a nessuno”,
sia quando con un pizzico di
enfasi sostiene che “se questa
sfida la perderemo, la colpa
sarà mia”.
Linguaggio giovanile? Beata
incoscienza? Difficile dirlo. Di
sicuro ci sembra di percepire,
in questa nuova generazione
politica, la consapevolezza
della responsabilità. È la loro
grande occasione per fare il
bene dell’Italia. Dobbiamo
sinceramente augurarci che,
per il bene di tutti, facciano
tutto quanto è necessario per
togliere la ruggine agli ingranaggi che inceppano la vita del
Paese.
Non è voglia di nuovismo
a tutti i costi. È piuttosto la
drammatica consapevolezza
che i tempi nuovi richiedono
nuove sensibilità, nuove energie, nuove prospettive, nuovi
orizzonti. E di coraggio bisogna averne tanto per affermare
che l’Italia deve ripartire dalla
scuola. Il fiorentino Renzi non
LA CLASSIFICA
24 febbraio: il discorso di Matteo Renzi al Senato per la fiducia.
può non ricordare la lezione di
Giorgio La Pira e di don Lorenzo Milani, ma non si fa scudo
delle loro parole e delle loro
figure tanto care al mondo cattolico. Lui parla di scuola e poi
anche di cultura, come necessità per un Paese moderno che
vuole giocare la propria partita in Europa e nel mondo. Da
protagonista perché, sono parole sue, “i valori della cultura
fanno di noi una superpotenza
mondiale”.
Tornare dunque a investire
sulla scuola, anche nelle mura
che ospitano i nostri figli e nipoti, è un segno inequivocabile. Abbiamo ancora impresse
nel cuore e nella mente le parole severe pronunciate in proposito da monsignor Nunzio
Galantino, segretario generale
della Conferenza episcopale
italiana: “La scuola non può
essere il bancomat da cui, attraverso i tagli, attingere il denaro da sprecare in altre direzioni”. Certo, basta con l’Italia
degli sprechi perché ogni euro
speso male o sprecato è un atto
di ingiustizia verso i più poveri
e deboli fra noi.
I
l premier ha poi inanellato
tutte le riforme che vuole
varare, dalla legge elettorale
alla revisione del Titolo V, dalla
giustizia civile alla riduzione in
doppia cifra del cuneo fiscale,
dal rinnovamento dei dirigenti dello Stato alla creazione
di un fisco non più ostile ma
“consulente dei cittadini”, dallo
sblocco totale dei debiti della
pubblica amministrazione al
fondo di garanzia per le piccole
e medie imprese.
A dire il vero, Renzi non ha indicato dove conta di recuperare le risorse necessarie, calcolabili in decine di miliardi di
euro, per mettere in campo le
riforme economiche. Di questo certamente sapremo di più
nei giorni a venire. E su questo
versante fanno bene le opposizioni a incalzarlo senza fargli
sconti. Soprattutto perché nessun governante responsabile
può pensare di sottrarsi alla
responsabilità di non accumulare altro debito pubblico, anzi
di dover fare un’azione lungi-
mirante per ridurlo. In tutta
questa operazione non basterà
la buona volontà del governo,
ma conteranno molto le condizioni esterne e le aperture di
credito in Europa che il governo saprà conquistarsi.
Infine un’annotazione generale sul discorso di Renzi. La
sua è davvero la prima generazione post-ideologica che si
affaccia al potere. Può quindi
permettersi di evocare Gigliola
Cinguetti (“non ho l’età…”) a
proposito dei suoi 39 anni che
gli impediscono di essere eletto al Senato, o di chiamare in
causa Papa Francesco (“Internet è un dono di Dio”) a riguardo del rapporto da semplificare, attraverso la Rete, fra Stato
e cittadini. O di ricordare la signora che lo ha fermato all’uscita dalla Messa (ci vuole un
bel coraggio a riferirlo nell’aula
del Senato) e lo ha apostrofato
con una battuta: “Se lo fa lei,
il presidente del Consiglio, lo
possono fare tutti”.
15
Giochi mangiasoldi:
26 baristi dicono NO
S
abato scorso Reggio Emilia è stata teatro della 30ª edizione di “Slot Mob”, una manifestazione che affronta
la piaga sociale delle ludopatie in chiave positiva. Cioè
non limitandosi a condannare i danni del gioco d’azzardo,
che in Italia, nonostante la crisi, fattura quasi 90 miliardi di
euro, ma promuovendo una riflessione su giochi alternativi e “socializzanti”. E anche diffondendo il consumo
critico, andando a premiare materialmente, con i propri
acquisti, gli esercizi commerciali che hanno scelto di
non installare, o di togliere dai loro locali, le famigerate
macchinette mangiasoldi. Rinunciando forse a qualche
incasso, ma guadagnandone in salute degli avventori e in
considerazione sociale. Quasi un “flash mob”, dunque, con
la differenza che lo Slot Mob non ha alcunché di “flash” e
punta a una sensibilizzazione permanente, sostenuta a
Reggio Emilia anche dall’Amministrazione pubblica, che di
recente è riuscita a imporre la serrata di una sala di video
lottery per incompatibilità urbanistica (ricorso del gestore
respinto dal Tar). Insieme all’annuncio dello “Slot Mob” è
stato distribuito l’elenco dei bar senza slot del centro storico - ventisei - che hanno accolto la campagna.
I partecipanti alla manifestazione si sono radunati in piazza del Duomo attorno alle 16, presenti anche i politici Beppe Pagani, promotore in Regione Emilia-Romagna di una
legge contro il gioco d’azzardo, e la parlamentare reggiana
Vanna Iori, prima firmataria della legge al sostegno dei familiari colpiti dai disastri del gioco d’azzardo.
Davanti al portico del Municipio ha parlato Matteo Iori
(nella foto, primo a sinistra), presidente dell’associazione
E
cco, sarebbe un errore
pensare che tutto questo
sia frutto dell’ingenuità
di un quasi quarantenne. No,
Renzi è figlio del suo tempo: ha
lasciato in soffitta le ideologie
per tentare di risolvere i problemi armato solo dei suoi valori e della borsa “politica” degli attrezzi. Per queste ragioni
può anche evocare, senza che
l’aula reagisca, la questione dei
diritti civili, per i quali chiede
a tutti “lo sforzo di ascoltarsi”.
Ecco, è già una buona cosa saper ascoltare. Il Paese sa parlare. Che ci sia un presidente
del Consiglio che ha voglia di
ascoltare senza pregiudizi, è
un inizio incoraggiante.
Domenico Delle Foglie
Il risultato dall’incrocio di parametri economici e demografici
“Centro Sociale Papa Giovanni XXIII”, che proprio nel territorio di Reggio Emilia ha costituito una comunità terapeutica residenziale per giocatori patologici aperta tutto l’anno,
la prima nel suo genere in Italia. Iori ha iniziato a snocciolare i drammatici dati del gioco d’azzardo assieme a quello
che forse è il male peggiore: per ogni slot-machine che installa nel locale l’esercente ci guadagna 540 euro, come a
dire: meglio che fare caffè. L’assessore Franco Corradini ha
sottolineato l’impegno del Comune di Reggio Emilia, il secondo in Italia a attivare un ‘Azzardo Point’ per l’ascolto dei
giocatori diventati dipendenti.
Vivibilità giovanile, Reggio Emilia al 15° posto I
L’Indice stilato dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza
T
antissimi sono in Italia
i giovani in cerca di un
lavoro, che trovano con
difficoltà, i giovani precari in
bilico, i giovani “scoraggiati”
che non studiano né lavorano.
Eppure ci sono realtà provinciali, nel nostro Paese, in cui
gli under 30 hanno più occasioni e vivono meglio. Il podio è occupato nell’ordine da
Prato e Rimini, che, secondo
la classifica stilata dall’Ufficio
Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza, risultano essere le province più
“vicine” ai giovani, con un più
alto Indice di vivibilità giovanile in Italia.
Reggio Emilia si piazza solo
al 15° posto.
L’Indice, stilato dall’Ufficio
Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza,
prende in considerazione più
di 20 indicatori che mettono a
raffronto parametri economici e demografici. Tra gli indicatori figurano: tasso di occupazione e di disoccupazione
giovanile, dinamismo imprenditoriale dei giovani, densità
territoriale delle imprese con
titolare under 30, imprese
guidate da giovani che stanno affrontando momenti di
difficoltà, tasso di imprenditorialità dei giovani stranieri.
Sotto il profilo delle tendenze
l gruppo - piuttosto sparuto, ma in diversi si sono fermati
incuriositi per ascoltare e chiedere informazioni - si è poi
incamminato per il secondo momento: l’incontro con i
baristi che hanno aderito alla campagna di sensibilizzazione; il logo “Slot? No grazie” è stato così attaccato a “La
Trampa”, sotto Broletto e al “Blanc Bar” di via Farini (nella
foto).
demografiche e sociali è stato
indagato il peso della popolazione giovanile e dei servizi
alla persona legati ai giovani:
dagli impianti sportivi ai locali di ritrovo e di socialità, dai
luoghi di cultura alla rete distributiva.
A Prato e a Rimini, secondo
l’Ufficio Studi della Camera di
Commercio di Monza e Brianza, gli under 30 vivono meglio,
hanno più opportunità a livello lavorativo e più possibilità
di trovare facilmente luoghi
culturali, di aggregazione e
per il tempo libero, oltre agli
esercizi commerciali.
Nella classifica delle 10 città
più “dinamiche” per i giovani seguono Genova, Savona,
torna la Toscana con Pistoia,
a pari merito con Milano, poi
Trieste, Novara e Torino e al
10° posto Roma.
P
rato detiene il primato
della competitività giovanile anche nelle classifiche parziali, tenendo conto
esclusivamente delle opportunità di lavoro autonomo per
gli under 30; Pistoia sembra
in grado di offrire buone pro-
spettive. L’area milanese si colloca solo al 20° posto, seguita
da Monza e Brianza (29°). Ragusa, Latina, Bari e Lecco sono
le città più giovani.
Sul fronte dell’occupazione giovanile sono Modena e Bolzano
ad avere tassi di occupazione
giovanile più elevati. Se invece
si prendono in considerazione
solo i parametri legati ai servizi alla persona e ai luoghi di
ritrovo, è Rimini la capitale
dell’intrattenimento giovanile,
seguita da Livorno e Lucca.
gar
Ultima tappa il Circolo “Catomes Tot”, dove Maria Antonietta Centoducati ha letto le testimonianze di Roberto, 43 anni,
che chiede aiuto dopo che quello che era un gioco è diventata la sua malattia, di Patrizio, 64 anni, che gioca da quando
ne aveva 15 e adesso si trova in cura al Sert di Reggio Emilia, ed infine quella di Antonietta, 58 anni, che chiede aiuto
per suo marito, dopo che ha anche preso delle botte per il
rifiuto di dargli i soldi per giocare.
Al “Catomes Tot” Matteo Iori ha proposto altre riflessioni
“tra mercato e patologia”, esordendo in modo provocatorio:
“Il gioco d’azzardo è proibito dalla legge, tranne quando
la legge lo permette”. Poi le cifre: 61 miliardi di euro spesi
nel 2010 sono diventati 89 miliardi nel 2012, e in ogni slot
oggi vengono messi ogni mese 9.600 euro: tanti soldini per
lo Stato, che ne spende un po’ per la pubblicità affinché la
gente giochi con responsabilità… Non è ipocrita?
Per concludere, come nello spirito dello “Slot Mob”, sono
state proposte sfide di biliardino e giochi di società per tutti
negli esercizi “no slot”. Aperitivi, risate e partite in compagnia, ma senza gettoni o denaro in palio.
Edoardo Tincani
16
Società & Cultura
1 marzo 2014
Giovedì 27 febbraio dalle 19.30 al Piccolo Teatro in Piazza
SANT’ILARIO, «ARTE DIEM»:
GIOVANI ARTISTI IN SCENA
Sabato 1 marzo, ore 21.15, Teatro Corso di Rivalta
LA STORIA SI FA MUSICAL
CON «VIVAT MATILDA!»
CENTRO GIOVANNI XXIII
NEI LUNEDÌ 3 E 10 MARZO
SI PARLA DI ITALO CALVINO
A
“A
rte Diem” è il titolo di due serate che si svolgeranno giovedì 27 febbraio e giovedì 27 marzo presso
il Piccolo Teatro in Piazza (in piazza IV Novembre)
di Sant’Ilario d’Enza. Con questa iniziativa, il Piccolo Teatro in Piazza apre le porte ai giovani artisti di qualsiasi campo per incontrare il pubblico all’interno di una struttura
all’avanguardia. Disegno, letture, fumetto, cabaret, cucina,
giochi di prestigio, pittura, performance musicali e teatrali, rap, recitazione, videomaking: metafora della serata sarà
“l’accendersi”, cioè la possibilità, propria dell’arte, di far scaturire passioni.
Ogni appuntamento ospiterà circa dieci interventi della
durata massima di 12’ ciascuno. Le esibizioni saranno il
fulcro di una serata pensata per favorire il massimo contatto possibile tra il pubblico e i protagonisti che solcheranno il palcoscenico. “Arte Diem” vuole essere un modo
per trasformare l’ambiente teatrale in un spazio, fisico
e interattivo. L’idea è stimolare l’espressione di chi abbia
un’abilità da valorizzare: da “Arte Diem” si aspettano nuovi
stimoli, idee e relazioni. Il palcoscenico sarà condiviso in un
dialogo continuo fra chi si esibisce e chi partecipa, in un format che prevede due momenti conviviali che favoriscono la
contaminazione tra artisti e pubblico, perché il teatro sia soprattutto luogo che avvicina e mette in relazione le persone.
L’inizio è fissato per le ore 19.30 con aperitivo offerto
dall’Associazione Teatro l’Attesa; conclusione alle 23 con
“spuntino di non-mezzanotte”. Durante tutta la serata sarà
attivo il servizio bar.
Per ulteriori informazioni e iscrizioni: [email protected];
www.teatrolattesa.it; facebook.com/teatro.lattesa.
Ingresso: 4 euro, pagabili esclusivamente in monete. Se
sprovvisti di monete il costo è di 5 euro.
Castelnovo Monti. Film-denuncia sulle stragi mafiose
Si conclude giovedì 27 febbraio, alle 21, al cinema-teatro Bismantova di Castelnovo Monti, la rassegna “Lo schermo bianco, i film del giovedì”. L’ultimo film in programma è La mafia
uccide solo d’estate, di Pierfrancesco Diliberto (Pif). Ingresso 4 €.
Guastalla. Rassegna dialettale a scopo benefico
Prosegue al Teatro Tenda Paladucale di Guastalla la rassegna di Teatro dialettale “I nostar dialett”, il cui ricavato serve
a sostenere i progetti di alcune associazioni che operano in
campo socio-sanitario o umanitario. Venerdì 28 febbraio,
ore 20.30, la compagnia “As fa par dir” di Marcaria (Mantova)
propone Robi da mat, tre atti comico brillanti di Lino Predari
con la regia di Claudio Beduschi. Venerdì 7 marzo, ore 20.30,
la Compagnia “La chiocciola” di Reggio Emilia porta in scena
Prognosi riservata, due atti comicissimi di e con Andrea Zanni.
Ingressi interi 7 €, ridotti 5 €. Informazioni: Ufficio Teatro, corso Garibaldi 33 a Guastalla, tel. 0522.838923.
Reggio. Incontri e mostre sulla dissidenza al femminile
Le donne hanno affinato
nei secoli una capacità politica e strategica che Angela
Putino, filosofa napoletana e convinta femminista,
definiva funzione guerriera. Funzione Guerriera è
il titolo della rassegna del
Comune di Reggio Emilia,
curata da Laura Severini e
Adele Cacciagrano, inserita
nell’ambito di “Primavera
donna” 2014, che incontrerà
nei luoghi della città storica di Reggio Emilia donne
dissidenti ed autorevoli. Margherita Giacobino (nella foto),
scrittrice e giornalista, presenterà un percorso biografico-letterario su guerriere e pasionarie nell’incontro organizzato da
Unimore intitolato Guerriere Ermafrodite Cortigiane… in programma per venerdì 28 febbraio (ore 11, aula 4 Complesso
universitario Palazzo Dossetti). Moderato da Giorgio Zanetti,
direttore del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane
dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, l’incontro sarà incentrato sul tema dell’impegno politico e della lotta
per la libertà.
Michela Marzano, filosofa, attualmente parlamentare Pd e
collaboratrice di ‘La Repubblica’, domenica 2 marzo (ore 11,
Sala degli Specchi del Teatro Valli) presenterà il suo ultimo libro L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore (Utet 2013).
Il programma completo, che prevede anche mostre e proiezioni, è su www.municipio.re.it/funzioneguerriera.
Info: tel. 0522.456463 oppure 328.9233525.
L
a magia del musical torna a incantare il Teatro Corso di
Rivalta con un imperdibile fuori abbonamento, il sesto
della stagione 2013-2014. Sabato 1 marzo la sala di via
Sant’Ambrogio ospiterà Vivat Matilda!, spettacolo piacevole, equilibrato ed arguto proposto dalle compagnie reggiane
“Muse & musical”, “Qui’d Puianèll” e “Danzatori per caso”.
Scritti e diretti da Gianfranco Boretti e Claudio Lacava, i tre
atti sono stati allestiti con la collaborazione di Giuseppe Corradini e sono incentrati sulla figura di Matilde di Canossa,
che sarà presentata in particolare dal punto di vista umano e
femminile, spesso trascurato nelle tradizionali rievocazioni
dedicate alla Grancontessa. Dalle 21.15 i trentuno interpreti
del musical si alterneranno sul palco per tratteggiare un personaggio storico determinante, ma, soprattutto, una donna
in carne ed ossa, che avrà il volto - e la voce - di quattro attrici
per rappresentare al meglio le diverse “stagioni” di Matilde.
Il pubblico rivaltese la conoscerà bambina, affascinata dal
padre guerriero e consapevole del proprio destino, ne apprezzerà la curiosità, l’intelligenza e la sete di vita che conserverà anche nella giovinezza, mentre in età più matura
l’ammirerà quale donna celebrata per la bellezza, il carisma
e le capacità “maschili”, insolite per la sua epoca. Doveri
politici e diplomatici, passioni, fragilità e risvolti mondani
della Grancontessa emergeranno dai canti, dai balli e dalle
sue interazioni con i vari personaggi ricordati nell’originale
commedia musicale, ad esempio i genitori Bonifacio e Beatrice, Roberto di Normandia e i mariti Goffredo il Gobbo e
Guelfo V.
Per informazioni e prenotazioni è possibile contattare il
339.7117163 o recarsi presso la biglietteria del teatro, dalle
16.30 alle 18 dei giorni di rassegna e mezz’ora prima dell’inizio delle rappresentazioni, tutte con sipario alle 21.15.
Notizie da Città & Paesi
lla figura e all’opera di Italo Calvino, l’Uciim dedica due incontri, che
si svolgeranno presso il
Centro Giovanni XXIII,
in via Prevostura 4 a
Reggio Emilia.
Lunedì 3 marzo, ore
16, Massimo Carloni,
docente di lettere nel
Liceo “Ariosto Spallanzani” illustrerà Il ciclo
di Marcovaldo
Lunedì 10 marzo, ore
16, Luciano Caselli,
dirigente scolastico del
Liceo “Corso” di Correggio, affronterà Calvino postmoderno
Gli incontri sono rivolti a docenti, dirigenti scolastici, studenti - in particolare delle classi finali degli Istituti superiori - e a quanti sono interessati alla produzione letteraria di
Italo Calvino. Sarà rilasciato attestato di partecipazione.
I
talo Calvino, nato a Santiago de Las Vegas (Cuba) il 15 ottobre 1923, ha compiuto gli studi nel liceo di Sanremo; ha
partecipato alla guerra partigiana, esperienza poi riportata nell’opera “Il sentiero dei nidi di ragno” (1947). Ha collaborato con vari giornali e riviste, svolgendo anche attività
di consulenza editoriale; ha soggiornato a lungo in Francia.
Politicamente impegnato nel Partito Comunista Italiano, se
ne dissociò dopo i fatti d’Ungheria.
Tra le sue numerose opere narrative figurano: “Il visconte dimezzato” (1952), “Il barone rampante” (1957), “Il cavaliere
inesistente” (1959), “La giornata di uno scrutatore” (1963),
“Le cosmicomiche” (1965), “Ti con zero” (1968) “Le città
invisibili” (1972), “Il castello dei destini incrociati” (1973),
“Palomar” (1983). Ha pubblicato una selezione di “Fiabe
italiane”, ricavate dai dialetti d’ogni regione. Calvino è anche
autore di un libro per ragazzi, “Marcovaldo” (1963). Dal 1974
ha collaborato al “Corriere della Sera” con racconti, resoconti di viaggio, interventi sulla realtà politica e sociale del
Paese; dal ’79 ha scritto per “Repubblica”, sino alla morte
avvenuta nell’ospedale di Siena, dove era ricoverato, il 19
settembre 1985.
San Martino in Rio. Le “geografie” di Pietro Mussini
Montecavolo. In mostra le figure umane di Melioli e Taddei
Si inaugura sabato 1 marzo,
alle ore 17, presso il Centro
d’Arte “Medardo Rosso” in
via Firenze 3 a Montecavolo
di Quattro Castella, la mostra Nude virtù di Emanuela
Melioli e Oscar Luca Taddei
curata da Rossella Fantuzzi.
Protagonista è la figura umana, nella sua più totale essenza, senza veli, per svelare la
nudità dell’anima, nella dimensione della virtù più pura.
Elaborazioni semplici e sobrie,
ma mai superficiali, sono proposte dalla ricerca, ispirata
prevalentemente da modelli
dal vivo, di Emanuela Melioli
e Oscar Luca Taddei. Entrambi gli autori non si limitano a una
descrizione estetica del soggetto, ma cercano e indagano emozioni e stati d’animo per giungere a coglie la verità, la bellezza
interiore dell’individuo. La mostra terminerà il 30 marzo, ed è
aperta tutti i giorni dalle 15.30 alle 19.30.
Proseguirà fino al 1° maggio alla Rocca Estense di San Martino in Rio (in corso Umberto I 22) la mostra Geografie domestiche, personale dell’artista Pietro Mussini a cura di Elena
Giampietri. Il progetto si articola in una serie di opere (collage, disegni, planimetrie, opere realizzate con fibre ottiche, led, plotter e microprocessori), che si propongono di
far vivere lo spazio della Rocca di San Martino in Rio, ma
suggeriscono anche una percezione del mondo che va al di
là delle stanze espositive.
In un dialogo continuo tra contemporaneità e storia, Pietro
Mussini coniuga la modernità di sistemi cablati con il contesto architettonico. Info: tel. 0522.636709. Orari di ingresso:
sabato ore 10 – 12.30, domenica e festivi: ore 10 – 12.30 e 15.30
– 18.30, giorni feriali su appuntamento.
Guastalla. L’archeologia industriale del fotografo Pelli
Guastalla. Corso di ginnastica dolce al “Don Bosco”
Il Circolo Fotografico “Maldotti”, in collaborazione con la locale
Associazione “Pro Loco” e il patrocinio del Comune di Guastalla, propone la mostra fotografica Geometrie e archeologia industriale con opere di Giorgio Pelli. L’esposizione verrà inaugurata
sabato 8 marzo, alle 17, nel Palazzo Ducale di via Gonzaga 16 a
Guastalla. Orari e giorni di apertura: sabato e domenica ore 1012.30 e 16-19 fino al 23 marzo.
Allenare assieme muscoli e cervello. Questo l’obiettivo del
corso di ginnastica dolce promosso da Fnp (Federazione
Nazionale Pensionati) Cisl e Anteas (Associazione nazionale
tutte le età attive per la solidarietà) di Guastalla. L’iniziativa si
svolge ogni lunedì e giovedì dalle ore 10.30 alle 11.30 presso i
locali del “Don Bosco” a Guastalla.
Il corso si definisce di ginnastica dolce di tipo aerobico: oltre
ad allenare il corpo allena anche il cervello stimolando l’attenzione, la memoria, la concentrazione. È rivolto a persone sane
over 60 che non presentano particolari malattie.
Reggio. Come fare la spesa pensando alla salute
Come mantenere o ritrovare la salute attraverso una corretta
alimentazione e una scelta oculata degli alimenti? Andos Reggio Emilia (Associazione Nazionale Donne Operate al Seno,
www.andosreggioe.it) e Associazione Disanapianta (sito internet www.disanapianta.net) promuovono per venerdì 14
marzo, alle 20.30, presso la Sala conferenze della Croce Verde
(via della Croce Verde 1, a Reggio) un incontro su Come fare la
spesa, ovvero l’importanza di prendere coscienza di ciò che “è
cibo” ed acquisire strumenti utili per una lettura critica delle
etichette. Ingresso gratuito, prenotazione consigliata. Per partecipare è richiesta la tessera dell’associazione Andos che si
può fare la sera stessa al costo di 5 euro. Informazioni: scrivere
a [email protected] o inviare un sms al 338.4727319.
Reggio. Presentazione del libro di Albertina Soliani
Lunedì 3 marzo, alle 17, presso la Biblioteca dei Cappuccini
di Reggio Emilia (piazza Vallisneri 1) viene presentato il libro
di Albertina Soliani Tutto si muove, tutto si tiene. Vita e Politica. Quasi un bilancio per la generazione che viene, con prefazione di Romano Prodi. L’autrice verrà intervistata dalla sociologa Katia Iori. Dopo l’introduzione da parte del direttore
della Biblioteca, Davide Dazzi, l’iniziativa sarà presentata da
Cristina Bassoli, presidente del Centro Italiano Femminile di
Reggio Emilia. Le conclusioni saranno di Angela Zini.
Info: tel. 0522.541934 - [email protected].
La Settimana
I NOSTRI MORTI
1 marzo 2014
17
È deceduto domenica 23 febbraio a Prato di Correggio
INFORMANZIANI
Gabriele Borghi, lavoratore infaticabile
Stimato per l’impegno in agricoltura e nell’associazionismo
N
umerosi parenti, amici
e fedeli sono intervenuti, lunedì 24 febbraio, nella chiesa parrocchiale di
Prato, al funerale di Gabriele
Borghi, noto e stimato concittadino, deceduto la mattina di
domenica 23 febbraio, all’età
di 78 anni, dopo lunga malattia. Coltivatore diretto, pur
pensionato, era un lavoratore
instancabile, finché il male
non lo fermò nel maggio 2012.
Di numerosa famiglia contadina, residente nel Correggese fin dal 1935, dopo un’esperienza nel lavoro agricolo
con suo padre Giovanni e col
fratello Pietro, fu apprendista
muratore con Umberto Righi,
poi rappresentante di sementi
e concimi. Il terreno era poco
e Pietro uscì di casa con la sua
famiglia. Gabriele rimase solo
a dirigere l’azienda. Fu socio
attivo ed intelligente del Club
3P ed applicò largamente le
direttive dell’associazione: sperimentare nuovi metodi, nuove
sementi e nuove attrezzature,
che usava anche a servizio di
amici.
15 giorni, ricambiando poi l’ospitalità, per altrettanti giorni,
ad un giovane olandese.
Fu anche per diversi anni consigliere cassiere della Latteria Sociale nuova, consigliere
comunale, per tanti anni segretario della sezione locale
della Democrazia Cristiana
che portava il nome di suo
padre. Iscritto all’Azione Cattolica, negli ultimi anni si era
impegnato per la costituzione
di un Circolo Anspi locale. Fu
tra i soci fondatori della Banda
parrocchiale come suonatore
di tromba. Era pertanto molto
conosciuto e stimato: seguì fedelmente le orme del padre, di
grande fede e generosità.
Q
A
llargò l’azienda, seguì
corsi di specializzazione indetti dal Club, a
Roma e a Piacenza e andò anche in Olanda con uno stage di
ueste doti sono state
sottolineate anche dal
parroco don Pietro Paterlini, che ha presieduto le
esequie insieme a cinque sacerdoti tra i quali i cugini don
Daniele Simonazzi e don Stefano Borghi.
Era da anni lettore de La Libertà, che si associa al dolore
del familiari.
Lascia la moglie Nives Dessì,
la figlia Raffaella col marito
Simone Bendinelli, i fratelli
Umberto, Letizia e suor Maria
Marta Borghi. La salma riposa
nel cimitero di Prato. (ubo)
Gabriele Borghi
Dal 9 marzo al 2 aprile sei incontri all’Hospice e alla Casa colonica di via Rosario
GUASTALLA, CORSO PER VOLONTARI OSPEDALIERI
L’
Sabato 22 marzo, ore 16 (Hospice), Il
linguaggio della simpatia: la comunicazione non verbale con l’ammalato. Relatore: dottor Piero Magnani.
Mercoledì 26 marzo, ore 20.45 (Casa
colonica), La relazione che cura. Relatrice: dottoressa Maura Losi, psicoterapeuta.
Domenica 30 marzo, ore 16 (Hospice),
Il volontariato dà calore alla vita: diamoci una mano. Relatrice: Silvia Paglia,
Presidente Avo Emilia Romagna.
Mercoledì 2 aprile, ore 20.45 (Casa colonica), “Ero malato e mi avete visitato
[...]” L’attenzione ai malati come via della Santità. Relatore: don Carlo Menozzi.
Associazione Volontari Ospedalieri (Avo) di Guastalla propone
il 34° corso di formazione e aggiornamento per volontari e aspiranti
tali. Dal 9 marzo al 2 aprile gli incontri
si svolgeranno in due sedi del nosocomio guastallese: l’Hospice al primo piano dell’Ospedale di Guastalla e la Casa
colonica ristrutturata in via Rosario 3b.
Di seguito il programma.
Domenica 9 marzo, ore 16 (Hospice),
L’ospedale oggi e le sue trasformazioni.
Relatore: dottor Andrea Gigliobianco,
direttore sanitario.
Mercoledì 19 marzo, ore 20.45 (Casa
colonica), La presenza dell’Avo nelle
Case protette. Relatrice: dottoressa Lidia
Alba Quintero, responsabile Case Protette Guastalla.
Il corso è gratuito. Per saperne di più:
Franca Huller, tel. 0522.825095.
Abbandonato in strada anziano senza biglietto del bus
N
ovantuno anni, disorientato e piangente,
un grande anziano è
stato soccorso da un cittadino mentre vagava in Gardenia, senza riuscire a trovare la
strada di casa.
L’episodio si è risolto e chiarito al pronto soccorso dell’Arcispedale, dove il malcapitato è stato trasportato per le
cure del caso. Il 91enne, che
viaggiava su un bus del servizio urbano senza biglietto, è
stato avvicinato dal personale di sorveglianza di Seta ed
invitato a scendere dal mezzo
di trasporto. Una prassi, questa, prevista dal regolamento
per i viaggiatori privi di titolo di viaggio, prontamente
applicata alla lettera dagli
zelanti ispettori in servizio,
senza valutare la portata delle conseguenze del loro gesto. Un’operazione semplice,
“tranquilla” per gli operatori
Seta, senza eclatanti gesti di
violenza cui si abbandonano
spesso i “portoghesi” pizzicati a viaggiare senza biglietto.
Del ricorrente preoccupante
fenomeno di abusivismo da
tempo oggetto di repressione si è occupata più volte la
stampa cittadina. Nel caso
specifico ci sembra che, data
la situazione, si potesse acconsentire che il passeggero,
una volta sanzionato, vista
l’età, completasse il percorso, in modo tranquillo. Ma
si sa come vanno le cose. È
molto più facile essere forti con i deboli piuttosto che
con quel tipo di “forti” che
passano a vie di fatto, e non
è la prima volta, alla richiesta
di mostrare il titolo di viaggio.
N
el caso specifico è
mancato un briciolo
di attenzione verso la
persona anziana e certamente impacciata davanti alle
contestazioni del personale
di servizio.
Il biglietto dev’essere pagato,
ma rimarchiamo che il comportamento tenuto nei confronti dell’anziano 91enne
avrebbe potuto causare anche più gravi conseguenze.
Non era superabile l’aspetto meramente burocratico,
permettendo all’anziano di
scendere alla fermata più
vicina a casa, piuttosto che
abbandonarlo in una zona
periferica della città con tutti
gli inconvenienti del caso?
Il rispetto e l’aiuto per gli
anziani può manifestarsi in
tanti modi, anche con una
piccola deroga al regolamento che alla fine non avrebbe
nuociuto a nessuno. Non a
Seta che, rilevata l’infrazione,
può rivalersi con una multa;
e tanto meno ai mezzi del
118, che ha dovuto soccorrere il malcapitato.
È stata persa un’occasione
per dimostrare cortesia ed
umanità - grandi assenti in
questo caso - nel carnet di
comportamento del personale viaggiante di Seta.
Auguriamoci che analoghi
episodi coinvolgenti persone anziane non debbano più
verificarsi e che per possibili
ulteriori casi le disposizioni
diventino meno draconiane.
Pietro Ferri
Rubrica della F.N.P.
Federazione
Nazionale
Pensionati
CISL
a cura di Pietro Ferri
[email protected]
Già pronti nuovi tagli
alla spesa sociale e sanitaria
Lo scorso 28 gennaio la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato il
decreto legge col quale si dispone l’ennesimo taglio dei fondi del Ministero delle politiche sociali e del Ministero della
Salute nonostante i diversi accordi a suo tempo intercorsi
con la Conferenza delle Regioni. Il provvedimento prevede
la messa in disponibilità
di fondi accantonati dai
suddetti Ministeri per
finanziare (aprire bene
le orecchie) il potenziamento delle attività
di recupero dei capitali
all’estero e la lotta all’evasione.
Riduzione, quindi, di
spese per 21,5 milioni
per il Ministero delle politiche sociali durante il
2014 e di altri 11,8 complessivi per gli anni 2015
e 2016. Il Ministero della Salute, dal canto suo, verrà gravato
nelle seguenti misure: 2,8 milioni per il 2014, 3,8 per il 2015,
4,00 per il 2016 e così complessivamente per 10,6 milioni.
Tagli odiosi più che per gli importi per lo spirito con cui
vengono programmati. Il comparto sanitario e soprattutto
per quello sociale sono già stati privati negli anni, in modo
esponenziale, di indispensabili risorse. Un invito ai Comuni, di conseguenza, a effettuare ulteriori riduzioni sulle
prestazioni socio-assistenziali, nonostante le forti difficoltà.
Consapevoli dell’importanza delle lotte all’evasione e per
l’emersione dei capitali, non possiamo tuttavia non evidenziare come il loro finanziamento possa trovarsi in altri settori
ove è evidente lo spreco delle risorse. Quello socio-sanitario
ha già pagato profumatamente, per cui il Governo avrebbe
ben potuto indirizzarsi verso altre forme di reperimento,
non ultima – diciamo noi - quella relativa ai cosiddetti “premi di risultato” riservati all’alta dirigenza statale.
Alti burocrati pubblici
Risultati zero, gratifiche garantite
Si parla molto, in questi giorni, della pubblica dirigenza e
dei suoi sostanziosi emolumenti, che nessuno sembra in
grado di aggredire per riportarli a livelli più consoni alla realtà. Non lo diciamo solo noi (magari - pensa qualcuno - per
invidia) ma la stessa Ocse (Organizzazione internazionale
di studi economici per la cooperazione e lo sviluppo) che,
presentando una sconvolgente tabella comparativa, informa che i nostri super burocrati sono i meglio pagati di tutto il mondo. Dati, questi, che si riferiscono al 2011, prima
dell’introduzione del tetto (governo Monti) a 302mila euro
annui. Ciò nonostante i nostri super burocrati restano attestati al primo posto nella classifica mondiale (secondi i neozelandesi) con compensi inversamente proporzionali alla
qualità ed all’efficienza del servizio svolto. Malgrado ciò tutti, indistintamente, percepiscono la “retribuzione di risultato” (gratifica) che varia dai 7 ai 60mila euro l’anno. Centrati
allora gli obiettivi fissati a inizio d’anno? Parrebbe di sì, anche se la macchina statale procede stentatamente e con vistosi rallentamenti al limite della
sopportazione per
i cittadini. Per l’iniziativa privata la
retribuzione di risultato si richiama
al “budget” e solo
al raggiungimento degli obiettivi
previsti dalla programmazione aziendale viene corrisposto
un significativo “quid” per il grado e le capacità dimostrate.
Nello Stato e nel parastato purtroppo non è così e allora chi
garantisce l’effettivo raggiungimento degli obiettivi?
A dispetto dell’evidenza dei fatti tutta la dirigenza ha, indistintamente, un rendimento positivo. Mah! Nel quadro
della spending review non sarà il caso di rivedere lo specifico capitolo di spesa, mettendo da parte i cosiddetti diritti acquisiti?
Il nostro Carnevale
Il Carnevale: una bella occasione colta la scorsa settimana
dal Coordinamento Donne di Fnp-Cisl per riunire amiche
e amici nella luminosa sala dell’auditorium “Simonazzi”
di Reggio Emilia. Ci siamo ritrovati in tanti, in un piovoso
pomeriggio invernale, per godere di momenti di allegria e
serenità; è stato bello, perché gli artisti che ci hanno intrattenuto – “I Amig d’Amerigo”, Franco, Bruna, e Severino - ci
hanno aiutato ad allontanarci per un po’ dai problemi che
ci affliggono in questo momento storico. Il pomeriggio, piacevolmente trascorso tra conversazioni amichevoli, risate,
scenette dialettali, canti, barzellette, torte ed intrigoni, si è
concluso con un arrivederci a presto. (G. B.)
18
La Settimana
1 marzo 2014
VIAGGI E PELLEGRINAGGI
Lo scaffale dei libri
MILIZIA DELL’IMMACOLATA: Pellegrinaggio
Milizia dell’Immacolata: domenica 9 marzo pellegrinaggio a
Camposampiero e Padova. Info: [email protected].
A CURA DI FRANCESCO LENZINI
CAPPUCCINI. Al Sacro Monte di Varallo
Il Gruppo anziani “Il Focolare” di Scandiano (parrocchia
Santa Teresa - info 0522.856596) propone due pellegrinaggi:
• sabato 22 marzo 2014, Santuario di Fontanellato (PR);
• sabato 24 maggio 2014, Santuario di Caravaggio (BG).
CATTEDRALE. In Terra Santa tra marzo e aprile
L’unità pastorale San Prospero - Cattedrale - Santa Teresa di
Reggio Emilia promuove, dal 27 marzo al 3 aprile, un pellegrinaggio in Terra Santa, guidato da monsignor Gianfranco Gazzotti: Nazareth, Monte della Beatitudini, Tiberiade,
Valle del Giordano, Betlemme, Gerusalemme, deserto di
Guida saranno le tappe. Info: 0522.437773; 0522.433783.
AIMC-UCIIM. Lago di Como e Parchi lombardi
Dal 18 al 22 aprile Aimc e Uciim promuovono una “gita
di Pasqua” nei “luoghi insoliti” del lago di Como e del Romanico lombardo, attraverso i parchi dell’Adda e della Lomellina. Informazioni e iscrizioni: Azione Cattolica (via
Prevostura 4, Reggio Emilia), tel. 0522.437773.
AMICI DELLA GHIARA. Trasferte e viaggi 2014
Anche per il 2014 gli “Amici della Ghiara” propongono il
consueto calendario di trasferte, viaggi e pellegrinaggi: il
primo è lunedì 21 aprile a Rocca di San Leo e Verucchio;
c’è poi un aggiornamento/variazione circa la trasferta da
venerdì 10 a domenica 12 ottobre: anziché a San Giovanni
Rotondo e Loreto, il soggiorno sarà ad Assisi - Cascata delle
Marmore. Info e iscrizioni in corso Garibaldi 44/f a Reggio,
tel. 0522.439809, cellulare con segreteria 339.3691812.
BUDRIO. Prossimi pellegrinaggi a Medjugorje
Il Gruppo di preghiera “Kraljica Mira” (Regina della Pace)
della chiesa San Pietro Apostolo, Budrio di Correggio comunica le date dei prossimi pellegrinaggi a Medjugorje (viaggio
con agenzia “GBus” in pullman granturismo via Trieste):
dal 21 al 26 aprile - con alloggio presso Mirjana DragicevicSoldo; dal 31 luglio al 7 agosto, “Festival dei Giovani”; dal 19
al 24 agosto. Per informazioni logistico-organizzative, costi,
programmi e adesioni: 348.7498653; 320.0648339.
CORREGGIO. Viaggio nella Romania cristiana
La parrocchia Madonna di Fatima di Correggio organizza un
pellegrinaggio nella Romania cristiana dal 23 al 30 aprile.
Iscrizioni entro il 28 febbraio. Info: 0522.692114, 347.3243042.
CAPPUCCINI. Strasburgo e «grande Reno»
Il Convento dei Cappuccini di Reggio organizza un viaggiopellegrinaggio, guidato da padre Lorenzo Volpe, a Strasburgo
(città del Parlamento Europeo) e terre del “grande Reno” (nei
luoghi di Santa Ildegarda di Bingen) dal 30 maggio al 2 giugno. La quota comprende - fra le altre cose - sistemazione in
albergo 3 stelle, trattamento di pensione completa, assicurazione sanitaria. Iscrizioni entro il 30 aprile. Programma dettagliato delle singole giornate: 0522.433201 333.7107979.
CASTELLARANO. Pellegrinaggio in Turchia
La parrocchia di Castellarano organizza un pellegrinaggio in
Turchia (alle origini della Chiesa, raccontate negli Atti degli Apostoli) dal 9 al 17 giugno. Programma e iscrizioni: 333.1789740.
IL SANTO DELLA SETTIMANA
28 febbraio
Beato Daniele Alessio Brottier
Sacerdote
Francia (Blois, 7 settembre 1876 - Parigi, 28 febbraio 1936)
Nacque il 7 settembre 1876 a La Ferté-Saint-Cyr nella diocesi
di Blois. Fin dall’infanzia rivelò profonda pietà e grande devozione alla Madonna; dopo gli anni del Seminario, fu ordinato
sacerdote il 22 settembre 1899 a 23 anni. Inviato come professore nel Collegio ecclesiastico di Pontlevoy, sentì ben presto la sua particolare vocazione per la vita missionaria, perciò
il 24 settembre 1902 entrò come novizio nella Congregazione
dello Spirito Santo, a Orly. L’anno seguente emise i voti e partì per il lontano Senegal, colonia francese. Poté restarci però
solo tre anni, perché a causa di violenti e continui attacchi di
emicrania fu costretto nel 1906 a tornare in Francia.
Rimessosi, l’anno seguente volle di nuovo tornare in Senegal ma ancora una volta il male si ripresentò violento e dopo
qualche tempo dovette ritornare definitivamente in Patria.
Fondò in Francia l’Opera del “Souvenir Africain” allo scopo
di erigere la Cattedrale di Dakar, capitale del Senegal. Da ex
militare si propose come Cappellano dell’esercito durante la
prima guerra mondiale e dal 1914 al 1917 si prodigò eroicamente nell’assistenza dei soldati sui campi cruenti di battaglia.
Fu direttore dell’Opera degli orfani apprendisti di Autenil per
12 anni (nel 1960 erano più di 2.000 gli orfani e 20 gli Istituti).
Giovanni Paolo II l’ha beatificato nel novembre 1984.
Domenica 2 marzo
VIII del Tempo Ordinario
1a lettura Is 49,14-15
Castello Querciola
Il Convento dei Cappuccini di Reggio Emilia promuove per
domenica 16 marzo un pellegrinaggio quaresimale - guidato da padre Lorenzo Volpe - al complesso monumentale del Sacro Monte di Varallo (43 cappelle, che illustrano i
principali avvenimenti dell’Antico e del Nuovo Testamento,
e la Basilica dell’Assunta). Info e iscrizioni: 333.7107979.
SCANDIANO. «Il Focolare»: due pellegrinaggi
UNO SGUARDO ALLE LETTURE
Io non ti dimenticherò mai.
Dal Salmo 61
Solo in Dio
Storia ed esiti di un restauro
riposa l’anima mia.
2a lettura 1Cor 4,1-5
Alinea Editrice, 146 pagine, 26 €, [email protected]
Il Signore manifesterà
l presente volume intende inquadrare le vicende storiche, politiche ed artistiche che hanno caratterizzato la
genesi e lo sviluppo del borgo di Castello Querciola ed
in particolare del suo edificio ad oggi più rappresentativo:
l’antica canonica. Un manufatto di notevole interesse architettonico in cui è possibile ammirare il primo affresco del
celebre pittore novellarese Lelio Orsi, i cui capolavori sono
esposti in alcuni dei più importanti musei del mondo.
La volontà di preservare questo prezioso dipinto è stato il felice pretesto per il recupero dell’intera canonica, ora restituita all’antico splendore e ri-funzionalizzata a sede espositiva.
Il
paziente
processo di riqualificazione
dell’edificio ha
inoltre consentito di acquisire
nuovi
fondamentali dati conoscitivi, tanto
sulla struttura
quanto sull’affresco, ponendo
nuovi orizzonti
d’indagine.
Attraverso il contributo scientifico di studiosi afferenti a diversi
ambiti di studio,
dalle discipline
storiche a quelle artistiche ed
architettoniche,
il volume raccoglie un notevole e aggiornato
patrimonio di
ricerca sul manufatto, oggetto
per la prima volta di una pubblicazione monografica.
Una specifica appendice illustra inoltre le tecniche applicate per il restauro dell’affresco di Lelio Orsi.
Un’opera esaustiva, introdotta dall’insigne storico dell’architettura Bruno Adorni.
Vangelo: Mt 6,24-34
le intenzioni dei cuori.
I
DOMENICA 2 MARZO alle ore 17 presso il Museo diocesano
di Reggio Emilia, in via Vittorio Veneto 6, sarà presentato il
libro - a cura di Francesco Lenzini - “Castello Querciola. Storia
ed esiti di un restauro” (Il borgo dei Fogliani, la canonica del Vescovo, il fregio di Lelio Orsi). Dopo l’introduzione di monsignor
Tiziano Ghirelli, direttore dell’Ufficio diocesano Beni culturali,
Bruno Adorni (dell’Università di Parma) presenterà il volume.
Le note di chiusura saranno di Francesco Lenzini, curatore della
pubblicazione. Saranno presenti anche gli autori dei saggi contenuti nel libro: Carlo Baja Guarienti, Giovanni Costi, Maria
Cristina Costa, Azzio Gatti, Angelo Mazza. Ingresso libero.
LA LIBERTÀ VIGILATA
dalle pagine di 50 anni fa
“Il C.S.I., che cos’è e cosa si propone di raggiungere”: su La
Libertà dell’1 marzo 1964, un servizio di Pier Paolo Cattozzi
sull’attività del Comitato provinciale di Reggio, guidato dal
professor Angelo Burani, presidente (nella foto: un gruppo
di sportivi reggiani - della squadra di atletica - con i dirigenti).
Il “Telefono Amico”: per iniziativa di un gruppo di religiosi
milanesi è in funzione un numero telefonico (688.2153) per
confortare gli afflitti della metropoli lombarda. “Antipolio
con il metodo Sabin”: al via le vaccinazioni; in Italia oltre
tremila i giovani che ogni anno si ammalano di poliomielite”. Correggio, commemorato il maestro Giovanni Scaltriti
nel decennale della scomparsa. Compianto, a Fellegara, per
Sante Villani; in suo ricordo, una medaglia donata dall’Ac.
Non preoccupatevi
del domani.
L’
ultima domenica prima della Quaresima ci offre il
brano del Discorso della montagna sulla ricchezza.
La prima frase, che in Matteo serve da introduzione
a ciò che segue, dichiara la necessità di una scelta netta: o
al servizio di Dio o della ricchezza, senza possibilità di compromesso. Nello stesso tempo, Gesù afferma che l’uomo
ha sempre un padrone. L’illusoria libertà di chi si sottrae al
servizio di Dio comporta inevitabilmente l’asservimento a
un’altra signoria, quella delle cose, che hanno come unità
di misura il denaro. La contrapposizione frontale tra Dio e
la ricchezza significa che il cristiano deve estraniarsi dalla
sfera economica? Ma è augurabile, cristianamente virtuoso,
o anche solo possibile vivere disinteressandosi dei beni che
si comprano e si vendono? La domanda è fuorviante, ed è
chiaro dai vangeli che Gesù stesso e i suoi discepoli non hanno fatto a meno del denaro.
Una risposta efficace a questo problema la dà san Girolamo
che, commentando il nostro testo, nota: “Non ha detto colui
che ha ricchezze, ma colui che è servo delle ricchezze. Chi è
servo delle ricchezze, le custodisce appunto come un servo;
chi invece ha scosso il giogo di questa servitù, le distribuisce
come fa un padrone.” Dice bene Girolamo: il servizio reso a
Dio ci fa partecipi della sua signoria e ci istruisce sull’uso dei
beni terreni: siamo chiamati alla liberalità dei figli di Dio, ai
quali il padrone del mondo ha affidato la terra intera con tutte le sue ricchezze.
Quello che segue si concentra in due comandi di Gesù: non
preoccupatevi e cercate il regno di Dio. I due comandi vanno
letti insieme per avere la giusta prospettiva. Al primo è legata
la parola domani, al secondo prima di tutto. Dio si fa carico
del domani e ci invita a fare quel che occorre subito, prima di
tutto: cercare il suo regno e la sua giustizia. È un prima non
nel tempo ma nel valore: metti al primo posto dei tuoi pensieri, delle tue preoccupazioni la ricerca del regno di Dio e la
sua giustizia, e ciò che è necessario al corpo e alla vita verrà
senza ansia. Non senza fatica – Gesù non dice non lavorate,
ma non preoccupatevi – ma senza angoscia.
U
na parola va detta anche sugli uccelli del cielo e sui
gigli del campo. Si tratta di immagini non solo poetiche, ma cariche di significato, soprattutto per la nostra
epoca. Giustamente si dice che questa pagina è un inno alla
provvidenza, però Gesù presenta la provvidenza non come
miracolo, ma come ordinario e armonioso rapporto con la
natura: è così che vivono gli uccelli e i fiori dei campi. Gli uomini, al contrario degli uccelli, seminano, mietono e raccolgono nei granai, e bisogna che lo facciano. Tuttavia, la fonte
originaria del nutrimento è nel Padre celeste attraverso la
natura, così per gli uomini come per gli animali. La preoccupazione per la vita scissa dalla ricerca della giustizia di Dio
si manifesta anche nella distruzione del buon rapporto con
sora nostra matre terra, per usare le parole di san Francesco.
Giorgio De Benedittis
La Libertà
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La testata percepisce contributi statali diretti ex L. 7/8/1990, n. 250.
Chiuso in redazione alle 19.00 di martedì 25 febbraio 2014
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La pagina dei Lettori
1 marzo 2014
19
In questa pagina ospitiamo i contributi dei lettori, eventualmente ridotti a cura del direttore. La pubblicazione non significa condivisione, ma invito al confronto. Si dà in ogni caso la precedenza agli
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QUOTE
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Anche la redazione de La Libertà si associa,
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• c.c. postale n. 10815421 intestato a P. Tito Brandsma srl;
LA VITA È UN SOFFIO
• Abbonamento SO-
Caro Direttore,
in questi giorni ho rinnovato
l’abbonamento a La Libertà;
nel vostro giornale trovo belle
pagine di fede che spesso mi
hanno confortato, e apprezzo
l’attenzione rivolta a iniziative
di solidarietà e di volontariato
(cito ad esempio l’Avo, associazione volontari ospedalieri, della quale ho fatto parte per 20
anni e che ho lasciato quando
sono diventata nonna).
Ringraziandovi, invio un caro
saluto.
Anna Maria
Moccicardi Spaggiari
Diritto alla vita
e etica a 360 gradi
A pagina 16 de La Libertà del
15 febbraio trovo, senza una parola di commento, una tabella
che elenca gli importi delle pensioni di invalidità.
Non riesco a capire il significato della pubblicazione di questa tabella, se non come atto di
denuncia di una situazione che
appare una chiara violazione
del diritto alla vita.
Non merita una presa di posizione apprendere come siano
scandalosamente esigui gli assegni a cui hanno diritto persone così pesantemente segnate
da disabilità o malattie?
Anche su questo tema, oltre
che su embrioni, aborto, eutanasia, vorrei che come cristiani
prendessimo posizione, nella
Giornata per la vita, sia a livello di scelte politiche, sia a livello
di impegno personale; e vorrei
prese di posizione precise sullo
scandalo delle guerre messe in
atto anche da Paesi cosiddetti
cristiani( qualcuno pensa ancora che esistano guerre giuste?) e
della mancanza di cibo e di cure mediche in tanti Paesi.
Mi appare ancora più grave
questa mancanza leggendo la
lettera “Il Parlamento verso un
codice etico”: ho letto la mozione rintracciabile nel vostro sito
e mi è sembrata generica e inutile; sarebbe sufficiente che i
Parlamentari rispettassero le
leggi come qualsiasi cittadino e
si impegnassero a svolgere correttamente il loro compito come
qualsiasi lavoratore.
Un codice etico dovrebbe prima di tutto valutare la sproporzione tra gli emolumenti percepiti e la mole di lavoro, se paragonata alla situazione di un
lavoratore medio o di un invalido, e porre fine a questo scandalo in tempi brevi.
Mariangela Lindner
ri è cresciuto vistosamente.
Credo che ciò che ha contribuito ad aumentare il flusso della
solidarietà sia stata la presa di
coscienza, in una fetta della popolazione che non ci aveva pensato prima, della necessità di
mettersi in gioco per gli altri, di
incominciare a fare qualcosa
per il prossimo facendo crescere
così il senso di comunità.
In prevalenza - la metà del totale - le donazioni fatte e le modalità di “versamento” sono
avvenute attraverso contatti
personali, fisici, rispetto ai sostegni arrivati via Internet o
Sms.
È indubbio che vi sia più tecnologia, ma in fondo la solidarietà, per dirsi tale, ha ancora bisogno di esprimersi con uno
sguardo o un abbraccio.
Paolo Pagliani
Generosità tangibile
oltre la crisi
Gli archivi della memoria sono imperfetti, come le parole
pronunciate in libertà. Ma a
volte quelle imprigionate sulla
carta stampata ci danno un
aiuto a ricordare come sono iniziate le cose.
Domandiamoci, senza cullare troppe illusioni: chi riuscirà a
fermare il crescente caos che
ammorba e logora la vita di
tanti italiani, vieppiù il ruvido
ribellismo grillino, gonfio di
espressioni antiSistema? C’è chi
suggerisce, con un linguaggio di
fiaba, che abbiamo un acuto
bisogno di una guida, capace di
parlare con saggezza e di agire
con la prontezza necessaria.
Ma nessuno vuole ammettere
di avere votato e ammirato, per
Gentile Direttore,
leggevo che nell’ultimo fine
anno, dopo anni di crisi - intesa
come difficoltà economica delle
famiglie e, di conseguenza, come
difficoltà per gli enti non profit
nella ricerca dei sostegni - l’istituto della donazione ha registrato un aumento.
In pratica nell’ultimo Natale è
avvenuto qualcosa che non accadeva da tempo: gli italiani
sono stati più “buoni”, essendo i
fondi donati raddoppiati.
Si può inoltre notare che vi è
stata una diminuzione delle
somme che ogni italiano ha versato, però il numero dei donato-
Archivi della memoria
e velleità risorgenti
• conto corrente bancario: codice
Iban IT23 D086 2366 3500 0040
0167 413 intestato come sopra.
anni, vecchi istrioni della politica: ciò sarebbe invece la necessaria verità, che rende finalmente liberi. È il caso dei troppi
ineffabili conformisti, custodi
incauti del bene pubblico, devoti di quel presunto “perseguitato
martire” che continua, incurante del proprio operato politico, a
comandare il popolo degli aficionados, confidando nel ritorno del figliol prodigo e di tutti
quei politicanti double-face
campioni di giravolte che, per
una miserabile gloria personale, finiranno per riaccodarsi.
Ancor più quando una gran
parte della classe dirigente e politica del Paese, anziché operare
per riformare e moralizzare l’Italia, semplicemente lo promette, rimanendo impassibile ed
infingarda dinanzi allo sdegno,
che li sommerge. Che altro serve
per svegliarli? (...)
Che dire, ancora, di quei trepidanti conservatori, difensori
della gente bene, che ti portano
dove vogliono loro e quasi mai
nel posto giusto? Mentre nel dibattito pubblico continua ad
imperversare un demagogico
berlusconismo, che ha mandato
a picco il costume della Nazione
e pilotato la discutibile operazione Imu, per indossare ora la
maschera di un evanescente
“nuovo” scenario... al cospetto
di una sinistra politica blanda e
troppo esitante nel combattere
le disuguaglianze sociali.
Insomma, l’immagine di un
Paese con pezzi di Istituzioni
screditate, che paiono ridotte a
costosi e ingombranti catafalchi; di una democrazia virtuale,
di un mondo con introvabili
passioni, idee oneste e legalità.
Giampaolo Torreggiani
Echi dal passato: la potatura degli olmi
U
n pallido sole spandeva la sua luce bianca sulla campagna
grigia, ancora infreddolita
dal lungo inverno. Chiazze
di neve luccicante indugiavano qua e là sui prati e ricoprivano ancora le rive dei
fossati dove ancora non arrivava il sole.
Tapp, tapp, tapp... Dalla
campagna ancora silenziosa
giungevano ai nostri orecchi
i colpi sordi, precisi e inesorabili del manaresso (maràs)
che si abbatteva sui grossi
rami di olmo da tagliare, e a
quel battere ritmato rispondeva il richiamo della cinciallegra... podì, podì, podì,
podì, podì...
La fatica del contadino
nell’affrontare il primo vero
lavoro dell’anno nuovo era
così accompagnata dal canto d’amore di un uccellino
che non lo aveva abbandonato neppure durante la stagione invernale. E gli teneva
V
compagnia, alleviando forse
la sua fatica.
Le grosse branchie degli
olmi non resistevano a lungo sotto quegli abili colpi;
a poco a poco si piegavano
su un lato emettendo un lamentoso cigolio e poi cadevano a terra tra il frusciare
della ramaglia sul letto di
foglie secche.
Solo allora iniziava il pazien-
Giovedì 6 marzo
i coniugi
ALBERTO PIGOZZI e MARIA BELLINI
ricordano il loro
65° ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO.
A chi non avesse ancora
provveduto al rinnovo
ricordiamo l’offerta e le
modalità della campagna abbonamenti 2014:
•
Abbonamento
ORDINARIO (rinnovo): 42 €
L’attenzione al sociale
del giornale diocesano
STENITORE: 60 € *
Anniversario di nozze
te lavoro delle donne che con
la roncola recidevano i rami
più piccoli per confezionare
le fascine da bruciare nel forno del pane.
Le ragazze, con il grembiule
a fiori ed i capelli raccolti con
un nastro sulla nuca, si piegavano svelte per raccogliere
i piccoli rami e li affastellavano in ordine, pronti per la
legatura.
erso la fine dell’inverno era questo il lavoro della potatura dei
lunghi filari di olmi che nelle
nostre campagne sostenevano la vite, per limitarne la
chioma e nello stesso tempo
ricavarne la legna per riscaldare la casa l’inverno successivo. Era il lavoro di febbraio,
e faceva ancora freddo: le
dita delle mani si rattrappivano, il viso dei più giovani si
arrossava sotto il primo sole e
arrivavano delle improvvise
sferzate di vento gelido.
Le mani si screpolavano e
alla sera facevano male.
Ma tutti questi disagi venivano affrontati e sopportati con
pazienza, senza lamentarsi
troppo, perché il peggio ormai era passato e la primavera era alle porte.
Un mare di sole, di luce, di
fiori e di canti che ci veniva
incontro.
Giuliano Lusetti
Al mattino erba,
fieno la sera!
T
rent’anni fa il dottor Frizzi a Parma operava a cervello
aperto. Andai a far visita ad un mio amico.
Erano tutti in una sola stanza. “Vede quello lì... camperà ancora forse un giorno o due! Io, grazie al cielo sto
bene, me l’ha detto anche il dottore”. Tornai la settimana seguente a “trovare” il mio amico. Non c’era più. Il materasso
arrotolato sul letto, sparita la cartella clinica. Chiesi ad un
infermiere come era morto. Villanamente mi rispose: “Alla
rovescia di come è nato”. Desideravo solo sapere se aveva
sofferto, se aveva compreso di morire!
Sono qui in quattro in questa stanza per loro già camera
morturaia, perché loro la morte ce l’hanno dentro. Nel braccio della morte l’assassino dentro ha solo rabbia! Sanno o
non sanno, forse fingono di non sapere, ed una vaga speranza li fa ancora vivere. Giocano a carte in silenzio, bisticciano
per il “Fante di coppe” e fanno pace sul “Re di denari”. La
morte guarda il pallore dei loro volti, quel pallore che dona
l’ospedale privo di sole e di sudore e che li alimenta con flebo. Guardo le loro mani, un tempo callose, dalle dita grosse e corte che,
quando dai loro
la mano per salutarli, ti sembra
la zampa di un
quadrupede.
Li
chiamano
malati terminali perché a loro
la vita è stata
data a termine
fisso
proprio
come quando
un operaio viene assunto in
fabbrica. Per loro hanno anche istituito un ospedale apposito perché possano essere curati e rassegnati a morire.
Anche il loro Angelo Custode è stato assunto a termine e si
lamenta. Guai se il Signore ci avesse rivelato il giorno della
nostra morte, anche se campassimo 100 anni.
L
i guardo e taccio; non giocano a carte, ma a chi tocca
per primo lasciare libero il letto all’erede dello stesso
male. Se ritornassi il prossimo mese, non li troverei
più. I parenti già hanno portato via i loro effetti personali
ed il medico ha già archiviato la pratica. Il sig. “Tali dei Tali”
non è più qui, non è mai venuto e non è mai esistito. Per più
di mezzo secolo si era alzato ogni mattina, puntuale come
il sole, per lavorare e spesso per arricchire altri. Qui nella
discarica c’è quanto ha fabbricato con passione e sacrificio,
cose vecchie ed inutili, morte come loro. Sono passati da
questo mondo come farfalle che hanno svolazzato di fiore
in fiore nella primavera della loro giovinezza. Non hanno
lasciato né oro né argento ma un’eredità più bella: la fede e
l’onestà. Se ne sono andati in punta di piedi per non disturbare. L’avviso funebre sul muro dice al passante che è morto
e anche lui allora si accorge che fu vivo. La nostra Preghiera:
“Dona loro Signore nel tuo Regno i giorni che loro hai tolto
in terra”.
don Gaetano Incerti

10° ANNIVERSARIO
MAURO
FRASSINETTI
I tuoi cari ti ricordano
con affetto
e nella preghiera.
Da lassù veglia
sulla tua famiglia.