II GIOVEDÌ 29 MAGGIO 2014 GustaLO il Cittadino IL GIOIELLO Villa Biancardi tra antichi cavalieri e tesori leggendari Secondo una tradizione, tra le linee liberty del “castello” di Zorlesco, sarebbe ancora nascosta la cassaforte del Genio pontieri tedesco, che aveva qui il quartier generale nella Seconda Guerra Mondiale n Nella bassa alla scoperta di un piccolo “tesoro”. Non si tratta solamente di un modo di dire ma di una vera e propria leggenda che caratterizza Villa Vistarini-Biancardi di Zorlesco. Sembra infatti che sia sparito senza lasciar traccia di sé un mitico “tesoro”, rappresentato dalla cassaforte del Genio pontieri tedesco(Todt) che aveva nella Seconda Guerra Mondiale il suo quartier generale territoriale proprio nella villa di Zorlesco . Dopo il 25 Aprile la villa fu occupata dai partigiani e saccheggiata di attrezzature ed arredi tra cui,forse,il prezioso tesoro. Altri invece sostengono che il tesoro sia ancora li, in uno dei passaggi segreti sotterranei che collegano la villa alle Cascine Olza e Del Lago, che venivano usati dai proprietari in caso di fuga. La villa è popolarmente nota come il castello, perché pare che in questo luogo esistesse un antico maniero ormai distrutto e sulle cui fondamenta è sorta agli inizi del 1900 l’attuale villa in stile liberty. LA STORIA E L’ARCHITETTURA La villa merita sicuramente una visita sia alla scoperta della sua storia che delle sue bellezze artistiche ed architettoniche. Il castello di Zorlesco, fu costruito presumibilmente nell’XI secolo e fu ampliato nel 1200 ad opera della famiglia feudataria Vistarini, il cui cognome sembra derivi da una imposizione che l’Imperatore Federico Barbarossa fece ad un cavaliere teutonico, ordinandogli perentoriamente « Vi starete» alle richieste del suddetto cavaliere su cosa doveva fare trovandosi in quel di Zorlesco. Il castello seguì quindi le vicessitudini della famiglia Vistarini, fino a quando, alla morte di Luigi Vistarini, passò a far parte delle proprietà del cavalier Serafino Biancardi, ed in seguito alle figlia Luisa che sposò Gaetano Cattaneo. Nel 1911, il castello ha subito profonde modifiche strutturali trasformandosi,ad opera dell’architetto fiorentino Gino Coppodè, in una preziosa dimora di campagna, in stile Liberty eclettico, con evidenti riferimenti al Medioevo, al Gotico ed al Rinascimento, ed è caratterizzata dalla presenza di una alta ed elegante torre terminante con un belvedere. Era circondato da un imponente parco con alberi secolari bagnati da un sistema di irrigazione a “caduta” sfruttando il naturale dislivello del terreno, con serre, ghiacciaie sormontate da salottini in pietra, un laghetto, ed una cappelletta votiva dedicata alla Madonna di Pompei. La villa zorleschina,di proprietà comunale dal 1975, ha subito un elaborato e laborioso intervento di restauro e recupero funzionale dopo un lungo periodo di oblio. Di particolare pregio la famosa «Sala della caccia», così definita per gli affreschi ed ornamenti di scene di caccia, oltre ad alcuni dipinti, come una natività attribuibile al casalese Angelo Prada o le formelle in ferro battuto del grande battiferro lodigiano Alessandro Mazzucotelli lungo la scalinata d’ingresso. “QUASI” MUSEO PER DUE VOLTE Oltre 40 anni fa l’architetto Giacomo Bassi insieme ad un gruppo di giovani locali, tra cui l’ex sindaco Massimo Rebughini, vi costituì il primo museo della civiltà contadina territoriale. Nel luglio del 1977 il museo fu ufficialmente inaugurato ed L’EDIFICIO STORICO In alto due scorci della facciata e dell’interno di villa Vistarini-Biancardi, restaurata in stile liberty nel 1911. Qui sopra il dipinto di Angelo Prada nella sala del parto e a sinistra la sala della caccia aperto al pubblico. Per tutta l’estate si recuperarono nelle cascine molti strumenti, testimonianze e documentazioni sulla nostra agricoltura. L’interessante ed unica esperienza, in quel momento,nel Lodigiano durò purtroppo molto poco. Nell’autunno del 1978 la villa venne sottoposta da parte dell’amministrazione comunale ad una opera di restauro e si impose l’esigenza di sgomberare gli spazi ed i locali riservati all’esposizione musueale.Tra l’inverno del 1979 e la primavera del 1980 i materiali furono aggregati al grande Museo Lombardo di Storia dell’agricoltura che stava nascendo presso il castello Bolognini di Sant’Angelo Lodigiano, come ricordato con una targa in metallo all’interno del museo stesso. Ma la villa nel 1992 fu anche protagonista di un altro proget- to“mancato” di sviluppo promosso dall’amministrazione comunale guidata all’epoca dal sindaco Cesare Bertoglio,con il Museo della Scienza e della Tecnica Leonardo Da Vinci di Milano per l’insediamento di una importante sezione che non si concretizzò per gli alti costi dell’intervento di adeguamento della struttura alle esigenze museali. Francesco Dionigi
© Copyright 2024 Paperzz