Il tetto in piode

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Capitolo 4
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CARATTERI COSTRUTTIVI E TECNICHE
PER INTERVENTI DI CONSERVAZIONE E
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RECUPERO
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4 - CARATTERI COSTRUTTIVI E TECNICHE PER INTERVENTI DI CONSERVAZIONE E RECUPERO
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Abstract: Nim___ ip ea aciduisi. Ut inis et, vent do etum zzrit vel enisl ing ex enisl utpat vendrero conullan verat lortincil
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INDICE DEL CAPITOLO, CON AUTORI DI CIASCUNA SCHEDA
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4.5 - TETTO DI PIODE
4.5 - IL TETTO “DI PIODE”
Nota 4.5-1 - La classificazione qui ripresa è
riferita alle aree tipologiche omogenee in
epoca storica, come proposte in Conti G. M.,
Oneto G., Paesaggio di pietra, alberi e colore - L’architettura tradizionale nel VerabnoCusio-Ossola, Alberti Libraio Editore, Intra
Fig. 4.5-1 - Ottima capacità portante dei tetti
tradizionali della valle Ossola. Le caratteristiche costruttive della struttura portante e del
manto sono idonee ad assecondare stagionalmente le deformazioni indotte, ad esempio,
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Fig. 4.5-2 - Capriate semplici ed elementi della struttura del tetto - controventi - spesso visi-
Il tetto costituisce un elemento quasi simbolico dell’architettura Ossolana e
Ticinese, fortemente connotante il paesaggio. La sua immagine è strettamente
legata alla disponibilità storica di materiali locali, che ha determinato alcune
varietà, sinteticamente, ma non esaustivamente, riconducibili ai tre tipi che seguono, e alle rispettive aree di pertinenza1:
- l’area dei tetti con copertura di beola, corrispondenti alla varietà di litotipi
localmente denominata serizzo scistoso (gneiss), corrispondente alla Valle Ossola e alle sue valli principali;
- l’area dei tetti con copertura in lastre di pietra di piccolo spessore o in
scandole di legno, corrispondenti alle parti alte delle Valli Anzasca, Divedro,
Formazza e Strona, generalmente conosciuta come zona Walser;
- l’area dei tetti con copertura in lastre di pietra di piccolo spessore, in tegole
o, più raramente, di paglia, corrispondente alla zona dei Laghi (Lago Maggiore
e lago d’Orta).
bili dall’esterno grazie al timpano aperto.
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Questa sezione tratta in particolare i tetti con copertura in lastre di
pietra di elevato spessore tradizionali delle valli Ossola e laterali, realizzati con spesse lastre di gneiss scistoso, meglio note come beole (ad
indicare il litotipo) o piode (ad indicare la singola lastra).
L’immagine immediatamente riconoscibile di questi tetti si caratterizza per i) struttura portante realizzata da capriate (anche intervallate
con falsi puntoni), generalmente senza unica trave di colmo, ii) elevata
pendenza delle falde, generalmente pari a circa 41°, e iii) manto in lastre
di pietra di elevato spessore, posate con minima pendenza (7 - 8 %) e
appoggiate sulla struttura lignea senza elementi di vincolo mutuo.
Tali strutture sono in grado di sopportare carichi notevoli (Fig.
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4 - CARATTERI COSTRUTTIVI E TECNICHE PER INTERVENTI DI CONSERVAZIONE E RECUPERO
4.5.1 - La struttura portante
Fig. 4.5-3 - Chiodi (biette) o perni di maggiociondolo, utilizzati come vincolo per le
giunzioni legno-legno tra gli elementi della
capriata ancora visibili in corrispondenza della coda di una catena, probabilmente reimpiegata (è visibile l’incisione longitudinale per il
probabile alloggiamento delle tavole di legno
Figg. 4.5-4 e 4.5-5 - Vi è una relativa variabilità dimensionale degli elementi della struttura
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La struttura portante dei tetti di beola è generalmente costituita da
una capriata semplice, realizzata con elementi non lavorati (tondi) o
squadrati all’ascia; i puntoni P sono incastrati a mezzo legno (Fig. 4.54) e fissati con chiodo di maggiociondolo c al colmo e poggiano sulla
catena Ca con incastro a dente semplice (Fig. 4.5-5). Possono aiutare il
vincolo uno o più chiodi c (o perni) di legno di maggiociondolo (Fig.
4.5-3).
Le capriate, poste ad interasse poco superiore al metro, poggiano su
dormienti generalmente con unione a sella (Fig. 4.5-5), talvolta ad incastro.
Le capriate terminali sono generalmente adiacenti al tamponamento
in muratura dei timpani, anche nel caso di presenza di grandi aperture.
Una certa variabilità si riscontra invece nel caso di timpano aperto
(generalmente a sud), anche in relazione agli elementi presenti in facciata (ad esempio balconi) e all’uso dello spazio di sottotetto (Fig. 4.5X). Non di rado (specie in presenza di grandi aperture sulla facciata di
frontone), la capriata è sostituita da falsi puntoni incastrati su mensole
di gronda, opportunamente sagomate e incastrate sui dormienti (Fig. 4.56 c), allo scopo di eliminare l’eventuale interferenza della catena nello
svolgimento delle consuete attività, ad esempio, di approvvigionamento
di fieno degli spazi di sottotetto.
Il timpano aperto poteva anche essere parzialmente tamponato con
elementi di legno, non squadrati, di sezione circa pari a cm 12 (tondoni,
tempiare), incastrati alternativamente ai correnti di supporto al manto di
4.5-7 c)
copertura: ne risultano quindi definiti i rapporti dimensionali
portante del tetto (conseguente ad esempio
alle dimensioni della manica dell’edificio)
mentre risultano pressochè costanti i rapporti
parametrici nella definizione delle caratteristiche costruttive dei nodi. In particolare:
- la dimensione della coda circa pari ad hp;
- l’appoggio della catena sul dormiente in asse
con il nodo predetto;
- la sezione s residua non inferiore ad 1/2 di
hc
4.5-7
caratterizzanti l’immagine dell’edificio (Fig. 4.5-X).
4.5-7
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4.5 - TETTO DI PIODE
b)
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a)
Come detto le varianti possibili nella posizione dell’ultimo elemento di capriata verso l’esterno risultano elemento connotante l’immagine
dell’edificio. Particolare cura al loro rilievo deve essere posta nel caso
di recupero degli spazi di sottotetto in edifici originariamente a timpano
aperto, per la coerente definizione di nuovo telementi di chiusura.
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c)
d)
4.5-7
Fig. 4.5-7 - Varianti ricorrenti nella posizione
relativa della capriata più esterna rispetto al
timpano; generalmente adiacente alla muratura di tamponamento a), nel caso di timpano
chiuso; nel caso di timpano aperto esterna, con
aggetto minimo, b), talvolta, sostituita da falsi
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4 - CARATTERI COSTRUTTIVI E TECNICHE PER INTERVENTI DI CONSERVAZIONE E RECUPERO
Figg 4.5-7 - Grandi modiglioni sagomati
per il sostegno delle mensole del cornicione
e minimo aggetto delle lastre di gronda Pg.
L’allineamento dei giunti di gronda Gg con
quelli del cornicione Gc rappresenta una
anomalia gustificabile in relazione alla ridotta
dimensione della falda.
4.5.3 Il nodo di raccordo tetto
muratura
Si osservano numerose varianti locali
nella realizzazione del nodo di attacco
gronda muratura; diverse soluzioni
sono possibili in relazione alla
dimensione della falda, agli elementi
di contorno (capacità drenante del
terreno, presenza di pavimentazioni
o selciati, vicinanza con altri edifici,
per esempio) e, non secondariamente,
all’importanza dell’edificio, che può
risultarne connotato da elementi di
pregevole fattura (Fig. 4.5-7 ).
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4.5-7
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In edifici di minore importanza
(piccoli edifici di abitazione,
alpeggi, stalle-fienili, magazzini, per
esempio) spesso le porzioni terminali
della struttura lignea del tetto sono
visibili all’esterno. L’analisi del nodo
di raccordo tetto muratura risulta
quindi importante per la lettura
generale dell’edificio indicando in
modo univoco le caratteristiche della
struttura del tetto (Figg. 4.5-11, -13).
4.5-8
4.5-9
4.5-10
Figg. 4.5-8 - 4.5-9 - Tipici elementi di
sostegno del canale di gronda; grande mensola
di pietra sagomata (fig. X) (originario canale
di gronda generalmente di legno) e zigogna
di ferro ribattuto (fig. X) (originario canale
di gronda generalmente di metallo) incastrata
in corrispondenza dell’ultimo corso di pietre
della muratura perimetrale. In edifici di
piccole dimensioni il canale di gronda poteva
non essere presente.
Fig. 4.5-10 - Il tipo di gronda più semplice
è realizzato posando le piode di grande
dimensione l = 80 : 100 cm (pioda ‘d grunda
Pg) direttamente sulla muratura perimetrale
o con il supporto di un correntino ligneo c.
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4.5 - TETTO DI PIODE
4.5-11
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4.5-15
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4.5-13
Figg. 4.5-11, -14 - Esempi ricorrenti di
soluzioni del nodo di gronda in edifici semplici:
con lastra di gronda direttamente appoggiata
sulla muratura perimentrale (11 e 14), con
minimo aggetto e assenza di canale digronda,
talvolta inserito in interventi successivi (14);
con lastra di granda appoggiata su correntino
in legno, a compansazione della pendenza
(12) e (13) nel caso di tamponamento in
muratura originariamente fermato al di sotto
del dormiente.
4.5-14
4.5-15