Una cittadella di artigiani prende il posto delle Gay

IV
VENERDÌ 4 APRILE 2014
SPECIALE SAN FEREOLO
il Cittadino
LAVORO n DITTE E NEGOZI DOVE SORGEVANO LE VECCHIE OFFICINE
Una cittadella di artigiani
prende il posto delle Gay
Un tempo nel quartiere
lavoravano anche
le Officine Adda
e il Linificio, aziende
storiche del capoluogo
n Una“cittadella”artigianaledentro il quartiere. Ecco cos’è rimasto
dellevecchiefabbrichediSanFereolo.Gliampicapannoniutilizzatidalle
ex officine Folli-Gay, che producevanoiquadrielettricieimotoriperle
navi,appartengonoormaiallepagine
ingiallitedellastoria.Oralestrutture
danno spazio ad autofficine, circoli
culturali e negozi. «Prima qui lavoravano una decina di operatori, che
adessosonostatistrematidallacrisi.
Èunperiodononfacile,sicercaditirareavanti»,spiegaFaustoD’Angelo, con la tuta da lavoro davanti all’autofficina del fratello.
Nel cortile, che una volta ospitava i
macchinari delle Folli-Gay, è stata
installata un’antenna di diversi metripericellulari.Unimpiantogigantesco che consente di collegare alla
rete parte della zona, ma che è nascosto dietro le mura della fabbrica.
Poco prima di via del Chiosino c’è
anche un garage di riparazione per i
veicoli,gestitodatrent’annidaLuigi
Lupi:«Untemporealizzavanoglialberi per le imbarcazioni, noi siamo
subentrati come officina quando la
ditta era già chiusa e da allora poco è
cambiato».
Su via San Fereolo c’è poi la Clinica
dell’arte, un locale con mini sala da
ballo su cui l’ente locale ha puntato
molto per le sue iniziative dedicate
allepariopportunità.Difiancosorge
l’otticadiGiuseppeBoneschi:«Sono
un po’ nascosto, ma dopo 30 anni
che abito qui la gente mi conosce dice -. È un lavoro senza stress, al di
fuori di qualsiasi bagarre, lontano
dai venditori di promozioni. Voglio
stare tranquillo e godermi la passione della mia vita».
Nei capannoni che una volta appartenevano alle “Gay” si scoprono
spesso storie più che trentennali di
artigiani e artisti. Un tessuto fatto di
impegno, costanza nelle difficoltà e
creativitàchenelquartiererestanascosto nei cortili. Giovanni Ferrari
compròilsuocapannoneinliquidazione proprio dalle Gay, si occupa di
restauroeilsuostudioèatuttiglieffetti un’officina sommersa di legno,
mobili e macchine da lavoro, con le
pareti decorate da vecchie cornici:
«Quiabbiamosemprebisognodiun
saccodimateriale-spiega -,iosono
unebanistaehoimparatoilmestiere
tanti anni fa da un esperto. Adesso
non c’è molto lavoro purtroppo, chi
portaqualcosadarecuperareconsegna soprattutto qualche mobile».
Nel passato la presenza di operai e
SUPERSTITI
A sinistra
i meccanici
D’Angelo
e Lupi,
qui sotto
l’ebanista
Ferrari
sitiproduttiviaSanFereoloeramassiccia. In via Fascetti c’era il Linificio,il“fabricon”,un’immensastruttura che è stata in parte riconvertita
a centro direzionale. Lavorano all’internoidipendentidelComune,il
sindacatoCisl,l’Agenziadelleentrate e l’Ufficio scolastico. C’era anche
l’officina dei fratelli Bignamini, in
viale Pavia, prima del circolo Archinti. Facevano le macchine d’acciaio per i mulini. Su viale Pavia c’è
poi l’estesa area delle ex Officine
Adda, uno spazio tutto transennato
che resta una “ferita aperta” nel tessutourbano.Èabbandonatodatempo e in molti aspettano un progetto
di riqualificazione, che potrebbe ridarevitaatuttoilcompartoaridosso
della stazione.
LABORATORI DI CREATIVITÀ
LA CERAMICA DI PISATI E LA BERGOGNONE,
CUORE ARTISTICO DEI “PARIOLI” DI LODI
n La Ceramica Vecchia Lodi di Angelo Pisati tiene duro e non “molla”. «È
da 18 anni che siamo in via San Fereolo - racconta il ceramista -. Siamo gli
unici con il marchio doc in Lombardia. Il nostro scopo è mostrare agli acquirenti come nascono i pezzi. Abbiamo fatto un progetto e portato qua 10mila
ragazzi delle scuole, a lavorare la ceramica. Non l’abbiamo più continuato
perché non ci aiutano a sostenere i costi. Non risponde nessuno, né la Regione, né la Provincia, eppure siamo l’unico laboratorio di Lodi, orgoglio della
Lombardia. Forse dovremmo metterci in una zona più in vista, ma qui noi abbiamo soprannominato San Fereolo “i Parioli” di Lodi. Abbiamo tutto: lo stadio, le banche, il centro commerciale e la ceramica doc. Bisognerebbe nominare un referente per quartiere per segnalare quello che non va al Comune
e curare che intervenga». Altro polo artistico è la scuola Bergognone di Angelo Frosio, tra viale Europa, via Marescalca e viale Pavia. «Siamo a San Fereolo dal 1982 - racconta Frosio -; la vecchia sede di via Marescalca, una bella
palazzina Liberty, da 10 anni è stata ristrutturata a museo e da 14 siamo nella
nuova scuola di viale Pavia. È il gioiello di Lodi. La scuola offre corsi liberi,
serali, musicali, di restauro, gestisce il centro socioeducativo fatto dalle
mamme 10 anni fa: ospita 100 allievi e una decina di operatori volontari e 7
dipendenti. È il primo museo dei “folli geniali” al mondo e si trova qui a San
Fereolo. Ospita anche opere di Sironi, Afro e Manzoni e i capolavori dei “folli
geniali”. A proposito di arte, nel quartiere c’è anche il cinema Fanfulla.
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