Dossier - Farmamese

Editoriale Giornalidea s.r.l. - Piazza della Repubblica, 19 - 20124 Milano
Anno 23 n. 4 Aprile 2014
INTERVISTA
Qui ci vuole “coopetizione”
MERCATO
I senza ricetta senza boom
FOCUS
Cosmofarma: gli appuntamenti
da non perdere
GESTIONE
Le armi del retail
Erika Mallarini
Dossier
Negozio fiduciario,
trust e farmacia
eglab.it
Anche
i farmaci
generici
hanno
un nome.
EG
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Anche i farmaci generici equivalenti hanno un nome:
EG®, da sempre, garanzia di sicurezza e qualità.
Stesso principio attivo, stessa efficacia dei farmaci
di marca e più attenzione al prezzo.
Quando scelgo un generico, chiedo EG ®
L’editoriale
Forse qualcosa si muove
N
on sembrano proprio mancare, in questi ultimi mesi, le occasioni di incontro e dibattito per i farmacisti. Da Roma (Federfarma), a Campobasso e Trieste (Federfarma Molise e Friuli Venezia Giulia), a Catania (Fenagifar), a Bologna (Cosmoprof), a Roma
(Farmacistapiù), a Vicenza (Farmait) -e magari altri ancora, ai quali non abbiamo partecipato- sono la testimonianza di un rifiorire di iniziative che fanno pensare. È il segno
della crisi che porta al bisogno di confrontarsi? O non piuttosto il segno che qualcosa finalmente si muove, a riprova di una ripresa? Lo vedremo tra qualche giorno a Cosmofarma, che rimane, pur a distanza di 18 anni, l’appuntamento più rilevante dell’anno.
Ma anche qui registriamo fin da ora un segnale di particolare vivacità, visto che quella
che è sempre stata essenzialmente una mostra farmaceutica (e continua a esserlo con i
suoi oltre 350 stand), quest’anno risulta particolarmente ricca negli appuntamenti congressuali. Sono oltre 40, infatti, i convegni e i meeting in programma, a ulteriore dimostrazione che cresce la voglia di incontrarsi, discutere, aggiornarsi. Non si potrà poi
mancare, sabato 10 maggio, al convegno istituzionale di Federfarma, per conoscere i
contenuti del tanto atteso “Portale per la Sanità digitale”, con la Piattaforma informatica
predisposta da Promofarma. Chissà che non siamo finalmente arrivati al giro di boa e si
possa, dopo questo tristo periodo, “tornar a riveder le stelle”.
Fondere insieme i concetti di competizione e di collaborazione. È una proposta suggestiva
quella che ci fa Erika Mallarini della Sda Bocconi, con quel suo invito alla “coopetizione” (vedasi l’intervista da pag. 8). In pratica mettere in sintonia tutti gli attori del
mondo sanitario -industria, distribuzione, professionisti-, in modo da integrare le loro specificità, così da offrire risposte adeguate alle nuove domande di salute e di cambiamento.
E ritorniamo allora al concetto di rete (vedasi l’editoriale di Farma Mese di marzo), di cui
si è dibattuto nell’interessante convegno di Fenagifar a Catania. L’invito -da non sottovalutare- spinge verso quel “ fare sistema” che porta tutta la filiera a una reale e concreta partnership. Non si può più pensare, infatti, di salvarsi da soli, ma bisogna imparare
ad agire insieme e in sincronia. D’altra parte i nuovi compiti dietro l’angolo della Sanità
(Pharmaceutical care, farmacia dei servizi, telemedicina, innovazione tecnologica, ecc.),
sono di tale spessore da non poter essere affrontati da soli, ma da richiedere uno sforzo
globale. Sicuramente questa sarà la sfida dei prossimi anni.
Anche questo numero ospita a centro rivista un particolare “Dossier”. Dopo aver proposto
in tre puntate il tema dell’automazione in farmacia, questo mese affrontiamo un tema di
taglio legale, grazie all’aiuto dell’avvocato Claudio Duchi. Il problema non è di poco conto
per quelle famiglie che si sono trovate, insieme al dolore per un lutto improvviso, anche a
dover affrontare le problematiche relative al pericolo di perdere l’azienda farmacia, per i
ridotti e perentori termini di decadenza della gestione provvisoria da parte degli eredi del
titolare defunto. Il tema dell’applicabilità del Trust alla farmacia è assai stimolante, vuoi
perché ancora assai dibattuto, causa anche molte reticenze e ambiguità. È un istituto giuridico, invece, che merita di essere approfondito, perché potrebbe risolvere difficili situazioni
e impedire che la farmacia venga sottratta all’ambito familiare.
Lorenzo Verlato
n. 4 - 2014
3
Sommario
3
6
EDITORIALE
Forse qualcosa si muove
Anno 23 n. 4 Aprile 2014
21 DOSSIER
Negozio fiduciario e trust
LETTERE
8 INTERVISTA A ERIKA MALLARINI
36 INIZIATIVE
“Conosci il signor colon?”
Qui ci vuole “coopetizione”
40 MERCATO
14 FOCUS
Senza ricetta, senza boom
Cosmofarma: gli appuntamenti
da non perdere
18 GESTIONE
Non lo voglio più, grazie
44 RUBRICHE
Sanità e Legge,
Accademia e Storia,
Aziende e prodotti
33 NOTIZIE
Le armi del retail
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20124 Milano
Lettere
A cura della
Redazione
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Fisioterapista sì, massaggiatore no
Se la strada della farmacia dei servizi è davvero segnata,
dobbiamo essere pronti a percorrerla. Così, sto cominciando a ragionare su quali novità potrei offrire ai miei
clienti-pazienti. In particolare, mi pare che il farmacista
abbia oggi la possibilità di mettere a disposizione dei cittadini un fisioterapista: è un’opportunità che sto considerando, in quanto potrei coinvolgere mio figlio, che non è
fisioterapista, ma da parecchi anni fa il massaggiatore, con
ottimi risultati, del resto. Ho, però, un dubbio: se la sua qualifica di massaggiatore sia sufficiente per proporre prestazioni di fisioterapia.
Lettera firmata - Roma
Risponde il nostro esperto Alfonso Marra
Al quesito così formulato dobbiamo -purtroppo, per il nostro lettore- dare una risposta negativa. Il massaggiatore non può esercitare la professione sanitaria di fisioterapista. Il principio è stato proprio affermato dalla Cassazione, Sezione Lavoro, con la
sentenza n. 486 del 28 febbraio di quest’anno. In motivazione,
infatti, la Corte ha sancito che il massofisioterapista che abbia iniziato l’attività prima dell’entrata in vigore del Decreto ministeriale 27 luglio 2000 e non abbia effettuato un corso triennale a
seguito del quale abbia conseguito un diploma non può esercitare la professione di fisioterapista. La sentenza proseguiva rilevando
che, nel caso dei massofisioterapisti, la legge (la n. 431 del 1971)
non dettava norme sul relativo percorso formativo, sicché esso è
stato disciplinato in modo difforme sul territorio nazionale. Conseguentemente, i relativi titoli rilasciati alla fine dei corsi non possono fruire di alcun riconoscimento automatico e avere piena equiparazione al titolo (ora conseguibile con laurea breve) di fisioterapista.
La rivista on line
dei farmacisti preparatori
Ha preso il via il nuovo web magazine della Rete farmacisti preparatori, raggiungibile sul web all’indirizzo www.retefarmacistipreparatori.it. Si tratta di un portale che si propone di dispensare consigli utili e curiosità su tematiche di salute, bellezza e benessere, cura della persona. Secondo i promotori, un gruppo di farmacisti italiani esperti in preparazioni, il progetto vuole rappresentare “una vera e propria rivista on line, nata dall’esperienza farmaceutica e rivolta a
chiunque cerchi in rete informazioni e spunti per prendersi cura di sé”.
Regolarmente aggiornato, il
portale offrirà ai visitatori nozioni e informazioni su temi
come l’alimentazione equiliSi terrà a Bologna, a partire dal prossimo mese di giugno e fino al gennaio 2015, la seconda
brata, la cura della pelle, la preedizione di M.B.O Pharma, la Scuola di alta formazione per farmacista gestionale di Shacvenzione dei malesseri stagiokleton Consulting. Il percorso formativo, patrocinato da Federfarma Bologna, dall’Ordine dei
nali, la corretta interpretaziofarmacisti bolognesi e da Fenagifar, si articola in cinque moduli: scenario distributivo, genene delle etichette dei cosmeral management, area Hr management, area amministrazione finanza e controllo, area comtici.
merciale. La scuola consente ai farmacisti di effettuare un lavoro applicativo presso la propria
Una sezione speciale del sito è
organizzazione attraverso il supporto formativo di docenti esperti.
dedicata alla “filosofia formuSulla figura del farmacista gestionale -dicono i promotori di M.B.O. Pharma- «si tratta di un
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profilo professionale con le giuste competenze per comprendere e aderire alla visione, alla
principi attivi e degli ingremissione e ai valori della farmacia e guidare al raggiungimento degli obiettivi attraverso una
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mentare selezionati dalla Rete
farmacisti preparatori”.
A Bologna la II edizione
di M.B.O. Pharma
6
n. 4 - 2014
Cosmofarma
Exhibition
TORNA A BOLOGNA
DAL 9 all’11 Maggio 2014
L’evento leader in Italia, e tra i più importanti in
Europa, per il mondo della farmacia, presenta la
nuova edizione e un nuovo tema: UNA FARMACIA
PER TUTTE LE ETA’, UNA FARMACIA PER TUTTI.
La prossima edizione di Cosmofarma Exhibition si conferma centro propulsore nevralgico per l’intero settore
farmaceutico, e per tutti gli operatori coinvolti. I progetti messi in atto delineano i contorni di una manifestazione
che, in anteprima, concentra le tendenze di mercato e di consumo, che supporta le imprese con iniziative concrete
e che si riconferma appuntamento imperdibile per tutti i farmacisti italiani.
LE NOVITÀ E I PROGETTI REALIZZATI
PER COSMOFARMA EXHIBITION 2014:
OSSERVATORIO COSMOFARMA: in collaborazione con il sociologo Francesco Morace (Future Concept Lab), l’Osservatorio Cosmofarma presenterà una nuova ricerca che permetterà ai visitatori di conoscere i nuovi orizzonti del
cambiamento nel mercato, e le prossime tendenze rilevanti per il mondo delle farmacie, con uno sguardo rivolto
alla situazione internazionale. Durante la scorsa edizione l’Osservatorio Cosmofarma aveva delineato i tratti distintivi del mercato attuale, quest’anno saranno descritti i nuovi profili del consumatore per il settore farmaceutico.
Un momento quindi di grande interesse per tutti i farmacisti, che potranno pensare a formule sempre più mirate e
vincenti di approccio, comunicazione e offerta.
CONVEGNI FEDERFARMA: il calendario eventi della manifestazione è come sempre ricco di workshop e incontri
ECM. Oltre ai momenti promossi da Cosmofarma e dalle aziende espositrici, come ogni anno il sabato mattina (10
maggio) sarà dedicato al Convegno Federfama, incentrato sulla Farmacia dei Servizi. Sarà presentata una nuova
offerta di servizi in farmacia, sulla base di una proposta innovativa elaborata da Andrea Garlatti, docente di scienze
economiche e statistiche all’Università di Udine. Non solo, Federfarma sarà promotrice anche di un interessante
incontro previsto per domenica 11 maggio, dedicato a Farmacia Sicura, il programma congiunto CredifarmaPromofarma-Farmafidi per dare assistenza alle farmacie in situazione di criticità.
Cosmorfarma Exhibition vi aspetta a Bologna dal 9 all’11 maggio 2014.
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INTERVISTA
I suggerimenti di Erika Mallarini,
Qui ci vuole
Coopetizione
A
l congresso dei giovani farmacisti
tenutosi a Catania, Erika Mallarini, docente alla Sda Bocconi -la famosa School of management italiana- ha parlato di coopetizione, come
strumento per affrontare la crisi e innovare la farmacia. Fondere, cioè, i
concetti di competizione e di collaborazione, di modo che gli attori del
mondo sanitario -industria, distribuzione, professionisti- integrino le
loro specificità per garantire, aggiornando gli specifici ruoli, risposte
adeguate alle nuove domande di salute e, più in generale, di cambiamento. Come dire che, a fronte di
una crisi senza fine, a una rivoluzione sia tecnologica, sia produttiva,
non si può pensare dI salvarsi da soli,
ma bisogna agire insieme e in sincronia. Un argomento assai stimolante, che merita di essere approfondito. Proprio per questo abbiamo
intervistato Erika Mallarini.
! Che cosa dice l’Osservatorio
Sda Bocconi sulla tenuta delle
farmacie? È vera e fino a che
punto la loro crisi?
La situazione economica dell’impresa farmacia dipende da tanti fattori: macroeconomici, come la crisi globale; istituzionali, come l’evolversi
dell’assetto del sistema sanitario;
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n. 4 - 2014
tecnologici, come la scadenza dei
brevetti e lo sviluppo dei farmaci biotecnologici; di mercato, come la diffusione di nuovi competitor provenienti da settori diversi.
La Sda Bocconi in questi anni ha osservato il canale farmacia sotto diverse prospettive e con più di un Osservatorio dedicato a monitorare
questi diversi fattori: quello su “Le
nuove frontiere della professione
del farmacista”, che indaga l’evoluzione professionale del farmacista;
l’”Osservatorio Farmaci Osfar”, che
analizza gli effetti delle politiche
pubbliche sull’assistenza farmaceutica e sulla spesa; il Centro Studi sulle Biotecnologie sanitarie (CeSBio),
che mira ad approfondire l’evoluzione del prodotto farmaco; l’“Osservatorio Retail”, che studia trend
e innovazioni nei diversi settori della distribuzione e che, rispetto alla farmacia, indaga l’impatto dei nuovi
competitor; l’“Osservatorio sulle
Aziende Sanitarie Oasi”, che monitora l’evoluzione del Ssn e, infine, il
neonato “Osservatorio sui consumi
privati in Sanità”, che esamina come
si modificano i confini del settore in
base all’ampliarsi del concetto di salute e ai cambiamenti nei comportamenti dei pazienti, nonché il potenziale ruolo di Fondi e Assicurazioni
sul mercato della sanità e del farmaco.
L’integrazione di questi studi ci fornisce un dato preoccupante, se prendiamo a riferimento le evidenze economiche: negli ultimi 6 anni l’utile
netto medio delle farmacie è sceso
del 67,5%, fino ad arrivare a un valore pari al solo 1,3% del fatturato,
con evidenti impatti sul valore del patrimonio della farmacia, nonché sull’accesso al credito. Si stimano quasi 3.000 farmacie in gravi difficoltà finanziarie e 600 a rischio di fallimento. Se a ciò si aggiunge l’impatto
della crisi sui consumi privati in ambito sanitario -nel 2013 il 7,7% dei
cittadini ha rinunciato a visite e accertamenti per motivi economici,
pur avendone bisogno- e la crescente tendenza alla riduzione dei
budget pubblici -si stima che la spesa sanitaria riprenda a crescere con
ritardo di 5 anni soltanto quando
l’economia uscirà dalla crisi-, lo scenario che attende le farmacie non è
dei più rosei.
! Cambiano anche gli scenari di
riferimento: globalizzazione dei
produttori, concentrazione della distribuzione intermedia, tagli
alla spesa pubblica, riduzione dei
margini. Come può il farmacista
docente alla milanese Sda Bocconi
PER SUPERARE LA CRISI
E INNOVARE LA FARMACIA
È NECESSARIO UN MIX
TRA COLLABORAZIONE
E COMPETIZIONE.
QUESTA LA RICETTA
DELLA ECONOMISTA,
CHE QUI CI SPIEGA
DA COSA NASCONO
LE SUE CONSIDERAZIONI
E COME DOVREBBE
COMPORTARSI
IL FARMACISTA
Fare sistema non è
solo un’urgenza
economica, ma
anche un bisogno
professionale
affrontare tutte queste sfide?
Innanzitutto mantenendo, e in qualche caso riportando, il paziente al
centro. Il patrimonio dell’impresa
farmacia è proprio la fiducia dei malati. I pazienti cronici, in particolare,
sono i soggetti che attribuiscono
maggior valore al ruolo del farmacista: soltanto il 18% di loro acquisterebbe il farmaco su prescrizione fuori canale, a differenza dei sani, per i
quali la percentuale sale al 79%; per
quasi tutte le categorie di prodotti diversi dal farmaco i pazienti cronici
considerano la farmacia il canale di riferimento o uno dei primi due, mentre i sani la considerano sempre all’ultimo o al penultimo posto nelle
loro preferenze; i pazienti cronici ri-
di Lorenzo Verlato
tengono sia corretto corrispondere un
premium price agli acquisti in farmacia per il valore aggiunto del consiglio, fattore considerato, invece,
igienico dai sani; i pazienti cronici, infine, manifestano la propria disponibilità a usufruire di servizi sociosanitari o di diagnostica forniti dalla farmacia anche a pagamento, mentre i
sani risultano decisamente meno interessati. Pertanto, se la farmacia saprà mantenere la fiducia dei pazienti avrà fatto il primo passo per affrontare le sfide del futuro, riducendo di fatto il rischio di essere sostituita
da altri canali, rafforzando la propria
redditività grazie al cross selling, e sviluppando nuove opzioni di crescita,
per esempio nell’area dei servizi (si
veda il grafico a pagina 10).
" Ritiene che il farmacista sappia corrispondere alla fiducia che
il paziente gli riserva? Per esem-
pio, sa orientare il paziente con
il suo consiglio nel processo di
scelta?
L’82,4% dei pazienti ritiene che ci si
possa fidare dei consigli sui prodotti
e il 61,2% afferma che il consiglio
del farmacista è un elemento importante nelle scelte di acquisto. Ma
saper consigliare il paziente nel processo di scelta non è più sufficiente
a mantenerne la fiducia e tantomeno ad affrontare lo scenario che
ci si prospetta.
Per mantenere e rafforzare la fiducia
del paziente occorre tener conto dei
suoi bisogni a 360°, attuali ed emergenti. L’87% dei pazienti oggi non
si sente preso in carico dal sistema e
dichiara non avere figure sanitarie di
riferimento; meno del 50% dei malati risulta aderente alla terapia; per
gran parte delle patologie croniche
il non diagnosticato è stimato sopra
il 40%; il paziente è spesso costretto
n. 4 - 2014
!
9
Qui ci vuole
COOPETIZIONE
a ricorrere a ricoveri inappropriati
per l’assenza di una rete sul territorio; l’Italia è l’ultimo Paese in Europa nei programmi di prevenzione
di primo e secondo livello e nelle
politiche per la salute collettiva.
Aggiungiamo che il 20% dei farmaci oggi sul mercato è frutto della
ricerca biotecnologica: questa categoria rappresenta il 40% dei farmaci registrati negli ultimi 3 anni e
il 60% di quelli in via di sviluppo. Rispetto a questi medicinali -dei quali
i principali non sono destinati a pazienti ospedalizzati, bensì a persone
che si recano sistematicamente in
farmacia per acquistare gli altri prodotti integrativi della terapia- le conoscenze del farmacista sono molto
LA FIDUCIA DEL
Tasso di Riacquisto
Cross Selling
Vendite clienti
attualli
“PAZIENTE”
Immagine
Reputazione
Premium price
e/o + volumi
Vendite a nuovi
clienti
Nuove opzioni di
crescita (es. Servizi)
Inerzia cognitiva
Costi
di marketing
Fatturato
Flussi di reddito
potenziali
Redditività business
attuale
Esperienza
Minore propensione
a sperimentare
canali
alternativi
Riduzione rischio
dʼimpresa
VALORE ECONOMICO
DELLʼIMPRESA FARMACIA
di essere carente. Il paziente per confermare la propria fiducia ha bisogno
di una farmacia che faccia ancora di
più per i malati.
! E operativamente questo
limitate. Che cosa fare allora?
Prevenzione; supporto a domicilio
nella long term care e per i grandi anziani soli, prevenzione di primo e secondo livello; accompagnamento
per l’aderenza alla terapia; attivazione
di processi per la diagnosi precoce;
referral verso i medici competenti; in-
10
n. 4 - 2014
formazione sulle interazioni dei farmaci innovativi con quelli acquistati
in farmacia; counselling sui nuovi device e sulle nuove applicazioni per la
salute e molto altro ancora. Queste
sono le nuove esigenze del paziente rispetto alla farmacia e al farmacista, e su queste la farmacia rischia
come si realizza?
In un solo modo: facendo sistema.
Fare sistema è oggi una necessità
professionale prima ancora che economica. Tutte le professioni sanitarie, mediche e non mediche, si stanno indirizzando verso la specializzazione, la multidisciplinarità e, conseguentemente, verso l’integrazione. Rispondere ai bisogni del paziente vuol dire innanzitutto sviluppare la Pharmaceutical care, e quest’ultima richiede una specializzazione dei farmacisti per area terapeutica e anche il coordinamento
professionale con medici di base,
specialisti e operatori sanitari. Rendere, poi, la Pharmaceutical care non
soltanto sostenibile, ma un investimento redditizio richiede di fare sistema con tutti gli altri attori economici e, in modo particolare, con
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Cambiare si può
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INTERVISTA
la distribuzione intermedia e l’industria farmaceutica.
! Lei non solo per la Pharmaceutical care, ma in più occasioni
suggerisce di attivare partnership tra produttori e farmacia.
Ma quali e come per evitare
spiacevoli sorprese?
Tra farmacia e industria ci sono naturalmente obiettivi divergenti e
obiettivi convergenti. Per questo io
parlo più che di partnership di coopetition, ovvero di coopetizione: termine che nasce da una crasi tra i
concetti di competizione e collaborazione che non si escludono, ma si
integrano.
Oggi la crisi ha acuito la componente di competizione tra gli attori
della filiera: competizione per la
spartizione dei margini in primo
luogo. Ma è tempo di far crescere il
mercato prima di pensare a come
spartirsi gli eventuali guadagni. La
crisi di fiducia che in questi anni
sempre più si avverte verso il farmaco, l’assenza di aderenza alle terapie, l’inappropriatezza o il ritardo
nelle diagnosi, che implica un ritardo nell’assunzione delle terapie,
impatta sulle aziende farmaceutiche, ma anche sulla farmacia: non
dimentichiamo che la fiducia nel farmaco determina la fiducia nella farmacia più della soddisfazione per il
servizio offerto. E soltanto insieme
farmacia e industria farmaceutica
possono rafforzare la fiducia nel farmaco, creare e concretizzare procedure per l’aderenza, individuare le
modalità migliori per attivare processi di diagnosi precoce e coordinare le conoscenze di prescrittore e
farmacista sul prodotto.
Certo, è molto difficile sviluppare le
strategie tra l’industria e la farmacia
singola, per questo è altrettanto importante che al processo partecipino attivamente i soggetti che possono fare da collante nelle diverse
situazioni: distribuzione intermedia,
le diverse forme di aggregazione di
farmacie, gli stessi sindacati. Anche
perché se le farmacie che investono
sulla Pharmaceutical care risulteranno poche e frammentate sul territorio sarà difficile ottenere risultati
concreti: da un lato le aziende farmaceutiche non avranno la possibilità di attivare investimenti significativi, in quanto pochi attori sono in
grado di portare soltanto risultati
marginali, che non giustificano l’attribuzione di budget specifici alle
iniziative; dall’altro poche farmacie
che non si limitano al servizio tradizionale di dispensazione e consiglio
non consentono ai cittadini di riconoscere al canale un ruolo diverso.
Già oggi la farmacia dei servizi -sebbene sia stata istituita dal 2009- è
poco conosciuta dai cittadini e scarsamente usata, per il basso numero
di farmacie che hanno adottato il
modello.
È tempo di far
crescere il mercato
prima di pensare
a spartirsi
i guadagni
! Quindi, in sintesi, quali sono le
leve che l’impresa farmacia dovrebbe utilizzare sia per differenziarsi, sia per generare redditività?
Come dicevo prima, innanzitutto investire sui pazienti. Un modello di
offerta che corrisponda alle loro esigenze non è imitabile dai competitor che stanno entrando nel canale.
Investire sulla professione e sulla
Pharmaceutical care e, quindi, sui
servizi e, prima ancora, sui farmacisti collaboratori, che rappresentano
il primo asset dell’azienda. Occorre
valorizzare i professionisti che lavorano nella farmacia, motivarli e formarli e promuovere fortemente la
meritocrazia.
E in ultimo, ma non ultimo: fare sistema. E questo, a mio avviso, sarebbe il vero investimento per innovare l’azienda: superare l’individualismo e i localismi e lavorare concretamente in rete.
!
n. 4 - 2014
13
FOCUS
Un ricco programma di convegni
AL GRANDE EVENTO SI VA
PER CONOSCERE
LE NOVITÀ E DIALOGARE
CON LE AZIENDE.
È LA MOSTRA LEADER,
CON LA PRESENZA
DI CIRCA 350 ESPOSITORI.
QUEST’ANNO
IL CALENDARIO
CONGRESSUALE OFFRE
SOLO L’IMBARAZZO
DELLA SCELTA
Appuntamenti
da non perdere
È UN CALENDARIO VERAMENTE RICCO QUELLO DEI CONVEGNI ORGANIZZATI DA COSMOFARMA EXHIBITION, CHE
SI TIENE ALLA FIERA DI BOLOGNA DAL 9 ALL’11 MAGGIO
2014, al punto da creare imbarazzo nella scelta degli incontri da seguire. In
tre giorni sono oltre 40, tra convegni e meeting, le occasioni di dibattito e aggiornamento, che vanno così ad arricchire sul piano dei contenuti quella che
rimane pur sempre una mostra farmaceutica, con la presenza di circa 350
stand espositivi. Inutile, quindi, occupare spazio per descrivere le caratteristiche di questa grande kermesse della farmacia italiana, divenuta ormai leader del settore in Europa. Giunta alla sua XVIII edizione, i farmacisti sanno ormai bene che a Cosmofarma possono incontrare i loro principali fornitori,
conoscere le ultime novità del mercato, dialogare su tematiche commerciali,
stabilire proficue forme di partnership. Soffermiamoci, invece, sulla ricca
proposta di incontri professionali.
Primo tra tutti va ricordato l’appuntamento istituzionale di sabato mattina: dalle 10,30 alle 13 c’è il “Convegno Federfarma/Cosmofarma”,
quest’anno dedicato alla presenta-
14
n. 4 - 2014
zione del “Portale Federfarma”, che
consentirà di passare dalla fase teorico/normativa alla fase esecutiva, e
mettere subito in pratica, in modo
agevole e sicuro, i concetti della
a Bologna, per Cosmofarma 2014
farmacia dei servizi. Un portale predisposto da Promofarma e che raccoglie più piattaforme informatiche, offrendo così ai farmacisti l’opportunità di scegliere, tra un ampio
ventaglio, i servizi più congrui alla farmacia e al suo bacino d’utenza.
L’incontro si aprirà con la presentazione dei dati di un sondaggio sulle
attese degli italiani sulla farmacia, in
modo da conoscere quali sono i servizi da loro preferiti, cui seguirà la presentazione della “Piattaforma Federfarma” da parte del dottor Gianni Petrosillo, amministratore delegato di
Promofarma. Quindi si terrà una tavola rotonda con la partecipazione dei
responsabili della politica nazionale e
regionale, dell’industria e delle professioni sanitarie, tra cui il segretario
nazionale della Fimmg, Giacomo Milillo, che da tempo condivide la proposta di una reale partnership tra medici e farmacisti.
Sempre sul piano degli incontri istituzionali va poi ricordato il convegno
su “Omeopatia, sogno impossibile?”, organizzato venerdì (dalle 14
alle 16) da Omeoimprese e Cosmofarma, con la partecipazione dei responsabili di Federfarma, Aifa, Cittadinanza Attiva, Echamp, Siomi e
Apo Italia. Sabato pomeriggio, invece
(dalle 14 alle 16), si terrà il convegno Utifar, seguito (dalle 16,30 alle
18,30) dal convegno Fenagifar.
Domenica mattina spetterà a Promofarma, Credifarma e Farmafidi
presentare le iniziative per il sostegno
alle farmacie in difficoltà, con il con-
vegno su “Farmacia Si Cura”.
A scorrere il Calendario Convegni si
presentano tante altre possibilità di
aggiornamento, a partire da venerdì 9. Pensiamo, per esempio, alla presentazione del II° Osservatorio Cosmofarma su “Strategie di consumo per i nuovi Consum-Autori”,
durante il quale il sociologo Francesco Morace proporrà i probabili scenari evolutivi nel comportamento
d’acquisto degli italiani, con utili
confronti anche con esperienze maturate a livello internazionale. Il farmacista trarrà utili consigli per aumentare la capacità relazionale con
i clienti e con il contesto che si è venuto a creare in questi ultimi anni.
Richiamiamo l’attenzione anche sul
corso Ecm dedicato alla “Longe-
n. 4 - 2014
!
15
E per i giovani c’è “L’incubatore”
Una nuova iniziativa di questo Cosmofarma 2014 è l’“Incubatore”, ideato per
sostenere i giovani imprenditori. Si tratta di un progetto a supporto delle startup e delle nuove imprese che intendono operare nel settore farmaceutico. In
pratica, Cosmofarma si fa promotrice di nuove imprese emergenti, offrendo
un contenitore di servizi, supporti, visibilità e strumenti per i giovani imprenditori che costruiranno il futuro del “Made in Italy” nel settore della farmacia.
vità: una sfida per il nostro secolo”, tenuto sotto la direzione del
professor Enrico Roda, presidente
della Fondazione Istituto di Scienze
della Salute, che tratta un tema di
grande attualità e che fa parte di
una delle quattro aree tematiche
affrontate quest’anno da Cosmofarma: la “Terza età”, gli “Integratori alimentari”, la “Farmacia per la
coppia”, l’“Oral care”. Per ciascuno
di questi argomenti sono stati predisposti specifici corsi Ecm: per
esempio sabato il corso sulle “Sfide
nutrizionali”, tenuto sempre dal
professor Roda, e quello sull’“Oral
care in farmacia”, tenuto dalla professoressa Laura Strohmenger del-
l’Università di Milano, e domenica
quello sulla “Farmacia per la coppia”. A questi si aggiungano poi i
corsi Ecm sulla dermatologia, promossi dal Gruppo Gcf di Cosmetica
Italia, sia sui più comuni disturbi cutanei, sia sugli aggiornamenti di
scienza e tecnologie cosmetiche.
Non possiamo, infine, dimenticare,
sabato pomeriggio, l’incontro su
“Farmacia etica: una crescita responsabile”, cui seguirà la premiazione del contest “Marco Belli”, che
metterà in risalto i progetti di solidarietà, beneficenza ed eco-sostenibilità attuati dai farmacisti italiani.
Il vincitore potrà seguire un corso di
formazione manageriale “Pharma-
cien manager”, omaggiato da La
Roche-Posay. E, stando nell’ambito
delle premiazioni, va ricordata la
sempre ricercata serata di gala, nel
cui ambito verranno assegnati gli
usuali premi del “Care Award”, dedicato alle migliori campagne pubblicitarie che hanno saputo valorizzare il ruolo del farmacista e la
funzione della farmacia.
Ci fermiamo qui, perché troppe
sono le occasioni d’incontro e di aggiornamento offerte ai visitatori di
Cosmofarma Exhibition per poterle
ricordare tutte (consigliamo, allora,
di scorrere il calendario eventi, pubblicato sul sito www.cosmofarma.com). Ovviamente, cerchiamo di
trovare anche il tempo per visitare
a fondo la Fiera, perché questo è il
cuore pulsante della manifestazione. A tutti, quindi, appuntamento
a Bologna, dal 9 all’11 maggio. !
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GESTIONE
Cosa fare quando il cliente rende
PUÒ CAPITARE
CHE IL PRODOTTO VENGA
RIPORTATO INDIETRO,
CON ANNESSA
RICHIESTA
DI RESTITUZIONE
DEL DENARO SPESO.
DUE LE POSSIBILITÀ
PER IL FARMACISTA
M
olti sono i quesiti e i dubbi
espressi dai farmacisti sul comportamento da adottare in caso di
restituzione da parte del cliente della
merce acquistata. Affrontiamo la problematica, riepilogandone gli adempimenti con Paola Castelli, dottore
commercialista in Varese e Milano.
! Può capitare che il cliente
torni in farmacia per restituire
dei prodotti acquistati. Come si
deve comportare il titolare?
Il farmacista deve rilasciare al cliente
un documento fiscale attestante la
vendita (scontrino fiscale o fattura). In
caso di restituzione dei prodotti il farmacista ha due possibilità: ritirare i resi
e rimborsare totalmente al cliente il
prezzo pagato ovvero consegnare al
cliente un “buono-acquisto”.
! Qual è la procedura in caso di
rimborso del prezzo pagato?
La procedura richiesta dall’Ammini-
18
n. 4 - 2014
strazione finanziaria non è semplice.
Il farmacista deve aprire una pratica di
reso identificata con un numero contenente tutti i dati relativi all’originaria operazione e alla sua risoluzione,
riprendere in carico il bene restituito
nella contabilità di magazzino, effettuando una scrittura contenente la
causale e l’indicazione del numero
identificativo della pratica di reso, e,
infine, deve emettere uno scontrino fiscale con la causale “Eventuali rimborsi
per restituzioni di vendite o imballaggi
cauzionali”, che è una delle causali obbligatorie elencate dall’art. 12 del
D.M. 23 marzo 1983. L’importo dello scontrino viene memorizzato nel
giornale di fondo alla riga “Rimborsi
per resi di merce venduta” e va annotato con segno negativo nel registro dei corrispettivi a riduzione degli
incassi del giorno. Il farmacista deve
rimborsare al cliente il prezzo pagato,
facendosi sottoscrivere una ricevuta da
conservare nella pratica di reso. Deve
la merce acquistata in farmacia?
Non lo voglio più,
GRAZIE
conservare anche la singola pratica di
reso sino alla scadenza dei termini previsti per gli accertamenti in materia di
imposte dirette e Iva. Tale modus
operandi, da un lato, e le scritture ausiliarie di magazzino, dall’altro, consentono di correlare la restituzione del
prodotto al documento attestante
l’acquisto originario, nonché di conoscere la movimentazione fisica del
bene reinserito nel circuito di vendita.
! Ma lo scontrino, quindi, viene
emesso con segno negativo?
No, si tratta di un normale scontrino
fiscale nel quale viene riportata la causale in precedenza citata. È proprio tale
causale che legittima la successiva registrazione nel registro dei corrispettivi con segno negativo, a diminuzione degli incassi della giornata.
! Esistono limiti temporali entro
i quali occorre ultimare la procedura in precedenza descritta?
La normativa in vigore non prevede limiti temporali. Tuttavia, l’Agenzia
delle Entrate è intervenuta al riguardo, sottolineando la necessità di porre una deadline per evitare di ledere
quei principi di certezza e trasparenza che dovrebbero regnare nei rapporti
tra contribuente e Fisco (Ris. n. 45/E
del 7 aprile 2005). Nell’esprimere il
proprio parere l’Amministrazione non
ha fissato esplicitamente un termine
per rettificare l’operazione d’acquisto.
È evidente, però, che debba essere
eseguita in un arco temporale ben definito e ragionevole.
! E se il cliente che intende restituire un prodotto ha perso lo
scontrino fiscale di acquisto?
In mancanza dello scontrino fiscale titolo originario di acquisto attestante
dove, quando e come un prodotto è
stato acquistato- non è possibile restituire al cliente il prezzo pagato.
! Che cosa accade, invece, se a
fronte del reso il titolare concede un “buono-acquisto”?
Qualora il farmacista, a seguito della
restituzione della merce, non intenda
rimborsare il prezzo pagato, può consegnare al cliente un “buono-acquisto” pari al prezzo del bene restituito, da spendere in farmacia in un momento successivo. In tale ipotesi la procedura da seguire è più semplice. Il farmacista non deve emettere alcuno
scontrino fiscale, ma deve:
• rilasciare al cliente un “buonoacquisto” con l’importo da rimborsare
e l’aliquota Iva applicata per i resi, a
cui deve essere allegato lo scontrino
fiscale dei prodotti restituiti;
• il giorno della sostituzione deve
emettere uno scontrino in cui dal prez-
zo del prodotto dato in sostituzione
deve essere sottratto il prezzo del prodotto sostituito (pari al “buono-acquisto”);
• acquisire, anche in fotocopia, lo
scontrino emesso per i prodotti restituiti e conservarlo unitamente allo
scontrino di chiusura giornaliera del
giorno nel quale viene eseguita la sostituzione della merce resa.
! Dottoressa, come si deve
comportare il titolare che ha
emesso fattura di vendita?
Occorre innanzitutto premettere che
di norma il titolare emette fattura nei
confronti di aziende, imprenditori,
professionisti e, quindi, di soggetti dotati di partita Iva; viceversa, ai privati
rilascia lo scontrino fiscale. L’aziendacliente che intende restituire la merce acquistata deve predisporre apposito documento di trasporto, mentre
il farmacista deve rettificare, tramite
nota di accredito, quanto già fatturato
e contabilizzato. Il documento attestante la variazione deve fare espresso riferimento alla fattura in origine
emessa e contenere le generalità di entrambi i soggetti coinvolti nell’operazione, la qualità e la quantità dei prodotti venduti e poi resi, nonché l’ammontare dell’imponibile, dell’imposta
e l’aliquota applicata. Il farmacista può
detrarre l’Iva oggetto di rettifica. !
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DOSSIER
IL NEGOZIO
FIDUCIARIO,
IL TRUST
E LA
FARMACIA
Capita, alla morte del titolare, che la farmacia venga sottratta
all’ambito familiare per la perentorietà dei termini della
gestione provvisoria degli eredi. Diventa allora importante
valutare con attenzione l’applicabilità del trust alla farmacia.
Ecco il parere dell’avvocato Claudio Duchi
SPECIALE
Sciogliamo ogni dubbio sulla
Come “TRAGHETTARE”
la farmacia
L’APPRODO AVANTI AL GIUDICE AMMINISTRATIVO DEL TEMA
DELL’APPLICABILITÀ DEL TRUST ALLA FARMACIA RENDE ORMAI INELUDIBILE CHE CON ESSO CI SI MISURI, non già perchè il
giudizio cautelare che a oggi ne è sortito, conclusosi con l’ordinanza n. 459/2013
del Tar Lombardia-Brescia, abbia condotto a risultati significativi, dal momento
che ha rimandato la soluzione del problema al merito, quanto perché ha portato ad emersione una questione assai dibattuta nel mondo della farmacia, sia
pure con qualche reticenza e ambiguità di troppo. Il dubbio riguardo alla legittima applicabilità del trust alla farmacia nasce da una innegabile indeterminatezza di questo istituto giuridico: esso non è disciplinato direttamente dal nostro ordinamento, ma è stato recepito attraverso la ratifica con Legge 16 ottobre 1989 della convenzione dell’Aia dell’1 luglio 1985.
Anche il trust rappresenta un negozio fiduciario caratterizzato dal fatto
che il disponente (settlor) trasferisce
l’azienda a un fiduciario (trustee)
perché la gestisca a favore di un beneficiario, che può essere lo stesso disponente o un terzo. In realtà il trust
è già stato applicato alla farmacia e il
relativo trasferimento della titolarità
dell’esercizio ha già ricevuto il riconoscimento da parte della competente autorità sanitaria ai sensi dell’articolo 12 della Legge 2 aprile
1968 n. 475, ma ciò è avvenuto in un
numero davvero limitato di casi, avvolti in un’aura di riservatezza, quasi
si temesse di nuocere ai beneficiari rivelandoli.
Il medesimo clima di sospetto, sia pure
più attenuato, caratterizza l’applica-
22
n. 4 - 2014
zione alla farmacia del negozio fiduciario, concetto che ovviamente richiede un chiarimento e che qui viene provvisoriamente usato per indicare
ogni negozio che consenta al disponente di garantirsi, alienando la farmacia, un successivo atto di disposizione del bene, anche in restituzione,
condizionato o meno al verificarsi di
certi eventi. Tale successivo atto di disposizione deve avvenire grazie al vincolo fiduciario instaurato con l’acquirente, obbligatosi a una gestione
teleologicamente finalizzata appunto a indirizzare la farmacia verso la disponibilità oppure l’utilizzabilità da
parte di soggetti individuati dal disponente, compreso se stesso.
Trust e vendita fiduciaria perciò, pure
essendo istituti giuridici diversi tra di
loro, vengono accomunati in una
specie di zona grigia, che a oggi pochi mostrano interesse a rendere più
chiara.
Le ragioni stesse del problema, non
sono così facilmente delineabili, anche se innegabilmente hanno a che
fare con il principio della gestione personale e diretta del titolare e con la perentorietà del termine della gestione
provvisoria degli eredi del titolare
defunto, che impone di disporre dell’esercizio anche nel caso in cui ciò significhi sottrarlo all’ambito familiare,
non rintracciandosi al suo interno chi
versi nella condizione di legge per intestarselo.
Inoltre, entrambi gli istituti giuridici
sono sospettati di deviare la concessione amministrativa attraverso cui si
realizza l’investitura della titolarità
della farmacia verso un soggetto diverso -il fiduciario o il trustee- da quello cui avrebbe dovuto essere destinata
se fossero ravvisate le condizioni soggettive stabilite dalla legge. Si tratta,
dunque, di verificare la compatibilità
del negozio fiduciario e del trust con
la farmacia secondo queste linee
problematiche, discernendo tra dati
normativi e “sentiment” di chi vuole preservare la farmacia da novità ritenute troppo ardimentose.
legittima applicabilità del trust
Le responsabilità per il regolare esercizio
e per la gestione dei beni patrimoniali
Occorre innanzitutto verificare in che
cosa consista quella che l’articolo 11
della Legge n. 475/1968 definisce
come responsabilità del regolare esercizio e della gestione dei beni patrimoniali della farmacia, ma che comunemente si intende come gestione personale e diretta del titolare secondo la precedente dizione normativa. Ciò al fine di verificare se questo
principio, che viene unanimemente
considerato come fondamentale nel
diritto farmaceutico, impedisca l’applicabilità alla farmacia del negozio fiduciario e/o del trust.
Va detto, innanzitutto, che la sostituzione del riferimento alla gestione
personale e diretta della farmacia da
parte del titolare con quello alla sua
responsabilità per il regolare esercizio
e per la gestione dei beni patrimoniali
della farmacia ha costituito un opportuno adeguamento, sia all’introduzione della società di persone tra i
soggetti che possono rivestire legittimamente la qualità di titolari di farmacia, sia al mutare delle dimensioni
imprenditoriali delle farmacie e dell’impegno sempre maggiore che richiede la loro gestione, tali da
rendere fuori di luogo il riferimento
alla gestione personale e diretta del
titolare, che richiama l’immagine del
farmacista dietro il banco con il camice bianco per tutto l’orario di apertura dell’esercizio.
Se è vero che già da tempo la prescrizione della gestione personale e
diretta della farmacia non era più intesa come obbligo del titolare di assicurarvi la sua presenza ininterrotta,
non vi è dubbio che da un punto di
vista semantico la sua sostituzione,
con quella che richiama la responsabilità del regolare esercizio e della gestione dei beni patrimoniali della
farmacia, appaia d’acchito molto significativa e tale da non escludere, di
per sé, l’affidamento della gestione
nella sua materialità a soggetti diversi
dal titolare.
Questa interpretazione è stata tuttavia unanimamente scartata per il fatto che lo stesso articolo 11 citato con-
templa un elenco tassativo di casi nei
quali è possibile la sostituzione temporanea del titolare con altro farmacista iscritto all’Ordine nella conduzione professionale dell’esercizio, il che
sta a indicare il divieto di sostituzione
generalizzata e, quindi, in sostanza, di
dissociazione tra titolarità e gestione
in capo a soggetti diversi, salvi i casi
espressamente indicati.
Per questa ragione il passaggio dal riferimento alla gestione personale diretta a quello alla responsabilità del
regolare esercizio e della gestione dei
beni patrimoniali della farmacia è
stato valutato come di rilievo soltanto
semantico e come se fosse rimasta
inalterata la sostanza del precetto
normativo. In realtà, il venir meno
della sanzione della decadenza dalla
titolarità per il contravventore, disposto dalla Legge 362/1991, rappresenta di per sé una novità di grande
rilievo, togliendo automaticità alla
conseguenza della decadenza ora
configurabile soltanto nel caso in cui
si manifestino tutte le condizioni di
n. 4 - 2014
!
23
Come “traghettare”
LA FARMACIA
cui all’articolo 113 Tuls 1934.
A parte questo aspetto, il richiamo alla
responsabilità non può essere sottovalutato al punto da giustificare pigramente una sovrapposizione concettuale con il precetto della gestione
personale e diretta e richiede una presa d’atto e una diversa elaborazione.
Probabilmente, se ci si libera dalle vecchie incrostazioni concettuali, si può
rintracciare nella responsabilità cui fa
riferimento l’art. 11 citato la prescrizione della assunzione in prima persona da parte del titolare di obblighi
verso l’Amministrazione, nonché la
mancanza di vincoli gestori opponibili
a terzi e perciò la pienezza dei poteri
del titolare sia sul versante del rapporto
concessorio sia su quello dei rapporti civilistici, senza che tale pienezza possa essere limitata da rinunce a favore
o a carico di soggetti diversi dal titolare stesso. In altri termini, questi
non può opporre che la responsabilità è di altri in base ad accordi contrattuali che si sovrappongano all’autorizzazione amministrativa ad
aprire e gestire la farmacia rilasciata al
suo titolare.
Il fatto che il titolare della farmacia risponda personalmente nei confronti
dell’Amministrazione e dei terzi non significa affatto che la sua gestione non
possa essere teleologicamente indirizzata al soddisfacimento anche di interessi di terzi, perché ovviamente
una cosa è la pienezza dei poteri gestori, e un’altra è lo scopo cui l’esercizio di tali poteri è diretto. La confusione
tra i due piani, assai frequente quando si tratti della farmacia, in realtà non
ha ragione d’essere. Perché se la gestione ha uno o più beneficiari rintracciabili come tali, ciò non autorizza
all’induzione secondo cui costoro hanno titolo per interferirvi e per annacquare la pienezza dei poteri gestori del
titolare che gestisce (anche) a loro favore.
Del resto, è davvero difficile sostenere che il riferimento alla responsabilità del titolare della farmacia, contenuto nell’art. 11 citato, si traduca
nel divieto di una gestione dell’esercizio finalizzata al soddisfacimento
(anche) di interessi di terzi, perché
questa conclusione passa attraverso
troppi passaggi logici arbitrari: innanzitutto che la responsabilità significhi inconfigurabilità di legittimi condizionamenti, e in secondo luogo che
tali condizionamenti derivino non soltanto da previsioni contrattuali esplicite, bensì siano connaturati al fatto
che la gestione abbia beneficiari diversi dal gestore.
Entrambe le proposizioni non reggono a un vaglio critico: va innanzitutto ricordato che la dimensione imprenditoriale dell’attività del farmacista è cresciuta nel corso del tempo,
anzi, per meglio dire, in consonanza
con i tempi, sino a richiedere sempre
più frequentemente apporti di attività e soprattutto di capitali di terzi.
Quando l’apporto dei terzi viene a
emersione contrattuale è tuttavia quasi sempre accompagnato da patti diretti a garantire al terzo che il suo investimento non sfumi per le iniziative
del titolare della farmacia. Assistiamo
così alla stipulazione di una variegata gamma di atti che corredano l’apporto di capitali da parte di terzi alla
farmacia, con garanzie intese a limitare o prevenire atti di disposizione del
titolare della farmacia: si va dalla procura irrevocabile a vendere, alla prelazione, alla promessa obbligatoria di
vendere la farmacia, al patto di retrovendita e così via secondo un campionario noto.
Ebbene, questi atti vengono solitamente rogati o autenticati dal notaio
senza che, si ponga il problema della
loro legittimità e questa realtà corrisponde alla evidente necessità di non
sottrarre completamente la farmacia
al circuito economico e del mercato,
consentendone il finanziamento,
l’apprezzabilità economica che ne fa
oggetto di investimento e così via.
Si deve perciò concludere che non è
riconosciuto come un principio del
diritto farmaceutico il divieto di limitare o condizionare i diritti del titolare
della farmacia di disporre del bene.
Ciò risponde anzi all’esigenza economica cui si è fatto riferimento e anche
alla circostanza che un divieto di questo genere non ha base normativa,
non essendo possibile rintracciare un
collegamento giuridicamente fondato tra il precetto che vuole in capo
al titolare della farmacia la responsabilità del regolare esercizio e della gestione dei beni patrimoniali e una
qualunque limitazione dei suoi poteri
di disposizione.
La responsabilità, infatti, riguarda la
gestione che è concetto diverso da
quello di disposizione del bene. Dun-
que il condizionamento, nelle varie
forme cui si è accennato, dei poteri
di disposizione del titolare non manifesta di per sé alcun aspetto di illegittimità.
L’argomento che potrebbe essere opposto a questa conclusione è che il
condizionamento dei poteri di disposizione del titolare della farmacia potrebbe essere sintomatico dell’affievolirsi anche dei suoi poteri gestori,
così che il titolare della farmacia risulterebbe una sorta di padrone dimezzato in casa propria. L’obiezione
è accettabile entro i limiti seguenti:
“sintomo” non significa presunzione,
non soltanto per la distinzione concettuale tra poteri di gestione e poteri
di disposizione ma anche, più banalmente, perché la gestione di una farmacia richiede competenze professionali da parte del titolare che
possono essere sconosciute all’investitore che vuole garantirsi riguardo
alla disposizione della farmacia. Investitore che molto spesso, in effetti,
non avendo alcuna competenza professionale nel settore, è indotto a lasciare carta bianca al titolare della
farmacia in cui ha investito.
La compatibilità rispetto
alla responsabilità del titolare
Una volta che si sia accettato che la
responsabilità del titolare della farmacia, cui si riferisce l’articolo 11 citato, significhi pienezza dei poteri gestori e non già, necessariamente,
assenza di condizionamenti ai poteri
di disposizione dell’esercizio, si tratta
di verificare se il negozio fiduciario
da un lato, e il trust dall’altro, siano
intrinsecamente incompatibili con
questo precetto normativo.
Il negozio fiduciario consente al fiduciante, che può essere il titolare della
farmacia piuttosto che gli eredi del titolare defunto, di alienare l’esercizio
a un fiduciario, il quale si obbliga a
gestire la farmacia nell’interesse proprio, ma in modo da non ledere l’interesse del fiduciante con cui si vincola a ritrasferirgli la farmacia, o a
trasferirla a un soggetto terzo individuato dal fiduciante. Tale obbligazione, perché non venga snaturata la
funzione economico-sociale del pactum fiduciae, impone che la gestione
del fiduciario non contrasti, comunque sia, con gli interessi del fiduciante
che, al momento del ritrasferimento,
deve contare su di un’azienda che
non sia depauperata o colpevolmente
diminuita di valore.
L’interesse economico del fiduciante
rispetto all’impresa può divenire attuale e formalizzarsi anche durante
la gestione fiduciaria, prevedendo
una cointeressenza agli utili o forme
di partecipazione secondo la consueta gamma contrattuale, a esclusione, ovviamente, di qualsivoglia
accordo che configuri una gestione
comune.
Il disfavore serpeggiante, ma non
unanime, nei confronti dell’applicazione alla farmacia del negozio fiduciario nasce dalla sua gratuità: il
fiduciante al momento del trasferimento non riceve dal fiduciario il
prezzo della compravendita, in previsione del fatto che anche il ritrasferimento avverrà a titolo gratuito.
Questo aspetto, che ha una riconoscibile valenza fiscale, impedendo
l’emergenza di plusvalenze, è quello
che desta sospetto, quasi che la mancanza di passaggio di danaro provi la
natura simulata del contratto, e la
vendita fiduciaria costituisca, in definitiva, l’accorgimento per mantenere
la farmacia, senza soluzione di continuità, nel patrimonio del fiduciante.
In realtà sospetti di questa natura
conseguono a un errato approccio
logico al problema: la gratuità proverebbe, infatti, la natura simulata dell’accordo, se non fosse rintracciabile
anche un concreto interesse del fiduciario che, invece, si configura ogni
qualvolta benefici di tutto o di parte
preponderante del reddito della farmacia prodotto dalla sua gestione.
È, perciò, comunque evidente che, ricavandone gli utili, il fiduciario ha un
riconoscibile interesse proprio alla miglior gestione della farmacia, senza
che rilevi, in proposito, la gratuità del
negozio giuridico attraverso cui ne ha
acquisito la titolarità. La gratuità, infatti, consegue alla obbligazione che
ha per oggetto il ritrasferimento della
farmacia, che è tuttavia la medesima
obbligazione caratterizzante la vendita con patto di retrovendita o la
vendita corredata di quello strumentario che, attraverso procure irrevo-
n. 4 - 2014
!
25
Come “traghettare”
LA FARMACIA
cabili, promesse obbligatorie et similia, garantisce il venditore della futura
destinazione dell’esercizio.
La circostanza che il fiduciario sia obbligato a ritrasferire la farmacia e che,
perciò, debba mantenerne il valore in
vista del ritrasferimento non può,
dunque, costituire un condizionamento della sua gestione tale da pregiudicare, in termini generali, l’integrità della responsabilità del titolare ai
sensi e nei termini di cui all’articolo 11
della legge n. 362/1991. Esso, infatti,
si risolve nell’incentivazione virtuosa
alla buona conduzione dell’esercizio,
senza l’individuazione di direttive che
limitino la pienezza dei poteri del titolare.
Benché si tratti di una conseguenza insita in quanto si è già esposto, è opportuno precisare che nella concretezza
di casi specifici ben può manifestarsi da
parte del fiduciante un condizionamento della gestione del fiduciario, ma
quel che si nega è che questo genere
di ingerenza sia connaturato al negozio fiduciario, potendosi, al contrario,
rintracciare anche in negozi giuridici di
svariato genere, dalla vendita (onerosa) con patto di retrovendita, alla vendita accompagnata dal rilascio di una
procura irrevocabile a vendere allo stesso venditore e via di questo passo.
Dunque, così come non si può negare la legittimità di questi negozi giuridici, si deve negare che la gratuità del
negozio fiduciario rappresenti la prova, o anche soltanto la presunzione, di
una gestione del fiduciario che contravvenga al requisito della responsabilità che si è richiamato. Ciò che distingue il trust dalla vendita fiduciaria
di cui si è appena trattato è soprattutto
la segregazione patrimoniale, grazie
alla quale l’azienda conferita in trust
viene a costituire un patrimonio separato dal patrimonio del trustee,
così che non può essere escussa né dai
suoi creditori, né da quelli del settlor
e neppure dai creditori del beneficiario.
28
n. 4 - 2014
Ovviamente, perché il trust non si trasformi poi in uno strumento elusivo,
deve essere possibile escluderne la
strumentalità a ostacolare la protezione dei creditori del disponente in
caso di sua insolvenza, come ha ribadito la sentenza 27 maggio 2013 del
Tribunale di Milano e, più in generale,
deve esserne esclusa ogni utilizzazione elusiva del principio di integrale
conservazione della garanzia patrimoniale generica del debitore sancita
nell’articolo 2740 del Codice Civile.
Sotto questo profilo sono soggetti
ad azione revocatoria i trust istituiti
dal disponente con coscienza del
pregiudizio che esso avrebbe arrecato alle ragioni dei creditori, da provarsi anche a mezzo di presunzioni
aventi a oggetto le circostanze di
tempo e di luogo che caratterizzano
l’atto di disposizione patrimoniale.
Sennonché questi aspetti riguardano, per così dire, la patologia dell’istituto giuridico del trust e non
attengono in nessun modo alla peculiarità della farmacia. La quale, ai
fini che ora interessano, è rappresentata dalla obbligatorietà di quella
gestione personale e diretta del titolare in cui si risolve, pur con i limiti richiamati, la sua responsabilità ai
sensi del’articolo 11 della legge n.
362/1991.
Ebbene, ben si può prevedere (e si è
previsto nei casi in cui il trust è stato
positivamente vagliato dall’autorità
sanitaria) che il trustee abbia la gestione personale e diretta della farmacia senza condizionamento alcuno
da parte di chicchessia, così integrando in maniera espressa gli estremi
della responsabilità che deve caratterizzare il ruolo del titolare. La titolarità
della farmacia, in altri termini, viene
formalmente riconosciuta in capo al
trust nella persona del trustee, il
quale, farmacista idoneo, esercita la
pienezza dei poteri gestori secondo
quanto contrattualmente stabilito.
Sotto il profilo della responsabilità di
cui all’articolo 11 della Legge n.
362/1991 il trust non sembra, perciò,
presentare aspetti particolarmente
problematici, se non nei termini comuni agli altri contratti con cui si dispone della farmacia e della sua
gestione, cioè nei termini della opportunità di ribadire la pienezza dei
poteri del titolare. Né può impensierire il fatto che il riconoscimento della
titolarità della farmacia avvenga in
capo al trust nella persona del trustee, non trattandosi di un soggetto
giuridico diverso dai soggetti ai quali
la riserva l’articolo 7 della legge n.
362, bensì soltanto del particolare atteggiarsi, ai fini civilistici, della titolarità individuale del trustee.
Qualche riflessione in più merita, invece, il fatto che sia connaturato al
trust il potere del settlor di sostituire
il trustee perché, in effetti, esso potenzialmente può rappresentare una
fonte di significativo condizionamento. Tuttavia, a ben vedere, il potere di sostituire il trustee è assimilabile a quello di disporre della farmacia
il cui condizionamento, come si è
detto, non contrasta, di per sé, con
l’integrità della responsabilità del titolare normativamente prescritta.
Ciò a tacere del fatto che il trustee
non può comunque sia essere sostituito prima che si compiano i tre anni
dalla sua investitura della titolarità,
secondo quanto previsto dalla legge.
L’osservazione richiama quella più generale secondo cui, nel caso del trust
come in ogni altro, gli accordi di valenza privatistica cedono rispetto ai
poteri pubblicistici dell’autorità sanitaria, che, ovviamente, non possono
essere limitati per la superiore funzione che è loro propria. In realtà, il
problema si porrebbe soltanto nel
caso in cui fosse l’intrinseca natura
del trust a contrastare con i poteri
dell’autorità sanitaria, perché, in questo caso, ne emergerebbe l’inapplicabilità alla farmacia. Sennonché,
non pare essere questo il caso, dal
momento che il trust pone in essere
un regime operativo che non sembra
interferire con l’esercizio dei poteri
dell’autorità sanitaria.
Conclusivamente sul punto, perciò,
può dirsi che anche il trust come il ne-
gozio fiduciario, non contrasti con la
responsabilità del regolare esercizio e
della gestione dei beni patrimoniali
della farmacia che l’articolo 11 della
Legge n. 362/1991 riserva al titolare.
Ciò ovviamente alla condizione che
dal relativo contratto vengano
espunte le previsioni idonee a limitare la pienezza dei poteri gestori del
trustee, espunzione possibile perché
non snatura la funzione e la ragion
d’essere del trust.
L’obbligo di trasferire la farmacia
entro un termine perentorio
L’accusa ai titolari di farmacia di costituire una corporazione refrattaria a
ogni vento di concorrenza ha trovato
il proprio esempio paradigmatico
nella originaria versione dell’articolo
7 della Legge n. 362/1991, che prevedeva, a certe condizioni, che gli
eredi del titolare defunto potessero
continuare la gestione provvisoria
sino al compimento del 30° anno di
età, così da avere tempo, se non proprio agio, di acquisire la condizione
soggettiva (laurea e idoneità) per intestarsi la farmacia.
Ricordo articoli comparsi sulla stampa
cosiddetta generalista che stigmatizzavano questo genere di “favori”
normativi alla categoria. Ho sempre
considerato quelle critiche la conseguenza di un certo strabismo, perché
valutavano come un privilegio quella
che in realtà era una limitazione, sol
che si consideri che soltanto la farmacia deve essere trasferita o intestata a un farmacista idoneo entro
un termine perentorio, sia pure, all’epoca, non proprio ravvicinato.
Il caso della farmacia, perciò, è sempre stato eccezionale, ma nel senso
del limite e non già in quello del trattamento di favore ed è questa più
corretta visuale che deve essere adottata a pena di trarre conclusioni fuorvianti. Sta di fatto che, sull’onda di
una pretesa indifendibilità di un preteso favoritismo, il termine della gestione provvisoria è stato ridotto sino
all’attuale, introdotto dal comma 11
dell’articolo 11 del D.L. n. 1/2012, di
sei mesi dalla presentazione della dichiarazione di successione.
Corporativo o meno che fosse il maggior termine, sufficiente o meno che
sia quello più ridotto, non par dubbio
che identica sia la sua giustificazione,
che attiene al principio fondamentale della gestione (responsabilità) diretta
e personale della farmacia e dei beni
patrimoniali che vieta la dissociazione
del diritto di esercizio e dell’azienda in
capo a soggetti diversi. Infatti, la gestione ereditaria determina questa
scissione, prevedendo la proprietà
dell’azienda in capo alla comunità degli eredi e la gestione professionale in
capo a un direttore responsabile, che
assai spesso è addirittura estraneo all’ambito familiare.
Questa situazione è indubbiamente
eccezionale rispetto al principio fondamentale di cui all’articolo 11 della
Legge 362/1991. Il medesimo principio viene ribadito dall’articolo 12 della Legge n. 475/1968, laddove vieta
di scindere, in caso di trasferimento,
il diritto all’esercizio dalla azienda
commerciale che vi è connessa, e ciò
a pena di decadenza.
L’opportunità di rendere meno stridente con il principio richiamato la situazione che si determina con la
gestione degli eredi del titolare defunto costituisce l’unica riconoscibile
ragione dell’apposizione di un termine alla gestione provvisoria degli
eredi del titolare defunto e della progressiva riduzione di tale termine,
sino alla situazione attuale che si è ri-
chiamata.
Al contrario, la pretesa di rintracciare
altre motivazioni si scontra con l’assenza di un qualunque aggancio normativo che le renda riconoscibili e consenta, perciò, di trarne conseguenze sistematiche. Infatti, mentre è riconoscibile la motivazione per cui gli eredi
del titolare defunto devono trasferire
la farmacia entro il termine perentorio
versando in una situazione di dissociazione contraria ai principi generali,
non lo è per nulla quella che pretendesse di individuare nell’obbligo gravante sugli eredi una misura proconcorrenziale, quasi si trattasse di togliere
il prima possibile le catene a un bene
come la farmacia, che, per ragioni di
interesse generale, non dovrebbe essere trattenuto nell’ambito familiare.
Questo approccio proconcorrenziale,
che è di moda e fa sentire in consonanza con i tempi chi lo pratica, è
ampiamente pretestuoso: non esiste,
infatti, nel nostro ordinamento una
declinazione del principio della concorrenza che vieti il mantenimento in
ambito familiare dell’azienda dell’imprenditore defunto.
Dunque, se un’azienda qualunque
può essere gestita dagli eredi dell’imprenditore defunto per il tempo che
vogliano, mentre una farmacia deve
essere trasferita entro un termine perentorio, la spiegazione è soltanto nel
fatto che per la prima non vi è alcun
principio che vieti la dissociazione,
vietata, invece, per la farmacia, tra diritto d’esercizio e proprietà nella con-
n. 4 - 2014
!
29
Come “traghettare”
LA FARMACIA
nessa azienda.
Se, infatti, la motivazione fosse proconcorrenziale, a parte la difficoltà di
riempire il termine di contenuti ragionevoli, essa dovrebbe riguardare
ogni genere di azienda e dovrebbe
fare i conti con istituti giuridici anche
di recente introduzione nel nostro ordinamento, quale, per esempio, il
patto di famiglia, diretti, invece, a garantire il mantenimento dell’azienda
in ambito familiare in situazione di non
belligeranza tra gli eredi.
Se si accetta questo presupposto, è da
escludersi che l’utilizzazione del negozio fiduciario o del trust per traghettare la farmacia dagli eredi del titolare defunto a uno di essi o a un terzo quando sia nella condizione soggettiva per divenirne titolare abbia
qualunque valenza elusiva, mancando la norma oppure, se si preferisce,
il principio generale da eludere. Tale sarebbe quello che prescrivesse che la
farmacia caduta in successione debba entro breve tempo uscire per sempre dalla comunione ereditaria, ma rimarrebbe da spiegare dove mai sia rintracciabile questo principio o da quale interpretazione sistematica possa
trarsi e perché debba valere soltanto
per la farmacia e non per una qualunque altra azienda e, in definitiva,
che senso abbia.
Rimarrebbe ancora da spiegare perché
mai sarebbe elusivo il negozio fiduciario o il trust e non già l’atto di trasferimento oneroso della farmacia
con patto di retrovendita, considerato che anch’esso è diretto a
garantire il rientro dell’azienda nell’ambito familiare.
La spiegazione reale
sta nella convinzione che, essendovi
tracciabile passaggio di danaro, non
vi sia simulazione e il trasferimento della farmacia sia effettivo. Sennonché:
se il problema è la simulazione e non
già la funzionalità del negozio al rientro della farmacia nell’ambito familiare,
è necessario chiedersi cosa si teme
venga dissimulato. E la risposta allora è obbligata, vale a dire che il fiduciario o il trustee sia un semplice prestanome, che non gestisce con pienezza di poteri la farmacia, ma sia, invece, etero-diretto.
A questo punto del ragionamento è
tuttavia evidente che il cane si morde
la coda: gestire in funzione di un ritrasferimento non può significare presunzione di gestire in una situazione
di etero direzione e ciò per la ragione
che il fiduciario e il trustee hanno, co-
munque sia, un interesse proprio a perseguire il miglior risultato della gestione, costituito dagli utili dell’esercizio
nel primo caso, e da una retribuzione
commisurata ai risultati conseguiti
nel secondo caso.
Queste considerazioni ci riportano
alla stazione di partenza: sia il negozio fiduciario, sia il trust possono essere contrari ai principi generali del
diritto delle farmacie, ma lo sono soltanto nel caso in cui gli accordi che
vincolano il fiduciario e il trustee ne
limitino la pienezza dei poteri gestori.
E tali accordi non sono per nulla connaturati né all’uno, né all’altro tipo
contrattuale che, al contrario, sono
del tutto compatibili con la pienezza
dei poteri del fiduciario e del trustee,
titolari formali della farmacia sino a
farne i titolari e gestori effettivi.
Conclusioni
Contrariamente ad autorevoli amici che
hanno ribadito anche di recente le loro
perplessità riguardo alla legittima applicazione del trust, ritengo che non vi
siano ragioni sufficienti per negarla, anche se indubbiamente si tratta di uno
strumento piuttosto impegnativo, non
da ultimo perché assai poco collaudato
in applicazione alla farmacia.
Ancor meno ritengo fondate le riserve,
che pure sono diffuse, riguardo alla legittima applicabilità alla farmacia del negozio fiduciario. Esse, infatti, traggono
arbitrariamente dalla gratuità dell’acquisto da parte del fiduciario la conseguenza della simulazione del trasferimento della farmacia o, quantomeno, il convincimento della sua permanenza nella sfera di influenza del
fiduciante. In questo modo si confonde una situazione soltanto possibile in astratto e, perciò, da evitarsi in concreto con una funzione elusiva che sarebbe connaturata al negozio fiduciario.
Questi fraintendimenti mettono
in gravi difficoltà chi voglia disporre
della farmacia con la prospettiva di
riacquisirla in un secondo tempo all’ambito familiare, ingenerando una
situazione di incertezza riguardo a ciò
che è legittimo o meno, che risulta
particolarmente gravosa quando si
debba decidere -come spetta di fare
agli eredi del titolare defunto- in tempi
molto brevi in rapporto alla delicatezza
della scelta.
Va osservato da ultimo che l’obiettivo
del tutto lodevole di preservare la farmacia da ingerenze imprenditoriali
che annacquino la professionalità della sua gestione, non deve tradursi nel
rifiuto programmatico di applicarvi le
regole che valgono per le altre imprese quando, come nel caso del negozio fiduciario e del trust, non siano seriamente pregiudicate le peculiarità che
le sono proprie.
Si tratterebbe, infatti, di limitazioni che
nuocciono ai farmacisti, senza giovare alla farmacia.
Avv. Claudio Duchi
80 mg/g smalto medicato
per unghie
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prima di coricarsi
Bibliografia: 1. Monti D. et al. Hydrosoluble medicated nail laquers: in vitro drug permeation and corresponding antimycotic activity. British Journal of Dermatology 2009. 2. Baran
R, Tosti A, Hartmane I, Altmeyer P, Hercogova J, Koudelkova V, Ruzicka T, Combemale P, Mikazans I. An innovative water-soluble biopolymer improves efficacy of ciclopirox nail
lacquer in the management of onychomycosis J Eur Acad Dermatol Venereol. 2009 Jul; 23(7):773-81. Epub 2009 May. 3. Riassunto delle caratteristiche del prodotto: Niogermox.
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1. DENOMINAZIONE DEL MEDICINALE: NIOGERMOX 80 mg/g smalto medicato per unghie. 2. COMPOSIZIONE QUALITATIVA E QUANTITATIVA: Un grammo di smalto medicato per unghie contiene:
80 mg di ciclopirox. Eccipiente: 10 mg di alcol cetostearilico/g di soluzione. Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1. 3. FORMA FARMACEUTICA: Smalto medicato per unghie. Soluzione trasparente, incolore tendente al giallo chiaro. 4. INFORMAZIONI CLINICHE: 4.1. Indicazioni terapeutiche: Onicomicosi lievi e moderate causate da funghi dermatofiti e/o da funghi sensibili al ciclopirox, senza
coinvolgimento della matrice ungueale. 4.2. Posologia e modo di somministrazione: Per uso topico sulle unghie delle mani, dei piedi e nelle zone cutanee immediatamente adiacenti (perionichio, iponichio).
Salvo diversa prescrizione medica, applicare uno strato sottile di NIOGERMOX smalto medicato per unghie una volta al giorno su tutta la superficie, pulita e asciutta, della/e unghia/e malata/e. Applicare lo smalto medicato su tutta la lamina dell’unghia, sui 5 mm circa della cute adiacente e, se possibile, sotto il margine libero dell’unghia. NIOGERMOX smalto medicato per unghie asciuga in 30 secondi circa. Non lavare le unghie
trattate per almeno sei ore. Si consiglia, pertanto, l'applicazione serale del prodotto, prima di coricarsi. Al termine di questo lasso di tempo, potranno riprendere le normali pratiche igieniche. Per rimuovere NIOGERMOX
smalto medicato per unghie non necessitano solventi o abrasivi (ad esempio lime per unghie), è sufficiente lavare le unghie con acqua. In caso il prodotto venga inavvertitamente eliminato con un normale lavaggio, ripetere l’applicazione di NIOGERMOX smalto medicato per unghie. Si raccomanda di tagliare regolarmente il margine libero dell’unghia e di eliminare tutto il materiale onicolitico. Il trattamento deve essere continuato senza
interruzioni fino a quando l’unghia si è rigenerata e la zona colpita è completamente guarita. Normalmente, occorrono 6 mesi di trattamento per le unghie delle mani e da 9 a 12 mesi di trattamento per le unghie dei
piedi. La coltura micotica di controllo deve essere effettuata dopo 4 settimane dal termine del trattamento, onde evitare eventuali interferenze sui risultati a causa di residui del principio attivo. Poiché è un trattamento
topico, non è necessario l’adattamento della posologia a gruppi specifici di popolazione. In mancanza di risposta alla terapia con NIOGERMOX smalto medicato per unghie e/o in presenza di un esteso interessamento di
una o diverse unghia delle mani e dei piedi, si deve valutare la possibilità di una terapia supplementare per via orale. 4.3. Controindicazioni: Ipersensibilità al ciclopirox o ad uno qualsiasi degli eccipienti. Pazienti di
età inferiore ai 18 anni, per insufficienza di dati clinici in questo gruppo di età. 4.4. Speciali avvertenze e precauzioni per l’uso: In caso di sensibilizzazione, deve essere sospeso il trattamento e deve essere
istituita una terapia adeguata. Come per tutti i trattamenti topici delle onicomicosi, nel caso di coinvolgimento di più unghie (> 5 unghie), nel caso in cui più di due terzi dell’unghia siano alterati e nel caso di fattori predisponenti, quali il diabete e i disturbi nel sistema immunitario, deve essere presa in considerazione l’ aggiunta di una terapia sistemica. In pazienti con anamnesi di diabete mellito insulino-dipendente o neuropatia diabetica, valutare attentamente il rischio insito nella procedura di rimozione della parte onicolitica e infetta sia in caso di cure da parte dell’operatore sanitario sia in caso di pulizia da parte del paziente. Evitare il contatto con gli
occhi e con le mucose. NIOGERMOX 80 mg/g smalto medicato per unghie è per esclusivo uso esterno. Non applicare smalti per unghie o altri prodotti cosmetici sulle unghie trattate. NIOGERMOX smalto medicato per
unghie contiene alcol cetostearilico, una sostanza che può causare reazioni cutanee locali come, ad esempio, dermatiti allergiche da contatto. 4.5. Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione:
Non sono note interazioni tra ciclopirox ed altri farmaci. Non sono riportate altre forme di interazione. 4.6. Uso in gravidanza e durante l’allattamento: Gravidanza: Non vi sono dati clinici su donne in stato di
gravidanza esposte al ciclopirox. Studi sull’animale hanno evidenziato l’assenza di effetti nocivi diretti o indiretti in gravidanza, sullo sviluppo dell’embrione o del feto e/o alla nascita. Comunque, poiché non esistono dati
adeguati sui possibili effetti a lungo termine sullo sviluppo post-natale (vedere paragrafo 5.3), il trattamento con NIOGERMOX smalto medicato per unghie potrà aver luogo, se assolutamente necessario, solo dopo
un’attenta valutazione, da parte del medico responsabile, dei possibili rischi rispetto ai benefici. Allattamento: Non è noto se ciclopirox passi nel latte materno. Il trattamento con NIOGERMOX 80 mg/g smalto medicato per unghie potrà aver luogo, se assolutamente necessario, solo dopo un’attenta valutazione, da parte del medico responsabile, dei possibili rischi rispetto ai benefici. 4.7. Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari: NIOGERMOX smalto medicato per unghie non altera la capacità di guidare e di usare macchinari. 4.8. Effetti indesiderati: Le categorie di frequenza degli effetti indesiderati vengono
definite come segue: Molto comune (≥1/10); comune (≥1/100, <1/10); non comune (≥1/1.000, <1/100); raro (≥1/10.000, <1/1.000); molto raro (<1/10.000); non noto (non può essere valutato in base ai dati
disponibili). Non si sono registrate reazioni avverse di tipo sistemico. I sintomi riferiti nella zona di applicazione sono stati transitori e di lieve entità. Disturbi generali e manifestazioni cliniche nelle zone di applicazione: Molto rari: eritema, desquamazione, bruciore e prurito nella zona di applicazione. 4.9. Sovradosaggio: Non sono stati riportati casi di sovradosaggio dovuti a questo medicinale. 5. PROPRIETA’ FARMACOLOGICHE: 5.1. Proprietà farmacodinamiche: Gruppo farmacoterapeutico: Altri antimicotici per uso topico; Codice ATC: D01AE14 NIOGERMOX smalto medicato per unghie è una formulazione basata su una tecnologia brevettata (ONY-TEC®), per il rilascio di principi attivi nelle unghie. Si tratta di una soluzione idroalcolica di idrossipropil-chitosano, avente le seguenti proprietà: buona solubilità in acqua, elevata
plasticità, affinità alla cheratina, attività cicatrizzante e grande compatibilità con i tessuti umani. NIOGERMOX smalto medicato per unghie ha un’azione topica antimicotica. Il principio attivo è ciclopirox (derivato piridonico).
In vitro, il ciclopirox si è dimostrato efficace sia come fungicida che come fungistatico ed ha mostrato attività sporicida. Il ciclopirox è efficace contro un ampio spettro di dermatofiti, lieviti, muffe ed altri funghi. Per gran
parte dei dermatofiti (varie specie di Trichophyton, Microsporum e Epidermophyton) e lieviti (Candida albicans, altre specie di Candida) la MIC (Minima Concentrazione Inibente) è compresa fra 0,9 e 3,9 μg/ml. Nessun
caso di resistenza fungina a ciclopirox è stato riferito in oltre vent’anni di pratica clinica. Tavola di sensibilità (ceppi legati alla malattia): Dermatofiti, Trichophyton rubrum, Trichophyton mentagrophytes, Trichophyton
spp, Microsporum canis, Epidermophyton floccosum, Lieviti, Candida albicans, Candida parapsilosis, Muffe, Scopulariopsis brevicaulis, Aspergillus spp, Fusarium solani. Dopo l’applicazione sulla superficie dell’unghia
NIOGERMOX smalto medicato per unghie forma una pellicola invisibile, permeabile all’umidità e all’aria, che aderisce alla struttura cheratinica dell’unghia consentendo un semplice e rapido rilascio del principio attivo nel
substrato. NIOGERMOX smalto medicato per unghie è stato studiato in uno studio clinico a lungo termine in 467 pazienti affetti da onicomicosi. Lo studio era a tre gruppi, in confronto con una formulazione del commercio di ciclopirox smalto medicato per unghie all’8% e con placebo (veicolo del medicinale NIOGERMOX). Il trattamento delle unghie infette è stato effettuato quotidianamente per un periodo di 48 settimane. Successivamente i pazienti sono stati controllati per un periodo di altre 12 settimane. Come previsto in base alle diverse caratteristiche delle formulazioni, il ciclopirox smalto medicato per unghie di riferimento è stato rimosso una
volta alla settimana per mezzo di solventi e di lime per unghie, mentre NIOGERMOX ed il placebo (entrambi idrosolubili) con un semplice lavaggio. I dati relativi all’efficacia si sono resi disponibili per 454 pazienti (ITT) e
sono stati confermati in 433 pazienti (PP). NIOGERMOX smalto medicato per unghie ha dimostrato maggior efficacia rispetto al placebo ed al ciclopirox di riferimento. L’effetto più significativo è stato evidenziato
nell’endpoint primario: percentuale di “completa guarigione” (pazienti con esame micologico negativo e guarigione dell’unghia al 100%) e nell’endpoint secondario: percentuale di “pazienti responsivi” con esame micologico negativo e guarigione dell’unghia ≥ 90%). Nelle settimane 48 e 52, la percentuale di pazienti completamente guariti e di pazienti responsivi nel gruppo trattato con NIOGERMOX, era notevolmente superiore alla
percentuale dei pazienti del gruppo trattato con ciclopirox di riferimento. Alla settimana 60, cioè dopo 12 settimane dal termine del trattamento, la percentuale di pazienti completamente guariti e di responsivi nel gruppo
trattato con NIOGERMOX, risultava ulteriormente aumentata: la percentuale di completa guarigione nel gruppo NIOGERMOX era del 119% più elevata rispetto al gruppo che usava ciclopirox di riferimento (differenza
statisticamente significativa, p<0,05) e la percentuale di pazienti responsivi del gruppo NIOGERMOX era del 66% più elevata (differenza statisticamente significativa, p< 0,05). NIOGERMOX smalto medicato per unghie
ha mostrato un progressivo incremento di entrambi i parametri di efficacia nelle settimane 48, 52 e 60, diversamente dal prodotto di riferimento. La tollerabilità nella zona di applicazione è stata costantemente monitorata per tutto il periodo di trattamento. Insorgenza di segni/sintomi si è manifestata in pochi pazienti e in tutti i gruppi di trattamento. Complessivamente, i sintomi erano più frequenti con il prodotto di riferimento a base di
ciclopirox (8,6% segni e 16% sintomi) rispetto a NIOGERMOX (2,8% segni e 7,8% sintomi). Nel gruppo trattato con placebo la percentuale è stata di 7,2% per i segni e di 12,4% per i sintomi. Il segno più frequentemente riferito è stato l’eritema, osservato dallo Sperimentatore in 2,8% dei pazienti nel gruppo NIOGERMOX, ed in 8,6% nel gruppo di riferimento. Casi di eritema sono stati inoltre riportati da un ulteriore 2,1% di pazienti nel gruppo di riferimento. Il sintomo più frequente è stato il bruciore, riferito dal 2,8% dei pazienti nel gruppo NIOGERMOX e dal 10,7% dei pazienti del gruppo di riferimento. Non sono noti sino ad oggi casi di
resistenza al trattamento antimicotico con ciclopirox. 5.2. Proprietà farmacocinetiche: Grazie alla tecnologia ONY-TEC®, NIOGERMOX smalto medicato per unghie ha dimostrato buona capacità di penetrazione
della cheratina. Dopo applicazione dello smalto medicato per unghie sui tessuti cornei, il principio attivo viene immediatamente rilasciato e penetra nell’unghia. Al raggiungimento della concentrazione antimicotica nel
punto di infezione, il principio attivo instaura un legame irreversibile con la parete cellulare del fungo inibendo in tal modo l’assorbimento dei componenti necessari alla sintesi cellulare ed alla catena respiratoria. Solo una
quantità minima di ciclopirox viene assorbita per via sistemica (<2% della dose applicata: dopo 6 e 12 mesi di trattamento i livelli ematici in uno studio a lungo termine erano pari rispettivamente a 0,904 ng/ml (n=163)
e 1,144 ng/ml (n=149). Ciò dimostra che il farmaco esercita la propria azione essenzialmente a livello locale ed è irrilevante il rischio di possibili interferenze con le normali funzioni dell’organismo. 5.3. Dati preclinici
di sicurezza: I dati preclinici fino ad una dose orale di 10 mg di ciclopirox/kg/die, negli studi convenzionali di tossicità a dosi ripetute, di genotossicità e di potenziale cancerogeno, non hanno evidenziato alcun rischio
specifico per l’uomo. Gli studi sulla tossicità riproduttiva effettuati nel ratto e nel coniglio non hanno evidenziato effetti tossici embriofetali o effetti teratogeni. Con la somministrazione per via orale di 5 mg/kg, è stato osservato un ridotto indice di fertilità nel ratto. Non vi è evidenza di tossicità peri- o post-natale, sebbene non siano stati indagati i possibili effetti a lungo termine sulla progenie. Gli studi sulla tollerabilità locale del NIOGERMOX
smalto medicato per unghie non hanno evidenziato effetti irritativi nel coniglio e nella cavia. Il derivato del chitosano contenuto nella formulazione non contiene tropomiosina e non ha mostrato potenziale allergenico in
pazienti con allergia ai crostacei. 6. INFORMAZIONI FARMACEUTICHE: 6.1. Elenco degli eccipienti: Etilacetato, Etanolo (96%), Alcol cetostearilico, Idrossipropil-chitosano, Acqua depurata. 6.2. Incompatibilità: Non pertinente. 6.3. Periodo di validità: 3 anni. Dalla prima apertura del flacone: 6 mesi. 6.4. Precauzioni particolari per la conservazione: Per proteggere il prodotto dalla luce, conservare il
flacone nella confezione esterna. Conservare il flacone ben chiuso, per evitare che il prodotto evapori. Non refrigerare. A temperature inferiori ai 15°C lo smalto medicato per unghie può gelificare; può anche verificarsi
una lieve flocculazione o la formazione di un leggero sedimento, condizioni facilmente reversibili se si riporta il prodotto a temperatura ambiente (25°C) sfregando il flacone tra le mani fino a quando la soluzione sarà di
nuovo limpida (circa un minuto). Ciò non ha alcuna ripercussione sulla qualità o sull’efficacia del prodotto. Conservare il flacone ben chiuso quando non utilizzato. Il prodotto è infiammabile. Tenere lontano da fonti di
calore e da fiamme libere. 6.5. Natura e contenuto del contenitore: Flaconi di vetro trasparente con tappo a vite in polipropilene corredato di pennellino per l’applicazione. Confezioni da: 3,3 ml, 6,6 ml. E’ possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate. 6.6 Precauzioni particolari per lo smaltimento: Nessuna istruzione particolare. 7. TITOLARE DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO: Polichem SRL - Via G. Marcora, 11 - 20121 Milano - Italia. 8. NUMERO DELL’AUTORIZZAZIONE ALL’IMMISSIONE IN COMMERCIO: AIC n. 039390 012 Flacone da 3,3 ml - AIC n. 039390 024
Flacone da 6,6 ml. 9. DATA DELLA PRIMA AUTORIZZAZIONE / RINNOVO DELL’AUTORIZZAZIONE: 5 agosto 2010. 10. DATA DI REVISIONE DEL TESTO: Determinazione AIFA del dicembre 2011.
NOTIZIE
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UTENTI OGNI GIORNO PER OLTRE UN’ORA. I device mobili arrivano a catturare 24 milioni di persone e questo aumenta molto le opportunità di
acquisto, spiegando come il consumo in mobilità sia sempre più rilevante. Il cliente può trovare il brand e il suo prodotto ovunque: sul sito internet, su Ebay e Amazon, su social newtork, cellulare, Ipad. E i punti vendita? Devono trasformarsi,
tenere il passo e offrire una shopping experience accattivante, rinnovata e che
mantenga le aspettative promesse o fatte intravedere nella pubblicità.
La componente comunicativa si conferma fattore indispensabile per creare una relazione nuova con il cliente.
I consumatori selezionano i punti vendita e acquistano i prodotti non soltanto valutando i benefici funzionali
dati dal prodotto cercato, ma considerando anche gli aspetti emozionali
offerti. Ecco perché è fondamentale innovare e creare esperienze di acquisto
sempre più piacevoli e coinvolgenti,
dove la comunicazione e il ruolo del
personale di vendita siano centrali. Per
svilupparsi e affermarsi, le aziende oggi
devono necessariamente mettere in
atto delle strategie volte a raggiungere
i propri consumatori, reali e potenziali, così da catturare la loro attenzione
e mantenerla nel tempo. Per fare ciò,
è necessario attivare un dialogo efficace con i clienti affinché possano sentirsi protagonisti attivi del processo.
n. 4 - 2014
!
33
Basta demonizzare la promozione in farmacia
L’attività promozionale, per essere intelligente, funzionale e proficua dev’essere in accordo con l’immagine professionale del
punto vendita. A volte capita di affrontare l’argomento con farmacisti preoccupati di preservare la loro immagine professionale e, dunque, un po’ statici o frenati nella loro offerta commerciale. Ma in un contesto competitivo, stare fermi per paura o timore rischia di prestare il fianco alle azioni dei concorrenti
che, invece, si attivano per comunicare al mercato in modo nuovo. Per questo è necessario saper distinguere tra un’attività promozionale inserita in modo mirato in un piano strategico annuale e una politica di sconti continuativa, vissuta come aspetto prevalente e determinante. In altri termini, l’immagine professionale della farmacia non viene inquinata da attività promozionali periodiche svolte in base a determinati criteri, al contrario: la promozione, gestita e comunicata in modo adeguato, diventa l’ingrediente eccellente per dare gusto all’offerta commerciale.
La comunicazione
Se da dati statistici emerge che l’85%
dei consumatori sceglie di consultare
i device mobili per trarre informazioni sui prodotti (fonte GlobalWebIndex),
è chiaro che il negozio deve trovare
nuove forme di coinvolgimento per invogliare il cliente a recarsi sul punto
vendita. Un esempio interessante arriva da P&G, che in autunno ha attuato nelle Filippine una campagna
con obiettivi di engagement, vendite
e data entry, denominata “The next
generation in-store marketer”. 325
punti vendita sono stati dotati di promoter con tablet nei quali un’app interattiva promuoveva 20 nuovi brand.
L’applicazione includeva video dimostrativi, testimonianze dirette, spot e
contenuti media per ricavare informazioni. Ma oltre a questo, l’utente
poteva usufruire di un servizio più personale: effettuare un check up del capello, per definire la tipologia di prodotto necessario alla cura della propria
capigliatura. Quest’attività di marketing personalizzato era arricchita da un
sistema di data entry: l’utente poteva
lasciare i riferimenti per ricevere offerte, coupon, informazioni. Il risultato? Una crescita del 32% sulla media dei prodotti venduti.
La componente comunicativa dei
punti vendita, quindi, ha sempre più
34
n. 4 - 2014
un ruolo strategico per stabilire relazioni con il cliente. I moderni retail si
sono trasformati in armi di seduzione
e di conquista della clientela, che vuole vivere l’acquisto come un’esperienza
multisensoriale, di divertimento e di
scoperta. Il punto vendita è oggi uno
strumento di comunicazione della
marca e si trova nella necessità di progettare nuovi strumenti di comunicazione in store, di realizzare un restyle
del packaging, che miri alla valorizzazione del prodotto. Deve anche attuare strategie per aumentare il grado di fedeltà al punto vendita e strategie per migliorare l’attrattività della propria location. Sovente, per questo si realizzano azioni di direct marketing, per gestire in modo efficace le
relazioni con la clientela e arrivare così
a fidelizzarla, passo dopo passo.
In questo processo un ruolo chiave è
assunto dal personale, che deve trasformarsi nel consulente ideale per fornire il consiglio adeguato. L’addetto
dev’essere in grado di comprendere i
bisogni del consumatore, adoperarsi
per prestare un servizio di qualità e trasformare il cliente di passaggio di oggi
in un cliente fedele di domani. In un
mercato tanto rapido ed evoluto,
non c’è più spazio, infatti, per poca
professionalità e competenza: per i
punti vendita è indispensabile poter
contare su consulenti di vendita “ec-
cellenti”, motivati, orientati al cliente
e a conoscenza delle tecniche di vendita e di comunicazione persuasiva.
Discrimine fondamentale per definire
che tipo di comunicazione attuare è
il target a cui ci si rivolge: clienti attivi o potenziali? Quale la fascia d’età?
I mezzi e i contenuti vanno scelti e definiti in modo accurato proprio in base
a chi riceverà il vostro messaggio. Per
esempio, se parlate agli over 65 per
comunicare il lancio di un prodotto per
l’incontinenza leggera userete un linguaggio differente da quello necessario a promuovere una nuova linea
di prodotti dermocosmetici ecofriendly. Senza dimenticare che, oltre ai
supporti tradizionali (cartelli vetrina,
cartelloni interni, pendalin, totem e simili), oggi ha acquisito importanza notevole il web, con i social network e i
supporti di comunicazione digitale instore.
La comunicazione, quindi, si conferma perno delle azioni in store: muove il piano strategico aziendale e avvolge il punto vendita con una presenza fisica, fatta di supporti, iniziative e attività, fino al modo di porsi del
personale. A cascata, ricopre tutte le
aree di un punto vendita e, a seconda di come viene gestita e utilizzata,
può diventare la chiave del successo.
Ma per avere successo deve far parte di un progetto strategico integrato, che includa passaggi definiti e finalizzati. Tra questi, c’è naturalmente anche la promozione.
La promozione
È un’attività di marketing finalizzata a
influenzare il comportamento di acquisto del cliente con l’offerta di vantaggi supplementari. Di solito si tratta di un’agevolazione economica, ma
non solo e non sempre. È un vero e
proprio strumento per realizzare la politica commerciale del punto vendita
e, per questo, obbedisce a precise regole che ne decretano il successo o
l’insuccesso. Per attuare un’azione
promozionale è necessario identificare gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Possono essere diversi:
• differenziarsi dalla concorrenza
• fidelizzare la propria clientela
• valorizzare prodotti e/o servizi specifici
• evidenziare eventi particolari
• comunicare dinamismo.
In generale, va posta attenzione a non
considerare la promozione come la panacea di tutti i mali: sembra la medicina più facile e immediata per aumentare il traffico nel punto vendita,
ma la sua organizzazione richiede una
serie di azioni da coordinare e un’attività di supervisione e controllo dell’andamento che impiega tempo e risorse. La promozione fa parte del piano di comunicazione generale dell’insegna con il suo mercato: bisogna,
dunque, comunicare nella maniera
corretta e rispecchiare lo stile del
punto vendita, perché sbagliare, andando fuori dai propri binari, significa rischiare di bruciare la promozione
e, per di più, confondere i consumatori, rendendo loro un’immagine distorta della farmacia e del prodotto.
Ma quali sono le caratteristiche che
rendono efficace una promozione? E
come vanno comunicate?
- L’eccezionalità
“Tutte le cose belle finiscono, prima
o poi”, soprattutto la promozione.
Un’iniziativa promozionale deve avere un inizio e una fine dichiarata, altrimenti perde il suo effetto: il clien-
te non percepisce l’evento come eccezionale e questo demotiva il suo desiderio di cogliere l’occasione propizia
di fare un affare. La scadenza, inoltre,
gioca a vostro favore, inducendo realmente all’acquisto. Attenzione, poi,
a non calendarizzare le promozioni
sempre nella stessa maniera e nello
stesso periodo: c’è il rischio che il cliente attenda l’”ora x” per acquistare e
questo non giova al business. Variate i momenti e le occasioni e comunicate l’azione promozionale sottolineandone l’eccezionalità e ricordando loro che, come tutte le occasioni,
va colta perché finisce.
- L’originalità
Dimenticate l’omologazione. Dovete
essere voi stessi, ma con un po’ di originalità: osate. Va usato un linguaggio accattivante, che sappia, però, parlare la lingua di chi riceve: nessun burocratese o paroloni medici, sì a testi
semplici e mirati che dichiarino esattamente cosa state facendo. Ricordate
che l’utente è bombardato tutto il giorno da messaggi pubblicitari e, quindi, cogliere la sua attenzione e colpire nel segno non è facile. Dovete corteggiarlo e conquistarlo e dirgli esattamente quello che offrite nella maniera più semplice possibile.
- L’opportunità
La promozione è un’opportunità che
il punto vendita riserva ai suoi clienti
per proporre un prodotto a un prezzo riservato. Non è una svendita. Siamo molto lontani dal concetto di liquidazione e dobbiamo restarci: il rischio è che il cliente percepisca il
prezzo pagato in precedenza come eccessivo rispetto al valore commerciale del prodotto. Va bene un’offerta sufficientemente aggressiva per attrarre
l’attenzione, ma senza esagerare, per
evitare di perdere credibilità.
- L’obiettivo
Ogni azione ha un senso se
ci si pone un obiettivo da raggiungere che sia monitorabile. Nel caso della promozione, dev’essere favorire
un incremento di vendite aggiuntive
e non permettere ai clienti abituali di
acquistare a prezzo scontato un prodotto che avrebbero acquistato a
prezzo pieno. Per vendite aggiuntive
si intende l’incremento di vendite
dello stesso prodotto, ma anche l’incremento di vendite di prodotti che il
cliente non avrebbe acquistato e che
la promozione gli consente di provare e, nel caso, riacquistare in futuro.
Pensiamo, per esempio, a un prodotto
che può essere spinto con una promozione: lo scovolino per l’igiene
dentale. Lo sconto induce il cliente al
primo acquisto, ma è probabile che,
una volta provato il prodotto e scoperta la sua utilità, il cliente tornerà ad
acquistarlo.
Gli effetti di una promozione ben organizzata e che porta risultati spesso
non si esauriscono con la sua conclusione, ma continuano ad agire nel
tempo. Il percepito e la considerazione che il consumatore ha sulla marca,
sul prodotto acquistato o sul servizio
usufruito vengono direzionati e influenzati dall’azione promozionale.
Dicevamo che il cliente è bombardato di messaggi: questo lo confonde e
lo satura, ma al tempo stesso affina i
suoi sensi, lo rende rapido e selettivo.
Il concetto di fiducia ha un peso elevatissimo: se si fida di un punto vendita, inteso nel suo complesso come
luogo fisico e luogo fatto di persone,
e lo elegge a “suo” punto di riferimento, il gioco è fatto.
!
INIZIATIVE
Dopo la campagna in farmacia,
“Conosci il signor
COLON?”
CON QUESTO SIMPATICO
TITOLO SI SVOLGERÀ
“CONOSCI IL SIGNOR COLON?” È UN CONVEGNO ORGANIZZATO, SOTTO L’EGIDA DELLA REGIONE LOMBARDIA, a
maggio, da Federfarma e Micro, un’associazione onlus a cui aderiscono le
persone colpite da malattie infiammatorie intestinali croniche e i medici.
L’evento prende spunto dai risultati conseguiti in cinque anni di attività
preventiva nell’ambito della Regione, attraverso lo screening effettuato nelle
circa 2.500 farmacie lombarde. All’invito di sottoporsi a un test, mediante un
piccolo campione di feci da consegnare in farmacia, hanno risposto oltre
500.000 persone, su un milione e duecentomila contattate.
NEL PROSSIMO MAGGIO
UN CONVEGNO
SULLA PREVENZIONE
DELLE PATOLOGIE
CHE POSSONO
INTERESSARE
LA PARTE PRINCIPALE
DELL’INTESTINO CRASSO.
COINVOLTI ANTONIO
LUBRANO E FEDERFARMA,
di Lorenzo Verlato
Moderatore del convegno sarà Antonio Lubrano, il giornalista che con
“Diogene” su Raidue e “Mi manda
Lubrano” su Raitre (seguita da più di
cinque milioni di spettatori) si è guadagnato il titolo di primo difensore
civico della tv. E c’è una ragione: Antonio Lubrano, titolare di un intestino
capriccioso, è presidente della Micro
dal febbraio 2013 e ha promosso il
convegno sul colon insieme con
Annarosa Racca, presidente di Federfarma (nella foto). A lui, dunque, Farma
Mese ha posto alcune domande.
! Come è nato il rapporto di
collaborazione con Federfarma?
Attraverso un’antica amicizia: Nicola
Catapano, farmacista napoletano ora
in pensione, che vive a Milano come
me. Ci conosciamo da un mare di
anni ed è stato lui a promuovere l’incontro con la presidente di Federfarma. E poiché abbiamo scoperto di
essere, come si dice oggi, “persone
del fare” che odiano ovviamente le
chiacchiere, abbiamo subito concretizzato l’idea del convegno.
36
n. 4 - 2014
! In che modo può svilupparsi
la collaborazione?
Oltre al convegno sul colon, abbiamo
già individuato un altro obiettivo. Sul
finire del mese di aprile il dottor
Sandro Ardizzone, direttore dell’Unità
dipartimentale Ibd dell’Ospedale Sacco
e socio della Micro, terrà un corso di
aggiornamento Ecm per i farmacisti
su queste malattie croniche.
! Quanti sono gli italiani colpiti
da malattie infiammatorie intestinali croniche?
In assenza di dati recenti valgono
calcoli attendibili: sarebbero circa
200.000 in Italia i sofferenti. Nell’arco
di sei anni, dal ‘98 al 2004, è quasi
raddoppiata l’incidenza di queste malattie in età pediatrica. Nel 25% dei
casi colpiscono ragazzi dai 14 ai 15
anni e nel 5% sotto i cinque anni.
Sempre più frequente è poi l’esordio
di queste patologie nei giovani dai
16 ai 30 anni.
! Per questo genere di patologie
le strutture sanitarie del nostro
la collaborazione continua
Paese rispondono bene, sono
attrezzate adeguatamente?
Alla luce delle informazioni che ho
raccolto in questo primo anno di attività associativa, posso dire che l’Italia
non ha niente da invidiare agli altri
Paesi europei, sia sul piano della ricerca, sia della diagnosi e delle terapie
più innovative. In tutte le regioni esistono centri di eccellenza, da Bologna
a Palermo, da Roma a Napoli a Firenze, a Padova, Torino. Soltanto a
Milano esistono tre-quattro centri e
qui è nato l’Igibd, il gruppo di medici
italiani che studiano le malattie infiammatorie croniche dell’intestino.
In Sicilia, per citare un altro esempio,
esiste da tempo il Registro regionale
dei farmaci biotecnologici. I punti
critici sono due: non c’è ancora una
sufficiente disponibilità di risorse e
sembra ancora assente un’adeguata
sensibilità a questo problema, che
investe la salute di migliaia di persone.
" Che cosa si aspetta dai farmacisti la sua associazione?
Rispondo da cittadino sofferente.
Poiché risulta sempre molto difficile
interpretare subito i sintomi di queste
malattie dell’intestino -a volte passano mesi prima che sia diagnosticato
Il chi è dell’Associazione “Micro”
Micro, Associazione onlus di persone colpite da malattie infiammatorie intestinali croniche e dai medici curanti, è nata a Milano nell’agosto del
2010 ed è ospitata nei locali dell’Unità operativa di Gastroenterologia dell’Ospedale Luigi Sacco, in via G. Grassi n. 74. Il numero telefonico è
345/8167280 attivo dalle 9 alle 12) e questo l’indirizzo del sito: www.associazionemicro.eu. Dal febbraio 2013 presidente dell’associazione è Antonio
Lubrano. Questa onlus ha soci in tutta Italia, basti pensare che soltanto al
“Sacco” passano ogni anno più di 4.000 persone affette da micro. Per chi
vuole aderire, la quota associativa (20 euro) va versata sul conto corrente
postale 6980172 intestato a M.I.Cro.Onlus.
con certezza il morbo di Crohn- mi
sembra quasi naturale che la scintilla
del dubbio possa partire dal farmacista. Si calcola che ogni giorno tre
milioni circa di italiani frequentino
le farmacie; ebbene, capita che tra
costoro ci sia chi confida prima al titolare -e non subito al medico- le
sue preoccupazioni, le sue incertezze
nel valutare il classico mal di pancia
o quello che a Napoli si chiama “il
torcimento di stomaco”. In tal caso
il farmacista può formulare delle
ipotesi, suggerire una visita medica
proprio perché il paziente possa sciogliere il dubbio. E affrontare la realtà.
Tanto basta -e sarebbe molto- e
tanto chiediamo.
!
n. 4 - 2014
37
Che cosa sono le MICI
Le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) comprendono la malattia di Crohn e la colite ulcerosa. Si tratta
di patologie ritenute ancora relativamente rare, la cui frequenza però sembra essere in aumento, anche grazie ad una
maggiore consapevolezza nella loro diagnosi.
La causa di queste malattie non è ancora del tutto nota, ma
le maggiori teorie ritengono responsabile un disturbo del
sistema immunitario colpevole di scatenare e mantenere
una infiammazione cronica intestinale: il risultato finale è
un insieme di sintomi e, in alcuni casi, di complicanze, ad
andamento cronico-recidivante, caratterizzato dall’alternarsi di fasi di attività a periodi di remissione.
Le MICI colpiscono soprattutto soggetti giovani (nel 25%
dei casi 14-15 anni, nel 5% sotto i 5 anni), con eguale frequenza tra i due sessi. La loro diagnosi può non essere sempre immediata, specie per la malattia di Crohn, richiedendo
il ricorso a indagini cliniche, laboratoristiche e strumentali
(come endoscopie, ecografie, radiografie).
Le terapie attuali mirano a indurre e mantenere uno stato di remissione e di controllo dell’infiammazione cronica mediante tratamenti farmacologici quali i salicitati
(mesalazina e salazopirina), i cortisonici, gli immunosoppressori (azatioprina,6-mercaptopurina,
methotrexate) e i farmaci biologici (infliximab,adalimumab). La terapia è spesso prolungata, richiede periodici monitoraggi e la scelta dipende da vari fattori, quali il
grado di attività della malattia, la sua estensione e l’eventuale presenza di complicanze. Nei casi che non rispondono a
nessuna terapia o in cui si sviluppino particolari complicanze, si ricorre al trattamento chirurgico.
Che cosa può fare il farmacista
Succede che ai primi di sintomi di allarme si chieda consiglio al farmacista. Intanto, quali sono questi sintomi?
‹ diarrea cronica (aumento del numero delle evacuazioni
giornaliere, da almeno 2-3 settimane, specie se notturna)
‹ calo di peso, spesso associato alla diarrea,
ma non necessariamente
‹ astenia accompagnata alla difficoltà
di “portare avanti” la propria giornata
‹ febbricola (attorno ai 38°C)
‹ dolore addominale, specie se notturno
e tale da svegliare il paziente
‹ sanguinamento rettale, cioè presenza
di sangue rosso vivo, isolato o misto alle feci
‹ dolore addominale pre-evacuativo,
con urgenza e tenesmo rettale
‹ manifestazioni extraintestinali, quali dolore articolare
diffuso, comparsa di lesioni cutanee eritematose
Per la verità non sempre i sintomi sono così chiari, e tuttavia il farmacista deve suggerire una visita specialistica:
vada da un gastroenterolgo. Sarà il modo più efficace di
aiutare il cliente.
www.associazionemicro.eu
M.I.Cro associazione onlus – via G.B. Grassi 74 Milano
tel. +39 345.8167280 (dalle 9.00 alle 12.00) [email protected]
MERCATO
I dati di Assosalute sui farmaci
OTC E SOP NON RIESCONO
A SFONDARE, COMPLICE
ANCHE LA CRISI: NEL 2013
LIEVE FLESSIONE IN QUANTITÀ,
LEGGERA CRESCITA IN VALORI
PER UN COMPARTO CHE VALE
QUASI 2.500 MILIONI DI EURO.
LA FARMACIA RIMANE
DI GRAN LUNGA
IL CANALE PRIVILEGIATO
di Barnaba Grigis
40
n. 4 - 2014
COME OGNI ANNO, ASSOSALUTE FA IL PUNTO SULLA SITUAZIONE DELLE VENDITE DEI FARMACI SENZA OBBLIGO
DI PRESCRIZIONE MEDICA NEI TRE CANALI: farmacie, parafarmacie, corner della Gdo. I risultati del 2013 «tornano a evidenziare un andamento del comparto dell’automedicazione legato, sul breve periodo,
all’incidenza dei cosiddetti malanni di stagione» osserva il presidente di Assosalute, Stefano Brovelli. Si tratta di un comparto libero da prescrizioni che
può rispondere alla domanda crescente di salute dei cittadini attraverso il
farmacista.
L’anno 2013 si è chiuso con vendite per 2.440 milioni di euro e 314
milioni di pezzi. Poco meno di tre
quarti dei pezzi venduti sono Otc,
farmaci a cui, com’è noto, è concesso fare pubblicità al pubblico, e
l’altro quarto sono Sop, specialità farmaceutiche che non necessitano di
ricetta medica, ma che non possono essere pubblicizzate. I primi costano al pubblico mediamente di
meno (7,5 euro) dei secondi (8,4
euro) per cui la quota di mercato a
valore (70,9%) è leggermente inferiore a quella in pezzi (73,1%).
Rispetto all’anno precedente, nel-
l’insieme dei due segmenti vi è stato un decremento in pezzi dell’1,1%
e un aumento del fatturato
dell’1,7%. I Sop, con -3,5% in pezzi e -0,1% a valore, hanno sofferto
più degli Otc, che, viceversa, a valore
evidenziano una percentuale positiva (+2,5%), mentre a pezzi ottengono risultati simili al 2012 (-0,2%)
Farmacia
dominante
La farmacia mantiene sostanzialmente la sua posizione dominante rispetto alle parafarmacie e ai corner
senza obbligo di prescrizione
Senza ricetta
senza boom
FARMACI SENZA OBBLIGO DI PRESCRIZIONE
VENDITE (Sell out) 2013
Unità
OTC
SOP
TOTALE
Valori
Ricavo medio
unitario
000.000
Quota %
000.000 €
Quota %
229,5
84,5
314
73,1
26,9
100
1.729
711
2.440
70,9
29,1
100
7,5
8,4
7,8
della Gdo sia in pezzi, sia
a valore.
Nel 2013 ha realizzato
Fonte: nostra elaborazione da Assosalute su dati Ims Health-Iri
2.257,5 milioni di euro di
fatturato, il 92,5% delle
vendite totali con 286,8 milioni di
120,3 milioni di euro, ha aumenta2013 ha venduto 10,6 milioni di unità indietreggiando rispetto all’anno
pezzi (91,3% del totale). Sono stato la quantità delle confezioni venprecedente del 4% mentre a valoti venduti 208 milioni di confezioni
dute del 9% e il valore del 13,4%,
re, con 62,2 milioni di euro, ha condi Otc, circa la stessa quantità delcon un prezzo medio per unità ventenuto la perdita in termini percenl’anno precedente (-0,4%) per un
dute di 7,2 euro, non molto distantuali dell’1,2% soprattutto per i
valore di 1.586 milioni di euro, il
te da quello delle farmacie (7,9
Sop.
2,3% in più, mentre i Sop (78,6 mieuro); in particolare, il prezzo medio
Gli Otc rappresentano l’81,3% dellioni di pezzi e 671,6 milioni di
degli Otc è molto vicino nei due cale vendite a valore -50,6 milioni di
euro) sono scesi del 4,4% in pezzi e
nali (7,6 euro nella farmacia, 7,3
euro, con un decremento del 3,5%dell’1,1% a valore. Rispetto all’aneuro nella parafarmacia), mentre
e l’80,4% a pezzi (8,5 milioni di conno precedente, l’insieme dei due
nella prima è più elevato quello dei
fezioni, -5,4%). I Sop completano il
segmenti ha portato a variazioni legSop: 8,5 euro contro 7,2.
fatturato con 11,6 milioni di euro (in
germente inferiori al mercato (+
Il risultato delle vendite degli Otc è
sviluppo del 9,8%) e 2,1 milioni di
1,3% a valore, -1,6% a pezzi).
stato di 92,6 milioni di euro, e 12,8
pezzi (+2%). Il valore medio unitamilioni di confezioni con un increrio nei due segmenti (Otc 5,9 euro
mento,
rispettivamente,
del
10,5%
E gli altri canali?
e Sop 5,6 euro) è simile; nei Sop è
e del 7,9%; nei Sop 27,7 milioni di
circa il 50% in meno della farmacia.
euro
(con
un
sensibile
incremento,
La parafarmacia, nel suo piccolo,
Nel lungo periodo si osserva una len+ 24,3%) e 3,9 milioni di unità
mostra una vivacità, una capacità di
ta diminuzione della quota di mer(+12,8%).
svilupparsi sia con gli Otc, sia con i
cato a pezzi delle farmacie a vanIl supermercato, invece, nell’anno
Sop. Con 16,6 milioni di pezzi e
n. 4 - 2014
!
41
LA SFIDA TRA I CANALI
Farmaci senza obbligo di prescrizione: % di vendite
in unità per canale dal 2007 al 2013
2,1
100%
3,1
1,4
3,5
3,7
3,5
4,3
4,7
3,5
4,9
3,4
3,4
4,9
5,3
Corner Gdo
Parafarmacie
75%
96,5
93,2
92,2
91,8
91,6
91,7
91,3
Anno 2007
Anno 2008
Anno 2009
Anno 2010
Anno 2011
Anno 2012
Anno 2013
Farmacie
50%
25%
0%
Fonte: elaborazione Assosalute e nostra su dati Ims Health e Iri
IL MERCATO DIVISO IN CLASSI
Trend in unità delle principali categorie (%)
11,7
Altri
Apparato circolatorio
Dermatologici
Analgesici
Apparato digerente,
intestino
Tosse, raffreddore,
affezioni respiratorie
14,2
3,3
4,3
8,5
8,6
18,7
20,2
20,8
21,3
33,5
35
Anno 2009
Anno 2013
Fonte: nostra elaborazione su dati Assosalute
taggio delle parafarmacie, mentre rimane abbastanza stabile il peso della Grande distribuzione organizzata.
Le parafarmacie sono passate da una
quota dell’1,4% del lontano 2007 al
5,3% del 2013 con una crescita modesta ma costante negli anni. Anche
a valore la tendenza è la stessa (si
veda tabella qui sopra). Va detto che
5 classi terapeutiche fanno l’85,8%
delle confezioni vendute nel 2013 e
l’81,3% del valore.
42
n. 4 - 2014
Le classi
terapeutiche
Prima tra tutte, con un terzo dei volumi totali (33,5%) e il 29% del valore, è la classe dei prodotti per tosse, raffreddore e affezioni delle vie
respiratorie: 105 milioni di pezzi,
707 milioni di euro fatturati. La stagione invernale 2013 ha favorito le
vendite di questi prodotti e il risultato rispetto all’anno prece-
dente è stato positivo (+1,5% a
pezzi e 4,6% a valore). Sono specialità medicinali con uno dei prezzi medi di vendita (6,7 euro) più
bassi tra i prodotti che non necessitano di prescrizione medica. Seconda in termini di pezzi (65,3 milioni di unità) e terza per fatturato
(426 milioni di euro) è la classe dei
farmaci per l’apparato digerente e intestino. È un segmento che nell’anno ha subito un calo in pezzi del
3,7% e dell’1,7% a valore.
Positivi, invece, gli analgesici, la terza classe per numero di pezzi (58,6
milioni di unità, +1,9%) la seconda
per valore (459,6 milioni di euro, +
5,3%), mentre negativi in pezzi i dermatologici (27 milioni di confezioni,
-2,8%), i farmaci dell’apparato circolatorio 13,6 milioni di pezzi, 4,7%) e le altre classi (44,5 milioni
di pezzi, -4,7%).
A valore sono positivi i dermatologici (238,7 milioni di euro, + 2,5%),
negativi quelli dell’apparato circolatorio (153 milioni di euro, -2,9%) e
gli altri (455,9 milioni di euro, 1,1%). Questi ultimi hanno un
prezzo medio per confezione di
10,2 euro, il più elevato del settore
che stiamo esaminando .
Nel lungo periodo (cioé dall’anno
2009 al 2013) si nota una contrazione di quota di mercato a pezzi
delle prime 3 classi -tosse raffreddore e infezioni delle vie respiratorie, dei dermatologici e analgesici- a
vantaggio delle altre classi (si veda
tabella a sinistra).
Infine una nota particolare la merita
il segmento dei notificati/nutraceutici, che nel 2013 continua a crescere: a valore in questo anno vi è
stato, infatti, un incremento del
7,9%. Invece, l’etico si mantiene
sugli stessi valori dell’anno scorso (0,4%), per cui lo sviluppo del fatturato della farmacia è nel comparto
commerciale, la cui quota di vendite
cresce ogni anno.
Le chance
del farmacista
Se le aziende farmaceutiche che
producono e commercializzano farmaci da banco assistono ormai da alcuni anni al lento decrescere di questo mercato (soprattutto in pezzi),
d’altro lato la farmacia -con i farmaci
che non richiedono prescrizioni, con
i prodotti notificati, con il settore
commerciale in crescita (+3,8%)-
ha a disposizione strumenti efficaci di prevenzione e di cura
da consigliare ai propri clienti,
dialogando con loro, sensibilizzandoli a valutare il proprio
benessere, rispondendo con
competenza alla crescente domanda di salute, soprattutto
per piccoli malanni, contribuendo nello stesso tempo alla
riduzione dei costi della sanità
pubblica.
!
La scommessa della longevità
L’innovazione è uno dei temi al centro del dibattito tra gli addetti ai
lavori: non a caso “Innovare per crescere” era il tema del convegno Asis,
tenutosi in marzo a Tirrenia, e di «ridurre i costi per innovare» si è parlato al Cermes nel recente incontro dal titolo “il paziente è servito (?)”.
Gli esperti concordano sul fatto che occorra cercare il “nuovo” avendo ben presenti le esigenze del consumatore-paziente.
Al riguardo, l’invecchiamento e la longevità della popolazione sono diventati argomenti principali su cui riflettere per innovare. Nelle nostre
società, infatti, la gente invecchia più che in altre realtà e nel contempo
aumentano le malattie croniche. Dice in proposito il sociologo Domenico De Masi, intervenuto all’incontro di Assosalute: «La maggioranza delle persone diventa vecchia soltanto negli ultimi due anni
della propria vita, durante i quali le spese farmaceutiche sono pari alla cifra
impiegata per comprare medicine in
Il commerciale insegue l’etico
tutti gli anni della vita precedente». Al
Evoluzione della quota di mercato a valore
convegno del Cermes si è poi affermato che due terzi di coloro che raggiungono l’età pensionabile avranno alCommerciale
meno due patologie croniche. Ha det36,1
37,4
38,3
to Sergio Liberatore, general manaEtico
ger di Ims Health, al convegno Asis: «In
Italia abbiamo una spesa farmaceutica pro capite inferiore alla media eu63,9
62,6
61,7
ropea, l’innovazione stenta a penetrare il mercato e il numero di lanci di
nuovi farmaci è inferiore agli altri Paesi»; inoltre, «l’Europa continuerà a rallentare la velocità di crescita».
Anno 2011
Anno 2012
Anno 2013
Fonte: Ims Health Incontri Asis
n. 4 - 2014
43
Sanità e legge
A cura di
Alfonso Marra
Magistrato
Fidelity card in farmacia,
molti vantaggi e qualche rischio
Una delle innovazioni della legge sulla privacy (Testo unico emanato con D.lgs.
196/2003) è stata la fidelity card, la cui attivazione presuppone, ovviamente, sempre il consenso della persona i cui dati debbano essere trattati. Ciò consente, attraverso la raccolta di alcuni di essi, la “profilazione” della clientela, il che può
avvenire utilizzando soltanto dati anonimi e non identificativi e senza una relazione tra dati che permettano di individuare gli interessati e le indicazioni relative
agli acquisti effettuati. È assolutamente vietato il trattamento (visualizzazione e
conservazione) dei dati acquisiti per le finalità di cui sopra. Di tal che, quando la
farmacia utilizza la fidelity card può trattare esclusivamente: a) dati anagrafici
dell’interessato; b) dati relativi al volume di spesa globale progressivamente realizzata dal cliente, senza alcun riferimento ai dettagli dei prodotti acquistati.
ll titolare della farmacia deve preliminarmente “notificare il trattamento dei dati” (art. 13, comma 1, della Legge sulla privacy). Deve poi attuare le dovute misure di sicurezza a protezione della riservatezza dei
dati acquisiti. È tenuto a redigere il Dps (documento programmatico sulla sicurezza), da aggiornare al
31 marzo di ogni anno. Se non lo fa, a suo carico possono essere irrogate le sanzioni penali e amministrative
previste del Dl n. 207 del 30.12.2008 (il Milleproroghe), convertito nella Legge n. 14 del 17.2.2009: pena
dell’arresto fino a due anni e pagamento di una somma che può andare da 20.000 a 120.000 euro.
Ma non sono soltanto queste le conseguenze a carico del farmacista che ponga in essere una lesione
della riservatezza e dell’identità personale nel trattamento dei dati. Il Testo unico sulla privacy prevede una tutela successiva, consistente nel risarcimento
dei danni patrimoniali e morali subìti dal pazientecliente del quale siano stati rivelati illegalmente i dati.
Si tratta di responsabilità “per danno da informazione”, conseguente al trattamento illecito dei dati
personali, alla falsità di dichiarazioni e notificazioni
fatte al Garante, all’inosservanza delle misure necessarie alla sicurezza dei dati e al mancato rispetto
delle disposizioni del Garante. Sono due le ipotesi in
cui tale danno è configurabile: la prima implica la violazione del “principio di finalità” e presuppone un uso
44
n. 4 - 2014
dei dati differente da quello per cui l’interessato ha
prestato il consenso; la seconda ipotesi comporta la
divulgazione di informazioni false o parziali.
I criteri per determinare l’ammontare del danno sono
stabiliti dall’art. 15 del Testo unico: “Chiunque cagiona
danno ad altri per effetto del trattamento dei dati personali è tenuto al risarcimento del danno ai sensi dell’articolo 2050 del Codice civile”. Questa norma, a
sua volta, stabilisce: “Chiunque cagiona un danno
ad altri nello svolgimento di un’attività pericolosa è
tenuto al risarcimento del danno, se non prova di avere adottato tutte le misure idonee a evitarlo”.
Il legislatore ha dunque equiparato l’esercizio dell’attività del trattamento dei dati personali all’esercizio
di una attività pericolosa. Quindi, sull’onere della prova, le regole processuali sono penalizzanti per il farmacista, mentre comportano un alleggerimento per
il cliente che si senta danneggiato, rispetto alle regole
generali previste dall’art. 2043 del Codice civile, in base
al quale colui che lamenta di avere subìto un danno
deve provare non solo il suo ammontare, ma anche
il dolo o la colpa del danneggiante. Nel nostro caso,
invece, spetta al cliente provare solo il fatto, cioè il
rapporto di causalità tra divulgazione dei dati e danno, mentre incomberà al farmacista dimostrare di avere posto in essere tutte le misure di sicurezza per evitare l’evento dannoso.
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. Leggere attentamente le avvertenze. Autorizzazione Ministeriale del 13/03/2014.
Accademia e storia
A cura della
Redazione
Museo Farmacia Picciola:
da Trieste a Vercelli
In redazione sono arrivati due articoli, inviati da Giorgio du Ban
e da Carlo Luigi Bagliani, in merito al trasferimento del Museo della Farmacia Picciola da Trieste a Vercelli. Testimoniano entrambi l’amore -questa la parola giusta- che questi due colleghi hanno sia per le vestigia delle loro farmacie, sia per la storia della professione. Un amore che non conosce limiti, di sicuro in termini di
spazio, vista la lunghezza degli articoli inviatici. Il rispetto di “Farma Mese” per la Storia della farmacia è documentato da questa
rubrica, da sempre offerta all’“Accademia”, ed è proprio qui che
ospitiamo la notizia, invitando i lettori interessati ai testi integrali di
Bagliani e du Ban a
prender contatto con i
due colleghi.
L’amico du Ban ci scrive
della sua “Farmacia Picciola”, fondata nel 1799, ci
parla dei documenti conservati con ordine certosino dai due Picciola (senior, 1799-1869, e junior,
1865-1947) e ben tenuti
prima dal padre e poi da lui
insieme alla vetreria, ai
mobili e ai vasi di Boemia.
Ci parla, poi, del suo bel
Museo, sistemato in un appartamento sovrastante la farmacia (dove
abitò James Joyce) e inaugurato il 18
febbraio 1999, alla presenza delle
massime autorità cittadine. Museo
che ottiene subito lusinghieri riconoscimenti e viene accolto in seno
all’“Association Européenne des Mu-
46
n. 4 - 2014
sées d’Histoire des Sciences Médicales”, oltre a essere oggetto di
una pregiata pubblicazione (“Storia
della Farmacia Picciola 1799-1999”),
purtroppo andata esaurita.
E ancora Giorgio du Ban ci parla dei
numerosi (oltre 3.000) e autorevoli
visitatori (tra cui docenti di storia
Alcune immagini dell’interno della farmacia Picciola e la copertina del libro
di Giorgio du Ban
italiani e stranieri, scolaresche e anche Silvio Garattini), terminando il
suo racconto con una amara riflessione, che riportiamo integralmente.
«Ho cercato di regalare il mio Mu-
seo alla Regione, alla Provincia, al
Comune e all’Università di Trieste:
ho ricevuto elogi e ringraziamenti,
ovviamente apprezzati, ma nessun
consiglio sul come fare per realizzare
il progetto. Ho insistito per ottenere
l’interessamento da parte dell’Ordine dei farmacisti e dell’Associazione dei titolari locali, ma senza risultato».
Anche il dottor Bagliani ci scrive della sua passione (viene da una famiglia di medici) per il collezionismo sanitario, che si specializza nel tempo
fino a quella che definisce una bibliofollia, che lo parta a collezionare volumi, libri antichi, bilance, mortai, albarelli e così via. Il dottorato in
Storia della farmacia a Barcellona, la
carica, poi, di segretario dell’Accademia a fianco del dottor Antonio
Corvi, la carica di presidente dell’Ordine di Vercelli e Biella segnano
un cammino che lo porta a realizzare un primo sogno: l’acquisto di
una farmacia subito impreziosita da
un antico arredo citato dal Pedrazzini,
cui segue una seconda farmacia, la
più antica della città, con fondazione seicentesca e patente settecentesca di Anna d’Orléans. E, infine, il
sogno più grande: l’apertura del
primo museo privato italiano di Storia della Farmacia (Via Galileo Ferraris, 24 - Vercelli), in un locale di 100
mq, che riunisce in tre grandi stanze le sue raccolte con quelle della farmacia Picciola di Trieste, oltre a uno
spazio di 25 mq per il laboratorio.
Attenzione: il 15 giugno ci sarà
l’inaugurazione, un appuntamento
che i colleghi appassionati non si lasceranno di certo sfuggire (per maggiori informazioni si può scrivere al
dottor Bagliani: [email protected]).
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A cura di
Matteo Verlato
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La Fondazione italiana per l’educazione
alimentare (Fei), in collaborazione
con Abbott, presenta una piattaforma didattica per educare i ragazzi fino ai 14 anni alla corretta alimentazione, non soltanto
un insieme di regole da imparare, ma piacevoli abitudini da
sperimentare nella quotidianità. Nella piattaforma, che è utilizzabile da Pc e anche da smartphone e tablet, oltre a materiale didattico, sarà disponibile gratuitamente anche il divertente
videogioco “Hungry Kids”, che
permetterà ai ragazzi di divertirsi e sfidarsi imparando a dosare carboidrati, proteine e glucidi, prestando attenzione anche all’esercizio
fisico e all’attività sportiva.
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fiera con uno stand capace di dialogare in maniera efficace con il mondo dei
farmacisti (nel padiglione 26, stand
Th.Kohl/Pharmathek A49-B50). Il quadro
di riferimento è come sempre il concetto della bellezza funzionale, che rappresenta il credo odierno dell’atteggiamento progettuale di Th.Kohl, con un focus sulla comunicazione e il visual merchandising in farmacia. Coniugare al meglio i risultati estetici del progetto di architettura con la verifica sulla sostenibilità economica dell’investimento è l’impegno di Th.Kohl, che si concretizza all’interno di un progetto globale di cui il
visual merchandising è sicuramente un aspetto fondamentale. All’interno dello stand, ampio spazio sarà, quindi, dedicato alla comunicazione e al visual merchandising in farmacia, preludio del secondo Osservatorio Th.Kohl “Comunicare
i valori della farmacia”, che si terrà a Verona il 7 giugno 2014. Vi aspetteranno ogni giorno i seminari organizzati in collaborazione con Shackleton Consulting
-due venerdì e sabato, uno la domenica- per approfondire le tematiche legate
alla comunicazione e al visual merchandising. Verrà, inoltre, presentato ViCo,
il nuovo sistema ideato per la comunicazione e l’esposizione promozionale in
farmacia. Diventa, infine, sempre più fondamentale la presenza di Pharmathek,
l’azienda di sistemi di automazione del Gruppo Kohl, che offre soluzioni personalizzate per la ridefinizione progettuale della nuova farmacia.
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