Pubblicazione mensile Poste Italiane SpA Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma O ITÀ TABIL I ORGOGLI S I D A LEGGE SCATTO DSE POLITIC O S A N T A EGNA RRE U NA CL OCCO ARTE DI U EMPO IMP HANNO DA P TROPPO T HE NULLA SANA DA CENDE C CON UNA CA I IN FACE VEDERE BILE POLITLE. H A C ESPONSA E SOCIA E R NOMICA ECO Mensile di informazione dell’AGCI Associazione Generale delle Cooperative Italiane Dicembre 2014 www.agci.it Capitale e Lavoro nelle stesse mani Giuseppe Mazzini A.G.C.I. ASSOCIAZIONE GENERALE DELLE COOPERATIVE ITALIANE L’AGCI, Associazione Generale delle Cooperative Italiane, nasce a Roma nell’ottobre 1952 ed ottiene, ai sensi e per gli effetti del D.L.C.P.S. n. 1577 del 14/12/1947, ufficiale riconoscimento giuridico con Decreto del Ministro per il Lavoro e la Previdenza sociale del 14/12/1961, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 22 febbraio 1962, n. 48. L’AGCI è frutto dell’iniziativa di un gruppo di sodalizi di ispirazione repubblicana, liberale e socialdemocratica, che si distacca dalla Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue, per dar vita, così come era precedentemente avvenuto per i cooperatori cattolici, ad una nuova Centrale cooperativa. A riprova degli ideali che sono alla base delle sue origini, l’AGCI può vantare, quale suo primo Presidente, una delle espressioni più alte dei valori laici e libertari: Meuccio Ruini. L’AGCI è, quindi, per storia, ma anche per consistenza, una delle tre maggiori Associazioni Nazionali di rappresentanza, assistenza, tutela e revisione del Movimento cooperativo: si tratta di un’Organizzazione senza fini di lucro, libera ed indipendente che, fedele agli ideali mazziniani ed in armonia con i valori fondanti individuati dall’International Co-operative Alliance (ICA), promuove la diffusione, il consolidamento, l’integrazione e lo sviluppo del Movimento stesso, nel rispetto dei princìpi di democrazia e di mutualità, nonché nell’interesse generale dell’economia del Paese. ★★★ LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA L’AGCI ha la propria sede centrale in Roma ed una organizzazione articolata, sull’intero territorio nazionale, in 19 rappresentanze regionali, 8 provinciali, 5 interprovinciali ed in 35 delegazioni territoriali. Vi sono, inoltre, 8 Associazioni settoriali di categoria, di cui fanno parte tutti gli enti che, indipendentemente dall’area geografica di appartenenza, esercitano la medesima attività economica o attività connesse ed affini: AGCI Abitazione è l’organismo di settore al quale aderiscono tutte le cooperative di abitazione e/o loro Consorzi iscritti all’Associazione. AGCI Agr.It.Al. opera su tutto il territorio nazionale attraverso due Dipartimenti - specializzati nel comparto della pesca e dell’agricoltura – e riunisce anche le cooperative aderenti attive nel settore del consumo. AGCI Credito e Finanza raggruppa Banca AGCI S.p.A., le Banche di Credito Cooperativo, le Banche Popolari, General Fond SpA, le cooperative ed i Consorzi Garanzia fidi, G.F.C. – Gruppo Finanza Cooperativa, Cifap ed altre imprese che esercitano attività finanziaria, come le Società di Mutuo Soccorso. AGCI Culturalia è l’organizzazione di rappresentanza delle cooperative aderenti all’Associazione operanti nei settori della cultura e dello spettacolo, del turismo e dei beni culturali ed ambientali, dello sport e del tempo libero. AGCI Editoria è l’associazione nazionale delle cooperative editoriali, giornalistiche e della comunicazione. AGCI Produzione e Lavoro è l’organismo di settore che riunisce le cooperative dei settori manifatturiero, costruzioni (edilizia abitativa, industriale e stradale), impiantistica, opifici metalmeccanici e tutto quanto sia riconducibile alla produzione di beni. AGCI Servizi di Lavoro è l’associazione di settore cui fanno capo le cooperative di movimentazione merci, logistica e facchinaggio; autotrasporto di cose e persone, taxi ed autonoleggio; globalservice, manutenzione, pulizia, igiene e sanificazione; servizi socio-sanitari; servizi di consulenza e progettazione per imprese; vigilanza e portierato; turismo e ristorazione. AGCI Solidarietà è l’associazione di settore che si occupa della promozione, della rappresentanza e dell’assistenza nei confronti delle cooperative sociali aderenti. Nel 2010, l’AGCI ha ottenuto l’iscrizione alla prima classe dell’Albo nazionale degli enti di Servizio civile, con la conseguente abilitazione a presentare, in corrispondenza della pubblicazione degli appositi bandi da parte dell’UNSC, progetti da realizzare presso le proprie sedi di attuazione accreditate, distribuite sull’intero territorio del Paese. L’Associazione aderisce inoltre ad importanti Organismi europei ed internazionali di rappresentanza della Cooperazione (Cecop, Cogeca, Cecodhas, Cicopa, Cooperatives Europe, ICA), nei quali contribuisce, con propri esponenti, alla tutela ed alla promozione delle società cooperative nei diversi ambiti territoriali e settoriali, attraverso programmi e progetti di sviluppo, iniziative di studio e di approfondimento, di assistenza e consultazione, di concorso all’elaborazione degli indirizzi legislativi, economici e sociali che interessano il Movimento cooperativo. In particolare, nel Board dell’International Co-operative Alliance, è stato eletto un dirigente AGCI, che vi rappresenta la Cooperazione italiana. Attualmente sono associate ad AGCI oltre 8.000 cooperative, con circa 470.000 soci, 105.000 occupati ed un fatturato pari a più di 8 miliardi di euro. ★★★ COMPITI E FINALITÀ Nell’ambito delle sue finalità generali e dei suoi compiti istituzionali, l’Associazione – svincolata da condizionamenti partitici ed animata dall’intento di valorizzare il lavoro e l’impegno civile dei cooperatori – si occupa, per conto delle cooperative aderenti, della gestione di attività di informazione, di consulenza sulle problematiche fiscali, legislative e del lavoro, di tutela e di scambio, di collegamento strategico tra le imprese, di servizio, di coordinamento politico/organizzativo, di diffusione della coscienza e della conoscenza cooperativa, di formazione tecnica e professionale dei cooperatori: tutto ciò, anche attraverso la costruzione di proficui rapporti con gli omologhi settori delle altre Organizzazioni, con le rappresentanze sindacali, con le Istituzioni e con le strutture amministrative pubbliche. L’AGCI è firmataria di 14 CCNL, di 1 Accordo per la gestione dei servizi ai beni culturali e di 1 Protocollo sul facchinaggio. L’Associazione segue costantemente gli sviluppi delle normative italiane, europee ed internazionali di interesse per le imprese in generale e per le società cooperative in particolare; svolge un’azione di informazione e di aggiornamento nei confronti dei soci, prevalentemente tramite gli strumenti della rassegna stampa quotidiana e delle circolari elaborate dall’Ufficio studi/legislativo e relazioni industriali; fornisce consulenze sulle problematiche afferenti alla vita societaria degli iscritti; assume funzioni di interlocuzione e stimolo nei confronti delle competenti Autorità, specie con riferimento alla Direzione generale per le Piccole e Medie Imprese e gli Enti cooperativi presso il Ministero dello Sviluppo Economico. L’AGCI è inoltre competente ad espletare la vigilanza sulle cooperative aderenti, finalizzata a verificare, in particolare, attraverso la revisione, annuale o biennale, il possesso dei requisiti mutualistici. L’Associazione assiste altresì le proprie associate anche negli ambiti delle relazioni industriali, della promozione di nuove cooperative, della tutela della privacy, della sicurezza sul lavoro e della formazione. L’AGCI è cofondatore e gestore di strumenti di bilateralità attraverso i quali, nel rispetto delle norme contrattuali stipulate con i rinnovi dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro, eroga servizi alle imprese aderenti ad essa ed ai richiamati enti bilaterali. Infine, l’Associazione fornisce alle imprese iscritte servizi nell’ambito del credito, della formazione e della progettazione. Nel 2011, l’AGCI ha dato vita, insieme a Confcooperative e Legacoop, all’Alleanza delle Cooperative Italiane, coordinamento stabile tra le tre maggiori Organizzazioni cooperative del Paese. ★★★ STRUTTURE COLLEGATE L’AGCI Nazionale dispone di specifiche strutture collegate, costituite al fine di fornire alle imprese associate un supporto qualificato e professionalmente valido negli ambiti di particolare rilevanza per lo sviluppo di una sana ed efficiente imprenditorialità cooperativa. Tra queste ricordiamo: BANCA AGCI S.p.A. Autorizzata all’esercizio dell’attività creditizia con provvedimento dell’Autorità di vigilanza del 28 marzo 2007, Banca AGCI SpA è un Istituto di credito che opera prevalentemente con le piccole e medie imprese, quale strumento per il supporto, il consolidamento e lo sviluppo delle cooperative aderenti all’Associazione, nonché dei soci e dipendenti delle stesse. CONSEF Costituito nel 2009, il Consorzio Nazionale Servizi Finanziari si propone di mettere in rete e far funzionare in modo sinergico le strutture, operanti nel settore del credito, di cui AGCI dispone, al fine di: offrire servizi finanziari efficienti, efficaci e di qualità alle cooperative aderenti all’Associazione; indirizzare le stesse verso la capitalizzazione e la costruzione di idonei strumenti di finanza di sistema; consentire il superamento delle difficoltà di accesso al mercato del credito, l’accelerazione dei processi di concentrazione ed integrazione, il rafforzamento delle capacità imprenditoriali e manageriali. GENERAL FOND S.p.A. Costituita nel 1993, la società gestisce, senza scopo di lucro, il Fondo mutualistico per la promozione e lo sviluppo della cooperazione, alimentato dal 3% degli utili annuali di tutte le cooperative aderenti all’Associazione e dai patrimoni residui di quelle poste in liquidazione. La Società opera nella promozione e nel finanziamento di nuove imprese ed iniziative di sviluppo della cooperazione, con preferenza per i programmi diretti all’innovazione tecnologica, all’incremento dell’occupazione ed allo sviluppo del Mezzogiorno. GFC – GRUPPO FINANZA COOPERATIVA Costituito nel 2012 per l’erogazione del credito alle cooperative dell’AGCI, GFC opera a livello nazionale e svolge attività finanziaria sia nei confronti della cooperazione, sia delle Piccole e Medie Imprese (PMI). CONSORZIO NAZIONALE MEUCCIO RUINI Costituito in forma di società cooperativa consortile nel 2009, quale Ente di emanazione dell’AGCI, doverosamente intitolato al primo Presidente dell’Associazione, vero e proprio Padre della Patria, il Consorzio Nazionale Meuccio Ruini per la formazione, i servizi al lavoro e l’innovazione tecnologica si propone, in via prioritaria, di: partecipare, direttamente o attraverso le imprese associate, alle opportunità di finanziamento, in tema di formazione, provenienti da risorse pubbliche regionali, nazionali, comunitarie ed internazionali; promuovere forme innovative di progettazione della formazione e dei servizi al lavoro; favorire la crescita qualitativa, professionale e delle competenze, per l’adeguamento strutturale e la modernizzazione del tessuto di imprese associate aderenti all’AGCI. ★★★ Via Angelo Bargoni, 78 - 00153 Roma Tel. 06/58327.1 Fax 06/58327.210 [email protected] - www.agci.it Mensile di informazione dell’AGCI Associazione Generale delle Cooperative Italiane Dicembre 2014 Libera Cooperazione Anno XVI - Nuova serie N. 132 Dicembre 2014 Editoriale ❖ Una pressione fiscale ormai oltre i limiti della sostenibilità. Ma il vero problema è la carenza di risorse per la crescita e lo sviluppo di Rosario Altieri Registrazione n. 227/1997 del 24.04.1997 Pubblicazione mensile Poste Italiane SpA Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 comma 1 DCB - Roma Quota abbonamento annuale euro 10,00 Associazione ❖ Il controllo giudiziario sulle società cooperative di Gian Luigi De Gregorio ❖ Cooperazione oltre confine: AGCI riceve una delegazione giapponese ❖ Costituito a Roma il Coordinamento AGCI Giovani Editore Associazione Generale Cooperative Italiane Via Angelo Bargoni, 78 00153 Roma Direttore Rosario Altieri Direttore responsabile Raffaella De Rosa Concept grafico Michele Spera Collaboratori Raffaella De Rosa, Filippo Turi Hanno collaborato a questo numero Rosario Altieri, Gian Luigi De Gregorio, Raffaella De Rosa, Antonella Greco, Marco Lamoli, Silvia Rimondi Segreteria di redazione Stefano Pasqualini Tel. 06.58327214 Stampa I.F. Chitarrini Sas Centro Stampa - Roma Redazione e Amministrazione Via Angelo Bargoni 78 00153 Roma Tel. 06.58328347 - Fax 06.58328350 [email protected] www.agci.it Finito di stampare Dicembre 2014 Attualità In copertina: Legge di stabilità Occorre uno scatto di orgoglio da parte di una classe politica da troppo tempo impegnata in faccende che nulla hanno a che vedere con una sana e responsabile politica economica e sociale ❖ Legalità: una macchia su Roma di Rosario Altieri ❖ Stop alla responsabilità solidale fiscale negli appalti di Silvia Rimondi ❖ Giovanni Spadolini: il ricordo dell’Università Bocconi e della Fondazione Corriere della Sera a vent’anni dalla scomparsa di Raffaella De Rosa ❖ Giustizia e semplificazione amministrativa: il ruolo chiave delle Camere di Commercio nella conciliazione di Antonella Greco Alleanza ❖ L’Italia riparta dall’agroalimentare a cura di Raffaella De Rosa ❖ Liberare il potenziale dell’economia sociale per la crescita in Europa a cura di Silvia Rimondi ❖ Alleanza Cooperative Comunicazione: appello al Senato “Salviamo i giornali cooperativi e non profit” Dalle Regioni ❖ Bitac 2014: un’edizione memorabile di Marco Lamoli Pari Opportunità ❖ Giornata contro la violenza sulle donne. Il messaggio dell’Alleanza delle Cooperative UNA PRESSIONE FISCALE ORMAI OLTRE I LIMITI DELLA SOSTENIBILITÀ MA IL VERO PROBLEMA È LA CARENZA DI RISORSE PER LA CRESCITA E LO SVILUPPO Rosario Altieri i risiamo! Ancora una volta la prima impressione che ci lascia la Legge di stabilità – per intenderci, quella che una volta si chiamava Documento di Programmazione Economica e Finanziaria (DPEF) o, più recentemente, Documento di Economia e Finanza (DEF) – è quella di trovarsi a vivere in uno Stato che tende a barare sulle reali necessità che le condizioni economiche del Paese fanno emergere ed a fingere che le misure più rigorose, e per questo più impopolari, possano essere rinviate senza alcun effetto negativo ad un dopo costantemente indefinito. Infatti, tra gli annunci diffusi con tutti i mezzi disponibili, fra i quali sempre maggiore spazio stanno guadagnando i cosiddetti “social”, ed i contenuti dei documenti ufficiali approvati dal Governo si registrano differenze che sarebbe sbagliato considerare con sufficienza, anche perché un rigore non finalizzato al contenimento dei costi e non reso consequenziale con tutte le altre scelte riguardanti la spesa pubblica rende vani i sacrifici chiesti ai cittadini e non consente alcun risanamento e, men che meno, sviluppo. Sarebbe opportuno che tutti ci rendessimo conto che continuare a chiudere il bilancio dello Stato in perdita, cioè continuare a far registrare ogni anno un saldo negativo tra le entrate e le uscite, significa accumulare nuovo deficit da aggiungere al debito già astronomico che, ormai, avanza a velocità sostenuta verso il record del 140% del PIL. Uno degli sport più praticati dai politici negli ultimi venti anni sembra essere quello di misurarsi con gli avversari sulla reciproca capacità di annunciare le misure più popolari e tali da attrarre i consensi degli elettori, ma che, se dovessero essere praticate, comporterebbero un ulteriore aggravamento delle condizioni del Paese, seguito a ruota dall’attribuzione ad una Europa truce ed arcigna delle cause di tutti i mali dell’Italia. Ebbene, se la nostra economia, insieme a quelle di pochi altri Paesi europei, è in recessione, mentre quelle di Germania, Inghilterra ed altri fanno registrare segni positivi, ancorché meno consistenti di qualche anno addietro, questo vorrà pur dire qualcosa sulle responsabilità che la classe dirigente italiana ha avuto nel corso dei decenni trascorsi, nei quali l’attenzione è stata rivolta, appunto, più a raccogliere consensi che a governare la Nazione. Il problema, intanto, è che non ci possiamo più permettere di scegliere se attuare una politica di crescita o una politica di rigore in quanto le condizioni della nostra economia non ci consentono alternative. La situazione è tanto grave che reiterare ancora per poco sulla strada dell’incoscienza, Editoriale C CI RISIAMO! ANCORA UNA VOLTA LA PRIMA IMPRESSIONE CHE CI LASCIA LA LEGGE DI STABILITÀ È QUELLA DI TROVARSI A VIVERE IN UNO STATO CHE TENDE A BARARE SULLE REALI NECESSITÀ CHE LE CONDIZIONI ECONOMICHE DEL PAESE FANNO EMERGERE ED A FINGERE CHE LE MISURE PIÙ RIGOROSE, E PER AGCI / Dicembre 2014 / 4 SAREBBE OPPORTUNO CHE TUTTI CI RENDESSIMO CONTO CHE CONTINUARE A CHIUDERE IL BILANCIO DELLO STATO IN PERDITA SIGNIFICA ACCUMULARE NUOVO DEFICIT DA AGGIUNGERE AL DEBITO GIÀ ASTRONOMICO CHE AVANZA A VELOCITÀ SOSTENUTA VERSO IL RECORD DEL 140% DEL PIL. TORNANDO ALLE RIFLESSIONI CHE HO FATTO ALL’INIZIO DI QUESTO MIO RAGIONAMENTO, BISOGNA VERIFICARE GLI EFFETTI CHE I PROVVEDIMENTI CONTENUTI NELLA LEGGE DI STABILITÀ POTRANNO AVERE SULL’ECONOMIA ITALIANA E SULL’ACCLARATA RECESSIONE CHE, ANCHE PER IL 2014, HA FATTO AVVERTIRE LE SUE CONSEGUENZE NEFASTE SULL’ITALIA E SUGLI ITALIANI. come da tempo l’Italia sta facendo, ci esporrebbe a conseguenze gravissime, forse irrimediabili. Tutto ciò perché la crescita si costruisce con gli investimenti e gli investimenti sono possibili solo se si dispone di risorse da impiegare allo scopo. Sono, questi, concetti elementari che non richiedono patenti di economisti per essere compresi ed una classe dirigente degna di chiamarsi tale non può pensare di operare fuori da queste regole. Fatte queste premesse, passiamo ad approfondire le misure contenute nella cosiddetta Legge di stabilità. Partiamo dalle entrate: su di esse il Ministro dell’Economia ci rassicura circa le coperture, che comunque, a mio modesto avviso, sono alquanto aleatorie e, anche per ammissione dello stesso Ministro, rischiano di provocare una impennata della fiscalità regionale. Su tale materia numerose sono state le dichiarazioni di diversi “Governatori” che, lamentando la circostanza di non essere stati sentiti al momento di intervenire con misure che riguardavano direttamente le Regioni da essi amministrate, non escludono recuperi finanziari attraverso l’inasprimento dei tributi territoriali. Per il resto, l’augurio che mi sento di formulare è che le previsioni si rivelino sufficientemente affidabili, anche se ci sono alcuni aspetti di altrettanti capitoli che meriterebbero una più approfondita riflessione. Mi riferisco alla spending review, per la quale l’obiettivo individuato nella Legge di stabilità rischia di non essere raggiunto, nonostante gli sprechi ancora presenti nella Pubblica Amministrazione siano molto elevati e, comunque, ben al di sopra dei 15 miliardi previsti. Anche per la lotta all’evasione, il cui maggiore gettito viene valutato dal Governo in 3,5 miliardi di euro, pur di fronte ad un fenomeno che presenta dimensioni vastissime e che potrebbe consentire risultati molto più consistenti, il rischio che si corre è quello di attestarsi sotto il livello di recupero programmato. Non si comprende inoltre l’eccessiva cautela nell’approccio alla tassazione degli utili rivenienti dalle diverse forme di scommesse e/o lotterie, che si attesta al momento su livelli di assoluta indecenza se si tiene conto che su beni e servizi di primaria necessità gravano appesantimenti fiscali molto più rilevanti di quelli previsti per i giochi, anche d’azzardo, che, tra l’altro, sono delle vere e proprie piaghe sociali che interessano soprattutto le fasce meno abbienti, attratte dalla speranza insana di far fronte ai propri bisogni tentando la fortuna. Nel provvedimento governativo è possibile scorgere la sola previsione di un miliardo di maggiori introiti dalle imposte sulle slot machine. Per gli 11 miliardi che si stima di poter recuperare dalla possibilità di aumentare dello 0,7% il deficit fino al limite massimo concesso dalla UE, fissato al 2,9%, va ricordato che essi, ove mai risultasse vero il risultato economico stimato dal Tesoro, non potrebbero essere considerati nuove ed aggiuntive entrate, trattandosi di un ulteriore aggravio del debito pubblico e dei costi del suo rifinanziamento e traducendosi, quindi, di fatto, in una manovra che comporterà condizioni più pesanti da sostenere allorquando saremo costretti a rientrare entro parametri di indebitamento meno preoccupanti. Si tratta, in soldoni, di accumulare ulteriori debiti da scaricare sulle future generazioni: un bell’esempio di solidarietà intergenerazionale! Anche il gettito che si prevede di recuperare dalla tassazione delle rendite finanziarie dei fondi pensione merita una considerazione a sé: gli appesantimenti da cui l’impianto previdenziale pubblico è interessato per effetto dei minori introiti dovuti al ridimensionamento dei contributi che AGCI / Dicembre 2014 / 5 Editoriale QUESTO PIÙ IMPOPOLARI, POSSANO ESSERE RINVIATE SENZA ALCUN EFFETTO NEGATIVO AD UN DOPO COSTANTEMENTE INDEFINITO. Editoriale ORBENE, C’È UNA SCUOLA DI PENSIERO CHE DA TEMPO TEORIZZA CHE BASTEREBBE METTERE A DISPOSIZIONE DEI CONSUMATORI QUALCHE SOLDO IN PIÙ PER FAR RIPRENDERE A VOLARE LA NOSTRA ECONOMIA. È INDUBBIO CHE UNA MAGGIORE CIRCOLAZIONE DI DENARO PORTEREBBE AD UNA MAGGIORE VIVACITÀ DEI MERCATI, I QUALI POTREBBERO FAR SEGNARE QUALCHE PUNTO POSITIVO, MA È ALTRETTANTO VERO CHE I MALI DELL’ITALIA SONO ALTRI E PIÙ STRUTTURALI. IL SISTEMA IMPRENDITORIALE ITALIANO SOFFRE ORMAI DA TROPPO TEMPO DI UNA SCARSISSIMA COMPETITIVITÀ SUI MERCATI INTERNAZIONALI E SU QUELLO NAZIONALE; UNA RIPRESA INDOTTA DEL MERCATO DOMESTICO NON GARANTIREBBE LE CONDIZIONI PER UN RILANCIO DELLA PRODUZIONE. ★★★ AL GOVERNO ED ALLE FORZE POLITICHE, DI MAGGIORANZA E vi affluiscono in ragione del calo dell’occupazione e della riduzione delle retribuzioni, determineranno, nel tempo, insieme all’aumento dell’aspettativa di vita, prestazioni sempre meno adeguate per i lavoratori che matureranno la pensione, con la conseguenza che questi ultimi avranno sempre più bisogno di trovare una adeguata compensazione con l’ausilio della previdenza integrativa proprio nel momento in cui essa viene messa in discussione attraverso un accanimento tributario come quello al quale stiamo assistendo con sempre maggiore frequenza e con altrettanta maggiore incidenza. Sarebbe auspicabile che l’attenzione del Governo e, in particolare, del Ministero del Tesoro si rivolgesse a quelle attività della grande finanza che, a fronte di una sempre più elevata redditività, potrebbero essere tassate in misura meno iniqua e risibile di quanto non venga fatto. Passiamo alle uscite. Sul bonus credo non rilevi la circostanza di trasformarlo in una detrazione: il giudizio positivo espresso in occasione della sua istituzione non cambia solo per il fatto di una diversa sua definizione. Piuttosto, sarebbe errato pensare che esso possa rappresentare di per sé un fattore di sviluppo in grado di muovere l’economia in misura rilevante; bisognerà prendere atto che il suo effetto rimarrà limitato, quasi impercettibile, come fino ad ora avvenuto. Altrettanta condivisione, almeno in via di principio, credo meriti il sostegno introdotto per le famiglie con figli fino ai tre anni di età. Quello che ci è sembrato da subito sbagliato, invece, è che tale misura sia stata prevista per i redditi familiari fino a 90 mila euro annui lordi che, al netto delle trattenute, si attestano tra i 55 mila ed i 65 mila euro a seconda che si tratti di un unico reddito o di più redditi cumulati. L’auspicio è che la modifica proposta in sede di esame del provvedimento alla Camera dei Deputati, che abbassa da novantamila a venticinque mila euro il reddito familiare massimo per avere diritto all’intervento, venga mantenuta in fase di approvazione al Senato. Di segno positivo, anche, gli interventi a favore della ricerca e dello sviluppo, fatta salva la constatazione che gli importi stanziati (300 milioni) sono da considerarsi poco più che dimostrativi. Di assoluto interesse e condivisione risulta l’abbattimento delle aliquote IRAP, per quanto riguarda la componente lavoro. Ci auguriamo solo, come detto in precedenza, che tale riduzione non trovi, poi, un recupero per le casse delle Regioni attraverso altri inasprimenti tributari. Qualche riflessione seria e preoccupata meriterebbe poi la questione della gestione degli ammortizzatori sociali e delle fonti alle quali il Governo intende attingere per reperire l’ingente quantità di risorse necessarie a coprire il fabbisogno sempre più elevato e sempre più difficilmente soddisfatto. Per l’ennesima volta, si mette mano ai fondi per la formazione continua, che credo rappresenti oggi l’unica, seppur timida, forma di politica attiva del lavoro praticata nel nostro Paese. Ciò determina la distrazione di fondi alimentati dalle imprese per assicurare l’adeguamento delle competenze e delle professionalità impegnate nei processi produttivi per utilizzarle per uno scopo certamente nobile ma che rappresenta l’esatto opposto di una politica attiva in grado di alimentare crescita, sviluppo e, in qualche misura, lavoro. Potremmo, su molti altri interventi previsti dalla Legge di stabilità, evidenziare aspettative positive e dubbi circa la loro realizzabilità pervenendo, molto probabilmente, ad una valutazione in chiaroscuro dei provvedimenti del Governo ma non affronteremmo, e men che meno risolveremmo, il vero problema dell’economia del Paese rappresentato dalla carenza AGCI / Dicembre 2014 / 6 OCCORRE UNO SCATTO DI ORGOGLIO ED UN RECUPERO DI REPUTAZIONE DA PARTE DI UNA CLASSE POLITICA DA TROPPO TEMPO IMPEGNATA IN FACCENDE CHE NULLA HANNO A CHE VEDERE CON UNA SANA E RESPONSABILE POLITICA ECONOMICA E SOCIALE. di risorse per la crescita e lo sviluppo pur in presenza di una pressione fiscale ormai oltre i limiti della sostenibilità. È solo il caso di ricordare che il Presidente del Consiglio dei Ministri, negli ultimi tempi, ha definito con una espressione molto pesante e colorita il peso che il sistema fiscale italiano esercita sui cittadini, sulle famiglie e sulle imprese. Ora, tornando alle riflessioni che ho fatto all’inizio di questo mio ragionamento, bisogna verificare gli effetti che i provvedimenti contenuti nella Legge di stabilità potranno avere sull’economia italiana e sull’acclarata recessione che, anche per il 2014, ha fatto avvertire le sue conseguenze nefaste sull’Italia e sugli italiani. Si tratta di verificare questi provvedimenti nella loro qualità e nella loro quantità, nella loro applicabilità e nella loro efficacia. Orbene, c’è una scuola di pensiero, con molti proseliti, che da tempo teorizza che basterebbe mettere a disposizione dei consumatori qualche soldo in più per far riprendere a volare la nostra economia. A tale proposito, è indubbio che una maggiore circolazione di denaro porterebbe ad una maggiore vivacità dei mercati, i quali potrebbero far segnare qualche punto positivo nelle vendite e nelle più diverse transazioni, ma è altrettanto vero che i mali dell’Italia sono altri e più strutturali, così come la contrazione dei mercati è solo una loro conseguenza e non viceversa. Il sistema imprenditoriale italiano, sia il settore produttivo sia quello commerciale, soffre ormai da troppo tempo di una scarsissima competitività sui mercati internazionali e, quel che è peggio, anche su quello nazionale; una ripresa indotta del mercato domestico non garantirebbe, certo, le condizioni per un rilancio della produzione da parte del nostro sistema manifatturiero, anzi rischierebbe di rivelarsi una misura tale da alimentare, in maniera insensata, i sistemi produttivi delle economie concorrenti con la nostra. Al Governo ed alle forze politiche, di maggioranza e di opposizione, mi sento di rivolgere una sola raccomandazione: non è più tempo di tatticismi e di giochi di potere; l’Italia non può più permettersi di rimanere in balìa di provvedimenti che non mettano al centro l’esigenza di portarla fuori dalle secche della crisi e della recessione. Occorre uno scatto di orgoglio ed un recupero di reputazione da parte di una classe politica da troppo tempo impegnata in faccende che nulla hanno a che vedere con una sana e responsabile politica economica e sociale. AGCI / Dicembre 2014 / 7 Editoriale DI OPPOSIZIONE, MI SENTO DI RIVOLGERE UNA RACCOMANDAZIONE: NON È PIÙ TEMPO DI TATTICISMI E DI GIOCHI DI POTERE; L’ITALIA NON PUÒ PIÙ PERMETTERSI DI RIMANERE IN BALÌA DI PROVVEDIMENTI CHE NON METTANO AL CENTRO L’ESIGENZA DI PORTARLA FUORI DALLE SECCHE DELLA CRISI. IL CONTROLLO GIUDIZIARIO SULLE SOCIETÀ COOPERATIVE tunità e sulla convenienza economica delle operazioni poste in essere. Laddove ne ravvisi l’opportunità, il giudice può ordinare l’ispezione della società cooperativa e nei casi più gravi può emettere un provvedimento2 che consiste nella revoca3 dell’organo amministrativo o di controllo e nella nomina dell’amministratore giudiziario. Diversamente, se non sussistono le gravi irregolarità denunciate, il giudice non emette alcun provvedimento. Associazione Gian Luigi De Gregorio l controllo giudiziario previsto dall’art. 2409 del c.c. è un controllo esterno in quanto svolto dall’autorità giudiziaria in conseguenza della denuncia da parte dei soci1. Presupposto per il ricorso all’autorità giudiziaria è il sospetto che gli amministratori, in violazione dei loro doveri, abbiano compiuto gravi irregolarità nella gestione tali da arrecare I danno alla società o a una o più società controllate o collegate. Il procedimento del controllo giudiziario inizia con l’audizione degli amministratori e dei sindaci in camera di consiglio. Il giudice compie esclusivamente un controllo di legittimità dell’operato dei componenti dell’organo amministrativo e di controllo, verificando quindi la conformità alla legge ed all’atto costitutivo, non potendo compiere valutazioni di merito sulle scelte, sull’oppor- Possono considerarsi, a titolo esemplificativo, gravissime irregolarità, tali da giustificare il provvedimento del giudice le inadempienze attribuibili agli amministratori elencate nella Tabella A). Il giudice sceglie discrezionalmente a chi conferire l’incarico4 determinandone poteri e durata5. L’amministratore giudiziario, che deve essere indipendente dalla società che andrà ad amministrare, ha il compito di eliminare le irregolarità oggetto della denuncia e Tabella A) Gravissime irregolarità/Inadempienze inattendibilità della contabilità attività amministrativa che non segue la volontà assembleare mancata convocazione dell’assemblea su richiesta dei soci pagamenti effettuati senza documenti giustificativi mancata convocazione dell’assemblea per l’approvazione del bilancio vizi nella formazione ed approvazione del bilancio compimento di operazioni da parte degli amministratori finalizzate al depauperamento del patrimonio sociale AGCI / Dicembre 2014 / 8 spone l’inventario d’inizio procedura. Il suo operato è sottoposto al controllo del giudice, rispetto al quale riveste la qualità di ausiliario. Naturalmente, il giudice nel decreto di nomina definisce il campo di azione dell’amministratore giudiziario potendogli riconoscere compiti maggiori rispetto a quelli degli amministratori revocati e può, se lo ritiene opportuno, attribuirgli anche i poteri assembleari. Nei limiti dei poteri conferitigli l’amministratore è parte nei giudizi pendenti, in quanto decadono tutte le precedenti procure rilasciate dagli amministratori revocati. L’amministrazione giudiziaria limita di molto i poteri dell’assemblea dei soci6 non potendo essere adottate delibere che contrastino con i fini dell’amministrazione giudiziaria; talvolta, l’assemblea potrebbe essere estromessa dalla facoltà di deliberare in materia di approvazione del bilancio d’esercizio o sulla distribuzione degli utili se essa viene attribuita all’amministratore giudiziario. Aspetto delicato nell’ambito AGCI / Dicembre 2014 / 9 della procedura di amministrazione giudiziaria è l’azione di responsabilità7 che l’amministratore giudiziario può intraprendere nei confronti dell’organo amministrativo o di controllo cessati, considerando che tale azione non è soggetta all’autorizzazione del presidente del tribunale e non necessita di una preventiva deliberazione dell’assemblea. Con l’amministrazione giudiziaria si tende quindi a ripristinare l’operatività della società attraverso l’ausilio di un professionista che opera in stretta correlazione con il giudice. Si tratta di un tentativo di rimettere in bonis la società affidandone la gestione a nuovi amministratori e organi di controllo. L’amministratore giudiziario deve svolgere con diligenza il proprio ufficio ed è responsabile civilmente per le omissioni, per il compimento di atti dannosi e per gli atti compiuti oltre i poteri conferitigli nel decreto di nomina. Inoltre, in forza della norma generale per cui le disposizioni sanzionatorie degli amministratori si estendono anche a coloro che per conto dell’autorità giudiziaria amministrano società, l’amministratore giudiziario può essere chiamato a rispondere penalmente di alcuni reati dettati per gli amministratori di società. Infine, agli amministratori giudiziari si applicano le norme relative agli illeciti amministrativi quali l’impedito controllo, l’omessa esecuzione di denunce e l’omessa convocazione dell’assemblea, per cui allo stesso si estende una vera e propria responsabilità amministrativa. La procedura di amministrazione giudiziaria ha un termine fissato nel decreto di nomina, anche se è pacificamente accettato che la durata dell’incarico possa essere prorogata dalla stessa autorità che ha disposto l’amministrazione giudiziaria, qualora l’amministratore giudiziario non sia riuscito a completare nel termine stabilito l’incarico affidatogli. La procedura di amministrazione giudiziaria potrebbe chiudersi anticipatamente allorquando l’amministratore convochi l’as- Associazione ripristinare la corretta gestione e, può esercitare, se del caso, l’azione di responsabilità verso gli amministratori. L’amministratore giudiziario assume la veste di pubblico ufficiale ed è di fatto un ausiliario del giudice; egli può assumere natura collegiale qualora situazioni particolarmente complesse richiedano più professionalità a disposizione della procedura ed in tal caso il giudice nominerà un legale rappresentante. La capacità di agire dell’amministratore giudiziario è correlata ai poteri riconosciutigli nel decreto di nomina. Egli, generalmente, ha il compito di riportare ordine nella gestione della società e se il provvedimento di nomina non dispone diversamente può solo compiere atti di ordinaria gestione secondo i doveri tipici degli amministratori. Per tutti gli atti di straordinaria amministrazione è necessaria l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria. L’amministratore giudiziario, una volta presi in consegna i beni e i documenti della società predi- Associazione semblea perché questa deliberi la liquidazione della società oppure l’ammissione ad una procedura concorsuale, ovvero vi sia una manifesta impossibilità di funzionamento dell’assemblea chiamata a deliberare la messa in liquidazione8. Infine, cause di chiusura della procedura potrebbero ritrovarsi in errori di fatto che giustifichino la revoca del decreto per atti e/o documenti rinvenuti successivamente e non disponibili al momento dell’emissione del provvedimento. Prima della scadenza del proprio mandato l’amministratore giudiziario deve redigere un rendiconto della propria gestione da depositare presso la cancelleria del Tribunale; quindi, deve convocare9 l’assemblea affinché alternativamente deliberi: la nomina dei nuovi componenti dell’organo amministrativo e, se esistente, dei nuovi componenti dell’organo di controllo, considerata la non rieleggibilità dei precedenti; lo scioglimento anticipato della società con la conseguente messa in liquidazione; l’ammissione ad una procedura concorsuale qualora sussistano i presupposti. In conclusione, la procedura di amministrazione giudiziaria, persegue il fine di evitare la chiusura della società attraverso l’affidamento della gestione a nuovi organi di amministrazione e di controllo, assumendo una valenza sempre più significativa nell’attuale panorama economico finanziario. AGCI / Dicembre 2014 / 10 1 Art. 2545-quinquiesdecies c.1 c.c.: “I fatti previsti dall’articolo 2409 c.c. possono essere denunciati al tribunale dai soci che siano titolari del decimo del capitale sociale ovvero da un decimo del numero complessivo dei soci, e, nelle società cooperative che hanno più di tremila soci, da un ventesimo dei soci”. 2 Circa l’immediata esecutività del decreto di nomina dell’amministratore giudiziario e di revoca degli amministratori e degli organi di controllo c’è chi sostiene tale tesi in contrapposizione a chi la ammetterebbe solo allorquando espressamente dichiarata. Si ritiene comunque potere richiedere la sospensione dell’efficacia dell’esecutività in attesa della valutazione dell’appello o del reclamo. 3 È prassi consolidata che la revoca colpisce tutti gli amministratori e gli eventuali sindaci in carico al momento dell’adozione del provvedimento a prescindere da qualsiasi valutazione circa la responsabilità individuale degli stessi. Inoltre, una volta cessata l’amministrazione giudiziaria i revocati non potranno più riassumere il loro precedente incarico. 4 Normalmente trattasi di professionista, ma può trattarsi anche di soggetto non iscritto ad alcun albo ed in tal caso la scelta deve essere motivata (art. 1 co. 3 d.lgs CPS 153/46). 5 Art. 2409 com. 4 c.c.: “Se le violazio- ni denunziate sussistono ovvero se gli accertamenti e le attività compiute ai sensi del terzo comma risultano insufficienti alla loro eliminazione, il tribunale può disporre gli opportuni provvedimenti provvisori e convocare l’assemblea per le conseguenti deliberazioni. Nei casi più gravi può revocare gli amministratori ed eventualmente anche i sindaci e nominare un amministratore giudiziario, determinandone i poteri e la durata”. 6 Si ritengono incompatibili con l’amministrazione giudiziaria le delibere dell’assemblea di scioglimento della società e di messa in liquidazione, di nomina di nuovi amministratori in sostituzione di quelli revocati, di trasferimento all’estero della sede. 7 Art. 2409 co. 5 c.c: L’amministratore giudiziario può proporre l’azione di responsabilità contro gli amministratori e i sindaci. Si applica l’ultimo comma dell’articolo 2393. Art 2393 c.c.: Azione sociale di responsabilità L’azione di responsabilità contro gli amministratori è promossa in seguito a deliberazione dell’assemblea, anche se la società è in liquidazione. La deliberazione concernente la responsabilità degli amministratori può essere presa in occasione della discussione del bilancio, anche se non è indicata nell’elenco delle materie da trattare, quando si tratta di fatti di competenza dell’esercizio cui si riferisce il bilancio. L’azione di responsabilità può anche essere promossa a seguito di AGCI / Dicembre 2014 / 11 deliberazione del collegio sindacale, assunta con la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti. L’azione può essere esercitata entro cinque anni dalla cessazione dell’amministratore dalla carica. La deliberazione dell’azione di responsabilità importa la revoca dall’ufficio degli amministratori contro cui è proposta, purché sia presa con il voto favorevole di almeno un quinto del capitale sociale. In questo caso, l’assemblea provvede alla sostituzione degli amministratori. La società può rinunziare all’esercizio dell’azione di responsabilità e può transigere, purché la rinunzia e la transazione siano approvate con espressa deliberazione dell’assemblea, e purché non vi sia il voto contrario di una minoranza di soci che rappresenti almeno il quinto del capitale sociale o, nelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, almeno un ventesimo del capitale sociale, ovvero la misura prevista nello statuto per l’esercizio dell’azione sociale di responsabilità ai sensi dei commi primo e secondo dell’articolo 2393bis. 8 La chiusura anticipata della procedura di amministrazione giudiziaria va sempre condivisa con il giudice delegato alla procedura stessa. 9 L’amministratore giudiziario che non convoca l’assemblea per adottare una delle deliberazioni indicate è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 1.032 e 6.197 euro. Associazione NOTE LEGALITÀ UNA MACCHIA SU ROMA Attualità Rosario Altieri a vicenda che è esplosa nella Capitale, investendo uno dei settori maggiormente delicati della vita economica e sociale di questo nostro strapazzato Paese, assume, con la conoscenza di maggiori e più puntuali particolari, contorni sempre più inquietanti e tali da suscitare in tutte le persone perbene, che fortunatamente sono ancora tante, sentimenti profondi di disgusto e di rabbia. Pensare che risorse, sempre più difficili da reperire e sempre meno ingenti, le quali dovrebbero essere impiegate con tanta più necessaria parsimonia e senso di responsabilità proprio perché destinate a soddisfare i bisogni elementari delle persone (immigrati, rom, anziani bisognosi di accudimento, diversamente abili, tossicodipendenti da sottrarre alla schiavitù della droga e quant’altro, nella elencazione dei soggetti svantaggiati, possiamo trovare o inserire), finiscano per rappresentare il bottino di malavitosi penetrati nelle Istituzioni, nei partiti politici e, cosa ancora più grave per quanto mi riguarda, in quel microcosmo rappresentato dalla Cooperazione sociale, impone una reazione ferma, determinata e senza limiti al fine di spazzare via, senza alcuna pietà, questi autentici delinquenti. Mentre mi accingo a scrivere queste mie riflessioni, ancora non si conoscono tutti i risvolti di que- L sta vergognosa vicenda che, seppure si fermassero alle notizie fino ad ora pubblicate, da soli basterebbero a scrivere una ulteriore pagina oscura per l’Italia intera. L’augurio che credo tutti i cittadini si facciano in questo momento è che la Magistratura continui il suo lavoro con serenità, competenza e professionalità, pervenendo in tempi rapidi ad accertare le responsabilità ed a colpire in modo esemplare tutti quelli che si sono macchiati di un crimine tanto ignobile. Una delle questioni che, con maggiore evidenza, si delineano in un quadro di questo genere è quella che scaturisce dalla circostanza di dovere, ancora una volta, prendere atto dell’alto livello di penetrazione che la criminalità organizzata e/o comune è riuscita a raggiungere nella politica e nelle Istituzioni. Da questa pervasione, come si è potuto constatare, non sono alieni nemmeno quei pezzi di sistema che avrebbero bisogno di certezze, di legalità e di trasparenza per affrontare con maggiore utilità e minori preoccupazioni le numerose e difficili sfide che vengono imposte da un mercato sempre più complicato e sempre meno trasparente. Ciò detto, però, avverto il dovere di stigmatizzare una serie di comportamenti, di scelte editoriali, di dichiarazioni di rappresentanti dei corpi intermedi del Paese che, con consapevolezza o con leggerezza, scaricano fango su persone e/o su associazioni che non sono certo responsabili di AGCI / Dicembre 2014 / 12 quanto sta avvenendo e, forse, ne sono inconsapevoli vittime. Mi riferisco, in particolare, alla campagna mediatica attraverso la quale si rischia di colpire un autentico galantuomo, Giuliano Poletti, che, con la pubblicazione di una foto che lo ritrae ad una cena organizzata da una cooperativa che festeggiava un anniversario dalla sua costituzione, si intenderebbe coinvolgere in una vicenda dalla quale il suo rigore morale, la sua specchiata onestà lo tengono lontano anni luce. Giuliano Poletti, allora presidente di Legacoop, aveva soltanto aderito all’invito di essere presente ai festeggiamenti di una impresa cooperativa aderente. Tra l’altro, se ognuno deve guardarsi dal frequentare consessi nei quali sono ospiti i vertici delle Istituzioni nazionali e/o locali, è proprio il caso di pensare che viviamo in un Paese che non ha alcuna possibilità di recuperare non solo dignità e prestigio, ma un minimo di accettabile convivenza civile. Altrettanta gravità si evidenzia nelle dichiarazioni del Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, laddove la stessa non trova di meglio da dire che le vicende di Roma dimostrano il marcio presente nel sistema cooperativo. Le sue dichiarazioni equivalgono a dire che quando un sindacalista a qualsiasi livello – e questi casi, a ben guardare, si succedono con frequenze significative – indulge in comportamenti a dir questa lunga, interminabile e profonda crisi, per contenere il calo della produzione del Sistema Italia ed evitare che i dati relativi alla forza lavoro divenissero ancor più drammatici di quanto già non siano. Non vorremmo mai che affermazioni come le Sue, Signora Camusso, espresse forse anche in un momento di sconcerto per ciò che quotidianamente ci viene riportato dalla stampa, possano gettare fango sull’intero mondo della Cooperazione. Episodi come quelli di Roma, o altri che potrebbero eventual- COOPERAZIONE OLTRE CONFINE: AGCI RICEVE PRESSO LA SEDE NAZIONALE UNA DELEGAZIONE GIAPPONESE Il 2 dicembre 2014, presso la Sala Rossini della sede nazionale dell’Associazione, si è tenuto un incontro programmato con una delegazione del Mizuho Information & Research Institute, ente che si rapporta direttamente con il Governo giapponese e sta attualmente svolgendo una indagine sulla Cooperazione, con particolare riferimento a quella sociale di tipo B finalizzata all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate, nonché sulla funzione e sulla mission delle Associazioni di rappresentanza del Movimento cooperativo. quanto fino ad ora fatto, il rispetto e la considerazione che deve essere riconosciuta a chi rappresenta interessi legittimi delle diverse componenti della società civile, tra cui noi annoveriamo il Sindacato che, in qualche caso, è stato un baluardo per la Democrazia. Non possiamo, però, non inserire tra questi baluardi la Cooperazione, quella sociale ma anche quella che si esprime in tutti gli altri settori di attività, che è non soltanto la forma più avanzata di democrazia economica, ma la dimostrazione più evidente di quanto possano convergere gli interessi dell’imprenditore e quelli del lavoratore. Non possiamo non ricordare il contributo, in termini economici ed occupazionali, che la Cooperazione ha assicurato, resistendo a mente annidarsi in qualsiasi altro territorio e settore, non sono l’immagine della Cooperazione. Essi rappresentano soltanto una diffusa illegalità che investe le Istituzioni, le quali andrebbero viceversa protette da certi personaggi; le forze politiche, che farebbero meglio ad operare una pulizia al proprio interno, non indulgendo in comportamenti complessivamente assolutivi; il sistema economico e produttivo, che si vede permeato da delinquenti dai quali è difficile difendersi. Da questa vicenda, non solo Roma, ma l’Italia intera, esce colpita nelle qualità più importanti per aspirare ad attrarre il rispetto e la considerazione dei cittadini: la trasparenza delle azioni e l’onestà dei rappresentanti istituzionali, ad ogni livello. AGCI / Dicembre 2014 / 13 ★★★ Alla riunione hanno partecipato, per AGCI, il dott. Carlo Scarzanella, il dott. Filippo Turi, la dott.ssa Silvia Rimondi e, in rappresentanza di AGCI Solidarietà, la dott.ssa Giuseppina Colosimo, la dott.ssa Enrica Battisti ed il dott. Gianni Carissimi; per il MHIR, sono intervenuti, oltre all’interprete, dott.ssa Mayumi Sasao, Mr. Katsuhiko Fujimori e Ms. Shiori Fukuda, rispettivamente manager e consulente dell’Istituto, che hanno acquisito utili informazioni sull’esperienza della Cooperazione italiana, individuata come una delle più significative e meritevoli di approfondimento. Attualità poco reprensibili e tali da interessare il diritto penale, ognuno di noi si può sentire autorizzato a sostenere che dette circostanze dimostrano il marcio del sistema sindacale. No, Signora Camusso, non siamo per nulla d’accordo, non soltanto perché convinti garantisti, ma soprattutto perché uno Stato di diritto colpisce i veri responsabili e non getta fango su tutti quanti si trovassero per caso a frequentare luoghi nei quali dovrebbe imperare legalità e trasparenza. Noi siamo certi che i corpi intermedi del Paese meritino, per GIOVANNI SPADOLINI UN GRANDE POLITICO E INTELLETTUALE LAICO Il ricordo dell’Università Bocconi e della Fondazione Corriere della Sera a vent’anni dalla scomparsa Attualità Raffaella De Rosa l 4 agosto 1994 moriva Giovanni Spadolini, politico, grande intellettuale laico, scrittore, studioso del Risorgimento e attento osservatore dei rapporti tra Stato e Chiesa. Docente universitario, Direttore del Resto del Carlino e del Corriere della Sera era stato anche uomo delle Istituzioni come Capo del Governo e Ministro dei Beni Culturali, ministero da lui creato per salvaguardare e valorizzare il patrimonio artistico e culturale del Paese. A venti anni dalla scomparsa, Spadolini è stato ricordato con varie cerimonie. Accanto a quella, del 4 agosto scorso, della Fondazione di Pian de’ Giullari sede della Nuova Antologia che porta il suo nome, il 17 novembre si è tenuta una commemorazione presso l’Aula magna dell’Università Bocconi di Milano. La prestigiosa Università e la Fondazione Corriere della Sera, anch’essa promotrice dell’evento, in particolare, hanno ricordato la figura del senatore Spadolini tra storia, giornalismo, politica e università. Dopo i saluti di Andrea Sirtori rettore dell’Università Bocconi, Luigi Guatri vice presidente Università Bocconi e Piergaetano Marchetti presidente della Fondazione Corriere della Sera, vi sono stati gli interventi di Angelo Varni docente di Storia Contemporanea Università di Bologna, Ferruccio de Bortoli direttore del Corriere della Sera e Mario Monti presidente Univer- I sità Bocconi. Tra gli ospiti presenti vi è stato anche il presidente nazionale di AGCI Rosario Altieri. Ai lavori è intervenuto, con un collegamento dal Quirinale, anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Nel suo intervento, il Presidente Napolitano, ha ricordato la figura di Spadolini sottolineando che “il senso della Costituzione e delle istituzioni come perno attorno a cui far ruotare ogni impegno pubblico e ogni scelta politica ci univa” e “per dare risposte lungimiranti ai problemi della politica italiana bisogna riflettere sull’attività di uomini come lui”. “Nel biennio 1992-1993, una fase cruciale per la storia della Repubblica, con lo scandalo di Tangentopoli, eravamo - ha ricordato ancora - presidenti dei due rami del Parlamento. Ci univano profondamente il senso della Costituzione, delle istituzioni e l’ammirazione per l’Assemblea Costituente. L’azione di entrambi era imperniata sull’ affermazione piena del controllo di legalità, sulla difesa del Parlamento da una campagna condotta da alcune forze politiche che sostenevano che il Parlamento nel suo complesso fosse corresponsabile e quindi delegittimato e potesse solo decidere sulle autorizzazioni a procedere: in un momento in cui alcune forze sostenevano fosse delegittimato, e su un programma di riforme da portare avanti. La necessità di riforme per modernizzare il Paese era stata indicata da Scalfaro nel suo AGCI / Dicembre 2014 / 14 discorso al Parlamento dopo l’elezione. Il capo dello Stato aveva chiesto a me e a Spadolini di promuovere quella che poi sarebbe divenuta la Commissione bilaterale”. L’attuale presidente del Senato, Pietro Grasso, anch’egli presente alla commemorazione, ha affermato che è necessario “continuare a ricordare” Giovanni Spadolini perché “ha dato tanto al nostro Paese”. “Ha anticipato – aggiunge – la necessità di riforme e ha intravisto l’attualità della situazione che ci troviamo ad affrontare”. STOP ALLA RESPONSABILITÀ SOLIDALE FISCALE NEGLI APPALTI Silvia Rimondi l Decreto legislativo sulle semplificazioni fiscali, recentemente varato dal Governo, ha recato con sé importanti misure che prevedono lo snellimento di alcuni adempimenti superflui, nonché di significativi appesantimenti burocratici, in capo alle persone fisiche ed alle società. In particolare, nell’ottica di eliminare vincoli eccessivamente rigidi e per ciò stesso sensibilmente penalizzanti per le imprese, sono stati soppressi i commi 28, 28-bis e 28-ter dell’articolo 35 del D.L. n. 223/2006, convertito in Legge n. 248/2006, con cui era stata introdotta la responsabilità solidale negli appalti di opere o di servizi con riferimento al versamento delle ritenute fiscali sui redditi di lavoro dipendente dovute all’Erario per le prestazioni effettuate nell’ambito del rapporto di subappalto e nei limiti dell’ammontare del relativo corrispettivo. La determinazione di superare la descritta disciplina è legata alla constatazione delle lungaggini e degli oneri amministrativi che ne sono derivati a carico delle imprese, evidentemente non proporzionati rispetto all’esigenza di contrastare i diffusi fenomeni di frode riconducibili alle pratiche, messe in atto da parte di alcuni soggetti, di compressione del costo del lavoro mediante la sistematica evasione fiscale e l’elusione delle tutele previste per i lavoratori, con tutto quel che ne consegue, tra l’altro, in termini di distorsione procedere alla verifica dei corretti versamenti, evitando in tal modo di rispondere solidalmente in caso di omessi pagamenti. Ad ogni modo, il sopra richiamato provvedimento, che interviene a seguito della cancellazione della responsabilità solidale sul versamento dell’IVA, già stabilita dall’articolo 50 del cosiddetto “Decreto del fare” (D.L. n. 69/2013), fa sì che committenti ed appaltatori non siano più chiamati a richiedere la certificazione di regolarità dei versamenti delle ritenute: dovrebbe derivarne una velocizzazione dei pagamenti dei Attualità I delle dinamiche di mercato. È opportuno precisare che la tanto attesa abrogazione della solidarietà tra appaltatore e subappaltatore, con cui si chiude il cerchio delle revisioni apportate alle disposizioni in materia, interessa esclusivamente l’ambito fiscale, mentre resta in vigore sotto il profilo sia retributivo sia contributivo. Più nel dettaglio, il committente, per la durata di due anni dalla cessazione del contratto di appalto, è obbligato in solido con l’appaltatore e con gli eventuali subappaltatori, in ordine ai trattamenti retributivi (nei quali vanno ricomprese le quote di TFR), ai contributi previdenziali ed ai premi assicurativi che risultano dovuti con riferimento al periodo di esecuzione del contratto. Ne discende che i committenti e gli appaltatori dovranno continuare a richiedere, rispettivamente, ai propri appaltatori ovvero subappaltatori il DURC (Documento Unico Regolarità Contributiva) per poter AGCI / Dicembre 2014 / 15 corrispettivi dovuti alle imprese, finora rallentati dall’obbligo di preventiva acquisizione delle suddette attestazioni da parte di tutti gli “anelli” della catena. Da aggiungere, infine, che viene anche meno la sanzione amministrativa da 5.000 a 200.000 euro in capo al committente, nel caso in cui questi provveda ad effettuare il pagamento del corrispettivo all’appaltatore senza aver ottenuto idonea documentazione circa la correttezza del versamento delle ritenute sui redditi di lavoro dipendente dovute dall’appaltatore e dai subappaltatori. A tutela delle azioni di recupero da parte dei creditori, l’abrogazione è, tuttavia, mitigata dalla previsione secondo cui, ai soli fini della liquidazione, dell’accertamento, del contenzioso e della riscossione dei tributi e dei contributi, l’estinzione della società ex articolo 2495 c.c. ha effetto decorsi cinque anni dalla richiesta di cancellazione della stessa dal Registro delle Imprese. L’ITALIA RIPARTA DALL’AGROALIMENTARE La scommessa di Agrinsieme presentata nella Prima conferenza, in un confronto con i Ministri Poletti, Martina, Galletti, Lorenzin e il vice Ministro Calenda Alleanza A cura di Raffaella De Rosa erve un vero e proprio cambio di rotta per la sostenibilità e la continuità dell’agroalimentare italiano, per ridare competitività al comparto e al sistema Paese. E per fare questo le parole non bastano, servono gli impegni seguiti dai fatti. Liberarsi in primo luogo dai “falsi miti” che connotano una immagine del comparto agricolo, oscurando altri pezzi di verità che si preferisce non mettere in luce. E poi superare oneri e costi della burocrazia, eliminare le strutture intermedie, aumentare la dimensione economica delle imprese, creare una agenzia per l’internazionalizzazione dell’agroalimentare. Misure che hanno tutte un unico comune denominatore: liberare risorse utili per dare linfa alle imprese attraverso investimenti finalizzati alla crescita e allo sviluppo del comparto. È questa la strada che le Organizzazioni riunite in Agrinsieme (il coordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alle- S anza delle cooperative agroalimentari) hanno illustrato il 18 novembre scorso all’Auditorium della Conciliazione di Roma, nel corso di un confronto con cinque esponenti del Governo: il Ministro delle Politiche del Lavoro Giuliano Poletti, delle Politiche Agricole Maurizio Martina, della Salute Beatrice Lorenzin, dell’Ambiente Gianluca Galletti e con il vice Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. Un nuovo modello di agroalimentare “Siamo fermamente convinti ha dichiarato il coordinatore di Agrinsieme Mario Guidi - che è proprio facendo leva sui suoi veri punti di forza che l’agroalimentare, in questa fase delicata, può essere determinante per l’economia italiana. C’è un enorme potenziale di crescita sui mercati internazionali, ma la forza del brand del made in Italy non è oggi supportata da una produzione e distribuzione altrettanto solide”. Come è stato messo in luce nel AGCI / Dicembre 2014 / 16 Rapporto “Operazione verità” di Agrinsieme-Nomisma presentato alla conferenza, nonostante le esportazioni agroalimentari italiane abbiano registrato una crescita negli ultimi 10 anni, la quota di mercato detenuta dall’Italia a livello mondiale è diminuita dal 3,3% al 2,6%. E se gli scambi commerciali a livello internazionale dei prodotti agroalimentari sono triplicati, Paesi come Cina e Brasile sono cresciuti a ritmi molto più veloci del nostro. Per fortuna la domanda alimentare all’estero è in continua crescita. Se da un lato ci sono buone potenzialità di sviluppo tutte da cogliere, dall’altro le inefficienze di sistema sono altrettanto numerose e radicate. Ecco perché se davvero si vuole posizionare l’agroalimentare al centro del sistema economico e sociale, non è sufficiente dare attuazione soltanto ad interventi specifici del settore. È necessario che vengano realizzati interventi, radicali e coraggiosi, nell’ambito del settore pubblico. Altrettanto necessari appaiono poi gli interventi sul mercato del lavoro, cominciando dallo snellimento degli adempimenti amministrativi per la gestione dei rapporti di lavoro stagionali e di breve durata. Infine, c’è la strada maestra delle aggregazioni, che è uno dei pilastri su cui fonda il cambio di rotta tracciato da Agrinsieme. Le imprese che operano nel comparto alimentare sono troppo piccole e il tessuto produttivo dell’agroalimentare italiano è troppo frammentato: è per questo che Agrinsieme punta su un’agricoltura che opera in logiche di aggregazione e di filiera, sia consolidate sia nuove. Alcuni recenti dati elaborati dalla Commissione europea hanno dimostrato che nei Paesi in cui è maggiore la quota di mercato detenuta dalle cooperative agroalimentari, maggiore è anche il livello dei redditi degli agricoltori. In questo contesto, in Italia la cooperazione agroalimentare italiana svolge un ruolo di primissimo piano con quasi 6.000 realtà, 35 miliardi di euro di fatturato e quasi 100.000 occupati, veicolando circa il 38% della produzione agricola nazionale. Il tema del Lavoro nell’agricoltura e nell’agroalimentare Riforma del lavoro (jobs act), controlli e semplificazione Riguardo all’obiettivo del Governo di addivenire in tempi rapidi ad una riforma del lavoro, Buonfiglio ha ricordato al Ministro Poletti come il settore si caratterizzi per una storica flessibilità che però, è importante sottolineare, non si è mai tradotta in precarietà come dimostrano i tanti casi di lavoratori stagionali che sono riusciti a maturare i requisiti di pensionamento. È dunque indispensabile mantenere tale specificità, così come è utile approfondire e migliorare anche il sistema dei voucher che potrebbe dare il suo contributo nelle operazioni soprattutto di raccolta. È stringente la necessità di un nuovo sistema di controlli più efficace che non si concentri sui soliti “noti” ma che colpisca effettivamente i trasgressori e che sia più razionale evitando sovrapposizioni di controlli. A tal fine potrebbe rivelarsi utile l’istituzione dell’agenzia unica per i controlli (già prevista nel jobs act). Questa misura andrebbe poi completata con la previsione di un istituto risolutivo delle controversie come avviene in ambito fiscale. Perché non dare la possibilità al trasgressore di poter definire le sanzioni contestate attraverso un accordo con le amministrazioni competenti (il cosiddetto accertamento con adesione)? Il comparto ha una necessità smodata di semplificazione e sburocratizzazione, sia per quanto riguarda gli adempimenti amministrativi nella gestione dei rapporti di lavoro, sia per gli adempimenti in tema di sicurezza. Sono tante le norme che andrebbero semplificate, dal patentino agricolo fino alla procedura di convalida delle dimissioni del lavoratore. Ammortizzatori sociali L’attuale sistema di disoccupazione agricola va mantenuto poiché ritagliato sulle esigenze di stagionalità e garantisce all’impresa agricola di poter disporre di manodopera esperta che, senza adeguato ammortizzatore sociale, potrebbe emigrare verso altri settori. Sempre relativamente a questo, si auspica la possibilità di poter usufruire della cassa integrazione salari per gli operai agricoli anche nei casi di crisi settoriali visto che la gestione inps è in attivo. Un tema che andrebbe sicuramente affrontato è quello del superamento dell’attuale meccanismo che regola la disoccupazione. Per garantire una maggiore stabilità dell’occupazione agricola senza stravolgere l’attuale sistema di disoccupazione si potrebbe certamente aumentare la soglia delle 182 giornate di lavoro, prevedendo incentivi sia per il lavoratore che per il datore di lavoro. Questa misura potrebbe anche ridurre i fenomeni di cosiddetto lavoro “grigio”, cioè in cui il lavoratore presta più giornate di quelle denunciate. Non sarebbe affatto sbagliato da parte del Governo prendere in esame tale proposta. Costo del lavoro Il costo del lavoro è stato il tema principe del confronto con il ministro Poletti. L’elevata pressione fiscale e contributiva che grava sul lavoro dipendente rappresenta una delle principali criticità del sistema produttivo del nostro Paese. Questa crea gravi difficoltà alle aziende quando sono chiamate a competere, ormai sempre più spesso, a livello internazionale. Non è un mistero infatti che il costo degli oneri sociali in Italia è particolarmente sostenuto ed è tra i più elevati in assoluto dell’Unione europea. Gli interventi in tema di cuneo fiscale che si sono succeduti negli ultimi anni hanno avuto una marginale applicazione in agricoltura in quanto previsti per lavoratori assunti a tempo indeterminato. Il settore attende l’applicazione quanto prima della disposizione introdotta dal decreto campolibero in merito alla estensione ai lavoratori stagionali delle deduzioni Irap previste per i lavoratori a tempo indeterminato. Occorre far pressione sulle autorità europee affinché ne autorizzino l’applicazione e questo viene richiesto con forza. Infine sarebbe importante chiarire che le agevolazioni previste nella stabilità per le assunzioni a tempo indeterminato siano applicabili al settore della cooperazione agroalimentare, in caso contrario si verrebbe a configurare una disparità di trattamento nei confronti dei competitor industriali. AGCI / Dicembre 2014 / 17 Alleanza Nel corso dell’Assemblea, il Presidente di AGCI Agrital Giampaolo Buonfiglio ha rivolto direttamente al Ministro Poletti gli interrogativi del settore legati al mondo del lavoro. Buonfiglio, nello specifico, dopo aver rimarcato che il settore agroalimentare si caratterizza positivamente per una sostanziale tenuta dell’occupazione e per il buono stato delle relazioni sindacali, si è concentrato su alcuni punti fondamentali. Vediamoli. UNLOCKING THE POTENTIAL OF THE SOCIAL ECONOMY FOR EU GROWTH Liberare il potenziale dell’economia sociale per la crescita in Europa Alleanza A cura di Silvia Rimondi Roma, il 17 e 18 novembre 2014, presso l’Auditorium del Massimo, più di 170 relatori provenienti da 25 Paesi hanno discusso sul ruolo della Social economy in occasione della Conferenza promossa dal Ministero del Lavoro nell’ambito della Presidenza Italiana del Consiglio dell’Unione Europea. “Liberare il potenziale dell’economia sociale per la crescita in Europa”: questo lo slogan della manifestazione ed il tema di cui si è dibattuto nelle sessioni plenarie e nei dieci gruppi di lavoro tematici che hanno approfondito aspetti specifici quali le politiche di supporto a livello nazionale e comunitario, il rapporto con il settore pubblico e gli strumenti finanziari possibili. Nella prima giornata, il Sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali, Luigi Bobba, ha evidenziato l’attenzione dell’attuale Governo italiano nei confronti del mondo del non profit, nella convinzione che si tratti di un settore strategico, peraltro oggetto di un’ampia riforma ora in discussione alla Camera. Ha quindi ricordato i dati Istat sull’economia sociale – un universo che, nel nostro Paese, conta più di 350.000 A organizzazioni, per un totale di oltre 2.200.000 lavoratori e circa 4.700.000 volontari – sottolineando come tra il 2001 ed il 2011 essa abbia fatto registrare un trend assolutamente positivo con un +27% di occupati totali. Ha infine affermato che i servizi offerti dal welfare pubblico non sono più in grado di rispondere adeguatamente, né per quantità né per qualità, ai bisogni dei cittadini, di cui si fanno carico, sempre più spesso e con performance apprezzabili, soprattutto se si considerano le esigue risorse a disposizione, proprio le realtà operanti nel cosiddetto “terzo settore”. A seguire, il noto economista Jean Paul Fitoussi, nella sua lectio magistralis dal titolo “The social economy goes global”, ha precisato che, per definizione, l’economia è sociale e quando essa, in determinati periodi storici, diventa insostenibile è proprio perché soffre di uno scollamento rispetto alla società. Ha quindi rilevato che la globalizzazione ha comportato una diffusa insicurezza socio-economica, che occorre contrastare, da un lato, attraverso azioni di protezione dirette ai lavoratori e, dall’altro, tramite l’attivazione, a livello nazionale, di tutti gli strumenti di politica economica atti a scongiurare le crisi: in questo qua- AGCI / Dicembre 2014 / 18 dro, assoluta importanza ricoprono gli investimenti sul capitale sociale, ovvero umano ed ambientale. Le conclusioni dei lavori sono sintetizzate nel documento finale “La strategia di Roma”, che riportiamo integralmente nelle pagine che seguono. Alla due giorni ha partecipato la coordinatrice del settore AGCI Solidarietà, Giuseppina Colosimo, la quale è intervenuta al working group dedicato al tema “Economia sociale ed occupazione”, esponendo le riflessioni di seguito riportate. ★★★ Nel nostro Paese, l’esclusione prolungata e in taluni casi permanente dal mondo del lavoro, continua ad essere un fenomeno rilevante, che colpisce in particolar modo alcune fasce di popolazione. L’esclusione dal mercato del lavoro porta con sé fenomeni sociali preoccupanti, quali la persistenza di ampie fasce di povertà e la riduzione del potere di acquisto delle famiglie; altri effetti riguardano problemi sociali, familiari e di salute connessi a tale esclusione. L’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati è, in un certo senso, un “bene comune” che produce “esternalità positive” a favore delle comunità locali in termini di aumento della sicurezza e della coesione sociale, di qualità della vita e, non da ultimo, di risparmio di risorse pubbliche investite in servizi di cura e di contenimento che ne fanno uno dei migliori esempi di politiche attive del lavoro e di “welfare dello sviluppo”; va infatti evidenziata l’ampiezza e la dinamicità delle azioni della cooperazione sociale a sostegno dell’inserimento al lavoro. La cooperazione sociale è stata in questi anni in grado di inserire entro un ciclo produttivo competitivo i lavoratori svantaggiati (oltre 35 mila) che le altre imprese non riescono ad integrare, si è dimostrata attenta a fasce marginali del mercato del lavoro quali giovani, donne con carichi familiari e lavoratori anziani, ha operato con successo il collocamento di lavoratori re. Le categorie di svantaggio riconosciute dalla legge 381 del 1991 rappresentano solo una quota dei cittadini a rischio di esclusione dal mercato del lavoro che trovano opportunità di impiego nelle cooperative sociali. Molti altri lavoratori delle cooperative sociali sono caratterizzati da bassa qualificazione, età avanzata, presenza di carichi familiari difficilmente conciliabili con il lavoro, situazioni problematiche personali e familiari che ne determinano la presa in carico da parte dei servizi sociali, provenienza da Paesi esterni alla Comunità Europea etc. Lavoratori quindi che, senza questa opportunità, rischierebbero un’esclusione permanente dal mercato del lavoro. Le cooperative sociali hanno conseguito questi risultati grazie all’adozione di soluzioni organizzative che hanno permesso l’abbassamento della soglia di ingresso nel mercato del lavoro, tale da consentire l’acces- AGCI / Dicembre 2014 / 19 so al processo produttivo – reale, non simulato – anche a persone che normalmente ne sono escluse; l’inclusione nella produzione, all’interno di un contesto che prevede specifiche azioni volte a favorire la crescita e la professionalizzazione delle persone inserite, ha rappresentato un’innovazione sociale in grado di assicurare contemporaneamente reddito, autonomia, aumento delle capacità, integrazione sociale. Oggi bisogna essere in grado di svilupparsi in un contesto sempre più competitivo. La strategia di crescita va impostata tenendo conto della necessità di mettere in campo professionalità, reputazione, investimenti; e questo richiede alle cooperative di ragionare su consolidamento, inserimento in reti consortili, talvolta fusioni con altre cooperative. Insomma, strategie finalizzate al rafforzamento imprenditoriale. Le cooperative sociali di inserimento lavorativo hanno dato prova di competere ad armi pari con le altre imprese. La quota di commesse di lavoro derivanti da affidamento diretto da parte delle pubbliche amministrazioni è limitata, mentre la maggioranza del valore della produzione deriva da commesse conseguite sul mercato in concorrenza con altri soggetti, cooperativi e non. In questi anni è emerso come, accanto alla presenza significativa in alcuni mercati a rischio di saturazione e ad elevata concorrenzialità “al ribasso” (pulizie, manutenzione del verde, ecc.), le cooperative sociali si siano affermate con successo in un ampio ventaglio di attività – ad esempio attività informatiche e di elaborazione dati, impiantistica, turismo, agricoltura biologica, produzione di impianti per energie rinnovabili, attività artigianali e industriali, attività editoriali - alcune delle quali caratterizzate da una significativa propensione all’innovazione di prodotto e ad attrarre tecnologie e professionalità elevate, riuscendo tra l’altro a individuare soluzioni organizzative per includere in tali processi produttivi le persone in condizione di svantaggio. (Continua) Alleanza deboli presso imprese ordinarie, si è affermata come protagonista dello sviluppo locale. Emerge con chiarezza che la cooperazione sociale per l’inserimento lavorativo non si riduca alla cooperazione sociale di inserimento lavorativo: a partire dall’esperienza sempre rilevantissima delle cooperative sociali di tipo B, la cooperazione sociale ha infatti, nel corso degli anni, costruito una molteplicità di strumenti per rispondere ad un insieme articolato di esigenze. La cooperazione sociale è in grado di offrire un contributo importante per superare l’esclusione dal mercato del lavoro: sta sul mercato valorizzando i lavoratori che altre imprese non riescono ad inserire nel ciclo produttivo, rende persone escluse dal mercato del lavoro inseribili in contesti ordinari, porta esempi di successo come soggetto promotore di iniziative di sviluppo locale. La cooperazione sociale dimostra come sia possibile fare impresa, vera impresa, competendo sul mercato, investendo, crescendo e incrementando l’occupazione, con il coinvolgimento nel processo produttivo di lavoratori che le altre imprese tendono ad escludere. Da oltre quarant’anni il nostro Paese si è dotato di misure tese a favorire l’occupazione di persone che rischiano di rimanere escluse dal mercato del lavoro. Le normative che tutelano il diritto al lavoro delle persone con disabilità rappresentano un concreto esempio di tutela del diritto al lavoro riconosciuto dalla Costituzione e hanno precorso una concezione culturale importante, in cui la cooperazione sociale si riconosce, tesa a responsabilizzare le imprese e la società circa l’integrazione sociale e lavorativa di tutti i suoi membri. L’esperienza delle cooperative di tipo B è da oltre trent’anni al centro dell’attenzione nel nostro Paese e nel contesto europeo. Oltre 35 mila persone svantaggiate oggi hanno occupazione, reddito e piena partecipazione alla cittadinanza grazie alle cooperative sociali: persone con disabilità, con problematiche di salute mentale, persone che escono da percorsi di dipendenza o dal carce- Alleanza LA STRATEGIA DI ROMA IL DOCUMENTO CONCLUSIVO DELLA CONFERENZA SULL’ECONOMIA SOCIALE n occasione della Presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea, il Governo italiano ha colto l’opportunità di promuovere un dialogo tra le organizzazioni dell’economia sociale, i governi nazionali e locali e le istituzioni europee - un dialogo che negli anni recenti ha visto una pluralità di attori lavorare per definire e promuovere il ruolo dell’Economia Sociale per la crescita europea. La Conferenza “Liberare il potenziale dell’Economia Sociale per la crescita europea”, svoltasi a Roma il 17-18 novembre 2014 ha colto l’occasione fornita dall’avvio del nuovo mandato della Commissione europea e del Parlamento europeo, al fine di individuare le aree di intervento ritenute necessarie dai vari attori che hanno lavorato per promuovere la diffusione e il rafforzamento dell’Economia Sociale come motore fondamentale dello sviluppo economico e sociale in Europa. Questo è stato fatto sulla base dell’impulso della Conferenza di Strasburgo, tenutasi nel mese di gennaio 2014, sulla base dell’Iniziativa sull’Impresa Sociale, lanciata dalla Commissione europea nel 2011, della Risoluzione del Parlamento europeo sull’Economia Sociale del 2009 e del lavoro dell’Intergruppo del Parlamento europeo sull’ Economia Sociale, del lavoro complessivo svolto dal CESE nel corso degli ultimi 10 anni, e sulla base delle attività dei gruppi di lavoro, come il GECES I e la Task Force G7 sugli investimenti ad impatto sociale. Ciò è stato reso possibile, naturalmente, anche dagli sforzi insostituibili degli attori stessi dell’Economia Sociale, delle loro organizzazioni di rappresentanza, dei centri di ricerca e delle reti che studiano questo specifico settore della vita socio-economica. La Conferenza è stata preceduta da una consultazione pubblica, che ha raccolto i contributi provenienti da una vasta platea di Organizzazioni europee, e sono stati organizzati dieci gruppi di lavoro su temi specifici, ai quali hanno partecipato 600 persone provenienti da tutta l’Europa, tra rappresentati delle organizzazioni dell’Economia Sociale, esponenti politici ed esperti. Attraverso questo approccio dal basso, la Conferenza di Roma non ha solo riassunto i risultati ottenuti fino ad oggi, ma ha anche guardato alle sfide future che i vari decisori e gli attori responsabili della gestione e della promozione dell’Economia Sociale sono chiamati ad affrontare individualmente o, più spesso, collettivamente. La discussione che ha avuto luogo durante la Conferenza di Roma ha sottolineato, in particolare, in quale misura l’Economia Sociale, pur essendo composta da una pluralità di forme organizzative, ciascuna con la propria storia e le proprie specificità, in base ai contesti nazionali e storici diversi, è un’area con caratteristiche comuni, unita dagli obiettivi per- AGCI / Dicembre 2014 / 20 seguiti. In effetti, il termine “Economia Sociale” si riferisce a un universo di organizzazioni basato sul primato delle persone rispetto al capitale. Il loro obiettivo è di fornire beni, servizi o posti di lavoro ai loro membri o alla comunità in generale con una prospettiva a lungo termine, con la partecipazione dei soci-stakeholders nella governance dell’organizzazione e attraverso il reinvestimento degli utili nella loro missione. L’universo dell’Economia Sociale comprende forme organizzative come le cooperative, mutue, fondazioni e associazioni, come pure forme più nuove come le imprese sociali, nelle diverse accezioni che questo termine assume nei diversi contesti culturali e geografici. “Economia Sociale” è quindi un’espressione che unisce una grande e ricca pluralità di entità, che contribuisce al pluralismo del mercato nel mondo e sottolinea la particolare attenzione che queste organizzazioni hanno per la dimensione sociale delle loro attività. Infatti, le organizzazioni dell’Economia Sociale generalmente adottano metodi di lavoro basati sulla collaborazione e la reciprocità, e come tali sono caratterizzate da modelli di governance democratica e trasparente in grado di garantire la partecipazione di una vasta gamma di attori chiave della società (produttori, consumatori, utenti di servizi, lavoratori, comunità, genitori, titolari di un conto, ecc.). La loro struttura di governance genera fiducia in coloro che partecipano alle loro attività - una condizione fondamentale per la sopravvivenza e lo sviluppo futuro del modello sociale europeo. La Conferenza ha confermato che l’Economia Sociale, grazie alle caratteristiche che la definiscono, sta già svolgendo un ruolo fondamentale in tutti i paesi europei. L’Economia Sociale sta contribuendo alla realizzazione di diversi obiettivi importanti dell’Unione europea, come ad esempio la creazione e il mantenimento dell’occupazione, la coesione sociale, l’innovazione sociale, lo sviluppo rurale e regionale, inclu- essere efficacemente realizzata, la Strategia di Roma richiede un impegno coordinato, condiviso ed attivo da parte di tutti gli attori, comprese sia le istituzioni pubbliche sia le organizzazioni dell’economia sociale. Gli impegni strategici elencati di seguito riassumono i principali punti di un’agenda proposta per agire, come è emerso dai lavori della Conferenza. Rapporti più dettagliati dei Gruppi di Lavoro sono disponibili sul sito web della Conferenza. Per quanto riguarda le istituzioni pubbliche, le seguenti questioni sono state ritenute di importanza strategica: 1. Identificare chiaramente gli interlocutori dell’Economia Sociale all’interno delle seguenti istituzioni europee: 1.1 All’interno della Commissione europea: i. Un chiaro punto di riferimento politico tra i Commissari. ii. Una struttura dedicata con adeguate risorse proporzionate all’importanza dell’Economia Sociale in Europa. iii. Un piano d’azione (Social Economy Initiative) costituito da una nuova strategia, partendo dalle priorità 2015. 1.2 All’interno del Parlamento europeo, ricostituzione dell’Intergruppo Economia Sociale. 1.3 All’interno del Consiglio europeo, organizzazione di riunioni regolari dei Ministri le cui competenze includono l’Economia Sociale e creazione di gruppi di esperti di alto grado a livello nazionale. 2. Nel corso della prossima revisione di medio termine della Strategia Europa 2020: 2.1 Riconoscere il ruolo unico dell’Economia Sociale nel raggiungere l’obiettivo di una “crescita intelligente, sostenibile e inclusiva”. 2.2 Sviluppare linee guida chiare e dirette, strumenti di monitoraggio e di reporting per le autorità nazionali e regionali relative all’attuazione della direttiva sugli appalti a livello nazionale e locale. 2.3 Ampliare le modalità di collaborazione tra il settore pub- AGCI / Dicembre 2014 / 21 2.4 3. 4. 4.1 4.2 4.3 4.4 5. blico e le organizzazioni dell’Economia Sociale in una logica di sussidiarietà, coprogettazione e co-produzione. Monitorare e riferire in quale misura i Fondi strutturali europei sono usati a livello regionale e nazionale per promuovere e sostenere l’Economia Sociale. Il Pacchetto Investimenti annunciato dal Presidente Juncker dovrebbe riguardare non soltanto le infrastrutture materiali ma anche gli investimenti sociali che coinvolgono gli attori dell’economia sociale, nella stessa misura adottata per i Fondi strutturali. Migliorare la disponibilità delle opzioni di finanziamento e delle soluzioni finanziarie per l’Economia Sociale mediante: L’incoraggiamento alle banche tradizionali a migliorare le loro pratiche di valutazione del rischio allo scopo di stimare in maniera più accurata il rischio associato ai prestiti alle organizzazioni dell’Economia Sociale. La promozione della creazione e del rafforzamento di strumenti e istituti finanziari dedicati. L’aumento dei prestiti e la partecipazione al capitale creando fondi di garanzia dedicati. L’incoraggiamento agli attori dell’Economia Sociale a mobilitare le proprie risorse finanziarie per lo sviluppo dell’Economia Sociale, per esempio, attraverso la creazione di fondi mutualistici. Considerato che la misurazione dell’impatto sociale rimane un argomento non consensuale, è necessario un ulteriore dialogo tra la Commissione e le organizzazioni dell’Economia Sociale. Prima di procedere ulteriormente, è importante facilitare uno scambio di informazioni tra tutti i relativi attori e monitorare e valutare attentamente i primi esperimenti. Alleanza sa la cooperazione internazionale e lo sviluppo, la tutela dell’ambiente, ecc. Il suo ruolo è diventato ancora più significativo negli ultimi anni, poichè le organizzazioni dell’Economia Sociale hanno dimostrato di essere una forza anti-ciclica per affrontare la crisi economica che colpisce il nostro continente. La Conferenza ha anche mostrato che il raggio d’azione dell’Economia Sociale si sta espandendo oltre i settori tradizionali di attività, includendo sempre più settori nuovi caratterizzati da un livello particolarmente elevato di impatto sociale, come pure da un forte potenziale di creazione di posti di lavoro, come i servizi sociali e il welfare, l’integrazione di lavoratori svantaggiati, i servizi ambientali, il tempo libero e il turismo, e anche la distribuzione di energia, solo per citarne alcuni. Nel suo complesso, l’Economia Sociale può contribuire notevolmente allo sviluppo sociale ed economico dell’Europa, in quanto può aiutare a risolvere una vasta gamma di questioni sociali ed economiche. Il suo contributo in alcuni casi fornisce una alternativa a quanto è stato fatto da altri attori (aumentando di fatto la concorrenza e migliorando le opzioni per i consumatori), mentre in altri casi integra e rafforza le loro azioni, poiché le organizzazioni dell’Economia Sociale sono in grado di accedere alle risorse umane, finanziarie organizzative, che non necessariamente sono disponibili ad altri tipi di istituzioni o imprese. Lo sviluppo di tale potenziale e il rafforzamento ulteriore del ruolo già importante che l’Economia Sociale riveste, tuttavia, richiederanno uno sforzo congiunto da parte di tutti gli attori che possono contribuire alla crescita di questo settore: le organizzazioni dell’Economia Sociale, le istituzioni pubbliche, gli investitori privati, i centri di ricerca e gli studiosi. In questo senso, la Conferenza ha rappresentato un passo importante per aumentare la consapevolezza dell’importanza dell’Economia Sociale anche come quadro di riferimento e approccio unificante. Conseguentemente, per poter Alleanza ALLEANZA COOPERATIVE COMUNICAZIONE APPELLO AL SENATO “SALVIAMO I GIORNALI COOPERATIVI E NON PROFIT” a un’affollata Conferenza Stampa al Senato, avvenuta lo scorso 9 dicembre, organizzata dall’Alleanza delle Cooperative Italiane Comunicazione, FNSI, USPI, Articolo21, File, Mediacoop, FISC, Slc-CGIL e Anso, è stato lanciato un APPELLO al Governo e al Parlamento per garantire il pluralismo dell’informazione e ristabilire le risorse necessarie al sostegno delle testate indipendenti, non profit, cooperative. È in gioco il venir meno di un principio fondamentale del nostro ordinamento democratico e decine di testate, centinaia di posti di lavoro di giornalisti, poligrafici e di tutto l’indotto, fino ad un’ulteriore difficoltà per le edicole, presidio fondamentale per la distribuzione dei giornali e periodici locali. Il settore editoriale è investito da una crisi drammatica e, nel corso degli ultimi mesi, trentadue testate hanno chiuso i battenti, un terzo dell’editoria locale. Quelle che restano potrebbero presto fare altrettanto. La vita economica, sociale e politica di tanta parte del territorio tornerebbe nell’ombra: l’editoria nazionale non è in grado di garantire l’informazione locale. Più di mille posti di lavoro sono stati perduti, altri quattromila sono in discussione e con essi, anche la possibilità di far convivere chiavi interpretative plurime e diverse di quanto avviene nelle comunità locali. Il Governo ha confermato, ancora stanziamenti, tutti i bilanci sarebbero afflitti da sopravvenienze passive e molte imprese sarebbero costrette ad avviare le procedure fallimentari. La preoccupazione diventa maggiore con l’esame della legge di stabilità del prossimo anno: gli stanziamenti per il 2015, infatti, sono stati ulteriormente ridotti a poco più di 107 milioni. Se si considera che di questa somma, 50,8 milioni sono destinati a Poste spa a copertura del rateo relativo a debiti pregressi; 21 milioni alla Rai, 36 milioni alle agenzie, 9 milioni per vecchi investimenti, per i contributi diret- D nei giorni scorsi, di avere allo studio un disegno di legge per la riforma dell’editoria, della RAI e dell’emittenza più in generale. È auspicabile che ciò avvenga al più presto e tuttavia di fronte ai tempi necessari alla predisposizione ed approvazione nonché ai numerosi provvedimenti che affollano Camera e Senato la riforma rischia di arrivare fuori tempo massimo. La Direzione del Dipartimento Informazione ed Editoria della Presidenza del Consiglio ha comunicato che, allo stato attuale, non è in grado di precisare l’entità delle risorse destinate ai contributi all’editoria per il 2013, nonostante che nello scorso mese di luglio fossero disponibili 55 milioni. È opportuno ricordare che le imprese interessate hanno approvato i rispettivi bilanci 2013 a metà dell’anno in corso, prevedendo l’importo del contributo in base agli stanziamenti allora previsti. Qualora vi dovesse essere una riduzione significativa degli AGCI / Dicembre 2014 / 22 ti alla editoria non rimane nulla. È opportuno ricordare che il sostegno pubblico all’editoria è previsto, nel nostro Paese, dall’inizio del novecento ed è stato dettagliatamente regolato all’inizio degli anni ottanta per correggere le discriminazioni del mercato pubblicitario. Il sostegno pubblico al settore è presente – in vario modo – negli altri Paesi dell’Unione. Restiamo convinti che sia interesse del Paese, sostenere la realizzazione di un moderno sistema dell’informazione libero, multimediale, pluralista e di qualità, rilanciare il settore editoriale e contribuire a ridare un futuro all’informazione locale. Ci auguriamo che il Governo prenda atto della situazione drammatica che sta attraversando il settore dell’editoria ed accolga favorevolmente gli emendamenti presentati da numerosi parlamentari per evitare la pressoché scomparsa dell’esperienza cooperativa e non profit nel settore dell’informazione. Antonella Greco ltre 20 mila nell’ultimo anno, quasi 174 mila dal 1998, i numeri della mediazione civile e commerciale svolta dagli sportelli di conciliazione delle Camere di commercio. 38 giorni la durata media per la risoluzione di questi contenziosi, 119 mila euro il valore dei procedimenti, + 171% l’incremento delle mediazioni depositate a settembre 2014 rispetto allo stesso periodo del 2013. Sono questi alcuni, significativi, elementi emersi nel corso del convegno “L’impatto degli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie nella riforma della giustizia civile”, organizzato da Unioncamere a Roma, lo scorso 12 novembre, nell’ambito dell’undicesima edizione della “Settimana Nazionale della Conciliazione delle Camere di commercio”. Il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello, nel salutare i presenti ha sottolineato come “ancora una volta i dati della mediazione ci confermano la bontà dell’impegno profuso a favore della giustizia alternativa. Non a caso, nel ripensare la mission delle Camere di commercio in questa fase di razionalizzazione delle risorse, abbiamo deciso di puntare, con il sostegno delle associazioni di categoria, su ciò che più di tutto le imprese chiedono: giustizia e semplificazione amministrativa. Oggi l’incentivazione dell’utilizzo della mediazione volontaria, il rilancio dell’obbligatorietà della O mediazione civile e commerciale, insieme alle riforme strutturali dell’organizzazione e del processo civile, sono una opportunità straordinaria per ridurre il grave arretrato che pesa sui Tribunali”. Carlo Scarzanella di AGCI, partecipando ai lavori in rappresentanza dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, ha dichiarato che “il ricorso a quelli che di consueto vengono genericamente indicati con l’acronimo ADR, ovvero gli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie tra le imprese o fra queste ed i consumatori, è una opportunità che consente, nel contempo, di superare le lungaggini della giustizia ordinaria e di abbattere le spese ad essa connesse. Si stima che il costo di tali percorsi sia quantificabile mediamente in un decimo di quello da sostenere per un giudizio ordinario. Si aggiunga che la percentuale di accordi positivi raggiunti tramite gli organismi oggi accreditati supera il 50%. Non è quindi in discussione l’efficacia di detti strumenti occorre invece concentrarsi sulla necessità di promuoverne un maggior utilizzo. È un dato di fatto che moltissimi di coloro che avrebbero interesse ad utilizzare questi metodi non li conoscono ancora a sufficienza o diffidano della novità – ha sottolineato Scarzanella – d’altro canto, anche chi ne è a conoscenza spesso continua a consigliare la via tradizionale. Su questo fronte, che costituisce una vera e propria criticità rispetto all’affermazione della cosiddetta giustizia alternativa, siamo chia- AGCI / Dicembre 2014 / 23 mati ad impegnarci, noi per primi nella nostra qualità di rappresentanti di imprese, attraverso iniziative di promozione dell’arbitrato e della conciliazione, che prevedano momenti dedicati alla diffusione delle buone prassi e la testimonianza diretta di quanti ne abbiano già usufruito. Apprezziamo quindi sinceramente lo sforzo che le Camere di commercio hanno profuso in questi ultimi anni per strutturare i propri uffici in modo da poter fornire servizi di questo genere con regolamenti e tariffe uniformi su tutto il territorio nazionale. Da parte nostra – ha concluso Scarzanella a nome dell’Alleanza delle Cooperative – l’impegno su questo fronte è noto: sono stati sottoscritti già da tempo protocolli d’intesa a livello nazionale e regionale tra il mondo della Cooperazione ed il sistema camerale; c’è senz’altro l’intenzione di promuovere l’ulteriore diffusione di queste opportunità, auspicando che tutti possano e vogliano coglierne potenzialità ed efficacia”. “La diffusione della giustizia alternativa in Italia: esperienze a confronto” è stato invece il tema dei lavori pomeridiani durante i quali è stato presentato il VII Rapporto sulla Giustizia Alternativa e della Ricerca “Mediazione e arbitrato: strumenti per le imprese romane”. Dal Rapporto, curato dall’Isdaci, è emerso che le Camere di commercio svolgono un ruolo chiave anche nell’arbitrato amministrativo. Su 743 domande complessive giunte a tutti gli organismi che si occupano di arbitrato, 663 sono state presentate presso Camere arbitrali espressione delle Camere di Commercio. Il 49% degli arbitrati amministrativi è arrivato alla formazione di un lodo arbitrale; il restante 51% si è suddiviso tra transazioni, rinunce al procedimento, mediazioni e altro. Il valore medio dei procedimenti arbitrali si è assestato su 275.296 euro. La durata dei procedimenti è stata di 295 giorni come effetto della media tra i 230 giorni della durata dei procedimenti arbitrali amministrati da Camere interne al sistema delle Camere di commercio e dei 360 di tutte le altre Camere arbitrali. Attualità GIUSTIZIA E SEMPLIFICAZIONE AMMINISTRATIVA IL RUOLO CHIAVE DELLE CAMERE DI COMMERCIO NELLA CONCILIAZIONE BITAC 2014 UN’EDIZIONE MEMORABILE Dalle Regioni Marco Lamoli ai quanto quest’anno le cooperative turistiche hanno saputo attrarre l’attenzione dei buyers presenti al momento borsistico. Una dimostrazione che il modello cooperativo è in grado di confezionare un’offerta turistica assai appetibile per il mercato. M Si è svolta a Bari la VII edizione della BITAC – Borsa Italiana del Turismo Cooperativo e Associativo. L’iniziativa è stata promossa dal Settore Turismo dell’Alleanza delle Cooperative Italiane. Per il secondo anno consecutivo, la kermesse è stata ospitata dal capoluogo pugliese grazie al sostegno di Puglia Promozione e alla collaborazione di altri importanti partner locali, Regione Puglia, Comune di Bari, CCIAA Bari, Fondazione Con il Sud, Autorità Portuale del Levante e Ferrovie Nord Barese, e nazionali, ossia il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) e l’Agenzia Nazionale del Turismo. L’edizione 2014 della BITAC è stata caratterizzata da alcune interessanti novità che hanno riscosso il plauso dei partecipanti, come gli incontri tematici tenuti nel pomeriggio di giovedì 27, grazie ai quali sono stati forniti utili strumenti ai cooperatori operanti in ambito turistico. La “cassetta degli attrezzi” è stata riempita con nozioni di web marketing per la promozione turistica, idee per attrarre i turisti che giungeranno in Italia per Expo 2015, modelli per realizzare una rete cooperativa capace di valorizzare appieno un territorio e gli elementi base per dare avvio a un “albergo diffuso”. Questi momenti didattici, che si sono svolti nei magnifici locali del Circolo Unione di Bari, erano stati preceduti la mattina da brevi saluti istituzionali, case histories di startup cooperative operanti in ambito turistico, e brevi seminari sulle cooperative di comunità, sul turismo sostenibile, sullo sviluppo territoriale e sulla strategia promozionale della Regione Puglia. Il giorno seguente, presso il Terminal Crociere del Porto di Bari, si è svolto il tradizionale momento borsistico al quale hanno preso parte buyers e sellers provenienti da tutta la Penisola. Mai come quest’anno gli incontri tra domanda e offerta si sono protratti fino a tarda ora, dimostrando che le cooperative operanti in campo turistico (strutture ricettive, tour operator, agenzie di viag- AGCI / Dicembre 2014 / 24 gio, ecc.) sono in grado di confezionare un “prodotto” vacanziero molto appetibile per il mercato. “L’offerta turistica gestita da cooperative – ha affermato Carlo Scarzanella, Co-Presidente di ACI Turismo e Presidente di AGCI Culturalia – si compone di circa 1.200 imprese che forniscono occupazione a oltre 12mila addetti, generando un fatturato complessivo notevole. Il turismo cooperativo, oltre a essere attento all’ambiente, sostenibile, ideale per promuove anche quei territori lontani dai circuiti più noti, è sempre più dinamico e innovativo, spesso molto di più di quello industriale”. i è costituito a Roma, presso la sede nazionale dell’Associazione Generale delle Cooperative Italiane, il Coordinamento AGCI Giovani, che riunisce i rappresentanti under 40 delle strutture territoriali e delle imprese aderenti. Dopo l’apertura dei lavori da parte del delegato della Presidenza Nazionale, Carlo Scarzanella, è intervenuto il Presidente Rosario Altieri, che ha tracciato il quadro all’interno del quale AGCI Giovani sarà chiamata ad operare per la promozione della cultura cooperativa e la diffusione del modello mutualistico: un quadro caratterizzato certamente da evidenti criticità legate soprattutto al perdurare della crisi, ma anche da molteplici opportunità connesse, tra l’altro, alla capacità della Cooperazione di innescare processi virtuosi di sviluppo delle comunità locali e di valorizzazione del capitale umano, di assicurare un significativo contributo in termini di produzione di ricchezza e di mantenimento dei livelli occupazionali, nonché di sperimentare strade nuove e ricche di prospettive degne di attenzione quali, ad esempio, le cooperative tra professionisti. Numerosi ed interessanti sono stati gli interventi da parte dei presenti, che hanno riferito le proprie esperienze e sottolineato, in particolare, le difficoltà degli imprenditori, anche cooperativi, di sopravvivere nell’attuale contesto S e la necessità, spesso, di guardare oltre confine per trovare quegli spazi che il mercato interno non offre più. AGCI Giovani nasce, quindi, come organismo aperto e, per ciò stesso, provvisorio, il cui lavoro, affidato al coordinamento di Antonella Cappadona, potrà condurre entro la primavera 2015 alla determinazione della sua compagine definitiva. AGCI / Dicembre 2014 / 25 L’Avviso 25 di Fon.Coop Tre milioni di euro per piani formativi settoriali e pluriregionali Fon.Coop, il Fondo interprofessionale delle imprese cooperative e dell’economia sociale torna a finanziare i piani settoriali. Lo scorso 28 novembre è stato pubblicato l’Avviso 25 settoriale con una dotazione di 3 milioni di euro, suddivisi in 12 settori d’attività che identificano le caratteristiche economiche delle associate al Fondo. Formarsi insieme per formare in grande, è questo l’obiettivo dell’Avviso 25: aggregando infatti la domanda formativa di più imprese di uno stesso settore o filiera economica il Fondo promuove una formazione integrata che sviluppa e valorizza le competenze necessarie per il rilancio delle cooperative in sintonia al proprio settore di appartenenza. Caratteristica dell’Avviso è anche favorire la pluralità territoriale: ogni piano deve infatti prevedere la presenza di imprese appartenenti ad almeno 4 regioni diverse, di cui una deve essere necessariamente del sud, e questo per stimolare un dialogo ed una collaborazione che includa territori più svantaggiati. La modalità con cui deve essere presentato l’accordo di concertazione sottolinea l’impegno ed il ruolo giocato in questo Avviso dalle Parti Sociali costituenti il Fondo. L’accordo sindacale può essere solo di livello nazionale e, se sottoscritto dagli organismi nazionali di settore di tutte le associazioni cooperative e da tutte le corrispondenti organizzazioni sindacali nazionali, il piano viene considerato strategico. L’Avviso 25 settoriale è il primo Avviso che utilizza il Nuovo Sistema informativo del Fondo, GIFCOOP. Le imprese e gli Enti di Formazione per partecipare all’Avviso dovranno preventivamente registrarsi a GIFCOOP. Tutte le informazioni sull’Avviso e sulla modalità di registrazione a GIFCOOP sono disponibili sul Sito. Il testo dell’Avviso è su www.foncoop.coop. Associazione COSTITUITO A ROMA IL COORDINAMENTO AGCI GIOVANI Pari Opportunità GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE IL MESSAGGIO DELL’ALLEANZA COOPERATIVE oma, 25 novembre 2014 – Un impegno istituzionale più forte, ma anche un salto culturale, necessario per cambiare davvero. È questo l’auspicio contenuto nel messaggio che la Presidente del Coordinamento Donne AGCI Sandra Miotto, la Presidente della Commissione Dirigenti Cooperatrici Confcooperative Giovanna Zago e la Presidente della Commissione Pari Opportunità Legacoop Dora Iacobelli hanno sottoscritto R in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. “In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne – si legge nel messaggio – l’Alleanza delle Cooperative Italiane ribadisce l’esigenza di azioni di prevenzione ed assistenza, dando piena attuazione alle richieste contenute nella Convenzione di Istanbul, da qualche mese in vigore anche in Italia. Secondo il rapporto di Eures (Istituto Statistica Europeo), sono stati 179 i decessi di donne nel 2013 in Italia, uno ogni due gior- AGCI / Dicembre 2014 / 26 ni. Una realtà che non può essere ignorata!”. “Accanto all’auspicio di un più forte impegno istituzionale – prosegue il messaggio – l’Alleanza si fa promotrice di un cambiamento culturale che parta anche dai luoghi di lavoro, dalle imprese che, come parecchie cooperative associate già fanno, possono essere il luogo per attivare buone pratiche per un equilibrato rapporto tra donne e uomini, tra persone, per garantire inclusione dal punto di vista occupazionale e dell’assistenza alle donne vittime di violenza”. te. Le cooperative operano da decenni nello spettacolo con professionalità e oggi si è finalmente riconosciuta la loro specificità anche dal punto di vista contrattuale. Nel CCNL vengono disciplinati il contratto intermittente e altri elementi di flessibilità fondamentali per chi è attivo in questo ambito, è introdotta una parte specifica sulla sicurezza dei lavoratori, si consente l’ampio ricorso all’apprendistato. È un punto di partenza fondamentale per lo sviluppo della cooperazione dello spettacolo. La Cooperazione: risposte alla crisi economica e lotta al dumping contrattuale e alle false cooperative È il seminario organizzato da AGCI Lazio e dall’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli esperti contabili di Rieti, che si terrà il 18 dicembre prossimo presso la Camera di Commercio Industria e Artigianato di Rieti. Tra gli argomenti trattati nell’incontro, che si aprirà con il saluto del Presidente dell’Ordine Pierluigi Coccia e del quale daremo un’ampia informativa nel prossimo numero di “Libera Cooperazione”, segnaliamo: il sistema delle Relazioni Industriali del settore cooperativo (relatore Giuseppe Gizzi); i Principali aspetti fiscali delle società cooperative (relatore Stefano Metitieri); l’inquadramento del socio lavoratore nelle cooperative di produzione e lavoro (relatore Massimo Rosati); Opportunità e Strumenti a sostegno delle imprese cooperative (relatori Umberto Bassetti e Gabriele Nardini). L’evento è accreditato ai fini della formazione professionale continua dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti contabili di Rieti e darà diritto a n. 4 crediti formativi. Per informazioni [email protected] [email protected] Fondazione Fornino-Valmori Onlus Una proposta sociale per la disabilità, fondata sul lavoro e sull’operosa solidarietà La cooperativa sociale di tipo A e B “Insieme per Crescere” associata ad AGCI Emilia Romagna, gestirà le strutture residenziali e le attività produttive della neo Fondazione Fornino-Valmori Onlus. L’idea di creare una Fondazione, di dotarsi di strutture ed avviare attività produttive, è partita dal comune interesse di due genitori di costruire un futuro abitativo e lavorativo per i propri figli, costruendo allo stesso tempo un’opera di utilità sociale per altre famiglie, per ragazzi in difficoltà, per persone con disabilità di diversa natura, autismo in particolare. Uno dei grandi temi problematici che devono affrontare le famiglie con figli disabili o non completamente autonomi è costituito dal cosiddetto “dopo di noi” che ne sarà? La Fondazione ForninoValmori si pone anche AGCI / Dicembre 2014 / 27 AGCI Attualità AGCI Iniziative AGCI Notizie AGCI Appuntamenti L’Alleanza delle Cooperative Italiane firma il CCNL per le cooperative dello spettacolo È stato sottoscritto il 6 novembre scorso a Roma, il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per gli artisti, tecnici, amministrativi dipendenti di società cooperative e imprese sociali nel settore della produzione culturale e dello spettacolo. Questo CCNL è il primo del settore sottoscritto dalle Organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative, che prevede la disciplina di tutte le attività e le figure professionali dello spettacolo, nonché un rafforzamento delle relazioni industriali nel settore. Si tratta di una tappa storica. AGCI Culturalia, FederCultura Confcooperative, Legacoop Settore Cultura, per le centrali cooperative, e SLC CGIL, FISTel CISL e UILCOM UIL, per le organizzazioni sindacali, hanno portato a termine un percorso teso a creare uno strumento su misura per le imprese cooperative che operano nel settore e che sono state le prime a sollecitare l’avvio della trattativa. La cooperazione ritiene, infatti, che il valore della cultura vada espresso anche attraverso il rispetto di regole certe e negoziate e che vada combattuta la concorrenza sleale di chi si improvvisa e destabilizza il mercato come le false cooperative. In questo settore, sono ancora molti a ritenere che lo spettacolo non sia una professione e un’industria economicamente rilevan- come concreta risposta a tale bisogno, come un’alternativa a ciò che già esiste ma soprattutto come un’ulteriore e del tutto nuova opportunità e realtà dove le persone ospitate possono vivere e lavorare, disporre di un’area di 22 ettari, tra le campagne di Forlimpopoli e le colline di Bertinoro in provincia di Forlì-Cesena e di circa 6.000 mq di spazi coperti. Le strutture residenziali sono due: una casa con 12 posti letto per ragazzi con disabilità psichica ed un’unità abitativa con 8 posti letto riservata a persone con autismo. L’obiettivo finale è quello di realizzare un’azienda produttiva che operi in settori diversi dove lavorino persone con diverse problematiche, riconducibili all’handicap adulto con problemi comportamentali e al disagio psichico. Lo scopo principale della struttura non è pertanto di carattere sanitario e terapeutico, quanto piuttosto di carattere riabilitativo, educativo ed occupazionale dove il grande fattore di autonomia e indipendenza è il lavoro. Scopo della Fondazione è anche quello di ricercare non solo al proprio interno ma con tutte le persone con le quali entrerà in contatto e con la realtà circostante, un clima di serenità e attiva partecipazione capace di ripercuotersi positivamente sul territorio e creare un aumentato livello di benessere sociale e al tempo stesso un’ operosa solidarietà e fattive collaborazioni, di innovazione e di pluralità di interventi.
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