AGIRE INFORMATI - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera

Anno 105 - n. 02 - Febbraio 2014
JEEP: IL SUCCESSO
DELL’ANNO
Mercato dell’auto in Svizzera
AGIRE INFORMATI
Se un’impresa italiana intende
prestare servizi in Svizzera
Editoriale
di Giangi Cretti
La Rivista
Editore
Camera di Commercio
Italiana per la Svizzera
Direttore - Giangi CRETTI
Comitato di Redazione
A.G. LOTTI, C. NICOLETTI,
S. SGUAITAMATTI
Collaboratori
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G. CANTONI, M. CARACCIOLO DI BRIENZA,
C. D’AMBROSIO, V. CESARI LUSSO,
M. CIPOLLONE, P. COMUZZI, D. COSENTINO, A. CROSTI, L. D’ALESSANDRO,
F. DOZIO, F. FRANCESCHINI, T. GATANI,
G. GUERRA, M. LENTO, F. MACRÌ, G. MERZ,
A. ORSI, V. PANSA, C. RINALDI, G. SORGE,
N. TANZI, I. WEDEL
La Rivista
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Serve o è un lusso? A rigor di logica, immediata rimbalza la risposta: se è un’utilitaria, già nel nome, anticipa la sua
utilità. Pertanto, serve.
Di converso, se soddisfa, soprattutto,
un’emozione: è un lusso. In quanto tale,
non tutti se lo possono permettere.
Sin qui l’ovvietà.
Le cose cambiano se, dati alla mano, l’ovvietà, o quel che tale sembrerebbe, può
essere messa in discussione. Perché ci
sono elementi per farlo, che ci obbligano
a constatare, fors’anche nostro malgrado, che anche le utilitarie (che in teoria
sono prodotte per servire) possono (in
pratica) diventare un lusso. Non (ancora)
per tanti, forse. Comunque, per troppi.
Stiamo parlando di automobili, evidentemente. E dei numeri che le riguardano,
diligentemente riportati in quei bilanci
che di solito si inseguono a fine anno.
Numeri che, circoscritti ad un riferimento geografico continentale, ci raccontano di un’Europa (Ue e Svizzera compresa) nella quale il mercato dell’auto
ha chiuso il 2013 con una flessione
dell’1,9%, registrando 11.549.773 nuove
immatricolazioni. Numeri che, gradita
sorpresa, ci informano che, nel mese
di dicembre, in controtendenza con
l’andamento dell’anno, le vendite sono
cresciute del 12,7%, raggiungendo quota 881.413 vetture. Altri numeri, quelli
dei mesi a venire, ci diranno, com’è forse
verosimile, se si tratta della classica eccezione che conferma la regola.
In Italia, i dati resi pubblici, fissano a
1.300.000 le nuove auto entrate in circolazione. In buona sostanza, 100.000 in
meno, pari ad un calo percentuale del
7,1%, rispetto al 2012.
In termini percentuali, un dato quasi
quadruplo rispetto a quello europeo,
che, già di per sé rilevante, appare ancor
più significativo se si tiene conto che
anche il 2012, con 1.403.000 immatricolazioni, era stato un anno di grande
magra per l’intero settore.
Sono numeri che fanno da sfondo ad uno
scenario, nel quale, riportandoci all’epoca della motorizzazione nazionale degli
anni Sessanta, l’automobile nel nostro,
più che negli altri paesi europei, rischi di
tornare ad essere un prodotto di lusso e
non più uno strumento di libera mobilità.
Sono anche numeri che consolidano,
qualora se ne sentisse la necessità, l’immagine di un Paese impoverito e timoroso più che mai, sfiancato da troppi anni,
non solo da una pressione fiscale asfissiante, ma ancor più dalla perdurante
incertezza che alimenta la sfiducia.
Stati d’animo, che, malgrado i numeri,
non sembrano condizionare il mercato
svizzero, dove se è vero, perché e vero,
che i volumi di vendita sono scesi, è altrettanto vero che il calo è avvenuto a
seguito di due anni il 2011 e il 2012 caratterizzati da vendite record. Per questa
ragione - a fronte di un numero totale
di 307’885 nuove vetture, che segnano
una flessione di 20‘254 unità (-6,2%) rispetto all’anno precedente - Auto-Suisse, l’associazione mantello degli importatori di autoveicoli, si ritiene molto
soddisfatta del risultato ottenuto.
In prospettiva, confidando in una ripresa economica generalizzata - da tempo
annunciata, puntualmente rimandata,
o quanto meno relativizzata – che comunque avrà tangibili ricadute solo dal
prossimo anno, gli analisti, per quanto
riguarda la Svizzera, si attendono una
certa stabilizzazione del mercato, con
un numero di nuove immatricolazioni che dovrebbe aggirarsi attorno alle
300.000 unità.
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Sommario
La Rivista
1
4
16
18
19
21
Editoriale
Sommario
PRIMO PIANO
La disoccupazione si conferma
principale preoccupazione
Barometro delle apprensioni
Credit Suisse 2013
23
28
33
Un accordo di reciproco vantaggio
Svizzera e Cina
In Italia è tutto cosi
spaventosamente complicato
Alberto Bombassei in un’intervista al
Tages Anzeiger
Alberto Bombassei ospite d’onore
il 7 marzo a Ginevra
Per il gruppo Fiat
il 6% di quota del mercato
Vendite auto in Europa nel 2013
51
54
56
58
60
62
64
66
67
68
69
70
76
77
INCONTRI
La Jeep è stata la sorpresa dell’anno
A colloquio con Guy Nelson
Una donna ai comandi
Donne in carriera:
Raffaella Chiaramonte
Agire informati
Se un’impresa italiana intende prestare
servizi in Svizzera
CULTURA
Dalla Leggenda di San Mainardo
a quella di Guglielmo Tell
La Svizzera prima della Svizzera
Marilyn Monroe, Marlene Dietrich,
Indira Gandhi, Malcolm X e il mondo
di una grande fotografa
Eve Arnold fino al 27 aprile 2014 Corte
Medievale di Palazzo Madama a Torino
I capolavori di Kandinsky a Milano
Fino al 27 aprile a Palazzo Reale
Sorrentino alla caccia dell’Oscar
Un lavoro in divenire
Intervista con Andrea Manzoni: pianista
Addio a Claudio Abbado
DOLCEVITA
Presentata ufficialmente a Zurigo Etihad
Regional con base in Svizzera
Turismo 2013:
+1,9% le vendite nel settore ricettivo
Ma solo grazie agli alberghi,
soprattutto a 4 e 5 stelle
Turismo: Coldiretti, salgono a 3 mln
gli arrivi in agriturismo nel 2013
L’anno si chiude con il record nel numero
di strutture aperte
Il valore dei vigneti d’Italia
La quotazione dei vigneti nel resto
del mondo
Gli insetti rimedio all’emergenza cibo
Nuove frontiere del (dis)gusto
Fiat Professional e DHL Express Italy per
spedizioni ancora più green
Abarth e ACI/CSAI
per il rilancio del Motorsport
Italiane a Zurigo
Swiss-Moto 2014
82
83
84
85
86
87
IL MONDO IN FIERA
BASELWORLD 2014:
Messe Basel, 27 marzo – 3 aprile 2014
Salone Mondiale dell’Orologeria
e della Gioielleria
Veronafiere:
raggiunti e superati gli obiettivi d’esercizio.
Bilancio previsionale 2014:
ricavi a quota 95,4 milioni di euro
Motorsport Expotech:
ModenaFiere, 31 gennaio – 1 febbraio 2014
Prodotti tecnologie e servizi per il
motorismo da competizione professionale
BIT: FieraMilano, 13 – 15 febbraio 2014
Borsa internazionale del turismo
MECSPE: Fiere di Parma, 27 – 29 marzo 2014
Salone delle tecnologie per l’innovazione
90
IL MONDO IN CAMERA
Meet the Chamber
Colloqui di consulenza individuale gratuita
in tutta la Svizzera per privati e imprenditori
soci della Camera
Terzo incontro “Meetup Italia” a Ginevra
Piergiorgio Cecco, Managing Director di
Maserati Suisse SA
91
92
93
94
96
Corsi per Sommelier in lingua italiana
a Ginevra
Biblioteca in Camera
Mondo soci
Contatti Commerciali
Servizi Camerali
Vinitaly: Verona Fiere, 6 – 9 Aprile 2014
Salone internazionale del vino e dei distillati
Le Rubriche
Sommario
La Rivista
6
9
11
13
15
37
38
40
41
42
In breve
Italiche
Elvetiche
Europee
Internazionali
Cultura d’impresa
Burocratiche
Normative allo specchio
Angolo Fiscale
Angolo legale Italia
43
44
47
52
53
61
63
70
75
Angolo legale Svizzera
Convenzioni Internazionali
L’elefante invisibile
Scaffale
Benchmark
Sequenze
Diapason
Convivio
Motori
In copertina: Italia: Guy Nelson, Managing Director Fiat Group Switzerland
fra la Jeep Gran Cherokee e l’Alfa Romeo 4C
In Breve
La Rivista
10 italiani fra i Top
50 - Wines of the year
È il Rosso di Montalcino Pian dell’Orino
2010 il miglior vino italiano degustato
nel 2013 dallo staff di Decanter, il più
popolare magazine enoico inglese. Lo
conferma la “Top 50 - Wines of the year”
2013 della rivista, che ha selezionato i
50 migliori assaggi, mettendo insieme
il punteggio ma anche il rapporto con il
prezzo, tra i più di 3.200 vini degustati
nell’anno. E se al n. 1 c’è uno spagnolo
(come per la Top 100 della rivista Usa
Wine Spectator, ndr), il Faustino I Rioja
Gran Reserva 2001 di Faustino, con il Paese iberico che piazza 5 etichette in “top
10”, sono ben 10 su 50 i nomi italiani. Oltre a pian dell’Orino - che si piazza al terzo posto, mentre il secondo è occupato
dall’argentino Santa Ana Unanime, Uco
Valley, Mendoza, 2007 - al 14° troviamo
il Fiano di Avellino 2011 di Terredora, al
18° il Soave Classico Vigneti di Foscarino
2011 di Inama, e al 19° il Fides Barbera
d’Alba 2010 di Pio Cesare. Seguono al 24°
il Giusto di Notri di Tua Rita, che precede
il Barolo Brunate 2006 di Mario Maregno
al 29°, e il Cirò 2012 di Librandi al 31°.
A chiudere il gruppo degli italiani il Gavi
Spinola Ns 2006 di Castello di Tassarolo al 33°, il Chianti Riserva 2009 di San
Giusto a Rentennano, e la Barbera d’Asti
Bricco dell’Uccellone 2009 di Braida.
Padiglione Italia:
presentato il logo
Un simbolo di appartenenza, di orgoglio
italico e di aggregazione su valori comuni
che puntano alla costruzione di un futuro
capace di rispondere alle sfide più impegnative. Padiglione Italia Expo 2015 si
presenta con un logo giovane, fresco, che
simboleggia lo stare insieme di una serie
6 - La Rivista febbraio 2014
Venezia la città italiana
più gettonata dagli stranieri
È Venezia la città italiana con la quota più alta di prenotazioni provenienti
dall’estero. Secondo Trivago.it la città lagunare la percentuale di ricerche
provenienti dall’estero ai fissa al 64%
rispetto al 36% delle ricerche italiane.
Nella speciale classifica, il Veneto conquista anche la seconda posizione con
Lido di Jesolo, destinazione per la quale
la percentuale di ricerche estere è del
54%, prevalentemente tedesche e austriache.
Roma, da sempre meta italiana più ricercata, conferma l’appeal tra il pubblico nazionale con il 54% di ricerche
domestiche a fronte del 46% straniere,
proprio come Milano.
Nel corso del 2013, la meta più ricercata in termini percentuali, da parte
degli Italiani è stata Assisi con il 95%
contro il 5% degli stranieri. La città
di San Francesco ha visto una grande
affluenza di pubblico nostrano soprattutto dopo l’elezione del nuovo Papa,
prendendo così il posto di Gallipoli
che, rispetto all’anno scorso, registra il
91,6% di ricerche domestiche e l’8,4%
di ricerche dall’estero, proprio come
Riccione. L’Umbria tra le preferite dagli
italiani grazie anche a Perugia, in seconda posizione, che ha accolto il 92%
di visitatori nostrani rispetto l’8% di
quelli internazionali. A livello regionale le ricerche arrivano prevalentemente
dal mercato domestico con la percentuale più alta registrata dalla Puglia,
89,8% rispetto il 10,2% della domanda
estera, mentre il Veneto conferma il primo posto tra le ricerche internazionali
(49,3%) registrando però una flessione
rispetto l’anno precedente del 16%.
di centri, ognuno portatore di un’identità
unica e peculiare, fortemente e profondamente italiana. Un logo che incarna
perfettamente il concept del Padiglione:
“Vivaio Italia”. Un Vivaio di idee, proposte, soluzioni, un punto di riferimento per
giovani talenti, capaci di rinnovare il concetto di eccellenza italiana combinando
la tradizione con approcci originali. Un
incubatore che permetterà alle tante
energie di incontrarsi, moltiplicarsi e diventare parte di un organismo più grande. Il logo, realizzato da Carmi & Ubertis,
che hanno ideato e curato la declinazione del logo di Expo 2015 SpA, è stato
presentato a Roma presso la sede della
Stampa Estera, da Diana Bracco, Commissario Generale di sezione per il Padiglione Italia Expo 2015, e Marco Balich,
Consulente artistico del Commissario.
“La freschezza della nostra nuova immagine - ha sottolineato Diana Bracco -rende nel modo migliore l’entusiasmo con cui
affrontiamo l’impegnativa sfida di Expo
2015 e l’orgoglio con il quale ci stiamo
preparando a rafforzare nel mondo il ruolo dell’Italia. C’è in questo logo l’idea che il
futuro si debba costruire con il contributo
di tutti, che ognuno debba offrire il meglio
di sé nell’interesse comune. Ecco perché
oggi sono particolarmente soddisfatta di
proporre questa nuova immagine della
volontà di rilancio del nostro Paese”.
Secondo Marco Balich “l’idea creativa
del logo nasce dal concept ispiratore del
Padiglione Italia, il vivaio, metafora di uno
spazio protetto che aiuta i progetti e i talenti a ‘germogliare’.”
In Breve
La Rivista
Libertà economica:
Hong Kong prima,
Svizzera quarta
Secondo una classifica annuale
pubblicata dal Wall Street Journal
e dalla Heritage Foundation, Hong
Kong, Singapore, Australia, Svizzera e Nuova Zelanda sono - nell’ordine - i paesi con l’economia più
liberale al mondo.
In testa alla graduatoria ormai per la
ventesima volta consecutiva, Hong
Kong (90,1 punti) deve la sua preminenza alla libertà di commercio e
d’investimento, unite a una debole
pressione fiscale. Fra i primi dieci,
dei 178 stati presi in considerazione,
figurano solo tre nazioni europee:
Irlanda (nona), Danimarca (decima)
e Svizzera (quarta con 81,6 punti,
+0,6), che ottiene il migliore piazzamento del ventennio.
Dodicesimi gli Stati Uniti, mentre la
Gran Bretagna è 14a, la Germania
18a, la Francia 70a, dietro a paesi
come Romania (62a) e Turchia (64a).
Ancora peggiore l’Italia, 86a (60,9
punti). In fondo alla classifica si piazzano Venezuela, Zimbabwe, Cuba e
- fanalino di coda assai staccato a
livello di punti - la Corea del Nord.
Risoluzione dei conflitti
Conferenza Internazionale
Umanitaria a Ginevra
Il prossimo 13-14 febbraio, il
campus ginevrino dell’università
statunitense Webster, insieme
al Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) e all’Alto
Commissariato delle Nazioni
Unite per i Rifugiati e i Profughi
(Unhcr), organizzerà la Conferenza Internazionale Umanitaria
(www.webster.ch) sul tema della
“Risoluzione dei conflitti”. Visti i
recenti colloqui diplomatici sulla Siria e sull’Iran, la conferenza
riscuoterà senz’altro una grande
attenzione mediatica e la partecipazione di numerose persone.
Come ci ha spiegato al telefono il
professor Oreste Foppiani, direttore del Dipartimento di Relazioni Internazionali e coordinatore
dell’evento (Foppiani è anche
corrispondente estero accreditato all’Onu per il quotidiano del
Gruppo L’Espresso-La Repubblica Libertà e collaboratore della
Rivista, n.d.r.), “la conferenza
umanitaria rappresenta il luogo
d’incontro di diplomatici, giornalisti, docenti universitari, militari
e rappresentanti di Ong in cui gli
attori più disparati si confrontano sulle evoluzioni o involuzioni di alcuni problemi connessi
all’attualità internazionale”.
La conferenza, giunta alla sua
diciannovesima edizione, è
nata da un’idea del professor
Otto Hieronymi a metà degli anni
Novanta. Negli anni successivi, è
stata sviluppata e ampliata dal
professor Alexandre Vautravers,
esperto associato al Centro per le
Politiche di Sicurezza (www.gcsp.
ch) di Ginevra. Vautravers dirigerà
le varie sessioni della conferenza e
curerà la pubblicazione degli atti
della medesima.
Come per le edizioni precedenti,
il simposio si terrà al Cicg (www.
cicg.ch) sotto l’Alto Patronato della
Repubblica di Ginevra. Nel parterre des rois, troviamo, tra gli altri,
il consigliere di stato Pierre Maudet, l’ex direttore del Cicr Cornelio
Sommaruga, Yves Rossier, segretario di stato del Ministero degli
Affari esteri svizzero, l’ambasciatore Christian Dussey, direttore
del Gcsp, l’ambasciatore Theodor
Winkler, direttore del Dcaf, Michel
Veuthey, vicepresidente dell’Istituto Internazionale di Diritto
Umanitario, Umberto Cancellieri,
ex capo delle operazioni dell’Unicef, Mathew Parish, ex consigliere giuridico del rappresentante dell’UE in Bosnia Erzegovina,
Peter Hostettler, presidente della
Società svizzera per la Protezione dei Beni culturali, Erica Moret, ricercatrice dell’Università di
Oxford, il generale Jean-Philippe
Ganascia, consigliere militare del
Dcaf, e Gyula Csurgai, direttore
accademico della Sit.
febbraio 2014 La Rivista - 7
CREA
LA TUA STORIA D’AMORE
TAGLIATELLE
BOLOGNESE
INSIEME
famiglia
Per una cena in
La Rivista
Italiche
di Corrado
Bianchi Porro
La punta avanzata
della crescita economica
Le ultime statistiche dell’Unione europea hanno indicato quanto vale il settore dell’high-tech nei Paesi
dell’Unione europea e nei Paesi del libero scambio. In
questo modo si può altresì valutare meglio la forza
dell’high-tech. I settori dell’alta tecnologia costituiscono, in effetti, la punta avanzata della crescita
economica, della produttività e di conseguenza dei sistemi previdenziali, essendo una fonte di alto valore
aggiunto e presupposto di stipendi elevati. Il settore
dell’high-tech è legato in primo luogo al settore manifatturiero. In secondo luogo concerne l’approccio sul
prodotto e include tutto il comparto dell’informazione ad elevato livello. In terzo luogo comprende pure
i brevetti, in quanto presupposto di una protezione
intellettuale, ad esempio nel ramo delle biotecnologie.
Secondo Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione, nell’Ue a fine
2010 si contavano quasi 50 mila imprese (48.100 per la precisione) nel comparto manifatturiero catalogato ad alta tecnologia. Come numero totale, il primato appartiene alla Germania,
con 8.975 imprese, seguita da Regno Unito con 6.831 e Italia
con 6.680. La Francia ne conta 3.403, la Spagna 3.027, mentre
la Svizzera con 1.718 imprese ad alta tecnologia nel manifatturiero è al livello dell’Ungheria (1.749). Invece per il fatturato,
nell’Ue a 27 Paesi, al primo rango troviamo la Germania con una
cifra di 109 miliardi di euro, davanti alla Francia (71 miliardi) e
all’Italia (49 miliardi). Il nostro paese è poi seguito da Spagna
(47,1) e Regno Unito (45,9). Per il valore aggiunto, alle spalle
della Germania con un valore di 38,4 miliardi si classificano Regno Unito (21,1 miliardi), Francia (19,2 miliardi), Spagna e Italia
(a 15,7 miliardi). Naturalmente le ragioni di questo sfasamento,
sono legate alla dimensione delle imprese con la prevalenza
(in Italia e Gran Bretagna) delle piccole e medie imprese (PMI).
Nelle cifre sugli investimenti lordi, al primo posto si piazza la
Germania con 4,4 miliardi, seguita da Italia e Regno Unito con
1,2 miliardi. Nel settore dei servizi ad alta tecnologia, il Regno
Unito è al primo rango come numero di imprese nei servizi ad
alta intensità di conoscenza e tecnologia, con 139.017, seguita
dall’Italia con 101.301 e dalla Germania (83.584). Il fatturato in
questo comparto vede sempre il primato del Regno Unito (209,5
miliardi), seguita da Germania (185,9), Francia (157,1) e Italia
(104,5). Similare la classificazione per il valore aggiunto nei
servizi e gli investimenti (dove l’Italia supera però la Francia).
Nel 2011, 34 milioni di persone erano impiegate nel settore
manifatturiero dell’Unione europea, una cifra pari al 15,7%
dell’occupazione totale. Il settore dell’alta tecnologia impiegava 2,4 milioni di persone (1,1% dell’occupazione totale).
Nel periodo più buio della crisi, (2008-2011) il settore manifatturiero in Europa ha perso il 3,4% degli occupati, mentre
il comparto dell’alta tecnologia manifatturiera è calato in
misura più ridotta (-2,5%). Il settore dei servizi dal suo canto
ha registrato una crescita dello 0,5% l’anno, mentre quelli ad
alta tecnologia son cresciuti dell’1,3% l’anno.
Nel 2011 le donne rappresentavano il 29,7% dell’occupazione nel secondario mentre tale quota ha raggiunto il 40,2%
nel manifatturiero ad alta tecnologia. Le donne rappresentano per tradizione un impiego maggiore nei Paesi dell’ex blocco dell’Est, dove ancora oggi superano la quota del 50% in
Bulgaria, Estonia, Ungheria, Polonia e Slovacchia. Nel settore
dei servizi ad alta tecnologia che comprende programmazione informatica, ricerca e sviluppo scientifico, telecomunicazioni e occupazioni corrispondenti, il primato è invece
saldamente dei maschi e le donne rappresentano solo il 30%
in raffronto alla quota media europea del 54,3 nel totale del
terziario. In Italia le donne rappresentano invece al 33,1%
nei servizi ad alta tecnologia a fronte del 50,4 di quota nel
totale dei servizi.
In Europa, l’impiego nei settori tecnologici e servizi ad elevata intensità di conoscenza è sceso globalmente da 222 milioni a 217 nel 2011. In Italia nello stesso periodo è calato da
23,3 milioni a 22,8 nel 2012 di cui 6,7 milioni nel Nord-Ovest
(Lombardia e Piemonte su tutti), il Nord-Est era a quota 5
milioni, il Centro a 4,8 e il Sud a 4,3 con le Isole a 1,9 milioni.
Infine, per le domande di brevetto e i diritti di proprietà
nell’UE l’Italia ne segnala 4.890 nel 2005 e 4.424 nel 2010, di
cui rispettivamente 488 e 259 nell’alta tecnologia. Le richieste di brevetti italiani nell’area dollaro sono scese da 2.228
nel 2005 a 1.508 cinque anni dopo. Usa e Germania sono
a quota oltre 20 mila nell’UE e 84 mila e 7 mila nell’area
dollaro. C’è dunque in questo campo, svariato cammino da
percorrere per rinnovare i fasti passati, dato che, nel 2006,
l’Italia contava più produttori high-tech nell’Ue in termini
assoluti (oltre 31.000), seguita da Germania (20.060), Francia (15.982) e Polonia (13.811). Insieme, questi quattro paesi rappresentavano oltre il 60% di produttori europei. Ma
qualcosa si muove nella ricerca italiana, secondo i risultati
del primo concorso per borse di studio di consolidamento
(Consolidator Grant) resi noti in gennaio dalla Commissione
Ue. L’Italia è, infatti, il secondo Paese dopo la Germania per
numero di scienziati premiati (ben 46 su 312).
febbraio 2014 La Rivista - 9
La Rivista
Elvetiche
di Fabio Dozio
“Cercavamo braccia
sono arrivati uomini”
A quasi cinquant’anni dall’accorata denuncia di Max
Frisch, ci risiamo.
La Svizzera è un crocevia, da sempre confrontata con
i passaggi, i transiti e i movimenti delle persone. La
strada del San Gottardo è “la via delle genti”, senza le
“braccia straniere” non ci sarebbe la Svizzera di oggi.
Ma questo non basta a farne una nazione sempre
aperta e accogliente.
Perciò, ancora una volta, gli svizzeri sono chiamati alle urne
per esprimersi su una proposta che intende limitare “il numero di permessi di dimora per gli stranieri”. Secondo l’Unione democratica di centro, promotrice dell’iniziativa “Contro
l’immigrazione di massa”, l’eccesso nuoce e “un’immigrazione esagerata e incontrollata danneggia tutti”. Sempre
secondo l’UDC, la causa di questa invasione sono gli accordi bilaterali con l’Unione europea e in particolare la libera
circolazione delle persone. “Prima della libera circolazione –
scrive il consigliere nazionale Oskar Freisinger – la Svizzera
poteva decidere quanti immigrati accettava e quanti dovevano ripartire. È esattamente quanto chiede l’iniziativa contro
l’immigrazione di massa”.
Alla fine del 2012 la Svizzera ha superato gli otto milioni di
abitanti. Di questi gli stranieri che soggiornano in maniera
permanente sono 1.869.000, vale a dire il 23,3 % della popolazione totale. Uno su cinque. Una percentuale ragguardevole, maggiore di quanto si registra nei paesi nostri vicini,
Germania, Francia Italia e Austria. L’incremento di stranieri
rispetto all’anno prima è dello 0,5 per cento, tasso simile
a quello osservato nel 2010 e nel 2011. È innegabile che il
numero di stranieri sia alto, ma è anche dimostrazione di
benessere, con un’economia che richiede manodopera estera, più o meno qualificata. La disoccupazione è contenuta,
inferiore al 5%.
I promotori dell’iniziativa lanciano l’allarme contro l’invasione straniera, ma per capire le dimensioni del fenomeno è utile guardare allo sviluppo dell’immigrazione negli ultimi cinquant’anni. Dal 1960 al 1970, il periodo del boom economico,
gli stranieri in Svizzera sono passati da 586.339 a 1.078.403,
sono quasi raddoppiati. Nel 1970 rappresentavano già il 17,2
per cento della popolazione residente.
Dunque, è assodato che anche in passato, prima della libera circolazione, con il regime dei contingenti e il vergognoso statuto dello stagionale, c’erano consistenti flussi
d’immigrazione. Infatti, chi avrebbe costruito, a partire dagli
anni sessanta, le autostrade svizzere, se non ci fossero stati i
lavoratori italiani? Così come oggi, chi avrebbe scavato la galleria di base del San Gottardo, se non ci fossero stati gli stranieri?
“Alla caduta dell’ultimo diaframma della galleria di base del San
Gottardo – si legge sull’opuscolo che presenta la votazione federale – 87 lavoratori su cento erano stranieri!”. È verosimile che
l’aumento di questi ultimi anni non sia dovuto (solo) alla libera
circolazione, ma (piuttosto) alla buona congiuntura. Più precisamente all’economia svizzera, che funziona bene mentre quella
italiana arranca, così come quella tedesca (fino a un anno fa).
L’iniziativa propone di reintrodurre i contingenti, “stabiliti in
funzione degli interessi globali dell’economia svizzera e nel rispetto del principio di preferenza agli Svizzeri”. Ma come verranno determinati? Sarà l’economia a stabilire questi tetti massimi,
oppure altri fattori, come la limitazione dell’“inforestieramento”,
tema caro all’UDC, impedendo per esempio ai familiari di trasferirsi in Svizzera con il capofamiglia che lavora? E se si rispettano
le necessità dell’economia, i contingenti limiteranno davvero
l’afflusso di stranieri?
Il 9 febbraio il popolo svizzero deciderà. A metà gennaio le intenzioni di voto davano ai sostenitori della proposta UDC il 36%
dei consensi. Ma c’è chi teme l’effetto minareti. In occasione
della votazione sui minareti i sondaggi sono stati smentiti, perché nel segreto dell’urna c’è chi si esprime più liberamente su un
tema in odore di xenofobia.
Se il popolo accettasse l’iniziativa, i problemi sarebbero innumerevoli. Bisognerà rinegoziare gli accordi bilaterali. L’Unione
europea di oggi non è più quella del 1992 e una rinegoziazione
potrebbe essere difficile. Se la Svizzera chiedesse di eliminare la
libera circolazione, l’UE potrebbe abrogare, in virtù della clausola ghigliottina, gli altri trattati che sono molto interessanti e
proficui per gli interessi svizzeri in Europa.
L’iniziativa ha certo il merito di mettere in guardia sul pericolo che i lavoratori svizzeri, soprattutto giovani, possano essere
sostituiti dagli stranieri. Priorità ai residenti e lotta contro il dumping salariale sono ineludibili per la Svizzera. Ma sono aspetti
che possono e devono essere affrontati in sede politica (come la
recente decisione del Consiglio federale di negare aiuti sociali
ai disoccupati stranieri), rafforzando le misure di accompagnamento della libera circolazione, senza rischiare di isolare il paese
nei confronti dell’Europa.
Max Frisch nel lontano1966 a Lucerna si chiedeva “se la nostra
concezione di autonomia nazionale, che caratterizza il nostro
pensiero politico, non sia forse diventata una concezione atavica.
È una domanda imbarazzante, però bisogna porla”.
febbraio 2014 La Rivista - 11
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La Rivista
Europee
di Viviana Pansa
Europa a rischio marginalità
Proprio nei giorni in cui la Grecia assume la presidenza di turno dell’Unione, il Parlamento europeo
analizza e discute dell’operato della Troika – Fondo
monetario internazionale, Banca centrale e Commissione europea, - chiamata ad intervenire e vigilare
nei Paesi membri la cui stabilità è stata pesantemente compromessa dalla crisi economica – oltre alla
Grecia, Irlanda, Cipro e Portogallo, – rischiando di
trascinare con sé l’intera area euro.
Un intervento i cui effetti non sono sembrati essere, almeno a
breve termine, risolutivi sul piano economico, innestando un’ulteriore crisi a livello politico, per la mancanza di legittimazione
democratica degli organismi preposti – carenza che ha comportato il montare del fronte anti-europeista - e per l’azzeramento
della credibilità riscossa dalle rispettive classi politiche nazionali.
Su queste ultime, oltre all’accusa di non aver saputo impedire il
peggio, ha pesato anche la critica per aver consentito a terzi di intervenire nella gestione della politica economica interna dei Paesi
in crisi, con provvedimenti largamente osteggiati dalle popolazioni cui erano indirizzati.
Con il primo intervento dall’inizio di questo semestre di presidenza
del premier greco Antonis Samaras, il Parlamento europeo tocca
con mano l’impatto delle politiche di austerità messe in campo per
il risanamento dei conti pubblici e per mettere la Grecia nelle condizioni di poter restituire il prestito ricevuto di circa 280 miliardi
di euro. Questi gli indicatori richiamati da Samaras il 15 gennaio
scorso: lentamente volge ora al termine una recessione durata 6
anni, che ha fatto registrare negli ultimi 4 anni una discesa del Pil
greco del 25%, con una diminuzione del livello di vita medio della
sua popolazione pari al 38% ed una disoccupazione aumentata
dal 7 al 27% (quella giovanile è al 60%). Ad aprile scade il secondo
prestito di Bce e Fmi che probabilmente il Paese sarà in grado di
restituire, ma non si escludono nuovi aiuti vista la mole del debito
pubblico, che ha raggiunto il 156% del Pil – circa 300 miliardi di
euro - e che potrebbe richiedere una nuova rinegoziazione con
Bruxelles. Una rinegoziazione che l’esecutivo ellenico è deciso a
rinviare dopo le elezioni europee, perché ulteriori tensioni politiche
e sociali potrebbero determinare l’indizione di nuove consultazioni
– magari in concomitanza con quelle europee – in un Paese chiamato alle urne già due volte in meno di due anni.
L’indagine del Parlamento europeo è nata anche alla luce dell’ammissione da parte del Fmi di errori di valutazione commessi nell’elaborazione dei piani di salvataggio: se l’obiettivo dichiarato, infatti,
era scongiurare il default con una diminuzione del debito pubblico,
le politiche di austerity hanno in realtà provocato una riduzione di
Pil ed entrate fiscali, che ha finito per aumentare il debito, oltre
che esacerbare difficoltà sociali ed economiche. Un grave errore, la
cui consapevolezza da parte della Commissione europea appare al
Parlamento ancora insufficiente dopo le audizioni del commissario
per gli Affari economici e monetari Olli Rehn.
La conclusione dell’indagine è prevista per marzo, una sollecitazione critica che dovrà essere messa a frutto verosimilmente nella
prossima legislatura, mediando tra posizioni che richiedono un
bilanciamento dei poteri tra Troika e Parlamento capace di introdurre una maggiore flessibilità negli interventi – bilanciamento sollecitato dal Partito popolare europeo, per fare un esempio
– e chi sostiene invece – è il caso dei Socialisti e Democratici
europei – la necessità di un superamento del sistema, che affidi unicamente a istanze democratiche e più trasparenti anche le
operazioni di salvataggio, a reale vantaggio dei cittadini europei.
In questa direzione dovrebbe andare anche il progetto dell’Unione
bancaria, cui ci si avvia con i negoziati delle ultime settimane sulla vigilanza degli istituti di credito, affidata alla Bce dall’accordo
che entrerà in vigore dal 1° marzo prossimo. Anche questa volta
ad insistere sul meccanismo che dovrebbe sganciare la sorte di
grandi banche dai bilanci nazionali ed impedire che siano i cittadini a finanziarne le sofferenze è il Parlamento europeo, cui si
frappongono però le reazioni dei soliti “poteri forti”: all’indomani
del Consiglio europeo di fine dicembre, decisivo per l’accordo sulla
vigilanza bancaria, l’agenzia di rating Standard & Poor’s declassa
l’Unione Europea della tripla A, il giudizio di massima affidabilità
economica e finanziaria sino ad allora accordato al Vecchio Continente. Un declassamento motivato “dall’allentamento della coesione, l’indebolimento della credibilità complessiva sulla solvibilità
e il deterioramento del profilo finanziario del’Unione”, giunto in
coincidenza ai passi compiuti per chiudere i rubinetti del denaro
pubblico agli istituti di credito (si stima che negli ultimi 4 anni i
governi europei
abbiano versato alla banche in difficoltà circa 4.300 miliardi di
euro, il 36% dell’intera ricchezza europea), attraverso la predisposizione di un meccanismo europeo di garanzia.
Sul declassamento potrebbe però pesare, più correttamente, la
debolezza degli indici di ripresa economica dell’area euro, che dal
1° gennaio si arricchisce della Lettonia quale suo 18° componente. Se Bankitalia lancia, infatti, un allarme sul tasso di disoccupazione nel nostro Paese, in crescita anche per i prossimi due anni
– pur avendo già raggiunto nel 2013 il livello più alto dal 1977
ad oggi, – anche la Germania è costretta a rivedere le sue stime
al ribasso, con un incremento del Pil nel 2013 fermo allo 0,4%
rispetto al 2012, un -0,1% dell’aumento inizialmente previsto. Il
mercato più grande del mondo sembra dunque arrancare, approssimandosi a livelli di crescita che difficilmente oltrepasseranno
un punto percentuale nei prossimi anni, mentre la crescita del
prodotto globale è stimata dalla Banca mondiale al 3,2%. Un dato
che rischia di condannare l’Europa, tanto più se divisa, ad un destino di marginalità nel nuovo scenario globale.
febbraio 2014 La Rivista - 13
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La Rivista
Internazionali
di Michele Caracciolo
di Brienza
Al Qaeda alla ricerca
della “Grande Siria”?
Una delle maggiori fazioni di ribelli nella guerra siriana
si chiama ISIS (Islamic State of Iraq and al-Sham). AlSham significa “Grande Siria” e questo gruppo, affiliato
alla rete terroristica di Al-Qaeda, ha in mente come
disegno strategico la creazione di un nuovo stato che
accorpi parti della Siria, dell’Irak e non solo. Ambizioni
velleitarie? Sia nel nord della Siria sia in Irak l’ISIS ha
ricevuto recentemente dei duri colpi. Nella provincia
di Anbar, ad ovest di Baghdad e al confine con Siria e
Giordania, l’ISIS ha affrontato le forze governative irachene dato che al momento attuale controlla in parte
le due maggiori città della provincia: Ramadi e Falluja. “Da Baghdad a Beirut una crescente avversione
nei confronti del gruppo jihadista più estremo potrebbe
cambiare il corso della guerra civile in Siria”, così titolava The Economist dell’11 gennaio.
L’ISIS nasce in Irak come un’affiliazione ad Al-Qaeda e non ha fatto
altro che crescere da quando l’esercito statunitense ha lasciato il
paese nel 2011. Questo gruppo ha avuto successo nel nord rurale
del paese a maggioranza sunnita ed è stato protagonista di numerosi attacchi alla comunità sciita del sud. Dall’aprile scorso l’ISIS
è presente anche in Siria ma, a differenza degli altri gruppi ribelli,
non ha l’obiettivo di conquistare Damasco. L’ISIS vuole creare uno
stato islamico che inglobi parte della Siria orientale e il nord e
l’ovest dell’Irak, ma anche il Libano, la Palestina e la Giordania. Ha
occupato zone scarsamente controllate dai governi nazionali, ma
la sua ascesa pare abbia raggiunto il capolinea. Si stima che l’ISIS
conti circa 7’000 militanti e combatta su tre fronti: in Siria, dove
i vari gruppuscoli che combattono il regime di Assad si sono aggregati temporaneamente contro questa milizia jihadista; in Irak,
dove il gruppo di miliziani è riuscito all’inizio di gennaio a controllare parti della città di Falluja e Ramadi, sfruttando il risentimento
della minoranza sunnita nel nord e nell’ovest del paese contro la
minoranza sciita che controlla il governo di Baghdad e il sud del
paese; il terzo fronte dell’ISIS sarebbe in Libano, dove l’ISIS pare sia
dietro l’organizzazione di attentati contro gli Hezbollah, il movimento sciita che sostiene il regime di Bashar al-Assad.
Alcune fonti riportano anche il fatto che l’ISIS abbia perso il controllo di un posto di frontiera tra la Siria e la Turchia, così come
il suo quartier generale nella zona controllata dai ribelli ad Aleppo. La popolarità dell’ISIS ha avuto un calo per via della marcata
presenza di combattenti stranieri tra le sue file e per i continui
attacchi a giornalisti stranieri, cooperanti e sciiti e sunniti moderati. Pare che lo stesso Ayman Zawahiri, capo di Al-Qaeda, abbia
criticato la milizia per l’uso della violenza senza quartiere contro
gli sciiti. Un rallentamento dell’attività di questo gruppo armato
avrebbe come conseguenza la riduzione della violenza settaria
all’interno dell’Islam in questa regione. In Siria Assad ha utilizzato l’ISIS come arma di ricatto nei confronti dei paesi occidentali,
mostrandosi come l’unica via possibile per la Siria di domani. In
Irak invece l’ISIS ha fatto in modo che il 2013 fosse l’anno più
sanguinoso dal 2008. Alcuni gruppi che cercano di contrastarlo
pare siano appoggiati dalla Arabia Saudita e l’ISIS si troverà quindi
di fronte milizie ben equipaggiate e armate. Tuttavia, uno sforzo
congiunto è a detta di molti l’unico modo per sconfiggere l’ISIS sia
in Irak sia in Siria. I ribelli siriani sono una galassia frammentata
che si coalizzerà soltanto in chiave anti-ISIS. L’Occidente non pare
abbia interesse al momento ad avere un ruolo di primo piano nella
regione. Come s’è visto con l’intervento francese in Mali, l’uso della
forza tende a contrastare, ma non eradica i gruppi terroristici che
approfittano di un vuoto di potere in alcune regioni.
E in Siria com’è la situazione? Il 22 gennaio a Montreux le rappresentanze di circa trenta paesi si sono ritrovati per discutere sulla
fine delle ostilità in Siria. Il conflitto dura da tre anni e ha provocato 100’000 vittime e nove milioni e mezzo di rifugiati. Tuttavia,
non si vede una fine prossima di questa guerra civile. Durante mesi
le Nazioni Unite, gli Stati Uniti e la Russia hanno cercato di persuadere le parti in lotta di essere presenti alla conferenza battezzata
“Ginevra II”. Ed ora, dopo le pressioni statunitensi e russe ed una
risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (2118) che impone
la distruzione dell’arsenale chimico siriano entro la metà del 2014,
la conferenza ha avuto luogo. Le speranze sono alte e alcuni punti del documento congiunto, noto come Communiqué de Genève,
potrebbero realizzarsi. Questo documento, redatto alla fine di giugno del 2012 dal gruppo di azione per la Siria, che comprende
tra gli altri i Ministri degli Esteri dei cinque membri permanenti
del Consiglio di Sicurezza (Francia, Russia, Cina, Gran Bretagna,
Stati Uniti), l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell’Unione
Europea e altri Ministri degli Esteri dei paesi della Lega Araba e il
Segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, concorda nel dire che
ogni accordo
politico riguardante la guerra in Siria deve prevedere una transizione che “[…] stabilisca dei passi chiari con una rigida tabella di
marcia per la realizzazione […] in un clima di sicurezza, stabilità e
calma.” L’obiettivo della conferenza è ambizioso poiché si negozia
anche su delle future elezioni con più partiti e sulla riforma del
sistema giuridico e costituzionale.
[email protected]
febbraio 2014 La Rivista - 15
La Rivista
Barometro
delle apprensioni
Credit Suisse 2013
La disoccupazione si conferma
principale preoccupazione
Nel barometro delle apprensioni 2013, il sondaggio del
Credit Suisse, la maggioranza della popolazione svizzera
definisce buona la propria situazione economica e oltre tre
quarti si dichiarano ottimisti
circa lo sviluppo congiunturale
del paese. Conseguentemente,
anche i leader politici ed economici vengono giudicati positivamente: rispetto al 2012
la fiducia verso le istituzioni
e i suoi rappresentanti è aumentata in modo significativo.
Tuttavia, emerge il desiderio
di una maggiore fermezza nei
rapporti con l’estero. La disoccupazione si conferma principale apprensione, come negli
anni precedenti, anche se la
sua urgenza risulta chiaramente ridimensionata. Rispetto agli anni precedenti, la classifica delle apprensioni subisce
poche variazioni: le sette più
citate del 2013 sono nella top
ten già da diverso tempo.
Le dieci apprensioni maggiormente
menzionate dagli svizzeri nel 2013 riguardano gli aspetti di rilievo sociale
con un rapporto più o meno diretto
con la questione della sicurezza. Le ansie di natura macroeconomica restano
in secondo piano, mentre risultano più
sentite le problematiche che toccano
la gente più da vicino come, ad esempio, retribuzioni e disoccupazione.
Quest’ultima è per l’11a volta di fila
in cima al barometro delle apprensioni
16 - La Rivista febbraio 2014
del Credit Suisse. Per il 44% della popolazione svizzera la disoccupazione
resta una delle principali fonti di preoccupazione, tuttavia, rispetto agli
anni precedenti, viene menzionata in
misura notevolmente minore (2012:
49%; 2011: 52%). Nel lungo periodo si
può riscontrare una correlazione con il
tasso reale di disoccupazione in Svizzera: il timore della disoccupazione risulta particolarmente forte negli anni
1993, 1997 e 2010, quando questa ha
toccato i massimi storici. Da allora il
tasso di disoccupazione è rimasto stabilmente intorno al 3 per cento.
René Buholzer, responsabile Politica e
Sostenibilità del Credit Suisse, ha affermato: «Nel barometro delle apprensioni 2013 del Credit Suisse la fiducia
degli svizzeri nei principali leader del
nostro paese è aumentata raggiungendo livelli mai visti prima. Politica ed
economia ottengono un giudizio positivo, il che rispecchia con ogni probabilità la stabilità della congiuntura Svizzera. Non sorprende che il sondaggio
indichi neutralità, istruzione e stabilità
come i più importanti punti di forza del
nostro paese. Ciò che mi fa particolarmente piacere è il riconoscimento del
ruolo importante che l’istruzione riveste per un paese povero di risorse naturali come la Svizzera.»
La questione degli stranieri
rimane attuale
Come nel 2012, l’immigrazione (libera
circolazione delle persone) resta al secondo posto nella classifica delle apprensioni con il 37%. Anche se l’importanza
per l’economia elvetica dell’afflusso di
manodopera straniera specializzata è
un fatto acquisito, per gli svizzeri l’integrazione resta fonte di preoccupazione.
Anche perché probabilmente i lavoratori
stranieri sono considerati dei concorrenti. Ciononostante, malgrado l’aumento
delle richieste di asilo, la rilevanza di
questa apprensione è risultata in flessione (28%, -4 punti percentuali).
Forte esigenza di sicurezza
Gli svizzeri continuano a considerare
particolarmente importanti le questioni
legate alla sicurezza. Per la popolazione
questo aspetto è divenuto più importante per quanto concerne non solo la
sicurezza personale relativa a criminalità e violenza (24%, +3pp), bensì anche la salvaguardia delle assicurazioni
sociali (21%, +2pp). L’AVS, come terza
apprensione in ordine d’importanza,
rientra in questa problematica come
timore di non poter contare sulla previdenza per la vecchiaia e rappresenta
una delle principali preoccupazioni per
il 29% (-7pp) degli intervistati.
Un rilievo leggermente più forte viene
attribuito alle questioni riguardanti
un’equa distribuzione della ricchezza
(retribuzioni, ovvero nuova povertà),
così come l’ambiente e le risorse naturali (risorse energetiche e tutela ambientale). Tuttavia, in entrambi i casi,
la percentuale di intervistati che li annovera tra i principali problemi della
Svizzera è inferiore al cinque per cento.
In compenso, le ansie riguardanti l’integrazione europea e la crisi dell’euro
sono meno marcate rispetto all’ultimo
sondaggio. Malgrado numerosi paesi
dell’Unione europea siano ancora alle
prese con la crisi finanziaria ed economica, per la maggior parte degli intervistati la Svizzera è sufficientemente forte
per evitare di farsi trascinare in un eventuale contagio al resto del continente.
La situazione economica è
fonte di ottimismo
Per quanto concerne la situazione economica, gli svizzeri fanno un bilancio
complessivamente positivo, anche alla
luce delle tensioni in Europa meridionale.
Il 56% (-3pp) considera la propria situazione economica buona oppure ottima.
La Rivista
Ben il 90% (-2pp) confida che la propria
situazione economica resterà quantomeno buona. Nel contempo, mai prima d’ora così tanti svizzeri (22%) sono convinti
che il prossimo anno le cose andranno
(ancora) meglio di prima. In rapporto al
quadro economico generale, il 72% degli
intervistati continua e essere dell’avviso
che in Svizzera la situazione sia buona
almeno come l’anno precedente. E non
meno del 78% (+7pp) è convinto che nei
prossimi 12 mesi resterà invariata o persino che migliorerà.
La percezione positiva della congiuntura
si riflette anche nella fiducia che il 53%
(+3pp) degli intervistati nutre nei confronti del mondo economico, ritenendo
che nelle questioni cruciali sbagli raramente, o non sbagli affatto. Sotto questo
aspetto, con il 63% (+4pp), la politica
migliora di nuovo chiaramente il risultato
dell’anno precedente, stabilendo un nuovo record assoluto. Nel 2005 solo il 38
per cento dei partecipanti si era espresso
favorevolmente nei suoi confronti.
Il giudizio positivo sulla situazione generale si rispecchia anche nella domanda sulla fiducia nelle istituzioni e nei
rappresentanti di maggior spicco della
Svizzera: al primo posto si riconfermano,
come quasi sempre, Tribunale federale e
polizia, ma rispetto all’anno scorso tutte
le istituzioni appaiono chiaramente più
degni di fiducia. In media l’aumento è di
12 punti percentuali ed è particolarmente marcato nel caso dei media.
L’orgoglio nazionale
è ancora forte
L’orgoglio nazionale spicca come negli
anni precedenti: l’86% degli intervistati conferma di essere fiero o molto
fiero della Svizzera. Inoltre ben il 91%
(+8pp) è convinto che all’estero la
Svizzera goda di una fama buona od
ottima. In consapevolezza della forza
economica del proprio paese, il 63%
(+1pp) giudica l’atteggiamento della
classe politica svizzera all’estero troppo sulla difensiva: una chiara maggioranza è favorevole a un piglio più
deciso nei futuri negoziati.
Istruzione come
fondamento del benessere
Gli svizzeri considerano neutralità (47%,
+6pp), istruzione (46%, +5pp), stabilità (35%, +10pp), pace (34%, +4pp)
e diritto di consultazione (33%, -5pp)
i maggiori punti di forza del loro paese. Come logica conseguenza, la quasi
totalità degli intervistati (96%, +2pp)
ritiene il sostegno alla formazione un
importante obiettivo politico. Inoltre
vedono nella sicurezza della previdenza
per la vecchiaia (94%, -1pp), nella lotta alla disoccupazione giovanile (92%,
-1pp) e nel finanziamento del sistema
sanitario (90%, +12pp) ulteriori temi di
rilievo dell’attuale agenda politica.
Sondaggio rappresentativo
Quali sono le principali preoccupazioni degli svizzeri? E come si caratterizza la
fiducia nelle istituzioni politiche, economiche e sociali? A queste domande il
Credit Suisse cerca di rispondere da ormai 37 anni con l’annuale sondaggio del
barometro delle apprensioni e dell’identità. Tra il 30 luglio e il 25 agosto 2013,
l’istituto di ricerche gfs.berna ha interpellato su incarico del Credit Suisse 1000
aventi diritto di voto in tutta la Svizzera, chiedendo quali fossero le loro maggiori preoccupazioni. Gli intervistati potevano indicare le cinque principali preoccupazioni da una selezione di 34 voci.
febbraio 2014 La Rivista - 17
La Rivista
Svizzera e Cina
Un accordo
di reciproco vantaggio
di Fabio Franceschini
Lo scorso 6 luglio 2013 Svizzera e Cina hanno firmato l’accordo di libero scambio(ALS),
mediante il quale viene migliorato il reciproco accesso al
mercato anche per i prodotti
agricoli.
La Svizzera è, dopo l’Islanda, il
secondo Paese, in Europa, che
conclude un accordo di libero
scambio con la Cina. Si tratta
di un accordo globale che non
solo liberalizza il commercio
di merci, ma contiene anche
disposizioni sul mercato dei
servizi, sulla promozione degli
investimenti, sulla protezione
della proprietà intellettuale e
su diverse questioni commerciali rilevanti per l’ambiente
e il lavoro. L’entrata in vigore dell’accordo è prevista per
il 2014. La Cina è, in Asia, il
maggiore acquirente di prodotti industriali elvetici e il
terzo a livello mondiale.
Alla stessa stregua del North American Free Trade Agreement, accordo che prevede l’abolizione dei dazi
doganali tra Messico, U.S.A. e Canada giustificato da una contiguità
territoriale dei tre stati menzionati,
l’accordo ALS tra Berna e Pechino
diminuisce considerevolmente tutti i
dazi e in alcuni casi li abolisce completamente tra i due paesi.
Secondo Economie-Suisse, la federazione ombrello delle imprese elvetiche, circa il 95% delle esportazioni
svizzere verso la Cina beneficerà di
18 - La Rivista febbraio 2014
una diminuzione dei dazi doganali.
Dai calcoli risulta che la percentuale
di riduzione varia considerevolmente
da un settore all’altro:
- 99% per l’industria tessile (che rappresenta l’1,3% delle esportazioni
elvetiche verso la Cina).
- 78% per l’industria metalmeccanica ed elettrica (30% dell’export).
- 77% per l’industria chimica e farmaceutica (24% dell’export).
- 64% per gli strumenti di precisione,
l’orologeria e la bigiotteria (21%
dell’export).
In direzione opposta, verranno soppressi i dazi per tutti i prodotti cinesi
ancora tassati alle frontiere elvetiche, principalmente articoli tessili e
scarpe.
Le relazioni commerciali tra la Svizzera e la Cina hanno registrato
un’evoluzione confortante in questi ultimi due decenni. Dal 1990, le
esportazioni si sono moltiplicate per
venti. Il volume delle importazioni è
15 volte più importante rispetto a
due decenni fa. Durante il solo 2012,
gli scambi bilaterali sono raddoppiati. A titolo di confronto, sono occorsi vent’anni affinché gli scambi con
l’Europa raddoppiassero. Nel 1990 il
70% delle esportazioni della Svizzera erano destinate al Vecchio Continente; da allora questa proporzione
è diminuita e si situa attualmente
attorno al 55-60%. Questa evoluzione riflette la rapida integrazione
delle imprese svizzere nell’economia
mondiale.
L’accordo di libero scambio sottoscritto dalla Svizzera e dalla Cina il
6 luglio 2013 a Pechino incentiverà
fortemente gli scambi commerciali e
promuoverà gli investimenti diretti.
Com’era facile prevedere non si sono
fatte attendere le risposte da parte
dell’Unione Europea che ha espresso
tutto il suo disappunto nei confronti
della Confederazione elvetica. Sebbene la Svizzera non faccia parte dell’Unione Europea ha comunque in vigore
un accordo bilaterale con Bruxelles
e ora la preoccupazione generale,
soprattutto degli imprenditori e dei
lavoratori europei, è che la Confederazione possa fungere da trampolino
di lancio per i prodotti cinesi, che già
troppo spesso riescono a dribblare in
maniera fantasiose controlli doganali
e dell’anti-dumping.
Per Pechino, potrebbe rivelarsi la
mossa del cavallo. Investire in Svizzera per raggiungere l’Unione europea. O almeno per mandare un
segnale chiaro a Bruxelles. Grazie
all’intesa fra i due Paesi, sui beni
svizzeri in uscita e su quelli cinesi
in ingresso vengono abbattuti i dazi
doganali, che oggi penalizzano soprattutto i prodotti del lusso, ma anche la farmaceutica e la meccanica.
E questo è un dato di fatto. Ma che
succede se un’azienda straniera si
stabilisce in Svizzera e da qui esporta in Cina? O se un’impresa di Pechino investe a Berna e poi esporta in
uno dei Paesi dell’Unione? Succede
che entrambe le imprese lo possono
fare a dazio zero.
Per questa ragione, a conti fatti il
sistema imprenditoriale italiano potrebbe oggi avere ancora maggiori
incentivi a trasferire la propria attività in Svizzera. Infatti, potrebbe
usufruire di questo accordo per poter
esportare in Cina senza dover pagare gli altissimi dazi che vengono
imposti al ai prodotti proveniente
dall’U.E. Si parla già di un nuovo
cantone: il Canton Pechino che potrebbe dare un’ulteriore colpo alla
nostra economia.
La Rivista
Alberto Bombassei
in un’intervista
al Tages Anzeiger
In Italia è tutto cosi
spaventosamente complicato
Alberto Bombassei, il noto imprenditore che dopo le dimissioni di Mario Monti è stato
nominato presidente di Scelta
civica, non si nasconde dietro
giri di parola quando parla del
Governo Letta e soprattutto
della credibilità internazionale
di Berlusconi e dell’Italia sotto
la guida del Cavaliere.
In un’intervista rilasciata sul quotidiano zurighese Tages Anzeiger all’inizio
di gennaio, il presidente della Brembo
s.p.a. (“leader incontrastata nel mondo
dei sistemi frenanti”) esordisce spiegando la situazione con la quale lui
ed ai colleghi imprenditori nostrani
si trovava confrontato quando si recavano fuori confini a trattare negli
anni in cui Berlusconi era premier. “gli
imprenditori italiani che si recavano
all’estero dovevano sorbirsi, regolarmente, ad ogni incontro d’affari, una
storiella su di lui. Per fortuna le cose,
adesso, sono radicalmente cambiate”.
Bombassei è sicuro quando afferma:
“Berlusconi ha promesso molto senza
mantenere nulla”. Del resto, puntualizza, la stima internazionale si è liquefatta coll’aumento dello spread e
col lievitare del debito pubblico: il differenziale tra Buoni del Tesoro Italiano
e i Bund tedeschi fu lasciato da Prodi e
Padoa Schioppa, nel 2008, al valore di
37; nel novembre 2011 superò quota
550. Oggi (inizio gennaio – ndr) è attestato a livello 216. Il centrosinistra,
inoltre, consegnò il debito pubblico al
103% circa, ma nel 2011, Monti, lo si
ritrovò al 120%.
Ma è tutta la classe politica del Bel
Paese ad essere centro di critica
dell’imprenditore vicentino. Ha “lo
stile dei Borboni”, ottocentesca casata monarchica del sud Italia ricordata
per corruzione, sprechi ed inefficienze.
Il presidente della Brembo paragona
il Parlamento, “all’arena di Verona”,
mentre dei suoi colleghi spaventa
“l’incompetenza e la distanza dai problemi della gente”.
“Monti? Il mio predecessore ha salvato
l’Italia in un momento difficile ma la
gente non ne è consapevole”. Passando
al successore del professore bocconiano presso Palazzo Chigi, Enrico Letta,
Bombassei si dice convinto che il suo
governo di larghe intese non ha nulla
a che vedere con la “grosse Koalition
presieduta da Angela Merkel”: semmai, a suo avviso, ricorda piuttosto
“un bollito misto”. con i cittadini che
non hanno più diritto di scelta e la distanza tra politici e cittadini è sempre
più evidente. Fra le priorità alle quali il
nuovo governo deve saper dar risposte
urgenti, Bombassei identifica la disoccupazione che ha raggiunto quote
drammatiche in particolare fra i giovani “Che fare per salvare l’Itala” Per
Bombassei “la politica deve cambiare
la legge elettorale, di modo che entrino in Parlamento delle persone scelte
dai cittadini, mentre gli imprenditori
devono essere convinti a non fuggire all’estero” e i guadagni di società
ed aziende “devono essere reinvestiti
nell’innovazione, nella meccatronica e
nelle nanotecnologie”.
Guardando al futuro l’imprenditore
di lungo corso, che si è impegnato in
politica perché ritiene di avere un debito di riconoscenza nei confronti del
suo Paese, ritiene che debba essere
improntato al rilancio dell’italianità
e delle nuove tecnologie, binomio di
sviluppo che nella penisola, da troppo
tempo, sembra svanito.
Alberto Bombassei
ospite d’onore il 7 marzo a Ginevra
In occasione dell’84a edizione del
Salone Internazionale dell‘Auto di
Ginevra, la Camera di Commercio
Italiana per la Svizzera organizza il
pranzo d’affari italo- svizzero che si
terrà
venerdì 7 marzo 2014 alle ore 12.00
presso l’Hotel Beau Rivage di Ginevra, Quai du Mont Blanc, 13.
Ospite d’onore sarà il Cav. Alberto Bombassei, Presidente Brembo
SpA, Membro del Consiglio di amministrazione Pirelli & C SpA e di
Fiat Industrial S.p.A., Presidente del
gruppo Scelta Civica per l’Italia, Cavaliere dell’Ordine al merito del lavoro, il quale interverrà sul seguente tema: «Componentistica auto e il
suo futuro sostenibile»
Costo di partecipazione: CHF 110per i soci della CCIS; CHF 130- per i
non soci, da versare anticipatamente sul c/c postale 80-5941-0 oppure sul c/c bancario Crédit Suisse,
Paradeplatz, Zurich, IBAN: CH 9204
8350 245590 01002, SWIFT: CRES
CH ZZ 80A.
L’aperitivo sarà gentilmente offerto da
Fiat Group Automobiles Switzerland SA
Per maggiori informazioni
Camera di commercio italiana per
la Svizzera
Ufficio di Ginevra
Marianna Valle
Tel: 022 906 85 95; Fax: 022 906
85 99
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febbraio 2014 La Rivista - 19
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La Rivista
Vendite auto
in Europa
nel 2013
Per il gruppo Fiat
il 6% di quota del mercato
Il Gruppo Fiat ha subito la
penalizzazione del mercato italiano (il peggiore tra i
major market, in calo del 7,1
per cento nel confronto con
il 2012) e ha chiuso il 2013
con quasi 741 mila immatricolazioni complessive (-7,3%)
e una quota del 6 per cento in
Europa (Ue a 27 + Efta), contro il 6,4% del 2012.
Il dato è fornito dal Lingotto che sottolinea anche come a dicembre le immatricolazioni del Gruppo siano state quasi 52 mila, il 2,3 per cento in più rispetto
allo stesso mese del 2012, per una quota di mercato del 5,5%. In particolare, la
casa torinese segnala i risultati raggiunti dal Gruppo Fiat nel Regno Unito, dove
nell’anno le immatricolazioni sono cresciute del 12,2 per cento in un mercato
che aumenta del 10,8 per cento, e in
Spagna, con le registrazioni a +13,7 in
un mercato che cresce del 3,3 per cento. Tra i marchi, quello Fiat nel 2013 ha
immatricolato in Europa quasi 573 mila
vetture per una quota del 4,7 per cento, in crescita di 0,1 punti percentuali
nel confronto con l’anno precedente. A
dicembre le registrazioni del brand sono
state 39 mila (+ 4,4 per cento) e la quota è stata del 4,1 per cento. Fiat ottiene
risultati positivi in tutti i major market.
I volumi di vendita sono aumentati in
Francia del 9,5 per cento nell’anno (in
un mercato che perde il 5,7 per cento) e
del 3,5 per cento a dicembre; nel Regno
Unito del 20,2 per cento nel 2013 e del
21,7 per cento a dicembre; in Spagna
del 28,8 per cento nell’anno e del 38,7
per cento in dicembre; in Germania le
vendite crescono a dicembre del 3 per
cento. I modelli di punta del marchio
hanno ottenuto positivi risultati. La
500L è l’auto più venduta del suo segmento sia in dicembre (con una quota
vicina al 20 per cento) sia nell’anno con
oltre 73 mila registrazioni. La 500 è la
vettura più venduta del segmento A sia
a dicembre (12 mila immatricolazioni e
quota al 15,3 per cento) sia in tutto il
2013. Con oltre 162 mila registrazioni (+10,9 per cento rispetto al 2012) e
quota vicina al 14 per cento la 500 si
conferma un modello di grande successo in Europa: infatti, 3 vetture su 4 sono
vendute fuori dall’Italia. Bene anche la
famiglia Panda, che al primo anno completo dopo il rinnovo della gamma nel
2012 si attesta come la seconda vettura
più venduta del segmento A con più di
153 mila immatricolazioni e una quota
del 13,15 per cento. Nel 2013 Lancia/
Chrysler ha immatricolato quasi 75 mila
vetture per una quota dello 0,6 per cento. Ultimo mese dell’anno positivo, con
le vendite del brand (5.700) che sono
aumentate in dicembre del 2,1 per cento con una quota dello 0,6 per cento.
Tra i modelli Lancia da segnalare che la
“fashion city car” Ypsilon ha aumentato
le vendite in dicembre del 70 per cento
e nell’anno del 3,3 per cento. Le immatricolazioni nel 2013 di Alfa Romeo
sono state 64.400 per una quota dello
0,5 per cento. Oltre 4.500 le vendite
in dicembre e quota allo 0,5 per cento. Da segnalare a dicembre la performance in Polonia (+70,1 per cento sul
2012), Austria (+27 per cento), Regno
Unito (+7,9 per cento), Svizzera (+8,7
per cento). In Italia, MiTo anche grazie
al Model Year 2014, cresce di oltre 33
per cento consolidando ulteriormente
la leadership nel segmento delle piccole
compatte 3 porte. Nell’anno le vendite
di Jeep sono state 24.300. La quota è
stabile allo 0,2 per cento. In dicembre
il brand ha venduto oltre 2.200 vetture
(il 4,9 per cento in meno nel confronto
con lo stesso mese del 2012). Il marchio
cresce in Germania (vendite in aumento
del 3,8 per cento nell’anno e del 28,4
per cento in dicembre) e nel Regno Unito (volumi a +58,3 in dicembre). Ottimi
risultati nel 2013 per il Grand Cherokee,
stabilmente tra le vetture più vendute
del suo segmento: con 12 mila registrazioni nell’anno ha aumentato le vendite
dell’11,35 per cento rispetto al 2012,
mentre in dicembre le immatricolazioni
sono aumentate del 42,6 per cento nel
confronto con lo stesso mese dell’anno
precedente. In Europa, i marchi di lusso
e sportivi Ferrari e Maserati nel 2013
hanno immatricolato complessivamente più di 4 mila vetture.
febbraio 2014 La Rivista - 21
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La Rivista
A colloquio
con Guy Nelson
La Jeep è stata la sorpresa dell’anno
di Giangi Cretti
Guy Nelson (46 anni), nato
in Francia, è entrato a far
parte del management team
di Fiat Group Switzerland
due anni fa. Dopo una lunga
esperienza nel Gruppo Fiat
in Francia, Belgio e in Head
Quarter in Italia, Guy Nelson è stato Brand Country
Manager per i marchi Alfa
Romeo, e Lancia in Svizzera
nel 2010. A ottobre dell’anno scorso, aveva preso la responsabilità della gestione
dei marchi Fiat e Abarth.
Dallo scorso mese di aprile Guy
Nelson è Managing Director di Fiat
Group Automobiles Switzerland,
subentrato a Eric Laforge, che è
diventato General Manager di Fiat
Group Automobiles in Germania.
Alla fine di un anno che anche per
il mercato dell’anno è stato di indubbia sofferenza, lo abbiamo intervistato, scoprendo così che, per
il Gruppo Fiat non mancano - in
Svizzera, ma anche nel resto del
mondo - motivi di soddisfazione
che induco a guardare al futuro
con un certo ottimismo.
Com’è strutturata la Fiat in
Svizzera?
Fiat Auto in Svizzera è una società, con
circa 100 dipendenti, che distribuisce
tutti i marchi del brand: Fiat, Lancia,
Alfa romeo, Jeep, Abarth e i veicoli
commerciali. I marchi sportivi, Ferrari e
Maserati, essendo commercializzati con
una struttura separata, non figurano
sotto la nostra diretta responsabilità.
Quindi, hanno una gestione separata. Completamente
distinta, oppure condividete
strategie di penetrazione del
mercato?
No, sono affettivamente due società
completamente distinte: marketing,
logistica e finance, tutto è separato,
perché abbiamo anche due logiche di
commercializzazioni diverse. I brand
di Fiat Group Switzerland si orientano verso una clientela più ampia, più
di massa, rispetto ai brand Maserati
e Ferrari. Per questa ragione le strategie di commercializzazioni sono
differenziate, di conseguenza anche
la rete di distribuzione è diversa.
Negli altri Paesi, in quelli
europei in particolare, siete
strutturati in modo analogo?
Sì, negli altri Paesi europei la struttura è simile, con il gruppo Fiat che
è responsabile della gestione dei cinque brand.
Veniamo alla Svizzera. È possibile tracciare un bilancio
di come sia andato l’anno?
Dall’Europa rimbalzano numeri sostanzialmente negativi,
soprattutto sul mercato complessivo. Fiat ha risentito delle conseguenze della crisi, lasciando per strada forti quote
di mercato.
In Svizzera, tutto sommato, il
mercato dell’auto in generale
sembra aver retto, anche se i
numeri dell’anno scorso sono
stati inferiori a quelli del 2012,
che comunque è stato avvantaggiato da vendite anticipate,
per via dell’annunciata entrata in vigore dell’ordinanza sul
CO2.
Ci aspettavamo un 2013 in calo rispetto al 2012 e al 2011, che per
noi, sono stati due anni da record.
Complessivamente in Svizzera l’anno
si è chiuso con 307.000 nuove registrazioni, il che rispecchia la nostra
previsione di un 6% in meno rispetto al 2012. Il che ci porta dire che
l’andamento del mercato è stato leggermente più debole, ma non in crisi
come lo è stato negli altri Paesi europei vicini a noi. Noi, comunque, abbiamo constatato un certo cambiamento nel mercato che si è mostrato
fortemente influenzato da condizioni particolari sui prezzi e dagli sconti
applicati con importanti variazioni.
In generale annotiamo che negli
ultimi 3 anni la competitività è aumentata e il 2013 è stato un anno
abbastanza duro da questo punto di
vista. Anche se poi apparentemente
i numeri sono abbastanza buoni, ma
nascondono parzialmente una realtà
commercialmente un po’ più dura
rispetto degli anni precedenti. Anche in Svizzera, in effetti, si risente
di questa pressione che c’è in Europa
nel mercato dell’auto.
Pertanto la corsa ad abbassare i prezzi e a calmierare i
costi continuerà?
Non so se si continuerà ad abbassare i prezzi, perché ci sono vari
elementi da considerare. Innanzitutto, i margini, che non si possono
comprimere più di tanto. Poi, c’è la
questione del CO2, questa ordinanza
che anno dopo anno diventa sempre
più restrittiva: se il 2013 prendeva
in considerazione il 75% delle immatricolazioni di ogni brand per calcolare la media del CO2. quest’anno,
la quota sale all’85% e l’anno prossimo raggiungerà il 100%. Questo
febbraio 2014 La Rivista - 23
La Rivista
crea sicuramente un po’ di pressione
su di noi costruttori, che dobbiamo
adattare i nostri prodotti, al fine di
rispettare questo obiettivo imposto
dalla legge. Tutto ciò influirà sui nostri prezzi, che potrebbero aumentare leggermente nei prossimi mesi.
Entrando, per quanto possibile, un po’ più nel dettaglio.
I dati resi pubblici a fine anno
evidenziano che in Svizzera
grandi marchi, come Renault
e Ford, hanno avuto un calo
piuttosto pesante, con percentuali in doppia cifra. Fiat
come ha chiuso l’anno?
Come per molti paesi europei il mercato in Svizzera si sta polarizzando. Da una parte i brand cosiddetti
Premium, come quelli tedeschi, ma
anche come Jeep, che stanno crescendo. Dall’altra, brand come Ford,
Peugeot, Citroên e Fiat che sono
maggiormente sotto pressione a livello di volumi. Il mercato si sta
muovendo a due velocità: un mondo Premium, un po’ più stabile, anzi,
che cresce di peso, e un segmento
cosiddetto di Mass Market, che sta
soffrendo di piu. Questo è un fenomeno che notiamo anche in altri paesi europei, non solo in Svizzera. In
generale, è una tendenza che si sta
lentamente affermando.
Quali sono i modelli che hanno mantenuto le aspettative
sul mercato svizzero?
Per quanto ci riguarda, la Jeep è stato il successo dell’anno. Una vera
grande soddisfazione per noi.
Vi ha sorpresi o ve l’aspettavate?
Ci aspettavamo una crescita. Perché negli anni 2008 e 2009 abbiamo
24 - La Rivista febbraio 2014
avuto un po’ di difficoltà e solo dal
2010 i volumi di vendita sono andati migliorando. Nel 2012 avevamo
già segnato un bel risultato, ma nel
2013 oggettivamente non ci aspettavamo che le cose potessero andare ancora meglio, quanto meno non
in questa misura. Nei fatti, è stato
anche un anno a due velocità. Nel
primo semestre, malgrado la tendenza positiva, il cambio di modello
sulla Grand Cherokee dal 13 al 14,
ci ha causato dei problemi, perché
mancavano i prodotti, in quanto la
produzione era assorbita dagli Stati
Uniti. Invece, quando abbiamo potuto disporre del modello ’14, c’è
stata una accelerazione fortissima.
La nostra quota di mercato è balzata al 50% rispetto al primo periodo.
Nonostante il fatto che, nel segmento della Grand Cherokee, in questa
parte dell’anno, siano stati lanciati
modelli come la Land Rover Sport, la
nuova BMW X5, la Grand Cherokee
ha retto la competizione risultando a
fine anno prima in classifica davanti
a tutti i suoi competitori. Quindi, da
questo punto di vista, è per noi una
gran soddisfazione.
di volumi, registrando un calo del
30%. Questo si spiega anche per il
fatto che il marchio si trova in una
fase di transizione. Stiamo, infatti,
investendo in questo momento su
nuovi prodotti, per ripartire poi con
una gamma piu ampia nei prossimi
anni. Comunque, in questo periodo
abbiamo introdotto la 4C, che al Salone di Ginevra, ha attirato i riflettori sul brand, e ci ha consentito di
registrare a livello commerciale un
riscontro elevatissimo: già durante la
prima settimana del Salone avevamo
esaurito completamente le vendite e
l’allocazione di produzione del 2013.
Pertanto, continuiamo ad andare
avanti con la produzione del
modello 4C e il mercato sta rispondendo veramente bene. Come Svizzera, rappresentiamo in Europa il
mercato, con la piu alta quantità di
4C vendute
Per quanto riguarda gli altri
brand?
Fiat si è stabilizzata in termini di
market share, conformandosi all’andamento del mercato svizzero, perdendo un 6% dei volumi rispetto
all’anno precedente. Nello specifico,
abbiamo la nuova Panda che è stata lanciata nel primo trimestre del
2012 e nel 2013 ha confermato la
sua grande performance, ma soprattutto abbiamo la Panda 4x4, che abbiamo lanciato a fine 2012 e che nel
2013 ha registrato un grande successo, cosicché le Panda 4x4 rappresentano ormai più della metà delle
vendite del modello. Anche questo
Lancia ha resistito, quindi con andamento stabile rispetto all’anno
precedente. Anche questo è per noi
motivo di soddisfazione. Lancia sta
tenendo bene il mercato, con due
modelli completamente diversi, per
dimensioni e uso: la Ypsilon, da una
parte, una citycar piccola e raffinata, la Voyager dall’altra, pur sempre
raffinata, ma vettura per sua natura
destinata a tutt’altro impiego.
Dal canto suo, Alfa Romeo esce da
un anno un po’ difficile, in termini
In cifre assolute o in
percentuale?
In cifre assolute. Più della Germania,
dell’Inghilterra, dell’Italia: veramente una grande soddisfazione per noi.
E Fiat?
La Rivista
fatto, in questo momento, è per noi
motivo di grande soddisfazione.
La 500 si conferma leader nel suo
segmento, davanti a tutti i suoi
competitori. E questo si verifica
ormai da 3-4 anni. Nel 2013 abbiamo completato la gamma della 500L con la versione Trekking a
metà anno, e la versione Living a
fine anno. Con la famiglia 500 così
allargata, la possibilità di scelta è
decisamente molto ampia. Nel 2014
continueremo su questo trend, introdurremmo un nuovo motore a
benzina da 120 cv sulla 500 L che
ci permetterà di dare maggior completezza alla gamma.
È prevista una versione 4x4?
No, ma la versione Trekking è dotata di un sistema, che chiamiamo
traction plus, che consente la regolazione e il controllo della trazione attraverso circuiti elettronici. Un sistema che, anche sul ghiaccio, permette
di migliorare la tenuta di strada e
l’handling in generale della vettura.
E’ un sistema che permette di viaggiare, anche in condizioni di strada
difficile, in modo molto sicuro.
Il salone di Ginevra è in programma tra poco meno di
due mesi. Il vostro gruppo
potrà contare sulla presenza
di nuovi modelli?
Sì, porteremo qualche nuovo modello, di cui, però, al momento non posso parlare. Inoltre, prevediamo il lancio in Europa della New Cherokee, il
nuovo modello che Jeep ha lanciato
sul mercato americano a fine dell’anno scorso. La commercializzazione in
Europa ed in Svizzera inizierà proprio
in occasione del Salone. Questa vettura sarà il punto di attrazione per il
marchio Jeep quest’anno. Poi, come
detto, ci saranno sicuramente novità
sia per Fiat, sia per Alfa Romeo, con
nuove versioni e nuovi modelli.
Lei ha accennato prima a
questo binario sul quale sembra si stia orientando il merco dell’auto: su un rotaia il
target Premium, sull’altra
quello del Mass Market. Una
tendenza che ha evidenziato
anche Sergio Marchionne in
un’intervista pubblicata sul
quotidiano italiano la Repubblica, annunciando che il futuro vede sostanzialmente il
Gruppo Fiat spostare un poco
il peso dei propri interessi sui
prodotti destinati al mercato
Premium. Da questo discenderà anche per voi una nuova
strategia di mercato?
Ci sono due aspetti da considerare. A
livello del gruppo s’intende puntare
su Alfa Romeo e Maserati, con prodotti che vanno ad attaccare, a diversi livelli, la linea Premium. Qui si
tratta di muoversi all’interno di una
concorrenza che vede marchi, come
BMW e Audi, a forte connotazione
sportiva.
Di converso, il marchio Fiat avrà
anch’esso un’evoluzione binaria,
con due anime. Abbiamo la fortuna di avere nella nostra gamma la
500, che, come ho detto, in termini
di vendita occupa i primi posti, non
solo in Svizzera, ma in tutta in Europa. La 500 è un brand all’interno
del brand Fiat. Quando si parla della 500, parliamo di un veicolo che
ha una capacità e un potenziale di
sviluppo ancora molto importante.
Quindi, proseguiamo con l’idea di
sviluppare, come abbiamo iniziato
a fare per la 500L, una famiglia di
prodotti attorno al mondo della 500.
Che si arricchirà di un ulteriore modello (la 500x – ndr), che verrà presentato verso fine anno e completerà
questa gamma, andando a competere in
una fascia del segmento di mercato Premium e non più Mass Market,
come d’altronde sta già facendo
adesso la 500.
Poi c’è quella che possiamo chiamare la seconda anima di Fiat, quella
più orientata al Mass Market. Con
questa andremo ad attaccare la parte funzionale del mercato, offrendo
delle soluzioni di prodotto, come la
Panda, per esempio, o la Punto o la
Freemont, funzionali, semplici, per la
famiglia. Avendo come orizzonte, il
cliente che cerca la vettura per un
uso molto funzionale e non cerca
necessariamente l’acquisto emozionale, con la certezza però di trovare
nella Fiat prodotti molto competitivi,
sia per tecnologia, sia per spazio sia
per design e per prezzo.
Le analisi di mercato indicano
una tendenza alla stabilizzazione del mercato in Europa
ed anche in Svizzera. Le vostre attese? Mantenete un
certo ottimismo?
Per il 2014/2015, si dice che il mercato sarà ancora in sofferenza, comunque non in modo così marcato
come lo è stato nell’ultimo anno.
Quindi, dovrebbe stabilizzarsi un po’,
per riprendersi nel 2015-16, quando
ci si aspetta una ripresa generale sul
piano economico. Un percorso simile a quello già intrapreso dagli Stati
Uniti, che negli anni scorsi hanno
vissuto un notevole calo delle vendite, ma poi quest’anno hanno visto
febbraio 2014 La Rivista - 25
La Rivista
il mercato tornare, con volumi di 15
milioni di unità, sui livelli di prima
della crisi. Ci aspettiamo che questo possa accadere anche in Europa.
Dobbiamo pensare che le persone,
ogni 4, 5 o 6 anni, devono cambiare la propria auto e questo crea un
naturale aumento della domanda di
veicoli nuovi.
Avvertite la concorrenza del
mercato delle auto usate e
degli acquisti diretti nei paesi
vicini?
Si, perché il mercato è un mercato aperto e chiunque può vendere
qualunque prodotto o acquistare il
proprio prodotto senza particolari
ostacoli. Questo ha rappresentato nel 2011 e 2012 un elemento di disturbo, aumentato anche
dall’effetto del cambio euro/franco.
Adesso che il cambio è più stabile e con i nuovi limiti imposti dalla legge sul CO2 questo fenomeno
si sta riducendo. Ci sono Paesi più
esposti di altri, ma globalmente il
mercato ne risente un po’ meno. Fa
Svizzera: il mercato tende a stabilizzarsi
In Svizzera lo scorso anno il mercato dell’automobile ha registrato un calo
del 6,2% rispetto al 2012, che però era stato un anno molto positivo. Com’è
successo in Europa, anche nella Confederazione il mese di dicembre è stato
caratterizzato da un leggero aumento delle vendite (su del 3,4%) rispetto allo
stesso mese dell’anno precedente.
L’associazione mantello degli importatori di autoveicoli Auto-Suisse ha, infatti, diffuso le cifre del mercato nazionale dell’auto che registra vendite pari a
307’885 vetture con una flessione di 20‘254 unità rispetto all’anno precedente.
Malgrado il calo, Auto-Suisse si è dichiarata soddisfatta del risultato raggiunto
visto che ad inizio anno le previsioni per il 2013 si attestavano su circa 295‘000
nuove vendite a livello nazionale. Il direttore dell’organizzazione degli importatori Andreas Burgener ritiene comunque i dodici mesi appena trascorsi molto
positivi sia in rapporto ad altri mercati europei che per il rush delle vendite di
dicembre. Ciò che consente di guardare con un certo ottimismo all’evoluzione
del settore nel 2014. A livello di marchi, è chiaramente in testa Volkswagen,
con 40’925 automobili vendute nel 2013 (-7,5%), seguita da Audi (-3,8% a
21’254), BMW (+7,2% a 20’303), Skoda (-6,2% a 17’939) e Mercedes (+0,6% a
16’737). Da rilevare tra i grandi marchi i forti cali di Renault (-20,9% a 13’508)
e Ford (-18,4% a 14’840).
Il gruppo Fiat, in flessione del 6%, ha venduto poco più di 12’000 vetture. 500,
Panda e Punto, sono nell’ordine i modelli che hanno ottenuto i migliori risultati di vendita. Nel suo segmento da sottolineare l’ottima performance fatta
registrare dalla Jeep.
In termini assoluti la VW Golf con 13.408 unità è stata la vettura più venduta
in Svizzera.
In prospettiva le previsioni delle associazioni del settore annunciano in Svizzera una certa stabilizzazione del mercato con un numero di nuove immatricolazioni che dovrebbe aggirarsi attorno alle 300.000 unità.
26 - La Rivista febbraio 2014
La Rivista
parte comunque del nostro mondo,
fa parte del gioco, è una dinamica
“normale”.
Ci sono grandi attese, soprattutto in Italia, ma anche
nel mondo Fiat per quello che succederà in seguito
all’acquisizione di Chrysler.
Chi, come lei, è attivo all’interno del gruppo cosa si
aspetta?
Com’è stato dichiarato ufficialmente, quando l’accordo è stato
siglato dal Dottor Marchionne, si
apre una fase storica sia per Fiat, il
Gruppo italiano e la società italiana, sia per Chrysler. L’accordo segna la nascita di una nuova realtà,
per la società americana e quella
europea, nella quale si delineano
nuove opportunità, nuovi orizzonti. Per il gruppo Fiat e per tutti noi
si aprono possibilità di sviluppo
che prima non ipotizzavamo. Sia
a livello di accesso a una rete di
distribuzione internazionale, sia a
livello di sviluppo di sinergie ancor più forti e performanti con il
gruppo Chrysler. Già dall’inizio del
2009 sono state create sinergie,
sia a livello commerciale sia a livello industriale, tra due società
che lavoravano insieme, ma che
erano comunque distinte. Con l’acquisto, ora non si parla piu di due
società, ma di un gruppo unico.
Con questa configurazione diventiamo il settimo costruttore a livello mondiale. Uno stimolo che
induce a guardare con fiducia verso le sfide che ci attendono.
La ringrazio
Jeep Grand Cherokee: leader nel segmento dei grandi SUV in Svizzera
Nel 2013 la Jeep Grand Cherokee è stata la vettura più venduta del suo segmento in Svizzera. Rispetto al 2011 le nuove immatricolazioni sono aumentate
di 2,5 volte.
Jeep nel mondo: un 2013 da record
In tutto il mondo le vendite sono aumentate del 4% con 731’565 vetture vendute. Le regioni trainanti di questo aumento nel 2013 sono state soprattutto
l’Asia/il Pacifico e la Cina con un incremento rispettivamente pari al 26 e al
29%.
Jeep nel 2014
Anche quest’anno Jeep proseguirà sulla scia di questo successo. Nel corso del
2014 Jeep presenterà due nuovi modelli. A marzo sarà presentata sul mercato
svizzero la nuova Jeep Cherokee che andrà a posizionarsi tra il Compass e la
Grand Cherokee. Nel 3° trimestre Jeep lancerà un altro nuovo modello in un
segmento particolarmente in crescita.
Modello
Jeep Grand Cherokee
Mercedes ML
BMW X5
Porsche Cayenne
Range Rover Sport
VW Touareg
2013
1‘326
1‘265
1‘059
1‘004
729
2012
1‘229
1‘636
1‘066
1‘025
745
2011
583
650
1‘175
972
637
2013 vs 2011
227%
195%
-10%
3%
14%
564
772
972
-42%
Fonte: MOFIS Statistiche
febbraio 2014 La Rivista - 27
La Rivista
Donne in carriera:
Raffaella Chiaramonte
Passione e determinazione
di Ingeborg Wedel
Poter scrivere di questa maledetta malattia e quindi far
conoscere da vicino le persone
che – giornalmente – sono impegnate a combatterla, è stato
un privilegio, perché ‘cancro’ è
una parola che fa paura, tant’è,
che per evitare di pronunciarla,
ancora oggi c’è chi lo chiama
“un brutto male”.
Il cancro è certamente la malattia che terrorizza di più in
questa cosiddetta era moderna,
allo stesso modo in cui, a suo
tempo, lo è stata la peste.
Io stessa ho perso quattro carissime
amiche e lo odio con tutta me stessa;
ma non basta odiarlo, è assolutamente necessario combatterlo per poterlo
sconfiggere, com’è accaduto per la poliomielite, debellata nello scorso secolo
dopo anni di ricerche da medici che non
si sono mai arresi e hanno vinto la loro,
che poi è la nostra, battaglia.
Quindi la parola magica si chiama ricerca e tutti noi la sentiamo spesso evocata, quando c’è una richiesta di fondi per
finanziare studi e sperimentazioni che
– purtroppo – richiedono tempo, tanta
perseveranza, fiducia e sacrifici.
Il cancro può invadere tutto il corpo,
ma in questo nostro appuntamento
voglio farvi conoscere una ricerca che
riguarda in particolare il cancro al midollo osseo.
Lascio quindi la parola alla Dottoressa Chiaramonte che lavora con il suo
gruppo di Patologia generale San Paolo, presso il Dipartimento di scienze
della Salute università degli Studi di
Milano, ubicato, appunto, nell’Ospedale San Paolo.
28 - La Rivista febbraio 2014
«Sono nata a Milano, ho 48 anni, mi
sono laureata in scienze biologiche e
ho conseguito una specializzazione
in Biotecnologie all’Università degli
Studi di Milano.
La mia carriera posso dire sia iniziata
quando avevo 10-11 anni e grazie a
un qualche programma televisivo mi
sono innamorata di quel mondo invisibile che ci circonda. Inizialmente
sono rimasta affascinata dai microrganismi, batteri e virus, infinitamente
piccoli e tuttavia così complessi.
Può sembrare improprio dire che la
mia carriera sia iniziata già in tenera
età, ed in effetti, lo è in senso stretto,
ma fare ricerca soprattutto in Italia è
davvero difficile e sono certa che la
passione infantile per il mondo dei
batteri sia stato un passaggio essenziale, che mi ha dotato della determinazione necessaria a superare le
tante difficoltà.
Tra queste, prima delle altre, l’opposizione, almeno iniziale, dei miei
genitori, che da un lato erano consapevoli delle difficoltà economiche e
di carriera che questo lavoro avrebbe
portato con se’, dall’altro forse non
capivano questo strano mondo a loro
troppo lontano.
Questa passione mi ha portato ad
iscrivermi a Scienze biologiche e
successivamente a chiedere di svolgere la tesi di laurea presso l’allora
dipartimento di Genetica dei Microrganismi dell’Università degli Studi di
Milano. Gli studi mi hanno fatto conoscere materie come la genetica e
la biologia cellulare e molecolare che
hanno catturato definitivamente la
mia attenzione, spostandola verso le
cellule che compongono l’organismo
umano e i meccanismi che ne regolano il funzionamento, meccanismi che
se vengono alterati causano l’insorgenza di malattie come il cancro.
Dal 2002 sono una ricercatrice dell’Università degli Studi di Milano. Il mio
lavoro si volge su due fronti, la docenza e la ricerca in laboratorio.
Insegno Patologia generale, cioè i
meccanismi alla base dell’insorgenza
delle malattie. È interessante e divertente spiegare le basi delle malattie
ed entrare nei dettagli dei meccanismi molecolari, quando in aula ci
sono studenti come i biotecnologi
medici che per lo più hanno la ricerca
come loro obiettivo. È una soddisfazione vedere la luce che illumina gli
occhi di queste giovani menti, quando
scoprono qualcosa di nuovo. Ma una
delle più grandi soddisfazioni è stata
riuscire a trasmettere interesse per la
materia a studenti che hanno obiettivi più immediatamente concreti e
studiano per diventare tecnici o fisioterapisti. Spesso hanno pregiudizi
verso questa materia che considerano
La Rivista
troppo astratta, a volte vengono a lezione un po’ per obbligo, ma molte
volte finiscono con l’appassionarsi ad
un mondo a loro prima sconosciuto.
Inutile dire che la ricerca è il mio
grande amore. Il mio gruppo di ricerca è integralmente composto da
giovani studenti o neolaureati. Sono
ragazzi appassionati, provengono da
tutta Italia e talvolta anche dall’estero. Attualmente, ad esempio, ho una
collaboratrice russa.
Ci dedichiamo allo studio dei meccanismi molecolari nel cancro, e in
particolare nel mieloma multiplo, il
secondo più frequente tumore ematologico. Nonostante i nuovi trattamenti farmacologici, il mieloma
è estremamente persistente e raramente curabile. La causa di morte è
legata principalmente alla sua localizzazione nel midollo osseo. Il midollo osseo offre alle cellule tumorali
quella protezione che permette loro
di resistere alle attuali terapie farmacologiche e purtroppo causare ricadute nei pazienti.
La nostra ricerca ha identificato un
modo per impedire l’interazione tra
le cellule tumorali e il midollo osseo
(per i dettagli consultare il link http://
www.unimi.it/ateneo/comunicati/62553.htm). Questi risultati sono
molto promettenti e pensiamo possano aiutarci a sviluppare un nuovo
approccio terapeutico che permetta
la guarigione di molti pazienti.
Talvolta, mi contattano pazienti nella
speranza che abbiamo già sviluppato un nuovo farmaco, ma purtroppo
i tempi della ricerca sono lunghi e i
passi necessari per lo sviluppo di un
nuovo farmaco sono molti e molto
costosi. Nonostante il minimo storico raggiunto dai finanziamenti alla
ricerca in Italia, siamo fortemente
determinati a trovare finanziamenti nazionali o internazionali per non
perdere questa occasione di vedere i
frutti della ricerca tradotti in un miglioramento della salute dei pazienti
con mieloma. Per ulteriori informazioni sulla ricerca è possibile telefonare al numero 0039-02-50323249,
oppure inviare una e-mail a raffaella.
[email protected].»
Dopo averci fatto conoscere i dettagli della sua attività, la Dottoressa ha
risposto gentilmente alle nostre consuete domande.
Quanto tempo le è servito per
farsi apprezzare, come donna, per
la sua competenza professionale?
Il mondo della ricerca, forse, rispetto
ad altri è un mondo con minori pregiudizi. Sotto un profilo nettamente
scientifico ho interagito e collaboro
con colleghi uomini
e donne
di diverse parti del
mondo e credo che,
nelle valutazioni,
sia sempre prevalso il
contenuto scientifico
delle proposte piuttosto che il sesso del
proponente.
maggiormente popolato da donne,
da un punto di vista più strettamente legato alla carriera, è palese che
le posizioni apicali (in Università i
posti di professore, la direzione dei
dipartimenti, la presidenza dei Corsi
di laurea, la partecipazione agli organi di governo) siano maggiormente appannaggio degli uomini. Tuttavia, molte donne si stanno facendo
strada e la mia impressone è che la
situazione davvero stia cambiando.
Questo è il caso, ad esempio di uno
dei due organi di governo del mio
ateneo, il Senato accademico di cui
sono membro: senza la necessità di
dover introdurre quote rosa, il Senato
accademico è
composto
per
quasi metà da
donne.
Quali difficoltà
ritiene di aver
incontrato, in
quanto donna,
nella sua professione?
Benché io non creda
che
esistano
pregiudizi sotto un profilo
strettamente scientifico e nonostante il mondo della ricerca sia
febbraio 2014 La Rivista - 29
La Rivista
Quando cessa la diffidenza nei
confronti di una donna che riveste ruoli di responsabilità?
Nella maggior parte dei casi la diffidenza non esiste se la donna dimostra di sapere fare bene il proprio lavoro.
Quali ostacoli ha dovuto superare per raggiungere la sua
attuale posizione?
Il mio lavoro è molto impegnativo, perché associa la direzione del
laboratorio di ricerca alla docenza
universitaria. Ma conciliare questi
due aspetti non è semplice in termini di tempo ed impegno.
Inoltre, la direzione di un laboratorio è un ruolo bellissimo, ma
contemporaneamente estremamente impegnativo in termini di
tempo e di attenzione. Ti vede a
stretto contatto con collaboratori
solitamente molto giovani ed entusiasti, o colleghi stranieri che
condividono i tuoi stessi interessi; ti spinge ad essere sempre al
passo con le novità scientifiche,
ad inventare sempre nuovi modi
per risolvere i problemi scientifici
e tecnici, e ad avere capacità manageriali tali da riuscire a finanziare la ricerca anche in momenti
di crisi prolungata come l’attuale.
Per una donna ritengo sia ancora
più difficile che per un uomo riuscire ad equilibrare questo grande impegno con quello famigliare
che ricade prevalentemente sulle
sue spalle. E, in effetti, diversi
studi indicano quale motivo per
cui le donne non fanno carriera
nell’accademia il maggior peso
delle cure parentali.
La scelta della professione le
ha comportato degli svantaggi in quanto donna?
Quello che io ho vissuto come svantaggio in ambito lavorativo è il fatto
di aver dovuto fare delle rinunce per
la famiglia e per il figlio a cui tengo
30 - La Rivista febbraio 2014
molto. Nell’economia totale ne è
valsa la pena, ma, lo cito a puro
titolo di esempio, ho perso l’occasione di fare un training prolungato all’estero che mi si è prospettato
quando aspettavo mio figlio.
Al contrario, essere donna le ha
comportato dei vantaggi?
Dieri proprio di no, a mio avviso,
non ci sono specifici vantaggi.
Particolari privilegi?
Neppure. Nel mio settore il fatto di
essere donna o uomo non implica
particolari privilegi.
Condivide l’affermazione secondo la quale le intuizioni sono una
qualità soprattutto femminile?
Non so se una donna abbia maggiori intuizioni di un uomo, ma
quello che è certo è che una donna
ha un modo diverso di approcciare
il problema scientifico, in quanto
lo vede nei molti dettagli che lo
compongono e che ne caratterizzano la complessità. Questa può
essere un’arma a doppio taglio,
limitando da una parte l’acquisizione di una visione d’insieme, ma
nel momento in cui la donna riesce
a fare una sintesi di tutti i dettagli
la visione che ne deriva è sicuramente più completa e ampia.
Quanto conta per la donna in
carriera la seduzione? Anche
allo stato inconscio.
I rapporti interpersonali sono sempre molto complessi, e non è facile capire quanto influisca anche
a livello inconscio la seduzione. La
mia impressione è che l’arte della
seduzione non sia più esclusivamente una modalità femminile, a
La Rivista
piccole dosi è utilizzata anche dagli uomini e forse soprattutto da
uomini di potere.
Personalmente, ho sempre dato
maggior valore ai contenuti e non
ho mai avuto riscontro che ad una
carriera basata principalmente sulla
seduzione fosse di fatto associabile
un reale buon livello scientifico.
Qual è la soddisfazione maggiore per una donna manager?
Raggiungere i propri obiettivi sia in
ambito lavorativo, sia famigliare e
personale.
Che atteggiamento assume nei
confronti delle sue collaboratrici?
Nell’ambito della ricerca, il lavoro
precario dura a lungo, quindi anche le tutele per la maternità sono
limitate. Io stessa non ero assunta
quando è nato mio figlio, per cui
so quanto possa essere difficile
una situazione del genere. I colleghi uomini non hanno interruzioni
dell’attività lavorativa in un contesto di precariato che risulta di
per sé difficile. Questo è rilevante,
perché la valutazione per un’assunzione è legata essenzialmente
al numero e alla qualità della pubblicazioni scientifiche sul lavoro di
ricerca portato a termine. Quindi,
di fatto è ovvio che una donna, fosse solo per il tempo dedicato alla
gravidanza e la maternità, risulta
svantaggiata.
Il mio atteggiamento nei confronti
di queste problematiche è di supporto nei limiti consentiti. Ho avuto in laboratorio qualche caso di
collaboratrici in maternità, durante
il loro dottorato o i contratti successivi. Il mio è un piccolo gruppo
in cui in generale è richiesta a tutti
la massima buona volontà, ma nei
vari momenti di difficoltà ci si aiuta a vicenda contribuendo a portare
avanti anche linee di ricerca che altrimenti si fermerebbero.
non meno che scoprirei meccanismi
che regolano la vita di una cellula,
per cui è diventato indispensabile
ritagliarmi il tempo per una buona
lettura la sera, anche a costo di rinunciare a qualche ora di sonno.
A che cosa deve rinunciare la
donna in carriera per affermarsi?
Mi piace pensare che una donna
non debba rinunciare a nulla, ma
nella realtà esistono delle grandi
limitazioni. Penso che l’aspetto più
difficile da conciliare sia la famiglia,
non solo perché è il più impegnativo, ma anche perché attualmente
l’impegno richiesto alla donna nella
gestione della famiglia è maggiore
di quello richiesto all’uomo. È indubbio che per riuscire a conciliare
la carriera e la famiglia una donna
debba essere molto più dinamica e
determinata di un uomo. Se vuoi arrivare allo stesso livello di un uomo,
devi lavorare di più. Io, ad esempio,
lavoro abitualmente la sera e nel
week end. Devi imparare ad essere
multitasking. Questo è notoriamente
qualcosa che le donne fanno meglio,
ma indubbiamente costa una gran
fatica mentale.
Quali hobby riesce ancora a
coltivare?
Io amo particolarmente la natura e
la lettura. Nel primo caso devo ammettere che mi porto l’hobby anche
al lavoro: il mio studio, così come la
mia casa e i balconi ospitano decine
di piante diverse tra cui orchidee e
piante grasse. Per quanto riguarda la
lettura, non è facile trovare il tempo, ma la letteratura è un mondo
a cui non posso rinunciare. Entrare
nell’animo umano è affascinante
febbraio 2014 La Rivista - 31
BSI è orgogliosa di essere al fianco
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se un’impresa italiana
intende prestare servizi
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di Otto C.Meier-Boeschenstein*
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Per la costruzione del grande
albergo di benessere “Alpenrose” nel cantone S. in Svizzera
interna sono stati conclusi diversi contratti con ditte estere,
tra queste anche con la M SpA,
ditta di manovali con sede in
Italia. Con l’intento di mandare i propri dipendenti a lavorare in Svizzera l’amministrazione della M SpA si è informata
presso l’ufficio migrazione del
cantone S. al fine di conoscere le procedure d’accesso e di
soggiorno. In particolare l’amministrazione della M SpA ha
reso noto la presenza e la volontà di impiegare dipendenti
di nazionalità diverse, in parte italiani, ma principalmente
rumeni o bulgari. L’addetta
all’ufficio migrazione ha gentilmente spiegato che bastava
avvisare l’arrivo di questi dipendenti tramite un modulo
online. La nazionalità dei singoli dipendenti è irrilevante se
la ditta ha la sua sede in Italia.
Dopo 90 giorni di lavoro sul
cantiere a un dipendente della
M SpA non è stato più concesso l’accesso ai lavori dai dipendenti dell’ufficio migrazione
del cantone. Si trattava nello
specifico del dipendente italiano Giorgio. Invece al dipendente rumeno Valeriu è stato
concesso l’accesso.
Cos’era successo?
Come è ben noto la Svizzera non fa
parte dell’Unione Europea. Per non
escludere la Svizzera totalmente dal
mercato europeo sono stati conclusi
degli accordi tra la Confederazione Elvetica da una parte e l’Unione Europea
dall’altra parte, tra l’altro, con lo scopo
di facilitare la libera circolazione delle
persone tra i diversi paesi. Uno di questi accordi è appunto l’Accordo del 21
giugno 1999 sulla libera circolazione
delle persone tra la Svizzera e l’Unione
Europea (in seguito ALC).1 Esso è entrato in vigore il primo giugno 2002
con lo scopo di facilitare ai cittadini
dell’Unione Europea le condizioni di
soggiorno e di lavoro in Svizzera. Sebbene l’obiettivo fosse stato di aprire le
frontiere per la cosiddetta libera circolazione, sussiste ancora un campo nel
quale la libera circolazione è alquanto ristretta. Si tratta della cosiddetta
prestazione di servizi. Il termine in
questione è molto inappropriato visto
che in questa definizione è compresa
qualsiasi attività di lavoro.
I dipendenti della ditta M SpA - che
sulla base di un rapporto contrattuale
si recano in Svizzera al fine di svolgere
un lavoro a tempo determinato e che
non intendono stabilirsi definitivamente sul suolo elvetico - sono considerati prestatori di servizi. Secondo la
circolare dell’ufficio federale della migrazione la prestazione di servizi comprende, per esempio, l’adempimento di
contratti d’opera o d’incarichi.2 Queste
prestazioni di servizi possono provenire anche da lavoratori di nazionalità
extracomunitaria qualora fossero integrati nel mercato di lavoro regolare
di uno stato membro dell’Unione Europea e a condizione che la loro assunzione non sia già stata effettuata
solo a scopo del distacco.3
A causa della mancanza totale di libera circolazione per prestatori di servizi
risulta molto importante conoscere le
norme che regolano il loro soggiorno e
la misura nella quale sono sottoposti
al fisco svizzero. In particolare sussiste
un limite di soggiorno molto importante di 90 giorni.
Soggiorno di prestatori di
servizi fino a 90 giorni all’anno
In Svizzera non vige una totale libertà
di prestazione di servizi. Le persone fisiche hanno il diritto di compiere servizi in Svizzera per la durata massima
di 90 giorni all’anno (secondo l’articolo
5 cif. 1 dell’ALC, l’art. 17 lit. a append.
1 ALC e l’art. 21 append. 1 ALC). Finché questo limite non viene superato,
non è necessario un permesso di soggiorno (Art. 20 cif. 1 append. 1 ALC).4
Per un’impresa questi 90 giorni valgono indipendentemente dal numero di
dipendenti che vengono distaccati in
Svizzera.
Nonostante in questi casi vi sia la
necessità di ottenere un permesso di
soggiorno, l’impresa sottostà ad un
obbligo di notifica. La procedura di
notifica secondo l’art. 6 della legge sui
lavoratori distaccati5 (in seguito LDist)
è obbligatoria per le imprese italiane
che distaccano dipendenti in Svizzera
e per prestatori di servizi indipendenti, che svolgono dei servizi in Svizzera
che durano più di otto giorno all’anno
(a giornata). Questa notifica può essere inoltrata per mezzo di un modulo
febbraio 2014 La Rivista - 33
La Rivista
elettronico dell’ufficio federale della
migrazione6, e deve essere presentato
al più tardi otto giorni prima dell’inizio
dei lavori in Svizzera. Nei settori edili,
della ristorazione, delle pulizie, di sorveglianza e di sicurezza la notifica va
inoltrata indipendentemente dalla durata dei lavori otto giorni prima dell’inizio dei lavori.
Violando l’obbligo di notifica si può
incorrere in una multa amministrativa che può arrivare fino a CHF 5’000 e
va a sommarsi a costi di controllo così
come ad ulteriori spese.
Per gli uffici di collocamento e i servizi
finanziari soggetti ad autorizzazione
non valgono le stesse norme. Indipendentemente dalla durata dei lavori
svolti in Svizzera, in questi settori è
necessaria una domanda di autorizzazione.
Soggiorno di prestatori di
servizi che superano 90 giorni
In questo caso vanno considerati i criteri generali di ammissione contenuti
nella legge federale sugli stranieri del
16 dicembre 20057 (in seguito LStr) e
nell’Ordinanza sull’ammissione, il soggiorno e l’attività lucrativa del 24 ottobre 20078 (in seguito OASA).
Secondo l’art. 18a paragrafo 1 OASA
possono essere rilasciati permessi di
soggiorno di breve durata per soggiorni temporanei con attività lucrativa
fino a un anno. I permessi di dimora
possono essere rilasciati per soggiorni
con attività lucrativa di oltre un anno.
Le domande per ambedue tipi di permessi vanno rivolte all’ufficio di migrazione del rispettivo cantone.
In questi casi però vanno presi in
34 - La Rivista febbraio 2014
considerazione anche i contingenti e
le norme che concernono il mercato del lavoro. Per il 2014 il Consiglio
Federale ha fissato i contingenti per i
permessi di soggiorno di breve durata
a un limite di 5’000 e i permessi di dimora a un limite di 3’500.9
Questi contingenti vengono suddivisi a metà tra la Confederazione e i
Cantoni. Nella ripartizione ai Cantoni
vengono considerate sia le necessità
economiche che quelle del mercato del lavoro. Di grande importanza
nella suddivisione sono anche gli interessi macroeconomici (Art. 19 e 20
OASA). I contingenti assegnati alla
Confederazione sono previsti per casi
particolari, ad esempio per i permessi
che non possono essere più rilasciati
dai Cantoni a causa dell’esaurimento
dei permessi a disposizione previsti dai
contingenti.10
Secondo l’art. 26 paragrafo 1 LStr uno
straniero può essere ammesso in Svizzera per prestare servizi transfrontalieri temporanei unicamente se la sua
attività è nell’interesse dell’economia
svizzera. Inoltre vanno considerati i
regolamenti negli art. 20, 22 e 23 LStr.
L’articolo 20 LStr concerne i contingenti per i permessi di soggiorno di
breve durata e i permessi di dimora.
Secondo l’art. 22 LStr un permesso
può essere rilasciato a patto che vengano rispettate le condizioni di lavoro e i salari secondo gli usi del ramo,
il luogo e il lavoro svolto. Per alcuni
settori vigono dei contratti di lavoro
collettivi.
L’art. 23 LStr infine regola i requisiti
personali. Possono essere ammessi
solamente dirigenti, specialisti e altri
dipendenti qualificati. A seconda del
settore possono essere anche dipendenti con una formazione professionale particolare. Nel nostro esempio il
dipendente rumeno Valeriu disponeva
di un’alta qualifica nell’ambito della
falegnameria al contrario del dipendente italiano Giorgio che era un semplice manovale.
Da non dimenticare e sicuramente da
prendere in considerazione è la precedenza di cui godono i lavoratori di
cittadinanza elvetica.
La domanda di ammissione va inoltrata all’ufficio di migrazione del rispettivo Cantone.
Sintesi soggiorno
Se la prestazione di servizi della ditta M
SpA di durata inferiore ai giorni sussiste
solamente un obbligo di notifica, ma
non un obbligo di ammissione da parte
degli uffici competenti. Se la prestazione durasse più di 90 giorni vigerebbe
un obbligo di ammissione sia per i permessi di breve durata (fino ad un anno)
che per i permessi di dimora (più di un
anno). In questo caso vanno considerati
i contingenti annuali e le condizioni del
mercato del lavoro.
Considerando che le norme d’ammissione della LStr sono molto ristrettive è
molto probabile che l’ammissione non
venga concessa. Questa situazione è alquanto sgradevole, sia per i dipendenti
che non possono completare i lavori iniziati, che per l’impresa italiana, la quale
non può adempiere l’incarico. Pure per
la controparte svizzera questa situazione risulta essere fastidiosa in quanto
quest’ultima si vede costretta a cercare
e ad incaricare una nuova impresa.
La Rivista
Nel nostro caso al dipendente italiano
Giorgio non è stata concessa l’ammissione dopo i 90 giorni “liberi” a causa
della precedenza data ai lavoratori con
la cittadinanza svizzera. Al dipendente rumeno Valeriu al contrario è stata
concessa l’ammissione in merito alla
sua alta qualifica nel settore della falegnameria.
Considerazioni fiscali
Secondo l’art. 3 paragrafo 3 lit. a della
Legge federale sull’imposta federale diretta del 14 dicembre 199011 (in
seguito LIFD) e l’art. 3 della Legge federale sull’armonizzazione delle imposte dirette dei Cantoni e dei Comuni
del 14 dicembre 199012 (in seguito
LAID) la dimora fiscale in Svizzera è
data quando una persona vi soggiorna
senza interruzioni apprezzabili almeno
30 giorni esercitandovi un’attività lucrativa.
Un’attività lucrativa sussiste se una
persona fisica svolge in Svizzera un’attività indipendente o dipendente che
punta al raggiungimento di reddito.13
Attività dipendenti
La Convenzione tra la Confederazione Svizzera e la Repubblica Italiana
per evitare le doppie imposizioni e per
regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, conchiusa il 9 marzo 197614 (in
seguito Convenzione Svizzera/Italia),
dispone nell’art. 15 paragrafo 1 che i
salari, gli stipendi e le altre remunerazioni analoghe che un dipendente italiano riceve, sono imponibili soltanto
in Italia, a meno che tale attività non
venga svolta in Svizzera. Se l’attività è
quivi svolta, le remunerazioni percepite a tal titolo sono imponibili in questo
altro Stato. Il secondo paragrafo dello
stesso articolo – nonostante il primo
paragrafo – dichiara che le remunerazioni che un dipendente italiano riceve per attività svolta in Svizzera sono
imponibili in Italia soltanto se il beneficiario soggiorna in Svizzera per un
periodo che non oltrepassa in totale
183 giorni nel corso dell’anno fiscale
considerato, le remunerazioni sono
pagate da un datore di lavoro che non
è residente in Svizzera e l’onere delle
remunerazioni non è sostenuto da una
stabile organizzazione o da una base
fissa che il datore di lavoro ha in Svizzera.
Dalle considerazioni menzionate si
evince dunque che qualora un dipendente italiano non lavori più di 183
giorni in Svizzera e riceva le remunerazioni dal suo datore di lavoro residente in Italia, il quale ha una ditta
che non ha una stabile organizzazione
o una base fissa in Svizzera, egli non
ha nessun obbligo fiscale in Svizzera.
Se l’attività del dipendente italiano in
Svizzera supera i 183 giorni o se riceve le remunerazioni da un contratto di
lavoro con la controparte svizzera sussiste un obbligo fiscale in Svizzera.15 In
questi casi viene applicata l’imposta
alla fonte secondo gli art. 83-90 LIFD.
Nel nostro caso il dipendente italiano Giorgio ha lavorato solamente 90
giorni sul suolo elvetico e quindi non
ha nessun obbligo fiscale in Svizzera.
La situazione fiscale
dell’impresa M SpA
L’elemento principale per la questione
sull’imposizione delle imprese è il
concetto dell’organizzazione stabile.
Le imprese italiane sono imponibili in
Svizzera, se tengono un’organizzazione stabile in Svizzera (art. 4 paragrafo
1 lit. b e art. 51 paragrafo 1 lit. b LIFD)
o se sono titolari, soci o usufruttuari di
stabilimenti svizzeri.
Secondo l’art. 7 cif. 1 Convenzione
Svizzera/Italia gli utili di un’impresa
italiana sono imponibili solamente in
Italia a meno che essa svolga l’attività
in Svizzera con una propria stabile organizzazione in Svizzera.
L’espressione «stabile organizzazione»
designa una sede fissa di affari in cui
l’impresa esercita in tutto o in parte la
sua attività (art. 5 cif. 1 Convenzione
Svizzera/Italia). L’espressione comprende in particolare: una sede di direzione, una succursale, un ufficio, un’
officina, un laboratorio, una miniera,
una cava o altro luogo di estrazione
di risorse naturali, un cantiere di costruzione o di montaggio la cui durata
oltrepassa i dodici mesi (art. 5 cif. 2
Convenzione Svizzera/Italia).
Secondo l’art. 5 cif. 3 Convenzione
Svizzera/Italia non si considera che
vi sia una «stabile organizzazione» se
si possiede solo un deposito, un magazzino o una sede fissa di affari con
il solo scopo di acquistare merci, raccogliere informazioni o ai soli fini di
pubblicità.
Nel nostro caso l’impresa M SpA non
possiede una stabile organizzazione in
Svizzera. Quindi non sussiste un dovere tributario in questo paese.
Imposte sul valore aggiunto
Secondo l’art. 10 cpv. 2 lett. b della
febbraio 2014 La Rivista - 35
La Rivista
legga sull’IVA16 è esentato dall’IVA chi
esercita un’impresa con sede all’estero che fornisce sul territorio svizzero
esclusivamente prestazioni che soggiacciono all’imposta sull’acquisto.
Questo tipo di prestazioni sono quelle di imprese con sede all’estero non
iscritte nel registro dei contribuenti,
purché il luogo della prestazione si
trovi sul territorio svizzero (Art. 45 cpv.
1 lett. a LIVA). Per queste prestazioni è
assoggettato all’imposta sull’acquisto
il destinatario delle stesse sul territorio svizzero (Art. 45 cpv. 2 lett. a LIVA).
In caso di prestazioni di servizi che
comportano l’importazione di materiali o beni viene applicata l’imposta
sull’importo a chi importa i materiali
in Svizzera.
Un’ asoggettazione volontaria all’imposta sul valore aggiunto può inoltre
essere richiesta dalla parte contrattuale svizzera al momento della conclusione del contratto d’opera o d’incarico.
Nel nostro caso l’impresa M SpA forniva solamente prestazioni sul cantiere senza importare alcun materiale
o bene. Il pagamento dell’IVA spetta
dunque alla ditta con cui la M SpA ha
stipulato il contratto.
Sintesi considerazioni fiscali
Le attività dipendenti in Svizzera sono
esenti dall’obbligo fiscale in Svizzera
se l’attività non supera 183 giorni, se
il datore di lavoro è residente in Italia
e se l’onere delle remunerazioni non
è sostenuto da una stabile organizzazione in Svizzera. Se non sussistono
assoggettazioni volontari all’IVA o
importazioni di materiali i dipendenti
che prestano servizi in Svizzera sono
36 - La Rivista febbraio 2014
esenti dall’IVA. Considerando quanto
esposto, è auspicabile che le ditte italiane pronte a distaccare dipendenti
per dei lavori in Svizzera sappiano
già all’inizio dell’attività quanti giorni dureranno i lavori per organizzare
la situazione sia per quanto riguarda
il soggiorno che per l’imponibilità fiscale. Inoltre bisogna distinguere tra
la sola prestazione di servizi senza il
materiale importato e quella comprendente il materiale importato.
Nonostante gli sforzi politici profusi
negli ultimi anni al fine di adeguarsi
agli standard europei, si può ancora
costatare al giorno d’oggi in Svizzera la presenza di notevoli restrizioni
nell’ambito dell’applicazione della libera circolazione delle persone.
*Dr. Otto C.Meier-Boeschenstein, avvocato Master of European Judicial
Studies, è Seniorpartner MBR Rchstanwälte, Zurigo
** Maria Lapadula, MLaw, assistente
all’Università di Zurigo, è collaboratrice dello studio legale MBR Rchstanwälte, Zurigo
1
Accordo del 21 giugno 1999 tra la Svizzera e l’Unione Europea sulla libera circolazione delle persone,
RS 0.142.112.681.
2
http://www.bfm.admin.ch/content/dam/data/migration/rechtsgrundlagen/weisungen_und_kreisschreiben/weisungen_fza/weisungen-fza-d.pdf, visitata il 14 giugno 2013.
3
Spescha/Kerland/Bolzli, Handbuch zum Migrationsrecht, S. 129.
4
Caroni/Meyer/Ott, Migrationsrecht, 2. ed., p. 193.
5
RS 823.20.
6
www.bfm.admin.ch/Meldeverfahren für bewilligungsfreie Erwerbstätigkeit/Online-Meldung für
Kunden/Registrieren
7
RS 142.20.
8
RS 142.201.
9
https://www.bfm.admin.ch/content/bfm/de/home/dokumentation/medienmitteilungen/2013/
ref_2013-11-294.html, visitata il 19 dicembre 2013.
10
Bundesamt für Migration: Weisungen und Erläuterungen Ausländerbereich, Bern 25.10.2013, S. 82.
11
RS 642.11.
12
RS 642.14.
13
DBG-Kommentar-Bauer/Omlin zu Art. 3 N 9.
14
AS 1979 461.
15
Reich, Steuerrecht, S. 477.
16
Legge federale concernente l’imposta sul valore aggiunto, del 12 giugno 2009, RS 641.20.
La Rivista
Cultura
d’impresa
di Enrico Perversi
IL MANAGEMENT 2.0:
le sfide dell’innovazione
L’ambiente economico ci chiede di innovare la scienza
manageriale per perseguire la crescita e lo sviluppo,
ma come innovare? Quali sono i criteri guida?
Per rispondere a queste domande Gary Hamel, visiting professor di Strategic Management alla London Business School, ha
riunito quella che lui definisce “la renegade brigade”, un gruppo
di 35 ribelli verso la pratica corrente, per discutere la direzione
in cui muoversi, i temi da sperimentare, generare i principi del
“management 2.0” .
Questo gruppo aveva una composizione di eccellenza: erano rappresentate le business school quali Columbia, Harvard, London,
Insead, prestigiose università quali Southern California, MIT, McGill, Stanford, Michigan, Washington, Bentley e Berkeley, primarie società di consulenza quali McKinsey e Booz, aziende innovative e banche quali IDEO, Morgan Stanley, Seventh Generation,
Google, WL Gore, Alloy Ventures, testate editoriali quali Wired,
The New Yorker.
Il gruppo ha svolto un lavoro molto approfondito cercando di
dare una risposta completa a due domande semplici ma che contengono un numero molto elevato di variabili da considerare:
• Cosa si deve fare per creare organizzazioni adatte al futuro?
• Quali dovrebbero essere le priorità della gestione aziendale di
domani?
È stata fatta un’analisi molto ampia generando 25 sfide che descrivono fattori critici, non solo delle imprese in senso stretto,
ma anche delle comunità sociali che le ospitano, ed il lavoro ha
anche dato vita ad una comunità di studiosi che raccoglie esperienze concrete, idee e contributi che sono visibili sul loro sito
www.managementexchange.com, dove è anche condiviso il cosiddetto MIX manifesto ove MIX sta per Management Innovation
Exchange.
Le 25 sfide elaborate dal gruppo toccano tutti temi rilevanti, tuttavia si ritiene che i primi 10 punti siano i più importanti:
1. Fare in modo che il lavoro del management serva un fine più
elevato: il profitto per gli azionisti sarà integrato da altri obiettivi socialmente rilevanti.
2. Incorporare a pieno titolo le idee di comunità e cittadinanza
nei sistemi di gestione: sistemi collaborativi avranno il sopravvento su relazioni basate su interessi antagonisti.
3. Ricostruire le fondamenta filosofiche del management: eccellenza operativa e responsabilità sociale saranno realizzate
attingendo a discipline diverse.
4. Debellare le patologie della gerarchia formale: strutture verticistiche saranno sostituite da organizzazioni adattabili la cui
leadership deriva dal contributo fornito.
5. Combattere la paura e aumentare la fiducia: capacità di adattarsi e impegno saranno premianti rispetto ai passati sistemi
autoritari.
6. Reinventare gli strumenti di controllo: la conformità sarà perseguita attraverso l’autodisciplina, l’innovazione e la creatività
saranno premiate.
7. Ridefinire il lavoro di leadership: il leader visionario infallibile
sarà sostituito dal creatore di un ambiente in cui tutti possano
collaborare ed eccellere.
8. Espandere e sfruttare la diversità: disaccordo e divergenza
avranno pari dignità di consenso e coesione.
9. Reinventare il processo di formulazione della strategia come
processo in divenire: sperimentare ed evolvere rapidamente
sostituirà la pianificazione a lungo termine.
10. Destrutturare e disaggregare l’organizzazione: silos funzionali, feudi politici lasceranno il posto a organizzazioni adattabili e strutture fluide basate su progetti.
Come si vede non è un decalogo tecnico, ma una serie di
sfide realmente nuove che attingono la loro ragion d’essere nel nuovo ambiente sociale, tecnologico ed economico in cui viviamo. La cultura di internet, per esempio,
rende possibili comportamenti nuovi e nuove modalità di
apprendimento, è noto che imprese quali Google creano
ambienti di lavoro mai visti prima e non chiedono orari di
lavoro “impiegatizi” in favore del raggiungimento di obiettivi, non importa se lavorando di notte ascoltando musica
rock. Forse questo è un esempio limite di un’azienda speciale tuttavia anche in situazioni più tradizionali spesso
mi capita di affrontare con i miei clienti questo tipo di
argomenti cercando soluzioni mai sperimentate prima.
La questione chiave, quindi, è come avviarsi in questa direzione, come dare un seguito concreto ai criteri sopra
enunciati nelle diverse realtà. È chiaro che la sperimentazione gioca un ruolo decisivo, è necessario provare, sbagliare, riprovare applicando gli insegnamenti tratti dagli
errori. Tuttavia il provare strade nuove deve anche avvenire in un contesto favorevole all’apprendimento ed alla
riflessione costruttiva, è necessario che si creino le condizioni per dei cambiamenti di prospettiva e per scoprire
nuovi punti di vista.
La mia personale esperienza mi dice che il coaching può
essere uno strumento molto potente per la creazione del
management 2.0.
In particolare ritengo che debba essere una competenza
chiave del “nuovo” manager ed avere un ruolo nella implementazione delle “nuove” strutture organizzative e dei
progetti complessi.
febbraio 2014 La Rivista - 37
La Rivista
Burocratiche
di Manuela Cipollone
Abolizione del finanziamento
pubblico ai partiti
Attrazione di investimenti esteri
Disposizioni in materia di filiazione
Finanziamento ai partiti, Destinazione Italia, abolizione di ogni differenza tra figli legittimi e naturali
e la nuova convenzione Rai per l’estero. Diversi e
importanti i provvedimenti pubblicati in Gazzetta
Ufficiale che, negli ultimi giorni del 2013, ha pure
registrato la soppressione delle tre agenzie consolari italiani in Svizzera - Wettingen, Sion e Neuchâtel – che hanno cessato l’attività il 30 novembre scorso.
Poco cambia e ancora troppo elargisce?
Annunciato via twitter dal Presidente Letta il 13 dicembre
scorso, il decreto che abolisce il finanziamento pubblico ai
partiti così come lo conosciamo, è, mentre scriviamo, all’esame del Senato. Norme che hanno fatto molto discutere la politica italiana, divisa tra consensi, scetticismo e palese contrasto
ad un decreto che – si accusa – poco cambia e ancora troppo
elargisce.
19 gli articoli del decreto legge (Abolizione del finanziamento
pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria
e della contribuzione indiretta in loro favore) che abolisce il
rimborso delle spese per le consultazioni elettorali e i contributi pubblici erogati per l’attività politica e a titolo di cofinanziamento. Si prevede, quindi, che a decorrere dall’anno
finanziario 2014, con riferimento alle dichiarazioni dei redditi
relative al 2013, ciascun contribuente potrà destinare il due
per mille dell’Irpef a favore di un partito politico che si sia
dotato di statuto. Sempre a decorrere dal 2014 dall’imposta
lorda sul reddito si potranno detrarre le erogazioni liberali in
denaro effettuate dalle persone fisiche in favore dei partiti per
una quota che va dal 35% al 75%, in base a quanto si versa.
I partiti, dal canto loro, dovranno dotarsi di uno statuto che
38 - La Rivista febbraio 2014
sarà controllato dalla “Commissione di garanzia degli statuti
e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici”.
Altra condizione per accedere ai finanziamenti privati sarà l’aver almeno un eletto sotto il proprio simbolo alle elezioni per
il Senato, la Camera, il Parlamento europeo o in uno dei consigli regionali o delle provincie autonome di Trento e Bolzano.
Alla ripartizione annuale del 2 per mille se hanno conseguito
nell’ultima elezione almeno un eletto sotto il proprio simbolo
alle elezioni per il Senato, la Camera o per il Parlamento europeo. I finanziamenti ai partiti verranno decurtati se non verrà
rispettata la parità di accesso alle cariche elettive.
Destinazione Italia
In vigore dal 24 dicembre scorso anche il decreto con i primi
interventi urgenti necessari ad avviare “Destinazione Italia”, il
piano di attrazione di investimenti esteri in Italia promosso dai
Ministeri degli Esteri e dello Sviluppo Economico.
Tante le norme contenute nel decreto: dal contenimento delle
tariffe elettriche e del gas alla riduzione dei premi RC-auto,
dagli interventi per l’internazionalizzazione, allo sviluppo e digitalizzazione delle imprese, per finire con la realizzazione di
opere pubbliche ed EXPO 2015.
Nell’articolo 5 (Misure per favorire l’internazionalizzazione
delle imprese ed in materia di facilitazione dell’ingresso e del
soggiorno in Italia per start-up innovative, ricerca e studio),
per incentivare le esportazioni, si prevede il rifinanziamento
dell’attività di promozione dell’ICE per 22 milioni di euro per
l’anno 2014, l’estensione degli orari di apertura delle dogane
e l’ampliamento dei consorzi per l’internazionalizzazione delle
imprese agricole, facilitazioni nell’ottenimento di certificati e
documenti anche in lingua inglese dalle Camere di commercio. Il decreto contiene – tra l’altro – misure per favorire la
diffusione della lettura e per contrastare il lavoro sommerso
e irregolare.
La Rivista
Offerta televisiva per l’estero
In Gazzetta negli ultimi giorni del 2013 anche il decreto
del Presidente del Consiglio con cui si approva anche per il
2014 la Convezione tra il Dipartimento per l’informazione
e l’editoria e la RAI circa l’offerta televisiva e multimediale
per l’estero.
All’articolo 1 si legge che tra gli impegni della Rai prioritario
sarà “promuovere e diffondere la conoscenza della lingua,
della cultura e dell’imprenditoria italiana nel mondo”, assicurando “un adeguato livello di informazione delle comunità italiane all’estero sull’evoluzione della società italiana”
nonché “consentire ai cittadini italiani residenti all’estero
un adeguato accesso all’informazione e alla comunicazione
politica, in particolare nei periodi interessati da campagne
elettorali e referendarie, sulle tematiche di interesse generale e su quelle di interesse specifico (circoscrizioni elettorali
di riferimento)”.
Con la convenzione la Rai si impegna a “realizzare nuove
forme di programmazione per l’estero” e ad “assicurare un’adeguata offerta informativa, di intrattenimento e sportiva”,
senza dimenticare il suo potenziale ruolo di “partner-chiave
nel sostegno alla promozione del sistema-Italia all’estero”.
“Target di riferimento” dell’offerta informativa sono “le comunità italiane residenti all’estero, gli italiani temporaneamente all’estero per motivi di lavoro o personali e i cittadini
stranieri di origine italiana, cui vanno aggiunti i cittadini
stranieri interessati o interessabili all’Italia ed al suo sistema
di valori, cultura, stile di vita, beni artistici e paesaggistici,
creatività e prodotti”.
L’articolo 2 scende più nel dettaglio e precisa che la programmazione “deve prevedere 8.760 ore annue di programmazione di cui 293,7 ore annue di programmazione
originale” dedicate a diversi generi (informazione, approfondimento, sport, lavoro).
Al comma 4 un punto cui le comunità all’estero tengono
molto: nella convezione si stabilisce che “la RAI si impegna
ad utilizzare nell’ambito della programmazione per l’estero
i diritti che abbia potuto acquisire inerenti la trasmissione
delle partite di calcio dei Campionati italiani di calcio di Serie A e Serie B compatibilmente con la disponibilità dei medesimi in relazione alle condizioni di mercato”. I successivi
articoli regolano i tempi di comunicazione del palinsesto
Rai alla Presidenza del Consiglio, il ruolo della Commissione di monitoraggio su come viene applicata la convenzione – commissione composta dal Capo del Dipartimento per
l’Informazione e l’Editoria, tre rappresentanti designati dallo
stesso Dipartimento, uno designato dalla Farnesina e quattro designati dalla RAI.
Per questi servizi, alla Rai spetteranno 7 milioni di euro l’anno (articolo 6) fino al 2015.
Eguaglianza giuridica dei figli
Altro importante e atteso provvedimento, entrato in vigore
il 2 febbraio, è il decreto legislativo “Revisione delle disposizioni vigenti in materia di filiazione”, che modifica la normativa con l’obiettivo di eliminare ogni residua discriminazione
rimasta nel nostro ordinamento tra i figli nati dentro e fuori
dal matrimonio, garantendo così la completa eguaglianza
giuridica degli stessi. Intento del Governo, ha spiegato il
Premier Letta, quello di “togliere dal codice civile qualunque
aggettivazione alla parola figli: da adesso in poi saranno tutti figli e basta”.
Il testo che è stato predisposto da una Commissione istituita
appositamente presso la Presidenza del Consiglio, stabilisce
l’introduzione del principio dell’unicità dello stato di figlio;
il principio per cui la filiazione fuori dal matrimonio produce
effetti successori nei confronti di tutti i parenti e non solo
con i genitori; la sostituzione della nozione di “potestà genitoriale” con quella di “responsabilità genitoriale”; la modifica delle disposizioni di diritto internazionale privato con
previsione di norme di applicazione necessaria in attuazione
del principio dell’unificazione dello stato di figlio.
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La Rivista
Normative
allo specchio
di Carlotta D’Ambrosio
Il contratto di lavoro
in Italia e Svizzera:
complessità vs semplicità
Il diritto del lavoro italiano, negli ultimi anni, è soggetto
a numerosi ripensamenti. L’annotazione è utile per dare
una cornice al Job Act con cui Matteo Renzi, neo segretario del PD, ritiene di poter dare slancio al settore.
Il manifesto politico riferisce di un “contratto unico a tutele crescenti”. In attesa di maggiore articolazione le uniche certezze
sono, da un lato, l’intenzione di semplificare le norme e ridurre
le forme contrattuali, dall’altro un’apparente scarsa attenzione
alla produttività ed alla efficienza che, al contrario caratterizzano
altre legislazioni lavoristiche europee, tra cui quella Svizzera. In
quest’ultimo Paese, le forme contrattuali si riducono al contratto
individuale di lavoro ed a quello collettivo.
Per il primo, cui la normativa italiana parrebbe tendere, il datore ed il lavoratore stipulano il contratto a tempo indeterminato
entro un mese dall’inizio del rapporto (art. 335b CO). Per quanto
riguarda il recesso, esso può avvenire in qualsiasi momento da
entrambe le parti in forma orale o scritta, senza necessità di motivazione qualora si verifichi una “giusta causa” che non consenta
la prosecuzione del rapporto: cioè se dipende da aspetti personali
del lavoratore oppure da impellenti esigenze aziendali. Il diritto
svizzero non prevede un diritto di co-decisione della rappresentanza dei lavoratori nelle questioni di licenziamento, con l’unica
eccezione dei licenziamenti collettivi, in cui il diritto è limitato
alla sola consultazione.
Il rapporto di lavoro può terminare nelle seguenti modalità: licenziamento; licenziamento per modifiche contrattuali; rescissione
contrattuale; cessazione al termine di un dato periodo; pensionamento; decesso del collaboratore.
Va da sé che le differenze sono strutturali: in Svizzera, emergono
dalla semplicità dei contenuti e delle forme, mentre l’Italia sconta
la difficoltà di emanciparsi culturalmente dall’idea della tutela a
tutti i costi del lavoratore.
Lo dimostra la proposta di legge n. 1481/2009 del Senatore Pietro
Ichino, tesa al superamento dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. La proposta prevedeva l’eliminazione della tutela reale, in
caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, con pagamento (in caso di recesso illegittimo) di un’indennità parametrata all’anzianità del lavoratore. Il disegno stabiliva l’eliminazione
o quantomeno la riduzione delle fattispecie contrattuali flessibili
di natura subordinata o autonoma. Soluzione vantaggiosa per le
aziende, poiché l’assunzione a tempo indeterminato, come unica
forma contrattuale, era bilanciata dall’abolizione della reintegrazione nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo.
Altra direttrice seguita da Ichino per spostare il baricentro della
discussione verso un mercato del lavoro soggetto alle regole della
40 - La Rivista febbraio 2014
concorrenza, era la privatizzazione del costo sociale della disoccupazione attualmente gravante sull’INPS e quindi sullo Stato Italiano, scaricandone i costi a consorzi o enti di natura privatistica.
Che in Italia gli sforzi riguardanti il diritto del lavoro tendano verso la semplificazione e il superamento dell’art. 18 SL lo dimostra
anche il DDL Nerozzi del 2010 che prevedeva l’unificazione dei
contratti d’inserimento e formazione professionale nel “contratto
unico”. Detto contratto stabiliva per il lavoratore una prima fase
di “abilitazione” a tempo determinato, di massimo 3 anni, durante
la quale sarebbe stato possibile licenziarlo, pagando unicamente
il preavviso; una seconda fase di “consolidamento professionale” al termine della quale il rapporto sarebbe proseguito a tempo
indeterminato. Altra proposta, seppur meno rivoluzionaria della
precedente, era quella avanzata, nel 2012, dai giuristi Boeri e Garibaldi che, pur conservando i contratti atipici, prevedeva un superamento della tutela reale, con possibilità di assumere a tempo
indeterminato al termine di un periodo di prova di 6 mesi. Alla
stipulazione del contratto seguivano una fase d’inserimento di 3
anni e una fase di stabilità: in caso di licenziamento nella prima
fase vi sarebbe stata per il lavoratore solo una tutela economica
pari a 6 mensilità.
Ancora nella scia del superamento dell’art. 18 SL si colloca la Riforma Fornero del 2012, la cui pecca maggiore nella correzione
della norma è non averla riformulata chiaramente consentendo
una discrezionale produzione giurisprudenziale. I vantaggi della
Riforma del 2012 sono stati la diminuzione delle ipotesi di reintegrazione e l’aver previsto che, sia in ipotesi di licenziamento per
motivi economici che per ragioni disciplinari, solo i casi più gravi
di illegittimità siano sanzionati con il ripristino del rapporto di
lavoro.
Le norme, dunque, sono complesse. Ancora più complesse sono
le vie per uscire da uno stallo oramai antico. Invero, quel che
emerge dal confronto con il diritto del lavoro svizzero, lineare e
prevedibile, è che mentre questo è armoniosamente compreso in
un’economia volta alla produttività, ove forme del contratto e vita
dello stesso consentono a imprese e lavoratori di crescere, quello italiano stenta a trovare una soluzione, invischiato ancora nei
lacci dell’art. 18 SL e nella necessità di normare ogni fatto umano.
Allo stato attuale, in attesa di un’esaustiva descrizione delle procedure con cui verranno attuate la semplificazione e riduzione
delle norme gius-lavoristiche, appare invece positiva l’ultima iniziativa di valorizzare i Centri per l’Impiego per il reinserimento di
lavoratori inoccupati e disoccupati.
[email protected]
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La Rivista
Angolo
Fiscale
di Tiziana Marenco
Schizzato l’avamprogetto
della terza riforma dell’imposizione
delle imprese in Svizzera
Costretti ad agire sotto la pressione dell’Unione Europea, del G20 e dell’OCSE, che ritengono non conformi
allo state of the art i regimi fiscali preferenziali cantonali (società holding, società di domicilio, società
mista), le varie esenzioni di cui godono i gruppi che
fanno capo ad una principal company con sede in Svizzera e le finance branches svizzere di società estere, il
Dipartimento Federale delle Finanze e la Conferenza
dei Direttori Cantonali delle Finanze hanno presentato
in fine 2013 i pilastri dell’avamprogetto della terza riforma di imposizione delle imprese che sarà elaborato
nel corso della primavera di quest’anno.
Il nuovo indirizzo di politica fiscale presentato alla stampa e al
pubblico il 19 dicembre 2013 prevede in particolare
– l’introduzione di nuove regole per l’imposizione di attività
mobili, cioè di quelle attività che facilmente possono essere
trasferite da un paese all’altro a dipendenza delle condizioni
del sistema fiscale e per le quali si teme che l’abolizione dei
privilegi fiscali cantonali possa causare ad una fuga di attività e posti di lavoro;
– la riduzione dei tassi cantonali d’imposta sull’utile “a piacimento” dei singoli cantoni per permettere loro di rimanere
competitivi anche dopo l’abolizione dei tradizionali privilegi
cantonali;
– la soppressione di singoli oneri fiscali per rafforzare la piazza.
Gli emendamenti prevedono in sostanza la sostituzione di elementi del sistema fiscale genuinamente svizzeri, e che soprattutto a causa della risultante no or low taxation o del trattamento diseguale dei redditi a dipendenza che gli stessi siano
di provenienza estera o domestica non sono più tollerati dalle
organizzazioni internazionali, con elementi già presenti in sistemi fiscali di paesi europei e di fatto riconosciuti dall’OCSE.
domicilio e miste, come pure delle finance branches e delle società principali;
2. Introduzione di regimi di licence boxes secondo i quali redditi derivati da attività di sfruttamento di proprietà intellettuale (beni immateriali) e/o di attività innovative godono di
sgravio fiscale;
3. Introduzione della riduzione per partecipazioni secondo il
metodo diretto, cioè l’esenzione diretta dei redditi da partecipazioni importanti, eventualmente addirittura eliminando
l’esigenza di una soglia determinante (oggi fissata al 10%), a
sostituzione del regime holding cantonale e della riduzione
indiretta federale e cantonale, quest’ultimo metodo complicato e secondo il quale non sono i redditi specifici a godere
dell’esenzione bensì l’imposta ad essere ridotta nella misura
corrispondente alla quota dei redditi derivati da partecipazioni qualificate di almeno 10%, dedotte le spese di amministrazione e finanziamento, in proporzione ai redditi totali
lordi;
4. Introduzione di una deduzione degli interessi figurativi sul
capitale proprio (“interessi di protezione”) che va oltre l’odierna deduzione degli interessi effettivi nella misura in cui
la società è capitalizzata in modo appropriato e ha quindi
diritto ad uno sgravio fiscale a remunerazione del capitale
proprio messo a disposizione dall’azionista;
5. Riduzione dei tassi cantonali di imposizione sull’utile a discrezione dei cantoni per compensare l’abolizione dei regimi
preferenziali e mantenere la competitività;
6. Soppressione della tassa di emissione sul capitale proprio,
a tutela della competitività della piazza svizzera.
Le misure che verranno concretizzate nell’avamprogetto sono
le seguenti:
Non mancherà l’occasione nei prossimi mesi per illustrare le
molteplici sfaccettature delle novità dei licence boxes e della
deduzione degli interessi figurativi sul capitale proprio. Per il
momento ci limitiamo alla costatazione che, mentre sembrano
fissati gli ingredienti, prima di congedare la ricetta finale trascorrerà ancora qualche tempo.
1. Abolizione dei regimi speciali delle società holding, di
[email protected]
febbraio 2014 La Rivista - 41
La Rivista
Angolo
legale Italia
di Viviana Sforza
Le dichiarazioni e garanzie
e l’efficacia delle pattuizioni contenute
nel contratto preliminare e non riprodotte
nel contratto definitivo
I contratti di acquisizione – che normalmente hanno
ad oggetto azioni o quote di società, o aziende o rami
di aziende – sono oramai “tipizzati” nella prassi degli
affari e seguono in genere uno schema di derivazione
anglosassone condiviso e accettato dagli operatori del
settore (i cosiddetti contratti di “M&A” ovvero “mergers&acquisitions”).
Tale schema prevede una struttura contrattuale abbastanza
complessa: il contratto non si limita a regolamentare la compravendita vera e propria (cioè il trasferimento di un bene contro
pagamento di un prezzo) ma include anche altre previsioni ancillari o connesse alla compravendita, in particolare le dichiarazioni
e garanzie (“representations&warranties”) prestate dal venditore
al compratore, e i relativi obblighi di indennizzo del venditore nel
caso in cui tali garanzie si rivelino incomplete, inesat-te o non
veritiere.
Inoltre, nell’ambito di questi contratti, la compravendita è ad
esecuzione differita: le parti sottoscri-vono subito un contratto
preliminare di compravendita con il quale il venditore si impegna
a vendere ed il compratore si impegna ad acquistare il bene, ma
il trasferimento effettivo del bene avviene in un secondo momento (il “closing”), dopo un certo lasso di tempo (che, a seconda
dei casi, può essere più o meno breve, soprattutto in presenza di
condizioni sospensive all’esecuzione), con la sottoscri-zione di un
atto o contratto definitivo.
L’esistenza di due contratti e la suddetta discrasia temporale
hanno da sempre sollevato il problema del rapporto tra contratto preliminare e contratto definitivo, e soprattutto dell’efficacia
delle previ-sioni contrattuali contenute nel contratto preliminare
e non riprodotte nel contratto definitivo. È in-teresse del compratore, in particolare, salvaguardare l’efficacia delle dichiarazioni e garanzie e degli obblighi di indennizzo, cioè essere certo che
sopravvivano all’esecuzione del contratto definitivo.
Si tenga presente che l’inclusione di queste previsioni nel contratto di compravendita nasce dall’esigenza di tutelare il compratore sull’effettiva consistenza del patrimonio della società.
Secondo la giurisprudenza prevalente, l’oggetto del contratto di
compravendita è in realtà rappresentato dalle azioni o quote della società, e non dal suo patrimonio; quindi, le garanzie previste
per legge riguarde-rebbero solo tali azioni e quote e il compratore non sarebbe legittimato ad invocarle per vizi o problematiche
42 - La Rivista febbraio 2014
inerenti il patrimonio della società, come i beni mobili e immobili,
i contratti, i dipendenti, le tasse, i bilanci, il contenzioso ecc... Per
questo motivo le dichiarazioni e garanzie incluse nel con-tratto
preliminare sono definite come “business warranties” (in contrapposizione alle “legal warran-ties”).
Ciò detto, la giurisprudenza di legittimità ha pacificamente riconosciuto il principio secondo cui il con-tratto preliminare, determinando solo l’obbligo reciproco alla stipulazione del contratto
definitivo, resta superato dal contratto definitivo (la cui disciplina può anche non conformarsi a quella del pre-liminare), salvo
che le parti non abbiano espressamente previsto che il contratto
preliminare sopravviva (in questo senso, da ultimo, Corte di Cassazione, Sez. II Civile, 30 aprile 2013, n. 10209).
Per questo motivo, gli avvocati del compratore sono particolarmente attenti nel far sì che nel contat-to definitivo sia inserita
una clausola dove le parti danno espressamente atto che la sottoscrizione del contratto definitivo non supera le previsioni del
contratto preliminare, ivi incluse le dichiarazioni e garanzie del
venditore e gli obblighi di indennizzo, che restano pertanto salve.
In questo contesto, è di grande interesse una recente pronuncia
del Tribunale di Milano (3 settembre 2013, n. 11261), dove per la
prima volta si sostiene che se le clausole (nel caso di specie, contro-garanzie) non riprodotte nel contratto definitivo non consistono in “clausole direttamente inerenti l’oggetto del (promesso)
negozio di cessione di quote (come tali destinate ad essere assorbite da un diverso tenore del definitivo), queste rappresentano
autonomi impegni negoziali […], di per sé efficaci alla condizione
rappresentata dall’adempimento degli obblighi definitivi dell’acquirente le quote, in-dipendentemente dalla loro riproduzione
all’interno del contratto definitivo di cessione di quote”.
In sostanza, è stata riconosciuta l’autonomia di queste clausole rispetto al negozio attuativo del tra-sferimento delle quote,
a prescindere dalla loro riproduzione nel contratto definitivo o,
come di pras-si, dall’esplicita menzione nel contratto definitivo
della loro “salvezza”.
È un approccio condivisibile ed in linea con la qualificazione
giuridica di queste pattuizioni come non direttamente inerenti
l’oggetto del contratto, di cui si è detto prima.
In attesa delle possibili risposte della giurisprudenza di legittimità, è senza dubbio consigliabile conti-nuare ad includere nel
contratto definitivo una clausola di “salvezza” delle disposizioni
del contratto preliminare.
[email protected]
La Rivista
Angolo
legale Svizzera
di Massimo Calderan
La OReSa e le retribuzioni
dei manager delle società quotate in borsa – (2a parte)
Come descritto nel numero precedente de La Rivista, il
1° gennaio 2014 è entrata in vigore l`Ordinanza contro le retribuzioni eccessive nelle società quotate in
borsa (OReSa). L’OReSa non con-tiene soltanto norme
specifiche sulle retribuzioni, ma anche norme concernenti l’elezione e il manda-to degli organi societari
che si occupano delle retribuzioni.
Assemblea generale. L’assemblea generale degli azionisti
elegge il presidente del CdA; lo statuto non può più conferire
tale potere al CdA stesso (con un’eccezione, vedi in seguito).
Come prima, l’assemblea inoltre deve eleggere gli altri membri
del CdA e i membri del cosiddetto comitato di retribuzione.
Consiglio di amministrazione (CdA). L’elezione dei
membri del CdA da parte dell’assemblea generale deve avvenire singolarmente e non globalmente, e annualmente; lo
statuto non può più prevedere una durata più lunga del loro
mandato. Fermo restando che la rielezione è permessa per un
numero illimitato di volte, salvo che lo statuto preveda una
durata massima del mandato. Sempre annual-mente, l’assemblea elegge come presidente del CdA uno dei suoi membri.
L’assemblea generale può revocare il presidente. Se la carica
di presidente è vacante, l’OReSa prevede che il CdA ne nomini
uno nuovo, ma soltanto per la rimanente durata del mandato;
lo statuto può prevedere altre regole per il caso in cui la carica
di presidente sia vacante.
Relazione sulle retribuzioni. Il CdA deve redigere annualmente una relazione scritta sulle retribuzioni della società, introdotta dall’OReSa. La relazione deve indicare (1)
tutte le retribuzioni ai membri at-tuali del CdA, della direzione e del consiglio consultivo, come anche i mutui e i crediti a
loro concessi e non ancora rimborsati; (2) tutte le retribuzioni
agli ex membri di questi organi societari relative all’attività
svolta a suo tempo o inusuali, come anche i mutui e i crediti
a loro concessi a condizioni inusuali e non ancora rimborsati;
e (3) lo stesso tipo di informazioni relative a persone vicine
alle per-sone appena menzionate, senza però indicarne il nominativo.
Ufficio di revisione. L’ufficio di revisione verifica se la
relazione del CdA sulle retribuzioni è conforme alla legge e
all’OReSa.
Comitato di retribuzione. Soltanto i membri del CdA possono essere eletti come membri del comita-to di retribuzione.
L’elezione da parte dell’assemblea generale deve avvenire singolarmente e an-nualmente. La rielezione è permessa per un
numero illimitato di volte, salvo che lo statuto preveda una
durata massima del mandato. Se il comitato non è al completo, l’OReSa prevede che il CdA no-mini i membri che mancano,
ma soltanto per la rimanente durata del mandato; lo statuto
può preve-dere altre regole.
Rappresentante indipendente. Secondo l’articolo 689c
del Codice delle Obbligazioni la società che propone agli azionisti un membro del CdA o della direzione o un’altra persona
dipendente dalla so-cietà per rappresentarli in un’assemblea
generale, deve designare anche una persona indipendente
che gli azionisti possano scegliere come loro rappresentante. L’OReSa prevede che sia l’assemblea generale a eleggere il
rappresentante indipendente, che finora veniva designato dal
CdA. La sua ele-zione da parte dell’assemblea generale deve
avvenire annualmente. La rielezione è permessa per un numero illimitato di volte, salvo che lo statuto preveda una durata
massima del mandato.
L’assemblea generale può revocare il rappresentante indipendente. Se la carica di rappresentante in-dipendente è vacante,
l’OReSa prevede che il CdA ne nomini uno per la prossima
assemblea genera-le; lo statuto può prevedere altre regole. Il
CdA dal canto suo deve garantire che gli azionisti possano
dare al rappresentante indipendente (1) istruzioni specifiche
in merito alle proposte contenute nella convocazione dell’assemblea generale, (2) istruzioni generali in merito a proposte
non contenute nel-la convocazione, e (3) procure e istruzioni
per posta elettronica. Il rappresentante indipendente esercita
il diritto di voto secondo le istruzioni ricevute o, se non ha
ricevuto alcuna istruzione, si astiene dal voto.
Statuto. Secondo l’OReSa lo statuto delle società deve contenere disposizioni piuttosto dettagliate sui vari punti menzionati. Eventuali modifiche dei principi di retribuzione o di
certi dettagli decisi dall’assemblea generale implicheranno,
quindi, una modifica dello statuto, con atto pubblico, iscrizione al registro di commercio e pubblicazione sul Foglio ufficiale
svizzero di commercio (FUSC).
Disposizioni transitorie: Per vari punti dell’OReSa è pre-
visto un periodo transitorio, che consentirà alle società anonime quotate in borsa e agli istituti di previdenza che detengono
azioni delle stesse, di adeguare statuti, regolamenti, contratti e
processi interni. Ad esempio, le società anonime devono modificare i loro statuti e regolamenti entro la seconda assemblea
generale ordinaria che avrà luogo dopo il 1° gennaio 2014.
[email protected]
febbraio 2014 La Rivista - 43
La Rivista
Convenzioni
Internazionali
di Paolo Comuzzi
La sentenza n. 66/2013
della CTP di Milano
La sentenza citata (che si riferisce proprio ad un importante contribuente svizzero1) è interessante per
alcuni aspetti che abbiamo già discusso in molte
occasioni e perché ci consente anche di discutere di
sanzioni e di introdurre il nuovo tema (che è giunto
alla Cassazione a Sezioni Unite) della conclusione del
processo tributario.
Il caso si riassume nei termini che seguono: 1) abbiamo
una società di diritto italiano e residente fiscale in Italia (la
ISPA) che paga royalties ad una società di diritto svizzero
(e residente fiscale nella Confederazione) che identifichiamo nella società CH1; 2) CH1, a sua volta, riconosce ad
una seconda società di diritto svizzero e residente fiscale
in Svizzera [CH2] ed i cui titoli sono quotati in borsa a
Zurigo e che ha diritto ad una tassazione speciale, il 90%
delle suddette royalties.
A fronte di questa situazione (dice la sentenza) “ … vengono a cadere pertanto i requisiti richiesti per la applicazione
dell’articolo 12 della convenzione …” ovvero viene a cadere la possibilità di applicare una ritenuta pari al 5% dei
canoni corrisposti e si deve applicare la ritenuta prevista
dalla norma interna italiana.
Questo è il nucleo della sentenza che poi diventa interessante anche per gli aspetti sanzionatori.
Applicazione della convenzione
In primo luogo dobbiamo tornare sul tema della applicazione della norma convenzionale avendo ben chiaro che:
1) CH1 e CH2 sono soggetti residenti fiscali in Svizzera
[punto non contestato]; 2) il secondo usufruisce di una
tassazione speciale e 3) i suoi titoli [di CH2] sono quotati
in borsa a Zurigo (con un vincolo massimo al possesso).
Ovviamente se andiamo “a lancia e spada” a sostenere che
il nostro esame deve fermarsi a CH1 (e che la suddetta CH1
non può considerarsi un soggetto conduit) nessun ulteriore
esame è necessario in quanto è cosa certa che si applica
la convenzione in essere e quindi è lecito applicare la ritenuta nella forma ridotta (perché CH1 ha una tassazione
del tutto normale).
Superiamo però questo punto ovvero ammettiamo che
CH1 è un mero interposto ma detto questo dobbiamo chiederci di chi sia interposto e la conclusione fattuale è che
44 - La Rivista febbraio 2014
lo stesso protegge una seconda società svizzera (residente
fiscale in Svizzera) i cui titoli sono quotati in borsa.
A questo punto la domanda che la CTP avrebbe dovuto
porsi è se la seconda società aveva o meno il diritto di fare
uso della convenzione e avrebbe dovuto farlo partendo da
un esame della norma di cui all’articolo 23 della Convenzione stessa.
Il passaggio concettuale è semplice: appurato che il primo soggetto è un intermediario si deve appurare chi sia il
beneficiario effettivo delle royalties e quindi quale sia la
convenzione di fatto applicabile al caso di specie.
Questa norma (articolo 23) recita: “ … Una persona giuridica residente della Svizzera, nella quale persone non residenti della Svizzera hanno un interesse preponderante, sia
direttamente sia indirettamente, in forma di partecipazione o in altro modo, può pretendere, anche se soddisfa alle
condizioni di cui al paragrafo 1, uno sgravio delle imposte
riscosse dall’Italia sugli interessi o canoni che le sono pagati in provenienza dall’Italia, solo se, nel Cantone dove la
persona giuridica ha la sede, gli interessi o i canoni sono
assoggettati all’imposta cantonale sul reddito a condizioni
identiche o analoghe a quelle previste dalle disposizioni
concernenti l’imposta federale per la difesa nazionale …”.
Quindi la CTP avrebbe dovuto accertare: a) la residenza (e
diciamo che la condizione sussisteva) di CH2; b) l’esistenza
di un interesse preponderante di terzi non residenti in CH2
(ie interesse preponderante di soggetti residenti fiscali
nello Stato Z diverso dalla Svizzera); c) nel caso fosse stato
appurato il verificarsi della condizione sub b che precede
allora si doveva proseguire l’esame per verificare la tassazione di CH2 e quindi concludere circa i suoi diritti.
Il problema che la CTP doveva risolvere era quello di accertare (fattualmente) la condizione sub (b) che precede e
avrebbe dovuto farlo mediante la procedura prevista nella convenzione (o meglio la CTP avrebbe dovuto chiedere
all’Agenzia di porre in essere questa procedura prima di
agire mediante avviso di accertamento2 e la violazione di
questo preciso dettato procedurale dovrebbe influire sulla
validità dell’accertamento stesso).
In sostanza nel momento in cui si determina che CH1 è un
soggetto interposto ma si determina anche che lo stesso protegge CH2 non è lecito affermare che non sussiste
il diritto di invocare la convenzione tra Italia e Svizzera
ma si deve prima esaminare con cura se CH2 ha titolo per
invocare detta convenzione in modo autonomo o se lo
La Rivista
stesso non perda il diritto in ragione delle previsioni di cui
all’articolo 23 del Trattato che devono applicarsi nella loro
interezza e non in modo parziale.
La norma di cui all’articolo 23 del Trattato è tesa ad impedire che persone non residente in Svizzera si facciano
scudo di società svizzere per usufruire di benefici convenzionali che non spettano loro (classico caso erogante US, percettore formare in CH e percettore sostanziale
in Liechtenstein) e non è tesa a impedire che una società
Svizzera nasconda una seconda società Svizzera.
Senza ovviamente nel merito del chi ha torto e chi ha ragione diciamo che la CTP ha peccato nella valutazione della norma convenzionale facendo un pochino di confusione
e quasi giungendo a sostenere che, siccome CH2 non paga
imposte cantonali e comunali, della residenza di CH2 non
interessa nulla in quanto il suo status impedisce come tale
la applicazione della convenzione ma questa affermazione
(implicita nella sentenza) appare non conforme al dettato di cui all’articolo 23 che precede in quanto tale norma
deve trovare applicazione solo quando si dimostri l’interesse preponderante di soggetti esteri nella società svizzera e non solo quando si possa dare conto di una tassazione
ridotta della stessa società3.
Applicazione delle sanzioni
Anche su questa parte della sentenza possiamo fare qualche commento visto che alla fine si conclude per la non
applicazione delle sanzioni a carico del soggetto erogante
con la introduzione del concetto di errore scusabile mentre
sarebbe stato meglio parlare di assenza del dolo.
Andando su questa strada (ovvero l’erogante non sapeva) la CTP avrebbe dovuto comunque concludere il suo
ragionamento (ma prima avrebbe dovuto farlo l’Agenzia)
parlando di autore mediato e di soggetto autonomamente
sanzionabile per aver fornito documenti (in tema di diritto alla applicazione delle convenzione) da considerare
sostanzialmente falsi.
Certamente questa parte della sentenza non può occuparsi
di questo tema essendo il giudice vincolato al principio del
richiesto / dichiarato e non dibattendosi in questa sede di
alcun avviso di irrogazione di sanzioni a carico del soggetto estero per una soma di responsabilità diretta.
L’atto di irrogazione di sanzioni dovrebbe quindi caducarsi
a seguito di questa sentenza sul merito della vicenda.
Un rischio
Quando si parla con gli stranieri si fa sempre riferimento
alla durata del processo tributario in Italia (sancendo che
la durata è lunghissima) e si afferma sempre che tanto
prima che il processo si concluda un giudizio di Cassazione
la storia potrebbe concludersi in modo diverso (condono).
Forse oggi questa “moda” deve finire se la Cassazione
(com’è auspicabile) deciderà secondo la tesi della V sezione (con rinvio atti alla Sezioni Unite) la quale ha indicato
come applicabile al processo tributario il dettato previsto
dal nuovo articolo 360 (5) cpc e quindi ha esposto la sua
tesi in merito alla restrizione del ricorso in Cassazione alla
situazione in cui si controverta circa “ … l’omesso esame di fatto decisivo per il giudizio che sia stato oggetto
di discussione tra le parti …” con aggiunta del rischio di
vedersi il cd principio di “doppia conforme” che porta alla
totale insindacabilità della motivazione quando la sentenza di secondo grado sia fondata “… sulle stesse ragioni
inerenti alle questioni di fatto poste a base della decisione
impugnata …”.
In buona sostanza è stato introdotto un nuovo requisito di
inammissibilità del ricorso fondato sull’articolo 360 cpc: il
motivo non è proponibile se il primo ed il secondo giudice
hanno condiviso le valutazioni di fatto (e tocca al ricorrente provare che non è così).
Se questo avviene (considerato che molti contenziosi sono
stati tagliati dal reclamo / mediazione) allora il giudizio
potrebbe chiudersi in 3 anni considerati i tempi delle CTP
e CTR.
Conclusione
A nostro modo di vedere è importante chiarire al giudice di Appello l’errore giuridico commesso in primo grado
(perché di errore circa la interpretazione della norma si
tratta) e quindi fare in modo che, a parità di fatti, non vi
sia una condivisione delle valutazioni giuridiche che consistono nella affermazione implicita secondo cui un soggetto a tassazione speciale in quanto tale (a prescindere
da chi sono i soci dello stesso) non ha diritto di fare uso
della convenzione contro le doppie imposizioni in essere
tra Italia e Svizzera.
È questo il “misunderstanding” di fondo della sentenza che
abbiamo commentato e questo “non capirsi” deve essere
risolto con chiarezza dalla CTR nell’appello che presumibilmente darà presentato mentre una condivisione delle
valutazioni (considerata la chiarezza dei fatti) sarebbe
probabilmente preclusiva di ogni ulteriore rimedio.
1
Non inseriamo il nome del contribuente ma la sentenza completa (con il
nome della parte) ed il commento sono pubblicati in una importante rivista
che è Bollettino tributario n. 19/2013. A scanso di equivoci si precisa che lo
scrivente non ha alcun interesse proprio nella vicenda processuale che commenta in questa sede.
2
Dice la convenzione: “La vigilanza, le indagini e le attestazioni che implica
l’applicazione dei paragrafi 1 e 2 spettano alle autorità competenti dello Stato
contraente di cui è residente il beneficiario dei redditi di cui si tratta. Se le autorità competenti dell’altro Stato contraente da dove provengono i detti redditi
hanno indizi validi per dubitare delle dichiarazioni date dal loro beneficiario
nell’istanza di sgravio d’imposta, e attestate dalle autorità competenti del primo
Stato, esse informeranno dei loro dubbi le autorità competenti del primo Stato;
queste autorità procederanno ad una nuova indagine e ne comunicheranno il
risultato alle autorità competenti dell’altro Stato. Persistendo le divergenze d’opinioni tra le autorità competenti dei due Stati, si applicheranno in tal caso le
disposizioni dell’articolo 26. Lo sgravio d’imposta sarà differito sino a quando
non venga raggiunto un accordo”.
3
In buona sostanza la convenzione (come dice giustamente il commentatore
sulla rivista citata in nota 1) si applica anche alle società a tassazione speciale e
si può negare tale applicazione solo quando dietro a tali società si nascondano
soggetti non residenti in svizzera.
febbraio 2014 La Rivista - 45
E bene si, l’anno 2013 si è chiuso ed è giunto il tempo di
“chiudere il bilancio”!
Dal Nostro punto di vista – Gruppo Seal – riteniamo, in
estrema sintesi, che in un ottica cross border possa
essere confermata, così come per il 2012, la marcata
tendenza a considerare la Svizzera (in particolare il
Canton Ticino, per quanto attiene ai rapporti ItaliaSvizzera) non solo una terra percepita come “rifugio” ma
una meta per nuove opportunità, dalla quale affrontare
nuove sfide (non solo imprenditoriali).
Il Gruppo Seal Consulting:
 opera nel campo della consulenza fiscale e societaria,
sia nazionale che internazionale;
 svolgendo altresì attività di trustee professionale è in
grado di offrire misure di asset protection assicurando
tutela al patrimonio della clientela specie nei delicati
passaggi generazionali di ricchezza;
 è in grado di offrire assistenza tecnica e giuridica sia a
persone fisiche che a persone giuridiche, intenzionate,
in particolare, a intraprendere una “relocation
procedure” (qualora provenienti dall’estero) e ad
ampliare la propria attività d’impresa o i propri
investimenti sia sul territorio elvetico che all’estero;
opera anche in qualità di rappresentante fiscale (IVA)
a favore di imprese estere.
Il Gruppo, in continua espansione, ringrazia la propria
clientela per la fiducia a tutt’oggi accordata.
Seal Consulting è specializzata nell’individuazione di
soluzioni tailored sulle esigenze del cliente, offrendo i
servizi di un multi-family office integrato. Il nostro
Gruppo, comprende, ad oggi società operanti nelle
giurisdizioni di maggiore appeal:
- SVIZZERA – Lugano e Zurigo
- UAE – Dubai
- LUSSEMBURGO
- SINGAPORE
- NUOVA ZELANDA
- USA
- ROMANIA, TURCHIA, CINA (representative offices)
- MOLDAVIA (branch)
- URUGUAY
Nella prospettiva di integrare i servizi al cliente, il
Gruppo è altresì attivo attraverso partnership
commerciali, in particolare nei seguenti Paesi:
- BRASILE, Sao Paolo
- UNGHERIA, Budapest
- UCRAINA, Kiev
IN PARTNERSHIP CON:
La Rivista
L’elefante
Invisibile1
di Vittoria Cesari Lusso
Che invidia!
L’invidia fa parte del classico elenco dei sette vizi capitali! Di quelle abitudini e azioni che secondo la dottrina morale
impediscono la crescita interiore. Ciò è sempre vero? L’invidia in
particolare è sempre negativa? Ragioniamoci sopra.
Il termine invidia prende origine dall’unione di due parole latine
in e videre, da cui il senso di “mal vedere” e guardare con ostilità.
Nel Purgatorio dantesco, gli invidiosi appaiono come ciechi mendicanti con le palpebre cucite, poiché durante la loro vita avevano
guardato con astio la felicità altrui. Uno di questi è Guido del Duca
a cui il Poeta fa dire:
«Fu il sangue mio d’invidia sì riarso
che se veduto avesse uomo farsi lieto,
visto m’avresti di livore sparso»
(Dante Alighieri, Purgatorio, XIV, vv. 82-84)
Giotto è stato ancora più impietoso. Nella cappella degli Scrovegni
ha dipinto un’impressionante raffigurazione dell’invidiosa: i piedi
avvolti dalle fiamme del peccato, un sacchetto di denari in mano;
e in particolare la serpe velenosa della calunnia che penetra i suoi
pensieri, esce dalla sua bocca sputando parole denigratorie nei
confronti dell’invidiato e si rivolta contro di lei colpendole gli occhi.
In tempi a noi più vicini, l’invidia ha conservato il suo significato di sentimento di astio, ostilità e rammarico per la felicità, il
benessere, la fortuna altrui.
Mi sono chiesta più volte se ci sia anche qualcosa di positivo (un
utile elefante poco visibile) in questo sentimento così vituperato,
ma così umano. Chi non ha mai provato invidia scagli la prima
pietra!
In fondo, a ben riflettere, nell’invidia si mescolano due componenti.
Da un lato, un desiderio frustrato e la tristezza di non aver potuto raggiungere ciò che altri, a noi abbastanza vicini da poterci
confrontare con loro, hanno raggiunto. Questa componente non
mi sembra così negativa. Anzi! Essa può generare una costruttiva
spinta all’emulazione e un bisogno di fare meglio e di più.
Dall’altro, ci sono gli ingredienti del rancore accecante verso l’altro considerato più fortunato e l’impulso devastante di distruggere
l’invidiato e la sua opera. È questo il lato nefasto e ignobile dell’invidia. Non mi pare però sempre fatalmente presente.
Arthur Schopenhauer affermava che è normale che l’uomo provi il
sentimento di invidia, ma se invidiare è dell’uomo; compiacersi del
male altrui è del diavolo.
L’invidia contribuisce a plasmare non pochi comportamenti nei rapporti tra gruppi sociali, in famiglia, tra amici e
colleghi. Il sogno interclassista dell’uguaglianza e la speranza legittima di migliorare la propria condizione si accompagnano a ondate distruttive di invidia sociale, che a seconda dell’esito gli storici
chiameranno rivoluzioni o rivolte.
Nelle situazioni di competizione l’invidia per l’avversario più forte diventa spesso incontenibile. In questi mesi di celebrazione del
cinquantenario dell’assassinio di JFK, la televisione ha mandato in
onda un impietoso video sul faccia a faccia televisivo fra Kennedy e
Richard Nixon. Quest’ultimo sembra l’incarnazione del “livore sparso” di cui parlano i versi danteschi sopra citati. I lineamenti tirati e
goffi. Le frasi incerte. La fronte e il mento viscidi di sudore. L’invidia
per quel giovane bellissimo, naturalmente elegante e fascinoso
visibilmente stampata sul suo volto.
La storia è piena di esempi di invidie devastanti. Tra l’altro non
è sempre necessario che l’invidioso sia in posizione di inferiorità
sociale. È nota ad esempio l’invidia di Luigi XIV nei confronti del
suo sopraintendente alle finanze Nicolas Fouquet, destituito e imprigionato a vita per ordine del re Sole che non aveva apprezzato
la sua ostentazione di sfarzi e lussi da monarca (Fouquet avrebbe
dovuto ricordarsi del principio di Erodoto di non suscitare “l’invidia
degli dei”).
In campo artistico Salieri viene ricordato più per l’invidia che
nutriva nei confronti di Mozart che per il valore della sua musica.
La letteratura è zeppa di personaggi il cui destino è fatalmente
connesso con il sentimento d’invidia. Un esempio tra tutti Emma
Bovary. Il veleno dell’invidia comincerà a consumarla quando durante un ballo entrerà in contatto con il mondo fiabesco a cui
vorrebbe appartenere e si renderà conto di quanto la vita che il
marito Charles le offre non sia all’altezza delle sue bovaristiche
aspettative.
Nei romanzi come nella vita abbondano poi gli intrighi basati sulla gelosia, che altro non è che una tipologia di invidia rivolta alle
persone, ree di ricevere un affetto che noi vorremmo avere più o
meno in esclusiva.
Sul piano personale nella mia vita ho incontrato l’invidia in
diverse occasioni.
L’ho provata dentro di me. Mi capita ad esempio quando leggo
la notizia del successo di un libro che tratta temi simili ai miei e
diventa un best seller. Oppure quando l’oratore che mi precede o
segue nel quadro di un convegno riceve una ricompensa in termini
di applausi più consistente della mia.
Quando succede, la riconosco e riesco a fermarmi in tempo in
modo che l’impulso prevalente sia quello di cercare di imitare il
modello superiore, piuttosto che distruggerlo.
Man mano credo anche di aver imparato a far ricorso ad un rimedio piuttosto efficace: prendermi in giro da sola, facendo dell’autoironia dichiarando ad alta voce “Accidenti che invidia!”.
Mi è altresì successo di trovarmi in campo professionale nel ruolo
dell’invidiata e di pagarne il prezzo. Nella memoria conservo un
vecchio ricordo. Non mi genera astio, ma non si cancella. Fu quando una funzionaria dagli orizzonti limitati sbarcata a Berna utilizzò
a un certo punto tutte le sue energie per distruggere l’impresa che
avevo contribuito a creare, con l’illuminato sostegno di suoi predecessori. Usai un antidoto efficace imparato da piccola: se qualcuno
distrugge il mio “gioco”, ne invento un altro. Un po’ più in là!
L’invidia è presente tra amici? La Rochefoucault riteneva
che nell’avversa fortuna dei nostri migliori amici ci sia sempre
qualcosa che non ci dispiace.
Mi permetto di aggiungere che se ci scherziamo un po’ sopra, facendo dell’autoironia su tale peccato, esso diventa perdonabile.
1
[email protected]
Una vecchia leggenda indiana narra di un elefante che pur muovendosi tra la folla
con al sua imponente mole passava comunque inosservato. Come se fosse invisibile…
Dirige le collane Jonas: studi di psicoanalisi applicata (Franco Angeli) e Arcipelago:
ricerche di psicoanalisi contemporanea
febbraio 2014 La Rivista - 47
La Rivista
La Svizzera
prima della Svizzera
Dalla Leggenda
di San Mainardo
a quella di Guglielmo Tell
San Mainardo assalito da due briganti,
affresco conservato nella
Meinrad-Kappelle sull’Etzelpass.
di Tindaro Gatani
La costruzione dell’Abbazia di Einsiedeln è legata alla leggenda di
San Mainardo e dei suoi due fedeli
corvi. La cronaca storica ci ha tramandato che Mainardo (Meinrad
in tedesco), nato intorno al 797 nei
pressi di Rottenburg (Württemberg)
e morto il 21 gennaio dell’anno 861
a Einsiedeln, era un eremita appartenente a una famiglia nobile tedesca.
Dopo aver studiato nel monastero di
Reichenau, sul Lago di Costanza, era
entrato nell’Ordine dei Benedettini
e assegnato alla dipendente prioria
di Babinchova, l’odierna Benken a
sudest del Lago di Zurigo. Nell’anno
828, per darsi tutto alla preghiera in
perfetta solitudine, decise di ritirarsi
su un’altura chiamata Etzel, da Attila re degli Unni. Sulla vetta di quel
monte - che si trova sulla riva sinistra del Lago, proprio di fronte a Rapperswil, che porta il nome tedesco di
quel condottiero barbaro che si vantava di essere considerato Il flagello
di Dio - il nobil uomo, fattosi umile
servitore del Signore, si era costruito
una capanna di frasche, dove passava
la sua vita in preghiera. Si nutriva di
erbe, di radici e di quelle cose che rari
passanti gli lasciavano in dono senza
distrarlo dalle sue meditazioni. Unici
compagni, in quella perfetta solitudine, erano due corvi, che il pio monaco
aveva salvato dai rapaci artigli di uno
sparviero.
I corvi di San Mainardo
D’inverno i due uccelli non lo lasciavano nemmeno per un minuto. A
primavera essi andavano, invece, a
nidificare, l’uno sull’isoletta di Ufenau e l’altro su quella Lützelau, che
si trovano appunto proprio a qualche
centinaio di metri da Rapperswil. Tutti i giorni, anche nella bella stagione,
48 - La Rivista febbraio 2014
Stemma di Einsiedeln
con i due Corvi di San Mainardo.
essi volavano comunque sino alla
capanna di Mainardo per tenergli
silenziosa compagnia. Le persone,
che passavano a debita distanza da
quella semplice dimora, raccontavano stupefatti come sul petto nero dei
due uccelli alcune piume formassero
una piccola croce bianca. La gente
attratta da quei racconti cominciò
allora a recarsi sempre più numerosa sull’Etzel per vedere il monaco e
i suoi due corvi, che per ritrovare la
pace lo guidarono lungo l’Alptal, alle
spalle dei due Mythen che sovrastano
la valle di Svitto, in un luogo solitario
allora chiamato Finsternwald, proprio vicino a dove oggi sorge il lago
artificiale del Sihlsee. Alcuni fedeli
giunti da quel contado costruirono
una cappella dove il sant’uomo potesse pregare indisturbato. E in quel
luogo, dopo tanti anni, il Signore gli
si palesò per annunciare che la sua
santa vita sarebbe stata presto coronata dal martirio. Così fu. Di lì a poco,
due malandrini lo sorpresero in preghiera, puntandogli due coltellacci
alla gola. Mainardo, senza scomporsi,
chiese solo ai suoi carnefici che, consumato il delitto, ponessero due candele: una ai piedi e l’altra alla testa
della sua salma. Gli scellerati vollero
accontentarlo, ma una delle due candele si accese miracolosamente da
sola, proprio quando sopraggiunsero
i due corvi che, con strida acute e con
violento sbattere d’ali, si avventarono
sui due malfattori, ferendoli con i loro
becchi ben appuntiti e costringendoli
a fuggire giù per la ripida discesa. Inseguiti dai due uccelli, i due criminali
corsero a gambe levate fino a quando
giunsero a Zurigo, dove si rifugiarono
in una bettola, sulla riva destra della
Limmat. I due corvi, però, entrati da
una finestra si avventarono su di loro
beccandoli ancora sulla testa. Gli avventori riconobbero allora gli uccelli
di Mainardo e fecero arrestare quei
delinquenti che poi pagarono con il
patibolo il sacrilego delitto. Sul luogo della cappella di Mainardo, fatto
santo, i fedeli eressero poi il santuario
di Einsiedeln, che in tedesco significa
appunto eremita. Quella bettola, trasformata poi in un elegante e rinomato ristorante, esiste ancora a Zurigo e si chiama «Zu den Zwei Raben»
(‘Ai Due Corvi’).
La distruzione dell’Ütliburg
Non poteva mancare una leggenda dedicata agli Asburgo, il celebre
casato svizzero che poi, divenuto
austriaco, avrebbe influenzato la
politica europea fino agli inizi del
Novecento. Essa racconta che sulla
vetta dell’Ütliberg, che sovrasta Zurigo, sorgeva una vecchia fortezza
La Rivista
I due (Kleiner und Grosser) Mythen
che sovrastano la valle di Svitto
chiamata Ütliburg. Abbandonata dai
suoi antichi castellani, il maniero era
diventato il covo di un feroce ladrone che taglieggiava gli abitanti della
città e quelli del contado. Per meglio
riuscire nelle sue imprese, il capobanda si faceva accompagnare da dodici
suoi compagni armati sino ai denti,
ognuno dei quali montava un cavallo bianco. I loro modi erano spicci e
convincenti e tutti, contadini e cittadini, erano costretti a sottostare alle
loro angherie. Chi non pagava e si ribellava all’imposizione era considerato un uomo finito. I più colpiti erano
naturalmente i mercanti di Zurigo,
che appena usciti dalle mura della
città, erano presi di mira da questi
malviventi che li spogliavano dei loro
averi o li prendevano in ostaggio per
poi chiedere il riscatto alla famiglia.
Poiché le milizie della città si erano
mostrate impotenti di fronte alle vigliacche azioni di questa masnada,
il cui fortilizio era inespugnabile, le
autorità di Zurigo si rivolsero allora
a Rodolfo I d’Asburgo (1218-1291),
conte di Kyburg, Langravio di Thurgau
e futuro re di Germania, che si trovava allora nella fortezza dei suoi avi,
in Argovia, dove amava trascorrere i
brevi periodi di riposo che gli impegni
militari e diplomatici gli permettevano. Egli era in rapporto con le più
titolate famiglie europee ed era conosciuto soprattutto per il suo valore
militare e per la sua astuzia. Per essere stato da ragazzo più volte ospite
del vecchio castellano dell’Ütliburg,
Rodolfo sapeva che quella fortezza
era imprendibile con l’uso della forza,
bisognava allora ricorrere all’astuzia, una dote nella quale, come tutti
quelli del suo casato, era insuperabile. In una riunione segreta, tenuta
a notte fonda, Rodolfo svelò allora il
suo piano agli Zurighesi: prima del
sorgere del sole egli stesso avrebbe
preso le sembianze del temuto capobanda, armandosi e vestendosi come
lui. Ordinò quindi che dodici coraggiosi cavalieri zurighesi si unissero
a lui a cavallo di destrieri bianchi,
mentre una piccola armata li avrebbe
seguiti a debita distanza. I tredici uomini si andarono allora ad appostare
nella selva che stava a protezione del
maniero. Al sorgere del sole, puntualmente, il malandrino e i suoi dodici
scherani uscirono per la loro quotidiana scorreria. Quando erano quasi
arrivati sulle rive della Limmat, Rodolfo spronò il suo cavallo, ordinando
ai militi zurighesi di andargli dietro al
galoppo sfrenato, come se fossero inseguiti dalla milizia di Zurigo. A quella vista, le guardie del castello, tratte
in inganno, abbassarono il ponte levatoio per soccorrere i finti briganti.
Appena dentro il cortile del castello,
Rodolfo e i dodici cavalieri occuparono la torretta del ponte lavatoio,
permettendo l’entrata anche ai finti
inseguitori. Dopo aver stroncato ogni
resistenza, gli occupanti aspettarono il ritorno del malandrino e dei
suoi dodici ladroni che furono presi e
condannati senza pietà. Furono allora
liberati gli ostaggi e i beni accumulati restituiti ai legittimi proprietari.
Dell’Ütliburg, dato alle fiamme, e delle sue mura, abbattute e disperse nel
1268, restano oggi solo pochi ruderi.
Il Ponte del diavolo
Una bella leggenda riguarda l’apertura del Passo del San Gottardo, resa
possibile dalla costruzione del ponte
sulla Gola della Schöllenen, in Canton
Uri, tra Göschenen e Andermatt, sotto la quale scorre impetuosa la Reuss.
Per secoli, quella gola invalicabile
Il Ponte del diavolo.
Da una carta di Johann Jakob
Scheuchzer del 1712.
febbraio 2014 La Rivista - 49
La Rivista
Guglielmo Tell trafigge la mela,
affresco di Ernst Stückelberg
nella Tellskapelle
aveva costituito un ostacolo insuperabile tra la valle di Uri e quella del
Ticino. Gli stessi abitanti della Urserental (Valle d’Orsera), per raggiungere Altdorf, erano costretti a usare delle scale spesso traballanti e insicure.
Con l’arrivo dei Walser, nei primi anni
del 1200, fu costruita una passerella
o ponte di legno e solo nel 1595 il
primo massiccio ponte in muratura.
La leggenda narra che gli abitanti di
Uri erano disperati perché nessuno
degli esperti chiamati era stato mai
in grado di progettare e costruire un
ponte su quella gola. Non appena
qualcuno più ardito degli altri iniziava il lavoro, ecco che la violenza
delle acque strappava e portava a
valle le impalcature, le travi, i pali e
ogni altro materiale. Non erano solo
quelli di Uri a volere quel ponte, ma
anche imperatori, commercianti e
gente interessata alle relazioni tra la
Germania e l’Italia. Solo scavalcando
quella gola si poteva, infatti, girare
intorno alla montagna e raggiungere
l’Urserental e quindi il Ticino e l’Italia. Nessuno però voleva più iniziare
quell’opera, che faceva venire il capogiro solo a guardare quella pericolosa
gola. L’ultimo che ci aveva provato,
e si era salvato a stento dai gorghi
della Reuss, rinunciò al suo incarico
dicendo al landamano di Uri: «Solo il
diavolo può farlo». E siccome il landamano si era impegnato a fare eseguire l’opera, si lasciò scappare: «Ebbene,
per mantenere la parola data, sono
disposto a fare un patto anche con
il diavolo». A quelle parole, Belzebù,
preceduto da un acre odore di zolfo,
si materializzò improvvisamente e
disse: «Eccomi, sono pronto a costruire il ponte dietro un’adeguata ricompensa!». «Quale?», chiese il landamano sgomento. «L’anima del vivente
50 - La Rivista febbraio 2014
che, per primo, vi passerà sopra», fu la
diabolica risposta. Il landamano, che
era un politico molto navigato, pensò
di fare costruire intanto il ponte e poi
si sarebbe trovato un compromesso
o una soluzione. Per tutta la notte,
mentre il diavolo era all’opera, che si
vedeva crescere a vista d’occhio, l’assemblea popolare discusse per decidere cosa fare senza, tuttavia, trovare
una risposta. Alle prime luci dell’alba,
il ponte, tutto costruito con massicci
blocchi di granito del Gottardo, era
bell’e pronto. Belzebù, posto all’entrata del manufatto, con la coda attorcigliata tra le zampe, si lisciava i
baffi e a testa alta, sormontata da
due magnifiche corna, aspettava la
sua vittima. Dall’altra parte c’era tutta la folla degli Urani, con, in testa,
il landamano. Nessuno però aveva
intenzione di attraversare. Quando
Belzebù cominciava già a innervosirsi
ecco che un caprone, seguito dal suo
gregge, si mise a correre sulla corsia
centrale del ponte. Alla vista delle
zampe e delle corna da stambecco di
Belzebù, il caprone si scagliò, a testa
bassa, contro quel diavolo, che preso
il forcone mandò in brandelli il povero animale, e quindi andò a staccare
un enorme macigno dalla montagna
e ritornò farfugliando: «Come l’ho costruito, così lo distruggerò!». Proprio
quando stava per lanciare il gigantesco macigno sul ponte, ecco apparire
sull’altra sponda una vecchietta, la
padrona del caprone, che, ignara di
tutto, stava cercando il suo gregge.
«Al diavolo i contratti — farfugliò ancora Belzebù — mi prenderò l’anima
di chi passa per secondo». Nell’attesa
appoggiò il macigno per terra. La vecchietta, alla sua vista, si fece il segno
della croce, costringendo il diavolo a tornare indietro e a svanire nel
nulla. Quel macigno, che, per effetto
del segno della croce, si era intanto
saldato alla terra, è rimasto lì per secoli. Soltanto nel 1977, il Teufelstein
(Sasso del diavolo), pesante circa 220
tonnellate, è stato spostato di 127
metri per far posto alla costruenda
autostrada, e lì si può ammirare ancora oggi all’imboccatura nord della
galleria del Gottardo.
Guglielmo Tell
La leggenda più bella è, però, quella che
riguarda la liberazione di Uri, Schwyz
e Unetrwalden dalla soffocante dominazione degli Asburgo, che governavano quei luoghi servendosi di solerti
funzionari. Beringer von Landerberg
era governatore dell’Unterwalden ed
Hermann Gessler von Bruneck di Uri e
Schwyz, il primo risiedeva a Sarnen e
il secondo a Küssnacht am Rigi. Gessler, noto per la sua protervia, aveva
fatto innalzare sulla piazza di Altdorf
un palo con in capo un cappello con
una penna di pavone, l’uccello simbolo del Casato d’Asburgo. Due soldati,
posti a guardia, dovevano controllare
che fosse eseguito l’ordine perentorio
di inchinarsi davanti a quel palo, pena
il carcere e, per i recidivi, persino la
morte. Tutti, obbligati a passare, attraverso quella che era l’unica piazza
del paese, furono costretti a esporsi al
ludibrio. Solo un uomo, Guglielmo Tell,
sceso dalla selva dello Schächental,
tenendo per mano il figlioletto Walter,
e l’infallibile balestra sulla spalla, si rifiutò di rendere il grottesco omaggio e
tirò avanti sdegnoso a testa alta. I due
scherani del governatore lo fermarono e, incrociandogli le loro alabarde
sul petto, gli chiesero spiegazioni del
suo atteggiamento. «Io — fu la pronta risposta del rude montanaro — mi
inchino solo dinanzi a Dio». I due lo
La Rivista
invitarono allora perentoriamente a
tornare indietro per riverire quel simbolo. Molti uomini, intanto, incoraggiati dal suo comportamento, si erano
fatti avanti minacciosi, costringendo
i due alabardieri a indietreggiare di
qualche passo. Proprio allora, preceduto e seguito da uno stuolo di armati, giungeva sulla piazza Gessler, che
informato dell’accaduto, interrogò con
sarcasmo il montanaro: «Non sei tu
quel cacciatore che colpisce i camosci
al salto e gli uccelli al volo?... E allora
avrai salva la vita se con la tua balestra, da venti passi di distanza, saprai
colpire una mela posta sulla testa di
tuo figlio». «Meglio la morte — rispose
con sdegno il cacciatore — che una simile prova!». Il governatore non aveva
voglia di desistere: «Allora — disse —
lo uccideranno i miei soldati», e ordinò
che il piccolo fosse legato al tronco
di un albero. Tell dovette piegarsi e
sottoporsi alla straziante prova. Scelse due frecce, ne ripose una nella sua
casacca, e incoccò l’altra. La mano gli
tremava e fu costretto ad abbassare la
balestra. «Coraggio papà — lo rincuorò allora il figlio — Io non ho paura!».
Tell prese la mira, si raccomandò al Signore, e fece partire il colpo: la mela,
posta sul biondo capo della sua innocente creatura, colpita proprio al centro, volava lontano, insieme alla freccia. «Perché hai nascosto una seconda
freccia nel petto?», gli chiese allora
Gessler. «Per trapassarvi il cuore — fu
la pronta risposta — se avessi colpito
mio figlio». Il governatore decise allora
che il reprobo cacciatore fosse portato
in catene al suo castello di Küssnacht.
Nel corso dell’attraversata del Lago dei
Quattro Catoni, un’improvvisa tempesta fece, però, traballare la barca, e
Gessler fu costretto a chiedere l’aiuto
alla sua vittima per portare in salvo
l’imbarcazione. Libero dalle catene,
Tell strappò al pericolo i suoi aguzzini,
ma, approfittando del trambusto, era
riuscito anche a impossessarsi della
sua balestra e a guadagnare a nuoto la
riva. Andò allora ad appostarsi, tra Immensee e Küssnacht, in un luogo chiamato Via Cava, passaggio obbligatorio
sulla via di Küssnacht am Rigi. Al sopraggiungere del corteo fece scoccare
quella seconda freccia, che aveva nascosto nella casacca, gridando: «Così
muoiano tutti i tiranni!». Gessler, colpito al cuore, cadde esanime dal cavallo. Era la fine della dominazione
straniera su quelle vallate.
Statua di Guglielmo Tell
sulla piazza principale di Altdorf.
febbraio 2014 La Rivista - 51
La Rivista
Scaffale
ConyRay
Interno 4 (Produzione indipendente pp138 € 10,00)
«Le liriche di ConyRay o le “S-ballate liriche”, come noi ameremmo definirle (…)
godono di una struttura ritmica sostenuta ed ammaliante, muovendosi tra atmosfere reali e di sogno, sintetizzandosi alla fine in un atto di ,editato di “visionaria
lucidità” nella versificazione che attinge sempre da un intenso vissuto quotidiano, esperito attimo per attimo in tutte le sue forme, per sodalizzare con l’assenza
di voci, di suoni, immagini e rumori, all’interno del sé, librato o chiuso nelle pareti
di una stanza in uno dei quartieri popolari di Roma, san Lorenzo, circondato da
mura antiche come Sodoma, dove, con un po’ di immaginazione si può sentire il
ticchettio di una Olivetti “lettera 22” che rompe la notte per cercare spazi nuovi,
tempi altri, armonie inusuali, oblique. (…)»(dalla presentazione di Biagio Propato)
Interno 4 è un poema, in chiave moderna, nel quale l’autore, attraverso i monologhi interiori di ciascun personaggio, nessuno escluso, ha dato voce a quanti,
ai margini della cosiddetta “società civile” e tra di noi, vivono una condizione
di disagio sociale e inadeguatezza costante nel vivere, nella contemporaneità e
luminosità di un film da leggere e vedere tra i versi.
ConyRay è nato, sotto altre spoglie, un secolo più tardi di Auguste Marie Louis
Nicholas Lumière, nello stesso giorno e mese. Ha vissuto a lungo nel quartiere
di S. Lorenzo a Roma.
Ha esordito nel 1997 con la pubblicazione di alcune liriche sulla rivista mensile
Poetry, Anno I - n.8. È presente in alcune antologie e ha partecipato a lettura
pubbliche di poesia.
Ha organizzato readingpoetry allo scopo di divulgare autori inediti o alla loro
prima pubblicazione.
È tra i poeti promotori e protagonisti del progetto La Poesia È Reale, convinto
della necessità che la poesia ritrovi la propria identità e centralità all’interno
della comunicazione sociale, attraverso l’esibizione “live” delle liriche, in forma
di ConcertoPoesia, ossia con un approccio nuovo nella declamazione delle stesse, proponendo performance poetiche che abbiano l’impatto e la dinamica di
un concerto musicale: una sorta di partitura per tre voci e tre poeti in assenza
di musica.
Interno 4 è la sua opera prima, indipendente e autoprodotta, di cui ha curato
anche il progetto grafico. La promozione e la distribuzione è gestita in prima
persona.
e-mail: [email protected]
Facebook: Cony Ray
sitoweb: http://poesiareale.blogspot.com
Nuccio Ordine
L’utilità dell’ inutile (Bompiani pp 272, € 9,00)
Non è vero – neanche in tempo di crisi – che è utile solo ciò che produce profitto. Esistono, nelle democrazie mercantili, saperi ritenuti “inutili” che invece si
rivelano di una straordinaria utilità. In questo brillante e originale saggio, Nuccio
Ordine attira la nostra attenzione sull’utilità dell’inutile e sull’inutilità dell’utile.
Attraverso le riflessioni di grandi filosofi (Platone, Aristotele, Zhuang-zi, Pico della
Mirandola, Montaigne, Bruno, Campanella, Bacone, Kant, Tocqueville, Newman,
Poincaré, Heidegger, Bataille) e di grandi scrittori (Ovidio, Dante, Petrarca, Boccaccio, Alberti, Ariosto, Moro, Shakespeare, Cervantes, Milton, Lessing, Leopardi,
Hugo, Gautier, Dickens, Herzen, Baudelaire, Stevenson, KakuzoOkakura, García
Lorca, García Márquez, Ionesco, Calvino, Foster Wallace), Nuccio Ordine mostra
come l’ossessione del possesso e il culto dell’utilità finiscano per inaridire lo spirito, mettendo in pericolo non solo le scuole e le università, l’arte e la creatività,
ma anche alcuni valori fondamentali come la dignitashominis, l’amore e la verità.
Abraham Flexner – nel suo affascinante saggio tradotto per la prima volta in italiano – ricorda che pure le scienze ci insegnano l’utilità dell’inutile. Eliminando
la gratuità e l’inutile, uccidendo quei lussi ritenuti superflui, difficilmente l’homo
sapiens potrà rendere più umana l’umanità.
Nuccio Ordine (Diamante, 1958) è professore ordinario di Letteratura Italiana
nell’Università della Calabria. In Francia dirige, con Y.Hersant, tre collane di classici
(LesBellesLettres) e in Italia la collana Classici della letteratura europea (Bompiani). Collabora al Corriere della Sera.
52 - La Rivista febbraio 2014
Francesca MandelliBettina Müller
Il direttore in bikini e altri scivoloni
linguistici tra femminile e maschile
(Edizioni Casagrande pp.88, Eu 14.00 – CHF 18.00)
Un divertente quanto provocatorio pamphlet sull’abitudine linguistica di usare il maschile in riferimento alla professione o alla carica di una donna.
Irriverenti e ironiche, queste pagine svelano il lato comico dell’androcentrismo linguistico: tra professori, avvocati, ministri e magistrati, le donne sembrano scomparse…
Ma no! Eccole li: un “avvocato incinta” e un “architetto moglie di un presidente”, un
“magistrato molto esperta” e un “sindaco particolarmente brava”. La confusione ingenerata dall’uso di un fantomatico maschile neutro produce frasi improbabili e concordanze ridicole. Nel caos linguistico le autrici pescano esempi esilaranti e formulano
utili consigli. A introdurre il libro la prefazione della regista Alina Marazzi (autrice
di Un’ora sola ti vorrei e del recente Tutto parla di te) e a scandirne il ritmo le belle e
graffianti vignette di Pat Carra, illustratrice milanese molto nota per le collaborazioni
con Cuore, Aspirina e Smemoranda.
Bettina Müller (Lugano, 1971) ha studiato storia all’Università di Zurigo e relazioni
internazionali alla London School of Economics. Ha curato per alcuni anni la rivista
“Arte e storia” e lavora attualmente come giornalista.
Francesca Mandelli, storica di formazione, è giornalista d’attualità alla Radiotelevisione Svizzera di lingua italiana.
Camilleri Andrea
La rivoluzione della luna (Sellerio pp.276; € 14,00)
Correva l’anno 1677 quando, poco dopo essere stato nominato viceré di Sicilia, don Angel
de Guzmán fu colto da morte improvvisa. I consiglieri del regno attendevano ancora la
nomina di un sostituto, quando inaspettata giunse la notizia di una lettera, una sorta di
testamento, che don Angel aveva scritto in caso di morte anticipata. Quale stupore per i
consiglieri quando appresero che il defunto aveva nominato sua moglie donna Eleonora
di Mora come viceregina! Che disonore essere governati da una donna in una situazione
come quella! Non era un mistero che in tutto il regno di Sicilia in seguito ad una serie di
circostanze sfavorevoli si era diffusa una tale indigenza che non valeva alcuna regola se
non quella della sopravvivenza: i dazi e le gabelle aumentavano ogni giorno, le epidemie
di peste e di colera che si erano diffuse negli ultimi anni avevano ridotto la popolazione
alla povertà più estrema, al punto che le bestie perivano nei campi e le donne, anche le
più giovani, si vendevano pur di non morire di fame. Se nessun governatore uomo era
riuscito a far fronte a uno sfacelo simile, come avrebbe potuto porvi rimedio una donna?
Tuttavia, contrariamente al volere dei più, nell’anno 1677 la Sicilia ebbe un viceré anomalo; infatti, senza lasciarsi spaventare dai numerosi oppositori, donna Eleonora sedette
a capo del Sacro Regio Consiglio, decisa ad attuare quelle riforme che nessuno prima di
lei era riuscito a mettere in atto e a risollevare le sorti della città di Palermo. Per prima
cosa prese provvedimenti in favore delle donne: ricostituì il “conservatorio delle vergini
pericolanti”, per garantire alle ragazze orfane un sussidio e impedire loro di cadere nel
baratro della prostituzione, e in seguito quello delle “ripentite” con l’intento di salvaguardare le ex-prostitute che volevano cambiare vita; da ultimo istituì una dote regia per le
ragazze povere che desideravano sposarsi. Inoltre, abbassò il prezzo del pane e dispose
una riduzione delle tasse per le famiglie numerose. Il tutto nell’arco dei 28 giorni di una
rivoluzione lunare. E molti altri provvedimenti ancora avrebbe attuato se i suoi oppositori
- i grandi feudatari, il vescovo della città e il Tribunale del Sant’Uffizio in particolar modo
- non fossero riusciti a trovare un appiglio e fare in modo che fosse richiamata in patria.
Così, gli intrighi di palazzo, i delitti e la corruzione diffusa posero fine alla felice rivoluzione che grazie a donna Eleonora aveva visto la rifioritura di Palermo e che purtroppo
durò appena un ciclo lunare.
Rimaneggiando i fatti storici realmente accaduti a Palermo a partire dall’aprile del 1676,
Andrea Camilleri, grazie anche all’alternanza di italiano e dialetto siciliano, ci regala un
romanzo pieno di suspense incentrato sulla donna: nella Rivoluzione della luna infatti
la figura di Eleonora di Mora, celebre per la sua bellezza, emerge piuttosto per la sua
intelligenza, per le sue doti politiche e amministrative, oltre che per il coraggio e la determinazione. Che, attraverso il filtro del romanzo e il riferimento al passato, Camilleri voglia
fornirci dei suggerimenti validi anche per il presente?
La Rivista
Benchmark
di Nico Tanzi
Tablet ed e-reader,
da
Steve
Jobs
ad
Amazon:
come cambia il mercato della musica e delle parole
Ho davanti a me un iPad e un Kindle. Nell’ordine: un
tablet, cioè un computer a forma di tavoletta con lo
schermo tattile, e un e-reader, cioè un lettore di libri
elettronici, all’incirca della stessa forma dell’altro,
ma più piccolo e sottile. In apparenza due oggetti
simili, di fatto diversissimi l’uno dall’altro.
L’iPad è una specie di mostro tecnologico: potentissimo nonostante le dimensioni ridotte, è capace di fare tutto (ma
proprio tutto) grazie anche alla quantità incredibile di applicazioni a disposizione, molte delle quali gratuite.
Il Kindle invece ha un solo scopo: la lettura (previo download, semplice e immediato) di libri, saggi e articoli su uno
schermo studiato per imitare il più possibile la carta e non
affaticare gli occhi.
Guardandoli, uno di fianco all’altro sulla scrivania, mi viene
in mente come la loro diversità sia anche – in un certo senso
– emblematica del modo in cui in pochi anni la tecnologia
ha cambiato radicalmente il nostro rapporto con due delle
più antiche attività dell’uomo, la lettura di testi e l’ascolto
di musica. Attività fino all’altro ieri legate ai supporti fisici
(il libro e il disco), e oggi praticate sempre più in modalità
virtuale. Il che ha scombussolato le regole dei rispettivi mercati, e ha messo in crisi sistemi produttivi e commerciali che
sembravano inattaccabili.
I due mercati però hanno risentito in modo diverso dell’attacco delle nuove tecnologie. L’industria musicale è stata
messa ko, letteralmente, dal formato mp3 (lo standard più
usato per la diffusione dei file audio). Da un giorno all’altro
il cd è diventato obsoleto: che bisogno c’è di accumulare
pezzi di plastica sugli scaffali, quando la musica si può portare in tasca su un iPod o sul telefonino? E, soprattutto,
perché pagarla quando si può scaricare gratuitamente? È
illegale, naturalmente. Ma questo sembra non preoccupare
granché i milioni di ragazzini che impazzano sul web alla
ricerca dei siti giusti, con buona pace (si fa per dire) di musicisti e case discografiche.
Ci aveva messo una pezza Steve Jobs inventando iTunes,
che è diventato “il” negozio globale di musica. Con iTunes
le case discografiche hanno smesso di vendere album interi (perché pagare per l’intero album quando puoi comprare
solo quel brano o due che ti piace?), ma almeno continuano
a incassare. Ma c’è chi dice che non durerà molto: nel 2013,
per la prima volta in dieci anni, la vendita di musica digitale
ha avuto una flessione. E non perché si sia tornati a comprare i dischi (nonostante il revival del vinile, che vive una
seconda giovinezza grazie a un folto drappello di entusiasti).
Il motivo sono le “streaming radio” (gratuite) e i siti come
Spotify, che al massimo ti fanno pagare qualche dollaro per
ascoltare tutta la musica che vuoi, quando vuoi e dove vuoi.
Un sacco di musicisti, pare, ormai guadagnano soprattutto
con i concerti live: almeno i biglietti non li trovi gratis su
Internet.
Soffre anche l’editoria, a causa della rivoluzione digitale: ma
in modo diverso. Il declino del modello di business tradizionale (scrittore/editore/distributore/libreria/consumatore) in
questo caso è più lento. Certo, le vendite (di libri cartacei)
calano dappertutto, e le librerie chiudono una dopo l’altra.
Però non ci sono (se non molto marginalmente) fenomeni
di pirateria. Se vuoi un libro, te lo devi comprare: che sia in
libreria, da un rivenditore online o in formato elettronico
da Amazon (da leggere sul Kindle, appunto). Il Grande Dubbio in questo caso è: quanto tempo ci metterà il libro – in
quanto oggetto di carta – ad apparire una cosa vecchia e
facilmente rimpiazzabile?
Oggi questo ci appare impossibile – almeno a noi che fra i
libri siamo cresciuti; noi che se ci capita di leggere un libro
su uno schermo proviamo un sottile, impalpabile fastidio.
Ma non sono sicuro che le prossime generazioni considereranno indispensabile il supporto-libro. D’altronde, all’e-book
sono bastati 5-6 anni per conquistarsi, negli USA, una quota
di mercato di tre miliardi di dollari (rispetto ai sei dei cosiddetti hardcover, i libri rilegati). Merito – o colpa, fate voi – di
Amazon, che ha inventato il Kindle ed è diventato in breve
il colosso del settore, di cui ha praticamente il monopolio
(oltre a essere il numero uno della vendita online di libri
cartacei).
Amazon fra l’altro ha fatto ciò che iTunes ha tentato di fare
per la musica: rappresentare il riferimento principale del
mercato, offrendo un’alternativa praticabile al vecchio modello di business e garantendo un minimo di entrate a musicisti e case discografiche. Ma – per così dire – lo ha fatto
meglio: la musica viene ormai percepita come una cosa che
si può avere gratis o quasi, mentre per i libri non è così. E
speriamo che duri, perché se il lavoro intellettuale smetterà
di avere un valore, un bel pezzo della nostra civiltà rischierà
seriamente di scomparire.
febbraio 2014 La Rivista - 53
La Rivista
EVE ARNOLD
fino al 27 aprile 2014
Corte Medievale di Palazzo Madama a
Torino
Marilyn Monroe, Marlene Dietrich,
Indira Gandhi, Malcolm X
e il mondo di una grande fotografa
Fino al prossimo 27 aprile, Palazzo Madama celebra con una
retrospettiva l’opera della fotografa statunitense Eve Arnold
(1912-2012), i cui scatti hanno lasciato un segno indelebile
nella storia della fotografia del
XX secolo. L’esposizione, che
gode del patrocinio del Comune
di Torino, è ospitata nella Corte
Medievale di Palazzo Madama e
nasce dalla collaborazione tra la
Fondazione Torino Musei, Magnum Photos e la casa editrice
Silvana Editoriale, con il sostegno della Versicherungskammer
Bayern di Monaco.
“Che cosa mi ha spinto e mi ha fatto andare avanti nel corso dei decenni? Qual è
stata la forza motrice? Se dovessi usare
una parola sola, sarebbe curiosità.” (Eve
Arnold). La curiosità per la vita, in ogni
suo aspetto, è la chiave di lettura che ci
consegna la stessa Eve Arnold per accostarci alla sua opera e al suo personalissimo sguardo sul mondo. Documentarista
e ritrattista, nel corso della sua lunga e
prolifica carriera Eve Arnold ha spaziato
con disinvoltura tra generi molto diversi. Il
suo nome è legato innanzitutto ai ritratti
dell’alta società e dei divi di Hollywood:
personaggi del calibro di Marilyn Monroe,
Joan Crawford, Liz Taylor, Marlene Dietrich, ma anche presidenti, reali, politici
come Indira Gandhi e attivisti come Malcolm X, che la scelse personalmente per
documentare la sua battaglia per i diritti
civili. Famosi sono inoltre i suoi grandi
reportage nelle regioni più remote del
pianeta - dall’India all’Afghanistan, dalla
Cina alla Mongolia – che le furono commissionati da Life, dal Sunday Times e dalle più prestigiose riviste dell’epoca e per
i quali ottenne importanti riconoscimenti
Manifestazione per Indira Gandhi.
Uttar Pradesh, 1978
internazionali nel campo della fotografia,
come il National Book Award del 1980 e
il Lifetime Achievement Award dall’American Society of Magazine Photographers.
Le 83 fotografie in mostra, in bianco e
nero e a colori, ripercorrono le tappe più
importanti e significative del suo lavoro
di fotografa dal 1950 al 1984 attraverso 12 sezioni: “Sfilata di moda ad Harlem”, “Malcolm X”, “Riti Voodoo ad Haiti”,
“Gli importantissimi primi 5 minuti di un
neonato”, “Marlene Dietrich”, “Marilyn
Monroe”, “Joan Crawford”, “Celebrità”,
“Afghanistan”, “Dietro il velo”, “Cina” e
“India”. Eve Arnold, al secolo Eve Cohen,
nasce il 21 aprile 1912 a Philadelphia da
emigranti ebrei russi e inizia la carriera
fotografica nel 1946 a New York, frequentando la New School for Social Research. Segue i corsi di Alexey Brodovitch,
art director di “Harper’s Bazaar”, che per
primo ne intuisce il talento e le commissiona alcuni servizi di moda. Presto notata
da Henri Cartier-Bresson, si è distinta per
Marilyn Monroe si fa fotografare tra una
ripresa e l’altra Hollywood, California,
USA. 1960
Eve Arnold sul set di Becket e il suo re.
Inghilterra, 1963. Foto di Robert Penn
54 - La Rivista febbraio 2014
La Rivista
Addestramento di un cavallo
per la milizia. Mongolia Interna, 1979
essere stata la prima fotografa donna a
essere ammessa nel collettivo dell’agenzia Magnum, dapprima come freelance
nel 1951, e dal 1957 come membro effettivo. Sin dall’inizio della carriera entra
in contatto con numerose celebrities, da
lei chiamate “personalities”, che ritrae in
modo inedito. In questi scatti si alternano
immagini ufficiali a fotografie quasi rubate, momenti intimi e quotidiani che ci
raccontano di un’epoca in cui le celebrità
non erano ancora ossessionate dal controllo della propria immagine, ma si concedevano con generosità ad artisti della
statura di Eve Arnold. Celebri in questo
senso gli scatti fatti a Marilyn Monroe,
che Eve Arnold segue per oltre un decennio, dal 1950 al 1961, nei vari set cinematografici, arrivando a conquistare l’amicizia dell’attrice, cui dedica ben cinque
volumi fotografici. Accanto ai servizi patinati, che hanno consentito alla fotografa,
di estrazione sociale modesta, di potersi
mantenere, Eve Arnold si dedica con passione alla fotografia sociale e documentaristica, che la porta a visitare i luoghi
più remoti del pianeta: fu tra i primi fotografi americani a essere ammessa in Cina
negli anni settanta, ottenendo un permesso speciale da Pechino, e documentò
la condizione della donna in Afghanistan
e nei Paesi arabi attraverso alcuni scatti, presenti in mostra, dedicati all’uso del
velo. Accanto al fotogiornalismo, di cui è
considerata una pioniera, Eve Arnold si è
interessata anche a temi sociali legati al
cambiamento dei costumi e delle abitudini nel mondo americano, come si può
vedere nella sezione che documenta la
sfilata di modelle nere ad Harlem.
La mostra è accompagnata da un volume
che raccoglie la selezione di fotografie del
percorso espositivo, un contributo della
giornalista e critica fotografica Angela
Madesani e uno della celebre scrittrice
Simonetta Agnello Hornby.
EVE ARNOLD
Retrospettiva
15 gennaio - 27 aprile 2014
Corte Medievale di Palazzo Madama
Piazza Castello - Torino
Info: www.palazzomadamatorino.it
Orari
Da martedì a sabato dalle 10.00 alle 18.00
(ultimo ingresso ore 17.00)
Domenica dalle 10.00 alle 19.00
(ultimo ingresso ore 18.00)
Chiuso il lunedì
Malcolm X.
Chicago, Illinois, USA. 1961
febbraio 2014 La Rivista - 55
La Rivista
I capolavori
di Kandinsky a Milano
Fino al 27 aprile a Palazzo Reale
Promossa e prodotta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, Palazzo Reale,
il Centre Pompidou di Parigi,
24 ORE Cultura – Gruppo 24
ORE e Arthemisia Group, l’esposizione, a cura di Angela
Lampe – storica dell’arte nonché curatrice e conservatrice
del Centre Pompidou di Parigi
– e in collaborazione per l’Italia
con Ada Masoero, è una grande retrospettiva monografica
che presenta oltre 80 opere
fondamentali dell’arte di Kandinsky, esposte in rigoroso ordine cronologico.
“Per tutti Kandinsky è il creatore dell’astrattismo e molto popolari sono le
immagini dei suoi quadri, ma non tutti
conoscono la strada che questo artista ha percorso per creare una nuova
poetica – ha commentato l’assessore
alla Cultura Filippo Del Corno –. Il suo
cammino di artista giunge attraverso il
tempo, i viaggi, la guerre a un’arte capace di vibrare grazie ai colori, alla loro
forza, alle loro variazioni e relazioni.
Un’articolazione armonica che richiama quella della musica, che Kandinsky conosceva bene e che apprezzava
molto, soprattutto quella degli autori
a lui contemporanei: i quadri della sua
maturità sono infatti un rimando continuo di luce e di suoni, muti ma vivi,
interrotti da segni grafici che sembrano pause e note sul pentagramma”. Il
Wassily Kandinsky
Bild mit rotem Fleck
(Quadro con macchia rossa)
25 febbraio 1914
Olio su tela, cm 130 x 130
Donazione Nina Kandinsky,
1976 Adam Rzepka ‐ Centre Pompidou
visitatore percorrerà le sezioni della
mostra organizzata secondo i periodi
principali della vita di Kandinsky, dagli
esordi in Germania agli anni in Russia
e in Francia poi. Il percorso espositivo
comincia “immergendo” il visitatore
in un ambiente che avrà “il potere di
trasportarlo fuori dallo spazio e dal
tempo”: una sala con pitture parietali.
Ricreata nel 1977 dal pittore restauratore Jean Vidal, queste pitture sono
state realizzate copiando fedelmente
le cinque tempere originali eseguite
da Kandinsky per decorare un salone
ottagonale della Juryfreie Kunstausstellung, una mostra senza giuria che
si svolse annualmente a Berlino tra il
1911 e il 1930. Questi cinque pannelli
a tempera erano entrati nella collezione del Pompidou in seguito alla donazione della vedova Nina nel 1976 al
museo stesso. Organizzata secondo un
criterio cronologico, la mostra presenta poi quattro sezioni che si sviluppano lungo otto sale.
A Monaco: 1896 – 1914
Wassily Kandinsky
Venise n° 4 (Venezia n. 4) [1903 circa]
Tempera su cartone, cm 40,5 x 56 cm
Lascito Nina Kandinsky, 1981
56 - La Rivista febbraio 2014
Nel 1896 Kandinsky si trasferisce dalla
Russia a Monaco per studiare pittura. La città tedesca in quel momento
sta abbandonando la moda simbolista
per diventare la capitale europea del
Jugendstil, la corrente artistica che
cerca la via dell’arte attraverso i progetti decorativi. Kandinsky esordisce
con piccoli paesaggi ancora tardo-impressionisti e con tempere simboliste
dai colori lucenti, ispirate alle antiche
leggende germaniche e alla vita della
vecchia Russia. È però dal 1908, nei
soggiorni estivi a Murnau, dove la sua
compagna comprò una casa, che crea
i primi dipinti in cui, servendosi di colori accesi e antinaturalistici, traduce
la realtà in immagini piatte, prive di
volume, ispirate alla pittura fauve. Il
La Rivista
Wassily Kandinsky
Gelb‐Rot‐Blau (Giallo‐Rosso‐Blu) 1925
Olio su tela, cm 128 x 201,5
Donazione Nina Kandinsky,
1976 Philippe Migeat ‐ Centre Pompidou
paesaggio diventa così pretesto per
esercizi sulla forma e per indagini sulla
forza del colore, con cui avvia il primo
processo di astrazione dal reale.
È a Monaco che Kandinsky scrive “Dello spirituale nell’arte”, famoso saggio
in cui affronta sul piano teorico ciò che
andava sperimentando nella sua pittura, dal rapporto tra forma e colore a
quello per lui fondamentale tra colore
e suono, alla base dell’astrazione. Con
l’amico Franz Marc, sviluppa il progetto del Cavaliere Azzurro che produrrà
due mostre tra il 1911 e il 1912 e, nel
maggio 1912, il celebre Almanacco del
Cavaliere azzurro, dove musica e arti
visive si intrecciano strettamente e si
valorizza il ruolo delle arti popolari e
“primitive” in funzione di un rinnovamento radicale della pittura. In questi
anni Kandinsky crea le sue prime opere totalmente svincolate dal reale, che
traducono in immagini astratte il suo
mondo interiore.
e già nel 1922 concepisce e realizza
con i suoi studenti la grandiosa decorazione per l’atrio della Juryfreie di
Berlino. Gli anni al Bauhaus sono caratterizzati dall’amicizia con Paul Klee
e dalla pubblicazione dell’altro suo
principale saggio “Punto e linea sul
piano” (1926). I titoli stessi delle sue
opere mettono in evidenza il rapporto
tra i colori e le forme geometriche; nel
1930 si affacciano le prime forme organiche. La chiusura del Bauhaus, imposta dai nazisti nel 1933, lo costringe
a emigrare di nuovo, questa volta verso Parigi.
Parigi: 1933-1944
La Parigi in cui Kandinsky arriva nel
1933 è sì la capitale del mercato
dell’arte, ma è anche una città devota ai suoi soli artisti (Picasso e i Surrealisti soprattutto), poco interessata
all’astrazione pura di un artista russo
di nazionalità tedesca. I Kandinsky
si stabiliscono a Neuilly-sur-Seine,
in un edificio affacciato sulla Senna e sul Bois-de-Boulogne. Nei suoi
dipinti e nei lavori su carta, anche
per l’influsso degli amici surrealisti
Jean Arp e Joan Miró, si moltiplicano
le forme biomorfe: amebe, creature
degli abissi, embrioni, insetti: un microcosmo in cui Kandinsky si immerge anche per fuggire l’angoscia della
guerra. Muore il 13 dicembre 1944,
senza vedere la fine del conflitto.
Di nuovo in Russia: 1914-1921
Scoppiata la Prima guerra mondiale,
Kandinsky è costretto a rientrare a
Mosca. Con lo scoppio della Rivoluzione d’Ottobre, viene coinvolto dai rivoluzionari nelle nuove istituzioni culturali, dove fino al 1920 occupa ruoli
di prestigio. Assorbito dagli incarichi
istituzionali dipinge poco, ribadendo
la sua scelta definitiva per l’astrazione, ma l’avanguardia costruttivista più
radicale lo osteggia per il suo espressionismo spirituale e nel 1921 decide
di tornare in Germania.
Gli anni del Bauhaus: 1921-1933
Celebre per i suoi scritti, Kandinsky
viene invitato da Walter Gropius a
insegnare al Bauhaus, la prestigiosa
scuola di architettura e arte dove dal
1922 è docente di Decorazione murale
Wassily Kandinsky,
Schwarzer Raster (Griglia nera),
1922 Olio su tela, cm 96 x 106.
Lascito Nina Kandinsky, 1981
VASSILY KANDINSKY. La collezione del Centre Pompidou
Palazzo Reale, Milano | 17 dicembre 2013 – 27 aprile 2014
Orari: Lun 14:30 – 19:30 | Mar, Mer, Ven, Dom 9:30 – 19:30 | Gio, Sab 9:30 – 22:30
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura.
Per prenotazioni e informazioni: +39 02 54916
http://www.kandinskymilano.it
febbraio 2014 La Rivista - 57
La Rivista
Sorrentino
alla caccia dell’Oscar
Toni Servillo, alisa Jep Gambardella,
in una scena della Grande Bellezza
Dopo il Golden Globe ecco che
la candidatura della Grande
bellezza di Paolo Sorrentino al
miglior film straniero torna a
far sperare l’Italia agli Oscar.
Un’attesa che si protrarrà per
un mese e mezzo di passione
fino al galà a Hollywood il 2
marzo con la proclamazione
dei vincitori.
Il viaggio del disincantato giornalista
mondano Jep Gambardella (un grandissimo Toni Servillo), tra le meraviglie e
la decadenza della Capitale, aiutato da
comprimari di lusso come Carlo Verdone e Sabrina Ferilli ha quindi conquistato i giurati dell’Academy. Il nemico
più temibile del nostro film in vista dei
premi del 2 marzo a Los Angeles è The
hunt (Danimarca) di Thomas Vinterberg
con Mads Mikkelsen, cupa storia di un
padre sospettato di pedofilia. Gli altri
nominati a completare la cinquina che
aspira al miglior film straniero sono The
Broken Circle Breakdown di Felix van
Groeningen (Belgio); The Missing Picture di Rithy Panh (Cambogia) e Omar
di Hany Abu-Assad (Palestina). Esclusi
invece altri due film molto quotati alla
vigilia: The Grandmaster di Wong Karwai (Hong Kong); The Notebook di Janos Szasz (Ungheria).
Per il resto nelle nomination non ci
sono grosse sorprese. Il maggior numero di candidature va American Hustle di
David O’Russell (dieci, come a Gravity,
ma soprattutto in categorie tecniche)
e 12 years a slave di Steve McQueen
(nove) Il primo racconta in modo romanzato l’operazione Abscam, creata
dall’F.B.I. negli anni 70 per indagare sulla corruzione nel Congresso degli Stati
Uniti d’America e si fa forza soprattutto dell’interpretazione che gli vale la
58 - La Rivista febbraio 2014
doppietta di nomination al femminile
per Amy Adams, come miglior protagonista e Jennifer Lawrence come non
protagonista e la doppietta al maschile
per Christian Bale come migliore attore e Bradley Cooper come supporting
actor. Il secondo è tratto dall’autobiografia di Solomon Northup, talentuoso
violinista di colore rapito e costretto a
lavorare nei campi della Louisiana, che
oltre alle candidature a miglior film e
miglior regia prende quelle per l’attore protagonista (Chiwetel Eljofor), non
protagonista (Michael Fassbender) e
per l’attrice non protagonista (Lupita
N’yongo). Tra le attrici la più quotata resta la deliziosa Cate Blanchett di
Blue Jasmine di Woody Allen, un altro
film sulla crisi del 2008 che vede anche nominata la non protagonista Sally
Hawkins, senza dimenticare la magnifica Judi Dench di Philomena. Attenzione però alla veterana (e pluridecorata,
con 3 statuette e altre 15 nomination)
Meryl Streep, stavolta in gara per I segreti di Osage County.
Sarà la volta buona, dopo 4 candidature e nessun premio, per Leonardo
Di Caprio, candidato all’Oscar per The
Wolf of Street di Martin Scorsese (6
nominations) nella parte di Jordan
Belfort, broker spregiudicato a Wall
Street? A contendergli l’ambito riconoscimento Matthew McConaughey
protagonista drammatico nei panni
di un cowboy malato di Aids di Dallas Buyers Club (6 nominations), un
ruolo per cui ha perso ben 30 chili
(e si sa che ai membri dell’Academy
questi sforzi fisici piacciono...). Altro sfidante temibile è il Bruce Dern
di Nebraska di Alexander Payne (6
nominations), viaggio malinconico e
in bianco e nero di un padre anziano con il figlio attraverso l’America
che corre anche come miglior film,
miglior regia e migliore attrice non
protagonista (June Squibb). Esclusi
dai giochi una volta tanto Tom Hanks (Captain Phillips, che comunque
prende sei nominations) e Robert Redford (All is Lost).
Paolo Sorrentino, con Sabrina Ferilli Isabella Ferrari e Toni Servillo,
in occasione del Festival di Cannes
La Rivista
Sequenze
di Jean de la Mulière
Viva la Libertà
di Roberto Andò
Enrico Oliveri, uomo di sinistra e segretario del principale partito
dell’opposizione. Contestato durante un congresso e dato per sconfitto da un recente sondaggio per l’imminente competizione elettorale,
si eclissa senza lasciar traccia lasciandosi alle spalle moglie, casa,
paese e partito. Si rifugia a Parigi, dove lo accoglie Danielle, amante
di un’estate a Cannes. Intanto a Roma Andrea Bottini, fedele collaboratore, cerca di rimediare con il classico escamotage dello scambio di
persona. Enrico ha un fratello gemello appena dimesso da una clinica
psichiatrica che potrebbe arginare temporaneamente l’eclissamento
del segretario. Bottini propone a Giovanni Ernani, filoso geniale affetto da una depressione bipolare, di sostituirsi al fratello sul palcoscenico della politica. Giovanni non si fa certo pregare e divertito indossa
gli scomodi panni del fratello, sorprendendo molto presto giornalisti,
opinione pubblica e membri del partito. A colpi di poesia e di buona
coscienza, Giovanni risale la scala del gradimento e incoraggia gli italiani a ricominciare brechtianamente da se stessi. Garbo, leggerezza,
intensità, sono queste le qualità di Viva la libertà che in una poesia e
un giro di danza rivela una bellezza spiazzante e intende la difficoltà
della rappresentazione dell’uomo politico al cinema.
Recuperando la lezione di un cinema italiano che rappresenta la
realtà interpretandola e non spiegandola, Roberto Andò porta sullo
schermo il suo romanzo premio Campiello, Il trono vuoto. Con leggerezza e profonda verità dipinge, un ritratto della vita politica nel
nostro paese più efficace – e divertente – di quello che si otterrebbe
con decine di saggi critici e dotte conferenze. Merito anche della straordinaria performance bifronte di Toni Servillo che supera se stesso,
coadiuvato da un ottimo cast.
Philomena
di Stefen Frears
Irlanda, 1952. Philomena Lee, ancora adolescente, resta incinta. Cacciata dalla famiglia, viene mandata al convento di Roscrea. Per ripagare le
religiose delle cure che le prestano prima e durante il parto, Philomena
lavora nella lavanderia del convento e può vedere suo figlio Anthony
un’ora sola al giorno. A tre anni Anthony le viene strappato e viene dato
in adozione ad una coppia di americani. Per anni Philomena cercherà
di ritrovarlo. Cinquant’anni dopo incontra Martin Sixmith, un disincantato giornalista, e gli racconta la sua storia. Martin la convince allora
ad accompagnarlo negli Stati Uniti per andare alla ricerca di Anthony.
Con quella scrittura, con quelle interpretazioni e con quell’equilibrio
di regia che guarda direttamente a un cinema che tutti si lamentano
non esistere più, Philomena è un film che avrebbe potuto raccontarti
qualsiasi vicenda.
Perfettamente in bilico tra dramma che ti strappa le lacrime senza
essere strappalacrime, e commedia esilarante dotata di battute e tempi
impeccabili, il film procede sicuro e con uno sprezzo del pericolo, come
le interpretazioni di Steeve Coogan e di Judi Dench, incurante delle paludi rischiose in cui poteva rischiare di cadere. E, anzi, centra l’obiettivo
sia quando si concede stoccate secche e maliziose, sia quando tratta
con serietà, ma senza pedanterie o eccessivi moralismi i lati più drammatici della vicenda di Philomena Lee.
In un film che poteva diventare un giustificatissimo quanto urlato e banale atto d’accusa contro determinate istituzioni della Chiesa Cattolica,
e della sua stessa dottrina, Frears e Coogan, che oltre che interprete ne
è sceneggiatore, non si risparmiano di certo affondi memorabili, sarcastici o serissimi che siano, ma la loro condanna è tanto più efficace
quanto più e capace di fermarsi alla documentazione dei fatti e di non
diventare pamphlet infiammato e militante.
Perché la storia di Philomena e di questo film omonimo è, prima di
tutto, quella di una madre e di un figlio che (non) s’incontrano troppo
tardi, e quello di un uomo e di una donna diversi per classe e per cultura che s’incontrano in tempo per rilanciare il loro futuro; quella della
necessità di rendere nota la verità senza per questo cercare vendetta.
The spirit of ‘45
di Ken Loach
Il 1945 fu un anno cruciale nella storia della Gran Bretagna. Il senso
di unità che aveva guidato il paese attraverso la Seconda Guerra
Mondiale, mescolato ai ricordi amari del periodo tra i due conflitti,
indusse gli inglesi a immaginare una società migliore. Lo spirito di
quegli anni avrebbe potuto diventare il nume tutelare per le nuove
generazioni.
Utilizzando filmati tratti dagli archivi regionali e nazionali, registrazioni sonore e interviste dell’epoca, Ken Loach, tessendo un racconto
ricco di contenuti politici e sociali, racconta quel momento storico
in Gran Bretagna, le conquiste sociali raggiunte e il loro successivo
smantellamento a partire dal governo Tatcher.
Secondo il regista ingles, lo spirito del ’45 era “un’idea nobile, popolare e acclamata dalla maggioranza della popolazione”: un moto di
solidarietà sociale nato dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale e improntato alla condivisione e al mutuo soccorso.
Il film parte da una tesi ben definita e procede ad illustrarla accantonando ogni pretesa di neutralità e assumendosi la responsabilità di
un punto di vista apertamente schierato. Del resto non ci si potrebbe
aspettare da Loach, da sempre campione delle classi economicamente e socialmente più deboli, un distacco emotivo di fronte alle
testimonianze degli anziani ex minatori, metalmeccanici, ferrovieri,
portuali, postini e infermieri che fanno da narratori di questa storia
di speranza e disillusione.
Il senso dell’operazione è quello di passare il testimone da quegli
ottuagenari ai ventenni di oggi che conoscono poco i loro diritti e
che ereditano un sistema sociale depauperato. Loach si preoccupa
di trasferire un po’ dell’entusiasmo della ricostruzione post bellica a
quella generazione che, pur non avendo vissuto un conflitto internazionale, si trova comunque ad affrontare una disoccupazione record
e una disparità economica sempre più accentuata.
febbraio 2014 La Rivista - 59
La Rivista
Intervista con
Andrea Manzoni:
pianista
Un lavoro in divenire
di Luca D’Alessandro
Andrea Manzoni è un giovane
pianista piemontese con un’attività concertistica molto viva. Le
sue collaborazioni con Aldo Romano, Irene Grandi ed Elio E Le
Storie Tese sono tre esempi di
una vita ricca di momenti musicali preziosi, che partono dal jazz
per arrivare alle colonne sonore di
film di produzione elvetica e radio
drammi per la Radio della Svizzera Italiana RSI.
A due anni dalla pubblicazione di
Quantum Discord, Manzoni lancia
il suo secondo album intitolato
Destination Under Construction.
Un’opera che, stando alle parole
dell’artista, “rappresenta quello
che sto vivendo in questo momento della mia vita. Un nuovo punto
di partenza, una visione più concreta del mio percorso musicale.”
Insieme con il suo trio, composto
del bassista Luca Curcio e il batterista Andrea Beccaro, Manzoni il
29 novembre scorso ha terminato le registrazioni presso gli studi
della RSI/Rete Due.
Il 13 febbraio presenterà il suo lavoro all’A-Train di Berlino e il 15
al Volkshaus di Zurigo.
La Rivista ha avuto l’occasione di
incontrare il pianista non solo per
parlare dell’album, ma anche delle sue diverse attività mediatiche
attraverso i canali di comunicazione digitali che, secondo Manzoni,
sono indispensabili per avere delle
prospettive reali di successo.
Sta per uscire il tuo secondo album Destination Under Construction. Un titolo
che dà l’impressione di un cantiere. È
così?
Assolutamente sì. Lo sento come un lavoro in divenire. Sono sempre alla ricerca di
nuove direzioni sonore e penso che il trio
60 - La Rivista febbraio 2014
sia un’ottima situazione per sperimentare
i limiti e le possibilità dei tre strumenti, pianoforte, basso e batteria. Il titolo
dell’album è legato alla musica, ma anche
alla mia situazione attuale, alla mia vita
in continua evoluzione. Mi sento davvero
come un cantiere sempre aperto.
Mentre in Quantum Discord eri molto
legato alla scuola del jazz, adesso si ha
l’impressione che tu stessi superando i
limiti di questo genere, collegandoti alla
musica pop e rock. Come mai hai preso
questa decisione?
Non è stata una vera e propria decisione.
Un compositore classico decide la direzione che vuole prendere a tavolino; per
me non è così. Quello che scrivo è sempre legato alle esperienze che vivo in un
determinato momento. Posso definirla
una scrittura emotiva, istintiva. L’essere
individuo irrequieto mi porta a non fossilizzarmi sulle stesse cose. Cerco sempre
di non ripercorrere un terreno che ho già
calpestato.
Il tuo è dunque un suono che pone in
secondo piano le tipiche convenzioni
del jazz, la sua “purezza” e le tradizioni
basate sull’improvvisazione.
Sicuramente gli studi classici hanno influenzato il modo di approcciarmi alla
scrittura musicale molto di più che il jazz.
Hai utilizzato la parola “purezza”. Credo
che la “purezza” si trovi sia nelle performance in piano solo di Cecil Taylor che
nella Verklärte Nacht di Arnold Schönberg, per fare qualche esempio. Immagino
la scrittura musicale come più rette che
si intersecano in punti diversi, dando origine a melodie minimali su beat rock and
roll o impeti pianistici presi in prestito dal
Concerto per pianoforte e orchestra N°3
in Re minore di Rachmaninow accostato
a pulsazioni pop anni 80.
Il tuo suono ha qualcosa di fresco e
vigoroso. È potente con un tocco di
rock’n’roll. Mi ricorda The Face Of
Mount Molehill, l’ultimo disco del pianista inglese Neil Cowley, uscito due
anni fa. Insomma, hai un modello a cui
ti riferisci?
Sicuramente sono stato influenzato da
molti musicisti contemporanei e non.
Stimo The Bad Plus, Vijay Iyer, Svenson
e Thelonious Monk. Interessante l’osservazione riguardo a Neil Cowley, che
purtroppo non conosco. Andrò subito ad
ascoltarmi dei suoi lavori. In quanto alla
potenza del suono posso affermare che
è una caratteristica del modo di approcciarmi al pianoforte; potenza non intesa
come forza fisica o spinta, ma come brillantezza sonora. Un suono che raggiunge
le persone in modo molto diretto, senza
mezze misure. Il drumming è sempre
molto definito, rock!
Dove collocheresti l’innovazione principale del tuo disco?
Più che una vera innovazione sento che il
disco propone una musica molto attuale,
che cerca di proiettarsi verso il futuro rifacendosi, inevitabilmente, a ciò che c’è
stato.
Qual è il brano del disco che raffigura in
modo più preciso il tuo stato d’animo?
Destination Under Construction è la traccia che sento di più mia in questo momento. Un brano senza improvvisazione,
scritto per intero. Potente e dinamico
come vorrei che fosse la mia vita. O forse
come sta diventando.
Gli altri brani invece?
Il disco si apre con Always Stay Alive.
Un’apertura molto cinematografica.
Sembra un brano scritto per orchestra
e riadattato per pianoforte. Fuorviante.
Nella sua delicatezza ti dice: “ehi! La via
d’uscita è dentro di te.” La chiusura dell’album è lasciata a Schicksal in Arbeit …
… un titolo tedesco …
… sì, è un omaggio agli Area, il gruppo
prog-rock italiano. Schicksal in Arbeit è
prog a tutti gli effetti diviso in tre parti.
Credo che l’inizio e la fine siano i punti
salienti, il resto lo scoprirà l’ascoltatore.
La produzione è avvenuta in Valle d’Aosta, presso la Meat Beat Records. Come
mai questa scelta?
La scelta della produzione con Meat Beat
La Rivista
Records è avvenuta quasi per caso. Raffaele Neda D’Anello, il direttore di Meat
Beat, si è interessato al mio lavoro e da
subito c’è stato un grande feeling. È stato
facile costruire il disco assieme. Neda è
una persona molto aperta con una visione della musica a trecentosessanta grandi, senza vincoli di genere o stile. Quello di
cui avevo bisogno.
trance a tutto volume. Il messaggio del
compositore purtroppo va in secondo piano. A meno che la musica non sia strettamente legata alle immagini. Come la
musica per il cinema. Molte volte, in quel
caso il messaggio trasmesso dalle immagini è enfatizzato dalla musica. Immagina
un film horror con sotto la colonna sonora
dei Looney Tunes ...
D’altro canto Quantum Discord – il tuo
disco precedente – è uscito presso la Altrisuoni, un’etichetta ticinese.
Si è stato il primo lavoro discografico.
Altrisuoni ha deciso di pubblicare il mio
debutto e per questo gliene sono grato.
È stato fatto un ottimo lavoro sul disco.
Dimitri Loringett, ex manager di Atrisuoni,
mi ha seguito in tutte le fasi promozionali.
L’ho accennato nella domanda precedente: sei un musicista molto attivo
sui vari canali, servendoti dei moderni
mezzi di marketing e del social network.
Queste azioni sono redditizie?
Essere online oggi è fondamentale per
costruirsi una carriera, tanto quanto saper suonare il proprio strumento. Oggi
un musicista che non è 2.0 è inesistente. Le persone vengono ai concerti, perché hanno iniziato a seguirti attraverso il
social network. Sono interessati alla tua
carriera, alla tua musica, ma anche alla
tua vita. Sono curiosi, si appassionano di
quello che fai nelle ore in cui non lavori.
Si crea una sorta di legame e di affezione.
Io stesso sono legato a tantissime persone
che mi seguono su Facebook o Twitter.
Nel tuo comunicato stampa pubblicato
ultimamente compare Rete Due. Che
ruolo ha la Radio svizzera?
Rete Due ha deciso di collaborare alla
co-produzione di Destination Under Construction. È stato fondamentale, perché
non sempre si ha l’opportunità di poter
registrare allo Studio Due a Lugano. Un
gioiello per ciò che riguarda la tecnica a
disposizione: dal pianoforte, ai microfoni,
ai tecnici. È stata un’esperienza bellissima
e intensa. Abbiamo registrato il disco in
un giorno e mezzo.
Tu sei un comunicatore molto attivo, soprattutto sul piano multimediale. Oltre
a ciò, hai a disposizione uno strumento
che può essere visto altrettanto come
mezzo di comunicazione. Una comunicazione non ben definita, se vogliamo
chiamarla così, che dà all’ascoltatore
una certa libertà d’interpretazione del
messaggio trasmesso. È una libertà vantaggiosa o pericolosa per un musicista?
È molto vantaggiosa, soprattutto se si
tratta di musica strumentale. In questo
caso solo l’esperienza dell’ascoltatore sarà
l’elemento chiave di ciò che vivrà il pubblico. Il suono è soggettivo. Alcune persone si commuovono sentendo le onde di
un Theremin, altre ascoltando la potenza
dei Berliner Philharmoniker, altre ancora stando ad un Rave Party con musica
Immagino che ogni tanto queste persone ti mandino qualche suggerimento o consiglio. Secondo te, un musicista chi deve ascoltare: se stesso o il
pubblico?
In assoluto se stesso. Non il pubblico,
che sarà una conseguenza della tua
credibilità e sincerità musicale, non il
mercato, oramai inesistente. Siamo in
una giungla senza regole. Riuscire ad
emergere è difficilissimo oggi.
Infatti, la vita da musicista non sembra essere confortevole, poiché consiste di molto lavoro mal retribuito.
Quali sono le misure indispensabili per
favorire la propria carriera?
In primis su tutte, quella di lavorare
sodo e duramente. Avere un focus ben
definito. Non avere distrazioni. Impegnarsi al cento per cento. Essere musicisti versatili. Sapersi adattare alle
situazioni ed ai musicisti con i quali si
collabora. Creare rete, relazioni e collaborazioni. Questi sono gli aspetti essenziali per una carriera sana. Per una
carriera remunerativa bisogna chiedere
a Michael Jackson.
Destination Under Construction Tour di Andrea Manzoni:
13.02.2014, ore 20.00, A-Train, Berlino
15.02.2014, ore 20.30, Blauer Saal, Volkshaus, Zurigo
23.02.2014, ore 18.00, Accademia della Voce, Milano
01.03.2014, ore 21.00, Teatro Sociale Villani, Biella
07.03.2014, ore 21.00, Teatro “G. Giacosa”, Aosta
Gadamer Project:
22.05.2014, ore 21.00, Gadamer Project con Zeno Gabaglio al violoncello e
Anahì Traversi (cantante), Teatro Sociale, Bellinzona
Il disco:
Andrea Manzoni – Destination Under Construction (MeatBeat / Rete Due)
Andrea Manzoni (p), Luca Curcio (db), Andrea Beccaro (dr)
Il disco è stato registrato il 28 e 29 novembre 2013 a Lugano presso la RSI /
Rete Due sotto la direzione di Lara Persia (RSI) e Raffaele D’Anello (MeatBeat)
Mix e Mastering: Meat Beat Studio&Label, Aosta
Per info: www.manzoniandrea.com
febbraio 2014 La Rivista - 61
La Rivista
Addio a
Claudio Abbado
di Michael Haefliger*
Con nostra grande costernazione, lo scorso 20 gennaio si è
spento per sempre Claudio Abbado, nato a Milano il 26 giugno 1933.
Per il LUCERNE FESTIVAL questo giorno
segna il triste epilogo di un lungo sodalizio che iniziò nell’estate del 1966 con
il debutto di Claudio Abbado e l’Orchestra svizzera del Festival di Lucerna. Un
sodalizio che ha rappresentato un’inestimabile fonte d’ispirazione ed è stato
coronato da notevoli successi artistici,
fino a raggiungerne l’apice nell’estate
del 2003 con la fondazione della LUCERNE FESTIVAL ORCHESTRA. Essa ha
rappresentato un elemento di grande
arricchimento artistico per il LUCERNE
FESTIVAL, di cui pochissimi altri festival
hanno potuto fregiarsi. Quella che egli
battezzò «Orchester der Freunde» (l’orchestra degli amici) divenne in brevissimo tempo una delle più grandi speranze nel vasto panorama delle orchestre
sinfoniche, incarnando il gesto artistico
di Claudio Abbado e la sua eccezionale
estetica interpretativa allo stato puro.
La LUCERNE FESTIVAL ORCHESTRA,
lontana da ogni forma di burocrazia,
ha sempre ricercato la fusione ideale
tra dedizione artistica ed eccellenza interpretativa, grazie alle quali ogni esecuzione diventava un’esperienza unica,
quasi esistenziale, e fuori da ogni schema temporale. Il legame di profonda e
sincera amicizia che univa il direttore
all’orchestra era simile ad un momento
musicale che si estendeva verso l’eterno infinito.
Claudio Abbado era dotato principalmente di una comprensione profonda del processo di concertazione
e dell’amore per l’ensemble. Egli non
ha mai concepito l’orchestra come
62 - La Rivista febbraio 2014
un’ imponente struttura, né come un
concentrato di musica, bensì come un
collettivo di piccoli o grandi ensemble
che, sotto la guida di un «primus inter
pares», si confrontano nella loro eterogeneità, condividendo un percorso
musicale comune. Tuttavia, nonostante
questo suo forte credo artistico, Claudio Abbado mosse i primi passi della
sua carriera musicale nel mondo della
musica da camera.
La fede musicale di Claudio Abbado ha
origine nella musica da camera, nell’intimità del «far musica» insieme, diventando così un caposaldo della sua «cultura dell’ascolto». Non era un uomo di
molte parole, né un amico di grandi discorsi. Sotto la sua direzione, il processo artistico prendeva forma attraverso
l’ascolto silenzioso comune e reciproco
oltre alla fiducia nell’atto concertistico
al fine del raggiungimento dell’apice
dell’interpretazione artistica. Ancora
vivi nella nostra memoria i momenti di
grande quiete musicale, ai quali abbiamo avuto l’onore di assistere a Lucerna
in occasione delle magistrali esecuzioni
delle Sinfonie di Gustav Mahler e di Anton Bruckner.
In un momento di profonda commozione durante un intermezzo musicale
senza fine, il 26 agosto 2013 a Lucerna, in occasione dell’esecuzione della
Nona Sinfonia, incompiuta, di Anton
Bruckner, Claudio Abbado ha concluso
la sua vita artistica. Quella sera in sala
aleggiava il presentimento che quello potesse essere forse il suo ultimo
concerto. Osservandolo in lontananza,
quell’indimenticabile sera, in un momento di quiete inafferrabile, Claudio
Abbado aveva un aspetto raggiante.
Oggi, con nostro grande e profondo dolore, questo presentimento è diventato
realtà.
«Viandante, non ci sono strade ma solo
il cammino.» Questa citazione, trovata sul muro di un monastero a Toledo
da parte del compositore italiano Luigi
Nono, amico di vecchia data di Abbado,
forse racchiudeva un significato simbolico per la vita di Claudio Abbado.
Costruire la propria vita non attraverso
delle strade, bensì attraverso il semplice camminare, vivere e conoscere cose
nuove assumendo un atteggiamento
di apertura. In altre parole, ciò che si
potrebbe definire una ricerca e un girovagare senza meta. Nell’ambito del suo
lavoro, Claudio Abbado ha impostato
la sua ricerca verso il nuovo e l’ignoto
adottando esattamente questa modalità, e l’ha fatto fino all’ultimo istante
della sua piena e meravigliosa vita.
Oggi si è conclusa la vita terrena di
uno dei massimi artisti dei nostri tempi
e il LUCERNE FESTIVAL ringrazia sentitamente Claudio Abbado per il suo
operato grandioso, indimenticabile e
indescrivibile che abbiamo avuto il privilegio di condividere con lui negli ultimi 47 anni. Anche in futuro rimarremo
fedeli al suo percorso e al suo credo
artistico con un eterno omaggio al Maestro e alla sua grande arte.
*direttore LUCERNE FESTIVAL
La Rivista
Diapason
di Luca D’Alessandro
Fedez – Sig. Brainwash: Gigi D’Alessio
L’Arte Di Saper Accontentare (Sony) Ora (Sony)
Un album, quattro edizioni: quella standard, che contiene 19
tracce, quella deluxe arricchita di diverse versioni remix, quella
limitata con una T-Shirt inclusa, e la Diamond Edition, pubblicata a fine novembre 2013, che comprende ventidue tracce e
un supplemento promozionale a forma di DVD. Fedez, il rapper
di origine milanese, con queste sue attività di marketing è riuscito ad accontentare le variegate esigenze del suo pubblico. In
effetti, questo suo terzo album intitolato Sig. Brainwash – L’Arte
Di Saper Accontentare ha suscitato grande interesse. Se contiamo le vendite che – secondo un comunicato dell’artista stesso
– ammontano a oltre 120’000 copie, dobbiamo riconoscere che
Fedez ha avuto il fiuto giusto: non solo con la scelta dei mezzi
di promozione, ma anche con i contenuti. Insomma, ha scoperto
una nicchia, accontentando coloro che dalla musica pretendono
di più di un bel canto o una perfetta concatenazione di accordi
musicali. Insieme con altri artisti quali Elio, Francesca Michielin,
J-Ax e Dargen D’Amico, nel suo LP Fedez punta il dito verso Thierry Guetta, soprannominato Mr Brainwash, artista francese il cui
lavoro consiste principalmente nello “scanning and photoshopping”. Con questo metodo di lavoro – secondo Fedez – Guetta
“accontenta” gli intenditori di arte plagiando con la Street Art, o
meglio, con la composizione di nuove opere d’arte con elementi
provenienti da altri artisti.
È ora di attraversare l’Atlantico: nelle prossime settimane Gigi
D’Alessio sarà in tournée per il Canada, gli Stati Uniti e il Venezuela, dove presenterà Ora, il suo diciottesimo disco, uscito a
novembre per la Sony Music. “Mi piace pensare che questo disco
possa essere considerato quello della maturità, sia artistica che
umana”, scrive il cantautore nel booklet di quest’album, che –
per quanto riguarda il contenuto – non solo parla d’amore ma
tocca argomenti delicati, come quello della violenza sulle donne.
Sul piano sonoro D’Alessio si è fatto ispirare dal rock, pop, funk
e dal repertorio classico della canzone napoletana. Si Turnasse A
Nascere, ad esempio, è cantato in dialetto. Si collega alla stessa
tradizione Notti Di Lune Storte, brano che, nonostante sia cantato in italiano, ha un forte sapore napoletano. Un sapore che viene
ulteriormente irrobustito da Enzo Avitabile e i bottari. Tutto sommato, dunque, un album che merita l’attenzione, poiché ritrae un
Gigi D’Alessio investigatore che approfondisce l’arte d’intrecciare
nuovi elementi, rimanendo tuttavia fedele al proprio carattere
musicale istituito durante i vent’anni di carriera.
Il Pergolese (ECM)
Waiting For The One (Irma)
Giovanni Battista Pergolesi di Jesi presso Ancona può essere considerato uno dei compositori più illustri della musica popolare
napoletana del Settecento. Il suo interesse, o meglio, amore per
questa scuola accrebbe durante i suoi studi al Conservatorio di
Santa Maria di Loreto a Napoli, dove ricevette una formazione di
alto livello. In seguito ai suoi studi, Pergolesi in soli cinque anni
mise in piedi un corpus di composizioni complete, che tuttora
vengono recitate nelle Santissime Messe, nelle opere e nei teatri. Oltre a queste recite, ci sono artisti contemporanei che si
servono del lascito di Pergolesi per sperimentare. Un approccio
moderno, ad esempio, ci viene proposto dal produttore Manfred
Eicher di Lindau, che per la ECM ha coordinato le registrazioni del
disco Pergolese a Lugano nel dicembre del 2012. Una produzione che prevede la conversione dell’aria Stabat Mater in dialetto
napoletano, recitata da Maria Pia De Vito. Oltre al belcanto il
disco contiene elementi provenienti da fuori di ogni tradizione
classica: il percussionista Michele Rabbia, ad esempio, si serve
di mezzi elettronici per colorire le composizioni e aprire le porte
all’improvvisazione; un elemento che nella musica classica non
è molto frequente. Il Pergolese, dunque, sfida le convenzioni traslocando il genio pergolesiano ai nostri tempi.
Waiting For The One – aspettando quello giusto, è il tema che
traccia l’ultima uscita del gruppo italiano dal nome inglese Sugarpie And The Candymen. Un titolo che secondo gli artisti non
per forza deve fare riferimento a una persona. Può anche essere
un avvenimento o un momento. “Non è solo un’attesa di cambiamento, ma una speranza e una promessa.” I Sugarpie ci propongono una produzione vintage ispirata agli anni Quaranta e
Cinquanta del secolo passato. Il filo conduttore sia della musica
sia del booklet è basato sul savoir vivre di allora: una Fiat 500
Topolino, un grammofono, una poltrona antica, delle valigie di
pelle e un abbigliamento autentico per l’epoca sono gli stereotipi
che contribuiscono a creare questo feeling. Andare in campagna
in automobile, vivere alla giornata, godersi la bella musica … e
farsi corteggiare: in primo piano vi figura la cantante Georgia
Ciavatta abbindolata dal chitarrista Renato Podestà, l’organista
Jacopo Delfini e il batterista Roberto Lupo. Insieme con altri ospiti, il quartetto ha arrangiato questo disco composto di originali
e cover, che vanno dallo swing tradizionale di Blue About Love ai
sapori francesi di Madness in the Rain, dal pop beatlesiano di Lil
alla sgangherata e waitsiana Dusty, dalla fiaba progressive VMQ
al country-manouche di Warchild ...
Sugarpie
Maria Pia De Vito et al. And The Candymen
febbraio 2014 La Rivista - 63
La Rivista
Presentata
ufficialmente a Zurigo
Etihad Regional
con base in Svizzera
Una quindicina di nuove destinazioni, più collegamenti
con la rete internazionale e
una cinquantina di nuovi posti di lavoro previsti in Svizzera per l’anno in corso. Questo il biglietto da visita con
cui Etihad Airways si presenta nell’aviazione elvetica.
Il suo piano di sviluppo nato
dall’acquisizione del 33% di
Darwin Airlines e suggellato
dal lancio del nuovo marchio
Etihad Regional, la compagnia l’ha illustrato a Zurigo
in una conferenza stampa-evento in cui è stata svelata
la nuova livrea dei velivoli di
Darwin
Con base in Svizzera e presentata a
Zurigo, Etihad Regional inaugura una
nuova era di collegamenti regionali ed internazionali per i viaggiatori
europei.
Nata dalla collaborazione con Etihad
Airways, la compagnia aerea degli
Emirati Arabi, il nuovo vettore sarà
operato dalla svizzera Darwin Airline, dal suo headquarter di Lugano e
dall’hub di riferimento a Ginevra.
Il primo degli aerei con la nuova livrea Etihad Regional, un Saab 2000
da cinquanta posti, dagli interni completamente rinnovati così come le
uniformi dell’equipaggio, sono stati
illustrati per la prima volta all’Aeroporto di Zurigo insieme ad un Airbus A330-300 della flotta di Etihad
Airways.
La nuova livrea rivestirà tutti i dieci
aeromobili attualmente in flotta entro giugno 2014.
64 - La Rivista febbraio 2014
Una scelta più ampia
e conveniente
James Hogan, Presidente e Chief Executive Officer di Etihad Airways ha illustrato la strategia di stringere forti
alleanze in tutto il mondo con compagnie aeree regional.
“Etihad Regional offrirà un’opportunità unica di rafforzare i network
regionali dalla vitale importanza e di
collegarli a quello globale di Etihad
Airways, in continua e rapida espansione.
“Sceglieremo i partner, così come abbiamo fatto per Darwin Airline, che
condividono la nostra passione di offrire servizi di grande qualità ai nostri
viaggiatori, i quali avranno così una
scelta più ampia e più conveniente”.
Una volta ricevute le necessarie ratifiche regolamentari, Etihad Airways acquisirà il 33,3% delle azioni di Darwin
Airline in linea con la sua strategia di
equity alliance. Darwin Airline sarà
il settimo partner del network di alleanze internazionali ed il quarto in
Europa.
Maurizio Merlo, Chief Executive Officer di Darwin Airline, ha commentato:
“Etihad Regional è una grande novità
sia per i viaggiatori sia per le diverse
economie europee. Noi abbiamo una
chiara strategia ed un solido impegno nel voler creare una compagnia
regionale forte che colleghi non solo
le principali città europee a quelle più
periferiche ma all’intero network globale di Etihad Airways.
Ciò che rende Etihad Regional unica è
come Etihad Airways ed i suoi equity
partner, in particolare airberlin e Air
Serbia, ne potranno aumentare il traffico nel proprio network regionale.
Ci aspettiamo inoltre che grazie alla
sua espansione, Etihad Regional sarà
inoltre in grado di offrire nuove opportunità d’impiego sia in Svizzera che
Il Saab 2000 da cinquanta posti,
con la nuova livrea Etihad Regional
nei mercati in cui andrà ad operare”.
Etihad Regional, operato da Darwin
Airline, offre attualmente voli annuali
verso 15 destinazioni in Europa utilizzando una flotta di 10 Saab 2000
turbo propeller. Quest’anno verranno introdotti 21 nuovi collegamenti.
In aprile si apriranno collegamenti
da Düsseldorf a Cambridge, London
City e Berlino; da Berlino a Poznan e
Wroclaw in Polonia; da Ginevra a Belgrado; da Zurigo a Lipsia; da Roma a
Tirana e Zagabria. In maggio Ginevra
inaugurerà rotte per Bordeaux, Marsiglia, Nantes e Tolosa. In giugno infine
sono previste rotte da Zurigo per Firenze, Ginevra, Graz, Linz, Lione, Torino e Verona, nonché la Ginevra-Verona. Sempre in giugno, Etihad lancerà
il volo giornaliero Abu Dhabi-Zurigo.
Grazie all’implementazione di queste nuove destinazioni, il network
di Etihad Regional toccherà sette
degli scali europei serviti da Etihad
Airways: Ginevra, Amsterdam, Parigi,
Düsseldorf, Belgrado, Zurigo (a partire
da giugno 2014) e Roma (a partire da
luglio 2014).
Grazie ad airberlin, il network di
Etihad Regional raggiungerà Berlino,
Düsseldorf e Zurigo, offrendo da lì
collegamenti a diverse destinazioni in
Europa e in Nord America.
Accordi di codeshare
La partnership prevede inoltre la
graduale introduzione di accordi di
codeshare, che dovranno ricevere le
necessarie ratifiche regolamentari. In
questa prima fase Etihad Airways implementerà il suo codice EY sulle 16
rotte operate da Darwin Airline. (Vedi
tabella 2)
Oltre a beneficiare del network e
dell’efficienza di Etihad, Darwin Airline ne adotterà il programma di fidelizzazione - Etihad Guest - con il
La Rivista
Maurizio Merlo, Darwin Airline Chief Executive Officer, James Hogan, Etihad Airways President e Chief Executive Officer,
Peter Baumgartner, Etihad Airways Chief Commercial Officer, durante la conferenza stampa di Zurigo
pieno utilizzo dei suoi benefici e regolamenti.
Attualmente Etihad Airways detiene
partecipazioni societarie nelle seguenti compagnie aeree:
29% di airberlin, 40% di Air Seychelles, 19,9% di Virgin Australia, il 3% di
Aer Lingus ed il 24% dell’indiana Jet
Airways. A gennaio 2014 ha acquisito
il 49% di Air Serbia.
Insieme, Etihad Airways e queste sette
compagnie aeree partner raggiungono quasi 400 singole destinazioni con
una flotta di più di 500 aeromobili.
Nel 2013, hanno trasportato complessivamente un totale di oltre 80,5
milioni di passeggeri, numeri comparabili solo alle alleanze tra le maggiori
compagnie in Europa.
Etihad Airways Etihad Airways, la
compagnia aerea nazionale degli
Stati Arabi Uniti, è operativa dal
2003 e ha trasportato nel 2013 più
di 12 milioni di passeggeri. Dal suo
hub all’Abu Dhabi International Airport, Etihad Airways serve 102 destinazioni per il trasporto passeggeri e merci in Medio Oriente, Africa,
Europa, Asia, Australia e America.
La flotta è composta di 89 velivoli
Airbus e Boeing. Sono stati ordinati altri 220 aerei, tra cui 71 Boeing
787 Dreamliner, 25 Boeing 777-X,
62 Airbus A350 e 10 Airbus A380,
il più grande aereo passeggeri del
mondo. Per ulteriori informazioni:
www.etihad.com
Darwin Airline Darwin Airline è una
compagnia aerea regionale svizzera fondata nel 2003 che si rivolge
ai mercati di nicchia europei. Il
vettore, che propone due classi di
volo, opera con una flotta di 10
Saab 2000 turbo propeller da 50
posti collegando un network che si
estende dal sud Italia al Regno Unito. Il principale hub di riferimento è
l’aeroporto di Ginevra, in Svizzera.
Per ulteriori informazioni:
www.darwinairline.com
(Da sinistra a destra), Hasan A. Saleh Al Hammadi, Etihad Airways Senior Vice President Executive Affairs; Peter Baumgartner, Etihad
Airways Chief Commercial Officer; HE Al Rumaithi, UAE Ambassador Switzerland; James Hogan, Etihad Airways President e Chief
Executive Officer; Maurizio Merlo, Darwin Airline Chief Executive Officer; Abdul Qader Hussein Ahmed, Etihad Airways Vice President
Government and International Affairs, celebrano l’inaugurazione della nuova livrea dell’aereo Etihad Regional a Zurigo.
febbraio 2014 La Rivista - 65
La Rivista
Turismo 2013:
+1,9% le vendite
nel settore ricettivo
Ma solo grazie agli alberghi,
soprattutto a 4 e 5 stelle
L’industria turistica italiana si
lascia alle spalle il 2013 con un
dato di sostanziale tenuta, grazie alla “volata” iniziata l’estate
scorsa: +1,9% rispetto al 2012
il tasso di occupazione nelle
strutture ricettive, pari al 42,5%
delle disponibilità.
Come conferma l’Osservatorio nazionale del turismo di Unioncamere
e Isnart, è solo dal secondo semestre dell’anno che, grazie alle vendite
estive, i dati sul comparto turistico
volgono al positivo. Le strutture del
ricettivo complementare mostrano,
infatti, solo dall’estate questa tendenza, dopo un primo semestre di
perdite nette, tanto che il saldo di
fine anno del comparto è identico al
2012 (36,6%).
In particolare, saldi negativi di fine
anno per i villaggi turistici che raggiungono appena il 37,7% di occupazione media (-6,9%), i rifugi (21,1%
in media, -5,4%) ma anche gli ostelli (40,8%, -2,6%) e gli agriturismi
(29,3%, -2,4%).
Nel comparto alberghiero, invece, la
variazione rispetto al 2012 indica anche nel primo semestre o una stabilità o una lievissima crescita, ma il saldo annuale, pari al 47,5%, mostra un
recupero rispetto all’anno precedente
del +3,5%. Le categorie superiori registrano tassi medi annui di vendita
anche più alti: nei 5 stelle il 58,3%
(+2,5%), nei 4 stelle 54,9% (+4,6%).
“Come confermano anche le previsioni
occupazionali, i dati di consuntivo del
2013 dell’industria turistica italiana
mostrano che si è avviato, soprattutto nella seconda metà dell’anno, un
processo di recupero che di sicuro fa
ben sperare per il futuro”, sottolinea
66 - La Rivista febbraio 2014
Le destinazioni lacuali con un tasso
d’occupazione del 45,2% registrano
un calo sull’anno precedente del 2,1%
il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “Tuttavia, i margini
di miglioramento sono ancora molto
elevati. Occorre quindi moltiplicare
gli sforzi e mettere in campo politiche
di sviluppo e innovazione che contribuiscano fattivamente al rilancio di
uno dei settori cardine della nostra
economia”.
Fine anno con segnali di ripresa nel
nord est, dove, con un tasso medio
del 45,6%, si registra un +3,4% sul
2012, mentre nel nord ovest il saldo si
attesta al 40,4% (-0,6%). Nel centro
Italia il saldo annuale è pari al 43%
di occupazione camere (+1,6%) mentre al sud e isole si ferma al 39,1%
(+1,8%).
Si distinguono nel 2013 le performance di occupazione delle strutture ricettive nelle città di interesse
Nelle località termali le imprese registrano
un’occupazione media del 38,9% (-1,4%)
storico artistico (50,4%), in crescita
del +4,3%, e le destinazioni lacuali (45,2%) sebbene in calo sull’anno
precedente (-2,1%).
Il comparto ricettivo del balneare
chiude l’anno con un tasso medio del
41,7% leggermente al di sotto della
media nazionale, ma in crescita del
+1,9% rispetto al 2012.
Nelle località termali le imprese registrano un’occupazione media del
38,9% (-1,4%), in montagna (+0,6%)
ed in campagna (+2,1%) le strutture
ricettive chiudono l’anno con un saldo del 36,9%.
A favorire le performance del comparto alberghiero, anche l’attenta
gestione delle tariffe, in aumento rispetto al 2012 (+3,9%), ma ancora al
di sotto dei prezzi applicati nel 2008
(-2,1%).
La Rivista
Turismo:
Coldiretti, salgono a 3 mln
gli arrivi in agriturismo
nel 2013
L’anno si chiude con il record nel numero
di strutture aperte
È quanto emerge dal bilancio tracciato
da Terranostra-Coldiretti sulla vacanza in
campagna che nel 2013. Non è un caso
se dai risultati di un sondaggio Coldiretti/Ixé il 54% dei giovani oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che
lavorare in una multinazionale (21%) o
fare l’impiegato in banca (13 per cento).
Nel 2013 la vacanza in campagna - sottolinea la Coldiretti - è stata sostenuta
dalla necessita di ottimizzare il tempo e
le disponibilità economiche con vacanze
flessibili, tranquille e piu vicine a casa.
Alla sostanziale stabilità delle presenze
nazionali si contrappone una aumento
degli stranieri anche se - precisa la Coldiretti - la durata media del soggiorno è
ormai ridotta a pochi giorni. La capacita di mantenere inalterate le tradizioni
enogastronomiche nel tempo e - continua Coldiretti - la qualità piu’ apprezzata
dagli ospiti. L’agriturismo non è però più
solo mangiare con le aziende autorizzate
alla ristorazione (10’144) che sono state sorpassate in numero da quelle che
offrono anche altri servizi salite a ben
11’982 con attività come l’escursionismo
(3’324), la mountain bike (2’785), i corsi
di cucina, orto, cucito o altro(2009), l’equitazione (1’489), il trekking (1’821), le
fattorie didattiche per i più piccoli (1’251)
e le osservazioni naturalistiche (932) che
sono in rapida espansione. Per scegliere
l’agriturismo giusto il consiglio - continua la Coldiretti – è quello di preferire
aziende accreditate da associazioni e di
rivolgersi su internet a siti come www.
terranostra.it o www.campagnamica.it
Per il 2014 è arrivata anche la nuova App
di Terranostra, scaricabile gratuitamente,
che fornisce tutte le informazioni sull’agriturismo prescelto. Senza dimenticare
- conclude la Coldiretti - il passaparola
tra parenti e amici che, per le vacanze
in campagna, è sempre molto affidabile.
* dato che contraddice le rilevazioni
dell’Osservatorio nazionale del turismo
riprotate sulla pagina precedente, ma
verosimilmente derivato da parametri
diversi (ndr)
Superano i 3 milioni gli arrivi in
agriturismo nel 2013 che tiene
(+2,5 per cento*) e si consolida tra
le mete preferite delle vacanze in
Italia, dove sono salite alla cifra
record di 20’474 le aziende agricole autorizzate a svolgere l’attività, con un aumento del 47% negli ultimi dieci anni ed importanti
occasioni di lavoro soprattutto per
i più giovani.
Turismo di lusso
Settore in crescita
grazie ai wine resort
Il turismo di lusso si mantiene in buona
salute: se due anni fa solo il 35% dei
clienti prenotava più di quattro viaggi
di lusso, oggi questa percentuale è lievitata al 51%. E a tirare è ancora una
volta il vino, o meglio il turismo di lusso
abbinato al vino. Si fanno strada infatti
i wine resort che solo in Toscana sono
65, di cui una quindicina di super lusso.
Il numero di wine resort fa della Toscana una delle destinazioni internazionali
del turismo del vino di fascia alta. L’enoturismo sta sempre più divenendo
uno di quei prodotti che contribuisce ad
ampliare e arricchire il ventaglio di offerte del turismo di qualità in Italia. Se
da un lato dunque il brand vino riveste
sempre più appeal verso i turisti di fascia alta, dall’altro a trainare il turismo
di lusso sono senza dubbio due delle
economie in piena espansione, Cina e
Brasile, ma anche della vecchia Europa
grazie alla Germania e Regno Unito: il
panel tedesco fa infatti emergere un
100% di clienti ad alto reddito che prenotano più di 4 vacanze nell’arco di 12
mesi; bene anche il Regno Unito con il
63%. È quanto emerge dal monitoraggio Enit-Agenzia nazionale del turismo
sulle previsioni per il 2014 pubblicato
sul sito dell’Agenzia. Canonici i periodi
di viaggio, quasi a conferma che, di fatto, il turismo alto contribuisce poco a
destagionalizzare (si parla infatti di dicembre, luglio e agosto). La spesa media
oscilla tra 5 e 10 mila euro; e non sono
i paesi emergenti a spendere di più, ma
lo fa il Regno Unito con oltre 10 mila
euro. Il 69% acquista pacchetti completi in agenzia di viaggio o con tour
operator. Anche lo shopping di prodotti
d’alta gamma dei turisti stranieri sta
viaggiando a tassi di crescita da record.
Sono soprattutto i viaggiatori provenienti da Russia, Cina, America, Messico
Brasile, Giappone, a salvare in questo
momento il conto economico italiano
dei principali big brand. A dare maggiori soddisfazioni ai negozianti sono
decisamente i cinesi: la spesa media è
di quasi 900 euro per lo più mirata al
genere lusso. Ad attrarre il turismo cinese non sembrano tanto le belle arti
ma soprattutto lo shopping. Nel 2012
(questo il dato più recente riportato ndr) la spesa Tax Free dei turisti cinesi
è aumentata del 68% per lo shopping
Made in Italy, prevalentemente rivolto
al settore moda e gioielleria.
febbraio 2014 La Rivista - 67
La Rivista
Il valore
dei vigneti
d’Italia
Nonostante la perdurante crisi
economica, e in controtendenza rispetto al generale crollo
dei valori del mercato immobiliare, le superfici vitate in Italia
sembrano conservare il proprio
peso patrimoniale. È quanto
emerge da un’analisi effettuata da Assoenologi, l’associazione degli enologi ed enotecnici
italiani (con oltre 4mila iscritti
e sezioni dislocate in ogni regione d’Italia), secondo la quale
nel confronto con i listini dei
terreni registrati nel 2009 (agli
albori quindi della crisi economica), i vigneti italiani conservano in pieno il proprio valore.
Certo, anche fra i filari la crisi si è fatta sentire e non mancano regioni nelle
quali il fixing delle superfici vitate ha
subito una battuta d’arresto, ma questo non è avvenuto nelle aree maggiormente vocate in linea con il buon
andamento di mercato delle bottiglie
prodotte. “Spesso nel settore del vino
si ripete che non basta avere una Doc
per vendere e probabilmente è vero spiega il direttore di Assoenologi, Giuseppe Martelli -. Tuttavia, un’etichetta
Doc di certo riveste un ruolo sul piano
strutturale visto che i valori dei vigneti Doc in produzione sono più elevati
rispetto alla media e, soprattutto, le
loro quotazioni difficilmente conoscono crisi”. Dall’indagine Assoenologi
emerge così che un ettaro nella Valpolicella (Verona), la zona di produzione
dell’Amarone, è quotato 530/550mila
euro, valore in linea, se non in leggero
incremento (+50%) rispetto a cinque
68 - La Rivista febbraio 2014
Un ettaro nella Valpolicella (Verona),
la zona di produzione dell’Amarone,
è quotato 530/550mila euro
anni fa. Analogamente avviene per un
altro terroir di grande blasone enologico come Montalcino (Siena), dove
un vigneto passa di mano con un investimento compreso fra i 4 e i 500mila
euro a ettaro. Valori non molto distanti da quelli di un altro prodotto che
negli ultimi anni ha registrato una costante crescita di mercato: il Prosecco.
Nel perimetro del Prosecco Docg un
ettaro costa fra i 3 e i 400 mila euro
che scendono a 200mila nel trevigiano, nell’area “allargata” Prosecco Doc.
Per entrambi si stimano incrementi
variabili fra il 5 e il 10 per cento.
Ma non sono solo le super-etichette a
registrare risultati positivi e anche in
fasce di prezzo più basse le Doc affermate mostrano segnali di tenuta. Ad
esempio ad Asti, in Piemonte, un ettaro di vigneto vale, in linea con cinque
anni fa, fra i 70 e gli 80mila euro. In
Lombardia, nella zona dell’Oltrepo pavese occorrono fra i 35 e i 45mila euro,
mentre in Romagna, nella culla della
Doc Sangiovese, un ettaro vale circa
4omila euro e registra una crescita di
circa il 14% rispetto al 2009.
La sostanziale tenuta dei prezzi dei
vigneti Doc si conferma anche spostandosi più a Sud come ad esempio
in Puglia dove un ettaro nella denominazione Castel del Monte vale, come 5
anni fa, 30mila euro. Meglio ancorava
invece in Sardegna, dove nella Docg
del Vermentino di Gallura occorrono
80mila euro (in crescita del 3% rispetto al 2009).
Male invece le superfici senza denominazione come ad esempio nel trapanese in Sicilia, dove per 10mila metri quadri di vigneto occorrono 30mila
euro contro i 50mila di cinque anni
fa. “Attenzione però anche fra le Doc
bisogna differenziare - aggiunge Martelli - ad esempio in Piemonte, a Barbaresco (Cuneo) i costi sono di 230mila
euro a ettaro, in calo del 30% rispetto
al 2009. Allo stesso modo nel Barolo la
valutazione è di 350mila euro contro i
450mila del 2009. Ma in questi casi la
flessione è dovuta più a un ridimensionamento rispetto alle supervalutazioni
degli scorsi anni”.
Nell zona di Montalcino un vigneto passa
di mano con un investimento compreso fra
i 4 e i 500mila euro a ettaro
La Rivista
La quotazione
dei vigneti
nel resto del mondo
Un ettaro di vigna a Bordeaux?
Vale fino a 2,5 milioni di dollari.
Più abbordabile il Sudafrica, dove
si arriva a 600.000. Poco più che
in California, dove si compra a
588.000 dollari.
Come accade per l’Italia del vino,
che talvolta segnaliamo, attrae tanti
capitali dall’estero, con cantine prestigiose del Belpaese acquistate da
imprenditori e gruppi di investimento
da ogni angolo del mondo, i capitali
si muovono in un Pianeta enoico che
sta sempre più allargando le sue frontiere. E allora, a stilare un “borsino”
delle quotazioni dei vigneti più rinomati del mondo ci ha pensato il Global Vineyard Index 2013 dell’agenzia
Knight Frank (www.knightfrank.com/
it), colosso dell’immobiliare con 110
anni, di esperienza alle spalle, in tutto il mondo. Il top assoluto, neanche
a dirlo, è Bordeaux, in Francia, dove
le quotazioni per ettaro vedono, peraltro, la forbice più alta: dai 20.500
dollari nelle zone meno pregiate, ai
2,5 milioni in quelle più prestigiose, nonostante un leggero calo delle
quotazioni del 4,2% sui primi 6 mesi
del 2013. Sempre in Francia, nella
Valle della Loira si va dai 100.000 ai
400.000 dollari ad ettaro (-2%).
In casa nostra, come si rileva dall’articolo sulla pagina accanto, si guarda
soprattutto alla Toscana, dal Chianti
Classico, dove un ettaro è quotato tra
i 100.000 e i 150.000 dollari, al Brunello di Montalcino, dove si sale tra i
300.000 ed i 500.000. Ma secondo il
report, la zona più appetibile è quella
del Barolo, dove si parte da 200.000
dollari, ma dove si può arrivare anche
a 1,2 milioni ad ettaro. Quotazioni decisamente più basse in Spagna: nella
Ribera del Duero, per esempio, si sta
tra i 40.000 ed i 50.000 dollari, più o
meno come nella zona della denominazione Somontano, ai piedi dei Pirenei. Nella Mosella, in Germania, invece, si va dai 65.000 ai 100.000 dollari,
ma inizia ad essere vista come terra
da investimento enoico anche il sudest dell’Inghilterra, dove si iniziano a
produrre sparkling wine, e dove un ettaro è quotato tra i 25.000 ed i 35.000
dollari. Dall’altra parte dell’Atlantico,
le quotazioni maggiori le raggiungono i vigneti della Napa Valley, che
vanno dai 135.000 ai 588.000 dollari ad ettaro. Molto di più dei vigneti
nella zona del Mendoza, in Argentina,
che spuntano quotazioni tra i 30.000
ed i 100.000 dollari, o di quelli della
In California le quotazioni variano fra
i 30.000 ed i 100.000 dollari per ettaro
Colchagua Valley, in Cile, che va dai
30.000 ai 70.000 dollari. In Sudafrica,
invece, nella regione di Western Cape,
si possono trovare vigneti anche a
4.000 dollari per ettaro, ma quelli più
pregiati arrivano fino a 600.000 dollari. Tra i 30.000 e gli 80.000 dollari ad
ettaro i vigneti australiani della Barossa Valley, dai 130.000 ai 170.000
quelli di Hawkes Bay, in Nuova Zelanda. Interessante osservare quali sono
le regioni con la maggiore presenza di
investitori stranieri: in testa a questa
speciale classifica ci sono Bordeaux e
la Valle della Loira in Francia, il Chianti in Italia, e Mendoza in Argentina,
che accanto ad un 60% di investitori
domestici ne contano un apprezzabile
40% di forestieri.
febbraio 2014 La Rivista - 69
La Rivista
Convivio
di Domenico Cosentino
Nuove frontiere del (dis)gusto
Gli insetti
rimedio all’emergenza cibo
“Nutrirsi e mangiare insetti! Questo è il cibo del futuro”. A
sostenerlo tre ragazzi dell’Università di Davis, California,
presenti al Quinto forum Internazionale su Alimentazione
e Nutrizione, voluto e organizzato dalla Barilla Center for
Food& Nutrition e svoltosi a Milano dal 26 al 27 novembre 2013. Un’edizione ambiziosa quella del 2013 che ha
visto affiancati talenti giovani a premi Nobel, organizzazioni internazionali, università, esperti e young leader attivi nell’ambito dei sistemi alimentari sicuri e sostenibili. Un
dialogo tra presente e futuro, alla ricerca di soluzioni attuabili sul futuro del pianeta.
L’evento si è svolto all’Università Bocconi di Milano ed era
aperto al pubblico. Bisognava solo registrarsi online, ed il
viaggiatore goloso l’ha fatto: è stato presente al Forum per
tutti i due giorni.
La prima giornata è stata dedicata alla presentazione dei dieci team finalisti, e dai loro progetti è emerso che l’equilibro
alimentare della Terra si sta perdendo. Per evitarlo servono
accordi internazionali e mobilitazioni di grandi masse di cittadini in ogni angolo del globo per cambiare il sistema produttivo responsabile della fame nel mondo.Considerati: l’ambiente
(alquanto malato!), l’energia (sempre più cara),l’acqua(insufficiente), le emigrazioni umane (gli sbarchi e le tragedie simili a
quelle delle recenti cronache che rimbalzano da Lampedusa),
l’emergenza che il mondo si deve preparare ad affrontare, secondo quanto è stato evidenziato a Milano, è quella del cibo.
All’interrogativo come ridurre il nostro impatto ambientale,
garantendo salute e accesso al cibo per tutti? sintetizzato
nella formula cibo e sensibilità, hanno provato a rispondere
ragazzi di 16 Paesi facendo proposte, anche controverse, per
affrontare l’emergenza alimentare.
Fritto misto
su letto d’insalata
70 - La Rivista febbraio 2014
La Rivista
Lo chef David George Gordon
autore del libro The Eat a Bug
(mangiare insetti)
Tarantola in pastella fritta
Obesi e Denutriti
“Non è che manchi il cibo - hanno dichiarato al Forum due
ricercatori italiani, Giulia Del Bosco e Francesco Comini – La
produzione del nostro pianeta sarebbe in teoria sufficiente
per sfamare i 7 miliardi di persone che lo abitano, solo – e
lo hanno voluto sottolineare – che un terzo del cibo prodotto finisce nella spazzatura. I rifiuti alimentari e la fame
nel mondo rappresentano due facce dell’ingiustizia globale”.
Tre i paradossi emersi in quei due giorni di lavoro.
Alimenti nella spazzatura:ogni anno vengono buttate nel
mondo 1,3 miliardi di tonnellate di cibo ancora commestibile, una cifra che corrisponde a un terzo della produzione
alimentare globale.
Agricoltura sbilanciata: un terzo dei raccolti mondiali serve
a nutrire il bestiame e quantitativi crescenti sono destinati
alla produzione di biocarburante. Nel 2020 il fabbisogno di
benzine verdi sarà di 172 miliardi di litri.
Infine, obesi e denutriti: Le persone obese o in sovrappeso
sono attualmente 1,5 miliardi, mentre quelli che soffrono la
fame sono 868 milioni. La mortalità registra cifre impressionanti: 29 milioni di persone muoiono annualmente a causa
di malattie provocate dall’accesso di cibo, mentre fame e
denutrizione ne uccidono 36 milioni.
percentuali dei terreni destinati a biocarburanti. Combattere le speculazioni finanziarie sui cibi di prima necessità.
Terza ed ultima soluzione, ma non per questo meno importante, educazione e stili di vita sani: promuovere l’educazione al cibo e all’attività fisica a partire dalle scuole. Condividere le ricerche scientifiche sulla nutrizione. Favorire le
iniziative pubbliche-private per accrescere la conoscenza
generale su rapporto fra diete e salute.
Pomodori verdi con bruchi
Lotta allo spreco e stili di vita sani
Se questi sono i paradossi, al Barilla Center for Food&Nutrition, non sono mancate le proposte per possibilisoluzioni.
Lotta allo spreco: bisogna assolutamente ridurre del 50%
entro il 2020 la quantità del cibo commestibile che finisce
nella spazzatura attraverso campagne che accrescono la
consapevolezza del fenomeno. A tal proposito due giovani
italiane hanno proposto, ad esempio, il programma Refood:
comprare le rimanenze di bar e panetterie e, invece di buttarle, farne cibo di strada.
Riforme agrarie: Limitare al 5% dei target nazionali sulle
energie rinnovabili l’uso di biocarburanti a base alimentare.
Promuovere riforme agrarie per bilanciare meglio le
febbraio 2014 La Rivista - 71
La Rivista
L’imbarazzo della scelta
Seguire la dieta asiatica
Così l’hanno definita: Dieta Asiatica, i tre ragazzi californiani che hanno fatto la proposta di mangiare gli insetti. A
spingere i tre giovani ricercatori americani a sostenere questa“rivoluzione” (tale almeno è per il viaggiatore goloso!) dei
gusti alimentari, il fatto che gli insetti sono ricchi di proteine e allevarli richiede meno acqua e mangime di quanto non
serva agli animali di grandi dimensioni ed hanno un potere
nutriente confrontabile. Adottando un sistema di coltivazione biodinamico ed ecologico – hannosostenuto i giovani
scienziati - si potranno ridurre al minimo i costi complessivi,
abbattendo l’emissione di gas serra e l’utilizzo delle risorse. Dunque, in futuro, se si vuole “salvare il mondo”, tutti
a mangiare insetti, perché sono economici e ecosostenibili.
Al Forum forFood and Nutrition di Barilla,i ragazzi californiani non son stati i soli a sostenere che gli insetti sono “Le
nuove frontiere del gusto”. Scienziati(tra questi molti medici), ecologisti e alcuni grandi cuochi presenti, hanno invitato
(auspicando che l’umanità lo faccia) a mangiare più bruchi, formiche, cavallette, scorpioni o ragni, ritenendoliricchi
di minerali, tra cui ferro e zinco, grassi nobili, colesterolo
praticamente zero e considerandoli realmente “Il Cibo del
futuro”.
Ma il futuro è già presente
Se i primi (scienziati ed ecologisti), il viaggiatore goloso si
è sforzato di capirli, un po’meno ha compreso i secondi: i
cuochi. I quali – tutti sulla stessa linea – hanno dichiarato
che più che dei problemi ecologici ed emissioni di gas serra, sono stati attratti ed incuriositi da gusti e consistenza
che potevano avere gli insetti. Senza considerare il quid ancestrale che la caccia all’insetto richiama e l’incontro con
culture lontane. Così, Alex Atala Chef del Ristorante D.O.M.
di San Paolo, Brasile, da poco protagonista della copertina
del Time che lo ha inserito tra gli Dei del Cibo, alla domanda
sugli insetti come cibo del futuro, ha risposto: “Gli scienziati e ricercatori si devono preoccupare giustamente delle
soluzioni ai problemi del Pianeta. Io che sono cuoco, pur vivendo nel rispettodella natura, ho un altro obiettivo. Quando
uso gli insetti in cucina, penso al rapporto con il territorio,
alla riscoperta che i nostri antenati usavano e soprattutto al
gusto. Le formiche amazzoniche, ad esempio, sorprendono
il palato per il loro gusto dolce e piccante, che ricorda il lemon-grass”. Se questo è Atala, RenèRedzepi, chef del Noma
di Copenhagen, uno dei più bravi 50 cuochi del mondo, ha
dichiarato di usare gli insetti in alcuni suoi piatti, per un
effetto cromatico e aromatico. Per non parlare, infine del
francese David Faure del Ristorante Aphrodite a Nizza, che
ha creato un intero menù, dall’antipasto al dolce, inclusa la
piccola pasticceria, solo per dimostrare quanto saporiti ed
“invitanti” possono essere insalate, polpettine, gelati e biscotti da cui spuntano vermi, larve e zampette di imenotteri
variamente assortiti.
Ma quali mangiare e quali no?
A fine convegno, tre istanze sono emerse chiare: impatto
ambientale, accessibilità per tutti, sapore. Ma, se delle prime due nessuno dubita, la questione del sapore, del gusto
(almeno per quanto riguarda mangiare gli insetti!) non ha
convinto e, secondo il parere del viaggiatore goloso, dovrà
ancora convincere tutti i golosi e buongustai, abitanti dei
cosiddetti paesi industrializzati. Perché, se è vero che l’80%
della popolazione mondiale già li mangia, statunitensi ed
europei sono meno a loro agio con bruchi, termiti, coleotteri, formiche, grilli, scarafaggi e cavallette a tavola. A noi
(e tra questi c’è i viaggiatore goloso) mangiatori di Pasta e
fagioli, lasagne, tortellini, brasati, stinchi di vitello al forno,
risotti, bucatini alla matriciana o linguine alle vongole; a
noi che laviamo abbondantemente le verdure per evitare di
trovare bruchi o insettini tra le foglie; a noi che, al ristorante, se solo troviamo un “pelo” nel piatto, “mandiamo al quel
paese” il cameriere, si richiede di compiere “un balzo culturale”, invitandoci a superare quella repulsione dovuta al fatto che da noi gli insetti sono di meno che formiche tropicali
e che spesso vengono associati a sporcizie e malattie. E che
quindi non dovremmo essere infastiditi dagli scarafaggi solo
perché amano stare intorno a scoli e gabinetti e vedendone
una colonia dovremmo piuttosto pensare con quale ricetta
cucinarli e quale vino abbinare.
Se dieta asiatica o entomofaga deve essere, se veramente
Lo chef David George Gordon
autore del libro The Eat a Bug
(mangiare insetti)
72 - La Rivista febbraio 2014
LA GASTRONOMIA ITALIANA IN SVIZZERA
Viva la cucina italiana !
Spiedini di cicale
mangiare insetti sarà destino del futuro, noi, probabilmente
troppo ben abituati in cucina e a tavola esigiamo, pretendiamo un chiarimento: Per favore, diteci quali insetti si possono mangiare e quali no?
Prima di chiudre, il viaggiatore goloso deve confessare chesi
è trovato a scrivere questoarticolo, proprio durante le feste
di Natale e Capodanno. E trovandosi spesso ai fornelli, in cucina con la figlia, per il 25 dicembre, ha preparato per tutta
la famiglia uno Stinco di Vitello al forno e con il sughetto
ha condito dei Ravioli del Plin (piccoli agnolotti)che in dialetto piemontese significa “Pizzicotto”; mentre il cenone di
fine Anno, in barba a tutti i grilli, formiche, cavallette ecc.,
ha cotto per 45 minuti un cotechino che si era portato dal
Veneto, e lo ha accompagnato con un piatto di fumanti e
saporite lenticchie, come vuole la tradizione della Grande
Cucina Regionale Italiana.
NB: Non avendo né insetti né ricette da proporre, consiglio i
lettori, finché possibile, di optare perlo Stinco o per il Cotechino. È tutta un’altra Musica!!! Per il palato naturalmente.
Tutt’altra musica:
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a base di carne o di pesce, nonché dalla nostra prelibata pasta
fresca e dai succulenti dolci. Il tutto accompagnato da una vasta
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febbraio 2014 La Rivista - 73
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La Rivista
Motori
di Graziano Guerra
L’ammiraglia per capitani d’impresa
All New Range Rover Autobiography 5.0
in vetro laminato acustico e il nuovo doppio isolamento dei
supporti motore. Le linee sono eleganti e pulite. Appena sotto
i 5 metri di lunghezza, quanto a dimensioni è molto simile al
modello precedente, ma con un profilo più fluido e slanciato. In
realtà è la Range Rover più aerodinamica mai prodotta. L’esclusivo abitacolo della serie Autobiography può essere personalizzato con rivestimenti impeccabili e particolari accostamenti di
colore. I cerchi in lega sono disponibili fino ai 22” di diametro
(opzione 2’580). L’innovativo sistema dei gruppi ottici cattura
l’attenzione, con i fari che proseguono il processo evolutivo del
frontale grazie alla particolare grafica che si avvale della tecnologia LED a lama di luce, e dello stilema a cerchi interconnessi, vera “firma” del Marchio.
Compostezza anche nelle condizioni più impegnative
Racchiude tutto lo spirito innovativo e il design iconico
della versione originale che cambiò il mondo dell’auto già
dal suo lancio, più di quaranta anni fa. Fedele al DNA
Range Rover, il modello ha l’esclusiva Posizione di Guida Dominante, che pone il pilota in posizione elevata ed
eretta e infonde la massima sensazione di fiducia e controllo della guida. Nella versione Autobiography rapisce
in un mondo privilegiato al vertice della raffinatezza, con
interni spaziosi e pregiati. Si tratta della prima SUV con
struttura monoscocca leggera interamente di alluminio.
Il peso, di ben 420 kg inferiore alla precedente versione,
consente minori consumi e minori emissioni di CO2. Con
il nuovo sistema Land Rover Terrain Response 2 sono migliorate le prestazioni su ogni terreno. È prodotta negli
impianti di Solihull in Gran Bretagna. La gamma di motori
diesel e benzina vanta prestazioni raffinate, con emissioni
di CO2 a partire da 196 g/km. In test l’ammiraglia della
quarta generazione, la 5.0 litri Autobiography. In attesa
della versione lunga lanciata negli Usa a inizio anno.
Guida raffinata e spontanea
Le Range Rover sono famose per quella sensazione di magico isolamento dal frenetico mondo esterno. L’Autobiography
soddisfa gli standard di raffinatezza più elevati richiesti a
un’autovettura di lusso e oltre a coprire perfettamente il ruolo
d‘ammiraglia di rappresentanza è anche una gran lavoratrice in
grado di trainare fino a 3500 Kg - gancio di traino a estrazione
elettrica in opzione (1’340). La meticolosa attenzione al dettaglio ha eliminato ogni traccia di rumore o vibrazione indesiderata, grazie all’impiego per esempio di parabrezza e finestrini
La nuova generazione del sistema Terrain Response 2 analizza
automaticamente le condizioni di marcia del veicolo ottimizzandone istantaneamente tutte le regolazioni. La geometria della
robusta struttura è stata ottimizzata per il tutto terreno, con un
aumento di 200 mm della profondità di guado, che raggiunge
ora i 900 mm. La nuova architettura del pianale e le sospensioni
pneumatiche regalano un comfort lussuoso e raffinato, oltre a
una maneggevolezza su asfalto completamente trasformata e
una guidabilità in curva più facile e agile. Il propulsore a benzina
5.0 litri da 510 CV LR-V8 Supercharged è abbinato a un cambio
automatico a 8 rapporti dolce e reattivo. Il sistema 4x4 permanente e intelligente ha una scatola di riduzione a due gamme
di velocità; quella bassa è, naturalmente, indispensabile nelle
condizioni più difficili del fuoristrada o del traino.
Dati tecnici
Cilindri: 8 - Cilindrata (ccm) 5000
Potenza max: CV 510 a 6000 - 6500 giri/minuto
Coppia max 625 Nm a 2500 - 5500 giri/minuto (ECE)
Cambio automatico a 8 rapporti
Consumi carburante (l/100 km): urbano 20,6; extra urbano 9,9; misto 13,8 CO2 - g/km: 322
Peso: 2330 kg
Prezzo base: CHF 165’000; veicolo in prova CHF 184’540,
personalizzato con le opzioni: metallizzazione (1’500),
Digital Radio (580), differenziale posteriore autobloccante a gestione elettronica (900), sedili post. esclusivi
Business Class (4880), colori interni esclusivi (900), frigorifero post. (480), cristalli post. anti calore e scuri (1440),
pedali metal look (240), Adaptive Cruise Control (ACC)
con controllo di distanza (2600), assistente parcheggio
automatico (880), sistema di fissaggio bagagliaio (400).
La Range Rover 3.0 TDV6 è disponibile da CHF 115’900.
febbraio 2014 La Rivista - 75
La Rivista
Auto Moto
News
Fiat Professional Abarth e ACI/CSAI
e DHL Express Italy per il rilancio
per spedizioni
ancora più green
Fiat Group Automobiles e DHL Express Italy hanno
siglato un accordo quadro per la fornitura di 820
veicoli commerciali Fiat Professional a basso impatto
ambientale. In particolare, la società appartenente al
Gruppo Deutsche Post DHL ha scelto di viaggiare a
bordo di Fiat Ducato, il best seller di Fiat Professional che ha conquistato oltre 2,6 milioni di clienti nel
mondo dal 1981 ad oggi.
L’accordo mette in risalto le caratteristiche vincenti di Fiat Ducato, uno dei veicoli maggiormente scelti dalle grandi flotte in
vari settori specifici. Contraddistinti dalla famosa livrea gialla
e dai loghi della società DHL Express Italy, i veicoli in dotazione
saranno in due configurazioni - Furgone e Cabinato – entrambe da 3,5 tonnellate e dotate di un pianale in multistrato marino per un impiego prolungato. In dettaglio, il furgone (passo
e tetto medio) offre un volume di carico di 11,5 m3, è allestito
con doppia scaffalatura interna a ripiani ripieghevoli mentre il
cabinato (passo extra lungo) vanta un volume di carico di oltre
19 m3 ottenuto con l’utilizzo di una “furgonatura”di alluminio.
I partner della società DHL Express Italy potranno scegliere tra
il 130 CV e il 150 CV del turbodiesel 2.3 Multijet di seconda
generazione omologato Euro 5. Motore che ottimizza consumi
ed emissioni grazie alle sue 8 micro fasi di iniezione diretta
del combustibile e che si distingue per rapporto prestazioni/
consumi, silenziosità di marcia e peso ottimizzato, un fattore
sempre rilevante in un veicolo commerciale dove la portata
è uno dei parametri fondamentali. L’accordo prevede pure la
versione Natural Power a metano,che con il 3 litri da 136 CV fa
registrare un consumo combinato di soli 8,8 kg di metano ogni
100 km e un’autonomia di circa 400 km. Pioniere in questa
tecnologia, Fiat è leader europeo nel campo dei veicoli di primo impianto a metano (OEM) con oltre 560.000 unità vendute
dal 1997 a oggi, tra vetture e veicoli commerciali. A Fiat Professional è stato attribuito per la seconda volta consecutiva
il titolo di “Produttore di LCV dell’anno 2013” ai GreenFleet
Awards 2013, prestigiosoriconoscimento inglese che riconosce
gli sforzi compiuti dai produttori per ridurre le emissioni di
CO2 e migliorare l’economia dei consumi dei veicoli commerciali leggeri (LCV).
76 - La Rivista febbraio 2014
del Motorsport
Abarth fornirà il propulsore 1.4 turbo t-Jet per le
monoposto del Campionato Italiano di Formula 4.
Tiene cosi fede alla sua storica vocazione di trampolino di lancio per i talenti del Motorsport, partecipando da protagonista alla nuova serie voluta dalla
FIA (Federazione Internazionale dell’Automobilismo)
per permettere ai piloti più giovani di fare esperienza su una monoposto.
Sui campi di gara, piloti, team e pubblico del CIF4potranno
vivere una “Abarth experience” a 360 gradi. Le monoposto
avranno il motore 1.4 turbo t-Jet da 160 CV, in linea con
le specifiche FIA, derivato da quello disponibile sulle 500
stradali e che utilizzano anche le Abarth 500 e 695 Assetto Corse impegnate nei Trofei Abarth Selenia. L’importante operazione patrocinata dalla FIA e fortemente voluta
dall’ACI-CSAI, rientra perfettamente nella strategia della
casa dello Scorpione,basata su una formula originale fatta
di rispetto della tradizione e dell’italianità, di elaborazione
tecnica e prestazionale e di passione per le corse. Una scelta che conferma anche la missione di democratizzazione
delle corse dell’Abarth, che dal 2009 a oggi ha permesso
a nuovi talenti di mettersi in luce: basti pensare che nella
stagione 2013 sono stati oltre 150 i piloti impegnati in 50
gare in 5 diversi campionati e i primi 4 classificati dei trofei Abarth Selenia Europa e Italia erano tutti under 22.La
Formula 4 rappresenta il primo passo per i giovani talenti
che vogliono intraprendere la carriera professionistica nel
mondo dell’automobilismo sportivo. Questa Formula offre
la possibilità di salire su una vera monoposto all’età di 15
anni e di misurarsi in questa categoria con altri piloti in
condizioni di assoluta parità tecnica, garantita dalla sigillatura e dalla rotazione dei motori tra le vetture partecipanti.
I giovani piloti saranno seguiti sui campi di gara da tutor,
che insegneranno loro i segreti della guida sportiva pilotaggio seguendoli corsa dopo corsa in questo percorso verso il professionismo.Il regolamento del Campionato Italiano
Formula 4 prevede tre gare per ciascuno degli otto appuntamenti che si svolgeranno in circuiti molto tecnici, non
solo italiani. L’inizio è fissato per il 4 maggio sull’impegnativa pista di Vallelunga e la conclusione per il 19 ottobre sul
prestigioso circuito di Barcellona.
La Rivista
Swiss-Moto 2014
Italiane a Zurigo
Aprilia - La Tuono V4R
APRC ABS rimane la versione più piccante sul mercato
fra le cosiddette naked. Forte di ben 170 CV, frizione e
scarichi di nuova concezione è dotata di un pacchetto
elettronico di tutto rispetto,
che mantiene comunque
il controllo di trazione, impennata e lancio, Ride-by-Wire,
multimapping e calibrazione automatica degli penumatici.
Ducati - Completamente rinnovata arriva la sorellina della
1199 Panigale nella versione 899. La piccola Panigale però ha
in dotazione una sospensione zwei, tanta elettronica di utlima generazione (Ride-by-Wire, diverse Fahrmodi, mehrstufiges ABS, Traktionskontrolle, Schaltautomat, etc.) ed eroga
148 CV. Il nuovo modello «State of the Art» tuttavia è la 1199
Superleggera. Già ammirata a Milano è sicuramente la stella
della nuova stagione, in questa moto Ducati ha fatto confluire il meglio del meglio in fatto di materiali e tecnologie.
Sono previsti solo 50 esemplari della 200 CV che pesa solo
177 Kg, con serbatoio del carburante pieno! Telaio e cerchi
di magnesio, batterie agli ioni di litio, carrozzeria in carbonio,
scarichi in titanio e catena di quella speciale lega chiamata
ergal. Ducati presenta la Monster nella versione 1200 tutta
nuova, è in grado di erogare 135 CV e pesa solo 209 Kg, la
versione S ha una potenza di 145 CV. Entrambe hanno una
dotazione elettronica di tutto rispetto, controllo di trazione
compreso. La versione base ha in dotazione sospensioni con
elementi Kayaba mentre la S monta le Öhlins e un sistema
frenante più potente.
Le ultime novità di quell’eccellenza italiana qual è
l’industria motociclistica saranno in bella mostra alla
Fiera annuale svizzera delle due ruote motorizzate
Swiss-Moto, in programma dal 20 al 23 febbraio 2014.
Ecco i principali modelli, secondo Marca e rigorosamente in ordine alfabetico, che saranno esposti.
Moto Guzzi - In bella mostra
fra l’altro a Zurigo la serie V7
con le versioni Stone, Special e
Racer, tutte con il classico bicilindrico a V da 48 CV, raffredato a liquido, e tutte profondamente rinnovate. Le tre varianti
sono ben distinte fra loro.
MV Agusta - La Turismo Veloce 800 è un po’ la variante
Touring della tre cilindri in stile supermoto Rivale 800, si presta
però a nuove definizioni ... Turismo Veloce, appunto. Il propulsore da 800cc è in grado di erogare 125 CV ed è in dotazione
anche della versione Turismo Veloce Lusso che porta in dote
motovaligie e GPS. La nuova F3 800 propone l’accelerazione
di una mille e la maneggevolezza di una 600cc. Il 3 cilindri da
148 CV fa l’occhiolino ai pistards di tutto il mondo, ma prezzo e
prestazioni attirano pure gli amanti delle supersportive.
MONDO SCOOTER
Lambretta - Si presenta nel più classico stile italiano che
riprende gli stilemi dell’antenata, il design è frutto di Alessandro Tartarini. Ha un telaio robusto di acciaio e carrozzeria in lamiera. Design italiano per un motore 125cc monocilindrico a quattro tempi di derivazione Sym.
Piaggio - Eleganza coniugata alla mas-
sima funzionalità e alla tecnica più moderna, questa in sintesi la carta da visita
del New Fly 125, modello dotato di propulsore a quattro tempi che si distingue
per i bassi consumi di carburante. Interessante il rapporto prezzo/prestazioni.
Vespa - L’ispirazione i tecnici, quan-
do hanno progettato la nuova Primavera 125 l’hanno colta dai leggendari
Cinquantini degli anni ‘60. Infatti,
dimensioni e carrozzeria riprendono
quello stile ma la tecnologia adottata,
il telaio e le dotazioni sono i più moderni. Le ruote, molto vintage, sono da
11 pollici. Il motore è il modernissimo
3 valvole da 125cc in grado di percorrere 64 Km con un litro, a
velocità costante di 50 Km/h.
febbraio 2014 La Rivista - 77
La Rivista
Starbene
Aspettative di vita:
in Europa i più longevi
Un bambino nato in Italia nel 2013 – supponendo che restino invariate le condizioni ambientali nei vari Paesi – avrà
una aspettativa di vita di 82 anni. La stessa di un suo coetaneo francese, svizzero, australiano o di Hong Kong. Da
questo punto di vista stanno leggermente peggio i bambini spagnoli (81 anni), tedeschi e inglesi (80 anni) o ucraini
(69 anni). Più fortunati, non solo per i livelli di ricchezza
maggiori, sono i neonati del Principato di Monaco: questo
piccolo stato ha l’aspettativa di vita più alta al mondo, con
una media di 90 anni. Staccati di 6 anni, seguono Giappone,
Macau e Singapore con 84 anni e la nostra San Marino, che
si ferma a 83. I meno longevi saranno i bimbi nati in Ciad e
in Sudafrica: per loro l’aspettativa si ferma a 49 anni.
I dati sono riportati in un grafico interattivo predisposto da
Marcelo Duhalde, un giornalista originario dell’Oman specializzato in data journalism, per il Telegraph sulla base di
dati forniti da due pubblicazioni storiche: il World Factbook
pubblicato dalla CIA nel 2013, e l’Encyclopedia Britannica.
Dalla rappresentazione emergono in modo evidente le differenze fra i continenti: il più longevo è, infatti, l’Europa, la
cui media di vita è di 78 anni, incalzato dalle Americhe, con
75 anni, che precedono nell’ordine Asia con 73, Oceania 72
e Africa 60. Nota curiosa e senza dubbio interessante: il grafico permette di anche come sia cambiata la durata media
della vita nei secoli: nel neolitico si vivevano circa 20 anni,
passati a 30 nel Medioevo, divenuti 52 negli anni Sessanta,
56 negli anni Ottanta e 71 nel 2013.
Il gap tra Paesi sviluppati e Paesi di maggiore arretratezza
è però sempre più forte: sono decine infatti gli stati che
offrono a oggi una qualità della vita e condizioni che portano a una aspettativa sotto ai 60 anni di età, concentrati
soprattutto in Africa: si passa dai 49 anni del Sudafrica e del
Ciad ai 50 di Guinea-Bissau e Swaziland, salendo poi ai 51
78 - La Rivista febbraio 2014
di Zambia e Somalia, ai 52 di Namibia e Nigeria e così via.
Haiti, in America, è il Paese con l’aspettativa più bassa (62),
mentre in Asia la palma del più sfortunato spetta all’Afghanistan con 50 anni di vita media. Va meglio all’India (67
anni) e ancor più alla Cina (75 anni) che tra i Paesi emergenti supera anche la Russia (70 anni) e il Brasile (73).
Cancro ai polmoni,
diagnosi precoce
con esame del sangue
Una semplice analisi del sangue “è in grado di individuare
il tumore del polmone fino a due anni prima della diagnosi
ottenuta con TAC spirale, indagine radiologica ad oggi suggerita per la sua diagnosi precoce”. Lo affermano gli esperti
dell’Istituto nazionale tumori di Milano, che hanno condotto uno studio recentemente pubblicato sul Journal of Clinical Oncology. Il test, continuano gli esperti, “ha dimostrato
un’alta sensibilità e la capacità di individuare il tumore al
polmone fino a due anni prima” rispetto all’esame standard.
I risultati sono stati da poco presentati a San Diego, alla conferenza dell’Associazione Americana per la Ricerca sul Cancro (AACR) e dell’Associazione Internazionale per lo Studio
del Tumore al Polmone (IALSC). Ora Gensignia Ltd, società
londinese privata per lo sviluppo di test diagnostici molecolari, vuole lanciare il test negli Stati Uniti entro il 2014.
Lo studio ha analizzato 939 forti fumatori, misurando un
parametro chiamato “microRNA circolanti nel sangue”. Le
persone esaminate non presentavano la malattia in 870
casi, in altri 69 presentavano già un tumore al polmone. “Il
test ha dimostrato una sensibilità dell’87% nell’identificare
il tumore al polmone. Inoltre, l’alta specificità del test ha ridotto dell’80% il numero dei falsi positivi individuati dalla
TAC spirale che aveva identificato noduli sospetti in forti fumatori non malati di cancro polmonare”.
Questa riduzione, secondo Ugo Pastorino, direttore dell’Unità Operativa di Chirurgica Toracica, è rilevante da un
punto di vista clinico per diminuire il numero dei pazienti risultati positivi all’indagine radiologica, ma non malati
di cancro polmonare. “Questo porterebbe alla riduzione dei
conseguenti costi e rischi associati con le ripetute indagini
radiologiche o con l’uso di altre metodologie diagnostiche
invasive per il paziente”.
“Abbiamo messo a punto - conclude Gabriella Sozzi, direttore dell’Unità di Genetica Tumorale dell’Istituto - un test
diagnostico molecolare a bassa invasività per il paziente che
valuta i livelli di 24 microRNA circolanti nel sangue dei fumatori e che indica la presenza del cancro polmonare. Complessivamente, i risultati del nostro studio supportano l’uso
del test molecolare come strumento per migliorare l’identificazione precoce del tumore al polmone”.
La Rivista
Disidratazione:
non è colpa del caffè
Rinunciare a una fumante tazzina di caffè al risveglio o dopo
pranzo, è difficile per chi, da anni, è abituato a farlo. Per alcuni
si tratta più di un rito; per altri una sorta di dipendenza, ma
astenersi non è affatto semplice.
Evitare il consumo di caffè, oltre che per altre ragioni, era anche motivato dal fatto che, essendo un diuretico molto potente, a lungo andare portava disidratazione. Per lo meno questo
è ciò che fino a poco tempo fa si credeva. Ora, diverse ricerche
sembrano dimostrare il contrario. Una di queste è quella condotta dall’Università di Birmingham (UB), nella quale si sfata
il mito del potere disidratante del caffè e viene confermato il
suo contributo al normale bilancio idrico, che è in grado di fare
qualsiasi altra bevanda.
È stato il team dell’UB, sezione sport e scienze motorie, il primo
a valutare in maniera diretta gli effetti di un consumo moderato di caffè rispetto alla stessa quantità di acqua. «Nonostante la
mancanza di prove scientifiche – spiega Sophie Killer, principale
autore dello studio – si tratta di una credenza comune che il
consumo di caffè possa portare a disidratazione e deve, quindi,
essere evitato o ridotto al fine di mantenere un buon equilibrio
idrico. La nostra ricerca è volta a stabilire se il regolare consumo
di caffè, in un organismo in normali condizioni, è dannoso per
lo stato di idratazione del bevitore». Per far questo sono stati
reclutati alcuni bevitori assidui di caffè, ai quali sono stati misurati gli effetti del consumo moderato di caffè nero rapportato
alla stessa quantità di acqua, allo scopo di valutare lo stato di
idratazione e il relativo bilancio idrico. I volontari erano cinquanta, tutti di sesso maschile e il test era suddiviso in due fasi.
Nella prima, dovevano bere 4 tazzine di caffè nero (400 ml) o
acqua per tre giorni. Nella seconda, i ruoli sono stati invertiti:
chi aveva consumato acqua doveva consumare caffè e viceversa. Tra una fase e l’altra dovevano trascorrere dieci giorni.
Al termine dello studio, i ricercatori non hanno rilevato alcuna
differenza significativa nel torrente ematico e nello stato generale di bilancio idrico tra le persone che avevano bevuto il caffè
e quelle che avevano bevuto acqua.
Non vi era alcuna differenza nel volume delle urine misurato
nelle ventiquattro ore successive. Da ciò è stato dedotto che il
caffè non ha nessun ruolo nella disidratazione. Lo studio è stato
recentemente pubblicato nella rivista PLoS ONE.
Viagra ad uso femminile
Potrebbe arrivare entro la fine dell’anno prossimo una pillola
che oltre ad essere l’equivalente femminile del Viagra aiuta le
donne a dimagrire. Il farmaco, che qualcuno enfaticamente ha
definito “dei sogni”, stando alle spiegazioni fornite dagli sviluppatori al Daily Mail, è una versione sintetica della melatonina,
e assunto poco prima del rapporto assicura un aumento della
libido per almeno due ore.
La melatonina è un ormone coinvolto sia nel meccanismo psicologico che genera la libido sia in quello che genera l’appetito, e ha già dato buoni risultati nella formulazione iniettabile.
Quella realizzata dall’azienda britannica Orlid è invece in pillole, ed è tuttora nelle prime fasi della sperimentazione.
‘’Se i test daranno risultati positivi - hanno spiegato gli ideatori
al quotidiano - la pillola dovrebbe arrivare in vendita in Gran
Bretagna entro la fine del 2015, e sarà dedicata sia alle donne
che hanno qualche problema sia per quelle che invece vogliono
aumentare il proprio piacere sessuali’’.
Viagra:
un italiano (over 40)
su due ne fa uso
Per 15 anni, dall’anno del debutto della pillola blu a oggi,
il mondo ha viaggiato al ritmo di 6 pasticche consumate
al secondo, in tutto circa 3 miliardi. L’Italia, in una speciale
classifica dei consumatori, con oltre 86 milioni di compresse
vendute in 15 anni, è il secondo paese in Europa dopo l’Inghilterra.
Nel 2013 ne sono state acquistate 12 al minuto. Sono i numeri che raccontano la storia della capostipite “delle pillole
dell’amore”, lanciata sul mercato nel 1998 per combattere la
disfunzione erettile e oggi riproposta in una nuova versione
‘express’, compressa orodispersibile, che promette di cominciare a funzionare entro 12 minuti. La riedizione del Viagra,
che si scioglie in bocca in pochi secondi, è giàdisponibile nelle
farmacie italiane dallo scorso 18 novembre.
Dall’anno di immissione sul mercato 51 milioni di uomini
hanno assunto il farmaco almeno una volta nella vita, 223
milioni sono state le prescrizioni. L’Italia (oltre 6 milioni di
pillole vendute nel 2013) vanta una media di quasi una pillola
blu ogni due maschi over 40. E la Lombardia è la regione italiana in cima alla classifica dei consumi con oltre un milione
di compresse acquistate nel 2013. Anche se sul consumo pro
capite il primato va all’Emilia Romagna con 588 compresse
ogni mille over 40, mentre la Basilicata è la regione dove si
consuma meno. Vendite da record nel 2013 a Roma - oltre
570 mila pillole blu - mentre le città dove si registra il maggior consumo pro capite sono Piacenza (806 compresse ogni
1.000 over 40), Rimini (693) e Livorno (680). All’ultimo posto
Ogliastra in Sardegna (149).
Età media dei consumatori: 50-55 anni. Protagonista di barzellette e ‘mail-bombing’, il Viagra oggi genera su Google oltre 23 milioni di risultati, 24 mln sono le ricerche effettuate in
un anno. Il farmaco è anche il più acquistato online ma circa
l’80%, secondo le stime, è contraffatto.
febbraio 2014 La Rivista - 79
L A
C O N V E N I E N Z A
F O R Z A
È
L A
N O S T R A
M O T R I C E .
P i ù d i s p a r a t i s o n o i s e t to r i d ’i m p i e go e l e m e r ci d a t r a s p o r t a r e , p i ù a m p i a è
l a n u ov i s s i m a g a m m a d i m e z z i I ve co: co n g l i i n n u m e r evo l i m o d e l l i d i s p o n i b i l i – d a l
f u r go n e d i s u cce s s o DA I LY a l l ’a u to c a r r o S T R A L I S – of f r e i nf a t t i s o l u z i o n i
s u m i s u r a e q u i n d i d av ve r o co nve n i e n t i p e r og n i i n c a r i co d i t r a s p o r to . Pe r og n i c a r i co
e og n i d e s t i n a z i o n e , I ve co co nv i e n e s e m p r e .
I V E CO (Sv i z ze r a) S A , O b e r fe l d s t r a s s e 16 , 83 0 2 K l o t e n , t e l . 0 4 4 8 0 4 7 3 7 3 , w w w. i ve co . c h
La Rivista
Mondo
in Fiera
BASELWORLD 2014: Messe Basel,
27 marzo – 3 aprile 2014
Salone Mondiale dell’Orologeria
e della Gioielleria
Veronafiere: raggiunti e superati
gli obiettivi d’esercizio.
Bilancio previsionale 2014:
ricavi a quota 95,4 milioni di euro
BIT: FieraMilano, 13 – 15 febbraio 2014
Borsa internazionale del turismo
MECSPE: Fiere di Parma,
27 – 29 marzo 2014
Salone delle tecnologie per l’innovazione
Vinitaly: Verona Fiere, 6 – 9 Aprile 2014
Salone internazionale del vino e dei distillati
MotorsportExpotech: ModenaFiere,
31 gennaio – 1 febbraio 2014
Prodotti tecnologie e servizi per il
motorismo da competizione professionale
febbraio 2014 La Rivista - 81
La Rivista
BASELWORLD 2014:
Messe Basel,
27 marzo – 3 aprile 2014
Salone Mondiale dell’Orologeria
e della Gioielleria
BASELWORLD rappresenta il
più importante appuntamento
mondiale del settore dell’Orologeria e della Gioielleria.
Giunto ormai alla 42aedizione, il salone fa risalire le sue origini nel lontano
1917, in concomitanza con la prima
fiera campionaria svizzera di Basilea
(MuBa). All’inizio è solo un settore
speciale della fiera dedicato a orologi
e gioielli, ma dal 1926 viene aperto
il primo padiglione fieristico dedicato
al settore dell’orologeria e della gioielleria. Negli anni la manifestazione
ha scandito le ultime innovazioni del
settore, e si è affermata quale appuntamento nel quale si determinano le
tendenze del settore.
Nel 1983 la fiera viene realizzata autonomamente dalla fiera campionaria
svizzera e inizia a chiamarsi BASEL.
Dal 1986 le aziende extraeuropee
ottengono per la prima volta il permesso di esporre alla kermesse, dando alla manifestazione il carattere
mondiale che conserva tuttora e facendolo diventare il salone espositivo
dell’orologeria e della gioielleria più
importante al mondo.
Nel 2003 il nome della fiera viene
modificato in BASELWORLD e su una
superficie di 160.000 metri quadrati
raggiunge nuove dimensioni attirando oltre 89.000 visitatori. Nel 2013
ha ospitato 122.000 visitatori (+17%
rispetto al 2012) provenienti da 100
nazioni e 1.460 espositori da 40 paesi. La passata edizione inoltre ha
inaugurato il nuovo complesso fieristico di Basilea, contribuendo a una
concezione completamente rivisitata
al salone.
Per il 2014 si attendono altre importanti novità da parte dei maggiori brand mondiali del settore. Il 26
82 - La Rivista febbraio 2014
marzo 2014 si terrà la giornata per
la stampa e i media, giorno dell’apertura ufficiale di BASELWORLD. Dopo
la conferenza stampa introduttiva
saranno aperti alcuni padiglioni fieristici esclusivamente per gli addetti
stampa accreditati e il 27 marzo ci
sarà l’inaugurazione ufficiale di BASELWORLD alla presenza di un consigliere federale. Da venerdì 28 marzo a
mercoledì 2 aprile avranno luogo sessioni informative quotidiane di media
riguardanti i temi del settore.
Per informazioni contattare:
Sig. Luigi Palma
Camera di Commercio Italiana
per la Svizzera
Seestrasse 123, 8002 Zurigo
Tel. 0041 44 289 23 29
Fax 0041 44 201 53 57
[email protected] -www.ccis.ch
La Rivista
Veronafiere :
raggiunti e superati gli
obiettivi d’esercizio.
Bilancio previsionale 2014:
ricavi a quota 95,4 milioni di euro
Veronafiere chiude il 2013 con
un bilancio consolidato preconsuntivo che registra performance superiori rispetto al
budget presentato ai Soci.
I ricavi si attestano infatti a 74 milioni di euro (pari al 5,7% in più rispetto
alle previsioni), l’EBITDA è pari a 12
milioni di euro, con un’incidenza dicirca il 16% sui ricavi, e un utile ante
imposte superiore ai 2 milioni di euro.
Guardando al prossimo esercizio Veronafiere prevede di mantenere l’importante trend di crescita portando i ricavi a ben 95,4 milioni di euro, facendo
leva anche sulla presenza di 57 rassegne (43 in Italia e 14 all’estero) nel
proprio calendario di manifestazioni
internazionali, quali le biennali Fieragricola, Progetto Fuoco, Metef-Foundeq, Metalriciclo-Recomat, Alumotive
e la triennale Samoter in abbinata con
la prima edizione di Asphaltica, novità
del prossimo anno così come la rassegna OIL&nonOIL-S&TC, l’evento Green Build per Europa e Mediterraneo e
le iniziative nel settore viti-vinicolo
come il forum Wine2Wine e il fuori
salone di Chengdu in Cina.
Il direttore generale, Giovanni Mantovani, ha evidenziato che «dopo aver
concretizzato la prima fase della nostra strategia di internazionalizzazione
tramite partnership e acquisizioni che
valgono complessivamente circa 6 milioni di euro sul fatturato 2013, il 2014
vedrà anche un rilevante investimento
sull’incoming internazionale, pari a
3 milioni di euro stanziati per le sole
Vinitaly e Marmomacc nell’ottica dello sviluppo di un sistema integrato di
promozione e networking commerciale. Veronafiere sarà ancora una volta
protagonista del sistema fieristico italiano ed internazionale, hub per l’Expo
del 2015 e piattaforma di riferimento
per i mercati di Nord e Sud America,
Cina, Russia, Nord Africa e Penisola
Arabica, per settori strategici del made
in Italy: movimento terra, construction,
marmo-lapideo, efficienza energetica,
agricoltura, vino e alimentare.
«L’anno nuovo partirà con il gradito
ritorno della biennale Fieragricola,
quest’anno ancora più completa con
la presenza dei principali marchi e un
nuovo salone dedicato al vigneto e
frutteto. In particolare nel mondo del
vino– ha precisato Mantovani–, dopo
il grande successo di Hong Kong, arricchiremo il calendario di Vinitaly International con la rassegna di Chengdu in
Cina, dove dal 24 al 27 marzo saremo
protagonisti con un importante evento fuori salone. Sempre nel settore vinicolo, con il 2014 diventa operativa
la partnership tra Vinitaly e l’Union
desGrandsCrus de Bordeaux per coordinare le date delle rispettive manifestazioni e consentire a buyer e media
di tutto il mondo di ottimizzare la loro
presenza a due dei principali eventi internazionali del settore, mentre
in Italia il lancio del nuovo forum sul
mondo del vino Wine2Wine consentirà
un momento di approfondimento ed
aggiornamento sulle nuove tendenze e
l’innovazione nel settore.
Nel 2014, infine, si intensifica ulteriormente la focalizzazione sull’estero,
con 14 iniziative di alto livello per il
comparto delle costruzioni e del marmo-lapideo in Brasile, Qatar, USA, Arabia Saudita, Egitto, Marocco e Oman».
Per ulteriori informazioni:
Camera di commercio italiana
per la Svizzera
Ufficio di Ginevra
Rue du Cendrier 12/14
Case postale – 1211 Genève 1
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febbraio 2014 La Rivista - 83
La Rivista
MotorsportExpotech:
ModenaFiere,
31 gennaio – 1 febbraio 2014
Prodotti tecnologie e servizi per il
motorismo da competizione professionale
MotorsportExpoTech è una fiera dedicata al motorismo da
competizione, riservata a professionisti, team, piloti, aziende,
sponsor, marketing manager,
ingegneri e tecnici. La rassegna
presenterà tutte le novità nei
settori auto, moto, kart, avio
e nautico, dalla progettazione
alla subfornitura, dal prodotto
finito ai materiali innovativi.
La sesta edizione di Motorsport
Expotech è pronta per la sfida al
2014 con importanti novità. La prima, a grande richiesta, è la giornata del sabato come data conclusiva
del Salone, una scelta che darà la
possibilità a molte realtà del settore
di partecipare all’evento. Quest’anno a farla da padrona sarà Aci-Csai, che ha confermato con entusiasmo la partnership presentando
l’Aci Special Event: premiazioni dei
campioni italiani, presentazioni dei
campionati e altre attività di carattere nazionale saranno in scaletta.
Nelle varie categorie, i protagonisti premiati saranno oltre 1000,
tra piloti, Case automobilistiche
e Team, raccogliendo a Modena il
gotha dell’automobilismo italiano. Un’occasione importante per le
aziende del settore di vivere un’esperienza al fianco dei protagonisti
assoluti delle gare, big del volante,
team e preparatori, con l’obiettivo di costruire una community in
cui approfondire i temi del motorsport. Anche quest’anno Motorsport
Expotech ospiterà l’attesissima premiazione del Campionato Italiano
Velocità Montagna, una specialità che ogni anno incontra sempre
84 - La Rivista febbraio 2014
più appassionati. Nei padiglioni di
ModenaFiere sfileranno i campioni
delle cronoscalate, piloti per cui la
salita rappresenta una sfida sempre
nuova. Nella scorsa edizione sotto i
riflettori oltre 160 presenze, tra cui
Simone Faggioli, che ha ricevuto il
suo settimo trofeo tricolore. Premiati dai vertici della Federazione
anche i vincitori Antonio Forato,
Marco Gramenzi, Rudi Bicciato, Lino
Vardanega e Roberto Chiavaroli. Sul
gradino più alto del podio dell’Under 25 Samuele Cassibba, mentre
il Trofeo di gruppo E2/B è andato
a Christian Merli. Coppa assoluta
Dame per Deborah Broccolini, mentre Abramo Antonicelli ha portato
a casa la Coppa Superstars. A Rudi
Bicciato e Marco Gramenzi sono
stati consegnati due premi speciali, rispettivamente per il gruppo A
e per l’E1 Italia, per i trionfi nel FIA
International Hill Climb e nell’European Hill Climb Challenge. Lo scorso
anno a fare gli onori di casa, oltre
al presidente Sticchi Damiani, anche le istituzioni della città e come
ciliegina sulla torta la presenza di
Felipe Massa, che ha premiato i
campioni più giovani e raccontato il
suo percorso professionale dai campionato Formula Renault e Formula
3000 fino alla sbarco in Formula 1.
Per ulteriori informazioni:
Camera di commercio italiana
per la Svizzera
Ufficio di Ginevra
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La Rivista
BIT:
FieraMilano,
13 – 15 febbraio 2014
Borsa internazionale del turismo
L’edizione 2014 di BIT (www.
bit.fieramilano.it), Borsa Internazionale del Turismo, a FieraMilano da giovedì 13 a sabato
15 febbraio, si preannuncia
ricca di novità che vanno tutte
nella direzione del B2B: nuove
date, percorso espositivo ottimizzato, workshop rinnovati,
valorizzazione della location
Milano in chiave Expo 2015,
nuovi servizi attivi in pre-manifestazione.
Un mix vincente che rafforzerà Bit
2014 come irrinunciabile piattaforma di business internazionale per il
settore, a partire dai risultati dell’edizione 2013: oltre 2.100 espositori
da 100 Paesi, più di 53.600 visitatori professionali, 1.000 aziende e 700
buyer internazionali partecipanti ai
workshop, oltre 2.000 giornalisti accreditati, oltre 19mila business match.
Innanzitutto nel 2014 si prevedono tre
giornate invece di quattro, da giovedì
a sabato, tutte dedicate agli operatori, con ingresso a pagamento per il
pubblico dei viaggiatori il solo sabato. La sezione Italy sarà ospitata nei
pad. 1-3 e The World nei pad. 2-4,
dove sarà presente anche il Business
Village. Per una formula più concentrata che aumenti ulteriormente la focalizzazione sul business. Sulla stessa
linea si muove il nuovo workshop Bit
BuyExpo 2015: grazie alla presenza
di hosted buyer selezionati, Bit 2014
diventa il luogo dove programmare e
acquistare in anteprima i pacchetti
turistici legati a Expo 2015, una straordinaria opportunità per il mercato
italiano e internazionale. In quest’ottica, Bit 2014valorizzerà ulteriormente
il posizionamento nella location di
Milano, capitale italiana degli affari,
della moda, del design e dello shopping, e metropoli di rilevanza globale
nel contesto internazionale. Nuova
formula anche per Bit BuyItaly: a Bit
2014 l’appuntamento leader mondiale
nella promozione del prodotto Italia si
trasforma da storico workshop a programma di appuntamenti prefissati
allo stand. Una vera e propria agenda di incontri programmati, valida per
due giorni, inclusa nel pacchetto espositivo. È inoltre previsto un aumento
degli hosted buyer specializzati: in
totale sono attesi oltre 1.000 buyer e
più di 2.500 seller. Per i visitatori professionali, ingresso gratuito per chi si
preregistra entro il 12 febbraio 2014.
L’ingresso misto dei target trade-consumer sarà consentito limitatamente a
sabato 14 febbraio, per permettere a
Tour Operator e destinazioni di offrire
ai viaggiatori occasioni speciali, esclusive per chi è a Bit 2014. Completerà
il concept un’importante componente
formativa e informativa, che vedrà la
presenza di alcuni dei più importanti
opinion leader e influencer del settore,
anche con la disponibilità per gli espositori di sale convegni per la formazione specialistica, uno spazio eventi per
convention aziendali e l’organizzazione di momenti di networking in partnership con Bit 2014.
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febbraio 2014 La Rivista - 85
La Rivista
MECSPE:
Fiere di Parma,
27 – 29 marzo 2014
Salone delle tecnologie per l’innovazione
Dal 27 al 29 marzo 2014 torna
MECSPE a Fiere di Parma, il Salone
delle tecnologie per l’innovazione,
dedicata ai settori della subfornitura con le lavorazioni industriali
conto terzi, le macchine utensili, il mondo degli stampi e dello
stampaggio, la lavorazione delle
,materie plastiche, l’automazione,
la robotica e le trasmissioni di potenza il montaggio assemblaggio e
manipolazione, la logistica, la metrologia e il controllo qualità.
Grazie alla sinergia tra 7 Saloni che si
svolgono in contemporanea e le innovative formule espositive quali viali tematici, piazze dell’eccellenza ed
isole di lavorazione MECSPE è la fiera
di riferimento per l’industria manifatturiera. Il punto d’incontro tra tecnologie per produrre e filiere industriali.
L’edizione 2014 si presenta con un
rinnovato layout appositamente studiato per offrire maggiore visibilità agli
espositori ed orientare al meglio i visitatori, caratterizzato da una precisa
ripartizione merceologica “I quartieri
tematici”, riconoscibile da una segnaletica studiata ad hoc con elementi di
visual design e cromie diverse. Le iniziative speciali (Unità dimostrative e
Piazze d’Eccellenza) si svilupperanno
nelle corsie centrali dei padiglioni, ciò
per garantire un flusso omogeneo di
visitatori in tutte le aree della fiera La
dinamicità di MECSPE emerge soprattutto nelle iniziative che vedono l’utilizzo di macchine in funzione - aspetto
a cui Senaf, l’ente organizzatore della
manifestazione, attribuisce un ruolo determinante per il successo della
manifestazione - e che hanno dato la
86 - La Rivista febbraio 2014
possibilità ai visitatori, nelle precedenti
edizioni, di “toccare con mano” tutte le
soluzioni innovative per migliorare la
produzione della propria azienda. Questo è possibile anche grazie alle “Unità
dimostrative dal Progetto all’Oggetto”,
che mette in scena la creazione di un
oggetto originale dalla sua progettazione sino alla sua realizzazione e le
“Isole di lavorazione”, che, mediante
macchine funzionanti, sviluppa particolari temi di lavorazione nell’ambito
delle materie plastiche e della meccanica. Nelle “Piazze dell’eccellenza”
i protagonisti sono il prodotto finale
e l’innovazione di settore: in questi
spazi si mostra il meglio della produzione, dell’expertise e della capacità di
“fare ricerca” del made in Italy in ambiti molto diversi, come il motorsport
e la progettazione industriale con un
occhio attento per le tematiche del
design; l’innovazione nei processi di
lavorazione e trattamento superficiale
dei metalli e delle leghe; l’ottimizzazione dei processi e dei cicli produttivi
aziendali attraverso innovazioni tecnologiche, il rapid manufacturing, la
tecnologia RFID e la simulazione tramite software L’edizione 2013, con i
suoi 1.023 espositori, i 15 convegni e i
numerosi momenti di formazione, le 26
isole di lavorazione, le 10 piazze d’eccellenza e gli 11 quartieri tematici, si
è confermata come un appuntamento
all’insegna del dinamismo, dell’internazionalizzazione, dell’elevata qualità
tecnologica dei contenuti e in grado di
dare una risposta concreta alle esigenze degli imprenditori e dell’industria
manifatturiera italiana. Aziende, centri
di ricerca, associazioni e università, attraverso l’esposizione e l’organizzazione di iniziative realizzate ad hoc, hanno espresso il meglio dal punto di vista
tecnologico e di innovazione riscontrando il parere positivo degli espositori giunti numerosi non solo dall’Italia
ma anche dall’estero.
Per ulteriori informazioni:
Camera di commercio italiana
per la Svizzera
Ufficio di Ginevra
Rue du Cendrier 12/14
Case postale – 1211 Genève 1
Tel: 0041 (0) 22 906 85 95
Fax: 0041 (0) 22 906 85 99
[email protected] – www.ccis.ch
La Rivista
Vinitaly:
Verona Fiere,
6 – 9 Aprile 2014
Salone internazionale del vino e dei distillati
Il Salone Internazionale del Vino
e dei Distillati Vinitaly rappresenta un punto di riferimento
indiscusso per il settore enologico sul panorama internazionale.
L’edizione 2013 ha visto la presenza di oltre 4.200 aziende da
più di 20 Paesi su una superficie
superiore ai 95 mila metri quadrati netti.
Nuovo layout del quartiere fieristico
per la 48ª edizione di Vinitaly, in programma dal 6 al 9 aprile 2014 (www.
vinitaly.com). Una scelta che permette
di organizzare meglio anche la presenza degli espositori esteri, riuniti nella
nuova area denominata VinInternational, nel padiglione I (I come international) allestito tra il padiglione 11
e Sol&Agrifood. L’organizzazione di
questo nuovo spazio espositivo prevede, oltre agli allestimenti degli espositori, un’area tasting dove realizzare
degustazioni dedicate ai buyer e luoghi per gli incontri di affari. Tra i paesi
esteri presenti sono già confermate le
presenze di Francia, Australia , Regno
Unito, Russia e Slovenia. Il padiglione
11 ospita la nuova area Vinitalybio,
confermati il padiglione C per Sol&Agrifood e il padiglione F per Enolitech.
Vinitaly inoltre offre le tensostrutture
delle Cittadelle della Gastronomia e le
sale per le degustazioni. Nel suo complesso il quartiere di Veronafiere ha
una superficie lorda di 309.000 metri
quadrati, dei quali 152.000 coperti.
Nel 2013 la superficie coperta netta
venduta di Vinitaly Sol&Agrifood ed
Enolitech ha quasi raggiunto i 100.000
metri quadrati. Vinitaly (www.vinitaly.
com) mette a disposizione del sistema
wine&food la più ampia e strutturata
piattaforma mondiale per il business,
la promozione, le relazioni con le Istituzioni nazionali ed estere, i buyer, gli
opinion leader ed i consumatori. La
manifestazione si conferma anche per
il 2014 appuntamento irrinunciabile
per le aziende. Infatti, la partecipazione consente, per oltre il 90% degli
espositori, di consolidare la propria
immagine, verificare l’interesse per i
propri prodotti, di valutare il mercato
e la concorrenza. Identica tendenza
percentuale anche per gli operatori esteri che riconoscono a Vinitaly il
ruolo business per finalizzare nuovi
contatti, intercettare i nuovi trend e
chiudere contratti. Veronafiere, a tal
fine, ha rafforzato gli investimenti per
l’attività di incoming di buyer dalle più
importanti aree di consumo di vino.
Per ulteriori informazioni:
Camera di commercio italiana
per la Svizzera
Ufficio di Ginevra
Rue du Cendrier 12/14
Case postale – 1211 Genève 1
Tel: 0041 (0) 22 906 85 95
Fax: 0041 (0) 22 906 85 99
[email protected] – www.ccis.ch
febbraio 2014 La Rivista - 87
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La Rivista La Rivista
Mondo
in Camera
Meet the Chamber
Colloqui di consulenza individuale gratuita
in tutta la Svizzera per privati
e imprenditori soci della Camera
Terzo incontro “Meetup Italia” a Ginevra
Piergiorgio Cecco,
Managing Director di Maserati Suisse SA
Corsi per Sommelier in lingua italiana a Ginevra
Material Connexion Italia
Every Idea has a Material SolutionTM
Collaboratore della MAT TRANSPORT SA
riceve l’onorificenza di
Cavaliere della Repubblica Italiana
Biblioteca in Camera
Contatti Commerciali
Servizi camerali
febbraio 2014 La Rivista - 89
La Rivista
Mondo
in Camera
Meet the Chamber
Colloqui di consulenza
individuale gratuita in
tutta la Svizzera per
privati e imprenditori
soci della Camera
“Meet the Chamber” a Ginevra
Presso la sede della CCIS
Rue du cendrier 12-14 - 1201
Genève Marianna Valle/Fabio Franceschini
Tel: 0041 22 906 85 95
Email: [email protected]
- febbraio: venerdì 14, giovedi 27
- marzo: merc 12, giovedì 27
- aprile: giovedi 10, martedì 29
- maggio: ven 9, giov 22
- giugno: giov 5, giov 19
Richemond di Ginevra al terzo incontro “MeetUp Italia”, ciclo di incontri
per consolidare ed espandere il Vostro
network. Per l’occasione, nostri ospiti d’onore saranno il Dott. Piergiorgio
Cecco, Managing Director di Maserati
Suisse SA, e il Prof. Alessandro Arbore,
Associate Professor in Management
Practice e Director of the Executive
Master in Marketing & Sales, Scuola di
Direzione Aziendale (SDA) Bocconi.
Seguirà per i partecipanti un cocktail.
La Camera di Commercio Italiana per
la Svizzera è l’attore principale per la
promozione economica e l’internazionalizzazione delle imprese italiane in
Svizzera e collabora strettamente con
l’Ambasciata d’Italia a Berna, l’ENIT, il
Sistema Camerale Italiano, Confindustria, enti locali e associazioni di categoria per sostenere il Made in Italy,
gli investimenti italiani in Svizzera e i
flussi turistici svizzeri verso l’Italia.
• Volete avviare un’attività e non sapete da dove iniziare?
• Siete un’impresa italiana interessata
ad esportare ed investire in Svizzera?
• Siete un’azienda svizzera che vorrebbe crescere sul mercato italiano?
• Avete difficoltà di accesso al mercato svizzero o italiano?
• Altri quesiti?
Le risposte le trovate in Camera!
Ecco come:
1. diventate soci
2. prenotate una delle date
indicate qui sotto
3. aspettate conferma della data
entro 24 ore
4. mandateci i Vostri quesiti
con una settimana di anticipo
90 - La Rivista febbraio 2014
“Meet the Chamber” a Zurigo
Presso la sede della CCIS
Seestrasse 123 - 8002 Zurigo
Christian Pitardi/Alessandro Babini
Ufficio Servizi alle imprese
Tel: 0041 44 289 23 23
Email: [email protected]
- gennaio: venerdì 17 e 31
- febbraio: venerdì 14 e 28
- marzo: venerdì 14 e 28
- aprile: venerdÌ 11 e 25
- maggio: venerdì 9 e 23
- giugno: venerdì 13 e 27
Terzo incontro “Meetup Italia”
Colloqui di consulenza
individuale gratuita in
tutta la Svizzera per
privati e imprenditori
soci della Camera
L’Ufficio di Ginevra della Camera di
Commercio Italiana per la Svizzera
(CCIS) in partnership con la Bocconi
Alumni Association (BAA) di Ginevra
invita il 12 febbraio 2014 all’hotel Le
Dove: Hotel Le Richemond, Ginevra
Quando: mercoledì 12 febbraio, dalle
ore 18.30 alle 20.30
Costo: per i soci CCIS e BAA CHF 45.-;
per i non soci CHF 65.Per maggiori informazioni e iscrizioni:
Camera di commercio italiana per la Svizzera
Ufficio di Ginevra
Marianna Valle
Tel: 022 906 85 95
Fax: 022 906 85 99
Email: [email protected]
Bocconi Alumni Association (BAA) Ginevra
Presidente: Maria Pia Cappiello
Email: [email protected]
La Rivista
Corsi per Sommelier
in lingua italiana a Ginevra
dal 22 marzo 2014
La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS) e
l’Associazione Svizzera dei Sommeliers Professionisti (ASSP) organizzano, per la seconda volta
a Ginevra, i corsi per sommeliers
in lingua italiana.
I corsi sono riconosciuti dall’Association
Suisse des Sommeliers Professionnels
e dall’Associazione Mondiale dei Sommeliers (ASI) e si indirizzano non solo
ai collaboratori e ai quadri della ristorazione ma anche a tutti gli appassionati
del buon vino. I corsi avranno inizio sabato 22 marzo 2014. Scopo del corso è
di informare ed educare il consumatore,
nonchè di preparare in modo adeguato
il personale addetto al servizio dei vini. I
corsi non hanno scopo di lucro.
Il corso è programmato secondo moderni canoni di formazione professionale
al fine di fare acquisire ai partecipanti
un adeguato bagaglio tecnico-culturale anche in funzione del superamento
dell’esame finale (facoltativo), il quale
darà diritto al titolo di Sommelier.
La qualifica di Sommelier Professionista
è riconosciuta esclusivamente a chi è attivo nel campo della ristorazione o lavora in ambito vinicolo (cantine, enoteche,
ecc.) da almeno due anni o vi ha lavorato
per almeno due anni (anche non di seguito) negli ultimi 5 anni.
Modalità di partecipazione
Il corso è strutturato in tre livelli indipendenti per un totale di 36 lezioni.
Il 1°livello è dedicato alla viticoltura, alla
tecnica di degustazione, alla legislazione, ai distillati e al marketing;
Il 2° livello alla geografia vitivinicola;
Il 3° livello all’abbinamento cibo-vini.
Al termine di ogni livello, il corsista sarà
sottoposto ad una prova di valutazione
ed otterrà un attestato di partecipazione (66% delle presenze). Al termine dei
3 livelli il corsista, se lo desidera, potrà
sostenere l’esame finale (prova scritta e
orale) il cui superamento darà diritto al
diploma di sommelier.
Sede dei corsi è Ginevra presso l’Hotel
Richemond. Il corso avrà inizio il 22
marzo 2014 si svolgerà nell’intera giornata del sabato e avrà cadenza mensile.
Le prove di autovalutazione al termine
del primo e del secondo livello, prevedono una prova scritta; e un’analisi organolettica di due vini.
Per quanto concerne l’esame finale del
terzo corso, vi saranno ammessi solo coloro che hanno partecipato alle verifiche
del 1° e 2° livello. Lo stesso sarà strutturato nel modo seguente:
1. Prova scritta con domande
su tutti e tre i livelli
2. Analisi organolettica di due vini
3. Prova pratica di abbinamento
cibo-vino
4. Prova orale con domande su tutti e
tre i livelli
5. Prova pratica di servizio
Alle prove 4 e 5 saranno ammessi solo
coloro che supereranno le prime tre prove dell’esame finale.
Il candidato che non supera l’esame finale potrà ripeterlo al massimo un’altra
volta nella sessione d’esami successiva. Se anche in quest’occasione non
dovesse riuscire, per essere accettato
nuovamente, il candidato dovrà ripetere
il terzo livello interamente.
I costi
1° livello:
CHF 1’190.-- tassa della prova
intermedia inclusa
2° livello:
CHF 1’140.-- tassa della prova
intermedia inclusa
3° livello:
CHF 1’250.-- tassa d’esame finale inclusa
In caso d’iscrizione a tutti e tre i livelli
e di pagamento dell’intero importo entro il 10 febbraio 2014, verrà applicato
uno sconto del 10%; la retta ammonterà
pertanto a CHF 3’222.-Nella retta sono compresi i libri di testo,
la borsa del sommelier contenente i bicchieri di degustazione INAO, vari dossier
d’aggiornamento e tutti i vini in degustazione.
I partecipanti ammessi al corso saranno informati per iscritto. Allegate alla
conferma vi saranno le relative fatture
di partecipazione con le cedole di versamento. In caso di annullamento oltre la
data del 10 febbraio 2014 da parte del
corsista, la quota d’iscrizione non sarà
rimborsata.
Contatti:
CCIS Ufficio di Ginevra
Fabio Franceschini
Rue du Cendrier 12/14 - 1201 Ginevra
Tel: 022/906 85 95 Fax: 022/906 85 99
E-Mail: [email protected]
[email protected]
Sede del Corso:
Richemond Hotel
Rze Adhemar-Fabri 8 - 1201 Geneve
Tel. 022 715 70 00
www.dorchestercollection.com
febbraio 2014 La Rivista - 91
La Rivista
Biblioteca
in Camera
Auf ein Gläschen in Venedig
Doch, das gibt es wirklich: das Venedig, das
immer noch den Venezianern gehört. Eine
feste Institution dieser unbekannten Lagunenstadt abseits der ausgetretenen Touristenpfade sind die traditionellen Weinbars,
in denen man sich bei einem Glas Wein
und ein paar Leckereien trifft und plaudert. Im GU Buch Weinbars in Venedig
gewähren die ausgewiesenen Italienkenner Cornelia Schinharl und Beat Kölliker
einen Blick hinter die Kulissen dieser bacari. Sie laden dazu ein, den Geschichten zu
lauschen, den Wein und dazu Cichetti, die
leckeren Häppchen, zu probieren und dabei
die serenissima neu zu entdecken.
In fünf Spaziergängen flanieren die Autoren durch jeweils ein Stadtviertel und erzählen von den Entdeckungen, die sich am
Wegrand machen lassen: von dem letzten
Gondelbauer in San Marco, vom farbenprächtigen Marktangebot auf dem Mercato di Rialto oder vom Treiben in dem lebendigen jüdischen Ghetto. Vor allem aber
stellen sie die besten bacari und ihre Wirte
mit ihrer Geschichte und ihren besonderen
Spezialitäten vor.
Rund 50 Rezepte für traditionelle Leckerbissen, wie sie in den Weinbars gereicht
92 - La Rivista febbraio 2014
werden, ermöglichen auch zu Hause Genuss auf venezianische Art: mit marinierten Sardinen oder gefülltem Gemüse, mit
Crostini-Variationen oder broeto, der Fischsuppe nach Tagesangebot, dem Steinpilz-Flan oder sogar Scheiben von der
Kalbsmilz. Damit die ombra, das Gläschen
Wein dazu, passend ausgewählt werden
kann, stellen die Autoren die wichtigsten
italienischen Weine vor.
Als kostenloses Extra zum Buch gibt eine
City-App: mit Essdolmetscher und Erklärung der Spezialitäten, allen wichtigen
Adressen, Karten und Tipps der Autoren.
Parallel erscheint außerdem ein Enhanced
E-Book, das mit weiteren Bildern, Videos
und den Aufnahmen der Interviews punktet. So ist Weinbars in Venedig beides:
besonderes Geschenk-Kochbuch und digitaler Reise-begleiter.
Cornelia Schinharl hat ihre Liebe zum Essen und Trinken zum Beruf gemacht. Seit
vielen Jahren bringt sie ihren Erfahrungsschatz als freie Food-Journalistin und
Kochbuchautorin zu Papier und hat dafür
schon zahlreiche Auszeichnungen bekommen. Ihre besondere Liebe gilt der italienischen Küche.
Beat Koelliker ist erfolgreicher Autor vieler Weinbücher und ebenfalls Spezialist
für die italienische Küche. Für dieses Buch
waren die Autoren in Venedig unterwegs
und haben traditionelle Weinbars und ihre
Spezialitäten erkundet.
Cornelia Schinharl, Beate Koelliker
Weinbars in Venedig
Kulinarische Spaziergänge
und Originalrezepte
192 Seiten, mit ca. 300 Farbfotos.
Format: 18,5 x 24,2 cm. Integralbindung.
Preis: 19,99 € (D) / 20,60 € (A) / 28,90 sFr
Der
kleine Johnson 2014
Seit über 35 Jahren der meist gekaufte
Weinführer der Welt - komplett überarbeitet und mit Extra zum Thema Burgund
Das Angebot an soliden, gut trinkbaren
Weinen ist heute größer denn je. Wer beim
Weinhändler gerne den Überblick behält
und auf kompakte Informationen zu über
15.000 Weinen, Jahrgängen, Winzern und
aktuellen Weinthemen setzt, der greife
vertrauensvoll zur komplett überarbeiteten und aktualisierten Neuausgabe von
Der kleine Johnson 2014. Ob im Restaurant, beim Weinhändler, im Keller oder auf
Reisen, mit dem „kleinen Johnson“ in der
Tasche ist man bestens bedient.
Insbesondere das eindeutige und leicht nachvollziehbare Bewertungssystem von einem Stern (einfache Qualität für jeden Tag)
bis vier Sternen (erstklassig, anspruchsvoll,
teuer) bzw. farbige Sterne für Weine, die in
ihrer jeweiligen Preisklasse besonders gut
sind, macht den kleinen Johnson besonders
wertvoll und benutzerfreundlich. Neben
Hugh Johnsons 200 persönlichen Lieblingsweinen runden Alternativen zu bestimmten Weinstilen die Empfehlungen ab.
Darüber hinaus bietet der Band ergänzendes Weinwissen wie bspw. Jahrgangstabellen, eine kleine Rebsortenkunde, ein
Weinglossar, Tipps rund um die Kombination von Wein und Essen. Das Extra zum
Thema Burgunder und andere Pinot noirs
gibt aufschlussreiche Einblicke in Historie,
Vorkommen und Herstellung und stellt hochinteressante Winzer vor.
Hugh Johnson gilt weltweit als der
führende Weinautor. Bereits mit seinem
ersten Buch Wine (1966) errang er einen
Platz in der vordersten Reihe der Weinautoren. Es folgten viele weitere, darunter
Der große Johnson, Der kleine Johnson und
Der Weinatlas (alle bei HALLWAG).
Nach zahlreichen internationalen Ehrungen, darunter der begehrte Literaturpreis
der Akademie von Bordeaux und der Orden
Chevalier des Arts et Lettres, verlieh ihm
2007 Königin Elisabeth II. den Officer of the
Order of the British Empire für seine Verdienste um die Wein- und Gartenbaukunst.
Hugh Johnson
Der kleine
Johnson 2014
Weinführer
472 Seiten,
Format 9 x 19 cm
Preis 19,90 € (D)
20,50 € (A)
28,50 sFr
La Rivista
Mondo
Soci
Collaboratore della
Material
ConneXion Italia
Every Idea has a Material
Solution
MAT
TRANSPORT SA
riceve l’onorificenza di Cavaliere
TM
della Repubblica Italiana.
Natale Di Giovanni, Head of Corporate
Relations e membro della direzione,
per il suo eccezionale impegno profuso fin dal 1980 nel promuovere la collaborazione tra l’Italia e la Svizzera, ha
ricevuto dal Presidente della Repubblica Italiana l’onorificenza di Cavaliere.
Da oltre 33 anni la MAT TRANSPORT
SA offre dei servizi di logistica tra l’Italia e la Svizzera dalle sedi di Zurigo,
Berna e Basilea. Con il motto “precisione svizzera e flair italiano”, Natale
Di Giovanni ha impostato e sviluppato delle linee di collettame dirette da
e per i maggiori centri commerciali
italiani in consolidate collaborazioni
con forti partner regionali, offrendo soluzioni logistiche su misura. La
MAT TRANSPORT SA è una società del
gruppo VIA MAT, il quale negli ultimi
68 anni si è specializzato in soluzioni
logistiche e di trasporto di prima categoria.
Nella foto: Di Giovanni con il Console
di Basilea Gaetana Farruggio
Material ConneXion è il più grande
centro di ricerca e consulenza sui
materiali e processi produttivi innovativi e sostenibili del mondo, con
sedi a New York, Bangkok, Beijing,
Cologne, Daegu, Istanbul, Milano, Seoul, Shanghai, Skövde e Tokio.
La Material Library fondata nel 1997
a New York, presente a Milano dal
2002, ha nel suo archivio oltre 7.000
materiali e processi produttivi innovativi e sostenibili provenienti da tutto il mondo e si arricchisce ogni mese
di circa 50 novità. L’archivio dei materiali, sia fisico che online, è accessibile agli iscritti che possono consultare illimitatamente informazioni
tecniche e commerciali su: Polimeri,
Ceramici, Vetri, Metalli, Cementi, Naturali e Derivati, Materiali a basi di
carbonio.
L’obiettivo di Material ConneXion è
diffondere la cultura dei materiali
come leva strategica per l’innovazione creando opportunità di sviluppo e
crescita sia per i produttori di materiali che per i potenziali utilizzatori.
Il team di ricerca di Material ConneXion
Italia fornisce servizi di ricerca e consulenza personalizzata ad aziende,
architetti, designer, ingegneri e università per individuare soluzioni applicative per i loro progetti o prodotti:
soddisfare esigenze progettuali complesse, di performance, estetiche, di
sostenibilità o di ingegnerizzazione.
Material ConneXion Italia supporta il
management aziendale nelle attività
di strategia e definizione dell’identità
di prodotto e realizza report esclusivi sulle principali novità e tendenze
nel mondo dei materiali e analisi di
benchmarking su tecnologie e innovazioni. È inoltre possibile realizzare
library aziendali private dal layout
personalizzato.
Material ConneXion Italia organizza
workshop, seminari e conferenze sia
in Italia che all’estero; cura mostre
ed eventi all’interno del suo showroom alla Triennale di Milano, offrendo
opportunità di visibilità mediatica attraverso attività di comunicazione e
marketing mirate.
Library
V.le Sarca, 336/F Edificio 16
20126 Milano, Italy
T+39.02.365.53.060
F +39.02.365.53.238
[email protected]
www.materialconnexion.it
Showroom
Triennale di Milano
Viale Alemagna 6,
20121 Milano, Italy
T 39.02.72.43.42.55
F 39.02.39.32.12.39
[email protected]
febbraio 2014 La Rivista - 93
CONTATTI COMMERCIALI
Dal mercato italiano
OFFERTE DI MERCI E SERVIZI
Pesce surgelato
Skalo Spa
Via dell’Industria, 8
I - 60028 Ancona
Tel. 0039/071 781027
Fax 0039/071 781615
E-mail: [email protected]
www.skalo.it
Arredosanitari
Eurosanitari srl
Loc. Mandro, 17
I - 25060 Lodrino BS
Tel. 0039 030 8950117
Fax 0039 030 8950118
E-mail: [email protected]
www.eurosanitari.com
Valvole in ottone ed acciaio
Enolgas Bonomi spa
Via Europa 227
I – 25062 Concesio BS
Tel. 0039 030 2184311
E-mail: [email protected]
www.enolgas.it
Raccorderia idraulica
Frabo spa
Via Benedetto Croce 21/23
I – 250275 Quinziano d’Oglio BS
Tel: 0039/030 9925711
Fax 0039/030 9924127
E-mail: [email protected]
www.frabo.net
Automazione industriale
Proteo Engineering srl
Via S. Vito 693
I – 41057 Spilamberto MO
Tel. 0039/059 789611
Fax 0039/ 059 789666
E-mail: [email protected]
www.proteoeng.com
Tappeti
Indikon
via Roma 25
I – 25060 Collebeato BS
Tel. 0039 030 25 11 965
Fax 0039 030 25 19 938
E-mail: [email protected]
www.indikon.it
94 - La Rivista febbraio 2014
Macchine per la trasformazione
della plastica
01 Machinery srl
Via Bettisi 12
I - 48018 Faenza (RA)
Tel. 0039/ 0546 662625
Fax: 0039/ 0546 662625
E-mail:[email protected]
www.01machinery.com
Pavimentazioni in cotto
Kamares snc
Via Meucci 6
I – 41028 Serramazzoni MO
Tel. 0039/0536 955205
Fax. 0039/0536 950055
E-mail: [email protected]
www.kamares.net
Impianti per produzione pneumatici
Italmatic Srl
Via dell’Artigianato 8/A
I – 20060 Cassina dè Pecchi
Tel. 0039/02 953000545
Fax 0039/02 95300199
E-mail: [email protected]
www.italmatic.net
Pasta fresca
Pasta Julia Spa
Via Piemonte Loc. S. Luciola
I – 06038 Spello PG
Tel: 0039 0742 3017 61
Fax: 0039 0742 3601812
E-mail: [email protected]
www.pastajulia.it
Accessori per parrucchieri
Annamery
Via delle Industrie 10/A
I – 23014 Andalo Valtellino SO
Tel. 0039/ 0341 941880
Fax 0039/ 0341 941880
E-mail: [email protected]
www.annamery.com
Vino
Azienda Agricola Roccasanta
via Cortemilia Alessandria, 4
I – 12074 Perletto
Tel. 0039 0173 81795
Fax 0039 0173 81795
E-mail: [email protected]
www.aziendagricolaroccasanta.it
Pasta fresca
Parma PaSt sas
Via Naviglio Alto 69
I – 43100 Parma
Tel. 0039 0521 798120
Fax 0039 0521 705612
E-mail: [email protected]
www.parmapast.it
Macchine per la trasformazione
della plastica
01 Machinery srl
Via Bettisi 12
I - 48018 Faenza (RA)
Tel. 0039/ 0546 662625
Fax: 0039/ 0546 662625
E-mail:[email protected]
www.01machinery.com
Salumi
Cecconi Salumi
Via Laurentina Km 28,300
I – 00040 Ardea ROMA
Tel. 0039 069145050
Fax 0039 069145090
E-mail: [email protected]
www.cecconisalumi.com
Macchine agricole
Maschio Gaspardo Spa
Via Marcello, 73
I – 35031 Campodarsego PD
Tel. 0039/049 9289842
Fax. 0039/049 9289601
E-mail: [email protected]
www.maschio.it
Quadri multi orologio per risparmio
energetico
Sanviti elettrocostruzioni srl
Via Palermo 5b
I – 43100 Parma
Tel: 0039/0521 774774
Fax 0039/0521 270780
E-mail: [email protected]
www.sanviti.it
Cerniere e chiusure per furgoni
isotermici
De Molli Industrie Spa
Via S. Alessandro 10
I – 21040 Castronno VA
Tel. 0039/033 2892146
Fax 0039/033 2893791
[email protected]
www.dmgindustrie.it
RICHIESTE DI RICERCA
AGENTI-RAPPRESENTANTI
• A pochi chilometri dall’aeroporto
internazionale di Milano Malpensa,
sull’asse autostradale che collega Milano con Varese, i laghi e la Svizzera c’è la
principale azienda italiana che produce
salmone affumicato : la Fjord SpA.
L’azienda iniziò nel 1969 la prima attività italiana specializzata nell’affumicazione del salmone , oggi a oltre 40
anni di distanza ha saputo conquistare
la leadership di settore che la annovera tra le più importanti aziende europee di salmone affumicato ed è a tutti
gli effetti una azienda a ciclo completo nella lavorazione del salmone.
La linea affumicati comprende oltre al
salmone, tonno, spada, storione e altri
ittici.
Il processo di affumicazione avviene
in maniera tradizionale, e richiede non
meno di 12 ore. Il prodotto affumicato
viene presentato sul mercato in una
vasta gamma di formati e confezioni
tali da soddisfare le più svariate esigenze del consumatore.
L’azienda è interessata a entrare in
rapporti di affari con agenti / distributori interessati a vendere i suoi prodotti sul mercato svizzero. Gli interessati sono pregati di prendere contatto
con la Camera di Commercio italiana
per la Svizzera.
• Rapid Srl è una società commerciale
nata dalla lunga esperienza di un’azienda trentina leader nel settore del
noleggio e vendita di strutture ed allestimenti per eventi. Da qui l’idea imprenditoriale di persone affermate nel
medesimo settore, di creare una casetta pieghevole dalle dinamiche eccezionali per tempi d’installazione e
gestione logistica. Nella fattispecie il
prodotto RAPID si propone in maniera
trasversale a diversi ambiti di allestimento che spaziano dalle Manifestazioni Folkloristiche, alle Fiere e mercatini a tema vario oltre che natalizio,
all’impiego di questa quale infopoint.
• La ditta Grünig pietre naturali S.r.l.
venne fondata nel 1963 nella valle
di Fundres, dall’imprenditore tedesco
Dieter Grünig. Questa valle, dotata di
un’interessante varietà di pietre naturali in così ristretto spazio, si rivelò l’ideale collocazione per l’azienda. Dopo
il rinvenimento del serpentino e della
quarzite cristallo nella cava di Fundres,
venne eretta una grossa fabbrica per
la loro ulteriore lavorazione. L’incomparabile Quarzite Argentea è particolarmente adatta per l’impiego in centri
benessere, impianti wellness e piscine.
La pietra naturale ha una lunga tradizione nella realizzazione di bagni e
terme. Già gli antichi romani, dove la
cultura balneare aveva un ruolo centrale, utilizzavano pietra naturale per
i loro bagni. La ditta è alla ricerca di
architetti e alberghi che possano essere interessati ad acquistare e utilizzare
tale prodotto nei loro progetti edili.
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla:
Camera di Commercio
Italiana per la Svizzera
Seestr. 123, casella postale,
8027 Zurigo - Tel. 044/289 23 23
Fax 044/201 53 57
e-mail: [email protected]
www.ccis.ch
Per le richieste di cui sopra rivolgersi a:
Camera di Commercio
Italiana per la Svizzera
Seestr. 123, casella postale,
8027 Zurigo - Tel. 044/289 23 23
Fax 044/201 53 57
e-mail: [email protected]
www.ccis.ch
Trasporti internazionali
Huber Transport AG
Riedstrasse – PF
CH – 6343 Rotkreuz
Tel.: ++41 417901188
Fax: ++41 417901061
[email protected]
www.hubertransport.ch
Dal mercato svizzero
RICERCA DI MERCI E SERVIZI
Lattodensimetro e butirrometro
Gerber Instruments AG
Im Langhag 12
CH – 8307 Effretikon
Tel. 0041 52 343 37 37
Fax 0041 52 343 30 70
[email protected]
www.gerber-instruments.ch
Mobili
Hotel Engimatt
Engimattstrasse 14
CH – 8002 Zürich
Tel: +41 44 284 16 16
Fax +41 44 201 25 16
E-mail: [email protected]
www.engimatt.ch
OFFERTE DI MERCI E SERVIZI
Trasporti internazionali
Planzer Transport AG
Lerzenstrasse 14
CH - 8953 Dietikon
Tel: +41 447446222
E-mail: [email protected]
www.planzer.ch
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla:
Camera di Commercio
Italiana per la Svizzera
Seestr. 123, casella postale,
8027 Zurigo - Tel. 044/289 23 23
Fax 044/201 53 57
e-mail: [email protected]
www.ccis.ch
Guida Pratica di Enologia
Italia
“Il buon bere“ di Rocco Di Seclì
Pratico manuale in cui sono
evidenziate le zone vitivinicole
italiane descritte con attenzione,
i vari vini italiani (DOC e DOCG)
con foto e citazioni delle cantine
più note.
Prezzo: CHF 29.90.
Per informazioni e prenotazioni
rivolgersi a: Rocco Di Seclì
cell: +41 (0)79 265 28 42,
mail: [email protected]
febbraio 2014 La Rivista - 95
ATTIVITÀ E SERVIZI
Con i suoi circa 800 Soci la Camera
di Commercio Italiana per la Svizzera,
fondata nel 1909, è un‘associazione
indipendente ai sensi del Codice Civile
Svizzero. Il suo compito precipuo consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio tra Italia, Svizzera ed il Principato del Liechtenstein. La
gamma dei suoi servizi, certificati ISO
9001, è molto variegata e comprende
tra l‘altro:
• Ricerche su banche dati di produttori,
importatori, grossisti, commercianti,
agenti/rappresentanti dei seguenti
Paesi: Italia e Svizzera
• Informazioni riservate su aziende
italiane: visure, bilanci, assetti societari,
protesti, bilanci, rapporti commerciali,
ecc. (disponibili on-line in giornata)
• Segnalazioni di potenziali fornitori ed
acquirenti
• Ricerca e mediazione di partners com
merciali italiani e svizzeri
• Organizzazione di incontri e workshop
tra operatori, con l‘ausilio di servizi di
interpretariato e segretariato
• Recupero di crediti commerciali, con
particolare riguardo alla ricerca di
soluzioni amichevoli e extragiudiziali
• Recupero dell‘IVA svizzera in favore
di operatori italiani, nonché dell‘IVA
italiana per imprese elvetiche
• Consulenza ed assistenza legale in
materia di diritto commerciale,
socitario e fiscale
• Assistenza e consulenza in materia
doganale
• Informazioni statistiche ed import/
esport
• Informazioni finanziarie e riservate
sulla solvibilità di imprese italiane e
svizzere
• Ricerca di prodotti, marchi di
fabbricazione e reperimento di brevetti
• Azioni promozionali e di direct
marketing
• Arbitrato internazionale
• Informazioni relative all‘interscambio,
normative riguardanti gli insediamenti
in Svizzera ed in Italia
• Seminari e manifestazioni su temi
specifici di attualità
• Traduzioni
• Viaggi di Studio
• Certificato di Italiano Commerciale
rilasciato in collaborazione con la
Società Dante Alighieri di Roma
96 - La Rivista febbraio 2014
• Swiss Desk Porti italiani
• La CCIS fornisce informazioni su
Fiere e Mostre italiane. Rappresentanza
ufficiale di Fiera Milano e di Verona Fiere
PUBBLICAZIONI
• La Rivista periodico ufficiale
mensile (11 edizioni all‘anno)
• Calendario delle Fiere italiane
• Annuario Soci
• Indicatori utili Italia-Svizzera
• Agevolazioni speciali per i Soci
• Recupero crediti in Svizzera
• Regolamento di Arbitrato e di
Conciliazione della Camera Arbitrale
della CCIS
• Compra-vendita di beni immobili in
Italia
• Costituzione di società affiliate di
imprese estere in Italia
• Il nuovo diritto societario italiano
• Servizi camerali
Rue du Cendrier 12-14,
Casella postale, 1211 Ginevra 1
Tel.: +41 22 906 85 95,
Fax: +41 22 906 85 99
E-mail: [email protected]
IVA-Nr. 326 773
Seestrasse 123,
Casella postale, 8027 Zurigo
Tel.: +41 44 289 23 23
Fax: +41 44 201 53 57
E-mail: [email protected]
www.ccis.ch
IVA-Nr. 326 773
RICERCA DI PARTNER COMMERCIALI
Grazie alla propria rete di contatti e alla conoscenza delle esigenze e
dei bisogni del mercato elvetico e di
quello italiano, la Camera di Commercio offre ad imprese sia svizzere
che italiane intenzionate ad esportare
RECUPERO IVA ITALIANA
Il servizio, offerto a condizioni molto
vantaggiose, è rivolto sia alle imprese
svizzere che recuperano l’IVA pagata in Italia
che alle imprese italiane che recuperano
l’IVA pagata in Svizzera.
Grazie agli accordi di reciprocità tra l’Italia e
la Svizzera, la legislazione italiana consente
agli imprenditori svizzeri di ottenere il
rimborso dell’IVA italiana. La CCIS:
• fornisce la necessaria documentazione;
• esamina la documentazione compilata;
recapita l’istanza di rimborso in Italia
all’Autorità fiscale competente;
• avvia e controlla l’iter della Vostra
pratica tramite il suo ufficio di Pescara;
• fornisce assistenza legale
RECUPERO IVA SVIZZERA
Grazie agli accordi di reciprocità tra
Italia e Svizzera la legislazione svizzera
consente agli imprenditori italiani il
rimborso dell’IVA svizzera. La CCIS:
• fornisce un servizio di informazione e
prima consulenza;
• diventa il Vostro rappresentate fiscale;
• esamina la completezza della Vostra
documentazione;
• invia la documentazione alle autorità
svizzere e segue l’iter della vostra pratica.
Informazioni più dettagliate contattare
la Camera di Commercio Italiana per la
Svizzera, Tel.: +41 44 289 23 23
i propri servizi e prodotti all’estero un’accurataricerca di controparti
commerciali. Attraverso un’analisi
sistematica del mercato obiettivo ed
identificati i partner commerciali ritenuti più idonei per le imprese a diventare affidabili interlocutori nel settore
di riferimento, viene organizzato un
incontro presso le aziende target così
selezionate permettendo alle imprese
italiane o svizzere un rapido ed efficace ingresso sui rispettivi mercati di
riferimento.
Per ulteriori informazioni ed un preventivo sul servizio, potete contattarci al
seguente indirizzo mail [email protected]
© Inter IKEA Systems B.V. 2014
Lampadine per un
futuro splendente
Per ogni lampadina a LED LEDARE, IKEA Foundation
dona CHF 1.50 all’Alto Commissariato
delle Nazioni Unite per i Rifugiati UNHCR.
Il LED è la luce del futuro, anche in
senso più ampio: dal 3.2 al 29.3.2014
IKEA lancia la campagna LED a sostegno
dei bambini profughi. Per ogni
lampadina a LED sostenibile LEDARE
acquistata, IKEA Foundation verserà
CHF 1.50 a progetti dell’UNHCR, l’Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i
Rifugiati. Oggi oltre dieci milioni di
persone vivono in fuga, all’interno di
tende e alloggi di fortuna. Circa la metà
sono bambini. Grazie alla campagna
LED, IKEA aiuta a portare l’illuminazione
nei campi profughi: l’illuminazione
stradale rende i campi più sicuri. Le luci
nei centri di comunità, nelle scuole e
nelle stazioni mediche favoriscono le
attività sociali. E grazie alle lampade a
energia solare, i bambini possono
studiare anche dopo il tramonto. Porta
la luce verde a casa tua, e assicura allo
stesso tempo prospettive più luminose
ai bambini profughi.
www.IKEA.ch/progetto_aiuto
dimentica tutto il resto.
E adesso guida.
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d’interesse annuo effettivo: 2.9%. Assicurazione casco totale e assicurazione di pagamento delle rate obbligatorie, non comprese. Un’offerta di Alfa Romeo Finance. Offerta valida fino a revoca. La concessione di crediti è vietata qualora comporti un indebitamento eccessivo del consumatore. Promozione valida per tutti i nuovi veicoli
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del Swiss Free Service: massimo 4 anni e 100 000 km – secondo la validità e il chilometraggio menzionati nel contratto di leasing; prolungamento della garanzia e dell’assistenza per il 4° anno in aggiunta rispetto ai 3 anni standard solo in caso di sottoscrizione di un contratto della durata di 48 mesi. Maggiori informazioni sul
Swiss Full Service su www.alfaromeo.ch
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