Anno 105 - n. 02 - Febbraio 2014 JEEP: IL SUCCESSO DELL’ANNO Mercato dell’auto in Svizzera AGIRE INFORMATI Se un’impresa italiana intende prestare servizi in Svizzera Editoriale di Giangi Cretti La Rivista Editore Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Direttore - Giangi CRETTI Comitato di Redazione A.G. LOTTI, C. NICOLETTI, S. SGUAITAMATTI Collaboratori C. BIANCHI PORRO, M. CALDERAN, G. CANTONI, M. CARACCIOLO DI BRIENZA, C. D’AMBROSIO, V. CESARI LUSSO, M. CIPOLLONE, P. COMUZZI, D. COSENTINO, A. CROSTI, L. D’ALESSANDRO, F. DOZIO, F. FRANCESCHINI, T. GATANI, G. GUERRA, M. LENTO, F. MACRÌ, G. MERZ, A. ORSI, V. PANSA, C. RINALDI, G. SORGE, N. TANZI, I. WEDEL La Rivista Seestrasse 123 - Cas. post. 1836 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892319 Fax ++41(0)44 2015357 [email protected], www.ccis.ch Pubblicità Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - Casella postale 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892319 Fax ++41(0)44 2015357 e-mail: [email protected] Abbonamento annuo Fr. 60.- Estero: 50 euro Gratuito per i soci CCIS Le opinioni espresse negli articoli non impegnano la CCIS. La riproduzione degli articoli è consentita con la citazione della fonte. Periodico iscritto all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana). Aderente alla FUSIE (Federazione Unitaria Stampa Italiana all’Estero) Appare 11 volte l’anno. Progetto grafico CMSGRAPHICS 83048 – Montella (Av) – Italy [email protected] Marco De Stefano Emanuela Burli Maurizio De Vito Stampa e confezione Nastro & Nastro srl 21010 Germignaga (Va) - Italy Tel. +39 0332 531463 Fax +39 0332 510715 www.nastroenastro.it Serve o è un lusso? A rigor di logica, immediata rimbalza la risposta: se è un’utilitaria, già nel nome, anticipa la sua utilità. Pertanto, serve. Di converso, se soddisfa, soprattutto, un’emozione: è un lusso. In quanto tale, non tutti se lo possono permettere. Sin qui l’ovvietà. Le cose cambiano se, dati alla mano, l’ovvietà, o quel che tale sembrerebbe, può essere messa in discussione. Perché ci sono elementi per farlo, che ci obbligano a constatare, fors’anche nostro malgrado, che anche le utilitarie (che in teoria sono prodotte per servire) possono (in pratica) diventare un lusso. Non (ancora) per tanti, forse. Comunque, per troppi. Stiamo parlando di automobili, evidentemente. E dei numeri che le riguardano, diligentemente riportati in quei bilanci che di solito si inseguono a fine anno. Numeri che, circoscritti ad un riferimento geografico continentale, ci raccontano di un’Europa (Ue e Svizzera compresa) nella quale il mercato dell’auto ha chiuso il 2013 con una flessione dell’1,9%, registrando 11.549.773 nuove immatricolazioni. Numeri che, gradita sorpresa, ci informano che, nel mese di dicembre, in controtendenza con l’andamento dell’anno, le vendite sono cresciute del 12,7%, raggiungendo quota 881.413 vetture. Altri numeri, quelli dei mesi a venire, ci diranno, com’è forse verosimile, se si tratta della classica eccezione che conferma la regola. In Italia, i dati resi pubblici, fissano a 1.300.000 le nuove auto entrate in circolazione. In buona sostanza, 100.000 in meno, pari ad un calo percentuale del 7,1%, rispetto al 2012. In termini percentuali, un dato quasi quadruplo rispetto a quello europeo, che, già di per sé rilevante, appare ancor più significativo se si tiene conto che anche il 2012, con 1.403.000 immatricolazioni, era stato un anno di grande magra per l’intero settore. Sono numeri che fanno da sfondo ad uno scenario, nel quale, riportandoci all’epoca della motorizzazione nazionale degli anni Sessanta, l’automobile nel nostro, più che negli altri paesi europei, rischi di tornare ad essere un prodotto di lusso e non più uno strumento di libera mobilità. Sono anche numeri che consolidano, qualora se ne sentisse la necessità, l’immagine di un Paese impoverito e timoroso più che mai, sfiancato da troppi anni, non solo da una pressione fiscale asfissiante, ma ancor più dalla perdurante incertezza che alimenta la sfiducia. Stati d’animo, che, malgrado i numeri, non sembrano condizionare il mercato svizzero, dove se è vero, perché e vero, che i volumi di vendita sono scesi, è altrettanto vero che il calo è avvenuto a seguito di due anni il 2011 e il 2012 caratterizzati da vendite record. Per questa ragione - a fronte di un numero totale di 307’885 nuove vetture, che segnano una flessione di 20‘254 unità (-6,2%) rispetto all’anno precedente - Auto-Suisse, l’associazione mantello degli importatori di autoveicoli, si ritiene molto soddisfatta del risultato ottenuto. In prospettiva, confidando in una ripresa economica generalizzata - da tempo annunciata, puntualmente rimandata, o quanto meno relativizzata – che comunque avrà tangibili ricadute solo dal prossimo anno, gli analisti, per quanto riguarda la Svizzera, si attendono una certa stabilizzazione del mercato, con un numero di nuove immatricolazioni che dovrebbe aggirarsi attorno alle 300.000 unità. [email protected] LA CHIAVE PER UNA VITA STRAORDINARIA L’ASSOLUTO OPPOSTO ALL’ORDINARIO NUOVA MASERATI GHIBLI, A PARTIRE DA CHF 73’550.– www.MASERATI-TESTDRIVE.CH La Nuova Maserati GhibLi è equipaGGiata coN uNa GaMMa di avaNzati Motori 3 Litri dotati di caMbio autoMatico zF a 8 rapporti, iNcLuso iL Nuovo propuLsore turbodieseL. dispoNibiLe aNche coN iL sisteMa a trazioNe iNteGraLe q4. | www.MASERATI.CH * Il CO2 è il gas a effetto serra principalmente responsabile del riscaldamento terrestre; valore medio CO2 di tutti i modelli di vettura offerti in Svizzera 153 g/km. A3_Q_IT.indd 1 09.12.13 10:48 Sommario La Rivista 1 4 16 18 19 21 Editoriale Sommario PRIMO PIANO La disoccupazione si conferma principale preoccupazione Barometro delle apprensioni Credit Suisse 2013 23 28 33 Un accordo di reciproco vantaggio Svizzera e Cina In Italia è tutto cosi spaventosamente complicato Alberto Bombassei in un’intervista al Tages Anzeiger Alberto Bombassei ospite d’onore il 7 marzo a Ginevra Per il gruppo Fiat il 6% di quota del mercato Vendite auto in Europa nel 2013 51 54 56 58 60 62 64 66 67 68 69 70 76 77 INCONTRI La Jeep è stata la sorpresa dell’anno A colloquio con Guy Nelson Una donna ai comandi Donne in carriera: Raffaella Chiaramonte Agire informati Se un’impresa italiana intende prestare servizi in Svizzera CULTURA Dalla Leggenda di San Mainardo a quella di Guglielmo Tell La Svizzera prima della Svizzera Marilyn Monroe, Marlene Dietrich, Indira Gandhi, Malcolm X e il mondo di una grande fotografa Eve Arnold fino al 27 aprile 2014 Corte Medievale di Palazzo Madama a Torino I capolavori di Kandinsky a Milano Fino al 27 aprile a Palazzo Reale Sorrentino alla caccia dell’Oscar Un lavoro in divenire Intervista con Andrea Manzoni: pianista Addio a Claudio Abbado DOLCEVITA Presentata ufficialmente a Zurigo Etihad Regional con base in Svizzera Turismo 2013: +1,9% le vendite nel settore ricettivo Ma solo grazie agli alberghi, soprattutto a 4 e 5 stelle Turismo: Coldiretti, salgono a 3 mln gli arrivi in agriturismo nel 2013 L’anno si chiude con il record nel numero di strutture aperte Il valore dei vigneti d’Italia La quotazione dei vigneti nel resto del mondo Gli insetti rimedio all’emergenza cibo Nuove frontiere del (dis)gusto Fiat Professional e DHL Express Italy per spedizioni ancora più green Abarth e ACI/CSAI per il rilancio del Motorsport Italiane a Zurigo Swiss-Moto 2014 82 83 84 85 86 87 IL MONDO IN FIERA BASELWORLD 2014: Messe Basel, 27 marzo – 3 aprile 2014 Salone Mondiale dell’Orologeria e della Gioielleria Veronafiere: raggiunti e superati gli obiettivi d’esercizio. Bilancio previsionale 2014: ricavi a quota 95,4 milioni di euro Motorsport Expotech: ModenaFiere, 31 gennaio – 1 febbraio 2014 Prodotti tecnologie e servizi per il motorismo da competizione professionale BIT: FieraMilano, 13 – 15 febbraio 2014 Borsa internazionale del turismo MECSPE: Fiere di Parma, 27 – 29 marzo 2014 Salone delle tecnologie per l’innovazione 90 IL MONDO IN CAMERA Meet the Chamber Colloqui di consulenza individuale gratuita in tutta la Svizzera per privati e imprenditori soci della Camera Terzo incontro “Meetup Italia” a Ginevra Piergiorgio Cecco, Managing Director di Maserati Suisse SA 91 92 93 94 96 Corsi per Sommelier in lingua italiana a Ginevra Biblioteca in Camera Mondo soci Contatti Commerciali Servizi Camerali Vinitaly: Verona Fiere, 6 – 9 Aprile 2014 Salone internazionale del vino e dei distillati Le Rubriche Sommario La Rivista 6 9 11 13 15 37 38 40 41 42 In breve Italiche Elvetiche Europee Internazionali Cultura d’impresa Burocratiche Normative allo specchio Angolo Fiscale Angolo legale Italia 43 44 47 52 53 61 63 70 75 Angolo legale Svizzera Convenzioni Internazionali L’elefante invisibile Scaffale Benchmark Sequenze Diapason Convivio Motori In copertina: Italia: Guy Nelson, Managing Director Fiat Group Switzerland fra la Jeep Gran Cherokee e l’Alfa Romeo 4C In Breve La Rivista 10 italiani fra i Top 50 - Wines of the year È il Rosso di Montalcino Pian dell’Orino 2010 il miglior vino italiano degustato nel 2013 dallo staff di Decanter, il più popolare magazine enoico inglese. Lo conferma la “Top 50 - Wines of the year” 2013 della rivista, che ha selezionato i 50 migliori assaggi, mettendo insieme il punteggio ma anche il rapporto con il prezzo, tra i più di 3.200 vini degustati nell’anno. E se al n. 1 c’è uno spagnolo (come per la Top 100 della rivista Usa Wine Spectator, ndr), il Faustino I Rioja Gran Reserva 2001 di Faustino, con il Paese iberico che piazza 5 etichette in “top 10”, sono ben 10 su 50 i nomi italiani. Oltre a pian dell’Orino - che si piazza al terzo posto, mentre il secondo è occupato dall’argentino Santa Ana Unanime, Uco Valley, Mendoza, 2007 - al 14° troviamo il Fiano di Avellino 2011 di Terredora, al 18° il Soave Classico Vigneti di Foscarino 2011 di Inama, e al 19° il Fides Barbera d’Alba 2010 di Pio Cesare. Seguono al 24° il Giusto di Notri di Tua Rita, che precede il Barolo Brunate 2006 di Mario Maregno al 29°, e il Cirò 2012 di Librandi al 31°. A chiudere il gruppo degli italiani il Gavi Spinola Ns 2006 di Castello di Tassarolo al 33°, il Chianti Riserva 2009 di San Giusto a Rentennano, e la Barbera d’Asti Bricco dell’Uccellone 2009 di Braida. Padiglione Italia: presentato il logo Un simbolo di appartenenza, di orgoglio italico e di aggregazione su valori comuni che puntano alla costruzione di un futuro capace di rispondere alle sfide più impegnative. Padiglione Italia Expo 2015 si presenta con un logo giovane, fresco, che simboleggia lo stare insieme di una serie 6 - La Rivista febbraio 2014 Venezia la città italiana più gettonata dagli stranieri È Venezia la città italiana con la quota più alta di prenotazioni provenienti dall’estero. Secondo Trivago.it la città lagunare la percentuale di ricerche provenienti dall’estero ai fissa al 64% rispetto al 36% delle ricerche italiane. Nella speciale classifica, il Veneto conquista anche la seconda posizione con Lido di Jesolo, destinazione per la quale la percentuale di ricerche estere è del 54%, prevalentemente tedesche e austriache. Roma, da sempre meta italiana più ricercata, conferma l’appeal tra il pubblico nazionale con il 54% di ricerche domestiche a fronte del 46% straniere, proprio come Milano. Nel corso del 2013, la meta più ricercata in termini percentuali, da parte degli Italiani è stata Assisi con il 95% contro il 5% degli stranieri. La città di San Francesco ha visto una grande affluenza di pubblico nostrano soprattutto dopo l’elezione del nuovo Papa, prendendo così il posto di Gallipoli che, rispetto all’anno scorso, registra il 91,6% di ricerche domestiche e l’8,4% di ricerche dall’estero, proprio come Riccione. L’Umbria tra le preferite dagli italiani grazie anche a Perugia, in seconda posizione, che ha accolto il 92% di visitatori nostrani rispetto l’8% di quelli internazionali. A livello regionale le ricerche arrivano prevalentemente dal mercato domestico con la percentuale più alta registrata dalla Puglia, 89,8% rispetto il 10,2% della domanda estera, mentre il Veneto conferma il primo posto tra le ricerche internazionali (49,3%) registrando però una flessione rispetto l’anno precedente del 16%. di centri, ognuno portatore di un’identità unica e peculiare, fortemente e profondamente italiana. Un logo che incarna perfettamente il concept del Padiglione: “Vivaio Italia”. Un Vivaio di idee, proposte, soluzioni, un punto di riferimento per giovani talenti, capaci di rinnovare il concetto di eccellenza italiana combinando la tradizione con approcci originali. Un incubatore che permetterà alle tante energie di incontrarsi, moltiplicarsi e diventare parte di un organismo più grande. Il logo, realizzato da Carmi & Ubertis, che hanno ideato e curato la declinazione del logo di Expo 2015 SpA, è stato presentato a Roma presso la sede della Stampa Estera, da Diana Bracco, Commissario Generale di sezione per il Padiglione Italia Expo 2015, e Marco Balich, Consulente artistico del Commissario. “La freschezza della nostra nuova immagine - ha sottolineato Diana Bracco -rende nel modo migliore l’entusiasmo con cui affrontiamo l’impegnativa sfida di Expo 2015 e l’orgoglio con il quale ci stiamo preparando a rafforzare nel mondo il ruolo dell’Italia. C’è in questo logo l’idea che il futuro si debba costruire con il contributo di tutti, che ognuno debba offrire il meglio di sé nell’interesse comune. Ecco perché oggi sono particolarmente soddisfatta di proporre questa nuova immagine della volontà di rilancio del nostro Paese”. Secondo Marco Balich “l’idea creativa del logo nasce dal concept ispiratore del Padiglione Italia, il vivaio, metafora di uno spazio protetto che aiuta i progetti e i talenti a ‘germogliare’.” In Breve La Rivista Libertà economica: Hong Kong prima, Svizzera quarta Secondo una classifica annuale pubblicata dal Wall Street Journal e dalla Heritage Foundation, Hong Kong, Singapore, Australia, Svizzera e Nuova Zelanda sono - nell’ordine - i paesi con l’economia più liberale al mondo. In testa alla graduatoria ormai per la ventesima volta consecutiva, Hong Kong (90,1 punti) deve la sua preminenza alla libertà di commercio e d’investimento, unite a una debole pressione fiscale. Fra i primi dieci, dei 178 stati presi in considerazione, figurano solo tre nazioni europee: Irlanda (nona), Danimarca (decima) e Svizzera (quarta con 81,6 punti, +0,6), che ottiene il migliore piazzamento del ventennio. Dodicesimi gli Stati Uniti, mentre la Gran Bretagna è 14a, la Germania 18a, la Francia 70a, dietro a paesi come Romania (62a) e Turchia (64a). Ancora peggiore l’Italia, 86a (60,9 punti). In fondo alla classifica si piazzano Venezuela, Zimbabwe, Cuba e - fanalino di coda assai staccato a livello di punti - la Corea del Nord. Risoluzione dei conflitti Conferenza Internazionale Umanitaria a Ginevra Il prossimo 13-14 febbraio, il campus ginevrino dell’università statunitense Webster, insieme al Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) e all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e i Profughi (Unhcr), organizzerà la Conferenza Internazionale Umanitaria (www.webster.ch) sul tema della “Risoluzione dei conflitti”. Visti i recenti colloqui diplomatici sulla Siria e sull’Iran, la conferenza riscuoterà senz’altro una grande attenzione mediatica e la partecipazione di numerose persone. Come ci ha spiegato al telefono il professor Oreste Foppiani, direttore del Dipartimento di Relazioni Internazionali e coordinatore dell’evento (Foppiani è anche corrispondente estero accreditato all’Onu per il quotidiano del Gruppo L’Espresso-La Repubblica Libertà e collaboratore della Rivista, n.d.r.), “la conferenza umanitaria rappresenta il luogo d’incontro di diplomatici, giornalisti, docenti universitari, militari e rappresentanti di Ong in cui gli attori più disparati si confrontano sulle evoluzioni o involuzioni di alcuni problemi connessi all’attualità internazionale”. La conferenza, giunta alla sua diciannovesima edizione, è nata da un’idea del professor Otto Hieronymi a metà degli anni Novanta. Negli anni successivi, è stata sviluppata e ampliata dal professor Alexandre Vautravers, esperto associato al Centro per le Politiche di Sicurezza (www.gcsp. ch) di Ginevra. Vautravers dirigerà le varie sessioni della conferenza e curerà la pubblicazione degli atti della medesima. Come per le edizioni precedenti, il simposio si terrà al Cicg (www. cicg.ch) sotto l’Alto Patronato della Repubblica di Ginevra. Nel parterre des rois, troviamo, tra gli altri, il consigliere di stato Pierre Maudet, l’ex direttore del Cicr Cornelio Sommaruga, Yves Rossier, segretario di stato del Ministero degli Affari esteri svizzero, l’ambasciatore Christian Dussey, direttore del Gcsp, l’ambasciatore Theodor Winkler, direttore del Dcaf, Michel Veuthey, vicepresidente dell’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario, Umberto Cancellieri, ex capo delle operazioni dell’Unicef, Mathew Parish, ex consigliere giuridico del rappresentante dell’UE in Bosnia Erzegovina, Peter Hostettler, presidente della Società svizzera per la Protezione dei Beni culturali, Erica Moret, ricercatrice dell’Università di Oxford, il generale Jean-Philippe Ganascia, consigliere militare del Dcaf, e Gyula Csurgai, direttore accademico della Sit. febbraio 2014 La Rivista - 7 CREA LA TUA STORIA D’AMORE TAGLIATELLE BOLOGNESE INSIEME famiglia Per una cena in La Rivista Italiche di Corrado Bianchi Porro La punta avanzata della crescita economica Le ultime statistiche dell’Unione europea hanno indicato quanto vale il settore dell’high-tech nei Paesi dell’Unione europea e nei Paesi del libero scambio. In questo modo si può altresì valutare meglio la forza dell’high-tech. I settori dell’alta tecnologia costituiscono, in effetti, la punta avanzata della crescita economica, della produttività e di conseguenza dei sistemi previdenziali, essendo una fonte di alto valore aggiunto e presupposto di stipendi elevati. Il settore dell’high-tech è legato in primo luogo al settore manifatturiero. In secondo luogo concerne l’approccio sul prodotto e include tutto il comparto dell’informazione ad elevato livello. In terzo luogo comprende pure i brevetti, in quanto presupposto di una protezione intellettuale, ad esempio nel ramo delle biotecnologie. Secondo Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione, nell’Ue a fine 2010 si contavano quasi 50 mila imprese (48.100 per la precisione) nel comparto manifatturiero catalogato ad alta tecnologia. Come numero totale, il primato appartiene alla Germania, con 8.975 imprese, seguita da Regno Unito con 6.831 e Italia con 6.680. La Francia ne conta 3.403, la Spagna 3.027, mentre la Svizzera con 1.718 imprese ad alta tecnologia nel manifatturiero è al livello dell’Ungheria (1.749). Invece per il fatturato, nell’Ue a 27 Paesi, al primo rango troviamo la Germania con una cifra di 109 miliardi di euro, davanti alla Francia (71 miliardi) e all’Italia (49 miliardi). Il nostro paese è poi seguito da Spagna (47,1) e Regno Unito (45,9). Per il valore aggiunto, alle spalle della Germania con un valore di 38,4 miliardi si classificano Regno Unito (21,1 miliardi), Francia (19,2 miliardi), Spagna e Italia (a 15,7 miliardi). Naturalmente le ragioni di questo sfasamento, sono legate alla dimensione delle imprese con la prevalenza (in Italia e Gran Bretagna) delle piccole e medie imprese (PMI). Nelle cifre sugli investimenti lordi, al primo posto si piazza la Germania con 4,4 miliardi, seguita da Italia e Regno Unito con 1,2 miliardi. Nel settore dei servizi ad alta tecnologia, il Regno Unito è al primo rango come numero di imprese nei servizi ad alta intensità di conoscenza e tecnologia, con 139.017, seguita dall’Italia con 101.301 e dalla Germania (83.584). Il fatturato in questo comparto vede sempre il primato del Regno Unito (209,5 miliardi), seguita da Germania (185,9), Francia (157,1) e Italia (104,5). Similare la classificazione per il valore aggiunto nei servizi e gli investimenti (dove l’Italia supera però la Francia). Nel 2011, 34 milioni di persone erano impiegate nel settore manifatturiero dell’Unione europea, una cifra pari al 15,7% dell’occupazione totale. Il settore dell’alta tecnologia impiegava 2,4 milioni di persone (1,1% dell’occupazione totale). Nel periodo più buio della crisi, (2008-2011) il settore manifatturiero in Europa ha perso il 3,4% degli occupati, mentre il comparto dell’alta tecnologia manifatturiera è calato in misura più ridotta (-2,5%). Il settore dei servizi dal suo canto ha registrato una crescita dello 0,5% l’anno, mentre quelli ad alta tecnologia son cresciuti dell’1,3% l’anno. Nel 2011 le donne rappresentavano il 29,7% dell’occupazione nel secondario mentre tale quota ha raggiunto il 40,2% nel manifatturiero ad alta tecnologia. Le donne rappresentano per tradizione un impiego maggiore nei Paesi dell’ex blocco dell’Est, dove ancora oggi superano la quota del 50% in Bulgaria, Estonia, Ungheria, Polonia e Slovacchia. Nel settore dei servizi ad alta tecnologia che comprende programmazione informatica, ricerca e sviluppo scientifico, telecomunicazioni e occupazioni corrispondenti, il primato è invece saldamente dei maschi e le donne rappresentano solo il 30% in raffronto alla quota media europea del 54,3 nel totale del terziario. In Italia le donne rappresentano invece al 33,1% nei servizi ad alta tecnologia a fronte del 50,4 di quota nel totale dei servizi. In Europa, l’impiego nei settori tecnologici e servizi ad elevata intensità di conoscenza è sceso globalmente da 222 milioni a 217 nel 2011. In Italia nello stesso periodo è calato da 23,3 milioni a 22,8 nel 2012 di cui 6,7 milioni nel Nord-Ovest (Lombardia e Piemonte su tutti), il Nord-Est era a quota 5 milioni, il Centro a 4,8 e il Sud a 4,3 con le Isole a 1,9 milioni. Infine, per le domande di brevetto e i diritti di proprietà nell’UE l’Italia ne segnala 4.890 nel 2005 e 4.424 nel 2010, di cui rispettivamente 488 e 259 nell’alta tecnologia. Le richieste di brevetti italiani nell’area dollaro sono scese da 2.228 nel 2005 a 1.508 cinque anni dopo. Usa e Germania sono a quota oltre 20 mila nell’UE e 84 mila e 7 mila nell’area dollaro. C’è dunque in questo campo, svariato cammino da percorrere per rinnovare i fasti passati, dato che, nel 2006, l’Italia contava più produttori high-tech nell’Ue in termini assoluti (oltre 31.000), seguita da Germania (20.060), Francia (15.982) e Polonia (13.811). Insieme, questi quattro paesi rappresentavano oltre il 60% di produttori europei. Ma qualcosa si muove nella ricerca italiana, secondo i risultati del primo concorso per borse di studio di consolidamento (Consolidator Grant) resi noti in gennaio dalla Commissione Ue. L’Italia è, infatti, il secondo Paese dopo la Germania per numero di scienziati premiati (ben 46 su 312). febbraio 2014 La Rivista - 9 La Rivista Elvetiche di Fabio Dozio “Cercavamo braccia sono arrivati uomini” A quasi cinquant’anni dall’accorata denuncia di Max Frisch, ci risiamo. La Svizzera è un crocevia, da sempre confrontata con i passaggi, i transiti e i movimenti delle persone. La strada del San Gottardo è “la via delle genti”, senza le “braccia straniere” non ci sarebbe la Svizzera di oggi. Ma questo non basta a farne una nazione sempre aperta e accogliente. Perciò, ancora una volta, gli svizzeri sono chiamati alle urne per esprimersi su una proposta che intende limitare “il numero di permessi di dimora per gli stranieri”. Secondo l’Unione democratica di centro, promotrice dell’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”, l’eccesso nuoce e “un’immigrazione esagerata e incontrollata danneggia tutti”. Sempre secondo l’UDC, la causa di questa invasione sono gli accordi bilaterali con l’Unione europea e in particolare la libera circolazione delle persone. “Prima della libera circolazione – scrive il consigliere nazionale Oskar Freisinger – la Svizzera poteva decidere quanti immigrati accettava e quanti dovevano ripartire. È esattamente quanto chiede l’iniziativa contro l’immigrazione di massa”. Alla fine del 2012 la Svizzera ha superato gli otto milioni di abitanti. Di questi gli stranieri che soggiornano in maniera permanente sono 1.869.000, vale a dire il 23,3 % della popolazione totale. Uno su cinque. Una percentuale ragguardevole, maggiore di quanto si registra nei paesi nostri vicini, Germania, Francia Italia e Austria. L’incremento di stranieri rispetto all’anno prima è dello 0,5 per cento, tasso simile a quello osservato nel 2010 e nel 2011. È innegabile che il numero di stranieri sia alto, ma è anche dimostrazione di benessere, con un’economia che richiede manodopera estera, più o meno qualificata. La disoccupazione è contenuta, inferiore al 5%. I promotori dell’iniziativa lanciano l’allarme contro l’invasione straniera, ma per capire le dimensioni del fenomeno è utile guardare allo sviluppo dell’immigrazione negli ultimi cinquant’anni. Dal 1960 al 1970, il periodo del boom economico, gli stranieri in Svizzera sono passati da 586.339 a 1.078.403, sono quasi raddoppiati. Nel 1970 rappresentavano già il 17,2 per cento della popolazione residente. Dunque, è assodato che anche in passato, prima della libera circolazione, con il regime dei contingenti e il vergognoso statuto dello stagionale, c’erano consistenti flussi d’immigrazione. Infatti, chi avrebbe costruito, a partire dagli anni sessanta, le autostrade svizzere, se non ci fossero stati i lavoratori italiani? Così come oggi, chi avrebbe scavato la galleria di base del San Gottardo, se non ci fossero stati gli stranieri? “Alla caduta dell’ultimo diaframma della galleria di base del San Gottardo – si legge sull’opuscolo che presenta la votazione federale – 87 lavoratori su cento erano stranieri!”. È verosimile che l’aumento di questi ultimi anni non sia dovuto (solo) alla libera circolazione, ma (piuttosto) alla buona congiuntura. Più precisamente all’economia svizzera, che funziona bene mentre quella italiana arranca, così come quella tedesca (fino a un anno fa). L’iniziativa propone di reintrodurre i contingenti, “stabiliti in funzione degli interessi globali dell’economia svizzera e nel rispetto del principio di preferenza agli Svizzeri”. Ma come verranno determinati? Sarà l’economia a stabilire questi tetti massimi, oppure altri fattori, come la limitazione dell’“inforestieramento”, tema caro all’UDC, impedendo per esempio ai familiari di trasferirsi in Svizzera con il capofamiglia che lavora? E se si rispettano le necessità dell’economia, i contingenti limiteranno davvero l’afflusso di stranieri? Il 9 febbraio il popolo svizzero deciderà. A metà gennaio le intenzioni di voto davano ai sostenitori della proposta UDC il 36% dei consensi. Ma c’è chi teme l’effetto minareti. In occasione della votazione sui minareti i sondaggi sono stati smentiti, perché nel segreto dell’urna c’è chi si esprime più liberamente su un tema in odore di xenofobia. Se il popolo accettasse l’iniziativa, i problemi sarebbero innumerevoli. Bisognerà rinegoziare gli accordi bilaterali. L’Unione europea di oggi non è più quella del 1992 e una rinegoziazione potrebbe essere difficile. Se la Svizzera chiedesse di eliminare la libera circolazione, l’UE potrebbe abrogare, in virtù della clausola ghigliottina, gli altri trattati che sono molto interessanti e proficui per gli interessi svizzeri in Europa. L’iniziativa ha certo il merito di mettere in guardia sul pericolo che i lavoratori svizzeri, soprattutto giovani, possano essere sostituiti dagli stranieri. Priorità ai residenti e lotta contro il dumping salariale sono ineludibili per la Svizzera. Ma sono aspetti che possono e devono essere affrontati in sede politica (come la recente decisione del Consiglio federale di negare aiuti sociali ai disoccupati stranieri), rafforzando le misure di accompagnamento della libera circolazione, senza rischiare di isolare il paese nei confronti dell’Europa. Max Frisch nel lontano1966 a Lucerna si chiedeva “se la nostra concezione di autonomia nazionale, che caratterizza il nostro pensiero politico, non sia forse diventata una concezione atavica. È una domanda imbarazzante, però bisogna porla”. febbraio 2014 La Rivista - 11 Limmatquai 66 in 8001 Zürich Tel. 044 252 31 19 Orario d`apertura: Lun-Ven Sab Dom 07.00-23.00 07.30-24.00 07.30-23.00 La Rivista Europee di Viviana Pansa Europa a rischio marginalità Proprio nei giorni in cui la Grecia assume la presidenza di turno dell’Unione, il Parlamento europeo analizza e discute dell’operato della Troika – Fondo monetario internazionale, Banca centrale e Commissione europea, - chiamata ad intervenire e vigilare nei Paesi membri la cui stabilità è stata pesantemente compromessa dalla crisi economica – oltre alla Grecia, Irlanda, Cipro e Portogallo, – rischiando di trascinare con sé l’intera area euro. Un intervento i cui effetti non sono sembrati essere, almeno a breve termine, risolutivi sul piano economico, innestando un’ulteriore crisi a livello politico, per la mancanza di legittimazione democratica degli organismi preposti – carenza che ha comportato il montare del fronte anti-europeista - e per l’azzeramento della credibilità riscossa dalle rispettive classi politiche nazionali. Su queste ultime, oltre all’accusa di non aver saputo impedire il peggio, ha pesato anche la critica per aver consentito a terzi di intervenire nella gestione della politica economica interna dei Paesi in crisi, con provvedimenti largamente osteggiati dalle popolazioni cui erano indirizzati. Con il primo intervento dall’inizio di questo semestre di presidenza del premier greco Antonis Samaras, il Parlamento europeo tocca con mano l’impatto delle politiche di austerità messe in campo per il risanamento dei conti pubblici e per mettere la Grecia nelle condizioni di poter restituire il prestito ricevuto di circa 280 miliardi di euro. Questi gli indicatori richiamati da Samaras il 15 gennaio scorso: lentamente volge ora al termine una recessione durata 6 anni, che ha fatto registrare negli ultimi 4 anni una discesa del Pil greco del 25%, con una diminuzione del livello di vita medio della sua popolazione pari al 38% ed una disoccupazione aumentata dal 7 al 27% (quella giovanile è al 60%). Ad aprile scade il secondo prestito di Bce e Fmi che probabilmente il Paese sarà in grado di restituire, ma non si escludono nuovi aiuti vista la mole del debito pubblico, che ha raggiunto il 156% del Pil – circa 300 miliardi di euro - e che potrebbe richiedere una nuova rinegoziazione con Bruxelles. Una rinegoziazione che l’esecutivo ellenico è deciso a rinviare dopo le elezioni europee, perché ulteriori tensioni politiche e sociali potrebbero determinare l’indizione di nuove consultazioni – magari in concomitanza con quelle europee – in un Paese chiamato alle urne già due volte in meno di due anni. L’indagine del Parlamento europeo è nata anche alla luce dell’ammissione da parte del Fmi di errori di valutazione commessi nell’elaborazione dei piani di salvataggio: se l’obiettivo dichiarato, infatti, era scongiurare il default con una diminuzione del debito pubblico, le politiche di austerity hanno in realtà provocato una riduzione di Pil ed entrate fiscali, che ha finito per aumentare il debito, oltre che esacerbare difficoltà sociali ed economiche. Un grave errore, la cui consapevolezza da parte della Commissione europea appare al Parlamento ancora insufficiente dopo le audizioni del commissario per gli Affari economici e monetari Olli Rehn. La conclusione dell’indagine è prevista per marzo, una sollecitazione critica che dovrà essere messa a frutto verosimilmente nella prossima legislatura, mediando tra posizioni che richiedono un bilanciamento dei poteri tra Troika e Parlamento capace di introdurre una maggiore flessibilità negli interventi – bilanciamento sollecitato dal Partito popolare europeo, per fare un esempio – e chi sostiene invece – è il caso dei Socialisti e Democratici europei – la necessità di un superamento del sistema, che affidi unicamente a istanze democratiche e più trasparenti anche le operazioni di salvataggio, a reale vantaggio dei cittadini europei. In questa direzione dovrebbe andare anche il progetto dell’Unione bancaria, cui ci si avvia con i negoziati delle ultime settimane sulla vigilanza degli istituti di credito, affidata alla Bce dall’accordo che entrerà in vigore dal 1° marzo prossimo. Anche questa volta ad insistere sul meccanismo che dovrebbe sganciare la sorte di grandi banche dai bilanci nazionali ed impedire che siano i cittadini a finanziarne le sofferenze è il Parlamento europeo, cui si frappongono però le reazioni dei soliti “poteri forti”: all’indomani del Consiglio europeo di fine dicembre, decisivo per l’accordo sulla vigilanza bancaria, l’agenzia di rating Standard & Poor’s declassa l’Unione Europea della tripla A, il giudizio di massima affidabilità economica e finanziaria sino ad allora accordato al Vecchio Continente. Un declassamento motivato “dall’allentamento della coesione, l’indebolimento della credibilità complessiva sulla solvibilità e il deterioramento del profilo finanziario del’Unione”, giunto in coincidenza ai passi compiuti per chiudere i rubinetti del denaro pubblico agli istituti di credito (si stima che negli ultimi 4 anni i governi europei abbiano versato alla banche in difficoltà circa 4.300 miliardi di euro, il 36% dell’intera ricchezza europea), attraverso la predisposizione di un meccanismo europeo di garanzia. Sul declassamento potrebbe però pesare, più correttamente, la debolezza degli indici di ripresa economica dell’area euro, che dal 1° gennaio si arricchisce della Lettonia quale suo 18° componente. Se Bankitalia lancia, infatti, un allarme sul tasso di disoccupazione nel nostro Paese, in crescita anche per i prossimi due anni – pur avendo già raggiunto nel 2013 il livello più alto dal 1977 ad oggi, – anche la Germania è costretta a rivedere le sue stime al ribasso, con un incremento del Pil nel 2013 fermo allo 0,4% rispetto al 2012, un -0,1% dell’aumento inizialmente previsto. Il mercato più grande del mondo sembra dunque arrancare, approssimandosi a livelli di crescita che difficilmente oltrepasseranno un punto percentuale nei prossimi anni, mentre la crescita del prodotto globale è stimata dalla Banca mondiale al 3,2%. Un dato che rischia di condannare l’Europa, tanto più se divisa, ad un destino di marginalità nel nuovo scenario globale. febbraio 2014 La Rivista - 13 www.saporeitaliano.ch la spesa più conveniente è online! I migliori prodotti italiani a casa vostra con un semplice click entro 48 ore ... e molte altre La Rivista Internazionali di Michele Caracciolo di Brienza Al Qaeda alla ricerca della “Grande Siria”? Una delle maggiori fazioni di ribelli nella guerra siriana si chiama ISIS (Islamic State of Iraq and al-Sham). AlSham significa “Grande Siria” e questo gruppo, affiliato alla rete terroristica di Al-Qaeda, ha in mente come disegno strategico la creazione di un nuovo stato che accorpi parti della Siria, dell’Irak e non solo. Ambizioni velleitarie? Sia nel nord della Siria sia in Irak l’ISIS ha ricevuto recentemente dei duri colpi. Nella provincia di Anbar, ad ovest di Baghdad e al confine con Siria e Giordania, l’ISIS ha affrontato le forze governative irachene dato che al momento attuale controlla in parte le due maggiori città della provincia: Ramadi e Falluja. “Da Baghdad a Beirut una crescente avversione nei confronti del gruppo jihadista più estremo potrebbe cambiare il corso della guerra civile in Siria”, così titolava The Economist dell’11 gennaio. L’ISIS nasce in Irak come un’affiliazione ad Al-Qaeda e non ha fatto altro che crescere da quando l’esercito statunitense ha lasciato il paese nel 2011. Questo gruppo ha avuto successo nel nord rurale del paese a maggioranza sunnita ed è stato protagonista di numerosi attacchi alla comunità sciita del sud. Dall’aprile scorso l’ISIS è presente anche in Siria ma, a differenza degli altri gruppi ribelli, non ha l’obiettivo di conquistare Damasco. L’ISIS vuole creare uno stato islamico che inglobi parte della Siria orientale e il nord e l’ovest dell’Irak, ma anche il Libano, la Palestina e la Giordania. Ha occupato zone scarsamente controllate dai governi nazionali, ma la sua ascesa pare abbia raggiunto il capolinea. Si stima che l’ISIS conti circa 7’000 militanti e combatta su tre fronti: in Siria, dove i vari gruppuscoli che combattono il regime di Assad si sono aggregati temporaneamente contro questa milizia jihadista; in Irak, dove il gruppo di miliziani è riuscito all’inizio di gennaio a controllare parti della città di Falluja e Ramadi, sfruttando il risentimento della minoranza sunnita nel nord e nell’ovest del paese contro la minoranza sciita che controlla il governo di Baghdad e il sud del paese; il terzo fronte dell’ISIS sarebbe in Libano, dove l’ISIS pare sia dietro l’organizzazione di attentati contro gli Hezbollah, il movimento sciita che sostiene il regime di Bashar al-Assad. Alcune fonti riportano anche il fatto che l’ISIS abbia perso il controllo di un posto di frontiera tra la Siria e la Turchia, così come il suo quartier generale nella zona controllata dai ribelli ad Aleppo. La popolarità dell’ISIS ha avuto un calo per via della marcata presenza di combattenti stranieri tra le sue file e per i continui attacchi a giornalisti stranieri, cooperanti e sciiti e sunniti moderati. Pare che lo stesso Ayman Zawahiri, capo di Al-Qaeda, abbia criticato la milizia per l’uso della violenza senza quartiere contro gli sciiti. Un rallentamento dell’attività di questo gruppo armato avrebbe come conseguenza la riduzione della violenza settaria all’interno dell’Islam in questa regione. In Siria Assad ha utilizzato l’ISIS come arma di ricatto nei confronti dei paesi occidentali, mostrandosi come l’unica via possibile per la Siria di domani. In Irak invece l’ISIS ha fatto in modo che il 2013 fosse l’anno più sanguinoso dal 2008. Alcuni gruppi che cercano di contrastarlo pare siano appoggiati dalla Arabia Saudita e l’ISIS si troverà quindi di fronte milizie ben equipaggiate e armate. Tuttavia, uno sforzo congiunto è a detta di molti l’unico modo per sconfiggere l’ISIS sia in Irak sia in Siria. I ribelli siriani sono una galassia frammentata che si coalizzerà soltanto in chiave anti-ISIS. L’Occidente non pare abbia interesse al momento ad avere un ruolo di primo piano nella regione. Come s’è visto con l’intervento francese in Mali, l’uso della forza tende a contrastare, ma non eradica i gruppi terroristici che approfittano di un vuoto di potere in alcune regioni. E in Siria com’è la situazione? Il 22 gennaio a Montreux le rappresentanze di circa trenta paesi si sono ritrovati per discutere sulla fine delle ostilità in Siria. Il conflitto dura da tre anni e ha provocato 100’000 vittime e nove milioni e mezzo di rifugiati. Tuttavia, non si vede una fine prossima di questa guerra civile. Durante mesi le Nazioni Unite, gli Stati Uniti e la Russia hanno cercato di persuadere le parti in lotta di essere presenti alla conferenza battezzata “Ginevra II”. Ed ora, dopo le pressioni statunitensi e russe ed una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (2118) che impone la distruzione dell’arsenale chimico siriano entro la metà del 2014, la conferenza ha avuto luogo. Le speranze sono alte e alcuni punti del documento congiunto, noto come Communiqué de Genève, potrebbero realizzarsi. Questo documento, redatto alla fine di giugno del 2012 dal gruppo di azione per la Siria, che comprende tra gli altri i Ministri degli Esteri dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Francia, Russia, Cina, Gran Bretagna, Stati Uniti), l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell’Unione Europea e altri Ministri degli Esteri dei paesi della Lega Araba e il Segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, concorda nel dire che ogni accordo politico riguardante la guerra in Siria deve prevedere una transizione che “[…] stabilisca dei passi chiari con una rigida tabella di marcia per la realizzazione […] in un clima di sicurezza, stabilità e calma.” L’obiettivo della conferenza è ambizioso poiché si negozia anche su delle future elezioni con più partiti e sulla riforma del sistema giuridico e costituzionale. [email protected] febbraio 2014 La Rivista - 15 La Rivista Barometro delle apprensioni Credit Suisse 2013 La disoccupazione si conferma principale preoccupazione Nel barometro delle apprensioni 2013, il sondaggio del Credit Suisse, la maggioranza della popolazione svizzera definisce buona la propria situazione economica e oltre tre quarti si dichiarano ottimisti circa lo sviluppo congiunturale del paese. Conseguentemente, anche i leader politici ed economici vengono giudicati positivamente: rispetto al 2012 la fiducia verso le istituzioni e i suoi rappresentanti è aumentata in modo significativo. Tuttavia, emerge il desiderio di una maggiore fermezza nei rapporti con l’estero. La disoccupazione si conferma principale apprensione, come negli anni precedenti, anche se la sua urgenza risulta chiaramente ridimensionata. Rispetto agli anni precedenti, la classifica delle apprensioni subisce poche variazioni: le sette più citate del 2013 sono nella top ten già da diverso tempo. Le dieci apprensioni maggiormente menzionate dagli svizzeri nel 2013 riguardano gli aspetti di rilievo sociale con un rapporto più o meno diretto con la questione della sicurezza. Le ansie di natura macroeconomica restano in secondo piano, mentre risultano più sentite le problematiche che toccano la gente più da vicino come, ad esempio, retribuzioni e disoccupazione. Quest’ultima è per l’11a volta di fila in cima al barometro delle apprensioni 16 - La Rivista febbraio 2014 del Credit Suisse. Per il 44% della popolazione svizzera la disoccupazione resta una delle principali fonti di preoccupazione, tuttavia, rispetto agli anni precedenti, viene menzionata in misura notevolmente minore (2012: 49%; 2011: 52%). Nel lungo periodo si può riscontrare una correlazione con il tasso reale di disoccupazione in Svizzera: il timore della disoccupazione risulta particolarmente forte negli anni 1993, 1997 e 2010, quando questa ha toccato i massimi storici. Da allora il tasso di disoccupazione è rimasto stabilmente intorno al 3 per cento. René Buholzer, responsabile Politica e Sostenibilità del Credit Suisse, ha affermato: «Nel barometro delle apprensioni 2013 del Credit Suisse la fiducia degli svizzeri nei principali leader del nostro paese è aumentata raggiungendo livelli mai visti prima. Politica ed economia ottengono un giudizio positivo, il che rispecchia con ogni probabilità la stabilità della congiuntura Svizzera. Non sorprende che il sondaggio indichi neutralità, istruzione e stabilità come i più importanti punti di forza del nostro paese. Ciò che mi fa particolarmente piacere è il riconoscimento del ruolo importante che l’istruzione riveste per un paese povero di risorse naturali come la Svizzera.» La questione degli stranieri rimane attuale Come nel 2012, l’immigrazione (libera circolazione delle persone) resta al secondo posto nella classifica delle apprensioni con il 37%. Anche se l’importanza per l’economia elvetica dell’afflusso di manodopera straniera specializzata è un fatto acquisito, per gli svizzeri l’integrazione resta fonte di preoccupazione. Anche perché probabilmente i lavoratori stranieri sono considerati dei concorrenti. Ciononostante, malgrado l’aumento delle richieste di asilo, la rilevanza di questa apprensione è risultata in flessione (28%, -4 punti percentuali). Forte esigenza di sicurezza Gli svizzeri continuano a considerare particolarmente importanti le questioni legate alla sicurezza. Per la popolazione questo aspetto è divenuto più importante per quanto concerne non solo la sicurezza personale relativa a criminalità e violenza (24%, +3pp), bensì anche la salvaguardia delle assicurazioni sociali (21%, +2pp). L’AVS, come terza apprensione in ordine d’importanza, rientra in questa problematica come timore di non poter contare sulla previdenza per la vecchiaia e rappresenta una delle principali preoccupazioni per il 29% (-7pp) degli intervistati. Un rilievo leggermente più forte viene attribuito alle questioni riguardanti un’equa distribuzione della ricchezza (retribuzioni, ovvero nuova povertà), così come l’ambiente e le risorse naturali (risorse energetiche e tutela ambientale). Tuttavia, in entrambi i casi, la percentuale di intervistati che li annovera tra i principali problemi della Svizzera è inferiore al cinque per cento. In compenso, le ansie riguardanti l’integrazione europea e la crisi dell’euro sono meno marcate rispetto all’ultimo sondaggio. Malgrado numerosi paesi dell’Unione europea siano ancora alle prese con la crisi finanziaria ed economica, per la maggior parte degli intervistati la Svizzera è sufficientemente forte per evitare di farsi trascinare in un eventuale contagio al resto del continente. La situazione economica è fonte di ottimismo Per quanto concerne la situazione economica, gli svizzeri fanno un bilancio complessivamente positivo, anche alla luce delle tensioni in Europa meridionale. Il 56% (-3pp) considera la propria situazione economica buona oppure ottima. La Rivista Ben il 90% (-2pp) confida che la propria situazione economica resterà quantomeno buona. Nel contempo, mai prima d’ora così tanti svizzeri (22%) sono convinti che il prossimo anno le cose andranno (ancora) meglio di prima. In rapporto al quadro economico generale, il 72% degli intervistati continua e essere dell’avviso che in Svizzera la situazione sia buona almeno come l’anno precedente. E non meno del 78% (+7pp) è convinto che nei prossimi 12 mesi resterà invariata o persino che migliorerà. La percezione positiva della congiuntura si riflette anche nella fiducia che il 53% (+3pp) degli intervistati nutre nei confronti del mondo economico, ritenendo che nelle questioni cruciali sbagli raramente, o non sbagli affatto. Sotto questo aspetto, con il 63% (+4pp), la politica migliora di nuovo chiaramente il risultato dell’anno precedente, stabilendo un nuovo record assoluto. Nel 2005 solo il 38 per cento dei partecipanti si era espresso favorevolmente nei suoi confronti. Il giudizio positivo sulla situazione generale si rispecchia anche nella domanda sulla fiducia nelle istituzioni e nei rappresentanti di maggior spicco della Svizzera: al primo posto si riconfermano, come quasi sempre, Tribunale federale e polizia, ma rispetto all’anno scorso tutte le istituzioni appaiono chiaramente più degni di fiducia. In media l’aumento è di 12 punti percentuali ed è particolarmente marcato nel caso dei media. L’orgoglio nazionale è ancora forte L’orgoglio nazionale spicca come negli anni precedenti: l’86% degli intervistati conferma di essere fiero o molto fiero della Svizzera. Inoltre ben il 91% (+8pp) è convinto che all’estero la Svizzera goda di una fama buona od ottima. In consapevolezza della forza economica del proprio paese, il 63% (+1pp) giudica l’atteggiamento della classe politica svizzera all’estero troppo sulla difensiva: una chiara maggioranza è favorevole a un piglio più deciso nei futuri negoziati. Istruzione come fondamento del benessere Gli svizzeri considerano neutralità (47%, +6pp), istruzione (46%, +5pp), stabilità (35%, +10pp), pace (34%, +4pp) e diritto di consultazione (33%, -5pp) i maggiori punti di forza del loro paese. Come logica conseguenza, la quasi totalità degli intervistati (96%, +2pp) ritiene il sostegno alla formazione un importante obiettivo politico. Inoltre vedono nella sicurezza della previdenza per la vecchiaia (94%, -1pp), nella lotta alla disoccupazione giovanile (92%, -1pp) e nel finanziamento del sistema sanitario (90%, +12pp) ulteriori temi di rilievo dell’attuale agenda politica. Sondaggio rappresentativo Quali sono le principali preoccupazioni degli svizzeri? E come si caratterizza la fiducia nelle istituzioni politiche, economiche e sociali? A queste domande il Credit Suisse cerca di rispondere da ormai 37 anni con l’annuale sondaggio del barometro delle apprensioni e dell’identità. Tra il 30 luglio e il 25 agosto 2013, l’istituto di ricerche gfs.berna ha interpellato su incarico del Credit Suisse 1000 aventi diritto di voto in tutta la Svizzera, chiedendo quali fossero le loro maggiori preoccupazioni. Gli intervistati potevano indicare le cinque principali preoccupazioni da una selezione di 34 voci. febbraio 2014 La Rivista - 17 La Rivista Svizzera e Cina Un accordo di reciproco vantaggio di Fabio Franceschini Lo scorso 6 luglio 2013 Svizzera e Cina hanno firmato l’accordo di libero scambio(ALS), mediante il quale viene migliorato il reciproco accesso al mercato anche per i prodotti agricoli. La Svizzera è, dopo l’Islanda, il secondo Paese, in Europa, che conclude un accordo di libero scambio con la Cina. Si tratta di un accordo globale che non solo liberalizza il commercio di merci, ma contiene anche disposizioni sul mercato dei servizi, sulla promozione degli investimenti, sulla protezione della proprietà intellettuale e su diverse questioni commerciali rilevanti per l’ambiente e il lavoro. L’entrata in vigore dell’accordo è prevista per il 2014. La Cina è, in Asia, il maggiore acquirente di prodotti industriali elvetici e il terzo a livello mondiale. Alla stessa stregua del North American Free Trade Agreement, accordo che prevede l’abolizione dei dazi doganali tra Messico, U.S.A. e Canada giustificato da una contiguità territoriale dei tre stati menzionati, l’accordo ALS tra Berna e Pechino diminuisce considerevolmente tutti i dazi e in alcuni casi li abolisce completamente tra i due paesi. Secondo Economie-Suisse, la federazione ombrello delle imprese elvetiche, circa il 95% delle esportazioni svizzere verso la Cina beneficerà di 18 - La Rivista febbraio 2014 una diminuzione dei dazi doganali. Dai calcoli risulta che la percentuale di riduzione varia considerevolmente da un settore all’altro: - 99% per l’industria tessile (che rappresenta l’1,3% delle esportazioni elvetiche verso la Cina). - 78% per l’industria metalmeccanica ed elettrica (30% dell’export). - 77% per l’industria chimica e farmaceutica (24% dell’export). - 64% per gli strumenti di precisione, l’orologeria e la bigiotteria (21% dell’export). In direzione opposta, verranno soppressi i dazi per tutti i prodotti cinesi ancora tassati alle frontiere elvetiche, principalmente articoli tessili e scarpe. Le relazioni commerciali tra la Svizzera e la Cina hanno registrato un’evoluzione confortante in questi ultimi due decenni. Dal 1990, le esportazioni si sono moltiplicate per venti. Il volume delle importazioni è 15 volte più importante rispetto a due decenni fa. Durante il solo 2012, gli scambi bilaterali sono raddoppiati. A titolo di confronto, sono occorsi vent’anni affinché gli scambi con l’Europa raddoppiassero. Nel 1990 il 70% delle esportazioni della Svizzera erano destinate al Vecchio Continente; da allora questa proporzione è diminuita e si situa attualmente attorno al 55-60%. Questa evoluzione riflette la rapida integrazione delle imprese svizzere nell’economia mondiale. L’accordo di libero scambio sottoscritto dalla Svizzera e dalla Cina il 6 luglio 2013 a Pechino incentiverà fortemente gli scambi commerciali e promuoverà gli investimenti diretti. Com’era facile prevedere non si sono fatte attendere le risposte da parte dell’Unione Europea che ha espresso tutto il suo disappunto nei confronti della Confederazione elvetica. Sebbene la Svizzera non faccia parte dell’Unione Europea ha comunque in vigore un accordo bilaterale con Bruxelles e ora la preoccupazione generale, soprattutto degli imprenditori e dei lavoratori europei, è che la Confederazione possa fungere da trampolino di lancio per i prodotti cinesi, che già troppo spesso riescono a dribblare in maniera fantasiose controlli doganali e dell’anti-dumping. Per Pechino, potrebbe rivelarsi la mossa del cavallo. Investire in Svizzera per raggiungere l’Unione europea. O almeno per mandare un segnale chiaro a Bruxelles. Grazie all’intesa fra i due Paesi, sui beni svizzeri in uscita e su quelli cinesi in ingresso vengono abbattuti i dazi doganali, che oggi penalizzano soprattutto i prodotti del lusso, ma anche la farmaceutica e la meccanica. E questo è un dato di fatto. Ma che succede se un’azienda straniera si stabilisce in Svizzera e da qui esporta in Cina? O se un’impresa di Pechino investe a Berna e poi esporta in uno dei Paesi dell’Unione? Succede che entrambe le imprese lo possono fare a dazio zero. Per questa ragione, a conti fatti il sistema imprenditoriale italiano potrebbe oggi avere ancora maggiori incentivi a trasferire la propria attività in Svizzera. Infatti, potrebbe usufruire di questo accordo per poter esportare in Cina senza dover pagare gli altissimi dazi che vengono imposti al ai prodotti proveniente dall’U.E. Si parla già di un nuovo cantone: il Canton Pechino che potrebbe dare un’ulteriore colpo alla nostra economia. La Rivista Alberto Bombassei in un’intervista al Tages Anzeiger In Italia è tutto cosi spaventosamente complicato Alberto Bombassei, il noto imprenditore che dopo le dimissioni di Mario Monti è stato nominato presidente di Scelta civica, non si nasconde dietro giri di parola quando parla del Governo Letta e soprattutto della credibilità internazionale di Berlusconi e dell’Italia sotto la guida del Cavaliere. In un’intervista rilasciata sul quotidiano zurighese Tages Anzeiger all’inizio di gennaio, il presidente della Brembo s.p.a. (“leader incontrastata nel mondo dei sistemi frenanti”) esordisce spiegando la situazione con la quale lui ed ai colleghi imprenditori nostrani si trovava confrontato quando si recavano fuori confini a trattare negli anni in cui Berlusconi era premier. “gli imprenditori italiani che si recavano all’estero dovevano sorbirsi, regolarmente, ad ogni incontro d’affari, una storiella su di lui. Per fortuna le cose, adesso, sono radicalmente cambiate”. Bombassei è sicuro quando afferma: “Berlusconi ha promesso molto senza mantenere nulla”. Del resto, puntualizza, la stima internazionale si è liquefatta coll’aumento dello spread e col lievitare del debito pubblico: il differenziale tra Buoni del Tesoro Italiano e i Bund tedeschi fu lasciato da Prodi e Padoa Schioppa, nel 2008, al valore di 37; nel novembre 2011 superò quota 550. Oggi (inizio gennaio – ndr) è attestato a livello 216. Il centrosinistra, inoltre, consegnò il debito pubblico al 103% circa, ma nel 2011, Monti, lo si ritrovò al 120%. Ma è tutta la classe politica del Bel Paese ad essere centro di critica dell’imprenditore vicentino. Ha “lo stile dei Borboni”, ottocentesca casata monarchica del sud Italia ricordata per corruzione, sprechi ed inefficienze. Il presidente della Brembo paragona il Parlamento, “all’arena di Verona”, mentre dei suoi colleghi spaventa “l’incompetenza e la distanza dai problemi della gente”. “Monti? Il mio predecessore ha salvato l’Italia in un momento difficile ma la gente non ne è consapevole”. Passando al successore del professore bocconiano presso Palazzo Chigi, Enrico Letta, Bombassei si dice convinto che il suo governo di larghe intese non ha nulla a che vedere con la “grosse Koalition presieduta da Angela Merkel”: semmai, a suo avviso, ricorda piuttosto “un bollito misto”. con i cittadini che non hanno più diritto di scelta e la distanza tra politici e cittadini è sempre più evidente. Fra le priorità alle quali il nuovo governo deve saper dar risposte urgenti, Bombassei identifica la disoccupazione che ha raggiunto quote drammatiche in particolare fra i giovani “Che fare per salvare l’Itala” Per Bombassei “la politica deve cambiare la legge elettorale, di modo che entrino in Parlamento delle persone scelte dai cittadini, mentre gli imprenditori devono essere convinti a non fuggire all’estero” e i guadagni di società ed aziende “devono essere reinvestiti nell’innovazione, nella meccatronica e nelle nanotecnologie”. Guardando al futuro l’imprenditore di lungo corso, che si è impegnato in politica perché ritiene di avere un debito di riconoscenza nei confronti del suo Paese, ritiene che debba essere improntato al rilancio dell’italianità e delle nuove tecnologie, binomio di sviluppo che nella penisola, da troppo tempo, sembra svanito. Alberto Bombassei ospite d’onore il 7 marzo a Ginevra In occasione dell’84a edizione del Salone Internazionale dell‘Auto di Ginevra, la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera organizza il pranzo d’affari italo- svizzero che si terrà venerdì 7 marzo 2014 alle ore 12.00 presso l’Hotel Beau Rivage di Ginevra, Quai du Mont Blanc, 13. Ospite d’onore sarà il Cav. Alberto Bombassei, Presidente Brembo SpA, Membro del Consiglio di amministrazione Pirelli & C SpA e di Fiat Industrial S.p.A., Presidente del gruppo Scelta Civica per l’Italia, Cavaliere dell’Ordine al merito del lavoro, il quale interverrà sul seguente tema: «Componentistica auto e il suo futuro sostenibile» Costo di partecipazione: CHF 110per i soci della CCIS; CHF 130- per i non soci, da versare anticipatamente sul c/c postale 80-5941-0 oppure sul c/c bancario Crédit Suisse, Paradeplatz, Zurich, IBAN: CH 9204 8350 245590 01002, SWIFT: CRES CH ZZ 80A. L’aperitivo sarà gentilmente offerto da Fiat Group Automobiles Switzerland SA Per maggiori informazioni Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Marianna Valle Tel: 022 906 85 95; Fax: 022 906 85 99 Mail: [email protected] febbraio 2014 La Rivista - 19 Il Suo gestore patrimoniale è pronto per il nuovo mondo? UBS e la Svizzera. Stabilità e competenze al Suo servizio. Non ci fermeremo www.ubs.com Questo documento e le informazioni in esso contenute sono fornite esclusivamente a scopi informativi. © UBS 2013. Tutti i diritti riservati. La Rivista Vendite auto in Europa nel 2013 Per il gruppo Fiat il 6% di quota del mercato Il Gruppo Fiat ha subito la penalizzazione del mercato italiano (il peggiore tra i major market, in calo del 7,1 per cento nel confronto con il 2012) e ha chiuso il 2013 con quasi 741 mila immatricolazioni complessive (-7,3%) e una quota del 6 per cento in Europa (Ue a 27 + Efta), contro il 6,4% del 2012. Il dato è fornito dal Lingotto che sottolinea anche come a dicembre le immatricolazioni del Gruppo siano state quasi 52 mila, il 2,3 per cento in più rispetto allo stesso mese del 2012, per una quota di mercato del 5,5%. In particolare, la casa torinese segnala i risultati raggiunti dal Gruppo Fiat nel Regno Unito, dove nell’anno le immatricolazioni sono cresciute del 12,2 per cento in un mercato che aumenta del 10,8 per cento, e in Spagna, con le registrazioni a +13,7 in un mercato che cresce del 3,3 per cento. Tra i marchi, quello Fiat nel 2013 ha immatricolato in Europa quasi 573 mila vetture per una quota del 4,7 per cento, in crescita di 0,1 punti percentuali nel confronto con l’anno precedente. A dicembre le registrazioni del brand sono state 39 mila (+ 4,4 per cento) e la quota è stata del 4,1 per cento. Fiat ottiene risultati positivi in tutti i major market. I volumi di vendita sono aumentati in Francia del 9,5 per cento nell’anno (in un mercato che perde il 5,7 per cento) e del 3,5 per cento a dicembre; nel Regno Unito del 20,2 per cento nel 2013 e del 21,7 per cento a dicembre; in Spagna del 28,8 per cento nell’anno e del 38,7 per cento in dicembre; in Germania le vendite crescono a dicembre del 3 per cento. I modelli di punta del marchio hanno ottenuto positivi risultati. La 500L è l’auto più venduta del suo segmento sia in dicembre (con una quota vicina al 20 per cento) sia nell’anno con oltre 73 mila registrazioni. La 500 è la vettura più venduta del segmento A sia a dicembre (12 mila immatricolazioni e quota al 15,3 per cento) sia in tutto il 2013. Con oltre 162 mila registrazioni (+10,9 per cento rispetto al 2012) e quota vicina al 14 per cento la 500 si conferma un modello di grande successo in Europa: infatti, 3 vetture su 4 sono vendute fuori dall’Italia. Bene anche la famiglia Panda, che al primo anno completo dopo il rinnovo della gamma nel 2012 si attesta come la seconda vettura più venduta del segmento A con più di 153 mila immatricolazioni e una quota del 13,15 per cento. Nel 2013 Lancia/ Chrysler ha immatricolato quasi 75 mila vetture per una quota dello 0,6 per cento. Ultimo mese dell’anno positivo, con le vendite del brand (5.700) che sono aumentate in dicembre del 2,1 per cento con una quota dello 0,6 per cento. Tra i modelli Lancia da segnalare che la “fashion city car” Ypsilon ha aumentato le vendite in dicembre del 70 per cento e nell’anno del 3,3 per cento. Le immatricolazioni nel 2013 di Alfa Romeo sono state 64.400 per una quota dello 0,5 per cento. Oltre 4.500 le vendite in dicembre e quota allo 0,5 per cento. Da segnalare a dicembre la performance in Polonia (+70,1 per cento sul 2012), Austria (+27 per cento), Regno Unito (+7,9 per cento), Svizzera (+8,7 per cento). In Italia, MiTo anche grazie al Model Year 2014, cresce di oltre 33 per cento consolidando ulteriormente la leadership nel segmento delle piccole compatte 3 porte. Nell’anno le vendite di Jeep sono state 24.300. La quota è stabile allo 0,2 per cento. In dicembre il brand ha venduto oltre 2.200 vetture (il 4,9 per cento in meno nel confronto con lo stesso mese del 2012). Il marchio cresce in Germania (vendite in aumento del 3,8 per cento nell’anno e del 28,4 per cento in dicembre) e nel Regno Unito (volumi a +58,3 in dicembre). Ottimi risultati nel 2013 per il Grand Cherokee, stabilmente tra le vetture più vendute del suo segmento: con 12 mila registrazioni nell’anno ha aumentato le vendite dell’11,35 per cento rispetto al 2012, mentre in dicembre le immatricolazioni sono aumentate del 42,6 per cento nel confronto con lo stesso mese dell’anno precedente. In Europa, i marchi di lusso e sportivi Ferrari e Maserati nel 2013 hanno immatricolato complessivamente più di 4 mila vetture. febbraio 2014 La Rivista - 21 Tommaso ditore n e r p m : I e fession La mia pro a come i l g fi a i no: M e Il mio sog istrator n i m m a nuovo delegato aer, B s u i l u : J ta nca priva La mia ba nsiglia o c i m é perch nella e h c n a soria il meglio s e c c u s e zion pianifica e: Il mio nom Consulenza di investimento · Gestione patrimoniale · Pianificazione previdenziale · Pianificazione fiscale · Finanziamento immobiliare www.juliusbaer.ch Julius Baer è presente in 15 sedi in tutta la Svizzera. Da Ascona, Basilea, Berna, Crans-Montana, Ginevra, Kreuzlingen, Losanna, Lucerna, Lugano, San Gallo, Sion, St. Moritz, Verbier, Zugo a Zurigo (sede principale). La Rivista A colloquio con Guy Nelson La Jeep è stata la sorpresa dell’anno di Giangi Cretti Guy Nelson (46 anni), nato in Francia, è entrato a far parte del management team di Fiat Group Switzerland due anni fa. Dopo una lunga esperienza nel Gruppo Fiat in Francia, Belgio e in Head Quarter in Italia, Guy Nelson è stato Brand Country Manager per i marchi Alfa Romeo, e Lancia in Svizzera nel 2010. A ottobre dell’anno scorso, aveva preso la responsabilità della gestione dei marchi Fiat e Abarth. Dallo scorso mese di aprile Guy Nelson è Managing Director di Fiat Group Automobiles Switzerland, subentrato a Eric Laforge, che è diventato General Manager di Fiat Group Automobiles in Germania. Alla fine di un anno che anche per il mercato dell’anno è stato di indubbia sofferenza, lo abbiamo intervistato, scoprendo così che, per il Gruppo Fiat non mancano - in Svizzera, ma anche nel resto del mondo - motivi di soddisfazione che induco a guardare al futuro con un certo ottimismo. Com’è strutturata la Fiat in Svizzera? Fiat Auto in Svizzera è una società, con circa 100 dipendenti, che distribuisce tutti i marchi del brand: Fiat, Lancia, Alfa romeo, Jeep, Abarth e i veicoli commerciali. I marchi sportivi, Ferrari e Maserati, essendo commercializzati con una struttura separata, non figurano sotto la nostra diretta responsabilità. Quindi, hanno una gestione separata. Completamente distinta, oppure condividete strategie di penetrazione del mercato? No, sono affettivamente due società completamente distinte: marketing, logistica e finance, tutto è separato, perché abbiamo anche due logiche di commercializzazioni diverse. I brand di Fiat Group Switzerland si orientano verso una clientela più ampia, più di massa, rispetto ai brand Maserati e Ferrari. Per questa ragione le strategie di commercializzazioni sono differenziate, di conseguenza anche la rete di distribuzione è diversa. Negli altri Paesi, in quelli europei in particolare, siete strutturati in modo analogo? Sì, negli altri Paesi europei la struttura è simile, con il gruppo Fiat che è responsabile della gestione dei cinque brand. Veniamo alla Svizzera. È possibile tracciare un bilancio di come sia andato l’anno? Dall’Europa rimbalzano numeri sostanzialmente negativi, soprattutto sul mercato complessivo. Fiat ha risentito delle conseguenze della crisi, lasciando per strada forti quote di mercato. In Svizzera, tutto sommato, il mercato dell’auto in generale sembra aver retto, anche se i numeri dell’anno scorso sono stati inferiori a quelli del 2012, che comunque è stato avvantaggiato da vendite anticipate, per via dell’annunciata entrata in vigore dell’ordinanza sul CO2. Ci aspettavamo un 2013 in calo rispetto al 2012 e al 2011, che per noi, sono stati due anni da record. Complessivamente in Svizzera l’anno si è chiuso con 307.000 nuove registrazioni, il che rispecchia la nostra previsione di un 6% in meno rispetto al 2012. Il che ci porta dire che l’andamento del mercato è stato leggermente più debole, ma non in crisi come lo è stato negli altri Paesi europei vicini a noi. Noi, comunque, abbiamo constatato un certo cambiamento nel mercato che si è mostrato fortemente influenzato da condizioni particolari sui prezzi e dagli sconti applicati con importanti variazioni. In generale annotiamo che negli ultimi 3 anni la competitività è aumentata e il 2013 è stato un anno abbastanza duro da questo punto di vista. Anche se poi apparentemente i numeri sono abbastanza buoni, ma nascondono parzialmente una realtà commercialmente un po’ più dura rispetto degli anni precedenti. Anche in Svizzera, in effetti, si risente di questa pressione che c’è in Europa nel mercato dell’auto. Pertanto la corsa ad abbassare i prezzi e a calmierare i costi continuerà? Non so se si continuerà ad abbassare i prezzi, perché ci sono vari elementi da considerare. Innanzitutto, i margini, che non si possono comprimere più di tanto. Poi, c’è la questione del CO2, questa ordinanza che anno dopo anno diventa sempre più restrittiva: se il 2013 prendeva in considerazione il 75% delle immatricolazioni di ogni brand per calcolare la media del CO2. quest’anno, la quota sale all’85% e l’anno prossimo raggiungerà il 100%. Questo febbraio 2014 La Rivista - 23 La Rivista crea sicuramente un po’ di pressione su di noi costruttori, che dobbiamo adattare i nostri prodotti, al fine di rispettare questo obiettivo imposto dalla legge. Tutto ciò influirà sui nostri prezzi, che potrebbero aumentare leggermente nei prossimi mesi. Entrando, per quanto possibile, un po’ più nel dettaglio. I dati resi pubblici a fine anno evidenziano che in Svizzera grandi marchi, come Renault e Ford, hanno avuto un calo piuttosto pesante, con percentuali in doppia cifra. Fiat come ha chiuso l’anno? Come per molti paesi europei il mercato in Svizzera si sta polarizzando. Da una parte i brand cosiddetti Premium, come quelli tedeschi, ma anche come Jeep, che stanno crescendo. Dall’altra, brand come Ford, Peugeot, Citroên e Fiat che sono maggiormente sotto pressione a livello di volumi. Il mercato si sta muovendo a due velocità: un mondo Premium, un po’ più stabile, anzi, che cresce di peso, e un segmento cosiddetto di Mass Market, che sta soffrendo di piu. Questo è un fenomeno che notiamo anche in altri paesi europei, non solo in Svizzera. In generale, è una tendenza che si sta lentamente affermando. Quali sono i modelli che hanno mantenuto le aspettative sul mercato svizzero? Per quanto ci riguarda, la Jeep è stato il successo dell’anno. Una vera grande soddisfazione per noi. Vi ha sorpresi o ve l’aspettavate? Ci aspettavamo una crescita. Perché negli anni 2008 e 2009 abbiamo 24 - La Rivista febbraio 2014 avuto un po’ di difficoltà e solo dal 2010 i volumi di vendita sono andati migliorando. Nel 2012 avevamo già segnato un bel risultato, ma nel 2013 oggettivamente non ci aspettavamo che le cose potessero andare ancora meglio, quanto meno non in questa misura. Nei fatti, è stato anche un anno a due velocità. Nel primo semestre, malgrado la tendenza positiva, il cambio di modello sulla Grand Cherokee dal 13 al 14, ci ha causato dei problemi, perché mancavano i prodotti, in quanto la produzione era assorbita dagli Stati Uniti. Invece, quando abbiamo potuto disporre del modello ’14, c’è stata una accelerazione fortissima. La nostra quota di mercato è balzata al 50% rispetto al primo periodo. Nonostante il fatto che, nel segmento della Grand Cherokee, in questa parte dell’anno, siano stati lanciati modelli come la Land Rover Sport, la nuova BMW X5, la Grand Cherokee ha retto la competizione risultando a fine anno prima in classifica davanti a tutti i suoi competitori. Quindi, da questo punto di vista, è per noi una gran soddisfazione. di volumi, registrando un calo del 30%. Questo si spiega anche per il fatto che il marchio si trova in una fase di transizione. Stiamo, infatti, investendo in questo momento su nuovi prodotti, per ripartire poi con una gamma piu ampia nei prossimi anni. Comunque, in questo periodo abbiamo introdotto la 4C, che al Salone di Ginevra, ha attirato i riflettori sul brand, e ci ha consentito di registrare a livello commerciale un riscontro elevatissimo: già durante la prima settimana del Salone avevamo esaurito completamente le vendite e l’allocazione di produzione del 2013. Pertanto, continuiamo ad andare avanti con la produzione del modello 4C e il mercato sta rispondendo veramente bene. Come Svizzera, rappresentiamo in Europa il mercato, con la piu alta quantità di 4C vendute Per quanto riguarda gli altri brand? Fiat si è stabilizzata in termini di market share, conformandosi all’andamento del mercato svizzero, perdendo un 6% dei volumi rispetto all’anno precedente. Nello specifico, abbiamo la nuova Panda che è stata lanciata nel primo trimestre del 2012 e nel 2013 ha confermato la sua grande performance, ma soprattutto abbiamo la Panda 4x4, che abbiamo lanciato a fine 2012 e che nel 2013 ha registrato un grande successo, cosicché le Panda 4x4 rappresentano ormai più della metà delle vendite del modello. Anche questo Lancia ha resistito, quindi con andamento stabile rispetto all’anno precedente. Anche questo è per noi motivo di soddisfazione. Lancia sta tenendo bene il mercato, con due modelli completamente diversi, per dimensioni e uso: la Ypsilon, da una parte, una citycar piccola e raffinata, la Voyager dall’altra, pur sempre raffinata, ma vettura per sua natura destinata a tutt’altro impiego. Dal canto suo, Alfa Romeo esce da un anno un po’ difficile, in termini In cifre assolute o in percentuale? In cifre assolute. Più della Germania, dell’Inghilterra, dell’Italia: veramente una grande soddisfazione per noi. E Fiat? La Rivista fatto, in questo momento, è per noi motivo di grande soddisfazione. La 500 si conferma leader nel suo segmento, davanti a tutti i suoi competitori. E questo si verifica ormai da 3-4 anni. Nel 2013 abbiamo completato la gamma della 500L con la versione Trekking a metà anno, e la versione Living a fine anno. Con la famiglia 500 così allargata, la possibilità di scelta è decisamente molto ampia. Nel 2014 continueremo su questo trend, introdurremmo un nuovo motore a benzina da 120 cv sulla 500 L che ci permetterà di dare maggior completezza alla gamma. È prevista una versione 4x4? No, ma la versione Trekking è dotata di un sistema, che chiamiamo traction plus, che consente la regolazione e il controllo della trazione attraverso circuiti elettronici. Un sistema che, anche sul ghiaccio, permette di migliorare la tenuta di strada e l’handling in generale della vettura. E’ un sistema che permette di viaggiare, anche in condizioni di strada difficile, in modo molto sicuro. Il salone di Ginevra è in programma tra poco meno di due mesi. Il vostro gruppo potrà contare sulla presenza di nuovi modelli? Sì, porteremo qualche nuovo modello, di cui, però, al momento non posso parlare. Inoltre, prevediamo il lancio in Europa della New Cherokee, il nuovo modello che Jeep ha lanciato sul mercato americano a fine dell’anno scorso. La commercializzazione in Europa ed in Svizzera inizierà proprio in occasione del Salone. Questa vettura sarà il punto di attrazione per il marchio Jeep quest’anno. Poi, come detto, ci saranno sicuramente novità sia per Fiat, sia per Alfa Romeo, con nuove versioni e nuovi modelli. Lei ha accennato prima a questo binario sul quale sembra si stia orientando il merco dell’auto: su un rotaia il target Premium, sull’altra quello del Mass Market. Una tendenza che ha evidenziato anche Sergio Marchionne in un’intervista pubblicata sul quotidiano italiano la Repubblica, annunciando che il futuro vede sostanzialmente il Gruppo Fiat spostare un poco il peso dei propri interessi sui prodotti destinati al mercato Premium. Da questo discenderà anche per voi una nuova strategia di mercato? Ci sono due aspetti da considerare. A livello del gruppo s’intende puntare su Alfa Romeo e Maserati, con prodotti che vanno ad attaccare, a diversi livelli, la linea Premium. Qui si tratta di muoversi all’interno di una concorrenza che vede marchi, come BMW e Audi, a forte connotazione sportiva. Di converso, il marchio Fiat avrà anch’esso un’evoluzione binaria, con due anime. Abbiamo la fortuna di avere nella nostra gamma la 500, che, come ho detto, in termini di vendita occupa i primi posti, non solo in Svizzera, ma in tutta in Europa. La 500 è un brand all’interno del brand Fiat. Quando si parla della 500, parliamo di un veicolo che ha una capacità e un potenziale di sviluppo ancora molto importante. Quindi, proseguiamo con l’idea di sviluppare, come abbiamo iniziato a fare per la 500L, una famiglia di prodotti attorno al mondo della 500. Che si arricchirà di un ulteriore modello (la 500x – ndr), che verrà presentato verso fine anno e completerà questa gamma, andando a competere in una fascia del segmento di mercato Premium e non più Mass Market, come d’altronde sta già facendo adesso la 500. Poi c’è quella che possiamo chiamare la seconda anima di Fiat, quella più orientata al Mass Market. Con questa andremo ad attaccare la parte funzionale del mercato, offrendo delle soluzioni di prodotto, come la Panda, per esempio, o la Punto o la Freemont, funzionali, semplici, per la famiglia. Avendo come orizzonte, il cliente che cerca la vettura per un uso molto funzionale e non cerca necessariamente l’acquisto emozionale, con la certezza però di trovare nella Fiat prodotti molto competitivi, sia per tecnologia, sia per spazio sia per design e per prezzo. Le analisi di mercato indicano una tendenza alla stabilizzazione del mercato in Europa ed anche in Svizzera. Le vostre attese? Mantenete un certo ottimismo? Per il 2014/2015, si dice che il mercato sarà ancora in sofferenza, comunque non in modo così marcato come lo è stato nell’ultimo anno. Quindi, dovrebbe stabilizzarsi un po’, per riprendersi nel 2015-16, quando ci si aspetta una ripresa generale sul piano economico. Un percorso simile a quello già intrapreso dagli Stati Uniti, che negli anni scorsi hanno vissuto un notevole calo delle vendite, ma poi quest’anno hanno visto febbraio 2014 La Rivista - 25 La Rivista il mercato tornare, con volumi di 15 milioni di unità, sui livelli di prima della crisi. Ci aspettiamo che questo possa accadere anche in Europa. Dobbiamo pensare che le persone, ogni 4, 5 o 6 anni, devono cambiare la propria auto e questo crea un naturale aumento della domanda di veicoli nuovi. Avvertite la concorrenza del mercato delle auto usate e degli acquisti diretti nei paesi vicini? Si, perché il mercato è un mercato aperto e chiunque può vendere qualunque prodotto o acquistare il proprio prodotto senza particolari ostacoli. Questo ha rappresentato nel 2011 e 2012 un elemento di disturbo, aumentato anche dall’effetto del cambio euro/franco. Adesso che il cambio è più stabile e con i nuovi limiti imposti dalla legge sul CO2 questo fenomeno si sta riducendo. Ci sono Paesi più esposti di altri, ma globalmente il mercato ne risente un po’ meno. Fa Svizzera: il mercato tende a stabilizzarsi In Svizzera lo scorso anno il mercato dell’automobile ha registrato un calo del 6,2% rispetto al 2012, che però era stato un anno molto positivo. Com’è successo in Europa, anche nella Confederazione il mese di dicembre è stato caratterizzato da un leggero aumento delle vendite (su del 3,4%) rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. L’associazione mantello degli importatori di autoveicoli Auto-Suisse ha, infatti, diffuso le cifre del mercato nazionale dell’auto che registra vendite pari a 307’885 vetture con una flessione di 20‘254 unità rispetto all’anno precedente. Malgrado il calo, Auto-Suisse si è dichiarata soddisfatta del risultato raggiunto visto che ad inizio anno le previsioni per il 2013 si attestavano su circa 295‘000 nuove vendite a livello nazionale. Il direttore dell’organizzazione degli importatori Andreas Burgener ritiene comunque i dodici mesi appena trascorsi molto positivi sia in rapporto ad altri mercati europei che per il rush delle vendite di dicembre. Ciò che consente di guardare con un certo ottimismo all’evoluzione del settore nel 2014. A livello di marchi, è chiaramente in testa Volkswagen, con 40’925 automobili vendute nel 2013 (-7,5%), seguita da Audi (-3,8% a 21’254), BMW (+7,2% a 20’303), Skoda (-6,2% a 17’939) e Mercedes (+0,6% a 16’737). Da rilevare tra i grandi marchi i forti cali di Renault (-20,9% a 13’508) e Ford (-18,4% a 14’840). Il gruppo Fiat, in flessione del 6%, ha venduto poco più di 12’000 vetture. 500, Panda e Punto, sono nell’ordine i modelli che hanno ottenuto i migliori risultati di vendita. Nel suo segmento da sottolineare l’ottima performance fatta registrare dalla Jeep. In termini assoluti la VW Golf con 13.408 unità è stata la vettura più venduta in Svizzera. In prospettiva le previsioni delle associazioni del settore annunciano in Svizzera una certa stabilizzazione del mercato con un numero di nuove immatricolazioni che dovrebbe aggirarsi attorno alle 300.000 unità. 26 - La Rivista febbraio 2014 La Rivista parte comunque del nostro mondo, fa parte del gioco, è una dinamica “normale”. Ci sono grandi attese, soprattutto in Italia, ma anche nel mondo Fiat per quello che succederà in seguito all’acquisizione di Chrysler. Chi, come lei, è attivo all’interno del gruppo cosa si aspetta? Com’è stato dichiarato ufficialmente, quando l’accordo è stato siglato dal Dottor Marchionne, si apre una fase storica sia per Fiat, il Gruppo italiano e la società italiana, sia per Chrysler. L’accordo segna la nascita di una nuova realtà, per la società americana e quella europea, nella quale si delineano nuove opportunità, nuovi orizzonti. Per il gruppo Fiat e per tutti noi si aprono possibilità di sviluppo che prima non ipotizzavamo. Sia a livello di accesso a una rete di distribuzione internazionale, sia a livello di sviluppo di sinergie ancor più forti e performanti con il gruppo Chrysler. Già dall’inizio del 2009 sono state create sinergie, sia a livello commerciale sia a livello industriale, tra due società che lavoravano insieme, ma che erano comunque distinte. Con l’acquisto, ora non si parla piu di due società, ma di un gruppo unico. Con questa configurazione diventiamo il settimo costruttore a livello mondiale. Uno stimolo che induce a guardare con fiducia verso le sfide che ci attendono. La ringrazio Jeep Grand Cherokee: leader nel segmento dei grandi SUV in Svizzera Nel 2013 la Jeep Grand Cherokee è stata la vettura più venduta del suo segmento in Svizzera. Rispetto al 2011 le nuove immatricolazioni sono aumentate di 2,5 volte. Jeep nel mondo: un 2013 da record In tutto il mondo le vendite sono aumentate del 4% con 731’565 vetture vendute. Le regioni trainanti di questo aumento nel 2013 sono state soprattutto l’Asia/il Pacifico e la Cina con un incremento rispettivamente pari al 26 e al 29%. Jeep nel 2014 Anche quest’anno Jeep proseguirà sulla scia di questo successo. Nel corso del 2014 Jeep presenterà due nuovi modelli. A marzo sarà presentata sul mercato svizzero la nuova Jeep Cherokee che andrà a posizionarsi tra il Compass e la Grand Cherokee. Nel 3° trimestre Jeep lancerà un altro nuovo modello in un segmento particolarmente in crescita. Modello Jeep Grand Cherokee Mercedes ML BMW X5 Porsche Cayenne Range Rover Sport VW Touareg 2013 1‘326 1‘265 1‘059 1‘004 729 2012 1‘229 1‘636 1‘066 1‘025 745 2011 583 650 1‘175 972 637 2013 vs 2011 227% 195% -10% 3% 14% 564 772 972 -42% Fonte: MOFIS Statistiche febbraio 2014 La Rivista - 27 La Rivista Donne in carriera: Raffaella Chiaramonte Passione e determinazione di Ingeborg Wedel Poter scrivere di questa maledetta malattia e quindi far conoscere da vicino le persone che – giornalmente – sono impegnate a combatterla, è stato un privilegio, perché ‘cancro’ è una parola che fa paura, tant’è, che per evitare di pronunciarla, ancora oggi c’è chi lo chiama “un brutto male”. Il cancro è certamente la malattia che terrorizza di più in questa cosiddetta era moderna, allo stesso modo in cui, a suo tempo, lo è stata la peste. Io stessa ho perso quattro carissime amiche e lo odio con tutta me stessa; ma non basta odiarlo, è assolutamente necessario combatterlo per poterlo sconfiggere, com’è accaduto per la poliomielite, debellata nello scorso secolo dopo anni di ricerche da medici che non si sono mai arresi e hanno vinto la loro, che poi è la nostra, battaglia. Quindi la parola magica si chiama ricerca e tutti noi la sentiamo spesso evocata, quando c’è una richiesta di fondi per finanziare studi e sperimentazioni che – purtroppo – richiedono tempo, tanta perseveranza, fiducia e sacrifici. Il cancro può invadere tutto il corpo, ma in questo nostro appuntamento voglio farvi conoscere una ricerca che riguarda in particolare il cancro al midollo osseo. Lascio quindi la parola alla Dottoressa Chiaramonte che lavora con il suo gruppo di Patologia generale San Paolo, presso il Dipartimento di scienze della Salute università degli Studi di Milano, ubicato, appunto, nell’Ospedale San Paolo. 28 - La Rivista febbraio 2014 «Sono nata a Milano, ho 48 anni, mi sono laureata in scienze biologiche e ho conseguito una specializzazione in Biotecnologie all’Università degli Studi di Milano. La mia carriera posso dire sia iniziata quando avevo 10-11 anni e grazie a un qualche programma televisivo mi sono innamorata di quel mondo invisibile che ci circonda. Inizialmente sono rimasta affascinata dai microrganismi, batteri e virus, infinitamente piccoli e tuttavia così complessi. Può sembrare improprio dire che la mia carriera sia iniziata già in tenera età, ed in effetti, lo è in senso stretto, ma fare ricerca soprattutto in Italia è davvero difficile e sono certa che la passione infantile per il mondo dei batteri sia stato un passaggio essenziale, che mi ha dotato della determinazione necessaria a superare le tante difficoltà. Tra queste, prima delle altre, l’opposizione, almeno iniziale, dei miei genitori, che da un lato erano consapevoli delle difficoltà economiche e di carriera che questo lavoro avrebbe portato con se’, dall’altro forse non capivano questo strano mondo a loro troppo lontano. Questa passione mi ha portato ad iscrivermi a Scienze biologiche e successivamente a chiedere di svolgere la tesi di laurea presso l’allora dipartimento di Genetica dei Microrganismi dell’Università degli Studi di Milano. Gli studi mi hanno fatto conoscere materie come la genetica e la biologia cellulare e molecolare che hanno catturato definitivamente la mia attenzione, spostandola verso le cellule che compongono l’organismo umano e i meccanismi che ne regolano il funzionamento, meccanismi che se vengono alterati causano l’insorgenza di malattie come il cancro. Dal 2002 sono una ricercatrice dell’Università degli Studi di Milano. Il mio lavoro si volge su due fronti, la docenza e la ricerca in laboratorio. Insegno Patologia generale, cioè i meccanismi alla base dell’insorgenza delle malattie. È interessante e divertente spiegare le basi delle malattie ed entrare nei dettagli dei meccanismi molecolari, quando in aula ci sono studenti come i biotecnologi medici che per lo più hanno la ricerca come loro obiettivo. È una soddisfazione vedere la luce che illumina gli occhi di queste giovani menti, quando scoprono qualcosa di nuovo. Ma una delle più grandi soddisfazioni è stata riuscire a trasmettere interesse per la materia a studenti che hanno obiettivi più immediatamente concreti e studiano per diventare tecnici o fisioterapisti. Spesso hanno pregiudizi verso questa materia che considerano La Rivista troppo astratta, a volte vengono a lezione un po’ per obbligo, ma molte volte finiscono con l’appassionarsi ad un mondo a loro prima sconosciuto. Inutile dire che la ricerca è il mio grande amore. Il mio gruppo di ricerca è integralmente composto da giovani studenti o neolaureati. Sono ragazzi appassionati, provengono da tutta Italia e talvolta anche dall’estero. Attualmente, ad esempio, ho una collaboratrice russa. Ci dedichiamo allo studio dei meccanismi molecolari nel cancro, e in particolare nel mieloma multiplo, il secondo più frequente tumore ematologico. Nonostante i nuovi trattamenti farmacologici, il mieloma è estremamente persistente e raramente curabile. La causa di morte è legata principalmente alla sua localizzazione nel midollo osseo. Il midollo osseo offre alle cellule tumorali quella protezione che permette loro di resistere alle attuali terapie farmacologiche e purtroppo causare ricadute nei pazienti. La nostra ricerca ha identificato un modo per impedire l’interazione tra le cellule tumorali e il midollo osseo (per i dettagli consultare il link http:// www.unimi.it/ateneo/comunicati/62553.htm). Questi risultati sono molto promettenti e pensiamo possano aiutarci a sviluppare un nuovo approccio terapeutico che permetta la guarigione di molti pazienti. Talvolta, mi contattano pazienti nella speranza che abbiamo già sviluppato un nuovo farmaco, ma purtroppo i tempi della ricerca sono lunghi e i passi necessari per lo sviluppo di un nuovo farmaco sono molti e molto costosi. Nonostante il minimo storico raggiunto dai finanziamenti alla ricerca in Italia, siamo fortemente determinati a trovare finanziamenti nazionali o internazionali per non perdere questa occasione di vedere i frutti della ricerca tradotti in un miglioramento della salute dei pazienti con mieloma. Per ulteriori informazioni sulla ricerca è possibile telefonare al numero 0039-02-50323249, oppure inviare una e-mail a raffaella. [email protected].» Dopo averci fatto conoscere i dettagli della sua attività, la Dottoressa ha risposto gentilmente alle nostre consuete domande. Quanto tempo le è servito per farsi apprezzare, come donna, per la sua competenza professionale? Il mondo della ricerca, forse, rispetto ad altri è un mondo con minori pregiudizi. Sotto un profilo nettamente scientifico ho interagito e collaboro con colleghi uomini e donne di diverse parti del mondo e credo che, nelle valutazioni, sia sempre prevalso il contenuto scientifico delle proposte piuttosto che il sesso del proponente. maggiormente popolato da donne, da un punto di vista più strettamente legato alla carriera, è palese che le posizioni apicali (in Università i posti di professore, la direzione dei dipartimenti, la presidenza dei Corsi di laurea, la partecipazione agli organi di governo) siano maggiormente appannaggio degli uomini. Tuttavia, molte donne si stanno facendo strada e la mia impressone è che la situazione davvero stia cambiando. Questo è il caso, ad esempio di uno dei due organi di governo del mio ateneo, il Senato accademico di cui sono membro: senza la necessità di dover introdurre quote rosa, il Senato accademico è composto per quasi metà da donne. Quali difficoltà ritiene di aver incontrato, in quanto donna, nella sua professione? Benché io non creda che esistano pregiudizi sotto un profilo strettamente scientifico e nonostante il mondo della ricerca sia febbraio 2014 La Rivista - 29 La Rivista Quando cessa la diffidenza nei confronti di una donna che riveste ruoli di responsabilità? Nella maggior parte dei casi la diffidenza non esiste se la donna dimostra di sapere fare bene il proprio lavoro. Quali ostacoli ha dovuto superare per raggiungere la sua attuale posizione? Il mio lavoro è molto impegnativo, perché associa la direzione del laboratorio di ricerca alla docenza universitaria. Ma conciliare questi due aspetti non è semplice in termini di tempo ed impegno. Inoltre, la direzione di un laboratorio è un ruolo bellissimo, ma contemporaneamente estremamente impegnativo in termini di tempo e di attenzione. Ti vede a stretto contatto con collaboratori solitamente molto giovani ed entusiasti, o colleghi stranieri che condividono i tuoi stessi interessi; ti spinge ad essere sempre al passo con le novità scientifiche, ad inventare sempre nuovi modi per risolvere i problemi scientifici e tecnici, e ad avere capacità manageriali tali da riuscire a finanziare la ricerca anche in momenti di crisi prolungata come l’attuale. Per una donna ritengo sia ancora più difficile che per un uomo riuscire ad equilibrare questo grande impegno con quello famigliare che ricade prevalentemente sulle sue spalle. E, in effetti, diversi studi indicano quale motivo per cui le donne non fanno carriera nell’accademia il maggior peso delle cure parentali. La scelta della professione le ha comportato degli svantaggi in quanto donna? Quello che io ho vissuto come svantaggio in ambito lavorativo è il fatto di aver dovuto fare delle rinunce per la famiglia e per il figlio a cui tengo 30 - La Rivista febbraio 2014 molto. Nell’economia totale ne è valsa la pena, ma, lo cito a puro titolo di esempio, ho perso l’occasione di fare un training prolungato all’estero che mi si è prospettato quando aspettavo mio figlio. Al contrario, essere donna le ha comportato dei vantaggi? Dieri proprio di no, a mio avviso, non ci sono specifici vantaggi. Particolari privilegi? Neppure. Nel mio settore il fatto di essere donna o uomo non implica particolari privilegi. Condivide l’affermazione secondo la quale le intuizioni sono una qualità soprattutto femminile? Non so se una donna abbia maggiori intuizioni di un uomo, ma quello che è certo è che una donna ha un modo diverso di approcciare il problema scientifico, in quanto lo vede nei molti dettagli che lo compongono e che ne caratterizzano la complessità. Questa può essere un’arma a doppio taglio, limitando da una parte l’acquisizione di una visione d’insieme, ma nel momento in cui la donna riesce a fare una sintesi di tutti i dettagli la visione che ne deriva è sicuramente più completa e ampia. Quanto conta per la donna in carriera la seduzione? Anche allo stato inconscio. I rapporti interpersonali sono sempre molto complessi, e non è facile capire quanto influisca anche a livello inconscio la seduzione. La mia impressione è che l’arte della seduzione non sia più esclusivamente una modalità femminile, a La Rivista piccole dosi è utilizzata anche dagli uomini e forse soprattutto da uomini di potere. Personalmente, ho sempre dato maggior valore ai contenuti e non ho mai avuto riscontro che ad una carriera basata principalmente sulla seduzione fosse di fatto associabile un reale buon livello scientifico. Qual è la soddisfazione maggiore per una donna manager? Raggiungere i propri obiettivi sia in ambito lavorativo, sia famigliare e personale. Che atteggiamento assume nei confronti delle sue collaboratrici? Nell’ambito della ricerca, il lavoro precario dura a lungo, quindi anche le tutele per la maternità sono limitate. Io stessa non ero assunta quando è nato mio figlio, per cui so quanto possa essere difficile una situazione del genere. I colleghi uomini non hanno interruzioni dell’attività lavorativa in un contesto di precariato che risulta di per sé difficile. Questo è rilevante, perché la valutazione per un’assunzione è legata essenzialmente al numero e alla qualità della pubblicazioni scientifiche sul lavoro di ricerca portato a termine. Quindi, di fatto è ovvio che una donna, fosse solo per il tempo dedicato alla gravidanza e la maternità, risulta svantaggiata. Il mio atteggiamento nei confronti di queste problematiche è di supporto nei limiti consentiti. Ho avuto in laboratorio qualche caso di collaboratrici in maternità, durante il loro dottorato o i contratti successivi. Il mio è un piccolo gruppo in cui in generale è richiesta a tutti la massima buona volontà, ma nei vari momenti di difficoltà ci si aiuta a vicenda contribuendo a portare avanti anche linee di ricerca che altrimenti si fermerebbero. non meno che scoprirei meccanismi che regolano la vita di una cellula, per cui è diventato indispensabile ritagliarmi il tempo per una buona lettura la sera, anche a costo di rinunciare a qualche ora di sonno. A che cosa deve rinunciare la donna in carriera per affermarsi? Mi piace pensare che una donna non debba rinunciare a nulla, ma nella realtà esistono delle grandi limitazioni. Penso che l’aspetto più difficile da conciliare sia la famiglia, non solo perché è il più impegnativo, ma anche perché attualmente l’impegno richiesto alla donna nella gestione della famiglia è maggiore di quello richiesto all’uomo. È indubbio che per riuscire a conciliare la carriera e la famiglia una donna debba essere molto più dinamica e determinata di un uomo. Se vuoi arrivare allo stesso livello di un uomo, devi lavorare di più. Io, ad esempio, lavoro abitualmente la sera e nel week end. Devi imparare ad essere multitasking. Questo è notoriamente qualcosa che le donne fanno meglio, ma indubbiamente costa una gran fatica mentale. Quali hobby riesce ancora a coltivare? Io amo particolarmente la natura e la lettura. Nel primo caso devo ammettere che mi porto l’hobby anche al lavoro: il mio studio, così come la mia casa e i balconi ospitano decine di piante diverse tra cui orchidee e piante grasse. Per quanto riguarda la lettura, non è facile trovare il tempo, ma la letteratura è un mondo a cui non posso rinunciare. Entrare nell’animo umano è affascinante febbraio 2014 La Rivista - 31 BSI è orgogliosa di essere al fianco di Giovanni Soldini e del suo team. Insieme, sfida dopo sfida. Banchieri svizzeri da 140 anni. Con passione. Un’impresa sportiva richiede impegno, preparazione, passione: gli stessi valori che BSI mette nel suo lavoro di tutti i giorni. Che si tratti di performance, di persone, di investimenti. www.bsibank.com La Rivista Agire informati se un’impresa italiana intende prestare servizi in Svizzera di Otto C.Meier-Boeschenstein* e Maria Lapadula** Per la costruzione del grande albergo di benessere “Alpenrose” nel cantone S. in Svizzera interna sono stati conclusi diversi contratti con ditte estere, tra queste anche con la M SpA, ditta di manovali con sede in Italia. Con l’intento di mandare i propri dipendenti a lavorare in Svizzera l’amministrazione della M SpA si è informata presso l’ufficio migrazione del cantone S. al fine di conoscere le procedure d’accesso e di soggiorno. In particolare l’amministrazione della M SpA ha reso noto la presenza e la volontà di impiegare dipendenti di nazionalità diverse, in parte italiani, ma principalmente rumeni o bulgari. L’addetta all’ufficio migrazione ha gentilmente spiegato che bastava avvisare l’arrivo di questi dipendenti tramite un modulo online. La nazionalità dei singoli dipendenti è irrilevante se la ditta ha la sua sede in Italia. Dopo 90 giorni di lavoro sul cantiere a un dipendente della M SpA non è stato più concesso l’accesso ai lavori dai dipendenti dell’ufficio migrazione del cantone. Si trattava nello specifico del dipendente italiano Giorgio. Invece al dipendente rumeno Valeriu è stato concesso l’accesso. Cos’era successo? Come è ben noto la Svizzera non fa parte dell’Unione Europea. Per non escludere la Svizzera totalmente dal mercato europeo sono stati conclusi degli accordi tra la Confederazione Elvetica da una parte e l’Unione Europea dall’altra parte, tra l’altro, con lo scopo di facilitare la libera circolazione delle persone tra i diversi paesi. Uno di questi accordi è appunto l’Accordo del 21 giugno 1999 sulla libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l’Unione Europea (in seguito ALC).1 Esso è entrato in vigore il primo giugno 2002 con lo scopo di facilitare ai cittadini dell’Unione Europea le condizioni di soggiorno e di lavoro in Svizzera. Sebbene l’obiettivo fosse stato di aprire le frontiere per la cosiddetta libera circolazione, sussiste ancora un campo nel quale la libera circolazione è alquanto ristretta. Si tratta della cosiddetta prestazione di servizi. Il termine in questione è molto inappropriato visto che in questa definizione è compresa qualsiasi attività di lavoro. I dipendenti della ditta M SpA - che sulla base di un rapporto contrattuale si recano in Svizzera al fine di svolgere un lavoro a tempo determinato e che non intendono stabilirsi definitivamente sul suolo elvetico - sono considerati prestatori di servizi. Secondo la circolare dell’ufficio federale della migrazione la prestazione di servizi comprende, per esempio, l’adempimento di contratti d’opera o d’incarichi.2 Queste prestazioni di servizi possono provenire anche da lavoratori di nazionalità extracomunitaria qualora fossero integrati nel mercato di lavoro regolare di uno stato membro dell’Unione Europea e a condizione che la loro assunzione non sia già stata effettuata solo a scopo del distacco.3 A causa della mancanza totale di libera circolazione per prestatori di servizi risulta molto importante conoscere le norme che regolano il loro soggiorno e la misura nella quale sono sottoposti al fisco svizzero. In particolare sussiste un limite di soggiorno molto importante di 90 giorni. Soggiorno di prestatori di servizi fino a 90 giorni all’anno In Svizzera non vige una totale libertà di prestazione di servizi. Le persone fisiche hanno il diritto di compiere servizi in Svizzera per la durata massima di 90 giorni all’anno (secondo l’articolo 5 cif. 1 dell’ALC, l’art. 17 lit. a append. 1 ALC e l’art. 21 append. 1 ALC). Finché questo limite non viene superato, non è necessario un permesso di soggiorno (Art. 20 cif. 1 append. 1 ALC).4 Per un’impresa questi 90 giorni valgono indipendentemente dal numero di dipendenti che vengono distaccati in Svizzera. Nonostante in questi casi vi sia la necessità di ottenere un permesso di soggiorno, l’impresa sottostà ad un obbligo di notifica. La procedura di notifica secondo l’art. 6 della legge sui lavoratori distaccati5 (in seguito LDist) è obbligatoria per le imprese italiane che distaccano dipendenti in Svizzera e per prestatori di servizi indipendenti, che svolgono dei servizi in Svizzera che durano più di otto giorno all’anno (a giornata). Questa notifica può essere inoltrata per mezzo di un modulo febbraio 2014 La Rivista - 33 La Rivista elettronico dell’ufficio federale della migrazione6, e deve essere presentato al più tardi otto giorni prima dell’inizio dei lavori in Svizzera. Nei settori edili, della ristorazione, delle pulizie, di sorveglianza e di sicurezza la notifica va inoltrata indipendentemente dalla durata dei lavori otto giorni prima dell’inizio dei lavori. Violando l’obbligo di notifica si può incorrere in una multa amministrativa che può arrivare fino a CHF 5’000 e va a sommarsi a costi di controllo così come ad ulteriori spese. Per gli uffici di collocamento e i servizi finanziari soggetti ad autorizzazione non valgono le stesse norme. Indipendentemente dalla durata dei lavori svolti in Svizzera, in questi settori è necessaria una domanda di autorizzazione. Soggiorno di prestatori di servizi che superano 90 giorni In questo caso vanno considerati i criteri generali di ammissione contenuti nella legge federale sugli stranieri del 16 dicembre 20057 (in seguito LStr) e nell’Ordinanza sull’ammissione, il soggiorno e l’attività lucrativa del 24 ottobre 20078 (in seguito OASA). Secondo l’art. 18a paragrafo 1 OASA possono essere rilasciati permessi di soggiorno di breve durata per soggiorni temporanei con attività lucrativa fino a un anno. I permessi di dimora possono essere rilasciati per soggiorni con attività lucrativa di oltre un anno. Le domande per ambedue tipi di permessi vanno rivolte all’ufficio di migrazione del rispettivo cantone. In questi casi però vanno presi in 34 - La Rivista febbraio 2014 considerazione anche i contingenti e le norme che concernono il mercato del lavoro. Per il 2014 il Consiglio Federale ha fissato i contingenti per i permessi di soggiorno di breve durata a un limite di 5’000 e i permessi di dimora a un limite di 3’500.9 Questi contingenti vengono suddivisi a metà tra la Confederazione e i Cantoni. Nella ripartizione ai Cantoni vengono considerate sia le necessità economiche che quelle del mercato del lavoro. Di grande importanza nella suddivisione sono anche gli interessi macroeconomici (Art. 19 e 20 OASA). I contingenti assegnati alla Confederazione sono previsti per casi particolari, ad esempio per i permessi che non possono essere più rilasciati dai Cantoni a causa dell’esaurimento dei permessi a disposizione previsti dai contingenti.10 Secondo l’art. 26 paragrafo 1 LStr uno straniero può essere ammesso in Svizzera per prestare servizi transfrontalieri temporanei unicamente se la sua attività è nell’interesse dell’economia svizzera. Inoltre vanno considerati i regolamenti negli art. 20, 22 e 23 LStr. L’articolo 20 LStr concerne i contingenti per i permessi di soggiorno di breve durata e i permessi di dimora. Secondo l’art. 22 LStr un permesso può essere rilasciato a patto che vengano rispettate le condizioni di lavoro e i salari secondo gli usi del ramo, il luogo e il lavoro svolto. Per alcuni settori vigono dei contratti di lavoro collettivi. L’art. 23 LStr infine regola i requisiti personali. Possono essere ammessi solamente dirigenti, specialisti e altri dipendenti qualificati. A seconda del settore possono essere anche dipendenti con una formazione professionale particolare. Nel nostro esempio il dipendente rumeno Valeriu disponeva di un’alta qualifica nell’ambito della falegnameria al contrario del dipendente italiano Giorgio che era un semplice manovale. Da non dimenticare e sicuramente da prendere in considerazione è la precedenza di cui godono i lavoratori di cittadinanza elvetica. La domanda di ammissione va inoltrata all’ufficio di migrazione del rispettivo Cantone. Sintesi soggiorno Se la prestazione di servizi della ditta M SpA di durata inferiore ai giorni sussiste solamente un obbligo di notifica, ma non un obbligo di ammissione da parte degli uffici competenti. Se la prestazione durasse più di 90 giorni vigerebbe un obbligo di ammissione sia per i permessi di breve durata (fino ad un anno) che per i permessi di dimora (più di un anno). In questo caso vanno considerati i contingenti annuali e le condizioni del mercato del lavoro. Considerando che le norme d’ammissione della LStr sono molto ristrettive è molto probabile che l’ammissione non venga concessa. Questa situazione è alquanto sgradevole, sia per i dipendenti che non possono completare i lavori iniziati, che per l’impresa italiana, la quale non può adempiere l’incarico. Pure per la controparte svizzera questa situazione risulta essere fastidiosa in quanto quest’ultima si vede costretta a cercare e ad incaricare una nuova impresa. La Rivista Nel nostro caso al dipendente italiano Giorgio non è stata concessa l’ammissione dopo i 90 giorni “liberi” a causa della precedenza data ai lavoratori con la cittadinanza svizzera. Al dipendente rumeno Valeriu al contrario è stata concessa l’ammissione in merito alla sua alta qualifica nel settore della falegnameria. Considerazioni fiscali Secondo l’art. 3 paragrafo 3 lit. a della Legge federale sull’imposta federale diretta del 14 dicembre 199011 (in seguito LIFD) e l’art. 3 della Legge federale sull’armonizzazione delle imposte dirette dei Cantoni e dei Comuni del 14 dicembre 199012 (in seguito LAID) la dimora fiscale in Svizzera è data quando una persona vi soggiorna senza interruzioni apprezzabili almeno 30 giorni esercitandovi un’attività lucrativa. Un’attività lucrativa sussiste se una persona fisica svolge in Svizzera un’attività indipendente o dipendente che punta al raggiungimento di reddito.13 Attività dipendenti La Convenzione tra la Confederazione Svizzera e la Repubblica Italiana per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, conchiusa il 9 marzo 197614 (in seguito Convenzione Svizzera/Italia), dispone nell’art. 15 paragrafo 1 che i salari, gli stipendi e le altre remunerazioni analoghe che un dipendente italiano riceve, sono imponibili soltanto in Italia, a meno che tale attività non venga svolta in Svizzera. Se l’attività è quivi svolta, le remunerazioni percepite a tal titolo sono imponibili in questo altro Stato. Il secondo paragrafo dello stesso articolo – nonostante il primo paragrafo – dichiara che le remunerazioni che un dipendente italiano riceve per attività svolta in Svizzera sono imponibili in Italia soltanto se il beneficiario soggiorna in Svizzera per un periodo che non oltrepassa in totale 183 giorni nel corso dell’anno fiscale considerato, le remunerazioni sono pagate da un datore di lavoro che non è residente in Svizzera e l’onere delle remunerazioni non è sostenuto da una stabile organizzazione o da una base fissa che il datore di lavoro ha in Svizzera. Dalle considerazioni menzionate si evince dunque che qualora un dipendente italiano non lavori più di 183 giorni in Svizzera e riceva le remunerazioni dal suo datore di lavoro residente in Italia, il quale ha una ditta che non ha una stabile organizzazione o una base fissa in Svizzera, egli non ha nessun obbligo fiscale in Svizzera. Se l’attività del dipendente italiano in Svizzera supera i 183 giorni o se riceve le remunerazioni da un contratto di lavoro con la controparte svizzera sussiste un obbligo fiscale in Svizzera.15 In questi casi viene applicata l’imposta alla fonte secondo gli art. 83-90 LIFD. Nel nostro caso il dipendente italiano Giorgio ha lavorato solamente 90 giorni sul suolo elvetico e quindi non ha nessun obbligo fiscale in Svizzera. La situazione fiscale dell’impresa M SpA L’elemento principale per la questione sull’imposizione delle imprese è il concetto dell’organizzazione stabile. Le imprese italiane sono imponibili in Svizzera, se tengono un’organizzazione stabile in Svizzera (art. 4 paragrafo 1 lit. b e art. 51 paragrafo 1 lit. b LIFD) o se sono titolari, soci o usufruttuari di stabilimenti svizzeri. Secondo l’art. 7 cif. 1 Convenzione Svizzera/Italia gli utili di un’impresa italiana sono imponibili solamente in Italia a meno che essa svolga l’attività in Svizzera con una propria stabile organizzazione in Svizzera. L’espressione «stabile organizzazione» designa una sede fissa di affari in cui l’impresa esercita in tutto o in parte la sua attività (art. 5 cif. 1 Convenzione Svizzera/Italia). L’espressione comprende in particolare: una sede di direzione, una succursale, un ufficio, un’ officina, un laboratorio, una miniera, una cava o altro luogo di estrazione di risorse naturali, un cantiere di costruzione o di montaggio la cui durata oltrepassa i dodici mesi (art. 5 cif. 2 Convenzione Svizzera/Italia). Secondo l’art. 5 cif. 3 Convenzione Svizzera/Italia non si considera che vi sia una «stabile organizzazione» se si possiede solo un deposito, un magazzino o una sede fissa di affari con il solo scopo di acquistare merci, raccogliere informazioni o ai soli fini di pubblicità. Nel nostro caso l’impresa M SpA non possiede una stabile organizzazione in Svizzera. Quindi non sussiste un dovere tributario in questo paese. Imposte sul valore aggiunto Secondo l’art. 10 cpv. 2 lett. b della febbraio 2014 La Rivista - 35 La Rivista legga sull’IVA16 è esentato dall’IVA chi esercita un’impresa con sede all’estero che fornisce sul territorio svizzero esclusivamente prestazioni che soggiacciono all’imposta sull’acquisto. Questo tipo di prestazioni sono quelle di imprese con sede all’estero non iscritte nel registro dei contribuenti, purché il luogo della prestazione si trovi sul territorio svizzero (Art. 45 cpv. 1 lett. a LIVA). Per queste prestazioni è assoggettato all’imposta sull’acquisto il destinatario delle stesse sul territorio svizzero (Art. 45 cpv. 2 lett. a LIVA). In caso di prestazioni di servizi che comportano l’importazione di materiali o beni viene applicata l’imposta sull’importo a chi importa i materiali in Svizzera. Un’ asoggettazione volontaria all’imposta sul valore aggiunto può inoltre essere richiesta dalla parte contrattuale svizzera al momento della conclusione del contratto d’opera o d’incarico. Nel nostro caso l’impresa M SpA forniva solamente prestazioni sul cantiere senza importare alcun materiale o bene. Il pagamento dell’IVA spetta dunque alla ditta con cui la M SpA ha stipulato il contratto. Sintesi considerazioni fiscali Le attività dipendenti in Svizzera sono esenti dall’obbligo fiscale in Svizzera se l’attività non supera 183 giorni, se il datore di lavoro è residente in Italia e se l’onere delle remunerazioni non è sostenuto da una stabile organizzazione in Svizzera. Se non sussistono assoggettazioni volontari all’IVA o importazioni di materiali i dipendenti che prestano servizi in Svizzera sono 36 - La Rivista febbraio 2014 esenti dall’IVA. Considerando quanto esposto, è auspicabile che le ditte italiane pronte a distaccare dipendenti per dei lavori in Svizzera sappiano già all’inizio dell’attività quanti giorni dureranno i lavori per organizzare la situazione sia per quanto riguarda il soggiorno che per l’imponibilità fiscale. Inoltre bisogna distinguere tra la sola prestazione di servizi senza il materiale importato e quella comprendente il materiale importato. Nonostante gli sforzi politici profusi negli ultimi anni al fine di adeguarsi agli standard europei, si può ancora costatare al giorno d’oggi in Svizzera la presenza di notevoli restrizioni nell’ambito dell’applicazione della libera circolazione delle persone. *Dr. Otto C.Meier-Boeschenstein, avvocato Master of European Judicial Studies, è Seniorpartner MBR Rchstanwälte, Zurigo ** Maria Lapadula, MLaw, assistente all’Università di Zurigo, è collaboratrice dello studio legale MBR Rchstanwälte, Zurigo 1 Accordo del 21 giugno 1999 tra la Svizzera e l’Unione Europea sulla libera circolazione delle persone, RS 0.142.112.681. 2 http://www.bfm.admin.ch/content/dam/data/migration/rechtsgrundlagen/weisungen_und_kreisschreiben/weisungen_fza/weisungen-fza-d.pdf, visitata il 14 giugno 2013. 3 Spescha/Kerland/Bolzli, Handbuch zum Migrationsrecht, S. 129. 4 Caroni/Meyer/Ott, Migrationsrecht, 2. ed., p. 193. 5 RS 823.20. 6 www.bfm.admin.ch/Meldeverfahren für bewilligungsfreie Erwerbstätigkeit/Online-Meldung für Kunden/Registrieren 7 RS 142.20. 8 RS 142.201. 9 https://www.bfm.admin.ch/content/bfm/de/home/dokumentation/medienmitteilungen/2013/ ref_2013-11-294.html, visitata il 19 dicembre 2013. 10 Bundesamt für Migration: Weisungen und Erläuterungen Ausländerbereich, Bern 25.10.2013, S. 82. 11 RS 642.11. 12 RS 642.14. 13 DBG-Kommentar-Bauer/Omlin zu Art. 3 N 9. 14 AS 1979 461. 15 Reich, Steuerrecht, S. 477. 16 Legge federale concernente l’imposta sul valore aggiunto, del 12 giugno 2009, RS 641.20. La Rivista Cultura d’impresa di Enrico Perversi IL MANAGEMENT 2.0: le sfide dell’innovazione L’ambiente economico ci chiede di innovare la scienza manageriale per perseguire la crescita e lo sviluppo, ma come innovare? Quali sono i criteri guida? Per rispondere a queste domande Gary Hamel, visiting professor di Strategic Management alla London Business School, ha riunito quella che lui definisce “la renegade brigade”, un gruppo di 35 ribelli verso la pratica corrente, per discutere la direzione in cui muoversi, i temi da sperimentare, generare i principi del “management 2.0” . Questo gruppo aveva una composizione di eccellenza: erano rappresentate le business school quali Columbia, Harvard, London, Insead, prestigiose università quali Southern California, MIT, McGill, Stanford, Michigan, Washington, Bentley e Berkeley, primarie società di consulenza quali McKinsey e Booz, aziende innovative e banche quali IDEO, Morgan Stanley, Seventh Generation, Google, WL Gore, Alloy Ventures, testate editoriali quali Wired, The New Yorker. Il gruppo ha svolto un lavoro molto approfondito cercando di dare una risposta completa a due domande semplici ma che contengono un numero molto elevato di variabili da considerare: • Cosa si deve fare per creare organizzazioni adatte al futuro? • Quali dovrebbero essere le priorità della gestione aziendale di domani? È stata fatta un’analisi molto ampia generando 25 sfide che descrivono fattori critici, non solo delle imprese in senso stretto, ma anche delle comunità sociali che le ospitano, ed il lavoro ha anche dato vita ad una comunità di studiosi che raccoglie esperienze concrete, idee e contributi che sono visibili sul loro sito www.managementexchange.com, dove è anche condiviso il cosiddetto MIX manifesto ove MIX sta per Management Innovation Exchange. Le 25 sfide elaborate dal gruppo toccano tutti temi rilevanti, tuttavia si ritiene che i primi 10 punti siano i più importanti: 1. Fare in modo che il lavoro del management serva un fine più elevato: il profitto per gli azionisti sarà integrato da altri obiettivi socialmente rilevanti. 2. Incorporare a pieno titolo le idee di comunità e cittadinanza nei sistemi di gestione: sistemi collaborativi avranno il sopravvento su relazioni basate su interessi antagonisti. 3. Ricostruire le fondamenta filosofiche del management: eccellenza operativa e responsabilità sociale saranno realizzate attingendo a discipline diverse. 4. Debellare le patologie della gerarchia formale: strutture verticistiche saranno sostituite da organizzazioni adattabili la cui leadership deriva dal contributo fornito. 5. Combattere la paura e aumentare la fiducia: capacità di adattarsi e impegno saranno premianti rispetto ai passati sistemi autoritari. 6. Reinventare gli strumenti di controllo: la conformità sarà perseguita attraverso l’autodisciplina, l’innovazione e la creatività saranno premiate. 7. Ridefinire il lavoro di leadership: il leader visionario infallibile sarà sostituito dal creatore di un ambiente in cui tutti possano collaborare ed eccellere. 8. Espandere e sfruttare la diversità: disaccordo e divergenza avranno pari dignità di consenso e coesione. 9. Reinventare il processo di formulazione della strategia come processo in divenire: sperimentare ed evolvere rapidamente sostituirà la pianificazione a lungo termine. 10. Destrutturare e disaggregare l’organizzazione: silos funzionali, feudi politici lasceranno il posto a organizzazioni adattabili e strutture fluide basate su progetti. Come si vede non è un decalogo tecnico, ma una serie di sfide realmente nuove che attingono la loro ragion d’essere nel nuovo ambiente sociale, tecnologico ed economico in cui viviamo. La cultura di internet, per esempio, rende possibili comportamenti nuovi e nuove modalità di apprendimento, è noto che imprese quali Google creano ambienti di lavoro mai visti prima e non chiedono orari di lavoro “impiegatizi” in favore del raggiungimento di obiettivi, non importa se lavorando di notte ascoltando musica rock. Forse questo è un esempio limite di un’azienda speciale tuttavia anche in situazioni più tradizionali spesso mi capita di affrontare con i miei clienti questo tipo di argomenti cercando soluzioni mai sperimentate prima. La questione chiave, quindi, è come avviarsi in questa direzione, come dare un seguito concreto ai criteri sopra enunciati nelle diverse realtà. È chiaro che la sperimentazione gioca un ruolo decisivo, è necessario provare, sbagliare, riprovare applicando gli insegnamenti tratti dagli errori. Tuttavia il provare strade nuove deve anche avvenire in un contesto favorevole all’apprendimento ed alla riflessione costruttiva, è necessario che si creino le condizioni per dei cambiamenti di prospettiva e per scoprire nuovi punti di vista. La mia personale esperienza mi dice che il coaching può essere uno strumento molto potente per la creazione del management 2.0. In particolare ritengo che debba essere una competenza chiave del “nuovo” manager ed avere un ruolo nella implementazione delle “nuove” strutture organizzative e dei progetti complessi. febbraio 2014 La Rivista - 37 La Rivista Burocratiche di Manuela Cipollone Abolizione del finanziamento pubblico ai partiti Attrazione di investimenti esteri Disposizioni in materia di filiazione Finanziamento ai partiti, Destinazione Italia, abolizione di ogni differenza tra figli legittimi e naturali e la nuova convenzione Rai per l’estero. Diversi e importanti i provvedimenti pubblicati in Gazzetta Ufficiale che, negli ultimi giorni del 2013, ha pure registrato la soppressione delle tre agenzie consolari italiani in Svizzera - Wettingen, Sion e Neuchâtel – che hanno cessato l’attività il 30 novembre scorso. Poco cambia e ancora troppo elargisce? Annunciato via twitter dal Presidente Letta il 13 dicembre scorso, il decreto che abolisce il finanziamento pubblico ai partiti così come lo conosciamo, è, mentre scriviamo, all’esame del Senato. Norme che hanno fatto molto discutere la politica italiana, divisa tra consensi, scetticismo e palese contrasto ad un decreto che – si accusa – poco cambia e ancora troppo elargisce. 19 gli articoli del decreto legge (Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore) che abolisce il rimborso delle spese per le consultazioni elettorali e i contributi pubblici erogati per l’attività politica e a titolo di cofinanziamento. Si prevede, quindi, che a decorrere dall’anno finanziario 2014, con riferimento alle dichiarazioni dei redditi relative al 2013, ciascun contribuente potrà destinare il due per mille dell’Irpef a favore di un partito politico che si sia dotato di statuto. Sempre a decorrere dal 2014 dall’imposta lorda sul reddito si potranno detrarre le erogazioni liberali in denaro effettuate dalle persone fisiche in favore dei partiti per una quota che va dal 35% al 75%, in base a quanto si versa. I partiti, dal canto loro, dovranno dotarsi di uno statuto che 38 - La Rivista febbraio 2014 sarà controllato dalla “Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici”. Altra condizione per accedere ai finanziamenti privati sarà l’aver almeno un eletto sotto il proprio simbolo alle elezioni per il Senato, la Camera, il Parlamento europeo o in uno dei consigli regionali o delle provincie autonome di Trento e Bolzano. Alla ripartizione annuale del 2 per mille se hanno conseguito nell’ultima elezione almeno un eletto sotto il proprio simbolo alle elezioni per il Senato, la Camera o per il Parlamento europeo. I finanziamenti ai partiti verranno decurtati se non verrà rispettata la parità di accesso alle cariche elettive. Destinazione Italia In vigore dal 24 dicembre scorso anche il decreto con i primi interventi urgenti necessari ad avviare “Destinazione Italia”, il piano di attrazione di investimenti esteri in Italia promosso dai Ministeri degli Esteri e dello Sviluppo Economico. Tante le norme contenute nel decreto: dal contenimento delle tariffe elettriche e del gas alla riduzione dei premi RC-auto, dagli interventi per l’internazionalizzazione, allo sviluppo e digitalizzazione delle imprese, per finire con la realizzazione di opere pubbliche ed EXPO 2015. Nell’articolo 5 (Misure per favorire l’internazionalizzazione delle imprese ed in materia di facilitazione dell’ingresso e del soggiorno in Italia per start-up innovative, ricerca e studio), per incentivare le esportazioni, si prevede il rifinanziamento dell’attività di promozione dell’ICE per 22 milioni di euro per l’anno 2014, l’estensione degli orari di apertura delle dogane e l’ampliamento dei consorzi per l’internazionalizzazione delle imprese agricole, facilitazioni nell’ottenimento di certificati e documenti anche in lingua inglese dalle Camere di commercio. Il decreto contiene – tra l’altro – misure per favorire la diffusione della lettura e per contrastare il lavoro sommerso e irregolare. La Rivista Offerta televisiva per l’estero In Gazzetta negli ultimi giorni del 2013 anche il decreto del Presidente del Consiglio con cui si approva anche per il 2014 la Convezione tra il Dipartimento per l’informazione e l’editoria e la RAI circa l’offerta televisiva e multimediale per l’estero. All’articolo 1 si legge che tra gli impegni della Rai prioritario sarà “promuovere e diffondere la conoscenza della lingua, della cultura e dell’imprenditoria italiana nel mondo”, assicurando “un adeguato livello di informazione delle comunità italiane all’estero sull’evoluzione della società italiana” nonché “consentire ai cittadini italiani residenti all’estero un adeguato accesso all’informazione e alla comunicazione politica, in particolare nei periodi interessati da campagne elettorali e referendarie, sulle tematiche di interesse generale e su quelle di interesse specifico (circoscrizioni elettorali di riferimento)”. Con la convenzione la Rai si impegna a “realizzare nuove forme di programmazione per l’estero” e ad “assicurare un’adeguata offerta informativa, di intrattenimento e sportiva”, senza dimenticare il suo potenziale ruolo di “partner-chiave nel sostegno alla promozione del sistema-Italia all’estero”. “Target di riferimento” dell’offerta informativa sono “le comunità italiane residenti all’estero, gli italiani temporaneamente all’estero per motivi di lavoro o personali e i cittadini stranieri di origine italiana, cui vanno aggiunti i cittadini stranieri interessati o interessabili all’Italia ed al suo sistema di valori, cultura, stile di vita, beni artistici e paesaggistici, creatività e prodotti”. L’articolo 2 scende più nel dettaglio e precisa che la programmazione “deve prevedere 8.760 ore annue di programmazione di cui 293,7 ore annue di programmazione originale” dedicate a diversi generi (informazione, approfondimento, sport, lavoro). Al comma 4 un punto cui le comunità all’estero tengono molto: nella convezione si stabilisce che “la RAI si impegna ad utilizzare nell’ambito della programmazione per l’estero i diritti che abbia potuto acquisire inerenti la trasmissione delle partite di calcio dei Campionati italiani di calcio di Serie A e Serie B compatibilmente con la disponibilità dei medesimi in relazione alle condizioni di mercato”. I successivi articoli regolano i tempi di comunicazione del palinsesto Rai alla Presidenza del Consiglio, il ruolo della Commissione di monitoraggio su come viene applicata la convenzione – commissione composta dal Capo del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria, tre rappresentanti designati dallo stesso Dipartimento, uno designato dalla Farnesina e quattro designati dalla RAI. Per questi servizi, alla Rai spetteranno 7 milioni di euro l’anno (articolo 6) fino al 2015. Eguaglianza giuridica dei figli Altro importante e atteso provvedimento, entrato in vigore il 2 febbraio, è il decreto legislativo “Revisione delle disposizioni vigenti in materia di filiazione”, che modifica la normativa con l’obiettivo di eliminare ogni residua discriminazione rimasta nel nostro ordinamento tra i figli nati dentro e fuori dal matrimonio, garantendo così la completa eguaglianza giuridica degli stessi. Intento del Governo, ha spiegato il Premier Letta, quello di “togliere dal codice civile qualunque aggettivazione alla parola figli: da adesso in poi saranno tutti figli e basta”. Il testo che è stato predisposto da una Commissione istituita appositamente presso la Presidenza del Consiglio, stabilisce l’introduzione del principio dell’unicità dello stato di figlio; il principio per cui la filiazione fuori dal matrimonio produce effetti successori nei confronti di tutti i parenti e non solo con i genitori; la sostituzione della nozione di “potestà genitoriale” con quella di “responsabilità genitoriale”; la modifica delle disposizioni di diritto internazionale privato con previsione di norme di applicazione necessaria in attuazione del principio dell’unificazione dello stato di figlio. Il VICTORIA albergo romano di PRIMISSIMA CLASSE • Un angolo di quiete nel centro storico • A due passi da Via Veneto e dalle vie più famose per lo «shopping» • Il VIC’S BAR , piacevole punto d’ incontro • Al RISTORANTE BELISARIO sfiziosa cucina italiana • Il giardino pensile SOPRA I PINI, BAR E RISTORANTE, romantico ritrovo estivo • R. H. Wirth H.Hunold Gen. Manager Via Campania 41 • oo187 Roma (Italy) febbraio 2014 La Rivista - 39 Tel. oo39 o6 42 37 o1 • Fax oo39 o6 48 71 89o E-mail: [email protected] Internet: www.hotelvictoriaroma.com La Rivista Normative allo specchio di Carlotta D’Ambrosio Il contratto di lavoro in Italia e Svizzera: complessità vs semplicità Il diritto del lavoro italiano, negli ultimi anni, è soggetto a numerosi ripensamenti. L’annotazione è utile per dare una cornice al Job Act con cui Matteo Renzi, neo segretario del PD, ritiene di poter dare slancio al settore. Il manifesto politico riferisce di un “contratto unico a tutele crescenti”. In attesa di maggiore articolazione le uniche certezze sono, da un lato, l’intenzione di semplificare le norme e ridurre le forme contrattuali, dall’altro un’apparente scarsa attenzione alla produttività ed alla efficienza che, al contrario caratterizzano altre legislazioni lavoristiche europee, tra cui quella Svizzera. In quest’ultimo Paese, le forme contrattuali si riducono al contratto individuale di lavoro ed a quello collettivo. Per il primo, cui la normativa italiana parrebbe tendere, il datore ed il lavoratore stipulano il contratto a tempo indeterminato entro un mese dall’inizio del rapporto (art. 335b CO). Per quanto riguarda il recesso, esso può avvenire in qualsiasi momento da entrambe le parti in forma orale o scritta, senza necessità di motivazione qualora si verifichi una “giusta causa” che non consenta la prosecuzione del rapporto: cioè se dipende da aspetti personali del lavoratore oppure da impellenti esigenze aziendali. Il diritto svizzero non prevede un diritto di co-decisione della rappresentanza dei lavoratori nelle questioni di licenziamento, con l’unica eccezione dei licenziamenti collettivi, in cui il diritto è limitato alla sola consultazione. Il rapporto di lavoro può terminare nelle seguenti modalità: licenziamento; licenziamento per modifiche contrattuali; rescissione contrattuale; cessazione al termine di un dato periodo; pensionamento; decesso del collaboratore. Va da sé che le differenze sono strutturali: in Svizzera, emergono dalla semplicità dei contenuti e delle forme, mentre l’Italia sconta la difficoltà di emanciparsi culturalmente dall’idea della tutela a tutti i costi del lavoratore. Lo dimostra la proposta di legge n. 1481/2009 del Senatore Pietro Ichino, tesa al superamento dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori. La proposta prevedeva l’eliminazione della tutela reale, in caso di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, con pagamento (in caso di recesso illegittimo) di un’indennità parametrata all’anzianità del lavoratore. Il disegno stabiliva l’eliminazione o quantomeno la riduzione delle fattispecie contrattuali flessibili di natura subordinata o autonoma. Soluzione vantaggiosa per le aziende, poiché l’assunzione a tempo indeterminato, come unica forma contrattuale, era bilanciata dall’abolizione della reintegrazione nel posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo. Altra direttrice seguita da Ichino per spostare il baricentro della discussione verso un mercato del lavoro soggetto alle regole della 40 - La Rivista febbraio 2014 concorrenza, era la privatizzazione del costo sociale della disoccupazione attualmente gravante sull’INPS e quindi sullo Stato Italiano, scaricandone i costi a consorzi o enti di natura privatistica. Che in Italia gli sforzi riguardanti il diritto del lavoro tendano verso la semplificazione e il superamento dell’art. 18 SL lo dimostra anche il DDL Nerozzi del 2010 che prevedeva l’unificazione dei contratti d’inserimento e formazione professionale nel “contratto unico”. Detto contratto stabiliva per il lavoratore una prima fase di “abilitazione” a tempo determinato, di massimo 3 anni, durante la quale sarebbe stato possibile licenziarlo, pagando unicamente il preavviso; una seconda fase di “consolidamento professionale” al termine della quale il rapporto sarebbe proseguito a tempo indeterminato. Altra proposta, seppur meno rivoluzionaria della precedente, era quella avanzata, nel 2012, dai giuristi Boeri e Garibaldi che, pur conservando i contratti atipici, prevedeva un superamento della tutela reale, con possibilità di assumere a tempo indeterminato al termine di un periodo di prova di 6 mesi. Alla stipulazione del contratto seguivano una fase d’inserimento di 3 anni e una fase di stabilità: in caso di licenziamento nella prima fase vi sarebbe stata per il lavoratore solo una tutela economica pari a 6 mensilità. Ancora nella scia del superamento dell’art. 18 SL si colloca la Riforma Fornero del 2012, la cui pecca maggiore nella correzione della norma è non averla riformulata chiaramente consentendo una discrezionale produzione giurisprudenziale. I vantaggi della Riforma del 2012 sono stati la diminuzione delle ipotesi di reintegrazione e l’aver previsto che, sia in ipotesi di licenziamento per motivi economici che per ragioni disciplinari, solo i casi più gravi di illegittimità siano sanzionati con il ripristino del rapporto di lavoro. Le norme, dunque, sono complesse. Ancora più complesse sono le vie per uscire da uno stallo oramai antico. Invero, quel che emerge dal confronto con il diritto del lavoro svizzero, lineare e prevedibile, è che mentre questo è armoniosamente compreso in un’economia volta alla produttività, ove forme del contratto e vita dello stesso consentono a imprese e lavoratori di crescere, quello italiano stenta a trovare una soluzione, invischiato ancora nei lacci dell’art. 18 SL e nella necessità di normare ogni fatto umano. Allo stato attuale, in attesa di un’esaustiva descrizione delle procedure con cui verranno attuate la semplificazione e riduzione delle norme gius-lavoristiche, appare invece positiva l’ultima iniziativa di valorizzare i Centri per l’Impiego per il reinserimento di lavoratori inoccupati e disoccupati. [email protected] [email protected] La Rivista Angolo Fiscale di Tiziana Marenco Schizzato l’avamprogetto della terza riforma dell’imposizione delle imprese in Svizzera Costretti ad agire sotto la pressione dell’Unione Europea, del G20 e dell’OCSE, che ritengono non conformi allo state of the art i regimi fiscali preferenziali cantonali (società holding, società di domicilio, società mista), le varie esenzioni di cui godono i gruppi che fanno capo ad una principal company con sede in Svizzera e le finance branches svizzere di società estere, il Dipartimento Federale delle Finanze e la Conferenza dei Direttori Cantonali delle Finanze hanno presentato in fine 2013 i pilastri dell’avamprogetto della terza riforma di imposizione delle imprese che sarà elaborato nel corso della primavera di quest’anno. Il nuovo indirizzo di politica fiscale presentato alla stampa e al pubblico il 19 dicembre 2013 prevede in particolare – l’introduzione di nuove regole per l’imposizione di attività mobili, cioè di quelle attività che facilmente possono essere trasferite da un paese all’altro a dipendenza delle condizioni del sistema fiscale e per le quali si teme che l’abolizione dei privilegi fiscali cantonali possa causare ad una fuga di attività e posti di lavoro; – la riduzione dei tassi cantonali d’imposta sull’utile “a piacimento” dei singoli cantoni per permettere loro di rimanere competitivi anche dopo l’abolizione dei tradizionali privilegi cantonali; – la soppressione di singoli oneri fiscali per rafforzare la piazza. Gli emendamenti prevedono in sostanza la sostituzione di elementi del sistema fiscale genuinamente svizzeri, e che soprattutto a causa della risultante no or low taxation o del trattamento diseguale dei redditi a dipendenza che gli stessi siano di provenienza estera o domestica non sono più tollerati dalle organizzazioni internazionali, con elementi già presenti in sistemi fiscali di paesi europei e di fatto riconosciuti dall’OCSE. domicilio e miste, come pure delle finance branches e delle società principali; 2. Introduzione di regimi di licence boxes secondo i quali redditi derivati da attività di sfruttamento di proprietà intellettuale (beni immateriali) e/o di attività innovative godono di sgravio fiscale; 3. Introduzione della riduzione per partecipazioni secondo il metodo diretto, cioè l’esenzione diretta dei redditi da partecipazioni importanti, eventualmente addirittura eliminando l’esigenza di una soglia determinante (oggi fissata al 10%), a sostituzione del regime holding cantonale e della riduzione indiretta federale e cantonale, quest’ultimo metodo complicato e secondo il quale non sono i redditi specifici a godere dell’esenzione bensì l’imposta ad essere ridotta nella misura corrispondente alla quota dei redditi derivati da partecipazioni qualificate di almeno 10%, dedotte le spese di amministrazione e finanziamento, in proporzione ai redditi totali lordi; 4. Introduzione di una deduzione degli interessi figurativi sul capitale proprio (“interessi di protezione”) che va oltre l’odierna deduzione degli interessi effettivi nella misura in cui la società è capitalizzata in modo appropriato e ha quindi diritto ad uno sgravio fiscale a remunerazione del capitale proprio messo a disposizione dall’azionista; 5. Riduzione dei tassi cantonali di imposizione sull’utile a discrezione dei cantoni per compensare l’abolizione dei regimi preferenziali e mantenere la competitività; 6. Soppressione della tassa di emissione sul capitale proprio, a tutela della competitività della piazza svizzera. Le misure che verranno concretizzate nell’avamprogetto sono le seguenti: Non mancherà l’occasione nei prossimi mesi per illustrare le molteplici sfaccettature delle novità dei licence boxes e della deduzione degli interessi figurativi sul capitale proprio. Per il momento ci limitiamo alla costatazione che, mentre sembrano fissati gli ingredienti, prima di congedare la ricetta finale trascorrerà ancora qualche tempo. 1. Abolizione dei regimi speciali delle società holding, di [email protected] febbraio 2014 La Rivista - 41 La Rivista Angolo legale Italia di Viviana Sforza Le dichiarazioni e garanzie e l’efficacia delle pattuizioni contenute nel contratto preliminare e non riprodotte nel contratto definitivo I contratti di acquisizione – che normalmente hanno ad oggetto azioni o quote di società, o aziende o rami di aziende – sono oramai “tipizzati” nella prassi degli affari e seguono in genere uno schema di derivazione anglosassone condiviso e accettato dagli operatori del settore (i cosiddetti contratti di “M&A” ovvero “mergers&acquisitions”). Tale schema prevede una struttura contrattuale abbastanza complessa: il contratto non si limita a regolamentare la compravendita vera e propria (cioè il trasferimento di un bene contro pagamento di un prezzo) ma include anche altre previsioni ancillari o connesse alla compravendita, in particolare le dichiarazioni e garanzie (“representations&warranties”) prestate dal venditore al compratore, e i relativi obblighi di indennizzo del venditore nel caso in cui tali garanzie si rivelino incomplete, inesat-te o non veritiere. Inoltre, nell’ambito di questi contratti, la compravendita è ad esecuzione differita: le parti sottoscri-vono subito un contratto preliminare di compravendita con il quale il venditore si impegna a vendere ed il compratore si impegna ad acquistare il bene, ma il trasferimento effettivo del bene avviene in un secondo momento (il “closing”), dopo un certo lasso di tempo (che, a seconda dei casi, può essere più o meno breve, soprattutto in presenza di condizioni sospensive all’esecuzione), con la sottoscri-zione di un atto o contratto definitivo. L’esistenza di due contratti e la suddetta discrasia temporale hanno da sempre sollevato il problema del rapporto tra contratto preliminare e contratto definitivo, e soprattutto dell’efficacia delle previ-sioni contrattuali contenute nel contratto preliminare e non riprodotte nel contratto definitivo. È in-teresse del compratore, in particolare, salvaguardare l’efficacia delle dichiarazioni e garanzie e degli obblighi di indennizzo, cioè essere certo che sopravvivano all’esecuzione del contratto definitivo. Si tenga presente che l’inclusione di queste previsioni nel contratto di compravendita nasce dall’esigenza di tutelare il compratore sull’effettiva consistenza del patrimonio della società. Secondo la giurisprudenza prevalente, l’oggetto del contratto di compravendita è in realtà rappresentato dalle azioni o quote della società, e non dal suo patrimonio; quindi, le garanzie previste per legge riguarde-rebbero solo tali azioni e quote e il compratore non sarebbe legittimato ad invocarle per vizi o problematiche 42 - La Rivista febbraio 2014 inerenti il patrimonio della società, come i beni mobili e immobili, i contratti, i dipendenti, le tasse, i bilanci, il contenzioso ecc... Per questo motivo le dichiarazioni e garanzie incluse nel con-tratto preliminare sono definite come “business warranties” (in contrapposizione alle “legal warran-ties”). Ciò detto, la giurisprudenza di legittimità ha pacificamente riconosciuto il principio secondo cui il con-tratto preliminare, determinando solo l’obbligo reciproco alla stipulazione del contratto definitivo, resta superato dal contratto definitivo (la cui disciplina può anche non conformarsi a quella del pre-liminare), salvo che le parti non abbiano espressamente previsto che il contratto preliminare sopravviva (in questo senso, da ultimo, Corte di Cassazione, Sez. II Civile, 30 aprile 2013, n. 10209). Per questo motivo, gli avvocati del compratore sono particolarmente attenti nel far sì che nel contat-to definitivo sia inserita una clausola dove le parti danno espressamente atto che la sottoscrizione del contratto definitivo non supera le previsioni del contratto preliminare, ivi incluse le dichiarazioni e garanzie del venditore e gli obblighi di indennizzo, che restano pertanto salve. In questo contesto, è di grande interesse una recente pronuncia del Tribunale di Milano (3 settembre 2013, n. 11261), dove per la prima volta si sostiene che se le clausole (nel caso di specie, contro-garanzie) non riprodotte nel contratto definitivo non consistono in “clausole direttamente inerenti l’oggetto del (promesso) negozio di cessione di quote (come tali destinate ad essere assorbite da un diverso tenore del definitivo), queste rappresentano autonomi impegni negoziali […], di per sé efficaci alla condizione rappresentata dall’adempimento degli obblighi definitivi dell’acquirente le quote, in-dipendentemente dalla loro riproduzione all’interno del contratto definitivo di cessione di quote”. In sostanza, è stata riconosciuta l’autonomia di queste clausole rispetto al negozio attuativo del tra-sferimento delle quote, a prescindere dalla loro riproduzione nel contratto definitivo o, come di pras-si, dall’esplicita menzione nel contratto definitivo della loro “salvezza”. È un approccio condivisibile ed in linea con la qualificazione giuridica di queste pattuizioni come non direttamente inerenti l’oggetto del contratto, di cui si è detto prima. In attesa delle possibili risposte della giurisprudenza di legittimità, è senza dubbio consigliabile conti-nuare ad includere nel contratto definitivo una clausola di “salvezza” delle disposizioni del contratto preliminare. [email protected] La Rivista Angolo legale Svizzera di Massimo Calderan La OReSa e le retribuzioni dei manager delle società quotate in borsa – (2a parte) Come descritto nel numero precedente de La Rivista, il 1° gennaio 2014 è entrata in vigore l`Ordinanza contro le retribuzioni eccessive nelle società quotate in borsa (OReSa). L’OReSa non con-tiene soltanto norme specifiche sulle retribuzioni, ma anche norme concernenti l’elezione e il manda-to degli organi societari che si occupano delle retribuzioni. Assemblea generale. L’assemblea generale degli azionisti elegge il presidente del CdA; lo statuto non può più conferire tale potere al CdA stesso (con un’eccezione, vedi in seguito). Come prima, l’assemblea inoltre deve eleggere gli altri membri del CdA e i membri del cosiddetto comitato di retribuzione. Consiglio di amministrazione (CdA). L’elezione dei membri del CdA da parte dell’assemblea generale deve avvenire singolarmente e non globalmente, e annualmente; lo statuto non può più prevedere una durata più lunga del loro mandato. Fermo restando che la rielezione è permessa per un numero illimitato di volte, salvo che lo statuto preveda una durata massima del mandato. Sempre annual-mente, l’assemblea elegge come presidente del CdA uno dei suoi membri. L’assemblea generale può revocare il presidente. Se la carica di presidente è vacante, l’OReSa prevede che il CdA ne nomini uno nuovo, ma soltanto per la rimanente durata del mandato; lo statuto può prevedere altre regole per il caso in cui la carica di presidente sia vacante. Relazione sulle retribuzioni. Il CdA deve redigere annualmente una relazione scritta sulle retribuzioni della società, introdotta dall’OReSa. La relazione deve indicare (1) tutte le retribuzioni ai membri at-tuali del CdA, della direzione e del consiglio consultivo, come anche i mutui e i crediti a loro concessi e non ancora rimborsati; (2) tutte le retribuzioni agli ex membri di questi organi societari relative all’attività svolta a suo tempo o inusuali, come anche i mutui e i crediti a loro concessi a condizioni inusuali e non ancora rimborsati; e (3) lo stesso tipo di informazioni relative a persone vicine alle per-sone appena menzionate, senza però indicarne il nominativo. Ufficio di revisione. L’ufficio di revisione verifica se la relazione del CdA sulle retribuzioni è conforme alla legge e all’OReSa. Comitato di retribuzione. Soltanto i membri del CdA possono essere eletti come membri del comita-to di retribuzione. L’elezione da parte dell’assemblea generale deve avvenire singolarmente e an-nualmente. La rielezione è permessa per un numero illimitato di volte, salvo che lo statuto preveda una durata massima del mandato. Se il comitato non è al completo, l’OReSa prevede che il CdA no-mini i membri che mancano, ma soltanto per la rimanente durata del mandato; lo statuto può preve-dere altre regole. Rappresentante indipendente. Secondo l’articolo 689c del Codice delle Obbligazioni la società che propone agli azionisti un membro del CdA o della direzione o un’altra persona dipendente dalla so-cietà per rappresentarli in un’assemblea generale, deve designare anche una persona indipendente che gli azionisti possano scegliere come loro rappresentante. L’OReSa prevede che sia l’assemblea generale a eleggere il rappresentante indipendente, che finora veniva designato dal CdA. La sua ele-zione da parte dell’assemblea generale deve avvenire annualmente. La rielezione è permessa per un numero illimitato di volte, salvo che lo statuto preveda una durata massima del mandato. L’assemblea generale può revocare il rappresentante indipendente. Se la carica di rappresentante in-dipendente è vacante, l’OReSa prevede che il CdA ne nomini uno per la prossima assemblea genera-le; lo statuto può prevedere altre regole. Il CdA dal canto suo deve garantire che gli azionisti possano dare al rappresentante indipendente (1) istruzioni specifiche in merito alle proposte contenute nella convocazione dell’assemblea generale, (2) istruzioni generali in merito a proposte non contenute nel-la convocazione, e (3) procure e istruzioni per posta elettronica. Il rappresentante indipendente esercita il diritto di voto secondo le istruzioni ricevute o, se non ha ricevuto alcuna istruzione, si astiene dal voto. Statuto. Secondo l’OReSa lo statuto delle società deve contenere disposizioni piuttosto dettagliate sui vari punti menzionati. Eventuali modifiche dei principi di retribuzione o di certi dettagli decisi dall’assemblea generale implicheranno, quindi, una modifica dello statuto, con atto pubblico, iscrizione al registro di commercio e pubblicazione sul Foglio ufficiale svizzero di commercio (FUSC). Disposizioni transitorie: Per vari punti dell’OReSa è pre- visto un periodo transitorio, che consentirà alle società anonime quotate in borsa e agli istituti di previdenza che detengono azioni delle stesse, di adeguare statuti, regolamenti, contratti e processi interni. Ad esempio, le società anonime devono modificare i loro statuti e regolamenti entro la seconda assemblea generale ordinaria che avrà luogo dopo il 1° gennaio 2014. [email protected] febbraio 2014 La Rivista - 43 La Rivista Convenzioni Internazionali di Paolo Comuzzi La sentenza n. 66/2013 della CTP di Milano La sentenza citata (che si riferisce proprio ad un importante contribuente svizzero1) è interessante per alcuni aspetti che abbiamo già discusso in molte occasioni e perché ci consente anche di discutere di sanzioni e di introdurre il nuovo tema (che è giunto alla Cassazione a Sezioni Unite) della conclusione del processo tributario. Il caso si riassume nei termini che seguono: 1) abbiamo una società di diritto italiano e residente fiscale in Italia (la ISPA) che paga royalties ad una società di diritto svizzero (e residente fiscale nella Confederazione) che identifichiamo nella società CH1; 2) CH1, a sua volta, riconosce ad una seconda società di diritto svizzero e residente fiscale in Svizzera [CH2] ed i cui titoli sono quotati in borsa a Zurigo e che ha diritto ad una tassazione speciale, il 90% delle suddette royalties. A fronte di questa situazione (dice la sentenza) “ … vengono a cadere pertanto i requisiti richiesti per la applicazione dell’articolo 12 della convenzione …” ovvero viene a cadere la possibilità di applicare una ritenuta pari al 5% dei canoni corrisposti e si deve applicare la ritenuta prevista dalla norma interna italiana. Questo è il nucleo della sentenza che poi diventa interessante anche per gli aspetti sanzionatori. Applicazione della convenzione In primo luogo dobbiamo tornare sul tema della applicazione della norma convenzionale avendo ben chiaro che: 1) CH1 e CH2 sono soggetti residenti fiscali in Svizzera [punto non contestato]; 2) il secondo usufruisce di una tassazione speciale e 3) i suoi titoli [di CH2] sono quotati in borsa a Zurigo (con un vincolo massimo al possesso). Ovviamente se andiamo “a lancia e spada” a sostenere che il nostro esame deve fermarsi a CH1 (e che la suddetta CH1 non può considerarsi un soggetto conduit) nessun ulteriore esame è necessario in quanto è cosa certa che si applica la convenzione in essere e quindi è lecito applicare la ritenuta nella forma ridotta (perché CH1 ha una tassazione del tutto normale). Superiamo però questo punto ovvero ammettiamo che CH1 è un mero interposto ma detto questo dobbiamo chiederci di chi sia interposto e la conclusione fattuale è che 44 - La Rivista febbraio 2014 lo stesso protegge una seconda società svizzera (residente fiscale in Svizzera) i cui titoli sono quotati in borsa. A questo punto la domanda che la CTP avrebbe dovuto porsi è se la seconda società aveva o meno il diritto di fare uso della convenzione e avrebbe dovuto farlo partendo da un esame della norma di cui all’articolo 23 della Convenzione stessa. Il passaggio concettuale è semplice: appurato che il primo soggetto è un intermediario si deve appurare chi sia il beneficiario effettivo delle royalties e quindi quale sia la convenzione di fatto applicabile al caso di specie. Questa norma (articolo 23) recita: “ … Una persona giuridica residente della Svizzera, nella quale persone non residenti della Svizzera hanno un interesse preponderante, sia direttamente sia indirettamente, in forma di partecipazione o in altro modo, può pretendere, anche se soddisfa alle condizioni di cui al paragrafo 1, uno sgravio delle imposte riscosse dall’Italia sugli interessi o canoni che le sono pagati in provenienza dall’Italia, solo se, nel Cantone dove la persona giuridica ha la sede, gli interessi o i canoni sono assoggettati all’imposta cantonale sul reddito a condizioni identiche o analoghe a quelle previste dalle disposizioni concernenti l’imposta federale per la difesa nazionale …”. Quindi la CTP avrebbe dovuto accertare: a) la residenza (e diciamo che la condizione sussisteva) di CH2; b) l’esistenza di un interesse preponderante di terzi non residenti in CH2 (ie interesse preponderante di soggetti residenti fiscali nello Stato Z diverso dalla Svizzera); c) nel caso fosse stato appurato il verificarsi della condizione sub b che precede allora si doveva proseguire l’esame per verificare la tassazione di CH2 e quindi concludere circa i suoi diritti. Il problema che la CTP doveva risolvere era quello di accertare (fattualmente) la condizione sub (b) che precede e avrebbe dovuto farlo mediante la procedura prevista nella convenzione (o meglio la CTP avrebbe dovuto chiedere all’Agenzia di porre in essere questa procedura prima di agire mediante avviso di accertamento2 e la violazione di questo preciso dettato procedurale dovrebbe influire sulla validità dell’accertamento stesso). In sostanza nel momento in cui si determina che CH1 è un soggetto interposto ma si determina anche che lo stesso protegge CH2 non è lecito affermare che non sussiste il diritto di invocare la convenzione tra Italia e Svizzera ma si deve prima esaminare con cura se CH2 ha titolo per invocare detta convenzione in modo autonomo o se lo La Rivista stesso non perda il diritto in ragione delle previsioni di cui all’articolo 23 del Trattato che devono applicarsi nella loro interezza e non in modo parziale. La norma di cui all’articolo 23 del Trattato è tesa ad impedire che persone non residente in Svizzera si facciano scudo di società svizzere per usufruire di benefici convenzionali che non spettano loro (classico caso erogante US, percettore formare in CH e percettore sostanziale in Liechtenstein) e non è tesa a impedire che una società Svizzera nasconda una seconda società Svizzera. Senza ovviamente nel merito del chi ha torto e chi ha ragione diciamo che la CTP ha peccato nella valutazione della norma convenzionale facendo un pochino di confusione e quasi giungendo a sostenere che, siccome CH2 non paga imposte cantonali e comunali, della residenza di CH2 non interessa nulla in quanto il suo status impedisce come tale la applicazione della convenzione ma questa affermazione (implicita nella sentenza) appare non conforme al dettato di cui all’articolo 23 che precede in quanto tale norma deve trovare applicazione solo quando si dimostri l’interesse preponderante di soggetti esteri nella società svizzera e non solo quando si possa dare conto di una tassazione ridotta della stessa società3. Applicazione delle sanzioni Anche su questa parte della sentenza possiamo fare qualche commento visto che alla fine si conclude per la non applicazione delle sanzioni a carico del soggetto erogante con la introduzione del concetto di errore scusabile mentre sarebbe stato meglio parlare di assenza del dolo. Andando su questa strada (ovvero l’erogante non sapeva) la CTP avrebbe dovuto comunque concludere il suo ragionamento (ma prima avrebbe dovuto farlo l’Agenzia) parlando di autore mediato e di soggetto autonomamente sanzionabile per aver fornito documenti (in tema di diritto alla applicazione delle convenzione) da considerare sostanzialmente falsi. Certamente questa parte della sentenza non può occuparsi di questo tema essendo il giudice vincolato al principio del richiesto / dichiarato e non dibattendosi in questa sede di alcun avviso di irrogazione di sanzioni a carico del soggetto estero per una soma di responsabilità diretta. L’atto di irrogazione di sanzioni dovrebbe quindi caducarsi a seguito di questa sentenza sul merito della vicenda. Un rischio Quando si parla con gli stranieri si fa sempre riferimento alla durata del processo tributario in Italia (sancendo che la durata è lunghissima) e si afferma sempre che tanto prima che il processo si concluda un giudizio di Cassazione la storia potrebbe concludersi in modo diverso (condono). Forse oggi questa “moda” deve finire se la Cassazione (com’è auspicabile) deciderà secondo la tesi della V sezione (con rinvio atti alla Sezioni Unite) la quale ha indicato come applicabile al processo tributario il dettato previsto dal nuovo articolo 360 (5) cpc e quindi ha esposto la sua tesi in merito alla restrizione del ricorso in Cassazione alla situazione in cui si controverta circa “ … l’omesso esame di fatto decisivo per il giudizio che sia stato oggetto di discussione tra le parti …” con aggiunta del rischio di vedersi il cd principio di “doppia conforme” che porta alla totale insindacabilità della motivazione quando la sentenza di secondo grado sia fondata “… sulle stesse ragioni inerenti alle questioni di fatto poste a base della decisione impugnata …”. In buona sostanza è stato introdotto un nuovo requisito di inammissibilità del ricorso fondato sull’articolo 360 cpc: il motivo non è proponibile se il primo ed il secondo giudice hanno condiviso le valutazioni di fatto (e tocca al ricorrente provare che non è così). Se questo avviene (considerato che molti contenziosi sono stati tagliati dal reclamo / mediazione) allora il giudizio potrebbe chiudersi in 3 anni considerati i tempi delle CTP e CTR. Conclusione A nostro modo di vedere è importante chiarire al giudice di Appello l’errore giuridico commesso in primo grado (perché di errore circa la interpretazione della norma si tratta) e quindi fare in modo che, a parità di fatti, non vi sia una condivisione delle valutazioni giuridiche che consistono nella affermazione implicita secondo cui un soggetto a tassazione speciale in quanto tale (a prescindere da chi sono i soci dello stesso) non ha diritto di fare uso della convenzione contro le doppie imposizioni in essere tra Italia e Svizzera. È questo il “misunderstanding” di fondo della sentenza che abbiamo commentato e questo “non capirsi” deve essere risolto con chiarezza dalla CTR nell’appello che presumibilmente darà presentato mentre una condivisione delle valutazioni (considerata la chiarezza dei fatti) sarebbe probabilmente preclusiva di ogni ulteriore rimedio. 1 Non inseriamo il nome del contribuente ma la sentenza completa (con il nome della parte) ed il commento sono pubblicati in una importante rivista che è Bollettino tributario n. 19/2013. A scanso di equivoci si precisa che lo scrivente non ha alcun interesse proprio nella vicenda processuale che commenta in questa sede. 2 Dice la convenzione: “La vigilanza, le indagini e le attestazioni che implica l’applicazione dei paragrafi 1 e 2 spettano alle autorità competenti dello Stato contraente di cui è residente il beneficiario dei redditi di cui si tratta. Se le autorità competenti dell’altro Stato contraente da dove provengono i detti redditi hanno indizi validi per dubitare delle dichiarazioni date dal loro beneficiario nell’istanza di sgravio d’imposta, e attestate dalle autorità competenti del primo Stato, esse informeranno dei loro dubbi le autorità competenti del primo Stato; queste autorità procederanno ad una nuova indagine e ne comunicheranno il risultato alle autorità competenti dell’altro Stato. Persistendo le divergenze d’opinioni tra le autorità competenti dei due Stati, si applicheranno in tal caso le disposizioni dell’articolo 26. Lo sgravio d’imposta sarà differito sino a quando non venga raggiunto un accordo”. 3 In buona sostanza la convenzione (come dice giustamente il commentatore sulla rivista citata in nota 1) si applica anche alle società a tassazione speciale e si può negare tale applicazione solo quando dietro a tali società si nascondano soggetti non residenti in svizzera. febbraio 2014 La Rivista - 45 E bene si, l’anno 2013 si è chiuso ed è giunto il tempo di “chiudere il bilancio”! Dal Nostro punto di vista – Gruppo Seal – riteniamo, in estrema sintesi, che in un ottica cross border possa essere confermata, così come per il 2012, la marcata tendenza a considerare la Svizzera (in particolare il Canton Ticino, per quanto attiene ai rapporti ItaliaSvizzera) non solo una terra percepita come “rifugio” ma una meta per nuove opportunità, dalla quale affrontare nuove sfide (non solo imprenditoriali). Il Gruppo Seal Consulting: opera nel campo della consulenza fiscale e societaria, sia nazionale che internazionale; svolgendo altresì attività di trustee professionale è in grado di offrire misure di asset protection assicurando tutela al patrimonio della clientela specie nei delicati passaggi generazionali di ricchezza; è in grado di offrire assistenza tecnica e giuridica sia a persone fisiche che a persone giuridiche, intenzionate, in particolare, a intraprendere una “relocation procedure” (qualora provenienti dall’estero) e ad ampliare la propria attività d’impresa o i propri investimenti sia sul territorio elvetico che all’estero; opera anche in qualità di rappresentante fiscale (IVA) a favore di imprese estere. Il Gruppo, in continua espansione, ringrazia la propria clientela per la fiducia a tutt’oggi accordata. Seal Consulting è specializzata nell’individuazione di soluzioni tailored sulle esigenze del cliente, offrendo i servizi di un multi-family office integrato. Il nostro Gruppo, comprende, ad oggi società operanti nelle giurisdizioni di maggiore appeal: - SVIZZERA – Lugano e Zurigo - UAE – Dubai - LUSSEMBURGO - SINGAPORE - NUOVA ZELANDA - USA - ROMANIA, TURCHIA, CINA (representative offices) - MOLDAVIA (branch) - URUGUAY Nella prospettiva di integrare i servizi al cliente, il Gruppo è altresì attivo attraverso partnership commerciali, in particolare nei seguenti Paesi: - BRASILE, Sao Paolo - UNGHERIA, Budapest - UCRAINA, Kiev IN PARTNERSHIP CON: La Rivista L’elefante Invisibile1 di Vittoria Cesari Lusso Che invidia! L’invidia fa parte del classico elenco dei sette vizi capitali! Di quelle abitudini e azioni che secondo la dottrina morale impediscono la crescita interiore. Ciò è sempre vero? L’invidia in particolare è sempre negativa? Ragioniamoci sopra. Il termine invidia prende origine dall’unione di due parole latine in e videre, da cui il senso di “mal vedere” e guardare con ostilità. Nel Purgatorio dantesco, gli invidiosi appaiono come ciechi mendicanti con le palpebre cucite, poiché durante la loro vita avevano guardato con astio la felicità altrui. Uno di questi è Guido del Duca a cui il Poeta fa dire: «Fu il sangue mio d’invidia sì riarso che se veduto avesse uomo farsi lieto, visto m’avresti di livore sparso» (Dante Alighieri, Purgatorio, XIV, vv. 82-84) Giotto è stato ancora più impietoso. Nella cappella degli Scrovegni ha dipinto un’impressionante raffigurazione dell’invidiosa: i piedi avvolti dalle fiamme del peccato, un sacchetto di denari in mano; e in particolare la serpe velenosa della calunnia che penetra i suoi pensieri, esce dalla sua bocca sputando parole denigratorie nei confronti dell’invidiato e si rivolta contro di lei colpendole gli occhi. In tempi a noi più vicini, l’invidia ha conservato il suo significato di sentimento di astio, ostilità e rammarico per la felicità, il benessere, la fortuna altrui. Mi sono chiesta più volte se ci sia anche qualcosa di positivo (un utile elefante poco visibile) in questo sentimento così vituperato, ma così umano. Chi non ha mai provato invidia scagli la prima pietra! In fondo, a ben riflettere, nell’invidia si mescolano due componenti. Da un lato, un desiderio frustrato e la tristezza di non aver potuto raggiungere ciò che altri, a noi abbastanza vicini da poterci confrontare con loro, hanno raggiunto. Questa componente non mi sembra così negativa. Anzi! Essa può generare una costruttiva spinta all’emulazione e un bisogno di fare meglio e di più. Dall’altro, ci sono gli ingredienti del rancore accecante verso l’altro considerato più fortunato e l’impulso devastante di distruggere l’invidiato e la sua opera. È questo il lato nefasto e ignobile dell’invidia. Non mi pare però sempre fatalmente presente. Arthur Schopenhauer affermava che è normale che l’uomo provi il sentimento di invidia, ma se invidiare è dell’uomo; compiacersi del male altrui è del diavolo. L’invidia contribuisce a plasmare non pochi comportamenti nei rapporti tra gruppi sociali, in famiglia, tra amici e colleghi. Il sogno interclassista dell’uguaglianza e la speranza legittima di migliorare la propria condizione si accompagnano a ondate distruttive di invidia sociale, che a seconda dell’esito gli storici chiameranno rivoluzioni o rivolte. Nelle situazioni di competizione l’invidia per l’avversario più forte diventa spesso incontenibile. In questi mesi di celebrazione del cinquantenario dell’assassinio di JFK, la televisione ha mandato in onda un impietoso video sul faccia a faccia televisivo fra Kennedy e Richard Nixon. Quest’ultimo sembra l’incarnazione del “livore sparso” di cui parlano i versi danteschi sopra citati. I lineamenti tirati e goffi. Le frasi incerte. La fronte e il mento viscidi di sudore. L’invidia per quel giovane bellissimo, naturalmente elegante e fascinoso visibilmente stampata sul suo volto. La storia è piena di esempi di invidie devastanti. Tra l’altro non è sempre necessario che l’invidioso sia in posizione di inferiorità sociale. È nota ad esempio l’invidia di Luigi XIV nei confronti del suo sopraintendente alle finanze Nicolas Fouquet, destituito e imprigionato a vita per ordine del re Sole che non aveva apprezzato la sua ostentazione di sfarzi e lussi da monarca (Fouquet avrebbe dovuto ricordarsi del principio di Erodoto di non suscitare “l’invidia degli dei”). In campo artistico Salieri viene ricordato più per l’invidia che nutriva nei confronti di Mozart che per il valore della sua musica. La letteratura è zeppa di personaggi il cui destino è fatalmente connesso con il sentimento d’invidia. Un esempio tra tutti Emma Bovary. Il veleno dell’invidia comincerà a consumarla quando durante un ballo entrerà in contatto con il mondo fiabesco a cui vorrebbe appartenere e si renderà conto di quanto la vita che il marito Charles le offre non sia all’altezza delle sue bovaristiche aspettative. Nei romanzi come nella vita abbondano poi gli intrighi basati sulla gelosia, che altro non è che una tipologia di invidia rivolta alle persone, ree di ricevere un affetto che noi vorremmo avere più o meno in esclusiva. Sul piano personale nella mia vita ho incontrato l’invidia in diverse occasioni. L’ho provata dentro di me. Mi capita ad esempio quando leggo la notizia del successo di un libro che tratta temi simili ai miei e diventa un best seller. Oppure quando l’oratore che mi precede o segue nel quadro di un convegno riceve una ricompensa in termini di applausi più consistente della mia. Quando succede, la riconosco e riesco a fermarmi in tempo in modo che l’impulso prevalente sia quello di cercare di imitare il modello superiore, piuttosto che distruggerlo. Man mano credo anche di aver imparato a far ricorso ad un rimedio piuttosto efficace: prendermi in giro da sola, facendo dell’autoironia dichiarando ad alta voce “Accidenti che invidia!”. Mi è altresì successo di trovarmi in campo professionale nel ruolo dell’invidiata e di pagarne il prezzo. Nella memoria conservo un vecchio ricordo. Non mi genera astio, ma non si cancella. Fu quando una funzionaria dagli orizzonti limitati sbarcata a Berna utilizzò a un certo punto tutte le sue energie per distruggere l’impresa che avevo contribuito a creare, con l’illuminato sostegno di suoi predecessori. Usai un antidoto efficace imparato da piccola: se qualcuno distrugge il mio “gioco”, ne invento un altro. Un po’ più in là! L’invidia è presente tra amici? La Rochefoucault riteneva che nell’avversa fortuna dei nostri migliori amici ci sia sempre qualcosa che non ci dispiace. Mi permetto di aggiungere che se ci scherziamo un po’ sopra, facendo dell’autoironia su tale peccato, esso diventa perdonabile. 1 [email protected] Una vecchia leggenda indiana narra di un elefante che pur muovendosi tra la folla con al sua imponente mole passava comunque inosservato. Come se fosse invisibile… Dirige le collane Jonas: studi di psicoanalisi applicata (Franco Angeli) e Arcipelago: ricerche di psicoanalisi contemporanea febbraio 2014 La Rivista - 47 La Rivista La Svizzera prima della Svizzera Dalla Leggenda di San Mainardo a quella di Guglielmo Tell San Mainardo assalito da due briganti, affresco conservato nella Meinrad-Kappelle sull’Etzelpass. di Tindaro Gatani La costruzione dell’Abbazia di Einsiedeln è legata alla leggenda di San Mainardo e dei suoi due fedeli corvi. La cronaca storica ci ha tramandato che Mainardo (Meinrad in tedesco), nato intorno al 797 nei pressi di Rottenburg (Württemberg) e morto il 21 gennaio dell’anno 861 a Einsiedeln, era un eremita appartenente a una famiglia nobile tedesca. Dopo aver studiato nel monastero di Reichenau, sul Lago di Costanza, era entrato nell’Ordine dei Benedettini e assegnato alla dipendente prioria di Babinchova, l’odierna Benken a sudest del Lago di Zurigo. Nell’anno 828, per darsi tutto alla preghiera in perfetta solitudine, decise di ritirarsi su un’altura chiamata Etzel, da Attila re degli Unni. Sulla vetta di quel monte - che si trova sulla riva sinistra del Lago, proprio di fronte a Rapperswil, che porta il nome tedesco di quel condottiero barbaro che si vantava di essere considerato Il flagello di Dio - il nobil uomo, fattosi umile servitore del Signore, si era costruito una capanna di frasche, dove passava la sua vita in preghiera. Si nutriva di erbe, di radici e di quelle cose che rari passanti gli lasciavano in dono senza distrarlo dalle sue meditazioni. Unici compagni, in quella perfetta solitudine, erano due corvi, che il pio monaco aveva salvato dai rapaci artigli di uno sparviero. I corvi di San Mainardo D’inverno i due uccelli non lo lasciavano nemmeno per un minuto. A primavera essi andavano, invece, a nidificare, l’uno sull’isoletta di Ufenau e l’altro su quella Lützelau, che si trovano appunto proprio a qualche centinaio di metri da Rapperswil. Tutti i giorni, anche nella bella stagione, 48 - La Rivista febbraio 2014 Stemma di Einsiedeln con i due Corvi di San Mainardo. essi volavano comunque sino alla capanna di Mainardo per tenergli silenziosa compagnia. Le persone, che passavano a debita distanza da quella semplice dimora, raccontavano stupefatti come sul petto nero dei due uccelli alcune piume formassero una piccola croce bianca. La gente attratta da quei racconti cominciò allora a recarsi sempre più numerosa sull’Etzel per vedere il monaco e i suoi due corvi, che per ritrovare la pace lo guidarono lungo l’Alptal, alle spalle dei due Mythen che sovrastano la valle di Svitto, in un luogo solitario allora chiamato Finsternwald, proprio vicino a dove oggi sorge il lago artificiale del Sihlsee. Alcuni fedeli giunti da quel contado costruirono una cappella dove il sant’uomo potesse pregare indisturbato. E in quel luogo, dopo tanti anni, il Signore gli si palesò per annunciare che la sua santa vita sarebbe stata presto coronata dal martirio. Così fu. Di lì a poco, due malandrini lo sorpresero in preghiera, puntandogli due coltellacci alla gola. Mainardo, senza scomporsi, chiese solo ai suoi carnefici che, consumato il delitto, ponessero due candele: una ai piedi e l’altra alla testa della sua salma. Gli scellerati vollero accontentarlo, ma una delle due candele si accese miracolosamente da sola, proprio quando sopraggiunsero i due corvi che, con strida acute e con violento sbattere d’ali, si avventarono sui due malfattori, ferendoli con i loro becchi ben appuntiti e costringendoli a fuggire giù per la ripida discesa. Inseguiti dai due uccelli, i due criminali corsero a gambe levate fino a quando giunsero a Zurigo, dove si rifugiarono in una bettola, sulla riva destra della Limmat. I due corvi, però, entrati da una finestra si avventarono su di loro beccandoli ancora sulla testa. Gli avventori riconobbero allora gli uccelli di Mainardo e fecero arrestare quei delinquenti che poi pagarono con il patibolo il sacrilego delitto. Sul luogo della cappella di Mainardo, fatto santo, i fedeli eressero poi il santuario di Einsiedeln, che in tedesco significa appunto eremita. Quella bettola, trasformata poi in un elegante e rinomato ristorante, esiste ancora a Zurigo e si chiama «Zu den Zwei Raben» (‘Ai Due Corvi’). La distruzione dell’Ütliburg Non poteva mancare una leggenda dedicata agli Asburgo, il celebre casato svizzero che poi, divenuto austriaco, avrebbe influenzato la politica europea fino agli inizi del Novecento. Essa racconta che sulla vetta dell’Ütliberg, che sovrasta Zurigo, sorgeva una vecchia fortezza La Rivista I due (Kleiner und Grosser) Mythen che sovrastano la valle di Svitto chiamata Ütliburg. Abbandonata dai suoi antichi castellani, il maniero era diventato il covo di un feroce ladrone che taglieggiava gli abitanti della città e quelli del contado. Per meglio riuscire nelle sue imprese, il capobanda si faceva accompagnare da dodici suoi compagni armati sino ai denti, ognuno dei quali montava un cavallo bianco. I loro modi erano spicci e convincenti e tutti, contadini e cittadini, erano costretti a sottostare alle loro angherie. Chi non pagava e si ribellava all’imposizione era considerato un uomo finito. I più colpiti erano naturalmente i mercanti di Zurigo, che appena usciti dalle mura della città, erano presi di mira da questi malviventi che li spogliavano dei loro averi o li prendevano in ostaggio per poi chiedere il riscatto alla famiglia. Poiché le milizie della città si erano mostrate impotenti di fronte alle vigliacche azioni di questa masnada, il cui fortilizio era inespugnabile, le autorità di Zurigo si rivolsero allora a Rodolfo I d’Asburgo (1218-1291), conte di Kyburg, Langravio di Thurgau e futuro re di Germania, che si trovava allora nella fortezza dei suoi avi, in Argovia, dove amava trascorrere i brevi periodi di riposo che gli impegni militari e diplomatici gli permettevano. Egli era in rapporto con le più titolate famiglie europee ed era conosciuto soprattutto per il suo valore militare e per la sua astuzia. Per essere stato da ragazzo più volte ospite del vecchio castellano dell’Ütliburg, Rodolfo sapeva che quella fortezza era imprendibile con l’uso della forza, bisognava allora ricorrere all’astuzia, una dote nella quale, come tutti quelli del suo casato, era insuperabile. In una riunione segreta, tenuta a notte fonda, Rodolfo svelò allora il suo piano agli Zurighesi: prima del sorgere del sole egli stesso avrebbe preso le sembianze del temuto capobanda, armandosi e vestendosi come lui. Ordinò quindi che dodici coraggiosi cavalieri zurighesi si unissero a lui a cavallo di destrieri bianchi, mentre una piccola armata li avrebbe seguiti a debita distanza. I tredici uomini si andarono allora ad appostare nella selva che stava a protezione del maniero. Al sorgere del sole, puntualmente, il malandrino e i suoi dodici scherani uscirono per la loro quotidiana scorreria. Quando erano quasi arrivati sulle rive della Limmat, Rodolfo spronò il suo cavallo, ordinando ai militi zurighesi di andargli dietro al galoppo sfrenato, come se fossero inseguiti dalla milizia di Zurigo. A quella vista, le guardie del castello, tratte in inganno, abbassarono il ponte levatoio per soccorrere i finti briganti. Appena dentro il cortile del castello, Rodolfo e i dodici cavalieri occuparono la torretta del ponte lavatoio, permettendo l’entrata anche ai finti inseguitori. Dopo aver stroncato ogni resistenza, gli occupanti aspettarono il ritorno del malandrino e dei suoi dodici ladroni che furono presi e condannati senza pietà. Furono allora liberati gli ostaggi e i beni accumulati restituiti ai legittimi proprietari. Dell’Ütliburg, dato alle fiamme, e delle sue mura, abbattute e disperse nel 1268, restano oggi solo pochi ruderi. Il Ponte del diavolo Una bella leggenda riguarda l’apertura del Passo del San Gottardo, resa possibile dalla costruzione del ponte sulla Gola della Schöllenen, in Canton Uri, tra Göschenen e Andermatt, sotto la quale scorre impetuosa la Reuss. Per secoli, quella gola invalicabile Il Ponte del diavolo. Da una carta di Johann Jakob Scheuchzer del 1712. febbraio 2014 La Rivista - 49 La Rivista Guglielmo Tell trafigge la mela, affresco di Ernst Stückelberg nella Tellskapelle aveva costituito un ostacolo insuperabile tra la valle di Uri e quella del Ticino. Gli stessi abitanti della Urserental (Valle d’Orsera), per raggiungere Altdorf, erano costretti a usare delle scale spesso traballanti e insicure. Con l’arrivo dei Walser, nei primi anni del 1200, fu costruita una passerella o ponte di legno e solo nel 1595 il primo massiccio ponte in muratura. La leggenda narra che gli abitanti di Uri erano disperati perché nessuno degli esperti chiamati era stato mai in grado di progettare e costruire un ponte su quella gola. Non appena qualcuno più ardito degli altri iniziava il lavoro, ecco che la violenza delle acque strappava e portava a valle le impalcature, le travi, i pali e ogni altro materiale. Non erano solo quelli di Uri a volere quel ponte, ma anche imperatori, commercianti e gente interessata alle relazioni tra la Germania e l’Italia. Solo scavalcando quella gola si poteva, infatti, girare intorno alla montagna e raggiungere l’Urserental e quindi il Ticino e l’Italia. Nessuno però voleva più iniziare quell’opera, che faceva venire il capogiro solo a guardare quella pericolosa gola. L’ultimo che ci aveva provato, e si era salvato a stento dai gorghi della Reuss, rinunciò al suo incarico dicendo al landamano di Uri: «Solo il diavolo può farlo». E siccome il landamano si era impegnato a fare eseguire l’opera, si lasciò scappare: «Ebbene, per mantenere la parola data, sono disposto a fare un patto anche con il diavolo». A quelle parole, Belzebù, preceduto da un acre odore di zolfo, si materializzò improvvisamente e disse: «Eccomi, sono pronto a costruire il ponte dietro un’adeguata ricompensa!». «Quale?», chiese il landamano sgomento. «L’anima del vivente 50 - La Rivista febbraio 2014 che, per primo, vi passerà sopra», fu la diabolica risposta. Il landamano, che era un politico molto navigato, pensò di fare costruire intanto il ponte e poi si sarebbe trovato un compromesso o una soluzione. Per tutta la notte, mentre il diavolo era all’opera, che si vedeva crescere a vista d’occhio, l’assemblea popolare discusse per decidere cosa fare senza, tuttavia, trovare una risposta. Alle prime luci dell’alba, il ponte, tutto costruito con massicci blocchi di granito del Gottardo, era bell’e pronto. Belzebù, posto all’entrata del manufatto, con la coda attorcigliata tra le zampe, si lisciava i baffi e a testa alta, sormontata da due magnifiche corna, aspettava la sua vittima. Dall’altra parte c’era tutta la folla degli Urani, con, in testa, il landamano. Nessuno però aveva intenzione di attraversare. Quando Belzebù cominciava già a innervosirsi ecco che un caprone, seguito dal suo gregge, si mise a correre sulla corsia centrale del ponte. Alla vista delle zampe e delle corna da stambecco di Belzebù, il caprone si scagliò, a testa bassa, contro quel diavolo, che preso il forcone mandò in brandelli il povero animale, e quindi andò a staccare un enorme macigno dalla montagna e ritornò farfugliando: «Come l’ho costruito, così lo distruggerò!». Proprio quando stava per lanciare il gigantesco macigno sul ponte, ecco apparire sull’altra sponda una vecchietta, la padrona del caprone, che, ignara di tutto, stava cercando il suo gregge. «Al diavolo i contratti — farfugliò ancora Belzebù — mi prenderò l’anima di chi passa per secondo». Nell’attesa appoggiò il macigno per terra. La vecchietta, alla sua vista, si fece il segno della croce, costringendo il diavolo a tornare indietro e a svanire nel nulla. Quel macigno, che, per effetto del segno della croce, si era intanto saldato alla terra, è rimasto lì per secoli. Soltanto nel 1977, il Teufelstein (Sasso del diavolo), pesante circa 220 tonnellate, è stato spostato di 127 metri per far posto alla costruenda autostrada, e lì si può ammirare ancora oggi all’imboccatura nord della galleria del Gottardo. Guglielmo Tell La leggenda più bella è, però, quella che riguarda la liberazione di Uri, Schwyz e Unetrwalden dalla soffocante dominazione degli Asburgo, che governavano quei luoghi servendosi di solerti funzionari. Beringer von Landerberg era governatore dell’Unterwalden ed Hermann Gessler von Bruneck di Uri e Schwyz, il primo risiedeva a Sarnen e il secondo a Küssnacht am Rigi. Gessler, noto per la sua protervia, aveva fatto innalzare sulla piazza di Altdorf un palo con in capo un cappello con una penna di pavone, l’uccello simbolo del Casato d’Asburgo. Due soldati, posti a guardia, dovevano controllare che fosse eseguito l’ordine perentorio di inchinarsi davanti a quel palo, pena il carcere e, per i recidivi, persino la morte. Tutti, obbligati a passare, attraverso quella che era l’unica piazza del paese, furono costretti a esporsi al ludibrio. Solo un uomo, Guglielmo Tell, sceso dalla selva dello Schächental, tenendo per mano il figlioletto Walter, e l’infallibile balestra sulla spalla, si rifiutò di rendere il grottesco omaggio e tirò avanti sdegnoso a testa alta. I due scherani del governatore lo fermarono e, incrociandogli le loro alabarde sul petto, gli chiesero spiegazioni del suo atteggiamento. «Io — fu la pronta risposta del rude montanaro — mi inchino solo dinanzi a Dio». I due lo La Rivista invitarono allora perentoriamente a tornare indietro per riverire quel simbolo. Molti uomini, intanto, incoraggiati dal suo comportamento, si erano fatti avanti minacciosi, costringendo i due alabardieri a indietreggiare di qualche passo. Proprio allora, preceduto e seguito da uno stuolo di armati, giungeva sulla piazza Gessler, che informato dell’accaduto, interrogò con sarcasmo il montanaro: «Non sei tu quel cacciatore che colpisce i camosci al salto e gli uccelli al volo?... E allora avrai salva la vita se con la tua balestra, da venti passi di distanza, saprai colpire una mela posta sulla testa di tuo figlio». «Meglio la morte — rispose con sdegno il cacciatore — che una simile prova!». Il governatore non aveva voglia di desistere: «Allora — disse — lo uccideranno i miei soldati», e ordinò che il piccolo fosse legato al tronco di un albero. Tell dovette piegarsi e sottoporsi alla straziante prova. Scelse due frecce, ne ripose una nella sua casacca, e incoccò l’altra. La mano gli tremava e fu costretto ad abbassare la balestra. «Coraggio papà — lo rincuorò allora il figlio — Io non ho paura!». Tell prese la mira, si raccomandò al Signore, e fece partire il colpo: la mela, posta sul biondo capo della sua innocente creatura, colpita proprio al centro, volava lontano, insieme alla freccia. «Perché hai nascosto una seconda freccia nel petto?», gli chiese allora Gessler. «Per trapassarvi il cuore — fu la pronta risposta — se avessi colpito mio figlio». Il governatore decise allora che il reprobo cacciatore fosse portato in catene al suo castello di Küssnacht. Nel corso dell’attraversata del Lago dei Quattro Catoni, un’improvvisa tempesta fece, però, traballare la barca, e Gessler fu costretto a chiedere l’aiuto alla sua vittima per portare in salvo l’imbarcazione. Libero dalle catene, Tell strappò al pericolo i suoi aguzzini, ma, approfittando del trambusto, era riuscito anche a impossessarsi della sua balestra e a guadagnare a nuoto la riva. Andò allora ad appostarsi, tra Immensee e Küssnacht, in un luogo chiamato Via Cava, passaggio obbligatorio sulla via di Küssnacht am Rigi. Al sopraggiungere del corteo fece scoccare quella seconda freccia, che aveva nascosto nella casacca, gridando: «Così muoiano tutti i tiranni!». Gessler, colpito al cuore, cadde esanime dal cavallo. Era la fine della dominazione straniera su quelle vallate. Statua di Guglielmo Tell sulla piazza principale di Altdorf. febbraio 2014 La Rivista - 51 La Rivista Scaffale ConyRay Interno 4 (Produzione indipendente pp138 € 10,00) «Le liriche di ConyRay o le “S-ballate liriche”, come noi ameremmo definirle (…) godono di una struttura ritmica sostenuta ed ammaliante, muovendosi tra atmosfere reali e di sogno, sintetizzandosi alla fine in un atto di ,editato di “visionaria lucidità” nella versificazione che attinge sempre da un intenso vissuto quotidiano, esperito attimo per attimo in tutte le sue forme, per sodalizzare con l’assenza di voci, di suoni, immagini e rumori, all’interno del sé, librato o chiuso nelle pareti di una stanza in uno dei quartieri popolari di Roma, san Lorenzo, circondato da mura antiche come Sodoma, dove, con un po’ di immaginazione si può sentire il ticchettio di una Olivetti “lettera 22” che rompe la notte per cercare spazi nuovi, tempi altri, armonie inusuali, oblique. (…)»(dalla presentazione di Biagio Propato) Interno 4 è un poema, in chiave moderna, nel quale l’autore, attraverso i monologhi interiori di ciascun personaggio, nessuno escluso, ha dato voce a quanti, ai margini della cosiddetta “società civile” e tra di noi, vivono una condizione di disagio sociale e inadeguatezza costante nel vivere, nella contemporaneità e luminosità di un film da leggere e vedere tra i versi. ConyRay è nato, sotto altre spoglie, un secolo più tardi di Auguste Marie Louis Nicholas Lumière, nello stesso giorno e mese. Ha vissuto a lungo nel quartiere di S. Lorenzo a Roma. Ha esordito nel 1997 con la pubblicazione di alcune liriche sulla rivista mensile Poetry, Anno I - n.8. È presente in alcune antologie e ha partecipato a lettura pubbliche di poesia. Ha organizzato readingpoetry allo scopo di divulgare autori inediti o alla loro prima pubblicazione. È tra i poeti promotori e protagonisti del progetto La Poesia È Reale, convinto della necessità che la poesia ritrovi la propria identità e centralità all’interno della comunicazione sociale, attraverso l’esibizione “live” delle liriche, in forma di ConcertoPoesia, ossia con un approccio nuovo nella declamazione delle stesse, proponendo performance poetiche che abbiano l’impatto e la dinamica di un concerto musicale: una sorta di partitura per tre voci e tre poeti in assenza di musica. Interno 4 è la sua opera prima, indipendente e autoprodotta, di cui ha curato anche il progetto grafico. La promozione e la distribuzione è gestita in prima persona. e-mail: [email protected] Facebook: Cony Ray sitoweb: http://poesiareale.blogspot.com Nuccio Ordine L’utilità dell’ inutile (Bompiani pp 272, € 9,00) Non è vero – neanche in tempo di crisi – che è utile solo ciò che produce profitto. Esistono, nelle democrazie mercantili, saperi ritenuti “inutili” che invece si rivelano di una straordinaria utilità. In questo brillante e originale saggio, Nuccio Ordine attira la nostra attenzione sull’utilità dell’inutile e sull’inutilità dell’utile. Attraverso le riflessioni di grandi filosofi (Platone, Aristotele, Zhuang-zi, Pico della Mirandola, Montaigne, Bruno, Campanella, Bacone, Kant, Tocqueville, Newman, Poincaré, Heidegger, Bataille) e di grandi scrittori (Ovidio, Dante, Petrarca, Boccaccio, Alberti, Ariosto, Moro, Shakespeare, Cervantes, Milton, Lessing, Leopardi, Hugo, Gautier, Dickens, Herzen, Baudelaire, Stevenson, KakuzoOkakura, García Lorca, García Márquez, Ionesco, Calvino, Foster Wallace), Nuccio Ordine mostra come l’ossessione del possesso e il culto dell’utilità finiscano per inaridire lo spirito, mettendo in pericolo non solo le scuole e le università, l’arte e la creatività, ma anche alcuni valori fondamentali come la dignitashominis, l’amore e la verità. Abraham Flexner – nel suo affascinante saggio tradotto per la prima volta in italiano – ricorda che pure le scienze ci insegnano l’utilità dell’inutile. Eliminando la gratuità e l’inutile, uccidendo quei lussi ritenuti superflui, difficilmente l’homo sapiens potrà rendere più umana l’umanità. Nuccio Ordine (Diamante, 1958) è professore ordinario di Letteratura Italiana nell’Università della Calabria. In Francia dirige, con Y.Hersant, tre collane di classici (LesBellesLettres) e in Italia la collana Classici della letteratura europea (Bompiani). Collabora al Corriere della Sera. 52 - La Rivista febbraio 2014 Francesca MandelliBettina Müller Il direttore in bikini e altri scivoloni linguistici tra femminile e maschile (Edizioni Casagrande pp.88, Eu 14.00 – CHF 18.00) Un divertente quanto provocatorio pamphlet sull’abitudine linguistica di usare il maschile in riferimento alla professione o alla carica di una donna. Irriverenti e ironiche, queste pagine svelano il lato comico dell’androcentrismo linguistico: tra professori, avvocati, ministri e magistrati, le donne sembrano scomparse… Ma no! Eccole li: un “avvocato incinta” e un “architetto moglie di un presidente”, un “magistrato molto esperta” e un “sindaco particolarmente brava”. La confusione ingenerata dall’uso di un fantomatico maschile neutro produce frasi improbabili e concordanze ridicole. Nel caos linguistico le autrici pescano esempi esilaranti e formulano utili consigli. A introdurre il libro la prefazione della regista Alina Marazzi (autrice di Un’ora sola ti vorrei e del recente Tutto parla di te) e a scandirne il ritmo le belle e graffianti vignette di Pat Carra, illustratrice milanese molto nota per le collaborazioni con Cuore, Aspirina e Smemoranda. Bettina Müller (Lugano, 1971) ha studiato storia all’Università di Zurigo e relazioni internazionali alla London School of Economics. Ha curato per alcuni anni la rivista “Arte e storia” e lavora attualmente come giornalista. Francesca Mandelli, storica di formazione, è giornalista d’attualità alla Radiotelevisione Svizzera di lingua italiana. Camilleri Andrea La rivoluzione della luna (Sellerio pp.276; € 14,00) Correva l’anno 1677 quando, poco dopo essere stato nominato viceré di Sicilia, don Angel de Guzmán fu colto da morte improvvisa. I consiglieri del regno attendevano ancora la nomina di un sostituto, quando inaspettata giunse la notizia di una lettera, una sorta di testamento, che don Angel aveva scritto in caso di morte anticipata. Quale stupore per i consiglieri quando appresero che il defunto aveva nominato sua moglie donna Eleonora di Mora come viceregina! Che disonore essere governati da una donna in una situazione come quella! Non era un mistero che in tutto il regno di Sicilia in seguito ad una serie di circostanze sfavorevoli si era diffusa una tale indigenza che non valeva alcuna regola se non quella della sopravvivenza: i dazi e le gabelle aumentavano ogni giorno, le epidemie di peste e di colera che si erano diffuse negli ultimi anni avevano ridotto la popolazione alla povertà più estrema, al punto che le bestie perivano nei campi e le donne, anche le più giovani, si vendevano pur di non morire di fame. Se nessun governatore uomo era riuscito a far fronte a uno sfacelo simile, come avrebbe potuto porvi rimedio una donna? Tuttavia, contrariamente al volere dei più, nell’anno 1677 la Sicilia ebbe un viceré anomalo; infatti, senza lasciarsi spaventare dai numerosi oppositori, donna Eleonora sedette a capo del Sacro Regio Consiglio, decisa ad attuare quelle riforme che nessuno prima di lei era riuscito a mettere in atto e a risollevare le sorti della città di Palermo. Per prima cosa prese provvedimenti in favore delle donne: ricostituì il “conservatorio delle vergini pericolanti”, per garantire alle ragazze orfane un sussidio e impedire loro di cadere nel baratro della prostituzione, e in seguito quello delle “ripentite” con l’intento di salvaguardare le ex-prostitute che volevano cambiare vita; da ultimo istituì una dote regia per le ragazze povere che desideravano sposarsi. Inoltre, abbassò il prezzo del pane e dispose una riduzione delle tasse per le famiglie numerose. Il tutto nell’arco dei 28 giorni di una rivoluzione lunare. E molti altri provvedimenti ancora avrebbe attuato se i suoi oppositori - i grandi feudatari, il vescovo della città e il Tribunale del Sant’Uffizio in particolar modo - non fossero riusciti a trovare un appiglio e fare in modo che fosse richiamata in patria. Così, gli intrighi di palazzo, i delitti e la corruzione diffusa posero fine alla felice rivoluzione che grazie a donna Eleonora aveva visto la rifioritura di Palermo e che purtroppo durò appena un ciclo lunare. Rimaneggiando i fatti storici realmente accaduti a Palermo a partire dall’aprile del 1676, Andrea Camilleri, grazie anche all’alternanza di italiano e dialetto siciliano, ci regala un romanzo pieno di suspense incentrato sulla donna: nella Rivoluzione della luna infatti la figura di Eleonora di Mora, celebre per la sua bellezza, emerge piuttosto per la sua intelligenza, per le sue doti politiche e amministrative, oltre che per il coraggio e la determinazione. Che, attraverso il filtro del romanzo e il riferimento al passato, Camilleri voglia fornirci dei suggerimenti validi anche per il presente? La Rivista Benchmark di Nico Tanzi Tablet ed e-reader, da Steve Jobs ad Amazon: come cambia il mercato della musica e delle parole Ho davanti a me un iPad e un Kindle. Nell’ordine: un tablet, cioè un computer a forma di tavoletta con lo schermo tattile, e un e-reader, cioè un lettore di libri elettronici, all’incirca della stessa forma dell’altro, ma più piccolo e sottile. In apparenza due oggetti simili, di fatto diversissimi l’uno dall’altro. L’iPad è una specie di mostro tecnologico: potentissimo nonostante le dimensioni ridotte, è capace di fare tutto (ma proprio tutto) grazie anche alla quantità incredibile di applicazioni a disposizione, molte delle quali gratuite. Il Kindle invece ha un solo scopo: la lettura (previo download, semplice e immediato) di libri, saggi e articoli su uno schermo studiato per imitare il più possibile la carta e non affaticare gli occhi. Guardandoli, uno di fianco all’altro sulla scrivania, mi viene in mente come la loro diversità sia anche – in un certo senso – emblematica del modo in cui in pochi anni la tecnologia ha cambiato radicalmente il nostro rapporto con due delle più antiche attività dell’uomo, la lettura di testi e l’ascolto di musica. Attività fino all’altro ieri legate ai supporti fisici (il libro e il disco), e oggi praticate sempre più in modalità virtuale. Il che ha scombussolato le regole dei rispettivi mercati, e ha messo in crisi sistemi produttivi e commerciali che sembravano inattaccabili. I due mercati però hanno risentito in modo diverso dell’attacco delle nuove tecnologie. L’industria musicale è stata messa ko, letteralmente, dal formato mp3 (lo standard più usato per la diffusione dei file audio). Da un giorno all’altro il cd è diventato obsoleto: che bisogno c’è di accumulare pezzi di plastica sugli scaffali, quando la musica si può portare in tasca su un iPod o sul telefonino? E, soprattutto, perché pagarla quando si può scaricare gratuitamente? È illegale, naturalmente. Ma questo sembra non preoccupare granché i milioni di ragazzini che impazzano sul web alla ricerca dei siti giusti, con buona pace (si fa per dire) di musicisti e case discografiche. Ci aveva messo una pezza Steve Jobs inventando iTunes, che è diventato “il” negozio globale di musica. Con iTunes le case discografiche hanno smesso di vendere album interi (perché pagare per l’intero album quando puoi comprare solo quel brano o due che ti piace?), ma almeno continuano a incassare. Ma c’è chi dice che non durerà molto: nel 2013, per la prima volta in dieci anni, la vendita di musica digitale ha avuto una flessione. E non perché si sia tornati a comprare i dischi (nonostante il revival del vinile, che vive una seconda giovinezza grazie a un folto drappello di entusiasti). Il motivo sono le “streaming radio” (gratuite) e i siti come Spotify, che al massimo ti fanno pagare qualche dollaro per ascoltare tutta la musica che vuoi, quando vuoi e dove vuoi. Un sacco di musicisti, pare, ormai guadagnano soprattutto con i concerti live: almeno i biglietti non li trovi gratis su Internet. Soffre anche l’editoria, a causa della rivoluzione digitale: ma in modo diverso. Il declino del modello di business tradizionale (scrittore/editore/distributore/libreria/consumatore) in questo caso è più lento. Certo, le vendite (di libri cartacei) calano dappertutto, e le librerie chiudono una dopo l’altra. Però non ci sono (se non molto marginalmente) fenomeni di pirateria. Se vuoi un libro, te lo devi comprare: che sia in libreria, da un rivenditore online o in formato elettronico da Amazon (da leggere sul Kindle, appunto). Il Grande Dubbio in questo caso è: quanto tempo ci metterà il libro – in quanto oggetto di carta – ad apparire una cosa vecchia e facilmente rimpiazzabile? Oggi questo ci appare impossibile – almeno a noi che fra i libri siamo cresciuti; noi che se ci capita di leggere un libro su uno schermo proviamo un sottile, impalpabile fastidio. Ma non sono sicuro che le prossime generazioni considereranno indispensabile il supporto-libro. D’altronde, all’e-book sono bastati 5-6 anni per conquistarsi, negli USA, una quota di mercato di tre miliardi di dollari (rispetto ai sei dei cosiddetti hardcover, i libri rilegati). Merito – o colpa, fate voi – di Amazon, che ha inventato il Kindle ed è diventato in breve il colosso del settore, di cui ha praticamente il monopolio (oltre a essere il numero uno della vendita online di libri cartacei). Amazon fra l’altro ha fatto ciò che iTunes ha tentato di fare per la musica: rappresentare il riferimento principale del mercato, offrendo un’alternativa praticabile al vecchio modello di business e garantendo un minimo di entrate a musicisti e case discografiche. Ma – per così dire – lo ha fatto meglio: la musica viene ormai percepita come una cosa che si può avere gratis o quasi, mentre per i libri non è così. E speriamo che duri, perché se il lavoro intellettuale smetterà di avere un valore, un bel pezzo della nostra civiltà rischierà seriamente di scomparire. febbraio 2014 La Rivista - 53 La Rivista EVE ARNOLD fino al 27 aprile 2014 Corte Medievale di Palazzo Madama a Torino Marilyn Monroe, Marlene Dietrich, Indira Gandhi, Malcolm X e il mondo di una grande fotografa Fino al prossimo 27 aprile, Palazzo Madama celebra con una retrospettiva l’opera della fotografa statunitense Eve Arnold (1912-2012), i cui scatti hanno lasciato un segno indelebile nella storia della fotografia del XX secolo. L’esposizione, che gode del patrocinio del Comune di Torino, è ospitata nella Corte Medievale di Palazzo Madama e nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Torino Musei, Magnum Photos e la casa editrice Silvana Editoriale, con il sostegno della Versicherungskammer Bayern di Monaco. “Che cosa mi ha spinto e mi ha fatto andare avanti nel corso dei decenni? Qual è stata la forza motrice? Se dovessi usare una parola sola, sarebbe curiosità.” (Eve Arnold). La curiosità per la vita, in ogni suo aspetto, è la chiave di lettura che ci consegna la stessa Eve Arnold per accostarci alla sua opera e al suo personalissimo sguardo sul mondo. Documentarista e ritrattista, nel corso della sua lunga e prolifica carriera Eve Arnold ha spaziato con disinvoltura tra generi molto diversi. Il suo nome è legato innanzitutto ai ritratti dell’alta società e dei divi di Hollywood: personaggi del calibro di Marilyn Monroe, Joan Crawford, Liz Taylor, Marlene Dietrich, ma anche presidenti, reali, politici come Indira Gandhi e attivisti come Malcolm X, che la scelse personalmente per documentare la sua battaglia per i diritti civili. Famosi sono inoltre i suoi grandi reportage nelle regioni più remote del pianeta - dall’India all’Afghanistan, dalla Cina alla Mongolia – che le furono commissionati da Life, dal Sunday Times e dalle più prestigiose riviste dell’epoca e per i quali ottenne importanti riconoscimenti Manifestazione per Indira Gandhi. Uttar Pradesh, 1978 internazionali nel campo della fotografia, come il National Book Award del 1980 e il Lifetime Achievement Award dall’American Society of Magazine Photographers. Le 83 fotografie in mostra, in bianco e nero e a colori, ripercorrono le tappe più importanti e significative del suo lavoro di fotografa dal 1950 al 1984 attraverso 12 sezioni: “Sfilata di moda ad Harlem”, “Malcolm X”, “Riti Voodoo ad Haiti”, “Gli importantissimi primi 5 minuti di un neonato”, “Marlene Dietrich”, “Marilyn Monroe”, “Joan Crawford”, “Celebrità”, “Afghanistan”, “Dietro il velo”, “Cina” e “India”. Eve Arnold, al secolo Eve Cohen, nasce il 21 aprile 1912 a Philadelphia da emigranti ebrei russi e inizia la carriera fotografica nel 1946 a New York, frequentando la New School for Social Research. Segue i corsi di Alexey Brodovitch, art director di “Harper’s Bazaar”, che per primo ne intuisce il talento e le commissiona alcuni servizi di moda. Presto notata da Henri Cartier-Bresson, si è distinta per Marilyn Monroe si fa fotografare tra una ripresa e l’altra Hollywood, California, USA. 1960 Eve Arnold sul set di Becket e il suo re. Inghilterra, 1963. Foto di Robert Penn 54 - La Rivista febbraio 2014 La Rivista Addestramento di un cavallo per la milizia. Mongolia Interna, 1979 essere stata la prima fotografa donna a essere ammessa nel collettivo dell’agenzia Magnum, dapprima come freelance nel 1951, e dal 1957 come membro effettivo. Sin dall’inizio della carriera entra in contatto con numerose celebrities, da lei chiamate “personalities”, che ritrae in modo inedito. In questi scatti si alternano immagini ufficiali a fotografie quasi rubate, momenti intimi e quotidiani che ci raccontano di un’epoca in cui le celebrità non erano ancora ossessionate dal controllo della propria immagine, ma si concedevano con generosità ad artisti della statura di Eve Arnold. Celebri in questo senso gli scatti fatti a Marilyn Monroe, che Eve Arnold segue per oltre un decennio, dal 1950 al 1961, nei vari set cinematografici, arrivando a conquistare l’amicizia dell’attrice, cui dedica ben cinque volumi fotografici. Accanto ai servizi patinati, che hanno consentito alla fotografa, di estrazione sociale modesta, di potersi mantenere, Eve Arnold si dedica con passione alla fotografia sociale e documentaristica, che la porta a visitare i luoghi più remoti del pianeta: fu tra i primi fotografi americani a essere ammessa in Cina negli anni settanta, ottenendo un permesso speciale da Pechino, e documentò la condizione della donna in Afghanistan e nei Paesi arabi attraverso alcuni scatti, presenti in mostra, dedicati all’uso del velo. Accanto al fotogiornalismo, di cui è considerata una pioniera, Eve Arnold si è interessata anche a temi sociali legati al cambiamento dei costumi e delle abitudini nel mondo americano, come si può vedere nella sezione che documenta la sfilata di modelle nere ad Harlem. La mostra è accompagnata da un volume che raccoglie la selezione di fotografie del percorso espositivo, un contributo della giornalista e critica fotografica Angela Madesani e uno della celebre scrittrice Simonetta Agnello Hornby. EVE ARNOLD Retrospettiva 15 gennaio - 27 aprile 2014 Corte Medievale di Palazzo Madama Piazza Castello - Torino Info: www.palazzomadamatorino.it Orari Da martedì a sabato dalle 10.00 alle 18.00 (ultimo ingresso ore 17.00) Domenica dalle 10.00 alle 19.00 (ultimo ingresso ore 18.00) Chiuso il lunedì Malcolm X. Chicago, Illinois, USA. 1961 febbraio 2014 La Rivista - 55 La Rivista I capolavori di Kandinsky a Milano Fino al 27 aprile a Palazzo Reale Promossa e prodotta dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, Palazzo Reale, il Centre Pompidou di Parigi, 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e Arthemisia Group, l’esposizione, a cura di Angela Lampe – storica dell’arte nonché curatrice e conservatrice del Centre Pompidou di Parigi – e in collaborazione per l’Italia con Ada Masoero, è una grande retrospettiva monografica che presenta oltre 80 opere fondamentali dell’arte di Kandinsky, esposte in rigoroso ordine cronologico. “Per tutti Kandinsky è il creatore dell’astrattismo e molto popolari sono le immagini dei suoi quadri, ma non tutti conoscono la strada che questo artista ha percorso per creare una nuova poetica – ha commentato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno –. Il suo cammino di artista giunge attraverso il tempo, i viaggi, la guerre a un’arte capace di vibrare grazie ai colori, alla loro forza, alle loro variazioni e relazioni. Un’articolazione armonica che richiama quella della musica, che Kandinsky conosceva bene e che apprezzava molto, soprattutto quella degli autori a lui contemporanei: i quadri della sua maturità sono infatti un rimando continuo di luce e di suoni, muti ma vivi, interrotti da segni grafici che sembrano pause e note sul pentagramma”. Il Wassily Kandinsky Bild mit rotem Fleck (Quadro con macchia rossa) 25 febbraio 1914 Olio su tela, cm 130 x 130 Donazione Nina Kandinsky, 1976 Adam Rzepka ‐ Centre Pompidou visitatore percorrerà le sezioni della mostra organizzata secondo i periodi principali della vita di Kandinsky, dagli esordi in Germania agli anni in Russia e in Francia poi. Il percorso espositivo comincia “immergendo” il visitatore in un ambiente che avrà “il potere di trasportarlo fuori dallo spazio e dal tempo”: una sala con pitture parietali. Ricreata nel 1977 dal pittore restauratore Jean Vidal, queste pitture sono state realizzate copiando fedelmente le cinque tempere originali eseguite da Kandinsky per decorare un salone ottagonale della Juryfreie Kunstausstellung, una mostra senza giuria che si svolse annualmente a Berlino tra il 1911 e il 1930. Questi cinque pannelli a tempera erano entrati nella collezione del Pompidou in seguito alla donazione della vedova Nina nel 1976 al museo stesso. Organizzata secondo un criterio cronologico, la mostra presenta poi quattro sezioni che si sviluppano lungo otto sale. A Monaco: 1896 – 1914 Wassily Kandinsky Venise n° 4 (Venezia n. 4) [1903 circa] Tempera su cartone, cm 40,5 x 56 cm Lascito Nina Kandinsky, 1981 56 - La Rivista febbraio 2014 Nel 1896 Kandinsky si trasferisce dalla Russia a Monaco per studiare pittura. La città tedesca in quel momento sta abbandonando la moda simbolista per diventare la capitale europea del Jugendstil, la corrente artistica che cerca la via dell’arte attraverso i progetti decorativi. Kandinsky esordisce con piccoli paesaggi ancora tardo-impressionisti e con tempere simboliste dai colori lucenti, ispirate alle antiche leggende germaniche e alla vita della vecchia Russia. È però dal 1908, nei soggiorni estivi a Murnau, dove la sua compagna comprò una casa, che crea i primi dipinti in cui, servendosi di colori accesi e antinaturalistici, traduce la realtà in immagini piatte, prive di volume, ispirate alla pittura fauve. Il La Rivista Wassily Kandinsky Gelb‐Rot‐Blau (Giallo‐Rosso‐Blu) 1925 Olio su tela, cm 128 x 201,5 Donazione Nina Kandinsky, 1976 Philippe Migeat ‐ Centre Pompidou paesaggio diventa così pretesto per esercizi sulla forma e per indagini sulla forza del colore, con cui avvia il primo processo di astrazione dal reale. È a Monaco che Kandinsky scrive “Dello spirituale nell’arte”, famoso saggio in cui affronta sul piano teorico ciò che andava sperimentando nella sua pittura, dal rapporto tra forma e colore a quello per lui fondamentale tra colore e suono, alla base dell’astrazione. Con l’amico Franz Marc, sviluppa il progetto del Cavaliere Azzurro che produrrà due mostre tra il 1911 e il 1912 e, nel maggio 1912, il celebre Almanacco del Cavaliere azzurro, dove musica e arti visive si intrecciano strettamente e si valorizza il ruolo delle arti popolari e “primitive” in funzione di un rinnovamento radicale della pittura. In questi anni Kandinsky crea le sue prime opere totalmente svincolate dal reale, che traducono in immagini astratte il suo mondo interiore. e già nel 1922 concepisce e realizza con i suoi studenti la grandiosa decorazione per l’atrio della Juryfreie di Berlino. Gli anni al Bauhaus sono caratterizzati dall’amicizia con Paul Klee e dalla pubblicazione dell’altro suo principale saggio “Punto e linea sul piano” (1926). I titoli stessi delle sue opere mettono in evidenza il rapporto tra i colori e le forme geometriche; nel 1930 si affacciano le prime forme organiche. La chiusura del Bauhaus, imposta dai nazisti nel 1933, lo costringe a emigrare di nuovo, questa volta verso Parigi. Parigi: 1933-1944 La Parigi in cui Kandinsky arriva nel 1933 è sì la capitale del mercato dell’arte, ma è anche una città devota ai suoi soli artisti (Picasso e i Surrealisti soprattutto), poco interessata all’astrazione pura di un artista russo di nazionalità tedesca. I Kandinsky si stabiliscono a Neuilly-sur-Seine, in un edificio affacciato sulla Senna e sul Bois-de-Boulogne. Nei suoi dipinti e nei lavori su carta, anche per l’influsso degli amici surrealisti Jean Arp e Joan Miró, si moltiplicano le forme biomorfe: amebe, creature degli abissi, embrioni, insetti: un microcosmo in cui Kandinsky si immerge anche per fuggire l’angoscia della guerra. Muore il 13 dicembre 1944, senza vedere la fine del conflitto. Di nuovo in Russia: 1914-1921 Scoppiata la Prima guerra mondiale, Kandinsky è costretto a rientrare a Mosca. Con lo scoppio della Rivoluzione d’Ottobre, viene coinvolto dai rivoluzionari nelle nuove istituzioni culturali, dove fino al 1920 occupa ruoli di prestigio. Assorbito dagli incarichi istituzionali dipinge poco, ribadendo la sua scelta definitiva per l’astrazione, ma l’avanguardia costruttivista più radicale lo osteggia per il suo espressionismo spirituale e nel 1921 decide di tornare in Germania. Gli anni del Bauhaus: 1921-1933 Celebre per i suoi scritti, Kandinsky viene invitato da Walter Gropius a insegnare al Bauhaus, la prestigiosa scuola di architettura e arte dove dal 1922 è docente di Decorazione murale Wassily Kandinsky, Schwarzer Raster (Griglia nera), 1922 Olio su tela, cm 96 x 106. Lascito Nina Kandinsky, 1981 VASSILY KANDINSKY. La collezione del Centre Pompidou Palazzo Reale, Milano | 17 dicembre 2013 – 27 aprile 2014 Orari: Lun 14:30 – 19:30 | Mar, Mer, Ven, Dom 9:30 – 19:30 | Gio, Sab 9:30 – 22:30 Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura. Per prenotazioni e informazioni: +39 02 54916 http://www.kandinskymilano.it febbraio 2014 La Rivista - 57 La Rivista Sorrentino alla caccia dell’Oscar Toni Servillo, alisa Jep Gambardella, in una scena della Grande Bellezza Dopo il Golden Globe ecco che la candidatura della Grande bellezza di Paolo Sorrentino al miglior film straniero torna a far sperare l’Italia agli Oscar. Un’attesa che si protrarrà per un mese e mezzo di passione fino al galà a Hollywood il 2 marzo con la proclamazione dei vincitori. Il viaggio del disincantato giornalista mondano Jep Gambardella (un grandissimo Toni Servillo), tra le meraviglie e la decadenza della Capitale, aiutato da comprimari di lusso come Carlo Verdone e Sabrina Ferilli ha quindi conquistato i giurati dell’Academy. Il nemico più temibile del nostro film in vista dei premi del 2 marzo a Los Angeles è The hunt (Danimarca) di Thomas Vinterberg con Mads Mikkelsen, cupa storia di un padre sospettato di pedofilia. Gli altri nominati a completare la cinquina che aspira al miglior film straniero sono The Broken Circle Breakdown di Felix van Groeningen (Belgio); The Missing Picture di Rithy Panh (Cambogia) e Omar di Hany Abu-Assad (Palestina). Esclusi invece altri due film molto quotati alla vigilia: The Grandmaster di Wong Karwai (Hong Kong); The Notebook di Janos Szasz (Ungheria). Per il resto nelle nomination non ci sono grosse sorprese. Il maggior numero di candidature va American Hustle di David O’Russell (dieci, come a Gravity, ma soprattutto in categorie tecniche) e 12 years a slave di Steve McQueen (nove) Il primo racconta in modo romanzato l’operazione Abscam, creata dall’F.B.I. negli anni 70 per indagare sulla corruzione nel Congresso degli Stati Uniti d’America e si fa forza soprattutto dell’interpretazione che gli vale la 58 - La Rivista febbraio 2014 doppietta di nomination al femminile per Amy Adams, come miglior protagonista e Jennifer Lawrence come non protagonista e la doppietta al maschile per Christian Bale come migliore attore e Bradley Cooper come supporting actor. Il secondo è tratto dall’autobiografia di Solomon Northup, talentuoso violinista di colore rapito e costretto a lavorare nei campi della Louisiana, che oltre alle candidature a miglior film e miglior regia prende quelle per l’attore protagonista (Chiwetel Eljofor), non protagonista (Michael Fassbender) e per l’attrice non protagonista (Lupita N’yongo). Tra le attrici la più quotata resta la deliziosa Cate Blanchett di Blue Jasmine di Woody Allen, un altro film sulla crisi del 2008 che vede anche nominata la non protagonista Sally Hawkins, senza dimenticare la magnifica Judi Dench di Philomena. Attenzione però alla veterana (e pluridecorata, con 3 statuette e altre 15 nomination) Meryl Streep, stavolta in gara per I segreti di Osage County. Sarà la volta buona, dopo 4 candidature e nessun premio, per Leonardo Di Caprio, candidato all’Oscar per The Wolf of Street di Martin Scorsese (6 nominations) nella parte di Jordan Belfort, broker spregiudicato a Wall Street? A contendergli l’ambito riconoscimento Matthew McConaughey protagonista drammatico nei panni di un cowboy malato di Aids di Dallas Buyers Club (6 nominations), un ruolo per cui ha perso ben 30 chili (e si sa che ai membri dell’Academy questi sforzi fisici piacciono...). Altro sfidante temibile è il Bruce Dern di Nebraska di Alexander Payne (6 nominations), viaggio malinconico e in bianco e nero di un padre anziano con il figlio attraverso l’America che corre anche come miglior film, miglior regia e migliore attrice non protagonista (June Squibb). Esclusi dai giochi una volta tanto Tom Hanks (Captain Phillips, che comunque prende sei nominations) e Robert Redford (All is Lost). Paolo Sorrentino, con Sabrina Ferilli Isabella Ferrari e Toni Servillo, in occasione del Festival di Cannes La Rivista Sequenze di Jean de la Mulière Viva la Libertà di Roberto Andò Enrico Oliveri, uomo di sinistra e segretario del principale partito dell’opposizione. Contestato durante un congresso e dato per sconfitto da un recente sondaggio per l’imminente competizione elettorale, si eclissa senza lasciar traccia lasciandosi alle spalle moglie, casa, paese e partito. Si rifugia a Parigi, dove lo accoglie Danielle, amante di un’estate a Cannes. Intanto a Roma Andrea Bottini, fedele collaboratore, cerca di rimediare con il classico escamotage dello scambio di persona. Enrico ha un fratello gemello appena dimesso da una clinica psichiatrica che potrebbe arginare temporaneamente l’eclissamento del segretario. Bottini propone a Giovanni Ernani, filoso geniale affetto da una depressione bipolare, di sostituirsi al fratello sul palcoscenico della politica. Giovanni non si fa certo pregare e divertito indossa gli scomodi panni del fratello, sorprendendo molto presto giornalisti, opinione pubblica e membri del partito. A colpi di poesia e di buona coscienza, Giovanni risale la scala del gradimento e incoraggia gli italiani a ricominciare brechtianamente da se stessi. Garbo, leggerezza, intensità, sono queste le qualità di Viva la libertà che in una poesia e un giro di danza rivela una bellezza spiazzante e intende la difficoltà della rappresentazione dell’uomo politico al cinema. Recuperando la lezione di un cinema italiano che rappresenta la realtà interpretandola e non spiegandola, Roberto Andò porta sullo schermo il suo romanzo premio Campiello, Il trono vuoto. Con leggerezza e profonda verità dipinge, un ritratto della vita politica nel nostro paese più efficace – e divertente – di quello che si otterrebbe con decine di saggi critici e dotte conferenze. Merito anche della straordinaria performance bifronte di Toni Servillo che supera se stesso, coadiuvato da un ottimo cast. Philomena di Stefen Frears Irlanda, 1952. Philomena Lee, ancora adolescente, resta incinta. Cacciata dalla famiglia, viene mandata al convento di Roscrea. Per ripagare le religiose delle cure che le prestano prima e durante il parto, Philomena lavora nella lavanderia del convento e può vedere suo figlio Anthony un’ora sola al giorno. A tre anni Anthony le viene strappato e viene dato in adozione ad una coppia di americani. Per anni Philomena cercherà di ritrovarlo. Cinquant’anni dopo incontra Martin Sixmith, un disincantato giornalista, e gli racconta la sua storia. Martin la convince allora ad accompagnarlo negli Stati Uniti per andare alla ricerca di Anthony. Con quella scrittura, con quelle interpretazioni e con quell’equilibrio di regia che guarda direttamente a un cinema che tutti si lamentano non esistere più, Philomena è un film che avrebbe potuto raccontarti qualsiasi vicenda. Perfettamente in bilico tra dramma che ti strappa le lacrime senza essere strappalacrime, e commedia esilarante dotata di battute e tempi impeccabili, il film procede sicuro e con uno sprezzo del pericolo, come le interpretazioni di Steeve Coogan e di Judi Dench, incurante delle paludi rischiose in cui poteva rischiare di cadere. E, anzi, centra l’obiettivo sia quando si concede stoccate secche e maliziose, sia quando tratta con serietà, ma senza pedanterie o eccessivi moralismi i lati più drammatici della vicenda di Philomena Lee. In un film che poteva diventare un giustificatissimo quanto urlato e banale atto d’accusa contro determinate istituzioni della Chiesa Cattolica, e della sua stessa dottrina, Frears e Coogan, che oltre che interprete ne è sceneggiatore, non si risparmiano di certo affondi memorabili, sarcastici o serissimi che siano, ma la loro condanna è tanto più efficace quanto più e capace di fermarsi alla documentazione dei fatti e di non diventare pamphlet infiammato e militante. Perché la storia di Philomena e di questo film omonimo è, prima di tutto, quella di una madre e di un figlio che (non) s’incontrano troppo tardi, e quello di un uomo e di una donna diversi per classe e per cultura che s’incontrano in tempo per rilanciare il loro futuro; quella della necessità di rendere nota la verità senza per questo cercare vendetta. The spirit of ‘45 di Ken Loach Il 1945 fu un anno cruciale nella storia della Gran Bretagna. Il senso di unità che aveva guidato il paese attraverso la Seconda Guerra Mondiale, mescolato ai ricordi amari del periodo tra i due conflitti, indusse gli inglesi a immaginare una società migliore. Lo spirito di quegli anni avrebbe potuto diventare il nume tutelare per le nuove generazioni. Utilizzando filmati tratti dagli archivi regionali e nazionali, registrazioni sonore e interviste dell’epoca, Ken Loach, tessendo un racconto ricco di contenuti politici e sociali, racconta quel momento storico in Gran Bretagna, le conquiste sociali raggiunte e il loro successivo smantellamento a partire dal governo Tatcher. Secondo il regista ingles, lo spirito del ’45 era “un’idea nobile, popolare e acclamata dalla maggioranza della popolazione”: un moto di solidarietà sociale nato dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale e improntato alla condivisione e al mutuo soccorso. Il film parte da una tesi ben definita e procede ad illustrarla accantonando ogni pretesa di neutralità e assumendosi la responsabilità di un punto di vista apertamente schierato. Del resto non ci si potrebbe aspettare da Loach, da sempre campione delle classi economicamente e socialmente più deboli, un distacco emotivo di fronte alle testimonianze degli anziani ex minatori, metalmeccanici, ferrovieri, portuali, postini e infermieri che fanno da narratori di questa storia di speranza e disillusione. Il senso dell’operazione è quello di passare il testimone da quegli ottuagenari ai ventenni di oggi che conoscono poco i loro diritti e che ereditano un sistema sociale depauperato. Loach si preoccupa di trasferire un po’ dell’entusiasmo della ricostruzione post bellica a quella generazione che, pur non avendo vissuto un conflitto internazionale, si trova comunque ad affrontare una disoccupazione record e una disparità economica sempre più accentuata. febbraio 2014 La Rivista - 59 La Rivista Intervista con Andrea Manzoni: pianista Un lavoro in divenire di Luca D’Alessandro Andrea Manzoni è un giovane pianista piemontese con un’attività concertistica molto viva. Le sue collaborazioni con Aldo Romano, Irene Grandi ed Elio E Le Storie Tese sono tre esempi di una vita ricca di momenti musicali preziosi, che partono dal jazz per arrivare alle colonne sonore di film di produzione elvetica e radio drammi per la Radio della Svizzera Italiana RSI. A due anni dalla pubblicazione di Quantum Discord, Manzoni lancia il suo secondo album intitolato Destination Under Construction. Un’opera che, stando alle parole dell’artista, “rappresenta quello che sto vivendo in questo momento della mia vita. Un nuovo punto di partenza, una visione più concreta del mio percorso musicale.” Insieme con il suo trio, composto del bassista Luca Curcio e il batterista Andrea Beccaro, Manzoni il 29 novembre scorso ha terminato le registrazioni presso gli studi della RSI/Rete Due. Il 13 febbraio presenterà il suo lavoro all’A-Train di Berlino e il 15 al Volkshaus di Zurigo. La Rivista ha avuto l’occasione di incontrare il pianista non solo per parlare dell’album, ma anche delle sue diverse attività mediatiche attraverso i canali di comunicazione digitali che, secondo Manzoni, sono indispensabili per avere delle prospettive reali di successo. Sta per uscire il tuo secondo album Destination Under Construction. Un titolo che dà l’impressione di un cantiere. È così? Assolutamente sì. Lo sento come un lavoro in divenire. Sono sempre alla ricerca di nuove direzioni sonore e penso che il trio 60 - La Rivista febbraio 2014 sia un’ottima situazione per sperimentare i limiti e le possibilità dei tre strumenti, pianoforte, basso e batteria. Il titolo dell’album è legato alla musica, ma anche alla mia situazione attuale, alla mia vita in continua evoluzione. Mi sento davvero come un cantiere sempre aperto. Mentre in Quantum Discord eri molto legato alla scuola del jazz, adesso si ha l’impressione che tu stessi superando i limiti di questo genere, collegandoti alla musica pop e rock. Come mai hai preso questa decisione? Non è stata una vera e propria decisione. Un compositore classico decide la direzione che vuole prendere a tavolino; per me non è così. Quello che scrivo è sempre legato alle esperienze che vivo in un determinato momento. Posso definirla una scrittura emotiva, istintiva. L’essere individuo irrequieto mi porta a non fossilizzarmi sulle stesse cose. Cerco sempre di non ripercorrere un terreno che ho già calpestato. Il tuo è dunque un suono che pone in secondo piano le tipiche convenzioni del jazz, la sua “purezza” e le tradizioni basate sull’improvvisazione. Sicuramente gli studi classici hanno influenzato il modo di approcciarmi alla scrittura musicale molto di più che il jazz. Hai utilizzato la parola “purezza”. Credo che la “purezza” si trovi sia nelle performance in piano solo di Cecil Taylor che nella Verklärte Nacht di Arnold Schönberg, per fare qualche esempio. Immagino la scrittura musicale come più rette che si intersecano in punti diversi, dando origine a melodie minimali su beat rock and roll o impeti pianistici presi in prestito dal Concerto per pianoforte e orchestra N°3 in Re minore di Rachmaninow accostato a pulsazioni pop anni 80. Il tuo suono ha qualcosa di fresco e vigoroso. È potente con un tocco di rock’n’roll. Mi ricorda The Face Of Mount Molehill, l’ultimo disco del pianista inglese Neil Cowley, uscito due anni fa. Insomma, hai un modello a cui ti riferisci? Sicuramente sono stato influenzato da molti musicisti contemporanei e non. Stimo The Bad Plus, Vijay Iyer, Svenson e Thelonious Monk. Interessante l’osservazione riguardo a Neil Cowley, che purtroppo non conosco. Andrò subito ad ascoltarmi dei suoi lavori. In quanto alla potenza del suono posso affermare che è una caratteristica del modo di approcciarmi al pianoforte; potenza non intesa come forza fisica o spinta, ma come brillantezza sonora. Un suono che raggiunge le persone in modo molto diretto, senza mezze misure. Il drumming è sempre molto definito, rock! Dove collocheresti l’innovazione principale del tuo disco? Più che una vera innovazione sento che il disco propone una musica molto attuale, che cerca di proiettarsi verso il futuro rifacendosi, inevitabilmente, a ciò che c’è stato. Qual è il brano del disco che raffigura in modo più preciso il tuo stato d’animo? Destination Under Construction è la traccia che sento di più mia in questo momento. Un brano senza improvvisazione, scritto per intero. Potente e dinamico come vorrei che fosse la mia vita. O forse come sta diventando. Gli altri brani invece? Il disco si apre con Always Stay Alive. Un’apertura molto cinematografica. Sembra un brano scritto per orchestra e riadattato per pianoforte. Fuorviante. Nella sua delicatezza ti dice: “ehi! La via d’uscita è dentro di te.” La chiusura dell’album è lasciata a Schicksal in Arbeit … … un titolo tedesco … … sì, è un omaggio agli Area, il gruppo prog-rock italiano. Schicksal in Arbeit è prog a tutti gli effetti diviso in tre parti. Credo che l’inizio e la fine siano i punti salienti, il resto lo scoprirà l’ascoltatore. La produzione è avvenuta in Valle d’Aosta, presso la Meat Beat Records. Come mai questa scelta? La scelta della produzione con Meat Beat La Rivista Records è avvenuta quasi per caso. Raffaele Neda D’Anello, il direttore di Meat Beat, si è interessato al mio lavoro e da subito c’è stato un grande feeling. È stato facile costruire il disco assieme. Neda è una persona molto aperta con una visione della musica a trecentosessanta grandi, senza vincoli di genere o stile. Quello di cui avevo bisogno. trance a tutto volume. Il messaggio del compositore purtroppo va in secondo piano. A meno che la musica non sia strettamente legata alle immagini. Come la musica per il cinema. Molte volte, in quel caso il messaggio trasmesso dalle immagini è enfatizzato dalla musica. Immagina un film horror con sotto la colonna sonora dei Looney Tunes ... D’altro canto Quantum Discord – il tuo disco precedente – è uscito presso la Altrisuoni, un’etichetta ticinese. Si è stato il primo lavoro discografico. Altrisuoni ha deciso di pubblicare il mio debutto e per questo gliene sono grato. È stato fatto un ottimo lavoro sul disco. Dimitri Loringett, ex manager di Atrisuoni, mi ha seguito in tutte le fasi promozionali. L’ho accennato nella domanda precedente: sei un musicista molto attivo sui vari canali, servendoti dei moderni mezzi di marketing e del social network. Queste azioni sono redditizie? Essere online oggi è fondamentale per costruirsi una carriera, tanto quanto saper suonare il proprio strumento. Oggi un musicista che non è 2.0 è inesistente. Le persone vengono ai concerti, perché hanno iniziato a seguirti attraverso il social network. Sono interessati alla tua carriera, alla tua musica, ma anche alla tua vita. Sono curiosi, si appassionano di quello che fai nelle ore in cui non lavori. Si crea una sorta di legame e di affezione. Io stesso sono legato a tantissime persone che mi seguono su Facebook o Twitter. Nel tuo comunicato stampa pubblicato ultimamente compare Rete Due. Che ruolo ha la Radio svizzera? Rete Due ha deciso di collaborare alla co-produzione di Destination Under Construction. È stato fondamentale, perché non sempre si ha l’opportunità di poter registrare allo Studio Due a Lugano. Un gioiello per ciò che riguarda la tecnica a disposizione: dal pianoforte, ai microfoni, ai tecnici. È stata un’esperienza bellissima e intensa. Abbiamo registrato il disco in un giorno e mezzo. Tu sei un comunicatore molto attivo, soprattutto sul piano multimediale. Oltre a ciò, hai a disposizione uno strumento che può essere visto altrettanto come mezzo di comunicazione. Una comunicazione non ben definita, se vogliamo chiamarla così, che dà all’ascoltatore una certa libertà d’interpretazione del messaggio trasmesso. È una libertà vantaggiosa o pericolosa per un musicista? È molto vantaggiosa, soprattutto se si tratta di musica strumentale. In questo caso solo l’esperienza dell’ascoltatore sarà l’elemento chiave di ciò che vivrà il pubblico. Il suono è soggettivo. Alcune persone si commuovono sentendo le onde di un Theremin, altre ascoltando la potenza dei Berliner Philharmoniker, altre ancora stando ad un Rave Party con musica Immagino che ogni tanto queste persone ti mandino qualche suggerimento o consiglio. Secondo te, un musicista chi deve ascoltare: se stesso o il pubblico? In assoluto se stesso. Non il pubblico, che sarà una conseguenza della tua credibilità e sincerità musicale, non il mercato, oramai inesistente. Siamo in una giungla senza regole. Riuscire ad emergere è difficilissimo oggi. Infatti, la vita da musicista non sembra essere confortevole, poiché consiste di molto lavoro mal retribuito. Quali sono le misure indispensabili per favorire la propria carriera? In primis su tutte, quella di lavorare sodo e duramente. Avere un focus ben definito. Non avere distrazioni. Impegnarsi al cento per cento. Essere musicisti versatili. Sapersi adattare alle situazioni ed ai musicisti con i quali si collabora. Creare rete, relazioni e collaborazioni. Questi sono gli aspetti essenziali per una carriera sana. Per una carriera remunerativa bisogna chiedere a Michael Jackson. Destination Under Construction Tour di Andrea Manzoni: 13.02.2014, ore 20.00, A-Train, Berlino 15.02.2014, ore 20.30, Blauer Saal, Volkshaus, Zurigo 23.02.2014, ore 18.00, Accademia della Voce, Milano 01.03.2014, ore 21.00, Teatro Sociale Villani, Biella 07.03.2014, ore 21.00, Teatro “G. Giacosa”, Aosta Gadamer Project: 22.05.2014, ore 21.00, Gadamer Project con Zeno Gabaglio al violoncello e Anahì Traversi (cantante), Teatro Sociale, Bellinzona Il disco: Andrea Manzoni – Destination Under Construction (MeatBeat / Rete Due) Andrea Manzoni (p), Luca Curcio (db), Andrea Beccaro (dr) Il disco è stato registrato il 28 e 29 novembre 2013 a Lugano presso la RSI / Rete Due sotto la direzione di Lara Persia (RSI) e Raffaele D’Anello (MeatBeat) Mix e Mastering: Meat Beat Studio&Label, Aosta Per info: www.manzoniandrea.com febbraio 2014 La Rivista - 61 La Rivista Addio a Claudio Abbado di Michael Haefliger* Con nostra grande costernazione, lo scorso 20 gennaio si è spento per sempre Claudio Abbado, nato a Milano il 26 giugno 1933. Per il LUCERNE FESTIVAL questo giorno segna il triste epilogo di un lungo sodalizio che iniziò nell’estate del 1966 con il debutto di Claudio Abbado e l’Orchestra svizzera del Festival di Lucerna. Un sodalizio che ha rappresentato un’inestimabile fonte d’ispirazione ed è stato coronato da notevoli successi artistici, fino a raggiungerne l’apice nell’estate del 2003 con la fondazione della LUCERNE FESTIVAL ORCHESTRA. Essa ha rappresentato un elemento di grande arricchimento artistico per il LUCERNE FESTIVAL, di cui pochissimi altri festival hanno potuto fregiarsi. Quella che egli battezzò «Orchester der Freunde» (l’orchestra degli amici) divenne in brevissimo tempo una delle più grandi speranze nel vasto panorama delle orchestre sinfoniche, incarnando il gesto artistico di Claudio Abbado e la sua eccezionale estetica interpretativa allo stato puro. La LUCERNE FESTIVAL ORCHESTRA, lontana da ogni forma di burocrazia, ha sempre ricercato la fusione ideale tra dedizione artistica ed eccellenza interpretativa, grazie alle quali ogni esecuzione diventava un’esperienza unica, quasi esistenziale, e fuori da ogni schema temporale. Il legame di profonda e sincera amicizia che univa il direttore all’orchestra era simile ad un momento musicale che si estendeva verso l’eterno infinito. Claudio Abbado era dotato principalmente di una comprensione profonda del processo di concertazione e dell’amore per l’ensemble. Egli non ha mai concepito l’orchestra come 62 - La Rivista febbraio 2014 un’ imponente struttura, né come un concentrato di musica, bensì come un collettivo di piccoli o grandi ensemble che, sotto la guida di un «primus inter pares», si confrontano nella loro eterogeneità, condividendo un percorso musicale comune. Tuttavia, nonostante questo suo forte credo artistico, Claudio Abbado mosse i primi passi della sua carriera musicale nel mondo della musica da camera. La fede musicale di Claudio Abbado ha origine nella musica da camera, nell’intimità del «far musica» insieme, diventando così un caposaldo della sua «cultura dell’ascolto». Non era un uomo di molte parole, né un amico di grandi discorsi. Sotto la sua direzione, il processo artistico prendeva forma attraverso l’ascolto silenzioso comune e reciproco oltre alla fiducia nell’atto concertistico al fine del raggiungimento dell’apice dell’interpretazione artistica. Ancora vivi nella nostra memoria i momenti di grande quiete musicale, ai quali abbiamo avuto l’onore di assistere a Lucerna in occasione delle magistrali esecuzioni delle Sinfonie di Gustav Mahler e di Anton Bruckner. In un momento di profonda commozione durante un intermezzo musicale senza fine, il 26 agosto 2013 a Lucerna, in occasione dell’esecuzione della Nona Sinfonia, incompiuta, di Anton Bruckner, Claudio Abbado ha concluso la sua vita artistica. Quella sera in sala aleggiava il presentimento che quello potesse essere forse il suo ultimo concerto. Osservandolo in lontananza, quell’indimenticabile sera, in un momento di quiete inafferrabile, Claudio Abbado aveva un aspetto raggiante. Oggi, con nostro grande e profondo dolore, questo presentimento è diventato realtà. «Viandante, non ci sono strade ma solo il cammino.» Questa citazione, trovata sul muro di un monastero a Toledo da parte del compositore italiano Luigi Nono, amico di vecchia data di Abbado, forse racchiudeva un significato simbolico per la vita di Claudio Abbado. Costruire la propria vita non attraverso delle strade, bensì attraverso il semplice camminare, vivere e conoscere cose nuove assumendo un atteggiamento di apertura. In altre parole, ciò che si potrebbe definire una ricerca e un girovagare senza meta. Nell’ambito del suo lavoro, Claudio Abbado ha impostato la sua ricerca verso il nuovo e l’ignoto adottando esattamente questa modalità, e l’ha fatto fino all’ultimo istante della sua piena e meravigliosa vita. Oggi si è conclusa la vita terrena di uno dei massimi artisti dei nostri tempi e il LUCERNE FESTIVAL ringrazia sentitamente Claudio Abbado per il suo operato grandioso, indimenticabile e indescrivibile che abbiamo avuto il privilegio di condividere con lui negli ultimi 47 anni. Anche in futuro rimarremo fedeli al suo percorso e al suo credo artistico con un eterno omaggio al Maestro e alla sua grande arte. *direttore LUCERNE FESTIVAL La Rivista Diapason di Luca D’Alessandro Fedez – Sig. Brainwash: Gigi D’Alessio L’Arte Di Saper Accontentare (Sony) Ora (Sony) Un album, quattro edizioni: quella standard, che contiene 19 tracce, quella deluxe arricchita di diverse versioni remix, quella limitata con una T-Shirt inclusa, e la Diamond Edition, pubblicata a fine novembre 2013, che comprende ventidue tracce e un supplemento promozionale a forma di DVD. Fedez, il rapper di origine milanese, con queste sue attività di marketing è riuscito ad accontentare le variegate esigenze del suo pubblico. In effetti, questo suo terzo album intitolato Sig. Brainwash – L’Arte Di Saper Accontentare ha suscitato grande interesse. Se contiamo le vendite che – secondo un comunicato dell’artista stesso – ammontano a oltre 120’000 copie, dobbiamo riconoscere che Fedez ha avuto il fiuto giusto: non solo con la scelta dei mezzi di promozione, ma anche con i contenuti. Insomma, ha scoperto una nicchia, accontentando coloro che dalla musica pretendono di più di un bel canto o una perfetta concatenazione di accordi musicali. Insieme con altri artisti quali Elio, Francesca Michielin, J-Ax e Dargen D’Amico, nel suo LP Fedez punta il dito verso Thierry Guetta, soprannominato Mr Brainwash, artista francese il cui lavoro consiste principalmente nello “scanning and photoshopping”. Con questo metodo di lavoro – secondo Fedez – Guetta “accontenta” gli intenditori di arte plagiando con la Street Art, o meglio, con la composizione di nuove opere d’arte con elementi provenienti da altri artisti. È ora di attraversare l’Atlantico: nelle prossime settimane Gigi D’Alessio sarà in tournée per il Canada, gli Stati Uniti e il Venezuela, dove presenterà Ora, il suo diciottesimo disco, uscito a novembre per la Sony Music. “Mi piace pensare che questo disco possa essere considerato quello della maturità, sia artistica che umana”, scrive il cantautore nel booklet di quest’album, che – per quanto riguarda il contenuto – non solo parla d’amore ma tocca argomenti delicati, come quello della violenza sulle donne. Sul piano sonoro D’Alessio si è fatto ispirare dal rock, pop, funk e dal repertorio classico della canzone napoletana. Si Turnasse A Nascere, ad esempio, è cantato in dialetto. Si collega alla stessa tradizione Notti Di Lune Storte, brano che, nonostante sia cantato in italiano, ha un forte sapore napoletano. Un sapore che viene ulteriormente irrobustito da Enzo Avitabile e i bottari. Tutto sommato, dunque, un album che merita l’attenzione, poiché ritrae un Gigi D’Alessio investigatore che approfondisce l’arte d’intrecciare nuovi elementi, rimanendo tuttavia fedele al proprio carattere musicale istituito durante i vent’anni di carriera. Il Pergolese (ECM) Waiting For The One (Irma) Giovanni Battista Pergolesi di Jesi presso Ancona può essere considerato uno dei compositori più illustri della musica popolare napoletana del Settecento. Il suo interesse, o meglio, amore per questa scuola accrebbe durante i suoi studi al Conservatorio di Santa Maria di Loreto a Napoli, dove ricevette una formazione di alto livello. In seguito ai suoi studi, Pergolesi in soli cinque anni mise in piedi un corpus di composizioni complete, che tuttora vengono recitate nelle Santissime Messe, nelle opere e nei teatri. Oltre a queste recite, ci sono artisti contemporanei che si servono del lascito di Pergolesi per sperimentare. Un approccio moderno, ad esempio, ci viene proposto dal produttore Manfred Eicher di Lindau, che per la ECM ha coordinato le registrazioni del disco Pergolese a Lugano nel dicembre del 2012. Una produzione che prevede la conversione dell’aria Stabat Mater in dialetto napoletano, recitata da Maria Pia De Vito. Oltre al belcanto il disco contiene elementi provenienti da fuori di ogni tradizione classica: il percussionista Michele Rabbia, ad esempio, si serve di mezzi elettronici per colorire le composizioni e aprire le porte all’improvvisazione; un elemento che nella musica classica non è molto frequente. Il Pergolese, dunque, sfida le convenzioni traslocando il genio pergolesiano ai nostri tempi. Waiting For The One – aspettando quello giusto, è il tema che traccia l’ultima uscita del gruppo italiano dal nome inglese Sugarpie And The Candymen. Un titolo che secondo gli artisti non per forza deve fare riferimento a una persona. Può anche essere un avvenimento o un momento. “Non è solo un’attesa di cambiamento, ma una speranza e una promessa.” I Sugarpie ci propongono una produzione vintage ispirata agli anni Quaranta e Cinquanta del secolo passato. Il filo conduttore sia della musica sia del booklet è basato sul savoir vivre di allora: una Fiat 500 Topolino, un grammofono, una poltrona antica, delle valigie di pelle e un abbigliamento autentico per l’epoca sono gli stereotipi che contribuiscono a creare questo feeling. Andare in campagna in automobile, vivere alla giornata, godersi la bella musica … e farsi corteggiare: in primo piano vi figura la cantante Georgia Ciavatta abbindolata dal chitarrista Renato Podestà, l’organista Jacopo Delfini e il batterista Roberto Lupo. Insieme con altri ospiti, il quartetto ha arrangiato questo disco composto di originali e cover, che vanno dallo swing tradizionale di Blue About Love ai sapori francesi di Madness in the Rain, dal pop beatlesiano di Lil alla sgangherata e waitsiana Dusty, dalla fiaba progressive VMQ al country-manouche di Warchild ... Sugarpie Maria Pia De Vito et al. And The Candymen febbraio 2014 La Rivista - 63 La Rivista Presentata ufficialmente a Zurigo Etihad Regional con base in Svizzera Una quindicina di nuove destinazioni, più collegamenti con la rete internazionale e una cinquantina di nuovi posti di lavoro previsti in Svizzera per l’anno in corso. Questo il biglietto da visita con cui Etihad Airways si presenta nell’aviazione elvetica. Il suo piano di sviluppo nato dall’acquisizione del 33% di Darwin Airlines e suggellato dal lancio del nuovo marchio Etihad Regional, la compagnia l’ha illustrato a Zurigo in una conferenza stampa-evento in cui è stata svelata la nuova livrea dei velivoli di Darwin Con base in Svizzera e presentata a Zurigo, Etihad Regional inaugura una nuova era di collegamenti regionali ed internazionali per i viaggiatori europei. Nata dalla collaborazione con Etihad Airways, la compagnia aerea degli Emirati Arabi, il nuovo vettore sarà operato dalla svizzera Darwin Airline, dal suo headquarter di Lugano e dall’hub di riferimento a Ginevra. Il primo degli aerei con la nuova livrea Etihad Regional, un Saab 2000 da cinquanta posti, dagli interni completamente rinnovati così come le uniformi dell’equipaggio, sono stati illustrati per la prima volta all’Aeroporto di Zurigo insieme ad un Airbus A330-300 della flotta di Etihad Airways. La nuova livrea rivestirà tutti i dieci aeromobili attualmente in flotta entro giugno 2014. 64 - La Rivista febbraio 2014 Una scelta più ampia e conveniente James Hogan, Presidente e Chief Executive Officer di Etihad Airways ha illustrato la strategia di stringere forti alleanze in tutto il mondo con compagnie aeree regional. “Etihad Regional offrirà un’opportunità unica di rafforzare i network regionali dalla vitale importanza e di collegarli a quello globale di Etihad Airways, in continua e rapida espansione. “Sceglieremo i partner, così come abbiamo fatto per Darwin Airline, che condividono la nostra passione di offrire servizi di grande qualità ai nostri viaggiatori, i quali avranno così una scelta più ampia e più conveniente”. Una volta ricevute le necessarie ratifiche regolamentari, Etihad Airways acquisirà il 33,3% delle azioni di Darwin Airline in linea con la sua strategia di equity alliance. Darwin Airline sarà il settimo partner del network di alleanze internazionali ed il quarto in Europa. Maurizio Merlo, Chief Executive Officer di Darwin Airline, ha commentato: “Etihad Regional è una grande novità sia per i viaggiatori sia per le diverse economie europee. Noi abbiamo una chiara strategia ed un solido impegno nel voler creare una compagnia regionale forte che colleghi non solo le principali città europee a quelle più periferiche ma all’intero network globale di Etihad Airways. Ciò che rende Etihad Regional unica è come Etihad Airways ed i suoi equity partner, in particolare airberlin e Air Serbia, ne potranno aumentare il traffico nel proprio network regionale. Ci aspettiamo inoltre che grazie alla sua espansione, Etihad Regional sarà inoltre in grado di offrire nuove opportunità d’impiego sia in Svizzera che Il Saab 2000 da cinquanta posti, con la nuova livrea Etihad Regional nei mercati in cui andrà ad operare”. Etihad Regional, operato da Darwin Airline, offre attualmente voli annuali verso 15 destinazioni in Europa utilizzando una flotta di 10 Saab 2000 turbo propeller. Quest’anno verranno introdotti 21 nuovi collegamenti. In aprile si apriranno collegamenti da Düsseldorf a Cambridge, London City e Berlino; da Berlino a Poznan e Wroclaw in Polonia; da Ginevra a Belgrado; da Zurigo a Lipsia; da Roma a Tirana e Zagabria. In maggio Ginevra inaugurerà rotte per Bordeaux, Marsiglia, Nantes e Tolosa. In giugno infine sono previste rotte da Zurigo per Firenze, Ginevra, Graz, Linz, Lione, Torino e Verona, nonché la Ginevra-Verona. Sempre in giugno, Etihad lancerà il volo giornaliero Abu Dhabi-Zurigo. Grazie all’implementazione di queste nuove destinazioni, il network di Etihad Regional toccherà sette degli scali europei serviti da Etihad Airways: Ginevra, Amsterdam, Parigi, Düsseldorf, Belgrado, Zurigo (a partire da giugno 2014) e Roma (a partire da luglio 2014). Grazie ad airberlin, il network di Etihad Regional raggiungerà Berlino, Düsseldorf e Zurigo, offrendo da lì collegamenti a diverse destinazioni in Europa e in Nord America. Accordi di codeshare La partnership prevede inoltre la graduale introduzione di accordi di codeshare, che dovranno ricevere le necessarie ratifiche regolamentari. In questa prima fase Etihad Airways implementerà il suo codice EY sulle 16 rotte operate da Darwin Airline. (Vedi tabella 2) Oltre a beneficiare del network e dell’efficienza di Etihad, Darwin Airline ne adotterà il programma di fidelizzazione - Etihad Guest - con il La Rivista Maurizio Merlo, Darwin Airline Chief Executive Officer, James Hogan, Etihad Airways President e Chief Executive Officer, Peter Baumgartner, Etihad Airways Chief Commercial Officer, durante la conferenza stampa di Zurigo pieno utilizzo dei suoi benefici e regolamenti. Attualmente Etihad Airways detiene partecipazioni societarie nelle seguenti compagnie aeree: 29% di airberlin, 40% di Air Seychelles, 19,9% di Virgin Australia, il 3% di Aer Lingus ed il 24% dell’indiana Jet Airways. A gennaio 2014 ha acquisito il 49% di Air Serbia. Insieme, Etihad Airways e queste sette compagnie aeree partner raggiungono quasi 400 singole destinazioni con una flotta di più di 500 aeromobili. Nel 2013, hanno trasportato complessivamente un totale di oltre 80,5 milioni di passeggeri, numeri comparabili solo alle alleanze tra le maggiori compagnie in Europa. Etihad Airways Etihad Airways, la compagnia aerea nazionale degli Stati Arabi Uniti, è operativa dal 2003 e ha trasportato nel 2013 più di 12 milioni di passeggeri. Dal suo hub all’Abu Dhabi International Airport, Etihad Airways serve 102 destinazioni per il trasporto passeggeri e merci in Medio Oriente, Africa, Europa, Asia, Australia e America. La flotta è composta di 89 velivoli Airbus e Boeing. Sono stati ordinati altri 220 aerei, tra cui 71 Boeing 787 Dreamliner, 25 Boeing 777-X, 62 Airbus A350 e 10 Airbus A380, il più grande aereo passeggeri del mondo. Per ulteriori informazioni: www.etihad.com Darwin Airline Darwin Airline è una compagnia aerea regionale svizzera fondata nel 2003 che si rivolge ai mercati di nicchia europei. Il vettore, che propone due classi di volo, opera con una flotta di 10 Saab 2000 turbo propeller da 50 posti collegando un network che si estende dal sud Italia al Regno Unito. Il principale hub di riferimento è l’aeroporto di Ginevra, in Svizzera. Per ulteriori informazioni: www.darwinairline.com (Da sinistra a destra), Hasan A. Saleh Al Hammadi, Etihad Airways Senior Vice President Executive Affairs; Peter Baumgartner, Etihad Airways Chief Commercial Officer; HE Al Rumaithi, UAE Ambassador Switzerland; James Hogan, Etihad Airways President e Chief Executive Officer; Maurizio Merlo, Darwin Airline Chief Executive Officer; Abdul Qader Hussein Ahmed, Etihad Airways Vice President Government and International Affairs, celebrano l’inaugurazione della nuova livrea dell’aereo Etihad Regional a Zurigo. febbraio 2014 La Rivista - 65 La Rivista Turismo 2013: +1,9% le vendite nel settore ricettivo Ma solo grazie agli alberghi, soprattutto a 4 e 5 stelle L’industria turistica italiana si lascia alle spalle il 2013 con un dato di sostanziale tenuta, grazie alla “volata” iniziata l’estate scorsa: +1,9% rispetto al 2012 il tasso di occupazione nelle strutture ricettive, pari al 42,5% delle disponibilità. Come conferma l’Osservatorio nazionale del turismo di Unioncamere e Isnart, è solo dal secondo semestre dell’anno che, grazie alle vendite estive, i dati sul comparto turistico volgono al positivo. Le strutture del ricettivo complementare mostrano, infatti, solo dall’estate questa tendenza, dopo un primo semestre di perdite nette, tanto che il saldo di fine anno del comparto è identico al 2012 (36,6%). In particolare, saldi negativi di fine anno per i villaggi turistici che raggiungono appena il 37,7% di occupazione media (-6,9%), i rifugi (21,1% in media, -5,4%) ma anche gli ostelli (40,8%, -2,6%) e gli agriturismi (29,3%, -2,4%). Nel comparto alberghiero, invece, la variazione rispetto al 2012 indica anche nel primo semestre o una stabilità o una lievissima crescita, ma il saldo annuale, pari al 47,5%, mostra un recupero rispetto all’anno precedente del +3,5%. Le categorie superiori registrano tassi medi annui di vendita anche più alti: nei 5 stelle il 58,3% (+2,5%), nei 4 stelle 54,9% (+4,6%). “Come confermano anche le previsioni occupazionali, i dati di consuntivo del 2013 dell’industria turistica italiana mostrano che si è avviato, soprattutto nella seconda metà dell’anno, un processo di recupero che di sicuro fa ben sperare per il futuro”, sottolinea 66 - La Rivista febbraio 2014 Le destinazioni lacuali con un tasso d’occupazione del 45,2% registrano un calo sull’anno precedente del 2,1% il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “Tuttavia, i margini di miglioramento sono ancora molto elevati. Occorre quindi moltiplicare gli sforzi e mettere in campo politiche di sviluppo e innovazione che contribuiscano fattivamente al rilancio di uno dei settori cardine della nostra economia”. Fine anno con segnali di ripresa nel nord est, dove, con un tasso medio del 45,6%, si registra un +3,4% sul 2012, mentre nel nord ovest il saldo si attesta al 40,4% (-0,6%). Nel centro Italia il saldo annuale è pari al 43% di occupazione camere (+1,6%) mentre al sud e isole si ferma al 39,1% (+1,8%). Si distinguono nel 2013 le performance di occupazione delle strutture ricettive nelle città di interesse Nelle località termali le imprese registrano un’occupazione media del 38,9% (-1,4%) storico artistico (50,4%), in crescita del +4,3%, e le destinazioni lacuali (45,2%) sebbene in calo sull’anno precedente (-2,1%). Il comparto ricettivo del balneare chiude l’anno con un tasso medio del 41,7% leggermente al di sotto della media nazionale, ma in crescita del +1,9% rispetto al 2012. Nelle località termali le imprese registrano un’occupazione media del 38,9% (-1,4%), in montagna (+0,6%) ed in campagna (+2,1%) le strutture ricettive chiudono l’anno con un saldo del 36,9%. A favorire le performance del comparto alberghiero, anche l’attenta gestione delle tariffe, in aumento rispetto al 2012 (+3,9%), ma ancora al di sotto dei prezzi applicati nel 2008 (-2,1%). La Rivista Turismo: Coldiretti, salgono a 3 mln gli arrivi in agriturismo nel 2013 L’anno si chiude con il record nel numero di strutture aperte È quanto emerge dal bilancio tracciato da Terranostra-Coldiretti sulla vacanza in campagna che nel 2013. Non è un caso se dai risultati di un sondaggio Coldiretti/Ixé il 54% dei giovani oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (21%) o fare l’impiegato in banca (13 per cento). Nel 2013 la vacanza in campagna - sottolinea la Coldiretti - è stata sostenuta dalla necessita di ottimizzare il tempo e le disponibilità economiche con vacanze flessibili, tranquille e piu vicine a casa. Alla sostanziale stabilità delle presenze nazionali si contrappone una aumento degli stranieri anche se - precisa la Coldiretti - la durata media del soggiorno è ormai ridotta a pochi giorni. La capacita di mantenere inalterate le tradizioni enogastronomiche nel tempo e - continua Coldiretti - la qualità piu’ apprezzata dagli ospiti. L’agriturismo non è però più solo mangiare con le aziende autorizzate alla ristorazione (10’144) che sono state sorpassate in numero da quelle che offrono anche altri servizi salite a ben 11’982 con attività come l’escursionismo (3’324), la mountain bike (2’785), i corsi di cucina, orto, cucito o altro(2009), l’equitazione (1’489), il trekking (1’821), le fattorie didattiche per i più piccoli (1’251) e le osservazioni naturalistiche (932) che sono in rapida espansione. Per scegliere l’agriturismo giusto il consiglio - continua la Coldiretti – è quello di preferire aziende accreditate da associazioni e di rivolgersi su internet a siti come www. terranostra.it o www.campagnamica.it Per il 2014 è arrivata anche la nuova App di Terranostra, scaricabile gratuitamente, che fornisce tutte le informazioni sull’agriturismo prescelto. Senza dimenticare - conclude la Coldiretti - il passaparola tra parenti e amici che, per le vacanze in campagna, è sempre molto affidabile. * dato che contraddice le rilevazioni dell’Osservatorio nazionale del turismo riprotate sulla pagina precedente, ma verosimilmente derivato da parametri diversi (ndr) Superano i 3 milioni gli arrivi in agriturismo nel 2013 che tiene (+2,5 per cento*) e si consolida tra le mete preferite delle vacanze in Italia, dove sono salite alla cifra record di 20’474 le aziende agricole autorizzate a svolgere l’attività, con un aumento del 47% negli ultimi dieci anni ed importanti occasioni di lavoro soprattutto per i più giovani. Turismo di lusso Settore in crescita grazie ai wine resort Il turismo di lusso si mantiene in buona salute: se due anni fa solo il 35% dei clienti prenotava più di quattro viaggi di lusso, oggi questa percentuale è lievitata al 51%. E a tirare è ancora una volta il vino, o meglio il turismo di lusso abbinato al vino. Si fanno strada infatti i wine resort che solo in Toscana sono 65, di cui una quindicina di super lusso. Il numero di wine resort fa della Toscana una delle destinazioni internazionali del turismo del vino di fascia alta. L’enoturismo sta sempre più divenendo uno di quei prodotti che contribuisce ad ampliare e arricchire il ventaglio di offerte del turismo di qualità in Italia. Se da un lato dunque il brand vino riveste sempre più appeal verso i turisti di fascia alta, dall’altro a trainare il turismo di lusso sono senza dubbio due delle economie in piena espansione, Cina e Brasile, ma anche della vecchia Europa grazie alla Germania e Regno Unito: il panel tedesco fa infatti emergere un 100% di clienti ad alto reddito che prenotano più di 4 vacanze nell’arco di 12 mesi; bene anche il Regno Unito con il 63%. È quanto emerge dal monitoraggio Enit-Agenzia nazionale del turismo sulle previsioni per il 2014 pubblicato sul sito dell’Agenzia. Canonici i periodi di viaggio, quasi a conferma che, di fatto, il turismo alto contribuisce poco a destagionalizzare (si parla infatti di dicembre, luglio e agosto). La spesa media oscilla tra 5 e 10 mila euro; e non sono i paesi emergenti a spendere di più, ma lo fa il Regno Unito con oltre 10 mila euro. Il 69% acquista pacchetti completi in agenzia di viaggio o con tour operator. Anche lo shopping di prodotti d’alta gamma dei turisti stranieri sta viaggiando a tassi di crescita da record. Sono soprattutto i viaggiatori provenienti da Russia, Cina, America, Messico Brasile, Giappone, a salvare in questo momento il conto economico italiano dei principali big brand. A dare maggiori soddisfazioni ai negozianti sono decisamente i cinesi: la spesa media è di quasi 900 euro per lo più mirata al genere lusso. Ad attrarre il turismo cinese non sembrano tanto le belle arti ma soprattutto lo shopping. Nel 2012 (questo il dato più recente riportato ndr) la spesa Tax Free dei turisti cinesi è aumentata del 68% per lo shopping Made in Italy, prevalentemente rivolto al settore moda e gioielleria. febbraio 2014 La Rivista - 67 La Rivista Il valore dei vigneti d’Italia Nonostante la perdurante crisi economica, e in controtendenza rispetto al generale crollo dei valori del mercato immobiliare, le superfici vitate in Italia sembrano conservare il proprio peso patrimoniale. È quanto emerge da un’analisi effettuata da Assoenologi, l’associazione degli enologi ed enotecnici italiani (con oltre 4mila iscritti e sezioni dislocate in ogni regione d’Italia), secondo la quale nel confronto con i listini dei terreni registrati nel 2009 (agli albori quindi della crisi economica), i vigneti italiani conservano in pieno il proprio valore. Certo, anche fra i filari la crisi si è fatta sentire e non mancano regioni nelle quali il fixing delle superfici vitate ha subito una battuta d’arresto, ma questo non è avvenuto nelle aree maggiormente vocate in linea con il buon andamento di mercato delle bottiglie prodotte. “Spesso nel settore del vino si ripete che non basta avere una Doc per vendere e probabilmente è vero spiega il direttore di Assoenologi, Giuseppe Martelli -. Tuttavia, un’etichetta Doc di certo riveste un ruolo sul piano strutturale visto che i valori dei vigneti Doc in produzione sono più elevati rispetto alla media e, soprattutto, le loro quotazioni difficilmente conoscono crisi”. Dall’indagine Assoenologi emerge così che un ettaro nella Valpolicella (Verona), la zona di produzione dell’Amarone, è quotato 530/550mila euro, valore in linea, se non in leggero incremento (+50%) rispetto a cinque 68 - La Rivista febbraio 2014 Un ettaro nella Valpolicella (Verona), la zona di produzione dell’Amarone, è quotato 530/550mila euro anni fa. Analogamente avviene per un altro terroir di grande blasone enologico come Montalcino (Siena), dove un vigneto passa di mano con un investimento compreso fra i 4 e i 500mila euro a ettaro. Valori non molto distanti da quelli di un altro prodotto che negli ultimi anni ha registrato una costante crescita di mercato: il Prosecco. Nel perimetro del Prosecco Docg un ettaro costa fra i 3 e i 400 mila euro che scendono a 200mila nel trevigiano, nell’area “allargata” Prosecco Doc. Per entrambi si stimano incrementi variabili fra il 5 e il 10 per cento. Ma non sono solo le super-etichette a registrare risultati positivi e anche in fasce di prezzo più basse le Doc affermate mostrano segnali di tenuta. Ad esempio ad Asti, in Piemonte, un ettaro di vigneto vale, in linea con cinque anni fa, fra i 70 e gli 80mila euro. In Lombardia, nella zona dell’Oltrepo pavese occorrono fra i 35 e i 45mila euro, mentre in Romagna, nella culla della Doc Sangiovese, un ettaro vale circa 4omila euro e registra una crescita di circa il 14% rispetto al 2009. La sostanziale tenuta dei prezzi dei vigneti Doc si conferma anche spostandosi più a Sud come ad esempio in Puglia dove un ettaro nella denominazione Castel del Monte vale, come 5 anni fa, 30mila euro. Meglio ancorava invece in Sardegna, dove nella Docg del Vermentino di Gallura occorrono 80mila euro (in crescita del 3% rispetto al 2009). Male invece le superfici senza denominazione come ad esempio nel trapanese in Sicilia, dove per 10mila metri quadri di vigneto occorrono 30mila euro contro i 50mila di cinque anni fa. “Attenzione però anche fra le Doc bisogna differenziare - aggiunge Martelli - ad esempio in Piemonte, a Barbaresco (Cuneo) i costi sono di 230mila euro a ettaro, in calo del 30% rispetto al 2009. Allo stesso modo nel Barolo la valutazione è di 350mila euro contro i 450mila del 2009. Ma in questi casi la flessione è dovuta più a un ridimensionamento rispetto alle supervalutazioni degli scorsi anni”. Nell zona di Montalcino un vigneto passa di mano con un investimento compreso fra i 4 e i 500mila euro a ettaro La Rivista La quotazione dei vigneti nel resto del mondo Un ettaro di vigna a Bordeaux? Vale fino a 2,5 milioni di dollari. Più abbordabile il Sudafrica, dove si arriva a 600.000. Poco più che in California, dove si compra a 588.000 dollari. Come accade per l’Italia del vino, che talvolta segnaliamo, attrae tanti capitali dall’estero, con cantine prestigiose del Belpaese acquistate da imprenditori e gruppi di investimento da ogni angolo del mondo, i capitali si muovono in un Pianeta enoico che sta sempre più allargando le sue frontiere. E allora, a stilare un “borsino” delle quotazioni dei vigneti più rinomati del mondo ci ha pensato il Global Vineyard Index 2013 dell’agenzia Knight Frank (www.knightfrank.com/ it), colosso dell’immobiliare con 110 anni, di esperienza alle spalle, in tutto il mondo. Il top assoluto, neanche a dirlo, è Bordeaux, in Francia, dove le quotazioni per ettaro vedono, peraltro, la forbice più alta: dai 20.500 dollari nelle zone meno pregiate, ai 2,5 milioni in quelle più prestigiose, nonostante un leggero calo delle quotazioni del 4,2% sui primi 6 mesi del 2013. Sempre in Francia, nella Valle della Loira si va dai 100.000 ai 400.000 dollari ad ettaro (-2%). In casa nostra, come si rileva dall’articolo sulla pagina accanto, si guarda soprattutto alla Toscana, dal Chianti Classico, dove un ettaro è quotato tra i 100.000 e i 150.000 dollari, al Brunello di Montalcino, dove si sale tra i 300.000 ed i 500.000. Ma secondo il report, la zona più appetibile è quella del Barolo, dove si parte da 200.000 dollari, ma dove si può arrivare anche a 1,2 milioni ad ettaro. Quotazioni decisamente più basse in Spagna: nella Ribera del Duero, per esempio, si sta tra i 40.000 ed i 50.000 dollari, più o meno come nella zona della denominazione Somontano, ai piedi dei Pirenei. Nella Mosella, in Germania, invece, si va dai 65.000 ai 100.000 dollari, ma inizia ad essere vista come terra da investimento enoico anche il sudest dell’Inghilterra, dove si iniziano a produrre sparkling wine, e dove un ettaro è quotato tra i 25.000 ed i 35.000 dollari. Dall’altra parte dell’Atlantico, le quotazioni maggiori le raggiungono i vigneti della Napa Valley, che vanno dai 135.000 ai 588.000 dollari ad ettaro. Molto di più dei vigneti nella zona del Mendoza, in Argentina, che spuntano quotazioni tra i 30.000 ed i 100.000 dollari, o di quelli della In California le quotazioni variano fra i 30.000 ed i 100.000 dollari per ettaro Colchagua Valley, in Cile, che va dai 30.000 ai 70.000 dollari. In Sudafrica, invece, nella regione di Western Cape, si possono trovare vigneti anche a 4.000 dollari per ettaro, ma quelli più pregiati arrivano fino a 600.000 dollari. Tra i 30.000 e gli 80.000 dollari ad ettaro i vigneti australiani della Barossa Valley, dai 130.000 ai 170.000 quelli di Hawkes Bay, in Nuova Zelanda. Interessante osservare quali sono le regioni con la maggiore presenza di investitori stranieri: in testa a questa speciale classifica ci sono Bordeaux e la Valle della Loira in Francia, il Chianti in Italia, e Mendoza in Argentina, che accanto ad un 60% di investitori domestici ne contano un apprezzabile 40% di forestieri. febbraio 2014 La Rivista - 69 La Rivista Convivio di Domenico Cosentino Nuove frontiere del (dis)gusto Gli insetti rimedio all’emergenza cibo “Nutrirsi e mangiare insetti! Questo è il cibo del futuro”. A sostenerlo tre ragazzi dell’Università di Davis, California, presenti al Quinto forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione, voluto e organizzato dalla Barilla Center for Food& Nutrition e svoltosi a Milano dal 26 al 27 novembre 2013. Un’edizione ambiziosa quella del 2013 che ha visto affiancati talenti giovani a premi Nobel, organizzazioni internazionali, università, esperti e young leader attivi nell’ambito dei sistemi alimentari sicuri e sostenibili. Un dialogo tra presente e futuro, alla ricerca di soluzioni attuabili sul futuro del pianeta. L’evento si è svolto all’Università Bocconi di Milano ed era aperto al pubblico. Bisognava solo registrarsi online, ed il viaggiatore goloso l’ha fatto: è stato presente al Forum per tutti i due giorni. La prima giornata è stata dedicata alla presentazione dei dieci team finalisti, e dai loro progetti è emerso che l’equilibro alimentare della Terra si sta perdendo. Per evitarlo servono accordi internazionali e mobilitazioni di grandi masse di cittadini in ogni angolo del globo per cambiare il sistema produttivo responsabile della fame nel mondo.Considerati: l’ambiente (alquanto malato!), l’energia (sempre più cara),l’acqua(insufficiente), le emigrazioni umane (gli sbarchi e le tragedie simili a quelle delle recenti cronache che rimbalzano da Lampedusa), l’emergenza che il mondo si deve preparare ad affrontare, secondo quanto è stato evidenziato a Milano, è quella del cibo. All’interrogativo come ridurre il nostro impatto ambientale, garantendo salute e accesso al cibo per tutti? sintetizzato nella formula cibo e sensibilità, hanno provato a rispondere ragazzi di 16 Paesi facendo proposte, anche controverse, per affrontare l’emergenza alimentare. Fritto misto su letto d’insalata 70 - La Rivista febbraio 2014 La Rivista Lo chef David George Gordon autore del libro The Eat a Bug (mangiare insetti) Tarantola in pastella fritta Obesi e Denutriti “Non è che manchi il cibo - hanno dichiarato al Forum due ricercatori italiani, Giulia Del Bosco e Francesco Comini – La produzione del nostro pianeta sarebbe in teoria sufficiente per sfamare i 7 miliardi di persone che lo abitano, solo – e lo hanno voluto sottolineare – che un terzo del cibo prodotto finisce nella spazzatura. I rifiuti alimentari e la fame nel mondo rappresentano due facce dell’ingiustizia globale”. Tre i paradossi emersi in quei due giorni di lavoro. Alimenti nella spazzatura:ogni anno vengono buttate nel mondo 1,3 miliardi di tonnellate di cibo ancora commestibile, una cifra che corrisponde a un terzo della produzione alimentare globale. Agricoltura sbilanciata: un terzo dei raccolti mondiali serve a nutrire il bestiame e quantitativi crescenti sono destinati alla produzione di biocarburante. Nel 2020 il fabbisogno di benzine verdi sarà di 172 miliardi di litri. Infine, obesi e denutriti: Le persone obese o in sovrappeso sono attualmente 1,5 miliardi, mentre quelli che soffrono la fame sono 868 milioni. La mortalità registra cifre impressionanti: 29 milioni di persone muoiono annualmente a causa di malattie provocate dall’accesso di cibo, mentre fame e denutrizione ne uccidono 36 milioni. percentuali dei terreni destinati a biocarburanti. Combattere le speculazioni finanziarie sui cibi di prima necessità. Terza ed ultima soluzione, ma non per questo meno importante, educazione e stili di vita sani: promuovere l’educazione al cibo e all’attività fisica a partire dalle scuole. Condividere le ricerche scientifiche sulla nutrizione. Favorire le iniziative pubbliche-private per accrescere la conoscenza generale su rapporto fra diete e salute. Pomodori verdi con bruchi Lotta allo spreco e stili di vita sani Se questi sono i paradossi, al Barilla Center for Food&Nutrition, non sono mancate le proposte per possibilisoluzioni. Lotta allo spreco: bisogna assolutamente ridurre del 50% entro il 2020 la quantità del cibo commestibile che finisce nella spazzatura attraverso campagne che accrescono la consapevolezza del fenomeno. A tal proposito due giovani italiane hanno proposto, ad esempio, il programma Refood: comprare le rimanenze di bar e panetterie e, invece di buttarle, farne cibo di strada. Riforme agrarie: Limitare al 5% dei target nazionali sulle energie rinnovabili l’uso di biocarburanti a base alimentare. Promuovere riforme agrarie per bilanciare meglio le febbraio 2014 La Rivista - 71 La Rivista L’imbarazzo della scelta Seguire la dieta asiatica Così l’hanno definita: Dieta Asiatica, i tre ragazzi californiani che hanno fatto la proposta di mangiare gli insetti. A spingere i tre giovani ricercatori americani a sostenere questa“rivoluzione” (tale almeno è per il viaggiatore goloso!) dei gusti alimentari, il fatto che gli insetti sono ricchi di proteine e allevarli richiede meno acqua e mangime di quanto non serva agli animali di grandi dimensioni ed hanno un potere nutriente confrontabile. Adottando un sistema di coltivazione biodinamico ed ecologico – hannosostenuto i giovani scienziati - si potranno ridurre al minimo i costi complessivi, abbattendo l’emissione di gas serra e l’utilizzo delle risorse. Dunque, in futuro, se si vuole “salvare il mondo”, tutti a mangiare insetti, perché sono economici e ecosostenibili. Al Forum forFood and Nutrition di Barilla,i ragazzi californiani non son stati i soli a sostenere che gli insetti sono “Le nuove frontiere del gusto”. Scienziati(tra questi molti medici), ecologisti e alcuni grandi cuochi presenti, hanno invitato (auspicando che l’umanità lo faccia) a mangiare più bruchi, formiche, cavallette, scorpioni o ragni, ritenendoliricchi di minerali, tra cui ferro e zinco, grassi nobili, colesterolo praticamente zero e considerandoli realmente “Il Cibo del futuro”. Ma il futuro è già presente Se i primi (scienziati ed ecologisti), il viaggiatore goloso si è sforzato di capirli, un po’meno ha compreso i secondi: i cuochi. I quali – tutti sulla stessa linea – hanno dichiarato che più che dei problemi ecologici ed emissioni di gas serra, sono stati attratti ed incuriositi da gusti e consistenza che potevano avere gli insetti. Senza considerare il quid ancestrale che la caccia all’insetto richiama e l’incontro con culture lontane. Così, Alex Atala Chef del Ristorante D.O.M. di San Paolo, Brasile, da poco protagonista della copertina del Time che lo ha inserito tra gli Dei del Cibo, alla domanda sugli insetti come cibo del futuro, ha risposto: “Gli scienziati e ricercatori si devono preoccupare giustamente delle soluzioni ai problemi del Pianeta. Io che sono cuoco, pur vivendo nel rispettodella natura, ho un altro obiettivo. Quando uso gli insetti in cucina, penso al rapporto con il territorio, alla riscoperta che i nostri antenati usavano e soprattutto al gusto. Le formiche amazzoniche, ad esempio, sorprendono il palato per il loro gusto dolce e piccante, che ricorda il lemon-grass”. Se questo è Atala, RenèRedzepi, chef del Noma di Copenhagen, uno dei più bravi 50 cuochi del mondo, ha dichiarato di usare gli insetti in alcuni suoi piatti, per un effetto cromatico e aromatico. Per non parlare, infine del francese David Faure del Ristorante Aphrodite a Nizza, che ha creato un intero menù, dall’antipasto al dolce, inclusa la piccola pasticceria, solo per dimostrare quanto saporiti ed “invitanti” possono essere insalate, polpettine, gelati e biscotti da cui spuntano vermi, larve e zampette di imenotteri variamente assortiti. Ma quali mangiare e quali no? A fine convegno, tre istanze sono emerse chiare: impatto ambientale, accessibilità per tutti, sapore. Ma, se delle prime due nessuno dubita, la questione del sapore, del gusto (almeno per quanto riguarda mangiare gli insetti!) non ha convinto e, secondo il parere del viaggiatore goloso, dovrà ancora convincere tutti i golosi e buongustai, abitanti dei cosiddetti paesi industrializzati. Perché, se è vero che l’80% della popolazione mondiale già li mangia, statunitensi ed europei sono meno a loro agio con bruchi, termiti, coleotteri, formiche, grilli, scarafaggi e cavallette a tavola. A noi (e tra questi c’è i viaggiatore goloso) mangiatori di Pasta e fagioli, lasagne, tortellini, brasati, stinchi di vitello al forno, risotti, bucatini alla matriciana o linguine alle vongole; a noi che laviamo abbondantemente le verdure per evitare di trovare bruchi o insettini tra le foglie; a noi che, al ristorante, se solo troviamo un “pelo” nel piatto, “mandiamo al quel paese” il cameriere, si richiede di compiere “un balzo culturale”, invitandoci a superare quella repulsione dovuta al fatto che da noi gli insetti sono di meno che formiche tropicali e che spesso vengono associati a sporcizie e malattie. E che quindi non dovremmo essere infastiditi dagli scarafaggi solo perché amano stare intorno a scoli e gabinetti e vedendone una colonia dovremmo piuttosto pensare con quale ricetta cucinarli e quale vino abbinare. Se dieta asiatica o entomofaga deve essere, se veramente Lo chef David George Gordon autore del libro The Eat a Bug (mangiare insetti) 72 - La Rivista febbraio 2014 LA GASTRONOMIA ITALIANA IN SVIZZERA Viva la cucina italiana ! Spiedini di cicale mangiare insetti sarà destino del futuro, noi, probabilmente troppo ben abituati in cucina e a tavola esigiamo, pretendiamo un chiarimento: Per favore, diteci quali insetti si possono mangiare e quali no? Prima di chiudre, il viaggiatore goloso deve confessare chesi è trovato a scrivere questoarticolo, proprio durante le feste di Natale e Capodanno. E trovandosi spesso ai fornelli, in cucina con la figlia, per il 25 dicembre, ha preparato per tutta la famiglia uno Stinco di Vitello al forno e con il sughetto ha condito dei Ravioli del Plin (piccoli agnolotti)che in dialetto piemontese significa “Pizzicotto”; mentre il cenone di fine Anno, in barba a tutti i grilli, formiche, cavallette ecc., ha cotto per 45 minuti un cotechino che si era portato dal Veneto, e lo ha accompagnato con un piatto di fumanti e saporite lenticchie, come vuole la tradizione della Grande Cucina Regionale Italiana. NB: Non avendo né insetti né ricette da proporre, consiglio i lettori, finché possibile, di optare perlo Stinco o per il Cotechino. È tutta un’altra Musica!!! Per il palato naturalmente. Tutt’altra musica: lo stinco di vitello Da noi vi offriamo le vere specialità italiane. Lasciatevi incantare dal nostro ambiente mediterraneo, dalle nostre eccellenti pizze con il marchio « vera pizza napoletana DOC », dalle tipiche pietanze a base di carne o di pesce, nonché dalla nostra prelibata pasta fresca e dai succulenti dolci. Il tutto accompagnato da una vasta selezione di vini provenienti da tutte le regioni d’Italia. Buon appetito ! I 18 ristoranti pizzerie Molino in Svizzera vi accolgono 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno. Inoltre, offriamo a tutti i membri su presentazione della tessera della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera uno sconto del 10% su tutte le consumazioni ! 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Fedele al DNA Range Rover, il modello ha l’esclusiva Posizione di Guida Dominante, che pone il pilota in posizione elevata ed eretta e infonde la massima sensazione di fiducia e controllo della guida. Nella versione Autobiography rapisce in un mondo privilegiato al vertice della raffinatezza, con interni spaziosi e pregiati. Si tratta della prima SUV con struttura monoscocca leggera interamente di alluminio. Il peso, di ben 420 kg inferiore alla precedente versione, consente minori consumi e minori emissioni di CO2. Con il nuovo sistema Land Rover Terrain Response 2 sono migliorate le prestazioni su ogni terreno. È prodotta negli impianti di Solihull in Gran Bretagna. La gamma di motori diesel e benzina vanta prestazioni raffinate, con emissioni di CO2 a partire da 196 g/km. In test l’ammiraglia della quarta generazione, la 5.0 litri Autobiography. In attesa della versione lunga lanciata negli Usa a inizio anno. Guida raffinata e spontanea Le Range Rover sono famose per quella sensazione di magico isolamento dal frenetico mondo esterno. L’Autobiography soddisfa gli standard di raffinatezza più elevati richiesti a un’autovettura di lusso e oltre a coprire perfettamente il ruolo d‘ammiraglia di rappresentanza è anche una gran lavoratrice in grado di trainare fino a 3500 Kg - gancio di traino a estrazione elettrica in opzione (1’340). La meticolosa attenzione al dettaglio ha eliminato ogni traccia di rumore o vibrazione indesiderata, grazie all’impiego per esempio di parabrezza e finestrini La nuova generazione del sistema Terrain Response 2 analizza automaticamente le condizioni di marcia del veicolo ottimizzandone istantaneamente tutte le regolazioni. La geometria della robusta struttura è stata ottimizzata per il tutto terreno, con un aumento di 200 mm della profondità di guado, che raggiunge ora i 900 mm. La nuova architettura del pianale e le sospensioni pneumatiche regalano un comfort lussuoso e raffinato, oltre a una maneggevolezza su asfalto completamente trasformata e una guidabilità in curva più facile e agile. Il propulsore a benzina 5.0 litri da 510 CV LR-V8 Supercharged è abbinato a un cambio automatico a 8 rapporti dolce e reattivo. Il sistema 4x4 permanente e intelligente ha una scatola di riduzione a due gamme di velocità; quella bassa è, naturalmente, indispensabile nelle condizioni più difficili del fuoristrada o del traino. Dati tecnici Cilindri: 8 - Cilindrata (ccm) 5000 Potenza max: CV 510 a 6000 - 6500 giri/minuto Coppia max 625 Nm a 2500 - 5500 giri/minuto (ECE) Cambio automatico a 8 rapporti Consumi carburante (l/100 km): urbano 20,6; extra urbano 9,9; misto 13,8 CO2 - g/km: 322 Peso: 2330 kg Prezzo base: CHF 165’000; veicolo in prova CHF 184’540, personalizzato con le opzioni: metallizzazione (1’500), Digital Radio (580), differenziale posteriore autobloccante a gestione elettronica (900), sedili post. esclusivi Business Class (4880), colori interni esclusivi (900), frigorifero post. (480), cristalli post. anti calore e scuri (1440), pedali metal look (240), Adaptive Cruise Control (ACC) con controllo di distanza (2600), assistente parcheggio automatico (880), sistema di fissaggio bagagliaio (400). La Range Rover 3.0 TDV6 è disponibile da CHF 115’900. febbraio 2014 La Rivista - 75 La Rivista Auto Moto News Fiat Professional Abarth e ACI/CSAI e DHL Express Italy per il rilancio per spedizioni ancora più green Fiat Group Automobiles e DHL Express Italy hanno siglato un accordo quadro per la fornitura di 820 veicoli commerciali Fiat Professional a basso impatto ambientale. In particolare, la società appartenente al Gruppo Deutsche Post DHL ha scelto di viaggiare a bordo di Fiat Ducato, il best seller di Fiat Professional che ha conquistato oltre 2,6 milioni di clienti nel mondo dal 1981 ad oggi. L’accordo mette in risalto le caratteristiche vincenti di Fiat Ducato, uno dei veicoli maggiormente scelti dalle grandi flotte in vari settori specifici. Contraddistinti dalla famosa livrea gialla e dai loghi della società DHL Express Italy, i veicoli in dotazione saranno in due configurazioni - Furgone e Cabinato – entrambe da 3,5 tonnellate e dotate di un pianale in multistrato marino per un impiego prolungato. In dettaglio, il furgone (passo e tetto medio) offre un volume di carico di 11,5 m3, è allestito con doppia scaffalatura interna a ripiani ripieghevoli mentre il cabinato (passo extra lungo) vanta un volume di carico di oltre 19 m3 ottenuto con l’utilizzo di una “furgonatura”di alluminio. I partner della società DHL Express Italy potranno scegliere tra il 130 CV e il 150 CV del turbodiesel 2.3 Multijet di seconda generazione omologato Euro 5. Motore che ottimizza consumi ed emissioni grazie alle sue 8 micro fasi di iniezione diretta del combustibile e che si distingue per rapporto prestazioni/ consumi, silenziosità di marcia e peso ottimizzato, un fattore sempre rilevante in un veicolo commerciale dove la portata è uno dei parametri fondamentali. L’accordo prevede pure la versione Natural Power a metano,che con il 3 litri da 136 CV fa registrare un consumo combinato di soli 8,8 kg di metano ogni 100 km e un’autonomia di circa 400 km. Pioniere in questa tecnologia, Fiat è leader europeo nel campo dei veicoli di primo impianto a metano (OEM) con oltre 560.000 unità vendute dal 1997 a oggi, tra vetture e veicoli commerciali. A Fiat Professional è stato attribuito per la seconda volta consecutiva il titolo di “Produttore di LCV dell’anno 2013” ai GreenFleet Awards 2013, prestigiosoriconoscimento inglese che riconosce gli sforzi compiuti dai produttori per ridurre le emissioni di CO2 e migliorare l’economia dei consumi dei veicoli commerciali leggeri (LCV). 76 - La Rivista febbraio 2014 del Motorsport Abarth fornirà il propulsore 1.4 turbo t-Jet per le monoposto del Campionato Italiano di Formula 4. Tiene cosi fede alla sua storica vocazione di trampolino di lancio per i talenti del Motorsport, partecipando da protagonista alla nuova serie voluta dalla FIA (Federazione Internazionale dell’Automobilismo) per permettere ai piloti più giovani di fare esperienza su una monoposto. Sui campi di gara, piloti, team e pubblico del CIF4potranno vivere una “Abarth experience” a 360 gradi. Le monoposto avranno il motore 1.4 turbo t-Jet da 160 CV, in linea con le specifiche FIA, derivato da quello disponibile sulle 500 stradali e che utilizzano anche le Abarth 500 e 695 Assetto Corse impegnate nei Trofei Abarth Selenia. L’importante operazione patrocinata dalla FIA e fortemente voluta dall’ACI-CSAI, rientra perfettamente nella strategia della casa dello Scorpione,basata su una formula originale fatta di rispetto della tradizione e dell’italianità, di elaborazione tecnica e prestazionale e di passione per le corse. Una scelta che conferma anche la missione di democratizzazione delle corse dell’Abarth, che dal 2009 a oggi ha permesso a nuovi talenti di mettersi in luce: basti pensare che nella stagione 2013 sono stati oltre 150 i piloti impegnati in 50 gare in 5 diversi campionati e i primi 4 classificati dei trofei Abarth Selenia Europa e Italia erano tutti under 22.La Formula 4 rappresenta il primo passo per i giovani talenti che vogliono intraprendere la carriera professionistica nel mondo dell’automobilismo sportivo. Questa Formula offre la possibilità di salire su una vera monoposto all’età di 15 anni e di misurarsi in questa categoria con altri piloti in condizioni di assoluta parità tecnica, garantita dalla sigillatura e dalla rotazione dei motori tra le vetture partecipanti. I giovani piloti saranno seguiti sui campi di gara da tutor, che insegneranno loro i segreti della guida sportiva pilotaggio seguendoli corsa dopo corsa in questo percorso verso il professionismo.Il regolamento del Campionato Italiano Formula 4 prevede tre gare per ciascuno degli otto appuntamenti che si svolgeranno in circuiti molto tecnici, non solo italiani. L’inizio è fissato per il 4 maggio sull’impegnativa pista di Vallelunga e la conclusione per il 19 ottobre sul prestigioso circuito di Barcellona. La Rivista Swiss-Moto 2014 Italiane a Zurigo Aprilia - La Tuono V4R APRC ABS rimane la versione più piccante sul mercato fra le cosiddette naked. Forte di ben 170 CV, frizione e scarichi di nuova concezione è dotata di un pacchetto elettronico di tutto rispetto, che mantiene comunque il controllo di trazione, impennata e lancio, Ride-by-Wire, multimapping e calibrazione automatica degli penumatici. Ducati - Completamente rinnovata arriva la sorellina della 1199 Panigale nella versione 899. La piccola Panigale però ha in dotazione una sospensione zwei, tanta elettronica di utlima generazione (Ride-by-Wire, diverse Fahrmodi, mehrstufiges ABS, Traktionskontrolle, Schaltautomat, etc.) ed eroga 148 CV. Il nuovo modello «State of the Art» tuttavia è la 1199 Superleggera. Già ammirata a Milano è sicuramente la stella della nuova stagione, in questa moto Ducati ha fatto confluire il meglio del meglio in fatto di materiali e tecnologie. Sono previsti solo 50 esemplari della 200 CV che pesa solo 177 Kg, con serbatoio del carburante pieno! Telaio e cerchi di magnesio, batterie agli ioni di litio, carrozzeria in carbonio, scarichi in titanio e catena di quella speciale lega chiamata ergal. Ducati presenta la Monster nella versione 1200 tutta nuova, è in grado di erogare 135 CV e pesa solo 209 Kg, la versione S ha una potenza di 145 CV. Entrambe hanno una dotazione elettronica di tutto rispetto, controllo di trazione compreso. La versione base ha in dotazione sospensioni con elementi Kayaba mentre la S monta le Öhlins e un sistema frenante più potente. Le ultime novità di quell’eccellenza italiana qual è l’industria motociclistica saranno in bella mostra alla Fiera annuale svizzera delle due ruote motorizzate Swiss-Moto, in programma dal 20 al 23 febbraio 2014. Ecco i principali modelli, secondo Marca e rigorosamente in ordine alfabetico, che saranno esposti. Moto Guzzi - In bella mostra fra l’altro a Zurigo la serie V7 con le versioni Stone, Special e Racer, tutte con il classico bicilindrico a V da 48 CV, raffredato a liquido, e tutte profondamente rinnovate. Le tre varianti sono ben distinte fra loro. MV Agusta - La Turismo Veloce 800 è un po’ la variante Touring della tre cilindri in stile supermoto Rivale 800, si presta però a nuove definizioni ... Turismo Veloce, appunto. Il propulsore da 800cc è in grado di erogare 125 CV ed è in dotazione anche della versione Turismo Veloce Lusso che porta in dote motovaligie e GPS. La nuova F3 800 propone l’accelerazione di una mille e la maneggevolezza di una 600cc. Il 3 cilindri da 148 CV fa l’occhiolino ai pistards di tutto il mondo, ma prezzo e prestazioni attirano pure gli amanti delle supersportive. MONDO SCOOTER Lambretta - Si presenta nel più classico stile italiano che riprende gli stilemi dell’antenata, il design è frutto di Alessandro Tartarini. Ha un telaio robusto di acciaio e carrozzeria in lamiera. Design italiano per un motore 125cc monocilindrico a quattro tempi di derivazione Sym. Piaggio - Eleganza coniugata alla mas- sima funzionalità e alla tecnica più moderna, questa in sintesi la carta da visita del New Fly 125, modello dotato di propulsore a quattro tempi che si distingue per i bassi consumi di carburante. Interessante il rapporto prezzo/prestazioni. Vespa - L’ispirazione i tecnici, quan- do hanno progettato la nuova Primavera 125 l’hanno colta dai leggendari Cinquantini degli anni ‘60. Infatti, dimensioni e carrozzeria riprendono quello stile ma la tecnologia adottata, il telaio e le dotazioni sono i più moderni. Le ruote, molto vintage, sono da 11 pollici. Il motore è il modernissimo 3 valvole da 125cc in grado di percorrere 64 Km con un litro, a velocità costante di 50 Km/h. febbraio 2014 La Rivista - 77 La Rivista Starbene Aspettative di vita: in Europa i più longevi Un bambino nato in Italia nel 2013 – supponendo che restino invariate le condizioni ambientali nei vari Paesi – avrà una aspettativa di vita di 82 anni. La stessa di un suo coetaneo francese, svizzero, australiano o di Hong Kong. Da questo punto di vista stanno leggermente peggio i bambini spagnoli (81 anni), tedeschi e inglesi (80 anni) o ucraini (69 anni). Più fortunati, non solo per i livelli di ricchezza maggiori, sono i neonati del Principato di Monaco: questo piccolo stato ha l’aspettativa di vita più alta al mondo, con una media di 90 anni. Staccati di 6 anni, seguono Giappone, Macau e Singapore con 84 anni e la nostra San Marino, che si ferma a 83. I meno longevi saranno i bimbi nati in Ciad e in Sudafrica: per loro l’aspettativa si ferma a 49 anni. I dati sono riportati in un grafico interattivo predisposto da Marcelo Duhalde, un giornalista originario dell’Oman specializzato in data journalism, per il Telegraph sulla base di dati forniti da due pubblicazioni storiche: il World Factbook pubblicato dalla CIA nel 2013, e l’Encyclopedia Britannica. Dalla rappresentazione emergono in modo evidente le differenze fra i continenti: il più longevo è, infatti, l’Europa, la cui media di vita è di 78 anni, incalzato dalle Americhe, con 75 anni, che precedono nell’ordine Asia con 73, Oceania 72 e Africa 60. Nota curiosa e senza dubbio interessante: il grafico permette di anche come sia cambiata la durata media della vita nei secoli: nel neolitico si vivevano circa 20 anni, passati a 30 nel Medioevo, divenuti 52 negli anni Sessanta, 56 negli anni Ottanta e 71 nel 2013. Il gap tra Paesi sviluppati e Paesi di maggiore arretratezza è però sempre più forte: sono decine infatti gli stati che offrono a oggi una qualità della vita e condizioni che portano a una aspettativa sotto ai 60 anni di età, concentrati soprattutto in Africa: si passa dai 49 anni del Sudafrica e del Ciad ai 50 di Guinea-Bissau e Swaziland, salendo poi ai 51 78 - La Rivista febbraio 2014 di Zambia e Somalia, ai 52 di Namibia e Nigeria e così via. Haiti, in America, è il Paese con l’aspettativa più bassa (62), mentre in Asia la palma del più sfortunato spetta all’Afghanistan con 50 anni di vita media. Va meglio all’India (67 anni) e ancor più alla Cina (75 anni) che tra i Paesi emergenti supera anche la Russia (70 anni) e il Brasile (73). Cancro ai polmoni, diagnosi precoce con esame del sangue Una semplice analisi del sangue “è in grado di individuare il tumore del polmone fino a due anni prima della diagnosi ottenuta con TAC spirale, indagine radiologica ad oggi suggerita per la sua diagnosi precoce”. Lo affermano gli esperti dell’Istituto nazionale tumori di Milano, che hanno condotto uno studio recentemente pubblicato sul Journal of Clinical Oncology. Il test, continuano gli esperti, “ha dimostrato un’alta sensibilità e la capacità di individuare il tumore al polmone fino a due anni prima” rispetto all’esame standard. I risultati sono stati da poco presentati a San Diego, alla conferenza dell’Associazione Americana per la Ricerca sul Cancro (AACR) e dell’Associazione Internazionale per lo Studio del Tumore al Polmone (IALSC). Ora Gensignia Ltd, società londinese privata per lo sviluppo di test diagnostici molecolari, vuole lanciare il test negli Stati Uniti entro il 2014. Lo studio ha analizzato 939 forti fumatori, misurando un parametro chiamato “microRNA circolanti nel sangue”. Le persone esaminate non presentavano la malattia in 870 casi, in altri 69 presentavano già un tumore al polmone. “Il test ha dimostrato una sensibilità dell’87% nell’identificare il tumore al polmone. Inoltre, l’alta specificità del test ha ridotto dell’80% il numero dei falsi positivi individuati dalla TAC spirale che aveva identificato noduli sospetti in forti fumatori non malati di cancro polmonare”. Questa riduzione, secondo Ugo Pastorino, direttore dell’Unità Operativa di Chirurgica Toracica, è rilevante da un punto di vista clinico per diminuire il numero dei pazienti risultati positivi all’indagine radiologica, ma non malati di cancro polmonare. “Questo porterebbe alla riduzione dei conseguenti costi e rischi associati con le ripetute indagini radiologiche o con l’uso di altre metodologie diagnostiche invasive per il paziente”. “Abbiamo messo a punto - conclude Gabriella Sozzi, direttore dell’Unità di Genetica Tumorale dell’Istituto - un test diagnostico molecolare a bassa invasività per il paziente che valuta i livelli di 24 microRNA circolanti nel sangue dei fumatori e che indica la presenza del cancro polmonare. Complessivamente, i risultati del nostro studio supportano l’uso del test molecolare come strumento per migliorare l’identificazione precoce del tumore al polmone”. La Rivista Disidratazione: non è colpa del caffè Rinunciare a una fumante tazzina di caffè al risveglio o dopo pranzo, è difficile per chi, da anni, è abituato a farlo. Per alcuni si tratta più di un rito; per altri una sorta di dipendenza, ma astenersi non è affatto semplice. Evitare il consumo di caffè, oltre che per altre ragioni, era anche motivato dal fatto che, essendo un diuretico molto potente, a lungo andare portava disidratazione. Per lo meno questo è ciò che fino a poco tempo fa si credeva. Ora, diverse ricerche sembrano dimostrare il contrario. Una di queste è quella condotta dall’Università di Birmingham (UB), nella quale si sfata il mito del potere disidratante del caffè e viene confermato il suo contributo al normale bilancio idrico, che è in grado di fare qualsiasi altra bevanda. È stato il team dell’UB, sezione sport e scienze motorie, il primo a valutare in maniera diretta gli effetti di un consumo moderato di caffè rispetto alla stessa quantità di acqua. «Nonostante la mancanza di prove scientifiche – spiega Sophie Killer, principale autore dello studio – si tratta di una credenza comune che il consumo di caffè possa portare a disidratazione e deve, quindi, essere evitato o ridotto al fine di mantenere un buon equilibrio idrico. La nostra ricerca è volta a stabilire se il regolare consumo di caffè, in un organismo in normali condizioni, è dannoso per lo stato di idratazione del bevitore». Per far questo sono stati reclutati alcuni bevitori assidui di caffè, ai quali sono stati misurati gli effetti del consumo moderato di caffè nero rapportato alla stessa quantità di acqua, allo scopo di valutare lo stato di idratazione e il relativo bilancio idrico. I volontari erano cinquanta, tutti di sesso maschile e il test era suddiviso in due fasi. Nella prima, dovevano bere 4 tazzine di caffè nero (400 ml) o acqua per tre giorni. Nella seconda, i ruoli sono stati invertiti: chi aveva consumato acqua doveva consumare caffè e viceversa. Tra una fase e l’altra dovevano trascorrere dieci giorni. Al termine dello studio, i ricercatori non hanno rilevato alcuna differenza significativa nel torrente ematico e nello stato generale di bilancio idrico tra le persone che avevano bevuto il caffè e quelle che avevano bevuto acqua. Non vi era alcuna differenza nel volume delle urine misurato nelle ventiquattro ore successive. Da ciò è stato dedotto che il caffè non ha nessun ruolo nella disidratazione. Lo studio è stato recentemente pubblicato nella rivista PLoS ONE. Viagra ad uso femminile Potrebbe arrivare entro la fine dell’anno prossimo una pillola che oltre ad essere l’equivalente femminile del Viagra aiuta le donne a dimagrire. Il farmaco, che qualcuno enfaticamente ha definito “dei sogni”, stando alle spiegazioni fornite dagli sviluppatori al Daily Mail, è una versione sintetica della melatonina, e assunto poco prima del rapporto assicura un aumento della libido per almeno due ore. La melatonina è un ormone coinvolto sia nel meccanismo psicologico che genera la libido sia in quello che genera l’appetito, e ha già dato buoni risultati nella formulazione iniettabile. Quella realizzata dall’azienda britannica Orlid è invece in pillole, ed è tuttora nelle prime fasi della sperimentazione. ‘’Se i test daranno risultati positivi - hanno spiegato gli ideatori al quotidiano - la pillola dovrebbe arrivare in vendita in Gran Bretagna entro la fine del 2015, e sarà dedicata sia alle donne che hanno qualche problema sia per quelle che invece vogliono aumentare il proprio piacere sessuali’’. Viagra: un italiano (over 40) su due ne fa uso Per 15 anni, dall’anno del debutto della pillola blu a oggi, il mondo ha viaggiato al ritmo di 6 pasticche consumate al secondo, in tutto circa 3 miliardi. L’Italia, in una speciale classifica dei consumatori, con oltre 86 milioni di compresse vendute in 15 anni, è il secondo paese in Europa dopo l’Inghilterra. Nel 2013 ne sono state acquistate 12 al minuto. Sono i numeri che raccontano la storia della capostipite “delle pillole dell’amore”, lanciata sul mercato nel 1998 per combattere la disfunzione erettile e oggi riproposta in una nuova versione ‘express’, compressa orodispersibile, che promette di cominciare a funzionare entro 12 minuti. La riedizione del Viagra, che si scioglie in bocca in pochi secondi, è giàdisponibile nelle farmacie italiane dallo scorso 18 novembre. Dall’anno di immissione sul mercato 51 milioni di uomini hanno assunto il farmaco almeno una volta nella vita, 223 milioni sono state le prescrizioni. L’Italia (oltre 6 milioni di pillole vendute nel 2013) vanta una media di quasi una pillola blu ogni due maschi over 40. E la Lombardia è la regione italiana in cima alla classifica dei consumi con oltre un milione di compresse acquistate nel 2013. Anche se sul consumo pro capite il primato va all’Emilia Romagna con 588 compresse ogni mille over 40, mentre la Basilicata è la regione dove si consuma meno. Vendite da record nel 2013 a Roma - oltre 570 mila pillole blu - mentre le città dove si registra il maggior consumo pro capite sono Piacenza (806 compresse ogni 1.000 over 40), Rimini (693) e Livorno (680). All’ultimo posto Ogliastra in Sardegna (149). Età media dei consumatori: 50-55 anni. Protagonista di barzellette e ‘mail-bombing’, il Viagra oggi genera su Google oltre 23 milioni di risultati, 24 mln sono le ricerche effettuate in un anno. Il farmaco è anche il più acquistato online ma circa l’80%, secondo le stime, è contraffatto. febbraio 2014 La Rivista - 79 L A C O N V E N I E N Z A F O R Z A È L A N O S T R A M O T R I C E . P i ù d i s p a r a t i s o n o i s e t to r i d ’i m p i e go e l e m e r ci d a t r a s p o r t a r e , p i ù a m p i a è l a n u ov i s s i m a g a m m a d i m e z z i I ve co: co n g l i i n n u m e r evo l i m o d e l l i d i s p o n i b i l i – d a l f u r go n e d i s u cce s s o DA I LY a l l ’a u to c a r r o S T R A L I S – of f r e i nf a t t i s o l u z i o n i s u m i s u r a e q u i n d i d av ve r o co nve n i e n t i p e r og n i i n c a r i co d i t r a s p o r to . Pe r og n i c a r i co e og n i d e s t i n a z i o n e , I ve co co nv i e n e s e m p r e . I V E CO (Sv i z ze r a) S A , O b e r fe l d s t r a s s e 16 , 83 0 2 K l o t e n , t e l . 0 4 4 8 0 4 7 3 7 3 , w w w. i ve co . c h La Rivista Mondo in Fiera BASELWORLD 2014: Messe Basel, 27 marzo – 3 aprile 2014 Salone Mondiale dell’Orologeria e della Gioielleria Veronafiere: raggiunti e superati gli obiettivi d’esercizio. Bilancio previsionale 2014: ricavi a quota 95,4 milioni di euro BIT: FieraMilano, 13 – 15 febbraio 2014 Borsa internazionale del turismo MECSPE: Fiere di Parma, 27 – 29 marzo 2014 Salone delle tecnologie per l’innovazione Vinitaly: Verona Fiere, 6 – 9 Aprile 2014 Salone internazionale del vino e dei distillati MotorsportExpotech: ModenaFiere, 31 gennaio – 1 febbraio 2014 Prodotti tecnologie e servizi per il motorismo da competizione professionale febbraio 2014 La Rivista - 81 La Rivista BASELWORLD 2014: Messe Basel, 27 marzo – 3 aprile 2014 Salone Mondiale dell’Orologeria e della Gioielleria BASELWORLD rappresenta il più importante appuntamento mondiale del settore dell’Orologeria e della Gioielleria. Giunto ormai alla 42aedizione, il salone fa risalire le sue origini nel lontano 1917, in concomitanza con la prima fiera campionaria svizzera di Basilea (MuBa). All’inizio è solo un settore speciale della fiera dedicato a orologi e gioielli, ma dal 1926 viene aperto il primo padiglione fieristico dedicato al settore dell’orologeria e della gioielleria. Negli anni la manifestazione ha scandito le ultime innovazioni del settore, e si è affermata quale appuntamento nel quale si determinano le tendenze del settore. Nel 1983 la fiera viene realizzata autonomamente dalla fiera campionaria svizzera e inizia a chiamarsi BASEL. Dal 1986 le aziende extraeuropee ottengono per la prima volta il permesso di esporre alla kermesse, dando alla manifestazione il carattere mondiale che conserva tuttora e facendolo diventare il salone espositivo dell’orologeria e della gioielleria più importante al mondo. Nel 2003 il nome della fiera viene modificato in BASELWORLD e su una superficie di 160.000 metri quadrati raggiunge nuove dimensioni attirando oltre 89.000 visitatori. Nel 2013 ha ospitato 122.000 visitatori (+17% rispetto al 2012) provenienti da 100 nazioni e 1.460 espositori da 40 paesi. La passata edizione inoltre ha inaugurato il nuovo complesso fieristico di Basilea, contribuendo a una concezione completamente rivisitata al salone. Per il 2014 si attendono altre importanti novità da parte dei maggiori brand mondiali del settore. Il 26 82 - La Rivista febbraio 2014 marzo 2014 si terrà la giornata per la stampa e i media, giorno dell’apertura ufficiale di BASELWORLD. Dopo la conferenza stampa introduttiva saranno aperti alcuni padiglioni fieristici esclusivamente per gli addetti stampa accreditati e il 27 marzo ci sarà l’inaugurazione ufficiale di BASELWORLD alla presenza di un consigliere federale. Da venerdì 28 marzo a mercoledì 2 aprile avranno luogo sessioni informative quotidiane di media riguardanti i temi del settore. Per informazioni contattare: Sig. Luigi Palma Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123, 8002 Zurigo Tel. 0041 44 289 23 29 Fax 0041 44 201 53 57 [email protected] -www.ccis.ch La Rivista Veronafiere : raggiunti e superati gli obiettivi d’esercizio. Bilancio previsionale 2014: ricavi a quota 95,4 milioni di euro Veronafiere chiude il 2013 con un bilancio consolidato preconsuntivo che registra performance superiori rispetto al budget presentato ai Soci. I ricavi si attestano infatti a 74 milioni di euro (pari al 5,7% in più rispetto alle previsioni), l’EBITDA è pari a 12 milioni di euro, con un’incidenza dicirca il 16% sui ricavi, e un utile ante imposte superiore ai 2 milioni di euro. Guardando al prossimo esercizio Veronafiere prevede di mantenere l’importante trend di crescita portando i ricavi a ben 95,4 milioni di euro, facendo leva anche sulla presenza di 57 rassegne (43 in Italia e 14 all’estero) nel proprio calendario di manifestazioni internazionali, quali le biennali Fieragricola, Progetto Fuoco, Metef-Foundeq, Metalriciclo-Recomat, Alumotive e la triennale Samoter in abbinata con la prima edizione di Asphaltica, novità del prossimo anno così come la rassegna OIL&nonOIL-S&TC, l’evento Green Build per Europa e Mediterraneo e le iniziative nel settore viti-vinicolo come il forum Wine2Wine e il fuori salone di Chengdu in Cina. Il direttore generale, Giovanni Mantovani, ha evidenziato che «dopo aver concretizzato la prima fase della nostra strategia di internazionalizzazione tramite partnership e acquisizioni che valgono complessivamente circa 6 milioni di euro sul fatturato 2013, il 2014 vedrà anche un rilevante investimento sull’incoming internazionale, pari a 3 milioni di euro stanziati per le sole Vinitaly e Marmomacc nell’ottica dello sviluppo di un sistema integrato di promozione e networking commerciale. Veronafiere sarà ancora una volta protagonista del sistema fieristico italiano ed internazionale, hub per l’Expo del 2015 e piattaforma di riferimento per i mercati di Nord e Sud America, Cina, Russia, Nord Africa e Penisola Arabica, per settori strategici del made in Italy: movimento terra, construction, marmo-lapideo, efficienza energetica, agricoltura, vino e alimentare. «L’anno nuovo partirà con il gradito ritorno della biennale Fieragricola, quest’anno ancora più completa con la presenza dei principali marchi e un nuovo salone dedicato al vigneto e frutteto. In particolare nel mondo del vino– ha precisato Mantovani–, dopo il grande successo di Hong Kong, arricchiremo il calendario di Vinitaly International con la rassegna di Chengdu in Cina, dove dal 24 al 27 marzo saremo protagonisti con un importante evento fuori salone. Sempre nel settore vinicolo, con il 2014 diventa operativa la partnership tra Vinitaly e l’Union desGrandsCrus de Bordeaux per coordinare le date delle rispettive manifestazioni e consentire a buyer e media di tutto il mondo di ottimizzare la loro presenza a due dei principali eventi internazionali del settore, mentre in Italia il lancio del nuovo forum sul mondo del vino Wine2Wine consentirà un momento di approfondimento ed aggiornamento sulle nuove tendenze e l’innovazione nel settore. Nel 2014, infine, si intensifica ulteriormente la focalizzazione sull’estero, con 14 iniziative di alto livello per il comparto delle costruzioni e del marmo-lapideo in Brasile, Qatar, USA, Arabia Saudita, Egitto, Marocco e Oman». Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 [email protected] – www.ccis.ch febbraio 2014 La Rivista - 83 La Rivista MotorsportExpotech: ModenaFiere, 31 gennaio – 1 febbraio 2014 Prodotti tecnologie e servizi per il motorismo da competizione professionale MotorsportExpoTech è una fiera dedicata al motorismo da competizione, riservata a professionisti, team, piloti, aziende, sponsor, marketing manager, ingegneri e tecnici. La rassegna presenterà tutte le novità nei settori auto, moto, kart, avio e nautico, dalla progettazione alla subfornitura, dal prodotto finito ai materiali innovativi. La sesta edizione di Motorsport Expotech è pronta per la sfida al 2014 con importanti novità. La prima, a grande richiesta, è la giornata del sabato come data conclusiva del Salone, una scelta che darà la possibilità a molte realtà del settore di partecipare all’evento. Quest’anno a farla da padrona sarà Aci-Csai, che ha confermato con entusiasmo la partnership presentando l’Aci Special Event: premiazioni dei campioni italiani, presentazioni dei campionati e altre attività di carattere nazionale saranno in scaletta. Nelle varie categorie, i protagonisti premiati saranno oltre 1000, tra piloti, Case automobilistiche e Team, raccogliendo a Modena il gotha dell’automobilismo italiano. Un’occasione importante per le aziende del settore di vivere un’esperienza al fianco dei protagonisti assoluti delle gare, big del volante, team e preparatori, con l’obiettivo di costruire una community in cui approfondire i temi del motorsport. Anche quest’anno Motorsport Expotech ospiterà l’attesissima premiazione del Campionato Italiano Velocità Montagna, una specialità che ogni anno incontra sempre 84 - La Rivista febbraio 2014 più appassionati. Nei padiglioni di ModenaFiere sfileranno i campioni delle cronoscalate, piloti per cui la salita rappresenta una sfida sempre nuova. Nella scorsa edizione sotto i riflettori oltre 160 presenze, tra cui Simone Faggioli, che ha ricevuto il suo settimo trofeo tricolore. Premiati dai vertici della Federazione anche i vincitori Antonio Forato, Marco Gramenzi, Rudi Bicciato, Lino Vardanega e Roberto Chiavaroli. Sul gradino più alto del podio dell’Under 25 Samuele Cassibba, mentre il Trofeo di gruppo E2/B è andato a Christian Merli. Coppa assoluta Dame per Deborah Broccolini, mentre Abramo Antonicelli ha portato a casa la Coppa Superstars. A Rudi Bicciato e Marco Gramenzi sono stati consegnati due premi speciali, rispettivamente per il gruppo A e per l’E1 Italia, per i trionfi nel FIA International Hill Climb e nell’European Hill Climb Challenge. Lo scorso anno a fare gli onori di casa, oltre al presidente Sticchi Damiani, anche le istituzioni della città e come ciliegina sulla torta la presenza di Felipe Massa, che ha premiato i campioni più giovani e raccontato il suo percorso professionale dai campionato Formula Renault e Formula 3000 fino alla sbarco in Formula 1. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 [email protected] – www.ccis.ch La Rivista BIT: FieraMilano, 13 – 15 febbraio 2014 Borsa internazionale del turismo L’edizione 2014 di BIT (www. bit.fieramilano.it), Borsa Internazionale del Turismo, a FieraMilano da giovedì 13 a sabato 15 febbraio, si preannuncia ricca di novità che vanno tutte nella direzione del B2B: nuove date, percorso espositivo ottimizzato, workshop rinnovati, valorizzazione della location Milano in chiave Expo 2015, nuovi servizi attivi in pre-manifestazione. Un mix vincente che rafforzerà Bit 2014 come irrinunciabile piattaforma di business internazionale per il settore, a partire dai risultati dell’edizione 2013: oltre 2.100 espositori da 100 Paesi, più di 53.600 visitatori professionali, 1.000 aziende e 700 buyer internazionali partecipanti ai workshop, oltre 2.000 giornalisti accreditati, oltre 19mila business match. Innanzitutto nel 2014 si prevedono tre giornate invece di quattro, da giovedì a sabato, tutte dedicate agli operatori, con ingresso a pagamento per il pubblico dei viaggiatori il solo sabato. La sezione Italy sarà ospitata nei pad. 1-3 e The World nei pad. 2-4, dove sarà presente anche il Business Village. Per una formula più concentrata che aumenti ulteriormente la focalizzazione sul business. Sulla stessa linea si muove il nuovo workshop Bit BuyExpo 2015: grazie alla presenza di hosted buyer selezionati, Bit 2014 diventa il luogo dove programmare e acquistare in anteprima i pacchetti turistici legati a Expo 2015, una straordinaria opportunità per il mercato italiano e internazionale. In quest’ottica, Bit 2014valorizzerà ulteriormente il posizionamento nella location di Milano, capitale italiana degli affari, della moda, del design e dello shopping, e metropoli di rilevanza globale nel contesto internazionale. Nuova formula anche per Bit BuyItaly: a Bit 2014 l’appuntamento leader mondiale nella promozione del prodotto Italia si trasforma da storico workshop a programma di appuntamenti prefissati allo stand. Una vera e propria agenda di incontri programmati, valida per due giorni, inclusa nel pacchetto espositivo. È inoltre previsto un aumento degli hosted buyer specializzati: in totale sono attesi oltre 1.000 buyer e più di 2.500 seller. Per i visitatori professionali, ingresso gratuito per chi si preregistra entro il 12 febbraio 2014. L’ingresso misto dei target trade-consumer sarà consentito limitatamente a sabato 14 febbraio, per permettere a Tour Operator e destinazioni di offrire ai viaggiatori occasioni speciali, esclusive per chi è a Bit 2014. Completerà il concept un’importante componente formativa e informativa, che vedrà la presenza di alcuni dei più importanti opinion leader e influencer del settore, anche con la disponibilità per gli espositori di sale convegni per la formazione specialistica, uno spazio eventi per convention aziendali e l’organizzazione di momenti di networking in partnership con Bit 2014. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 [email protected] – www.ccis.ch febbraio 2014 La Rivista - 85 La Rivista MECSPE: Fiere di Parma, 27 – 29 marzo 2014 Salone delle tecnologie per l’innovazione Dal 27 al 29 marzo 2014 torna MECSPE a Fiere di Parma, il Salone delle tecnologie per l’innovazione, dedicata ai settori della subfornitura con le lavorazioni industriali conto terzi, le macchine utensili, il mondo degli stampi e dello stampaggio, la lavorazione delle ,materie plastiche, l’automazione, la robotica e le trasmissioni di potenza il montaggio assemblaggio e manipolazione, la logistica, la metrologia e il controllo qualità. Grazie alla sinergia tra 7 Saloni che si svolgono in contemporanea e le innovative formule espositive quali viali tematici, piazze dell’eccellenza ed isole di lavorazione MECSPE è la fiera di riferimento per l’industria manifatturiera. Il punto d’incontro tra tecnologie per produrre e filiere industriali. L’edizione 2014 si presenta con un rinnovato layout appositamente studiato per offrire maggiore visibilità agli espositori ed orientare al meglio i visitatori, caratterizzato da una precisa ripartizione merceologica “I quartieri tematici”, riconoscibile da una segnaletica studiata ad hoc con elementi di visual design e cromie diverse. Le iniziative speciali (Unità dimostrative e Piazze d’Eccellenza) si svilupperanno nelle corsie centrali dei padiglioni, ciò per garantire un flusso omogeneo di visitatori in tutte le aree della fiera La dinamicità di MECSPE emerge soprattutto nelle iniziative che vedono l’utilizzo di macchine in funzione - aspetto a cui Senaf, l’ente organizzatore della manifestazione, attribuisce un ruolo determinante per il successo della manifestazione - e che hanno dato la 86 - La Rivista febbraio 2014 possibilità ai visitatori, nelle precedenti edizioni, di “toccare con mano” tutte le soluzioni innovative per migliorare la produzione della propria azienda. Questo è possibile anche grazie alle “Unità dimostrative dal Progetto all’Oggetto”, che mette in scena la creazione di un oggetto originale dalla sua progettazione sino alla sua realizzazione e le “Isole di lavorazione”, che, mediante macchine funzionanti, sviluppa particolari temi di lavorazione nell’ambito delle materie plastiche e della meccanica. Nelle “Piazze dell’eccellenza” i protagonisti sono il prodotto finale e l’innovazione di settore: in questi spazi si mostra il meglio della produzione, dell’expertise e della capacità di “fare ricerca” del made in Italy in ambiti molto diversi, come il motorsport e la progettazione industriale con un occhio attento per le tematiche del design; l’innovazione nei processi di lavorazione e trattamento superficiale dei metalli e delle leghe; l’ottimizzazione dei processi e dei cicli produttivi aziendali attraverso innovazioni tecnologiche, il rapid manufacturing, la tecnologia RFID e la simulazione tramite software L’edizione 2013, con i suoi 1.023 espositori, i 15 convegni e i numerosi momenti di formazione, le 26 isole di lavorazione, le 10 piazze d’eccellenza e gli 11 quartieri tematici, si è confermata come un appuntamento all’insegna del dinamismo, dell’internazionalizzazione, dell’elevata qualità tecnologica dei contenuti e in grado di dare una risposta concreta alle esigenze degli imprenditori e dell’industria manifatturiera italiana. Aziende, centri di ricerca, associazioni e università, attraverso l’esposizione e l’organizzazione di iniziative realizzate ad hoc, hanno espresso il meglio dal punto di vista tecnologico e di innovazione riscontrando il parere positivo degli espositori giunti numerosi non solo dall’Italia ma anche dall’estero. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 [email protected] – www.ccis.ch La Rivista Vinitaly: Verona Fiere, 6 – 9 Aprile 2014 Salone internazionale del vino e dei distillati Il Salone Internazionale del Vino e dei Distillati Vinitaly rappresenta un punto di riferimento indiscusso per il settore enologico sul panorama internazionale. L’edizione 2013 ha visto la presenza di oltre 4.200 aziende da più di 20 Paesi su una superficie superiore ai 95 mila metri quadrati netti. Nuovo layout del quartiere fieristico per la 48ª edizione di Vinitaly, in programma dal 6 al 9 aprile 2014 (www. vinitaly.com). Una scelta che permette di organizzare meglio anche la presenza degli espositori esteri, riuniti nella nuova area denominata VinInternational, nel padiglione I (I come international) allestito tra il padiglione 11 e Sol&Agrifood. L’organizzazione di questo nuovo spazio espositivo prevede, oltre agli allestimenti degli espositori, un’area tasting dove realizzare degustazioni dedicate ai buyer e luoghi per gli incontri di affari. Tra i paesi esteri presenti sono già confermate le presenze di Francia, Australia , Regno Unito, Russia e Slovenia. Il padiglione 11 ospita la nuova area Vinitalybio, confermati il padiglione C per Sol&Agrifood e il padiglione F per Enolitech. Vinitaly inoltre offre le tensostrutture delle Cittadelle della Gastronomia e le sale per le degustazioni. Nel suo complesso il quartiere di Veronafiere ha una superficie lorda di 309.000 metri quadrati, dei quali 152.000 coperti. Nel 2013 la superficie coperta netta venduta di Vinitaly Sol&Agrifood ed Enolitech ha quasi raggiunto i 100.000 metri quadrati. Vinitaly (www.vinitaly. com) mette a disposizione del sistema wine&food la più ampia e strutturata piattaforma mondiale per il business, la promozione, le relazioni con le Istituzioni nazionali ed estere, i buyer, gli opinion leader ed i consumatori. La manifestazione si conferma anche per il 2014 appuntamento irrinunciabile per le aziende. Infatti, la partecipazione consente, per oltre il 90% degli espositori, di consolidare la propria immagine, verificare l’interesse per i propri prodotti, di valutare il mercato e la concorrenza. Identica tendenza percentuale anche per gli operatori esteri che riconoscono a Vinitaly il ruolo business per finalizzare nuovi contatti, intercettare i nuovi trend e chiudere contratti. Veronafiere, a tal fine, ha rafforzato gli investimenti per l’attività di incoming di buyer dalle più importanti aree di consumo di vino. Per ulteriori informazioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Rue du Cendrier 12/14 Case postale – 1211 Genève 1 Tel: 0041 (0) 22 906 85 95 Fax: 0041 (0) 22 906 85 99 [email protected] – www.ccis.ch febbraio 2014 La Rivista - 87 La Rivista La Rivista Mondo in Camera Meet the Chamber Colloqui di consulenza individuale gratuita in tutta la Svizzera per privati e imprenditori soci della Camera Terzo incontro “Meetup Italia” a Ginevra Piergiorgio Cecco, Managing Director di Maserati Suisse SA Corsi per Sommelier in lingua italiana a Ginevra Material Connexion Italia Every Idea has a Material SolutionTM Collaboratore della MAT TRANSPORT SA riceve l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica Italiana Biblioteca in Camera Contatti Commerciali Servizi camerali febbraio 2014 La Rivista - 89 La Rivista Mondo in Camera Meet the Chamber Colloqui di consulenza individuale gratuita in tutta la Svizzera per privati e imprenditori soci della Camera “Meet the Chamber” a Ginevra Presso la sede della CCIS Rue du cendrier 12-14 - 1201 Genève Marianna Valle/Fabio Franceschini Tel: 0041 22 906 85 95 Email: [email protected] - febbraio: venerdì 14, giovedi 27 - marzo: merc 12, giovedì 27 - aprile: giovedi 10, martedì 29 - maggio: ven 9, giov 22 - giugno: giov 5, giov 19 Richemond di Ginevra al terzo incontro “MeetUp Italia”, ciclo di incontri per consolidare ed espandere il Vostro network. Per l’occasione, nostri ospiti d’onore saranno il Dott. Piergiorgio Cecco, Managing Director di Maserati Suisse SA, e il Prof. Alessandro Arbore, Associate Professor in Management Practice e Director of the Executive Master in Marketing & Sales, Scuola di Direzione Aziendale (SDA) Bocconi. Seguirà per i partecipanti un cocktail. La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera è l’attore principale per la promozione economica e l’internazionalizzazione delle imprese italiane in Svizzera e collabora strettamente con l’Ambasciata d’Italia a Berna, l’ENIT, il Sistema Camerale Italiano, Confindustria, enti locali e associazioni di categoria per sostenere il Made in Italy, gli investimenti italiani in Svizzera e i flussi turistici svizzeri verso l’Italia. • Volete avviare un’attività e non sapete da dove iniziare? • Siete un’impresa italiana interessata ad esportare ed investire in Svizzera? • Siete un’azienda svizzera che vorrebbe crescere sul mercato italiano? • Avete difficoltà di accesso al mercato svizzero o italiano? • Altri quesiti? Le risposte le trovate in Camera! Ecco come: 1. diventate soci 2. prenotate una delle date indicate qui sotto 3. aspettate conferma della data entro 24 ore 4. mandateci i Vostri quesiti con una settimana di anticipo 90 - La Rivista febbraio 2014 “Meet the Chamber” a Zurigo Presso la sede della CCIS Seestrasse 123 - 8002 Zurigo Christian Pitardi/Alessandro Babini Ufficio Servizi alle imprese Tel: 0041 44 289 23 23 Email: [email protected] - gennaio: venerdì 17 e 31 - febbraio: venerdì 14 e 28 - marzo: venerdì 14 e 28 - aprile: venerdÌ 11 e 25 - maggio: venerdì 9 e 23 - giugno: venerdì 13 e 27 Terzo incontro “Meetup Italia” Colloqui di consulenza individuale gratuita in tutta la Svizzera per privati e imprenditori soci della Camera L’Ufficio di Ginevra della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS) in partnership con la Bocconi Alumni Association (BAA) di Ginevra invita il 12 febbraio 2014 all’hotel Le Dove: Hotel Le Richemond, Ginevra Quando: mercoledì 12 febbraio, dalle ore 18.30 alle 20.30 Costo: per i soci CCIS e BAA CHF 45.-; per i non soci CHF 65.Per maggiori informazioni e iscrizioni: Camera di commercio italiana per la Svizzera Ufficio di Ginevra Marianna Valle Tel: 022 906 85 95 Fax: 022 906 85 99 Email: [email protected] Bocconi Alumni Association (BAA) Ginevra Presidente: Maria Pia Cappiello Email: [email protected] La Rivista Corsi per Sommelier in lingua italiana a Ginevra dal 22 marzo 2014 La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS) e l’Associazione Svizzera dei Sommeliers Professionisti (ASSP) organizzano, per la seconda volta a Ginevra, i corsi per sommeliers in lingua italiana. I corsi sono riconosciuti dall’Association Suisse des Sommeliers Professionnels e dall’Associazione Mondiale dei Sommeliers (ASI) e si indirizzano non solo ai collaboratori e ai quadri della ristorazione ma anche a tutti gli appassionati del buon vino. I corsi avranno inizio sabato 22 marzo 2014. Scopo del corso è di informare ed educare il consumatore, nonchè di preparare in modo adeguato il personale addetto al servizio dei vini. I corsi non hanno scopo di lucro. Il corso è programmato secondo moderni canoni di formazione professionale al fine di fare acquisire ai partecipanti un adeguato bagaglio tecnico-culturale anche in funzione del superamento dell’esame finale (facoltativo), il quale darà diritto al titolo di Sommelier. La qualifica di Sommelier Professionista è riconosciuta esclusivamente a chi è attivo nel campo della ristorazione o lavora in ambito vinicolo (cantine, enoteche, ecc.) da almeno due anni o vi ha lavorato per almeno due anni (anche non di seguito) negli ultimi 5 anni. Modalità di partecipazione Il corso è strutturato in tre livelli indipendenti per un totale di 36 lezioni. Il 1°livello è dedicato alla viticoltura, alla tecnica di degustazione, alla legislazione, ai distillati e al marketing; Il 2° livello alla geografia vitivinicola; Il 3° livello all’abbinamento cibo-vini. Al termine di ogni livello, il corsista sarà sottoposto ad una prova di valutazione ed otterrà un attestato di partecipazione (66% delle presenze). Al termine dei 3 livelli il corsista, se lo desidera, potrà sostenere l’esame finale (prova scritta e orale) il cui superamento darà diritto al diploma di sommelier. Sede dei corsi è Ginevra presso l’Hotel Richemond. Il corso avrà inizio il 22 marzo 2014 si svolgerà nell’intera giornata del sabato e avrà cadenza mensile. Le prove di autovalutazione al termine del primo e del secondo livello, prevedono una prova scritta; e un’analisi organolettica di due vini. Per quanto concerne l’esame finale del terzo corso, vi saranno ammessi solo coloro che hanno partecipato alle verifiche del 1° e 2° livello. Lo stesso sarà strutturato nel modo seguente: 1. Prova scritta con domande su tutti e tre i livelli 2. Analisi organolettica di due vini 3. Prova pratica di abbinamento cibo-vino 4. Prova orale con domande su tutti e tre i livelli 5. Prova pratica di servizio Alle prove 4 e 5 saranno ammessi solo coloro che supereranno le prime tre prove dell’esame finale. Il candidato che non supera l’esame finale potrà ripeterlo al massimo un’altra volta nella sessione d’esami successiva. Se anche in quest’occasione non dovesse riuscire, per essere accettato nuovamente, il candidato dovrà ripetere il terzo livello interamente. I costi 1° livello: CHF 1’190.-- tassa della prova intermedia inclusa 2° livello: CHF 1’140.-- tassa della prova intermedia inclusa 3° livello: CHF 1’250.-- tassa d’esame finale inclusa In caso d’iscrizione a tutti e tre i livelli e di pagamento dell’intero importo entro il 10 febbraio 2014, verrà applicato uno sconto del 10%; la retta ammonterà pertanto a CHF 3’222.-Nella retta sono compresi i libri di testo, la borsa del sommelier contenente i bicchieri di degustazione INAO, vari dossier d’aggiornamento e tutti i vini in degustazione. I partecipanti ammessi al corso saranno informati per iscritto. Allegate alla conferma vi saranno le relative fatture di partecipazione con le cedole di versamento. In caso di annullamento oltre la data del 10 febbraio 2014 da parte del corsista, la quota d’iscrizione non sarà rimborsata. Contatti: CCIS Ufficio di Ginevra Fabio Franceschini Rue du Cendrier 12/14 - 1201 Ginevra Tel: 022/906 85 95 Fax: 022/906 85 99 E-Mail: [email protected] [email protected] Sede del Corso: Richemond Hotel Rze Adhemar-Fabri 8 - 1201 Geneve Tel. 022 715 70 00 www.dorchestercollection.com febbraio 2014 La Rivista - 91 La Rivista Biblioteca in Camera Auf ein Gläschen in Venedig Doch, das gibt es wirklich: das Venedig, das immer noch den Venezianern gehört. Eine feste Institution dieser unbekannten Lagunenstadt abseits der ausgetretenen Touristenpfade sind die traditionellen Weinbars, in denen man sich bei einem Glas Wein und ein paar Leckereien trifft und plaudert. Im GU Buch Weinbars in Venedig gewähren die ausgewiesenen Italienkenner Cornelia Schinharl und Beat Kölliker einen Blick hinter die Kulissen dieser bacari. Sie laden dazu ein, den Geschichten zu lauschen, den Wein und dazu Cichetti, die leckeren Häppchen, zu probieren und dabei die serenissima neu zu entdecken. In fünf Spaziergängen flanieren die Autoren durch jeweils ein Stadtviertel und erzählen von den Entdeckungen, die sich am Wegrand machen lassen: von dem letzten Gondelbauer in San Marco, vom farbenprächtigen Marktangebot auf dem Mercato di Rialto oder vom Treiben in dem lebendigen jüdischen Ghetto. Vor allem aber stellen sie die besten bacari und ihre Wirte mit ihrer Geschichte und ihren besonderen Spezialitäten vor. Rund 50 Rezepte für traditionelle Leckerbissen, wie sie in den Weinbars gereicht 92 - La Rivista febbraio 2014 werden, ermöglichen auch zu Hause Genuss auf venezianische Art: mit marinierten Sardinen oder gefülltem Gemüse, mit Crostini-Variationen oder broeto, der Fischsuppe nach Tagesangebot, dem Steinpilz-Flan oder sogar Scheiben von der Kalbsmilz. Damit die ombra, das Gläschen Wein dazu, passend ausgewählt werden kann, stellen die Autoren die wichtigsten italienischen Weine vor. Als kostenloses Extra zum Buch gibt eine City-App: mit Essdolmetscher und Erklärung der Spezialitäten, allen wichtigen Adressen, Karten und Tipps der Autoren. Parallel erscheint außerdem ein Enhanced E-Book, das mit weiteren Bildern, Videos und den Aufnahmen der Interviews punktet. So ist Weinbars in Venedig beides: besonderes Geschenk-Kochbuch und digitaler Reise-begleiter. Cornelia Schinharl hat ihre Liebe zum Essen und Trinken zum Beruf gemacht. Seit vielen Jahren bringt sie ihren Erfahrungsschatz als freie Food-Journalistin und Kochbuchautorin zu Papier und hat dafür schon zahlreiche Auszeichnungen bekommen. Ihre besondere Liebe gilt der italienischen Küche. Beat Koelliker ist erfolgreicher Autor vieler Weinbücher und ebenfalls Spezialist für die italienische Küche. Für dieses Buch waren die Autoren in Venedig unterwegs und haben traditionelle Weinbars und ihre Spezialitäten erkundet. Cornelia Schinharl, Beate Koelliker Weinbars in Venedig Kulinarische Spaziergänge und Originalrezepte 192 Seiten, mit ca. 300 Farbfotos. Format: 18,5 x 24,2 cm. Integralbindung. Preis: 19,99 € (D) / 20,60 € (A) / 28,90 sFr Der kleine Johnson 2014 Seit über 35 Jahren der meist gekaufte Weinführer der Welt - komplett überarbeitet und mit Extra zum Thema Burgund Das Angebot an soliden, gut trinkbaren Weinen ist heute größer denn je. Wer beim Weinhändler gerne den Überblick behält und auf kompakte Informationen zu über 15.000 Weinen, Jahrgängen, Winzern und aktuellen Weinthemen setzt, der greife vertrauensvoll zur komplett überarbeiteten und aktualisierten Neuausgabe von Der kleine Johnson 2014. Ob im Restaurant, beim Weinhändler, im Keller oder auf Reisen, mit dem „kleinen Johnson“ in der Tasche ist man bestens bedient. Insbesondere das eindeutige und leicht nachvollziehbare Bewertungssystem von einem Stern (einfache Qualität für jeden Tag) bis vier Sternen (erstklassig, anspruchsvoll, teuer) bzw. farbige Sterne für Weine, die in ihrer jeweiligen Preisklasse besonders gut sind, macht den kleinen Johnson besonders wertvoll und benutzerfreundlich. Neben Hugh Johnsons 200 persönlichen Lieblingsweinen runden Alternativen zu bestimmten Weinstilen die Empfehlungen ab. Darüber hinaus bietet der Band ergänzendes Weinwissen wie bspw. Jahrgangstabellen, eine kleine Rebsortenkunde, ein Weinglossar, Tipps rund um die Kombination von Wein und Essen. Das Extra zum Thema Burgunder und andere Pinot noirs gibt aufschlussreiche Einblicke in Historie, Vorkommen und Herstellung und stellt hochinteressante Winzer vor. Hugh Johnson gilt weltweit als der führende Weinautor. Bereits mit seinem ersten Buch Wine (1966) errang er einen Platz in der vordersten Reihe der Weinautoren. Es folgten viele weitere, darunter Der große Johnson, Der kleine Johnson und Der Weinatlas (alle bei HALLWAG). Nach zahlreichen internationalen Ehrungen, darunter der begehrte Literaturpreis der Akademie von Bordeaux und der Orden Chevalier des Arts et Lettres, verlieh ihm 2007 Königin Elisabeth II. den Officer of the Order of the British Empire für seine Verdienste um die Wein- und Gartenbaukunst. Hugh Johnson Der kleine Johnson 2014 Weinführer 472 Seiten, Format 9 x 19 cm Preis 19,90 € (D) 20,50 € (A) 28,50 sFr La Rivista Mondo Soci Collaboratore della Material ConneXion Italia Every Idea has a Material Solution MAT TRANSPORT SA riceve l’onorificenza di Cavaliere TM della Repubblica Italiana. Natale Di Giovanni, Head of Corporate Relations e membro della direzione, per il suo eccezionale impegno profuso fin dal 1980 nel promuovere la collaborazione tra l’Italia e la Svizzera, ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Italiana l’onorificenza di Cavaliere. Da oltre 33 anni la MAT TRANSPORT SA offre dei servizi di logistica tra l’Italia e la Svizzera dalle sedi di Zurigo, Berna e Basilea. Con il motto “precisione svizzera e flair italiano”, Natale Di Giovanni ha impostato e sviluppato delle linee di collettame dirette da e per i maggiori centri commerciali italiani in consolidate collaborazioni con forti partner regionali, offrendo soluzioni logistiche su misura. La MAT TRANSPORT SA è una società del gruppo VIA MAT, il quale negli ultimi 68 anni si è specializzato in soluzioni logistiche e di trasporto di prima categoria. Nella foto: Di Giovanni con il Console di Basilea Gaetana Farruggio Material ConneXion è il più grande centro di ricerca e consulenza sui materiali e processi produttivi innovativi e sostenibili del mondo, con sedi a New York, Bangkok, Beijing, Cologne, Daegu, Istanbul, Milano, Seoul, Shanghai, Skövde e Tokio. La Material Library fondata nel 1997 a New York, presente a Milano dal 2002, ha nel suo archivio oltre 7.000 materiali e processi produttivi innovativi e sostenibili provenienti da tutto il mondo e si arricchisce ogni mese di circa 50 novità. L’archivio dei materiali, sia fisico che online, è accessibile agli iscritti che possono consultare illimitatamente informazioni tecniche e commerciali su: Polimeri, Ceramici, Vetri, Metalli, Cementi, Naturali e Derivati, Materiali a basi di carbonio. L’obiettivo di Material ConneXion è diffondere la cultura dei materiali come leva strategica per l’innovazione creando opportunità di sviluppo e crescita sia per i produttori di materiali che per i potenziali utilizzatori. Il team di ricerca di Material ConneXion Italia fornisce servizi di ricerca e consulenza personalizzata ad aziende, architetti, designer, ingegneri e università per individuare soluzioni applicative per i loro progetti o prodotti: soddisfare esigenze progettuali complesse, di performance, estetiche, di sostenibilità o di ingegnerizzazione. Material ConneXion Italia supporta il management aziendale nelle attività di strategia e definizione dell’identità di prodotto e realizza report esclusivi sulle principali novità e tendenze nel mondo dei materiali e analisi di benchmarking su tecnologie e innovazioni. È inoltre possibile realizzare library aziendali private dal layout personalizzato. Material ConneXion Italia organizza workshop, seminari e conferenze sia in Italia che all’estero; cura mostre ed eventi all’interno del suo showroom alla Triennale di Milano, offrendo opportunità di visibilità mediatica attraverso attività di comunicazione e marketing mirate. Library V.le Sarca, 336/F Edificio 16 20126 Milano, Italy T+39.02.365.53.060 F +39.02.365.53.238 [email protected] www.materialconnexion.it Showroom Triennale di Milano Viale Alemagna 6, 20121 Milano, Italy T 39.02.72.43.42.55 F 39.02.39.32.12.39 [email protected] febbraio 2014 La Rivista - 93 CONTATTI COMMERCIALI Dal mercato italiano OFFERTE DI MERCI E SERVIZI Pesce surgelato Skalo Spa Via dell’Industria, 8 I - 60028 Ancona Tel. 0039/071 781027 Fax 0039/071 781615 E-mail: [email protected] www.skalo.it Arredosanitari Eurosanitari srl Loc. Mandro, 17 I - 25060 Lodrino BS Tel. 0039 030 8950117 Fax 0039 030 8950118 E-mail: [email protected] www.eurosanitari.com Valvole in ottone ed acciaio Enolgas Bonomi spa Via Europa 227 I – 25062 Concesio BS Tel. 0039 030 2184311 E-mail: [email protected] www.enolgas.it Raccorderia idraulica Frabo spa Via Benedetto Croce 21/23 I – 250275 Quinziano d’Oglio BS Tel: 0039/030 9925711 Fax 0039/030 9924127 E-mail: [email protected] www.frabo.net Automazione industriale Proteo Engineering srl Via S. Vito 693 I – 41057 Spilamberto MO Tel. 0039/059 789611 Fax 0039/ 059 789666 E-mail: [email protected] www.proteoeng.com Tappeti Indikon via Roma 25 I – 25060 Collebeato BS Tel. 0039 030 25 11 965 Fax 0039 030 25 19 938 E-mail: [email protected] www.indikon.it 94 - La Rivista febbraio 2014 Macchine per la trasformazione della plastica 01 Machinery srl Via Bettisi 12 I - 48018 Faenza (RA) Tel. 0039/ 0546 662625 Fax: 0039/ 0546 662625 E-mail:[email protected] www.01machinery.com Pavimentazioni in cotto Kamares snc Via Meucci 6 I – 41028 Serramazzoni MO Tel. 0039/0536 955205 Fax. 0039/0536 950055 E-mail: [email protected] www.kamares.net Impianti per produzione pneumatici Italmatic Srl Via dell’Artigianato 8/A I – 20060 Cassina dè Pecchi Tel. 0039/02 953000545 Fax 0039/02 95300199 E-mail: [email protected] www.italmatic.net Pasta fresca Pasta Julia Spa Via Piemonte Loc. S. 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Il prodotto affumicato viene presentato sul mercato in una vasta gamma di formati e confezioni tali da soddisfare le più svariate esigenze del consumatore. L’azienda è interessata a entrare in rapporti di affari con agenti / distributori interessati a vendere i suoi prodotti sul mercato svizzero. Gli interessati sono pregati di prendere contatto con la Camera di Commercio italiana per la Svizzera. • Rapid Srl è una società commerciale nata dalla lunga esperienza di un’azienda trentina leader nel settore del noleggio e vendita di strutture ed allestimenti per eventi. Da qui l’idea imprenditoriale di persone affermate nel medesimo settore, di creare una casetta pieghevole dalle dinamiche eccezionali per tempi d’installazione e gestione logistica. Nella fattispecie il prodotto RAPID si propone in maniera trasversale a diversi ambiti di allestimento che spaziano dalle Manifestazioni Folkloristiche, alle Fiere e mercatini a tema vario oltre che natalizio, all’impiego di questa quale infopoint. • La ditta Grünig pietre naturali S.r.l. venne fondata nel 1963 nella valle di Fundres, dall’imprenditore tedesco Dieter Grünig. Questa valle, dotata di un’interessante varietà di pietre naturali in così ristretto spazio, si rivelò l’ideale collocazione per l’azienda. Dopo il rinvenimento del serpentino e della quarzite cristallo nella cava di Fundres, venne eretta una grossa fabbrica per la loro ulteriore lavorazione. L’incomparabile Quarzite Argentea è particolarmente adatta per l’impiego in centri benessere, impianti wellness e piscine. La pietra naturale ha una lunga tradizione nella realizzazione di bagni e terme. Già gli antichi romani, dove la cultura balneare aveva un ruolo centrale, utilizzavano pietra naturale per i loro bagni. La ditta è alla ricerca di architetti e alberghi che possano essere interessati ad acquistare e utilizzare tale prodotto nei loro progetti edili. Per ulteriori informazioni rivolgersi alla: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestr. 123, casella postale, 8027 Zurigo - Tel. 044/289 23 23 Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected] www.ccis.ch Per le richieste di cui sopra rivolgersi a: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestr. 123, casella postale, 8027 Zurigo - Tel. 044/289 23 23 Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected] www.ccis.ch Trasporti internazionali Huber Transport AG Riedstrasse – PF CH – 6343 Rotkreuz Tel.: ++41 417901188 Fax: ++41 417901061 [email protected] www.hubertransport.ch Dal mercato svizzero RICERCA DI MERCI E SERVIZI Lattodensimetro e butirrometro Gerber Instruments AG Im Langhag 12 CH – 8307 Effretikon Tel. 0041 52 343 37 37 Fax 0041 52 343 30 70 [email protected] www.gerber-instruments.ch Mobili Hotel Engimatt Engimattstrasse 14 CH – 8002 Zürich Tel: +41 44 284 16 16 Fax +41 44 201 25 16 E-mail: [email protected] www.engimatt.ch OFFERTE DI MERCI E SERVIZI Trasporti internazionali Planzer Transport AG Lerzenstrasse 14 CH - 8953 Dietikon Tel: +41 447446222 E-mail: [email protected] www.planzer.ch Per ulteriori informazioni rivolgersi alla: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestr. 123, casella postale, 8027 Zurigo - Tel. 044/289 23 23 Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected] www.ccis.ch Guida Pratica di Enologia Italia “Il buon bere“ di Rocco Di Seclì Pratico manuale in cui sono evidenziate le zone vitivinicole italiane descritte con attenzione, i vari vini italiani (DOC e DOCG) con foto e citazioni delle cantine più note. Prezzo: CHF 29.90. Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a: Rocco Di Seclì cell: +41 (0)79 265 28 42, mail: [email protected] febbraio 2014 La Rivista - 95 ATTIVITÀ E SERVIZI Con i suoi circa 800 Soci la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente ai sensi del Codice Civile Svizzero. Il suo compito precipuo consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio tra Italia, Svizzera ed il Principato del Liechtenstein. La gamma dei suoi servizi, certificati ISO 9001, è molto variegata e comprende tra l‘altro: • Ricerche su banche dati di produttori, importatori, grossisti, commercianti, agenti/rappresentanti dei seguenti Paesi: Italia e Svizzera • Informazioni riservate su aziende italiane: visure, bilanci, assetti societari, protesti, bilanci, rapporti commerciali, ecc. (disponibili on-line in giornata) • Segnalazioni di potenziali fornitori ed acquirenti • Ricerca e mediazione di partners com merciali italiani e svizzeri • Organizzazione di incontri e workshop tra operatori, con l‘ausilio di servizi di interpretariato e segretariato • Recupero di crediti commerciali, con particolare riguardo alla ricerca di soluzioni amichevoli e extragiudiziali • Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani, nonché dell‘IVA italiana per imprese elvetiche • Consulenza ed assistenza legale in materia di diritto commerciale, socitario e fiscale • Assistenza e consulenza in materia doganale • Informazioni statistiche ed import/ esport • Informazioni finanziarie e riservate sulla solvibilità di imprese italiane e svizzere • Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento di brevetti • Azioni promozionali e di direct marketing • Arbitrato internazionale • Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti gli insediamenti in Svizzera ed in Italia • Seminari e manifestazioni su temi specifici di attualità • Traduzioni • Viaggi di Studio • Certificato di Italiano Commerciale rilasciato in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Roma 96 - La Rivista febbraio 2014 • Swiss Desk Porti italiani • La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane. Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di Verona Fiere PUBBLICAZIONI • La Rivista periodico ufficiale mensile (11 edizioni all‘anno) • Calendario delle Fiere italiane • Annuario Soci • Indicatori utili Italia-Svizzera • Agevolazioni speciali per i Soci • Recupero crediti in Svizzera • Regolamento di Arbitrato e di Conciliazione della Camera Arbitrale della CCIS • Compra-vendita di beni immobili in Italia • Costituzione di società affiliate di imprese estere in Italia • Il nuovo diritto societario italiano • Servizi camerali Rue du Cendrier 12-14, Casella postale, 1211 Ginevra 1 Tel.: +41 22 906 85 95, Fax: +41 22 906 85 99 E-mail: [email protected] IVA-Nr. 326 773 Seestrasse 123, Casella postale, 8027 Zurigo Tel.: +41 44 289 23 23 Fax: +41 44 201 53 57 E-mail: [email protected] www.ccis.ch IVA-Nr. 326 773 RICERCA DI PARTNER COMMERCIALI Grazie alla propria rete di contatti e alla conoscenza delle esigenze e dei bisogni del mercato elvetico e di quello italiano, la Camera di Commercio offre ad imprese sia svizzere che italiane intenzionate ad esportare RECUPERO IVA ITALIANA Il servizio, offerto a condizioni molto vantaggiose, è rivolto sia alle imprese svizzere che recuperano l’IVA pagata in Italia che alle imprese italiane che recuperano l’IVA pagata in Svizzera. Grazie agli accordi di reciprocità tra l’Italia e la Svizzera, la legislazione italiana consente agli imprenditori svizzeri di ottenere il rimborso dell’IVA italiana. La CCIS: • fornisce la necessaria documentazione; • esamina la documentazione compilata; recapita l’istanza di rimborso in Italia all’Autorità fiscale competente; • avvia e controlla l’iter della Vostra pratica tramite il suo ufficio di Pescara; • fornisce assistenza legale RECUPERO IVA SVIZZERA Grazie agli accordi di reciprocità tra Italia e Svizzera la legislazione svizzera consente agli imprenditori italiani il rimborso dell’IVA svizzera. La CCIS: • fornisce un servizio di informazione e prima consulenza; • diventa il Vostro rappresentate fiscale; • esamina la completezza della Vostra documentazione; • invia la documentazione alle autorità svizzere e segue l’iter della vostra pratica. Informazioni più dettagliate contattare la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Tel.: +41 44 289 23 23 i propri servizi e prodotti all’estero un’accurataricerca di controparti commerciali. Attraverso un’analisi sistematica del mercato obiettivo ed identificati i partner commerciali ritenuti più idonei per le imprese a diventare affidabili interlocutori nel settore di riferimento, viene organizzato un incontro presso le aziende target così selezionate permettendo alle imprese italiane o svizzere un rapido ed efficace ingresso sui rispettivi mercati di riferimento. Per ulteriori informazioni ed un preventivo sul servizio, potete contattarci al seguente indirizzo mail [email protected] © Inter IKEA Systems B.V. 2014 Lampadine per un futuro splendente Per ogni lampadina a LED LEDARE, IKEA Foundation dona CHF 1.50 all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati UNHCR. Il LED è la luce del futuro, anche in senso più ampio: dal 3.2 al 29.3.2014 IKEA lancia la campagna LED a sostegno dei bambini profughi. Per ogni lampadina a LED sostenibile LEDARE acquistata, IKEA Foundation verserà CHF 1.50 a progetti dell’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Oggi oltre dieci milioni di persone vivono in fuga, all’interno di tende e alloggi di fortuna. Circa la metà sono bambini. Grazie alla campagna LED, IKEA aiuta a portare l’illuminazione nei campi profughi: l’illuminazione stradale rende i campi più sicuri. Le luci nei centri di comunità, nelle scuole e nelle stazioni mediche favoriscono le attività sociali. E grazie alle lampade a energia solare, i bambini possono studiare anche dopo il tramonto. Porta la luce verde a casa tua, e assicura allo stesso tempo prospettive più luminose ai bambini profughi. www.IKEA.ch/progetto_aiuto dimentica tutto il resto. 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