Quaderni di Parapsicologia 2014, vol. 46, n.1, pp. 29-33 Funghi psicoattivi nell’arte sacra cristiana. Alcune considerazioni FULVIO GOSSO Nel 2007 insieme a Gilberto Camilla abbiamo pubblicato un libro su questo tema e quest’anno, 2014 seguirà un secondo volume sull’argomento. Il tema non è una nostra scoperta; riteniamo però di aver dato un contributo decisivo nell’ampliare la conoscenza del fenomeno noto fin dal 1910, anno in cui la Società Micologica Francese attestò in un suo convegno internazionale la sicura presenza di una raffigurazione amanitica al posto del classico albero di mele, come Albero del Bene e del Male, nella cappella della tenuta di Plaincourault, nel centro della Francia. La notizia restò nell’ambito ristretto dei micologi e dovettero passare sessant’anni e due guerre mondiali per veder ricomparire l’albero-fungo amanitico di Plaincourault nel discusso libro del filologo inglese John Allegro (1970), ove si sostiene che il cristianesimo è una “storia di copertura” di un antico culto della fertilità centrato sul “sacramento” Amanita muscaria. Dopo altri ventisei anni, nel 1996, si ha finalmente notizia di altre raffigurazioni fungine nell’arte sacra. Franco Fabbro, un medico friulano, pubblica sul web un articolo che poi verrà implementato (e modificato) sulla rivista Eleusis nel 1999, relativo alla basilica paleocristiana di Aquileia. Giorgio Samorini, molto noto per i suoi studi etnobotanici sulle sostanze allucinogene, nel 1996 al congresso internazionale Entheobotany a San Francisco, aveva parlato di simboli fungini nell’arte cristiana. Riprenderà successivamente questi temi con ricerche “sul campo” che lo porteranno a individuare nuovi siti all’epoca sconosciuti come Vézelay, Saint-Savin-sur-Gartempe e Vic in Francia (Samorini 1997, 1998, 2001). Va ricordato inoltre che la prima segnalazione del sito di Hildesheim si deve al micologo tedesco dell’Università di Lipsia Jochen Gartz (1996). Nel 2001 per iniziativa di Ruck, Hoffman e Staples, con un articolo della rivista Entheos. The Journal of Psychedelic Spirituality si dà notizia di altri cinque o sei siti fungini. Il filologo e grecista Carl A.P. Ruck, docente all’Università di Boston, è intervenuto più volte in Italia ai convegni esti29 30 Fulvio Gosso vi della SISSC e in ogni occasione ha relazionato con argomenti originali che poi sono stati ripresi e pubblicati negli Stati Uniti. Va da sé che i suoi interventi sono stati in primo luogo pubblicati sulla rivista Altrove. È il caso di un articolo che tratta gli argomenti di questa ricerca (2004) relativo alla pala dell’altare di Issheneim in Alsazia, dipinta da Grünewald tra il 1512 e il 1516, opera in più pannelli che riguarda il tema della crocifissione. Ruck è riuscito a cogliere più di un legame con la presenza dell’Amanita muscaria in raffigurazioni non sempre di facile evidenza ma indiscutibilmente certe. Ed è successivamente che si collocano le nostre ricerche, nate un po’ per caso a seguito di una trasmissione televisiva che in un rapido flash mi “illuminò” sulla notevole presenza amanitica nella chiesetta di S. Maria ad Criptas a Fossa, in Abruzzo. Ricordiamo ancora, in questa breve storia delle ricerche in materia, le pubblicazioni di Ian Irvin (2008), che al di là dei temi trattati ha riportato alcune novità interessanti su raffigurazioni che in parte abbiamo ripreso nel nuovo testo che pubblicheremo. Anche lo storico americano John Rush (2011) ha conseguito alcune novità e gli torna il merito di aver individuato una curiosa tecnica di mascheramento dei funghi che talora sono “mimetizzati” tra le pieghe degli abiti raffigurati. Peccato che poi si sia fatto “prendere la mano” ravvisando funghi ovunque nei vestiti delle sacre rappresentazioni. Questo lo “stato dell’arte” in materia, cui vanno ad aggiungersi alcuni testi sul fenomeno usciti negli Stati Uniti e privi di novità per ciò che riguarda le raffigurazioni. Sommando quanto da noi pubblicato alle altre immagini già conosciute e pubblicate da altri autori, arriviamo a circa 7080 segnalazioni, che però in diversi casi – in particolare per ciò che riguarda le vetrate delle cattedrali gotiche del bacino della Loira – vanno moltiplicate, nel senso che nel medesimo sito si trovano più raffigurazioni fungine. Inoltre è evidente che l’impatto comunicativo di alcuni affreschi o di vetrate “multiple” in chiese anche molto importanti è decisamente più significativo di una singola raffigurazione isolata. Vi sono inoltre molte altre raffigurazioni che potremmo definire “minori” e meno significative, o più “sfumate”, di tipo fungino e relative ad altri potenziali veicoli visionari (mandragora, cannabis, stramonio ecc.; su questi temi, ved. Shanon 2008). Nell’immensa produzione dell’arte sacra cristiana può sembrare poca cosa, ma è evidente che si tratta di un fenomeno circoscritto a una mino- Funghi psicoattivi nell’arte sacra cristiana. Alcune considerazioni 31 ranza mistico-spirituale che si avvalse di questi strumenti per amplificare emozionalmente il pathos rappresentato nella centralità dei classici temi religiosi raffigurati: Adamo ed Eva, il Cristo e la sua passione, figure di Santi più significativi ecc. Una minoranza “rumorosa”, che attesta la sua presenza in un percorso di secoli all’incirca dal 500 al 1500 in tutta Europa, con una curiosa eccezione ortodossa su un’icona russa del 1810. Personalmente sono certo del consumo effettivo dei funghi psicoattivi allucinogeni sulla base di un semplice ragionamento. Oltre all’Amanita è nota la presenza di Psilocybe semilanceata e di altri esemplari probabili Panaeolus o similari. La Psilocybe è un funghetto minuscolo e insignificante per i profani in materia; solo due categorie di persone la conoscono: i consumatori e i micologi. La micologia è una scienza botanica nata nel XVIII secolo: mi pare dunque evidente che coloro i quali raffigurarono la Psilocybe nel Medio Evo o i loro committenti conoscevano il funghetto in quanto ne erano consumatori. Solo per ciò che riguarda il vescovo Bernward (c. 960-1022) di Hildesheim vi è pressoché certezza del fatto che fosse il garante di rituali non convenzionali centrati sul consumo sia di Amanita che di Psilocybe. In un nostro articolo del 2008, io e Camilla abbiamo tentato un paio di accostamenti con due figure importanti: la visionaria s. Caterina da Genova, che saltuariamente metteva l’Amanita essiccata nei cibi con finalità penitenziali, e il mistico e teologo tedesco Meister Eckart, per alcuni accostamenti semiologici relativi ai suoi scritti; ma la difficoltà di individuare potenziali consumatori di una certa notorietà è notevole, specie per dei non addetti ai lavori quali noi siamo. A tal proposito va detto che le nostre e le altrui ricerche in materia, avvalorate da fatti concreti (affreschi, sculture, mosaici, vetrate, dipinti di varia natura ecc.) e non da semplici opinioni, non hanno trovato, né ieri né oggi, alcun riscontro nella cultura ufficiale che ignora, a nostro parere volutamente, il fenomeno. È probabile che non si voglia “disturbare il manovratore”, in quanto i proprietari storici e i gestori delle opere d’arte citate dovrebbero dare delle spiegazioni, se il fatto diventasse di pubblico dominio. Va da sé che il consumo di sostanze allucinogene in ambito religioso cattolico e cristiano non è eticamente accettabile, anche se Grof (comunicazione personale) sostiene che verso la metà degli anni Sessanta a Baltimora venne avvicinato da emissari della Delegazione Apostolica negli Stati Uniti per valutare la possibilità di sottoporre giovani seminaristi vo- 32 Fulvio Gosso lontari a sessioni con LSD, al fine di verificare le potenzialità mistiche della sostanza. La cosa non ebbe seguito, poiché nel frattempo il movimento psichedelico si impose alla pubblica attenzione, ma il fatto è assai curioso e testimonia la disponibilità a “sperimentare” da parte di esponenti ufficiali della Chiesa, sia pure in ambito riservato. Resta naturalmente del tutto aperta la questione delle origini del fenomeno, posto che non si accettino le teorie di Allegro che, va detto, negli Stati Uniti vanno per la maggiore. Noi non le escludiamo al cento per cento, ma ne siamo assai dubbiosi. Un’altra possibilità arriva dalle ricerche di Ruck e altri (2011) su una possibile presenza dell’Amanita nei culti mitraici che a Roma vennero rapidamente sostituiti dal Cristianesimo con l’ascesa di Costantino e che precedentemente potrebbero aver “contaminato” i cristiani dei primi secoli. Un’altra ipotesi, da noi sostenuta, riguarda una possibile, e perdurante, influenza gnostica, a partire dallo gnosticismo cristiano dei primi tre secoli, poi sconfitto ed eliminato dai cattolici. Vi sono documentazioni che semiologicamente lasciano pensare a un possibile uso di sostanze allucinogene, anche se manca la prova provata, che difficilmente si troverà. Naturalmente è anche possibile che un’abitudine profana sul consumo di sostanze allucinogene vegetali abbia poi trovato una via parallela di utilizzazione in ambito religioso, ma anche in questo caso mancano prove certe. Vi è qualche testimonianza tra il tardo neolitico e l’età del bronzo di un possibile antico uso profano o legato ad altre ritualità a livello europeo e a ridosso delle origini cristiane. Concludo queste brevi riflessioni dicendo che mi pare evidente che vi sia molto materiale da elaborare e da approfondire, che va oltre il reperimento di nuove raffigurazioni ancora sconosciute e che certamente esistono. A mio avviso il problema vero sta (starebbe) in un’apertura culturale da parte di ricercatori indipendenti, non necessariamente appartenenti al filone degli stati di coscienza, interessati a capire e a condividere ciò che capiscono. Bibliografia Allegro J. (1970). The Sacred Mushroom and the Cross. Hodder & Houston, London. Ed. it.: Il fungo sacro e la croce. Cesco Ciapanna, Roma 1980). Camilla G., Gosso F. (2008). Allucinogeni e Cristianesimo: nuove acquisizioni. Altrove (n.s.) 1: 93-101. Funghi psicoattivi nell’arte sacra cristiana. Alcune considerazioni 33 Fabbro F. (1996). 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