Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli www.inchiostronline.it Numero 0 in occasione dell’inaugurazione del secondo anno di Master Napoli, 5 novembre 2014 La redazione a scuola Intervista doppia Nuovo direttore alla Scuola di Giornalismo: da Pierluigi Camilli a Marco Demarco «Il mio impegno al Master continuerà come sempre» Da padre fondatore della scuola di giornalismo di Napoli a coordinatore del settore radio-televisivo, passando per il ruolo di direttore per ritornare a quello di coordinatore radio-tv. Pierluigi Camilli lascia le consegne a Marco Demarco, nuovo direttore del Master di Giornalismo, ma vuole continuare a dare un contributo fondamentale per la crescita professionale dei ragazzi. Cinque bienni al seguito della Scuola di Giornalismo, 6 da coordinatore tv e 5 da direttore. Cosa le hanno dato questi 11 anni? La mia esperienza risale a molto tempo fa, quando l’allora Preside della Facoltà di Scienze della Formazione, Lucio D’Alessandro, insieme con Arturo Lando cominciò a ideare la scuola di Giornalismo. Ho visto crescere questo progetto e il rapporto con i ragazzi è stato veramente importante, Napoli mi ha dato molto. La scuola è cresciuta di anno in anno in termini di investimenti, di possibilità. All’inizio abbiamo cominciato con il coordinamento della televisione, poi ho fatto il direttore e mi è servita come esperienza umana, professionale. Poi i fatti della vita hanno portato a fare altre scelte ma non voglio perdere il contatto con il Master. Mi riprometto di continuare a dare un contributo nel settore radio-televisivo. Cosa ha provato nel lasciare le consegne al nuovo direttore? Un’immensa soddisfazione perché Marco Demarco è un grande professionista, il migliore che ci potevamo augurare. Umanamente ho provato un po’ di nostalgia, non svolgere più quel ruolo, un punto di riferimento per i ragazzi. Sono un giornalista soprattutto radio-televisivo, lui pro- INCHIOSTRO NUMERO SPECIALE viene dalla carta stampata, quindi ha una visione diversa. Porterà senz’altro una nuova spinta, un valore aggiunto. Il direttore comunque è uno, gli altri sono collaboratori. Mi metto quindi a sua completa disposizione e della scuola. La sua nostalgia viene da molto lontano perché la scuola è nata con lei … Assolutamente sì. Un po’ di nostalgia affettuosa nei confronti dei ragazzi. Quando uno è il direttore si sente legato maggiormente, una responsabilità più grande di altri. Deve garantire una presenza quotidiana, perché i ragazzi e i tutor hanno bisogno di avere una figura di riferimento. Cosa le rimane di noi ragazzi? Mica finisce qui … Il rapporto lo continueremo come prima, sotto un altro aspetto. Invece di fare il capo di Stato Maggiore farò il comandante di battaglione. Il mio compito e il mio impegno nei confronti di questi ragazzi non è ancora finito. Tornando alle vicende personali … Conoscevate bene mio figlio perché io vi raccontavo spesso di lui. Purtroppo la vita ci riserva delle sorprese inaspettate. Sulla scia di Simone che ha sempre seguito le sue passioni, che consigli dà a noi giornalisti del futuro? Continuerò a darvi i consigli quotidianamente. Dovete seguire i vostri desideri, questa professione non può essere vissuta come altre. Deve spingervi a fare quello che sentite dentro, a seguire i fatti. Quello del giornalista non è un posto di lavoro qualsiasi. Dovete avere questa passione: la ricerca della notizia fatta con trasparenza, lealtà e onestà. Roberto Panetta «Stesso entusiasmo di quando fondai il CorMezz» “Il giornalista non è, come pensano in tanti, una professione che sta morendo. La cosa più importante che voglio dire a voi allievi è di essere ottimisti”. Sono le parole di Marco Demarco, da oggi il nuovo direttore della Scuola di Giornalismo di Napoli. Pierluigi Camilli che per dieci anni ha diretto la scuola, dopo la morte del figlio, ha deciso di lasciare il timone, anche se continuerà a far parte del team. Al suo posto il rettore del Suor Orsola Benincasa Lucio d’Alessandro ha indicato Marco Demarco. Cresciuto sulle colonne de “L’Unità”, dove ha lavorato per più di vent’anni, editorialista del “Corriere della Sera”, nel 1997 con Paolo Mieli ha fondato il “Corriere del Mezzogiorno” e lo ha diretto fino al 2013. creatività, punti di vista più agili, non stratificati. Quali sono i limiti di una scuola di giornalismo in merito alla formazione di un professionista? La scuola si divide tra formazione e didattica e il tempo da dover dedicare alle lezioni potrebbe essere un limite. Il mio obiettivo è di trasformare questo gruppo di allievi in una redazione che lavorerà come tale per almeno tre giorni a settimana. Diciassette anni fa il primo giorno da direttore del Corriere, oggi primo giorno al timone della Scuola. Cosa c’è di diverso? L’entusiasmo è lo stesso. Di certo da offrire ho più esperienza. Diciassette anni fa sono stato chiamato a dirigere un giornale cartaceo, che aveva un fascino diverso. Oggi ci sono altri modi di fare un giornale, nuove tecnologie. Dell’essere direttore di una scuola ciò che mi piace è l’aspetto pedagogico. Perché ha deciso di accettare quest’incarico e perché, come ha sottolineato il rettore Lucio d’Alessandro nel presentarla, ha deciso di non ricevere compensi? Ho accettato per l’autorevolezza di questa Scuola. Per quanto riguarda il compenso, sono in pensione e per fortuna posso permettermi di continuare a fare il direttore senza avere uno stipendio. In base alla sua esperienza, come è cambiata la figura del giornalista nel tempo? È un produttore di notizie e al contempo un consumatore. Il suo ruolo è diventato quello di mediatore culturale nella discussione, deve selezionare e ordinare le notizie. Durante il suo discorso ha detto che non vuole solo insegnare ma anche imparare. Cosa trasmetterà a noi ragazzi e cosa pensa che noi possiamo insegnarle? Voglio insegnarvi quello che so, concentrarmi sulla scrittura, sulla ricerca delle fonti, come si sostiene un’intervista, come si impagina un giornale. Da voi invece mi aspetto di ricevere entusiasmo e Per concludere, cosa vuole dire a Pierluigi Camilli? Camilli è ancora parte di questa squadra. Di lui apprezzo il suo modo di essere un giornalista, diviso tra entusiasmo e impegno, fino a vivere il sacrificio estremo, la morte del figlio che come lui faceva il reporter. Ha tutta la mia ammirazione e mi lusinga essere oggi al suo posto. Elisabetta de Luca Marco Demarco Il direttore si presenta «Non omologatevi lavorate sullo stile» “Siate ottimisti. Grazie alla globalizzazione e all’alfabetizzazione il mondo vuole continuare a conoscere e a leggere. Voi, giornalisti del futuro, non vi dovete scoraggiare perché è il vostro momento”. È con queste parole che Marco Demarco, neo direttore delle testate della Scuola di Giornalismo dell’Università Suor Orsola Benincasa, ha presentato il nuovo anno accademico. Hanno dato il benvenuto all’ex direttore del Corriere del Mezzogiorno ed editorialista del Corriere della Sera, Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei giornalisti teristiche fondamentali che deve avere un buon giornalista: “Lo stile e le regole sono alla base del vostro lavoro. Una scuola non può omologarvi. Ognuno di voi deve lavorare sul proprio stile, ma può farlo solo se conosce alla perfezione le regole di scrittura. Pensate ai grandi artisti, da Caravaggio a Vermeer, tutti hanno potuto infrangere le regole proprio perché le avevano fatte proprie”. All’inaugurazione del secondo anno di master il rettore dell’università Suor Orsola Benincasa, Lucio d’Alessandro, ha Gli allievi del Master in Giornalismo alla presentazione del nuovo direttore Marco Demarco della Campania, Antonello Perillo, caporedattore del Tgr Rai Campania e Vincenzo Esposito, capocronista del Corriere del Mezzogiorno e delegato dell’Ordine per le scuole di Giornalismo. Demarco si è presentato agli allievi con un discorso da cui ogni studente ha potuto trarre una preziosa lezione di giornalismo. “Voglio fare di voi una vera redazione – ha detto il giornalista –. Cercherò di indicarvi, insieme con i tutor, una strada che sia eticamente giusta. Quali domande porvi, quale schema mentale farvi prima di svolgere un lavoro, come usare le notizie a vostra disposizione: sono questi i dubbi che proveremo a sciogliere” . Controcorrente e positivo il discorso di Demarco che ha ricordato anche le carat- ricordato le linee guida della Scuola di Giornalismo che ha fondato undici anni fa: “Professionisti, tecnologie all’avanguardia, occasioni da non perdere, ricerche e inchieste storiche. Il master vi offre tutto questo. Coglietelo e se diventerete buoni giornalisti, migliorerete anche il nostro Paese”. Proiettato verso il futuro anche Lucarelli, che ha detto: “Per voi questo è un anno decisivo. Alcuni errori non vi saranno perdonati. Dovrete spingervi oltre le vostre capacità e arrivare a proporvi sul mercato con una formazione completa”. Demarco subentra a Pier Luigi Camilli, che continuerà a dare il suo contributo soprattutto nella sezione video. Germana Squillace Inchiostro Anno XV numero speciale 5 novembre 2014 www.unisob.na.it/inchiostro www.inchiostronline.it Periodico a cura della Scuola di giornalismo diretta da Paolo Mieli dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa Direttore editoriale Lucio d’Alessandro Direttore responsabile Marco Demarco Coordinamento scientifico Arturo Lando INCHIOSTRO NUMERO SPECIALE L’esperienza accanto alla voce di Tutto il Calcio A lezione da Cucchi Si muove a scatti. Macina chilometri negli studi Rai di Saxa Rubra e negli stadi di serie A, da sempre il suo campo preferito. Dirige la squadra co il piglio del regista di personalità, polmoni enormi e classe cristallina. Riccardo Cucchi non è semplicemente il numero uno della redazione sportiva di Radio Rai: è un pezzo di storia del giornalismo italiano. La voce principale di Tutto il calcio minuto per minuto, cresciuta nel vivaio di maestri come Enrico Ameri e Alfredo Provenzali, è un mito vivente. Sia per i colleghi delle altre redazioni, che farebbero carte false per lavorare alle sue dipendenze, sia per gli stagisti, ai quali dispensa pacche sulla spalla e consigli preziosi. A cominciare dal primo: il giornalismo, soprattutto quello radiofonico, è un gioco di squadra. «Trasmissioni come Tutto il calcio minuto per minuto o Radio Anch’io Sport non esisterebbero se ogni collega lavorasse soltanto per compiacere il proprio ego – ripete – Niente prime donne, solo giornalisti umili e proiettati verso un obiettivo: informare i radioascoltatori con passione e precisione». Il Cucchi-pensiero è tutto qui. Non una semplice filosofia di lavoro ma un autentico stile di vita per Re Riccardo, un incrocio tra Angelo Branduardi, Andrea Pirlo e Giulio Cesare. Come ogni condottiero che si rispetti, sprizza autorevolezza da tutti i pori. Anzi, da tutti i riccioli. Sia quando organizza il lavoro della redazione sia quando è al microfono e si alterna con Filippo Corsini, Giuseppe Bisantis, Francesco Repice, Massimo Barchiesi, Ugo Russo e Giovanni Scaramuzzino. «In studio e sui campi occorre personalità – sottolinea il numero uno dello Sport di Radio Rai – Il radioascoltatore deve appassionarsi al racconto giornalistico. E per questo servono ritmo, intensità, potenza, consapevolezza dei propri mezzi e un approccio neutrale alla radiocronaca». È così che “la voce dello sport italiano” ha tenuto nascosta la sua fede calcistica laziale per tutta la sua quarantennale carriera. Nel decalogo del perfetto giornalista radiofonico c’è anche un elogio della terra di origine. Le inflessioni dialettali, per Cucchi, rappresentano non un limite bensì un valore «perché caratterizzano il modo di esprimersi di ciascun collega». È vero, le regole della grammatica e della fonetica vanno sempre rispettate. Ma la dizione può anche cedere il passo alla pronuncia tipica della propria terra natale. E pazienza se al microfono ti capita di dire “in bregedenza” come se a parlare fosse un avellinese doc come Ciriaco De Mita. Per il resto le lezioni di Cucchi, che alle spalle ha un passato da professore di liceo, restano scolpite come le Tavole della legge: scrivere in funzione della lettura, privilegiando frasi brevi e poco articolate, respirare con il diaframma per controllare il fiato e l’emissione del suono, allenare continuamente i muscoli del viso e scandire bene tutte le parole che si pronunciano. Il motivo è presto detto: «Un servizio radiofonico – conclude - è come una pietanza che va servita al radioascoltatore: può essere anche preparata a regola d’arte e con i migliori ingredienti, ma è fondamentale impiattarla nel modo giusto». Ciriaco M. Viggiano Nel meridione viene venduto solo un quinto della produzione nazionale Coordinamento redazionale Alfredo d’Agnese Carla Mannelli Alessandra Origo Guido Pocobelli Ragosta Editore Università degli Studi Suor Orsola Benincasa 80135 Napoli via Suor Orsola 10 Partita Iva 03375800632 Redazione 80135 Napoli via Suor Orsola 10 tel. 081.2522212/226/234 fax 081.2522212 Registrazione Tribunale di Napoli n. 5210 del 2/5/2001 Al Sud vince l’informazione locale Una curva discendente. E’ lo stato dell’arte dell’editoria, secondo quanto riportato dagli studi di settore. Le vendite dei quotidiani sono in picchiata dal 2006, ultimo anno in cui si è segnato un incremento, anche se piccolo, delle vendite. In poco più di un lustro la vendita dei giornali è calata di oltre un milione di copie, assestandosi al di sotto dei 4,5 milioni al giorno. Il fenomeno è geograficamente disomogeneo, con un disavanzo nettamente a sfavore del sud. Il 56% delle copie viene venduto nelle regioni del Nord Italia, a fronte di una popolazione pari al 46% del totale nazionale. Nelle regioni meridionali, invece, che raccolgono il 34% della popolazione italiana viene venduto solo il 22% della produzione quotidiana. Lo riporta la Fieg ( Federazione Italiana Editori Giornali) nel suo rapporto sul biennio 2012-2013. La forbice si accentua nella lettura delle singole aree geografiche, rivelando un particolare interessante: nelle regio- ni del sud Italia si leggono soprattutto quotidiani con ampi spazi dedicati alla cronaca locale. Con una media di 60,000 copie giornaliere distribuite tra il capoluogo e la provincia, il Mattino di Napoli continua a essere il primo quotidiano campano per tiratura e vendite. Stando ai dati Audipress, quasi il 90% della distribuzione della testata di Caltagirone rimane però in regione, con una media di 70,000 copie quotidiane. Fondamentale per l’analisi di questo dato l’attenzione capillare che il quotidiano dedica agli eventi specifici dei capoluoghi di provincia. Così il divario con le altre testate resta un dato di fatto e continua a crescere. Solo Repubblica e Corriere riescono a superare il tetto delle 15,000 copie vendute in regione, grazie all’operazione di traino dei loro inserti speciali, focalizzati sulla cronaca locale. Lara De Luna
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