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Anno III - Numero 255 - Domenica 2 novembre 2014
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Banche e Pd
Usa
Roma
Scarsa trasparenza,
multa a Boschi senior
Il turismo spaziale
finisce in tragedia
Se l'Atac sbanda
è colpa della sinistra
Vignola a pag. 2
Musumeci a pag. 5
a pag. 6
EDITORIALE DELLA DOMENICA - L'OCCASIONE È IL 25° DALLA CADUTA DEL MURO, MA IL MESSAGGIO NON È SOLO SIMBOLICO
di Roberto Buonasorte
enticinque anni fa cadeva
il Muro di Berlino. Un
evento epocale, che cambiò la storia anche e soprattutto in termini di ciò
che significò idealmente. Ed è proprio in corrispondenza del venticinquesimo anniversario di questa
data simbolo che arrivano nel panorama nazionale due eventi che,
se ci sarà la volontà, potrebbero
cambiare una volta per tutte il destino della destra italiana, che ormai da troppo tempo vegeta in
una condizione di stagno totale.
Il primo è quello organizzato dalla
Fondazione Alleanza nazionale:
una due giorni di cultura e politica
a Milano i prossimi sabato e domenica.
Questa volta l’invito è rivolto ai
principali esponenti del centrodestra italiano, dunque ci si rivedrà
un po’ tutti e sarà, crediamo, un’occasione per ricominciare un percorso interrotto, per molte ragioni,
da troppo tempo.
Certo, il passato ha il suo peso,
per tutti. Ciò che determinerà la
possibilità di una nuova prospettiva
sarà la capacità di ciascuno di
chiudere per sempre con i vecchi
rancori, con i personalismi, di tagliarsi molti ponti alle spalle e
guardare avanti, mantenendo del
nostro passato - che è comune a
tutti noi - ciò che ci ha uniti e lasciando definitivamente alle spalle
ciò che ci ha divisi.
L’occasione c’è, non la possiamo
sprecare. Perché, oggi più che mai,
occorre trovare quell’alternativa
all’impunita situazione che vede
al governo qualcuno che non è
stato scelto dagli italiani.
V
RENZI,
L’ALTERNATIVA C’È
Sabato e domenica prossimi a Milano e a Roma importanti
manifestazioni per far capire che il centrodestra non è finito
Un’alternativa che è fondamentale
anche per ripristinare in questo
Paese l’appartenenza di ciascuno:
PASTICCIACCIO DEL MIUR, TEST DA RIFARE
ci sono valori e questioni che non
sono barattabili e che non sono in
vendita, questo deve essere chiaro.
Francesco Storace interverrà alla
manifestazione nel pomeriggio di
sabato 8 novembre, in un incontro
LO CHIEDERANNO SOLO 2 LAVORATORI SU 10, PRINCIPALMENTE GIOVANI
CASO CUCCHI
Il fallimento del Tfr in busta paga
La famiglia
prepara
l’azione legale
contro il Ministero
l presidente del Consiglio Matteo Renzi l’aveva
presentato come uno dei
provvedimenti necessari a
rimettere in moto l’economia
e invece, l’introduzione del
Tfr in busta paga si è rivelato
un fallimento. Secondo quanto emerso da un sondaggio
di Confesercenti, infatti, la
maggioranza dei lavoratori
–liberi di scegliere-, hanno
deciso di lasciare in azienda
il proprio Tfr. Nello specifico,
solo il 18%, quindi meno di
uno su due, lo chiederà in
busta paga, a fronte del 67%
che invece continuerà a lasciarlo in azienda.
A dimostrazione di una crisi
del mercato del lavoro che
grava maggiormente sulle
nuove generazioni, il sondaggio rileva che a scegliere
di usufruire della possibilità
offerta dalla legge di Stabilità,
sarà soprattutto chi ha tra i
35 e i 44 anni (21%), seguito
dai più giovani fra 18 e i 24
I
Sotto esame
a pag 11
che potrebbe costituire davvero
la base per un futuro di unità e di
condivisione di intenti.
L’altra manifestazione si svolgerà
invece a Roma, il giorno successivo, domenica, organizzata da Raffaele Fitto. L’occasione, anche qui,
è la caduta del Muro, e anche in
questa circostanza si tratterà di
un momento di dibattito importante che porrà, crediamo, questioni rilevanti.
Lo scriveva proprio ieri sul Giornale d’Italia Francesco Storace: ci
vogliono la volontà, il coraggio, la
tenacia, per immaginare un Paese
senza Renzi. E occorre prendere
atto che Forza Italia non è più il
grande partito di un tempo: l’atteggiamento nei confronti della
situazione politica italiana - diceva
ieri il nostro direttore - è “di commento”, occorre invece - ed è ormai un’assoluta necessità - che si
ricominci ad agire.
È necessario davvero - e questa
volta in maniera definitiva - ricreare
quelle condizioni che videro la
destra italiana affermarsi in un
tempo che sembra recentissimo
e che invece risale a ben due decenni fa. Ma questa volta è indispensabile partire da un presupposto fondamentale: capire gli errori fatti e proporsi solennemente
di non ripeterli mai più.
Molte cose si sarebbero potute
fare, all’epoca, andando finalmente
al governo dopo decenni di opposizione. L’occasione la lasciammo fuggire. Un errore imperdonabile, che dobbiamo impegnarci
a non ripetere più. Come dobbiamo fermamente impegnarci a non
consentire mai più agli eventi di
dividerci, di lacerarci.
Si può fare. Si deve fare.
(19%). Al contrario, non lo
toccheranno coloro i quali
sono più vicini alla pensione,
dunque quelli tra i 55-64
anni (72%) e tra 45-54 (70%).
Certamente, saranno in pochi quelli che investiranno
in consumi l’anticipo della
propria liquidazione. A tal
riguardo, dallo studio emerge che tra i lavoratori che
hanno intenzione di richiedere il Tfr in busta paga, la
maggior parte è ancora incerta su come utilizzare la
liquidità in più (44%), mentre
il 17% la investirà soprattutto
in forme di risparmio alternative. Il 16% punta a pen-
sioni integrative e il 13%
dice che userà la somma
per saldare pagamenti e
debiti pregressi. La percentuale sale al 36% tra i giovani
compresi tra i 18 e i 24 anni.
Solo il 10% investirà il Tfr in
acquisti.
Qualora i risultati del sondaggio di Confesercenti dovessero confermarsi, ne trarrebbero vantaggio le aziende, già piegate da un mercato poco concorrenziale e
quindi timorose che, se tutti
o la maggior parte dei dipendenti scegliessero di
avere il Tfr su base mensile,
l’impresa rimarrebbe a corto
di liquidità disponibile. Solo
il 36% delle imprese dichiara
invece di non avere problemi. Le preoccupazioni manifestate dalle aziende nascono principalmente dalla
difficoltà nell’ottenere prestiti
dal canale bancario, segnalate dal 66% degli imprenditori. Giuseppe Giuffrida
a battaglia per Stefano Cucchi non
è finita. La sorella Ilaria è in prima
fila e il giorno dopo la sentenza di
assoluzione parla di “voglia di liquidare
in fretta la pratica, per i medici, per la
polizia, Stefano era un tossico morto in
ospedale, uno dei tanti. Invece no.
Stefano era mio fratello, e in ospedale
ci era arrivato perché massacrato mentre
era in carcere e dunque sotto la tutela
della giustizia”.
Intanto l’avvocato della famiglia Fabio
Anselmo annuncia un’azione legale contro
il ministero della Giustizia: “Ora aspetteremo le motivazioni della sentenza per
preparare il nostro ricorso per Cassazione
ma intraprenderemo anche un’azione
legale nei confronti del ministero, affinché
si possa riconoscerne la responsabilità
rispetto alla morte di Stefano”. La famiglia
di Cucchi ha già ottenuto un risarcimento
da un milione e 340mila euro dall’ospedale
V.B.
dove Stefano morì.
L
2
Domenica 2 novembre 2014
Attualità
DIVENTA UNA FURBATA PERSINO LA RINUNCIA ALLA “PENSIONE” REGIONALE
PESANTI ACCUSE E UNA SANZIONE AMMINISTRATIVA DA DUE MILIONI E MEZZO DI EURO
Il vitavizio di Sergio Rizzo
Pd, banche, trasparenza:
qualcosa non funziona
S
ergio Rizzo - che deve
avere un fatto personale nei miei confronti,
ma prima o poi si convincerà
che esistono anche politici
seri e perbene - mi rimprovera sul “Corriere della Sera”,
con l’autorevolezza che gli
offre quella testata, la proposta
di legge sulla rinuncia al vitalizio regionale. Se ci ragionasse su, scoprirebbe facilmente che ho ragione io e non lui.
Quello che si corre oggi nelle regioni italiane,
è il rischio di una marea di ricorsi se si interviene sul semplice taglio dei vitalizi di chi
percepisce l’assegno mensile.
Quello che propongo è evitare i ricorsi.
Provi a chiedere in giro a tutti gli ex consiglieri
regionali se tutti percepiscono il vitalizio. Scoprirà di no. Perché alcuni vi hanno rinunciato
- facendo risparmiare comunque alla regione
di elezione una marea di quattrini per tutta
la durata della loro vita - facendosi restituire
i contributi trattenuti, nella parte a loro carico,
dall’indennità percepita. Ma lui, quei “furbetti”,
non li ha nemmeno cercati. Se poi considera
quei soldi “pubblici” - e lo sono - immagino
che consideri “pubblici” anche i quattrini
derivanti dalle indennità. In questo caso, per
togliere i turbamenti che la questione gli
provoca, si stabilisca un’altra norma: la gratuità
dell’incarico di consigliere regionale. Se vuole,
gli invierò la proposta di legge presentata
dal soluto “furbetto” in questa legislatura e
chissà quale marchingegno ci scoprirà dentro.
La proposta che lui contesta serve invece a
eliminare per davvero
i doppi vitalizi. Il caso
limite dei 277.000 euro
a cui lui fa riferimento
riguarda chi ha versato
tale cifra per 15 anni e
non si capisce il motivo
per cui andrebbe “requisita” a chi rinuncia
al vitalizio, mentre altri
intascherebbero ben oltre, per tutta la vita
con l’assegno mensile. (In questi casi, l’ex
consigliere costa alla regione in vitalizio e
tasse quasi centomila euro l’anno, in appena
poco più di due anni la regione se lo toglie
di mezzo per sempre: come non capirlo?)
E poi è evidente che la data del 30 novembre,
in una proposta presentata nelle scorse settimane, indica una volontà di rispondere immediatamente, come sembrava sollecitasse
anche Rizzo. È chiaro che se si sposta la discussione, la legge entrerà in vigore dopo,
non appena approvata, con la modifica della
data... Non comprenderlo, in effetti, non è da
furbetto, ma da stupidino. Una specie di vitavizio... E siccome Rizzo stupidino non lo è,
accetti di scoprire che ci sono anche politici
onesti. Anche perché l’alternativa è rischiare
di lasciare a tutti doppi e tripli vitalizi.
P.s. Il limite dei 65 anni serve proprio a far
risparmiare la regione. Mi è stato fatto osservare che non è conveniente per la Regione
restituire i contributi per la rinuncia al vitalizio
a chi ha ottant’anni e magari sta in pensione
Francesco Storace
da trenta...
Pier Luigi Boschi, padre della ministra preferita da Renzi, nel mirino
della vigilanza per la gestione di Banca Etruria; multe per lui e altri 18
anche, Pd, Toscana. Un trinomio che ultimamente
non porta bene. Non siete
superstiziosi? Se non basta
Mps, andatelo a chiedere alla Banca
Etruria, per la quale si è profilata
negli anni una gestione talmente
malsana da meritare l’intervento di
Bankitalia. E nelle pastoie ci è finito
Pier Luigi Boschi, illustre padre di
Maria Elena, ministra “delle riforme”
e renziana che più renziana non si
può.
Certamente le colpe del padre non
possono ricadere sulle figlie, però
sul curriculum fresco come l’acqua
della Boschi va ora a posarsi una
macchia, perché gli organi della
Banca d’Italia ci sono andati giù pesante. I rilievi segnalati dalla Vigilanza
sono molteplici e pesanti: violazioni
delle disposizioni sulla governance,
carenze nell’organizzazione e nei
controlli interni, carenze nella gestione
e nel controllo del credito, violazioni
in materia di trasparenza e pure
omesse e inesatte segnalazioni all’Organismo di Vigilanza. Siccome
B
si parla di banche il tutto va monetizzato: si parla perciò di una multa
da due milioni e 540mila euro. Con
sanzioni elevate anche nei confronti
dei singoli. Il più multato è l’ex direttore generale Luca Bronchi
(202.500 euro), per anni “dominus”
di tutte le scelte gestionali della
banca. Colpito pesantemente l’ex
presidente Giuseppe Fornasari
(180mila euro), e poi con 156mila
euro a testa troviamo il consigliere
(e attuale presidente) Lorenzo Rosi
e gli ex consiglieri Giovanni Inghirami,
Enrico Fazzini, Giampaolo Crenca,
Natalino Guerrini, Alberto Bonaiti,
Luciano Nataloni. Sanzioni praticamente identiche a quelle di altri con-
siglieri, ex e in carica, come Andrea
Orlandi, Giovan Battista Cirianni,
Luigi Bonolla e, appunto, Pier Luigi
Boschi: per lui si tratta di dover
sborsare 144mila euro, mi sa che
pertanto la paghetta sarà sospesa…
Altri sanzionati? L’ex consigliere Alfredo Berni per 120mila euro, e poi
Massimo Tezzon (84mila euro), già
direttore generale di Consob e attualmente presidente del collegio
sindacale, i sindaci in carica Carlo
Polci, Gianfranco Neri, Paolo Cerini
e l’ex loro collega Franco Arrigucci,
chiamati a pagare ammenda per
72mila euro.
Che altro dire? Fatti privati? Non
proprio. Giacché se da qualche anno
per l’Italia si aggira un mostro chiamato crisi, è anche (se non soprattutto) colpa delle banche. E di chi le
banche le ha gestite sperperando i
risparmi dei cittadini "opacizzando"
la trasparenza. Ecco una bella riforma
cui la ministra potrebbe dedicarsi:
magari qualche consiglio glielo potrà
suggerire un parente stretto...
Robert Vignola
SCIOPERI QUASI QUOTIDIANAMENTE. IN PIAZZA PENSIONATI, DIPENDENTI PUBBLICI, METALMECCANICI, GIUDICI DI PACE E ALTRE CATEGORIE
Per Renzi un autunno sempre più caldo
opo i fuochi d’artificio e le
ospitate in tv, per il presidente
del Consiglio inizia un mese
di fuoco. Mentre il parlamento passerà in rassegna la legge di Stabilità
e il Jobs Act, si preparano a scendere in piazza pensionati, dipendenti pubblici e metalmeccanici,
a cui vanno ad aggiungersi le mobilitazioni di singole categorie che
chiedono adeguamenti salariali.
Pur non essendoci ancora una
data ufficiale, sono pronti ad incrociare le braccia per otto ore i
metalmeccanici della Fiom, capitanati da un Maurizio Landini an-
D
cora furioso per quanto accaduto
con la polizia la settimana scorsa
nella Capitale. Riguardo il pubblico
impiego, invece, se gli autonomi
hanno deciso di impugnare bandiere e striscioni il 14, le sigle
confederali hanno concordato di
manifestare l’8, per una grande
mobilitazione.
Senza andare troppo lontano, già
domani si asterranno dal lavoro i
dipendenti del comparto sanità
che aderiscono al Nursind; martedì
sarà invece la volta dei giudici di
pace, sul piede di guerra per le
misure adottate dal ministro della
Giustizia, Andrea Orlando. Giovedì
5 sarà la volta delle manifestazioni
a Milano, Roma e Palermo dei
pensionati di Cgil, Cisl e Uil. Gli
stessi sindacati saranno uniti anche
sabato 8 per la manifestazione a
Roma dei lavoratori della pubblica
amministrazione, della conoscenza
e della sicurezza che sarà conclusa
dal segretario generale Cgil Susanna Camusso.
La seconda metà del mese sarà
la volta della Fiom, con uno sciopero generale e manifestazioni il
14 novembre a Milano e il 21 novembre a Napoli. Nel frattempo,
sempre il 14 hanno indetto lo sciopero generale nel pubblico e nel
privato Cobas, Cub, Slai, Usi-Ait
(più Sisa per il comparto scuola).
Giornata nera, quella del 14, anche
per chi dovrà spostarsi in aereo,
fortemente disagiato dallo sciopero
indetto da Cub e Flaica, a cui si
aggiunge quello proclamato da
Avia per EasyJet (per il personale
navigante di cabina), quello di Uiltrasporti e Anpav per Alitalia (ma
solo dalle 12 alle 16) e lo stop ai
straordinari per Techno Sky indetto
deciso dalla Fiom.
Giuseppe Giuffrida
LA CANDIDATA A GOVERNATORE PER IL CENTRODESTRA PRENDE A MODELLO LA NORMA VOLUTA DA STORACE
Via Giovanni Paisiello n.40
00198 Roma
Tel. 06 85357599 - 06 84082003
Fax 06 85357556
email: [email protected]
Mutuo sociale, Wanda Ferro
lancia la sfida in Calabria
ta girando in lungo e largo la Calabria, Wanda Ferro, candidata a
governatore della Regione per il
centrodestra. E tra un incontro e l’altro
non le è sfuggito quanto accaduto al
Consiglio regionale del Lazio, dove è
stato approvato l’emendamento sul mutuo sociale fortemente voluto dal leader
de La Destra Francesco Storace e dal
consigliere Giancarlo Righini, di Fratelli
d’Italia. Una battaglia per andare realmente incontro alle esigenze delle famiglie più bisognose, con la certezza
sui tempi e sulle procedure amministrative che ne renderanno più facile e
veloce l’applicazione, anche da un
punto di vista burocratico.
S
Una battaglia, questa, che anche la
Ferro ha deciso di intraprendere, portando in Calabria proprio l’esperienza
del Lazio. In un post sulla sua pagina
Facebook, la candidata alla presidenza
della Regione ha lanciato la sfida partendo dal successo di Storace e Righini:
“Grazie all’emendamento fatto approvare in Consiglio regionale da Francesco
Storace della Destra e da Giancarlo
Righini di Fratelli d’Italia, la Regione
Lazio mette a disposizione di tantissime
famiglie disagiate un nuovo mutuo sociale che consentirà di riscattare l’immobile in affitto al termine del pagamento dell’ultimo rateo. È prevista infatti
una quota di alloggi di edilizia popolare
o sovvenzionata, per i quali le famiglie
a basso reddito che non hanno disponibilità per l’accesso al credito, non
dovranno rivolgersi alle banche per
pagare il mutuo, ma sarà la Regione
stessa a fare da garante presso gli
istituti di credito. Ad un interesse dell'1
per cento, il rateo da pagare mensilmente fino a diventare proprietari sarà
pari al venti per cento del salario percepito”.
“Ritengo che sia una norma di grande
civiltà –scrive ancora Wanda Ferro-,
che dovremo introdurre anche in Calabria, per affrontare l’emergenza casa
e dare a tante famiglie l’opportunità di
realizzare il sogno di avere una casa di
Direttore responsabile
Francesco Storace
Amministratore
Roberto Buonasorte
Direttore Generale
Niccolò Accame
Capo Redattore
Igor Traboni
Progetto grafico
Raffaele Di Cintio
proprietà, pensando soprattutto ai disoccupati e ai lavoratori precari che
non possono fornire le garanzie necessarie ad ottenere un mutuo dalle
banche. Dare la sicurezza di una casa,
significa dare fiducia e speranza alle
famiglie, per invertire il dato drammatico
fornito dalla Svimez che vede nel Sud
Italia nascere sempre meno bambini”.
G.G.
Società editrice
Amici del Giornale d’Italia
Sito web
www.ilgiornaleditalia.org
Per la pubblicità
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Daniele Belli
tel. 335 6466624 - 06 37517187
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-----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma
n° 286 del 19-10-2012
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Domenica 2 novembre 2014
Attualità
L’ALLARME DELLA CGIA DI MESTRE: ADDIZIONALI COMUNALI E REGIONALI IN AUMENTO. PIÙ CARE DI TARI E TASI MESSE ASSIEME
Piovono tasse
di Giorgio Musumeci
ra il 2010 e il 2015 le addizionali
comunali e regionali sono aumentate e continueranno ad aumentare
a dismisura. È un’ennesima doccia
gelata quella che arriva dall’Ufficio
studi della Cgia di Mestre, che rileva infatti
come per un impiegato l’aumento sarà del
35%, per un operaio e un lavoratore autonomo del 36%, per un quadro del 38% e
per un dirigente del 41%, precisando che il
loro peso economico è superiore a quello
di Tari e Tasi ,messe assieme.
Analizzando i risultati dello studio, infatti,
se in una abitazione principale media tra
Tari (300 euro circa) e Tasi (150 euro circa)
una famiglia di tre persone deve sborsare
al Comune di residenza pressappoco 500
euro, tra addizionale comunale e regionale
a un impiegato quest’anno tocca pagare
732 euro, a un lavoratore autonomo 924 euro,
a un quadro 1.405 euro e a un dirigente
3.583 euro. Una situazione che cambia solo
per gli operai, che versano di addizionali
circa 430 euro, contro i 500 di Tasi e Tari.
T
A tal riguardo, il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi spiega come “salvo rare
eccezioni, negli ultimi anni le addizionali
Irpef hanno subito dei forti incrementi, sia
per compensare i tagli dei trasferimenti statali, sia per fronteggiare gli effetti della crisi
che hanno messo a dura prova i bilanci
delle Regioni e dei Comuni”. A pagarne le
spese, manco a dirlo, sono sempre i contribuenti. Nella sua analisi Bortolussi evidenzia
inoltre come “pur costando mediamente
meno delle addizionali Irpef, la Tari e la
Tasi sono le tasse locali più avversate dai
cittadini”. La ragione va ricercata principalmente nelle modalità di pagamento di
queste imposte. Nel caso delle addizionali
Irpef, queste “vengono prelevate mensilmente alla fonte, di conseguenza il contribuente non ha la percezione di quanto gli
viene decurtato lo stipendio o la pensione.
Per il pagamento della Tasi e della Tari, invece, i cittadini devono mettere mano al
portafogli per onorare le scadenze e recarsi
fisicamente in banca o alle Poste. Operazioni
che psicologicamente rimangono ben impresse nella mente di ciascuno”.
IL FATTURATO È IN CALO E LA CRISI NON DEMORDE
Autogrill batte la “ritirata” dal mercato
Dal 2008 tagliati circa duemila posti di lavoro
primi sentori della crisi per Autogrill, azienda
fiore all’occhiello in Italia della ristorazione, risalgono al 2008 quando, un giorno dopo l’altro,
è iniziata la riduzione d’organico nell’ordine, all’incirca, del 20%.
Anche se non esistono dati ufficiali, perché nel
dettaglio mai rilasciati dall’azienda, si può parlare
oggi di oltre 2mila dipendenti lasciati casa e di
altri che verranno salutati entro la fine dell’anno.
Sono gli stessi lavoratori a lanciare l’allarme per
una situazione che va facendosi sempre più rischiosa: la paura è infatti di un domani senza
lavoro né ammortizzatori sociali.
A loro sfavore gioca la forte territorialità dell’azienda, presente in Italia con centinaia di locali,
con un numero ridotto di dipendenti, e quindi
difficilmente inquadrabili.
Un gruppo florido quello di Autogrill, che produce
utili (87,9 milioni nel 2013, 96,8 milioni nel 2012)
e che nel suo settore è leader mondiale.
Se l’Italia, con circa 1 miliardo di ricavi, è quarto
I
del fatturato complessivo, è anche l’area geografica
che più ha risentito della crisi, a causa del netto
calo del traffico autostradale, dei consumi e dunque del fatturato del gruppo (-230 milioni di
euro dal 2009 al 2013) che, nel solo 2013, in
Italia ha registrato - 41 milioni.
Quindi l’azienda ha razionalmente deciso di
correre ai ripari: chiudere i punti vendita meno
redditizi e puntare sulle aree in crescita.
Scadute i diverse concessioni, Autogrill ha scelto
di non partecipare a molte delle nuove gare con
la conseguente perdita negli ultimi due anni 28
punti di ristoro che sono passati ai gruppi concorrenti: “E’ stata una scelta precisa che però
non ha avuto alcun impatto occupazionale –
spiega Alessandro Preda, direttore delle risorse
umane del gruppo – in quanto la normativa prevede che chi subentra nella concessione assorbe
i dipendenti. Il calo del traffico degli ultimi anni,
l’obbligo di mantenere aperte sette giorni su
sette, ventiquattro ore su ventiquattro, aree di
servizio ad appena 20 chilometri l’una dall’altra,
il costo crescente degli affitti e la scelta di liberalizzare la vendita di bibite e alimenti alle pompe
di benzina hanno contribuito ad alzare i costi a
fronte di fatturati in calo”.
Dal punto di vista occupazionale il nodo più
grave è quello relativo alla chiusura dei punti di
ristoro nei centri commerciali e nei centri cittadini,
dove i lavoratori non sono automaticamente coperti dal subentro in concessione e non hanno
diritto agli ammortizzatori sociali.
L’azienda si difende affermando che non intende
lasciare l’Italia ma anzi continuare a investire ma
con strategie diverse.
Un punto di vista comprensibile ma allo stesso
tempo discutibile: visionando i bilanci del gruppo,
la variabile “lavoro” di cui si conoscono le caratteristiche solo per sommi capi: Autogrill conta
55mila “collaboratori”, circa il 61% sono donne,
e il 90% dei dipendenti è a tempo indeterminato.
All’interno del marchio dominano dunque le dinamiche imprenditoriali e ai lavoratori non resta
che attendere quali saranno le prossime mosse
del marchio e capire se sia il caso di tremare o
tirare un sospiro di sollievo.
Francesca Ceccarelli
CONTRIBUISCONO LA “MOVIDA” IN CITTÀ E I CONTROLLI ANTI ALCOOL. LA LOMBARDIA LA REGIONE PIÙ COLPITA, MA CRESCONO I SINISTRI MORTALI AL SUD
Stragi del sabato sera, in 10 anni calo del 60%
rrivano buone notizie dall’Osservatorio
Il Centauro-Asaps (l’Associazione degli
amici della Polizia stradale), secondo
cui le vittime delle cosiddette stragi del
sabato sera sono in netto calo rispetto agli
anni passati. Se, infatti, nel Duemila erano
state 917, nel 2012 si sono fermate a 363,
scendendo ulteriormente quest’anno, in cui
si registrano 81 vittime nel primo semestre.
Analizzando i particolari dello studio emerge
che le regioni più travolte dalle tragedie del
week-end sono la Lombardia (21 sinistri e
17 vittime), Sicilia (15-10), Emilia Romagna
e Veneto (14-6), Campania (14-10), Lazio (1011). Per il presidente Asaps, Giordano Biserni,
“i dati dimostrano come questa tipologia di
incidenti, che hanno falciato tante giovani
vite, stia diminuendo al nord dove ha inciso
anche un cambio del modello del divertimento, con un minor nomadismo notturno e
più ‘movide’ in città. Sta invece percentual-
A
mente crescendo al sud, dove forse la mobilità
da divertimento nelle notti del fine settimana
è in espansione su una rete stradale oggetti-
vamente più pericolosa specie
la notte, con strade meno illuminate e segnaletica confusa,
dove servirebbe un potenziamento delle campagne informative e dei controlli”.
Insieme al cambio di abitudini
dei giovani, hanno contribuito
notevolmente al calo delle stragi anche “le nuove leggi e un
intenso utilizzo dell’etilometro”.
Ad avvalorare quanto dichiarato
da Biserni ci sono i numeri resi
noti da polizia e carabinieri
proprio in merito ai controlli
con l’etilometro. Se nel 2007
erano stati duecentomila, sei
anni dopo, nel 2013, sono stati
quasi decuplicati, superando abbondantemente la soglia del milione e ottocentomila.
“E a questi si devono aggiungere quelli fatti
dalla polizia locale –spiega ancora il presidente Asaps-, che sono in aumento e divenuti
molto più severi da quando le sanzioni amministrative permettono ai comuni di pagarsi
le spese”.
Rispetto a dieci anni fa, i risultati sono evidenti
e lasciano ben sperare sul futuro. Tuttavia,
resta la consapevolezza che la strada da percorrere è ancora lunga. Relativamente ai
primi sei mesi del 2014, l’Osservatorio ha
registrato 121 incidenti gravi che hanno causato 81 morti e 199 feriti. Delle vittime, 21
avevano un’età fino a 20 anni, 30 avevano tra
i 21 e i 25 anni, 21 avevano tra i 26 e i 30 anni,
mentre 9 avevano un’età superiore ai 30
anni, a dimostrazione che il fenomeno riguarda principalmente i giovani. Gli episodi
plurimortali (due o più vittime) sono stati 11.
Ancora alti sono i casi di pirateria mortale o
grave, che nelle sole notti del fine settimana
sono stati appunto 14. Riguardo invece i
luoghi dell’incidente, 58 di questi si sono
verificati in aree urbane, 54 su statali e provinciali, e 9 sulle autostrade.
Giuseppe Giuffrida
4
Domenica 2 novembre 2014
Storia
L'ESPULSIONE DA PARTITO SOCIALISTA, L'ABBANDONO DELLA DIREZIONE DE “L'AVANTI!”, “IL POPOLO D'ITALIA”: L'EVOLUZIONE DEL PENSIERO DEL FUTURO DUCE
Bandiere rosse ammainate:
Mussolini e la “neutralità operante”/15
Il quotidiano sarà “indipendente, liberissimo, personale, mio, risponderò alla mia coscienza e a nessun altro”
di Emma Moriconi
n partito che vuol vivere nella
storia e fare - per quanto gli è
concesso - della storia, non può
soggiacere - pena il suicidio ad una norma cui si conferisce il valore di
dogma indiscutibile. O di legge eterna, sottratta alle ferree necessità dello spazio e del
tempo [...] La realtà si muove e con ritmo accelerato. Abbiamo avuto il singolarissimo privilegio di vivere nell'ora più tragica della
storia del mondo. Vogliamo essere - come
uomini e come socialisti - gli spettatori inerti
di questo dramma grandioso? O non vogliamo
esserne - in qualche modo ed in qualche
senso - i protagonisti? Socialisti d'Italia, badate:
talvolta è accaduto che la lettera uccidesse
lo spirito. Non salviamo la lettera del Partito,
se ciò significa uccidere lo spirito del Socialismo". È il 19 dicembre 1914 quando queste
parole di fuoco campeggiano su L'Avanti!
L'autore del fondo si chiama Benito Mussolini,
è il direttore del quotidiano socialista, e il
titolo del pezzo è: "Dalla neutralità assoluta
alla neutralità operante".
Benito è convinto che tutto il Partito gli darà
ragione. Si illude. Giacinto Serrati , il giorno
successivo, a Bologna gli urlerà: "Non puoi
restare neppure per un istante ancora direttore
dell'Avanti!, né membro della direzione del
Partito!".
La proposta di Mussolini viene respinta all'unanimità, si pone la questione della direzione
de L'Avanti!, Angelica Balabanoff, che è indignata, propone una congrua liquidazione per
“U
togliersi dai piedi il "compagno" ormai divenuto scomodo. A Mussolini del denaro non
importa nulla: ha una figlia di soli quattro
anni e la situazione economica della famiglia
non è certo rosea. Ma lui un prezzo non ce
l'ha, non l'ha mai avuto nel corso della sua
intera vita. Il giorno successivo appare su
L'Avanti! l'ultimo articolo del compagno Mussolini: si intitola "Congedo", Benito se ne va, "con serenità,
con orgoglio, con fede immutata".
Il suo pensiero ha preso ormai una
direzione che con il neutralismo a
tutti i costi non ha niente a che vedere: "Alla Conferenza della Pace
- dice ad un redattore del Corriere
della Sera - chi sarà rimasto con le
mani nella cintola, non potrà avanzare pretese. L'Italia ha il suo compito ben tracciato: contro l'Austria,
direttamente, apertamente".
Mussolini smania, ha bisogno di
un quotidiano tutto suo, in cui possa
esprimere il suo pensiero liberamente: in men che non si dica il
pittore Giorgio Muggiani disegna
la testata del nuovo giornale. Il 15
novembre 1914 Milano si sveglia
con gli strilloni che gridano nelle
strade "Il Popolo d'Italia!": è questo
il nome che il futuro Duce ha scelto
per il suo quotidiano, lo stesso che
nel 1860 a Napoli era stato dato
ad un foglio garibaldino. Il fondo,
a firma del direttore e fondatore
Benito Mussolini, si intitola "Audacia" e dice, tra l'altro: "Sicuro come sono che
il tempo mi darà ragione e frantumerà il
dogma della neutralità assoluta, come ha
spezzato molti altri venerabili dogmi di tutte
le chiese e di tutti i partiti, superbo di questa
certezza ch'è in me, io potevo aspettare con
coscienza tranquilla. Certo, il tempo è galan-
tuomo, ma qualche volta è necessario andargli
incontro". Così nasce quel giornale che, nello
stesso articolo di fondo, il suo direttore qualifica
con le parole "indipendente, liberissimo, personale, mio", del quale "risponderò solo alla
mia coscienza e a nessun altro", perché "noi
non siamo, noi non vogliamo essere mummie
perennemente immobili con la faccia rivolta
allo stesso orizzonte, o rinchiuderci fra le
siepi anguste della beghinità sovversiva, dove
si biascicano meccanicamente le formule
corrispondenti alle preci delle religioni professate; ma siamo uomini vivi che vogliamo
dare il nostro contributo, sia pure modesto,
alla creazione della Storia". Insomma, quella
"beghinità sovversiva" è tutta per i suoi ex
compagni di Partito.
Il 25 novembre 1914 al Teatro del Popolo di
Milano è riunita l'assemblea dei Socialisti, all'ordine del giorno c'è il giudizio a Mussolini:
espulso, questo è il verdetto. "Per indegnità
morale". Lui non si scompone: "Quella gente
che mi ha espulso - dice - mi ha nel sangue e
mi ama. Mi ha demolito perché non mi ha
compreso. Ma essa dirà un giorno: 'Voi siete
stato un pioniere e un precursore'".
Il 1914 sta per finire, e con esso la prima fase
del conflitto. L'Italia a breve entrerà in guerra,
e al fronte andranno anche molti socialisti
italiani, come del resto era già accaduto nel
resto del mondo. Le bandiere rosse vengono
presto ovunque ammainate, per lasciare spazio
ai vessilli dei rispettivi Paesi. L'Internazionale
socialista ha lasciato il passo al patriottismo
in tutti i Paesi belligeranti: sta per succedere
anche all'Italia.
L'ITALIA DEL 1914, TRA NEUTRALISMO E INTERVENTISMO
“Cittadini e soldati,
siate un esercito solo!”
Inizialmente contrario all'entrata in guerra, il nostro Paese
passò ben presto su posizioni nazionaliste e belligeranti
estare neutrali o entrare in guerra? Al
fianco di quale
schieramento? Domande che in Italia, nell'autunno 1914, erano più
o meno sulla bocca di tutti.
La situazione, politica prima
che bellica, vedeva il nostro
Paese legato all'Austria e
alla Germania da un Trattato
internazionale che era però
di natura prettamente difensiva. Oltretutto, come
hanno giustamente fatto
notare alcuni storici, la decisione di aprire le ostilità
era stata presa da Francesco Giuseppe senza nemmeno consultare il re d'Italia
Vittorio Emanuele III. All'inizio il governo preferì
quindi di attestarsi su posizioni neutrali, anche per prendere
tempo e valutare la situazione militare
e politica alla luce dei rapporti non
sempre distesi con un alleato scomodo
e spesso inviso alla popolazione come
R
l'Austria, nemico storico del nostro
Paese. Senza contare poi – ed è un
particolare non trascurabile – che secondo Luigi Cadorna, che soltanto a
fine luglio 1914 era stato nominato
capo di Stato Maggiore, il nostro esercito era assolutamente carente quanto
ad equipaggiamenti invernali, mezzi
di trasporto ed armamenti, oltre che
ufficiali adeguatamente formati.
Nei mesi che seguirono il dibattito tra
neutralisti e interventisti si fece via via
sempre più intenso ed acceso. A
favore della neutralità si schierarono i
cattolici, gran parte dei socialisti (secondo i quali la guerra era un affare
tra capitalisti che lottavano per il predominio imperialista dell'Europa, mentre i proletari di tutto il mondo dovevano
sentirsi fratelli) e tutti coloro che erano
convinti del fatto che era più conveniente barattare la non belligeranza
con la concessione, da parte dell'Austria, dei territori confinanti da sempre
contesi. Tra essi Giovanni Giolitti, che
lasciando la presidenza del Consiglio
si era impegnato per mantenere la
neutralità italiana.
Premevano invece per l'entrata in
guerra sia le grandi industrie, che vedevano nel conflitto un'occasione di
notevole espansione economica grazie
al mercato delle forniture per l'esercito,
sia i nazionalisti, che ritenevano necessario combattere armi in pugno
per conquistarsi sul campo l'annessione delle terre irredente. Del primo
gruppo faceva parte la maggioranza
del Parlamento di allora, mentre all'agguerrita seconda fazione davano
il loro contributo personalità come
Gabriele D'Annunzio e Benito Mussolini, che dalle colonne dei giornali
con cui collaborava (prima il quotidiano
socialista “Avanti” e poi “Il popolo
d'Italia”, da lui diretto e fondato) lanciava messaggi e parole di fuoco. Anche grazie al loro attivismo interventista,
fatto di moti, discorsi patriottici e manifestazioni di piazza, il consenso all'entrata in guerra aumentò notevol-
mente. Da sottolineare poi che anche
dall'estero le spinte verso l'intervento
non mancavano: l'Italia importava gran
parte del suo fabbisogno di carbone
e materie prime da Inghilterra e Francia, elemento questo che costituiva
un evidente strumento di pressione
da parte di quegli Stati nei confronti
dei nostri governanti.
Un agitarsi di forze e suggestioni di
diverso tipo dunque ma comunque
di grande impatto, che si mossero a
favore dell'entrata in guerra sia nell'opinione pubblica sia nelle istituzioni.
L'allora capo del governo Salandra,
dopo aver tentato diplomaticamente
di ottenere le terre irredente in modo
pacifico, decise di sottoscrivere un
patto di alleanza con le forze dell'Intesa:
sulla base di tale documento, firmato
a Londra nell'aprile del 1915, l'Italia si
impegnava ad entrare in guerra in
cambio del riconoscimento dei suoi
diritti su Trentino, Alto Adige, Trieste,
Istria e Dalmazia. Progetti questi che,
condivisi ed avallati da Vittorio Emanuele III, erano però ostacolati da un
Parlamento ancora schierato su posizioni neutraliste, che rifiutò di ratificare
il patto di Londra. Salandra a quel
punto fu costretto a dimettersi ma
venne poi successivamente reincaricato e riuscì ad ottenere l'approvazione
del patto di Londra. Dopo poco l'Italia
sarebbe dunque entrata in guerra al
fianco dell'Intesa, spinta anche da un
sovrano che dichiarava: “Cittadini e
soldati, siate un esercito solo! Ogni
viltà è tradimento, ogni discordia è
tradimento, ogni recriminazione è traCristina Di Giorgi
dimento”.
5
Domenica 2 novembre 2014
Esteri
DEGENERA LA SITUAZIONE IN BURKINA FASO
UN MORTO E UN FERITO. LA SOCIETÀ: “ANDIAMO AVANTI”
Compaorè lascia,
in fuga verso il Ghana
Avviato un governo di transizione in attesa delle elezioni
lla fine la decisione
è stata presa: Blaise
Compaoré si è dimesso, dopo la rivolta
contro la modifica costituzionale che gli avrebbe permesso di ricandidarsi.
Un’azione presa "Con l'intenzione di preservare le conquiste democratiche e la pace
sociale - recita il comunicato
di Compaoré letto da una
giornalista alla televisione locale BF1 - dichiaro che il potere è vacante in modo da
permettere la realizzazione
di una transizione che deve
sfociare in elezioni libere e
trasparenti nel tempo limite
di 90 giorni". Successiva la
fuga di Compaoré verso il
Ghana.
Una svolta che arriva dopo
giorni di disordini in cui sarebbero morte almeno 30
persone secondo la Afp.
Il potere passa al numero 2
della guardia presidenziale
che ''assume'' le responsabilita' di capo dello Stato di
transizione in Burkina Faso:
si tratta del colonnello Isaac
Zida, che ha definito ''sorpassate'' le dichiarazioni similari
di ieri del capo di stato maggiore del Burkina Faso Nabéré Honoré Traoré. ''Assumo
d'ora in poi le responsabilita'
di capo transitorio e di capo
dello Stato per assicurare la
continuita' dello Stato'' e una
A
''transizione democratica tranquilla'' ha affermato il colonnello Zida, alla testa di un
gruppo di giovani ufficiali, in
un discorso televisivo.
Quattro i volontari italiani della onlus toscana Movimento
Shalom sono in Burkina
Faso:"Al momento - spiega il
Movimento Shalom in una
nota - i volontari sono nella
città di Koupela, ospiti della
diocesi e della locale sezione
del Movimento". Il Movimento
esprime "preoccupazione per
la situazione in Burkina Faso"
e aggiunge: "al momento tutti
i nostri progetti e attività sono
sicure e funzionanti".
I volontari sono Enrico e Maria Spinelli di Prato, Stefano
Piemontese di Firenze, e Nico
Russoniello di Fucecchio (Firenze). "I 4 volontari italiani conclude la nota - erano andati per monitorare la casa
famiglia di Nouna, le adozioni
a distanza e a dare avvio alla
realizzazione di un frantoio
per l'estrazione di olio combustibile dalle piantagioni di
Jatropha".
Nel frattempo l'esercito ha
annunciato lo scioglimento
del governo e dell'Assemblea nazionale e ha imposto
il coprifuoco notturno. Forte
anche la preoccupazione in-
ternazionale. Il ministro degli
Esteri francese, Laurent Fabius, ha espresso l'auspicio
che "si vada verso un ritorno
alla calma". "Abbiamo chiesto al nostro ambasciatore
sul posto di facilitare questa
soluzione di ritorno alla calma", ha aggiunto. Rispetto
ai cittadini francesi in Burkina Faso - circa 3.500 - Fabius ha assicurato che non
c'è "nessun rischio". Gli Usa
sono "profondamente preoccupati per il deterioramento della situazione e hanno lanciato un appello alla
calma.
Francesca Ceccarelli
Tragedia in California,
precipita navetta Virgin
finito in tragedia il
volo della navetta
sperimentale della
compagnia Virgin Galactic che offre voli turistici oltre l’atmosfera terrestre. Secondo quanto
comunicato via twitter
dalla società del magnate britannico Sir Richard
Branson, si è riscontrata
un’anomalia durante un
test di volo al motore
della navetta SpaceShip
Two, portata in volo dal
razzo WhiteKnight Two.
Al momento dello sgancio, però, il motore
avrebbe perso potenza o non
si sarebbe acceso facendo
quindi precipitare al suolo la
navetta sul deserto del Mojave, in California. A perdere
la vista è stato uno dei membri
dell’equipaggio, mentre l’altro
è rimasto ferito gravemente.
Il problema si sarebbe verificato sei minuti dal lancio, in
quello che era il primi test
dopo nove mesi. La preparazione del volo aveva già avuto
dei ritardi prima della partenza che è avvenuto alle
12.19 ora di New York, a causa
delle condizioni atmosferiche
incerte, e il razzo aveva impiegato 45 minuti prima di
portare la navicella in orbita.
A morire è stato il co-pilota,
rimasto sul suo seggiolino,
mentre il pilota è riuscito ad
uscire dalla navetta con il seggiolino eiettabile e con il paracadute.
Il progetto sperimentale di
Spaceship Two prevede che
la navicella arrivi ad una alti-
È
tudine di cento chilometri. I
primi voli, stando alle parole
del fondatore Branson, potevano partire già alla fine dell’anno in base ai risultati dei
test. Il biglietto per il viaggio
nello spazio costa circa
250mila dollari, e più di 700
persone hanno già prenotato,
tra cui gli attori Tom Hanks e
Angelina Jolie. Nonostante l’incidente, il magnate ha comunque affermato che il “progetto va avanti. Viaggiare nello
spazio è un mestiere difficile
–ha dichiarato Branson-, ma
continueremo a lavorare per
renderlo possibile”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche
George Whitesides, il capo
esecutivo della Virgin Galactic,
che ha dichiarato, subito dopo
l’incidente: “Lo spazio è duro
e oggi è stato un giorno difficile. Noi agevoleremo le indagini per capire che cosa è
accaduto oggi e poi supereremo tutto questo e andremo
Giorgio Musumeci
avanti”
A UN ANNO DALL'ASSASSINIO DEI DUE MILITANTI DI ALBA DORATA
Sguardi puliti e amor di Patria:
l’esempio diYorgos e Manolis
Ricordarli significa dedicare un pensiero a chi ha avuto
il coraggio di credere fino in fondo nelle proprie Idee
n anno. Questo il tempo trascorso da
quando due ragazzi poco più che ventenni sono stati colpiti a morte mentre
uscivano da una sede del partito in
cui militavano. Un anno è un periodo relativamente breve se considerato nello scorrere
dei secoli, ma è anche lunghissimo per chi di
Yorgos e Manolis sente la mancanza ogni
giorno, come i loro parenti, i loro amici e chi
ha diviso con loro l'impegno politico.
In un anno sono state fatte e dette diverse
cose a proposito di due giovani europei che,
sorridenti e consapevoli, hanno dedicato la
loro vita a quello in cui credevano. Alcuni ne
hanno parlato a sproposito, descrivendo il
Movimento di cui hanno fatto parte con termini
dettati da una pregiudiziale politica che etichetta come “mostri” tutti coloro che non
rientrano nei canoni del “politicamente corretto” di sinistra memoria. Altri non li hanno
considerati abbastanza importanti da dedicarsi
con il dovuto impegno all'identificazione e
all'arresto dei loro assassini (purtroppo, in
U
questo, tutto il mondo è paese: la giustizia per
i “morti di serie B” anche in Grecia sembra
essere un optional). C'è stato però anche – e
forse è questa la cosa davvero importante –
chi ha voluto e saputo ricordarli con dignità e
rispetto: con un sorriso commosso, con due
rose rosse poggiate sull'asfalto in una città
lontana dalla loro, con un pensiero dedicato
alle loro famiglie, con iniziative e manifestazioni
volte a portare avanti l'impegno per migliorare
le condizioni del popolo greco.
A prescindere da come la si pensi, al di là
delle proprie convinzioni su fatti, persone e
gruppi politici (che dovrebbero comunque
essere sempre fondate sull'informazione diretta
e corretta),Yorgos e Manolis sono un esempio
che colpisce. E dovrebbero esserlo non solo
per chi, sotto cieli diversi ma sulla stessa barricata, condivide il loro modo di dedicarsi
anima e corpo a quello in cui si crede. Quei
due ragazzi, falciati per sempre da una raffica
di kalashnikov di fronte alla quale non hanno
fatto un passo indietro, rappresentano un modello con cui confrontarsi anche per coloro
che, a tutte le età e in ogni parte del mondo,
cercano di non farsi condizionare e di pensare
sempre e comunque con la propria testa sul
posto di lavoro, in famiglia, nella vita di ogni
giorno. Sguardi puliti, amore per la propria
Patria, calma serena e consapevolezza di potersi ogni giorno guardare allo specchio senza
timore di confrontarsi con la propria coscienza:
è questo il modo migliore che le anime libere
hanno per ricordare chi si è trovato, per scelta
e per destino, ad indicare loro la strada da
percorrere. Come Yorgos e Manolis.
Cristina Di Giorgi
6
Domenica 2 novembre 2014
Da Roma e dal Lazio
LA SENTENZA DELLA CORTE D’APPELLO SUL CONTENZIOSO CON ROMA TPL PUÒ RIDURRE L’AZIENDA AL COLLASSO
Tegola milionaria: e ora l’Atac sbanda
Indaga la Procura, mentre Marino scarica le colpe su Alemanno, ma il bando lo fece
Vetroni. A rimetterci, comunque, saranno come sempre i lavoratori e i romani
di Robert Vignola
i chiude una settimana terribile per Atac, l’azienda di
trasporto di Roma, a cui
sono stati pignorati 77 milioni di euro in seguito a un
contenzioso con Roma tpl, proprio
all’indomani della presentazione
del piano industriale. Una cosa però
è certa: l’inchiesta della Procura,
dove Ignazio Marino si è precipitato
non appena piombata la tegola milionaria, imprecando contro Alemanno.
Ovviamente, non ci è andato a mani
vuote. Ha portato invece “in dono”
al Procuratore Pignatone un memoriale su Atac. Manco a dirlo, il documento punta il dito nei confronti
dell'ex sindaco di Roma (dal maggio
2008 al giugno 2013; e i suoi collaboratori) che secondo Marino “non
ha operato per ridurre i rischi economici per Atac”. E oggi l'azienda
ne sta pagando le conseguenze,
tanto da rischiare il default. Di qui,
l’apertura di un’inchiesta, atto dovuto
ma comunque benvenuto, giacché
fare chiarezza sul pessimo stato in
cui versa il settore è quanto meno
auspicabile, laddove a Roma il trasporto pubblico locale è una palla
al piede mentre nelle altre città eu-
S
ropee spesso e volentieri dà servizi,
sviluppo e occupazione. D’altronde,
non è la prima indagine: altre ne
sono in piedi e coinvolgono vertici
aziendali e politici degli ultimi quindici anni. Dalle presunte truffe alle
accuse per frodi sulle forniture, dal
caso della stamperia clandestina di
biglietti ai “buchi” nel bilancio, di
materiale da tribunale ce n’è. Ora
si aggiunge pure questa storia dei
debiti esigiti dalla Tevere Tpl. È
questa ultima azienda ad aver dato
il via a quella che potrebbe essere
l’ultima danza di Atac, chiedendo il
lodo arbitrale per i servizi notturni
svolti per conto dell’azienda. Tutto
ruota attorno al bando di 400 milioni
dal 2005 (quando sindaco era Veltroni…) al 2009, per adeguamento
delle tariffe e per la proroga del
MAXIOPERAZIONE DELLA POLIZIA SUL WEB
LA GANG AVEVA MESSO A SEGNO 23 RAPINE IN UN MESE
Motociclismo, in gara
con le Ducati rubate
Effettuati ben 55 sequestri in un punto vendita di Ostia
occasione per sfoggiare la moto nuova di
zecca il campionato
“Ducati Desmo Challenge”:
peccato che i veicoli fossero
tutti rigorosamente rubati. Così
è finita sotto sequestro una
concessionaria di Ostia, che
gestiva un giro di affari per
oltre due milioni di euro.
Gli investigatori del commissariato diretto da Antonio Franco hanno cominciato le indagini
da una serie di furti di moto di
grande valore avvenuti nella
zona del litorale romano negli
ultimi tempi: da una serie di
ricostruzioni è emersa una vera
e propria associazione a delinquere che gestiva il traffico
di veicoli rubati, attraverso un
giro di ricettazione e riciclaggio
tra il Lido e Tivoli.
Agli occhi degli investigatori è
risaltato subito la presenza di
motoveicoli rubati, in particolare
quelli del marchio Ducati, che
risultavano essere stati venduti
da un unico punto vendita, rivenditore ufficiale fino agli anni
2009/2010 del noto marchio,
nonché titolare di un’omonima
scuderia di corse denominata
«99DIECI», con sede in località
Fonte Nuova a Tivoli.
L’
L’operazione della polizia è
stata possibile grazie alla collaborazione con la compagnia
assicuratrice Lloyds di Londra,
con la quale era stata assicurata
una moto Ducati Desmosedici
del valore di oltre 65mila euro.
Inoltre fondamentali sono stati
gli accertamenti delle banche
dati: gli agenti hanno scoperto
che la scuderia corse 99DIECI
stava partecipando al Campionato Italiano di corse motociclistiche denominato «Ducati Desmo Challenge» con alcune moto, tra cui anche una
Ducati Desmosedici.
Di lì la fase successiva delle
indagini: alcuni poliziotti appassionati di motociclismo, si
sono così iscritti ai forum dedicati al mondo delle corse e,
attraverso i commenti dei piloti
delle moto in gara
hanno intuito che
i mezzi in gara erano rubati.
Sono così scattate
le perquisizioni
congiunte sia nei
locali della concessionaria in Fonte Nuova che nel
box corsa della
scuderia della 99dieci, posizionati all’epoca in occasione
della gara presso il circuito di
Franciacorta a Brescia. Nel blitz
sono stati sequestrate 55 moto,
di cui svariati cloni, 18 motori,
17 telai spogli, vari canotti di
sterzo, numerosi libretti di garanzia appartenenti a moto rubate, documenti di circolazione
di motoveicoli, documentazione
fiscale e svariati componenti
di motocicli e pezzi di ricambio.
Ma l’operazione non si è esaurita sul territorio romano: è
stata necessaria infatti la collaborazione delle Questure di
mezza Italia tra cui Napoli, Salerno, Bologna, Milano, Pescara,
Latina, Brescia, Ferrara, Forlì,
Frosinone e Varese. Gli accer-
contratto. Con il sinuoso e non esattamente speditissimo passo che
contraddistingue la giustizia italiana,
si è andati avanti tra sentenze, ricorsi
e pareri dell’avvocatura fino all’altro
giorno, quando per effetto della decisione della Corte d’appello Atac
ha scoperto di dover pagare 115
milioni. E decisivo è stata proprio
quella facoltà di ricorrere al lodo
arbitrale, inserita nel bando di gara
del 2005 dal entro-sinistra romano.
Pensa tu il caso… L’avrà detto Marino
in Procura?
In tutto questo, però, a rimetterci
saranno sempre e solo i romani.
Perché sparare a palla incatenate
sulle amministrazioni precedenti è
un gioco che comincia ad essere
capzioso, laddove Marino amministra
ormai da quasi due anni (e male,
come ben sa lui stesso avendo letto
i ben noti sondaggi). E poi perché
quel piano di risanamento di Atac,
al di là delle belle parole, prevede
abbonamenti per il trasporto pubblico più cari dall'1 gennaio 2015,
più ore di lavoro per gli autisti e
meno linee bus. Insomma, scontenta
tutti peggiorando il servizio, ed è
stato studiato quando ancora il pignoramento non era piombato a
peggiorare la situazione. Anche qui,
colpa di Alemanno?
tamenti di natura tecnica sui
mezzi, motori e telai in sequestro, sono stati effettuati in costante concerto con ingegneri
e consulenti della casa costruttrice Ducati di Borgo Panigale,
particolarmente attenta all’indagine, poiché interessata in
prima persona affinché il marchio Ducati non fosse coinvolto
in attività illecite. Proprio in
quell’anno, nel 2011, la scuderia
corse 99dieci aveva infatti vinto
il Campionato Italiano «Ducati
Desmo Challenge».
Grazie poi agli accertamenti
tecnici della Polizia Scientifica
è stato scoperto che la stessa
moto Ducati 1198S, vincitrice
della gara, era anch’essa stata
rubata.
’indagine si è chiusa con la richiesta alla Procura della Repubblica delle misure restrittive
nei confronti di D.R.A. di 41
anni detto “il guru”, R. D. di 43
anni, V.F. di 35 anni R.F. di 37
anni e T.F di 52 anni: per loro
le accuse sono di associazione
a delinquere in concorso, ricettazione, riciclaggio, fraudolento danneggiamento dei beni
assicurati e simulazione di reato
per tutto il sodalizio criminale.
F.Ce.
Presa banda del metrò,
arrestati cinque ragazzi
Chi rifiutava di consegnare soldi,
cellulare o altri oggetti veniva picchiato
e forze dell’ordine hanno
messo fine all’attività di un
gang ormai diventato lo
spauracchio della città. E’ stata
catturata la banda di giovani che
da qualche mese terrorizzavano i
viaggiatori delle metropolitana,
soprattutto i più giovani.
La banda aveva commesso almeno 23 rapine nel giro di un
mese: le vittime preferite i ragazzi
della loro età, che venivano aggrediti e picchiati, spesso a sangue, per estorcere cellulari, soldi
e gli oggetti di loro proprietà.
I Carabinieri di Roma hanno catturato 4 ragazzi, due di 19 anni e
due di 17, e 2 ragazze, una di 21
anni e una di 17. Di queste due
solo una è stata denunciata.
Un modus operandi, quello della
baby gang, ben architettato nei
minimi particolari: i delinquenti
si disponevano a cerchio attorno
alla vittima e la tenevano sotto
controllo con la lama di un coltello.
Nel frattempo qualcuno di loro
provvedeva a farsi consegnare
qualsiasi cosa avessero addosso
e anche i soldi. Qualora la vittima
si fosse rifiutata di cedere il
bottino, scattavano pugni e calci,
indifferentemente se si trattasse
di un ragazzo o ragazza.
Il compito di aggredire e picchiare
era dei ragazzi della banda, mentre
L
le ragazze facevano da palo, oppure provvedevano a svuotare le
tasche della vittima di turno. Uno
dei ragazzi maggiorenni catturati
è romano mentre uno è di origini
albanesi, adesso i due si trovano
in carcere. Invece i due ragazzi di
17 anni sono stati condotti in un
centro di accoglienza per minori.
Una delle ragazze che facevano
da palo ed è anche minorenne è
di Roma, al momento si trova ai
domiciliari mentre quella maggiorenne è in libertà ma risulta
indagata.
Un giro difficile da bloccare vista
la velocità dell’azione e la destrezza
con la quale i giovani banditi si
muovevano sulle linee metropolitane della Capitale: alla fine,
grazie a un monitoraggio serrato,
i carabinieri sono riusciti comunque a portare a termine l’operazione riportando la serenità tra i
F.Ce.
cittadini.
7
Domenica 2 novembre 2014
Dall’Italia
ALLARME SICUREZZA A MILANO
Stuprata in uno scantinato: arrestato egiziano
La diciottenne ha chiamato sotto choc un’amica, che ha dato l’allarme. Mercoledì
un’altra donna è stata aggredita al parco: “Sono arrivati all’improvviso e mi hanno ferita”
di Miriana Markovic
è stato trovato e bloccato dai carabinieri avvertiti da un’amica della vittima.
Quest’ultima aveva ricevuto una chiamata dalla 18enne, che è riuscita a
fornire una descrizione dettagliata
del suo aguzzino.
L’aggressore Mahmoud H., noto nella
zona per spaccio (del resto via Bocconi è adiacente a viale Bligny e a
quel palazzo al civico 42 da anni trasformato in fortino della droga da
extracomunitari), ha alle spalle molti
precedenti ma nessuno specifico per
violenza sessuale.
La 18enne è stata accompagnata alla
clinica Mangiagalli dove i medici
hanno accertato lo stupro. Ai carabinieri ha raccontato che venerdì mattina
ha seguito l’egiziano nello scantinato
del palazzo e una volta in fondo alle
scale è stata prima minacciata, poi
picchiata e infine violentata.
icchiata e violentata nel locale caldaia di uno scantinato. È l’incubo vissuto da
una ragazza italiana di 18
anni in via Bocconi a Milano.
L’aggressore, un egiziano di 39 anni
con precedenti penali, è stato arrestato
dai carabinieri.
La 18enne e il 39enne si erano conosciuti qualche settimana fa. Secondo
quanto ricostruito, venerdì lo straniero
ha convinto la giovane milanese a
seguirlo nello scantinato e lì, dopo
aver sfondato la porta, l’ha portata a
forza nel locale caldaia dove l’ha stuprata.
Dopo la violenza l’egiziano è uscito
dallo scantinato, ha percorso pochi
metri lungo via Bocconi e si è seduto
su una panchina. Lì, circa un’ora dopo,
P
E sempre a Milano, mercoledì, una
40enne è stata aggredita in pieno
giorno da tre o quattro uomini mentre
beveva a una fontanella dopo il jogging lungo il Naviglio Grande. Mentre
era di spalle gli aggressori l’hanno
scaraventata contro il muro e l’hanno
ferita al volto e alle gambe con un
coltello. “Ero terrorizzata, avevo il
volto coperto di sangue, volevano
violentarmi. Sono viva per miracolo”
ha raccontato la donna alle forze dell’ordine. “Sono arrivati all’improvviso
e mi hanno subito aggredita e ferita
– continua la 40enne – Poi, forse spaventati da qualcosa sono scappati.
Io, insanguinata ho cominciato a correre all’impazzata, finche sono svenuta
tra le braccia di due runner”.
Episodi che preoccupano e che, inevitabilmente, fanno emergere il problema sicurezza.
VIBO VALENTIA - MALTRATTAMENTI IN FAMIGLIA
Narcotizzavano i figli per mendicare
I genitori spingevano i minori in strada, senza né alimenti e né bevande,
a piedi scalzi e seduti per terra, spesso anche vicino ai bidoni per rifiuti
arcotizzavano figli e nipoti
minori per farli mendicare in vari centri commerciali nella piana di Gioia
Tauro. È con questa accusa
che sono finiti in manette i componenti di una famiglia proveniente dalla Romania.
L’operazione, denominata “Arneo”, è scattata la notte del 31
Ottobre, alle 4 circa, quando il
personale della Compagnia
dei carabinieri di Gioia Tauro,
supportato dai militari dello
N
Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria” e da unità cinofile del Goc Vibo Valentia,
ha eseguito a Limbadi (Vibo
Valentia), 7 ordinanze di custodia cautelare, emesse dal
Tribunale di Palmi di cui due
in carcere e le restanti ai domiciliari (poiché si tratta di donne con figli).
A far scattare le indagini a luglio
scorso era stata la segnalazione
anonima al numero 114 di “Telefono Azzurro”, nella quale si
faceva riferimento a dei bambini, verosimilmente narcotizzati, che sarebbero stati sfruttati
da alcuni adulti per chiedere
l’elemosina all’interno del Parco
Commerciale “Annunziata”.
Immediatamente i militari della
stazione di Gioia Tauro, coordinati dal sostituto procuratore
Francesco Ponzetta e sotto le
direttive del procuratore Emanuele Crescenti, hanno effettuato, in abiti simulati e con
l’ausilio di strumenti di video-
ripresa, la verifica di quello
che era stato segnalato anonimamente.
Nel corso dell’attività d’indagine,
i Carabinieri hanno effettuato
anche delle attività tecniche
per accertare le ipotesi di reato
di maltrattamento ai danni di
fanciulli, in concorso per tutti
gli indagati, col fine ultimo dell’accattonaggio.
L’età dei minori coinvolti, loro
malgrado, va dai due ai 12 anni
e la cosa più sconcertante è
ALESSANDRIA
che sarebbero stati proprio i
genitori, o comunque persone
a cui i minori erano affidati, a
costringerli a mendicare in
condizioni igienico-sanitarie a
dir poco precarie, con temperature spesso insopportabili,
senza né alimenti e né bevande
e, per suscitare il pietismo degli
avventori dei vari punti vendita,
a piedi scalzi e seduti per terra,
spesso anche in prossimità dei
bidoni per rifiuti.
I destinatari della misura cautelare di venerdì, sono tutti di
origine rumena e riuniscono
5 nuclei familiari: si tratta di
Virel Constantin, 32 anni; Camelia Radu, 25 anni; Claudiu
Radu, 23 anni; Mirabela Pantelica, 24 anni; Mirela Constantin,
30 anni; Alina Radu, 32 anni e
Marinela Pantelica, 32 anni.
Della gestione dei minori, vittime di questi abusi, verrà interessata la Procura della Repubblica di Catanzaro, presso
il Tribunale dei minorenni, con
la finalità di valutare, ai danni
dei genitori coinvolti, la decadenza della potestà geniM.M.
toriale.
PRATO
Infermiere ruba farmaci, Scoperta fabbrica-labirinto:
per spedirli in Africa
sigilli a impresa cinese
n infermiere tirocinante
di origini ivoriane è stato
arrestato dai carabinieri
del Nas di Alessandria: l’accusa
per lui è di avere messo a segno, dal 2007 a oggi, ben undici
furti, per un valore di 650 mila
euro, negli ospedali di Cuneo,
Asti e Alba. L’uomo è stato arrestato mentre si allontanava
dall’ospedale di Asti con la refurtiva dell’ultimo colpo.
Questo l’iter che era solito seguire: duplicava le chiavi di
magazzini e ambulatori per
rubare medicinali, dispositivi
medici e attrezzature varie che
poi trasferiva in Costa d’Avorio.
L’inizio dell’indagine risale a
giugno di quest’anno quando
i carabinieri del Nas, durante
le attività investigative sui furti
di farmaci denunciati da alcuni
ospedali di Cuneo e provincia,
U
con il concorso dell’arma di
Alba, hanno arrestano in flagranza di reato l’infermiere
mentre si allontanava dall’ospedale di Asti con la refurtiva di
farmaci (atropina, dopamina,
lucentis) e dispositivi medici
(microbisturi, laringoscopio,
oftalmici, cannule, cateteri, garze) appena sottratti.
Poi nel corso dei mesi seguenti
il Nas di Alessandria, attraverso
la ricostruzione degli spostamenti e delle attività criminali
dell’arrestato, ha scoperto che
l’infermiere aveva commesso
ben 11 furti dal 2007 ad oggi,
presso gli ospedali di Cuneo,
Asti ed Alba.
L’ivoriano, forte del fatto di
poter presenziare negli ospedali in qualità di tirocinante infermiere, duplicava le chiavi
di magazzini e ambulatori
usandole successivamente per
rubare medicinali, dispositivi
medici ed attrezzature varie,
soprattutto, per la chirurgia
oculistica che poi trasferiva in
Costa d’Avorio per utilizzarli
nell’ospedale della sua città di
nascita, Abidjan, la più popolosa
del paese situata nella parte
lagunare. I Carabinieri sono
riusciti comunque a recuperare
parte della refurtiva e a restituirla quindi ai nosocomi dai
quali era stata sottratta.
ncora fabbriche-dormitorio cinesi. È stato sequestrato a Prato una stabile con 82 dormitori accanto
agli spazi di lavoro di 10 ditte,
del ramo confezioni e stirerie
per l’abbigliamento pronto
moda, gestite dalla popolazione
orientale.
L’edificio è stato individuato
dai carabinieri e polizia municipale in un controllo nella zona
dell’ippodromo, una delle verifiche mirate a evitare il ripetersi di tragedie come l’incendio in una fabbrica-dormitorio
a Prato dell’1 dicembre 2013
quando morirono sette cinesi.
La “fabbrica”, come hanno
sottolineato le forze dell’ordine,
“si presenta all’esterno in condizioni di manutenzione abbastanza soddisfacenti ma all’interno è in stato deprecabile,
A
con pericolo per la sicurezza
degli occupanti”.
Il complesso, di proprietà di
un’italiana, è sviluppato su due
piani con un’estensione di
3.500 metri quadrati. Secondo
il controllo è stato frazionato
abusivamente e affittato a porzioni di diverse metrature, sia
a piano terra che a primo
piano. Le strutture sono abusive,
più o meno complesse e labirintiche o soppalcate per ottenere i dormitori.
Gli operai erano costretti inoltre a lavorare in condizioni
igienico-sanitarie pessime,
così come erano completamente assenti le misure di
prevenzione antincendio ed
antinfortunistiche: nei laboratori al primo piano non c’erano
estintori.
In tre ditte gli ispettori del
lavoro hanno inoltre trovato lavoratori ‘a nero’ di cui alcuni
clandestini. Immediata la sospensione dell’attività imprenditoriale mentre i datori di lavoro sono stati denunciati per
favoreggiamento e sfruttamento
dei lavoratori irregolari.
Sequestrati infine 161 macchinari e 15 bombole del gas.
8
Domenica 2 novembre 2014
Dall’Italia
VENEZIA
OPERAZIONE DELLA GUARDIA DI FINANZA A PORTOGRUARO
Conguaglio errato:
bolletta da novemila euro
Laguna hot, il boss cinese
sfruttava anche la moglie
In seguito a verifiche richieste dal titolare
della pasticceria l’importo è stato dimezzato
na bolletta da
capogiro: ben
novemila euro di
conguaglio per il periodo che va da marzo 2013 a luglio 2014:
Una cifra decisamente
eccessiva tanto che
loto, il titolare della
pasticceria "Hansel &
Gretel" di Peseggia di
Scorzè (Venezia), si
sono affidati ad Adico,
associazione difesa
consumatori, ottenendo,
dopo nuovi calcoli, il dimezzamento dell'importo.
La vicenda, raccontata dal
quotidiano locale “Venezia
Today”, è iniziata lo scorso
agosto, quando arriva una
bolletta con un importo di
9.320,46 euro.
Spiazzato dalla cifra richiesta,
il titolare dell'attività si rivolge
all'associazione, chiedendo
il supporto dei propri legali.
In particolare, invoca una rateizzazione, data la difficoltà
di sborsare una cifra simile
tutta in una volta. Qualche
settimana fa giunge alla pasticceria di Scorzè la risposta
della società che eroga il
servizio, riassunta in una bolletta che contiene una nota
di accredito nei confronti del
Scoperto un centro massaggi a luci rosse: all’interno
le otto donne offrivano “servizi extra” ai clienti
U
ronto a tutto pur di guadagnare, e così faceva
prostituire anche la moglie qualora gli avventori del suo “centro benessere”
non fossero stati soddisfatti
delle altre donne.
In totale otto le donne che tra i
19 e i 44 anni affollavano il locale: un massaggio tradizionale
e poi l’offerta di un servizio
extra, in cambio di un congruo
compenso che poteva raggiungere anche i cento euro a prestazione.
Dunque un apparente centro
estetico che in realtà si è rivelato
una casa d’appuntamenti in
piena regola: un doppio lavoro
per un cinese che aveva attrezzato tutto nel privè di un’attività al pianterreno di via Mantegna, nel cuore di Portogruaro.
Le operazioni sono state condotte dai finanzieri del Gruppo
di Portogruaro che attraverso
appostamenti, racconti di testimoni che conoscevano cosa
succedeva dietro alle vetrine
oscurate, nonché regolari controlli fiscali , hanno ricostruito
come funzionava il giro.
P
titolare pari a 4.033,63 euro.
“Tale vicenda conclusasi
molto positivamente - spiega
Carlo Garofolini, presidente
Adico - racconta di una realtà
diffusissima che mette in ginocchio tante famiglie, quella
delle bollette con conguagli
impressionanti, da migliaia
di euro. Quando si ha a che
fare con queste aziende, non
si riesce mai a interagire con
un responsabile. L'utente è
così costretto a rapportarsi
sempre con diversi operatori
di call center che tendono a
farlo desistere dal far valere
le proprie ragioni. Adico riceve ogni settimana decine
di telefonate riguardo tale
problematica. Spesso quei
conguagli sono frutto di calcoli errati”. Carlotta Bravo
Alla fine il blitz e l’arresto del
titolare, Jang Shaohvaun, cinese
indagato per sfruttamento della
prostituzione. L’arresto è avvenuto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in
carcere emessa dal gip di Pordenone Piera Binotto. Ora il cinese è in galera a Pordenone,
mentre le otto donne, pure loro
tutte cinesi, proseguono l’attività,
quella regolare, nel centro benessere.
“Le indagini, avviate nel gen-
naio del 2014 e coordinate
dalla Procura della Repubblica
di Pordenone - spiega il tenente
colonnello Stefano Izzo, comandate del Gruppo di Portogruaro della Guardia di Finanza - hanno permesso di
scoprire come dietro le vetrine
oscurate del “centro benessere” gestito dall’arrestato si svolgesse invece un’illecita attività
parallela, cioè l’offerta di prestazioni di carattere sessuale
dietro pagamento di compensi
variabili in base alla tipologia
di prestazione di cui il cliente
usufruiva”.
Come si procacciava i clienti
il sedicente gestore? Tramite
annunci pubblicati su quotidiani
locali o su siti internet del proprio centro benessere nel quale
veniva esplicitata durante il
massaggio “tradizionale” una
prestazione aggiuntiva di natura
più intima a fronte, naturalmente,
di un corrispettivo extra.
F.Ce.
9
Domenica 2 novembre 2014
Dall’Italia
IL GOMMONE SI ERA RIBALTATO IL 29 OTTOBRE CAUSANDO IL DECESSO DI 27 STRANIERI
Ennesima tragedia del mare: arrestato scafista
Il giovane del Ghana, Francis Atsu Logosu, è indagato per associazione per delinquere finalizzata
al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per morte come conseguenza di altro reato
di Barbara Fruch
arebbero 27 le vittime dell’ultima tragedia consumata
in mare. Il 29 ottobre il barcone è naufragato al largo
delle coste Libiche, ieri un
giovane del Ghana, Francis Atsu Logosu, di 28 anni, è stato fermato dalla
polizia giudiziaria: sarebbe lui lo
scafista.
A bordo c'erano 120 immigrati provenienti dal centro Africa. Dopo 20
miglia il gommone di 11 metri ha ceduto nella parte centrale e sono caduti
tutti in mare, in pochi avevano delle
camere d' aria per copertoni da usare
come salvagenti: 27 i dispersi, 4 i
feriti, e 89 i superstiti.
Il 28enne, che ha ammesso agli investigatori di avere avuto mille euro
come paga per traghettare il mezzo
verso le coste italiane, è ora indagato
dalla Procura di Ragusa per associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione
clandestina e per morte come conseguenza di altro reato.
Le indagini sono state eseguite da
agenti della squadra mobile di Ragusa
S
e della polizia dello Sco e da militari
dei carabinieri e della sezione operativa navale della guardia di finanza.
Indispensabili le testimonianze dei
superstiti raccolte per chiarire la dinamica dell’incidente e risalire allo
scafista. I testimoni prima e lo stesso
scafista reo confesso dopo hanno raccontato di essere partiti in 120 (da
Gambia, Mali, Somalia, Eritrea a Gha-
na) e di essere sicuri di questo dato
in quanto i libici li contavano uno ad
uno quando salivano sul gommone.
Discordanze si sono invece registrate
sulla causa del naufragio: alcuni immigranti hanno parlato di un cedimento 'strutturale' del gommone dovuto al sovraffollamento. Altri, raccontano che vi è stata una lite sul
gommone per la spartizione di quel
poco pane che era stato consegnato
loro prima di partire e per questo,
stante il numero spropositato di passeggeri, il gommone si è danneggiato
al centro facendo cadere in acqua
tutti i profughi.
A prescindere dal litigio, è stato appurato che il numero così elevato di
persone a bordo di un gommone è
stata la causa del naufragio, pertanto
lo scafista dovrà rispondere della
morte come conseguenza di altro
delitto.
Dei 120 naufraghi in 93 sono riusciti
ad aggrapparsi alle parti del gommone che erano rimaste integre o
perché in possesso di camere d'aria
utilizzate come salvagente, il resto
sono scomparsi tra le onde.
Ad arrivare per prima sul luogo delle
tragedia è stato un natante libico, ma
le persone in mare hanno rifiutato il
soccorso e non sono voluti salire a
bordo perché sarebbero stati riportati
in Libia.
A salvarli è stato quindi l'equipaggio
di nave 'Fiorillo' della guardia costiera
italiana che ha recuperato i 93 sopravvissuti, tre dei quali, feriti gravemente, sono stati trasferiti in elicottero
a Lampedusa. Una donna incinta,
sempre in elicottero, è stata portata
in un ospedale a Malta.
Stante quanto dichiarato dai testimoni,
gli organizzatori hanno incassato quasi
60.000 dollari, 400 a migrante. Un
prezzo molto più basso rispetto a
quello dei barconi che, come emerso
da precedente indagini si aggira tra i
mille e i duemila dollari a viaggio.
“La professionalità degli uomini della
Polizia Giudiziaria – si legge nella
nota – ha permesso di individuare
anche questa volta l’autore di questo
traffico di migranti, enorme businnes
per gli organizzatori libici che arruolano tra loro scafisti capaci di condurre
un natante anche da paesi per loro
stranieri, al solo fine di non rischiare
di finire in carcere e guadagnare il
più possibile. In corso in queste ore
le audizioni dei superstiti per apprendere le generalità dei migranti naufragati così da poter avvisare le famiglie tramite gli organi competenti.
Inoltre, un team di investigatori si sta
occupando di altri eventi connessi
all’immigrazione clandestina, cercando
di addivenire anche questa volta all’identità di altri scafisti”.
AGGUATO IN STRADA
VIAREGGIO
Sparatoria a Brindisi: ucciso
un uomo, ferito il figlio
Mancata precedenza:
aggredito un 35enne
omenti di terrore ieri a Brindisi.
Un uomo è morto e il figlio è
rimasto gravemente ferito in
una sparatoria verificatasi in piazza
Raffaello, al quartiere Sant’Elia.
Si tratta di Cosimo e Luca Tedesco, il
primo 52enne è deceduto poco dopo
l’arrivo all’ospedale “Perrino”, il secondo, 30 anni, è ora ricoverato nella
stessa struttura: le sue condizioni sarebbero gravi.
I due sono rispettivamente fratello e
nipote di Giuseppe Tedesco, detto
“Capu ti bomb”', ritenuto personaggio
di spicco della Sacra Corona Unita
brindisina e condannato all'ergastolo
M
in secondo grado per alcuni omicidi
compiuti negli anni Novanta con il
gruppo di fuoco del pentito Vito Di
Emidio.
Sul luogo della sparatoria sono intervenuti i carabinieri che stanno ese-
guendo rilievi anche nell'androne di
un palazzo dove le vittime avrebbero
cercato riparo. Non è ancora chiaro
se si sia trattato di un agguato o se i
colpi di pistola siano stati sparati al
culmine di un litigio con altre persone.
I militari hanno sequestrato inoltre
due automobili parcheggiate nel quartiere, una Lancia Y e una Fiat Punto,
che risultano riconducibili alle vittime.
Sequestrati sul posto anche due caschi
da motociclista che non si esclude
possano appartenere ad altre persone
coinvolte nella vicenda e sui quali i
carabinieri stanno compiendo accerC.B.
tamenti.
na “banale” precedenza. Potrebbe essere questo il motivo
della lite scoppiata la sera di
Halloween a Viareggio. Un disappunto che è finito tragicamente: un
uomo di 35 anni si trova ricoverato
in gravissime condizioni.
Secondo una ricostruzione l'uomo
nella notte tra venerdì e sabato era
a bordo di un'auto in zona della
Darsena e sembra che abbia avuto
un diverbio con un gruppo di giovani in sella a scooter, forse, per
l’appunto, a causa di una precedenza mancata.
L'episodio e' accaduto intorno alle
U
due di notte in via Coppino, una
delle strade delle movida viareggina.
Secondo quanto reso noto la vittima,
è stata aggredita da alcuni giovani
per motivi di viabilità. L’uomo è
stato colpito con pugni e con un
casco e ha riportato un grave trauma
cranico.
Portato in ambulanza al pronto soccorso dell'ospedale Versilia, vista
la gravità delle ferite, è stato trasferito
a Livorno, dove si trova ricoverato
nel reparto di neurochirurgia
Sul caso sta indagando la polizia.
B.F.
CIVITANOVA MARCHE: GRAVE GAFFE DELL’ASSESSORE COMUNALE CECCHETTI
“Con le pelli dei neofascisti
farei degli artistici scendiletto”
Il vergognoso commento, apparso su facebook, s’inserisce
nel dibattito sull’attività di un centro sociale di destra
n centro sociale di destra
che organizza attività
sportive, conviviali e di
solidarietà, aprendo i propri
spazi alla cittadinanza del quartiere di Civitanova Marche in
cui si trova la sede in cui i ragazzi che lo gestiscono svolgono le loro iniziative. Sono i
“Leoni neri”, recentemente vittime di un episodio di intolleranza decisamente grave e an-
U
tidemocratico.
I fatti sono abbastanza semplici:
nel consiglio comunale di Civitanova è stata presentata, da
solerti amministratori di sinistra,
un’interrogazione in cui si chiedevano spiegazioni riguardo
all’utilizzo di simboli fascisti all’interno dei locali pubblici
(l’immobile utilizzato dai Leoni
neri è comunale).
Un episodio, purtroppo, come
tanti altri, in cui gli amministratori locali, invece di preoccuparsi di problematiche
realmente importati per la cittadinanza, preferiscono dedicarsi alla “caccia al fascista”.
Ad agitare le acque ci ha pensato Cristiana Cecchetti (nella
foto), assessore espresso da
una lista civica ma con tessera
del Pd. Che, intervenendo su
facebook (decisamente a spro-
posito) sulla questione, ha usato un’espressione che ha dell’incredibile: la “democraticissima” rappresentante delle
istituzioni ha infatti dichiarato
che “con la pelle dei neofascisti
farebbe degli artistici scendiletto”.
Un’affermazione che non è
passata inosservata e che ha
giustamente suscitato numerose ed accese polemiche. A
fronte delle ripetute proteste
l’assessore, pur ammettendo
che poteva risparmiarsi quelle
parole, ribadisce che era una
battuta, senza nessuna incitazione alla violenza: “chi lo afferma sta facendo una grossa
strumentalizzazione”.
“Al netto delle polemiche –
scrive Ivan Francese su Il
Giornale – che continuano ad
infuriare sul web per quelle
parole ritenute da
molti fuori luogo per
una donna delle istituzioni, resta aperto
il dibattito in merito
all’utilizzo dei locali
comunali da parte
dei Leoni neri”. Che
all’ingresso della
struttura hanno posto uno striscione
con scritto: “dalle
radici che non gelano, i rami
nel futuro”. Un futuro in cui,
c’è da augurarselo, non si debba più assistere, ovunque e
tantomeno nelle istituzioni, a
manifestazioni di un’ideologia
tanto anacronistica quanto antilibertaria e violenta come
quella di cui le parole dell’assessore Cecchetti sono soltanto
una delle tante espressioni.
Cristina Di Giorgi
10
Domenica 2 novembre 2014
Cultura
IN MOSTRA AL CHIOSTRO DEL BRAMANTE DI ROMA
Nella Capitale tutti in fila per Escher
Presenti in esposizione oltre centocinquanta opere dell’autore olandese
ono andato nei boschi
di Baarn, ho attraversato
un ponticello e davanti
a me avevo questa scena. Dovevo assolutamente ricavarne
un quadro!”: queste le parole di
Maurits Cornelis Escher alludendo
alla litografia dal titolo Tre mondi.
E’ lui uno dei protagonisti della stagione artistica romana che lo vede
protagonista nelle sale del Chiostro
del Bramante. Con oltre 150 opere,
tra cui i suoi capolavori ci sono i
più noti Mano con sfera riflettente
(M.C. Escher Foundation), Giorno
e notte (Collezione Giudiceandrea),
Atro mondo II (Collezione Giudiceandrea), Casa di scale (relatività)
(Collezione Giudiceandrea).
Si tratta di una grande mostra antologica interamente dedicata all’artista, incisore e grafico olandese,
che ne contestualizza il linguaggio
artistico e racconta l’annodarsi di
universi culturali apparentemente
inconciliabili i quali, grazie alla sua
arte e alla sua spinta creativa, si armonizzano, invece, in una dimensione visiva decisamente unica.
La produzione è della DART Chiostro
del Bramante e Arthemisia Group
e, in collaborazione con la Fondazione Escher, grazie ai prestiti provenienti dalla Collezione Federico
Giudiceandrea, curata da Marco
Bussagli, con il patrocinio di Roma
Capitale, la mostra Escher vuole
sottolineare l’attitudine di questo
intellettuale - perché il termine artista, nell’accezione con cui siamo
abituati ad usarlo, pare in parte ina-
“S
deguato - a osservare la natura in
un altro modo, con un punto di vista
diverso, tale da far emergere in filigrana quella bellezza della regolarità geometrica che talora diviene
magia e gioco.
Escher fu senza dubbio molto legato
all’Italia come conferma il suo stupore di fronte alle bellezze del paesaggio italiano, dalla campagna senese al mare di Tropea, dai declivi
scoscesi di Castrovalva ai monti antropomorfi di Pentadattilo.
Fu proprio la dimestichezza con
questi luoghi, così diversi dalla
dolcezza orizzontale della sua
Olanda, a dare il via al suo percorso artistico, permettendogli di
avventurarsi negli spiazzi sconfinati
della geometria e della cristallografia.
“Così, quando lasciata definitivamente l’Italia Escher giunse a Cordova e all’Alhambra nel 1936, il
gioco di tassellature- si legge nel
comunicato della mostra- l’elemento
“Earth wind and fire”,
il fascino dell’arte aborigena
Col patrocinio del Consolato Generale d’Australia in Italia
T
2014 alle ore 18 e sarà visitabile fino
al 14 dicembre, attinge a piene mani
dalla storia australiana e dalla cultura
più antica del mondo sposando i linguaggi e le tecniche espressive della
contemporaneità.
In nessun luogo come l’Australia, l’arte
è il modo migliore per scoprire la
storia, le tradizioni e i territori di
origine di una civiltà antica quella
aborigena, alla quale sono dedicati
numerosi tour e istituzioni culturali in
ogni stato, e in particolare nel Northern
Territory, culla della cultura aborigena.
Dall’imponente arte rupestre e le cortecce dipinte di Arnhem Land nel Top
mostra il visitatore sarà guidato a
vivere un’esperienza “giocosa”, che
fa capire l’origine e il perché dell’arte di Escher, permettendo di
sperimentare in prima persona e
di comprendere le illusioni ottiche
e gli inganni visivi a cui inducono
le opere.
Attraverso tre esperienze percettive
e sei giochi, la mostra fa vivere le
illusioni ottiche - i cui effetti sono
decifrati dalle Leggi della Gestalt insite nei lavori del grande artista,
dando la possibilità di capirne l’origine e i meccanismi.
La prima esperienza è spiegata attraverso una parete colma di sfere
concave e convesse. Il visitatore, riflesso dritto nel convesso e al contrario nel concavo, potrà intuire la
legge della riflessione. La seconda
esperienza - La stanza degli specchi
- spiega il fenomeno tridimensionale
dell’opera di Escher intitolata Profondità. La terza esperienza è quella
della parete optical che darà un
senso di profondità illusoria.
I sei giochi ottici si basano sulla
legge della prossimità, quella della
buona forma, del triangolo di Kanizsa, la legge del pieno e del vuoto,
della continuità e infine del concavo
e del convesso. I giochi daranno la
possibilità di sperimentare i “trucchi
di visione”.
Sarà possibile condividere la propria esperienza all’interno della
mostra, scattando selfie e postandoli,
utilizzando l'hashtag ufficiale
#escherRoma saranno pubblicati
sui nostri social network”.
IMPORTANTE NOTIZIA PER IL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO
A MILANO FINO AL 14 DICEMBRE
erra, vento e fuoco: gli
elementi primari della natura sono alla base dell’immaginario aborigeno, una
cultura ricca e vitale testimoniata
da 50.000 anni di tradizioni e
rituali tramandati nei secoli attraverso leggende, danze, canti
e incisioni. In qualsiasi angolo
dell’Australia il viaggiatore può
scoprire tutti questi aspetti della
cultura aborigena. L’arte aborigena di oggi mantiene questo
stesso forte legame con la terra,
il vento e il fuoco che danno il titolo
alla straordinaria mostra “Earth Wind
and Fire”, organizzata dalla Galleria
Gracis di Milano con il Patrocinio del
Consolato Generale d’Australia in
Italia, in collaborazione con Tourism
Australia e Tourism Northern Territory.
Le 50 opere in mostra, provenienti
dalla galleria londinese specializzata
in arte aborigena, la JGM ART di Jennifer Guerrini Maraldi, evidenziano
la forza di un’arte che è riuscita a
mantenere la propria identità nonostante il trascorrere dei secoli e le influenze occidentali. L’esposizione, che
sarà inaugurata giovedì 13 novembre
di attrazione dell’apparato decorativo di quei monumenti moreschi fu causa scatenante di un ulteriore
processo creativo che coincise con
il riemergere della cultura art nouveau della sua formazione artistica.
Il percorso della mostra vuole seguire letteralmente lo sguardo di
Escher, che ha preso le mosse dall’osservazione diretta e puntuale
della natura, sull’onda del fascino
che esercitò su di lui il paesaggio
italiano. Così, gli occhi del grande
artista si sono posati tanto sulle
meraviglie offerte dagli scorci del
nostro paese, quanto sulle piccole
cose, dai soffioni agli scarabei, dalle
foglie alle cavallette, ai ramarri, ai
cristalli che egli osservava come
straordinarie architetture naturali.
La mostra dedicata a questo grande
intellettuale, mago nell’iper suggestione del disegno, racconta attraverso le opere di Escher la compenetrazione di mondi simultanei,
il continuo passaggio tra oggetti
tridimensionali e bidimensionali,
ma anche le ricerche della Gestalt
- la corrente sulla psicologia della
forma incentrata sui temi della percezione -, le implicazioni matematiche e geometriche della sua arte,
le leggi della percezione visiva e
l’eco della sua opera nella società
del tempo”.
Nel percorso della mostra anche
opere comparative quali Marcel
Duchamp, Giorgio de Chirico, Giacomo Balla e Luca Maria Patella.
Una mostra che presenta non poche
novità: “All’interno del percorso di
End, alle incisioni del Red Centre,
l’Australia Centrale, sono così tanti gli
stili che definiscono la ricca arte aborigena.
Nei musei, nelle gallerie e nei centri
artistici, la bellezza di queste peculiari
espressioni artistiche si ammira accompagnati da una guida locale, che
conduce i visitatori alla scoperta dei
molteplici significati legati alle forme,
alle tecniche e ai soggetti rappresentati, raccontando una storia lunga
50.000 anni, fortemente ancorata al
passato ma ben inserita nel presente
di un territorio orgoglioso delle proprie origini.
Rubò maschera del I secolo,
turista la restituisce a Pompei
Dopo cinquant’anni il reperto torna in Italia
uesta mattina è stata riconsegnata a Pompei un’antefissa in terracotta di fine I
Sec. D.C., prelevata nel lontano 1964
da una donna italo - canadese. Un
gesto frutto della crescente sensibilità
nel mondo rispetto ad un Sito di cui si
è parlato molto negli ultimi tempi e
che ormai non è più percepito come
patrimonio solo italiano, ma di tutto il
Mondo”: con queste parole il Capitano
Carmine Elefante, Comandante del Nucleo Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Napoli è intervenuto
alla XVII Borsa Mediterranea del Turismo
Archeologico a Paestum (Salerno).
Nel corso del convegno su “Il traffico
illegale dei Beni Culturali” a cura del
MiBACT, il Capitano ha raccontato in
anteprima l’episodio. “La donna, una
scrittrice che vive tra Canada e Pechino,
all’epoca si trovava in Italia in viaggio
di nozze; nel corso della sua visita
agli Scavi di Pompei notò in terra, nei
pressi del Teatro, la mascherina ornamentale, la raccolse e decise di tenerla
per sé come ‘souvenir’. Tornata a
Montreal, per anni l’ha conservata gelosamente in casa fino a quando, un
mese fa, pentita del suo gesto ha
deciso di restituirla: ha contattato via
mail la Soprintendenza Speciale per i
Beni archeologici di Pompei, Ercolano
“Q
e Stabia, segnalando il possesso del
bene e l’intenzione di riportarlo in
Italia. La Soprintendenza ha allertato
immediatamente il nostro Nucleo T.P.C.,
fornendo contestualmente i primi riscontri positivi circa l’effettiva appartenenza del reperto al sito archeologico.
L’oggetto era censito, per cui è stato
immediatamente riconosciuto come
ornamento della copertura del Quadriportico dei Teatri ed è ritornato a
casa consegnato personalmente dalla
signora. L’antefissa, che si presenta
ben conservata, questa mattina è stata
restituita alla Soprintendenza di Pompei
che provvederà a ricollocarla nella sua
sede di origine”.
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Domenica 2 novembre 2014
Salute
UNO STUDIO INNOVATIVO DALL’UNIVERSITÀ DI EDIMBURGO E SOUTHAMPTON
Un raggio di sole contro l’obesità
Gli esperti: un’adeguata esposizione giornaliera assicura giovamento al fisico
di Francesca Ceccarelli
na mela al giorno toglie il medico
di torno. Da oggi lo stesso effetto
benefico anche per il sole. Ebbene
sì, l’esposizione giornaliera potrebbe
essere un efficace rimedio per prevenire l’obesità, secondo un recente studio
condotto da un team di studiosi delle università
di Edimburgo e Southampton.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Diabetes,
afferma che sia sufficiente una passeggiata
al sole, peraltro utile anche contro l’osteoporosi, per rallentare lo sviluppo dell’obesità,
condizione che secondo una recente ricerca
sarebbe determinata dallo stesso gene che
codifica la saliva e che potrebbe influire in
modo negativo sulle capacità cognitive. Questa
pratica è utile anche per contrastare il diabete
di tipo 2, grazie a una proteina chiave che si
attiva mediante una moderata esposizione ai
raggi UV.
Fermo restando che un abuso di raggi Uv
può causare a lungo andare gravi danni alla
pelle, fino allo sviluppo di tumori, tuttavia recenti ricerche stanno dimostrando anche i
benefici apportati all’organismo: dall’abbassamento della pressione sanguigna alla protezione da ictus e infarti, il sole agisce positivamente persino sulla linea, come d’altronde
dimostrato anche da questa ricerca.
Quale il segreto di questo beneficio? L’ossido
nitrico rilasciato dalla pelle dopo l’esposi-
U
zione alla luce del sole, in grado di influire
in maniera significativa sul metabolismo.
Questa sostanza, non solo favorisce la vaso-
dilatazione, ma è ottima anche per abbassare
la pressione sanguigna, rendendo così i
raggi UV un inaudito strumento per tenere
INGRESSO NELLE SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE NELLA BUFERA
Domande invertite,
il test è da rifare
Pasticciaccio del ministero dell’Istruzione:
in dodicimila lo ripeteranno il 7 novembre
ennesimo colpo di
scena su test e dintorni: è tutto da rifare
per migliaia di aspiranti specializzandi di Medicina.
A causa di un clamoroso errore,
infatti, sono state invertite le
domande dei test dell’area
medica e di quella di servizi
clinici, che si sono tenuti in
settimana, tra mercoledì e venerdì. Ad annunciarlo è stata
una nota del ministero dell’Istruzione, dell’Università e
della Ricerca, che ha ovviamente gettato nello sconforto
coloro che sentivano di aver
prodotto un test sufficiente a
lanciarli nella carriera di studi.
Lo stesso Miur ha calcolato
che sono 8.319 i candidati che
hanno sostenuto le prove di
tutte e due le aree, 2.125 quelli
che hanno affrontato esclusivamente l’area medica e 798
solo quella dei servizi clinici.
Ora, con un notevole esborso
sia da parte loro che da parte
L’
dello Stato, le prove dovranno
essere ripetute il 7 novembre,
peraltro in un’unica giornata.
In tutto sono 12.168 i candidati
che si sono iscritti al concorso
per entrare in una Scuola di
specializzazione. Quest’anno,
per la prima volta, il test e la
graduatoria sono nazionali: significa quindi che non si concorre più per un posto (e un
contratto) solo nella sede in
cui si effettua la prova, ma che,
a seconda della posizione in
“classifica”, si può finire da
Milano a Palermo.
Il battesimo del test nazionale
non è però stato un successo,
visto l’errore. Ma cos’è successo? «A seguito dei controllo
di ricognizione finali sullo svolgimento del test - scrive il ministero in una nota - il Miur ha
rilevato una grave anomalia
nella somministrazione delle
prove scritte del 29 e 31 ottobre. Il Miur ha immediatamente chiesto un approfondimento
al Cineca, il Consorzio interuniversitario incaricato di
somministrare i test, che, tramite lettera ufficiale inviata al
Ministero (alle ore 20.52 di
venerdì, ndr), ha ammesso
“un errore nella fase di codifica
delle domande durante la fase
di importazione” di queste ultime nel data-base utilizzato
per la generazione dei quiz.
A causa di questo errore sono
stati invertiti i quesiti delle
prove del 29 ottobre con quelli
del 31 ottobre».
L’inversione, spiega il ministero,
«ha riguardato esclusivamente
le 30 domande comuni a ciascuna delle due aree, medica
e dei servizi clinici. Nessuna
anomalia invece nei 10 quesiti
specifici per ciascuna tipologia
di Scuola. Così come non si
registrano problemi nelle prove
del 28 ottobre (quella con i
70 quiz comuni a tutti i candidati) e del 30 ottobre (quella
dell’area chirurgica)». Sembra
una cosa di poco conto, invece
non lo è. E proprio per questo
motivo al dicastero non è rimasta scelta: ha quindi stabilito
di «annullare e ripetere le prove oggetto dell’errore determinato dal Cineca, ovvero i
30 quiz comuni all’area medica
e i 30 comuni all’area dei servizi clinici».
Tutti i candidati che si sono
trovati a sostenere una prova
invertita saranno chiamati a
ripeterla. Domani il ministro
Stefania Giannini firmerà il decreto che dispone l’annullamento delle sole prove oggetto
di inversione e l’indizione di
quelle nuove, che saranno ripetute il 7 novembre.
V.B.
sotto controllo il peso.
I test sono stati effettuati da
un equipe di ricercatori su
alcuni roditori, che presentavano un rischio di sviluppare livelli di glucosio anormali e di avere resistenza
all’insulina. Dai risultati è
emerso che l’esposizione a
una moderata quantità di
sole si è rivelata positiva sotto molti punti di vista.
L’ossido nitrico è determinante nel condizionare le modalità di assimilazione del
cibo, ostacolando processi
dannosi che portano l’organismo all’insorgere del diabete. Si tratta tuttavia ancora
di un punto di partenza, che
necessita di ulteriori approfondimenti e conferme.
Come ricorda Richard Weller, uno degli autori dello
studio: “Studi come questo stanno aiutando a capire
come il sole può essere buono per noi. Abbiamo bisogno
di ricordare che il cancro
della pelle non è l’unica malattia che può ucciderci e forse i consigli sull’esposizione al sole dovrebbero essere bilanciati meglio”.
LO STATO PERDE I CONTENZIOSI ED È COSTRETTO A PAGARE
Altri 25 milioni di rimborsi
restituiti ai medici specialisti
i è compiuto nei giorni
sorsi il “Sicily Tour” dei
rimborsi consegnati ai
medici specialisti da Consulcesi, realtà leader in Italia e in
Europa nella tutela dei professionisti sanitari: 25 milioni di
euro distribuiti tra luglio e i
giorni scorsi. A Palermo, si è
stabilito l’ennesimo record con
una restituzione senza precedenti di 10 milioni di euro a
centinaia di camici bianchi provenienti da tutta l’Isola. I rimborsi continuano dunque a salire di pari passo con i milioni
che Consulcesi vede riconoscersi dai Tribunali di tutta Italia.
Una recentissima sentenza della Corte d’Appello di Roma
ha condannato lo Stato a pagare altri 17 milioni di euro,
grazie ai quali sono diventati
362 i milioni ad oggi già riconosciuti in favore dei medici
tutelati da Consulcesi. Una crescita continua e costante che
aveva visto iniziare il 2014 con
la cifra di 327 milioni, poi saliti
a 345 ad aprile.
Ed in aggiunta l’iter diventa
sempre più rapido. “ Non appena notifichiamo la sentenza
– annuncia una importante novità l’avvocato Marco Tortorella,
legale di riferimento della Consulcesi per il contenzioso in
oggetto - la presidenza del
Consiglio dei Ministri ci contatta
per liquidare la somma dovuta
ai camici bianchi. In questo
modo i professionisti ottengono
S
sempre più velocemente i rimborsi e lo Stato riesce a contenere i costi, risparmiando le
spese di procedura e gli interessi”. D’altronde con una giurisprudenza ormai consolidata
lo Stato rischia un salasso da
quattro miliardi che in tempi
di spending review rappresenterebbe un altro duro colpo.
A tal proposito Consulcesi sta
sollecitando da tempo le istituzioni a trovare una soluzione.
“Abbiamo già ottenuto la presentazione di tre Ddl – afferma
l’Avv. Sara Saurini, responsabile
dell’area legale della più grande realtà di tutela in ambito
medico – volti a garantire il
diritto dei medici ed evitare
allo Stato un esborso eccessivo; si tratta di un diritto al risarcimento che spetta però
solo a coloro che avranno fatto
ricorso prima della trasforma-
zione in legge. Ma ci sono ancora migliaia di professionisti
in attesa di vedersi rimborsare
ciò che è loro diritto ricevere
e, per questo motivo, per qualsiasi informazione specifica
sono già a disposizione oltre
350 avvocati e consulenti legali
che rispondono gratuitamente
al numero verde 800.122.777
e su internet”.
Sempre la responsabile dell’area legale ha preannunciato
la prossima battaglia di Consulcesi per i diritti dei camici
bianchi: “Solo In Italia e solo
per i medici si viola la direttiva
europea 2003/88/CE sugli orari di lavoro: i professionisti
sono così sottoposti a turni
massacranti e possono richiedere rimborsi fino a 80mila
euro ciascuno. Imminente anche per loro una nuova azione
Valter Brogino
legale”.
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Domenica 2 novembre 2014
Società
CALCIO SERIE A: GLI ANTICIPI DELLA DECIMA GIORNATA STRAVOLGONO LA VETTA DELLA CLASSIFICA
Il sabato italiano sorride alla Juve
Nel pomeriggio la Roma cede davanti ad un Napoli ispirato da Insigne
Poi Pirlo e Morata piegano alla distanza l’Empoli ed è di nuovo fuga
di Valter Brogino
a Juventus che risorge dalle
ceneri della sconfitta col Genoa, la Juventus che fa valere
qualità e blasone ad Empoli,
la Juventus che torna in fuga.
All’altalena delle emozioni, in un calcio
spezzettato da esigenze televisive e di
ordine pubblico, il sabato italiano regala
tinte bianconere ai tifosi della Vecchia
Signora e grigie a quelli della Roma,
quando appena pochi giorni fa gli stati
d’animo erano inversi. Pregio di un
campionato che si promette ancora
aperto, in attesa che oggi possano arrivare squilli anche da altre “grandi”
del campionato in cerca d’autore, ed
ogni riferimento alle milanesi è puramente voluto.
Tornando a ieri, che la giornata non
sarebbe stata semplice per la Roma lo
si sapeva. E lo si è visto chiaro una
volta che al San Paolo Rudi Garcia ha
faticato da subito a dettare ai suoi i
ritmi giusti per addomesticare un Napoli
affamato e arrabbiato, tanto da meritare
il rilancio in classifica. La partenza degli
uomini di Benitez è sontuosa: Insigne è
in giornata di grazia, percorre il campo,
cerca e trova subito il tiro:è il 3’ quando
la difesa della Roma riesce a “murare”
la conclusione, ma la respinta premia
la posizione di Higuain, che inforca il
pallone dell’1-0. Chi si aspettava la reazione della Roma è andato deluso. Gli
azzurri hanno invece continuato a macinare gioco e spazio, già al 12’ De
L
Sanctis rischia di capitolare ancora ma
Callejon trova solo il palo. Stessa sorte
per Hamsik, al 43’, dopo che gli ospiti
erano appena riusciti ad alzare la testa
un paio di volte per farsi vedere dalle
parti della porta avversaria. L’intervallo
ridona un po’ di coraggio alla Roma,
che arrivava pur sempre da capolista
a Napoli. L’occasione migliore capita a
Florenzi, ben imbeccato da Pjanic, ma
Rafael chiude. È invece l’undici di casa
a chiudere la pratica: Callejon stavolta
ha più fortuna e sigla il raddoppio
all’88’.
Il 2-0 è il risultato anche dell’altra sfida,
quella di Empoli. La Juventus vede la
crisi bussare alla sua porta, le amarezze
di Champion’s e la maramaldeggiata del Genoa
pesano su un Allegri che
non ha certamente conquistato la simpatia del popolo bianconero. L’Empoli
entra in campo quindi deciso a stanare il possibile
inceppo nella macchina da
gol dei campioni d’Italia:
che però di sbagliare ancora non ne hanno alcuna
voglia. Ne esce una sfida a
tratti noiosa, con la Juve leziosa e l’Empoli che si affida
a un centrocampo affollato
per far ragionare il meno
possibile i prestigiosi avversari. È nel secondo tempo che la partita si sblocca:merito, com’era ovvio
che fosse, del piede migliore dell’organico di Allegri, quello di Pirlo. La punizione che fa gonfiare la rete è di
quelle da mettere in cineteca, l’esultanza
sorniona del numero 21 è un messaggio
a qualche detrattore, che dopo le sue
ultime uscite aveva preso coraggio. A
chiudere i giochi ci pensa poi un ragazzino terribile, pochi minuti dopo:
Tevez lavora il pallone e pesca in area
Alvaro Morata, che si aggiusta la palla
e scarica il sinistro. Per la Juve è serata
di gloria, per l’Empoli notte fonda. Per
la Roma, un giorno da riscattare: riflettendo però sul fatto che di altre occasioni
per agganciarla la Vecchia Signora ne
offrirà poche.
LA PARTITA BLINDATA
Nessun incidente, ma gli ultras
promettono battaglia eterna
essun incidente,
e questo è un
bene. Ma che Napoli-Roma possa tornare
ad essere una partita
normale, è speranza ancora lontana dal poter
essere nutrita. Il match
di ieri è stato assai lontano dalla retorica del
“derby del sole”, ben più
vicino invece a una prova
esemplare di un calcio
che, tra tornelli e manganelli, tra armi più o
meno improprie e tessere del tifoso, si
è ormai allontanato da quella festa popolare che è stato per quasi un secolo.
L’assenza di tifosi ospiti, ben lungi dal
poter essere definita una conquista (se
mai una resa) è stato senza dubbio
l’ingrediente principale del “successo”
di aver visto concludersi questo crocevia
pericolosissimo di odi e vendette senza
alcuno scontro. Ma la tensione al San
Paolo era palpabile, addirittura in quel
dato del botteghino (30.157 spettatori)
che è ben magro per una sfida che poteva essere definita stellare, sul piano
prettamente sportivo. Altro ingrediente
del tranquillo sabato di ieri? I seicento
uomini impiegati nel piano delle forze
dell’ordine, seguito personalmente dal
questore Guido Marino. Elicotteri della
polizia hanno attraversato in lungo e in
N
largo il cielo sopra Fuorigrotta, intorno
all’impianto il filtraggio è stato capillare.
Eppure sono passati un paio di striscioni
che la dicono lunga sulla volontà dei
gruppi delle curve azzurre di mettere
una pietra sopra l’accaduto: “Ogni
parola è vana, se occasione ci sarà
non avremo pietà”, ha esposto la Curva
B, mentre la Curva A ha mostrato durante la partita “3 maggio 2014: ai
posteri l’ardua sentenza”, laddove la
data è quella della finale di Coppa Italia,
prima della quale Ciro Esposito fu ferito
dal colpo d’arma da fuoco che gli risulterà poi fatale. Il rischio è insomma
che tifosi del Napoli e della Roma non
potranno mai più assistere contemporaneamente alla partita tra le loro squadre. E non è esattamente una vittoria.
Neanche un pareggio. B.R.