D. L O V IS A T O ALTRE SPECIE NUOVE DI “ CLYPEASTER DEL MIOCENE MEDIO DI SARDEGNA w 'Vi 'b 'X h ROMA TI POGRAFI A DELLA PACK E. Via della Paco, N. 85 1911 CUGGIANI D. LOVISATO ALTRE SPECIE NDOYE DI “ CLYPEASTER DEL MIOCENE MEDIO DI SARDEGNA ar ROMA TI POGRAFI A DELLA PACE E. Via della Pace, N. ciò CUGGIANI * . . ■ * - ^ . . . ■ - . i ■ ■ ■ ■ ALTRE SPECIE NUOVE DI C L Y P E A S T E R DEL MIOCENE MEDIO DI SARDEGNA Nota d i D o m e n ic o L o v is a t o (Tav. XVI e XVII) Dice Agassiz che nulla sembra più difficile a fare di una buona descrizione degli Echinidi, tanti sono i dettagli ad osser varsi, e tanto ordine e metodo ha messo natura nella loro d i stribuzione, sebbene non appartengano a classe molto elevata. Si sa che gli P^chinidi sono animali, che vivono in società, popolando i fondi dei mari, particolarmente le acque basse, essendovi famiglie che non si rinvengono punto nei depositi di mare profondo, come quella dei Clypeastridi, tanto ricca per specie e per individui, specialmente in Sardegna. Yi sono però generi, che amano la profondità, ed in questi ultimi tempi, come per altri tipi di animali, di cui si crede vano estinte intere famiglie e sottofamiglie, si trovarono coi dragaggi nelle immense profondità degli oceani, alle quali gli scandagli finora praticati non erano peranco pervenuti, generi e specie, che si credevano assolutamente estinti, particolarmente dei terreni giuresi e cretacei ; ciò che c’insegna ad andare cauti nell'asserire che questo o quell’altro genere, questa o quell’altra specie sono estinti. Se però di mare profondo furono le specie secondarie, le cose cambiarono per riguardo a questo tipo di fauna nel ter ziario, nel quale la fauna echinodermica subisce un cambiamento fondamentale, subentrando ai tipi di mare profondo in generale quelli litorali, ed alle forme più antiche sostituendosi dei ge neri, che per la più grande parte esistono ancora oggi. Nell’eocene in generale gli Echinidi regolari hanno singo lare importanza ; non compariscono però numerosi, nè di generi 32 458 D. LOVISATO e specie, nè d ’individui nel terziario antico della Sardegna, nella quale invece assumono straordinario sviluppo nel miocene inferiore e medio, tanto bene sviluppati nell’isola. Questa fauna ecliinodermica nelle varie zone batimetriche del miocene medio isolano, prima del 1895 quasi sconosciuta, si appalesa per ri cerche e studi posteriori cosi straordinariamente ricca, che oggi è ben degna di fissare l’attenzione del paleontologo. E l’im portanza sua si appalesa al punto da servire al geologo in guisa da determinare nettamente qualche orizzonte geologico dalla presenza o dalla mancanza, d all’abbondanza o dalla scar sezza delle forme di echinidi nei terreni, che si studiano. E tale importanza si manifesta tanto più grande, quando vediamo che, se alcune specie sono comuni con quelle, che si trovano nelle formazioni coeve della regione mediterranea, come quelle del Leccese, di Corsica, delle Baleari, dell’isola di Malta e dell’Al geria, moltissime presentano dei tipi nuovi, cioè che non sono stati ancora segnalati altrove e che danno a questa fauna, come già disse il Cotteau e come varie volte ho ripetuto an ch’io, una fisonomia particolare d ’un interesse eccezionale. Riservo ad altra nota di dare un sunto sugli studi fatti sugli Echinodermi dal 1895 ad oggi, accennando a tutte le specie finora trovate nell’isola bella e specialmente alle nuove, che sono tanto numerose : per questa breve nota restiamo nel campo dei Clypeaster. Già fino dai primi tempi, nei quali ho cominciato a racco gliere esemplari di questa grande famiglia a Sassari, a Portotorres e loro dintorni, località da me prima esplorate in Sar degna, e poi a Cagliari e nel suo sistema collinesco, mi parve intravedere una certa rassomiglianza dei tipi sardi con quelli affricani, rassomiglianza che non era perfettamente condivisa con me d all’illustre Gauthier, il quale, pur ammettendo un certo nu mero di tipi sardi comuni colla fauna echinodermica dell’Affrica, volea scorgere nel complesso degli individui, da me raccolti, un tipo assolutamente speciale per l’isola nostra; ma io, d ’accordo coll’esimio echinologo francese su questo ultimo punto, non posso non ammettere una grande analogia dei nostri Clypeaster con quelli nord-affricani. ALTRE SPECIE NUOVE DI « CLYPEASTER » 459 A giustificare la mia predilezione per questa famiglia d ’Echinidi dirò che venni in Sardegna dalla Calabria, terra cosi ricca per questa fauna, illustrata tanto bene dal Seguenza 1 negli innumerevoli individui del Monteleonese e di altre loca lità di quelle falde alpine meridionali, specialmente di Belcastro alle pendici sillane. È naturale poi che questo tipo di Echinidi irregolari, che sono i Clypeaster, attraesse sempre più la mia attenzione, quando si pensi, che appena arrivato in Sardegna ho avuto la fortuna di trovare delle belle forme con specie nuove, potendo oggi af fermare che, senza trascurare gli altri generi e specialmente quelli comprendenti le piccole specie, di Clypeaster finora ho potuto trovare una cinquantina circa di specie nuove, ciò che mi sembra assai rilevante per la fauna echinodermica iso lana. Di queste specie nuove furono pubblicate, illustrate e figu rate fino ad oggi 14. Il Cotteau nel 1895 pubblicava il C.Lovisatoi ed il C. sardiniensis 2. Nel 1909 io facea altrettanto pel C. P illa i 3 e nel 1910 pei C. Gustavi e C. Lam arm orai4, mentre fino dal 1907 il Lambert 5 figurava il C. Lamberti, che fino dal 1902 io avea a lui dedicato, descrivendolo, ma non figurandolo 6: e fra poco compariranno descritti e figurati i C. Gauthieri, C. B alillai e C. Contivecchii nonché i C. Torquati, C. Capellina, C. Canavarii, C. Bassanii e C. I s s e li8. E, se oggi troveranno ospitalità nel Bollettino della nostra Società geologica italiana per la pubblicazione e per le tavole le 4 1 Le form azioni terziarie nella provincia di Seggio (Calabria). R. Accdei Lincei, Roma, 1879-80. 2 Description des Ecliinides miocènes de la Sardaigne. Mémoires de la Société géologique de France, Paris, 1895. 3 Palaeontographia Italica, voi. XV, Pisa, 1909. 4 Palaeontographia Italica, voi. XVI, Pisa, 1910. 5 Description des Ecliinides fossiles des terrains miocéniques de la S a r daigne. Mémoires de la Société paléontologique Suisse. Genève, 1907, lère partie, pag. 49, pi. I l i et IV. 6 Le specie fossili finora trovate nel calcare compatto di B onaria e di San Bartolomeo. Cagliari, 1902, pag. 17. 7 Palaeontographia Italica, voi. XV II, 1911. 8 R ivista Ita lia n a di Paleontologia, anno XVII, fase. I-II, 1911. 460 D. LOVISATO nuove specie: C. Miccai, C. Ricciottii, C. Im brianii e C. Ca vallotti^ saranno 18 le specie nuove sarde di Clypeaster fatte conoscere per l’isola bella, per la quale rimarranno ancora 30 spe cie da illustrare e figurare! Clypeaster Miccai Lov. (Tav. X VI, fig. l a , l b , l d , e Tav. XVII, fig. le ). Echinide di taglia media e piccola, di forma pentagonale accorciata, cogli angoli bene arrotondati, un po’ più ristretto nella parte posteriore, ma solo agli orli posteriori un po’ si nuoso, mentre è convesso agli anteriori. L’individuo figurato ha il diametro antero-posteriore lungo 117 mm., il trasversale 103 e l'altezza 28: il maggiore di tutti presenta le dimensioni re\ Iati ve di 129, 120 e 28. E troppo basso per poterlo avvicinare al C. intermedius (tav. XVII, fig. 1 c), al quale specialisti distinti l’hanno voluto rassomigliare, allontanandosi da quella specie, oltreché pei caratteri generali già enunciati, anche per essere troppo largo, e tale larghezza è manifestata da tutti gli indi vidui, che attribuisco alla nuova specie. Piuttosto sottile ai margini, specialmente posteriori, va suc cessivamente ingrossando da avanzarsi senza salti agli ambu lacri, che non sono rigonfiati e quindi di poco si elevano alla cupola, un po’ depressa. La faccia inferiore è quasi piana all’infuori della cavità boccale, alla quale dolcemente s’inflettono le 5 parti ben segnate da 5 solchi distinti, che abbastanza pro fondi vanno dal peristoma agli orli (tav. XVI, fig. 1 b). L’apice non è grande e solo in qualcuno degli individui, riferiti a tale specie, è distinto nella piccola depressione for mata alla sommità dai 5 petali, che sono romboidali, allungati, non larghi ed ineguali (tav. XVI, fig. l a ) : l’anteriore è il più lungo, poi vengono i due posteriori, essendo il paio anteriore il più corto: per l’individuo figurato, che è tra i più piccoli, abbiamo queste dimensioni relative 40, 38 e 36, dimensioni che il disegnatore, per quanto distinto, non ha saputo conser vare nel disegno; e per un altro individuo di media taglia sa rebbero 45, 43 e 40. Le zone porifere sono un po’ infossate, ALTRE SPECIE NUOVE D I « CLYPEASTER » 461 depresse, e l’infossamento o la depressione spiccano maggior mente, sollevandosi specialmente nella parte mediana le zone interambulacrali ; queste zone porifere sono munite di piccoli tubercoli, da 7 a 9, su ciascuna costola (tav. XVI, fig. 1 d), più grossi sono i tubercoli delle zone petaloidee ed approssimati vamente della stessa grossezza sono quelli delle zone interporifere, sembrandomi più piccoli e più spessi quanto più si av vicinano agli orli. Peristoma pentagonale, piuttosto piccolo, ma molto profondo; periprocto rotondo, grosso, assai ravvicinato al margine nei due di taglia mediana ed alquanto più lontano dal margine pell’individuo figurato di taglia piccola, margine, che in tutti gli individui, che riferisco a questa specie, è concavo, con lievissima convessità proprio davanti al periprocto. Di questa specie, fra esemplari di antico ritrovamento e re cente, tenea cinque individui: il figurato, altro completo, con servato dal povero Gauthier, ed un terzo rotto ed incompleto, derivanti tutti da un calcare breccioso elveziano, quasi una specie di grès calcare, di Peschin’Appiu, piccolo bacino sotto le falde occidentali di Monte Ferru, non lungi dalla spiaggia di Santa Caterina di Pitinurri : gli altri due individui di taglia più grossa derivano dai grès argillosi, ricchissimi in fossili, di S. Ambrogio sotto il camposanto di Nurri, sopra la zona a S a l tella, grès che ascrivo alla parte superiore dell’aquitaniano, quindi appartenenti ad un orizzonte geologico molto più basso di quello, al quale appartiene il figurato cogli altri due, deri vanti dalla stessa località. Riferisco però alla stessa specie, perchè certamente è molto affine, un bell’individuo collo stesso contorno, solo un tantino più elevato, derivante dai calcari di Ploaghe, e che venne già classificato dal Cotteau come C. intermedius: sebbene in nes suna delle zone porifere si possa leggere il numero dei tuber coli, non posso pei caratteri generali che ascriverlo a questa specie nuova ed assai diversa dal C. intermedius. Anche i due individui a taglia media di Nurri furono bat tezzati dal Cotteau come C. intermedius, e pure il Gauthier era propenso ad ascriverli ad una varietà della stessa specie; ma quando li rinviai a lui, liberati il meglio possibile dai grès ar 462 D. LOVISATO gillosi, che li coprivano, e si vedevano spiccare in mezzo ai ca ratteri differenziali i loro caratteristici contorni, me li rinviava, confermando la mia diagnosi di specie nuova. Dedico questa bella specie a Pietro Micca, valoroso soldato di Adorno nel Biellese, il quale nella notte del 29 agosto 1706 si espose ad inevitabile morte, impedendo col dar fuoco ad una miccia, che l’esercito francese, che stringeva d ’assedio Torino, vi entrasse vittorioso Clypeaster R icciottii Lov. (Tav. X V I, fig. 2 a, 2 b, 2 d, e Tav. X V II, fig. 2 c). È un solo individuo di questa specie, mancante dell’orlo alla parte posteriore, e del quale quindi nulla si può dire pel suo periprocto, però comunque esso sia, gli altri caratteri, assai chiari e visibili, sono più che sufficienti per farne di esso una specie nuova, essendo in tutto il resto assai bene conser vato. È di taglia sotto la media, misurando in lunghezza appros simativamente 112 min., in larghezza 95 ed in altezza 32 2: di forma pentagonale allungata, a margini sottili, alto (tav. XVII, fig. 2 c), a petali lunghi, allargati di più in basso, alti, congiungentisi all’apice, quasi piano, disgraziatamente un po’ rovinato : il petalo anteriore è assai più lungo degli altri, che sono pero più larghi, specialmente nella copia anteriore: le zone porifere, seguenti quasi l’abbassamento dei petali ed abbraccianti le zone interambulacrali un pochino rilevate formano con queste una 1 « Salvatevi — a ll’ufficiale che gli era vicino disse — e me qui solo lasciate, chè questa mia vita alla patria consacro : solo vi prego di pregare il governatore, perchè abbia per raccomandati i miei figlioli e la mia moglie, i quali, non saranno pochi minuti scorsi, più padre, nè ma rito avranno». L ’ufficiale, l ’eroica risoluzione ammirando, si allontanò, e poiché da certa morte in sicuro il vide, diede fuoco alla miccia ed in aria mandò il terreno sopra posto e sè stesso e parecchie centinaia di grana tieri francesi, che già l ’avevano occupato. 2 La fotografia fatta da Antonio Zanca riproduce l ’individuo un po’ più piccolo del vero. ALTRE SPECIE NUOVE DI « CLYPEASTER » 463 specie di piano, appena rilevato nel mezzo (tav. XVI, fig. 2 a). Queste zone porifere, sebbene abbastanza larghe, non portano più di 3, 4, 5 o 6 tubercoli, piuttosto grossi ed a non eguale distanza fra loro sopra ognuna delle costule (tav. XVI, fig. 2 d): non dimenticherò di dire che le zone porifere sono molto aperte alla fine dei petali. La faccia inferiore è cosi poco concava da sembrare pia neggiante per le tre quarte parti del suo diametro, abbassantesi poi rapidamente al peristoma pentagonale, grande e molto profondo (tav. XVI, fig. 2 b). Gli orli fra i tre petali anteriori sono nettamente convessi, mentre sono sinuosi quelli fra il paio anteriore ed il paio posteriore. Il bell’eseraplare di questa specie, trovato da me nel cal care argilloso elveziano di S. Michele, collina presso Cagliari, assai interessante per la paleontologia isolana, fu mandato sotto il n° 104 al Cotteau, che me lo rinviava come C. crassicostatus Ag. Ma io, non credendo giusta la sua determinazione, lo spediva in comunicazione al Gauthier, al quale faceva osservare, che, se per certi caratteri, come la sua forma generale, la lun ghezza del petalo anteriore, l’infundibolo, ecc., si avvicinerebbe al C. intermedius, ne differiva anche dal C. crassicostatus pel suo contorno e per l’orlo assai più sottile, pei suoi petali la terali e posteriori più larghi e sovratutto più lunghi, discen dendo questi assai più che in quello in vicinanza al margine, e sovratutto poi pei suoi tubercoli più grossi e meno numerosi nelle zone porifere. E l’echinologo di Sens, dando ragione alle mie osservazioni, escludeva nettamente pel mio bell’esemplare tanto la specie di C. crassicostatus, quanto quella di C. inter medius, ma non si pronunciava schiettamente sull’individuo, accontentandosi di scrivere sotto il cartello del Cotteau le p a role: « le bord est bien mince ». Si comprende che io, che avea confrontato il mio bel Cly peaster con tutti i tipi di quel genere fino allora conosciuti e descritti, e non vi trovava rassomiglianza con alcuno, non mi potea dare per vinto pel mio grazioso esemplare, e mi rasse gnava a levare molti dei superbi briozoari, che lo coprivano nella sua parte superiore ed a liberarlo anche da molti degli anel lidi, che serpeggiavano particolarmente nella sua parte in- 464 D. LOVISATO feriore, pulendolo così nel miglior modo possibile per mettere in evidenza i caratteri principali dal peristoma agli orli nettis simi, agli ambulacri, alle zone porifere, a quelle interambulacrali ed in tal modo lo rinviava al Gauthier, che con sua let tera del 21 aprile 1900, confermando la mia prima determina zione, specialmente pei tubercoli delle zone porifere, che sono in numero di 3, 4, 5 e 6, lo dichiarava nettamente specie nuova. Dedico questa bella specie a Nicola Ricciotti di Prosinone, che, capo della spedizione, che ordinariamente si dice dei fra telli Bandiera e Moro, fu fucilato il 25 luglio 1844 nel vallone Rovito presso Cosenza insieme ad Attilio ed Emilio Bandiera e Moro, ecc. Clypeaster Inibriaiiii Lov. (Tav. X V II, fig. 3 a-d). \ E un echinide di taglia piuttosto grande, misurando 150 mm. in lunghezza, 136 in larghezza e 32 in altezza, quindi basso, largo ed accorciato: è pentagonale e ben attondato in rispon denza alle estremità dei petali, mostrando solo sensibile ed ac centuata sinuosità alla parte posteriore da un lato e dall’altro del periprocto, mentre nel resto del contorno sono appena ac cennate lievi flessuosità. I petali sono lunghi, rialzati, romboi dali (tav. XVII, fig. 3 a) ed alquanto aperti alla parte superiore infossata, quindi concava, concavità che si vede, sebbene sia disgraziatamente rotta al centro. Anche le zone interambulacrali in questo tipo sono molto elevate nella loro metà superiore, ma molto meno dei petali (tav. XVII, fig. 3c) e quindi specialmente in questa metà si veggono assai depresse, infossate le zone po rifere larghe, che vanno quasi a chiudersi alle loro estremità inferiori: esse portano da 8 a 9 tubercoli, piuttosto grandi ed a non eguale distanza fra loro (tav. XVII, fig. 3 d). La parte inferiore è molto incavata, incominciando la depres sione agli orli ed andando al peristoma grande ed infundibuliforme; il periprocto è grande e vicino all’orlo, sensibilmente sporgente (tav. XVII, fig. 3 b). ALTRE SPECIE NUOVE D I « CLYPEASTER » 465 Questo individuo è senza dubbio quello fra i miei Clypeaster, che ha fatto il maggior numero di viaggi : porta quattro car tellini di tre distinti specialisti. Di uno di questi quattro car tellini non posso tener conto, perchè devo certamente rifiutare a pensare per esso, dopo la descrizione fattane, al C. inter medius Des Moulins, al quale uno specialista l’avea riferito, non essendo assolutamente possibile pensare a quella specie pel nostro individuo. Il Cotteau, al quale lo mandai come specie nuova, me lo rinviava scrivendovi sul cartellino: «m e parait ètre une va riété du C. gibbosus Marcel de Serres ». Ma io, che avea la fortuna di possedere molti e tipici individui di quella specie, tanto comune in questo capo meridionale dell’isola e particolar mente nei dintorni di Cagliari, comprendendovi anche il Capo Sant’Elia, mi opposi subito per lettera a quella determinazione per la bassezza dell’individuo, per la sua larghezza e per es sere più raccorciato, oltreché pei petali e zone interpetaliche, non potendo parlare di altri caratteri, che oggi sono visibili, ma allora nascosti, perchè tutto involto l’individuo nel grès vul canico, che ancora in qualche parte resta attaccato e che na scondeva assolutamente col peristoma e col periprocto tutta la parte inferiore. Nella parte superiore restano ancora attaccate molte valve d’ostriche, che non levai del tutto per paura di rompere l’esemplare, che è unico della specie. Riavutolo dal Cotteau, e non sapendo io allora che l’echinologo di Auxerre non muoveva pedina sugli echinodermi e specialmente sul ge nere Clypeaster, senza consultare il Gauthier, al quale natu ralmente mostrava esemplari e descrizioni, come ebbi già a dirlo, l’inviai al valente specialista di Sens tale e quale l’avea mandato al Cotteau, e quindi prima di averlo liberato dalla roccia, che l’involgeva e non permetteva, a dire il vero, di ve dere assolutamente niente della parte inferiore, che quindi non si potea dire, se piana od incavata, molto o poco infundibuliforme, facendo spiccare a lui la bassezza dell’individuo, la sua larghezza, la forma pentagonale, la concavità dell’apice, l’al tezza dei petali maggiore assai delle zone interambulacrali, pur bene elevate nella loro metà superiore, oltre a qualche altro 466 D. LOVISATO carattere visibile. Ma il Gauthier me lo rinviava tosto con questa scritta sopra un suo cartellino : « A tous les caractères du C. gibbosus, sauf la forme plus basse et plus étalée ». Però credo mio dovere ricordare che nella sua lettera, colla quale accompagnava il Clypeaster in questione, insieme a qualche altro, che dubbio samente io avea riferito al C. gibbosus, aggiungeva queste pre cise parole: « Il y a aussi un C. gibbosus, marqué douteux, parce qu’il est relativement très plat. Tous les autres caractères sont ceux de Tespèce. J e regarde donc cet exemplaire comme un individu exceptionnel, déformé par un cas pathologique, mais je ne le séparé pas du C. gibbosus ». M’occuperò altra volta dei Clypeaster, che dubbiosamente avea allora riferito al C. gibbosus, che derivano dal Capo San t ’Elia e di altri, che in seguito ho pur strappato a tale specie per farne delle specie nuove; per ora dirò che m ’accinsi a li berare l’individuo incriminato dalla roccia, che lo copriva, per mettere il più possibile in evidenza la faccia inferiore e quindi con essa il peristoma ed il periprocto. Forse sarei anche riu scito a liberarlo interamente dalla roccia, ma il timore di rom perlo di più, dopo aver visto staccarsi due pezzi nella parte posteriore destra, mi fece rispettare il lato sinistro posteriore, come si vede (tav. XVII, fig. 3 c), ed è per lo stesso motivo che invece di far figurare nella tavola questa parte, come avrei do vuto per corrispondere alla superiore figurata, è stata disegnata invece la destra inferiore, la quale, sebbene mancante di un lembo, è tutta libera di roccia. In tale stato lo rimandai nel 1900 al Gauthier, unendovi ad un lungo cartello mio, nel quale facea spiccare i caratteri essenziali, che toglievano il bell’esem plare dal C. gibbosus e ne formavano una specie nuova, il suo precedente cartello e quello del Cotteau. Quasi immediatamente me lo rinviava, confermando la mia diagnosi di specie nuova con questa scritta: « Clypeaster sp. n. Cet exemplaire se rapproche en effet d ’une forme écrasée du C. gibbosus hypothétique, car je n ’en ai jam ais vu de semblable; mais il y a des différences considérables avec le vrai type; les interambulacraires sont plus déprimés en bas et plus longtemps renflés en haut; et surtout à la face inférieure, l’infundibulum fortement ALTRE SPECIE NUOVE D I « CLYPEASTER » 467 évasé, occupant presque la moitié du diamètre total, ne saurait étre comparò avec l’infundibulum étroit et abrupt de C. gibbosus ». Si noti che il Cotteau fra i numerosi Clypeaster, che a lui avea inviato in comunicazione anche della località, nella quale ho trovato il bell’esemplare descritto, riferì uno al vero C. gibbosus, ed un altro alla stessa specie, come varietas dilatata; ma io dubito fortemente, che anche questi due individui non si debbano strappare alla specie. Volli posteriormente inviare il più dubbioso in esame al Gauthier, che me lo restituiva ri ferendolo alla stessa specie. Non potendo assolutamente pensare ad un caso patologico della specie, ma invece ad una vera specie nuova, ho voluto dedicarla a Matteo Renato Imbriani, al fratello di fede, all’a mico impareggiabile, al cavaliere senza macchia e senza paura, al più possente difensore dei diritti italici. Ho trovato questo individuo a Fontanazza o Fontanaccia, al mare delle miniere di Montevecchio, dalle quali si raggiunge in tre ore; come di là provengono i due individui dubbiosi sopra accennati, e che raccolsi nella precisa località di Cea Mari di Fontanazza. Addito questa interessantissima località ai futuri studiosi dell’isola bella, che avranno certo compenso alle loro fatiche colla scoperta di cose nuove. Colà sopra bellissimi tufi vulcanici ad andesino abbiamo una serie di strati aquitaniani per la maggior parte, netta mente distinti fra loro e ricchissimi di fauna e non privi di flora. In uno di questi strati di grès grossolani, formanti una specie di conglomerato, fra tufi composti come i grès in pre valenza di elementi vulcanici, trovai il C. Imbrianii con altri ancora, ma appartenenti ad altre specie. La fauna echinoder mica è laggiù al suo apogeo di bellezza e di ricchezza, ed è sotto il banco a C. Imbrianii, che trovai insieme alla mia Arbacina Piae e Fibularia (Echinocyamus) pseudopusilla, non ancora descritte per quella località, le specie nuove, illustrate dal Cotteau: Echinolampas sardiniensis, Pliolampas subcarinatus ed Agassizia Lovisatoi, insieme &\YHipponoe ParJcinsoni ( Tripneustes ParJcinsoni Ag.), Echinolampas plagiosomus, JBris- 468 D. LOV1SATO sopsis crescenticus, Schizaster Park insoni, Spa tangus corsicus e quelle pur nuove illustrate dal Lambert: Dorocidaris Mariae e Sardocidaris P in e 2, Scluzaster Capederi e Prospatangus Thieryi insieme alle specie rare: Lovm ia anteroalta Gregory (,Sarsella) e M ariania M armoree Desor (Macropneustes) 3, oltre ad altre raccolte ed inedite ed altre numerose impernate tut tora nelle roccie a picco od incavate dalle onde di quel mare così spesso in tempesta, che da pochi anni ha abbattuto gli oscuri dicchi di basalto olivinico, che attraversano quelle belle e ricche formazioni sedimentarie ed a guisa di giganteschi muri divisori, superbi, ciclopici ruderi delle vecchie e recenti costru zioni di Vulcano, separavano il mare in altrettanti settori con correndo forse a ll’incontro nel gruppo dell’Arcuentu, uno dei monticoli più caratteristici dell’isola, che si eleva di 1000 m. sul livello del mare. E nelle bizzarre formazioni di questa spiaggia selvaggia che ho trovato le più belle specie di corallari isolani, ancora ver gini di studio, e che son là a mostrare gli atolli di quegli an tichi mari miocenici: è in queste forme litologiche, che trovai il superbo banco arenaceo, che è un impasto di Aequipecten Northamptoni Micht. 4 e corrispondenti al Pecten dubius Me n e g h in i5, così belli, così freschi, così bene conservati da sem brare ancora viventi : è in un’arenaria compatta presso la spiaggia di questo mare, azzurro di berillo, che ho trovato i due esem plari di Pereiraia cfr. Gervaisi (Yéz.) var. o n. sp. Lovisati Sacco 6, mostranti una volta di più che le faune e le flore del l’isola bella hanno maggiori affinità colle faune e colle flore extralpine, che con quelle italiche. 1 D escription des JSchinides miocènes de la Sardaigne, Mémoires do la Société géologique de Franco, Paris, 1895. 2 D escription des Echinides fossiles des terrains miocéniques de la Sardaigne. Mémoires de la Société paléontologique Suisse. Genève, 1907, 1 ère partie. 3 Lavoro citato, 2 ème partie. 4 U golini T?., M onografìa dei P ettin idi neogenici della Sardegna, Parte prima. Palaentographia Italica, voi. X II, 1906, pag. 174. 5 Paleontologie de Vile de Sardaigne, Turin, 1857, pag. 594, pi. H, fig. 9. 6 Sacco F., R ivista Italian a di Paleontologia, anno XI, fase. Ili, 1905, pag. 112. ALTRE SPECIE NUOVE DI « CLYPEASTER > 469 Anche gli altri gasteropodi ed i lamellibranchi, fra i quali non mancano i brachiopodi, piuttosto rari nel terziario sardo, quando saranno conosciuti ed illustrati, mostreranno l’impor tanza paleontologica della regione di Fontanazza, che senza dubbio è una delle più ricche e rare dell’isola, offrendo abbon danti anche gli ittioliti. Come dissi superiormente, un vero C. gibbosus non lo avrei trovato a Fontanazza, perchè ripeto non mi posso indurre ad accettare le determinazioni del Cotteau e per uno di essi anche la conferma del Gauthier. Le descrizioni, che si hanno di questa specie, compresa quella del Michelin, sono vaghe, e solo con molti individui tipici della stessa specie sarà possibile risol vere il problema per tale specie, alla quale dissi già di dover ritornare, quando descriverò gli esemplari del Capo Sant’Elia, che non felicemente furono identificati come C. gibbosus, mentre io credo fermamente costituiscano delle specie nuove, a quella guisa che strappai già dalla medesima specie degli individui degli stessi dintorni di Cagliari, che pure il Cotteau ed il Gau thier avevano incorporato al C. gibbosus e ne feci già qualche specie nuova, bastando a tal uopo citare il C. Lamberti ed il C. Torquati, che nettamente dai due valenti echinologhi erano stati battezzati come C. gibbosus, specie, che per talun carat tere è alquanto bizzarra, così per il numero dei tubercoli nelle zone porifere si dà per la specie da 7 ad 8, mentre, se noi guardiamo le tavole del Michelin \ noi troviamo accanto alle zone porifere con 7 ed 8 od 8 e 9 nella descrizione, le figure che portano da 9 a 10 tubercoli, uniformemente distribuiti e della stessa grossezza, ed altra porzione portante fra piccoli e grandi un numero di tubercoli che va da 12 a 14, mentre negli esemplari isolani i tubercoli vanno da 7 ad 8 e 9, arrivando per le specie dubbiose del Capo Sant’Elia fino a 13. Giustamente poi m’osservava il Lambert che questo C. gib bosus (Risso) Marcel de Serres (1829) deve riprendere il suo nome antico di C. campanulatus Schlotheim (1820), stabilito cioè 9 anni prima. 1 M onographie des Clypeastres fossiles, 1861, pag. 121 e tav. VII, pi. X X II, fig. f e g. 470 D. LOVISATO C lypeaster C avallottii Lov, (Tav. X V II, fig. 4 a-d). Specie di taglia media, arrivando in lunghezza a 128 mm., in larghezza a 125 ed in altezza a 39, quindi non molto alto, largo ed accorciato alle estremità, subpentagonale, ad angoli molto attondati, quindi tendente alla forma subcircolare, poco sinuoso agli orli fra i petali, se si eccettua la parte posteriore, nella quale abbiamo il profilo della precedente specie. I petali non sono molto lunghi (tav. XVII, fig. 4 a), sono rialzati, relati vamente ristretti, fusiformi, arrotondati alle loro estremità in feriori e riunentisi in una specie di piano nella parte superiore (tav. XVII, fig. 4 c) coll’apice centrale solo assai leggermente abbassato. Le zone interambulacrali sollevate e larghe al loro principio, si restringono e si abbassano alla parte superiore da arrivare quasi al piano delle zone porifere, relativamente larghe, depresse nei due terzi inferiori, falciformi e portanti da 8 a 10 tubercoli grandi ed uniformemente distribuiti (tav. XVII, fig. 4 d). La faccia inferiore è quasi piana, abbassandosi solo in vici nanza al peristoma pentagonale, che quindi è stretto e poco infundibuliforme, mentre il periprocto è grande, circolare e molto vicino al margine, che è convesso, formando come nel precedente da un lato e dall’altro due belle flessuosità concave, che si ripiegano in convessità in rispondenza ai due petali po steriori (tav. XVII, fig. 46). Gli orli sono relativamente sottili. Qualche echinologo ha voluto identificare questo tipo col C. petaliferus Seg., di cui ho trovato un solo esemplare per tutta la Sardegna nel calcare elveziano a lithothamnium a mezz’ora da Sassari sulla strada per Osilo, confuso dal Lambert coll’elveziano di San Bartolomeo, capo opposto dell’isola \ Ma, se possiamo somigliarlo grossolanamente pel suo contorno e per la sua faccia inferiore, non ha nulla d ’altro che permetta d ’i1 Lovisato, Una p arola sul C. L ovisatoi Cotteau e specie nuove di Clypeaster ed Echinolam pas. Palaeontographia Italica, voi. X VI, 1910, pag. 141. ALTRE SPECIE NUOVE D I « CLYPEASTER » 471 dentificarlo con quella specie particolarmente nella parte supe riore, anche viste le figure, che di questa sua specie dell’Aquitaniano di Stilo dà il Seguenza *. Qualche altro specialista ha voluto vedere una qualche affinità col C. acuminatus Desor, di cendolo giovane di quella specie di grande taglia, ma oltreché opporsi l’altezza, che è assai minore nel nostro, arrivando a poco più della quarta parte della sua lunghezza, mentre nella specie del Desor per la descrizione fattane dal Pomel arriva alla metà della lunghezza e per la descrizione del Michelin a 2 5 di quella; e poi si oppongono molti altri caratteri come la forma pentagonale non escluso quello del numero dei tubercoli sulle costole delle zone porifere, essendo in quello da 10 ad 11 ed anche 12, mentre nel nostro quel numero va da 8 a 10. Di sgraziatamente il Pomel, che fa una cosi bella descrizione del l’esemplare di Oued Moula presso Bou-Medfa non dà la tavola, che noi possiamo vedere nel Michelin, ma che non corrisponde tanto bene alla sua descrizione. Per la sinuosità al periprocto, pel suo profilo, quindi per la sua cupola pianeggiante all’alto si potrebbe paragonare col C. expansus Pomel di E1 Messar presso Beni-Suous, ma questo oltreché essere di dimensioni molto mag giori ha l’orlo assai più sottile, è più decisamente pentagonale, ha i petali più corti, le zone porifere strette e portanti solo da 7 ad 8 tubercoli secondo la descrizione e da 5 a 6 per le figure, il periprocto ovale, un po’ acuto in avanti, mentre il nostro l’ha circolare. Il Gauthier, che ebbe ad esaminare i due miei esemplari, che ho trovato di questa bella specie, quando non mostravano netta la parte inferiore e quindi non visibili il peristoma ed il periprocto, me li rinviò come indeterminabili, ravvicinandoli per alcuni caratteri della faccia superiore al C. gibbosus, ma quando li ebbe a rivedere nello stato presente confermò netta mente la mia diagnosi di specie nuova. Confortato anche dal giudizio dell’eminente echinologo, ne ho fatto una specie nuova, che ho dedicato all’altro fratello di 1 Le form azioni terziarie nella provincia di Leggio (Calabria). R. Acc. dei Lincei, Roma, 1879, pag. 54, tav. VI, fig. 2. 472 D. L 0V IS A T 0 tede, al bardo della nostra democrazia, al mio povero amico Felice Cavallotti. Ho trovato questi due esemplari nel calcare bianco elveziano, attraversato dalle lave basaltiche di Monte Oro all’ovest della cantoniera di Ferru Ezzu sulla destra della strada pro vinciale da Sassari ad Alghero (a S’Adde Prida ad un quarto d ’ora dalla cantoniera di Ferru Ezzu). |m s. pres. 13 sett. 1911 - ult. bozze 31 ott. 1911 E stratto dal B o llettin o della Società Geologica Ita lia n a V oi. X X X (1911). B ° M- SO°- G90'' '* • '* Voi. X X X ( , 9 , „ : (LO VISA TO ) Tav. XV|_ n Boll. Soo. Geol. Ital., Voi. X X X (1911). ALTRE SPECIE NUOVE DI « CLYPEASTER » 473 SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE T a v o l a XVI. Fig. 1 a. Clypeaster M iccai Lov. Esemplare veduto dalla faccia superiore, in grandezza naturale. L ’originale nella collezione L ovisato.— Pag. 460. Fig. 1 1). Clypeaster M iccai Lov. Lo stesso veduto dalla faccia inferiore. — Pag. 460. Fig. 1 d. Clypeaster M iccai Lov. Porzione di zona porifera dello stesso esemplare, ingrandita. — Pag. 460. Fig. 2 a. Clypeaster R icciottii Lov. Esemplare veduto dalla faccia supe riore in grandezza un po’ più piccola della naturale. L ’originale nella collezione Lovisato. — Pag. 462. Fig. 2b. Clypeaster R icciottii Lov. Lo stesso, veduto dalla faccia infe riore. — Pag. 462. Fig. 2 d. Clypeaster Ricciottii Lov. Porzione di zona porifera dello stesso esemplare, ingrandita. — Pag. 462. T a v o l a XVII. Fig. 1 c. Clypeaster M iccai Lov. L ’esemplare della tavola XVI veduto di profilo. — Pag. 460. Fig. 2 c. Clypeaster R icciottii Lov. L ’esemplare della tavola XVI veduto di profilo. — Pag. 462. Fig. 3 a. Clypeaster Im brianii Lov. Esemplare veduto dalla faceia supe riore. Tutte le figure di questa specie, salvo quella delle zone pòrifere sono ridotte a 2/ ;, della grandezza naturale. L’originale nella collezione Lovisato. — Pag. 464. Fig. 3 b. Clypeaster Im brianii. Lov. Lo stesso, veduto dalla faccia infe riore. — Pag. 464. Fig. 3 c. Clypeaster Im brianii Lov. Lo stesso, veduto di profilo. — Pag. 464. Fig. 3 d. Clypeaster Im brianii Lov. Porzione di zona porifera dello stesso esemplare, ingrandita. — Pag. 464. Fig. 4 a. Clypeaster C a va llo tti Lov. Esemplare veduto dalla faccia su periore in grandezza naturale. L’originale nella collezione Lovisato. — Pag. 470. Fig. 4 h. Clypeaster Caimllottii Lov. Lo stesso, veduto dalla faccia infe riore. — Pag. 470. Fig. 4 c. Clypeaster Cavallottii Lov. Lo stesso, veduto di profilo. — Pag. 470. Fig. 4 d. Clypeaster C avallottii Lov. Porzione di zona porifera dello stesso esemplare, ingrandita. — Pag. 470. - ' ■■■■- ! ' • ■ • vV . A ' ■ v - -■ 1 V. t ■. 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