Press: N. 10 - OTTOBRE 2014

Press
ottobre 2014 / no.70
ISSN 2039-540X
Professione Economica e Sistema Sociale
Press
Sommario/ottobre
DOCUMENTI
CNDCEC
30 Camera dei Deputati
Audizione Cndcec
DOCUMENTO
JOBS ACT
35 AA.VV.
EDITORIALE
Jacono: “Il supporto del Cndcec
in materia di lavoro”
3
Maria Luisa Campise
L’INTERVENTO
- Pag. 4
Vito Jacono
Lorenzo Di Pace,
Domenico Calvelli
10 Lorena Raspanti,
Salvatore Stifanelli
12 Nicola Bellomo
22 Tiziana Mastrogiacomo
4
6
Di Pace, Calvelli: “Il Commercialista del lavoro”
16 Ordine di Catania
18 Ordine di Rimini
20 Ordine di Verona
- Pag. 6
PRIMO PIANO
24 Paola Schiavo
25 Domenico Calvelli,
Patrizia Bonaca
26 Luca Santi
CNDCEC REPORT
28 L’attività di ottobre
- Pag. 10
WCOA 2014
41 Ifac
DIAMO I NUMERI
58 Calano i redditi medi
professionali e crescono
i divari interregionali
PROFESSIONE
E TEMPO LIBERO
63 Letti per voi
DAGLI ORDINI
Raspanti, Stifanelli: “Riflessioni sul Jobs Act”
Mastrogiacomo: “Assemblea degli Ordini territoriali”
- Pag. 22
Jobs act
l tema di questo numero di Press è il lavoro, un argomento quanto mai attuale
I
vista la rivoluzione avviata dal presidente del Consiglio Renzi con la riforma
degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive. Jobs
Act che verrà ricordato anche per il processo di razionalizzazione e semplificazione
della materia giuslavoristica, tanto auspicato nel nostro ordinamento e non più
rinviabile.
Punto cruciale della riforma è la creazione di un’Agenzia nazionale per l’occupazione
- partecipata da Stato, Regioni, Province autonome e vigilata dal Ministero del lavoro
e delle politiche sociali - in grado di gestire i servizi per l’impiego, le politiche attive
e l’ASpI (Assicurazione sociale per l’impiego). Creare un’unica banca dati nazionale
che, includendo le informazioni dei Centri per
l’impiego e delle imprese private di lavoro, sia
accessibile a tutti, è fondamentale.
L’incontro tra domanda e offerta di lavoro è uno dei
punti centrali della riforma che, per poter ottenere il
risultato auspicato è indispensabile che venga
sostenuta anche dalla nostra Professione da sempre
impegnata in questa area socialmente strategica.
Nella consapevolezza di ciò, il Cndcec si è fatto parte
attiva ed è stato ascoltato dalla Commissione Lavoro
della Camera dei Deputati nell’ambito dell’Indagine conoscitiva sulla gestione dei
servizi per il mercato del lavoro e sul ruolo degli operatori pubblici.
Le osservazioni del Consiglio Nazionale sono racchiuse in un documento il cui testo
è pubblicato integralmente in questo numero.
L’attualità del tema lavoro non deriva solo dalla riforma in atto, ma anche da un
insieme di prassi e norme che rendono indispensabile un approfondimento per
consentire un supporto concreto alle imprese che operano nel nostro Paese.
Per tale motivo, su questo numero vengono offerti spunti interessanti per chi deve
operare quotidianamente in questo ambito, grazie anche al contributo delle
Commissioni di studio degli Ordini territoriali.
Sul punto ho il piacere di segnalare che, da questo numero in poi, uno spazio di
questa rivista sarà sempre dedicato proprio ai contributi delle Commissioni
territoriali sul tema oggetto di approfondimento da Press, nella consapevolezza che
la nostra testata può e deve essere anche un veicolo per la circolarizzazione del
know how fra i Colleghi.
Maria Luisa Campise
Direttore Press
4
Il supporto
del Cndcec in
materia di lavoro
Vito Jacono
Consigliere nazionale delegato all’Area “Commercialista del lavoro”
Il percorso prevede un tavolo di confronto per arrivare alla
individuazione di procedure pratiche uguali per tutti, formazione
professionale, formulazione di proposte per le istituzioni…
ppena assunta la delega
ho cercato di capire
quanti colleghi
commercialisti si
occupano di consulenza
del lavoro e qui ho avuto la prima
sorpresa: circa 20.000 dei circa
115.000 iscritti. Un numero non
indifferente, sintomatico di una
specializzazione esistente all’interno
della professione e, a voltepoco
evidenziata.
I dottori commercialisti ed i
ragionieri e periti commerciali hanno
sempre avuto, nei propri ordinamenti,
la possibilità di svolgere la consulenza
del lavoro e, a maggior ragione, il
legislatore nel momento in cui ha
emanato la legge n. 12/79, costitutivo
dell’Albo dei consulenti del lavoro,
all’articolo 1 ha sancito “tutti gli
adempimenti in materia di lavoro,
previdenza ed assistenza sociale dei
lavoratori dipendenti… non possono
essere assunti se non da coloro che
siano iscritti nell’albo dei consulenti
A
del lavoro... nonché da coloro che
siano iscritti negli albi degli
avvocati e procuratori legali, dei
dottori commercialisti, dei
ragionieri e periti commerciali…”.
Pertanto il legislatore stesso da
sempre ha riconosciuto ai
commercialisti l’abilitazione per
svolgere la consulenza del lavoro.
Il futuro delle professioni si baserà
sempre più sulle specializzazioni e, tra
queste, indubbiamente la consulenza
del lavoro avrà il suo ruolo. Molte
volte siamo portati ad individuare la
consulenza del lavoro con la mera
predisposizione dei cedolini paga e la
tenuta dei registri obbligatori.
Questa è l’attività ordinaria, al pari
della tenuta della contabilità per le
aziende.
Esistono, tuttavia, tutta una serie
di problematiche inerenti ai rapporti
di lavoro connesse alle operazioni
straordinarie messe in essere dalle
imprese e/o alle procedure
concorsuali.
Cito tali operazioni in quanto,
normalmente, tutte le fattispecie che
rientrano in tali operazioni hanno un
filo conduttore comune ovvero il
trasferimento e/o il salvataggio
dell’azienda.
L’analisi preliminare della
situazione dei contratti di lavoro in
essere presso un’azienda è un
elemento essenziale per il buon fine
dell’operazione. Qualsiasi soggetto, il
quale abbia interesse ad acquisire
un’azienda, in qualsiasi modo esso
avvenga, vuole conoscere a priori, per
poi fare le proprie valutazioni, la
situazione esistente dei contratti di
lavoro, i relativi costi, gli obblighi
relativi alla continuità dei contratti in
essere in capo al nuovo soggetto.
È facile intuire che nel mondo
della consulenza del lavoro le
problematiche sono innumerevoli ed
il Consiglio Nazionale, per andare
incontro ai colleghi che si occupano
di tale materia, ha istituito all’interno
della propria fondazione l’area lavoro
L’intervento
dedicandogli inizialmente un
ricercatore nella convinzione di
incrementarne il numero nel 2015.
Comunque, anche gli altri
ricercatori della Fondazione dedicati
alle aree fiscale, procedure
concorsuali, operazioni straordinarie
e legale, potranno collaborare
fattivamente con l’area lavoro.
Come sopra evidenziato, in Italia, i
professionisti abilitati per legge a
trattare la consulenza del lavoro
devono essere iscritti
obbligatoriamente ad uno dei seguenti
tre Ordini professionali: avvocati,
commercialisti e consulenti del
lavoro.
Tali figure professionali, in un
contesto di crisi economica quale
quello attuale, che non ha precedenti,
dovrebbero unire le forze e trovare
delle sinergie utili alle imprese
assistite e guardare al futuro in modo
unitario, propositivo e costruttivo.
Pertanto alla luce delle
considerazioni fatte sarebbe utile, sia
per i professionisti che prestano la
consulenza del lavoro che per le
imprese che la ricevono, individuare
un percorso comune ed unitario.
5
Tale percorso unitario dovrebbe
partire dall’istituzione di un tavolo di
confronto permanente per arrivare
alla condivisione di scelte comuni tra
cui l’individuazione di procedure
pratiche uguali per tutti, la formazione
professionale, la formulazione di
proposte per le istituzioni, ecc..
A mio modesto parere, in un
mondo figlio della globalizzazione,
non abbiamo più la possibilità di
guardare solo al proprio orticello ma
bisogna ragionare in termini più ampi
abbattendo muri oggigiorno inutili e
deleteri. 6
Il Commercialista
del lavoro
Lorenzo Di Pace *
Domenico Calvelli **
( )
(
)
L’esercizio della consulenza del lavoro costituisce una delle possibili aree
di attività professionale che i commercialisti possono liberamente
intraprendere, perché da sempre rientra nelle loro competenze
ecentemente il
Consiglio Nazionale
appena insediatosi
ha sancito una realtà
esistente da sempre,
affidando la delega alla materia
giuslavoristica al consigliere nazionale
Vito Jacono e definendo i colleghi che
se ne occupano come “commercialisti
del lavoro”: un grande passo avanti
nel riconoscimento delle competenze
in materia della categoria. Tutto
nasce, in realtà, con la legge 12 del
1979, ma viene rilanciato, poco più di
un anno fa, con la costituzione del
Gruppo nazionale ODCEC Area
Lavoro, una compagine spontanea
nata a Roma nel settembre del 2013.
Così è accaduto, all’interno della
professione di commercialista, un
fatto davvero nuovo: moltissimi
colleghi, in rappresentanza di un
numero considerevole ed in crescita
di Ordini territoriali (ad oggi più di 60
e rappresentanti oltre il 60% degli
iscritti all’Albo nazionale), si sono
aggregati per affrontare e risolvere
tematiche di stretta afferenza
professionale, in questo caso
R
giuslavoristica, sia dal punto di vista
tecnico, sia da quello dei rapporti con
le Amministrazioni, a difesa della
Categoria. Per mezzo dei referenti
giuslavoristi degli Ordini, è così sorto
un movimento spontaneo, apolitico,
con l’obiettivo di riportare al centro
dell’attenzione la materia del lavoro
tra le competenze primarie dei
commercialisti. Tutto ciò è accaduto
in un particolare momento storico di
assenza di governance nazionale, oggi
finalmente risolto con grande sollievo
della Categoria. L’esercizio della
consulenza del lavoro del resto
costituisce una delle possibili aree di
attività professionale che gli iscritti
agli Ordini dei dottori commercialisti
e degli esperti contabili possono
liberamente intraprendere; tale area,
infatti, da sempre rientra tra le
competenze del commercialista, in
realtà ancor prima della legge 11
gennaio 1979, n. 12, la quale ha,
peraltro, consacrato, tra le altre, la
figura del commercialista quale
( )
*
(
**)
soggetto abilitato all’esercizio
dell’attività di consulenza del lavoro,
con l’unico obbligo di darne
comunicazione al Servizio Ispezione
del Lavoro della D.T.L. delle province
nel cui ambito intende svolgere
l’attività. La cosiddetta
“globalizzazione” ha reso la materia
“lavoro”, nella sua accezione più
ampia (incluso il concetto di welfare),
elemento imprescindibile della nuova
economia. Nessun professionista
economico-giuridico, e soprattutto i
commercialisti, può esimersi
dall’occuparsi, in qualche misura, di
lavoro e di previdenza. Così, in un
sistema economico profondamente in
crisi ed in rapido mutamento, la
materia lavoristica diviene, sia per i
giovani appena abilitati che per i
colleghi più affermati, un’opportunità
professionale e di crescita formativa.
All’art. 1 della legge 12/1979, del resto,
si legge chiaramente: “Tutti gli
adempimenti in materia di lavoro,
previdenza ed assistenza sociale dei
Presidente della Commissione lavoro Odcec di Roma
Presidente Odc di Biella
L’intervento
lavoratori dipendenti, quando non
sono curati dal datore di lavoro,
direttamente od a mezzo di propri
dipendenti, non possono essere
assunti se non da coloro che siano
iscritti nell'albo dei consulenti del
lavoro a norma dell'articolo 9 della
presente legge, salvo il disposto del
successivo articolo 40, nonché da
coloro che siano iscritti negli albi
degli avvocati e procuratori legali,
dei dottori commercialisti, dei
ragionieri e periti commerciali, i
quali in tal caso sono tenuti a darne
comunicazione agli ispettorati del
lavoro delle province nel cui ambito
territoriale intendono svolgere gli
adempimenti di cui sopra”. Il datore
di lavoro può affidare questi
adempimenti ad un centro
elaborazione dati; in tal caso, tuttavia,
le attività dovranno essere limitate al
mero svolgimento di operazioni di
calcolo e stampa in materia di lavoro,
previdenza e assistenza e
all’esecuzione delle attività
strumentali e accessorie. In ogni caso
i Ced debbono essere assistiti da uno
o più iscritti agli Albi indicati nel
citato articolo 1. I commercialisti e gli
avvocati, diversamente dai consulenti
del lavoro (unica differenza), sono
tenuti, come accennato ad inizio
articolo, a darne comunicazione al
competente Servizio Ispezione del
Lavoro competente per provincia. È
quindi pacifico che ogni
commercialista (ed oggi se ne contano
più di 20.000 che operano in tal senso,
sul totale degli iscritti all’Albo
nazionale) sia ampiamente abilitato e
titolato allo svolgimento di incarichi
lavoristici. Del resto il Gruppo
ODCEC Area Lavoro si è attivato sin
7
da subito per portare avanti alcune
tematiche quali il ripristino della pari
dignità, che vedono la nostra
Categoria subìre talvolta
prevaricazioni ingiustificate. È il caso
della costituzione degli organismi di
certificazione dei contratti di lavoro,
dell’assenza dei commercialisti
dall’assistenza in fase di conciliazione
nei casi di licenziamenti per GMO,
della sottoscrizione del protocollo
d’intesa relativo all’Asse.Co.. Queste
attività di tutela saranno ancor di più
svolte unitamente al Consiglio
Nazionale, alla Commissione
nazionale competente e costituita ad
hoc, alla Fondazione Istituto di
Ricerca; del resto, fin da subito il
Consiglio Nazionale stesso, anche
nelle persone del presidente Gerardo
Longobardi e del vicepresidente
Davide Di Russo, ha creduto in questa
8
L’intervento
iniziativa. Ed ancora si è proceduto a
intraprendere un’attività divulgativa e
scientifica per mezzo della rivista “Il
Commerci@lista lavoro e previdenza”,
che dispone di oltre duecento colleghi
in comitato di redazione e che, in
particolare, viene realizzata da un
comitato ristretto di coordinatori
composto dallo scrivdente Lorenzo Di
Pace (ODCEC Roma, presidente del
Gruppo), Bruno Anastasio (ODCEC
Napoli), Paride Barani (ODCEC
Reggio Emilia), Domenico Calvelli
(ODCEC Biella, fondatore e direttore
responsabile), Maurizio Centra
(ODCEC Roma), Ermelindo
Provenzani (ODCEC Palermo),
Martina Riccardi (ODCEC Biella, capo
redattore area lavoro), Marco Sambo
(ODCEC Venezia) e Graziano Vezzoni
(ODCEC Lucca). Dopo l’istituzione
del tavolo tecnico con la Dirigenza
Nazionale INPS, è stato inoltre
istituito un tavolo tecnico con la
Dirigenza Centrale INAIL,
ripristinando di fatto quelle
collaborazioni di cui certamente si
sentiva l’esigenza e di dar seguito ad
ulteriori iniziative di dialogo
istituzionale come ad esempio con
l’ANIV, l’associazione professionale
dei funzionari ispettivi pubblici. Del
resto, nel panorama italiano, è difficile
trovare una professione più
“liberalizzata” di quella di
commercialista, la quale, senza
numeri chiusi, esclusive né minimi
tariffari, si sorregge completamente
sulle proprie competenze tecniche,
anche in materia di lavoro quindi.
Il d.lgs. 139 del 2005 (l’attuale
legge professionale) elenca infatti ben
quindici competenze tecniche
riconosciute solo per gli iscritti alla
sezione A dell’Albo, sorrette dal lungo
e complesso iter accademico, pratico
e formativo imposto agli iscritti. Ecco
che allora il commercialista (anche
quello del lavoro) non ha mai chiesto
“regali” da parte del Legislatore ed è il
frutto dell’evoluzione, verrebbe da
dire darwiniana, di una professione
che, per percorso di studi e per
complessità giuridica ambientale,
ormai ha capacità a tutto tondo nelle
materie economiche e giuridiche. Solo
per questo si chiede agli interlocutori
istituzionali di essere ascoltati.
Parafrasando il D’Annunzio nella
sua celebre frase “memento audere
semper” (ricorda di osare sempre,
comunque utile), ci si rivolge a chi
prende decisioni politiche in materia
economica e giuridica dicendo:
“memento audire semper”, cioè
ricorda di ascoltare sempre (prima di
decidere).
Chi? I commercialisti, ovviamente.
E la recente audizione, proprio in
tema di riforma del mercato del
lavoro, presso l’XI Commissione della
Camera dei Deputati, sia il più
bell’auspicio per l’inizio di un nuovo
percorso costruttivo ed utile alla
Nazione. L’ottimismo prevede un duro lavoro.
Essere ottimisti oggi
non significa credere
semplicemente che sarà
possibile uscire dalla crisi.
Significa piuttosto,
trasformare questa crisi in
opportunità di cambiamento:
non solo in termini di
riforme del sistema,
ma anche di responsabilità.
Chi, come noi, non reputa
il lavoro come un diritto
acquisito, sa che solo
attraverso l’impegno e
i sacrifici possiamo lasciarci
la crisi alle spalle, senza
farla ricadere su quelle
dei nostri figli.
10
Riflessioni
sul Jobs Act
Lorena Raspanti *
Salvatore Stifanelli **
( )
(
)
Si attendeva da tempo un lavoro di “semplificazione” e collegamento tra
tutti gli attori del mercato del lavoro che, si spera, possa finalmente
realizzarsi nell’interesse comune della ripresa dell’attività lavorativa e
dello sviluppo dell’economia stagnante
l Presidente del Consiglio dei
Ministri sta indubbiamente
imprimendo un’accelerazione
sull’approvazione della delega al
governo per il riordino del
mercato del lavoro, ma è altrettanto
evidente che, ad un paese come il
nostro, risulta particolarmente
difficile accettare, o solamente
condividere, processi di cambiamento
strutturale, che in qualche modo
vadano in controtendenza.
Concordemente a quanto più volte
espresso, la sfida a cui s’è chiamati è
principalmente culturale, oltre che
economica e progettuale.
Fino a quando non si avrà una
reale percezione di identità nazionale,
fino a che si perseguiranno soli
interessi personali, senza tenere in
alcuna considerazione il bene-essere
del Paese o, in ambito più ristretto,
della propria comunità locale, tutto
quello che si potrà dire o meglio
indicare come strumento correttivo di
disfunzioni o cattiva amministrazione,
servirà a ben poco.
“Una riforma delle riforme” così è
I
stata anche definita, considerato che,
ancora una volta, pone l’accento su
istituti normativi che, proprio per la
loro poca semplicità di gestione, non
hanno prodotto finora i risultati attesi,
in particolare sul fronte giovanile.
Quanto indicato nel testo del
cosiddetto “Jobs Act”, così come
riformulato dal maxi emendamento
del Senato, contiene spunti,
certamente ambiziosi, che dovrebbero
condurre l’Italia a dotarsi di un corpus
giuridico più snello ed efficace.
Se il principio ispiratore della
legge delega è “la razionalizzazione e
la semplificazione” del sistema delle
politiche attive e delle politiche
passive che interessano il mondo del
lavoro, l’attenta lettura e la corretta
applicazione di istituti normativi già
attualmente vigenti (norme già
previste e magari ancora non
attuate!), porterebbero alla
realizzazione di quasi il 50% di quanto
( )
*
(
**)
Odcec di Catania
Odcec di Barcellona Pozzo di Gotto
in essa previsto.
E a tal proposito gioverebbe dar
corso a quanto scriveva un autore,
sconosciuto ai più, già nel 1766.
Ebbene, Giacinto Dragonetti, nel suo
trattato dal titolo “Delle virtù e dei
premi”, rappresentava come fosse
molto più contagiosa la “virtù” del
“vizio”. Solo che, per far sì che ciò
avvenga, è necessario prevedere
norme premiali per coloro i quali
rispettano le regole, per evitare di
trarre la conclusione che rispettarle
non serva a nulla.
Più che una vera e propria
riforma, si dovrebbe procedere ad un
taglio drastico di norme e interventi
che, in forma derogatoria e spesso
anche confusionaria, hanno
modificato i termini applicativi di
disposizioni che se ben attuate e
monitorate, avrebbero potuto essere
più che funzionali.
Allo stesso modo si attendeva da
L’intervento
tempo un lavoro di “semplificazione” e
collegamento tra tutti gli attori del
mercato del lavoro che, si spera, possa
finalmente realizzarsi nell’interesse
comune della ripresa dell’attività
lavorativa e dello sviluppo
dell’economia stagnate, probabilmente
anche per eccesso di “burocrazia”.
Molto azzeccata appare quindi la
previsione di non voler più autorizzare
CIGS ad aziende in chiusura, come del
resto già previsto dalla stessa legge
223/91, ma da sola non è efficiente.
Sugli ammortizzatori sociali è pacifico
che il quadro normativo attuale
appare appesantito da tutti gli
interventi di “proroghe e deroghe” che
hanno trasformato strumenti “per
pochi a carattere straordinario” in
strumenti “ordinari, per tanti e
incontrollati”.
Il sistema delle deroghe, iniziato
nel 2009 per tutelare altri settori o
lavoratori di piccole aziende colpite
dalla “crisi” generale del mercato, ha
fortemente falsato i termini della
questione e quello che era diventato
un intervento a carattere
“eccezionale” è praticamente
diventato uno strumento ricorrente,
anche di prosecuzione ad interventi
ordinari già fruiti, privilegiando
magari particolari settori piuttosto
che altri, ed escludendo di fatto datori
di lavoro definiti “non imprenditori”.
Per questo gli ammortizzatori
sociali dovrebbero avere durate
limitate, regole certe di accesso, che
ne garantiscano una fruizione
immediata, prevedere controlli più
pregnanti sulla ripartizione delle
risorse tra aziende beneficiare e
soggetti percettori.
Nella realtà dei fatti, politiche
passive che non dialogano con
politiche attive hanno prodotto
l’impossibilità di monitorare situazioni
in cui lavoratori, in godimento di
ammortizzatori vari, riescono a
lavorare “in nero” per non perderne la
fruizione.
Ecco dove risiede la vera
rivoluzione culturale da condurre,
perché fin quando si continueranno a
creare sacche di “privilegiati” a carico
della collettività, non si perseguirà
l’interesse nazionale.
Parimenti non in linea con l’idea
di risanamento è la potenziale
estensione dell’Aspi ai Co.co.co..
Ove tale rapporto si configuri
genuinamente di natura autonoma,
allargare a tali soggetti il beneficio
comporterebbe un’anomala gestione
di un sistema di tutela non prevista
per le altre categorie di lavoratori
autonomi (vedi art. e com.),
costituendo, parimenti, un invito
all’utilizzazione del contratto di
collaborazione non in linea con la
previsione normativa originaria, che
avrebbe dovuto tutelare una forma
“atipica” di lavoro non subordinata.
Maggiore partecipazione nella fase di
ricerca del lavoro; banche dati
nazionali o europee del mercato del
lavoro che possano facilitare
l’incrocio tra domanda ed offerta,
riuscendo a sprovincializzare i paesi
europei, conferendo loro una vera
integrazione e monitoraggio del
lavoro; corsi di riqualificazione
professionale mirata, piuttosto che
ammortizzatori che spingono solo
verso l’inedia: questi dovrebbero
essere le linee guida degli interventi
da proporre.
Un nuovo Testo unico delle norme
in materia di lavoro che possa
razionalizzare e ridurre la copiosa
mole di leggi che, talune volte,
risultano di difficile raccordo anche
per gli addetti ai lavori.
In ultima analisi, è possibile
escogitare strumenti tra i più bizzarri,
ma quando si realizza una stagnazione
11
dei mercati, alle imprese poco
interessa la riduzione del costo del
lavoro se inteso come agevolazione
per nuove assunzioni, perché non
possono proprio permettersi di
assumere in mancanza di commesse.
Da qui, reminiscenze universitarie
risvegliano teorie macroeconomiche
keynesiane ormai sopite, che ci
dicono che il livello di occupazione è
determinato dalla somma dei consumi
e degli investimenti; è contrario al
risparmio, perché risparmiando non si
consuma, di conseguenza non si
produce e si crea disoccupazione e
impossibilità di investimenti.
In buona sostanza, si afferma che
sono giustificabili le politiche
destinate a stimolare la domanda in
periodi di disoccupazione, ad esempio
tramite un incremento della spesa
pubblica.
Poiché Keynes non ha piena
fiducia nella capacità del mercato
lasciato a se stesso di esprimere una
domanda di piena occupazione,
ritiene necessario che in talune
circostanze sia lo Stato a stimolare la
domanda stessa.
Ovviamente sono teorie che
possono essere più o meno condivise,
ma se si desse corso a tutti gli
investimenti infrastrutturali necessari
per rendere il nostro Paese
competitivo nello scenario globale, se
si avviassero tutte quelle opere di
risanamento del territorio e dei beni
artistico-architettonici, utilizzando
pienamente i contributi messi a
disposizione dalla Comunità Europea,
si potrebbe far ripartire, ad esempio,
un settore trainante come l’edilizia
che, già nel passato, ha determinato il
boom economico del “Bel Paese”,
senza per questo tralasciare il settore
turistico a vocazione naturale, che
proprio tra i giovani troverebbe linfa
vitale. 12
La procedura sindacale
nella cessione d’azienda
Nicola Bellomo *
( )
Il cambio di titolarità di un complesso aziendale fa nascere una serie
di conseguenze giuridiche, che interessa anche la prosecuzione
di tutti i rapporti di lavoro in corso al momento della cessione e per i
quali è indispensabile per gli stessi assicurare forme di tutela
a cessione d’azienda o
d’impresa (come in uso)
attualmente risulta essere
un istituto largamente
utilizzato per i continui
cambiamenti del mondo economico,
produttivo ed industriale, teso sempre
più verso un processo di sviluppo
globale che rende implicitamente
necessario il coordinamento della
legislazione nazionale con quella
comunitaria.
Il verificarsi del cambio di
titolarità alla guida di un complesso
aziendale fa nascere una serie di
conseguenze giuridiche che, oltre a
coinvolgere i diretti interessati e cioè
il cedente ed il cessionario, interessa
anche la prosecuzione di tutti i
rapporti di lavoro in corso al
momento della cessione e per i quali,
quindi, diventa indispensabile per gli
stessi assicurare forme di tutela.
In questo lavoro intendiamo
affrontare le tematiche riguardanti gli
aspetti relativi alla tutela dei
lavoratori quali le procedure sindacali.
Ma partiamo dal concetto di
trasferimento d’azienda modificato sia
dall’ordinamento comunitario che da
L
quello interno; possiamo quindi
qualificare come trasferimento
d’azienda qualunque operazione
comporti il mutamento della titolarità
di un’attività economica organizzata,
con o senza fine di lucro, antecedente
al trasferimento e che nel
trasferimento conservi la propria
identità.
Tali disposizioni si applicano
anche al trasferimento di “RAMO
D’AZIENDA” intesa come
articolazione funzionalmente
autonoma di un’attività economica
organizzata identificata come tale sia
dal cedente che dal cessionario del
trasferimento.
Le fonti del trasferimento
d’azienda sono:
Cessione contrattuale;
Fusione.
Nella cessione contrattuale ciascuna
parte può sostituire a sé un terzo nei
rapporti derivanti da un contratto a
prestazioni corrispettive, se queste
non sono state ancora eseguite purché
l’altra parte vi consenta.
( )
*
Nella fusione la norma dispone che
può eseguirsi mediante la costituzione
di una società nuova o, mediante
l’incorporazione in una, di una o più
altre.
Gli effetti che si producono a
seguito di una fusione sono
precisamente gli stessi che si
concretizzano in una qualsiasi
cessione; infatti, la nuova società, che
risulta dalla fusione o quella
incorporante, assume i diritti e gli
stessi obblighi delle società estinte.
Dopo aver sommariamente
esposto i concetti basilari del
trasferimento d’azienda entriamo nel
merito dell’informazione e del
confronto sindacale, che devono
svolgersi tempestivamente una volta
che il cedente e cessionario abbiano
maturato la decisione di trasferire
l’azienda e tale decisione trovi
riscontro in un atto giuridico
vincolante che impegni
reciprocamente le parti, anche prima
che i contorni dell’operazione
economica siano stati già tutti
Presidente Commissione Consulenza del Lavoro Odcec Bari
L’intervento
compiutamente e pedissequamente
definiti.
Nelle imprese con più di 15
dipendenti (art. 47, legge n. 428/1990
modificata dall’art. 1, d.lgs. n. 18/2001
“attuazione della direttiva 98/50/CE”),
è prevista una particolare procedura
di informazione e consultazione con le
rappresentanze sindacali.
Il cedente e il cessionario
debbono, infatti, comunicare il
trasferimento alle rappresentanze
sindacali aziendali (RSA), ovvero alle
rappresentanze sindacali unitarie
(RSU) delle unità produttive
interessate ed ai sindacati di
categoria, che hanno stipulato il
contratto collettivo applicato alle
imprese oggetto dell’operazione, 25
giorni prima che si perfezioni l’atto di
cessione o l’obbligo di procedere alla
cessione a norma dell’art. 19 della
legge 20 maggio 1970, n. 300.
Tale obbligo sussiste anche
quando la decisione del trasferimento
sia stata assunta da altra impresa
controllante il cedente.
La comunicazione, effettuata
direttamente dalle imprese interessate
alla cessione, ovvero per il tramite
della associazione sindacale cui le
predette imprese aderiscano od alla
quale abbiano conferito mandato,
deve contenere:
la data del trasferimento, ovvero la
data proposta per il trasferimento;
i motivi del programmato
trasferimento;
le conseguenze giuridiche,
economiche e sociali che il
trasferimento potrà produrre sui
lavoratori;
le eventuali misure previste nei
confronti di questi ultimi.
A fronte dell’informazione suddetta, le
organizzazioni sindacali possono
chiedere entro i sette giorni
successivi, sia al cedente che al
cessionario, di avviare un esame
congiunto, che dovrà essere avviato
entro il settimo giorno successivo al
ricevimento della richiesta. Decorsi
dieci giorni dall’inizio della fase di
esame congiunto, anche in assenza di
accordo, la procedura di
consultazione si intenderà in ogni
caso esperita.
Il mancato espletamento della
procedura, pur non inficiando la
validità dell’atto e quindi il
trasferimento, costituisce condotta
datoriale qualificabile come
antisindacale ai sensi dell’art. 28 legge
n. 300/1970.
L’obiettivo della procedura è
quello di accordare al sindacato la
possibilità di rilevare e conoscere la
capacità gestionale dell’acquirente, e
le sue intenzioni con riferimento ai
piani di investimento, ai programmi
produttivi, ai livelli occupazionali e
alle condizioni di lavoro assicurate ai
dipendenti.
Sono lasciate fuori dall’obbligo di
informativa le vicende di carattere
economico-finanziario, in quanto
integranti il diritto di iniziativa privata
propria del datore di lavoro e la tutela
in materia di concorrenza.
I tempi piuttosto risicati
rappresentano un contemperamento
tra la necessità di non impacciare
l’iniziativa economica e quella di
prendere nella dovuta considerazione
le istanze di tutela dell’occupazione e
delle condizioni giuridiche ed
economiche dei lavoratori interessati.
A seguito dell’informativa si
dischiude la fase della consultazione
sindacale che esplicita l’adozione
13
della forma scritta per l’invio della
richiesta dell’esame congiunto.
Le rappresentanze sindacali o il
sindacato di categoria dovranno,
secondo quanto stabilito dalla
procedura, richiedere l’esame
congiunto entro sette giorni dal
ricevimento dell’informativa ed entro
un arco temporale di pari durata dal
ricevimento della suddetta richiesta;
cedente e cessionario dovranno
avviare la consultazione.
L’alienante e l’acquirente
dovranno attivamente partecipare
congiuntamente alla consultazione,
mentre le organizzazioni sindacali
potranno farlo anche separatamente,
non essendo dalla norma stabilito né
l’oggetto né il contenuto dell’esame
congiunto e quindi sarà lecito pensare
che i temi da affrontare coincidano
con gli argomenti evidenziati
nell’informativa.
La procedura si conclude quindi
con la consultazione aziendale e, non
essendo prevista alcuna indicazione
dalla legge 428/90, l’esame congiunto
si riterrà esaurito da semplici scambi
di pareri, opinioni, utili per far
conoscere alle parti le rispettive
posizioni.
Nel trasferimento d’azienda il
rapporto di lavoro continua con
l’acquirente e l’unità lavorativa
conserva tutti i diritti che ne derivano.
Con le procedure di cui agli artt. 410 e
411 cpc il lavoratore potrà liberare il
cedente dalle obbligazioni derivanti dal
suo rapporto di lavoro. Il cedente e il
cessionario saranno comunque
obbligati, in solido, per tutti i crediti
che il lavoratore aveva maturato al
tempo del trasferimento. Il
trasferimento d’azienda non costituisce
di per sé motivo di licenziamento. Vogliamo dare una mano al Paese.
Anzi centodiecimila.
Crediamo nell’utilità
sociale del pensiero
tecnico e che non
sia questo il momento
di chiedere, ma di dare.
E di mettere al servizio
della comunità
la competenza,
la professionalità
e l’esperienza dei
Commercialisti Italiani.
Possiamo essere
utili al Paese perché
siamo professionisti,
vogliamo esserlo
perché siamo cittadini.
Contributi
dagli Ordini
Nell’ottica di rinnovamento della rivista, la rubrica dedicata
agli Ordini territoriali, a partire da questo numero, si
trasforma per dare spazio ai contributi delle relative
Commissioni di Studio sui temi di volta in volta trattati da
Press. Una iniziativa, questa, volta, da un lato, a creare una
sempre crescente sinergia tra il Consiglio Nazionale e gli
Ordini e, dall’altro, a valorizzare, attraverso la
circolarizzazione del know how i contributi, numerosi e
puntuali, dei Colleghi d’Italia che operano all’interno delle
Commissioni studio.
16
Ordine di Catania
A cura della Commissione Lavoro
Crediti PA, il rilascio del DURC
on il d.m. del 13 marzo 2013 il Ministero
delle finanze di concerto con il Ministro del
lavoro e delle politiche sociali ha
disciplinato le modalità di attuazione
dell’art. 13 bis, c. 5, del d.l. n. 52/2012 (conv.
in legge 94/2012 ) che prevede il rilascio del Durc “in
presenza di una certificazione…. che attesti la
sussistenza e l’importo di crediti certi, liquidi ed
esigibili vantati nei confronti delle Pubbliche
Amministrazioni di importo almeno pari agli oneri
contributivi accertati e non ancora versati da parte di un
medesimo soggetto”.
L’intervento normativo interviene quindi per dettare
alcune regole “speciali” cui devono attenersi i soggetti
richiedenti e gli Enti per procedere al rilascio del
documento unico di regolarità contributiva nella
fattispecie speciale, ma non derogatoria alle norme vigenti
in materia di Durc.
L’obiettivo di tale intervento di “armonizzazione” tra
ministeri diversi nasce dalla necessità di rendere operativa
ed efficace una norma che dovrebbe avere un grande
impatto economico e sociale, permettendo alle aziende
“irregolari” per debiti previdenziali e assicurativi, di
ottenere il DURC in presenza di certificazione di crediti da
parte della PA, e quindi di continuare ad operare sul
mercato.
Di qui la necessità di un decreto “concertato”, ma che
purtroppo lascia al buon senso degli operatori e alla
responsabilità addirittura “penale” del soggetto titolare del
credito, la buona riuscita di una procedura che doveva
essere semplificata.
Di seguito si riportanto sinteticamente i passaggi
operativi.
La circolare del MEF n. 21 del 25 giugno 2014 spiega le
modalità di accesso e utilizzo dell’apposita Piattaforma dei
Crediti Certificati (PCC), alla quale possono accedere tutti i
C
soggetti che vantano crediti nei confronti della PA e
intendano avvalersi di tale certificazione per gli usi
consentiti dalla legge.
Tra questi, la certificazione dei crediti può essere
utilizzata per ottenere il rilascio del Durc anche in presenza
di debiti verso gli Enti previdenziali: in questo caso, il
soggetto titolare del credito certificato, dovrà attivare la
richiesta di Durc, in base alla disposizione speciale prevista
dall’art 13 bis, per il tramite di intermediario, utilizzando
l’apposita sezione “Gestione richieste Durc” presente sulla
PCC.
Alla richiesta dovrà collegare i crediti già certificati
presenti nella piattaforma che intende utilizzare, e stampare
(o salvare su supporto informatico) una ricevuta in pdf.
Fatto questo passaggio preliminare, la richiesta di Durc
da sportello Sportello Unico previdenziale avverrà secondo
le regole già note agli operatori pubblici (stazioni
appaltanti) e/o privati (nei casi residuali previsti dalla
legge) allegando il documento precedentemente stampato
dalla piattaforma PCC, che dovrà, eventualmente, esibire
all’Ente che rilascerà il Durc (anche in formato cartaceo se
necessario!).
Trattandosi di una procedura speciale, la richiesta deve
essere esplicitata con il riferimento normativo, indicando la
dicitura “ai sensi del c. 5 dell’art. 13 bis d.l. 52/2012” in
“oggetto dell’appalto” o “specifica uso”, non essendo prevista
apposita nota.
In caso di preavviso di accertamento negativo in fase di
istruzione di una richiesta Durc, con relativa sospensione,
il documento rilevato dalla Piattaforma di certificazione dei
crediti potrà essere presentato per la regolarizzazione
entro il periodo di tempo di sospensione fissato in 15 gg.
All’interno della procedura PCC è prevista anche la
funzione “verifica la capienza per l’emissione del durc”, che
permetterà all’operatore dell’Ente, che deve rilasciare il
Durc, di verificare la copertura dei debiti previdenziali e
L’intervento
assistenziali, anche nei confronti degli altri Enti chiamati in
causa (quindi Cassa Edile, Inps e Inail).
È evidente come una siffatta procedura dovrebbe
essere supportata da sistemi di archivi “collegati” in tempo
reale oltre che “riscontrabili e certi”, tuttavia, come si
rileva dalla stessa circolare Inps n. 16 del 30 gennaio 2014,
si rimette tale funzionalità alla buona prassi degli uffici che
“vicendevolmente” dovranno acquisire le informazioni
degli altri enti sui debiti accertati di ognuno, trasferendosi
tali comunicazioni esclusivamente via pec.
Il Durc rilasciato ai sensi dell’art. 13 bis, in quanto
norma speciale, deve indicare il riferimento legislativo ben
preciso e deve essere chiaro nella quantificazione del
debito alla data in cui esso è accertato; deve inoltre
riportare gli estremi della richiesta protocollata da PCC e il
saldo eventualmente disponibile dopo la verifica di
capienza.
Una volta emesso, così come negli altri casi, avrà
validità 120 gg e potrà essere utilizzato, oltre che per le
finalità previste dalle leggi vigenti in materia, anche per la
compensazione di somme iscritte a ruolo o per la cessione
o anticipazione del credito presso banche o intermediari
finanziari.
Importanti innovazioni sono state disposte anche per
l’intervento sostitutivo diventato obbligatorio per la
Stazione Appaltante che riceve un Durc rilasciato ai sensi
dell’art.13 bis co.5, per il pagamento di prestazioni relative
a servizi e forniture o stato avanzamento lavori.
La stazione appaltante quindi è ora tenuta a intervenire
a garanzia dei crediti degli Enti decurtando i pagamenti
17
della minore somma dovuta dalle imprese agli Enti
laddove, in precedenza, l’intervento era solo possibile.
Si tratta evidentemente di un’innovazione normativa
che può mettere in grave difficoltà le imprese che rischiano
di vedere drasticamente ridimensionati i propri crediti nel
momento in cui dai pagamenti vengono detratti importi
iscritti a ruolo con l’aggravio di interessi e sanzioni.
Al riguardo, è appena il caso di ricordare che spesso, il
difetto di regolarità contributiva delle imprese, specie
quelle che operano per le PA, deriva dai cronici ritardi dei
pagamenti che caratterizzano la stessa PA. Un legislatore
attento dovrebbe tenere conto di quest’ultima circostanza
e, nel caso, applicare un equo interesse di dilazione
piuttosto che il pesante sistema sanzionatorio previsto per
il mancato pagamento di imposte e contributi. In effetti,
questa sperequazione è stata già più volte censurata dalla
Giurisprudenza che in sede penale è arrivata addirittura a
escludere il reato nei casi in cui si è accertato che il
mancato pagamento dell’impresa è stato determinato
oggettivamente dall’ingiustificata e abnorme dilatazione dei
tempi di pagamento dei debiti delle PA.
Per altri versi, è a tutti nota l’ingente sperequazione tra
le somme aggiuntive previste per le imprese in caso di
mancato pagamento di imposte e contributi e gli esigui
interessi previsti a carico della PA a fronte dei ritardati
pagamenti delle proprie obbligazioni.
In ogni caso, i Durc emessi in base alla norma speciale
esaminata sono pochissimi, stante la difficoltà di far
comunicare in modo efficace ed efficiente i diversi Enti
pubblici coinvolti nella procedura, e il professionista, che
intende farsi parte diligente per facilitare questo “dialogo
tra sordi”, spesso si trova a rimbalzare inutilmente contro il
famoso muro di gomma.
Ancora una volta, quindi, le tante criticità che
caratterizzano tristemente l’agire della burocrazia,
svuotano di operatività una disposizione normativa che nel
disciplinare un’operazione di “semplificazione” rischia,
come sempre più spesso capita, di impantanarsi
nell’inerzia degli Enti coinvolti e tra le varie “piattaforme”
con l’esito di non ottenere i risultati auspicati anche
nell’ottica di rilancio dell’economia.
Per questo è necessario e urgente che si proceda alla
conclusione dei lavori sull’art. 4 del decreto legge n.
34/2014 convertito in legge 78/2014 (primo pilastro del Jobs
act) che avrebbe già dovuto essere operativo per
“semplificare” il rilascio del Durc e che invece, come visto,
continua di fatto a rimanere solo una buona intenzione. 18
Ordine di Rimini
A cura della Commissione Lavoro *
( )
Le attività in materia giuslavoristica
irca il 15% degli iscritti all’Odcec (120 su
base locale e 20.000 su base nazionale)
all’interno dei propri Studi attua anche la
materia giuslavoristica. Un dato talmente
rilevante in termini numerici e di “peso” per
la nostra Categoria, che non rispecchia in alcun modo
l’attenzione che ci è stata dedicata negli anni dagli Enti
preposti a detta specifica materia. È infatti evidente come
le Istituzioni, con le quali giornalmente ci raffrontiamo,
non sempre danno alla nostra realtà professionale la giusta
considerazione che dovremmo avere.
Sono stati questi i presupposti alla base della nascita a
Rimini, quando ancora non esisteva l’Albo unico, di una
congiunta Commissione diritto del lavoro tra iscritti all’ex
Ordine dottori commercialisti e all’ex Collegio ragionieri
commercialisti; dal 2008 confluita nella Commissione
Diritto del Lavoro dell’Odcec Rimini.
L’attività della Commissione Diritto del Lavoro è
indirizzata verso tre diversi ambiti: territoriale, regionale e
nazionale.
C
In ambito territoriale
Da diversi anni è iniziato quel processo di immagine della
Categoria che la vede sempre presente, con propri
rappresentanti, ad ogni riunione o incontro indetto da
INAIL, INPS, DPL, AUSL di Rimini in materia di sicurezza
sul lavoro, e alla Prefettura con la partecipazione al tavolo
anticrisi/gruppo lavoro per l’occupazione.
Quanto sopra accanto l’attività primaria della
Commissione e cioè quella di informare gli iscritti su
comportamenti, indirizzi ed interpretazioni dei vari uffici,
oltre che cercare di risolvere le criticità nei
servizi/adempimenti con gli istituti (CUD, INAIL e deleghe
“consulenti Old”, Inps e avvisi bonari, Regione ER e
servizio di rappresentanza in ambito esami congiunti, ecc.).
In considerazione di quanto sopra, in data 6 dicembre
2011 è stato sottoscritto dal presidente dell’Ordine
riminese, Bruno Piccioni, un “protocollo di intesa” con la
Direzione Provinciale dell’INPS. Un protocollo, ancora oggi
attivo, per un fattivo rapporto collaborativo che, nel corso
di questi anni, si è concretizzato con tavoli di lavoro
congiunti, incontri formativi, ecc..
Non ultima l’attività formativa. Fiore all’occhiello
l’organizzazione di un seminario in materia di diritto del
lavoro che svolge il suo percorso formativo da ottobre a
giugno dell’anno successivo, con incontri mensili. Il
“format”, oramai collaudato, è il seguente: la mattina è
dedicata all’aggiornamento periodico delle novità
legislative, di prassi e di giurisprudenza emanate nel mese
precedente, mentre il pomeriggio, con altro relatore, è
dedicato all’approfondimento scientifico di uno specifico
argomento. L’obiettivo della Commissione è dare all’iscritto
la possibilità di avere in “casa” (gli incontri si volgono
presso la sede dell’Ordine) un progetto formativo di alto
L’intervento
19
livello, a costi contenuti e senza necessità di lunghe e
costose trasferte.
Il programma dell’edizione 2014/2015 affronterà temi
quali: il diritto sindacale e le relazioni industriali, i rapporti
di lavoro nelle procedure concorsuali, crisi di liquidità
dell’impresa, il distacco del dipendente in ambito
comunitario e nei contratti di rete di impresa. Questi sono
solo alcuni degli argomenti che verranno trattati, ma ci
con i quali sono costanti i rapporti di collaborazione e non
solo per l’attività formativa.
In ambito regionale
La Commissione riminese è attiva anche all’interno del
Coordinamento Regionale degli Odcec delle province
dell’Emilia Romagna (Coder), in cui è nata una specifica
area di diritto del lavoro deputata ad intervenire in
rappresentanza di tutti gli iscritti, con gli Istituti e per le
problematiche regionali. Tra i prossimi immediati obiettivi,
il più rilevante è la richiesta alla Regione Emilia Romagna
dell’abolizione dell’obbligo della vidimazione del registro
infortuni; obbligo al quale sono attualmente tenuti i datori
di lavoro che operano nel territorio regionale e che è
divenuto ormai inattuale e superfluo. Superfluo in quanto
superato dalla denuncia telematica ed inattuale in quanto
non interferisce in alcun modo con il rispetto delle norme
che riguardano la sicurezza sul lavoro da parte dei soggetti
interessati. L’abolizione del registro infortuni è stata già
decisa da numerose regioni italiane.
preme evidenziare che una giornata dei lavori sarà
dedicata anche al mandato professionale, codice
deontologico, gestione della clientela insolvente,
prescrizioni e deleghe ed azione legale. Un programma a
tutto tondo che vede la partecipazione di relatori di alta
professionalità: Nevio Bianchi, Paolo Ferretti, Pierluigi
Rausei, Maria Rosa Gheido, Francesco Felli Falconi,
Evangelista Basile, Riccardo Girotto, Temistocle Bussino,
Francesco Natalini e Matteo Gozzi.
Importante sottolineare che il “seminario lavoro” è
organizzato, quest’anno ma anche negli anni passati, con
gli iscritti all’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Rimini,
( )
* Commissione
diritto del lavoro:
Consigliere Delegato: Falcioni Maurizio
Coordinatore: Brunazzo Cinzia
Componenti: Antonacci Giuseppe, Casamenti David,
Mattei Nadia e Masini Giancarlo.
In ambito nazionale
Da settembre 2013 il nostro Ordine ha fattivamente
partecipato alla nascita del Gruppo Odcec Area Lavoro,
unitamente agli Odcec di Roma, Milano, Firenze, Bologna e
Torino.
La continua emarginazione a cui la nostra categoria
istituzionale è sottoposta nei rapporti con le direzioni
centrali di INPS, INAL e Ministero del Lavoro, ha visto nel
tempo relegate esclusivamente ad iniziative locali attività
per ottenere una pari dignità professionale.
È per detti motivi che si è valutato molto più
producente unire le forze e rendere operativo un gruppo di
lavoro, nato dall’iniziativa di pochi, ma che ad oggi conta la
partecipazione e quindi l’accredito di più di 60 Ordini
territoriali. Un “gruppo” creatosi solamente per un
esclusivo interesse verso la categoria, al fine di condividere
obiettivi, progetti comuni e risoluzioni di problematiche
connesse ad adempimenti nel settore giuslavoristico. 20
L’intervento
Ordine di Verona
A cura della Commissione Lavoro e previdenza *
( )
La disciplina del distacco
e Codatorialità dei lavoratori
a capacità competitiva del nostro Paese è, da
sempre, strettamente connessa al dinamismo e
all’innovazione delle sue imprese e, in particolar
modo, di quelle di piccole e medie dimensioni.
In questo contesto il contratto di rete
rappresenta uno strumento giuridico che consente alle pmi
di determinare un programma comune, con obiettivi
strategici condivisi, che permettano la crescita della
capacità innovativa e la crescita della competitività,
prevedendo che i lavoratori di un’impresa prestino la loro
attività a favore di uno degli altri partecipanti in regime di
distacco.
Il distacco dei lavoratori è un istituto di grande
interesse che, con il decreto legge n. 76/2013 cd. “Decreto
Giovannini”, è stato significativamente modificato,
disciplinandolo con riferimento ai contratti di rete tra
imprese ed al principio della codatorialità.
Il distacco si configura quando un datore di lavoro, per
soddisfare un proprio interesse, pone temporaneamente
uno o più lavoratori a disposizione di un altro soggetto o
datore di lavoro per l’esecuzione di una determinata
attività lavorativa. Tre sono i soggetti: il datore di lavoro
distaccante titolare formale del rapporto di lavoro, il
datore di lavoro distaccatario, che si avvale di fatto
dell’attività lavorativa, e il lavoratore distaccato.
Requisiti per attuare un distacco lecito sono: l’interesse
concreto del datore di lavoro distaccante, la temporaneità
del mutamento della prestazione di lavoro e la permanenza
in capo al distaccante del rapporto di lavoro con obbligo
retributivo e contributivo. In un contratto di rete di
L
( )
*
L’articolo è stato pubblicato su “L’Arena di Verona” del 30
luglio 2014
impresa l’interesse della parte distaccante sorge, in via
automatica, rendendo implicito l’interesse del distaccante,
facilitando con ciò la procedura del distacco di un
lavoratore.
La legge di conversione del succitato decreto ha
significativamente favorito l’istituto del distacco e dato
attuazione, per la prima volta nell’ordinamento italiano,
all’istituto della codatorialità, ovvero la titolarità
congiunta in capo a due soggetti diversi del rapporto di
lavoro, con regole stabilite attraverso il contratto di rete.
Nel distacco il rapporto rimane in capo al distaccante,
mentre nella codatorialità la peculiarità è proprio quella
della titolarità congiunta, ovvero contitolarità.
Le modalità concrete di svolgimento del rapporto di
lavoro, tra cui l’orario di lavoro e la retribuzione, vengono
definite nel contratto di rete, affidando all’autonomia
negoziale delle parti codatrici le regole di ingaggio dei
lavoratori.
Per l’applicazione concreta di Distacco e Codatorialità,
è importante affidarsi a dei professionisti esperti nella
materia, che verifichino in maniera approfondita tutte le
condizioni e le possibilità offerte dalla normativa, che
risolvano le formalità tipiche di questi istituti, e che
effettuino le dovute verifiche preliminari per evitare di
eludere le norme sull’intermediazione della manodopera e
sul collocamento. È tempo di pensare al futuro.
Oggi i nostri figli
hanno molti dubbi
e un’unica convinzione:
che in futuro staranno
peggio dei loro padri.
Il futuro si può, però,
ancora cambiare,
con regole e scelte
che interessino
i nostri figli,
facendo sacrifici
oggi per farne fare
meno a loro domani.
Trasformando
la crisi in opportunità
e l’immobilità in
ottimismo.
22
Assemblea
degli Ordini territoriali
Tiziana Mastrogiacomo
Ufficio stampa Cndcec
Trasparenza e spending review i temi principali affrontati dal nuovo
Consiglio nazionale durante i primi 100 giorni di mandato.
Grande partecipazione: presenti 131 ODCEC su 144
i è conclusa con una
grande e sentita
partecipazione
l’Assemblea degli Ordini
territoriali dei
commercialisti, organizzata dal
Consiglio nazionale presso l’hotel
Parco dei Principi di Roma il 29 e 30
ottobre scorsi. Alla due giorni, prima
vera occasione di incontro del nuovo
Consiglio nazionale, insediatosi lo
scorso luglio, con i presidenti ed i
vicepresidenti locali, hanno infatti
partecipato 131 Ordini su 144.
E l’Assemblea ha posto l’accento
proprio sull’aspetto partecipativo che
d’ora in poi ciascun Ordine dovrà
avere nella valorizzazione della
professione di commercialista: un
grande contenitore di idee e proposte
per condividere contenuti ed obiettivi.
Ad aprire la prima giornata di
lavori è stato il presidente Gerardo
Longobardi che, durante la relazione
introduttiva, ha posto l’accento sui
primi cento giorni di mandato
all’insegna della trasparenza e della
spending review.
D’ora in poi, infatti, ciascun
iscritto avrà la possibilità di
consultare sul sito del Consiglio
nazionale - che ha subito un restyling -
S
i rimborsi spese e le indennità dei
consiglieri nazionali, dei componenti
delle commissioni e dei collaboratori
esterni. Inoltre, come ha affermato il
tesoriere Roberto Cunsolo, il nuovo
CN ha ridotto da 150 a 130 euro la
quota annuale dovuta dagli iscritti con
la grande novità che gli under 36
avranno una riduzione del 50%,
versando solo 65 euro.
Un’altra novità riguarda la
partecipazione attiva che d’ora in poi
avranno gli Ordini nell’esprimere un
parere sul bilancio del Consiglio
nazionale attraverso un voto di
indirizzo. E proprio durante
l’Assemblea è stato approvato
all’unanimità il preventivo 2015, forte
segnale della grande fiducia che gli
Ordini hanno posto nella nuova
governance.
“Sul fronte esterno - ha affermato
il presidente Longobardi - vogliamo
rimettere la professione al centro
dell’attenzione. E per farlo è
necessaria un’interlocuzione costante
e quotidiana con le Istituzioni, come
del resto abbiamo già iniziato a fare
da settembre, per ridare dignità e
valore ai commercialisti italiani.
Abbiamo tutti la consapevolezza
che la mancanza prolungata di un
Consiglio Nazionale ha fatto
scomparire i commercialisti dal radar
della politica e delle Istituzioni. Siamo
stati forzatamente assenti dal dibattito
su tutte le principali questioni che
riguardano la nostra professione, a
partire dalla delega fiscale. Per questo,
l’impegno prioritario è stato e
continua ad essere quello di
riallacciare le interlocuzioni con
umiltà e propositività”.
Il CN, infatti, sta riallacciando i
rapporti con le Istituzioni dopo uno
stop di quasi due anni: i temi sul
tavolo vanno dai controlli negli Enti
locali alla delega fiscale,
dall’antiriciclaggio all’abuso del
diritto, dai beni sequestrati alle mafie
al recupero dei crediti della Pubblica
amministrazione, dalla nuova
geografia giudiziaria fino agli accordi
con il ministero dell’Istruzione per il
tirocinio in ateneo.
Longobardi, inoltre, è fortemente
deciso ad istituire scuole di alta
specializzazione sul territorio
nazionale, promuovendole in accordo
con gli Ordini per fornire agli iscritti la
possibilità di conseguire, nelle materie
di competenza e in quelle più
innovative, una specializzazione tale
da offrire nuove e più ampie
L’intervento
opportunità di affermazione
professionale.
Il presidente, inoltre, vuole
intraprendere una battaglia senza
esclusione di colpi nei confronti di chi
esercita abusivamente la professione
di commercialista senza essere in
possesso del relativo titolo
professionale.
“Crediamo - ha continuato
Longobardi - che sia giunto il
momento di agire, anche avvalendoci
dei media, per lanciare una campagna
di sensibilizzazione verso il
legislatore, le Istituzioni e l’opinione
pubblica contro chi, impropriamente,
utilizza il nostro titolo. Un abuso che
non solo penalizza i redditi dei
commercialisti, ma crea anche
confusione nei confronti della
clientela che spesso non è in grado di
distinguere se l’attività è svolta da un
commercialista o da un abusivo”.
Nella seconda giornata di lavori,
invece, si sono succeduti gli interventi
dei rappresentanti degli Ordini locali
che hanno esposto i problemi che gli
iscritti si trovano quotidianamente ad
affrontare, proponendo contenuti ed
obiettivi che la nuova governance ha
apprezzato proprio in conformità al
nuovo spirito di partecipazione.
23
L’Assemblea, infine, è stata anche
l’occasione per il debutto ufficiale
della Fondazione Nazionale dei
Commercialisti, presieduta da Giorgio
Sganga, che oltre a realizzare circolari
e documenti, fornirà anche cifre,
tabelle e analisi dettagliate
sull’andamento dell’economia nel
Paese. Durante l’Assemblea, sono
stati presentanti i due volumi a cura
del nuovo istituto di ricerca: Il
Rapporto 2014 sull’Albo dei Dottori
commercialisti e degli Esperti
contabili e l’Indagine statistica
sull’organizzazione dello studio e la
specializzazione professionale. 24
Primo Piano
Mediazione, le novità del codice deontologico
di Paola Schiavo ODCEC di Vicenza
Il fine di contribuire alla diffusione della cultura della
mediazione anche per un elevato interesse sociale avviene
con un costante e attivo impegno professionale. Anche il
ruolo e la deontologia professionale del mediatore sono
elementi imprescindibili della figura del commercialista
chiamato a svolgere abitualmente nella propria
professione un’attività “arte” di adempiere al meglio al
dettato normativo per far sì che la giustizia sia più vicina
ai reali interessi delle parti in lite. Tutto ciò nel rispetto
delle fondamentali norme deontologico-etiche del
mediatore che si basano: sulla competenza; sulla
riservatezza; sulla qualità della procedura nel senso che il
mediatore deve condurre la mediazione con trasparenza,
diligenza e nel rispetto del principio di autodeterminazione
delle parti, oltre che nel rispetto delle regole contenute nel
regolamento adottato dall’Organismo presso il quale
presta la sua opera; informativa sui compensi; obblighi di
segnalazione; autodeterminazione, nel senso che il
mediatore deve riconoscere e far presente che la
mediazione è basata sul principio dell’autodeterminazione
delle parti; e dal 24 settembre scorso incompatibilità e
assenza di conflitto di interessi.
Infatti, il recentissimo d.m. 4 agosto 2014, n. 139, recante
modifiche al precedente d.m. 180 del 2010, è intervenuto
sulla determinazione dei criteri, modalità di iscrizione e
tenuta del registro degli Organismi di mediazione
normando con il nuovo art. 14bis anche le incompatibilità
e il conflitto di interesse in ossequio all’autonomia,
terzietà e all’indipendenza tipici del mediatore.
Così, il mediatore non può essere parte oppure
rappresentare o in ogni modo assistere le parti in
procedure di mediazione davanti all'Organismo presso
cui è iscritto o relativamente al quale è socio o riveste
una carica a qualsiasi titolo. Va tenuto presente che tale
divieto si estende ai professionisti soci, associati o che
esercitano la professione negli stessi locali.
Inoltre, non può assumere la funzione di mediatore chi
ha in corso o ha avuto negli ultimi due anni rapporti
professionali con una delle parti, o quando una delle parti
è assistita o è stata assistita negli ultimi due anni da un
professionista di lui socio o con lui associato ovvero che
ha esercitato la professione negli stessi locali. Parimenti,
non può assumere l’incarico di mediatore chi ha un
interesse diretto o indiretto nella causa ai sensi
dell’articolo 815 cpc, comma 1, numeri 2-6.
Infine, chi ha svolto l'incarico di mediatore non può
intrattenere rapporti professionali con una delle parti se
non sono decorsi almeno due anni dalla definizione del
procedimento.
È evidente che la formulazione normativa e la conseguente
attività amministrativa mira ad un’assoluta garanzia dello
svolgimento dell’attività di mediazione e alla
consapevolezza dell’importanza di una sempre maggiore
qualificazione nella formazione, con un costante
aggiornamento nella materia di mediazione e risoluzione
alternativa
delle
controversie.
Nell’ipotesi
di
individuazione di responsabilità del mediatore, le parti
della controversia, in forza del rapporto contrattuale sorto
con l’Organismo di mediazione a cui si sono rivolte,
potranno chiedere il risarcimento del danno allo stesso,
salva la possibilità dell’Organismo di rivalersi nei confronti
del mediatore, previo onere delle parti istanti a dimostrare
l’effettivo danno subito a causa del comportamento del
mediatore.
Ecco perché, fra le altre ragioni, è imposto agli Organismi
e ai mediatori l’obbligo di stipulare apposita polizza
assicurativa per possibili danni derivanti dall’esercizio
dell’attività di mediazione (in quanto tra mediatore e parti
che hanno richiesto il servizio all’Organismo non si può
configurare un rapporto negoziale, e comunque
risulterebbe una responsabilità contrattuale detta di
“contatto sociale”, con la conseguente valutazione della
condotta
tenuta
dal
professionista
designato
dall’Organismo in termini di diligenza nell’adempimento
di obbligazioni contrattuali e, quindi, di eventuale
applicazione dei principi in materia di responsabilità da
inadempimento).
È interessante riflettere sulla previsione dell’attivazione di
molte categorie professionali di costituire, a norma
dell’art. 19 d.lgs. 28/2010, gli Organismi speciali di
mediazione presso i Consigli degli Ordini professionali per
le materie riservate alla loro competenza. E, in particolare,
è di forte attualità l’esigenza del coordinamento ed il
recepimento delle norme disciplinari sulla mediazione
anche da parte dei Consigli di disciplina così come statuiti
dPR 137/2012.
L’auspicio è che tutti gli Ordini si attivino a rafforzare e
promuovere con continuità l’attività del mediatore civile
e commerciale a garanzia della tutela della qualità,
competenza e professionalità che il mediatore
commercialista rivela sia nella componente economica
che in quella giuridica. Primo Piano
25
Commercialisti, cambiamento e spiritualità
di Domenico Calvelli Presidente ODCEC di Biella
di Patrizia Bonaca ODCEC di Roma
Come si possono
accostare queste tre categorie?
Apparentemente i commercialisti hanno ben poco a che
vedere con la spiritualità, mentre al cambiamento, ma
solo a quello, continuo, delle norme, sono decisamente
avvezzi. La nostra professione è da sempre definita
“libera” ed “intellettuale”, concetti questi che possono
essere interpretati in maniera più profonda e vissuti per
quello che veramente significano. L’attuale fase storica ci
vede, come uomini, spettatori di cambiamenti che vanno
ben al di là delle ossessive scadenze fiscali o delle
mirabolanti invenzioni del Legislatore. Siamo testimoni di
un cambiamento epocale che riguarda il rapporto tra le
persone, e quindi tra i professionisti stessi. In fondo noi
serviamo le imprese, i privati cittadini, gli enti, che sempre
più ci chiedono ausilio nell’interpretazione e
nell’applicazione di norme tecniche molto spesso confuse
e contraddittorie. E in questo usiamo il nostro “intelletto”
che, “liberamente”, ci spinge a trovare soluzioni, delle
quali ci assumiamo la nostra responsabilità morale e
materiale. Ma quello che ci sfugge è che le soluzioni che
troviamo non sono “esterne” al nostro mondo, ma sono
parte di noi poiché noi, a nostra volta, siamo parte
integrante del mondo che ci circonda.
Ecco che allora, al di là dei tecnicismi che appartengono
alla mera materialità e che ad essa vengono confinati,
nella professione c’è dell’altro; esiste una “cosa” che si
chiama coscienza e dalla quale promana l’intelletto che
noi usiamo nella soluzione dei problemi quotidiani. Non
si tratta qui di tirare in ballo né l’etica né la morale, parole
peraltro decisamente abusate, a volte anche da chi non
ne conosce il significato più intimo; si tratta invece di
guardarsi intorno, orientarsi, capire dove ci troviamo e
che rapporto vogliamo tenere con gli altri, i nostri
colleghi, i nostri clienti, le istituzioni. Perché qui sta il
punto; sapere che siamo tutti sulla stessa barca, che è
terminato il tempo delle divisioni (tempo “diabolico”,
poiché “diàbolos” in greco è colui che si mette di
traverso, che separa), che non possiamo più fare a meno
dell’altro, verrebbe da dire, un tempo “olistico”, dalla
parola greca “holos” che significa intero. Non è da
trascurare questo dettaglio: la nostra attività di
consulenza sgorga dal nostro intero ed è in interazione
con l’organizzazione oggetto del nostro studio.
In pratica, l’aspetto emotivo e spirituale di una
organizzazione è come l’involucro che contiene nel suo
interno tutte le manifestazioni oggettive e visibili per le
quali veniamo chiamati ad operare.
Proviamo, allora, a considerare le organizzazioni, le
aziende, nella loro interezza piuttosto che nelle singole
persone, o divisioni, o livelli, o reparti che le compongono.
Secondo questo approccio daremo importanza
all’invisibile insito tra le righe della dimensione emotiva,
sociale, fisica e spirituale dell’azienda.
Significherà non limitarsi ai meri tecnicismi, ma alzare la
nostra visione che potrà stimolare il “percorso di
guarigione” che inevitabilmente si ripercuoterà nel
sistema paese. Ad esempio, dare importanza alla storia
di un’organizzazione potrebbe essere un buon punto di
partenza per un approccio consulenziale di tipo olistico.
Questo approccio olistico, innovativo e dirompente,
valorizza l’interazione tra il razionale e lo spirituale che
secondo l’olismo è ciò che ci indirizza nella vita e ci
conferisce un senso di felicità interiore.
Quindi …commercialisti, cambiamento e spiritualità
verso un nuovo modo di operare, che include e non
esclude, come sfida vincente di una crisi antropologica
che ci impone inesorabilmente di rivedere i nostri schemi
ripetitivi, oramai obsoleti. Lo stesso Papa Francesco,
rimettendo l’uomo al centro delle scelte economiche, in
una delle sue famosi frasi sostiene: “In questo periodo di
crisi è importante non chiudersi in se stessi, ma
aprirsi ed essere attenti all’altro”.
Questa visione può restituirci la motivazione che al
tempo originò il miracolo economico italiano, può
aiutarci ad inventare un nuovo modo di fare economia e
fare di noi commercialisti la chiave d’oro di questo
rinnovamento, e di questo, perché no! secondo miracolo
italiano.
26
Primo Piano
L’opportunità fiscale nella Mediazione Civile
e Commerciale: Parte I
di Luca Santi
Odcec di Verona
Il presente intervento
analizza la disciplina fiscale
agevolativa contenuta nella mediazione civile e
commerciale.
L’attuale scenario del sistema giudiziario italiano,
sebbene in continua evoluzione, non può dimenticarsi di
valorizzare l’istituto della Mediazione civile e
commerciale di cui al d.lgs. 28/2010 (d’ora in avanti
Decreto) e successive modifiche.
Questo strumento, se correttamente e professionalmente
svolto, è completamente differente e rimane lo strumento
più veloce e snello di tutti gli altri strumenti di risoluzione
alternativa alle controversie. Ciò è ribadito anche in un
recente documento del Consiglio Nazionale dei dottori
Commercialisti ed esperti contabili neo insediato: “nella
Mediazione civile, la presenza di un soggetto terzo
tecnicamente formato costituisce elemento di novità
nella trattativa che modifica le dinamiche negoziali e
può portare a risultati positivi laddove la Negoziazione
diretta è fallita”1.
Tra i tanti vantaggi occorre ricordare anche quelli fiscali,
che riguardano sia l’imposizione indiretta che quella
diretta. Più precisamente le agevolazioni fiscali vanno
suddivise in due grandi filoni: il primo (riferito
all’imposizione indiretta e dettato dall’articolo 17 commi
2 e 3 del Decreto) ha lo scopo di favorire e sostenere la
diffusione e lo sviluppo della mediazione e permette di
ridurre l’onere complessivo del procedimento anche
rispetto ad altri istituti giuridici; il secondo (disciplinato
dall’articolo 20 del Decreto) ha lo scopo di “rottamare le
liti” e introduce un credito d’imposta nei confronti delle
parti.
Analizzando le norme specifiche troviamo, appunto nei
commi 2 e 3 dell’articolo 17, rubricato “Risorse, regime
tributario e indennità”:
… omiss…
c2] Tutti gli atti, documenti e provvedimenti relativi al
procedimento di mediazione sono esenti dall’imposta
di bollo e da ogni spesa, tassa o diritto di qualsiasi
specie e natura.
c3] Il Verbale di accordo è esente dall’imposta di
registro entro il limite di valore di 50.000 euro,
altrimenti l’imposta è dovuta per la parte eccedente.
…omiss…
Dalla lettura dell’articolo si evince che il vantaggio fiscale
attribuisce benefici sia sull’imposta di bollo sia su quella
di registro. Più precisamente con riferimento all’imposta
di bollo (ad oggi € 16,00) di cui al dPR 642/72, il regime
di esenzione è integrale anche con riferimento ad ogni
altra spesa, tassa o diritto di qualsiasi specie e natura.
Pertanto tutti i “documenti” prodotti e firmati dalla parti,
dagli avvocati e dal mediatore sono totalmente esenti da
imposizione indiretta, se non per la sola imposta di
registro (di cui al dPR 131/86) per la quale è previsto che
i verbali di accordo ne siano esenti fino all’importo di
euro 50 mila per essere assoggettati a tassazione per la
parte eccedente. Com’è noto dal 1° gennaio 2014 è
previsto che agli atti traslativi della proprietà di immobili
in genere, agli atti traslativi o costitutivi di diritti reali
immobiliari di godimento, ai provvedimenti di
espropriazione per pubblica utilità e ai trasferimenti
coattivi si applichi l’imposta di registro del 9%, mentre se
il trasferimento ha per oggetto case di abitazione (escluse
le categorie A1, A8 e A9) con i requisiti della prima casa
trova applicazione l’imposta di registro del 2%; infine è
prevista l’imposta del 12% ai trasferimenti di terreni
agricoli e relative pertinenze a favore di soggetti diversi
dai coltivatori diretti e dagli IAP, iscritti nella gestione
previdenziale.
(1)
SI veda Documento del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti
e degli Esperti Contabili del 27 agosto 2014 “Consultazione pubblica
del Governo sulla riforma del Sistema Giudiziario Italiano”.
(2)
Esempio tratto dal “Codice Commentato della mediazione”, Ruscetta,
Caradonna, Giorgetti, Ipsoa - Fondazione ADR Commercialisti, 2014.
Primo Piano
Per cui il risparmio può oscillare:
da € 1.000 in caso di applicazione dell’imposta di
registro del 2%;
ad € 4.500 in caso di applicazione dell’imposta di
registro del 9%;
ad € 6.000 in caso di applicazione dell’imposta di
registro del 12%.
Se, per esempio, il valore della controversia è di 200 mila
euro la registrazione del verbale di accordo comporterà
il pagamento dell’imposta su 150 mila euro in quanto i
primi 50 mila euro sono esenti2.
Quanto sopra riportato vale, dunque, per l’imposizione
indiretta. L’Istituto beneficia di vantaggi fiscali anche sul
fronte delle imposte dirette che si traducono in crediti
d’imposta attribuiti alle parti (sia Persone Fisiche che
titolari di Partita Iva che società) disciplinati dal
succitato art. 20 a cui si rimanda.
Da una prima lettura dell’articolo si capiscono due cose:
vi è una reale possibilità di ottenere un credito d’imposta
ma anche che questo credito dipenda da una serie di
fattori e di meccanismi non certo lineari e semplici.
Tant’è che quanto detta il comma 3), vale a dire il fatto
che il credito debba essere comunicato dal Ministero
della Giustizia all’interessato, è un ottimo concetto che
tuttavia si ferma alla “carta”. Non mi risulta che tale
comunicazione sia stata mai fatta soprattutto per
problemi informatici di ricezione dei dati da parte del
Ministero stesso. Sottolineo che questa “mancanza”
dovrebbe essere sanata con le recenti modifiche
normative introdotte dal d.m. 139/2014 al d.m. 180/2010
rubricato “Regolamento recante la determinazione dei
criteri e delle modalità di iscrizione e tenuta del registro
degli organismi di mediazione e dell’elenco dei formatori
per la mediazione, nonché l’approvazione delle indennità
spettanti agli organismi, ai sensi dell’articolo 16 del d.lgs.
4 marzo 2010, n. 28”. Sul punto si rimanda anche alla
Circolare 18 settembre 2014: “Informatizzazione registro
organismi di mediazione ed elenco enti di formazione”
del Dipartimento per gli affari di giustizia. In estrema
sintesi, gli organismi devono comunicare al Ministero
della Giustizia, alla fine di ogni trimestre, non oltre
l’ultimo giorno del mese successivo alla scadenza del
trimestre stesso, i dati statistici relativi alla attività di
mediazione svolta (art. 8 d.m. 180/2010), pena la
sospensione per un periodo di dodici mesi dell’organismo
che non ha comunicato i dati.
Altro tema, prima di analizzare il vero meccanismo del
credito d’imposta, è il fatto che lo stesso sia condizionato
e quindi “aleatorio” in quanto si “promettono” benefici
solamente virtuali e non fruibili dal contribuente che si
avvicina allo strumento mediativo. Perché questa
differenza rispetto ad altri oneri detraibili (per esempio
spese mediche, interessi passivi mutuo prima casa, rette
frequenza asili nido, ecc.)? Sul punto sarebbe auspicabile
una modifica normativa che attribuisca la possibilità di
poter quantificare la misura precisa del credito
d’imposta.
Pertanto alle parti, che hanno svolto il procedimento
mediativo presso un Organismo di conciliazione iscritto
nel registro tenuto dal Ministero della Giustizia ad opera
di uno o più mediatori abilitati, è attribuito un credito
d’imposta per massimi € 500,00 in caso di successo della
mediazione e per un credito pari alla metà (€ 250,00) nel
caso di insuccesso. Tale importo va, anzitutto
commisurato con l’indennità corrisposta all’Organismo:
se le spese di mediazione dovessero risultare inferiori
l’importo del credito si allineerebbe ad esse. Se, per
esempio, le parti spendono pro-quota € 400,00 e la
mediazione avesse successo, il credito da riportare in
dichiarazione dei redditi ammonterebbe ad € 400,00.
Il credito poi è commisurato in misura proporzionale alle
risorse stanziate e, comunque nei limiti dell’importo
sopra indicato (€ 500,00 o € 250,00) determinate con
decreto del Ministro della giustizia entro il 30 aprile di
ciascun anno. Solamente dopo aver ricevuto la
comunicazione dell’esatto ammontare del credito
d’imposta da parte del Ministero della Giustizia sarà
possibile quantificare l’importo da portare in
dichiarazione dei redditi dalle parti.
Si precisa che le “parti”, come definite genericamente
dalla norma, possono essere sia persone fisiche non
titolari di reddito d’impresa o di lavoro autonomo, sia
società che professionisti.
La norma stabilisce che la misura del credito d’imposta
sarà comunicata alle parti entro il 30 maggio dell’anno
successivo a quello in cui la mediazione è avvenuta e
potrà essere utilizzata nella dichiarazione dei redditi
relativa all’anno in cui lo stesso credito d’imposta è stato
assegnato, la norma espressamente specifica che il
credito d’imposta deve essere indicato a pena di
decadenza, mancando in caso contrario alla fruibilità
stessa. 27
CNDCEC-Report
L’attività
di ottobre
a cura della Redazione
Normativa Antiriciclaggio - esonero obbligo comunicazione
indirizzo PEC
Con la risoluzione n. 88 del 14 ottobre 2014, l’Agenzia delle
Entrate ha confermato che gli Iscritti nell’Albo dei dottori
commercialisti e degli esperti contabili devono ritenersi
esonerati dall’obbligo di comunicazione dell’indirizzo Pec
previsto dal provvedimento MEF/GDF prot. n. 2014/105953
emanato lo scorso 8 agosto.
In particolare, l’Agenzia ha chiarito che tale obbligo,
destinato ad una pluralità di soggetti di diversa natura,
deve ritenersi già assolto con riferimento ai soggetti di cui
agli articoli 11, 12, 13 e 14 del d.lgs. 231 del 21 novembre
2007 (ivi compresi, dunque, gli Iscritti nell’Albo dei dottori
commercialisti e degli esperti contabili) tenuto conto che,
come segnalato dal Consiglio Nazionale nel suo intervento
inviato lo scorso 18 settembre, già sussistono,
nell’ordinamento interno, registri ed elenchi detenuti da
pubblici amministrazioni contenenti gli indirizzi Pec di tali
soggetti.
Funzioni giudiziarie
Il Consiglio Nazionale dei dottori commercialisti e degli
esperti contabili ha diffuso, per il tramite degli Ordini
territoriali, un questionario finalizzato a consultare i
colleghi che hanno svolto o svolgono il delicato incarico di
amministratore giudiziario e/o custode di beni sequestrati e
confiscati anche a consorterie criminali.
Il Cndcec ha ritenuto fondamentale avviare questa
consultazione per acquisire, dai colleghi esperti della
materia, contributi volti ad evidenziare eventuali criticità
riscontrate e le buone pratiche applicate a livello
territoriale, oltre all’indicazione di dati statistici e di
proposte di modifica alla legislazione antimafia.
Terzo Settore
Il Cndcec, per il tramite del Consigliere nazionale con
delega al No Profit, Sandro Santi, ha presentato al
Sottosegretario al Welfare, Luigi Bobba, un documento
recante alcune osservazioni e proposte al disegno di legge
sulla riforma del Terzo Settore.
In particolare, nel documento i commercialisti sostengono
la necessità di procedere al riordino e all’armonizzazione
delle diverse forme di fiscalità agevolata attualmente
vigenti in questo settore attraverso: l’adozione di un’unica
definizione di ente non commerciale ai fini fiscali; la
razionalizzazione e la semplificazione del regime di
deducibilità e detraibilità, ai fini delle imposte dirette, delle
erogazioni liberali disposte a favore del Terzo settore; la
riforma strutturale dell’istituto della destinazione del 5 per
mille dell’IRPEF in base alle scelte espresse dai
contribuenti; la razionalizzazione delle tax expenditure.
Tra le criticità da risolvere, secondo il Consiglio nazionale
dei commercialisti, c’è quella relativa alle
attuali disposizioni ed adempimenti normativi, che
risultano troppo spesso incoerenti tra loro e talora
eccessivi, anche a causa della proliferazione del numero
delle norme di settore che ha favorito la sovrapposizione
delle fattispecie regolate e la sproporzione delle regole
rispetto agli interessi rappresentati da tali realtà.
Nel documento, il Cndcec si sofferma anche sul tema
dei controlli, interni ed esterni, che rappresentano un
corollario della trasparenza poiché sono strumenti che
CNDCEC Report
garantiscono il corretto uso e la gestione delle risorse
messe a disposizione dai privati e dagli enti pubblici per il
perseguimento del fine ideale.
29
nuovi accordi non sarà possibile svolgere il tirocinio nel
corso degli studi universitari.
Osservatorio ABI - Imprese
Tirocinio
La possibilità di svolgere il tirocinio semestrale nel corso
dell’ultimo anno di corso esteso anche alle lauree triennali
è la principale novità contenuta nella nuova convenzione
per il tirocinio sottoscritta dai Ministeri dell’istruzione,
dell’università e della ricerca (MIUR) e della Giustizia e dal
Cndcec.
Tale convenzione si era resa necessaria dopo la riduzione
del tirocinio da 36 a 18 mesi prevista dalla riforma delle
professioni, a seguito della quale erano stati riformulati
anche i termini delle convenzioni universitarie che
consentono lo svolgimento del tirocinio durante gli studi
universitari.
La nuova convenzione quadro, frutto del lavoro di un
tavolo tecnico istituito nel giugno 2013 presso il Miur,
dovrà ora essere attuata mediante accordi tra Ordini
territoriali dei commercialisti e Università.
L’attuazione dovrà realizzarsi entro l’anno accademico
2014-2015, in quanto la norma transitoria prevede che le
“vecchie” convenzioni tra Ordini ed Università (quelle
stipulate in attuazione della convenzione quadro del 2010)
possono trovare applicazione fino alla stipula delle “nuove”
convenzioni tra Ordini ed Università e, comunque, non
oltre l’anno accademico 2014-2015. Quindi, a partire
dall’anno accademico 2015-2016, non potranno più trovare
applicazione i vecchi accordi e se non saranno siglati i
Il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli
esperti contabili è entrato a far parte dell’Osservatorio
sulle crisi aziendali promosso da Abi (Associazione
bancaria italiana). Dell’organismo fanno parte anche le
associazioni rappresentative del mondo imprenditoriale
(Confindustria, Rete Imprese Italia, Lega Coop) e di quello
dell’agricoltura. In rappresentanza della categoria, Il
Consiglio nazionale ha delegato i consiglieri Maria Rachele
Vigani e Felice Ruscetta.
Scopo principale dell’Osservatorio è quello di analizzare i
problemi giuridico-operativi concernenti non solo la
disciplina concorsuale, ma anche le altre problematiche
che ostacolano o rendono più gravosa l’attività degli
operatori.
Tra i temi che l’Osservatorio si propone di approfondire ci
sono le disposizioni tributarie riguardanti la crisi delle
imprese e il trattamento delle perdite sui crediti, eventuali
proposte di riforma della disciplina
processual–concorsualistica e la possibile rivisitazione
della disciplina delle garanzie mobiliari nell’ordinamento
domestico.
L’Osservatorio fungerà anche da “cabina di regia” per
coordinare e gestire le attività che metterà in campo per la
diffusione di una cultura delle composizioni delle crisi
aziendali.
Audizione del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili
Indagine conoscitiva sulla gestione
dei servizi per il mercato del lavoro e sul ruolo degli operatori
pubblici e privati
CAMERA DEI DEPUTATI XI COMMISSIONE PERMANENTE LAVORO PUBBLICO E PRIVATO
PREMESSA
I servizi per il lavoro e le politiche attive
Il mercato del lavoro in Italia richiede servizi e competenze che variano
nel tempo in conseguenza del naturale modificarsi delle esigenze dei
datori di lavoro, delle aspettative dei lavoratori e della capacità del
sistema formativo di assecondare l’evoluzione tecnica, scientifica e
sociale.
Le statistiche, da sole, già individuano gran parte delle attuali
inefficienze del mercato e, inoltre, “mettono in luce” lo scarso ruolo
propositivo degli operatori pubblici e privati; pertanto, con questo breve
contributo, ci limitiamo ad evidenziare alcune situazioni che, a nostro
parere, meritano di essere esaminate in questo Onorevole consesso al
fine di un auspicato intervento legislativo di adeguamento più che di
vera e propria riforma.
CAPITOLO 1
La ripartizione delle competenze
La ripartizione delle competenze legislative e amministrative in materia
di lavoro, tra Stato e Regioni, è - a nostro avviso - uno dei problemi che
“affliggono” il mercato del lavoro in Italia, reso evidente dal mancato
coordinamento tra le politiche attive e le politiche passive.
Allo Stato, infatti, competono le politiche passive (es. Cassa integrazione
guadagni) ed alle Regioni le (scarse) politiche attive (es. misure per il
reinserimento nel mondo del lavoro), con le conseguenze che sono
immaginabili anche dai non addetti ai lavori.
Le esigenze di razionalizzare un sistema che, attualmente, è frastagliato
e “confuso”, con sovrapposizioni che rendono poco trasparente ed
efficace l’attività svolta da una miriade di soggetti, sebbene siano
avvertite da tutti, non hanno ancora trovato gli opportuni interventi
correttivi.
I poteri “concorrenti” di Stato e Regioni hanno finito con il creare
un’articolazione territoriale dei servizi per il mercato del lavoro che,
probabilmente, non ha eguali nel mondo!
Come se non bastasse questa peculiarità nazionale, invece di
rappresentare un fattore di vantaggio (es. in termini di flessibilità), in un
paese caratterizzato - ancora oggi - da forti differenze sociali ed
economiche tra nord e sud, accresce le difficoltà di inserimento nel
mondo del lavoro e non favorisce in alcun modo il reinserimento di
coloro che ne sono temporaneamente usciti.
Nonostante i proclami della Garanzia Giovani, ad oggi non è stato
realizzato alcun programma di collaborazione tra Regioni e
Amministrazione centrale sia per assicurare gli stessi standard di
servizio su tutto il territorio nazionale, sia per avere un sistema nazionale
di monitoraggio e valutazione.
Il risultato ottenuto è che, da nord a sud, i giovani che si avvicinano ai
servizi pubblici per l’impiego trovano sistemi totalmente differenti che
Audizione Cndcec
generano, purtroppo, anche diverse opportunità.
La spesa per i servizi per il lavoro, in Italia, è tra le più basse in Europa
e ciò che stupisce è la diminuzione delle risorse in presenza di un trend
crescente della disoccupazione, soprattutto giovanile.
L’Italia ha un tasso di disoccupazione del 12,6% (nominale) e un numero
complessivo di persone senza lavoro che supera i sei milioni, tra
disoccupati e scoraggiati che non cercano più occupazione.
Numeri che sono doppi rispetto alla Germania e agli altri paesi del Nord
Europa, i quali hanno attuato politiche attive fin dal 2005.
A tal fine, è appena il caso di ricordare che la “svolta” per la Germania
è rappresentata dalla costituzione dell’Agenzia federale per l’impiego,
la quale ha concretamente riqualificato e riposizionato sul mercato del
lavoro i disoccupati.
La scelta del Governo italiano di creare e formare l’Agenzia nazionale per
l’impiego e l’occupazione è - di per se - condivisibile, ma la valutazione
non può che restare “sospesa” visto l’attuale funzionamento dei 550
Centri per l’Impiego dotati di un organico di circa 7.000 persone, le quali
sono occupate prevalentemente in attività diverse dall’incontro tra
domanda ed offerta di lavoro.
CAPITOLO 2
Gli “Attori” del mercato del lavoro
1. I Centri per l’impiego (Cpi), demandati ad offrire servizi per
l’orientamento alla ricerca del lavoro conservano in molte regioni il
“vecchio “ruolo di certificatori dello status di disoccupazione.
Attualmente, hanno ingenti difficoltà operative per assenza sia di
infrastrutture che di personale specializzato che possa mettere in atto
l’offerta di moderni servizi di orientamento. Gli stessi, essendo
organizzati su base provinciale all’interno della stessa Regione, non di
rado rischiano di fornire pareri difformi sulla medesima questione
sottoposta.
2. Italia Lavoro S.p.a. deputata a fare da trade union tra il Ministero
del lavoro e il mondo delle imprese per la proposizione di progetti di
sostegno alla creazione di opportunità di lavoro, dovrebbe operare in
maniera sinergica con le imprese/datori di lavoro e quindi con le
categorie professionali deputate all’assistenza in materia di lavoro
(avvocati, commercialisti, e consulenti del lavoro), ma, nonostante le
aspettative del mondo del lavoro, è riuscita solo a fare azioni divulgative
e, in minima parte, di supporto operativo per l’accesso a determinate
agevolazioni.
3. Agenzie di somministrazione del lavoro hanno rappresentato
un’importante novità alcuni anni or sono ma la loro presenza sul
31
mercato del lavoro si è andata “geneticamente modificando”, tanto che
oggi sembrano sopperire quasi totalmente al servizio di orientamento
che dovrebbe essere di competenza dei Centri per l’impiego.
Inoltre, con la somministrazione, favoriscono la conoscenza tra datore
di lavoro e lavoratore che la limitatezza del patto di prova o i vincoli
dell’assunzione a tempo determinato non consentono.
4. Associazioni datoriali svolgono un ruolo di assistenza e consulenza
alle imprese associate, a volte “sconfinando” nelle materie riservate per
legge a professionisti abilitati, e, nelle realtà più piccole, fungono anche
da luogo di incontro della domanda e dell’offerta di lavoro, spesso
basata più sulla conoscenza personale che non su criteri oggettivi di
selezione.
5. Sindacati dei lavoratori alla loro specifica funzione sociale di tutela
dei diritti dei lavoratori spesso associano attività complementari di
consulenza ed assistenza dei lavoratori in materia di ricerca di nuova
occupazione, formazione professionale ed orientamento.
6. Professionisti competenti in materia di lavoro, gli Avvocati, i
Commercialisti ed i Consulenti del lavoro sono le categorie professionali
deputate all’assistenza e consulenza ai datori di lavoro e svolgono un
ruolo qualificato di informazione, spesso anche nei confronti dei
lavoratori o soggetti in cerca di occupazione, e possono rivelarsi il nuovo
collante di una rete di diffusione della cultura e della legalità del lavoro
nonché di interscambio di informazioni e opportunità lavorative,
“traducendo” le reali esigenze dei datori di lavoro in uno skill adeguato.
CAPITOLO 3
L’incontro della domanda e dell’offerta di lavoro
Poiché oggetto dell’indagine sono le risorse umane, non si può
prescindere dall’aspetto “umano” e quindi “individuale” della questione.
Il lavoratore disoccupato dovrà essere accompagnato nella ricerca di
nuove opportunità lavorative non solo nell’ambito delle proprie
competenze acquisite, ma anche attraverso percorsi di riqualificazione
e di nuove qualificazioni, ove possibili, basati sulle reali esigenze delle
imprese operanti nei vari settori.
Il mercato del lavoro spesso è saturo di determinate qualifiche e
contemporaneamente carente di altre.
Le politiche attive dell’ultimo decennio, in un periodo di flessione della
richiesta di forza lavoro, si sono spesso concentrate su servizi a
sostegno alla qualificazione e/o riqualificazione degli espulsi e dei
sospesi dal lavoro (es. lavoratori in mobilità o in cassa integrazione
guadagni), favorendo un collaterale sistema di lavoro nero e di servizi
32
Audizione Cndcec
di formazione “fine a se stessi”.
Dall’osservazione sul campo emerge uno spreco di risorse in interventi
formativi sulla cui utilità non credono, per primi, i lavoratori interessati.
Per non parlare dei tirocini, che non hanno prodotto reale occupazione,
ma, in compenso, un bel po’ di attestati obsoleti per le imprese.
In realtà, l’obiettivo degli interventi di politica attiva dovrebbe essere
quello di assistere il lavoratore nella ricerca di un’occupazione
correlando il rifiuto dell’offerta di lavoro disponibile alla perdita delle
prestazioni a sostegno del reddito.
Al fine di garantire pari opportunità almeno nella ricerca di lavoro è
necessario intervenire sul sistema che regola l’incontro della domanda
e dell’offerta di lavoro nel nostro Paese, con una serie di interventi di
razionalizzazione e semplificazione quali:
1. la semplificazione del sistema di registrazione della dichiarazione di
disponibilità (Did) a carattere nazionale con l’adesione immediata al
sistema da parte delle Regioni a statuto speciale e le province
autonome;
2. la previsione di una piattaforma informatica, centralizzata presso il
Ministero del lavoro, a cui tutti gli operatori, sia pubblici sia privati,
devono far confluire i dati inerenti i servizi di orientamento, utilizzando
il codice fiscale, quale unico parametro di ricerca;
3. la razionalizzazione degli interventi di orientamento sulla persona
presa in carico;
4. attivazione del “libretto elettronico“ del cittadino, il quale dovrebbe
certificare, oltre ai dati anagrafici, le esperienze lavorative pregresse, le
competenze professionali acquisite nonché i percorsi scolastici e
formativi effettuati;
5. il raccordo immediato tra incentivi all’occupazione e politiche passive,
con una reale semplificazione delle agevolazioni contributive per le
nuove assunzioni, alla luce del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181
“Disposizioni per agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro,
in attuazione dell'articolo 45, comma 1, lettera a), della legge 17 maggio
1999, n. 144”, sullo status di lunga disoccupazione per favorire la
diffusione di altri strumenti quale l’apprendistato;
6. l’utilizzo dello strumento del tirocinio di inserimento come strumento
tipico dei servizi pubblici, demandando ad altri operatori specializzati le
altre opportunità ed evitando sovrapposizioni.
Quando si parla di sistema, almeno in Italia, si pensa subito a strumenti
complessi e costosi, mentre il cambiamento, in materia di mercato del
lavoro, dovrebbe riguardare gli obiettivi, i flussi informativi, i ruoli degli
attori e, soprattutto, la mentalità degli operatori.
Per questo riteniamo che l’intervento necessario sia di adeguamento e
non di vera e propria riforma.
Da economisti di azienda sappiamo che tutto quello che funziona va
salvaguardato, ma anche che la mancanza di obiettivi chiari e di regole
del gioco conosciute da tutti, meglio se condivise, determina
l’insuccesso di qualunque iniziativa e l’Italia, probabilmente, non può
permettersi di perdere la partita del corretto funzionamento del mercato
del lavoro!
La collaborazione tra operatori pubblici e privati dovrebbe essere
fortemente incentivata. L’operatore privato ha canali di comunicazione
con lavoratori ed aziende innovativi e soprattutto in linea con gli
standard europei (non va dimenticato che società specializzate nella
selezione e collocazione del personale, comprese le società di
somministrazione, sono spesso multinazionali che operano sul territorio
europeo e non solo).
La finalità è quella di avere strumenti efficienti ed efficaci per
l’interscambio tra i vari operatori degli elementi che identifichino le
professionalità al fine di poter offrire al mondo del lavoro non un elenco
infinito di nominativi, come accade ora, ma un elenco selezionato ad
hoc di professionalità in linea con le richieste delle aziende che
intendono assumere.
Tale sistema, inoltre, deve:
essere di facile ed immediato accesso da parte dei soggetti abilitati;
utilizzare tutti i canali di comunicazione disponibili, compresi i social
network, anche simultaneamente tra loro, ad es. ricevere/inviare
una e-mail mentre un operatore telefonico parla con un lavoratore;
conservare le informazioni del lavoratore ed aggiornarle
periodicamente, anche consentendo all’interessato di accedere alla
banca dati, previa verifica dell’identità e sotto vincoli di sicurezza;
attuare e gestire il “libretto elettronico del lavoratore” contenente le
esperienze lavorative pregresse, le competenze professionali
acquisite nonché i percorsi scolastici e formativi effettuati. Tale
“libretto” non deve essere confuso con l’abolito libretto cartaceo o
come un ulteriore inutile adempimento, ma inteso come un
passaporto informatico del lavoratore che nasce automaticamente
dalle informazioni assunte dai vari soggetti abilitati, pubblici o
privati, a seguito della compilazione della scheda del lavoratore;
gestire eventuali test di verifica delle competenze acquisite;
definire ed aggiornare i tipi di informazioni gestite in collaborazione
con i professionisti competenti in materia di lavoro, che
costituiscono il link naturale tra datori di lavoro, università/enti di
formazione e lavoratori;
consentire lo scambio di informazioni tra i Cpi locali, anche al fine
di favorire la mobilità dei lavoratori sul territorio nazionale;
gestire le informazioni relative ai lavoratori fisicamente o
socialmente svantaggiati, al fine di favorirne l’occupazione, anche
temporanea;
definire gli standard di interscambio di dati con altri enti pubblici
(Regioni, Inps, ecc.) e gestire il flusso degli stessi dati da un soggetto
all’altro in modo automatico, al fine di evitare che ad es. ad
un’assunzione agevolata non venga associato il corretto codice di
“riconoscimento” da parte dell’Inps, con conseguenti addebiti di
contributi non dovuti.
Audizione Cndcec
CAPITOLO 4
Le altre questioni rilevanti
1. La logistica, anche se è oggetto di attenzione in altro programma di
indagine, si rappresenta la fatiscenza di parecchie sedi dei Cpi, non
consone ad accogliere e offrire tutti i servizi previsti, dall’accoglienza
all’orientamento, ai lavoratori.
2. Le banche dati rappresentano un vero e proprio problema, anche da
questo scaturisce l’esigenza di avere un unico sistema nazionale.
Nel nostro Paese le innumerevoli banche dati che vengono gestite dagli
operatori del mercato del lavoro che - a vario titolo - sono coinvolte
nell’attuale sistema frammentato non dialogano tra di loro con il risultato
di interventi ripetitivi e inefficaci nei confronti dei soggetti “presi in
carico” (Italia Lavoro, Fse, Isfol, Cpi, agenzie private, ecc.).
I Centri per l’impiego, che accolgono gli utenti per la registrazione e la
resa della “dichiarazione di disponibilità”, si limitano a produrre un
certificato cartaceo di tale dichiarazione e solo dal 2008, con la lettura
dei dati provenienti dal sistema Col, si è ottenuta una maggiore attenzione
alla certificazione dello status di disoccupazione/in occupazione.
Il sistema utilizzato dai Cpi, inoltre, non dialoga con le banche dati
dell’Inps sui percettori di ammortizzatori sociali, ma, cosa ancor più
grave, non dialoga con il resto dell’Italia, per cui la condizione
occupazionale di un soggetto non sempre è verificabile in tempi reali da
qualsiasi punto della nazione.
Il sistema informatico SIL, che è stato implementato dai Cpi in Sicilia
negli ultimi anni, ha avuto uno strumento parallelo gestito dagli interventi
formativi degli enti privati che hanno gestito l’avviso 1/2010 con la
piattaforma informatica “Caronte” del FSE a supporto dei processi di
rendicontazione.
Di contro, la registrazione dei dati sul portale nazionale click lavoro è
lasciata al libero arbitrio dell’utente, con la conseguenza che spesso
non viene gestita da nessuno!
3. La presenza di organismi paralleli competenti in materia di servizi
di orientamento, oltre a costituire un’inutile fonte di spesa, finisce
addirittura per disorientare i lavoratori destinatari degli stessi servizi.
La realtà degli sportelli multifunzionali, che dal 2001 hanno lavorato per
l’offerta dei servizi per l’orientamento, gestiti da enti accreditati di natura
privata, ha fatto sì che il personale dei Cpi fosse relegato a meri lavori
amministrativi e di certificazione, spesso cartacea senza supporto
informatico, con il risultato che ad oggi ci ritroviamo una professionalità
di soggetti funzionari del servizio pubblico non all’altezza delle moderne
tecniche di accoglienza e orientamento, propedeutiche all’incrocio
domanda/offerta.
Da qui la percezione esterna dei servizi per l’impiego che si collocano
ancora in una idea culturale di “uffici certificatori dello status di
33
disoccupazione” e non di un ente moderno, con un’affluenza che
continua a diminuire, soprattutto da parte dei giovani, e senza alcuna
capacità/possibilità di far conoscere i servizi offerti.
Molti giovani non conoscono addirittura i Centri per l’impiego né le
ragioni per cui bisogna recarsi presso questi uffici. La ricerca di lavoro
viene effettuata spesso in maniera autonoma, senza avvalersi
dell’ausilio di quest’ultimi, ma utilizzando i sistemi informatici molto
vicini alle nuove generazioni, ma senza alcuna garanzia di affidabilità del
potenziale datore di lavoro.
Al riguardo si ricorda che il decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181,
prevede che il lavoratore in cerca di occupazione debba rendere la
dichiarazione di immediata disponibilità (Did) presso i Cpi per attivarsi
alla ricerca di lavoro e usufruire dei servizi di orientamento.
In pratica, accade molte volte che il soggetto che inizia un nuovo
rapporto di lavoro non ha provveduto al Did ed a volte non la presenta
al datore di lavoro al momento dell’assunzione. Questo comportamento,
in taluni casi, è contrario alle norme di legge che prevedendo/regolano
agevolazioni per l’assunzione di soggetti svantaggiati, es. lavoratori con
anzianità di disoccupazione di lunga durata (cfr. legge 407/1990).
Con un sistema integrato nazionale si eviterebbero tali inadempimenti
ed il datore di lavoro sarebbe in grado di verificare immediatamente lo
status di disoccupazione.
La certificazione dello status di disoccupazione, inoltre, supportata
anche da leggi regionali speciali, risente di interpretazioni diverse anche
tra territori della stessa Regione ed il sistema di registrazione on line
(solo da qualche mese in funzione) non risulta ancora utilizzato appieno.
4. La raccolta di dati ed altre informazioni relative al lavoratore
disoccupato e, in particolare, i curriculum vitae (CV) è fatta da diversi
operatori del mercato del lavoro, sia pubblici sia privati, senza uno
standard comune né collegamenti tra di loro, con la conseguenza che
chi cerca lavoro produce immani copie dei proprio curriculum facendone
quasi un volantinaggio!
La suddetta attività è attualmente demandata ai Cpi che si trovano, quasi
sempre, a trattare gli stessi soggetti “presi in carico” da altri enti con
servizi di orientamento già erogati, generando anche un senso di
“fastidio“ agli interessati che, nel migliore dei casi, si interrogano sulla
funzione degli stessi Centri per l’impiego.
5. I servizi rivolti ai soggetti svantaggiati dovrebbero costituire il
“fulcro” dell’intervento pubblico in materia di collocamento dei
lavoratori, in quanto rivolti a coloro che sono ritenuti meritevoli di una
specifica tutela.
Tra costoro rientrano i soggetti espulsi dal mercato del lavoro, che, in
quanto percettori di sostegni al reddito, devono godere di servizi di
orientamento e riqualificazione.
Lo stesso lavoratore si trova a ricevere continuamente servizi di
34
Audizione Cndcec
accoglienza/orientamento e/o riqualificazione, esclusivamente per
conservare lo status di percettore di sostegno sociale senza una reale
prospettiva di ritorno sul mercato del lavoro, almeno tramite quel canale!
Altro importante tema riguarda l’impiego mirato dei lavoratori
diversamente abili.
Al riguardo, si dovrebbe procedere alla ridefinizione degli obiettivi da
conseguire, non trascurando né la maggiore informatizzazione delle
procedure di assunzione e delle convenzioni d’impiego né l’introduzione
di meccanismi automatici di riconoscimento reciproco delle agevolazioni
per l’assunzione di disabili, anche per evitare discriminazioni tra Regioni,
in base al finanziamento o meno degli incentivi per l’assunzione di tali
lavoratori (Cfr. ad es. legge 68/1999).
CAPITOLO 5
L’orientamento qualificato, in un contesto di risorse
ridotte
L’attuale condizione organica dei servizi per l’impiego non ha, nella
generalità dei casi, le competenze professionali per gestire informazioni
dettagliate e tecniche sui percorsi possibili, soprattutto in materia di
avvio di impresa.
A tal fine le strutture pubbliche periferiche, centri per l’impiego, al loro
interno dovranno dotarsi (anche attraverso specifici percorsi formativi)
di personale specializzato che sia in grado, da una parte, di supportare
i lavoratori privi di occupazione e, dall’altra, di interfacciarsi con le
aziende e con gli operatori delle aziende stesse, tra questi ovviamente
i professionisti quali i Commercialisti, al fine di creare la rete di
interscambio delle informazioni e opportunità lavorative che, ad oggi,
in poche realtà si sono realizzate.
Da qui la proposta di convenzioni con gli Ordini Professionali (esperienza
già avviata in Campania), che potrebbero supportare, grazie alle loro
competenze specifiche, i Cpi per la diffusione degli strumenti messi a
disposizione dalle normative vigenti.
Lo stesso dicasi per le informazioni su “incentivi e agevolazioni“ alle
imprese e su tutti gli altri percorsi che i Cpi dovrebbero proporre:
un’offerta di lavoro, eventualmente accompagnata da un bonus
occupazionale per l’impresa;
un’offerta di apprendistato, anche all’estero;
un tirocinio, eventualmente accompagnato da una borsa di tirocinio;
un’esperienza di servizio civile (con relativa borsa);
l’inserimento in programmi di mobilità transnazionale;
l’inserimento o reinserimento in un percorso di formazione o
istruzione per completare gli studi o specializzarsi
professionalmente;
l’accompagnamento in un percorso di avvio d’impresa.
Gli operatori privati già da tempo di stanno attivando per reclutare tra le
loro risorse umane professionisti che garantiscano una buona
informazione di sistema.
CAPITOLO 6
Il fallimento del clik day
Lo strumento del click day, che dovrebbe favorire la libera gestione del
potenziale incrocio domanda/offerta di lavoro, non funziona per il
semplice fatto che il giovane che si presenta al Cpi deve poter ricevere
un servizio a supporto della eventuale richiesta di contatto ricevuto dal
potenziale datore di lavoro e non rivivere una vecchia funzione di
“collocamento” non desiderato dalle aziende.
Una volta intrapreso il percorso per l’inserimento lavorativo, il datore di
lavoro deve poter sempre fare richiesta di bonus o altro tipo di intervento
economico, ovviamente, ricorrendone le condizioni previste dalla legge,
tra cui la c.d. regolarità contributiva.
Si ritiene, inoltre, che anche i giovani studenti debbano avere le stesse
opportunità dei giovani non studenti, considerato che coloro che
intraprendono un percorso di studi universitari non sempre sono
fortemente motivati e comunque orientati in maniera definitiva.
A tal fine si potrebbe creare un sistema immediato di registrazione on
line al compimento dei 18 anni attraverso il sistema scolastico stesso
(o a completamento del percorso di studi di primo grado) per evitare
che i giovani, che intraprendono un corso di studi universitari, rimangano
esclusi dal sistema di inserimento nel mondo del lavoro per non aver
maturato i requisiti di anzianità di disoccupazione previsti per alcune
agevolazioni (ma su questo punto è necessaria una razionalizzazione e
semplificazione del sistema degli incentivi per non continuare a
mantenere i “privilegi” dello status di lunga disoccupazione).
CONCLUSIONI
I Commercialisti, che da sempre operano sul mercato del lavoro sia
assistendo i datori di lavoro che svolgendo una funzione di raccordo tra
scuola e lavoro, sono disponibili, nei confronti delle istituzioni pubbliche,
a dare il loro contributo per trovare soluzioni adeguate ai problemi che,
attualmente, non consentono alla domanda ed all’offerta di lavoro di
incontrarsi convenientemente.
La presente relazione è stata redatta dal Consiglio Nazionale dei Dottori
Commercialisti e degli Esperti Contabili, area “COMMERCIALISTI DEL
LAVORO”, in collaborazione con il Gruppo ODCEC “AREA LAVORO”.
Documento
Jobs Act,
fra norme e prospettive
A cura del Comitato di Redazione de Il Commerci@lista lavoro e previdenza(1)
Autori: Cinzia Brunazzo, Marialuisa De Cia, Luisella Fontanella e Maurizio Centra del Gruppo Odcec Area lavoro
L’8 ottobre 2014 il Senato della Repubblica ha approvato il disegno di
legge: Delega al Governo in materia di riforma degli ammortizzatori
sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive, nonché in materia
di riordino della disciplina dei rapporti di lavoro e dell’attività ispettiva e
di tutela e conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro. Detta
così la notizia arriva - sì e no - agli addetti ai lavori, che poi, se addetti
lo sono davvero, prima di fare qualunque commento o considerazione
in merito, aspettano che si concluda l’iter parlamentare e che il disegno
in questione, approvato anche dalla camera dei Deputati, diventi legge
dello Stato. Tutt’altra cosa è dire: il Jobs Act è in dirittura d’arrivo!
In un epoca nella quale lo slogan si sta affermando come elemento di
comunicazione ed il twitter ha ormai rimpiazzato il confronto tra liberi
pensatori nell’Agorà o, in modo più prosaico, le chiacchiere sulla piazza
del paese, non c’è da stupirsi che i politici abbiano adottato un
linguaggio mediatico, a volte così marcato da “oscurare” i contenuti
delle azioni o dei provvedimenti ai quali i termini-slogan si riferiscono e,
quindi, quella che potrebbe essere “La Riforma” complessiva della
normativa sul lavoro, passerà alla storia con l’anglofilo nome di Jobs
Act, con buona pace degli esperti dell’Accademia della Crusca, che ha
sede a Firenze, proprio da dove viene anche il nostro attuale Presidente
del Consiglio dei Ministri, probabile ideatore del termine in questione.
(1)
Del Presidente Renzi, al momento, si apprezza la determinazione ad
intervenire su una materia come il lavoro, che è il “basamento” del
Paese, come afferma l’art. 1 della Costituzione (L’Italia è una Repubblica
democratica, fondata sul lavoro …), ma, pur essendo una persona di
cultura, più che ispirarsi a suoi illustri conterranei, come Dante Alighieri,
almeno nel lessico, sembra prediligere Piero Pelù o i Negrita, che sono
anche loro fiorentini, ma decisamente meno aulici! Pertanto, prendendo
a prestito la nota frase (… o famo strano …) della coppia di sposi coatti
del film Viaggi di nozze di Carlo Verdone, guarda caso girato in parte a
Firenze, la prima sintetica riflessione sul Jobs Act, dopo aver finito di
leggere il disegno di legge, è: dimolo strano!
Il fatto di volerlo dire strano è più evidente se ricordiamo a noi stessi che
l’uso di termini stranieri nella lingua italiana è consentito quando non
esistono corrispondenti termini italiani nonché quando i termini stranieri
sono di uso comune, si pensi a bar, pub, basket, film, software,
hardware, fair value e via dicendo. Jobs Act, in verità, non ha
caratteristiche di questo tipo, non ha un significato univoco e, addirittura,
non esiste una sua precisa definizione in italiano, tanto che il Vocabolario
Treccani.it recita: Jobs act (Job Act, job act) loc. s.le m. Piano per il
lavoro.
Tenendo a mente la meno roboante definizione Piano per il lavoro, diamo
Testata iscritta al Registro Stampa del Tribunale di Biella al n. 576, Direttore responsabile Domenico Calvelli, Comitato di Redazione lavoro e previdenza: Martina
Riccardi (Capo Redattore), Bruno Anastasio, Paride Barani, Maurizio Centra, Ermelindo Provenzani, Marco Sambo e Graziano Vezzoni (Redattori).
36
Jobs Act
uno sguardo al testo licenziato dal Senato, con l'auspicio di fornire
qualche spunto di riflessione o suggerimento, al Legislatore prima ed al
Governo subito dopo l’approvazione della legge delega, da parte di chi,
come il Commercialista, è chiamato quotidianamente ad assistere gli
imprenditori nella gestione dei rapporti di lavoro, cercando di coniugare
le esigenze di efficienza ed efficacia aziendale con la tutela della libertà
e della dignità dei lavoratori.
Il disegno di legge è composto da un solo articolo, suddiviso in 14
(quattordici) commi, i primi 9 (nove) dei quali contengono le materie
oggetto di delega al Governo:
commi 1 e 2 ammortizzatori sociali;
commi 3 e 4 politiche attive del lavoro;
commi 5 e 6 semplificazione e razionalizzazione delle procedure;
comma 7 tipologie contrattuali;
commi 8 e 9 tutela della maternità e conciliazione dei tempi di vita
e di lavoro.
Ammortizzatori sociali
(commi 1 e 2)
L’intervento sugli ammortizzatori sociali può cambiare radicalmente non
solo gli attuali strumenti, che sono stati modificati dalla legge 28 giugno
2012, n. 92 “Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in
una prospettiva di crescita”, tra l’altro con l’introduzione della ASpI e
della mini ASpI, ma l’intero sistema, mediante nuovi istituti che
assicurino, in caso di disoccupazione involontaria, tutele uniformi e
legate alla storia contributiva dei lavoratori e che favoriscano il
coinvolgimento attivo di quanti siano espulsi dal mercato del lavoro
ovvero siano beneficiari di ammortizzatori sociali.
L’obiettivo finale è sicuramente ambizioso, ossia garantire un livello
(minimo) di tutele a tutti i lavoratori disoccupati per eventi aziendali e/o
di mercato, mediante la scrittura ex novo delle regole sia degli
ammortizzatori sociali (politiche di sostegno) sia degli strumenti
finalizzati al reimpiego dei lavoratori (politiche attive del lavoro).
Si stima che la c.d. rete di sicurezza dei disoccupati dovrebbe allargarsi
fino a 12 milioni di lavoratori, con un funzionamento analogo a quello
della pensione contributiva, pertanto, le nuove indennità, che potrebbero
anche ridursi nel numero, sarebbero proporzionali all’anzianità
contributiva.
Il disegno di legge delega prevede anche:
l’impossibilità di autorizzare le integrazioni salariali in caso di
cessazione di attività aziendale o di un ramo di essa, fattispecie oggi
consentita, anche se con limitazioni;
la correlazione tra l’accesso alla Cassa integrazione guadagni e la
riduzione dell’orario di lavoro, che potrebbe portare ad una vera e
propria gerarchia dell’utilizzo degli strumenti nonché un ricorso più
diffuso ai contratti di solidarietà;
l’incentivazione della rotazione tra i lavoratori sospesi e posti in
cassa integrazione guadagni;
oneri aggiuntivi per le imprese che fanno ricorso agli ammortizzatori
sociali (maggiore compartecipazione);
la rimodulazione dell’Assicurazione sociale per l’impiego (ASpI) e
l’universalizzazione del suo campo d’azione, comprendendovi anche
i lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa;
l’eliminazione dello stato di disoccupazione come requisito per
l’accesso a servizi di carattere essenziale.
Politiche attive del lavoro
(commi 3 e 4)
In sintonia con l’intervento di razionalizzazione e modifica degli
ammortizzatori sociali, il disegno di legge delega prevede anche la
riforma dei servizi per il lavoro: “allo scopo di garantire la fruizione dei
servizi essenziali in materia di politica attiva del lavoro su tutto il
territorio nazionale, nonché di assicurare l’esercizio unitario delle relative
funzioni amministrative”.
Razionalizzare gli attuali incentivi all’assunzione e collegarli alle concrete
possibilità di accesso al lavoro, è un’esigenza avvertita dagli operatori
e che i Commercialisti hanno più volte segnalato nelle sedi competenti,
sottolineando anche la necessità di semplificarne le procedure. Difatti,
é preferibile avere un’agevolazione di minor valore ma di facile utilizzo
e di durata certa nel tempo, che non una serie di incentivi diversi tra
loro, che, a volte, per essere utilizzati impongono oneri superiori
all’agevolazione che concedono. Gli aiuti pubblici, da soli non fanno
crescere l’occupazione, ma avere degli strumenti inutilizzabili è
addirittura offensivo, nei confronti sia dei datori di lavoro sia dei
lavoratori! Basti pensare al “Bonus Occupazione” del Programma
Operativo nazionale per l’attuazione della iniziativa europea per
l’occupazione dei Giovani, che, nonostante esista un Decreto Direttoriale
che lo regola, in talune Regioni (es. Emilia Romagna) non è utilizzabile
per i contratti a termine.
Ricordiamo, inoltre, che - attualmente - in materia di politiche attive del
lavoro esistono delle disparità censurate anche dagli organi di giustizia
europei, alle quali potrebbero porre rimedio i decreti legislativi di
attuazione della delega. Si pensi, ad esempio, che la categoria dei
Jobs Act
professionisti è esclusa dall’agevolazione all’assunzione di lavoratori in
mobilità, nonostante la Corte Europea abbia disposto diversamente. È
alquanto strano il trattamento che il sistema legislativo riserva oggi al
professionista datore di lavoro; infatti, per usufruire delle agevolazioni
non è assimilato alle imprese, mentre per il pagamento dell’IRAP sì!
Il disegno di legge delega prevede anche:
la creazione di un’Agenzia nazionale per l’occupazione, partecipata
da Stato, regioni e province autonome, vigilata dal Ministero del
lavoro e delle politiche sociali, che gestisca i servizi per l’impiego,
le politiche attive e l’ASpI, che, se dovesse funzionare
correttamente, costituirebbe un valore aggiunto per i datori di
lavoro, costretti oggi a “fare i conti” con procedure e sistemi difformi
non solo tra gli enti pubblici competenti in materia, ma, addirittura,
nell’ambito dello stesso ente, tra le varie sedi operative sul territorio
nazionale;
la razionalizzazione e revisione delle procedure e degli adempimenti
in materia di collocamento obbligatorio (disabili e categorie
protette), ai sensi della legge 12 marzo 1999 n. 68, “al fine di
favorirne l’inserimento e l’integrazione nel mercato del lavoro”;
sinergie tra pubblico e privato per favorire l’incontro tra domanda e
offerta di lavoro. Al riguardo si ricorda che il Consiglio nazionale dei
dottori commercialisti e degli esperti contabili, con il contributo del
Gruppo Odcec Area Lavoro, nel mese di settembre 2014 ha fornito
le sue osservazioni e proposte alla Camera dei Deputati, XI
Commissione - Lavoro pubblico e privato, nell’ambito della Indagine
conoscitiva sulla gestione dei servizi per il mercato del lavoro e sul
ruolo degli operatori pubblici e privati;
nuovi sistemi di inserimento nel tessuto produttivo della persona
inoccupata, anche attraverso accordi con le agenzie per il lavoro o
altri operatori accreditati;
l’istituzione del fascicolo elettronico unico del lavoratore, nel quale
far confluire le informazioni relative ai suoi percorsi educativi e
formativi, ai periodi lavorativi, alla fruizione di provvidenze pubbliche
(es. indennità ASpI) ed ai versamenti contributivi.
La previsione di sinergie tra servizi pubblici e privati per favorire
l’incontro fra domanda ed offerta di lavoro, soprattutto se attuata
mediante l’impiego delle tecnologie informatiche, in particolar modo per
la “costituzione, gestione e cessazione dei rapporti di lavoro”, e
l’istituzione del fascicolo elettronico, sono assolutamente condivisibili
e, al riguardo, è utile che si coinvolgano quanti più soggetti possibili, a
cominciare dai professionisti (Avvocati, Commercialisti e Consulenti del
lavoro) che ogni giorno si trovano in prima linea!
È opportuno fare un breve accenno anche al problema delle c.d.
dimissioni in bianco, per evitare il quale è attualmente vigente un
37
sistema inutilmente macchinoso, che i lavoratori a volte non rispettano,
lasciando in capo ai datori di lavoro le conseguenze sanzionatorie. Per
garantire la data certa e l’autenticità della manifestazione di volontà del
lavoratore che cessa il rapporto di lavoro per dimissioni o risoluzione
consensuale, il disegno di legge introduce il concetto di “certezza della
cessazione del rapporto nel caso di comportamento concludente del
lavoratore”, che sarà cura del Governo trasformare in un sistema
semplice, economico ed efficace.
In merito alla razionalizzazione e semplificazione che “permea” tutto il
disegno di legge, si segnala che i Commercialisti hanno condiviso
quanto ha affermato lo scorso 30 giugno il Ministro del lavoro e delle
politiche sociali, Giuliano Poletti, nel corso della VIII Assemblea Gruppo
Odcec Area Lavoro a Rimini, con riferimento all’Agenzia nazionale per
l’occupazione, che in quel momento era ancora in pectore: “abbiamo
deciso di istituire un’Agenzia unica che fa riferimento a tutte le
problematiche delle imprese e del lavoro; se riusciremo a fare questa
operazione avremo prodotto una grande operazione di
semplificazione”; è appena il caso di annotare che sono seguiti gli
applausi della platea!
Semplificazione e razionalizzazione delle procedure
(commi 5 e 6)
La semplificazione come strumento per rilanciare l’economia: questo
l’obiettivo dei commi 5 e 6 del disegno di legge, che affida al Governo
il compito di razionalizzare e semplificare le procedure connesse ai
rapporti di lavoro e alla sicurezza sul lavoro. Come? In primis l’auspicata
chiarezza normativa, essenziale per semplificare tutte le gestioni
connesse con i rapporti di lavoro. La delega al Governo, infatti, prevede
di “dimezzare il numero degli atti [amministrativi] di gestione del
rapporto di lavoro” nonché l’eliminazione, anche con l’emanazione di
norme di carattere interpretativo, di tutte quelle disposizioni normative
che hanno determinato forti contrasti interpretativi generando un elevato
contenzioso.
La suddetta previsione consentirebbe, se concretamente attuata, di
sburocratizzare la gestione dei rapporti di lavoro rendendoli più facili
non solo agli addetti ai lavori, ma a tutti i cittadini!
Il disegno di legge affida al Governo il compito di rivedere il sistema
sanzionatorio tenendo conto delle violazioni formali e favorendo
“l’immediata eliminazione degli effetti della condotta illecita”.
L’errore che, nel ginepraio delle norme confuse e poco chiare, è spesso
inevitabile, dovrebbe essere tempestivamente evidenziato
dall’Amministrazione e non portato a conoscenza nei termini,
38 Jobs Act
esorbitanti, della prescrizione con conseguenti oneri aggiuntivi (sanzioni
ed interessi). Non sempre vi è una volontà precisa di omissione e il
contribuente medio ben preferisce adempiere regolarmente ai propri
obblighi, ma questo richiede una certezza normativa che, finora, è stata
solo annunciata e mai realizzata. Sempre nell’ambito sanzionatorio,
inoltre, il disegno di legge stabilisce che si intervenga nel campo della
prevenzione e repressione del c.d. lavoro sommerso, speriamo in modo
efficace!
La semplificazione e razionalizzazione delle procedure, alla quale tende
il disegno di legge, non è limitata agli adempimenti costitutivi,
modificativi o estintivi del rapporto di lavoro, ma comprende anche quelli
in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Sull’argomento della semplificazione e razionalizzazione delle
procedure, il Gruppo Odcec Area Lavoro ha formulato - nel corso
dell’ultimo anno - varie proposte pratiche, orientate alla trasparenza
normativa ed alla semplificazione, come:
l’istituzione del Codice del Lavoro, ossia di un testo unico che
accolga tutte le norme inerenti ai rapporti di lavoro, comprese quelle
relative alla sicurezza sul lavoro, con conseguente abrogazione delle
norme incoerenti e obsolete;
l’unificazione delle comunicazioni, indispensabile per gli stessi enti
pubblici (Ministero del lavoro, Inps, Inail, Organi del collocamento,
ecc.) che oggi non “dialogano” tra di loro, almeno a livello
informatico. Non è civile che per una richiesta di Cassa integrazione
in deroga si debbano presentare due istanze pressoché identiche,
una all’Inps ed una alla Regione e, successivamente, rendicontare
le ore mensili fruite alla Regione e poi ancora all’Inps, con i flussi
Uniemens (sic).
In merito alla comunicazione di inizio, modifica o cessazione del
rapporto di lavoro si segnala, inoltre, che, attualmente, il datore di lavoro
per vedersi riconoscere un’agevolazione alla quale ha diritto, connessa
all’assunzione di lavoratore, deve assoggettarsi a tali e tanti
adempimenti che, se non vi rinuncia, a volte li completa quando il
rapporto si è già concluso! Mentre il Centro per l’impiego sa, o dovrebbe
sapere, se un lavoratore ha caratteristiche tali per cui al suo datore di
lavoro compete un’agevolazione per l’assunzione e dovrebbe, all’atto
dell’assunzione stessa, darne conferma al datore di lavoro e
comunicazione a tutti gli enti competenti (es. Inps).
In tema di semplificazioni, merita un accenno anche il Registro degli
infortuni, che, al momento, è soggetto a vidimazione in alcune Regioni
d’Italia ma non in altre, in base alla competenza territoriale in materia
di salute. Al riguardo si può ricordare al Governo, nel momento in cui
eserciterà la delega, che i datori di lavoro sono già soggetti ad un libro
vidimato che, non a caso si chiama libro unico del lavoro (LUL), sul quale
sono tenuti ad annotare tutti gli eventi che riguardano il lavoratore,
compresi gli infortuni e le conseguenti assenze dal posto di lavoro ed
indennità corrisposte. Il LUL (vidimato dall’Inail), quindi, potrebbe essere
sufficiente a registrare i “fatti” della vita lavorativa di ciascun lavoratore,
integrato dalla conservazione dei certificati medici e dell’ulteriore
documentazione sanitaria relativi agli infortuni.
Parlando di infortuni, come non affrontare la spinosa questione della
sicurezza sul lavoro? Troppi adempimenti spesso solo di natura
burocratica senza un reale impatto sulla sicurezza dei lavoratori!
La semplificazione dovrebbe operare soprattutto per tutte quelle realtà
produttive di piccole e medie dimensioni a “basso rischio” facilmente
individuabili dalle classificazioni Inail.
Linee guida semplificate per la valutazione dei rischi, individuazione di
Responsabili dei lavoratori per la sicurezza (RLS) territoriali su base
settoriale, possibilmente gestiti/forniti dall’Inail stesso, riconoscimento
dei corsi effettuati in precedenti rapporti di lavoro, modalità semplificate
di frequenza dei corsi anche on line, sorveglianza sanitaria organizzata
con le ASL, strumenti chiari e propositivi per la valutazione dello stress
da lavoro correlato: ecco alcuni punti sui quali la semplificazione
potrebbe operare a vantaggio sia di una maggiore trasparenza sia di
una diminuzione dei costi fissi per le piccole e medie aziende.
In merito alla riforma del sistema sanzionatorio, infine, si auspica un
intervento normativo basato sul rispetto e la considerazione reciproci
tra enti pubblici ed imprenditori, e, soprattutto, il superamento
dell’attuale “approccio punitivo” del datore di lavoro che ancora
caratterizza talune norme e molti documenti di prassi. Visto, inoltre, il
grave disagio che la crisi economica sta creando alle imprese, sarebbe
necessario intervenire anche sulle norme in materia di rateizzazione e,
in taluni casi di sospensione della riscossione dei contributi, per la quota
a carico del datore di lavoro.
Tipologie contrattuali
(comma 7)
Attuando la delega relativa alle tipologie contrattuali, il Governo dovrà e
potrà intervenire in modo sostanziale sul vigente quadro normativo, che
è il risultato - o più precisamente - la stratificazione di interventi
normativi che si sono succeduti nel tempo senza un preciso disegno,
badando più agli effetti immediati che alla certezza dei rapporti e, a
volte, anche del diritto!
Come avviene con la formazione della Nazionale di calcio, ognuno di
noi sa qual è la soluzione migliore! Ma la materia, che richiede una vera
e propria ridefinizione e non un semplice restyling è delle più complesse,
Jobs Act
tanto che un errore potrebbe compromettere o ritardare centinaia o
anche migliaia di assunzioni.
Ove mai il Governo cercasse l’ispirazione giusta per partire nel “viaggio
del cambiamento”, la cui durata è prevista in sei mesi, tanti quanti gliene
concede il disegno di legge per adottare i decreti legislativi di attuazione,
potrebbe rileggere l’art. 4, secondo comma, della Costituzione della
Repubblica Italiana: “Il lavoro è ogni attività o funzione diretta al
progresso materiale e spirituale della società”, e riflettere sul fatto che
il termine lavoro si concretizza in diverse tipologie contrattuali, come il
lavoro dipendente (o subordinato) ed il lavoro autonomo, e ricordare che
ogni lavoro, di per sé, può essere svolto in modo autonomo o
subordinato, ma anche in modo para subordinato e, perché no, para
professionale.
In luogo dei diversi tipi di contratto oggi esistenti, il disegno di legge,
dopo aver affermato che occorre “riordinare i contratti di lavoro vigenti
per renderli maggiormente coerenti con le attuali esigenze del contesto
occupazionale e produttivo …” prevede vari interventi integrativi e/o
modificativi, come, ad esempio:
il “recupero” della centralità del contratto di lavoro a tempo
indeterminato nel nostro ordinamento e, non a caso, lo definisce la
forma privilegiata di contratto di lavoro, prevedendo anche che sia
reso più conveniente rispetto agli altri tipi di contratto, in termini di
oneri diretti e indiretti;
il contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti in
relazione all’anzianità di servizio, per le nuove assunzioni;
la revisione della disciplina delle mansioni, in caso di processi di
riorganizzazione o conversione aziendale, riservando alle
organizzazioni sindacali dei lavoratori un ruolo di fondamentale
importanza nella definizione, mediante accordi collettivi anche
aziendali, di ipotesi ulteriori rispetto a quelle che saranno definite
dalla legge delega, necessarie per gestire le esigenze di specifiche
aziende o determinati comparti produttivi;
la revisione della disciplina dei controlli a distanza, tenuto conto che
quella attuale è decisamente obsoleta;
l’introduzione, anche in via sperimentale, del compenso orario
minimo, applicabile anche ai rapporti di collaborazione coordinata
e continuativa.
Al fine di attuare con efficacia ed equità la delega, il Governo,
ragionevolmente, avvierà un confronto con le parti sociali e gli addetti
ai lavori, nella consapevolezza della valenza strategica degli interventi
sulle tipologie contrattuali. Basti pensare che con il termine contratto di
lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti possono intendersi
strumenti molto diversi tra loro. Una cosa è introdurre un lungo periodo
di prova (ad es. di tre anni), durante il quale il licenziamento è sempre
39
possibile, un’altra è la libertà di licenziamento, con il solo limite (forse)
di quello discriminatorio, ma con un indennizzo crescente con l’anzianità
di servizio, da applicarsi solo ai nuovi assunti. Per non parlare della
revisione della disciplina delle mansioni, che dovrebbe intervenire in
modo significativo sull’istituto dello ius variandi, che costituisce una
delle manifestazioni tipiche del potere direttivo, regolato dall’art. 2103
del Codice civile nel seguente modo: “il lavoratore deve essere adibito
alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle corrispondenti alla
categoria superiore che abbia successivamente acquisito o a quelle
equivalenti alle ultime effettivamente svolte, senza alcuna diminuzione
della retribuzione”. Vero è che l’ultimo intervento modificativo di tale
istituto risale al 1970 (art. 13 dello Statuto dei lavoratori), ma non
saranno poche le resistenze che incontrerà il Governo nel momento in
cui ci “metterà le mani”, soprattutto dalla componente più radicale di
talune organizzazioni sindacali dei lavoratori, mentre nelle aziende è
sempre più diffusa la considerazione che, a volte, è meglio la modifica
delle mansioni, con le tutele stabilite dalla legge, che perdere il posto di
lavoro!
Non deve stupire l’assenza nel Disegno di legge di riferimenti all’art.
Statuto dei lavoratori (legge 300/1970), trattandosi, in realtà, di un
argomento agitato più come un feticcio nella recente discussione
politica, ma che è di modesta portata, mentre la delega, se sarà
confermata anche dalla Camera dei Deputati, è di quelle che consentono
un reale cambiamento!
Tutela della maternità e conciliazione dei tempi di vita e di lavoro
(commi 8 e 9)
La delega punta a dare più sostegno alla maternità anche “nella
prospettiva di estendere, eventualmente anche in modo graduale”
l’indennità di maternità “a tutte le categorie di donne lavoratrici” ed alla
conciliazione dei tempi di vita e di lavoro prevedendo una maggiore
flessibilità degli orari di lavoro e dei congedi obbligatori e parentali. Lo
scopo è quello di tutelare la maternità delle lavoratrici e favorire le
opportunità di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per la generalità
dei lavoratori.
La previsione di estendere l’indennità di maternità a tutte le categorie
di donne lavoratrici, comprese quelle parasubordinate ed autonome,
anche in mancanza dei versamenti dei contributi da parte dei datori di
lavoro, è sicuramente degna di un paese civile, ma probabilmente, dovrà
essere resa compatibile con le scarse risorse disponibili a tal fine.
Il Disegno di legge prevede anche la possibilità di “introduzione del tax
credit, quale incentivo al lavoro femminile, per le donne lavoratrici,
40
Jobs Act
anche autonome, con figli minori e che si trovino al di sotto di una
determinata soglia di reddito complessivo della donna lavoratrice, e di
armonizzazione del regime delle detrazioni per il coniuge a carico”.
Dal momento che nel nostro ordinamento già esiste un sistema di tutela
della maternità, perfettibile ma funzionante, in previsione dell’esercizio
della delega, si segnala al Governo:
l’esigenza di intervenire, se possibile, in modo “chirurgico”,
salvaguardando gli istituti che funzionano, modificando quelli che lo
richiedono ed introducendo i nuovi, secondo un principio di
continuità degli stessi istituti, la cui operatività è garantita da
procedure amministrative ed informatiche pubbliche e private;
la conciliazione tra vita e lavoro, almeno nelle micro imprese, si
scontra con le esigenze organizzative e la necessità di essere
competitivi sul mercato. In situazioni di questo tipo, un aiuto
economico, tramite finanziamenti o decontribuzione o detassazione,
sarebbe un valido aiuto;
ai datori di lavoro che, già oggi, vanno incontro alle lavoratrici
concedendo part time oltre a quelli obbligatori in base al contratto
collettivo nazionale di lavoro (CCNL), si potrebbe pensare di
rifinanziare la legge 53/200 (permessi per motivi familiari, ecc.);
che anche le professioniste hanno il problema di conciliare il lavoro
con la famiglia, come dimostra una recente indagine statistica dalla
quale è emerso, o sarebbe meglio dire confermato, che nei Consigli
di Amministrazione e nei Collegi dei revisori legali le donne sono in
netta minoranza, a parità di anzianità di iscrizione all’Ordine
professionale; ma non solo, anche il loro reddito è inferiore a quello
dei colleghi uomini, che hanno più tempo da dedicare alla
professione;
sarebbe auspicabile introdurre nell’ordinamento forme di sostegno
alle imprese costituite solo da donne, nelle quali - con elevata
probabilità - potrebbero essere praticate più facilmente sia la
flessibilità di orario sia altre forme di “mutua assistenza” per
l’esercizio delle responsabilità genitoriali, ad esempio mediante lo
scambio fra le lavoratrici di tutti o parte dei giorni di riposo previsti
dalla legge e/o dal contratto collettivo nazionale di lavoro.
La revisione delle tutele e sostegno della maternità e paternità, anche
per garantire una migliore flessibilità è - in generale - condivisibile, si
raccomanda, però, di tenere presente la necessità di coordinare le
modifiche normative con gli adempimenti pratici e la prassi consolidata.
Si pensi al frazionamento ad ore del congedo parentale possibile dal 1°
gennaio 2013 a seguito di accordi collettivi che ne definiscano i criteri
e le modalità, ma ancora “ignorato” dall’Inps, che non ne ha definito le
modalità di gestione (es. Uniemens).
Per agevolare la genitorialità, l’assistenza ai familiari anziani ed i tempi
di vita, l’attuazione della delega può essere la prima vera opportunità di
definire in modo chiaro ed univoco le modalità ed i limiti di esercizio dei
diritti individuali, nel rispetto delle esigenze aziendali, nonché per il
concreto utilizzo delle nuove tecnologie, come quelle che consentono il
telelavoro.
I progetti delle aziende che, ai suddetti fini, favoriscano il ricorso alle
nuove tecnologie o sviluppino servizi per l’infanzia, anche mediante
accordi con terzi, dovrebbero rientrare nel novero delle iniziative
meritevoli di sostegno.
In un recente convegno dell’Odcec di Torino con l’Ente Bilaterale per
l’Artigianato Piemontese è emerso che, anche a causa del perdurare
dello stato di crisi economica del Paese, la necessità di ricorrere a forme
di sussidio e/o assistenza alle famiglie è avvertita non solo dai lavoratori
subordinati, ma anche dai titolari, soci e coadiuvanti artigiani.
Si segnala, inoltre, che negli ultimi anni è cresciuto il ricorso alle
prestazioni della Cassa di Assistenza Sanitaria Integrativa per le
lavoratrici degli Studi Professionali (Ca.Di Prof.), che garantisce un fondo
maternità di 1.000 euro per ogni gravidanza, oltre all’asilo nido, per un
massimo di 600 euro all'anno fino ai 3 anni di età del bambino, ed a
rimborsi delle spese per assistenza pediatrica, prodotti e presidi sanitari,
quali pannolini, omogeneizzati, ecc..
È appena il caso di segnalare, infine, che degli interventi innovativi sul
fronte dell’assistenza alla prima infanzia, nei quali rientrano gli asili nido,
favorirebbero la ripresa dell’attività lavorativa della madre in tempi brevi,
con la salvaguardia sia della sua professionalità sia dell’efficienza
aziendale. World Congress
of Accountants 2014
WWW.WCOA2014ROME.COM
Lunedì, 10 Novembre
h. 09:00 - 16:00 > REGISTRAZIONE
Area Espositiva
h. 16:30 - 20:00 > CERIMONIA
DI APERTURA
Sale Santa Cecilia, Sinopoli, Petrassi
• Benvenuto delle Autorità Locali
• Benvenuto del Presidente CNDCEC Gerardo Longobardi
• Benvenuto del Presidente IFAC (2012-2014), Warren Allen
• Benvenuto dello Sponsor Imperiale CGMA
• Presentazione del Premio Accademico da parte dell’ ICAN (Nigeria)
• Presentazione Premio alla Carriera dell’IFAC
• Discorso di Vincenzo La Via, Direttore generale, Ministero del Tesoro
Performance Artistica
Cocktail Reception, Foyer
1
Martedì, 11 Novembre
h. 09:00 - 10:30 > PLENARIA
I - LA FINANZA AZIENDALE
INNOVAZIONE E SOLIDITÀ PER RIEMERGERE E CRESCERE
Sale Santa Cecilia, Sinopoli, Petrassi
Le imprese nel futuro dovranno avvalersi di esperti di finanza che siano in grado di fornire non solo analisi ma anche
previsioni. Il CFO e il suo team saranno orientati al raggiungimento dei risultati, sosterranno la strategia aziendale e ne
faciliteranno il processo di innovazione. Le loro aziende dovranno sviluppare modelli di business che reggano all’impatto
delle nuove tecnologie, al confronto con i nuovi strumenti di comunicazione di massa e a processi di globalizzazione sempre
più accelerata. I CFO di alcuni dei più noti giganti internazionali illustreranno come stanno formando i loro team, i talenti di
cui sono a caccia e le sfide da cogliere in questo contesto competitivo difficile.
MODERATORE
MISHAL HUSAIN, Broadcaster and Journalist, UK
RELATORI
CAROL CALANDRA, CFO Global Markets, EY Global LLP, USA
TONY CHANMUGAM, CFO, British Telecom Plc, UK
KEN GOLDMAN, CFO, Yahoo! Inc., USA
SIMON HENRY, CFO, Royal Dutch Shell Plc, Netherlands
h. 10:30 - 11:15 > Esposizione, Caffè e Networking
h. 11:15 - 12:45 > SESSIONI
PARALLELE 1.1-1.5
Sala Santa Cecilia
1.1 - IL NUOVO MODELLO DELLA RELAZIONE DI REVISIONE - PIÙ INFORMAZIONI PIÙ CHIAREZZA?
Sollecitati dalle richieste di investitori, legislatori, autorità pubbliche e altri stakeholder, sia lo IAASB, sia il PCAOB stanno
valutando nuovi elementi da inserire nella relazione di revisione. I relatori esamineranno le ragioni per cui si rendono
necessarie tali modifiche, e il riscontro della comunità scientifica ed operatori ai cambiamenti proposti.
MODERATORE
MICHAEL GEWEHR, Member, Audit and Assurance Policy Group, Federation of European Accountants, Germany
RELATORI
LINDA DE BEER, Chair, International Auditing and Assurance Standards Board (IAASB) Consultative Advisory Group,
South Africa
JAMES DOTY, Chair, Public Company Accounting Oversight Board, USA
PHILIP JOHNSON, Audit Committee Member, Wellcome Trust, UK
DAN MONTGOMERY, Deputy Chair, IAASB, and Global Director of Assurance Standards, Methodology & Implementation,
EY Global Services, USA
2
Sala Sinopoli
1.2 - L’EVOLUZIONE DELL’INFORMATIVA FINANZIARIA NELLE SOCIETÀ NON QUOTATE
Lo standard IFRS per le PMI è stato adottato in più di 80 paesi ed è utilizzato da milioni di imprese in tutto il mondo.
Tuttavia in alcuni ordinamenti giuridici si stanno elaborando set di principi contabili specifici, indirizzati esclusivamente alle
PMI locali. I relatori si confronteranno sulle possibili problematiche legate all’adozione dell’IFRS per le PMI e sulle ragioni
dell’adozione nel loro paese di un approccio diverso, rilevando le principali differenze nei principi.
MODERATORE
FEDERICO DIOMEDA, Special Advisor to the President, European Federation of Accountants and Auditors
for Small and Medium-sized Enterprises, Italy
RELATORI
ULLA BAUER, Senior Member, BDO, Germany
SUSAN COFFEY, Senior Vice President, Public Practice and Global Alliances, American Institute of CPAs, USA
PETER DOWLING, Deputy President, CPA Australia, Australia
DARREL SCOTT, Board Member, International Financial Reporting Standards Foundation, and Chair,
SME Implementation Group, UK
Sala Petrassi
1.3 - IL RUOLO DEL COMMERCIALISTA NELLA LOTTA ALLA CORRUZIONE E ALLE FRODI COSTI E BENEFICI
I commercialisti si trovano a dover affrontare quotidianamente situazioni di criticità che li mettono nelle condizioni di dover
prendere decisioni che coinvolgono spesso anche la sfera etica. Devono cooperare con le autorità e istituzioni pubbliche e,
allo stesso tempo, adeguarsi alla normativa in materia di frodi e corruzione. I relatori si confronteranno sulle soluzioni per
trovare il giusto equilibrio tra riservatezza e responsabilità legali, nonché sulle aspettative e l’interesse pubblico.
MODERATORE
JAPHETH KATTO, Member IFAC Nominating Committee and former CEO Capital Markets Authority, Uganda
RELATORI
Dr. YUGUI CHEN, Vice President and Secretary General, Chinese Institute of Certified Public Accountants, P.R. China
CAROLINE GARDNER, Member, International Ethics Standards Board for Accountants, and Auditor General, Scotland
JIM OSAYANDE OBAZEE, Executive Secretary, Financial Reporting Council, Nigeria
PAKDEE POTHISIRI, Commissioner, National Anti-Corruption Commission, Thailand
Teatro Studio
1.4 - SVILUPPO DELLE COMPETENZE DELL’ESPERTO DI VALUTAZIONE A LIVELLO GLOBALE
Se da un lato le fusioni e le acquisizioni sono sempre più transfrontaliere, dall’altro le metodologie di valutazione variano
nelle diverse aree geografiche. Questa sessione rifletterà sulle peculiarità dell’attività svolta dall’esperto di valutazione
a livello globale e sulla necessità di elaborare principi di valutazione internazionali. Inoltre si discuterà sui parametri di
riferimento internazionali per la formazione degli esperti di valutazione e delle misure da prendere a livello nazionale per lo
sviluppo di questa particolare competenza professionale.
MODERATORE
RACHEL GRIMES, CPA, Board Member, International Federation of Accountants
and Chartered Accountants Australia and New Zealand
RELATORI
MAURO BINI, Member of Professional Board, International Valuation Standards Council (IVSC), and Chair,
Organismo Italiano Valutazione, Italy
APRIL MACKENZIE, CEO, International Valuation Standards Council (IVSC), UK
DOUG McPHEE, Member of Professional Board, IVSC, and Deputy Chair, Global Valuation Services, KPMG, UK
DAVID TWEEDIE, Chair of Board of Trustees, International Valuation Standards Council (IVSC), UK
3
Sala Coro
1.5 - LE COMPETENZE DEL REVISORE LEGALE NELLA PROSPETTIVA DEGLI INTERNATIONAL
EDUCATION STANDARD
La qualità della revisione contabile dipende in larga parte dalle capacità, dalla formazione, e dalla competenza dei revisori;
tuttavia, le disposizioni e i regolamenti sulla formazione e sulle qualifiche professionali variano da un ordinamento giuridico
all’altro. Considerando che gli International Education Standards (IES) sono sempre più adottati come parametro di
riferimento per le diverse componenti della competenza del revisore - in particolare, le componenti formative, accademiche
e professionali - il dibattito verterà sulla misura in cui l’uso di questi principi di formazione internazionali può aiutare il
responsabile dell’incarico del gruppo a mantenere un elevato livello di qualità generale di un incarico multinazionale.
MODERATORE
EDUARDO OJEDA, CEO, Baker Tilly, México
RELATORI
YOSEPH ASMELASH, Economic Affairs Officer, United Nations Conference on Trade and Development, Switzerland
Prof. BELVERD E. NEEDLES, DePaul University, USA
Prof. HANS VERKRUIJSSE, Tilburg University, Netherlands
EILEEN WALSH, Member, International Accounting Education Standards Board, and Partner in Charge,
KPMG Business School, USA
h. 12:45 - 14:00 > Pausa Pranzo
h. 14:00 - 15:30 > SESSIONI
PARALLELE 1.6-1.10
Sala Santa Cecilia
1.6 - CONVERGENZA SUGLI IFRS - COERENZA E COMPARABILITÀ A LIVELLO GLOBALE
La convergenza verso un unico set di principi contabili internazionali, di elevata qualità, contribuisce ad accrescere
la comparabilità e l’uniformità e favorisce la stabilità finanziaria globale, tutelando l’interesse pubblico. I relatori
presenteranno il proprio punto di vista sullo stato della convergenza sugli standard IFRS a livello globale, si confronteranno
sulle sfide pratiche da affrontare nell’applicazione di un unico set di principi contabili internazionali in un contesto globale,
e sulle misure che possono contribuire positivamente all’adozione e all’implementazione dei principi.
MODERATORE
MARK VAESSEN, Chair, Corporate Reporting Policy Group, Federation of European Accountants, Netherlands
RELATORI
HANS HOGERVOORST, Chair, International Accounting Standards Board, UK
LEN JUI, Partner, KPMG, P.R. China
VINCENT PAPA, Director, Financial Reporting Policy, Chartered Financial Analyst Institute, USA
JULIE ERHARDT, Chair of Committee 1, International Organization of Securities Commissions, USA (Invited)
4
Sala Sinopoli
1.7 - IL VALORE AGGIUNTO DEI SERVIZI DI ATTESTAZIONE E VERIFICA (ASSURANCE)
PER L’INFORMATIVA FINANZIARIA DELLE PMI
Le varie soglie che definiscono il perimetro della revisione contabile vengono di volta in volta innalzate, esonerando sempre
più PMI da tale obbligo. Di conseguenza, è in crescita la domanda per altri servizi, quali la revisione limitata, che forniscano
ai titolari delle PMI, così come agli utilizzatori del bilancio, un determinato livello di assurance sui dati esposti in bilancio.
Si stanno sviluppando varie tipologie di servizi alternativi alla revisione, a livello sia nazionale, sia internazionale. I relatori
si confronteranno sulla domanda di servizi di assurance diversi dalla revisione nei propri ordinamenti, e offriranno il proprio
punto di vista sulle future tendenze e i benefici per il mercato.
MODERATORE
SUE ALMOND, External Affairs Director, Association of Chartered Certified Accountants, UK
RELATORI
PHILIPPE ARRAOU, CPA, Vice President, Conseil Supérieur de l’Ordre des Experts-Comptables, France
STUART BLACK, Member, IFAC Small and Medium Practices Committee and Chartered Accountants
Australia and New Zealand, CPA Australia
PHILIP COWPERTHWAITE, Member, IFAC Small and Medium Practices Committee, Canada
PER HANSTAD, CEO, Den Norske Revisorforening , Norway
Sala Petrassi
1.8 - FINANZA ETICA E SVILUPPO DEL SETTORE BANCARIO
Gli istituti finanziari affrontano cambiamenti continui in ambito regolamentare, sia nazionale che internazionale, volti
a rafforzare la stabilità del mercato e a evitare rischi sistemici in un mondo sempre più globalizzato. In un approccio che
non si limita a subire passivamente tale sistema, alcuni istituti finanziari hanno scelto una via diversa, incorporando i valori
sociali nella politica creditizia. I relatori esporranno i loro diversi punti di vista sui benefici e sulle sfide che derivano dal
bilanciamento tra valori sociali e credito, e su come ciò contribuisce alla stabilità del mercato.
MODERATORE
ALEX MALLEY, Chief Executive, CPA Australia, Australia
RELATORI
DAUD VICARY ABDULLAH, President and CEO, International Centre for Education in Islamic Finance (INCEIF), Malaysia
SAMMY ALMEDAL, CEO, JAK Members Bank, Sweden
ALBERTO BALESTRERI, CPA, Studio Balestreri, Italy
Teatro Studio
1.9 - LA CIRCOLAZIONE DEI SERVIZI PROFESSIONALI A LIVELLO GLOBALE:
SCHEMI E PIATTAFORME PER INNOVARE PERCORSI FORMATIVI E COMPETENZE
Nello svolgimento della loro attività, inclusi servizi di contabilità, i professionisti sono soggetti a norme internazionali
sul commercio dei servizi, alcune delle quali non riflettono più le esigenze dell’economia globale di oggi. Poiché la catena
del valore globale ridefinisce il significato della partecipazione al commercio internazionale, i riflettori sono puntati
sull’importanza dell’economia dei servizi e sulle barriere che pongono ostacoli al pieno sviluppo delle sue potenzialità.
Questa sessione esamina le dinamiche del commercio internazionale dei servizi, le problematiche e le opportunità per la
professione, e le modalità con cui questa può far leva sulla piattaforma delle politiche commerciali per superare le barriere
al commercio che ne limitano la capacità di contribuire pienamente allo sviluppo di economie forti nel mondo.
MODERATORE
GARY PFLUGRATH, Director, Public Policy & Regulation, International Federation of Accountants
RELATORI
PETER ALLGEIER, President, Coalition of Services Industries, USA
CRAWFORD FALCONER, Director, Trade in Services Division, Organization for Economic Co-operation and Development
New Zealand
RONAN O’LOUGHLIN, Director of Education and Training at Chartered Accountants Ireland, Ireland
PIERRE PETTIGREW, Executive Advisor, International, Deloitte, Canada
5
Sala Coro
1.10 - LE OPPORTUNITÀ E LE SFIDE DELL’ADOZIONE DEI NUOVI INTERNATIONAL
EDUCATION STANDARDS
La professione a livello globale sta effettivamente adeguando le proprie competenze in modo da poter efficacemente
affrontare le continue esigenze di cambiamento? L’International Accounting Education Standards Board (IAESB) ha
completato la revisione degli International Education Standard. I relatori si confronteranno sulle opportunità e le sfide che
gli Stati membri e gli studi professionali dovranno affrontare nell’adozione dei nuovi standard.
MODERATORE
DAVID McPEAK, Senior Technical Manager, International Accounting Education Standards Board
RELATORI
WOLF BÖHM, Member and Secretary, Steering Group, Common Content Project, Germany
EDWARD KIESWETTER, Deputy Chair, IAESB, and Group Chief Executive, Alexander Forbes Group Holdings Limited,
South Africa
ADRIAN PULHAM, Education and Membership Director, Chartered Institute of Public Finance and Accountancy, UK
Prof. JERRY TRAPNELL, Member, IAESB Consultative Advisory Group, and Special Advisor to the President/CEO,
Association to Advance Collegiate Schools of Business International, USA
h. 15:30 - 16:00 > Esposizione, Caffè e Networking
h. 16:00 - 17:30 > SESSIONI
PARALLELE 1.11-1.15
Sala Santa Cecilia
1.11 - IL CONTRIBUTO DEI PICCOLI E MEDI STUDI PROFESSIONALI ALLA CRESCITA
E ALL’INTERNAZIONALIZZAZIONE
Nell’odierna economia globale, essere un’impresa internazionale va ben al di là delle operazioni di importazione/esportazione.
Man mano che le PMI crescono spingendosi al di là dei propri confini, i commercialisti giocano un ruolo chiave nei servizi
di consulenza alle imprese, ad esempio in termini di crescita e di sviluppo di nuovi mercati. Questa sessione evidenzierà
le competenze di cui i piccoli e medi studi professionali hanno bisogno, e come gli organismi contabili possono aiutarli a
sviluppare queste competenze.
MODERATORE
MARK GOLD, Chair, SMP Forum, Fédération des Experts Comptables Européens (FEE), UK
RELATORI
JELIL BOURAOUI, CPA, Jelil Bouraoui & Associates, Tunisia
DANIEL LANRE MONEHIN, Division President, Sub Sahara Africa, MasterCard Worldwide, UAE
INGE SAEYS, Member, Small and Medium Practices (SMP) Committee, IFAC, Belgium
KAMLESH VIKAMSEY, FCA, Senior Partner, Khimji Kunverji, India
6
Sala Sinopoli
1.12 - LA FUTURA GENERAZIONE DEI RESPONSABILI DELL’ AREA FINANZA:
ALLA GUIDA DI IMPRESE CON PERCORSI A MILLE CURVE
Nell’ambito della e-Finance, i direttori finanziari di nuova generazione, globali, innovativi e tecnologicamente alla
avanguardia, agiranno come acceleratori di performance in grado di integrarsi superando i confini funzionali, e saranno
capaci di controllare e sfruttare il potere di servizi virtuali, integrati e condivisi, e di costruire imprese solide che siano
allo stesso tempo agili. Nel corso della sessione, questa nuova generazione di CFO esporrà il suo punto di vista sul futuro,
descrivendo le misure che stanno adottando per prepararsi e preparare i propri team a creare valore sostenibile per le
proprie imprese.
MODERATORE
CHARLES TILLEY, CEO, Chartered Institute of Management Accountants, UK
RELATORI
TAN LIXIA, Senior Vice President and CFO, Haier Group, P.R. China
CHRISTIAN MELONI, Global Controlling Manager, Solvay Specialty Polymers, Italy
JASON O’MALLEY, Finance Director , Managed Services, British Telecom Wholesale, UK
OLEG PAROEV, Finance Director, Diageo, Russia
Sala Petrassi
1.13 - L’ORIZZONTE 2020 E LO SVILUPPO DEGLI ORDINI PROFESSIONALI:
IL PUNTO DI VISTA DEI CEOS
Le organizzazioni membri di IFAC operano in molteplici settori per lo sviluppo della professione in contesti giuridici e socio
economici, per certi versi molto diversi e per altri molto similari. I membri del Panel che parteciperanno a questa sessione
sono tutti CEOs di diversi istituti membri dell’IFAC, che si confronteranno e condivideranno con noi le criticità affrontate e
le strategie promosse nei rispettivi istituti, verso il traguardo del 2020.
MODERATORE
EAMONN SIGGINS, CEO, Certified Public Accountants Ireland, Ireland
RELATORI
ARDIANA BUNJAKU, Executive Director, Society of Certified Accountants and Auditors of Kosovo, Kosovo
ANDREW CONWAY, CEO, Institute of Public Accountants, Australia
SHAHIED DANIELS, CEO, South African Institute of Professional Accountants, South Africa
MARK FARRAR, CEO, Association of Accounting Technicians, UK
Teatro Studio
1.14 - PRECURSORI E NUOVI PERCORSI
Le problematiche sistemiche devono essere affrontate a partire da prospettive diverse perché un unico gruppo, lavorando
da solo, non può sperare di elaborare soluzioni creative. Coinvolgere altre voci stimola il dibattito oltre i confini noti
e abituali della professione contabile, generando nuove idee e apportando innovazioni. I relatori proporranno nuove
prospettive sugli orizzonti che si aprono per la professione nel 21 secolo. Sarà un’esperienza partecipativa e interattiva
per tutti, che si avvarrà di metodi elaborati nell’ambito di AuditFutures – un programma pionieristico di ICAEW – gestito in
collaborazione con il Finance Innovation Lab.
MODERATORE
ROBERT HODGKINSON, Executive Director, Technical Strategy Department, Institute of Chartered Accountants
in England and Wales, UK
RELATORI
LEE BRYANT, Co-Founder, Post Shift , UK
NICK DE LEON, Head of Service Design, Royal College of Arts, UK (Invited)
IVAN KRASTEV, Chair of the Centre for Liberal Strategies, Bulgaria
BRETT SCOTT, Independent Author and Journalist, UK
7
Sala Coro
1.15 - L’INFORMATIVA FINANZIARIA NEGLI ENTI NON PROFIT
Sebbene le organizzazioni non profit rappresentino una porzione significativa dell’attività economica a livello mondiale, non
esiste ancora un quadro normativo contabile a livello internazionale. I relatori si confronteranno sulle rispettive esperienze
nell’applicazione della normativa nazionale considerando la rispondenza e l’idoneità della stessa a riflettere gli aspetti più
peculiari e critici della contabilità degli enti non profit.
MODERATORE
PAMELA MONROE ELLIS, Board Member, International Federation of Accountants, and Auditor General, Jamaica
RELATORI
RETO EBERLE, Member of the Executive Board, Swiss GAAP FER Commission, Switzerland
Prof. LUCIANO HINNA, Tor Vergata University, Italy
TADASHI SEKIKAWA, Senior Technical Director, Japanese Institute of Certified Public Accountants, Japan
NIGEL SLEIGH-JOHNSON, Head, Financial Reporting Faculty, Institute of Chartered Accountants
in England and Wales, UK
8
Mercoledì, 12 Novembre
h. 09:00 - 10:30 > PLENARIA
II - TRASPARENZA E ACCOUNTABILITY
DEL SETTORE PUBBLICO - LA VIA VERSO LA CRESCITA
ECONOMICA
Sale Santa Cecilia, Sinopoli, Petrassi
L’instabilità finanziaria degli stati si è rivelata uno dei principali fattori di crisi dell’economia globale. In molti casi, le crisi
finanziarie si sono accompagnate all’emersione di deficit e debiti pubblici non riportati in bilancio. È cresciuta per questo,
negli ultimi anni, la consapevolezza della necessità di una maggiore trasparenza nelle politiche fiscali e nei bilanci degli stati. Il miglioramento delle pratiche di accountability nel settore pubblico non è solo una soluzione necessaria per la
governance economico-finanziaria a livello globale, ma un indispensabile strumento per accrescere il livello di democrazia
e il controllo dei cittadini sull’utilizzo delle risorse pubbliche. La sessione intende fornire diverse prospettive e alimentare il
dibattito sullo stato dell’arte e i futuri sviluppi su questi temi. In particolare, i relatori rappresenteranno il punto di vista dei
principali attori dal versante delle istituzioni di indirizzo politico, degli organismi di presidio finanziario e di regolamentazione
contabile internazionale, nonché dal lato degli utilizzatori dell’informazione di bilancio delle amministrazioni pubbliche.
MODERATORE
Prof. ANDREAS BERGMANN, Chair, International Public Sector Accounting Standards Board, Switzerland
RELATORI
IAN BALL, Chair, Chartered Institute of Public Finance and Accountancy International, UK
THOMAS MÜLLER-MARQUÉS BERGER, Member, IPSASB, and Chair, Public Sector Group,
Federation of European Accountants, Germany
YU WEIPING, Assistant Minister of the Ministry of Finance, P. R. China
ZAIFUN YERNAZAROVA, Director, Department of Budget Procedures Methodology, Ministry of Finance,
Republic of Kazakhstan
h. 10:30 - 11:15 > Esposizione, Caffè e Networking
h. 11:15 - 12:45 > SESSIONI
PARALLELE 2.1-2.6
Sala Santa Cecilia
2.1 - I PILASTRI DI UNA REVISIONE CONTABILE DI QUALITÀ
Fermo restando che la responsabilità effettiva della qualità della revisione contabile è dei revisori, è più agevole svolgere
una revisione contabile di qualità in un ambiente che vede il contributo fattivo degli altri partecipanti alla supply chain
dell’informativa finanziaria. Nell’elaborare il proprio Framework, lo IAASB ha identificato alcune aree che potrebbero essere
prese in considerazione sia dai revisori, sia dagli altri partecipanti alla supply chain, allo scopo di migliorare la qualità della
revisione a livello globale. I relatori esporranno il proprio punto di vista sui fattori fondamentali che determinano la qualità
della revisione contabile.
MODERATORE
JAMES GUNN, Managing Director, Professional Standards - IAASB IESBA IAESB IPSASB
RELATORI
THOMAS BLOINK, Head, Accounting Law and Auditing Law Section, Federal Ministry of Justice, Germany
LEWIS FERGUSON, Member, Public Company Accounting Oversight Board, and Chair,
International Forum of Independent Audit Regulators, USA
STEVE MASLIN, Chair, Global Public Policy Committee, and Partner, Grant Thornton, UK
Prof. ARNOLD SCHILDER, Chairman, International Auditing and Assurance Standards Board, Netherlands
9
Sala Sinopoli
2.2 - I PICCOLI E MEDI STUDI PROFESSIONALI VERSO IL 2020
Questa sessione è dedicata all’esame dei cambiamenti e delle esigenze delle PMI e dei piccoli e medi studi professionali
(PMS), guardando all’orizzonte del decennio a venire. Si considererà l’impatto della crescente globalizzazione, dei
cambiamenti tecnologici e della normativa, nonché le sfide e le opportunità che questi rappresentano per i PMS.
Si approfondiranno le modalità con cui il Comitato IFAC per i piccoli e medi studi professionali (SMPC), insieme alle
iniziative di altri organismi professionali, potrà affrontare queste sfide e cogliere queste opportunità.
MODERATORE
GIANCARLO ATTOLINI, Chairman, IFAC Small and Medium Practices Committee, Italy
RELATORI
ALBERT AU, Chairman, BDO, Hong Kong
MONICA FOERSTER, Member Small and Medium Practices (SMPC) Committee,IFAC,
and Partner Auditoria Confidor, Brazil
DIANNE AZOOR HUGHES, Consultant, Pitcher Partners, Australia
WASSIM KHROUF, Partner, Auditing and Consulting Worldwide, Tunisia
Sala Petrassi
2.3 - LA CONTABILITÀ DEL SETTORE PUBBLICO E IL PASSAGGIO ALLA CONTABILITÀ
ECONOMICO-PATRIMONIALE
La crisi del debito pubblico ha drammaticamente evidenziato l’importanza delle condizioni finanziarie degli Stati e degli
altri enti del settore pubblico per l’economia a livello globale. L’adozione di sistemi contabili basati sul principio della
competenza economica accresce la trasparenza finanziaria e l’Accountability; ciononostante molti Stati utilizzano ancora
il sistema di contabilità per cassa, che non fornisce un quadro esauriente della salute fiscale di un paese. I relatori
discuteranno dei principali vantaggi che derivano dal passaggio ai principi contabili per competenza economica e le
criticità riscontrate nella loro adozione e implementazione.
MODERATORE
Prof. MARIANO D’AMORE, Member, International Public Sector Accounting Standards Board (IPSASB),
Parthenope University, Italy
RELATORI
RIYAD AL MUBARAK, Chair, Accountability Authority, Abu Dhabi
ALEXANDRE MAKARONIDIS, Head, Task Force EPSAS, EUROSTAT, European Commission, Greece
LEONARDO SILVEIRA DO NASCIMENTO, Member, IPSASB, and Head, Department of Accounting Standards,
Ministry of Finance, Brazil
GERHARD STEGER, Director General, Finances and Sustainability, Court of Audit, Austria
10
Teatro Studio
2.4 - IL CODICE DEONTOLOGICO: PUNTO DI RIFERIMENTO PER LA PROFESSIONE
Il Codice Etico emanato dall’International Ethics Standards Board for Accountants (IESBA) definisce il ruolo e le
responsabilità dei commercialisti a livello internazionale ed è applicabile a TUTTI i commercialisti, siano essi liberi
professionisti o professionisti operanti nelle imprese. Ci si confronterà sulle sfide presentate dall’adozione del Codice - in
particolare per i piccoli e medi studi e per i professionisti che operano nelle imprese - evidenziando gli imminenti
cambiamenti e le loro implicazioni.
MODERATORE
BOB FRANCHINI, Partner, EY, Italy
RELATORI
Prof. ANNA KARMANSKA, Chair, Ethics Commission of SKwP, Poland
Prof. ATSUSHI KATO, Member, International Ethics Standards Board for Accountants (IESBA), and Former Deputy Chair,
Accounting Standards Board of Japan, Japan
IAN RUSHBY, Member, IFAC Professional Accountants in Business Committee, UK
NIC VAN DER ENDE, Member, Public Interest Oversight Board, Netherlands
DON THOMSON, Member, International Ethics Standards Board for Accountants (IESBA), and National Director,
Ethics and Independence, Regional Quality Partner, Grant Thornton, Canada
Sala Coro
2.5 - IL RISCHIO DI FALLIMENTO NEGLI ISTITUTI FINANZIARI – LA LIMITAZIONE
DEL RISCHIO E LA VIGILANZA PRUDENZIALE
I recenti fallimenti di istituti finanziari hanno innalzato le aspettative del pubblico nei confronti di chi redige i bilanci bancari,
di chi ne svolge la revisione e, infine, di chi ne stabilisce la regolamentazione. I relatori presenteranno il proprio punto di
vista sulle sfide da affrontare in questo settore, le nuove aspettative da parte degli stakeholder e le modalità con cui è
possibile limitare il rischio di fallimenti in futuro.
MODERATORE
RUSSELL GUTHRIE, Executive Director, Professional Relations, International Federation of Accountants
RELATORI
PAUL CAVELAARS, Head of the Strategy Department, De Nederlandsche Bank, Netherlands
HENRY DAUBENEY, Senior Partner, PWC, UK
TSUYOSHI OYAMA, Head, Center for Risk Management Strategy, Deloitte Touche Tohmatsu, Japan
PATRICIA SUCHER, Chair, Basel Audit subgroup, Basel Committee, UK
Studio 1
2.6 - I PRINCIPI INTERNAZIONALI PER LA PROFESSIONE: BEST PRACTICES E STRUMENTI
PER UNA TRADUZIONE DI QUALITÀ
I principi internazionali sono sempre più tradotti e adottati in tutto il mondo. Anche i manuali e le linee guida vengono spesso
utilizzati come riferimento sulle questioni normative e professionali che travalicano i confini nazionali. In questo contesto,
traduzioni fedeli di elevata qualità diventano indispensabili per produrre materiale tecnico affidabile ed efficace nella lingua
madre degli utilizzatori. Processi di traduzione realizzati secondo i migliori criteri, best practice, strumenti tecnici e policy IFAC
per la traduzione saranno presentati per dare un quadro chiaro e completo delle risorse e delle competenze necessarie per
ottenere traduzioni di qualità, ampiamente accettate. In un momento in cui per le autorità, come per gli istituti membri di IFAC,
diventa sempre più pressante l’esigenza di elaborare un approccio alla regolamentazione internazionale, questo workshop
fornisce un utile supporto e informazioni rilevanti per il processo decisionale e per la definizione dei processi di traduzione.
MODERATORE
KELLY ANERUD, Deputy Director, Intellectual Property, International Federation of Accountants
RELATORI
HILDE BLOMME, Deputy Chief Executive, Federation of European Accountants, Belgium
MARIARITA CAFULLI, Head Translations Office, International Affairs,
Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, Italy
JAVIER QUINTANA, CEO, Instituto de Censores Jurados de Cuentas de España, Spain
11
h. 12:45 - 14:00 > Pranzo
h. 14:00 - 15:30 > SESSIONI
PARALLELE 2.7-2.11
Sala Santa Cecilia
2.7 - MADE IN ITALY
Da aziende di famiglia a icone globali: il termine MADE IN ITALY identifica le migliori creazioni del nostro paese, che è
diventato famoso in tutto il mondo per il cibo, la moda, l’ingegneria meccanica, e il design. Adottando una formula che
combina le risorse locali, la storia, la tradizione, il connubio tra conoscenze e creatività, pur mantenendo una qualità elevata
e la capacità di adattare un prodotto artigianale ad una produzione su scala industriale, queste imprese son diventate
ambasciatrici dell’eccellenza italiana nel mondo. I rappresentanti di prestigiose firme e produzioni italiane metteranno in
mostra idee e prodotti condividendo le esperienze e le sfide che si sono trovati a dover affrontare e i modi per superarle.
MODERATORE
SEBASTIANO BARISONI, Deputy Director, Radio 24 - Il Sole 24 ore, Italy
RELATORI
FRANCESCO BOTTIGLIERO, Chief Digital Officer, Brunello Cucinelli (Cashmere), Italy
ANTONIO MASSACESI, Product Marketing Director of 500 Family, FIAT Brand, EMEA Region, Italy
LISA RAVÀ, Owner, Il Poderaccio Wine Producer, Italy
LUIGI ABETE, President, Cinecittà World, Italy (Invited)
Sala Sinopoli
2.8 - LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE NEI SISTEMI FISCALI PER UNA MAGGIORE EQUITÀ
E CRESCITA
In seguito ai recenti casi più noti e discussi di profit shifting, gruppi internazionali quali l’OCSE e il G8 hanno concentrato
l’attenzione sull’erosione della base imponibile. Questa sessione esaminerà gli aspetti etici del trasferimento degli utili, il
ruolo del commercialista nonché le sfide e le opportunità che offre la creazione di un sistema internazionale di reporting.
MODERATORE
FRIEDRICH RÖDLER, Chair, Tax Policy Group, Federation of European Accountants, Austria
RELATORI
BILL DODWELL, Head of Tax Policy, Deloitte, UK
STEFANO MARCHESE, Member, International Ethics Standards Board for Accountants, Italy
GRACE PEREZ-NAVARRO, Deputy Director, Centre for Tax Policy and Administration,
Organization for Economic Co-operation and Development, France
ROB WHITEMAN, Chief Executive, Chartered Institute of Public Finance and Accountancy, UK
Sala Petrassi
2.9 - REPORTING INTEGRATO: LE SFIDE E OPPORTUNITÀ
Il Reporting Integrato (<IR>) combina l’informativa finanziaria e non finanziaria per consentire alle aziende di rappresentare
in modo chiaro e articolato le modalità con cui stanno utilizzando le risorse e mantenendo le diverse relazioni, al fine di
creare e conservare il valore nel breve, medio e lungo termine. I relatori discuteranno del nuovo Framework <IR>,
analizzeranno le principali problematiche di tipo tecnico ed esamineranno i diversi modi in cui questo è stato implementato
dalle aziende e le organizzazioni nell’ambito del programma pilota.
MODERATORE
Prof. CHIARA MIO, Cà Foscari University, Italy
RELATORI
VANIA MARIA DA COSTA BORGERTH, Advisor, Brazilian Development Bank, Brazil
DAVID SHAMMAI, Senior Corporate Governance Specialist, APG Asset Management, Netherlands
SUSANNE STORMER, Vice President of Corporate Sustainability, Novo Nordisk, Norway
STEVE WAYGOOD, Chief Responsible Investment Officer, Aviva Investors, UK
12
Teatro Studio
2.10 - DARWINISMO DIGITALE: RISCHI E OPPORTUNITÀ DEL CAMBIAMENTO TECNOLOGICO
Oggi viviamo in un’era di “Darwinismo digitale”, un’epoca in cui la tecnologia al servizio del progresso della società si sta
evolvendo più velocemente rispetto alla tempistica con cui molte organizzazioni riescono a adattarsi ai cambiamenti.
I relatori evidenzieranno le conoscenze e le competenze di cui i commercialisti e i professionisti della finanza hanno bisogno
per essere quei leader che le imprese si aspettano dai propri consulenti di fiducia.
MODERATORE
FAYE CHUA, Head of Future Research, Association of Chartered Certified Accountants, UK
RELATORI
ROSEMARY AMATO, Director, Global Clients & Industries, Global Client Intelligence, Deloitte, Amsterdam, Netherlands
ASHTON DALLSINGH, Vice President & CFO, EMEAR (Europe, Middle East, Africa and Russia) Cisco Systems Ltd, UK
MIKHAIL PILOSYAN, Finance Director, Equinix, Switzerland
NINA TAN, CFO, Trax Technologies, Singapore
Sala Coro
2.11 - RAFFORZARE E SVILUPPARE LA PROFESSIONE CONTABILE
Molte organizzazioni della professione contabile e studi di commercialisti - talvolta con l’aiuto delle donazioni - hanno
intrapreso nuove strade per lo sviluppo e la trasformazione della professione contabile. Sono stati invitati a mostrare queste
iniziative, uniche nel loro genere, in una galleria dei progetti. In questa sessione si vuole discutere di ciò che le organizzazioni
stanno facendo nei rispettivi paesi per lo sviluppo sostenibile della professione contabile; verrà evidenziata l’importanza
di una value proposition e del coinvolgimento di tutti gli stakeholder, inclusi i formatori, gli studi professionali, gli Stati e i
donatori.
MODERATORE
ALTA PRINSLOO, Executive Director, Strategy and Chief Operating Officer, International Federation of Accountants
RELATORI
MARK BOWER, Deputy CEO, CFO, Edcon, and a Trustee of the Thuthuka Bursary Fund, South Africa
CHANTYL MULDER, Senior Executive, Professional Development, Transformation and Growth,
South African Institute of Chartered Accountants, South Africa
TERENCE NOMBEMBE, CEO, South African Institute of Chartered Accountants, South Africa
SIZWE ERROL NXASANA, CEO, FirstRand, and Chair, Thuthuka Bursary Fund, South Africa
TOKELO SEKESE, Thuthuka Graduate, Thuthuka Bursary Fund, South Africa
Prof. ALEX VAN DER WATT, University of Johannesburg and Trustee of the Thuthuka Bursary Fund, South Africa
h. 19:30 - 23:00 > Serata Sociale
13
Giovedì, 13 Novembre
h. 09:00 - 13:00 > SESSIONI
PARALLELE 3.1-3.5
Sala Santa Cecilia
3.1 - LE NUOVE DIRETTIVE CONTABILI EUROPEE DEL 2013: PROSPETTIVE E CRITICITÀ
Entro luglio 2015, gli Stati membri UE dovranno implementare la nuova normativa contabile per il bilancio annuale e il
bilancio consolidato con riferimento alle imprese che non sono tenute ad applicare gli IFRS. I relatori evidenzieranno le
sfide legate all’implementazione delle disposizioni e valuteranno in quale misura l’informativa resa secondo il nuovo quadro
normativo soddisferà le esigenze informative degli stakeholder.
MODERATORE
PETR KŘÍŽ, Deputy President, Federation of European Accountants, Czech Republic
RELATORI
STIG ENEVOLDSEN, Deputy Chair, Corporate Reporting Policy Group, Federation of European Accountants, Denmark
DIDIER MILLEROT, Head of Unit, Accounting & Financial Reporting, DG Internal Market and Services,
European Commission, France
FLORIN TOMA, Vice President, Federation of European Accountants, Romania
REPRESENTATIVE OF THE ITALIAN ACCOUNTING STANDARD SETTER, Organismo Italiano di Contabilità
(To be definied)
Sala Sinopoli
3.2 - FACILITARE L’ACCESSO AL CREDITO PER LE PMI
La solvibilità finanziaria di una PMI ha una rilevanza quotidiana per tutti i suoi stakeholder interni ed esterni, inclusi
creditori, fornitori, clienti e dipendenti; tuttavia, l’accesso al credito può risultare difficoltoso. I relatori analizzeranno le
attuali condizioni e i cambiamenti che si stanno verificando. Considereranno con una prospettiva nuova i tradizionali criteri
di accesso al credito, nonché le possibili soluzioni alternative per agevolare l’erogazione del credito.
MODERATORE
GAIL MCEVOY, Board Member, International Federation of Accountants, Ireland
RELATORI
FABIO CORNO, Managing partner, Studio Corno, Italy
KUMAR RAGHU, President, Institute Chartered Accountants India, India
MIKE VOLKER, Professor, Simon Fraser University, Canada
GRAEME WADE, Deputy President, CPA Australia, Australia
14
Sala Petrassi
3.3 - CONTRIBUIRE E SOSTENERE LO SVILUPPO DEGLI ORGANISMI CONTABILI
La creazione di sistemi solidi per la gestione finanziaria del settore pubblico e privato è un obiettivo cruciale per tutte le
economie e in particolare per quelle emergenti. In questa sessione verrà esaminato il ruolo vitale svolto dagli organismi
contabili nel fornire supporto ai governi e agli altri stakeholder nazionali per il raggiungimento di questo obiettivo. Si
considererà il lavoro svolto dal Comitato IFAC per gli organismi contabili che ha promosso il contributo della professione
contabile allo sviluppo economico. Verrà esaminato anche il MOSAIC (Memorandum Of Understanding to Strengthen And
Improve Cooperation), una dichiarazione di intenti tra l’IFAC e i donatori, che serve come piattaforma per incrementare
la consapevolezza, identificare le soluzioni per lo sviluppo e condividere le conoscenze per rafforzare le capacità degli
organismi contabili e migliorare la qualità dell’infrastruttura finanziaria di un paese.
MODERATORE
SYLVIA TSEN, Director, Quality & Member Relations, International Federation of Accountants
RELATORI
PAUL HURKS, Director of Education and Development, Nederlandse Beroepsorganisatie van Accountants, Netherlands
CAROLINE J. KIGEN, Deputy Chair, Professional Accountancy Organization Development Committee (PAODC), Kenya
VERNON SOARE, Executive director, Professional Standards,
Institute of Chartered Accountants in England and Wales (ICAEW), UK
JENNIFER THOMSON, Chief Financial Management Officer, World Bank, USA
Teatro Studio
3.4 - SOSTENIBILITÀ DELLA SPESA PUBBLICA E INFORMATIVA SULLA PERFORMANCE DEGLI ENTI
DEL SETTORE PUBBLICO
È ipotizzabile che le amministrazioni pubbliche mantengano tipologie e livelli dei servizi, nel rispetto dei vincoli imposti
dalle politiche socio-assistenziali, senza aumentare le imposte, né accrescere il debito pubblico fino a livelli insostenibili?
Al fine di fornire informazioni sui risultati dei servizi pubblici resi, sull’accountability e sulla gestione della spesa pubblica,
potrebbe essere necessario, per le amministrazioni, integrare il bilancio redatto secondo il principio della competenza
economica con altri prospetti economici, quali ad esempio una relazione sulla sostenibilità a lungo termine delle finanz
pubbliche e sulla performance dei servizi. In questa sessione verranno esaminate le evoluzioni più recenti nell’ambito dell’informativa sulla sostenibilità e sulla performance delle amministrazioni pubbliche.
MODERATORE
OLIVIER BOUTELLIS-TAFT, CEO, Federation of European Accountants
RELATORI
IAN CARRUTHERS, Member, International Public Sector Accounting Standards Board (IPSASB),
and Policy and Technical Director, Chartered Institute of Public Finance and Accountancy, UK
BOB DACEY, Director Research and Technical Activities, Governmental Accounting Standards Board Chief Accountant U.S. Government Accountability Office, USA
KEN WARREN, Member, IPSASB, and Treasury’s Chief Accounting Advisor, New Zealand
15
Sala Coro
3.5 - L’AUDIT COMMITTEE: UN ELEMENTO CARDINE DELLA GOVERNANCE NELL’INTERESSE PUBBLICO
L’Audit Committee e il collegio sindacale rivestono un ruolo fondamentale nell’assetto della governance societaria per la
tutela dell’interesse pubblico. Tale ruolo, può variare nelle diverse parti del mondo ma, in molti ordinamenti giuridici, funge
da trait d’union tra il consiglio di amministrazione, i revisori interni e quelli esterni e assolve inoltre una funzione importante
nella governance e nel controllo interno aziendale. I relatori esporranno i propri punti di vista sul ruolo e l’efficacia di tali
organi nei rispettivi ordinamenti giuridici, evidenziando quali siano a loro giudizio le sfide e i vantaggi di ciascun modello.
MODERATORE
LIZ MURRALL, Investment Management Association Director, Corporate Governance and Reporting, UK
RELATORI
MICHELE CASÒ, CA and CFE, Studio Casò, Italy
ANNE MOLYNEUX, Director, Consultants and Strategists International, Switzerland
ANTON VAN WYK, Global Chairman, Institute of Internal Auditors, South Africa
LEE WHITE, CEO, Chartered Accountants Australia and New Zealand, Australia
h. 10:30 - 11:15 > Esposizione, Caffè e Networking
h. 11:15 - 12:45 > PLENARIA
III - PENSARE INTEGRATO: UN APPROCCIO
PER MIGLIORARE LA PERFORMANCE AZIENDALE
E GENERARE VALORI
Sale Santa Cecilia, Sinopoli, Petrassi
Le sfide sociali ed economiche del mondo di oggi sono sfide culturali che vanno affrontate non solo aggiungendo nozioni
e strumenti ma cambiando il modello di rappresentazione e risoluzione dei processi decisionali. L’approccio integrato
all’analisi, alla raccolta e alla sistemazione delle informazioni aziendali è alla base dell’Integrated Reporting. Gli illustri
panelisti ci guideranno attraverso le nuove logiche e illustreranno le prime sperimentazioni per riflettere sui nuovi modelli di
Reporting e su quali siano i percorsi di definizione di nuovi e originali strumenti a livello internazionale e locale.
MODERATORE
PAUL DRUCKMAN, CEO, International Integrated Reporting Council, UK
RELATORI
ALEXSANDRO BROEDEL LOPES, CFO, Itau Unibanco, Brazil
NICK HOLLAND, CEO, Gold Fields, South Africa
THOMAS KUSTERER, CFO, EnBW, Germany
h. 13:00 - 14:30 > SESSIONE
FINALE E CERIMONIA DI CHIUSURA
Sale Santa Cecilia, Sinopoli, Petrassi
• Intervento di Olivia Kirtley, Presidente IFAC (2014-2016)
• Presentazione del Premio Sempier
• Saluti di chiusura del Presidente CNDCEC, Gerardo Longobardi
• Annuncio della prossima sede del congresso mondiale 2018
Spettacolo di chiusura
Il Congresso è un evento per il quale sono assegnati i crediti formativi per gli iscritti all’Albo dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili*
*Il Numero dei Crediti sarà comunicato a Settembre
16
Vogliamo lavorare per qualcosa,
non contro qualcuno.
Crediamo che sia
giunto il momento
di ragionare come
una comunità.
Servono regole certe,
riforme del sistema
fiscale e giudiziario.
Serve un pensiero
tecnico, imparziale,
non schierato
che affianchi
le istituzioni:
per lavorare, non più
contro qualcuno,
ma a favore di tutti.
58
Diamo i Numeri
Calano i redditi medi professionali
e crescono i divari interregionali
di Tommaso Di Nardo, Fondazione Nazionale dei Commercialisti
Nel corso del 2013, gli iscritti
all’Albo dei Dottori Commercialisti e
degli Esperti Contabili sono
cresciuti a un tasso dello 0,9%
raggiungendo la cifra di 115.067 al 1°
gennaio 2014 (tab. 1). Nello stesso
periodo, gli iscritti alle due casse di
previdenza della Categoria, la Cassa
nazionale di previdenza e assistenza
dei dottori commercialisti e la Cassa
nazionale di previdenza dei
ragionieri, sono cresciuti a un tasso
dell’1,5% e sono risultati pari a
89.970 (tab. 1).
Dal 2008 al 2014, gli iscritti all’Albo
sono aumentati del 7% (+7.568),
mentre gli iscritti alle Casse sono
aumentati del 14,5% (+11.369) e,
nello stesso periodo, l’occupazione
nazionale è diminuita del 3,5%, con
un calo ancora maggiore delle unità
di lavoro (-6,9%).
La crescita degli iscritti all’Albo e
ancor più quella degli iscritti alle
casse, manifestatasi in netta
controtendenza rispetto
all’andamento dell’occupazione
generale, è associata a un calo dei
redditi medi professionali, osservati
attraverso i dati reddituali delle
casse di previdenza.
Il calo del reddito medio reale dei
Commercialisti, -4,4% nel 2012 e 12,5% in sei anni, può essere
adeguatamente analizzato solo se
confrontato con l’andamento del Pil
reale. Utilizzando le nuove serie dei
conti nazionali dell’Istat, il Pil reale
medio (Pil a prezzi costanti per unità
di lavoro) in sei anni è diminuito del
4,6%. In pratica, il ciclo economico
dei Commercialisti durante la crisi è
risultato tre volte peggiore rispetto a
quello medio nazionale.
Nel 2012, ultimo anno d’imposta per
il quale sono disponibili i dati
reddituali delle Casse di previdenza,
il reddito medio generale è risultato
pari a 59.182 euro in termini
nominali e 52.396 euro in termini
reali. Rispetto al 2007, il reddito
medio nominale è diminuito
dell’1,1%.
Le medie reali sono state calcolate
deflazionando i valori nominali con
l’indice dei prezzi al consumo su
anno base 2007.
Dall’analisi delle serie 2007-2012, si
vede come al calo del 4,9% nel 2009,
l’anno peggiore della crisi, è
corrisposto un calo del 5,7% in
termini reali. Inoltre, mentre nel
biennio 2010-2011 il reddito
nominale ha recuperato terreno sul
2009 crescendo prima dello 0,7% e
poi del 2,2%, in termini reali ha
continuato a contrarsi, segnando un
-0,9% seguito da un -0,6%. Nel 2012,
allorché il ciclo economico
nazionale ha subito un nuovo forte
peggioramento, il reddito medio è di
nuovo calato sia in termini nominali
che in termini reali.
Come ampiamente illustrato nel
Rapporto 2014 della Fondazione
Nazionale dei Commercialisti, a cui
si rinvia per maggiori dettagli, il
reddito professionale medio dei
commercialisti, contrariamente alla
tesi anticiclica, segue la tendenza
ciclica del Pil italiano con
oscillazioni più ampie del trend
economico generale.
La particolare gravità della crisi
economica che ha colpito il Paese e
i Commercialisti, in particolare,
come si evince anche dai conti
nazionali dell’Istat e dalle recenti
analisi della Svimez, si è riflessa in
modo molto negativo sulle aree più
deboli del Paese, come evidenziato
dall’ampliarsi dei divari reddituali
interregionali, in particolare tra le
59
Tabelle
Tabella 1 Iscritti Albo e Iscritti Casse. Anni 2008-2014*
Anni
Iscritti Albo
Tasso di crescita
Iscritti Casse
Tasso di crescita
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
107.499
109.474
110.787
112.164
113.235
114.041
115.067
-1,8%
1,2%
1,2%
1,0%
0,7%
0,9%
78.601
80.759
82.658
84.721
86.965
88.628
89.970
2,8%
2,4%
2,5%
2,6%
1,9%
1,5%
* Dati al 1° gennaio di ogni anno - Fonte: Rapporto 2014. Fondazione Nazionale dei Commercialisti
Tabella 2 Media Irpef nominale e reale e Pil per Unità di lavoro. Anni 2007-2012. Valori in milioni di euro
Anni
Media Irpef
Tasso di crescita
Media Irpef*
Tasso di crescita
2007
2008
2009
2010
2011
2012
59.847
61.138
58.126
58.537
59.854
59.187
-2,2%
-4,9%
0,7%
2,2%
-1,1%
59.847
59.015
55.670
55.143
54.788
52.396
--1,4%
-5,7%
-0,9%
-0,6%
-4,4%
* Valori deflazionati sulla base dell’indice IPCA su anno base 2007
Fonte: Rapporto 2014. Fondazione Nazionale dei Commercialisti
Tabella 3 Statistiche reddituali. Medie. Anno 2012
REGIONI
Irpef
Var. %
Iva
Var. %
ABRUZZO
BASILICATA
CALABRIA
CAMPANIA
EMILIA ROMAGNA
FRIULI VENEZIA GIULIA
LAZIO
LIGURIA
LOMBARDIA
MARCHE
MOLISE
PIEMONTE
PUGLIA
SARDEGNA
SICILIA
TOSCANA
TRENTINO ALTO ADIGE
UMBRIA
VALLE D'AOSTA
VENETO
32.810
30.588
23.419
29.684
70.442
71.338
57.969
63.025
93.191
51.833
29.720
68.461
30.094
40.310
31.075
58.491
110.225
48.129
78.661
71.292
-2,0%
-0,8%
-2,3%
-1,1%
-0,2%
-1,0%
-0,7%
0,7%
-1,5%
-4,3%
-4,0%
-0,5%
1,0%
-0,9%
-1,5%
-1,8%
2,4%
-2,3%
-3,6%
-1,3%
57.269
51.456
39.699
50.545
130.066
123.385
100.260
117.346
172.506
98.143
49.265
131.762
52.047
71.182
53.882
114.206
200.293
93.968
144.717
137.349
-1,4%
-1,3%
-2,4%
-0,8%
0,4%
1,8%
-0,1%
1,1%
-0,6%
-2,0%
-5,4%
0,2%
0,7%
-0,2%
-0,6%
0,4%
2,8%
0,2%
0,7%
0,1%
NORD
NORD-EST
NORD-OVEST
CENTRO
SUD
MERIDIONE
ISOLE
80.422
73.803
84.473
56.770
30.342
29.419
32.967
-0,9%
-0,4%
-1,1%
-1,6%
-0,9%
-0,7%
-1,4%
150.031
137.791
157.524
103.989
52.254
50.434
57.426
0,1%
0,7%
-0,3%
-0,2%
-0,6%
-0,6%
-0,5%
ITALIA
59.187
-1,1%
108.601
-0,2%
Fonte: Rapporto 2014. Fondazione Nazionale dei Commercialisti
regioni settentrionali e quelle
meridionali.
Le statistiche reddituali regionali del
Rapporto 2014, infatti, qui riportate
nella tabella 3, mostrano come il
divario tra il reddito medio
regionale più basso (23.419 euro
della Calabria) e quello più alto
(110.225 del Trentino Alto Adige),
sia cresciuto in maniera significativa
dal 2011 al 2012. Mentre, infatti, nel
2011, il primo incideva per il 23,93%
sul secondo, nel 2012 lo stesso
rapporto è sceso al 21,4%. Se si
osservano i tassi di variazione
annuale si vede come al calo del
2,3% della Calabria si contrappone
l’aumento del 2,4% del Trentino Alto
Adige.
In generale, nelle regioni del Nordest si è verificato un aumento dello
0,7% contro un calo dello 0,3% nel
Nord-ovest, un calo dello 0,2% nel
Centro e un calo dello 0,6% nel Sud.
L’analisi dell’andamento dei divari
interregionali conferma ancora di
più quanto sia stato determinante
l’effetto della crisi economica nelle
economie regionali che presentano
tessuti produttivi e imprenditoriali
meno robusti.
Guida al controllo della qualità nei piccoli e medi studi professionali
Traduzione della terza edizione inglese
180 pp. - in brossura – ISBN: 978-1-60815-097-7
Prezzo 18,00 euro (IVA e spese di trasporto incluse)
La pubblicazione della traduzione italiana della terza edizione della “Guida al Controllo della Qualità nei piccoli
e medi studi professionali” completa un progetto che ha impegnato, per oltre tre anni, l’ufficio traduzioni del
CNDCEC e la commissione tecnico-scientifica che ha revisionato i lavori. La versione originale in lingua inglese
della Guida ha incontrato in tutto il mondo un grande successo, completando l’offerta di strumenti di supporto
all’attività degli studi professionali predisposti dal Comitato Piccoli e Medi Studi Professionali (Small and Medium
Practices Committee) di IFAC (International Federation of Accountants). Questa pubblicazione rappresenta un
valido aiuto per i professionisti che intendono affrontare l’attività di revisione legale in maniera conforme ai
principi internazionali ISA, consentendo di implementare le prescrizioni internazionali in materia di controllo della
qualità dell’attività di revisione in maniera semplice ed efficace, anche nella realtà dei piccoli e medi studi.
Al fine di garantire la qualità del lavoro di revisione, i Principi Internazionali di Revisione ISA richiedono infatti
l’adozione da parte del revisore di un sistema di qualità equivalente alle prescrizioni dello standard ISQC1;
questa Guida consente di realizzare un sistema di qualità conforme ad ISQC1, in maniera proporzionata alle esigenze ed alle risorse di studi
professionali di ridotta dimensione. L’esposizione della materia, semplice ed efficace, è riferita alle caratteristiche degli studi professionali piccoli
e medi; la Guida è inoltre corredata da pratici modelli di manuali di controllo qualità, pensati per le esigenze di studi professionali anche composti
da un solo professionista. La traduzione in lingua italiana giunge in un momento in cui la nostra professione si sta preparando all‘introduzione
dei Principi Internazionali di Revisione ISA su scala europea e può costituire un prezioso supporto per la strutturazione di un’attività di revisione
legale pienamente conforme ai Principi ISA. Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili compie così un ulteriore
importante passo nel consentire alla professione italiana di adeguarsi ai migliori standard internazionali e continuare nella tradizione di qualità
e competenza.
Principi Internazionali di Revisione e Controllo della Qualità
Edizione Italiana 2011
862 pp. - in brossura - ISBN 978-88-97361-00-8
Prezzo 50,00 Euro (IVA e spese di trasporto incluse)
La versione italiana 2011 dei principi internazionali (edizione inglese 2009), contenuta nel presente volume, è il
risultato di un complesso progetto di riscrittura, attuato da IFAC, per effetto del quale i 36 principi di revisione ed
il principio sul controllo di qualità sono stati completamente riorganizzati in sezioni distinte e parzialmente
modificati nei contenuti.
I principi così aggiornati sono ampiamente migliorati, sia in termini di comprensibilità che in termini di
semplificazione applicativa e sono destinati a divenire comune bagaglio professionale per tutti i colleghi impegnati
nell'attività di revisione legale dei conti.
La nuova struttura dei principi, mantenendo invariato l'originario approccio basato su regole generali, è
ampiamente compatibile con i principi di revisione nazionali in vigore dal 2002.
L'attività di revisione legale dei conti continuerà ad essere svolta sulla base di una preliminare identificazione e
valutazione dei rischi di errori significativi nel bilancio, sulle cui risultanze verranno configurate le procedure di revisione più appropriate. Quindi non
controlli casuali, che ripercorrono indistintamente tutte le operazioni contabili, ma verifiche mirate a quelle aree di bilancio che il revisore ha identificato
come maggiormente problematiche e dalle quali può derivare un rischio concreto e significativo di errore nel bilancio.
La fase transitoria del federalismo municipale
Aspetti quantitativi, contabili e fiscali delle nuove entrate comunali
126 pp. - in brossura - ISBN 978-88-97361-01-5
Prezzo 15,00 Euro (IVA e spese di trasporto incluse)
Il volume intende offrire un contributo al dibattito sul federalismo municipale effettuando un'analisi dei profili
quantitativi, contabili e fiscali della riforma.
A tal fine, il lavoro: espone i risultati di un'analisi quantitativa finalizzata a valutare gli effetti di gettito prodotti
dall'adozione del modello federale di cui al D.Lgs. 14 marzo 2011, n. 23; illustra le modalità di rappresentazione
nei bilanci degli Enti locali delle nuove entrate disciplinate dal medesimo decreto; nonché effettua un'analisi
della normativa di riferimento, tesa a verificare l'effettiva capacità di realizzazione del principio vedo, voto e
pago.
La ricerca è rivolta ai professionisti impegnati nell'attività di revisione degli Enti locali, ma offre interessanti
spunti di riflessione anche alla componente politica e amministrativa, proponendo una prima simulazione
dell'impatto che la riforma in senso federale avrà sulle entrate degli Enti locali.
Guida all’utilizzo dei principi di revisione internazionali
nella revisione contabile delle piccole e medie imprese
Volume I: Concetti fondamentali
242 pp. - ISBN 978-88-97361-02-2
Prezzo 25,00 Euro (IVA e spese di trasporto incluse)
Volume II: Guida pratica
328 pp. - ISBN 978-88-97361-03-9
Prezzo 25,00 Euro (IVA e spese di trasporto incluse)
Giunta alla terza edizione, la “Guida all’utilizzo dei principi di revisione internazionali nella revisione contabile
delle piccole e medie imprese”, elaborata dallo Small and Medium Practices Committee dell’International
Federation of Accountants (IFAC), è stata suddivisa in due volumi: Concetti fondamentali e Guida pratica.
Nata da un’idea originale del 2005, la Guida è stata la prima di una fortunata serie di pubblicazioni del Comitato
Piccoli e Medi Studi Professionali di IFAC (SMP Committee), che comprendono oggi anche la Guida al controllo
della qualità nei piccoli e medi studi professionali e la Guida alla gestione dei piccoli e medi studi professionali.
Tradotta nelle principali lingue e nota nel mondo come “ISA Guide”, la Guida è nata dall’esigenza di aiutare i
professionisti ad utilizzare correttamente gli ISA - International Standards on Auditing - nella revisione contabile
delle piccole e medie imprese, una necessità oggi di grande attualità, nel momento in cui l’adozione degli ISA
nella revisione si profila come una concreta possibilità nell’ambito della riforma della regolamentazione della
revisione in ambito europeo.
Il primo volume presenta i fondamenti teorici dei principi ISA che più frequentemente trovano applicazione
nella revisione delle PMI, con una tecnica espositiva che fa ampio uso di schemi e diagrammi e facilita la
comprensione e l’apprendimento; il risultato è un testo che può essere utilizzato sia come manuale didattico,
sia come riferimento operativo nell’attività professionale quotidiana. Il secondo volume presenta invece un
approccio pratico alla revisione delle PMI, accompagnando il lettore attraverso tutte le fasi dell’incarico, e
svolge completamente due casi pratici che illustrano la revisione di una microimpresa e di una piccola impresa.
Guida alla gestione dei piccoli e medi studi professionali
Traduzione della seconda edizione 2012
570 pp. - in brossura - ISBN 978-88-97361-05- 3
Prezzo 50,00 Euro (IVA e spese di trasporto incluse)
Cinque anni di lavoro, una decina di autori, un comitato di redazione di oltre trenta persone sparse in tutto il
globo, più di cento revisori provenienti da una ventina di paesi in tutti i continenti, oltre cinquanta teleconferenze
per le riunioni del comitato di redazione, che hanno collegato gli angoli più remoti del pianeta nell’arco di due
anni; un’opera che, nella versione originale in lingua inglese, è in testa alle classifiche dei download dal sito di
IFAC, con traduzioni realizzate o in corso in sette tra le principali lingue del mondo. Queste cifre danno un’idea
dell’impegno che lo Small and Medium Practices Committee di IFAC ha profuso nella realizzazione di
quest’opera e della ricchezza di contributi che è stato possibile raccogliere in queste pagine. L’edizione italiana
della Guida è una traduzione fedele della seconda edizione inglese, che ne riporta integralmente i contenuti.
Con questa nuova edizione si è voluto aggiornare le sezioni sulle letture consigliate e le risorse reperibili nel
sito IFAC, presenti alla fine dei moduli, nonché effettuare qualche miglioramento nella presentazione.
Organizzata in otto moduli indipendenti, la Guida si propone di fornire ai piccoli e medi studi professionali una
serie di principi gestionali ed alcune best practice in merito a numerose aree, tra cui pianificazione strategica,
gestione delle risorse umane, rapporto con il cliente e passaggi generazionali. Per aiutare gli organismi membri
e gli studi professionali ad utilizzare al meglio la Guida, lo Small and Medium Practices Committee ha elaborato
la Companion Guide, Guida alla Gestione dei Piccoli e Medi Studi Professionali: Indicazioni per l’uso
(www.ifac.org/publications-resources/guide-practice-management-small-and-medium-sized-practices-userguide), che fornisce indicazioni su come sfruttare al massimo la Guida. Le note bibliografiche sono state
arricchite con i documenti più recenti editi dal CNDCEC e alle appendici del Modulo 1 sono state aggiunte le
“Linee guida per l’introduzione di sistemi di gestione documentati negli studi dei dottori commercialisti ed
esperti contabili”, redatte da una commissione del CNDCEC ma fino ad oggi ancora inedite.
I volumi sono acquistabili unicamente on line sul sito “Press Store”all’indirizzo www.press-store.it
oppure www.commercialisti.it > PRESS & INFORMA > Press Store
Press S.r.l. - Società unipersonale soggetta all’attività di direzione e coordinamento del CNDCEC
00185 ROMA - Piazza della Repubblica, 59
C.F., P.Iva e N. Iscr. R.I. 09257291006
Rappresentiamo una minoranza del 99,9%.
In Italia le PMI sono
il 99,9% della forza
economica, eppure
vengono trattate come
una minoranza. Il
mondo produttivo e le
istituzioni funzionano
solo grazie alle libere
professioni, eppure
queste ultime non
vengono prese
in considerazione
dai poteri forti.
Essere utili al Paese
significa cambiare
anche questi squilibri,
ma soprattutto
lavorare per le
cose che contano.
Letti per Voi
SOCIETÀ 2015
a cura di Gabelli Massimo, Morri Stefano
63
Tempo libero
(Ipsoa, 2014)
Uno strumento di lavoro pensato dai professionisti per i professionisti, un’opera completa, ma anche
e soprattutto di pronta consultazione, che consenta un orientamento di insieme sulle principali e più
attuali problematiche del diritto societario. L’analisi della norma, mai fine a se stessa ma
costantemente rivolta all’operatore, è corredata dalle più rilevanti pronunce della giurisprudenza di
legittimità e di merito e dalle massime del Notariato, oltre che dagli orientamenti interpretativi
maggiormente significativi e da numerosi spunti operativi. Anche la struttura del testo e la sua veste
grafica sono rinnovate in un’ottica di rapidità ed efficacia della consultazione. Ciascun capitolo strutturato sulla base dell’innovativa logica “how to” - prevede nella parte introduttiva una "smart
chart" che consente al lettore di individuare subito i principali topics, intorno ai quali si svilupperà il
prosieguo della trattazione. La valorizzazione dei passaggi più importanti e attuali all’interno del
capitolo è realizzata con l’inserimento di elementi iconografici in corrispondenza delle principali
novità normative, eccezioni ai principi generali ed eventuali esempi pratici.
L’orizzonte
Patrick Modiano
(Einaudi, 2012)
Si ritrovano in questo libro
l’universo concentrato
di Modiano, i suoi silenzi
e ricerche, la scrittura
tersa e come tesa su un
filo, la musica delle parole.
E si incontrano
personaggi affascinanti e
misteriosi…
BITCOIN: GUIDA ALL'USO
Antonio Simeone, Davide Mancini, Annalaura Ianiro
(Exeo edizioni, 2014)
Il volume si propone di offrire un inquadramento del mondo Bitcoin e, più in generale, delle cripto
valute. L’avvento delle nuove tecnologie ha sollevato esigenze e problemi prima non avvertiti, con
effetti non solo sul sistema economico-finanziario, ma anche sulla società nel suo complesso.
L’opera si articola in quattro capitoli. Il primo è finalizzato a illustrare le origini della moneta e le sue
principali funzioni, premessa necessaria per il successivo confronto con le criptovalute. I capitoli
seguenti descrivono in dettaglio le caratteristiche che differenziano le cripto valute dalle valute
tradizionali. In particolare, ci si sofferma sulla natura decentralizzata della moneta - che fa sì che
possa rappresentare un’alternativa universale, più rispondente alle esigenze della globalizzazione collegata all’assenza di un organo centrale che la emette. Si sottolinea che i Bitcoin verranno emessi
in quantità limitata, con conseguente assenza di rischi di inflazione, ma possibili effetti deflattivi. Si
chiariscono gli aspetti dell’anonimato che consente agli operatori del mercato una maggiore tutela
della privacy, segnalando come le critiche sul possibile utilizzo della criptovaluta a fini illegali non sia
una discriminante rispetto alle valute tradizionali. Al contrario, da recenti indagini è evidente come a
tali fini sia molto più utilizzato il contante nelle diverse valute tradizionali, rispetto ai Bitcoin. Si
prosegue con un’analisi tecnica dei Bitcoin volta a individuare i principali fattori che ne influenzano
prezzo e volatilità.
Amore, cucina
e curry
Richard C. Morais
(Neri Pozza, 2014)
Popolato di personaggi
eccentrici, ricco di
divertenti disavventure
culturali, ambientazioni
vivaci e squisite ricette,
descritte con dovizia di
particolari, il libro svela le
trame interne all’esclusivo
mondo dell’alta cucina
francese e narra la storia
toccante di un ragazzo
indiano…
LE RIFORME DEL PROCESSO CIVILE
Dalla digitalizzazione del processo alla negoziazione assistita
Antonio Didone
(Giuffré, 2014)
Il volume fa il “punto della situazione” non solo su tutti i più significativi interventi di modifica che
negli ultimi anni, dal 2006 ad oggi (d.l. 132/2014) hanno interessato il processo civile, ma anche sulla
evoluzione della giurisprudenza della Cassazione (non ultima la pronuncia delle Sezioni unite del 7
aprile 2014 sul nuovo art. 360 n. 5 c.p.c.). Dai provvedimenti legislativi finalizzati alla riduzione dei
tempi del processo a quelli di erogazione dei servizi accessori - come la legge che ha introdotto il
processo telematico -, dalla “semplificazione” dei riti alla reintroduzione dell’obbligatorietà della
mediazione civile dopo l’arresto della Consulta, nonché al recentissimo istituto della negoziazione
assistita. Nell’opera, l’analisi delle riforme è svolta per argomenti e problemi, attraverso
l’interpretazione critica di autorevoli commentatori, con costante attenzione all’applicazione pratica e
alla giurisprudenza di legittimità. La trattazione della recente riforma delle impugnazioni
(inammissibilità dell'appello - motivi del ricorso per cassazione) tiene conto delle pronunce della
Cassazione che nel 2014 hanno chiarito l'ambito di applicazione delle nuove norme e precisato gli
effetti dell'ordinanza di inammissibilità dell'appello sull'accesso al giudizio di legittimità.
IL CODICE DEI CONCORDATI E DELLE ALTRE PROCEDURE CONCORSUALI NEGOZIALI
a cura di Antonio Pezzano
(Giappichelli, 2014)
Composto di quattro parti, il volume raccoglie la normativa specifica e di riferimento per ciascuna
fattispecie di concordato (compresi quelli in materia bancaria ed assicurativa) e la giurisprudenza più
recente del Giudice delle Leggi, della Corte di Cassazione e del Consiglio di Stato. È inoltre arricchito
con la prassi (le circolari e le risoluzioni emesse in merito dall’Agenzia delle Entrate, dall’INPS, etc.):
documentazione quest’ultima di non facile reperibilità e raccolta qui, per la prima volta, in modo
organico ed integrale attraverso la collocazione sotto l’articolo di riferimento. Infine, offre la Legge
Fallimentare completa ed aggiornata con ogni precedente versione. Con la struttura adottata ed i
contenuti inseriti, il Codice offre a quanti operano o si avvicinano al settore un quadro completo ed in
continuo aggiornamento (on-line), per aiutare a risolvere in modo approfondito, ma altresì rapido e
concreto, le questioni relative alla materia concordataria.
Shotgun Lovesongs
Nickolas Butler
(Marsilio, 2014)
Struggente e profondo,
il libro è un vibrante inno
alle cose che contano
davvero nella vita,
l’amore e la lealtà,
il potere della musica
e la bellezza della natura…
Impresa futura
Renato Fiocca
(Franco Angeli, 2014)
Le difficoltà e la crisi che
hanno colpito i mercati e le
imprese negli ultimi anni
hanno lasciato segni
profondi nel modo con il
quale si possono gestire le
imprese. Una serie di
riflessioni, di suggerimenti,
anche di provocazioni,
indirizzate agli imprenditori
e ai manager di oggi e di
domani…
A cura di Maria Pia Parenti
Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti
e degli Esperti Contabili
Press
Professione economica e sistema sociale
Rivista del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti
e degli Esperti Contabili
Presidente
Gerardo LONGOBARDI
Vice Presidente
Davide DI RUSSO
Segretario
Achille COPPOLA
Tesoriere
Roberto CUNSOLO
Componenti
Adriano BARBARISI
Maria Luisa CAMPISE
Andrea FOSCHI
Maurizio Giuseppe GROSSO
Vito JACONO
Attilio LIGA
Giorgio LUCHETTA
Luigi MANDOLESI
Raffaele MARCELLO
Marcello MARCHETTI
Massimo MIANI
Giovanni Gerardo PARENTE
Ugo Marco POLLICE
Antonio REPACI
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