Download - Club Milano

maggio - giugno 2014
N. 20
club milano
Beppe Bergomi: “Nel calcio ci sono così tante coincidenze che è quasi inevitabile diventare un po’ superstiziosi”.
Roberto Meazza racconta le suggestioni dell’India attraverso un viaggio fotografico che va dal 1970 al 1980.
Le piccole librerie di quartiere sopravvivono alle grandi catene, perché vendere libri è una passione romantica.
Acqua cristallina, spiagge da sogno ma anche ranch, cowboy e rodei: le svariate facce della Nuova Caledonia.
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI
3,00 euro
editorial
uber o no
La vicenda di Uber che ha creato così tanto scompiglio e disagi negli ultimi giorni
è paradigmatica della rigidità e incapacità di rinnovarsi del sistema del mercato del
lavoro e della regolamentazione della concorrenza in Italia. In questa storia si stanno
scontrando una App, ossia nient’altro che un software di gestione delle prenotazioni
di un servizio, e la categoria professionale più protetta al mondo, i tassisti. Uber è uno
strumento che, come tale, non fa bene e non fa male. Dipende da come viene utilizzato, e vi è certamente in Italia un vuoto legislativo su questo punto che andrebbe
colmato al più presto per evitare che ne continui l’assurda demonizzazione. Finché il
vuoto rimane, hanno gioco facile i tassisti ad alzare le barricate.
Loro, prima di tutti, hanno capito che il mondo sta cambiando, e che il mercato sta
arrivando là dove la politica non ha mai avuto la forza o il coraggio di arrivare. In realtà
alcuni ci hanno provato, primo fra tutti Bersani quando, da ministro per lo Sviluppo
Economico, nel 2007 fu costretto a rinunciare al suo progetto di liberalizzazione del
mercato dei taxi sconfitto dalle lenzuolate di protesta che per giorni paralizzarono
la capitale. La realtà è che la lobby delle auto bianche in Parlamento, di cui massimo
esponente è un uomo di destra liberale solo di facciata come l’On. Gasparri, è sempre
stata potentissima. Non sorprende che nelle centinaia di forum nate sulla rete in questi giorni per commentare la vicenda siano rarissime le voci a favore dei tassisti, la cui
arroganza (e violenza) nel mettersi di traverso di fronte a qualsiasi forma di rinnovamento ha esasperato ormai tutti. Se è vero che non siamo l’America è altrettanto vero
che in un periodo di così forte crisi e, soprattutto, di stallo in qualsiasi settore, forse
sarebbe opportuno guardare ai casi virtuosi come esempi da cui imparare qualcosa, se
non proprio da copiare. A San Francisco, città dove Uber è nato, l’applicazione viene
usata da tutti, anche dai tassisti, in un mercato completamente liberalizzato da sempre, e nessuno si scandalizza. Stiamo parlando della città più tecnologica al mondo,
tra le più ricche del pianeta e con il più basso tasso di disoccupazione di tutti gli Stati
Uniti. Forse questo dovrebbe far riflettere. Se è certamente necessario mettere dei
paletti e legiferare su questo settore perché non diventi il Far West, è altrettanto vero
che chi è chiamato a fare queste scelte dovrebbe cogliere la palla al balzo offerta da
Uber e favorire una transizione verso un sistema libero da schemi di tutela non più
attuali né sostenibili. Vietare l’applicazione o metterla fuori legge sarebbe un autogol
pazzesco. È come se si vietasse l’utilizzo di Internet perché c’è qualcuno che carica o
condivide materiale pedopornografico. O se si vietasse la vendita di auto sportive perché potrebbero superare i limiti di velocità. Rendere più snello ed efficiente il sistema
dei trasporti non sarebbe affatto male, visto che dietro l’angolo c’è una manifestazione
come Expo che farà arrivare in Italia centinaia di migliaia di visitatori.
Stefano Ampollini
4
contents
point of view
10
interview
Professionisti più che bandiere
L’uomo dell’acqua
di Roberto Perrone
di Paola Ferrario
inside
12
focus
Brevi dalla città
Libri in quartiere
a cura della Redazione di Club Milano
di Marilena Roncarà
outside
28
30
14
Brevi dal mondo
a cura della Redazione di Club Milano
cover story
16
La coscienza di zio
di Simone Sacco
interview
32
Un cinefilo “ecumenico”
di Simone Zeni
focus
36
Cene in affitto
di Camilla Sernagiotto
portfolio
20
tennis equipment
My Indian Memories
Lo stile... di una volta
di Roberto Meazza
di Luigi Bruzzone
tennis
La prima tappa
di Enrico S. Benincasa
focus
A tutto veg
di Filippo Spreafico
6
26
40
42
contents
style
44
weekend
Jungle in the city
L’isola (quasi) deserta
di Luigi Bruzzone
di Elisa Zanetti
style
46
54
wellness
56
Sportswear d’élite
Benessere detox sotto il sole
di Giuliano Deidda
di Simona Lovati
overseas
58
La “Scozia” del Pacifico
di Andrea Zappa
design
48
Design double face
di Davide Rota
food
60
Finger’s
di Enrico S. Benincasa
free time
62
Da non perdere
di Enrico S. Benincasa
secrets
64
La villa in cui Hendrix suonò il blues
di Simone Sacco
wheels
50
Il lusso dell’auto… fuori il garage
di Ilaria Salzano
hi tech
52
Gadget per l’estate
di Paolo Crespi
In copertina
Beppe Bergomi
Foto di Matteo
Cherubino.
8
PoiNt oF view
roberto perrone
Giornalista e scrittore dalle radici zeneisi si
occupa di sport, enogastronomia e viaggi per
Il Corriere della Sera. Il suo ultimo romanzo si
intitola La cucina degli amori impossibili edito da
Mondadori che coniuga le sue passioni: la Liguria, la cucina, le donne, i viaggi e lo sport.
Professionisti
più che bandiere
Il direttore di questo foglio, qualche anno fa, mi ha inviato una foto di lui e della
sua figlioletta, appena nata, con Javier Zanetti. Me l’ha mandata con orgoglio, come
se si trattasse di qualcosa che la bambina, una volta adulta mostrerà ad amiche e
fidanzati (astenersi milanisti e juventini) con orgoglio. Confesso che pur avendo
una squadra del cuore e pur avendo mitizzato alcuni giocatori (speedy Manara, o’
rei di Crocefieschi Pruzzo, tira la Bomba Branco, fedeltà Marco Rossi) non mi ha
mai attraversato il sentimento della bandiera. Premessa doverosa. Sono giusti la
riconoscenza, l’affetto, la stima, il posto speciale riservato a chi segna in maniera
indelebile la storia di un club di calcio, come di qualsiasi altra azienda dove sono
gli uomini, in definitiva, a fare la differenza. Non è fuori luogo la commozione,
l’ho provata anch’io, che pure ero un semplice spettatore disinteressato, quando
ho assistito all’addio di Zanetti. Sono convinto che le bandiere siano dei vessilli,
ma io per la mia squadra-azienda-club preferisco dei professionisti che arrivano
presto, finiscono presto (o tardi) e non danno confidenza. L’elenco di giocatori del
Vecchio Grifo (la mia squadra del cuore) che ho fatto, mi sono rimasti impressi
per il modo con cui ogni domenica – a quei tempi si giocava solo in quel giorno e
di giorno – affrontavano le partite e, prima, per come le preparavano.
Che si fermino una breve stagione o vent’anni, mi interessa che nel periodo di
tempo in questione si diano senza lesinare, con intelligenza e attaccamento. Zanetti, nell’Inter, è stato questo. Al di là della bandiera, quello che rimane è il fatto
che si è fatto sempre trovare pronto, in ogni momento. La fedeltà è importante ma
non è un ombrello che copre tutto. Non vorrei deragliare in un’operetta morale
ma la professionalità, senza fronzoli sentimentali, è quella che occorre a questo
Paese, anche a seguire le recenti, malinconiche vicende che hanno zavorrato la
preparazione dell’Expo. Siamo, per DNA, un popolo emozionale, ma siamo arrivati a un punto in cui le emozioni sono diventate quasi un lusso, se non poggiano
sul lavoro, il sacrificio, l’attaccamento all’azienda (Italia). Se penso a Zanetti, più
che alla bandiera, penso al lavoratore, a quello che si allenava con impegno e dedizione. Noi abbiamo bisogno di professionisti. Seri, preparati, oltre che onesti.
Siamo un Paese che sta annaspando, la retorica è un optional che non ci possiamo
permettere.
Roberto Perrone
10
INSIDE
www.citroen.it
Orologeria ad arte
La nuova edizione della collezione Hommage di Roger Dubuis,
presentata a maggio presso la boutique Pisa Orologeria di via Verri a
Milano, rappresenta la quintessenza dei “Meccanismi Incredibili” della
casa ginevrina. La linea, presentata
per la prima volta quasi vent’anni
fa, e proposta esclusivamente in
oro bianco e rosa, è un omaggio
all’orologeria, disciplina a metà tra
arte e scienza.
www.rogerdubuis.com
ESCAPE THE ORDINARY
Nero
La nuova Porsche Macan
Lo scorso aprile è arrivata sul mercato la nuova Porsche Macan, il SUV
compatto dal dna sportivo. In un party molto riuscito, presso il Centro
Porsche Milano Nord di via Stephenson 53, cui hanno partecipato oltre
mille persone, sono stati ammirati i modelli Macan Turbo, Macan S e
Macan S Diesel. Una serata con un DJ Set d’eccezione firmato Andrea
Pellizzari: cornice ideale per Macan, che si può oggi provare nei Centri
Porsche di Milano.
www.milano.porsche.it
I fotografi Magnum per Leica
Si è inaugurata il 17 maggio la nuova Leica Galerie Milano in
via Mengoni, angolo piazza Duomo. All’interno sono ospitati il
Leica Store e la Leica Akademie dove è allestita anche la prima
mostra The Right Moment – la scelta del momento perfetto
nelle immagini dei grandi fotografi Magnum. Lo spazio si sviluppa su 160 mq e ospiterà incontri, mostre e dibattiti.
www.akademie.leica-camera.it
Al via il torneo Coppa Helvetia
Dal 25 maggio il lusso e il glamour del polo
tornano nel capoluogo lombardo con il torneo
Coppa Helvetia (2/4 goal). Organizzato dal
Milano Polo Club, in collaborazione con
l’associazione Nazionale Arma di Cavalleria, il
torneo proseguirà il 15 giugno e il 28 settembre.
Le squadre che si contenderanno il podio sono
sei: Svizzera Turismo/Elite, Swiss, KPMG, de
GRISOGONO, Epheso, ENMA.
www.milanopoloclub.it
12
30 anni in camicia
Naracamicie festeggia il suo 30esimo compleanno con una limited edition in vendita nei suoi
store dallo scorso aprile. Una collezione rigorosamente made in Italy, pensata per esaltare
femminilità e ironia, da sempre caratteristiche
delle collezioni del marchio nato nel 1984. Si
tratta infatti di sei camicie in organza di seta che
interpretano gli stili di tutte le donne Nara.
www.nara-camicie.it
CITROËN DS3 CABRIO
Per fuggire dall’ordinario bisogna essere aperti. Nasce Citroën DS3 Cabrio, l’unica della
sua categoria con 5 posti, bagagliaio da 245 litri e tetto apribile fino a 120 Km/h. Lasciatevi
conquistare dai fari posteriori 3D a LED, dagli interni in pelle Blu, dal suo design e dalle
meraviglie della sua tecnologia. A bordo di Citroën DS3 Cabrio ci sono numerose scoperte
da fare, prima di arrivare a quella più importante: voi stessi.
Citroën DS3 CABRIO 1.6 THP 155. Consumo su percorso misto: 5,9 l/100 Km. Emissioni di CO2 su percorso misto: 137 g/Km.
La foto è inserita a titolo informativo.
CRÉATIVE TECHNOLOGIE
CITROËN ITALIA S.P.A. FILIALE DI MILANO
VIA GATTAMELATA 41 - VIALE MONZA 65 TEL 02.39.76.22.19 – 02.26.11.23.47 – www.citroenmilano.it – [email protected]
outside
Illuminati ad arte
Per i suoi 30 anni, la Fondazione Cartier per
l’Arte Contemporanea di Parigi ha invitato gli
artisti più emblematici della sua storia per la
realizzazione di Mémoires Vives. Tra i partecipanti
Issey Miyake che ha presentato un’installazione
luminosa nel giardino e al piano terra della Fondazione con le lampade della collezione IN-EI
ISSEY MIYAKE di Artemide.
fondation.cartier.com
www.artemide.com
Artigiani in cortile
Sabato 24 e domenica 25 maggio l’Associazione Dimore
Storiche Italiane ha presentato a Roma Cortili Aperti e Artigiani.
Dal 1996 la manifestazione ha offerto al pubblico l’opportunità di esplorare le più significative dimore storiche romane,
nonché di assistere e partecipare a una serie di eventi culturali.
Quest’anno sono stati gli artigiani a esporre le proprie creazioni dando dimostrazione del proprio lavoro.
www.adsi.it
Fiori da camera
Si è svolta dal 9 all’11 maggio la
prima edizione di Floral Suite, concorso internazionale di arte floreale
organizzato nelle sale di Palazzo
Gozzani Treville di Casale Monferrato. I concorrenti hanno potuto
scegliere tra tre categorie, in base al
proprio livello di preparazione. La
direzione artistica è stata affidata a
Ercole Moroni, uno dei più famosi
flower designer.
www.floralsuite.it
I vini green della sicilia
Arte all’aperto
Per la VI edizione, All’Aperto, progetto della Fondazione
Zegna, ha accolto una nuova opera pubblica permanente a
Trivero, Two Way Mirror / Hedge Arabesque dell’artista statunitense Dan Graham. L’installazione è un padiglione in
acciaio e vetro: da un lato è trasparente, mentre dall’altro
riflette la luce, come uno specchio. Posizionato nella Conca
dei Rododendri, il padiglione accoglie i visitatori ogni volta
in maniera diversa.
www.fondazionezegna.org/all-aperto
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Firriato ha presentato la nuova linea di vini biologici, seguendo la strada intrapresa da anni che
fa dell’azienda un marchio green al 100%: tutti
i vigneti sono condotti in regime biologico certificato e la scelta di investire sull’Etna, Favignana e
alcune specifiche aree dell’Agro trapanese riflette
un approccio selettivo, alla ricerca di contesti
che rendono questi luoghi dei Terroir di pregio.
www.firriato.it
Cover story
Cover story
Beppe Bergomi ha
disputato quattro
Mondiali di calcio
(Spagna ’82, Messico
’86, Italia ’90 e Francia
’98) e in occasione
della kermesse italiana
fu anche capitano degli
Azzurri. Unica assenza:
USA’94. Ma era l’epoca
di Sacchi e del suo
mantra chiamato
‘Zona’.
BEPPE BERGOMI
LA COSCIENZA
DI ZIO
Ha giocato 756 partite con la maglia dell’Inter,
vinto uno scudetto fieramente “trapattoniano” e
tre Coppe UEFA (record assoluto). In precedenza
s’era già laureato Campione del Mondo nel 1982,
contribuendo al capolavoro di Enzo Bearzot e
confondendo l’Italia sulla sua vera età anagrafica.
Già, perché con quei baffoni folti e la caparbietà
innata, Giuseppe Bergomi da Settala ha sempre fatto
le cose per bene. Anche oggi che allena i ragazzi del
Como, interviene pulito nelle telecronache per Sky
e s’appresta a vivere una nuova avventura mondiale
in Brasile, con ancora ben scolpito in mente quel
torrido 5 luglio di 32 anni fa quando, in un piccolo
stadio di Barcellona, la sua vita cambiò per sempre…
di Simone Sacco
Foto di Matteo Cherubino
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17
Cover story
Orsenigo, centro d’allenamento del
Como Calcio, campi verdi e montagne a far da cornice. È qui che lavora
oggi Beppe Bergomi, quando non è
impegnato con l’amico Fabio Caressa
a commentare le partite di cartello su
Sky. 51 anni il prossimo dicembre, fisico asciutto di chi ha smesso sei mesi fa
(e non nel 1999), il celebre Zio d’Italia
allena con passione la Berretti comasca
(mamma mia, quanto urla: pare Sacchi ai tempi delle diagonali!) e sfoggia
un cuore che continua a battere per la
sua Milano. Domicilio – manco a farlo
apposta – in zona San Siro (“D’estate
quando ci sono i concerti, invece di protestare, vado sul terrazzo e mi godo la musica”), palato saziato presso La Briciola
di via Solferino e, per quanto riguarda
l’altra sua professione, gli basta puntare verso Rogoredo, zona Santa Giulia,
dove sorge la sede di Sky. “E pensa che
quando mi affaccio dalla finestra vedo
ancora il vecchio campo di via Redaelli
dove è cominciato il mio sogno di calciatore tanti anni fa”. Bergomi è fatto così:
fucina di ricordi e mente sana di un pallone che, marketing a parte, dovrà obbligatoriamente tornare a essere “gioco”
per poter sopravvivere nei prossimi decenni. Vero, monsieur Platini?
Certo che la cabala calcistica è strana.
Se uno guarda alla tua partita d’esordio (22 febbraio 1981) scopre che quel
giorno l’Inter giocava a Como…
In pratica sono tornato al punto di partenza (sorride, NdR). Eppure nel football ci sono così tante coincidenze che è
quasi inevitabile diventare un pochino
superstiziosi. Perfino io arrivavo a sistemarmi i calzettoni in una certa maniera
prima di una partita importante, anche
se non mi sono mai piaciuti gli eccessi
di Rafa Nadal. Quando lo vedo giocare
a tennis mi viene l’ansia da quanta scaramanzia ci mette!
Il tuo primo gol a San Siro, invece, è
arrivato in un Inter-Bologna del 10
gennaio 1982, mentre il tuo addio al
calcio avviene sempre contro la squadra felsinea nel maggio del 1999. Altra
bizzarria del dio Pallone…
Hai ragione e ammetto di non averci
mai pensato. Quell’anno, d’altronde,
18
Cover story
successero troppe cose assurde: cambiammo quattro allenatori (Simoni,
Lucescu, Castellini e Hodgson) e, dopo
la sconfitta col Manchester United in
Champions League, finimmo per sbandare. Certo, con Beckham e soci ce la
siamo comunque giocata e se solo avessimo fatto un po’ più di catenaccio a
casa loro… (il Manchester avrebbe poi
vinto la coppa dalle grandi orecchie in
una finale al cardiopalma contro il Bayern Monaco, NdR)
Sempre in quel 1999 arriva Marcello Lippi sulla panca dell’Inter e dice
senza troppi giri di parole: “Voglio
rifondare la difesa, Bergomi non mi
serve”…
Sì, ma il rammarico non è tanto legato
a Lippi, ma alla mia scelta di non accettare l’offerta del Coventry City che mi
voleva in Premier League. Ogni tanto
ci ripenso: Gordon Strachan aveva già
definito l’accordo con Sandro Mazzola,
il contratto era pronto da firmare, ma io
dissi no. Non me la sentivo di lasciare
Milano e imparare una nuova lingua.
Dopo che accadde?
Spunta Fabio Caressa, mi raggiunge in
vacanza e mi propone di commentare
le partite assieme a lui per l’allora Tele
+. Della serie: si chiude una porta, si
apre un portone.
Oppure se ne riapre un’altra come è
capitato a te in Nazionale. Mondiali
di Francia ’98: torni titolare a 34 anni,
mica male.
Mettiamola così: se Spagna ’82 è stata
l’apice della felicità e Italia ’90 il picco
della delusione, i mondiali francesi sono
stati una dolce, dolcissima rivincita. Poi,
d’accordo, ho giocato pure quelli di
Messico ’86, ma lì la squadra era logora,
bisognosa di sangue giovane e il buon
Bearzot aveva terminato la sua scorta di
miracoli.
Torniamo un attimo al capitolo precedente: hai mai superato la delusione
di quando Arrigo Sacchi ti levò la maglia azzurra, ad appena 28 anni, solo
perché non sapevi giocare a zona?
Più che deluso per uno, direi riconoscente verso un’altra persona, ovvero
Gigi Simoni. Se non ci fosse stato lui a
darmi le chiavi della difesa dell’Inter ’97
–’98, in Francia non ci sarei mai andato.
Ringrazio lui e Cesare Maldini, ovviamente. A Parigi – quando l’Inter vinse
la coppa UEFA contro la Lazio – ero
ancora out per un affaticamento, ma mi
arrivò comunque la telefonata fatidica
di Cesarone. Si fidò di me e, quando nel
calcio c’è la fiducia, c’è tutto.
La stessa fiducia che fece esclamare ad
Enzo Bearzot: “Ragazzo, scaldati che
tra poco entri in campo!”. E la partita
non era una qualunque, ma “La Partita”: Italia-Brasile del 5 luglio 1982…
Ricordo tutto come se fosse ora. 34esimo minuto del primo tempo: noi in
vantaggio con due gol di Rossi, s’era infortunato Fulvio Collovati e bisognava
compattare la difesa. A quel punto c’è
poco da riflettere: entri e te la giochi
con un po’ di sana incoscienza.
Tripletta di Pablito a parte, il capolavoro tattico di Bearzot quel giorno fu
Bergomi in marcatura asfissiante su
Serginho. Il numero 9 verdeoro infatti era scarso di piede, ma faceva da
sponda perfetta per i vari Zico, Socrates, Eder e Falcao. Concordi?
Per me il colpaccio del Mister fu mettere Lele Oriali su Eder, un vero tocco
di genio. Sai, uno si sarebbe aspettato
Gentile a coprire quella zona di campo
e invece Claudio andò su Zico ed io sul
gigante nero mettendo in difficoltà tutto il resto dei brasiliani. E mamma mia
quante botte al Sarrià! Fai conto che un
braccio di Serginho era grosso quanto
una mia gamba (ride, NdR).
Del leggendario Vecio cos’altro ricordi?
Che mi prendeva costantemente in giro
perché con lui non segnavo mai. Poi
arriva Azeglio Vicini e, alla sua prima
partita da CT azzurro, io realizzo una
doppietta clamorosa contro la Grecia.
“Allora me lo fai apposta!”, mi disse a
gara conclusa. Bearzot è stato tutto per
me.
Di quell’indimenticabile Mundial ’82
ti è rimasto un aneddoto prezioso nel
cuore?
Sì, vigilia della semifinale con la Polonia, partita che non avrei dovuto disputare. “Schierano una sola punta, a
questo giro vai in panchina”, il pensiero
Lo Zio in una pausa
dell’allenamento sul
campo di Orsenigo
(Como). Qui lavora
quotidianamente con
i giovani della Berretti
comasca. “Se mai
dovessi sognare una
panchina di serie A, la
mia scelta ricadrebbe
su una sola squadra:
l’Inter”.
di Bearzot. Solo che poco dopo arriva
Zoff e gli fa cambiare idea. Dino aveva
male a una gamba e non se la sentiva di
rinviare lungo. In pratica gli serviva un
difensore in più per far ripartire il gioco
e quindi toccava nuovamente a me.
Arriviamo alla finale di Madrid con la
Germania Ovest. Altra mossa clamorosa del CT friulano: Bergomi dentro
e Antognoni fuori. Kalle Rumenigge, il
tuo diretto avversario e futuro compagno all’Inter, fu completamente annullato…
Scoprii di giocare alle cinque del pomeriggio dell’11 luglio 1982. Arriva Tardelli, un altro grande ambasciatore di
Bearzot, e mi fa: “Zio, stasera il biondino
lo marchi tu”. Antognoni aveva provato
in hotel fino all’ultimo, ma non ce l’aveva fatta. E così diventai campione del
mondo a soli 18 anni.
Più o meno l’età che avranno tra poco
i tuoi ragazzi del Como. Dimmi la verità: creste e tatuaggi a parte, ti rivedi
in questi giovani?
Faccio un po’ fatica, ma lo accetto:
ogni generazione deve essere diversa da
quella precedente, look compreso. Però
sul comportamento non transigo: alla
base di tutto ci deve sempre essere l’e-
tica sportiva. Allo stesso tempo i quindicenni odierni sono molto più smaliziati di come lo eravamo noi. Più che
blasone o coppe da esibire, richiedono
coerenza da chi li allena.
Che sensazioni hai per Brasile 2014?
Pronostici non ne faccio, perché l’evolversi di un Mondiale è sempre complicato. Da commentatore vado là in
cerca di emozioni e ti dico già che, se
l’Italia non dovesse farcela, il mio cuore
tiferebbe per i padroni di casa. Hai mai
sentito l’intero Maracanà cantare a cappella l’inno nazionale brasiliano? Io sì e
ho ancora i brividi dentro.
Prandelli ce la farà?
Se schiera Immobile titolare, perché
no? Ciro, assieme al recupero di Pepito
Rossi, potrebbe davvero essere l’arma
in più per l’Italia. Immobile è fortissimo.
A proposito di allenatori, tu ti ci vedi
seduto su di una panchina di serie A?
Lo farei solo per l’Inter, magari tra qualche anno, se sarò degno di quel ruolo. E
comunque, a scanso di equivoci, nutro
massima stima nei confronti di Walter
Mazzarri.
Pensi che con Thohir il mitizzato “muro
di gomma” che ha tenuto lontano dagli
ambiti societari tanti vecchi cuori interisti – penso a te, Zenga, Berti, Riccardo Ferri, e non solo – si stia poco a
poco sfaldando?
Chiariamo subito un punto imprescindibile: per una cosiddetta “bandiera”
non è un diritto acquisito trovare a fine
carriera una scrivania che l’aspetti in
via Durini. D’altronde i posti societari
sono quelli, non si può inventarne degli
altri… Il coinvolgimento emotivo, invece, non dovrebbe mai mancare. Ecco
perché quello che sta facendo Erick
Thohir col progetto di Inter Forever
(idea nata da Francesco Toldo atta a riunire grandi nerazzurri del passato per
iniziative benefiche, NdR) mi sembra
una strada giusta e sensata da seguire.
L’intervista è giunta al triplice fischio
finale, Beppe. Se ora chiudessi gli occhi
e ripensassi per un attimo al boato di
San Siro…
Rivedrei un gol in particolare che ho
segnato contro la Fiorentina, mi pare,
nel 1990: un tiro al volo da fuori area
che ha fatto venire giù lo stadio. Pare
che quel giorno in tribuna Gianni Brera
si levò il cappello in segno di rispetto.
Niente male per un semplice terzino,
no?
19
Portfolio
Portfolio
In questa pagina.
Fumatore musulmano
MY INDIAN MEMORIES
di chilum, Ajmer, 1974.
Nella pagina a fianco.
Risciò a Kolkata,
Calcutta, 1985.
Un salto nel passato in un paese non ancora trasformato dal recente sviluppo
economico, in cui il fascino della sua gente si fonde con la bellezza delle
architetture: questa è la personale di Roberto Meazza, artista e fotoreporter
milanese, classe 1947, che iniziò il suo viaggio di scoperta dell’Oriente
a partire dagli anni Settanta. 36 scatti, realizzati in pellicola, in esposizione
dal 15 maggio al 14 giugno presso Renzo Freschi Oriental Art di via Gesù 17,
in cui l’occhio del fotografo si accompagna a quello del viaggiatore, riuscendo
a raccontare in modo sensibile e profondo l’India tra il 1970 e il 1980.
Foto di Roberto Meazza
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Portfolio
Portfolio
In questa pagina
dall’alto. La grande
moschea di Delhi, Juma
Masjid, 1976.
Ragazza nella miniera
di granati, Rajasthan,
1979.
Nella pagina a fianco.
Devozione Indù,
grottadi Vishnu
Vamana, Badami
Karnataka, 1981.
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23
Portfolio
Portfolio
In questa pagina.
Ragazzo cieco che
suona il flauto, 1971.
Nella pagina a fianco
dall’alto.
Una famiglia in un
villaggio del Kashmir,
1976.
I cenotafi reali di
Orcha, Madhya
Pradesh, 1993.
24
25
FOCUS
FOCUS
a tutto veg
Mentre l’hamburger vive la sua stagione d’oro, cresce a Milano
il movimento vegetariano e vegano, con ristoranti, punti street
food e bistrot tutti 100% naturale.
di Filippo Spreafico
01
01. Il banco di
Radicetonda. Tra le
specialità del locale
non mancano zuppe e
vellutate, sia calde che
fredde, realizzate con
prodotti di stagione e a
rotazione settimanale.
26
Parlando di cibo vegetariano e vegano si corre
sempre il rischio di accendere polemiche che vanno oltre la normale discussione e sfiorano i limiti
del gastrofanatismo. Eppure il dilagare crescente
di ristoranti veg a Milano conferma quella che è
una tendenza sempre più evidente: la gente vuole
mangiare bene e vuole farlo in maniera sana. Superando a destra quelle che sono le motivazioni
più squisitamente etiche, vegetarianismo significa
essenzialmente scegliere prodotti selezionati e
buoni, sia in virtù della loro origine sia per i metodi di cottura impiegati, che escludono appunto
i famigerati grassi saturi di origine animale. Ma
soprattutto scordiamoci insalatine e verdure bollite: oggi vegetariano significa, finalmente, anche
ricerca e alta cucina. L’indirizzo di riferimento per
chi vuole sperimentare una cucina veg di altissimo livello è il Joia di Pietro Leeman, primo ristorante vegetariano in Europa ad aver ottenuto una
stella Michelin nel 1996. Il ristorante definisce la
propria offerta come “Alta cucina naturale”, e ogni
proposta è il frutto di un’attenta ricerca gastronomica: piatti come “Un sasso rotola”, “Sotto una
indirizzi
Joia
via Panfilo Castaldi 18
Ghea
via Valenza 5
Radicetonda
via Lazzaro Spallanzani 16
NaBi
via Cadore 41
La Susina
via Lagrange 15
Misunchi
via Andreoli 17
coltre colorata” e “Perseveranza” fin dal nome non
fanno nulla per nascondere un’anima unica, dove
rimane sottile il confine tra lo sberleffo ironico e
l’attenzione, quasi metafisica, per la materia prima. Del resto divertimento e approccio spirituale
sono concetti che guidano l’alta cucina del Joia:
i piatti sono concepiti come giochi stimolanti,
dove frutta e verdura provenienti da coltivazioni rigorosamente biologiche e biodinamiche sono
trasformati in figure, colori, forme che si muovono tra consistenze sempre diverse. Ha aperto da
pochi anni ma è già un punto di riferimento il
ristorante vegano e vegetariano Ghea, un vero e
proprio laboratorio culinario guidato dallo chef e
direttore operativo Antonio Tomaselli che, paradossalmente, ha iniziato la sua carriera gastronomica nel mondo della salumeria. Dopo un lungo
processo di ascolto e conoscenza del proprio essere, nasce in lui un rinnovato concetto di ristorazione, che abbraccia anche valenze etiche: oggi
il ristorante Ghea, con i suoi piatti mediterranei
rivisitati e impreziositi, è frutto proprio di questa
consapevolezza. Reinterpretazione di ricette au-
02
toctone, percorsi crudisti, prodotti biodinamici e
il più possibile a chilometro zero: com’è naturale
che sia, i piatti cambiano e si evolvono in base alle
stagioni, a pranzo, happy hour e cena. Radicetonda
è invece una via di mezzo tra il bistrot e il piccolo
fast food perfetto per la pausa pranzo: la cucina,
completamente vegana, propone oltre 200 zuppe
e vellutate, piatti del giorno, centrifugati di frutta e
verdura, gelati senza zucchero e latte animale. La
filosofia che muove il locale è tutta tesa a garantire
il massimo rispetto dell’ambiente e del benessere
generale: arredamenti in legno, packaging in fibra
vegetale, posate, piatti e bicchieri in bioplastica
biodegradabile. Tra le proposte non può non essere menzionato uno dei migliori veggie burger di
Milano, realizzato con fagioli, soia e farina d’avena
e con pane di pasta madre. Si muove su un terreno
simile anche il ristorante NaBi – Natura Biologica,
piccolo bio-bar di via Cadore che a pranzo propone alla clientela un doppio menu: vegetariano
e onnivoro, ciascuno composto da pochi piatti ma
diversi di giorno in giorno. Da pochi mesi il locale
ha allargato la propria offerta diventando il primo
ricette vegan
Nato come ricettario online, oggi
UNO Cookbook è un libro con
ricette 100% veg, cucinate, presentate e fotografate dall’autore,
Manuel Marcuccio, che rivisita la
tradizione in maniera light ed etica.
Oggi Marcuccio organizza anche
workshop e catering, per chi vuole
passare al lato veg oltre i soliti
stereotipi.
www.unocookbook.com
burger bar milanese vegano: gli hamburger sono
disponibili in diverse varianti, da quello classico di
seitan alle polpette a base di tofu, ceci, lenticchie
e molti altri impasti, tutti ovviamente senza uova,
formaggio e altri derivati animali.
Spostandoci in zona Navigli si apre il mondo color
pastello di La Susina, piccolo locale che propone
tantissimi frullati (senza latte ovviamente), centrifugati e succhi, ma anche panini vegetariani,
sandwich integrali e vegani, yogurt di soia, piccoli
piatti di legumi, vellutate, muffin di kamut e torte
vegane. Pochi posti a sedere e Wi-Fi gratuito per
un angolo di tranquillità. È invece una vera e propria rosticceria la gastronomia naturale Misunchi,
specializzata nella preparazione e vendita di piatti
pronti da consumare sul posto o da portare a casa:
falafel fatti in casa, portate a base di seitan, parmigiana vegana, risi integrali ma anche moltissimi
dolci, come la tanto amata Sacher torte vegana.
Insomma l’ondata green non sembra arrestarsi:
con l’arrivo di Expo 2015 e delle sue tematiche
nutrizionali lo scenario è destinato a diventare
sempre più interessante.
02. Alcune proposte
vegetariane di NaBi.
Solo a pranzo, nel
ristorante di via
Cadore, si trova anche
un menu onnivoro.
27
Interview
interview
dario milana
L’uomo dell’acqua
Imprenditore, progettista e designer: Dario Milana è il nome che sta
dietro agli East End Studios, uno degli events point di maggior successo
a Milano, nato dal recupero delle ex officine di aeroplani Caproni.
di Paola Ferrario
Foto di Nicolò Lanfranchi
Il tuo spiccato intuito imprenditoriale ti ha portato a creare nel 1995 gli
East End Studios. Come è nato questo
progetto?
L’idea è nata in modo assolutamente
casuale, come conseguenza della mia
attività di realizzazione di allestimenti
fieristici. Ho iniziato nel 1964 con la
creazione di strutture di piccole dimensioni. Poi, con il passare del tempo, sono arrivato a occuparmi della
progettazione di alcune fiere. Per poter
mostrare ai potenziali clienti questi allestimenti, era indispensabile campionare aree-prototipo di 200/300 mq.
Da questa necessità, è nata l’dea di acquisire un capannone all’interno della
ex fabbrica di aeroplani Caproni di via
Mecenate a Milano.
Come si è arrivati a far diventare
quest’area un events point?
Dante Benini, mio carissimo amico
nonché grande progettista e architetto, rimase colpito dall’energia che
sprigionava questo posto e mi chiese,
come regalo di compleanno, lo spazio
per fare una festa. L’evento fu un successo e iniziarono ad arrivarmi diverse
richieste per la sua locazione. A quel
punto, bisognava dargli un’identificazione più precisa e decisi di chiamarlo “Spazio Antologico”, che significa
spazio di selezione. Le richieste aumentarono sempre di più e arrivarono
le grandi produzioni televisive quali
Mediaset e Rai, quindi fui costretto a
prendere altri capannoni per esporre le
mie campionature per le fiere.
Quante location avete ora?
Attualmente abbiamo una superficie
di circa 11.000 mq suddivisa in sei lo28
cation, di cui una è dedicata da anni
al Centro di Produzione Rai di Milano.
Qual è stato il rapporto architettonico
con gli ambienti delle ex Officine Caproni?
Il grande artefice del recupero e la susseguente trasformazione di questi spazi è l’architetto, ingegnere e docente
universitario Marek Piotrowski, che è
riuscito a mantenere inalterato il loro
DNA. Ha fatto in modo che emergesse
l’energia originaria delle costruzioni.
Da anni conduci anche un’importante ricerca artistica con l’acronimo
DTAO (D = Dario, TAO = la filosofia cinese). Ci racconteresti questo tuo
percorso?
Alla base delle mie opere e delle mie
installazioni c’è stato un incendio i cui
resti mi avevano colpito per l’energia
che continuavano a emanare nonostante fossero distrutti. Ne ho salvati una
buona parte e li ho lasciati latenti per
un po’ perché, malgrado la loro bellezza intrinseca, sarebbe stato banale posizionarli semplicemente su un pannello di legno. Dopo un po’ di tempo c’è
stato un altro evento negativo: alcuni
pannelli si sono rovinati in seguito a
un processo di verniciatura sbagliato. I
pezzi recuperati dall’incendio insieme
ai pannelli che avevano subito lo shock
termico, hanno rappresentato la base
per le mie opere: è bastato abbinarli
e sono nati gli “Scuadri”, gigantesche
installazioni in legno, resine combuste
e lamiere bruciate. All’inizio li tenevo
nei miei spazi poi, mi sono accorto che
coloro che frequentavano gli East End
Studios si soffermavano a osservarle;
a quel punto mi sono incuriosito e ho
chiesto loro perché: la risposta fu che
“emanavano delle sensazioni”. Così è
nato il mio percorso artistico, nel 2009
ho creato la prima opera in metallo di
1000 mq Kkann – L’acqua, la cascata
con cui ho partecipato al Fuorisalone
nell’ambito dell’evento organizzato da
Interni presso l’Università Statale di
Milano. A giugno ho portato Kkann –
L’acqua, la cascata alla 53° Biennale
D’Arte di Venezia. Poi, a novembre
dello stesso anno, in occasione di Plaza,
la collettiva di artisti in ricordo della
caduta del muro di Berlino, ho realizzato l’installazione monumentale Freedom Dtao nel cortile interno di Palazzo
Reale.
La tua vita è segnata anche dal Tai
Chi Chuan, che ha influenzato la tua
arte...
Pratico alcune discipline orientali tra
cui lo yoga da 55 anni e sono arrivato
al Tai Chi Chuan 20 anni fa. C’è un
filo conduttore tra loro e la mia arte:
l’acqua (non a caso la mia prima opera
è stata Kkann). È l’elemento più forte in assoluto, la vita nasce nell’acqua,
il nostro corpo è costituito per il 95%
dall’acqua, è importante essere e comportarci come l’acqua. Se sei come
l’acqua, sei forte ma con dolcezza e
nella vita e nel lavoro tutto è molto più
semplice.
Milano sta cambiando il suo aspetto
architettonico. Cosa ne pensi?
Milano è una città bellissima con palazzi fantastici. Mi piace il nuovo corso
architettonico che sta vivendo perché
anche se per ultimi a livello temporale,
siamo finalmente diventati una metropoli!
29
FOCUS
FOCUS
Libri in quartiere
I librai, specie quelli di quartiere, non hanno dubbi: “Anche se resta
un azzardo, è uno dei mestieri più belli del mondo”. Tutti mirano a
risvegliare con passione il gusto per la pagina scritta: perché poi i libri,
“se sono buoni, fanno aprire altri libri”.
di Marilena Roncarà
01
01. Incontri e
contaminazione tra arte
e libri: ecco in sintesi
la Libreria Corraini
121+, che negli spazi
di via Savona offre una
selezione della migliore
editoria internazionale
in fatto di design,
arte, moda, fotografia,
illustrazione, grafica,
architettura e cucina.
30
“Il mondo è grande e bello, ma è molto offeso. Perché
tutti soffrono ognuno per se stesso”. A questa suggestione di Elio Vittorini deve il nome la Libreria
del Mondo Offeso, prima tappa di un viaggio perlustrativo attraverso le librerie di quartiere meneghine. Anche se poi, altri motivi per la presunta
“offesa del mondo” si recuperano facilmente passando in rassegna i dati annuali sui lettori in Italia:
nel 2013 sono scesi dal 46 al 43 per cento, mentre
la fascia d’età in cui si legge di più è quella tra gli
11 e i 14 anni. Stando ai numeri, pare infatti che
leggere ci costi oggi quasi la stessa fatica che mettersi a lavorare in hangover la domenica mattina.
Tuttavia la ricetta per curare il mondo offeso di
certo l’hanno trovata nell’omonima libreria di via
Cesariano, dove basta entrare per capire come i libri riescano a mettere in moto incontri, pensieri e
immaginazione. E se sopraggiunge un languorino,
niente paura: si può soddisfare grazie all’angolo
caffetteria-bistrot, attivo con proposte a km zero
per colazione, pranzo cena o aperitivo.
Al 101 di via Savona si trova invece la Gogol &
sul web
www.libreriadelmondooffeso.it
www.gogolandcompany.com
www.hellisbook.it
www.6rosso.it
www.libreriadellospettacolo.it
www.corraini.com
www.libreriadiquartiere.it
Company, che altro non è se non la realizzazione
del sogno decennale di un gruppo di amici, e scusate se è poco. “Volevamo aprire una libreria – ci
spiega Danilo, uno dei fondatori – dove si potesse
trascorrere del tempo e magari tornare”. E in effetti alla Gogol & Company, che già dal nome dichiara il proprio tributo alla mitica Shakespeare
and Company di Parigi, si può prendere un caffè,
mangiare, fermarsi a leggere o a lavorare sfruttando il Wi-Fi. “È uno spazio che ha nello slow food
e nella letteratura slow (lavoriamo solo con cataloghi indipendenti), i due cardini fondanti”. E l’idea
era di quelle buone, dato che in breve la libreria
(aperta tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 9 alle
22) è diventata un “presidio culturale e sociale del
quartiere, una sorta di polmone che non smette mai
di respirare”. È cominciata appena due anni fa, invece, l’avventura di Hellisbook, in via Piero della
Francesca e tutto grazie a Elisabetta. Una laurea in
farmacia, esperienze lavorative in tutt’altri ambiti
e un’idea fissa da sperimentare circa il potere medicamentoso dei libri, che sono insieme “medita-
libri su strada
“Volevo essere un pirata, fare qualcosa di eccentrico che rendesse la
misura della stasi”. Parla così Filippo
Nicosia, il giovane libraio siciliano
che ha deciso di promuovere la
lettura attraversando la Sicilia con
un furgone carico di libri. Qualche
mese fa Pianissimo, la sua libreria
itinerante, è arrivata anche a Milano e nonostante la disavventura
che ha visto il furgoncino sparire e
poi ricomparire nel giro di 24 ore,
il viaggio ha poi ripreso il suo corso
ed è diventato (manco a dirlo)
pure un libro.
www.pianissimolibrisullastrada.it
zione e socialità”. Da qui l’esigenza di diventare un
riferimento per il quartiere e a sentir snocciolare
le iniziative organizzate, viene da pensare che la
missione si stia compiendo al meglio. Un indubbio
riferimento per la zona, in via Albertini, in piena Chinatown, è senza dubbio anche la libreria
6 Rosso, che tra le varie proposte seleziona libri e
pubblicazioni in cinese per grandi e piccoli.
Non è proprio di quartiere, ma è senz’altro una
libreria indipendente dove mettere il naso almeno
una volta, quella dello Spettacolo di via Terraggio.
“La libreria è una passione e una follia”, racconta
Maria Cristina, la proprietaria, che è già uno spettacolo di per sé quanto a passione, cura e aneddoti, come quello del mancato riconoscimento del
regista François Truffaut. La sua è una delle prime
librerie specializzate: “35 anni fa non esisteva nulla del genere – sottolinea – ma io ho fatto di testa
mia e ho seguito il consiglio di Franco Parenti che mi
diceva: devi solo insistere. Guarda me, ho una voce
bruttissima, ma volevo fare l’attore, ho insistito e ci
sono riuscito. E così è stato. Certo economicamente è
02
quasi un’utopia, ma il lavoro è molto gratificante”.
Della stessa idea, quanto a gratificazione, devono
essere anche i Corraini, che da 40 anni gestiscono
librerie, tra cui quella al 17/5 di via Savona, dove
le proposte spaziano tra design, arte e illustrazione. Altrettanto ricercati sono i libri proposti da 10
Corso Como, che quest’anno, secondo una classifica della BBC, è entrata a far parte delle 10 librerie più belle del mondo. Ma queste sono altre
storie. Per tornare al nostro viaggio, invece, non
potevamo che chiuderlo con la (di nome e di fatto) Libreria di Quartiere di viale Piceno 1, aperta
nel 2013 da Marco e Gianluca, già librai da una
vita. “Volevamo recuperare il concetto di libraio vecchio stile fatto di consigli e prenotazioni, ma anche di
efficienza e velocità tecnologica”, ci confessa Gianluca, che però subito dopo precisa: “E comunque
vale tutto, da Amazon, al megastore, al supermercato (anche se questo lo dice con un po’ di morte nel
cuore, si capisce, NdR). L’importante è che si legga,
perché una società di persone che legge, è migliore di
una di non lettori”. Non ci sono scuse.
02. Tra gli eventi
organizzati dalla libreria
Gogol & Company
(nella foto), segnaliamo
per settembre una due
giorni di Minestival
sul Messico degli anni
20 intorno alle figure
di Frida Kahlo e Tina
Modotti. Introduce
Pino Cacucci.
31
Interview
interview
paolo mereghetti
La cover dell’ultima
Un cinefilo “ecumenico”
edizione del
Il critico cinematografico del Corriere della Sera ci parla della sua Milano ma anche di Cannes.
Padre dell’omonimo e arcinoto Dizionario dei Film, di cui è da poco uscita l’edizione aggiornata,
racconta come cambia il giudizio su una pellicola negli anni.
nel lontano 1993.
“Mereghetti”. Il primo
volume fu pubblicato
da Baldini & Castoldi
di Simone Zeni
Il suo è un cognome tipicamente milanese. Che rapporto ha con questa
città?
Ci sono nato e ci vivo e non sarei capace di farne a meno. Certo, ci vedo
anche i limiti e i difetti – usando un
eufemismo direi che la vita culturale
di questo nuovo millennio fa molto
rimpiangere quella degli anni Sessanta
o Settanta, quando cominciavo a scoprire il cinema e il teatro – però ogni
tanto arriva qualche segnale di rinascita. Come l’imprenditore privato che ha
deciso di pagare di tasca propria la possibilità che quest’anno si potesse fare
ancora una volta la rassegna Cannes a
Milano, visto che l’assessorato alla cultura della Provincia aveva deciso di non
finanziarlo.
C’è un quartiere o un luogo della città
che preferisce?
Vivo tra le colonne di San Lorenzo e
Corso Genova e quel quartiere mi piace moltissimo: c’è ancora una vita a misura d’uomo, dove si saluta il macellaio
e ci si ritrova al bar per il caffè della
mattina. Mi dà l’impressione di vivere
in un piccolo villaggio e la cosa mi mette molto a mio agio.
Parliamo del Festival di Cannes: quali
sono le pellicole della rassegna che ritiene più interessanti?
Il concorso ha proposto una serie di
nomi che di solito sono garanzia di
buon cinema: i fratelli Dardenne, Mike
Leigh, Cronenberg, Assayas. Mi hanno
incuriosito The Search di Hazanavicius – che è una specie di remake di
Odissea Tragica di Zinnemann, che ho
amato tantissimo – ma anche il film di
Bennett Miller. Naturalmente ho tifato
per Alice Rohrwacher.
32
Nicole Kidman, al festival con il film
Grace di Monaco, non è stata che una
delle numerose protagoniste di questa
edizione. Anche l’Italia ha partecipato
con due donne: oltre ad Alice Rohrwacher e il suo Le meraviglie – che nel
cast vede la sorella Alba e Monica Bellucci – per cui ha dichiarato di aver
tifato, c’era Asia Argento, presente
nella sezione Un certain regard con il
suo Incompresa. Cosa pensa delle due
registe? Come vede il panorama cinematografico italiano femminile?
Penso che Alice Rohrwacher sia una
bella certezza per il cinema italiano,
anche se ha diretto solo due lungometraggi. Ha una sensibilità, una delicatezza ma anche una lucidità, davvero
esemplari. Asia Argento è più altalenante, a volte convince, altre meno. In
ogni caso non mi sembra che «l’altra
parte del cielo» cinematografico stia attraversando un grande periodo. Ne abbiamo di registe donne: le Comencini,
l’Archibugi, la De Lillo, Valia Santelle,
Maria Sole Tognazzi per fare solo qualche nome, ma sono sempre viste un
po’ come “eccezioni”, mosche bianche.
Fanno fatica a essere considerate senza
connotazioni di genere.
È recentemente uscito Il Mereghetti.
Dizionario dei film 2014, il celebre
volume che porta il suo nome edito
da Baldini & Castoldi, che molti estimatori attendono con devozione. La
nuova edizione aggiornata conta tre
volumi e ventottomila schede. Tra i
nuovi film inseriti, quale l’ha particolarmente colpita?
Penso di aver fatto un lavoro interessante soprattutto per quanto riguarda i
documentari, anche quelli del passato,
o sui corti degli autori più famosi. Così
come l’inizio di un lavoro di recupero
di cinematografie poco frequentate in
Italia, come l’indiana o la giapponese.
Ma non posso dire di essere interessato
più da questo o dal quel film: la mia
ambizione è di essere il più ecumenico
possibile.
Ci sono anche ben 416 pellicole a
quattro stelle. Tra queste, ce ne sono
alcune che nelle edizioni precedenti contavano un numero inferiore di
stelle, quali sono quelli che ha ritenuto
indispensabile “promuovere”?
Per esempio alcuni film dei Coen o Le
quattro verità di Frammartino o, tornando più indietro, Tutti a casa di Comencini e L’esorcista di Friedkin. Più
aumenta la distanza dalla prima visione più si capiscono i meriti o i difetti
dei film. Posso già aggiungere che nella
prossima edizione saliranno a quattro
stelle film come Narciso nero di Powell
e Pressburger o Una donna sotto influenza di Cassavetes. E le revisioni non
finiranno qui.
E che ci dice de La Grande Bellezza?
Mi sembra un film sopravvalutato, con
delle belle intuizioni visive, alcuni personaggi che si stagliano nella memoria
– penso soprattutto alla Ramona di Sabrina Ferilli – ma anche una sceneggiatura a tratti ridondante, con dialoghi
compiaciuti di sé. E l’Oscar ha innescato un tifo che ormai impedisce ogni
seria valutazione critica. Io personalmente preferisco di gran lunga Il divo.
Tra tutti i film ambientati nel capoluogo meneghino, ce n’è uno che più degli
altri è rimasto nel suo cuore?
Decisamente La vita agra di Carlo Lizzani.
33
Porsche consiglia
Porsche consiglia
Consumi ciclo combinato: da 9,2 a 6,1 l/100 km. Emissioni CO2: da 216 a 159 g/km.
www.milano.porsche.it
Forse non ricordi quando hai smesso di sognare.
Ma oggi ricomincerai.
Nuova Macan. Life, intensified.
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Tel. 02 3560911
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Via Rubattino 94, Milano
Tel. 02 21080000
FOCUS
FOCUS
Cene in affitto
Ville, palazzi signorili e loft che strizzano l’occhio al design più ricercato
sono i nuovi antagonisti dei ristoranti. Da Milano a Roma, la nuova
tendenza è quella di cenare nelle case più spettacolari di famiglie
blasonate e di jetsetter da cui imparare qualcosa. Galateo in primis.
di Camilla Sernagiotto
02
sul web
grandtourshopping.com
mahksc.it
twitter.com/CasadeiDemoni
01
01. La tavola imbandita
della cucina segreta di
Ma’ Hidden Kitchen,
uno dei nomi diventati
cult della scena
gastronomico-sociale
targata Milano.
Foto di Dennis Valle.
36
Sulla scia di quella Dolce Vita immortalata da La
Grande Bellezza, l’alta borghesia e quel che rimane dell’aristocrazia sono diventate le protagoniste
delle serate à la page di Milano e Roma.
Prendendo spunto dalla scena di Sorrentino del
custode che possiede le chiavi dei più bei palazzi
capitolini, i proprietari dei suddetti hanno pensato di aprire i battenti e accogliere ospiti d’alto
rango in occasione d’insolite cene. Insolite poiché
gli invitati non conoscono gli anfitrioni e viceversa. Anche senza essere inseriti nel giro delle famiglie blasonate, oggi è possibile fare interessanti
esperienze prandiali in casa di sconosciuti con una
chiave che è un passepartout: il web.
Rimanendo nella Città eterna, una garanzia di
qualità è il sito Grand Tour Shopping di Eleonora
Attolico, giornalista di moda che ha deciso di prestare la sua conoscenza nel campo della lifestyle
romana offrendosi come personal cicerone. Oltre
ad accompagnare i clienti nelle migliori boutique,
Eleonora li invita a visitare il suo Palazzo (una dimora storica del XVII secolo dietro Piazza Navo-
na), li trattiene per una cena à la Jep Gambardella
oppure organizza party casalinghi da amici altolocati per una serata ancora più esclusiva.
A Milano, invece, i proprietari di casa non imbandiscono mai le tavole degli altrui appartamenti
per ricevere i banchettanti: lo fanno solamente
con le proprie. Altra caratteristica sine qua non:
gli indirizzi sono rigorosamente nascosti. Nel caso
di Ma’ Hidden Kitchen, l’occultamento di via e
numero civico è stato messo addirittura a titolo. Si
tratta del progetto di Melissa e Lele che da mesi
porta nel loro loft squisitamente vintage decine di
amanti delle esperienze alternative.
Il nome di questo ritrovo segreto unisce il Ma’,
che starebbe per l’abbreviazione di mamma (per
rendere l’idea dell’ambiente familiare e casalingo in cui ci si ritroverà), e la locuzione “Hidden
Kitchen”, letteralmente “cucina nascosta”.
“L’indirizzo lo riveliamo solo a pochi giorni dalla
cena, esclusivamente a chi ha avuto la fortuna di
prenotare e trovare posto”, spiega Melissa.
L’idea nacque durante una vacanza a San Franci-
sco in cui lei e il coinquilino erano alla ricerca di
un ristorante specializzato in soul food. Cercando
online si sono ritrovati a cenare a Oakland insieme a dieci sconosciuti nel garage di una famiglia
creola. “La serata ci è piaciuta tantissimo e abbiamo
pensato che anche Milano avesse bisogno di un posto
così. Qui c’è l’esigenza di passare una serata al di
fuori dei soliti circuiti, uscendo dai ritmi e dagli schemi della Milano da bere”.
Anche la voglia di conoscere persone nuove e
il brivido di vivere un’esperienza insolita, quasi
un appuntamento al buio, gioca un ruolo chiave,
come ci spiega Lele: “Non è solo il cibo che conta,
ma anche l’evento sociale, il ritrovarsi seduti con persone mai viste condividendo lo stesso menù intorno a
un unico tavolo da dieci posti in una location particolare e accogliente”.
Il loft dove si svolgono le serate è un crogiuolo di
stili e decenni, con una spiccata propensione per
il design degli anni Cinquanta e Sessanta ben testimoniata da pezzi di modernariato acquistati ad
aste e mercatini dell’usato. Di tutt’altra pasta (e
vino, e arredamento) è invece La casa dei Demoni
di Oliviero Leti, PR meneghino che apre i battenti
del suo lussuoso appartamento in un edificio del
Settecento a un pubblico accuratamente selezionato. Al posto della cucina casereccia in cartellone da Ma’ Hidden Kitchen, qui i palati sopraffini
potranno raggiungere l’estasi con cene gourmet
accompagnate da chiacchiere da dandy. E mentre
Melissa e Lele avvisano i propri convitati di portare una bottiglia di vino, come si farebbe a casa
di amici, La casa dei Demoni propone una carta
enologica prezzolata, con etichette che arrivano
direttamente dalla cantina di Leti. Se champagne
da capogiro, cristalli Baccarat, boiserie di Hermès
e arredi Napoleone III sono pane per i vostri denti,
questa è l’esperienza che fa per voi. Chi preferisce
invece un ambiente più easy, casual e familiare, si
procuri un buon vino rosso e alle 20.30 si presenti
puntualissimo all’indirizzo. Non ritardate perché
la Ma’ di Hidden Kitchen potrebbe rispondervi
con il tipico rimprovero materno: questa casa non
è un albergo! Anzi: non è un ristorante.
02. Cucina casereccia
e arredamento anni
Cinquanta rendono le
cene di Ma’ Hidden
Kitchen delle vere
madeleine proustiane:
sembra di tornare
bambini a casa
della nonna. Ma qui
ricordatevi di portare
con voi una bottiglia
di vino.
Foto di Dennis Valle.
37
tennis
spring/summer 2015
PREMIUM INTERNATIONAl FAShION TR AdE ShOw
PREMIUM ORdER MUNICh
JuL 8–10
AuG 9–12
STATION-Berlin
MOC Munich
www.premiumexhibitions.com
Match point
Terra rossa, sintetico o erba? Gli appassionati della racchetta avranno un maggio-giugno
molto impegnativi, da passare sugli spalti o incollati davanti ai televisori: si inizia con gli
Internazionali di Tennis a Roma, sarà poi la volta del parigino Roland Garros, raggiungendo
l’apice con lo storico Torneo di Wimbledon. E per i nuovi talenti di questo sport l’appuntamento
è invece a Milano con il Trofeo Bonfiglio, vera fucina di campioni internazionali.
illustrazione di Luca Yety Battaglia
39
tennis equipment
tennis equipment
Tie-break
Tutto quello che serve per presentarsi in
campo impeccabili, sino all’ultima volée.
Lotto
Visiera regolabile in cotone con logo ricamato
e interno in spugna.
www.lottosport.com
Fila
Shorts della linea disegnata da Ginny Hilfiger
realizzati in twill di poliestere e profili a contrasto.
www.fila.com
LO STILE... DI UNA VOLTA
Sergio Tacchini
Nato come sport di élite alla fine del XIX secolo, il tennis è stato sino
dai sui albori sinonimo di classe ed eleganza. Quando i match si
vincevano con colpi dalla maestria impeccabile e nessun campione si
sarebbe sognato di impugnare la racchetta con due mani!
Polo Young Line della linea Heritage, collezione che
si rifà fedelmente ai capi originali degli anni Ottanta.
www.sergiotacchini.com
Nike
di Luigi Bruzzone
La Zoom Vapor 9.5 Tour assicura aderenza su tutte
le superfici e un’ammortizzazione ultrareattiva.
www.nike.com
René Lacoste in azione
agli internazionali di
Francia di Saint Cloud.
40
Il tennis ha origini antichissime e deriva per linea
diretta dalla pallacorda. Ufficialmente nasce in Inghilterra alla fine del XIX secolo quando venne
steso il primo regolamento del gioco. Proprio in
quegli anni si iniziarono a giocare le prime sfide
tra professionisti e si organizzarono regolarmente tornei. Wimbledon, il più antico e prestigioso
evento del tennis, si disputò per la prima volta
nel 1877 sui prati del circolo All England Lawn
Tennis and Croquet Club in Warple Road. Mostri
sacri come Bill Tilden e Renè Lacoste si aggiudicarono diverse volte il torneo anche se i re indiscussi di Wimbledon sono stati, con sette vittorie
ciascuno, William Renshaw, pioniere di questo
sport e più grande tennista britannico, il mitico
Pete Sampras e Roger Federer. Lo svizzero conserva del tennis vecchio stile l’eleganza nei gesti, è
infatti uno dei pochi tennisti in attività a giocare
un colpo di diritto tecnicamente impeccabile ed è
l’ultimo paladino del rovescio a una mano. Negli
ultimi trent’anni lo sviluppo di racchette sempre
più leggere e capaci di rendere più facile l’esecuzione dei colpi ha fatto del tennis uno sport di
potenza oltre che di precisione e forza mentale.
Björn Borg e Jimmy Connors furono tra i primi
tennisti a giocare il rovescio a due mani ed arrivare ai vertici del ranking negli anni Settanta. Connors in particolare fu anche il primo attaccante
da fondocampo, precursore del modo di giocare
il tennis dei nostri giorni. Suo degno erede André
Agassi, capace di affermarsi tra gli anni Ottanta
e Novanta non solo con la presa bimane e il gioco asfissiante dalla linea di fondo, ma anche con
outfit “sopra le righe” che innovarono in modo
irreversibile il look dei tennisti. Anche in questo
Federer si distingue per eleganza, presentandosi
sempre in campo con uno stile inimitabile nella
divisa oltre che nel gioco.
Lacoste
Sweatshirt full zip con cappuccio realizzata in felpa
garzata e cotone.
www.lacoste.com
Tretorn
Palla da tennis Serie +, dotata di tecnologia Tri-Tec
offre un controllo ottimo e prestazioni costanti.
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41
tennis
tennis
La Prima Tappa
Gli Internazionali d’Italia Juniores rappresentano per le promesse del
tennis mondiale un’occasione irrinunciabile per mettersi in mostra prima
di passare al professionismo. Per il pubblico, invece, sono l’imperdibile
opportunità di vedere in azione – gratis – i futuri top ten di WTA e ATP.
di Enrico S. Benincasa
03
la davis degli avvocati
Il 7 aprile si è svolto l’atto finale
della 2nda edizione della “Prata
& Mastrale Lawyers’ Tennis Cup”
sul campo centrale del TCM
Bonacossa. L’evento, che vedeva
24 studi legali di Milano e Genova
sfidarsi con la formula due singolari
– un doppio, ha visto trionfare lo
Studio Cristofanini e associati del
capoluogo ligure.
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03
01
01. Giovani promesse
sul campo centrale del
Tennis Club Milano
Alberto Bonaccossa
durante l’edizione 2013
del Bonfiglio.
42
Che il Tennis Club Milano Alberto Bonacossa sia
la prima tappa su cui costruire una carriera nel
mondo dei pro della racchetta, lo dice la storia.
Qui si svolgono da sempre gli Internazionali d’Italia Juniores, torneo Grade A della ITF che assegna il Trofeo Bonfiglio. L’albo d’oro della manifestazione ne è un esempio: comprende ex numeri
uno del mondo come Ivan Lendl, Jim Courier e
Yevgeny Kafelnikov, ma anche top ten come Goran Ivanisevic, Nicolas Almagro e Gabriela Sabatini. Se allarghiamo la ricerca ai partecipanti, è
raro non trovare i nomi dei migliori tennisti degli
ultimi trent’anni: praticamente tutti, quando non
erano ancora maggiorenni, sono passati sui campi
di via Arimondi. Tanti, come per esempio Edberg,
Federer o Murray, sono riusciti a superare solo
pochi turni prima di arrendersi ad avversari che
non hanno certo scritto una pagina di storia della
racchetta, per poi rifarsi con gli interessi una volta
diventati pro. Quel che è certo è che il nomignolo
di quinto Slam junior il Trofeo Bonfiglio non ce
l’ha per caso: da decenni, ormai, parteciparvi è
quasi obbligatorio per tutti i giovani talenti che
sperano di fare il grande salto. Per molti è proprio l’occasione per mettersi in mostra, come ha
fatto l’anno scorso Belinda Bencic: per la tennista
svizzera, classe ’97, la vittoria dell’edizione 2013
è stata una sorta di trampolino, che l’ha portata
di lì a poco a conquistare anche Roland Garros
e Wimbledon in versione junior. Chi l’ha potuta
ammirare sulla terra rossa milanese, non si sarà
stupito più di tanto del fatto che si è già ritagliata
un posto tra le prime 100 tenniste del mondo,
inanellando anche qualche vittoria con colleghe
illustri come Sara Errani. Ai più attenti degli ultimi anni non sarà passato inosservato il talento
di Dominic Thiem: semifinali nel 2010 e quarti
nel 2011, è oggi uno dei giovani più interessanti a
ridosso dei top 50, capace in questo 2014 di battere niente meno che Stanislav Wawrinka. Due
casi non di certo isolati, che dimostrano come
l’opportunità di assistere gratis alle partite di que-
sto torneo sin dai primi turni sia da prendere al
volo, soprattutto per gli appassionati. La 55esima
edizione che sta per iniziare avrà pochi protagonisti italiani in campo maschile, ma tra essi c’è
un pretendente al titolo. Si tratta di Filippo Baldi,
che proverà a ripetere il cammino fatto da Quinzi nel 2012. Sulla sua strada non mancheranno
ostacoli come il belga Geens e il russo Rublev,
entrambi con già esperienze nel circuito pro, ma
dovrà guardarsi anche dallo spagnolo Munar Clar,
dal brasiliano Luz (testa di serie numero 1) e dal
coreano Lee, giocatore non udente dalla nascita
che sta dimostrando come l’handicap non lo condizioni sul campo. Occhio anche ad Andrea Pellegrino, altro italiano in tabellone di appena 16 anni
e fresco vincitore del Torneo Avvenire. In campo
femminile, per la finalista dell’anno scorso Darya
Kasazkina non ci può essere altro obiettivo che
la vittoria. I pericoli arriveranno dall’est – Schmiedlova, Bolsova Zadoinov e Ostapenko su tutte – ma anche da ovest. La testa di serie numero
1, infatti, è Tornado Alicia Black, 16enne di Boca
Raton che ha già fatto parlare di sé non solo per
il nome – preparatevi mentalmente anche per la
sua sorellina Hurrycane, anch’essa tennista, miglior 12enne a livello USA – ma per i risultati tra i
junior (finale ultimi US Open) e i pro (ha già vinto un torneo ITF). Come dicevamo, non c’è modo
migliore che seguire il Trofeo Bonfiglio dagli spalti: si comincia il 17 maggio, mentre la finale sarà
il 25 sul campo centrale di via Arimondi. Per chi
non potrà essere a Milano, è possibile rimanere
aggiornati sui risultati del torneo tramite la app
Tennis Ticker e il sito www.tcmbonacossa.it. In
televisione gli internazionali d’Italia Juniores saranno su SuperTennis Tv (canale 64 del digitale
terrestre e 224 di Sky), con diretta dei match di
sabato e domenica. Sui social, invece, l’hashtag
ufficiale #TrofeoBonfiglio vi permetterà di non
perdere nessun aggiornamento, foto o commento
su quello che succede nei match tra i campioni
di domani.
02. Belinda Bencic,
tennista svizzera
vincitrice nel 2013.
03. Filippo Baldi, classe
‘96, punta quest’anno
alla vittoria finale.
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style
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Exotic shirts
La stampa estiva per eccellenza?
Eccentrica, a fiori d’ispirazione tropicale.
persol
Occhiale da sole “il Gangster” della
capsule collection Noir Edition.
Henry Cottons
Ami
Antony Morato
Camicia in cotone con collo francese.
Camicia button-down in lino e cotone.
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Blazer in nylon tecnico, ideale per
le temperature di mezza stagione.
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Pantaloni di cotone con tasche
profilate e risvolto in fantasia tartan.
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Sneakers in tela di cotone e suola
in gomma effetto used.
La collezione Prada uomo primavera estate 2014 gioca
sul cliché esotico. Un paradiso tropicale ma dall’aspetto
minaccioso e un po’ inquietante, che evoca atmosfere
hawaiane alla vigilia dell’attacco a Pearl Harbor.
di Luigi Bruzzone
44
45
style
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Flavio Abati
Sportswear d’élite
Come destreggiarsi nel difficile mercato dell’abbigliamento casual e sportivo in
tempi di crisi? Ce lo spiega Flavio Abati, fondatore e presidente di Indas Srl, che
punta tutto sul marchio Etiqueta Negra per conquistare i mercati emergenti.
di Giuliano Deidda
Foto di Matteo Brogi
La storia di Flavio Abati, fondatore e
presidente della Indas Srl di Medolago
(BG), è quella di un imprenditore consapevole e attento. Da quando trasformò nel 1978 il Gruppo Tessile Abati in
azienda specializzata nella produzione
di maglia e tessuti di spugna, fino a farla
diventare oggi leader nella produzione
di sportswear, Abati ha affrontato una
sfida dopo l’altra. È alla Indas, per esempio, che si deve l’esplosione globale di
La Martina negli anni duemila. Uno
degli effetti collaterali è stato anche
quello di aver fatto diventare trendy
una delle passioni dello stesso imprenditore, il polo. Non stupisce, dunque,
che il passo successivo, Etiqueta Negra
Polo & Sportswear, l’attuale brand di
punta dell’azienda, sia anch’esso legato
a quel mondo anche se con parecchie
differenze.
Indas è tradizionalmente indirizzata
allo sportswear di alto livello. Come è
cambiato questo segmento e il mercato
dall’esordio di Etiqueta Negra?
Il mercato è completamente diverso in
generale. L’Italia, la Francia e la Spagna,
nostri paesi di riferimento, stanno subendo una crisi dall’evoluzione incerta. La conseguenza immediata è che
gli utenti fanno molta più attenzione a
quello che spendono. Questo ci ha sicuramente penalizzato, ma anche stimolato a guardare a nuove possibilità, per
esempio in Medio Oriente e in Russia.
A questo proposito, voi avete sempre
puntato molto sull’Europa, ma ultimamente vi state indirizzando verso
nuovi mercati. Come cambiano le strategie, sia in termini di comunicazione
che di retail?
46
Sicuramente stiamo lavorando per rafforzare il marchio Etiqueta Negra attraverso l’apertura di flagship store, sia nel
nostro paese, che in Europa. L’ultimo
monomarca è stato inaugurato a Zurigo, perché la Svizzera è un mercato
molto interessante, mentre nel secondo
semestre dell’anno sono previste nuove
aperture in Germania, in Kuwait e negli
Emirati Arabi. Stiamo anche prendendo accordi con un partner commerciale importante in Russia, ma non posso
dire di più. Sicuramente continuiamo a
proporre prodotti di alto livello, per un
target appropriato, l’unica differenza è
che ci stiamo concentrando su nuovi
mercati. Con la collezione primavera
estate 2015, che presenteremo al prossimo Pitti Uomo, aspiriamo a entrare
in modo massiccio anche in Estremo
Oriente, grazie a nuove partnership
con grossi distributori locali. India,
Cina e Giappone sono delle realtà diverse dall’Europa dal punto di vista del
modo di fare shopping, nelle quali è
fondamentale la presenza nei mall giusti per il brand.
Quindi abbandonerete progressivamente l’Europa?
Assolutamente no. La presenza di boutique monomarca in location chiave è
essenziale per l’immagine del brand.
Prendiamo ad esempio il negozio di
Milano, nella perfetta cornice di via
de Tocqueville, in un’area pedonale
frequentatissima. Funziona benissimo, sotto tutti i punti di vista, attirando sia chi abita in città sia turisti. Per
questi motivi la prossima apertura sarà
a Mègeve in Francia, e stiamo facendo
delle ricerche su Parigi.
Qual è la storia di Etiqueta Negra?
Il marchio ha origini argentine, ovviamente legate al polo. Abbiamo acquisti
la licenza per l’Europa e l’Asia e abbiamo creato la prima collezione nella
primavera estate 2010. Mentre chi gestisce il marchio in America realizza un
prodotto molto classico, noi abbiamo
deciso di puntare su quello che facciamo meglio, uno sportswear cittadino
di alto livello, per quegli uomini adulti
che amano uno stile di vita raffinato ma
non formale. L’eleganza e la discrezione sono alla base dello stile dinamico
e contemporaneo di Etiqueta Negra.
L’ispirazione arriva da mondi che conosciamo e di cui siamo appassionati,
il polo, naturalmente, e le competizioni
di auto d’epoca. Si tratta in entrambi
i casi di sport considerati d’elite, nei
quali il concetto di stile include la sana
competizione e il fair play.
In entrambi i campi potete vantare
delle partnership importanti. Ci sono
novità all’orizzonte, da questo punto
di vista?
Per quanto riguarda il polo, Etiqueta
Negra è lo sponsor ufficiale dell’Ellerstina, il team più forte al mondo, ma è
nel mondo automobilistico che stiamo
investendo di più. Siamo infatti coinvolti in tutti i principali eventi mondiali legati alle auto storiche, primo
tra tutti il Gran Premio Nuvolari del
quale siamo official sponsor. Inoltre, da
tre anni vestiamo il team Audi al Campionato Italiano GT 3, mentre sono in
corso delle trattative con dei piloti di
Formula 1, per cui tra breve Etiqueta
Negra potrebbe apparire su nuovi importanti circuiti.
47
design
design
Design per uomini
Piero Lissoni ha affermato che la nuova
cucina in legno e acciaio “è diventata
uno spazio per gli uomini”. Sarà vero?
Moroso - Double Table
Tavolo + tavolo = doppio tavolo. È la semplice equazione usata dal designer
Jörg Schellmann per creare un tavolo in legno e metallo.
www.moroso.it
Riva 1920 - Temperino
Un “fuori scala”, pensato da
Alessandro Guidolin, uno sgabello/
Design double face
panca in legno di cedro profumato
con elementi decorativi in metallo.
www.riva1920.it
Caldo e freddo, liscio e ruvido, morbido e duro. Una delle nuove
tendenze del design è dettata dal contrasto tra due materiali, il legno
e il metallo, dalla natura e dalla sostanza completamente differenti.
di Davide Rota
Open è la nuova
cucina progettata
dall’architetto Piero
Lissoni per Boffi. Un
monoblocco in acciaio
con zona cottura,
lavaggio, tagliere
centrale e due cassetti
di servizio.
48
Una delle ultime tendenze in fatto di design non
è legata a grandi rivoluzioni in campo ingegneristico o a nuovi materiali nati da anni di ricerca.
È una tendenza ben più low profile e che negli
ultimi anni ha preso sempre più piede, assumendo
man mano una propria identità, rivelandosi in tutto il suo splendore durante l’ultima edizione del
Salone del Mobile di Milano. Un ritorno al passato, che trova forse le sue radici nelle lavorazioni
artigianali tanto care al nostro modo di intendere il design contemporaneo e che si esprime oggi
con oggetti e arredi nati dal giusto mix di legno
e metallo. Se Micheal Thonet, il famoso ebanista
creatore di una tra le più celebri e rivoluzionarie sedute al mondo, non avesse sperimentato e
inventato un nuovo metodo di lavorazione del
legno, certamente molti degli oggetti creati oggigiorno non sarebbero possibili. E proprio a lui e
a tanti altri “rivoluzionari” del design, i nuovi oggetti sembrano inconsapevolmente fare omaggio,
provando però ad andare oltre, accostando differenti materiali e differenti lavorazioni e riuscendo a ottenere un risultato omogeneo e dal forte
impatto emotivo. Il metallo e il legno sono due
materie completamente differenti, sia nell’aspetto
sia nella tipologia di lavorazione, così come nelle
sensazioni che donano al tatto e alla vista. Eppure, quando accostate, assumono un effetto quasi
omogeneo diventando un tutt’uno e rappresentano, a detta di molti, una delle migliori accoppiate degli ultimi anni. Un fenomeno che non si è
soffermato solamente al mondo dei complementi
d’arredo e dell’oggettistica (dove già negli anni
passati aveva mostrato buoni risultati), bensì ha
trovato, durante la kermesse milanese, un campo
particolarmente fertile all’interno dei padiglioni
della cucina e in generale dell’arredo contemporaneo. Dai brand più affermati alle nuove aziende
che cercano di farsi largo nel mercato, quasi tutti hanno seguito il trend e proposto mobili dalla
doppia personalità, adatti per un ambiente sobrio
ed elegante ma anche per vestire gli interni più
contemporanei e attenti alle mode.
Se dovessimo premiare la migliore coppia dell’anno – gossip a parte – il duo legno + metallo non
avrebbe rivali sul red carpet del design.
B&B Italia - Almora
Porta il nome della regione indiana dalla quale si gode una vista mozzafiato
Formabuona - Urban Bike
sull’Himalaya, la nuova poltrona progettata dal duo Doshi Levien.
Bicicletta costruita a mano da Selva con un telaio monoscocca in
www.bebitalia.com
legno zebrano, anima in ciliegio e finiture in acciaio e Teak.
www.formabuona.com
Manutti - Air
Il nuovo divano per l’outdoor presentato dal famoso brand belga nasce dall’accostamento di una base
in acciaio e un piano in legno Iroko.
www.manutti.com/it
49
wheels
wheels
Il lusso dell’auto... fuori il garage
Con un export che si aggira al 46% del fatturato, l’arredamento per il nostro paese rimane ancora
un punto di riferimento. Non a caso, dunque, i brand automotive si affidano sempre più spesso ai
designer italiani per un prodotto di eccellenza: possibilità in più per farli entrare nelle case e nel
cuore dei facoltosi, oltre che, certamente, al Fuorisalone, dove una regola conta più delle altre. Esserci.
di Ilaria Salzano
02
03
01
01. La collezione Aston
Martin Interiors è
rigorosamente made in
Italy, capace di ispirare
il pubblico dei designaddicted attraverso
la declinazione degli
stessi valori che hanno
costruito il successo
del prestigioso marchio
automobilistico.
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Se non ci sei, sei fuori. E soprattutto quest’anno,
dove la Design Week milanese è stata per gli extra
settore, specie quello delle quattro ruote, la vetrina mancante nelle concessionarie sempre più
vuote e l’attesa passerella in quei saloni decennali
che ormai hanno chiuso i battenti: un’occasione
nobile per i vari marchi di continuare a dire la loro.
Ovviamente aprendo le porte questa volta non ad
abitacoli sempre più minimal e ingegnosi, ma alla
propria concezione di abitazione, che anche senza
l’aiuto di motori super potenti hanno stupito il
pubblico giocando con creatività, design e qualità
inconfondibile. La formula in fondo è sempre la
stessa, qui con una sola differenza: i prezzi rispetto alle vetture si fanno molto più accessibili, tanto che nessuno si azzarda a pronunciare la parola
crisi e l’atmosfera, sempre carica di charme e contornata di inviti, ospiti, cocktail e preview, diventa
il regno perfetto dove chi vi partecipa potrebbe
anche portare a casa, perché no, una “Maserati” a
sera… Certamente all’ingresso, a piazza del Tricolore, non mancano le strafilanti Quattroporte
per chi ancora non ha assaporato il gusto di met-
terne le mani sul volante. Anche se poi a fare da
padrona all’evento Maserati, che già dallo scorso
anno ha scelto Zanotta per la sua Lounge Chair, è
stata la capsule collection, progettata dai designer
italiani Ludovica e Roberto Palomba: i tre nuovi
elementi d’arredo, il pouf in aggiunta alla Lounge,
la sedia Corina e il tavolo scrivania Maestrale,
sono stati ispirati allo stile delle celebri vetture,
cercando di trasmettere sin dagli sketch ciò che
entrambi i brand condividono, ovvero la concezione della velocità, che è in primis “nel pensiero
in movimento”. Naturalmente ispirata al mondo
dei motori, anche la collezione di Tonino Lamborghini (azienda vicino al gruppo automobilistico),
realizzata con la Formitalia Luxury Group: per il
2014 il marchio propone grintosi pezzi d’arredo
per la casa e l’ufficio, come il divano e il mobile
bar della collezione Long Beach, rivestiti in pelle
da colori nuovi e avvolgenti, su cui appare centrale il famoso logo del toro. Che si voglia sempre un
po’ ricordare la parentela tra Tonino e Ferruccio
(il padre, fondatore del marchio automotive)?
Anche per Aston Martin arrivano news firmate
Formitalia Luxury Group. Nuovi divani dalla linea
pulita e ben definita per quattro sedute di gran
comfort, grazie al rivestimento in morbida pelle
arricchiti da cuscinatura in lana casentino: tutto
per riprodurre lo charme di altri tempi che solo le
loro automobili sono ancora in grado di regalare.
Non uno stand come tanti, invece, quello di Bentley: per la presentazione della “Bentley Home”, il
brand ha voluto che la clientela vivesse lo stile del
marchio in una vera e propria casa inglese: realizzata in collaborazione con Luxury Living Group,
la collezione installata in più stanze è composta
dal divano e dalla poltrona Butterfly trapuntata a
rombi, dalla seduta Kensington Royce in pelle in
trama cangiante e dalla sofisticata camera da letto
con grande baule in radica. Oltre agli stessi materiali utilizzati negli interni delle auto c’è anche la
medesima cura delle lavorazioni, tanto che è possibile allo stesso modo rilassarsi davvero a bordo
di una Bentley anche senza chiavi in mano.
Guarda avanti ma senza dimenticare la tradizione artigianale anche l’offerta di Jaguar, il DCJ Table. Progettato dal designer Vincenzo De Cotiis,
il tavolo è interamente in alluminio, materiale
che rappresenta il futuro dell’architettura automobilistica del marchio inglese. L’opera però è
stata lavorata con uno dei metodi più antichi al
mondo per ottenere una finitura lucida, una satinata e una grezza. Ne è venuto fuori un ottimo
connubio tra passato e innovazione che, come
tutti i prodotti del giaguaro, spicca per creatività.
Se alla genialità non c’è mai fine, BMW ha colto
l’occasione per spronare i talenti made in Italy di
domani con la seconda edizione di BMW Creative Lab: quest’anno un nuovo tema, “Apparel design for smart mobility”. L’idea in parole povere è
stata quella di sfidare i giovani designer a trovare
soluzioni per un abbigliamento multifunzionale
così da muoversi dall’automobile ai mezzi pubblici, dalla bicicletta al marciapiedi, in perfetto
comfort. Uno studio nello stile proprio per farci
rendere conto di quanto è importante correlarci
con l’ambiente: il vero lusso, collezioni a parte, è
quello di potersi sentire a proprio agio sempre.
Un concetto semplice, rielaborato con creatività.
E sopraffino, in questo ambito, più che mai.
02. Lo scrittoio
Maestrale disegna un
volume pulito e lineare.
La commistione dei
materiali e l’esclusività
della lavorazione
rimandano all’idea
dell’artigianalità, terreno
comune per Zanotta e
Maserati.
03. Al Fuorisalone
Bmw unisce design per
la mobilità e fashion
design lanciando la
sfida ai giovani creativi
italiani.
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hi tech
hi tech
Vacanze tech
Qualche consiglio su cosa mettere
di “tecnologico” nella nostra valigia.
Leitz - Privacy Case
Esclusiva custodia multifunzione per iPad: protegge, offre un
valido supporto e mette al riparo i nostri dati, grazie allo schermo
oscurante integrato che previene le sbirciatine laterali.
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GADGET PER L’ESTATE
Nella borsa delle vacanze, audio e video la fanno ancora da padrone,
ma in versione smart/compact. Con alcuni, indispensabili, accessori.
Tonino Lamborghini - Quantum ML-01
di Paolo Crespi
La nuova linea di auricolari in-ear coniuga design e
qualità del suono, caratterizzato da bassi profondi e
da un trasmissione vocale espressiva.
Con l’arrivo dei primi
caldi, la camera GoPro
Hero3 aumenta la
sua versatilità con
una nuova gamma di
supporti e accessori
dedicati alle attività
nautiche: surf, vela, sup
e non solo.
52
Cuffie e speaker, schermi touch e obiettivi. Più un
certo numero di cover e “scafandri” hi-tech per i
nostri preziosi gadget in versione globetrotter. A
questo si riduce, anche in termini volumetrici, la
dotazione tecno che vorremmo avere in vacanza.
Dove non mancheranno gli strumenti audio/video, pur se integrati negli smartphone tuttofare
di nuova generazione, che permettono di creare,
editare e riprodurre fedelmente musica e immagini di qualità e quantità più che sufficienti ad accompagnarci nelle varie trasferte estive, senza mai
farci sentire la nostalgia di casa. È il bello della
mobilità, che delocalizza i nostri dati, sostituendo
le memoria degli hard disk con il cloud, e favorisce la reductio ad unum (tipicamente il cellulare
o il minitablet) dell’intelligenza e delle funzioni
prima distribuite fra numerosi dispositivi separati:
dal lettore mp3 alla fotocamera compatta, dalla
console di gioco al riproduttore di film, fino al
navigatore satellitare. Improvvisamente ci accorgiamo di non averne più tanto bisogno, a patto
di poter giurare sulle prestazioni e l’efficienza di
quell’unico oggetto da cui non ci separiamo mai
e che ha, in teoria, due soli talloni d’Achille: la
durata quasi mai ideale delle batterie e l’instabilità della “copertura”, da cui, derivano, una serie
di antipatiche conseguenze. Grazie all’audio compresso, al video in HD, alla velocità dei microprocessori e alla brillantezza dei nuovi touchscreen,
quale che sia la sorgente, i nostri contenuti sono
sempre all’altezza della situazione. Se però non
vogliamo rinunciare ai benefit della multimedia
experience, ecco che alcune periferiche di lusso
tornano a farci comodo e a occupare gli scomparti
più pregiati del nostro bagaglio a mano tecnologico. Specie sul versante audio: da un lato diffusori
portatili di marca in grado di reggere lo streaming
per la condivisione musicale mediante affidabile
collegamento Wi-Fi o Bluetooth, dall’altro auricolari e cuffie a cancellazione di rumore per esaltare il suono nell’ascolto individuale. Della partita
sono anche le custodie e i supporti 3.0, che ci consentono di proteggere e migliorare l’ergonomia di
tablet e telefonini Apple vs “resto del mondo” o
di videocamere di culto come la GoPro, impiegata oggi nelle attività più disparate, dalle riprese in
immersione alle registrazioni dei concerti o dei dj
set dell’estate. Ma anche qualche riserva energetica per i nostri device non sarebbe male, in attesa
(2016?) di Storedot, la rivoluzionaria batteria per
cellulare che si ricarica in soli 30”, annunciata a
metà aprile da una start-up israeliana.
www.toninolamborghini.it
Loewe - Speaker2go
Speaker portatile con due altoparlanti e subwoofer integrato. Bluetooth e
tecnologia NFC permettono una vasta gamma di connessioni outdoor.
www.loewe.it
Trio - Pulsar 5
Il nuovo phablet Android con
schermo capacitivo da 5.5” è molto
sottile, leggero, curato nei dettagli e
con una ricca dotazione di accessori.
Canon - EOS 100D
Ideale per la visione di film in viaggio.
Versione bianca integrale per la fotocamera reflex digitale APS-C
www.triohq.com
più piccola e leggera in commercio. Lo stabilizzatore ottico
garantisce foto e video sempre nitidi.
www.canon.it
53
WEEKEND
WEEKEND
l’isola (quasi) deserta
Un viaggio fuori stagione a Formentera, la più luminosa delle
Baleari. Quando l’isola non è invasa dai turisti, le spiagge
sono per pochi e il clima mite la rende perfetta per chi ha già
voglia di mare.
di Elisa Zanetti
regate e maratone
Se amate la corsa iscrivetevi alla
sesta edizione della Mezza Maratona di Formentera: la competizione
si terrà il 17 maggio e dal faro
della Mola arriverà fino al porto
della Sabina; dal 23 al 25 maggio,
invece, le acque cristalline dell’isola
saranno solcate dalle barche a vela
che prenderanno parte alla quinta
regata Estrella Levante.
02
01
01. Cala des Mort è fra
le più piccole spiagge
dell’isola, nascosta e
poco segnalata, con
le sue casette dei
pescatori e le scogliere
basse è un vero
gioiello.
Foto courtesy Patronat
de Tourisme de
Formentera.
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È così piccola che tutte le strade portano al mare
e l’azzurro del cielo e dell’acqua vi circondano in
qualsiasi punto vi troviate. Definita l’ultimo paradiso del Mediterraneo per le sue spiagge incontaminate e per le politiche ambientali che l’hanno
protetta da una cementificazione selvaggia, Formentera è la meta ideale per un weekend fuori
stagione. A un’ora e mezza di volo da Milano, in
primavera l’isola si mostra fiorita e quasi deserta,
in una veste sconosciuta a chi è abituato a frequentarla in piena estate, quando il paesaggio è
decisamente meno verde e le presenze sull’isola
dai 10 mila abitanti residenti sfiorano quota 35
mila. Godetevi la traversata in traghetto da Ibiza stando all’aperto e, quasi giunti al porto della
Sabina, ammirate la bellezza dei pini che si protendono sulla spiaggia: capirete perché gli antichi
Greci chiamarono Ibiza e Formentera le “Pitiuse”,
ovvero le isole fra i pini.
Se amate lo sport potete muovervi in bicicletta, a
Formentera tutto è a portata di pedale (la superficie è di 83 kmq e nel suo punto più lungo misura
19.5 km). Perfetta per sport acquatici (windsurf,
canoa, vela e immersioni) ed escursioni a piedi
o in bici (esistono 19 itinerari, provate quello di
Sa Pujada, la vista dall’alto ripagherà ogni fatica),
Formentera ha come principale attrattiva il mare,
che in questo angolo di Mediterraneo si offre in
tutte le sue sfumature di turchese e verde acqua,
difficilmente ritrovabili altrove.
Per chi ama stare sulle rocce sono imperdibili il delizioso porticciolo di pescatori di Es Caló
(fermatevi a pranzo nell’omonimo ristorante), la
poco conosciuta Cala en Baster e le rocce argillose
nei pressi di Cala Saona: il contrasto fra il rosso
acceso della terra e l’azzurro del mare vi toglieranno il fiato. Chi ama invece le lunghe distese di
sabbia può perdersi fra le piccole insenature che
corrono lungo i 1500 metri della spiaggia di Levante, oppure raggiungere la costa di Migjorn per
raccogliere conchiglie a S’Arenal (qui il mare è
sempre calmo) o bere un aperitivo al tramonto al
Piratabus. Per un pranzo veloce c’è il chiosco Bartolo, una palafitta sul mare dove a maggio si può
gustare la tortilla di asparagi selvatici dell’isola;
una volta lì approfittatene per visitare la nascosta
Cala des Mort (vi si accede solo attraverso una
scala scavata nella roccia).
La sera raggiungete Es Pujols per un po’ di vita
notturna: al ristorante Pizza Pazza potrete chiacchierare davanti a un buon piatto con i primi
italiani sbarcati sull’isola e scoprire com’era Formentera quasi 30 anni fa, quando pochi la conoscevano. Godetevi poi una hierbas, il tipico digestivo alle erbe, in uno dei tanti baretti del centro
e passeggiate sul lungomare fra le bancarelle degli
artigiani (la domenica li ritrovate al coloratissimo
mercatino hippie della Mola). Per una cena sul
mare scegliete invece Es Molí de Sal, storico ristorante situato all’interno di un mulino, un tempo
appartenuto alle saline locali. La sua terrazza si affaccia sulla riserva di Ses Illetes, le isolette, uno dei
luoghi più belli dell’isola. Visitare questa spiaggia
fuori stagione è un vero privilegio: potrete evitare
l’odiosa coda sotto il sole all’ingresso e l’eccessiva
calca che ad agosto la caratterizzano. Per una prospettiva diversa di questa stretta lingua di terra
(l’ampiezza massima è di 50 m) nuotate fino a
uno degli isolotti che si stagliano di fronte a voi,
oppure percorretela a piedi, concedendo un po’ di
attenzione alla sabbia sotto i vostri piedi: i frammenti di corallo rosa le regalano una colorazione
unica. Punto più settentrionale dell’isola, Illetes si
estende circondata dal mare sia sulla sponda di
ponente che di levante, creando un sentiero naturale sull’acqua. Spostatevi con poche cose, a Formentera non occorre molto (se volete potete fare
a meno anche del costume, tutte le spiagge accolgono i nudisti), sarete più comodi per guadare Es
Pas, il punto che collega Formentera a Espalmador, un’isoletta disabitata di soli 3 kmq.
Se cercate totale relax potete alloggiare fra i pini
de La Hacienda, oppure ascoltare il rumore delle
onde al Gecko Club o al Talaya, chi invece non
vuole rinunciare alla spa scelga Es Mares, nella
graziosa piazza di San Francesc.
Per la vostra vacanza nessuna conclusione può essere più magica di una gita al faro di Cap de Barbaria: quando la stretta strada immersa nel deserto
di roccia a un tratto vi catapulterà nell’abbraccio
del mare e dell’orizzonte terso non potrete che
sentirvi in pace con il mondo.
02. Il mulino Den
Jeroni (XIX sec.) è
uno dei cinque mulini
ancora visitabili. Sotto il
dominio romano l’isola
era conosciuta come
Frumentaria, “terra
del grano”, da qui
Formentera.
Foto courtesy Patronat
de Tourisme de
Formentera.
55
WELLNESS
wellness
Effetto bronze
Al mare come in città, l’imperativo è
coccolare la pelle prima di abbandonarsi
al sole, per garantire un’abbronzatura
caraibica ed evitare bruciature.
Benessere detox sotto il sole
Tintarella a macchia di leopardo? No, grazie. Per ottenere un’abbronzatura omogenea
e duratura, i beauty tip sono rituali detossinanti e massaggi dall’azione idratante.
di Simona Lovati
Tutti pronti ai nastri di partenza. Per chi non vuole correre il rischio di farsi trovare impreparato
all’appuntamento con la bella stagione e l’inevitabile prova costume, il countdown è già iniziato. Oltre a dare battaglia a girovita prominente,
inestetismi da cellulite & co., la prerogativa indispensabile è prendersi cura della nostra pelle, preparandola a una corretta esposizione solare, per
evitare scottature, screpolature, favorire l’abbronzatura con rituali ad hoc e assicurarsi un effetto
“bonne mine” da dieci e lode.
Per questo motivo, le Spa delle migliori strutture
alberghiere, da nord a sud della Penisola, hanno
studiato la mise en place di pacchetti e trattamenti speciali, per concedersi un fine settimana “riparatore”, in previsione dei mesi più hot dell’anno.
Il primo passo per dare ufficialmente il benvenuto all’estate è dire addio a cellule morte e tossine
depositate sullo strato più superficiale dell’epidermide, grazie a un soin esfoliante, che sfrutta le
proprietà di ingredienti naturali, quali sali marini,
noccioli frantumati di oliva e albicocca, e ancora,
56
micro-sferule di jojoba ed erbe aromatiche tritate.
In questo modo, tramite un massaggio dalle manovre lunghe, profonde e ossigenanti, è possibile
liberare la cute da tutti i residui, particelle di inquinamento comprese, rigenerare i tessuti e stimolare il turnover cellulare. Dopodiché si passa
alla fase di idratazione, con prodotti a base di attivi
ammorbidenti e vellutanti, che ripristinano il film
idrolipidico della pelle e il suo ruolo di barriera
protettiva che può essere stato alterato dall’azione del gommage. Le sostanze vedette sono gli oli
– di produzione locale, come quello d’oliva e di
mandorle dolci, oppure esotici, per esempio, l’olio
di Tiaré, e l’olio di bambù – ma anche prodotti
contenenti vitamine A ed E, collagene ed elastina,
che apportano tonicità e turgore.
Riflettori puntati sul viso, una zona un po’ trascurata durante il periodo estivo, ma che si merita
tutta la nostra attenzione. Il segreto sono estratti
pregiati e ricercati, in grado di purificarla, illuminarla e attenuare le antiestetiche discromie cutanee.
Hotel Hassler Roma
Hotel Resort & Spa Baia Cad-
Hotel Terme Mioni Pezzato & Spa
Con vista sulle cupole e sulla scalinata
dinas
Ad Abano Terme (PD), per uniforma-
di Trinità dei Monti, l’Amorvero Spa
A Golfo Aranci (OT), il massag-
re l’abbronzatura, il “Soin écosystème
delizia i suoi ospiti con il Bali Coffee
gio esfoliante salino è un peeling
bronzage intense” prevede uno scrub
Scrub, un sapiente mix per purificare
stimolante, eseguito con un mix di oli
corpo delicato per rendere la pelle
le cellule cutanee e dare battaglia ai
e sale marino, per esibire una pelle
luminosa, seguito da un massaggio al
radicali liberi.
setosa, pronta per la tintarella.
latte di bambù, ricco di silicio.
www.hotelhasslerroma.com
www.clubres.com
www.hotelmionipezzato.com
Doubletree by Hilton Acaya Golf
Hotel Adler Thermae Bagno
Il San Pietro di Positano
Resort
Vignoni
Con vista sul Golfo di Positano, si può
Il pacchetto si chiama Re Oliva e
La Val d’Orcia sorprende con Carez-
approfittare di un soin viso esclusivo
include accesso al centro benessere,
ze al Geranio, composto da un’esfo-
firmato La Prairie, che si avvale di oro
alle due piscine, al fitness centre, uno
liazione e un bagno caldo al miele,
e caviale. Un inno alla luminosità e
scrub con noccioli di oliva tritati e
malva, karkadé e olio essenziale di
alla morbidezza per farsi baciare dal
soin all’olio di oliva biologico pugliese.
geranio, per infondere idratazione.
sole della Costiera Amalfitana.
www.acayagolfresort.com
www.adler-resorts.com
www.ilsanpietro.it
57
overseas
overseas
la "scozia" del pacifico
Tanto lontana quanto affascinante, la Nuova Caledonia possiede un patrimonio
naturale e culturale unico nel suo genere, in cui infradito, baguette e speroni
convivono in armonia.
sul web
it.visitenouvellecaledonie.com
www.starwoodhotels.com/LeMeridien
www.paradisouvea.com
di Andrea Zappa
03
02
01
01. Il faro di Cap
N’Dua. Situato
all’estremità della
regione Grand Sud si
trova all’interno di una
riserva naturale di rara
bellezza.
Foto di Martial
Dosdane/NCTPS.
58
Strano a dirsi ma tutti i paesi che contengono nel
proprio nome l’aggettivo “nuova” davanti, sembrano possedere un pizzico di fascino in più. Sono
spesso lontani, incontaminati o quasi, e ospitano
bellezze naturali che lasciano senza fiato. La Nuova Caledonia rientra a pieno titolo nella categoria:
situata nel cuore del Pacifico del sud, vanta la laguna più grande del mondo, dichiarata nel 2008
Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, e la sua capitale, Noumea, soprannominata “la piccola Francia del Pacifico”, ricorda lo stile glamour e vitale
di Cannes. La paternità del nome va attribuita
al capitano James Cook che la scoprì nel lontano 1774, e che decise di chiamarla così quando
scorse per la prima volta l’isola principale (Grande Terre), poiché gli ricordava le colline della sua
Scozia (battezzata dai romani con il nome di Caledonia). Sicuramente il navigatore inglese doveva avere molta nostalgia di casa. L’arcipelago che
conta oltre a Grande Terre anche le isole di Bélep,
di Loyauté e la splendida isola dei Pini, è circondato dalla seconda barriera corallina del pianeta. Un
vero paradiso per gli amanti delle immersioni che
devono abituarsi a convivere con più di mille specie di pesci, oltre a 300 tipi di corallo che ornano
l’intera “architettura” della barriera, fatta di tunnel, volte, canyon e grotte. La Nuova Caledonia,
nata inizialmente come colonia penitenziaria francese, è oggi un vero mix di popoli e culture e, per
capirne lo spirito cosmopolita, basta passare una
giornata nel colorato mercato che anima ogni giorno fin dall’alba, la Baie de Moselle, lungo la quale
si sviluppa il centro della capitale. Qui, un melting
pot di razze si ritrova ogni mattina per comprare e
vendere. Non da meno la Place de Cocotiers, che
ospita tutti i giovedì spettacoli e concerti di ogni
genere. Prima di abbandonare Noumea è d’obbligo, anche per conoscere meglio la storia del paese,
una visita al Centro Culturale Tjibaou, progettato
da Renzo Piano nel 1998 e dedicato all’etnia autoctona dei kanak. Chi invece non ama mettere
la testa sott’acqua, può farsi un’idea di ciò che si
perde ricercando Nemo nei 2250 metri quadrati dell’Aquarium des Lagons. Alla sera, invece, si
possono gustare specialità melanesiane o della cucina francese nei diversi locali del vivace Quartiere Latino, nell’Anse Vata e nei pressi delle spiagge
della Baie des Citrons. Ma se si vuole incontrare
il non plus ultra delle mezzelune di sabbia bianca
bisogna fare rotta verso l’isola dei Pini, affondando
i piedi nel “talco” delle baie di Kuto e Kanuméra,
considerate tra le più incantevoli di questo emisfero. Da queste parti non è insolito trovarsi a nuotare con i delfini. L’isola, situata a 50 chilometri
dalla Grande Terre e collegata a Noumea con voli
diretti e traghetti, è infatti un’immensa riserva marina. Il suo nome deriva dagli alti Pini Colonna (40
metri circa) che la ricoprono, fin quasi a buttarsi
nell’oceano. Per chi vi sbarca ed è alla ricerca di un
ricordo indimenticabile, l’Hotel Le Méridien Ile
des Pins, circondato da alberi di cocco e delimitato dalla laguna blu turchese della baia d’Oro, offre
20 camere superior e deluxe e 29 bungalow-suite,
oltre a un centro termale e una piscina a bordo
mare che lascia incerti sul da farsi: meglio quello
“vero” o quello “finto”? Di grande fascino anche le
isole di Loyauté: Ouvéa, Lifou e la selvaggia Maré.
Tre oasi di relax in cui pace e tranquillità regnano sovrani. La costa occidentale di Ouvéa vanta
la spiaggia di Mouli, inserita a livello internazionale nella top ten delle più belle al mondo: ben
25 chilometri ininterrotti di sabbia bianchissima.
Qui sorge, in perfetta armonia con la natura circostante, l’Hotel Paradis d’Ouvéa, il cui nome è già
una garanzia. Da visitare anche Lifou, la maggiore,
che si fregia di una barriera corallina a tre strati
e propone innumerevoli escursioni, come quelle
alle imponenti scogliere di Jokin Cliffs o alla piantagione di vaniglia di Mucaweng. Nel caso in cui
troppo colore turchese e trasparenze cristalline vi
abbiano stancato gli occhi, ritornando a Grande
Terre, si può decidere di andare alla scoperta del
suo insolito entroterra occidentale, dove i calchodes, i bianchi della Nuova Caledonia, si sono creati
nel corso dei secoli una propria cultura che ricorda
molto le realtà texane o dell’outback australiano.
Da queste parti, sembra assurdo dirlo, vanno più
di moda gli stivali da cowboy che le infradito, e
non stupitevi se al fianco della strada vi capiterà di
incrociare mandrie di mucche con al seguito veri
buckaroo che vi salutano con un cenno al cappello. Non mancano fiere di paese, musica country e
rodei. Tra i più frequentati quello di Pouembout
a luglio, e quello di Bourail a ferragosto, quest’ultimo chiama a raccolta centinaia di persone e
prevede tra le sue attività anche corse di cavalli
e concorsi culinari. Chissà che ne penserebbe il
capitano Cook della sua “Nuova Scozia”?
02. Sono innumerevoli
le piccole isole
disabitate che
compongono
l’arcipelago della Nuova
Caledonia. Chi vuole
sentirsi un po’ come
Robinson Crusoe ha
dunque solo l’imbarazzo
della scelta.
Foto di Martial
Dosdane/NCTPS.
03. La splendida spiaggia
di Mü su Lifou, la più
grande e popolata tra le
isole Loyauté.
Foto di Eric Dell’Erba/
DIL.
59
food
food
La ricetta dello chef
ROBERTO OKABE
Roberto Okabe ha scelto di presentarci
una delle ricette più importanti di questi
primi dieci anni del Finger's.
Sono dieci anni che lo chef brasiliano di origini
giapponesi, insieme al suo socio Clarence Seedorf, ha
conquistato gli amanti del sushi e della cucina fusion
con il Finger’s. Dal 2011 si è “sdoppiato”, aprendo al
suo pubblico i 1400 metri quadri del Finger’s Garden
a pochi passi dal nuovo polo di Porta Nuova. È lì
che lo abbiamo incontrato e, davanti a un caffè, ci ha
raccontato qual è il suo approccio alla ristorazione.
Okabe Pesce Bianco Carpaccio Gazpacho
di Enrico S. Benincasa
foto di Francesco Mion
Come sono stati questi primi dieci
anni di Finger’s? Lenti, veloci, difficili,
esaltanti?
È stata un’avventura quasi cinematografica ma, a differenza di un film,
non ha certo una fine prestabilita e la
possiamo ancora migliorare. E quando
hai questa possibilità, il tempo scorre
più veloce. Sono stati anni di lavoro e
sacrificio, non sono certo mancate le
notti insonni a pensare a come risolvere i problemi. Ma sono stati dieci anni
gradevoli, fatti di soddisfazioni e conquiste, in cui abbiamo formato una famiglia di oltre 50 persone che lavorano
per il Finger’s.
È stato difficile costruire un rapporto
di questo tipo con i propri dipendenti
e collaboratori?
Ci sono persone che sconsigliano questo approccio, io ho scelto di farlo mio.
Posso dire che oggi credo di sapere quali
siano le persone di cui fidarmi. Poi sono
i miei stessi dipendenti a dirmi che, da
quando sono diventato papà, sono anche migliorato come capo. A loro ripeto
spesso questa frase: “Cerco di aiutarvi a
diventare dipendenti migliori, nello stesso
tempo voi mi aiutate a diventare una persona migliore”.
Ci sono stati dei momenti decisivi in
questi dieci anni?
È difficile fissare una data precisa, ma
c’è stato un momento nel corso del primo anno di vita del Finger’s nel quale
ho capito che avevo in mano qualcosa
60
di importante, una formula che piaceva. Da lì in poi sapevo che potevamo
solo migliorare. È stato un po’ come
nei rapporti di coppia, quando arriva
quell’istante in cui realizzi che quello
che provi per la tua (o il tuo) partner è
vero amore.
E dei piatti importanti?
Tanti, ma in questo momento mi sento di ricordare il carpaccio al gazpacho.
Penso di essere stato il primo a rivisitare il gazpacho e abbinarlo al pesce,
un “azzardo” vincente che dieci anni fa
sarebbe stato considerato forse scandaloso anche per un ristorante fusion.
Le manca un riconoscimento importante da parte della critica gastronomica?
Se ti riferisci alle stelle Michelin, mi farebbe piacere, ma al momento non è la
priorità. Oggi i miei obiettivi sono: essere contento, riuscire a pagare dipendenti, fornitori e tasse e dormire tranquillo.
Ho ristoranti che hanno circa 150 coperti, dove c’è un servizio informale e
intrattenimento: forse non proprio la
tipologia “classica” in cui rientrano la
grande maggioranza dei locali stellati,
che spesso sono più raccolti, con meno
coperti. Comunque, recentemente sono stati a trovarci gli ispettori della Michelin, vedremo in futuro.
Si sente copiato?
Certo! Io sono orgoglioso dei miei piatti e della loro originalità, ma è un dato
di fatto che tante persone che in questi
anni hanno lavorato da Finger’s hanno
poi aperto i loro ristoranti, e a loro volta altre persone che hanno lavorato da
queste hanno fatto lo stesso. Il risultato
è che in tante carte in giro per Milano
(e non solo) si posso trovare dei miei
piatti, alle volte con lo stesso nome, ma
certamente realizzati peggio.
Farete qualcosa di speciale per i dieci
anni del Finger’s?
Stiamo preparando un video omaggio
per i nostri clienti, con tutto il personale protagonista. È un progetto in cui
credo molto con il quale vogliamo far
capire che dietro a questo ristorante c’è
unione, c’è una famiglia. E anche il mio
socio Seedorf parteciperà, sono riuscito
a strappargli un sì.
Vi è mai venuta voglia di aprire un ristorante all’estero?
Ci sono state delle proposte, alcune
delle quali molto concrete. La verità,
però, è che stiamo molto bene così e
non so se c'è la voglia di incrinare questo equilibrio che il Finger’s ha raggiunto. Senza dubbio dobbiamo valutare attentamente tutti i pro e contro.
Expo è alle porte: qualche progetto?
Faremo senz’altro qualcosa, ma non da
soli. Stiamo cercando le persone giuste
tra esperti e nutrizionisti per aiutarci
a comunicare al meglio quali sono le
qualità del cibo che proponiamo. E non
è detto che questa collaborazione non
si oggettivizzi poi in una serie di nuovi
piatti.
Ingredienti per quattro persone: 250 gr di orata pulita
e sfilettata, 250 gr di ricciola pulita e sfilettata,
sesamo. Per il gazpacho: 250 gr di pomodoro
datterino tagliato a cubetti, 100 gr di mollica
pancarrè a cubetti, 60 gr di peperone rosso tagliato
a cubetti, 200 gr di olio evo, 100 gr di aceto bianco,
80 gr di polpa di cetriolo tagliato a cubetti senza
semi, 6 foglie di basilico, sale e pepe qb. Per la salsa
ponzu: 100 gr di soia, 100 gr di mirin o passito,
70 gr di aceto di riso, 10 gr di katsuobushi o bonito
essiccato, 20 gr di alga kombu, 30 gr di succo di lime.
Preparazione: tagliare a fettine di 2/3
mm di spessore l’orata e la ricciola. Per
il gazpacho: creare una marinatura con
tutti gli ingredienti, lasciare riposare 30
minuti, frullare. Per la salsa ponzu: unire tutti i liquidi in una pentola fino alla
prima bollitura. Spegnere, aggiungere
finger’s garden
A due passi dai grattacieli di
Piazza Gae Aulenti, nel cuore del
quartiere della Maggiolina, ha sede
il Finger’s Garden, il secondo –
in ordine di tempo – ristorante
milanese dell’accoppiata Roberto
Okabe-Clarence Seedorf. In
origine scuola per giapponesi e
poi tempio buddhista, l’edificio
che lo ospita si estende per 1400
mq e comprende anche un vero
e proprio giardino zen con tanto
di bonsai e laghetto con le carpe.
Interni eleganti ma non eccessivi, il
ristorante conta oltre 150 coperti e
dispone anche di un privè prenotabile per occasioni particolari.
Via Keplero 2, Milano
www.fingersrestaurant.com
l’alga kombu e il katsuobushi o bonito
essiccato, far raffreddare e filtrare.
Impiattamento: Adagiare su un piatto
il gazpacho frullato, le fettine alternate di orata e ricciola e, per chiudere,
la salsa ponzu e del sesamo per dare
croccantezza.
61
free time
free time
Da non perdere...
Una selezione dei migliori eventi che
animeranno la città nei prossimi mesi.
a cura di Enrico S. Benincasa
MIA Fair
Carroponte
Per oltre tre mesi sarà una delle
arene musicali e culturali dell’estate
milanese, dividendosi il compito
con City Sound e il Circolo Magnolia. Come sempre darà spazio a
teatro, letteratura e a diversi generi
musicali. Un esempio è proprio
l’artista che hanno chiamato per
inaugurare la stagione 2014, Loredana Berté.
Sesto San Giovanni MI
il 29 maggio
www.carroponte.org
Alfa Romeo City Sound
Camping+France
Superstudio Più - Milano
dal 23 al 25 maggio
www.miafair.it
Ippodromo del Galoppo - Milano
dal 10 giugno al 30 luglio
www.citysoundmilano.com
We Own The Night
Sono oltre 5000 le runner già
iscritte per la corsa notturna di
dieci chilometri organizzata per
il secondo anno consecutivo da
Nike. Partenza alle 21.30 da Piazza
Gae Aulenti, ma dalle 17 in poi
non mancherà la musica con Tayone e Levante. Si corre anche per
solidarietà, dato che ogni iscrizione
ricevuta Nike devolverà 5 euro al
progetto Sport Zone di Comunità
Nuova Onlus.
Partenza da Piazza Gae Aulenti
Milano
il 30 maggio
www.nike.com/weownthenight
62
Per il terzo anno consecutivo l’area
dell’Ippodromo del Galoppo diventa
un’arena concerti grazie ad Alfa Romeo
City Sound, l’evento che ha sostituito nel calendario i concerti del Milano Jazzin’ Festival. Quest’anno sono
17 i live in programma, tutti a giugno
e luglio, che compongono un ‘offerta
variegata in grado di accontentare appassionati di tutti i generi musicali e di
tutte le età. Sono previsti, infatti, i live
di leggende del rap, come Cypress Hill
(14/7) e Snoop Dog (30/7), di grandi
nomi del rock, come John Fogerty dei
Creedence Clearwater Revival (7/7),
ZZ Top insieme a Jeff Beck (30/6) e
Motorhead (24/6), e di band che potrebbero tranquillamente fare da headliner in uno dei tanti festival europei,
Nell’ambito del programma
di Photofestival, il 25 maggio a
Palazzo Giureconsulti inaugurano quattro mostre tra cui anche
Camping + France di Angelo
Ferrillo. Una retrospettiva fotografica che racconta le vacanze in
un campeggio non organizzato di
una modesta famiglia francese, che
prova a raccontare la crisi di oggi
con uno sguardo differente.
Palazzo Giureconsulti - Milano
dal 25 maggio al 12 giugno
www.photofestival.it
come Editors (20/7) e Placebo (22/7).
Non manca certo una nutrita presenza
italiana: suoneranno all’Ippodromo Davide Van Der Sfroos (13/6), Elio e Le
Storie Tese (3/7), Alessandro Mannarino (15/7), Caparezza (11/7) e Franco
Battiato: quest’ultimo porterà sul palco
i 35 elementi dell’Orchestra Filarmonica Arturo Toscanini il 17 luglio. Si può
facilmente raggiungere l’Ippodromo
con la linea rossa o in macchina, data la
vicinanza a diversi svincoli autostradali, ma chi si recherà ai concerti su due
ruote (in bici o “motorizzate”) potrà lasciare il proprio mezzo in apposite aree
allestite internamente. Si comincia il 10
giugno con una media di un live ogni
tre giorni, i biglietti sono già acquistabili sui circuiti Viva Ticket e Ticketone.
Quarta edizione per la Milano Image
Art Fair, l’evento fieristico dedicato alla
fotografia d’autore ospitato presso gli
Spazi di Superstudio Più e curato anche quest’anno da Fabio Castelli. La
manifestazione si distingue per la sua
formula, incentrata esclusivamente sul
fotografo: gli stand sono assegnati agli
artisti stessi o a soggetti che propongono un artista singolo. Per ognuno di
essi – saranno circa 180 – è presente
un catalogo a se stante, da quest’anno
in formato e-book. Gli organizzatori
sperano di superare le 20 mila presenze nei tre giorni della manifestazione,
dato registrato nell’ultima edizione del
2013. Le premesse ci sono tutte, a cominciare dal livello qualitativo che ha
raggiunto l’evento, testimoniato dalla
conferma di importanti sponsor e dalle prime “trasferte” fuori da Milano. A
gennaio, infatti, MIA ha curato la sezione fotografia presso Arte Fiera a Bologna e prossimamente, nel mese di ottobre, si svolgerà la prima edizione MIA
fuori confine a Singapore. Gli sponsor
dell’evento, oltre a essere importanti, svolgono un ruolo attivo essendo
loro stessi promotori di premi speciali.
BMW (con il brand BMW i) ha indetto,
in collaborazione con MIA e Nikon Italia, un concorso dedicato alla mobilità
sostenibile la cui premiazione avverrà
proprio durante la tre giorni fieristica.
Non mancheranno anche eventi speciali, tra cui vi segnaliamo la performance
che vedrà coinvolta Irene Grandi con i
video artist Pastis.
Daniele Papuli
Nello scenario cinquecentesco di
Casa Dugnani sono in mostra le
installazioni site specific di Daniele
Papuli, artista pugliese che da anni
si è specializzato nella scultura
utilizzando carta e materiali a essa
affini. Sia gli interni che il parco antistante saranno popolati dalla sue
opere, a metà strada tra scultura,
design e scenografia.
Galleria Casa Dugnani
Robecco sul Naviglio MI
fino all’8 giugno
www.galleriacasadugnani.it
63
secret milano
network
Puoi trovare Club Milano
in oltre 200 location
selezionate a Milano
La villa in cui Hendrix suonò il blues
Alla scoperta della villa Liberty di via Bodoni 19, zona nord-ovest di
Milano. Costruita in pieno tramonto Belle Époque e sopravvissuta ai dolorosi
bombardamenti dell’agosto 1943, questa location speciale è risorta nei vivacissimi
anni Sessanta grazie a certi inquilini-beat e a un loro ospite molto psichedelico.
di Simone Sacco
Foto di Cecilia Gatto
100 anni esatti. È questa infatti l’età
storica della villa Liberty di via Bodoni, location tuttora poco battuta dai
trendsetter meneghini ma decisamente
ricca di fascino. Siamo nella zona della
cosiddetta “Bindellina”. Da queste parti, si trova anche il ristorante Innocenti
Evasioni. E comunque il Portello e il
recentissimo quartiere di Porta Vittoria restano a pochi minuti di cammino
da questa strada. Edificata nel lontano
1914 e passata di proprietà sul finire
degli anni Trenta, se la vide decisamente
brutta negli anni ‘42/‘43 quando la città
venne bombardata dalla RAF britannica; in queste zone d’altronde sorgevano
gli stabilimenti dell’Alfa Romeo, chiaro
obbiettivo strategico/militare. L’abitante più celebre di via Bodoni 19 è stato
sicuramente Piero Montagnani Marelli,
senatore della Repubblica, vicesindaco
di Milano e medaglia d’argento al valo64
re partigiano (da qui il nomignolo “Villa dei Rossi”, assunto temporaneamente dalla costruzione per via del passato
combattente del suo proprietario). Nel
1954 venne aggiunta la torretta che
svetta sulla parte sinistra dell’abitazione e si dice che in queste stanze abbia
battuto diversi ciak lo stimato regista
Carlo Lizzani, quello di Banditi a Milano con un super Gianmaria Volonté nei
panni del rapinatore Pietro Cavallero.
Per quanto riguarda invece la mitologia pop l’Equipe 84 – uno dei nomi più
riveriti del beat tricolore – installò qua
la sua “factory creativa” sul finire degli
anni Sessanta. Le Rolls-Royce dai colori sgargianti cominciarono a fare la loro
presenza in giardino, le chitarre suonarono fino a tarda notte mentre, tra il
primo e il secondo piano, apparizioni
più o meno mitizzate (Jimi Hendrix,
Keith Richards, Anita Pallenberg, forse
Andy Warhol) fecero la loro comparsa
in quella che era diventata una tappa
obbligatoria del flower power alla milanese. Via Bodoni 19 come Haight
Ashbury a San Francisco o Abbey Road
a Londra. E nel caso di Jimi potete pure
metterci la firma, visto che il chitarrista
mancino di Seattle suonò al Piper la sera
del 23 maggio 1968 prima di trasferirsi da Vandelli e soci per un’infuocata
jam session. Ma passato quell’uragano
hippy la villa restò sempre lì, elegante,
silenziosa. Con la sua Magnolia centenaria, le sue sculture femminili e la sua
facciata impreziosita da una vetrata floreale e da fregi inneggianti alla natura.
Fino a oggi e alla sua attuale funzione
di abitazione privata più bed and breakfast che non disdegna di collaborare
con il Salone del Mobile o Piano City.
Piccola oasi di passato immersa in un
presente sempre più frenetico.
night & restaurant: Al fresco Via Savona 50 Angolomilano Via
Boltraffio18 Antica Trattoria della Pesa V.le Pasubio 10 Bar Magenta Largo
D’Ancona Beda House Via Murat 2 Bento Bar C.so Garibaldi 104 Bhangra
Bar C.so Sempione 1 Blanco Via Morgagni 2 Blue Note Via Borsieri 37
Caffè della Pusterla Via De Amicis 24 Caffè Savona Via Montevideo 4
California Bakery Pzza Sant’Eustorgio 4 - V.le Premuda 449 - Largo
Augusto Cape Town Via Vigevano 3 Capo Verde Via Leoncavallo 16
Cheese Via Celestino IV 11 Chocolat Via Boccaccio 9 Circle Via Stendhal
36 Colonial Cafè C.so Magenta 85 Combines XL Via Montevideo 9 Cubo
Lungo Via San Galdino 5 Dada Cafè / Superstudio Più Via Tortona 27
Deseo C.so Sempione 2 Design Library Via Savona 11 Elettrauto Cadore
Via Cadore ang. Pinaroli 3 El Galo Negro Via Taverna Executive Lounge
Via Di Tocqueville 3 Exploit Via Pioppette 3 Fashion Cafè Via San Marco
1 FoodArt Via Vigevano 34 Fusco Via Solferino 48 G Lounge Via Larga
8 Giamaica Via Brera 32 God Save The Food Via Tortona 34 Goganga
Via Cadolini 39 Grand’Italia Via Palermo 5 HB Bistrot Hangar Bicocca
Via Chiese 2 Il Coriandolo Via dell’Orso 1 Innvilllà Via Pegaso 11 Jazz
Cafè C.so Sempione 4 Kamarina Via Pier Capponi 1 Kisho Via Morosini 12
Kohinoor Via Decembrio 26 Kyoto Via Bixio 29 La Fabbrica V.le Pasubio
2 La rosa nera Via Solferino 12 La Tradizionale Via Bergognone 16 Le
Biciclette Via Torti 1 Le Coquetel Via Vetere 14 Le jardin au bord du
lac Via Circonvallazione 51 (Idroscalo) Leopardi 13 Via Leopardi 13 Les
Gitanes Bistrot Via Tortona 15 Lifegate Cafè Via della Commenda 43
Living P.zza Sempione 2 Luca e Andrea Alzaia Naviglio Grande 34 MAG
Cafè Ripa Porta Ticinese 43 Mandarin 2 Via Garofano 22 Milano Via
Procaccini 37 Mono Via Lecco 6 My Sushi Via Casati 1 - V.le Certosa 63
N’ombra de Vin Via San Marco 2 Noon Via Boccaccio 4 Noy Via Soresina
4 O’ Fuoco Via Palermo 11 Origami Via Rosales 4 Ozium t7 café - via
Tortona 7 Palo Alto Café C.so di Porta Romana 106 Panino Giusto P.zza
Beccaria 4 - P.zza 24 Maggio Parco Via Spallanzani - C.so Magenta 14 - P.zza
Cavour 7 Patchouli Cafè C.so Lodi 51 Posteria de Amicis Via De Amicis
33 Qor Via Elba 30 Radetzky C.so Garibaldi 105 Ratanà Via De Castillia
28 Refeel Via Sabotino 20 Rigolo Via Solferino 11 Marghera Via Marghera
37 Rita Via Fumagalli 1 Roialto Via Piero della Francesca 55 Serendepity
C.so di Porta Ticinese 100 Seven C.so Colombo 11 - V.le Montenero 29
- Via Bertelli 4 Smeraldino P.zza XXV Aprile 1 Smooth Via Buonarroti 15
Superstudio Café Via Forcella 13 Stendhal Via Ancona 1 Tasca C.so Porta
Ticinese 14 That’s Wine P.zza Velasca 5 Timè Via S.Marco 5 Tortona 36
Via Tortona 36 Trattoria Toscana C.so di Porta Ticinese 58 Union Club Via
Moretto da Brescia 36 Van Gogh Cafè Via Bertani 2 Volo Via Torricelli 16
Zerodue_Restaurant C.so di Porta Ticinese 6 56 Via Tucidide 56 3Jolie Via
Induno 1 20 Milano Via Celestino 4
stores: Ago Via San Pietro All’Orto 17 Al.ive Via Burlamacchi 11 Ana
Pires Via Solferino 46 Antonia Via Pontevetero 1 ang. Via Cusani Bagatt
P.zza San Marco 1 Banner Via Sant’Andrea 8/a Biffi C.so Genova 6 Brand
Largo Zandonai 3 Brian&Barry via Durini 28 Brooksfield C.so Venezia
1 Buscemi Dischi C.so Magenta 31 Centro Porsche Milano Nord Via
Stephenson 53 Centro Porsche Milano Est Via Rubattino 94 C.P. Company
C.so Venezia Calligaris Via Tivoli ang. Foro Buonaparte Dantone C.so
Matteotti 20 Eleven Store Via Tocqueville 11 Germano Zama Via Solferino
1 Gioielleria Verga Via Mazzini 1 Henry Cottons C.so Venezia 7 Joost Via
Cesare Correnti 12 Jump Via Sciesa 2/a Kartell Via Turati ang. Via Porta 1
La tenda 3 Piazza San Marco 1 Le Moustache Via Amadeo 24 Le Vintage
Via Garigliano 4 Libreria Hoepli Via Hoepli 5 MCS Marlboro Classics C.so
Venezia 2 - Via Torino 21 - C.so Vercelli 25 Moroso Via Pontaccio 8/10
Native Alzaia Naviglio Grande 36 Paul Smith Via Manzoni 30 Pepe Jeans
C.so Europa 18 Pinko Via Torino 47 Rossocorsa C.so porta Vercellina 16
Rubertelli Via Vincenzo Monti 56 The Store Via Solferino 11 Valcucine
(Bookshop) C.so Garibaldi 99
showroom: Alberta Ferretti Via Donizetti 48 Alessandro Falconieri
Via Uberti 6 And’s Studio Via Colletta 69 Bagutta Via Tortona 35
Casile&Casile Via Mascheroni 19 Damiano Boiocchi Via San Primo 4
Daniela Gerini Via Sant’Andrea 8 Gap Studio C.so P.ta Romana 98 Gallo
Evolution Via Andegari 15 ang. Via Manzoni Gruppo Moda Via Ferrini 3
Guess Via Lambro 5 Guffanti Concept Via Corridoni 37 IF Italian Fashion
Via Vittadini 11 In Style Via Cola Montano 36 Interga V.le Faenza 12/13
Jean’s Paul Gaultier Via Montebello 30 Love Sex Money Via Giovan
Battista Morgagni 33 Massimo Bonini Via Montenapoleone 2 Miroglio Via
Burlamacchi 4 Missoni Via Solferino 9 Moschino Via San Gregorio 28
Parini 11 Via Parini 11 Red Fish Lab Via Malpighi 4 Sapi C.so Plebisciti 12
Spazio + Meet2Biz Alzaia Naviglio Grande 14 Studio Zeta Via Friuli 26
Who’s Who Via Serbelloni 7
beauty & fitness: Accademia del Bell’Essere Via Mecenate 76/24
Adorè C.so XXII Marzo 48 Caroli Health Club Via Senato 11 Centro
Sportivo San Carlo Via Zenale 6 Damasco Via Tortona 19 Palestre
Downtown P.za Diaz 6 - P.za Cavour 2 Fitness First V.le Cassala 22 - V.le
Certosa 21/a - Foro Bonaparte 71 - Via S.Paolo 7 Get Fit Via Lambrate 20
- Via Piranesi 9 - V.le Stelvio 65 - Via Piacenza 4 - Via Ravizza 4 - Via Meda
52 - Via Vico 38 - Via Cenisio 10 Greenline Via Procaccini 36/38 Gym Plus
Via Friuli 10 Intrecci Via Larga 2 Le Garcons de la rue Via Lagrange 1 Le
terme in città Via Vigevano 3 Orea Malià Via Castaldi 42 - Via Marghera
18 Romans Club Corso Sempione 30 Spy Hair Via Palermo 1 Tennis Club
Milano Alberto Bonacossa Via Giuseppe Arimondi 15 Terme Milano P.zza
Medaglie d’Oro 2, ang. Via Filippetti Tony&Guy Gall. Passerella 1
art & entertainment: PAC (Padiglione Arte Contemporanea) Via
Palestro 14 Pack Foro Bonaparte 60 Palazzo Reale P.zza Duomo Teatro
Carcano C.so di Porta Romana 63 Teatro Derby Via Pietro Mascagni
8 Teatro Libero Via Savona 10 Teatro Litta C.so Magenta 24 Teatro
Smeraldo P.zza XXV Aprile 10 Teatro Strehler Largo Greppi 1 Triennale
V.le Alemagna 6 Triennale Bovisa Via Lambruschini 31
hotel: Admiral Via Domodossola 16 Astoria V.le Murillo 9 Boscolo C.so
Matteotti 4 Bronzino House Via Bronzino 20 Bulgari Via Fratelli Gabba 7/a
Domenichino Via Domenichino 41 Four Season Via Gesù 8 Galileo C.so
Europa 9 Nhow Via Tortona 35 Park Hyatt (Park Restaurant) Via T. Grossi
1 Residence Romana C.so P.ta Romana 64 Sheraton Diana Majestic V.le
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inoltre: Bagni Vecchi e Bagni Nuovi di Bormio (SO) Terme di PreSaint-Didier (AO)
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club milano
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viale Col di Lana, 12
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