Gli appuntamenti in preparazione dell’arrivo delle sue spoglie mortali nella nostra Cattedrale. Il quadro del nostro Appennino. La visita e il sostegno del Vescovo alla comunità di Pietta. L’invito a partecipare alla veglia di preghiera dei fidanzati, che si terrà venerdì 14 febbraio in Cattedrale. 8-9 5 12 POSTE ITALIANE S.P.A. • SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE • D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB PARMA euro 1,65 anno XCV EDIZIONE ONLINE DIOCESI DI PARMA 5 7 F E B BR A I O 2 0 1 4 Un triste primato avvero la crisi sta esplodendo in tutti i suoi aspetti. Se a tener banco è quella economica, per le conseguenze gravi che stanno investendo tante persone e famiglie, non mancano altri aspetti, che preoccupano e che si moltiplicano come gli schizzi che partono da una pentola in ebollizione. Notizie che sembrano anche aver perso il potere di stupirci, come fossimo ormai rassegnati e abituati sempre al peggio. E’ dei giorni scorsi un altro triste primato che il nostro Paese sembra aver raggiunto e accumulato insieme ad altri trofei: quello della corruzione e del clientelismo. Dai dati del rapporto dell’Unione Europea emerge che “la corruzione è una tassa occulta che trasforma risorse pubbliche, destinate a servizi e opere, in profitti illeciti”. Ed è stata anche quantificata questa “tassa” che noi stiamo pagando: come se fossimo obbligati a versare mille euro l’anno nelle casse del malaffare e della illegalità. Incentivando e quasi “legalizzando” questo furto collettivo. Un “sistema” e non episodi isolati. Dove il “di che ti mando io” non nasce da una presa in carico reale e disinteressata di una situazione, ma è un modo per ottenere altri favori, a livello economico o lavorativo. Col risultato di accaparrarsi qualcosa a livello individuale, ma di abbassare la qualità dei servizi pubblici e di aumentare il degrado. Tanto, così fanno tutti. E sull’esistenza di isole felici, ormai, ci siamo disillusi. In un’assuefazione che non fa più cogliere la negatività e lo stridore di questa prassi. C’è chi parla di atteggiamento schizofrenico, che da una parte porta ad accettare e a convivere con questo sistema di corruzione, quasi fosse naturale comportarsi così; dall’altra si reagisce (ma con la pancia) quando esplode lo scandalo x... Ma giusto il tempo di un telegiornale. Il problema non sta solo nell’esistenza e quindi nell’osservanza di regole e leggi, che certamente vanno poste e fatte rispettare, ma è prima di tutto e fondamentalmente un problema etico; di una corruzione che prima di tutto è interiore. Di un cuore malato, che deve essere curato. E la cura, per essere efficace, deve partire da una diagnosi, fatta con competenza e realismo. Minimizzare serve solo a peggiorare la situazione, col rischio di renderla inguaribile. E la medicina, anche qui l’esperienza ci insegna, è sempre un po’ amara. Maria Cecilia Scaffardi D AGENZIA PARMA SANTA BRIGIDA Agente Generale: CAVARRETTA DOTT. GAETANO Borgo XX Marzo, 18/d - Parma Tel. 0521.289580 - Fax 0521.200467 E mail: [email protected] AGENZIA CERTIFICATA SISTEMA QUALITÀ ISO 9001: 2000 P el le g r i n i v ers o Ro ma I L T U O S E T T I M A N A LE O GN I V EN ER DÌ IN PARROCCHIA E O N L I NE www.diocesi.parma.it/vitanuova Nel triennio dedicato al “credere”, la diocesi si recherà nel prossimo maggio alla Sede di Pietro per fare la professione di fede. L’invito del Vescovo Enrico. 13 9 771825 290006 San Valentino 40005 Frana ISSN 1825-2907 Don Bosco FEDE E CARITÀ: «ANCHE NOI DOBBIAMO DARE LA VITA PER I FRATELLI» MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA XXII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO 2014 C Educazione don Massimo Massironi * 2 parlando di... voci ari fratelli e sorelle, In occasione della XXII Giornata Mondiale del Malato, che quest’anno ha come tema Fede e carità: «Anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1 Gv 3,16), mi rivolgo in modo particolare alle persone ammalate e a tutti coloro che prestano loro assistenza e cura. La Chiesa riconosce in voi, cari ammalati, una speciale presenza di Cristo sofferente. E’ così: accanto, anzi, dentro la nostra sofferenza c’è quella di Gesù, che ne porta insieme a noi il peso e ne rivela il senso. Quando il Figlio di Dio è salito sulla croce ha distrutto la solitudine della sofferenza e ne ha illuminato l’oscurità. Siamo posti in tal modo dinanzi al mistero dell’amore di Dio per noi, che ci infonde speranza e coraggio: speranza, perché nel disegno d’amore di Dio anche la notte del dolore si apre alla luce pasquale; e coraggio, per affrontare ogni avversità in sua compagnia, uniti a Lui. Il Figlio di Dio fatto uomo non ha tolto dall’esperienza umana la malattia e la sofferenza, ma, assumendole in sé, le ha trasformate e ridimensionate. Ridimensionate, perché non hanno più l’ultima parola, che invece è la vita nuova in pienezza; trasformate, perché in unione a Cristo da negative possono diventare positive. Gesù è la via, e con il suo Spirito possiamo seguirlo. Come il Padre ha donato il Figlio per amore, e il Figlio ha do- nato se stesso per lo stesso amore, anche noi possiamo amare gli altri come Dio ha amato noi, dando la vita per i fratelli. La fede nel Dio buono diventa bontà, la fede nel Cristo Crocifisso diventa forza di amare fino alla fine e anche i nemici. La prova della fede autentica in Cristo è il dono di sé, il diffondersi dell’amore per il prossimo, specialmente per chi non lo merita, per chi soffre, per chi è emar- L’Educazione è un ambiente educativo e di fede L’educazione è un ambiente e una fede; per meno di questo essa rischierebbe si essere solo una prestazione genitoriale, scolastico-sociale o assistenziale! Perché sia in essere l’educazione, deve avvenire in un ambiente che sia accogliente per tutti: “deve essere come una casa che accoglie”. E questo luogo educativo deve essere bello e ordinato in cui si va volentieri; con strutture ben curate e luoghi diversi per tutti e che possono offrire tante opportunità. Ma soprattutto l’ambiente educativo deve essere un luogo dove ciascuno è considerato come un valore perché in ognuno di noi Dio è presente: ogni nostra storia è terra di Dio. L’ambiente educativo, poi, diventa formativo e di fede se c’è un gruppo di persone che accoglie in modo amicale ma educativo: cioè come amici ma in uno stile di rapporti e di rispetto per le cose e le persone; in rapporti di cordialità e di coinvolgimento. Da ultimo l’ambiente è educativo se è terreno di proposte alte ed impegnative: infatti non c’è educazione e cammino di fede dove mancano proposte di vario tipo e a vari livelli: spirituale, catechisticoformativo, musicale, sportivo, teatrale e di volontariato. L’educazione passa, inoltre, dove esiste una fede: “l’educazione integrale è esigenza di avere una comunità che ginato. In forza del Battesimo e della Confermazione siamo chiamati a conformarci a Cristo, Buon Samaritano di tutti i sofferenti. «In questo abbiamo conosciuto l’amore; nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1 Gv 3,16). Quando ci accostiamo con tenerezza a coloro che sono bisognosi di cure, portiamo la speranza e il sorriso di Dio nelle contraddizioni del mondo. Quando la dedizione generosa verso gli altri diventa lo stile delle nostre azioni, facciamo spazio al Cuore di Cristo e ne siamo riscaldati, offrendo così il nostro contributo all’avvento del Regno di Dio. Per crescere nella tenerezza, nella carità rispettosa e delicata, noi abbiamo un modello cristiano a cui dirigere con sicurezza lo sguardo. È la Madre di Gesù e Madre nostra, attenta alla voce di Dio e ai bisogni e difficoltà dei suoi figli. Maria, spinta dalla divina misericordia che in lei si fa carne, dimentica se stessa e si incammina in fretta dalla Galilea alla Giudea per incontrare e aiutare la cugina Elisabetta; intercede presso il suo Figlio alle nozze di Cana, quando vede che viene a mancare il vino della festa; porta nel suo cuore, lungo il pellegrinaggio della vita, le pa- role del vecchio Simeone che le preannunciano una spada che trafiggerà la sua anima, e con fortezza rimane ai piedi della Croce di Gesù. Lei sa come si fa questa strada e per questo è la Madre di tutti i malati e i sofferenti. Possiamo ricorrere fiduciosi a lei con filiale devozione, sicuri che ci assisterà, ci sosterrà e non ci abbandonerà. È la Madre del Crocifisso Risorto: rimane accanto alle nostre croci e ci accompagna nel cammino verso la risurrezione e la vita piena. San Giovanni, il discepolo che stava con Maria ai piedi della Croce, ci fa risalire alle sorgenti della fede e della carità, al cuore di Dio che «è amore» (1 Gv 4,8.16), e ci ricorda che non possiamo amare Dio se non amiamo i fratelli. Chi sta sotto la Croce con Maria, impara ad amare come Gesù. La Croce «è la certezza dell’amore fedele di Dio per noi. Un amore così grande che entra nel nostro peccato e lo perdona, entra nella nostra sofferenza e ci dona la forza per portarla, entra anche nella morte per vincerla e salvarci…La Croce di Cristo invita anche a lasciarci contagiare da questo amore, ci insegna a guardare sempre l’altro con misericordia e amore, soprattutto chi soffre, chi ha bisogno di aiuto» (Via Crucis con i giovani, Rio de Janeiro, 26 luglio 2013). Affido questa XXII Giornata Mondiale del Malato all’intercessione di Maria, affinché aiuti le persone ammalate a vivere la propria sofferenza in comunione con Gesù Cristo, e sostenga coloro che se ne prendono cura. A tutti, malati, operatori sanitari e volontari, imparto di cuore la Benedizione Apostolica. FRANCESCO evangelizzi e avvii al senso e ai valori della vita”. L’educazione deve essere un evento che si qualifica per i valori umani e cristiani che vive e propone. Essa è, o dovrebbe essere, luogo di testimonianza cristiana: dove i più grandi mostrano con la vita la loro fede, cioè la loro relazione positiva con il Signore Gesù e i valori alti in cui credono e di cui vivono! Don Bosco aveva tappezzato Valdocco, il suo Oratorio, con i disegni della Bibbia e con frasi di Vangelo perché diceva spesso che i ragazzi chiudono gli orecchi alle prediche ma aprono gli occhi agli esempi della fede. Lui stesso era un esempio di fede: una volta ad un ragazzo chiesero quale fosse la cosa più bella e più sacra che avesse mai visto, la sua risposta fu lapidaria: don Bosco! Lo scopo di un’educazione integrale dei giovani è di conquistare anche le loro anime al Signore! Così l’educazione diviene una scuola che avvia al senso della vita: insieme genitori, nonni ed educatori ci si aiuta e si aiutano i giovani a condividere i valori importanti della vita. Il cammino educativo sarà il luogo privilegiato dove si fa esperienza concreta di amore, pace, lavoro, amicizia vera e di donazione gratuita: questo aiuta giovani e meno giovani, genitori ed educatori, a formarsi per la vita e nella vita: non si è mai finito di imparare e di formarsi in educazione e nella fede! * direttore del Centro salesiano San Benedetto 7 FEBBRAIO 2014 PRECISAZIONE In merito all’articolo “Il suolo? Un bene comune da difendere. Non una risorsa infinita da sfruttare” pubblicato su Vita Nuova del 10 gennaio a pagina 6, precisiamo che il dott. Nicola Dall’Olio non ha il titolo di “agronomo”, come invece erroneamente riportato. Ce ne scusiamo con gli interessati. DIOCESI DI PARMA «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini e delle donne di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore». (Gaudium et spes, 1) Direttrice responsabile: Maria Cecilia Scaffardi • [email protected] Vice direttore: don Luciano Genovesi In redazione: Alessandro Ronchini. Pagina Fedi: Laura Caffagnini. Fotografie: Laura Caffagnini, Maria Cecilia Scaffardi, Angelo Zema. Hanno contribuito a questo numero: Agenzia Sir, Ancelle dell’Immacolata, Nando Bonati, Tilla Brizzolara, Andrea Casavecchia, Liliana Castagneti, Famiglia Più, Renzo Larcher, Massimo Massironi, Missionari Saveriani, Valentino Sani, Aluisi Tosolini, Ufficio Famiglia, Ufficio Liturgico. Redazione e amministrazione: Parma - Piazza Duomo 1 (Palazzo del Vescovado) Telefono 0521.230451 - Fax 0521.230629 - Skype: vitanuova-parma E-mail: [email protected] - [email protected] Pubblicità e diffusione: William Tedeschi - Cell. 338.4074037 Editrice: Opera Diocesana San Bernardo degli Uberti, via Bodrio 14 - Porporano (Parma) - Cod Fisc. 80001410341 - P. Iva 00447730342 Iscritto il 15-12-1950 al n. 75 del Registro stampa del Tribunale di Parma. Iscritto al Roc n. 1758. Iscritto al Rea dal 21-1-1997 n. 199562. Il giornale usufruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250. Abbonamento annuo (45 numeri): Ordinario 50 € - Sostenitore 75 € C.C.P. n. 221432 intestato a «Vita Nuova» Parma. Spedizione in abbonamento postale 45%, art. 2, comma 20/b, L. 662/96. Filiale di Parma. Stampa: Società Editrice Cremonese - Via delle Industrie 2 - Cremona Tel. 0372.498248 ASSOCIATO Federazione Italiana Settimanali Cattolici ASSOCIATO Unione Stampa Periodica Italiana Questo numero è stato chiuso in redazione mercoledì 4 febbraio, alle 20.30. Tiratura: 1.900 copie. Levostreoperebuone Ilgiustorisplendecomeluce Matteo 5,13-16 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli». “N Isaia 58,7-10 Così dice il Signore: «Non consiste forse [il digiuno che voglio] nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”. Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio». Salmo 111 Il giusto risplende come luce. Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti: misericordioso, pietoso e giusto. Felice l’uomo pietoso che dà in prestito, amministra i suoi beni con giustizia. Egli non vacillerà in eterno: eterno sarà il ricordo del giusto. Cattive notizie non avrà da temere, saldo è il suo cuore, confida nel Signore. Sicuro è il suo cuore, non teme, egli dona largamente ai poveri, la sua giustizia rimane per sempre, la sua fronte s’innalza nella gloria. 1a Lettera ai Corinzi 2,1-5 Io, fratelli, quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso. Mi presentai a voi nella debolezza e con molto timore e trepidazione. La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio. MISERICORDIA E GIUSTIZIA • Può essere sale e luce nel mondo la comunità di coloro che hanno sperimentano su di sé l’amore e il perdono di Dio, vero sole che sorge per tutti. “V oi siete il sale della terra”. Il sale, di per sé, non serve alla terra, anzi la rende sterile. Però qui si vuol dire: “della vita umana sulla terra”. “La prima necessità per la vita dell’uomo è acqua, fuoco, ferro e sale” (Sir 39,26). Non è certo immaginabile che tutto il mondo si trasformi in sale! Di tutte le simbologie possibili del sale, qui viene presa quella del sal sapientiae. Infatti questo sale può diventare “insipido”, e il verbo greco ha la stessa radice di morós, “stupido, sciocco”. Anche per noi l’“insipiente” si contrappone al “sapiente”, chi non ha sapore a chi invece ce l’ha. La metafora di Gesù è tutta giocata su questo paradosso: mentre il sale può insaporire gli altri cibi, nient’altro può insaporire il sale se questo cessa di avere e di dare sapore. Rabbi Jehoshua’ ben Chananjà, alla domanda: “Quando il sale diventa insipido, con che cosa sarà salato?”, rispondeva: ”Può il sale diventare insipido?” (Bekhorot 8b). Ma le parole di Gesù, mettendo in conto anche questa possibilità, acquistano il tono di una messa in guardia. “Voi siete la luce del mondo”. Dio è luce (Sai 27,1; Gv 1,5), la sua Torà è luce (Sal 119,105) e il popolo di Israele, che pratica e insegna la Torà, è definito “luce delle genti” nella profezia di Isaia (42,6; 49,6). Ma questa profezia è stata riletta in chiave messianica e applicata a Gesù non solo dal NT in generale (cf. Lc 2,32; Gv 8,12), ma in particolare dallo stesso Matteo (cf. 4,16: “Il popolo che sedeva nella tenebra ha visto una grande luce”). Ne consegue che tutti i discepoli, in quanto compartecipi della vita del Messia, sono anch’essi “luce del mondo”. “Non dice: Voi siete luci, ma luce, essendo tutti insieme il corpo del Messia, che è la luce del mondo”. La lucerna è un soggetto si può dire animato, giacché non è acceso, ma “viene”; già prima di Matteo esso veniva interpretato in senso messianico. L’iscrizione più comune sulle lucerne bizantine era: “La luce del Messia risplende per tutti”. Il moggio è un contenitore che si usava, tra l’altro, per spegnere la lampada, e il lucerniere un’asticella alla quale questa veniva appesa, nel punto più luminoso della casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini: non è un’esibizione di opere pie; questo “davanti” ha il valore: “per tutti”. Interessante il confronto con il commento rabbinico a Gen 1,3: Sia la luce, cioè le opere dei giusti! Opere buone sono infatti, alla lettera, opere belle da vedersi. don Nando Bonati LUCNOS Lucnos (lampada) da cui lucnia (candeliere); lampada e candeliere formavano un tutt’uno e hanno avuto grande importanza nell’ambiente culturale israelitico. E va notato che, solo qui (LXX), lampada (non candeliere) ha avuto un ampio uso simbolico; altrove è rarissimo un uso in questo senso. La diffusione di lampada e candeliere e il loro uso noto a tutti hanno permesso a Gesù di utilizzare l’evidenza della regola secondo cui, se si vuole sfruttare in pieno la capacità luminosa di una lampada, bisogna metterla sul candeliere (e non collocarla sotto il letto o coprirla con il moggio). In quale contesto Gesù usa questa immagine e per dire cosa? E’ difficile dire, in quanto in nessun passo se ne dà spiegazione. Si può pensare al dovere dei discepoli di esercitare con franchezza il loro ministero davanti a tutti e di non nascondere a nessuno il lieto messaggio. Non è impossibile che essa si riferisca a Gesù e riveli il suo significato o descriva il corso della sua vita. Anche Lui posto in alto, cioè sulla croce?! [Kittel – G.L.A.T. – Vol. VI- Pgg. 873-883] nelle tenebre, luce!” (Salmo 111,4). Il salmista, iniziando ogni versetto con una lettera dell’alfabeto, attesta le positive conseguenze per chi teme YHWH (1a), cioè per chi lo rispetta, lo ammira e lo ama, come discepolo entusiasta dei suoi comandi (1b): abbondanza di beni da condividere (3.9), figlie e figli autorevoli e benedetti (2), beatitudine, gioia e felicità (1.5), assenza di timore e incertezza (6-8) … Non una logica di retribuzione - poiché temo Dio, Egli mi darà -, ma una cascata di misericordia, compassione e giustizia, dono ricevuto da Colui che è Misericordioso [Channùn], Compassionevole [Rachùm] e Giusto [Tzaddìq] (4b). Dalla compassione divina, l’uomo apprende ad avere pietà, ripetendo nella sua vita gli stessi gesti di perdono e di attenzione verso il debole (5a.9a); dalla giustizia-generosità divina, che desidera il bene per ogni vivente, impara ad essere giusto (6b), costruendo un tesoro duraturo (3b.5b.9b), fatto di dono e condivisione; nella misericordia divina sperimenta la benedizione, che non mancherà a lui e alla sua famiglia, per divenire benedizione per tutto il paese (5-9). Nella sua casa, nulla mancherà per rendere continua la sua generosità (3); sempre aperte le sue mani, ad elargire e a fare prestiti (5); il suo cuore, saldo in YHWH (7). I senza Dio, i disobbedienti alla sua legge, invidiano il giusto, sono frementi, ma la luce divina è per loro fuoco irresistibile (10). Illuminati dalla Luce di YHWH, vero sole che sorge per tutti (4), possiamo anche noi essere luce (Mt 5,14.16), incarnando la sua tenerezza verso forme sempre nuove di povertà: «perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16b). Parola V DOMENICA Tempo ordinario - A 3 Liliana Castagneti 1. Il breve brano rispecchia un gusto tipicamente orientale di esprimersi; un gusto che Gesù fa proprio: il gusto del paradosso. Gesù amava i paradossi. Il sale che perde il suo sapore è un paradosso, è addirittura una impossibilità, così come è assurdo pensare di accendere una lucerna per metterla, anziché sopra il lucerniere in modo da illuminare la casa, sotto il moggio per oscurarla. Matteo, inserendo questi due paradossi nel contesto del discorso delle beatitudini, sembra voler dire: la comunità è sale, la comunità è luce quando ha il sapore delle beatitudini. 2. Il sale ha senz’altro una valenza positiva, ma nelle parole di Gesù possiamo percepire anche i sensi negativi che il simbolo del sale comporta. La presenza cristiana nel mondo non può apparire come un idillio, ma deve far sentire il suo sapore forte e aspro, il sapore della sua minaccia per l’ordine falsamente pacifico e buonista del mondo. Il sorriso facile non è mai stato una caratteristica della relazione con il Dio documentato da Gesù di Nazareth!! Le parole di Gesù ci invitano a percepire il sapore del salato «giudizio di Dio» sul mondo. 3. Per Matteo, Gesù viene visto come il sorgere di una grande luce. Il simbolo della luce – lucerniere ha in sé un annuncio di grande intensità e interesse. Cerco di esprimerlo: noi dobbiamo cercare non la rilevanza, bensì l’identità. La candela non si preoccupa di illuminare: semplicemente brucia e, bruciando, illumina. L’identità non può restare nascosta, anche se non fa nulla per farsi vedere: come il sale non può non salare, la luce non può non illuminare. Il problema non è salare o illuminare, ma essere sale e luce. Chi cerca la rilevanza invece dell’identità è come la rana che si gonfia per diventare bue: con conseguenze prevedibili!!! Nessuno dà ciò che non ha: ciò che sei parla più forte di ciò che dici. Se siamo insipidi e pretendiamo di essere buon sale facciamo solo dei disastri! 4. E sono passati due mil- lenni. La storia, il tempo, si incaricano di verificare dove c’è sale e dove non c’è. Che ne è dei “mandati” ad essere luce del mondo? Quale luce illumina le nostre vite, quale sale sa ancora dar sapore? Qualcosa c’è, non una città sopra il monte, ma una cosa piccola, una catacomba, forse; poco sale saporito rimasto fra quello insipido e calpestato, un po’ di luce che filtra attraverso le fessure del moggio. C’è ancora malgrado tutto, dopo tanti secoli, un piccolo «resto» di giusti, di giustificati dalla misericordia di Dio, che rendono la loro povera testimonianza. Questo resterà, secondo la promessa, fino alla fine dei giorni. N. B. 7 FEBBRAIO 2014 Parole e giorni 7 FEBBRAIO 2014 4 SETTE, COME GLI ABBONAMENTI A VITA NUOVA! SCEGLI IL TUO! Ordinario • 45 numeri al costo invariato di 50 euro. Con un risparmio di oltre il 30% . Sostenitore • 75 euro e tutta la nostra gratitudine. In omaggio l’abbonamento alla versione online. Gratuito Estero • Per chi è in forte difficoltà economica. Per maggiori informazioni contattare la Direzione. Online • Con soli 30 euro puoi leggere e archiviare Vita Nuova direttamente sul tuo computer. E con 55 euro hai anche il giornale di carta. Giovane • Abbonamento ridotto a 30 euro per tutti gli abbonati (rinnovati e nuovi) nati dopo il 1° gennaio 1984. 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MARIA DELLA STECCATA SANT’ULDARICO strada Garibaldi borgo Felino 2 SACRO CUORE piazzale Volta 1 OGNISSANTI strada Bixio 113 SS. STIMMATE via Sbravati 6 SAN BENEDETTO piazzale S. Benedetto 3 S. MARIA DELLA PACE piazzale Pablo 27 MARIA IMMACOLATA strada Casa Bianca 35 SAN SEPOLCRO Strada Repubblica 76 SANT’EVASIO via Colli 12 S. MARIA DEL ROSARIO via Isola 18 SAN PAOLO via Grenoble 9 SAN MARCO via Confalonieri Casati 4 S. GIOVANNI BATTISTA via Frank 11 S. MICHELE DELL’ARCO strada Repubblica 99 SAN BARTOLOMEO borgo Basini 10 SAN LAZZARO via Emilio Lepido 11 TRASFIGURAZIONE via Leoncavallo 4 chiesa di CASTELNOVO chiesa di COLLECCHIO chiesa di SORBOLO chiesa di MONTICELLI T. chiesa di COLORNO chiesa di FORNOVO chiesa di LANGHIRANO chiesa di NEVIANO A. chiesa di MEDESANO chiesa di MONCHIO chiesa di VARANO M. chiesa di S. MICHELE T. chiesa di FONTANELLATO chiesa di TRAVERSETOLO chiesa di GAIANO chiesa di SORAGNA 7 GIORNI in10 RIGHE È SUCCESSO A PARMA E PROVINCIA DAL 29 GENNAIO AL 4 FEBBRAIO GAETANO NOÈ • Scelto il nuovo Comandante della Polizia Municipale di Parma. Torinese, classe 1965, il nuovo dirigente è stato scelto tramite la procedura di mobilità tra enti, fra gli otto candidati ammessi alla selezione, da una commissione tecnica composta da due dirigenti comunali e un esperto esterno. Dal 2006 dirigeva il corpo di Polizia Municipale di Albenga, in Liguria. “MI PIACE” • “Pollice su” a un commento polemico (verso terzi) di un “amico” di Facebook: indagato, rischia il carcere. FURTO • Ladri in azione in via Colorno. Hanno smurato e portato via un armadio blindato con tre fucili da caccia. NEVE • Abbondanti precipitazioni sull’Appennino, con località che hanno raggiunto i 50 cm. Problemi sulla Massese. BONSU • Confermate anche in appello le condanne per gli ex vigili coinvolti: per tre di loro pene di 5 anni e oltre. RICORDI • Furto di denaro e gioelli in via Montanara. Nel bottino anche i doni del fidanzato morto della proprietaria. INVESTITO • 74enne in bicicletta investito di sera da un’auto in viale Rustici. Grave, ma non è in pericolo di vita. PUGNI • Lite fra due diciottenni all’uscita di scuola. Un terzo interviene, sferra un pugno e mette a terra uno dei due. LICEO SPORTIVO • “Assalto” virtuale per le iscrizioni al nuovo indirizzo del Bertolucci. Alle 7 già esauriti i 28 posti. CON SIRINGA • Rapina alla farmacia di via Spezia con un ago sporco. Magro il bottino, di qualche centinaio di euro. VIAGGIO DELLA MEMORIA • 140 i giovani partiti dalle scuole di Parma e diretti al campo di Mauthausen. Strade e frazioni monitorate 24 ore su 24. A Cisone la situazione resta grave ma la viabilità è sotto controllo Frane, il fronte avanza. Sgomberi a Pietta C omplici le pigge degli ultimi giorni, non tendono a diminuire i danni e le preoccupazioni per le frane in atto nel nostro Appennino, che anzi sembrano voler peggiorare giorno dopo giorno. In particolare il movimento della montagna sembra coinvolgere ampie parti del territorio del comune di Tizzano, dove oltre al capolugo, la situazione è drammatica nelle frazioni di Cisone e Pietta. A Cisone «la situazione è estremamente grave — ha spiegato l’assessore provinciale Andrea Fellini —, perché la frana, che prima spingeva dall’alto e “solle- CITTÀ vava” la provinciale Massese, adesso è in fase di trascinamento, cioè sta trascinando verso valle la strada. In più, la frana si stacca molto in alto e crea problemi anche alla provinciale 14 di Tizzano. In pratica, il movimento franoso parte in località Cozzo e arriva fino a Cisone, interessando come detto non una ma due strade». La situazione è grave perché se franassero la sp 14 e la sp 665 Massese, Tizzano e tutta la parte sud di quella zona rischierebbero di restare parzialmente isolate. La situazione è comunque costantemente monitorata dai tecnici della Provincia e della Protezione Civile che con vari interventi, in particolare di drenaggio acque, cercano di garantire la continua percorribilità delle strade. Drammatica anche la situazione nell’abitato di Pietta. Nei giorni scorsi si sono riuniti a Tizzano i rappresentanti degli enti coinvolti. Nel presentare la situazione il sindaco Amilcare Bodria si è soffermato proprio sulla situazione della frazione di Pietta dove esiste l’elevata probabilità che la frana di crollo in atto possa, in tempi brevi, coinvolgere direttamente parte dei fabbricati già resi inagibili e sgomberati, tra i quali quattro case e il piccolo oratorio. Altra criticità riguarda Tiz- zano Capoluogo dove alcuni edifici mostrano incrementi significativi di lesioni sulle strutture portanti. In località Pietta è in fase di allestimento un sistema di monitoraggio direttamente collegato con i sistemi informatici di Protezione Civile locale e regionale. Anche in località VerzumeGomezza l’abitato fa segnare fessurazioni evidenti che si sono accentuate da dicembre 2013 ad oggi, anche se la frana presente non si è ancora espressa in modo eclatante. Visita del Vescovo a Pietta Mercoledì 5 febbraio il vescovo Enrico Solmi si è recato in visita a questa comunità per esprimere la vicinanza di tutta la Chiesa di Parma. Ad accoglierlo, insieme al parroco - don Giandomenico Ferraglia, a don Massimo Fava, alle famiglie, anche il sindaco e le forze dell’ordine. «Ancora una volta nel giro di un anno — ha commentato — abbiamo assistito ad una frana che ha colpito una comunità piccola, ma significativa e orgogliosa della sua identità». Una comunità che si è aiutata reciprocamente anche nelle tristi situazioni dello sgombero e che spera ancora di poter salvare sia la propria coesione che la propria casa. Monsignor Solmi ha voluto anche esprimere un grazie sentito anche per le cure riservate alla chiesa, la casa di tutti. mappe Il tizzanese la zona più colpita dal movimento della montagna 5 7000 lettori e lettrici, eventi interculturali, ma si teme un ridimensionamento I primi cinque anni della Biblioteca Alpi I cinque anni della Biblioteca internazionale “Ilaria Alpi” sono stati festeggiati sabato scorso in vicolo delle Asse dai suoi affezionati frequentatori. Il taglio della torta — affidato all’assessora alla Cultura del Comune Laura Ferraris — ha coronato la giornata iniziata con la presentazione della mostra “Sarajevo, memoria e futuro: la speranza nei giovani”, è proseguita con il laboratorio “Di disegno in storie” di Gianluca Fogliazza, che ha illustrato fiabe del mondo; infine gli auguri plurilingue cantati da una mamma della Comunità giapponese e dai bambini. La mostra di Sandro Capatti (foto sopra) — fotografo professionista, reporter di guerra nel Darfour e in Somalia, autore di reportage sociali nel mondo della disabilità e del disagio — intreccia la memoria dell’assedio più lungo della storia moderna e la voglia di rinascere dei giovani bosniaci. E’ l’ultima fase di un progetto nato da un viaggio con l’associazione Cosmohelp di Faenza tra gli orfanotrofi e i campi profughi della Bosnia, soprattutto di Tuzla, documentato nel libro fotografico Sorrisi strappati alla guerra, il cui ricavato finanzia le cure di bambini con gravi patologie causate anche dalla guerra. L’introduzione è di Irfanka Pasagic, psichiatra dell’associazione Tuzlanska amica, le cui parole rendono palpabile la sofferenza delle famiglie bosniache ancora sottoposte agli effetti bellici. I tredici, intensi scatti della mostra aperta fino al 28 febbraio, vanno dall’immenso cimitero di Kosevo ai giovani che colorano le vie del centro. Una Sarajevo da non dimenticare che diverse volte nel XX anniversario della blokada è stata ricordata all’“Ilaria Alpi”, giunta al quinto compleanno. «Sono stati cinque anni molto intensi — dice la responsabile Fiorenza Bernardi (nella foto mentre spegne le candeline) — in cui abbiamo incontrato la città in modo nuovo. La Biblioteca ha una modalità di fruizione particolarmente partecipata, è stato favorito l’incontro tra persone di diverse lingue, culture ed età. I migranti hanno ritrovato testi del proprio patrimonio culturale e hanno usufruito delle risorse per imparare l’italiano, gli italiani si sono esercitati con testi nelle principali lingue straniere». Alla Biblioteca di vicolo delle Asse — intitolata alla giornalista di origini parmensi uccisa vent’anni fa in Somalia con il collega Mi- ran Hrovatin — si legge principalmente in inglese ma anche in francese, tedesco, spagnolo, russo, albanese, arabo, giapponese. Il fondo è costituito da 10.000 volumi e una vasta raccolta multimediale di audiolibri, documentari e film di taglio interculturale e interreligioso; 7.000 i prestiti l’anno. «Abbiamo superato i 4000 lettori con una media di otto prestiti a testa, ma c’è anche chi ha superato i 500 prestiti in lingua straniera in 5 anni, soprattutto in inglese. Abbiamo organizzato letture bilingue di libri per bambini in diversi idiomi, tra cui lo swahili e il filippino. Stiamo aprendoci ai Paesi e alle loro lingue, e notiamo interesse». La biblioteca ha trovato nella città una sua dimensione e un suo pubblico, andando oltre il servizio del prestito — comunque specialistico — effettuato da altre biblioteche. Ha organizzato mostre fotografiche, librarie, ogni anno è stato dedicato a incontri speciali con un paese ospite: il Giappone, l’India, la Grecia, le Filippine. Un interessante ciclo ha passato in rassegna le feste religiose del mondo presentandone una per ogni Comunità presente a Parma: Divali per gli induisti, Vesak per i buddhisti, Pesach per gli ebrei, Pasqua per i cristiani, Aid al Adha per i musulmani, Naw Ruz per i bahà’ì. Il frutto più succoso dell’“Ilaria Alpi” è stato l’aver favorito la nascita della Comunità giapponese e della Comunità indiana che hanno nella Biblioteca un punto di riferimento. In vicolo delle Asse ogni primo sabato del mese si tengono letture tratte da storie del mondo; si organizzano laboratori per le scolaresche, ogni mese cinque gruppi di lettura in lingua si incontrano per commentare un testo scelto il mese precedente. Uno di questi è il Mum’s club in cui le mamme leggono in inglese ai bambini da 0 a 6 anni. Oltre a Bernardi, dipendente comunale, la Biblioteca è curata da giovani «molto preparati e motivati» di una cooperativa a cui il Comune ha affidato la gestione, ora in scadenza. Il quinto compleanno cade in un momento in cui si teme un ridimensionamento della Biblioteca che, dicono i fruitori, lederebbe la propria specificità. Per sostenerne la continuità, Luciano Mazzoni, già presidente dell’Istituzione Biblioteche del Comune, ha lanciato sabato la proposta di costituire un circolo degli amici della Biblioteca “Ilaria Alpi”. Perché i suoi primi cinque anni siano solo l’inizio di una lunga serie. Laura Caffagnini 7 FEBBRAIO 2014 In vicolo delle Asse festa con i bambini e foto di Capatti su Sarajevo L’ASSESSORE AL TAVOLO REGIONALE PREOCCUPA L’IPOTESI DI 114 ESUBERI «GIUNTA IMMOBILE». «OPERE PER 34 MIL.» Smog: Folli, sì alle targhe alterne PaliItalia,il10tavoloinProvincia Delibere: polemica Pd - Sindaco L’assessore Gabriele Folli ha partecipato al tavolo in Regione volto a riconsiderare le misure di emergenza attuate fino ad oggi con l’accordo sulla qualità dell’aria. Gli assessori delle città emiliane hanno condiviso l’opinione che le misure attuate in questi anni (stop al giovedì e alcune domeniche) vadano riviste e sostituite da interventi più efficaci. L’assessore Folli ha proposto la circolazione a targhe alterne ad oltranza fino al rientro nei limiti di legge una volta superato il numero di 7 sforamenti consecutivi, misura questa che deve essere allargata a tutto il territorio. «Come Comune — ha spiegato Folli — abbiamo dato il nostro contributo per ridurre le emissioni, con le limitazioni fino agli Euro 4 e la riduzione di un grado del riscaldamento, misure che poi hanno in parte seguito anche altri comuni come Bologna e Rimini». Folli ha anche ricordato che con il protocollo arriveranno su tutto il territorio regionale 20 milioni di Euro per nuovi bus ecologici e che vi saranno anche 2 milioni per l’acquisto di autoveicoli elettrici. Aumenta la preoccupazione per la crisi dell’azienda Pali Italia spa e per la relativa tenuta occupazionale. Lunedì 10 febbraio si terrà in Provincia il tavolo istituzionale con tutti gli attori coinvolti e la speranza è di trovare una soluzione. «Siamo per il dialogo e la difesa dell’occupazione — ha detto il vicepresidente provinciale Pier Luigi Ferrari —, che è la nostra bussola, per questo siamo allarmati dalle notizie emerse dopo l’incontro fra le parti, in particolare sul tema degli esuberi». Anche il Comune di Parma si unisce alle altre istituzioni impegnate a favorire il dialogo fra le parti. «Il Comune – ha affermato il sindaco Pizzarotti — è dalla parte dei lavoratori, a cui devono essere garantiti diritti e futuro. l’ipotesi dei 114 esuberi preoccupa molto il nostro territorio e rappresenta una scelta da noi per nulla condivisa. Il nostro obiettivo è di scongiurare questa ipotesi e di mantenere la produzione nel parmense». Nuova polemica tra Sindaco e opposizione sull’operato dell’Amministrazione. A iniziare il capogruppo del Pd in Consiglio Comunale, Nicola Dall’Olio, che in una conferenza stampa, dopo il terzo rinvio del Consiglio per mancanza di delibere ha accusato la Giunta Pizzarotti di immobilismo, ricordando anche i pochi atti prodotti dalla Giunta e quelli “dimenticati”. Non si è fatta attendere la risposta del Primo cittadino, che ha ricordato come «appena un mese e mezzo fa abbiamo presentato il piano delle opere pubbliche: 34 milioni di euro per la città che finalmente, dopo anni, arrivano da un buon lavoro sul bilancio; nel frattempo ci mettiamo a posto con i pagamenti delle opere costruite ieri, continuando a destinare fondi su fondi per il sociale: altro che immobilismo. L’unico e vero immobilismo che vedo arriva direttamente dal Governo, che a meno di un mese dalla chiusura del bilancio di previsione non ci ha ancora garantito i 10 milioni di euro che spettano al Comune di Parma». Presentatoillibro“Laforzadeglianni”dedicatoallaterzaetàecheintrecciaesperienza,scienzaenarrazione mappe Risorsa, inclusione, alleanza: da Sant’Egidio un’occasione per riflettere sul mondo degli anziani 6 D opo la liturgia di ringraziamento, per i 40 anni di compagnia e di alleanza con le persone anziane, sabato scorso la Comunità di sant’Egidio ha organizzato presentazione del Libro: “La forza degli anni”. Un libro curato da diversi autori, una delle quali (...) presente, che intreccia esperienza, scienza e narrazione, Non una sorta di autocelebrazione, come ci ha tenuto a precisare Alessandro Chiesa, responsabile a livello locale della comunità. il libro è diventato e vuole diventare «un’occasione di incontro tra amici (vedi relatori), a partire anche da prospettiva diverse». Incontro tra amici, proprio in un tempo nel quale si è smarrito il senso dell’amicizia; incontro amicale an- che quello che nel tempo si è sviluppato tra i membri della Comunità di Sant’Egidio e le persone anziane, incontrate per la strada o isolate nella torre eburnea della propria abitazione, della casa di riposo, vittime delle proprie paure e di forme di abbandono. L’opera si presenta come una sorta di itinerario, che permette di entrare nel mondo delle persone anziane, mondo segnato da diversi paradossi. Diversi i destinatari di questa pubblicazione: da una parte gli anziani stessi, dall’altra la società, nelle sue varie componenti. Risorsa, la parola chiave che Giorgio Campanini, sociologo e storico, uno dei relatori, ha condiviso con una platea composita e colorata. Condizione, questa, perchè «la vecchiaia sia un approdo e non un naufragio». E se il nostro tempo registra un raddoppiamento dell’età media della popolazione, rispetto ai secoli precedenti, questo fatto positivo rischia però di connotarsi negativamente. Perchè chi è avanti con gli anni deve fare i conti con una forma di povertà particolare, quella relazionale. «Problema che si può affrontare a costo zero e che esige il ripensare il sistema degli anziani in sinergia». Una fase della vita, la vecchiaia, ma non inutile — sottolinea e rilancia Paolo Andrei, presidente della Fondazione Cariparma —; fase che è segnata certa- mente dalla perdita del ruolo sociale, anche all’interno della stessa famiglia. Perdita che contrasta col bisogno di esistere per gli altri che tutti ci portiamo dentro. E se la parola chiave è inclusione, secondo Andrei, è da intrecciare con un’altra: servizio, che richiede discrezione, non invasività e delicatezza. Criteri con cui ripensare e riprogettare i vari servizi, per rispondere ai bisogni e alle esigenze di questa fa- scia così elevata di persone. Non una riflessione sul pianeta degli anziani, quella portata da Bruno Rossi, presidente della Fondazione Tommasini, ma il racconto di un’esperienza, quella di Mario Tommasini, delle sue battaglie e dei suoi progetti, come quello di affiancare - in una sorta di villaggio studiato da hoc - giovani coppie di sposi alle persone anziane. Alleanza è la parola richiamata dal Vescovo monsignor Enrico Solmi. Parola che attraversa il libro e sintetizza l’esperienza della Comunità di sant’Egidio. Parola che il Vescovo ha riempito di significato attingendo alla Bibbia. A partire dalla immagine della città ripristinata nel bene, descritta nel Libro di Zaccaria, dove nelle piazze siedono i vecchi e vi giocano i bambini. Segno di un’alleanza tra generazioni e di una città, di una civiltà che include e non esclude, come accade invece oggi. E’ il monito di papa Francesco, lanciato proprio durante la Gmg di Rio, a risuonare nell’auditorium dell’Assistenza Pubblica, e a chiedere un cambiamento: «oggi siamo in presenza di una prassi di esclusione dei due poli della vita, i giovani e gli anziani, che sono le promesse dei popoli». Dall’esclusione all’alleanza, passando attraverso la cultura dell’incontro, che diventa la rotta da seguire, per evitare il naufragio. E’ questa l’indicazione di monsignor Solmi che specifica ulteriormente il termine alleanza, che «in filigrana fa vedere la scelta di uscire da sè per andare incontro all’altro». Andare gli uni verso gli altri, sentendoci bisognosi e insieme debitori. Non a caso, il contenuto dell’alleanza — ha sottolineato il Vescovo — richiama sia la misericordia, da intendersi non in senso passivo o paternalistico, che la giustizia. Così si costruisce e si verifica il grado di civiltà di una società- “IL VECCHIETTO DOVE LO METTO?” NON SOLO “VOLONTARIATO”: STORIA DI UN LEGAME FAMILIARE L’assistenzaallaterzaetà, I40annidellacomunitàdiSant’Egidio lafamigliaelerisorse 7 FEBBRAIO 2014 «P ossiamo dire che in questi 40 anni la Comunità di Sant’Egidio ha assistito degli anziani? É stata un’organizzazione di volontariato in favore degli anziani? Non direi. Vorrei dire piuttosto che, prima di tutto, gli anziani hanno avuto un posto nella Comunità. Sono stati fratelli e sorelle. Si è stretta in questi 40 anni un’alleanza tra i giovani, i meno giovani, gli adulti, gli anziani. Così se qualcuno ha assistito l’altro nel bisogno, lo ha fatto perchè lo considerava un fratello e un amico nel bisogno, un familiare anche se aveva un cognome differente. La storia di questi anni è stata quella di un legame familiare con gli anziani». Passaggio, questo, che, in un qualche modo, riassume il senso del libro e delle pagine che lo compongono e che presentano insieme a testimonianze - anche una sorta di vademecum (sia dal punto di vista medico, alimentare che psicologico) da utilzzare per chi si avvicina alle persone anziane. Un continente, gli anziani, che sta emergendo quasi con invadenza e che occorre esplorare. Nella consapevolezza che il discorso su questa età è un discorso sulla persona e sulla vita, perchè va alla radice e ci interroga su ciò che è essenziale. E ci fa incontrare/ scontrare sulla situazione di debolezza che appartiene ad ogni età e condizione di vita. Ma è anche un discorso sulla città e sulla chiesa, che ci obbliga a chiedere quale convivenza, quale comunità stiamo o vogliamo costruire. Le storie di vita raccontate sono segnate dall’appartenenza geografica e sociale, quella delle borgate di Roma. La riflessione, ben articolata, non trascura anche gli aspetti psicologici e spirituali, propri di questa età. Non a caso il libro si chiude con la meditazione di un salmo, che descrive la parabola della esistenza umana. E proprio in campo ecclesiale, è bello richiamare come - mentre prendeva forma e consistenza questa intuizione - stavano nascendo altre forme di accompagnamento e di valorizzazione della persona anziana e inferma. Per aiutare tutti, gli anziani ma non solo, a scoprire e a vivere “la forza degli anni”. I l vecchietto dove lo metto? Il ritornello di una canzone che andava un po’ di anni fa ha tenuto vivo il dibattito, anche nella nostra città, per capire e attuare una politica di servizi adeguata alle persone anziane, anche a quelle segnate dalla malattia e dalla non autosufficienza. E se la domiciliarità è stata una scelta che ha caratterizzato e caratterizza il nostro territorio, non si può non richiamare l’importanza che questa vada coniugata con i necessari e tempestivi ausilii da destinare alle famiglie che assistono un anziano o un ammalato cronico. E che devono essere sostenute. E quando ciò non è possibile, sono altre Case, che devono però mantenere la dimensione e la ricchezza tipica della famiglia, ad aprirsi e ad accogliere. Offrendo, insieme alla professionalità, quell’insieme di cure che la persona e la sua dignità richiede. LA PAGINA DELLA FAMIGLIA Famiglie a cui sta a cuore la famiglia AssembleadiFamigliaPiù:unimpegnochecontinua F amiglia Più ha fatto il punto nulla sua presenza nella società parmense, con una vivace assemblea che si è in un certo senso discostata dalle passate consuetudini, situata a tre livelli: quello culturale, quello propriamente associativo, quello conviviale. E’ iniziata infatti con una riflessione a più voci su un importante libro appena uscito; è proseguita con il bilancio delle attività svolte nel 2013 e di quelle programmate per il 1 2014; si è conclusa con un momento di amicizia e di condivisione. Elogio dell’ascolto Il primo momento — quello propriamente culturale — ha preso l’avvio della pubblicazione di un recente volume (“Elogio dell’ascolto di una società in crisi,” a cura di Dora Ciotta, Franco Angeli, Milano 2013) al quale hanno collaborato studiosi di diversa estrazione, dalla pedagogista Carla Xodo, ai teologi Giannino Piana e Carlo Molari, al filosofo Giuseppe Limone, al sociologo Giorgio Campanini. Proprio a quest’ultimo — stimolato dalle domande della direttrice del Consultorio familiare, Federica Ferraroni — è stato affidato il compito di sintetizzare le problematiche affrontate dal libro. In primo luogo è stata esaminata la crisi dell’autentico e personale “ascolto’’ (a tutti i livelli, da quello familiare, a quello scolastico, talora anche a quello ecclesiale), dovuta all’immenso moltiplicarsi dei mezzi di comunicazione, che da una parte intensificano a di- BILANCI • Un momento dell’assemblea annuale dell’associazione. In basso: lo stand alla Cariparma Running e il convegno che nel 2011 ha fatto il punto sui 40 anni del consultorio cattolico a Parma, gestito da Famiglia Più. smisura i contatti e gli incontri (spesso, per altro, soltanto ’’virtuali”) ma dall’altra finiscono per ostacolare l’instaurazione di autentiche relazioni fra le persone; ed in effetti nel saggio vengono illuminati alcuni punta critici dell’ascolto ed in particolare la scuola (Xodo) e la famiglia (Campanini). Si è chiesto il relatore: «è possibile un rapporto autenticamente educativo ed amicale quando la relazione diventa sempre più superficiale e banale e la parola diventa soltanto un vuoto chiacchiericcio»? A partire da queste notazioni introduttive si è sviluppato un vivace dibattito, dal quale è emersa la necessità di operare, a tutti i livelli, un deciso mutamento di rotta, per dare spazio a relazioni intense e profonde. Nonostante la crisi E’ seguita poi la parte propriamente assembleare, aperta dalla presidente uscente, Margherita Campanini Nicoli, che ha messo in evidenza come, malgrado le ricorrenti difficoltà di bilancio dovute all’attuale contesto economico-sociale che rendono difficile la vita delle associazioni di volontariato, Famiglia Più sia riuscita a realizzare nel 2013 alcune interessanti iniziative: dagli incontri di formazione, al “Laboratorio famiglia”, alla presenza nelle scuole sul piano della formazione alla vita e all’amore. Particolare rilievo ha avuto, nel settembre del 2013, la larga partecipazione dell’Associazione alla Cariparma Running. L’orizzonte del 2014, ha sottolineato la Presidente, appare alquanto problematico, ma le attività in corso — a partire dal Consultorio, frequentato da molte persone che cercano di essere aiutate alla soluzione dei loro problemi di relazione — saranno potenziate ed augurabilmente continuate. Né mancheranno alcune iniziative nuove, capaci di attrarre l’attenzione di quella parte della cittadinanza che, anche a livello ecclesiale, non sempre conosce e segue le iniziative dell’associazione. Per fare qualche numero: nel 2013 ci sono stati 82 accessi al servizio psicologico e 22 a quello legale, sono stati 82 i percorsi iniziati nel 2013, una decina continuati dal 2012. per un totale di 497 colloqui. In un clima di famiglia E’ stato eletto il nuovo consiglio direttivo, al cui interno si è proceduto all’elezione del nuovo Presidente: è stata confermata nella carica Margherita Campanini, affiancata da Simona Verderi (vicepresidente) Il momento conviviale che ha fatto seguito alle votazioni ha consentito di continuare in un clima familiare i discorsi avviati nel corso dell’assemblea e di alimentare quello stile di vicinanza e di amicizia che rappresenta la necessaria base di ogni struttura associativa: con la speranza che il nucleo degli attuali soci possa in futuro irrobustirsi grazie all’apporto di forze nuove, e soprattutto di giovani coppie appassionate della famiglia e preoccupate del suo futuro. Amore e sessualità: non si è mai troppo anziani Io e mio marito abbiamo appena festeggiato le nozze d’oro. All’età di 75 anni siamo ancora innamorati; abbiamo anche rifatto il viaggio di nozze! Mi chiedo però se sia normale fare ancora l’amore alla nostra età. Anna Z. G entilissima Anna, provare desiderio, avere una attività sessuale in età avanzata è assolutamente normale. La persona anziana ha bisogno di sentirsi amata, percepire attenzione, affetto e a sentirsi oggetto e soggetto di interesse sessuale esattamente come il giovane. Sono però presenti forti pregiudizi sulla sessualità e addirittura sull’amore (inteso come relazione d’amore) delle persone anziane; la società, con i canoni standardizzati di bellezza, giovanilismo, performance, e i nostri stessi figli e nipoti possono provare stupore, meraviglia o addirittura fastidio, repulsione nel pensare “i nonni” con una vivacità erotica e sentimentale. Tuttavia anche le più recenti ricerche hanno dimostrato che una sessualità attiva è presente in un’alta percentuale di persone in età molto avanzata e che quando è presente la qualità di vita risulta essere più elevata. Le condizioni che possono facilitare una piena e soddisfacente vita sessuale (che come in ogni fase di vita precedente non deve essere sminuita al semplice rapporto penetrativo, ma come importante forma di comunicazione fatta di seduzione, carezze e baci) possono essere ricondotte a tre grandi aree: fattori psicologici, fattori sociali e biologici. Partendo da questi ultimi è indubbio che la presenza di patologie più o meno gravi siano più frequenti in età avanzata, ma se non sono invalidanti non hanno un impatto rilevante sulla sessualità. Da un punto di vista fisiologico vi sono alcune modificazioni biochimiche nell’anziano, si pensi ad esempio alla menopausa, che però non incidono sulla possibilità di una soddisfacente intimità sessuale sia per gli uomini che per le donne. Più importanti invece sono i fattori psicologici e sociali: l’assenza di depressione, la possibilità di avere un partner, una rete di amicizie, di avere uno spazio riservato (si pensi alla differenza fra il vivere nella propria abitazione e quella dei figli o in una casa di riposo) possono facilitare o impedire l’intimità. Ma l’aspetto certamente più importante per una sessualità piena e viva fino ad età avanzata è quello di continuare, per tutto l’arco di vita, ad avere e vivere una soddisfacente sessualità. L’amore non ha età! Diego Zatelli famiglia Unapresenza articolataesignificativa,iproblemieconomici,l’aperturaanuoviingressi Una domanda, 5 cent a cura dell’associazione Famiglia Più onlus - Via Bixio 71, Parma • 0521.234396 • [email protected] •www.famigliapiu.it 7 Sessuologo, consultorio Ucipem di famiglia Più P uò darsi che anche intorno a noi ci siano coppie come Kay (Meryl Streep) e Arnold (Tommy Lee Jones) sposati da 31 anni, due figli che vivono lontani, un lavoro e una routine che li ha portati ad allontanarsi sempre più l’uno dall’altra, tant’è che non dormono neanche insieme. Ma se lui sembra rassegnato e forse anche contento di questo stato di cose, non è così per lei. Il matrimonio che vorrebbe avere, ancora dopo tanti anni, e che forse non ha mai avuto, è fatto di complicità, desiderio, dialogo e risate, tutti sentimenti seppelliti sotto l’incalzare della televisione e della rassegnazione. Proprio la pubblicità segnala a Kate la possibilità di una terapia di coppia con un sessuologo: detto e fatto, tirandosi dietro un riluttante marito, i due ci provano. E’ una commedia e come tale a lieto fine, e a tratti un po’ noiosa, con qualche caduta di stile, ma ha il merito di suggerire allo spettatore che anche ( o forse soprattutto ) il matrimonio va curato, e si può provare a migliorare, quando le cose non vanno tanto bene, senza cedere alla rassegnazione: si può allora scoprire che nella vita insieme sono importanti non solo le grandi promesse( il si per la vita) ma anche tutti i piccoli impegni quotidiani che tengono vivo l’amore e rendono felici le coppie, a tutte le età .Un suggerimento:guardatelo quando i bambini sono a letto, potrebbero fare qualche domanda imbarazzante. • Il matrimonio che vorrei Regia di David Frankel, Usa 2012. 7 FEBBRAIO 2014 DVD • ”IL MATRIMONIO CHE VORREI” Parma e don Giovanni Bosco, un legame forte e antico iniziato ben prima della nascita, nella nostra città, del Centro salesiano San Benedetto. Più volte infatti il fondatore dei salesiani visitò la città, avendo modo di parlare coi vari vescovi che si erano succeduti per giungere a realizzare una fondazione salesiana anche a Parma. Cosa che avverrà nel 1889, un anno dopo la morte. Due le visite certe, anche se probabilmente funorono molte di più. E fu durante questi soggiorni che incontrò anche Madre Adorni, parlò a lungo con lei e ottenne il suo aiuto e quello delle sorelle per la nascita della casa salesiana. Dasubitofuundesideriocomunedelsacerdoteedelladiocesiriuscireafondareuncentrosalesianoincittà Quelle visite di don Giovanni Bosco a Parma Duegliarrivicerti:nel1867enel1873,quandoparlòcolvescovoVilla focus L’ 8 imminente arrivo a Parma dell’Urna di S.Giovanni Bosco nella nostra città ci offre la ricca opportunità di “rivisitare” un momento significativo della sua storia religiosa dal momento che i Salesiani di don Bosco operano a Parma da ormai 125 anni spargendo a larghe mani e con ricchezza di cuore e di passione educativa a migliaia di nostri ragazzi e a beneficio impagabile di tutta quanta la città. Ancor più significativo, quel momento, se si pensa che era proposito del Capitolo Superiore dei Salesiani di non aprire casa alcuna nel primo anno della morte di don Bosco, ma poiché la presenza dei Salesiani a Parma era già stata promessa e decretata dallo stesso don Bosco venuto appositamente nella nostra città per conoscere da vicino l’ambiente e concordare tempi e modalità, Parma rappresentò un’eccezione come eccezionale è stato ed è il contributo dei Salesiani alla formazione socio-educativo-religiosa di tanti suoi giovani. Inoltre, l’intervento diretto di don Bosco, l’interessamento dei grandi Vescovi Villa e Miotti, l’aiuto e la sintonia con figure significative quali il canonico mons. Ferrari, Madre Adorni e mons. Chieppi, stanno a garanzia di un’origine carismatica segnata di intensi e costruttivi rap- COME ERAVAMO • Il San Benedetto nel 1889, un anno dopo la morte di don Bosco. Di fianco al titolo, mons. Villa; sotto, mons. Miotti. porti con la Chiesa di Parma. Dunque don Bosco a Parma. Ma quando? Quante volte? Non vi sono sempre date e cronache precise, ma qualche lettera, scritti dei Vescovi interessati e diverse testimonianze bastano per avere informazioni più che attendibili. Don Bosco, dunque, nel corso dei suoi continui e numerosi viaggi per l’Italia, ebbe occasione di venire a Parma una prima volta nel settembre 1867 (molto probabilmente il 18) per chiedere innanzitutto al Vescovo, il cappuccino Felice Cantimorri, commendatizie alla Pia società salesiana e per far visita ad alcune notabili famiglie della città da Lui conosciute e che potevano essere di valido aiuto per l’Opera sua. A Parma don Bosco sapeva dell’esistenza di un discreto gruppo di cooperatrici salesiane, tra le quali aveva notorietà la contessa Clotilde Cal- leri di Sala, di nobile famiglia torinese e sposatasi col conte Guido Calvi di Parma. La madre sua era benefattrice insigne di don Bosco che spesso in Torino si recava dalla medesima a domandare aiuti finanziari in momenti particolarmente difficili; aiuti che la contessa ogni volta concedeva per l’ammirazione che aveva verso quel grande Educatore della gioventù. Di questo primo viaggio di don Bosco nella nostra città, abbiamo quali uniche testimonianze due lettere scritte dal conte Calvi e dalla contessa sua consorte il 25 e 30 settembre 1867. Dice, tra l’altro, la lettera del conte Calvi ”...ho saputo che don Bosco, passato da Parma in uno degli scorsi giorni, ha cercato di noi che eravamo assenti. Come io ne sono spiacentissimo, così son certo che anche mia moglie”. Ben più documentata e testimoniata la seconda visita di don Bosco a Parma avvenuta nei giorni 18-20 febbraio 1873 in cui fu ospite, tra l’altro, del Seminario Maggiore, delle suore Orsoline e dei Fratelli delle Scuole Cristiane. A questa visita occorre, però, premettere una lettera del Vescovo Villa, datata 21 ottobre 1872 in cui rinnova a don Bosco “vivissime preghiere di non dimenticare Parma e il suo Vescovo, disposto a fare il possibile per l’attuazione di una fondazione Salesiana in Parma, per iniziativa della marchesa Marianna Zambeccari Politi. Accompagnato dal segretario don Berto, don Bosco arrivò a Parma nella tarda serata del 18 febbraio 1873 proveniente da Piacenza. Fu ospite dei Fratelli delle Scuole Cristiane, nel borgo delle Colonne, e dormì là vicino, in casa del canonico mons. Giacomo Battei. All’indomani don Bosco celebrò la Messa della comunità e pranzò in semina- rio dove poi narrò ai Superiori e agli alunni un po’ di storia sugli inizi dell’Oratorio. La sera avanti e gran parte del giorno 20 don Bosco fu col vescovo Villa, assai malandato in salute. “È tanto il sollievo che prova nell’intrattenersi con don Bosco, scrive il segretario don Berto, che ieri mons. Villa lo volle quasi tutto il giorno presso di sé, motivo per cui abbiamo rimandato la partenza. Aveva deciso di partire il 19, invece pernottò a Parma nuovamente e il giorno dopo, insieme col Vescovo, andò a far visita ad un locale al di là del torrente Parma, forse per mettervi un collegio. In quella stessa giornata si recò a visitare anche il marchese Pallavicino e molti sacerdoti parmensi vennero a visitarlo e, se non partissimo, la folla e la calca comincerebbero ad assediarlo non altrimenti che a Torino”. La mattina del 20 don Bosco celebrò dalle Orsoline e tornò in Seminario donde dopo aver pranzato, alle 10.30 partì dalla stazione alla volta di Bologna. Si saprà poi che nella città di Parma due quartieri stavano particolarmente a cuore a mons.Villa e cioè quelli di Santa Croce e di S. Benedetto che più degli altri rigurgitavano di sovversivi e di miserabili. Dopo questa sua seconda visita don Bosco era naturalmente più incline ad accettare una fondazione salesiana in Parma, grazie an- che all’iniziativa della marchesa Zambeccari che si offrì di far erigere a tutte sue spese un orfanotrofio sotto la guida dei Salesiani. L’idea di questa fondazione fu accettata da mons. Villa che la curò al punto da riprenderla in seria e definitiva considerazione. Oltre le due già citate visite, crediamo di poter fondatamente convenire che almeno un’altra volta egli debba essere, sia pur velocemente, passato da Parma, onde prendere ancora una volta visione del modo e dei mezzi per fondare il primitivo orfanotrofio o possibilmente anche una casa con collegio e parrocchia. Le numerose carte (rinvenute dai biografi) del 187677 relative al progetto di fondazione parmense della marchesa Zambeccari-Politi inducono a ritenere credibile e affidabile la testimonianza della Madre Virginia Pizzetti, delle suore Orsoline; testimonianza resa a don Rastello a riguardo della terza visita di don Bosco a Parma nel 1877’78. Una quarta visita pare sarebbe avvenuta nel 1882 e durante la quale don Bosco avrebbe incontrato anche madre Anna Maria Adorni, ottenendone il di lei aiuto. Valentino Sani L’OMELIA DEL VESCOVO PER LA FESTA DEL SANTO FONDATORE DEI SALESIANI «Sietequi,oggi,perchédonBoscohadettoSì» 7 FEBBRAIO 2014 I n una Cattedrale ricolma di bambini e ragazzi, accompagnati dai loro insegnanti e familiari, si è festeggiato san Giovanni Bosco, preludio che ha introdotto l’arrivo delle sue spoglie mortali. A salutare il Vescovo, che ha presieduto la celebrazione eucaristica, il direttore del San Benedetto, don Massimo Massironi, che – nel ringraziarlo ha chiesto di «confermarli nella fede, di stimolarli ad essere carità e di aiutarli a non aver paura della speranza terrena e di quella del Cielo». Un grazie ricambiato anche dal Vescovo, per il servizio ai bambini e ai ragazzi, «servizio di evangelizzazione , attraverso le vie del sapere e della conoscenza, che diventa servizio alla società, per far crescere generazioni di citta- dini e di persone che operano per il bene comune». Nell’omelia il Vescovo ha fatto risaltare il ruolo dei bambini e dei giovani. Come ascoltato nella pagina del Vangelo, «Gesù sta- va volentieri con i bambini e i bambini stavano volentieri con lui» e invita gli adulti a diventare come i bambini «che si fidano di Lui, gli dicono i loro segreti, si affidano a Lui». Scorrendo altre pagine del Vangelo, il Vescovo si sofferma poi sulla figura del giovane che, «troppo legato alle tante cose che aveva, non ha voluto diventare amico di Gesù e se ne va via triste». Tristezza che coinvolge anche gli apostoli, perchè «quando c’è un rifiuto, tutti diventano più tristi e tutti stiamo peggio». Lo sguardo poi sul modo di agire del Signore, che «si presenta come pastore buono, che ci dà la vita, ci viene a cercare, ci tende una mano, ci fa coraggio», ci offre la sua amicizia, in ogni età, per una vita bella. Chiama- ta che ci rivolge direttamente o tramite altri testimoni: «Siete qui, oggi, perchè don Bosco ha detto sì e componete questa bella assemblea». Assemblea di alunni, ex alunni, sacerdoti, suore, figli e figlie di don Bosco, che rende presente don Bosco e costituisce «una pietra viva della Chiesa». Nella situazione attuale, segnata da una forte precarietà a tutti i livelli, il Vescovo ha auspicato che «ci sia speranza, che nasce dalla certezza che il Signore ci vuole bene». Di qui l’impegno «a camminare insieme per accompagnare i giovani, che non sono il domani ma l’oggi della Chiesa. Vogliamo ascoltarli, accompagnarli, andando insieme a loro e attingendo dal Signore quello che Lui ha da dirci». Il legame tra Parma e don Giovanni Bosco, cementato per oltre 125 anni dalla presenza salesiana nel cuore della città, si rinnoverà e rafforzerà ancora di più nel prossimo fine settimana, quando giungerà in città l’urna con le sue spoglie. Visita importante e inserita nel lungo “pellegrinaggio” che don Bosco sta compiendo nelle varie diocesi italiane in vista del bicentenario della nascita, che cadrà nel 2015. Tanti gli appuntamenti previsti per il 15 e 16 febbraio, così come gli eventi collaterali organizzati per prepararci alla visita e per approfondire la conoscenza con la figura del santo di Torino. Un’occasioneperapprofondirela“conoscenza”eperavvicinarcidipiùemeglio,attraversodilui,alSignore Il 15 e 16 febbraio “Don Bosco è qui” ne già sentito parlare visto che a Parma ci sono i Salesiani del San Benedetto? Proviamo a darci qualche breve ed esaustiva risposta. Perché le Reliquie? Le Reliquie dei Santi sono oggetti concreti (tangibili) che ci testimoniano la loro presenza qui sulla terra. Proprio come noi, essi hanno calcato il nostro pianeta; proprio come noi, essi non avevano poteri magici o paranormali. Ciò che li contraddistingue è la Fede testimoniata nel corso della loro esistenza terrena. I miracoli popolarmente at- 8 E 10 FEBBRAIO: MUSICAL E TAVOLA ROTONDA Perconoscereeriflettere D ue gli appuntamenti che fanno da cornice e che, in modo diverso, fanno conoscere ma soprattutto aiutano a riflettere sul progetto educativo di don Bosco. • Sabato 8 febbraio, alle ore 20.45, presso l’Auditorium del Carmine (Via Duse, 1/A) lo spettacolo, realizzato dal gruppo giovanile della parrocchia di san Paolo apostolo: un musical sulla vita e sulla missione di san Giovanni Bosco, con particolare attenzione alla dimensione sociale della sua opera. Sotto i riflettori, protagonista del musical: un don Bosco già adulto. • Lunedì sera, 10 febbraio, alle ore 21, presso il Centro Congressi Cavagnari (Via Spezia, 138) invece una tavola rotonda sul tema: ”Educazione e sport per i giovani”. Incontro che dà voce e spazio al ”cortile”, nella prospettiva di don Bosco che chiedeva di essere maestri in cattedra e compagni e amici fuori dalla scuola. In cortile, appunto. In tutti quegli spazi dove i ragazzi, attaverso il gioco, sono spontanei e rivelano meglio il chi sono. Per questo, in ogni casa salesiana non mancano mai le attività sportive, che fanno parte del sistema educativo del fondatore. L’obiettivo della tavola rotonda non è tanto quello di organizzare una conferenza teorica, ma di far raccontare esperienze che, in modi e con ruoli diversi, tengano insieme educazione e sport, facendo emergere quei valori che lo caratterizzano: onestà, il rispetto delle regole, la fatica dell’allenamento. tribuiti ai Santi (durante la loro vita o dopo la loro morte) avvengono esclusivamente per intervento e per Grazia di Dio. Per questo motivo la Chiesa riconosce, autorizza e sostiene la venerazione delle Reliquie dei Santi: esse non sono paragonabili all’Eucarestia, non vanno adorate come si adora Dio; sono piuttosto le parti del corpo dei cristiani che più di tutti hanno realizzato la vocazione di testimoniare la Fede. Il culto delle Reliquie si lega dunque alla preghiera di intercessione che noi rivolgiamo ai Santi, affinché essi - in virtù della loro vicinanza con Dio - si facciano nostri ulteriori “portavoce” presso la Misericordia di Dio Padre. Non è dunque la “mummia” di Don Bosco che andiamo ad adorare, né ci stringiamo tetramente intorno ad “un morto”: è con gli occhi della Fede che ci avviciniamo all’Urna di San Giovanni Bosco, per farci aiutare proprio da Lui e dalla sua Fede per arrivare fino a Dio, presentandogli le nostre fatiche, le nostre richieste, i nostri sogni. Con un “alleato” come Don Bosco, siamo certi che dove non arriverà la nostra fiducia in Dio, Don Bosco ci aiuterà con la sua! Perché muovermi, perché andare davanti all’Urna? Proprio come accade nell’incontro di Gesù con ciascuno di noi, anche qui è Don Bosco a fare il primo passo e a venirci vicino. La peregrinazione dell’Urna rappresenta una mano tesa, un richiamo, uno slancio tipicamente missionario e tipicamente cristiano: in preparazione al Bicentenario della nascita di Don Bosco (1815-2015) è proprio lui a farci il regalo della sua presenza, è lui a muoversi per primo. Don Bosco viene per passare un po’ di tempo con noi, per regalarci un intenso momento di profondo dialogo con la sua storia e di silenzio per raccontagli la nostra storia. Stare di fronte a lui ci permetterà di isolarci per un po’ dal frastuono nel quale siamo immersi ogni giorno per accogliere il dono della sua compagnia. Avviciniamoci con fiducia, attraverso le celebrazioni, le preghiere e i momenti di visita silenziosa al Santo; sarà possibile non solo conoscere meglio la sua vita e la sua testimonianza, ma anche, cogliere la Sua passione per Dio che lo ha portato ad essere attento educatore dei ragazzi e dei giovani, soprattutto i più poveri. Don Bosco ci “salva” riaffermando che non c’è cosa più Santa, utile, importante che educare i giovani! Cos’altro aggiungere: possiamo perderci un momento così importante e così bello? Io penso e spero di no! 9 Don Massimo Massironi Direttore Istituto Salesiano San Benedetto «AMATE I BAMBINI, I RAGAZZI, I GIOVANI, PERCHÉ SONO DI DIO» Cari educatori,vi scrivo... LeparoledidonBoscoagenitori,insegnanti,catechisti «M i rivolgo a voi genitori, insegnanti, catechisti, educatori… Ricordatevi: l’educazione è co- sa di cuore! Amate i bambini, i ragazzi, i giovani! Amateli perché sono di Dio. L’amore deve esprimersi nelle parole, nei gesti e persino nell’espressione del volto e degli occhi. Credo sia importante allora capire di quale amore dobbiamo amarli perché… Se vivono nel rimprovero, diverranno più intransigenti Se vivono nella serenità, diverranno più equilibrati Se vivono nell’incoraggiamento, diverranno più intraprendenti Se vivono nell’apprezzamento, diverranno più comprensivi Se vivono nella lealtà, diverranno più giusti Se vivono nella chiarezza, diverranno più fiduciosi Se vivono nell’amicizia, diverranno veramente amici per il loro mondo Se vivono nella fede, diverranno cristiani felici e fieri di esserlo. Bisogna amare ciò che piace ai giovani e i giovani ameranno ciò che piace ai loro educatori! Ogni giorno, ve lo assicuro, per voi prego. Vivete felici e il Signore sia con voi tutti, sempre!» 7 FEBBRAIO 2014 “D on Bosco è Qui” è una preziosa occasione per poter prendere parte in prima persona alla peregrinazione dell’urna di Don Bosco, scoprendo o riscoprendo la figura del Santo torinese, la sua vita, la sua opera educativa e la forte esperienza spirituale. L’idea della peregrinazione nasce dalla volontà di proseguire l’opera del Santo, avvicinandolo simbolicamente ai fedeli: non sono più loro ad andare in pellegrinaggio presso la sua tomba a Torino, ma sono le sue spoglie ad attraversare paesi, regioni e stati per portare un’intensa testimonianza di vita e di gioia. Così come in vita era il Santo che si scomodava e usciva per le strade, raggiungendo i posti di lavoro, i luoghi d’incontro, le case dei ragazzi e diventava un’esperienza che rinnovava il cuore, allo stesso modo sabato 15 e domenica 16 febbraio, don Bosco ci raggiunge nella nostra città, nella nostra Cattedrale e nella sua casa salesiana del San Benedetto. Nel suo viaggio in giro per il mondo, l’Urna delle Reliquie di Don Bosco sta per arrivare anche a Parma. L’evento più straordinario cui potremo partecipare sarà proprio metterci di fronte a lui, lasciarci stupire e commuovere. Lasciandoci anche interpellare dalla sua presenza. Sì don Bosco è proprio qui! È un evento grande, è un momento importante non solo per le tante attività programmate, ma semplicemente per il nostro cuore, per la nostra diocesi, la nostra città e la nostra provincia. Per sottolineare la preziosità di quest’evento forse basta dirci che ci capiterà una volta nella vita (diverse sono le cose che ci accadono solo una volta lungo l’esistenza terrena, non tutte importanti, non tutte le ricordiamo). Ci si potrebbe chiedere: perché ho bisogno dei “resti mortali” di Don Bosco per “incontrarmi” con lui? Non posso farlo a casa, magari leggendo un libro su don Bosco? Oppure non basta averlo già conosciuto o aver- focus AParmal’urnaconlereliquiedelsantofondatoredeiSalesiani 10 7 FEBBRAIO 2014 «Nonmireggeval’animanelvederperdersitantebellecreaturefatteadimmaginedellostessomioCreatore» Il carisma e la spiritualità di madre Adorni Nell’animodellabeataildesideriodiportareGesùachineèpiùlontano ni più degradanti segnate dalla miseria morale e sociale. Il carcere femminile, dove inizia ad andare quotidianamente, diventa grazie a lei, un luogo di rinascita e di salvezza: «Non mi reggeva l’anima — disse — nel vedere perire tante anime dopo una redenzione così sovrabbondate, nel veder perdersi tante belle creature fatte ad immagine dello stesso mio Creatore». Con grande fede e amore accompagna le giovani e le forma nello spirito del Vangelo, le educa e le accoglie presso di sé, dandole speranza e possibilità di una nuova vita. In lei si congiunge perfettamente ed in modo armonico l’amore di Dio con l’amore del prossimo, la donazione a Gesù e la dedizione ai fratelli, nonostante i tanti e gravosi doveri familiari di sposa prima, poi vedova e mamma di sei figli. Permeata dall’amore di Gesù non può rimanere indifferente verso coloro che hanno bisogno del suo aiuto e che si trovano in una situazione vulnerabile ed emarginata. Lo stesso Papa Francesco sottolinea anche oggi l’urgenza di questa sensibilità caritativa. Togliere i sandali davanti alla terra sacra dell’altro “non per il suo aspetto fisico, per le sue capacità, per il suo linguaggio, per la sua mentalità o per le soddisfazioni che ci può offrire, ma perché è opera di Dio, sua creatura. Egli l’ha creata a sua immagine, e riflette qualcosa della sua gloria. Ogni essere umano è oggetto dell’infinita tenerezza del Signore, ed Egli stesso abita nella sua vita. Gesù Cristo ha donato il suo sangue prezioso sulla croce per quella persona. Al di là di qualsiasi apparenza, ciascuno è immensamente sacro e merita il nostro affetto e la nostra dedizione”(E.G. 274). Di conseguenza, quanto più l’altro è maggiormente bisognoso, povero, emarginato, debole, vulnerabile e magari ferito e sofferente, tanto più merita il nostro affetto e la nostra dedizione. Collaborare con Gesù a rivestire la persona della sua bellezza originaria – come ribadisce Madre Adorni – diventa perciò un’opera di carità, un atto di salvezza, un’opera per cui vale la pena spendersi «dandosi con tutte le forze, con gli esempi di una santa vita, col fervore delle preghiere e l’efficacia delle istruzioni, a procurare la conversione di ragazze e di donne, le quali, cadute nei disordini di una vita licenziosa e tocche dalla grazia di Dio, vogliono risorgere dal peccato[…] e mettersi più facilmente nella via di servire il Signore e di salvarsi». La Congregazione delle Ancelle dell’Immacolata fondata dalla Beata Anna Maria Adorni continua nel tempo l’opera iniziata dalla Madre. Oltre alle opere di prevenzione e di riabilitazione delle giovani in pericolo, si cerca di dare espressione al proprio carisma nei vari ambiti del sociale, nel quotidiano e nell’apostolato, sia in Italia che all’estero. Con lo spirito missionario proprio di Anna Maria Adorni, si cerca di vivere da discepole per diventare missionarie. «Il vero missionario, che non smette mai di essere discepolo – come sottolinea anche Papa Francesco - sa che Gesù cammina con lui, parla con lui, respira con lui, lavora con lui. Sente Gesù vivo insieme con lui nel mezzo dell’impegno missionario. Se uno non lo scopre presente nel cuore stesso dell’impresa missionaria, presto perde l’entusiasmo e smette di essere sicuro di ciò che trasmette, gli manca la forza e la passione. E una persona che non è convinta, entusiasta, sicura, innamorata, non convince nessuno» (EG 266). Essere discepoli e missionari di Gesù diventa oggi un invito, un impegno e una sfida per tutti noi. Portare il Vangelo ogni giorno alle persone che incontriamo a casa, al lavoro, a scuola, con gli amici, fa intravedere oltre ad una grande umanità, una profonda ricchezza interiore che dona forza e coraggio. Questo stile di vita era caratteristico di Madre Adorni come lo è di tutti i santi e il loro operato ci mostra continuamente che soltanto rendendo attuale la presenza di Gesù nel mondo, possiamo costruire un futuro luminoso, pieno di speranza. soprattutto con i giovani, animando il loro gruppo settimanale nella parrocchia, oltre che visitando le persone in carcere proprio come faceva la Beata Madre Adorni. • Oramai le sorelle avranno preso dimestichezza con la lingua ed avranno le loro attività pastorali e missionarie; c’è qualche progetto in particolare che portano avanti? Hanno in cantiere due progetti molto importanti: la realizzazione di un pozzo d’acqua con cui rifornire la zona di Kibiko e la costruzione della loro Casa. Purtroppo ad oggi molte case non sono servite dal sistema idrico. Per questo motivo stiamo organizzando un mercatino itinerante nelle parrocchie di Parma con una serie di oggetti e prodotti artigianali del Kenya i cui ricavati andranno a finanziare la costruzione del pozzo. La “Casa” verrà costruita sulle colline di Kibiko, oltre ad ospitare le suore sarà una casa di formazione per ragazze che intendono intraprendere un percorso formativo alla vita religiosa. E’ un posto bellissimo che domina la vallata ma è soprattutto un posto “vicino” ai poveri. • Secondo voi, vista anche l’esperienza di missione, cosa Madre Adorni direbbe oggi a noi? Direbbe di non abbattersi di fronte alle difficoltà e di non avere paura di testimoniare l’Amore e la bontà del messaggio cristiano davanti a chi non ha ancora avuto l’opportunità di conoscerlo. Sr. Maddalena B. IL 7 FEBBRAIO Le Ancelle dell’Immacolata di Parma invitano alla celebrazione della memoria della Beata Anna Maria Adorni, venerdì 7 febbraio nella parrocchia di San Paolo (Parma, via Grenoble). Alle 18.30 celebrazione eucaristica; alle 19.30 presentazione de libro “Anna Maria Adorni. Una santa per amica” e del docufilm “Anna Maria Adorni camminando insieme a te...” dell’autrice e regista Eddy Lovaglio. Segue momento di fraternità. chiesa “N on è la stessa cosa aver conosciuto Gesù o non conoscerlo, non è la stessa cosa camminare con Lui o camminare a tentoni, non è la stessa cosa poterlo ascoltare o ignorare la sua Parola, non è la stessa cosa poterlo contemplare, adorare, riposare in Lui, o non poterlo fare”. Questa convinzione di papa Francesco (Evangelium Gaudium 266) la avvalorano i santi, le persone che hanno seguito il Signore in modo radicale, fino in fondo, e hanno vissuto la Sua parola. Conoscere Gesù o non conoscerLo non può lasciarci indifferenti, non può non cambiare la nostra vita e conferirne una valenza diversa, costruttiva, particolarmente positiva, che dona speranza. L’incontro con Lui apre ad un nuovo orizzonte, una direzione particolare di vita. Il conoscerLo presuppone una predisposizione ad aprirsi a Lui, entrare in dialogo con Lui ed istaurare un rapporto di amicizia, di comunione, di amore, di donazione totale di sé. L’incontro personale con Gesù sta alla base del cammino di santificazione di ogni persona. Scoprirsi infinitamente amati da Qualcuno fa sorgere nel cuore il desiderio di donarsi, di impegnarsi per il bene dell’altro e a mettersi a servizio dei più bisognosi. Il passo successivo si traduce poi nel ricercare ed individuare la strada su cui camminare, tro- vando il modo più vero ed appropriato in cui spenderci per condividere la grande ricchezza dell’amore sperimentato e vissuto in prima persona. Questo è il punto di partenza di ogni cristiano e questo è stato il punto di partenza anche del cammino di Madre Adorni. Guidata dal carisma che lo sentiva proprio di collaborare con Gesù a salvare le anime, intraprende un cammino di accompagnamento spirituale e formativo nei confronti di tante ragazze e giovani moralmente deviate, aiutandole a ritornare sulla buona strada di una vita pienamente cristiana. La salvezza delle anime – dice la Madre - è la cosa a Dio più cara e preziosa. Quindi l’occuparsi nel procurarla è il servizio più degno, l’onore più grande, l’opera più accettevole che si possa prestare al Signore; far tornare un’anima dalla morte della colpa alla vita della grazia è cosa molto più accetta al Signore che non risuscitare tutti i morti che sono sotterra. Tale sensibilità ed impulso particolarmente materno offre a Madre Adorni uno sguardo diverso nel vedere le cose, le persone, gli avvenimenti e la sua chiave di lettura diventa quella del vangelo di Gesù. Non giudica lì dove gli altri giudicano e non disprezza coloro che la società li mette alla periferia, ma accoglie, compatisce, aiuta a crescere e a guarire. Con cuore di mamma sa vedere oltre le apparenze e sa cogliere la grandezza della persona umana anche nelle situazio- 11 DallamissionedelleAncelleall’incontroconlapopolazionelocale,lalororealtà,ilorobisogni Racconto di Natale... a Kibiko N el 2010 Stefania De Scisciolo e Antonietta Malandri sono state con i giovani e i giovanissimi della Parrocchia di San Paolo nella missione delle Ancelle dell’Immacolata in Romania per un campo estivo. Hanno gestito con Suor Daniela un grest a Coman e Berzunz. Un’esperienza bellissima e in quella occasione quasi per scherzo Antonietta disse a Suor Daniela che se fosse andata in missione in Africa l’avrebbe seguita. E così è stato... • Antonietta, tu recentemente sei tornata da Nairobi dove hanno la missione le Ancelle e non è la prima volta che intraprendi questo lungo viaggio; cosa è che ti fa ritornare in terra d’Africa? Ho capito subito che sarei ritornata quando, arrivata il giorno di Natale per la prima volta insieme a Cristina, le Suore, con un sorriso radioso mi hanno presentato i bambini di Kibiko. E’ stato il vero Natale. Non riesci a rimanere insensibile davanti a tanta ingiu- stizia e alla voglia di riscatto che percepisci nei bambini e negli adulti. Il loro entusiasmo e il loro calore sono davvero contagiosi. Non potevo fermarmi al semplice viaggio, dovevo fare di più e dovevo cercare di trasmettere ad altri questa mio desiderio. Anche quest’anno per fortuna ha funzionato e Stefania è partita con me per Nairobi. La vita movimentata della missione, il meraviglioso rapporto con Suor Daniela, Suor Dana e Suor Teresa, hanno contribuito a farmi sentire a casa. La quotidia- nità è molto difficile, ma c’è una grande solidarietà nonostante la povertà, anche il poco si può condividere e questo è un grande insegnamento. • Stefania, per te invece era la prima volta che andavi a Nairobi. Che esperienza hai fatto? Quando Suor Daniela ci aveva annunciato la sua partenza per la missione del Kenya mi è balenata subito l’idea che prima o poi l’avrei raggiunta. Così appena ho saputo che Antonietta si stava organizzando per il suo secondo Natale a Kibiko ho cercato di organizzarmi per unirmi a lei e nel giro di pochi giorni ero a bordo dell’aereo per Nairobi. L’arrivo è stato subito d’impatto: l’aeroporto, le strade, persino il “mezzo” che mi ha portato alla casa delle Ancelle - un’Ape car che loro chiamano Tuk Tuk – tutto era sgangherato. Credo però che difficilmente scorderò un’accoglienza così affettuosa e calda. Sarà banale, ma anche se partendo avevo una piccola presunzione di “dare” e portare loro un po’ di aiuto ma- teriale, ho realizzato poi che era comunque niente rispetto a quello che ho ricevuto dalle suore e da tante persone che ho conosciuto. • Il carisma di Madre Adorni, secondo voi, trova terreno fertile ed accogliente in Kenya, in modo particolare a Kibiko dove si trovano le Ancelle? Assolutamente sì, si tratta di una zona molto vasta dove la popolazione vive spesso in condizioni di grave disagio e miseria. In questa società le donne sono particolarmente penalizzate, lasciate sole ad accudire i figli ma senza avere i mezzi per sfamarli, lavarli o tantomeno garantire loro un’istruzione. Le Ancelle sono una presenza importante per loro, un punto di riferimento e, pur con tutte le difficoltà a familiarizzare con un’altra lingua e un’altra cultura, hanno saputo cogliere subito questa necessità e trasformarla anche in un modo per portare il Vangelo in queste famiglie. Un’altra opera molto preziosa è appunto l’evangelizzazione, che le suore portano avanti 7 FEBBRAIO 2014 ImpressionidalviaggiodidueanimatricidiSanPaoloinKenya Alle21inCattedrale,accoltieguidatidalVescovo.Altermineunmomentoconviviale Il “permesso” nella coppia Venerdì14laVegliaperfidanzatiegiovanisposi chiesa «A lcune settimane fa ho detto che per portare avanti una famiglia è necessario usare tre parole. Voglio ripeterlo. Tre parole: permesso, grazie, scusa. Tre parole chiave! Chiediamo permesso per non essere invadenti in famiglia. “Posso fare questo? Ti piace che faccia questo?”. Diciamo grazie, grazie per l’amore! Quanti giorni passano senza dire questa parola, grazie! E l’ultima: scusa. Tutti sbagliamo e alle volte qualcuno si offende nella famiglia e nel matrimonio, e alcune volte - io dico - volano i piatti, si dicono parole forti, ma sentite questo consiglio: non finire la giornata senza fare la pace. La pace si rifà ogni giorno in famiglia!». Con queste tre parole, papa Francesco ci indica un modo di porci in relazione con i nostri famigliari. Un modo solo apparentemente semplice perché a volte ce ne dimentichiamo – magari anche per lungo tempo -, a volte non le consideriamo necessarie, altre volte ci sembrano addirittura non dovute. Sono il segno evidente e percepibile della ricerca del bene dell’altro, della sua gioia; del desiderio di costituire, conservare ed accrescere un rapporto che, pur improntato alla massima confidenza e condivisione, rispetta sempre quell’intimità e quella inviolabilità dell’altro che “non sono e non saranno mai nostri”, che non potremo mai prevaricare, pena il trasformare il nostro amore e il nostro affetto, in possesso e utilitarismo egoistico. Tre parole comuni e note, ma 12 ugualmente impegnative e da non banalizzare. Da rivolgere con consapevolezza e non distrattamente. Da accompagnare con un sorriso, con uno sguardo di benedizione, di ammirazione. Da far diventare segno evidente e percepibile della volontà e della decisione di impostare la relazione di coppia con il medesimo stupore e con la medesima meraviglia che hanno caratterizzato i primi incontri, i “brividi dei cominciamenti” (per usare un’espressione cara a don Tonino Bello) del nostro volerci bene e che possono assicurare alla relazione stessa la gioia della continuità, la bellezza dell’armonia, la sorpresa della scoperta. La prima di queste tre parole (“permesso”) è quella che meglio delle altre può dare robustezza e calore al tempo del fidanzamento, della crescita dell’intimità, del delinearsi del progetto di coppia, del conoscere la storia dell’altro, le sue abitudini, i suoi desideri, i suoi pregi ed anche i suoi difetti. Un ingresso delicato nella vita dell’altro, proprio col “suo” permesso. Un permesso, ovviamente, reciproco. E’ un atteggiamento che anche Dio si fa scrupolo, per il rispetto che ha della nostra libertà, di utilizzare con noi. Egli, infatti (nel capitolo 3 dell’Apocalisse) ci dice: “ecco sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.” Quante volte la voce dell’amato, dell’amata ci ha fatto vibrare il cuore! Quanti bei ricordi di “indimenticabili cene” di coppia. Noi vorremmo che tra le voci che ci fanno vibrare il cuore ci fosse anche quella di Dio, che è il Dio della misericordia, della tenerezza, della gioia, del perdono, dell’amore. Il momento di preghiera di venerdì prossimo (14 febbraio - San Valentino), in Cattedrale, alle ore 21, accolti e guidati dal Vescovo Enrico, vuole essere un’occasione per riflettere sul significato profondo del nostro chiedere permesso di entrare nel cuore e nella vita della persona che amiamo. Saranno di aiuto: la Parola di Dio, la testimonianza di una coppia di sposi e di una coppia di fidanzati, la parola del Vescovo, alcuni gesti simbolici, canti di festa, di gioia, di ringraziamento. Per poi concludere l’incontro con un momento conviviale e di festa, in Seminario Maggiore. Troviamoci numerosi a far festa ed a lodare il Dio dell’Amore. Tutti siamo invitati: fidanzati, giovani sposi, animatori della pastorale familiare, parroci, religiosi. Il Vescovo Enrico e noi vi aspettiamo, con gioia! Ufficio Famiglia IlVescovonell’omeliaharichiamatoilsignificatononsoloindividuale,macomunitario,diquestavocazione Profezia nel mondo, pietre vive nella Chiesa LefamigliereligioseriuniteinCattedraleperlaGiornatadellavitaconsacrata 7 FEBBRAIO 2014 D omenica scorsa la pioggia che, proprio nel pomeriggio, si è fatta più insistente, non ha permesso la tradizionale processione esterna. Tutta la celebrazione si è quindi svolta all’interno della Cattedrale dove, all’ingresso, sono state benedette le candele: una luce ricevuta per poi essere ridonata. Attorno all’altare le diverse famiglie religiose presenti in diocesi. Una Giornata, quella del 2 febbraio, per rendere grazie a Dio per il dono della vita consacrata, m anche per riflettere su questo carisma particolare che arricchisce la Chiesa. Carisma, proprio, specifico, segnato dalla spiritualità dei fondatori e da una particolare missione, ma anche carisma “complessivo” della vita religiosa, come ha richiamato il Vescovo nell’omelia. Consacrazione, consegna a Dio, «che è e deve rimanere profezia. Perché se si diventa uguale a tutti, non si capisce più la chiamata che — non solo — non diventa attraente, ma si fa omologata ad una mentalità — come quella odierna —che giustifica tutto di sé, della propria condizione di vita, senza distinguersi in nulla». Consegna a Dio che risalta e non soffoca la propria umanità, che costituisce il primo annuncio, una “immagine vera del Signore, secondo quella sfaccettatura che il carisma meglio incarna”. Consegna che non viene fatta solo a livello personale, ma anche come famiglia. «Anche voi — così monsignor Solmi rivolgendosi a religiose e religiosi — come Gesù, non vi presentate da soli, da sole, al tempio, ma con la vostra famiglia, insieme. Chiamati alla fraternità, in una realtà di famiglia che penetra l’esistenza e non re- sta solo alla superficie senza scendere perché impedita, come una granitica roccia, da una serie di “distinguo”, di incomprensioni, di appelli alla propria identità e alla realizzazione personale, ragioni anche valide in sé, ma che possono assumere il carattere di una chiusura al Signore e di un ritrarsi — di fatto — da una vocazione, che sembra diventare stanca. Ragioni, tra l’altro, non diverse da quelle che creano crisi e rotture nelle famiglie, anche in quelle vicine a noi…». Ancora un grazie, per «ognuno di voi, per i doni che siete, per il servizio che offrite». Sot- tolineando che «della Chiesa siete pietre vive, insostituibili. Non inserti preziosi e appoggiati dall’esterno, ma travi essenziali che — anche se non si vedono subito — danno stabilità, o piloni che — messi dalla provvidenza — l’hanno salvata e la salvano da possibili rovine…». Infine il desiderio di una conoscenza reciproca sempre maggiore; da parte del Vescovo che, nel partecipare alle gioie e ai dolori delle varie famiglie religiose, ha espresso il desiderio e la volontà di convertirsi «ad un’affettuosità non più distratta dalle tante, troppe cose da fare». Im- pegno richiesto, con umiltà, anche ai religiosi, «specialmente di chi arriva nuovo, di conoscere sempre più, come già fate, questa diletta e povera chiesa di Parma, di vedere la sua storia, i suoi tentativi pastorali e il momento che sta vivendo con le scelte che ha fatto. Insieme lo stiamo facendo questo cammino…». Modo, anche questo, di essere famiglia che «all’unico all’altare si nutre e, passando dall’unica porta che è Cristo, esce ad annunciare il Vangelo, in modo sereno, attrattivo, amabile, come fa una famiglia che si vuole bene». L’INCONTRO DELLE RELIGIOSE PER FESTEGGIARE GLI ANNIVERSARI DELLE SORELLE DI VARIE CONGREGAZIONI A 25, 50, 60 anni dalla Professione: anniversari, ricordi e molta gioia 2 Febbraio. Festa dell’Incontro. All’interno di questo misterioso incontro del Figlio di Dio col suo popolo, anche le sorelle delle tante Congregazioni che arricchiscono la nostra Diocesi si sono incontrate per dire “grazie” a quelle fra loro che festeggiano in questo 2014 i 25, 50, 60 anni di professione religiosa. Sono: suor Ida e suor Egidia delle Figlie della Croce; suor Teresa, suor Emilia, suor Anna Maria, suor Caterina, salesiane; suor Marina e suor Rita Luigine; suor Giorgia, suor Giuseppina, suor Gemma, suor Leonella, suor Giovanna Piccole Figlie; suor Lucia e suor Teresa saveriane; suor Fiorella orsolina di Maria Immacolata. Non tutte hanno potuto essere presenti, ma l’incontro semplice e familiare, ha fatto risuonare qualche ricordo e soprattutto molta gioia. Quella che papa Francesco — celebrando nella mattina del 2 febbraio con i religiosi di Roma la Festa della Vita consacrata — aveva indicata come il “sigillo” dell’incontro con Dio e con i fratelli. Nell’omelia, ripresa dalla delegata diocesana, il vescovo di Roma ha evidenziato come si debba stipulare un patto fra generazioni così che gli an- ziani consegnino ai giovani la propria sapienza e i giovani la accolgano e la portino avanti. Ed è stimolante la constatazione fatta dal Papa che, nel vangelo di Luca, i giovani sono Maria e Giuseppe; gli anziani Simeone ed Anna: «E’ un incontro tra i giovani pieni di gioia nell’osservare la Legge del Signore e gli anziani pieni di gioia per l’azione dello Spirito Santo. E’ un singolare incontro tra osservanza e profezia, dove i giovani sono gli osservanti e gli anziani sono i profetici!». Ed ancora, al cuore dell’Incontro, Gesù: «Al centro c’è Gesù. E’ Lui che muove tutto, che attira gli uni e gli altri al Tempio, che è la casa di suo Padre». Tenendo nel cuore questa gioia, confortate a spendere i propri giorni nella Chiesa di Parma, presente nel Delegato diocesano mons. Piero Delsante e poi da un fugace ma graditissimo saluto del Vescovo Enrico, le sorelle si sono recate in Cattedrale per la celebrazione eucaristica. (t. b) InvitodelVescovoperilpellegrinaggiodiocesano:«Facciamoun’esperienzadiChiesa» Successo del Premio San Bernardo Questa 35a edizione del Premio San Bernardo è stata un’edizione veramente straordinaria sia per la partecipazione, sia per il tema sulla Speranza così auspicata da Papa Francesco, e per questo ha coinvolto non solo tanti adulti appassionati di poesia, ma tantissimi ragazzi di varie scuole con il sostegno caloroso delle varie insegnanti. La serata di premiazione era gremitissima di partecipanti e di ragazzi con grande soddisfazione dell’Anspi diocesana che patrocina il premio nato proprio in San Bernardo. Giusto quindi valorizzare l’impegno dei vari poeti dilettanti e di tanti ragazzi che hanno lavorato molto con poesie e disegni di grnade qualità. Ed ecco le classifiche: • Poesie in tema: 1a classificata Gianna Ghidini; 2a Sara Ferraglia; 3a Luisella Monica; 4a Elia Bertoli; 5a Elena Formentini. • Poesie a tema libero: 1a classificata Elsa Marchinetti; 2o Ferdinando Triani; 3o Fabio Giarelli. • Dialettale: 1o Luigi Sturma, 2o Vittorio Campanini; 3o Stefano Sirocchi. • Poesia giovani: sono state premiate per lavori di gruppo le classi III A e B della scuola media San Leonardo, 1a, 2a, 3a, 4a dell’Istituto Ferrari, la 4a B della Scuola primaria Casa Famiglia e la 3a della scuola primaria Riccardi di Langhirano, oltre a molti studenti con poesie singole. Disegno: premiate la 3a A e la 3a B di San Leonardo con due opere di notevole impegno che ha coinvolto tutti i ragazzi. • Fotografia: 1a Mariella Rampini; 2o Ferdinando Contini; 3o Corrado Ferretti; 4o Umberto Bassi; 5a Angela Serri. Nella serata sono state lette le poesie premiate sia dagli adulti sia dai ragazzi e molte lette dalla poetessa Terry Ampollini. Un grazie molto sentito alle insegnanti che hanno coinvolto tanti ragazzi per riflettere su valori importanti e attuali come la speranza e la pace, perciò grazie a Manuela Bassi, Antonia Ferrari, Viviana Coruzzi, Mara Montagna. La corale Santo Stefano di Basilicagoiano con ottime esecuzioni canore ha allietato la serata molto applaudita dal pubblico. (Ivo Campanini) ASSISTENZA GRATUITA PER COMPILARE IL 730 Clero: convenzione con patronato Acli Si rende noto che l’Istituto Centrale Sostentamento Clero ha sottoscritto una convenzione con il Patronato Acli. Dal 1o gennaio 2014 i sacerdoti che si rivolgeranno al Patronato potranno usufruire dell’assistenza fiscale gratuita per la redazione del modo 730. Ricordiamo che sono tenuti a presentare il modo 730 i sacerdoti che, oltre al reddito del sostentamento clero, siano titolari di altri redditi (es. pensioni, stipendi derivati dall’insegnamento o siano proprietari di terreni e fabbricati). Anche i Sacerdoti che non hanno l’obbligo della presentazione della dichiarazione dei redditi potranno consegnare agli uffici dei Patronati locali, la scheda per la scelta dell’8x1000 e 5x1000. IL 24 APRILE A VICENZA E MONTE BERICO Pellegrinaggio per presbiteri e diaconi Il pellegrinaggio per presbiteri a diaconi quest’anno sarà giovedì 24 aprile al Santuario di Monte Berico con visita alla città di Vicenza. Per informazioni sul programma rivolgersi alla Cancelleria della Curia Diocesana, dal lunedì al venerdì 8.30-12.30. Si prega di effettuare la quota di iscrizione di € 10 entro il 25 febbraio p.v. AGENDA del VESCOVO FEBBRAIO fidanzati e giovani coppie di sposi nella Festa di San Valentino. Lunedì 10 Ore 9.30: incontro preti giovani in Seminario Maggiore. Sabato 15 Arrivo dell’urna di San Giovanni Bosco in Cattedrale. Martedì 11 (22a Giornata del Malato) Ore 9.30: incontro preti “Fidei donum” in Seminario Maggiore. Domenica 16 Concilio dei giovani - terza sessione. Ore 21: veglia di preghiera per il passaggio dell’urna di San Giovanni Bosco in Cattedrale. Venerdì 14 Ore 21: veglia di preghiera per i • Monsignor Vescovo riceve in Vescovado, previo appuntamento. Tel. 0521.282319, email: [email protected] Informazioni utili: Chiusura iscrizioni: 15 marzo 2014 Quota di partecipazione Euro 150,00 Supplemento camera singola Euro 25,00 Acconto da versare all’atto dell’iscrizione: Euro 50 — Saldo entro il 10 aprile. Per le prenotazioni è possibile recarsi presso il Servizio Diocesano Pellegrinaggi presso la Curia Vescovile in Piazza Duomo 1 (dal lunedi al venerdi dalle 9.30 alle 12.30) oppure presso la sede dell’agenzia Turisalfa in via Adriano Braglia 1/b. Il programma del Pellegrinaggio 3 maggio Partenza da Parma e arrivo a Roma in tarda mattinata. Sistemazione in albergo e pranzo. Nel pomeriggio ritrovo presso il Portone centrale della Basilica di San Pietro, processione all’altare della Confessione e professione di fede alla “Confessio Sancti Petri”. Discesa alle Grotte vaticane e Catechesi Mariana all’Altare della Tomba di San Pietro tenuta dal Cardinale Angelo Comastri, tempo per la meditazione personale e infine conclusione comune. 4 maggio Si raggiunge la Basilica Tiberina, luogo di importanza tutta particolare per la storia di Roma, a metà tra Trastevere, rione della prima predicazione cristiana, e l’antico quartiere ebraico. La basilica è oggi un luogo vivo di preghiera e di incontro, diventato per volere del Papa Giovanni Paolo II Memoriale dei Nuovi Martiri del XX e XXI secolo. Visita alle Memorie custodite nella Basilica e meditazione sulla storia dei martiri della Fede del nostro tempo. Alle 10 Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo Solmi. A seguire arrivo in Piazza San Pietro per partecipare all’Angelus di Papa Francesco. Al termine pranzo in ristorante e partenza per Parma. GIOVANI CONCILIARI Venerdì 2 maggio Partenza da Parma e arrivo a Roma nel primo pomeriggio. Alle 15 arrivo alle catacombe di San Sebastiano e incontro – confronto con Mons. Zuppi. Dalle18 visita libera alla città e cena autogestita. Alle 20.30 Celebrazione dei Vespri in Santa Maria in Trastevere e successivamente rientro presso la struttura recettiva “Teresa Gerini”. Sabato 3 maggio Alle 7 Santa Messa, seguita dalla Colazione. Partenza per il centro e visita a realtà di servizio (divisi per gruppi) e pranzo insieme in zona San Pietro. Dal pomeriggio il programma coinciderà con quello del pellegrinaggio diocesano. chiesa ADULTI E GIOVANI SULLA SPERANZA “R oma sweet home”, intitolava un significativo libro di alcuni anni fa. Per noi Roma è la presenza di Pietro che ha professato la sua fede: “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente”, testimoniata per rivelazione di Dio, con l’adesione forte di un uomo maturo e insieme debole, invitato ancora alla sequela: “Stammi dietro”. Noi andiamo a Roma, sulla tomba di questo apostolo a professare la nostra fede in Dio, Uno e Trino, che ha mandato suo figlio per la nostra salvezza. “Credere ci unisce, Credere ci impegna, Credere ci manda”: superata ormai la metà di questo percorso triennale, vogliamo professare solennemente la nostra fede; lo facciamo come Chiesa di Parma, tutti insieme. I giovani all’interno del Concilio dei giovani che, per così dire, aprono la strada e sollecitano ad andare. Invito tutti, vorrei che fossimo in molti al pellegrinaggio di fede, della quale abbiamo tanto, tanto bisogno. Facciamo a Roma un’esperienza di Chiesa, di comunità cristiana. L’Ufficio pellegrinaggio, che è a disposizione per ogni domanda, e il Concilio dei giovani hanno predisposto un percorso con punti chiari verso i quali convergere con grande creatività e flessibilità, per venire incontro alle richieste di tanti ed essere veramente numerosi a Roma. + Enrico Solmi 13 LA PAROLA DI DIO GENERA IL SILENZIO Tre uomini, Pietro, Giovanni e Giacomo, salirono, con Gesù, sul monte a pregare. Avvenne qualcosa che cambiò il volto, l’aspetto, il luogo. Ed ecco una nube «e dalla nube uscì una voce, che diceva: ”Questi è il Figlio mio l’eletto; ascoltatelo”. Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto» (Lc 9,35-36). Anzitutto un invito: ascoltatelo. Una voce parla e invita all’ascolto. All’inizio c’è una voce, una parola, e l’atteggiamento adeguato è quello di ascoltare. Ma appena la voce cessa, appena la parola tace, non ci si attende una risposta ma il silenzio. Il discepolo, il credente, non è colui che risponde alla parola di Dio, ma colui che tace di fronte a essa. […] «Appena la voce cessò... Essi tacquero»: la voce che tace porta con sé l’ascoltatore, trascinandolo nel silenzio in cui essa stessa si ritrae. La parola porta con sé il credente, e lo porta nel silenzio di Dio. Questa è la potenza della parola: non di ricevere una risposta dall’uomo ma di condurre l’uomo con sé, di condurlo a sé, nel mistero del Padre, nel silenzio di Dio. […] Il silenzio è la risonanza autentica dell’evento di salvezza, della parola di promessa, ma, soprattutto, il silenzio è il conformarsi dell’uomo a quell’evento e a quella parola. […] Dal silenzio alla parola e dalla parola al silenzio. C’è, però, una parola che porta i segni evidenti del silenzio. [...] La parola può essere veramente una metafora del silenzio, soprattutto quando si fa invocazione. Invocare è «chiamare dentro», chiamare là dove non giunge alcuna parola. L’invocazione è chiamare nel silenzio. La preghiera si fa invocazione quando l’uomo chiama Dio nel silenzio […]. Nessuna parola, di qualsivoglia apostolo, potrebbe convertire l’uomo se in quella parola non abitasse il silenzio eloquente di Dio. L’invocazione segue la vocazione, pronunciando una parola abitata dal silenzio: può essere drammatica, serena o estasiata, ma è sempre una parola che risuona e grida nel silenzio, ossia là dove tutto tace per rispetto e amore verso quel grido umile e sofferto. L’invocazione è l’urlo nel silenzio. L’urlo di Giovanni nel deserto che preannuncia, senza saperlo, il silenzio di Cristo sulla croce. Giorgio Bonaccorso 7 FEBBRAIO 2014 Mercoledì 12 febbraio alle 21.15 proseguono, in via Università 10 a Parma, le Conversazioni organizzate dal centro ignaziano di spiritualità “C. M. Martini”. Padre Paolo Gamberini sj introdurrà nel mistero del “Corpo in preghiera”. Il corpo non è uno strumento per pregare, ma lo spazio in cui la preghiera avviene. Attraverso la corporeità incontriamo il Signore, percepiamo e gustiamo la sua presenza, la sua prossimità e la sua benevolenza. Non si tratta di imparare a pregare con il corpo, ma di lasciare che il corpo esprima la preghiera, diventi preghiera. Per info: 331.1426018, www.centrocardinalmartini.it La forza del rito Un incontro su “Corpo in preghiera” A maggio tutti a Roma per professare la nostra fede in Dio, Uno e Trino Ufficio liturgico AL CENTRO IGNAZIANO “C. M. MARTINI” INTERVISTA Parlalareferentedell’associazionefondatadalpresbiterouccisonel2006 Medio Oriente, le nostre radici LeiniziativeperlaSiriaricordandodonSantoro fedi P rima di partire definitivamente come fidei donum per la Turchia, don Andrea Santoro diede vita all’associazione Finestra per il Medio Oriente, finalizzata a sviluppare contatti e amicizie tra l’Italia e le terre che sono state la culla del cristianesimo. Ideò anche il Calendario sinottico Medioriente incontro di fedi che ancora oggi ogni anno presenta una nuova edizione (vedi box). L’assassinio del parroco, perpetrato nella chiesa di Trabzon il 5 febbraio 2006 da un ragazzo sedicenne, poi condannato a diciotto anni di carcere, non ha spento né il suo ricordo né l’impegno dell’associazione che negli ultimi anni tiene desta l‘attenzione anche sulla Siria. Un Paese che in tre anni ha registrato 130.000 vittime, migliaia di sfollati interni ed esterni, centinaia di persone rapite e che non sembra intravedere uno spiraglio di pace neanche dopo l’ultimo vertice di Ginevra. «Siamo una realtà piccola nata nel 2000, cerchiamo di favorire la conoscenza e la comunione tra mondo occidentale e mondo orientale — spiega Loredana Palmieri, 40 anni, referente di Finestra sul Medio Oriente —. La Siria è uno dei Paesi del bacino dove si è sviluppato il cristianesimo, a cui noi siamo molto legati per fede. Da lì abbiamo ricevuto linfa vitale. Oggi la Siria è come una madre abbandonata. Non potendo essere lì cerchiamo di fare la sentinella che vigila e di tenere desta l’attenzione dei fratelli su ciò che sta succedendo». Gli strumenti attraverso cui l’associazione offre il suo contributo sono la diffusione di notizie attraverso una newsletter, l’organizzazione di veglie di preghiera, pellegrinaggi, incontri biblici sul tema dell’anno, ritiri e giornate di fraternità (www.finestramedioriente.it) «Le nostre fonti per la Siria sono i media missionari e i francescani di Terra santa — continua Palmieri —. A livello locale lavoriamo con l’ufficio Missionario e l’ufficio Migrantes della diocesi di Roma 14 GIORNATA DELLA MEMORIA con i quali organizziamo delle veglie di preghiera per la Siria. Abbiamo molto apprezzato l’iniziativa di preghiera del 7 settembre di papa Francesco e abbiamo raccolto il suo invito continuando le nostre in ottobre e in novembre. In gennaio abbiamo aderito alla veglia organizzata dagli amici di padre Paolo Dall’Olio per la sua liberazione». La veglia per il padre gesuita rapito il 29 luglio 2013 in Siria — sono state molte le iniziative in diverse città italiane e nel mondo — ha segnato i sei mesi di prigionia del fondatore della comunità monastica al Khalil al Monastero siriano di Mar Musa — un’oasi di dialogo interreligioso tra cristianesimo ed Islam — che era stato espulso dal Paese nel 2012 dopo più di trent’anni di permanenza. Padre Dall’Olio, romano, 58 anni, era a Raqqa PACE • Una delle veglie celebrate a Roma per la Siria. Si prega anche per padre Paolo Dall’Olio, rapito a Raqqa. Sopra, don Andrea Santoro. per una “missione” non meglio identificata che lui stesso aveva accennato ad amici. Si ipotizza che sia stato rapito da esponenti di un gruppo islamista filo Al Qaeda. Tra i rapiti in Siria per motivi legati al conflitto ci sono ancora due vescovi di Aleppo — uno siro ortodosso, l’altro greco- ortodosso — , due presbiteri — uno armeno cattolico, uno greco ortodosso — e dodici monache ortodosse rapite nel loro monastero di Santa Tecla a Maalula. Domenica 9 febbraio gli uffici diocesani missionario e migrazioni organizzano sempre a Roma la preghiera di Taizé per la pace in Siria a cui partecipe- IL CALENDARIO EBRAICO CRISTIANO ISLAMICO 2014 «N ell’immaginario collettivo il rapporto tra persone di diverse religioni è uno scontro, invece per don Andrea era una opportunità d’incontro e nel Calendario vedeva uno strumento per iniziare a conoscersi, l’inizio di un dialogo per togliere di mezzo i pregiudizi». Loredana Palmieri parla di come è nata l’idea del Calendario sinottico Medioriente incontro di fedi che ancora oggi è editato dalla Finestra per il Medio Oriente con apporti ebraici e musulmani. Don Santoro lo pensò nel 2000 quando partì per la Turchia come fidei donum della diocesi di Roma. «Conoscere le fedi attraverso le feste che scandiscono il tempo aiuta ad avere un approccio rispettoso dell’altro. E sottolineare momenti di festa può far nascere il desiderio di incontrarsi. E’ una dimensione che praticavamo molto in Turchia». Il Calendario presenta in sinossi il calendario ebraico, cristiano e islamico, le feste religiose e le principali feste civili. E’ corredato di frasi tratte dal- le tre Scritture — Tanakh, Nuovo Testamento, Corano — e fotografie scattate durante pellegrinaggi in Israele, Turchia e luoghi simbolo come Sarajevo che nell’edizione 2014 è ripresa in diversi siti significativi: il Museo ebraico realizzato nel vecchio tempio, la sinagoga sefardita, la vecchia chiesa ortodossa di San Michele, che è uno dei luoghi cari ai sarajevesi, sia cristiani che musulmani; la moschea di Gazi Husrev-Beg. Ogni anno il Calendario svolge un diverso tema. Il 2014 è dedicato alla povertà. «La povertà è un tema trasversale, il Concilio e ora Papa Francesco hanno parlato di una chiesa povera per i poveri. E’ un tema attuale per la congiuntura in cui ci troviamo, ma non solo questo. In alcuni casi è una realtà presente non solo come assenza di ricchezza materiale, è anche una scelta fatta come cristiani. D’altra parte la povertà maggiore per un cristiano è l’essere senza Dio. Riconosciamo la nostra fragilità di creatura che trova tutto dalle mani di Dio». (l. c.) Nell’esperienzadelmales’incontranolafededelsofferente incolpevoleedelsuoDio ranno rappresentanti delle Chiese mediorientali presenti a Roma. La sosterrà anche la Finestra per il Medio Oriente che ha ricordato don Andrea Santoro il 4 e il 5 febbraio in una veglia e in una messa a Roma, mentre l’associazione “don Andrea Santoro” ha organizzato un pellegrinaggio a Trabzon. «Questi incontri di preghiera — prosegue Palmieri — hanno creato bei momenti ecumenici a cui hanno partecipato diversi cori e preti di altri riti cattolici e di altre confessioni cristiane». E’ quanto desiderava don Santoro che aveva pensato a un calendario sinottico come strumento di incontro delle fedi monoteiste. Quello che lui faceva ogni giorno e che per due anni, dal 2004 al 2006, ha condiviso Loredana Palmieri che prima di partire per la Turchia lavorava per una società di comunicazione. Così ricorda quell’esperienza: «In Turchia era frequente l’incontro e lo scambio con le famiglie musulmane, soprattutto nei giorni di festa. A Bayram (la fine del Ramadan) mi faceva piacere portare nelle loro case un dolcetto, era un segno di rispetto e di vicinanza molto apprezzato. A Trabzon avevo iniziato a imparare la lingua turca e avevo aiutato a risistemare la chiesa e il convento annesso. La nostra presenza si esplicitava nella preghiera e nella vicinanza alla popolazione musulmana. Incontravamo anche tante donne cristiane ortodosse emigrate dalla Georgia che vivevano situazioni limite e avevano molto bisogno di ascolto». Laura Caffagnini LA COLLETTA SPUC Il popolo ebraico come Giobbe: resistenza incrollabile I AllaSinagogadiParmasièsvoltolospettacolodelmaestroRiccardoJoshuaMoretti I 7 FEBBRAIO 2014 n occasione della XIV edizione della Giornata della Memoria tutto esaurito alla Sinagoga di vicolo Cervi che ha ospitato uno spettacolo sul libro di Giobbe, interpretato dal maestro Riccardo Joshua Moretti, vice presidente della Comunità ebraica di Parma, che ha composto le musiche e scritto i testi che s’intrecciano alle parole del libro. L’opera scorre in otto momenti recitati, intervallati da una trama musicale. Il presidente della Comu- nità, Giorgio Yehuda Giavarini, ha spiegato il motivo della scelta della figura di Giobbe nella celebrazione della Giornata che a Parma che ha avuto altri momenti celebrativi: un sofferente incolpevole che «trova un immediato parallelo nel destino del popolo ebraico, perseguitato e sterminato, quasi ad indicare che la giustizia divina sarebbe uscita dalla vita degli uomini lasciandola così priva di significato». Ma Giavarini è andato oltre questo primo livello di si- gnificato, soffermandosi sul rapporto tra Giobbe e il suo Dio, sul fatto che, nonostante le immani sofferenze causate dalla perdita dei figli, della salute, della stima e dei beni, Giobbe non perde la fede in Dio, e che Dio non perde la fede in lui. «Il libro di Giobbe, paradossalmente, è una storia d’Amore: l’Amore dell’Uomo per Dio e di Dio per l’Uomo, attraverso una dialettica fatta di incontri e di scontri. Ed è proprio nel mostrarci questo incontro-scontro dell’Uomo con Dio che risiede l’insegnamento del libro, non nella ricerca di risposte che forse non potranno mai essere date». Nella storia del popolo ebraico, che nella Shoah ha vissuto l’esperienza del male narrata nel libro di Giobbe, prendendo a prestito parole della poetessa e filosofa tedesca Margarete Sussman, il presidente della Comunità ebraica di Parma ha rintracciato «la forza che non lascia perire questo po- polo, che si rivela come la forza della Verità ultima. Solo ai limiti della vita e del poter-vivere sgorga la fonte di questa verità; solo dai limiti il popolo ebraico riceve la sua inaudita forza di vivere e di sopportare. E questo fluisce a lui dalla sua origine». In questo modo, ha continuato Giavarini, gli ebrei hanno continuato a essere testimoni della misericordia e della compassione di Dio e a serbare le parole pronunciate da Giobbe: “anche se mi distrugge gli rimarrò fe- dele”. Lo spettacolo del maestro Moretti è stato a lungo applaudito. Tra la folla che ha riempito la Sinagoga c’erano il prefetto di Parma, Luigi Viana; il sindaco Federico Pizzarotti, don Matteo Visioni, vicario episcopale della Chiesa cattolica; il cordinatore del Forum interreligioso “4 ottobre”, Luciano Mazzoni; il presidente di turno del Consiglio delle Chiese cristiane, don Raffaele Mazzolini. L. C. l Consiglio delle Chiese di Parma ha reso noto che il ricavato della colletta dei quattro incontri pubblici della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani — svolti nella parrocchia ortodossa rumena in Santa Maria del Quartiere, nella parrocchia dello Spirito Santo, nella chiesa metodista, nella parrocchia ortodossa di San Nectario — è di 830 euro. La somma sarà impiegata per finanziare un progetto culturale a favore delle persone recluse della Casa circondariale del carcere di via Burla. Il Consiglio, in accordo con la Direzione del carcere, sceglierà un progetto in una rosa già suggerita. Il percorso partirà nel prossimo autunno. I nconsistenti, dal punto di vista giuridico. A valutare in questi termini i rilievi mossi alla Santa Sede dal Comitato Onu per i diritti dell’infanzia, che ha pubblicato le sue Osservazioni conclusive sui Rapporti della Santa Sede relativi all’applicazione della Convenzione sui diritti del fanciullo, è Giuseppe Dalla Torre, rettore della Lumsa ed esperto di diritto canonico. «La Commissione — si legge nel “report” dell’organismo delle Nazioni Unite — è profondamente preoccupata per il fatto che la Santa Sede non abbia riconosciuto la portata dei crimini commessi, non abbia adottato le misure necessarie per gestire i casi di abusi sessuali su minori e proteggere i bambini, e abbia adottato politiche pratiche che hanno portato alla prosecuzione degli abusi e all’impunità dei colpevoli». Pronta la replica della Santa Sede, che in un comunicato definisce «alcuni punti» del documento del Comitato delle Nazioni Unite «un tentativo d’interferire nell’insegnamento della Chiesa cattolica sulla dignità della persona umana e nell’esercizio della libertà religiosa», ribadendo il suo impegno «a difesa e protezione dei diritti del fanciullo, in linea con i principi promossi dalla Convenzione sui diritti del fanciullo e secondo i valori morali e religiosi offerti dalla dottrina cattolica». La Santa Sede è stata una dei primissimi Stati a ratificare la Convenzione sui Diritti del Fanciullo, il 20 aprile 1990, a nome proprio e dello Stato della Città del Vaticano. • Secondo il Comitato dell’Onu, la Santa Sede non ha fatto abbastanza per contrastare gli abusi sui minori: è così? Dal punto di vista giuridico, si tratta di un rilievo inconsistente. Già nel Codice di diritto canonico era prevista una sanzione, anche pesante, nei confronti dell’abuso commesso da un chierico nei confronti di un minore. Da quando, però, la Santa Sede ha firmato, nel 1990, la Convenzione, fu emanata la lette- ra apostolica di Giovanni Paolo II Sacramentorum Sanctitatis Tutela, nel 2001: a questo provvedimento, che rimetteva alla Congregazione per la Dottrina della fede la proscrizione di questi delitti, seguirono altri interventi posti a rafforzare quanto previsto dalla lettera, fino ad arrivare agli ultimi provvedimenti nel 2010. Nel decennio 2000-2010, indubbiamente, c’è stato un ulteriore rafforzamento, indice della condivisione da parte della Santa Sede delle preoccupazioni dell’opinione pubblica e della società per la piaga della pedofilia. • Come rispondere all’obiezione, mossa dal Comitato, secondo la quale la Santa Sede si sarebbe preoccupata più della “protezione” del clero che dei minori? Bisogna decrittare cosa si intende per protezione: nessun chierico è sottratto alla giurisdizione dello Stato, o immune da essa. La Chiesa ha una sua giustizia interna che fa il suo corso, ma ciò non significa che i chierici non vengano perseguiti dallo Stato. Per quanto riguarda, poi, l’obbligo di denuncia, ciò varia da ordinamento a ordinamento: nel nostro Paese, ad esempio, non c’è nessun obbligo di denuncia alle autorità civili. La Santa Sede ha il compito di dettare norme e prendere i dovuti accorgimenti per contrastare questo fenomeno, fornendo indicazioni ed emanando Linee-guida per le diocesi. • Nel documento di Ginevra si arriva a denunciare il “codice del silenzio”… È una forzatura. Bisogna tener conto che i casi di pedofilia sono gravi, complessi e delicati: spesso sono le stesse famiglie delle vittime a chiedere la riservatezza, proprio come forma di protezione del minore, finché non vengano fuori elementi sicuri. Molto spesso i casi vengono fuori dopo 30-40 anni. È il fatto in sé che richiede riservatezza, nell’interesse delle persone coinvolte. Si celebra il 6 febbraio d ogni anno la Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili (MGF), un fenomeno vasto e complesso, che include pratiche tradizionali che vanno dall’incisione all’asportazione, in parte o in toto, dei genitali femminili esterni. Bambine, ragazze e donne che le subiscono devono fare i conti con rischi irreversibili per la loro salute, oltre a pesanti conseguenze psicologiche. Si stima che in Africa il numero di donne che convivono con una mutilazione genitale siano tra i 100 e i 140 milioni. Dati gli attuali trend demografici, si calcola che ogni anno circa tre milioni di bambine si aggiungano a queste statistiche. Gran parte delle ragazze e delle donne che subiscono queste pratiche si trovano in 28 Paesi africani, sebbene una parte di esse viva in Asia. Sono in aumento anche casi simili in Europa, Australia, Canada e negli Stati Uniti, soprattutto fra gli immigrati provenienti dall’Africa e dall’Asia sud-occidentale. Le MGF vengono praticate principalmente su bambine tra i 4 ed i 14 anni di età. Tuttavia, in alcuni paesi vengono operate bambine con meno di un anno di vita, come accade nel 44% dei casi in Eritrea e nel 29% dei casi nel Mali, o persino neonate di pochi giorni (Yemen). Queste pratiche sono considerate una autentica violenza contro le donne, discriminatorie e pericolose, e per questo la comunità internazionale si sta mobilitando per bloccare questo fenomeno, sensibilizzando le popolazioni africane. Si tratta di pratiche presenti anche in Italia, per effetto dell’immigrazione. Secondo i dati di una ricerca commissionata dal Dipartimento per le Pari Opportunità, nel nostro Paese sono oltre 35 mila le donne vittime di mutilazioni genitali, e circa 1000 quelle potenziali, tutte minori di 17 anni. terra IlcanonistaDallaTorrecommentaleOsservazioni Dizionario delle globalizzazioni Abusi, accuse Onu “inconsistenti” MGF Aluisi Tosolini Perildocente«nessunchiericoèsottrattoallagiurisdizionedelloStato,oimmunedaessa» Illustratigliorientamentiperl’elezionedelpresidenteeleLineeguidainmateriadiabusisuiminoridapartedeichierici Rissa in Parlamento «scandalosa e mortificante» 15 Paroledimons.Galantino,segretarioCei,dopoilConsiglioPermanente S e prima era il Papa che “sceglieva e nominava” il presidente della Cei, con ogni probabilità sarà ancora il Papa a nominarlo, ma attraverso “il coinvolgimento di tutti i vescovi nell’indicazione di una rosa di 10-15 nomi” da sottoporre al Santo Padre, che “poi sceglie chi vuole”. Così monsignor Nunzio Galantino ha sintetizzato ai giornalisti - nella sua prima conferenza stampa in veste di segretario generale ad interim della Cei, in occasione della presentazione del documento finale del Consiglio permanente - la novità nell’elezione del presidente della Conferenza episcopale italiana, il cui confronto sulle modalità ha occupato “gran parte” dei lavori. I presuli, infatti, hanno analizzato le “proposte prevalenti” per dare attuazione, nei prossimi mesi a livello collegiale, al “compito ben preciso” a loro assegnato dal Papa nell’assemblea di maggio scorso e che è ancora un “work in progress”. “Mi sentirei ancora più umiliato, se dovessi pensare che l’Italia è la fotocopia di ciò che è successo ieri in Parlamento”. Riprendendo la frase usata dal cardinale Bagnasco nella prolusione, “l’Italia non è una palude fangosa”, mons. Galantino ha detto che la “bagarre” di ieri nelle aule parlamentari è qualcosa di “scandaloso, mortificante per l’Italia”, dove però “c’è gente molto più educata, consapevole del proprio ruolo, anche nello stesso Parlamento”. “Anche noi faremmo bene a tener presente questa parte del Paese davvero buona”, l’invito rivolto in particolare ai comunicatori, esortati a “dare notizia di ciò che accade”, ma anche a “far capire che c’è gente che cammina diversamente”. L’esempio citato è la Calabria, regione dove è presente la criminalità organizzata e dove “molto spesso chi non la pensa come la malavita, non ha gli strumenti per farsi sentire”. È molta di più, cioè, la gente che “non è d’accordo con un certo stile di vita, con la maleducazione propagandata, vissuta ed esercitata”. Altro esempio virtuoso, il “lavoro straordinario” dei volontari nelle carceri, non nere conto in percentuale di queste fasce? Non in termini di moneta, ma di attenzione”. Il ruolo del vescovo nella lotta agli abusi solo quelli cattolici, ma anche quelli “senza etichetta”. I numeri della famiglia “I numeri devono aiutarci a fare una politica realistica, e non ideologica”. Ne è convinto monsignor Galantino che ha parlato anche di famiglia. “Sono arrivate circa 160-170 risposte” ai questionari inviati dalla Cei in preparazione al prossimo Sinodo sulla famiglia, segno che “c’è stata una grandissima partecipazione delle realtà cosiddette periferiche”. Quanto alla situazione generale, “la famiglia fatta da un padre, una madre e dei figli, in Italia, è largamente, ampiamente e decisamente superiore ad altre forme di parentela affettiva”. “Sono convinto che le autorità pubbliche devono garantire a tutti i cittadini i propri diritti”, ha affermato mons. Galantino, che ha messo però l’accento sulla “sindrome dell’imbarazzo” che le famiglie “tradizionali” si trovano oggi a vivere: “Sembra quasi che le famiglie debbano chiedere scusa di esistere: quando ciò accade, vuol dire che gli equilibri non funzionano”. “Se, ad esempio, lo Stato ha dieci euro da spendere - si è chiesto il vescovo e se le famiglie composte da padre, madre e figlio sono l’80%, mentre le altre forme di unioni affettive sono il 20%, è così strano che si chieda di te- “Il vescovo non è un pubblico ministero o un pubblico ufficiale, il suo ruolo è molto più importante”. Mons. Galantino è intervenuto in questi termini sulla questione della denuncia, da parte del vescovo, alle autorità civili competenti, qualora fosse a conoscenza di abusi. Come è indicato “chiaramente” nelle Lineeguida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici, che “presto” saranno rese pubbliche e la cui “armonizzazione” definitiva del testo è stata oggetto di questo Consiglio permanente, il vescovo “è ‘padre’ della vittima e ‘padre’ di chi ha commesso il reato”, e il suo compito è di “impegnarsi in tutti i modi a far emergere la verità nel suo ambito, che non è un ambito giudiziario”. Nei casi di abuso, comunque sia, “la parte più debole è in genere il minore”, come si potrà leggere anche nelle Lineeguida, ha assicurato il segretario, ricordando che nelle questioni di pedofilia “è il vescovo che affronta il caso e istruisce il processo”, mentre la Cei offre “il servizio e il supporto” necessari. Il 10 maggio in piazza per “ascoltare” il Papa In piazza san Pietro, il 10 maggio, per “sentire ciò che il Papa ha da dire sul mondo della scuola”. Così monsignor Galantino ha illustrato il senso dell’appuntamento, il cui slogan è “la Chiesa per la scuola”, senza aggettivi. “È Papa Francesco che incontra il mondo della scuola”, ha ribadito citando il “sottotitolo” dell’iniziativa e rimandando alla lettera-invito all’appuntamento. “Non faremo rivendicazioni di nessun genere. Non chiediamo nulla. Andiamo in piazza per ascoltare ciò che il Papa ha da dirci”, ha detto il vescovo, che poco prima aveva sottolineato che in Italia la “scuola pubblica” è “la scuola statale e la scuola paritaria”. “La scuola - ha poi osservato mons. Galantino deve imparare a recuperare il suo ruolo fondamentale, che non è quello di chi dà risposte, ma di chi mette in mano agli studenti gli strumenti critici per stare in maniera consapevole in questo mondo”. “Quando, invece, la scuola si limita a dare risposte a buon mercato, allora scatta la visione ideologica”, ha ammonito. 7 FEBBRAIO 2014 L’Italia non è la copia del Parlamento CATECHESI DEL PAPA Nell’udienza di mercoledì 5 febbraio il Papa ha parlato dell’Eucaristia, con la quale «sentiamo l’appartenenza alla Chiesa, al popolo di Dio, al corpo di Dio, a Gesù Cristo» L’Eucaristia è pane che salva e ci perdona. Ogni bimbo riceva la Prima Comunione terra C 16 ari fratelli e sorelle, buongiorno! Oggi vi parlerò dell’Eucaristia. L’Eucaristia si colloca nel cuore dell’«iniziazione cristiana», insieme al Battesimo e alla Confermazione, e costituisce la sorgente della vita stessa della Chiesa. Da questo Sacramento dell’amore, infatti, scaturisce ogni autentico cammino di fede, di comunione e di testimonianza. Quello che vediamo quando ci raduniamo per celebrare l’Eucaristia, la Messa, ci fa già intuire che cosa stiamo per vivere. Al centro dello spazio destinato alla celebrazione si trova l’altare, che è una mensa, ricoperta da una tovaglia, e questo ci fa pensare ad un banchetto. Sulla mensa c’è una croce, ad indicare che su quell’altare si offre il sacrificio di Cristo: è Lui il cibo spirituale che lì si riceve, sotto i segni del pane e del vino. Accanto alla mensa c’è l’ambone, cioè il luogo da cui si proclama la Parola di Dio: e questo indica che lì ci si raduna per ascoltare il Signore che parla mediante le Sacre Scritture, e dunque il cibo che si riceve è anche la sua Parola. Parola e Pane nella Messa diventano un tutt’uno, come nell’Ultima Cena, quando tutte le parole di Gesù, tutti i segni che aveva fatto, si condensarono nel gesto di spezzare il pane e di offrire il calice, anticipo del sacrificio della croce, e in quelle parole: “Prendete, mangiate, questo è il mio corpo … Prendete, bevete, questo è il mio sangue”. Il gesto di Gesù compiuto nell’Ultima Cena è l’estremo ringraziamento al Padre per il suo amore, per la sua misericordia. “Ringraziamento” in greco si dice “eucaristia”. E per questo il Sacramento si chiama Eucaristia: è il supremo ringraziamento al Padre, che ci ha amato tanto da darci il suo Figlio per amore. Ecco perché il termine Eucaristia riassume tutto quel gesto, che è gesto di Dio e dell’uomo insieme, gesto di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Dunque la celebrazione eucaristica è ben più di un semplice banchetto: è proprio il memoriale della Pasqua di Gesù, il mistero cen- Cari amici, non ringrazieremo mai abbastanza il Signore per il dono che ci ha fatto con l’Eucaristia! E’ un dono tanto grande e per questo è tanto importante andare a Messa la domenica. Andare a Messa non solo per pregare, ma per ricevere la Comunione, questo pane che è il corpo di Gesù Cristo che ci salva, ci perdona, ci unisce al Padre. E’ bello fare questo! E tutte le domeniche andiamo a Messa, perché è il giorno proprio della risurrezione del Signore. trale della salvezza. «Memoriale» non significa solo un ricordo, un semplice ricordo, ma vuol dire che ogni volta che celebriamo questo Sacramento partecipiamo al mistero della passione, morte e risurrezione di Cri- sto. L’Eucaristia costituisce il vertice dell’azione di salvezza di Dio: il Signore Gesù, facendosi pane spezzato per noi, riversa infatti su di noi tutta la sua misericordia e il suo amore, così da rinnovare il nostro cuore, la nostra esistenza e il nostro modo di relazionarci con Lui e con i fratelli. È per questo che comunemente, quando ci si accosta a questo Sacramento, si dice di «ricevere la Comunione», di «fare la Comunione»: questo significa che nella potenza dello Spirito Santo, la partecipazione alla mensa eucaristica ci conforma in modo unico e profondo a Cristo, facendoci pregustare già ora la piena comunione col Padre che caratteriz- zerà il banchetto celeste, dove con tutti i Santi avremo la gioia di contemplare Dio faccia a faccia. Cari amici, non ringrazieremo mai abbastanza il Signore per il dono che ci ha fatto con l’Eucaristia! E’ un dono tanto grande e per questo è tanto importante andare a Messa la domenica. Andare a Messa non solo per pregare, ma per ricevere la Comunione, questo pane che è il corpo di Gesù Cristo che ci salva, ci perdona, ci unisce al Padre. E’ bello fare questo! E tutte le domeniche andiamo a Messa, perché è il giorno proprio della risurrezione del Signore. Per questo la domenica è tanto importante per noi. E con l’Eucaristia sentiamo questa appartenenza proprio alla Chiesa, al Popolo di Dio, al Corpo di Dio, a Gesù Cristo. Non finiremo mai di coglierne tutto il valore e la ricchezza. Chiediamogli allora che questo Sacramento possa continuare a mantenere viva nella Chiesa la sua presenza e a plasmare le nostre comunità nella carità e nella comunione, secondo il cuore del Padre. E questo si fa durante tutta la vita, ma si comincia a farlo il giorno della prima Comunione. E’ importante che i bambini si preparino bene alla prima Comunione e che ogni bambino la faccia, perché è il primo passo di questa appartenenza forte a Gesù Cristo, dopo il Battesimo e la Cresima. © Copyright 2014 Libreria Editrice Vaticana L’OMELIA DEL PAPA PER LA MESSA DEL 2 FEBBRAIO PER LA GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA «Gesùsiasemprealcentro,noachiusureerigidità» 7 FEBBRAIO 2014 L a festa della Presentazione di Gesù al Tempio è chiamata anche la festa dell’incontro: nella liturgia, all’inizio si dice che Gesù va incontro al suo Popolo, è l’incontro tra Gesù e il suo popolo; quando Maria e Giuseppe portarono il loro bambino al Tempio di Gerusalemme, avvenne il primo incontro tra Gesù e il suo popolo, rappresentato dai due anziani Simeone e Anna. Quello fu anche un incontro all’interno della storia del popolo, un incontro tra i giovani e gli anziani: i giovani erano Maria e Giuseppe, con il loro neonato; e gli anziani erano Simeone e Anna, due personaggi che frequentavano sempre il Tempio. Osserviamo che cosa l’evangelista Luca ci dice di loro, come li descrive. Della Madonna e di san Giuseppe ripete per quattro volte che volevano fare quello che era prescritto dalla Legge del Signore (cfr Lc 2,22.23.24.27). Si coglie, quasi si percepisce che i genitori di Gesù hanno la gioia di osservare i precetti di Dio, sì, la gioia di camminare nella Legge del Signore! Sono due sposi novelli, hanno appena avuto il loro bambino, e sono tutti animati dal desiderio di compiere quello che è prescritto. Questo non è un fatto esteriore, non è per sentirsi a posto, no! E’ un desiderio forte, profondo, pieno di gioia. E’ quello che dice il Salmo: «Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia … La tua legge è la mia delizia (119,14.77). E che cosa dice san Luca degli anziani? Sottolinea più di una volta che erano guidati dallo Spirito Santo. Di Simeone afferma che era un uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione di Israele, e che «lo Spirito Santo era su di lui» (2,25); dice che «lo Spirito Santo gli aveva preannunciato» che prima di morire avrebbe visto il Cristo, il Messia (v. 26); e infine che si recò al Tempio «mosso dallo Spirito» (v. 27). Di Anna poi dice che era una «profetessa» (v. 36), cioè ispirata da Dio; e che stava sempre nel Tempio «servendo Dio con digiuni e preghiere» (v. 37). Insomma, questi due anziani sono pieni di vita! Sono pieni di vita perché animati dallo Spirito Santo, docili alla sua azione, sensibili ai suoi richiami… Ed ecco l’incontro tra la santa Famiglia e questi due rappresentanti del popolo santo di Dio. Al centro c’è Gesù. E’ Lui che muove tutto, che attira gli uni e gli altri al Tempio, che è la casa di suo Padre. E’ un incontro tra i giovani pieni di gioia nell’osservare la Legge del Signore e gli anziani pieni di gioia per l’azione dello Spirito Santo. E’ un singolare incontro tra osservanza e profezia, dove i giovani sono gli osservanti e gli anziani sono i profetici! In realtà, se riflettiamo bene, l’osservanza della Legge è animata dallo stesso Spirito, e la profezia si muove nella strada tracciata dalla Legge. Chi più di Maria è piena di Spirito Santo? Chi più di lei è docile alla sua azione? Alla luce di questa scena evangelica guardiamo alla vita consacrata come ad un incontro con Cristo: è Lui che viene a noi, portato da Maria e Giuseppe, e siamo noi che andiamo verso di Lui, guidati dallo Spirito Santo. Ma al centro c’è Lui. Lui muove tutto, Lui ci attira alla Chiesa, dove possiamo incontrarlo, riconoscerlo, accoglierlo, abbracciarlo. Gesù ci viene incontro nella Chiesa attraverso il carisma fondazionale di un Istituto: è bello pensare così alla nostra vocazione! Il nostro incontro con Cristo ha preso la sua forma nella Chiesa mediante il carisma di un suo testimone, di una sua testimone. Questo sempre ci stupisce e ci fa rendere grazie. E anche nella vita consacrata si vive l’incontro tra i giovani e gli anziani, tra osservanza e profezia. Non vediamole come due realtà contrapposte! Lasciamo piuttosto che lo Spirito Santo le animi entrambe, e il segno di questo è la gioia: la gioia di osservare, di camminare in una regola di vita; e la gioia di essere guidati dallo Spirito, mai rigidi, mai chiusi, sempre aperti alla voce di Dio che parla, che apre, che conduce, che ci invita ad andare verso l’orizzonte. Fa bene agli anziani comunicare la saggezza ai giovani; e fa bene ai giovani raccogliere questo patrimonio di esperienza e di saggezza, e portarlo avanti, non per custodirlo in un museo, ma per portarlo avanti affrontando le sfide che la vita ci presenta, portarlo avanti per il bene delle rispettive famiglie religiose e di tutta la Chiesa. La grazia di questo mistero, il mistero dell’incontro, ci illumini e ci conforti nel nostro cammino. Amen. DonFalabretti:«Dieducatorichesorridonomanonriesconoacogliereiproblemirealinonsappiamochefarcene» Fare spazio ai giovani è promessa di futuro giovani come fosse un problema. Un concetto questo bene espresso nel documento del 1999 “Educare i giovani alla fede”. La comunità deve farsi carico dei giovani. La situazione è drammatica ma se ne viene fuori insieme. Non possono essere un prete, due suore e quattro educatori a tenere in piedi una bella esperienza e battere la mano sulla spalla ad un giovane dicendogli, ‘stai tranquillo che tanto prima o poi un lavoro salta fuori’. Di educatori che sanno suonare la chitarra e che sorridono ma non riescono a cogliere i problemi reali dei giovani non sappiamo che farcene. È urgente ridi- segnare la figura dell’educatore. • Che tratti distintivi deve avere questa nuova figura? Innanzitutto deve avere una passione profonda, che sappia spendersi nel momento in cui accetta la sfida educativa, che a volte ti fa andare a mille e a volte ti fa perdere colpi. Ma senza abbandonare i ragazzi. Un educatore che non costruisce solo momenti di festa ma che condivide tutto con i giovani, anche le lacrime, quando non sa più che fare. La cura educativa non è legata solo al ‘saper farè ma al ‘saper essere’. C’è bisogno di una passione che torni senza paura alla domanda: perché lo facciamo? • In che modo la Chiesa deve ricalibrare la propria azione pastorale? Deve essere una comunità che attiva delle reti e che tiene lo sguardo aperto sui suoi giovani. La pastorale giovanile non sono le cose che fai per e con i giovani ma è la capacità degli educatori di tornare dagli adulti e fare in modo che abbiano l’attenzione alta sulle nuove generazioni. Una pastorale giovanile non può basarsi su una fiducia smisurata negli eventi davanti ai quali non ci si deve tirare indietro, e penso alle Gmg, che sono bellissime. Se tornare a ca- sa, per un giovane, vuol dire non aver futuro anche quei momenti rischiano di essere un tradimento. Sono l’offerta di un sogno che mai si potrà realizzare. Occuparsi dei giovani a 360 gradi ma non perché li si considera malati. La cura educativa va intesa come il collocare i giovani dentro la vita di una comunità, accanto agli adulti, agli anziani, ai bambini. Mettere i giovani in condizione di essere persone in grado di ricevere dalla comunità ma anche di donare. • Come dire aiutare i giovani a vivere e non a campare… Aggiungerei anche aiutare i giovani a collocarsi nel mondo. La comunità cristiana può mostrare al mondo che esiste un modo attento e pieno di carità di fare spazio alle nuove generazioni. Allo stesso modo i giovani devono sapere che la vita si conquista e che non possiamo portargli i pesi in eterno. Nessun giovane, infatti, si è mai conquistato uno spazio perché gli adulti o chi gli stava davanti lo ha fatto passare. Nella vita si entra formandosi. La fede non è fuga dal mondo ma lo strumento che ti permette di entrarci avendo in mano la forza della verità del Vangelo. IdatidellaBancad’Italiasulredditodellefamiglie.Semprepiùfiglienipotivivonocolsostegnodigenitorienonni Reddito in calo, specialmente per i giovani 17 Fenomenochecoinvolgetuttelefasce,adesclusionedegliover65 M entre la situazione economica dei giovani è critica, gli anziani tirano un sospiro di sollievo. Ce lo dimostrano i recenti dati pubblicati dalla Banca d’Italia sul bilancio delle famiglie: nella popolazione tutti dichiarano di sentire un deterioramento nella loro situazione economica, eccetto i pensionati, i quali, invece, negli ultimi 10 anni hanno migliorato “significativamente la loro posizione relativa, passando dal 95 al 114 per cento della media generale”, spiega l’istituto di via Nazionale. La “forza” degli anziani si conferma, al netto delle variazioni temporali, anche sul reddito che si riduce per tutte le fasce d’età tranne che per gli over 65. A pagare lo scotto più alto sono i giovani. Ci dice il rapporto che “il calo è di circa 15 punti percentuali per le persone tra i 19 e i 35 anni e di circa 12 punti percentuali per quelli tra 35 e 44 anni”. Inoltre tra i più giovani riscontriamo l’aumento più ri- levante della quota di persone a basso reddito: aumentata tra i 19 e i 35 anni dell’11,2%. La situazione economica influisce sulle relazioni tra giovani e adulti: mutano i comportamenti e le abitudini e con essi l’atteggiamento culturale. Nel patrimonio del nostro immaginario collettivo troviamo Enea che porta sulle spalle Anchise, il suo vecchio padre, oggi forse dovremmo cambiare questa narrazione che ha sintetizzato nei secoli la solidarietà, l’attenzione e la cura della relazione tra le generazioni; almeno per quanto riguarda le risorse economiche sono proprio i “vecchi padri” a dover sentire la responsabilità di non abbandonare i propri figli. Certo rimane il legame di solidarietà, anche se a parti invertite, nel quale i figli faticano a trovare una modalità di “restituzione” per quello che hanno ricevuto. Si vedrà a regime cosa porterà questa reciprocità amputata, che im- plica una doppia “disabitudine”: quella di non occuparsi dei propri genitori e quella di non affidarsi, di non essere di peso, ai propri figli. Certo con il sostegno dei propri genitori (il 46,6% degli italiani tra i 25 e i 34 anni vive ancora con loro), e a volte, con il sostegno dei propri nonni i nostri giovani potranno accettare lavori scarsamente remunerati, potranno continuare a cercare lavori migliori, anche attraverso nuovi investimenti formativi, potranno continuare a mantenere un alto livello di consumi, nei confronti della maggioranza dei loro coetanei nel mondo. C’è però un problema di progettualità verso il futuro, perché anche le indicazioni economiche ci lasciano intuire le difficoltà per le giovani generazioni di proiettare la propria vita nel tempo. Non ci si può stupire poi se il numero delle coppie e delle coppie con figli stia costantemente scemando. Senza autonomia finanziaria diventa arduo immaginare un futuro personale, e ancor di più un futuro comune. Lo stesso costo sociale si sta rivelando pesante con la crisi della natalità e con la carenza di giovani nel nostro paese. Andrea Casavecchia 7 FEBBRAIO 2014 “T ra il porto e l’orizzonte. Le direzioni della cura educativa”. È il tema del XIII convegno nazionale che il Servizio per la pastorale giovanile della Cei (Snpg) organizza a Genova dal 10 al 13 febbraio. Ad aprire i lavori sarà monsignor Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara, e a concluderli il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei e arcivescovo di Genova. Abbiamo chiesto a don Michele Falabretti, responsabile del Snpg, di illustrarci l’appuntamento. • Da dove trae origine il tema del convegno? L’ispirazione è venuta dal luogo scelto, ovvero il porto antico di Genova. Il porto esprime bene l’idea di accoglienza, di riparo. E la cura educativa è innanzitutto la capacità di custodirti soprattutto nei momenti di difficoltà. Nello stesso tempo, una cura educativa vera è quella che ti permette di ripartire e che ti apre nuovi orizzonti. Un educatore in gamba è pronto ad accogliere il giovane e a lasciarlo ripartire con un percorso di vita senza lasciarlo in mare aperto. Così accende il faro per orientarlo. • Cosa si propone di dire a chi si occupa dell’animazione e della cura del mondo dei giovani? Questo convegno si rivolge a tutti quelli che hanno il coraggio e la responsabilità di farsi carico dei giovani. Le direzioni della navigazione della vita non sono sempre certe, a volte si tratta di provare ad uscire in mare aperto e se necessario tornare indietro. La capacità dell’educatore è quella di riconoscere il bisogno di gradualità. Il mare aperto è un bisogno di tutti, ci possono essere false partenze. L’educatore è a fianco del giovane perché non si perda. • Ma come interloquire con giovani sempre più istruiti, che abitano con i genitori, che non hanno lavoro, che non riescono a mettere su famiglia, che non hanno fiducia nelle Istituzioni? Ripartendo dalla centralità della comunità cristiana. Non è più il tempo degli esperti di pastorale giovanile cui caricare il tema dei terra AGenovadal10al13febbraioilXIIIconvegnodipastoralegiovanile IN EVIDENZA Ilquadrogenerale,levocideimigranti,lerispostedichiesaeistituzioni.«Èchiamataincausalacredibilitàdelnomecristiano» “Amate il forestiero”: la Bibbia interpella Parma MartedìdellaMissione:iltemaurgenteeconcretopropostoquest’annodaiSaveriani I cult ”Martedì della missione” arrivano quest’anno alla diciasettesima edizione. Furono infatti avviati nel 1997 dal Rettore della Casa Madre del tempo, padre Mario Giavarini, che ci è grato ricordare a poche settimane dalla sua inattesa e prematura scomparsa. Voleva essere una iniziativa di animazione missionaria offerta alla Chiesa e alla città di Parma, allo scopo di attirare l’attenzione su aspetti e problemi della Missione nel nostro tempo, per comprenderli alla luce della Parola di Dio e di una rifles- 7 FEBBRAIO 2014 18 sione intelligente e profonda. L’edizione di quest’anno 2014 ha come filo conduttore il tema dell’accoglienza dello straniero nella chiesa e nella società di oggi e come testo ispiratore il passo di Deuteronomio 9,10: “Amate il forestiero”. Vorremmo in questo modo dare un contributo di riflessione e di stimolo anzitutto a noi missionari, ma poi anche alla gente di Parma su un problema drammatico, che certo non è solo di oggi, ma che è divenuto più grave a motivo della perdurante crisi che attanaglia il nostro paese. Eppure non si arresta il flusso disperato di gente che arriva in Italia alla ricerca di un asilo e di un lavoro. Una sfida che interpella la politica, ma dalla quale non possiamo sottrarci come singoli e comunità se vogliamo essere cristiani seri. Ecco perché nella articolazione degli incontri abbiamo chiesto il contributo di diverse voci all’insegna del trinomio: vedere - giudicare - agire. La serata di apertura, di carattere fondativo, è stata affidata ad un biblista laico di Milano, Luca Moscatelli, per mettere a tema il messaggio biblico sul tema dell’accoglienza dello straniero: “Ero straniero e mi avete accolto” (Mt 25,43) (vedi box). Il secondo incontro, in calendario nell’ambito del “conoscere” si svolge il 18 febbraio e porta come titolo: “Il fenomeno dell’immigrazione, oggi in Italia”. Interviene una voce autorevole e competente: Giancarlo Perego, FLASH DAL PRIMO MARTEDÌ L uca Moscatelli, biblista laico della Chiesa di Milano, ha aperto il 4 febbraio la serie dei Martedì della missione con un intervento di carattere biblico, offrendo «alcune pennellate di un tema imponente». Si è soffermato in particolare sulla «esperienza della stranietà», che caratterizza l’immagine di Dio nella Bibbia e la stessa identità di Israele, a partire dalle figure di Abramo, Mosè, la schiavitù in Egitto e l’esilio a Babilonia con il fe- responsabile del settore Migrantes della Conferenza Episcopale Italiana. A questo punto del percorso il campo visivo si restringe alla situazione di Parma in nome della concretezza del problema. Una tavola rotonda è convocata per il 18 marzo, sempre alle ore 21, per dibattere il tema: “Essere stranieri oggi a Parma: voci a confronto”. Ascolteremo dal vivo alcune esperienze di immigrati circa l’accoglienza che ricevono nella nostra città. Vedremo infine ciò che si fa e si potrebbe fare meglio, sia a livello della società civile: “La risposta della città: voci delle istituzioni”, l’8 nomeno successivo della diaspora. Dio è il “totalmente Altro”, rispetto a quello che possiamo pensare o dire di lui. Questa condizione di nomadismo appartiene anche al popolo del NT. I cristiani sono su questa terra «stranieri e pellegrini» in cerca di una patria e Cristo è colui che «bussa alla porta» chiedendo ospitalità ai suoi. Questa convinzione ci aiuta ad accogliere lo straniero e a percepire la diversità non come una minaccia, ma un arricchimento, mirando a quella «convivialità delle differenze» che è un bellissimo traguardo per l’umanità di oggi. (r. l.) aprile, e “La risposta della Chiesa” il martedì 6 maggio. Questa articolazione sobria dei martedì permette, ci auguriamo, di diventare più consapevoli su un fenomeno maggiore del nostro tempo per offrire, nella misura del possibile, una risposta generosa ed efficace. L’accoglienza dello straniero è una istanza della missione oggi e dunque chiama in causa la credibilità del nome cristiano. Ci auguriamo che tanti possano approfittare di questa iniziativa. padre Renzo Larcher sx FestadiocesanadellaPace EinCattedralesicelebralaGiornatadelmalato Venerdì 7 febbraio alle 17.30 alla Libreria Fiaccadori (strada al Duomo 8, Parma) si tiene la presentazione del libro di Rita Torti “Mamma, perché Dio è maschio? Educazione e differenza di genere”, recentemente pubblicato dall’editrice Effatà (Cantalupa, TO). \Intervengono Carla Mantelli, docente di Religione cattolica, ed Ermanno Mazza, pedagogista dell’Università di Parma. Coordina Sandro Campanini, presidente diocesano del Meic. A Felino la nuotatrice paralimpica VIA LE BARRIERE: GIULIA GHIRETTI Il Comune di Felino ha organizzato la rassegna di documentari “Senza capo né coda. Storie di libertà e sostenibilità”, dedicata al tema delle barriere intese come ostacoli all’integrazione per le persone con disabilità mentali, come limiti fisici per le persone con disabilità motorie e, infine, come conflitti e separazione tra culture, etnie, religioni e ideologie diverse. Venerdì 7 febbraio alle 21 al Cinema Teatro Comunale (via Verdi 2 - Felino) la serata sarà dedicata a Giulia Ghiretti, la giovane atleta parmigiana che a 16 anni per un incidente nell’allenamento sul trampolino elastico ha perso l’uso delle gambe, ma non la voglia di vivere e di vincere. Si è dedicata al nuoto, ed è arrivata fino ai mondiali paralimpici. Saranno proiettati alcuni video di Stefano Vaja, che sarà presente con Giulia Ghiretti, Walter Antonini e Fabrizio Leccabue. Collettiva alla Galleria Sant’Andrea SETTE ARTISTI PER “ACQUERELLI” Sabato 8 febbraio alle 17 alla Galleria S. Andrea (Parma, via Cavestro 6/a) l’Ucai-Sezione Eucaristia con il Vescovo GIORNATA DEL MALATO IN CATTEDRALE In occasione della XXII Giornata mondiale del malato (11 febbraio), il vescovo presiede l’Eucaristia in Cattedrale domenica 9 febbraio alle 15. Azione Cattolica Ragazzi FESTA DIOCESANA DELLA PACE “La pace soffia forte”: guidati da questo slogan si ritroveranno i ragazzi della diocesi di Parma per celebrare la Festa della pace domenica 9 febbraio si terrà all’Istituto “De La Salle”, a Parma in via Berzioli 22. Ore 9-9.30 Accoglienza; 10: Lancio della festa e attività a gruppi; 12:Testimoniamo al mondo il nostro desiderio di pace; nel pomeriggio giochi per concludere con la S. Messa alle 15.30. Alle 14.30 laboratorio per i piccolissimi (4-5 anni) e incontro per i genitori sul tema: “La famiglia si mette in gioco”. Info: Clara 333.2080096, Raffaella 334.6145397. Cl, Eliot e Aeduca IL LIBRO SULLA VITA DI DON GIUSSANI Comunione e Liberazione, Associazione Culturale Eliot e associazione Aeduca invitano, mercoledì 12 febbraio alle 21 nella Sala Righi di via Baganza 9 a Parma, alla presentazione del libro di Alberto Savorana “Vita di don Giussani”. Dopo il saluto di mons. Enrico Solmi intervengono Federico Ghillani, segretario generale Ust-Cisl Parma e Piacenza, e Giorgio Vittadini, presidente Fondazione per la Sussidiarietà. Info: cielle.parma@ gmail.com Incontro per animatori CELEBRAZIONI DOMENICALI DELLA PAROLA Giovedì 13 febbraio dalle di Parma inaugura, con una presentazione a cura di Eles Iotti, la mostra “Acquerelli”, in cui sette artisti dell’associazione offrono un excursus di modi diversi di interpretare appunto la tecnica della pittura ad acquerello. L’esposizione rimarrà aperta fino a giovedì 20 febbraio, con ingresso gratuito, nei seguenti orari: da martedì a sabato 10-12 e 16-19, do- 19 alle 20.30 in Seminario Minore gli animatori animatori delle “Celebrazioni domenicali della Parola” si incontrano, con la guida dell’Ufficio liturgico diocesano, per proseguire il cammino di ricerca e formazione e compiere sempre meglio il servizio alla Parola di Dio nella celebrazione della domenica. Saranno distribuiti i sussidi sulla liturgia della Parola delle cinque domeniche di Quaresima dell’anno A e sì lavorerà, come di consueto, il metodo laboratoriale. A Porporano un concerto d’organo del M.o Paolo Oreni, con musiche di J. S. Bach, W. A. Mozart. F. Listz, P. Oreni. Ingresso libero. Concorso canoro Anspi “CANTINSIEME” PER 6-13ENNI Anspi organizza per domenica 23 febbraio alle 16 l’11a edizione del “Cantinsieme”, concorso canoro riservato a bambini e ragazzi (singoli o gruppi) da 6 ai 13 anni, presso la Parrocchia di San Paolo (via Grenoble, 9 - Parma). Per iscriversi inviare una mail a [email protected], specificando nome e cognome del/i partecipante/i, età, numero telefonico autore e titolo del brano scelto. Iscrizioni entro sabato 15 febbraio 2014. La manifestazione avrà luogo solamente se verrà raggiunto il numero minimo di 10 partecipanti. Il numero massimo è fissato in 25. Info: 347.5115523, 0521.281381. ANNIVERSARIO DI DON ENORE AZZALI Seminario e tavola rotonda Mercoledì 19 febbraio ricorre il primo anniversario della scomparsa di don Enore Azzali. La comunità di Porporano, di cui è stato parroco per oltre 40 anni, lo ricorderà con una celebrazione eucaristica alle ore 19. A cura del gruppo interistituzionale che sta lavorando su generi, corpo e poteri, venerdì 14 febbraio alla Biblioteca di San Giovanni Evangelista si svolge un seminario su “Donne del sud e donne del nord. Mediterraneo allo specchio”. Dalle 15 alle 18 si parlerà invece dell’esperienza delle associazioni e realtà di Parma con la conversazione “Nuove soggettività femminili: esperienze di associazionismo”, a cui partecipano Fadhila Ben Aziza (Voce Nuova Tunisia), Asta Vinci (Milleunmondo - Rete Intrecci), Vojsava Tahiraj (Coop. Mediagroup98), Barbara Mapelli (ABCD Milano), Marco Deriu (Maschile Plurale), Elisabetta Ruspini (AIS sez. Studi di genere), Maria Grazia Turri (Univ. di Torino). Sabato 15 febbraio alle 10 al Centro Interculturale di via Bandini 6, presentazione del libro “La rivolta dei dittatoriati”, di Ouejdane Mejri e Afef Hagi. menica 16-19 (chiuso il lunedì). Info: www.ucai-parma.it. Chiesa di San Tommaso CONCERTO D’ORGANO Domenica 9 febbraio alle ore 17 nella chiesa di San Tommaso (Parma, via Farini 38) si terrà NUOVE SOGGETTIVITÀ FEMMINILI memo MAMMA, PERCHÉ DIO È MASCHIO? 19 7 FEBBRAIO 2014 Presentazione alla Libreria Fiaccadori 20 7 FEBBRAIO 2014
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