TERAPIE TARGET PER IL COLON

Numero 2 - aprile 2014 - Anno XLII - AIRC Editore - Poste Italiane spa Sped.
in Abb. Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI - ISSN 2035-4479
PEDIATRIA
Anche i genitori
possono diventare
donatori di midollo
per i propri figli
SCIENZA
Come riconoscere
le false cure
e i venditori di fumo
STILI DI VITA
L’attività fisica
contro il cancro
alla luce degli studi
Giorgio Stassi, la Palermo della ricerca
TERAPIE TARGET PER IL COLON
SOMMARIO
FONDAMENTALE aprile 2014
In questo numero:
04
07
10
12
15
16
18
21
22
24
27
28
30
31
32
33
38
VITA DI RICERCATORE
Dal diabete al cancro cercando le staminali
PREMI NOBEL
L’ubiquitina è dovunque ma abita sul mare di Haifa
STILI DI VITA
Lo sport è lo scudo che protegge dai tumori
COME CURARE
Chirurgia, chemio e cibo giusto per i tumori
delle vie digestive
RICERCA IN VETRINA
Un esame del sangue per il cancro al polmone
DAL LABORATORIO AL PAZIENTE
Anche il genitore può diventare un donatore di midollo
PROFESSIONI PER LA RICERCA
Spettrometri e computer per il chimico
che lavora in oncologia
VIVERE SANO
Alimenti: il latte
EPIDEMIOLOGIA
L’Italia tra i primi della classe in fatto di cure
oncologiche
PAZIENTI INFORMATI
Dietro le terapie miracolose spesso si nasconde
la bufala
RECENSIONE
L’esperto di gemelli svela il segreto della diversità
STORIA DELLA RICERCA
Quattro figli e un cromosoma
RICERCA IFOM
Nanoparticelle d’oro per un test ultrasensibile
LASCITI
Dal canto sardo un aiuto alla ricerca
RACCOLTA FONDI
Un due trenta
SPECIALE COMITATI
Le iniziative dei nostri Comitati regionali
IL MICROSCOPIO
Un nuovo bando fuori dagli schemi
FONDAMENTALE
Anno XLII - Numero 2
Aprile 2014 - AIRC Editore
DIREZIONE E REDAZIONE:
Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro
sede legale: via Corridoni, 7 - 20122 Milano
sede operativa: Via San Vito, 7 - 20123 Milano
tel. 02 7797.1 - www.airc.it - [email protected]
Codice fiscale 80051890152
Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 128
del 22 marzo 1973.
Stampa N.I.I.A.G. SpA Bergamo
DIRETTORE RESPONSABILE
Niccolò Contucci
04
Giorgio Stassi,
dalla casa a
Mondello al
laboratorio
dove studia
le staminali
del cancro
07
Ci sono premi
Nobel che
hanno dato un
grosso impulso
alla ricerca sul
cancro: uno
di essi è Aaron
Ciechanover,
scopritore
dell’ubiquitina
15
18
La diagnosi del cancro
polmonare si farà con
un semplice prelievo
CONSULENZA EDITORIALE
Daniela Ovadia (Agenzia Zoe)
COORDINAMENTO EDITORIALE
Giulia Cauda
REDAZIONE
Martina Perotti, Cristina Zorzoli,
Cristina Ferrario (Agenzia Zoe)
PROGETTO GRAFICO
E IMPAGINAZIONE
Umberto Galli
TESTI
Giulia Cauda, Agnese Codignola,
Cristina Ferrario, Anna Franzetti,
Daniela Ovadia, Fabio Turone,
Cristina Zorzoli
Il chimico entra
nel laboratorio
di oncologia
FOTOGRAFIE
Annachiara Lodi (copertina e servizio a p. 4),
Corbis, Thinkstock, Istockphoto, Gardin & Mazzoli
Fondamentale è stampato su carta Grapho
Crystal certificata e proveniente da
foreste gestite in maniera corretta e
responsabile secondo rigorosi standard
ambientali, sociali ed economici.
EDITORIALE
TANTI MODI PER
AIUTARE LA RICERCA.
• con conto corrente
postale n. 307272;
• con carta di credito,
telefonando al numero
verde 800 350 350,
in funzione tutti i giorni 24
ore su 24 o collegandosi
al sito www.airc.it;
• con un piccolo lascito
nel suo testamento;
per informazioni,
www.fondazionefirc.it
oppure tel. 02 794 707;
• in banca: Intesa Sanpaolo
IBAN IT14 H030 6909 4001
0000 0103 528;
Banca Monte dei Paschi
di Siena
IBAN IT 87 E 01030 01656
000001030151;
Unicredit PB SPA
IBAN IT96 P020 0809 4230
0000 4349 176;
• con un ordine di addebito
automatico in banca o su
carta di credito
(informazioni al numero
verde 800 350 350)
Piero Sierra
Presidente AIRC
La ricerca nel fiore degli anni
N
el 1984 alcune piazze d’Italia vedevano fiorire per la prima volta l’Azalea
della Ricerca. Da allora ogni anno, in occasione della festa della mamma,
l’appuntamento si ripete con sempre maggior successo: da tredici piazze
in 9 Regioni siamo arrivati alle attuali 3.600 in tutte le Regioni.
In questi trent’anni AIRC, con l’impegno dei suoi volontari e la partecipazione di
milioni di italiani, ha dato un contributo straordinario al progresso della cura nel
campo dei tumori femminili: solo nel 2013 l’investimento in quest’area di ricerca ha
superato i 9 milioni di euro per oltre 90 progetti attivi.
Questi investimenti sono stati ripagati da significativi progressi per la salute delle
donne. Nonostante l’aumento di incidenza di alcune forme di cancro – legato a errati
stili di vita e all’allungamento dell’età media – oggi possiamo registrare un tasso di
curabilità molto elevato: basti pensare che la sopravvivenza a cinque anni nelle
donne colpite da tumore al seno arriva all’85 per cento e al 68 per cento per il tumore della cervice uterina (fonte AIRTUM).
Tra le conquiste della scienza a favore delle donne ricordiamo la chirurgia sempre
meno invasiva, terapie con minori effetti collaterali e una grande attenzione agli
aspetti psicologici. Infine non bisogna dimenticare l’importanza della messa a punto
di strumenti di prevenzione, come il vaccino contro il virus del papilloma umano
(HPV), che in futuro incideranno in modo consistente sul numero di tumori della cervice. Per non fermare questo progresso e garantire alle donne di domani ancora più
salute vi aspettiamo in piazza l’11 maggio!
Convocazione assemblea
L’Istituto
italiano della
donazione
certifica con
un marchio
di eccellenza
le organizzazioni non profit
che forniscono elementi
di garanzia sull’assoluta
trasparenza ed efficacia nella
gestione dei fondi raccolti.
L’Assemblea ordinaria dei soci AIRC, a norma dell’articolo 8 dello Statuto sociale, è convocata presso la sede operativa
AIRC, in via S. Vito 7 a Milano, per il giorno 28 maggio 2014 alle ore 13:30 in prima convocazione e alle ore 14:30 in
seconda convocazione, con il seguente ordine del giorno:
1. Relazioni del Consiglio Direttivo, del Collegio dei Revisori e della Società di revisione. Bilancio dell’esercizio chiuso al 31
dicembre 2013. Deliberazioni inerenti e conseguenti.
2. Nomina, previa determinazione del loro numero, di membri del Consiglio Direttivo per gli esercizi 2014-2015-2016 a
norma dell’art. 9 dello Statuto.
APRILE 2014 | FONDAMENTALE | 3
VITA DI RICERCATORE
LL
Giorgio Stassi
In questo articolo:
cancro del colon
5 per mille
farmaci intelligenti
Dal diabete al cancro
cercando le staminali
Il medico palermitano è tornato a casa dopo aver
lavorato all’estero e ora, grazie al progetto 5 per mille
di AIRC, ha trovato una molecola chiave, presente
nelle cellule staminali tumorali, sulla quale agire
per bloccare le metastasi di cancro del colon
a cura di FABIO TURONE
a vita di un ricercatore è in genere scandita da eventi in
gran parte prevedibili: la laurea, il conseguimento di un titolo post laurea, magari all’estero, il primo articolo su una rivista importante, un incarico di docenza. Ad alcuni, però, toccano anche esperienze di tutt’altro genere, che
lasciano un segno: come quando Giorgio Stassi capì che l’esplosione che aveva frantumato i vetri delle finestre dell’appartamento a Tel Aviv non era
dovuta a un incidente, ma a un
attentato terroristico suicida,
con morti e feriti, il primo portato a termine con successo da
Hamas nel cuore della città.
L
Le cellule
staminali
tumorali
L’esperienza
vengono
studiate mediorientale
anche
Nella capitale israeliana
a Palermo Stassi
era arrivato da appena
due giorni, ed era ospite nell’appartamento prestatogli da una collega, proprio
sopra il centralissimo grande magazzino
Dizengoff, quando la mattina del 19 otto-
4 | FONDAMENTALE | APRILE 2014
bre 1994 una tremenda esplosione alla
fermata dell’autobus provocò la morte di
22 persone e il ferimento di altre 50, tra
cui bambini a spasso con la famiglia. “Io
avrei dovuto essere a quella fermata” ricorda oggi il ricercatore, seduto nel suo
studio all’Università di Palermo. “Subito
dopo l’esplosione la mia amica mi telefonò dicendomi di restare in casa. Io sul momento avevo pensato di tornare subito in
Italia ma, quando scesi poche ore dopo
per rendermi conto di persona di che cosa
era successo, come unica traccia dell’accaduto trovai un gran numero di lumini
commemorativi. Mi colpì molto il fatto
che avevano ripulito tutto e avevano
anche già rimesso l’asfalto nuovo, per
dare un chiaro segnale che la vita continuava”.
Dunque rimase, per portare avanti una
ricerca all’ospedale Kaplan dell’Università
di Tel Aviv su una famiglia di palestinesi affetta da una forma ereditaria di diabete di tipo
1. Veniva infatti da una
specializzazione in endocrinologia e malattie
del ricambio, presa all’Università di Palermo, sotto la guida di Giandomenico Bompiani: “Sono sempre stato appassionato di
chimica, e per un po’ avevo pensato che la
mia carriera sarebbe stata quella” ricorda.
“Dopo la laurea in medicina scelsi l’endocrinologia perché il gruppo del professor
Bompiani, cui sono ancora oggi legato da
un rapporto di grande stima e affetto, era
conosciuto per il buon livello delle ricerche che conduceva”.
Al quarto anno di università cominciò
l’internato dedicandosi alla ricerca sul trapianto di isole pancreatiche, i gruppi di
cellule che producono l’insulina: “Dei pazienti mi sono occupato durante la scuola
di specialità, ma poi negli anni successivi
sono stato assorbito al 100 per cento dalla
ricerca in laboratorio” spiega.
Sono gli anni in cui conosce la moglie,
Matilde Todaro, sposata nel 1993, con cui,
dopo aver condiviso la scuola di specialità, oggi divide la passione per la ricerca, il
laboratorio e lo studio al piano terra, arredato con due scrivanie e numerosi scaffali
carichi di libri. Le pareti sono abbellite da
stampe e riproduzioni di quadri antichi,
tra cui spicca la Dama con l’ermellino di
Leonardo da Vinci. Su un tavolo nell’angolo, sono poggiate due reticelle con le
arance di AIRC: “Dobbiamo moltissimo
ad AIRC: se non ci fosse non so davvero
dove sarebbe oggi l’oncologia italiana”
sottolinea con un misto di riconoscenza e
di orgoglio.
L’oncologia arriva
negli USA
Nella vita professionale di Stassi l’oncologia sarebbe entrata qualche tempo
dopo l’esperienza israeliana: “Dopo i due
mesi trascorsi a Tel Aviv mi sono trasferito a Pittsburgh, negli Stati Uniti, dove, con
il gruppo di Massimo Trucco, ho contribuito a studi non solo
sul diabete, ma anche
sui meccanismi alla
base delle malattie autoimmuni, pubblicando su riviste importanti come Nature e
Science. Proprio su Science, nel 1997, apparve uno studio condotto insieme al mio
fraterno amico Ruggero De Maria, anche
L’oncologia
è entrata tardi
nella sua vita
di ricercatore
lui conosciuto durante la specializzazione
a Palermo”. Con De Maria, attuale direttore scientifico dell’Istituto nazionale tumori “Regina Elena” di Roma, Stassi oggi partecipa a uno dei grandi progetti finanziati
con il 5 per mille AIRC. “Dopo aver studiato insieme a lui l’autoimmunità nella tiroide e nel pancreas, ho cominciato a occuparmi del tumore della tiroide, arrivando tra i primi a scoprire le cellule staminali tumorali proprio in quella ghiandola, e
successivamente – insieme a De Maria –
quelle del colon”.
A Pittsburgh, dove Stassi si era trasferito da solo mentre la moglie completava la
scuola di specialità, la vita è scandita dalla
ricerca in laboratorio e da qualche viaggio
a visitare le bellezze dell’America. “Tornare
a Palermo non era per niente semplice: il
volo prevedeva tre o quattro scali” ricorda.
Per questo Matilde lo raggiunge subito
dopo la specializzazione, nel 1997.
Nello stesso anno bussa alla porta la cicogna: “Pensando all’imminente arrivo
del primo figlio abbiamo discusso un po’
e alla fine abbiamo deciso di tornare in
Italia”. La decisione non è presa a cuor leggero, perché, anche se Pittsburgh non presenta certo le attrattive della natìa Palermo, le prospettive scientifiche sono assai
più allettanti di quelle che la coppia si
aspetta di trovare in patria.
È a quel punto che l’oggetto principale della ricerca diventa il cancro: l’approdo alla ricerca oncologica è suggellato,
nel 1998, da un periodo trascorso a Roma,
presso il Dipartimento di ematologia e
oncologia dell’Istituto superiore di sanità,
diretto da Cesare Peschle. Lì Stassi si occupa inizialmente di tumori ematologici,
per poi concentrarsi sulle cellule staminali tumorali: “La definizione di staminali, per queste cellule tumorali, potrebbe
generare un po’ di confusione, tanto è
vero che in passato si è discusso a lungo
sull’opportunità di cercare una definizione diversa” spiega il ricercatore palermitano. “Sono le cellule che danno l’avvio al
tumore, e anche per questo sono le responsabili delle recidive, poiché quando,
dopo un intervento, ne rimangono anche
piccolissime quantità sono sufficienti per
far ripartire la crescita tumorale”.
La casa sulla spiaggia
Del periodo a Roma, quando abitava
nei dintorni di piazza Vescovio e si
Giorgio Stassi
con la moglie Matilde Todaro,
ricercatrice nel suo
stesso laboratorio
muoveva con i mezzi pubblici, conserva
un ricordo fantastico: “È una città splendida. È come se fosse casa mia”. Dopo
poco più di un anno l’esperienza romana si chiude, e Stassi ha l’opportunità di
tornare a vivere a Palermo, nella villetta
di Mondello a due passi dalla spiaggia.
Nel 2003, quando il primogenito Umberto ha sei anni, nasce Costanza.
“Nei fine settimana mi rilasso occu-
pandomi del giardino, che ha sempre
bisogno di tante cure, e di tutti i lavoretti di casa. Faccio molto bene l’idraulico e il falegname” racconta con un
sorriso. “Non cucino quasi mai, però
alla domenica faccio i pancakes e ogni
tanto qualche dolce”. La spiaggia, troppo caotica nella stagione calda, è invece molto piacevole fuori stagione.
“Senza ombrelloni e sedie sdraio è
APRILE 2014 | FONDAMENTALE | 5
VITA DI RICERCATORE
splendida. A partire da ottobre ci vado
con mio figlio, che ama il windsurf e
fa regate e free style. Quando per lui c’è
il vento buono ci facciamo un’oretta di
macchina e andiamo tutti a Mozia, vicino alle saline di Marsala, dove c’è
una laguna naturale con il fondale
molto basso, e può divertirsi in tutta
sicurezza”.
“
UNA CURA
PER LA CHEMIORESISTENZA
”
el Laboratorio di fisiologia
cellulare e molecolare del
Dipartimento di discipline
chirurgiche e oncologiche
dell’Università degli studi di Palermo,
noto anche come “Stassi Lab”, si
studiano i meccanismi che regolano
la sopravvivenza e la resistenza delle
cellule tumorali alle terapie
convenzionali, in particolare nel
cancro del colon, del polmone e del
seno.
Il gruppo partecipa al Programma
speciale di oncologia clinica
molecolare 5 per mille di AIRC,
contribuendo in primo luogo
all’ampliamento della collezione di
cellule staminali tumorali (CSC, dalla
sigla inglese Cancer Stem Cells) di
colon e polmone, catalogate e
conservate nella biobanca
dell’Istituto superiore di sanità a
N
6 | FONDAMENTALE | APRILE 2014
Sono più di venti
i collaboratori che
fanno parte del
suo laboratorio
Dal bancone al malato
La vita in università è scandita dall’appuntamento mattutino dell’“edicola”,
alle 8.30: “Tutti i giorni uno dei ragazzi
del laboratorio – 20 tra borsisti, tesisti,
studenti di PhD e dottorati, in gran parte
laureati in biotecnologie – espone a tutti
una ricerca di cui ha letto su qualcuna
Roma. In particolare, si occupa della
raccolta e del trattamento di
campioni di tumore da cui vengono
estratte e isolate le cellule staminali
tumorali, e dell’invio alla biobanca
delle linee cellulari derivate,
corredate da un gran numero di
informazioni di carattere clinico e
genetico, che saranno utilissime per
tutte le ricerche future su questi
tumori.
Un altro importante filone di
ricerca riguarda un gruppo di fattori
di crescita (chiamati bone
morphogenetic proteins, in sigla BMP)
coinvolti nello sviluppo dell’osso e
della cartilagine e nel processo di
trasformazione delle CSC in cellule
tumorali: questi fattori di crescita
sembrano avere anche un ruolo
determinante nella resistenza alle
terapie convenzionali e nella
comparsa di recidive.
Infine lo Stassi Lab si occupa di
testare preliminarmente i farmaci a
bersaglio molecolare individuati dagli
altri gruppi di ricerca che partecipano
al Programma 5 per mille AIRC,
diretto da Ruggero De Maria.
delle riviste che segue
regolarmente, così ne
discutiamo insieme e
ci teniamo tutti aggiornati”. L’incontro
avviene in un ampio disimpegno tappezzato di alti armadi metallici, alla base
delle scale che si scendono per raggiungere il laboratorio, al livello seminterrato: il
visitatore viene accolto da una simpatica
schiera multiforme e multicolore di sedie
ciascuna con una sua spiccata personalità. L’informalità dei luoghi e degli arredi
– che nei laboratori veri e propri lasciano
spazio alle apparecchiature d’avanguardia – si sposa bene con la consuetudine di
festeggiare ogni passaggio importante
nella carriera scientifica di ciascuno (il
primo articolo pubblicato, la laurea, il
dottorato, la prima ricerca pubblicata
come primo autore) portando un vassoio
di dolci. Considerando la frequenza con
cui questo accade – e la maestria e generosità dei pasticceri siciliani – la battuta
che ricorre tra i ragazzi è che non è questo il laboratorio adatto a chi vuole mantenere la linea.
Il festeggiamento più recente riguarda
uno studio che è stato pubblicato sulla
prestigiosa rivista Cell Stem Cell, su una
molecola che appare cruciale nell’insorgenza delle metastasi del tumore del
colon. “Negli studi preclinici l’impiego di
un farmaco che agisce su questa molecola ha dimostrato di funzionare molto
bene, tanto che noi ne abbiamo proposto
l’utilizzo come terapia adiuvante nei tumori del colon”. Alla pubblicazione ha
contribuito anche il figlio Umberto, che
frequenta il liceo scientifico con l’idea di
iscriversi a ingegneria meccanica: “Siccome disegna molto bene, gli ho chiesto di
illustrare il meccanismo che abbiamo
scoperto, usando la metafora dell’automobile di serie che, quando viene ritoccata in un ambiente particolare, si trasforma in un’auto da corsa, sfuggendo al controllo e dando origine alla metastasi. Ora
speriamo che la fase successiva di sperimentazione clinica confermi questi risultati, molto incoraggianti, anche nei malati”. Il 7 febbraio scorso, in una riunione
del programma 5 per mille AIRC, di cui il
suo gruppo fa parte, è stato deciso che l’esperimento condotto a Palermo ha buone
possibilità di funzionare anche sull’uomo e quindi a breve verranno trattati i
primi pazienti.
PREMI NOBEL
Aaron Ciechanover
L’ubiquitina
è dovunque
ma abita
sul mare
di Haifa
Chiamata così perché i ricercatori
la trovavano in tutte le cellule degli
organismi viventi, la proteina che
ci protegge dalla degradazione è stata
scoperta da un gruppo di biochimici
che per questo ha vinto il premio
Nobel per la chimica nel 2004
a cura di DANIELA OVADIA
a vista dal sesto
piano del Rappaport Family Institute for Biomedical
Research è di quelle
che tolgono il fiato: il mare e
la baia di Haifa, il più grande
porto di Israele e, sulla destra,
i profili dei monti della Galilea, che segnano il confine col
Libano. È qui che il premio
Nobel Aaron Ciechanover ha
il suo laboratorio, con annessa
sala riunioni dove quotidiana-
L
mente fa il punto dei progetti
in corso insieme ai suoi giovani collaboratori, provenienti
da sei diversi Paesi, tra i quali
anche Giappone e Stati Uniti.
Ciechanover ha vinto il
massimo premio per la chimica nel 2004, insieme ai
suoi docenti Avram Hershko
e Irwin Rose, per la scoperta
della degradazione ubiquitina-dipendente delle proteine: un’espressione complicata che nasconde in realtà
uno dei meccanismi essen-
ziali per la sopravvivenza
dell’organismo umano. Ce lo
spiega davanti a una serie di
diapositive che mostrano…
salsicce avariate! “Il nostro
corpo si degrada continuamente, perché siamo fatti di
proteine esposte alla temperatura di 37 °C” dice. “Lasciate una bistecca fuori dal
frigo e potete farvi un’idea di
che cosa ci accadrebbe se il
sistema dell’ubiquitina, che
elimina e sostituisce le proteine ‘andate a male’, non
funzionasse. Ma immaginate anche quanto è utile bloccarlo quando
dobbiamo distruggere un
tessuto tumorale, cosa
che oggi si
può fare grazie a farmaci messi a punto
per interferire con una delle
molte tappe del sistema”
spiega guardando l’orizzonte, prima di raccontare, con
l’informalità che lo contraddistingue, che vincere un
Nobel ha i suoi vantaggi, per
esempio quello di avere un
laboratorio con vista.
STORIE DI TENACIA
PERSONALE
Ciechanover tiene molto
al suo ruolo di testimonial
del proprio Paese: figlio di
immigrati cecoslovacchi,
nato a Haifa pochi mesi
prima della nascita dello
Stato d’Israele, definisce se
stesso la “pecora nera della
famiglia” perché fin da piccolo amava la
scienza e
usava i volumi del Talmud, il commentario
ebraico alla
Bibbia, per far essiccare i fiori
che raccoglieva sul monte
Carmelo che sovrasta la baia
di Haifa. Oggi è l’ambasciatore del Technion, l’università
Biologo
e medico, ma
Nobel per la
chimica
APRILE 2014 | FONDAMENTALE | 7
PREMI NOBEL
Aanton Ciechanover
tecnologica tra le più prestigiose al mondo per qualità
della ricerca scientifica, che
sta per aprire due nuove sedi,
una a Manhattan e l’altra
nella provincia di Guangdong, in Cina.
“Dopo la laurea in scienze,
a Gerusalemme, ho fatto
anche un master che mi ha
consentito di diventare medico nel 1974” racconta. “E per
un certo periodo, come ogni
israeliano, ho dovuto servire
nell’esercito. Eravamo in
guerra e io sono stato medico
sulle navi militari”.
In Israele, anche per via
della lunga durata della leva,
non è raro vedere dottorandi e
post doc non proprio giovanissimi al lavoro per conquistare un secondo titolo di dottore di ricerca in un ambito
diverso dal primo. Ciechanover non fa eccezione e nel
1981, dieci anni dopo la prima
laurea in scienze, consegue
un dottorato di ricerca in biochimica proprio al Technion,
prima di partire per quattro
anni al MIT, il notissimo istituto di ricerca di Boston, negli
Stati Uniti.
LARGO AI GIOVANI
DOTTORANDI
“C’è una cosa che mi
preme sottolineare” dice
mentre passeggiamo tra i
banconi del suo laboratorio,
dove è esposta, in una bacheca, la medaglia del Nobel e il
certificato del premio, oltre a
una grande infografica che
spiega a cosa serve il sistema
dell’ubiquitina. “La scoperta
per la quale ho vinto il
Nobel, l’ho fatta quando ero
ancora un dottorando di ricerca. Poiché era frutto delle
mie intuizioni, i professori
con i quali collaboravo
hanno insistito perché firmassi il lavoro come primo
nome, un gesto che ha fatto
sì che il Nobel mi fosse attribuito, 25 anni dopo. Sono
stati onesti. I professori spesso non danno ai propri dottorandi il giusto merito per
le scoperte: per questo dico
sempre ai giovani di tenere
traccia del loro contributo ai
progetti sui quali lavorano,
perché un giorno potrebbero
aver bisogno di dimostrare
che dietro un’intuizione geniale c’erano proprio loro”.
8 | FONDAMENTALE | APRILE 2014
UN GRANDE DIVULGATORE
Ciechanover è tra i premi
Nobel più disponibili a raccontare la scienza al grande
pubblico ed è considerato un
oratore brillante. “Quando
vinci un Nobel, la cosa più difficile è decidere cosa fare del
tuo lavoro di ricercatore. I più
anziani si ritirano e si dedicano alle conferenze e alla raccolta fondi per il proprio istituto di ricerca. Io però ero
troppo giovane, per cui il problema è stato quello di mantenere il mio laboratorio a un livello scientifico alto, degno
dell’onore che mi è stato tributato” spiega. E
per riuscirci ha
puntato ovviamente
molto sulla
selezione
dei migliori giovani,
che mandano da tutto
il mondo il
proprio curriculum per lavorare, almeno per qualche mese, nel
luminoso spazio affacciato
sul mare. “Dato che ho molti
impegni, e sono spesso in
viaggio, ho l’ufficio dentro il
laboratorio” racconta. “La
porta è sempre aperta e
chiunque, quando sono qui,
può entrare per discutere di
un problema o di un risultato.
E spesso mi metto di nuovo al
bancone, perché mi piace la
parte manuale del mio mestiere: preparare reagenti,
usare le pipette…”
Come molti israeliani, Ciechanover non ama i formalismi ma va dritto al sodo. Veste
in modo casual, con jeans e
camicie a quadri che sono l’uniforme di un Paese dove le
temperature, specie in
estate, possono
raggiungere i
40 gradi.
Il suo studio è piccolo
e incredibilm e n t e
pieno di oggetti. Vi troneggia una foto
di lui insieme al
premio Nobel italiano
Rita Levi Montalcini (“una
gran donna, alla quale sono
stato molto legato”), una serie
In questo articolo:
premio Nobel
ubiquitina
ricerca AIRC
di quadri con lo stesso soggetto (l’arca di Noè carica di animali) e una incredibile collezione di macchinine e trattori
giocattolo. “Mi piacciono da
morire, li compro in giro per
il mondo. Il mio nipotino,
quando viene qui, ruba i più
belli!” dice ridendo.
Nello stretto corridoio che
conduce alla porta quasi non
si può passare perché alle pareti, appese sui ganci, ci sono
decine di stole, cappe e tocchi
di mille diversi colori: sono i
paramenti che ha indossato
nelle diverse cerimonie durante le quali università di
tutto il mondo gli hanno conferito lauree honoris causa.
“Viaggio moltissimo per
offrire la mia esperienza nella
valutazione di progetti scientifici” racconta per spiegare
l’elevato numero di riconoscimenti. E anche AIRC, da quest’anno, potrà far tesoro del
suo contributo dato che è diventato uno dei revisori stranieri per i progetti che riguardano il suo settore.
Per il Nobel israeliano, ci
sono molte analogie culturali tra il suo Paese e l’Italia,
specie nella scienza: “Abbiamo tutti e due una incredibile creatività, pur vivendo in
ambienti difficili, per ragioni ovviamente molto diverse: qui c’è la guerra, da voi
mancano i fondi. Ma le difficoltà aguzzano l’ingegno”
conclude. “Per questo quando un ricco tycoon cinese è
venuto qui per cercare di riprodurre in Cina il nostro
modello di ricerca di successo, ho pensato che la ricetta
per ottenere ciò non esiste.
O per lo meno non è esportabile. È il frutto del tipico
caos israeliano che nessun
cinese saprà riprodurre”.
I
l sistema dell’ubiquitina
(o meglio, delle ubiquitine, come è più corretto
dire) è così essenziale nella
ricerca oncologica che sono
davvero numerosi i laboratori che, in tutto il mondo,
lo stanno studiando. Anche
tra i ricercatori di AIRC non
mancano i progetti su questo tema.
NEI TUMORI DELLA PELLE
Simone Sabbioneda lavora all’Istituto di genetica
molecolare del CNR di
Pavia ed è titolare, dal 2013,
di uno Start-up grant. Il suo
progetto studia la relazione
tra il sistema dell’ubiquitina e la polimerasi eta , un
enzima importante per riparare i danni al DNA causati dai raggi ultravioletti.
“Studio come le cellule
siano in grado di replicare il
DNA in condizioni di stress,
quando maggiore è il rischio che compaiano delle
mutazioni che possono portare allo sviluppo di tumori” spiega. A protezione
della replicazione si sono
sviluppati diversi sistemi di
riparazione dei danni al
DNA. “Uno di questi, chiamato sintesi translesione,
utilizza delle speciali polimerasi, gli enzimi in grado
di replicare il DNA, che possono fare il loro lavoro
anche in presenza di un
DNA danneggiato ed è a sua
volta regolato da una delle
ubiquitine. La sua assenza è
responsabile della malattia
genetica XPV, che causa tumori della pelle”.
ANCHE IN AIRC I SEGUACI
DEL PREMIO NOBEL
Molti ricercatori finanziati grazie
a grant AIRC sono al lavoro
per scoprire i segreti del sistema
scoperto da Aaron Ciechanover
neuroblastoma, uno dei tumori cerebrali di difficile
curabilità. “Alcuni possibili
bersagli fanno parte del sistema dell’ubiquitina” spiega. Con i fondi del suo Investigator grant ha scoperto
che nelle cellule di neuroblastoma esiste una proteina chiamata PRAJA2 che fa
da vigile, regolando i messaggi da inviare in risposta
ai numerosi stimoli esterni
attraverso un processo chiamato ubiquitinazione.
PRAJA2 è un componente
chiave di tale meccanismo.
I MESSAGGI
TRA LE CELLULE
Biologa molecolare,
esperta nello studio dei segnali cellulari, Simona Polo
dirige all’IFOM l’unità di ricerca Ubiquitina e trasmissione del segnale.
“Ci occupiamo di capire
come funziona l’endocitosi,
un sistema di trasmissione
dei segnali tra le cellule, e
come l’ubiquitina interviene nella sua regolazione”
spiega. Altri ricercatori
guardano nel groviglio delle
diverse ubiquitine ciascuno
con un preciso obiettivo:
Ruggero Pardi, a capo dell’Unità di biologia leucocitaria
dell’Ospedale San Raffaele,
studia le cellule epatiche
nella speranza di trovare
nuovi bersagli per la cura
del cancro del fegato.
Lorenza Penengo, del Dipartimento di scienze del
farmaco dell’Università del
Piemonte orientale, analizza
il ruolo dell’ubiquitina nel
mantenere la stabilità del genoma e nel regolare l’espressione genica. Infine Sirio
Dupon ha studiato presso
l’Università di Padova, dal
2008 fino allo scorso anno, i
sistemi di ubiquitinazione
nel cancro del colon.
NEI GLIOBLASTOMI
CEREBRALI
Antonio Feliciello lavora
al Dipartimento di medicina molecolare e biotecnologie mediche dell’Università
Federico II di Napoli. Il suo
compito è trovare nuovi target terapeutici per trattare il
APRILE 2014 | FONDAMENTALE | 9
STILI DI VITA
Attività fisica
Lo sport
è lo scudo
che protegge
dai tumori
Sono sempre più numerosi
gli studi che dimostrano
quanto sia importante
l’attività fisica regolare
e mediamente intensa
per prevenire l’insorgenza
di tumori.
Oggi è possibile dire in quali
casi è davvero efficace
“
GLI EFFETTI DELL’ATTIVITÀ FISICA
SULLA SALUTE
”
Quelli che seguono sono tutti effetti
dimostrati da studi scientifici.
• Aiuta a controllare il peso corporeo
• Mantiene in salute ossa, muscoli e
articolazioni
• Riduce il rischio di ipertensione e
diabete
10 | FONDAMENTALE | APRILE 2014
• Migliora il benessere psicologico
• Riduce il rischio di infarto
• Riduce il rischio di morte prematura
(per tutte le cause)
(Fonte: National Cancer Institute,
Bethesda, USA)
In questo articolo:
sport
movimento
prevenzione
a cura della REDAZIONE
uando il medico dice al
paziente “deve muoversi
di più”, spesso la raccomandazione viene archiviata in un angolo della
memoria e messa nel novero delle
cose che contano poco, come se
fosse il consiglio della nonna.
E invece l’attività fisica, così
come l’alimentazione corretta, va
considerata alla stregua delle prescrizioni farmacologiche: qualcosa
che è importante “assumere” regolarmente. A sostegno di ciò
vi sono infatti
moltissimi
studi che dimostrano in che
modo muoversi faccia bene alla salute in generale
e aiuti a prevenire determinati tumori.
Non è necessario passare il tempo
in palestra a sudare per seguire i
consigli del medico: qualsiasi movimento del corpo che produce un
consumo energetico è, in senso stretto, un’attività fisica, la cui intensità
può essere modulata sulle esigenze
della persona.
Secondo il Center for Diseases
Control di Atlanta, uno dei centri di
punta al mondo che si occupa di prevenzione, un adulto dovrebbe fare
30 minuti al giorno di attività fisica
moderata per almeno cinque giorni
a settimana (per esempio camminando a passo svelto) e 20 minuti di
attività fisica intensa (come correre)
per almeno tre giorni a settimana.
Con l’età si può ridurre l’attività intensa e aumentare un po’ quella moderata.
Sommare le ore non è efficace:
non bastano tre ore di palestra concentrate in un giorno solo per offrire
i benefici in termini di prevenzione.
Q
cancro del colon è uno dei più studiati: sono stati pubblicati oltre 50
studi sull’argomento, la maggior
parte dei quali coinvolge la popolazione statunitense, ma non solo.
Se ne deduce che all’aumentare
dell’attività fisica (per intensità, durata o frequenza) si riduce il rischio
di ammalarsi. Un soggetto attivo ha
un rischio relativo ridotto del 30-40
per cento rispetto a un soggetto sedentario, e ciò indipendentemente
da altri fattori di rischio come il
peso corporeo. Ad attività più intensa corrisponde protezione maggiore
sul colon, mentre non è ancora chiaro se c’è un effetto di riduzione del
cancro del retto e della formazione
di polipi adenomatosi, la più comune forma precancerosa del
grande intestino.
Dal punto di
vista del meccanismo attraverso il quale l’attività fisica agisce
come protezione, sono state fatte diverse ipotesi. Potrebbe influenzare il
bilancio energetico dell’organismo,
il metabolismo ormonale, i livelli di
insulina nel sangue (che a loro volta
hanno effetti sui fattori di crescita
cellulari) e anche ridurre l’esposizione della mucosa del colon a sostanze potenzialmente cancerogene,
facilitando il transito intestinale.
Altri studi hanno dimostrato un’azione del movimento sui meccanismi dell’infiammazione e sulla regolazione del sistema immunitario.
Muoversi significa
bruciare energia,
agire sugli ormoni
e sull’infiammazione
Il cancro del colon
L’effetto dell’attività fisica sul
Il cancro del seno
Sono oltre 70 gli studi che riguardano il cancro del seno e nella maggior parte dei casi indicano che le
donne attive sono meno a rischio di
quelle sedentarie, ma la riduzione
del rischio varia moltissimo da studio a studio (tra il 20 e l’80 per
cento) per cui al momento non è
possibile dare una stima scientificamente attendibile. Lo sport e il movimento sono utili sempre, sia
prima sia dopo la menopausa, ma è
la pratica sportiva intensa durante
l’adolescenza che sembra fornire la
massima protezione. Il sovrappeso
annulla in parte i benefici, che sono
massimi per le donne normopeso.
Secondo gli esperti, la protezione
deriva dal fatto che lo sport abbassa i
livelli degli ormoni femminili e dei
fattori di crescita legati all’insulina,
che hanno un ruolo importante
nello sviluppo del cancro del seno.
Il cancro
dell’endometrio
Il rivestimento interno dell’utero
viene influenzato dall’attività fisica
e, secondo una ventina di studi effettuati su questo argomento, è
meno soggetto a trasformazioni tumorali se la donna ama lo sport (la
riduzione del rischio relativo va dal
20 al 40 per cento in tutte le età).
Anche in questo caso vi è l’azione
diretta sul bilancio energetico (le
donne sovrappeso sono più a rischio) e sui livelli ormonali (in particolare degli estrogeni).
Benefici anche
per gli uomini
Chi è a rischio di sviluppare un
cancro del polmone vede ridursi del
20 per cento tale possibilità grazie
alla regolare pratica sportiva (che
sia uomo o donna). Servono però ulteriori studi per comprendere meglio se il beneficio aumenta con
l’intensità, mentre è dimostrato che
tutto lo sport del mondo non è in
grado di contrastare efficacemente
l’effetto nefasto del fumo di sigaretta. Sono scarse, invece, le prove
degli effetti benefici sul cancro
della prostata (analizzati in circa 40
studi). Alcuni studi dimostrerebbero, invece, che chi è attivo ed è già
ammalato di cancro prostatico riduce la progressione della malattia, in
particolare negli over 65.
Questo risultato è in linea con
quelli di altre ricerche sulla sopravvivenza media dei malati di cancro,
che mostrano come i soggetti che si
muovono di più siano anche quelli
che, a parità di gravità della malattia, sopravvivono più a lungo.
APRILE 2014 | FONDAMENTALE | 11
COME CURARE
Stomaco ed esofago
Chirurgia, chemio e cibo giusto
per i tumori delle vie digestive
Se l’intervento resta la prima opzione
terapeutica nei tumori dell’alto tratto
gastroenterico, ci sono novità nel campo
dei farmaci biologici e una particolare
attenzione alla difficile gestione
alimentare
a cura
di AGNESE CODIGNOLA
gni anno in Italia
circa 13.000 persone si ammalano di tumore
dello stomaco e
2.000 di tumore dell’esofago.
Il primo dato è in lieve calo
da anni, poiché la sua incidenza (che diminuisce di
circa il 3 per cento l’anno) è
strettamente associata al
O
controllo di alcuni fattori di
rischio come l’infezione da
Helicobacter pylori, sempre
meno diffusa grazie all’impiego delle corrette terapie
antibiotiche, all’utilizzo di
nuovi metodi di conservazione e cottura degli alimenti e
alla diminuzione del vizio
del fumo. L’incidenza del tumore all’esofago, anch’esso
associato al fumo di sigaretta
e ad altri fattori non ancora
del tutto chiari, è invece stabile. In entrambi i casi, soprattutto per quanto riguarda l’esofago, la cura è lunga e
complessa. Tuttavia anche
in questo campo la ricerca
va avanti e i miglioramenti
sono continui, anche se talvolta meno rapidi di quanto
ci si augurerebbe.
LA CHIRURGIA
PER L’ESOFAGO
L’asportazione del cancro
dell’esofago resta una delle
prime opzioni, ogni volta
VITA QUOTIDIANA
L’IMPORTANZA
DELLA NUTRIZIONE
tumori del tratto gastrointestinale sono forse
quelli per i quali, più che per altri, l’alimentazione
durante e dopo le cure gioca un ruolo fondamentale,
poiché gli interventi chirurgici e le chemioterapie
possono alterare anche profondamente la digestione
e il metabolismo, e portare a uno stato di
denutrizione che influenza l’esito delle cure stesse
e, in generale, le possibilità di recuperare appieno e
di combattere al meglio la malattia.
Per assicurare a ogni malato la dieta più adatta
bisogna avere un approccio globale alla sua
condizione, come spiega Cecilia Gavazzi, medico
nutrizionista dell’Istituto nazionale tumori di Milano:
I
In questo articolo:
cancro dello stomaco
cancro dell’esofago
alimentazione
che si può, cioè quando il tumore è limitato all’esofago e
non sono presenti linfonodi
metastatici.
“Per le sue caratteristiche,
l’esofago colpito da una neoplasia va asportato quasi totalmente” spiega Luca Tavecchio, chirurgo dell’Unità di
chirurgia toracica dell’Istituto nazionale tumori di Milano. “Si sommano infatti la
tendenza della neoplasia a
svilupparsi verso l’alto e
verso il basso lungo la parete
rispetto alla sede di origine
nella mucosa e la sua conformazione anatomica che
rende difficile asportarne
solo un pezzo e poi ricostruire. Per questo di solito si toglie quasi tutto l’esofago e lo
si rimpiazza con una parte
dello stomaco, che riesce a
svolgere le sue funzioni abbastanza bene. In genere,
tranne che nei casi di tumore
in fase iniziale, si procede
per via tradizionale (cioè attraverso il torace), perché gli
interventi laparoscopici non
sempre consentono di fare
ciò che è richiesto in stadi
più avanzati”. Si tratta quindi di un intervento importante, sempre accompagnato
da un’asportazione estesa dei
linfonodi. Al fine di renderlo
ancora più efficace, negli ultimi anni si è andata affermando sempre più l’idea di
far sottoporre il malato a
cicli di chemioterapia o di radioterapia prima dell’operazione, per ridurre le dimensioni della massa.
Dopo l’intervento, il paziente deve abituarsi a mangiare in un
modo diverso, ossia
poco ma
spesso, alimenti facilmente
digeribili e leggeri, nell’ambito di una dieta che può richiedere un’integrazione
personalizzata.
tà di vita dei pazienti, passati
i primi giorni, spesso torna
quasi come quella di prima,
con qualche accorgimento,
perché la parte di stomaco
che resta (circa un quarto
dell’originario) svolge comunque le sue funzioni.
Quando invece dobbiamo
asportare tutto lo stomaco, la
situazione cambia radicalmente, perché l’esofago
viene unito direttamente alla
p r i m a
parte dell’intestino
e quindi il
cibo deve arrivare lì frequentemente, in piccole quantità
e in consistenza e qualità
giuste per essere digerito.
Ciò significa che il malato
dovrà fare 4-5 piccoli pasti
leggeri al giorno. Anche per
questo tipo di intervento”
prosegue Battiston “come
per molti altri che riguardano l’apparato digerente, è
stata proposta la via laparoscopica, che permette di evitare le grandi incisioni chirurgiche, con minori rischi e
migliore qualità di vita nel
periodo post operatorio, ma
non ci sono ancora i numeri
per affermare che questa soluzione possa andare bene
per tutti; di certo è utilizzabile nei tumori gastrointesti-
In alcuni casi
è possibile
intervenire con
la laparoscopia
MANTENERE
LA QUALITÀ DI VITA
Negli ultimi vent’anni
l’approccio chirurgico ai tumori dello stomaco non ha
subito variazioni importanti:
in generale, a seconda della
posizione della lesione tumorale e del suo stato di
avanzamento, si procede all’asportazione parziale o totale dello stomaco. Spiega in
merito Carlo Battiston, chirurgo dell’Unità operativa di
chirurgia toracica dell’Istituto nazionale tumori di Milano: “Nel primo caso la quali-
“La prima cosa da fare è definire tutti i parametri
metabolici del paziente (cioè di cosa ha bisogno il suo
organismo e quali sono i suoi consumi), anche se è in
sovrappeso. Solo sapendo qual è il punto di partenza,
infatti, e lavorando in team con gli altri specialisti che si
occupano dei diversi aspetti, è possibile capire se e come
intervenire al meglio in base al programma terapeutico”.
Un altro elemento fondamentale è la consapevolezza
che non esistono rimedi miracolosi o pillole magiche:
l’alimentazione corretta deve essere prima di tutto
un’abitudine quotidiana. Ancora Gavazzi: “Nelle persone
con recente diagnosi di tumore dello stomaco o
dell’esofago, inizialmente si fa una valutazione dello stato
nutrizionale, insieme a quello che viene chiamato
nutrition counselling, cioè si analizzano i dati medici
insieme alle abitudini alimentari, e successivamente si
definisce un piano personalizzato di intervento”.
Lo scopo è non far perdere al malato troppo peso,
nali stromali (GIST), che
però sono neoplasie rare e
molto particolari. Quando ci
si trova in presenza di un
adenocarcinoma a oggi l’indicazione è quella di procedere con l’intervento tradizionale”. È probabile, aggiunge il chirurgo, che l’intervento laparoscopico trovi in futuro indicazione in alcuni
pazienti più vulnerabili
mantenendo le classi fondamentali di nutrienti in
equilibrio. Se l’alimentazione per bocca non è sufficiente,
è necessario integrarla con una nutrizione artificiale che
può essere somministrata per via venosa o attraverso un
sondino direttamente nell’intestino, soprattutto nei giorni
successivi all’intervento.
“Accanto a ciò” prosegue la nutrizionista “bisogna
insegnare al malato a mangiare nel modo giusto,
masticando a lungo, preferendo alimenti facilmente
digeribili, leggeri e assunti spesso. Quando si può, inoltre,
si deve concedere al malato qualche eccezione, purché
sporadica: anche la gratificazione ha un ruolo
importante”.
In tutti i centri oncologici più grandi il nutrizionista fa
parte stabilmente dell’équipe di specialisti che stabilisce il
piano terapeutico, perché un malato malnutrito sopporta
meno bene le terapie, compromettendo in misura più o
meno significativa le proprie possibilità di guarire.
COME CURARE
Stomaco ed esofago
Tecniche
meno
invasive
permettono
di mangiare
come
prima
14 | FONDAMENTALE | APRILE 2014
come gli anziani, soprattutto molecolare, per capire se ci
quando il tumore è iniziale, siano o meno alcuni marcacioè interessa solo la mucosa tori che esprimono la sensibio la sottomucosa. “In Giap- lità a farmaci biologici già in
pone” continua Battiston uso, come trastuzumab, o
“dove la malattia è molto dif- sperimentali come quelli che
fusa, si è fatta strada
hanno come bersaglio
un’altra metodica:
il gene MET, collegato
quella endoscopica,
al fattore di crescita
che consente di prodegli epatociti. A licedere, per le forme
vello sperimentale,
iniziali, con una
poi, si stanno già stusonda simile a quella
diando combinazioni
impiegata per la gadi trastuzumab con
stroscopia”.
altri farmaci simili
Anche per il tumocome il pertuzumab e
re dello stomaco, infiil lapatinib, sulla scorne, si sta studiando Il cibo
ta di quanto avviene
l’affidabilità della tec- liquido o
nella mammella”.
nica del linfonodo endovena
Un altro approccio
sentinella, che per- è riservato che si sta esplorando,
mette di identificare i ai casi
sempre in via sperilinfonodi eventual- più gravi
mentale, è quello che
mente già coinvolti
punta a rafforzare il
dalla metastatizzazione, in- sistema immunitario, già
tervenendo quindi in modo convalidato nel melanoma.
più accurato ed evitando di Ancora De Braud: “L’obiettivo
asportarli laddove non sia è neutralizzare alcune proteinecessario.
ne come PD1 e PDL1, che
bloccano la normale risposta
LA CHEMIOTERAPIA
immunitaria contro le celluLa chemioterapia è molto le tumorali; a tal fine si stanimportante nella cura di en- no studiando gli effetti di fartrambi i tumori, e in entram- maci in sperimentazione in
bi viene ormai molto spesso altre neoplasie e in alcuni
praticata anche prima dell’in- casi già in clinica come ipilitervento, per ridurre le di- mumab”.
mensioni della massa. Spiega
Anche per questi tumori,
Filippo De Braud, responsabi- in definitiva, si sta arrivando
le della Divisione di oncolo- a una caratterizzazione molegia medica dell’Istituto na- colare che rende possibile
zionale tumori di Milano: l’impiego di farmaci mirati e
“Tanto per il tumore dello con meno effetti collaterali.
stomaco quanto per quello
Negli anni si è capito che,
dell’esofago i farmaci più nei carcinomi gastrici, ciò
usati sono i derivati del plati- che può fare la differenza
no e i tassani, in vari schemi. non è l’aggressività della cheSolo per quanto riguarda lo mioterapia tradizionale, ma
stomaco, poi, iniziano a es- la precisione dell’attacco,
serci novità interessanti”. come già avviene in molte
L’oncologo si riferisce al fatto altre sedi. C’è da augurarsi
che anche nello stomaco, che presto gli stessi risultati
come nella mammella, pos- si ottengano anche nell’esofasono essere presenti i recetto- go, che ha molte caratteristiri di HER2, sensibili all’anti- che che ricordano lo stomaco
corpo trastuzumab.
(e quest’ultimo, del resto, as“Anche per i carcinomi ga- somiglia molto più all’esofastrici si procede all’analisi go che all’intestino).
RICERCA IN VETRINA
Screening
In questo articolo:
microRNA
screening
tumore al polmone
Un esame del sangue
per il cancro al polmone
Se la TC spirale identifica troppi falsi positivi,
la ricerca dei microRNA nel sangue, messa a punto
all’Istituto nazionale tumori di Milano e finanziata
da AIRC, permette di affinare la diagnosi
a cura della REDAZIONE
n prelievo del sangue per
la ricerca dei microRNA rilasciati in fase precoce dal
tumore è in grado di individuare il cancro del polmone fino a due anni prima della diagnosi ottenuta con TC spirale: lo dimostrano i risultati di uno studio condotto all’Istituto nazionale tumori (INT)
di Milano, finanziato da AIRC e pubblicato sul Journal of Clinical Oncology. Il
test, sviluppato dall’équipe dell’INT di
Gabriella Sozzi, direttore dell’Unità di
genomica tumorale, e di Ugo Pastorino, direttore dell’Unità operativa di
chirurgia toracica, è in grado di ridurre
in maniera significativa la percentuale
di falsi positivi ottenuti con la TC spirale, l’indagine radiologica attualmente più accreditata per la diagnosi precoce del tumore al polmone nei forti fumatori. La TC spirale presenta però il
problema di un numero elevato di falsi
positivi che in realtà non sono tumori,
ma formazioni benigne che non
hanno bisogno di essere operate. Una
volta individuate, però, spesso vengono asportate per precauzione, poiché
la TC da sola non è capace di discriminare tra quelle che non daranno problemi e quelle che si trasformeranno
in un vero cancro polmonare.
Il test basato sull’analisi di microRNA circolanti individua il tumore al
polmone fino a due anni prima della
diagnosi ottenuta usando la TC spirale
e con maggior precisione. Per dimo-
U
strarlo, i ricercatori hanno esaminato
campioni di sangue raccolti durante
un ampio studio retrospettivo che ha
coinvolto 939 forti fumatori (di cui 870
non presentavano la malattia e 69 avevano già un tumore al polmone), arruolati nello studio randomizzato Multicentric Italian Lung Detection
(MILD). Andando a vedere cosa era accaduto di loro negli anni successivi, è
stato possibile determinare l’utilità del
test molecolare dei microRNA sia per
la diagnosi sia per la prognosi.
Piccoli frammenti
come segnali
“Abbiamo messo a punto un test
diagnostico molecolare a bassa invasività per il paziente che valuta i livelli
di 24 microRNA circolanti nel sangue
dei fumatori e che indica la presenza
del cancro polmonare” spiega Sozzi.
L’esame ha dimostrato una sensibilità dell’87 per cento nell’identificare il
tumore al polmone: un buon risultato
dato che nessun test è capace di identificare una malattia nel 100 per cento
dei casi, ma che può migliorare quando si accoppiano due diversi esami. “La
combinazione dei risultati del test dei
microRNA e della TC spirale riduce
dell’80 per cento i falsi positivi, cioè diminuisce il numero dei pazienti risultati positivi all’indagine radiologica
ma non malati di cancro polmonare,
diminuendo i conseguenti costi e i ri-
LA RICERCA IN BREVE
Cosa si sapeva
alcune forme di cancro polmonare
possono essere individuate in fase
precoce con la TC spirale
questo esame identifica anche molte
lesioni polmonari che non sono maligne e
ingenera interventi non necessari
alcune forme tumorali rilasciano nel
sangue, fin dalle fasi precoci, frammenti
di RNA detti microRNA
Cosa aggiunge questa ricerca
è possibile identificare un gruppo di
microRNA nel sangue fin dalle fasi più
precoci della malattia
questo test, combinato con la TC spirale,
riduce dell’80 per cento il numero dei falsi
positivi e anticipa la diagnosi di due anni
rispetto alla sola TC spirale
Fonte: Sozzi G. et al. Clinical Utility of a
Plasma-Based miRNA Signature Classifier
Within Computed Tomography Lung Cancer
Screening: A Correlative MILD Trial Study.
JCO, e-print January 13th 2014.
schi associati a eventuali biopsie o interventi” spiega Pastorino.
Primo nel suo genere, il test dei
microRNA ha inoltre mostrato di essere indipendente dallo stadio del cancro
polmonare e dall’intervallo di tempo
intercorso tra l’analisi del sangue e la
successiva TC spirale.
DAL LABORATORIO AL PAZIENTE
Trapianto di midollo
Anche il genitore
può diventare
un donatore di midollo
Grazie a una tecnica messa a punto in Italia e presentata
nel mese di dicembre scorso a un importante convegno
negli Stati Uniti, i genitori possono donare il proprio
midollo osseo per il figlio che ha bisogno di un trapianto.
Aumentano così le possibilità di guarigione
Basta togliere
dal campione
ciò che fa male
al bambino
16 | FONDAMENTALE | APRILE 2014
a cura
di AGNESE CODIGNOLA
er i bambini e i ragazzi malati di
leucemia, per i
quali la chemioterapia non ha conseguito l’effetto sperato, negli
ultimi due-tre anni si è rafforzata, anche grazie ai finanziamenti AIRC, una nuova speranza: il trapianto di midollo
da genitori, reso possibile
dagli studi condotti all’Ospedale Bambino Gesù di Roma
dall’équipe di oncoematologia pediatrica diretta da Franco Locatelli. Risultati che
sono stati giudicati così importanti dalla comunità scientifica internazionale, che l’American Society of Haematology ha invitato l’oncologo a
esporli a colleghi e giornalisti
all’ultimo congresso, svoltosi
alla fine del 2013 a New Orleans.
P
UNA STRADA LUNGA
40 ANNI
Come si è arrivati a un traguardo a lungo ritenuto irraggiungibile? Risponde Locatelli: “Fino a quarant’anni fa si
eseguiva soltanto il trapianto
da fratello, e solo per un paziente su quattro c’era un midollo compatibile; questa probabilità è diventata ancora
più bassa con il calo delle nascite. Per ovviare a questo
grande limite si sono allora
creati i registri internazionali
dei donatori volontari di midollo (20 milioni circa i donatori di cui sono disponibili
oggi i dati). Questo approccio
permette di trovare un donatore per il 60 per cento circa
dei malati ma purtroppo, in
ogni caso, il tempo che passa
tra l’apertura della ricerca di
un donatore e il trapianto è di
qualche mese, un tempo
molto lungo per questi pazienti. Contemporaneamente
si iniziò a raccogliere e utilizzare il sangue del cordone om-
STATISTICHE
In questo articolo:
trapianto di midollo
donatori
leucemie
belicale (600.000 circa le unità
disponibili), ma anche in quel
caso con grossi limiti, legati al
fatto che le cellule staminali
utilizzabili nel cordone sono
poche, molto spesso insufficienti, soprattutto nei pazienti di un certo peso corporeo”.
Nessuna delle due soluzioni,
in altre parole, sembrava risolvere il problema, come attesta
il fatto che la percentuale di
bambini che non trovava un
midollo era ancora alta, attorno al 30-40 per cento.
ELIMINARE CIÒ CHE
NON SERVE
Per questo si iniziò a studiare la possibilità di trapiantare il midollo di un parente
geneticamente identico al 50
per cento, ossia di un genitore
biologico. I primi tentativi, intorno all’anno 2000, tuttavia,
partivano da un’idea che non
si è rivelata vincente, come
racconta Locatelli: “Si trapiantavano solo le cellule staminali caratterizzate da una proteina chiamata CD34, e questo
causava un ritardo notevole
nei tempi di recupero del sistema immunologico. L’effetto dei linfociti T natural killer,
o NK, importantissimo in
questi casi, si iniziava a vedere
solo dopo otto-dieci settimane, cioè solo dopo che le staminali avevano avuto il
tempo di trasformarsi in tutte
le possibili cellule derivate”.
Di qui l’idea di togliere dal
midollo del genitore solo ciò
che avrebbe potuto causare
danni, inducendo la più temuta tra le conseguenze di un
trapianto, la graft versus host
disease, una sorta di aggressione da parte delle cellule trapiantate all’organismo del ricevente. Spiega l’oncologo: “I
principali responsabili di que-
sta reazione sono i linfociti T
che recano sulla loro superficie le catene del recettore antigenico alfa e beta: abbiamo
pensato di togliere solo quelli,
lasciando tutto il resto e cioè i
linfociti NK, quelli T con le
catene gamma e delta, le cellule progenitrici delle piastrine e di altri elementi del sangue fondamentali per la sopravvivenza, e i risultati sono
stati molto positivi”. Dopo 18
mesi l’80 per cento dei pazienti non mostra segni di malattia, una percentuale del tutto
simile, se non superiore, a
quella che si ottiene quando si
trapianta il midollo di un fratello o di un donatore compatibile. “Ciò accade perché le
cellule NK presenti aiutano a
combattere le eventuali cellule tumorali e i linfociti T
gamma e delta proteggono il
bambino dalle infezioni” spiega ancora Locatelli. “Con questo trapianto, il recupero delle
cellule del sangue è velocissimo (si riformano cioè molto
presto tanto le piastrine quanto i globuli bianchi), e lo stesso accade per gli elementi del
sistema immunitario”.
NON SOLO PAZIENTI
ONCOLOGICI
All’Ospedale Bambino
Gesù questa ormai è la prassi,
e il trapianto da genitore è
stato esteso anche a quei bambini che ne hanno bisogno
perché affetti da patologie diverse dal tumore, come alcune malattie genetiche: a oggi,
sono già 22 i piccoli pazienti
non oncologici trattati e 20 di
essi sono guariti. In Italia l’ospedale romano è per il momento l’unico centro pediatrico dove viene eseguito questo
tipo di trapianto, ma quello
per adulti di Parma, diretto da
Franco Aversa, ha iniziato un
programma simile, e probabilmente presto vi saranno
altri centri ad alta specializzazione in grado di proporlo.
I NUMERI IN ITALIA
Italia ospita spesso pazienti provenienti da altri
Paesi d’Europa, sia all’interno sia all’esterno
della comunità europea, ma anche da più lontano
(America Latina, Africa e Asia), che vengono fin qui
per l’elevata qualità dei centri di trapianto di
staminali ematopoietiche (cellule del midollo
osseo).
Il trapianto di midollo è infatti una procedura
molto complessa e il Bambino Gesù è l’ospedale
pediatrico italiano dove se ne effettuano di più. Nel
2012 ne sono stati eseguiti 138, su un totale di 591
trapianti pediatrici registrati in Italia, cioè il 23 per
cento. Di questi, 109 sono di tipo allogenico e
provengono da donatori reperiti all’interno della
famiglia o nei registri internazionali dei donatori di
cellule staminali. Si tratta del 28 per cento di tutti i
trapianti allogenici effettuati in Italia nel corso dello
stesso anno (390). La restante quota ha invece
utilizzato cellule autologhe, cioè estratte dal
paziente stesso e trattate prima della reinfusione.
L’
PROFESSIONI PER LA RICERCA
Il chimico
In questo articolo:
chimico
ricerca oncologica
spettrometria
Spettrometri e computer
per il chimico
che lavora in oncologia
materia. E quando si pensa alla chimica moderna non si deve certo pensare
solo a laboratori pieni di alambicchi e
provette. I laboratori ci sono, ma oggi i
chimici hanno a disposizione tecnologie avanzate che coniugano le conoscenze della chimica con quelle della
fisica, dell’informatica, della matematica e della biologia molecolare per ottenere risultati sorprendenti.
Studiando come gli atomi interagiscono tra di loro,
come si dispongono nello spazio e quali sono le forze
che li muovono, la chimica contribuisce in modo
fondamentale alla ricerca contro il cancro
Conoscere a fondo
la materia
COME SI DIVENTA… CHIMICO
er chi vuole intraprendere la professione di chimico il percorso da seguire parte senza dubbio da un corso di laurea in chimica presente
praticamente in tutte le principali università. È prevista una laurea di
primo livello della durata di tre anni, ai quali possono fare seguito altri due
anni di laurea magistrale. L’offerta formativa è molto vasta e le diverse università propongono specializzazioni differenti sia per le
lauree triennali sia per quelle magistrali e non è quindi
difficile riuscire a disegnare un percorso di studi che
risponda appieno alle proprie esigenze. E per chi vuole
continuare anche dopo la laurea magistrale esiste la
possibilità di frequentare master o dottorati specifici
che riguardano gli innumerevoli campi di applicazione
della chimica: dall’ambiente, alla medicina, all’energia
eccetera. Sul sito del Consiglio nazionale dei chimici,
alla voce “università”, sono disponibili informazioni
più dettagliate sui corsi di laurea in chimica presenti
nelle diverse università italiane, divise per Regione.
P
a cura di CRISTINA FERRARIO
lettroni, legami, forze piccole ma allo stesso tempo
incredibilmente potenti: di
questo si occupa un chimico, che analizza la materia
con un occhio particolare e molto attento, che non si ferma alla molecola
ma riesce ad andare ancora più a fondo
per comprendere come i singoli atomi
e le loro interazioni possano regolare i
E
18 | FONDAMENTALE | APRILE 2014
processi biologici e aiutarci nella lotta
contro il cancro. Nel sito dell’Ordine
professionale dei chimici questa disciplina viene definita “scienza della materia nel senso più compiuto dell’espressione”: si parla cioè di una scienza
capace di offrire la chiave di lettura per
comprendere le regole che governano
il mondo in base alla conoscenza delle
complesse relazioni che legano struttura, proprietà e comportamenti della
“Tutti gli aspetti della vita sono regolati a livello molecolare e senza comprendere le molecole possiamo solo
avere una visione incompleta della
vita stessa” ha detto Francis Crick, premio Nobel e scopritore della struttura
del DNA.
“Credo che queste parole rappresentino il perfetto biglietto da visita per
un chimico che si occupa di ricerca in
campo oncologico e più in generale
biologico” afferma Sebastiano Pasqualato, coordinatore dell’Unità di cristallografia dell’Istituto europeo di oncologia di Milano. “Con il mio lavoro guardo a ciò che succede nella cellula da un
punto di vista particolare, cerco di generare vere e proprie fotografie molecolari con uno zoom sempre più potente, che va oltre quello che si può ottenere con il classico microscopio”
continua il ricercatore, arrivato a Milano dopo una laurea in chimica all’Università di Padova e un dottorato in
Francia. In effetti, oggi è possibile studiare la struttura delle molecole e prevedere, in base alla loro forma e agli
atomi che le compongono, come si
comporteranno in un ambiente esterno, se e come si legheranno ad altre
molecole, magari a quelle che costituiscono i farmaci. “Una delle caratteristiche peculiari dell’approccio chimico
alla ricerca è la tendenza a muoversi in
direzione bottom-up, in altre parole è un
approccio che parte dal basso – dagli
atomi e dalle leggi fondamentali della
meccanica quantistica – per arrivare
“
I
SISTEMI CHIMICI DA NOBEL
l premio Nobel per la chimica è stato
assegnato nel 2013 a Martin Karplus,
Michael Levitt e Arieh Warshel “per
lo sviluppo di modelli multiscala per i
sistemi chimici complessi”. Ed è proprio
grazie agli studi compiuti negli anni
settanta da questi tre ricercatori che
oggi i chimici possono utilizzare
sofisticate tecniche per ricreare al
computer modelli delle reazioni
chimiche e studiare molecole composte
da centinaia o migliaia di atomi. La
collaborazione tra i futuri premi Nobel
comincia negli Stati Uniti, quando
Warshel entra a far parte del
”
laboratorio di Karplus, all’Università di
Harvard. E sono passati ormai più di 40
anni – era il 1972 – dalla pubblicazione
del primo modello che utilizzava anche
la fisica quantistica per prevedere il
comportamento delle molecole. In
seguito anche Levitt si aggiunge ai due
ricercatori e nel 1976 vengono
pubblicati i risultati dei loro ambiziosi
studi sugli enzimi, le molecole che
rendono possibili tutte le reazioni
biologiche: il primo modello
computerizzato che descriveva le
reazioni enzimatiche e rinforzava le basi
della moderna chimica computazionale.
PROFESSIONI PER LA RICERCA
Il chimico
poi alle molecole e ai processi biologici
più complessi” aggiunge Michele Pavone, ricercatore che si occupa di chimica fisica presso l’Università Federico II
di Napoli e coordinatore del gruppo
giovani della Società chimica italiana
(SCI). Questa visione “atomica” della
vita completa e arricchisce quella di
tutti gli altri esperti che collaborano
alla ricerca contro il cancro. “Una cosa
è certa” riprende Pasqualato: “La strategia vincente è quella che prevede la
collaborazione tra chimici, fisici, biologi e informatici “.
Dalla diagnosi
ai farmaci
“
”
iente a che vedere con i fantasmi.
Gli spettri ai quali si riferiscono i
ricercatori sono in realtà una
sorta di “impronta digitale della
materia” che permette di studiare a
fondo le caratteristiche del campione
analizzato, magari un tessuto tumorale.
La tecnica che analizza questi spettri si
chiama spettrometria di massa:
utilizzando lo spettrometro – ne
esistono di diversi tipi – è possibile
separare tutti gli atomi che
compongono il campione analizzato in
base al loro rapporto tra massa e
carica. Il risultato è un insieme di picchi
N
20 | FONDAMENTALE | APRILE 2014
esistenti” spiega Sandro Cosconati, ricercatore alla Seconda Università di
Napoli dove è tornato dopo un dottorato negli Stati Uniti per occuparsi di
drug design, ovvero della progettazione
di farmaci, proprio per l’oncologia. Partendo dalla diagnosi, si incontra la chimica a livello dello studio e della creazione di strumenti nuovi come mezzi
di contrasto, molecole radioattive da
utilizzare in esami come la PET o la
scintigrafia ossea, molto diffusi in
campo oncologico.
Alla base
della radioterapia
Come può un chimico con il suo
punto di vista “atomico” contribuire
alla ricerca oncologica? “In realtà la
chimica è presente in tutte le fasi della
ricerca oncologica, dalla diagnostica
alla creazione di nuovi farmaci in
grado di superare i limiti di quelli già
UNO SPETTRO
CHE NON
FA PAURA
... l’articolo continua su: www.airc.it/chimico
“Quando si parla di molecole marcate con una sostanza radioattiva, cioè
capaci di farci ‘vedere’ cosa accade nei
tessuti a livello subcellulare, si sottintende un contributo chimico molto
importante” spiega Cosconati. “Il chi-
che sono tipici di quel composto e
che rappresentano, appunto, la sua
impronta digitale. L’importanza di
questa tecnica è confermata anche da
un articolo pubblicato nel gennaio
2014 sulla rivista PNAS da un gruppo
dell’Università della Florida diretto da
Zoltan Takats, nel quale si descrive il
processo che ha portato a distinguere
i tessuti tumorali del colon-retto da
quelli sani grazie all’analisi degli
spettri. “Le immagini ottenute con la
spettrometria di massa sono un
approccio molto promettente per la
ricerca oncologica” affermano gli
autori, che sottolineano la portata
rivoluzionaria della tecnica.
“I diversi tipi di tessuto non vengono
identificati in base alla loro struttura,
come avviene nell’istologia classica,
bensì grazie alla loro composizione
chimica”.
mico studia infatti la struttura della
molecola ed è in grado di indicare il
punto migliore in cui aggiungere la sostanza radioattiva per ottenere strumenti sempre più efficaci e precisi”. La
parte della chimica che studia i radioisotopi – cioè le forme radioattive degli
atomi – è importante anche nelle terapie oncologiche, in particolare nella
medicina nucleare che sfrutta proprio
le radiazioni emesse dagli atomi per distruggere le cellule tumorali. “Anche
in questo caso è fondamentale conoscere in dettaglio le caratteristiche chimiche e fisiche dei materiali che si utilizzano” prosegue il ricercatore.
Che dire poi dello sviluppo di
nuovi farmaci? “Da sempre questi processi si basano sulla chimica, che ancora oggi fornisce un contributo fondamentale, anche se con modalità
completamente nuove” continua Cosconati. Oggi si parla infatti di rational
drug design, la creazione “razionale” di
nuovi farmaci che parte dal computer
per arrivare al bancone del laboratorio
riducendo al minimo gli sprechi di
tempo e di risorse. “Tecniche come la
cristallografia ai raggi X permettono
di ricreare al computer la molecola
che si vuole studiare” spiega Cosconati. “A questo punto è possibile, per
esempio, confrontare questa molecola
con quelle di farmaci già esistenti e selezionare quelle più promettenti da
un punto di vista dell’interazione e
dell’efficacia”. Grazie a queste tecniche
di chimica computazionale (al computer) si scelgono quindi le molecole
sulle quali lavorare per produrre farmaci sempre più efficaci. “E il processo non si limita alla scelta dei candidati più promettenti” continua Cosconati. “Il chimico è in grado anche di modificarne la struttura per ottenere un
prodotto ad hoc, diretto esattamente
contro il bersaglio prescelto”.
VIVERE SANO
Alimenti:
il Latte
a cura della REDAZIONE
ome è possibile che un alimento essenziale
come il latte possa far male alla salute? Eppure
sui giornali e sul web si moltiplicano le pagine
che, con taglio particolarmente allarmante, invitano
a non consumare più quello che è stato, dalla notte
dei tempi, uno degli alimenti più usati dall’uomo.
In realtà esistono numerose ricerche sulla relazione tra consumo di latte e rischio oncologico, anche se
la risposta certa, che sia di condanna o di assoluzione,
non è ancora disponibile.
Innanzitutto è importante ricordare quanto sia
difficile dimostrare l’effetto negativo di un singolo
alimento sullo sviluppo dei tumori: sono necessari
studi epidemiologici su vasta scala, nessuno dei quali,
al momento, ha dato un risultato univoco. Inoltre è
possibile che un alimento aumenti il rischio nei confronti di un certo organo e lo diminuisca nei confronti di un altro. Qualche risposta in più si avrà probabilmente con la pubblicazione, nei prossimi anni, dei risultati del ramo dello studio EPIC che analizzerà proprio il consumo di latte e latticini e l’incidenza del
cancro nei Paesi europei.
C
Le ricerche passate
Altre ricerche effettuate negli anni passati mostrano che un apporto elevato di calcio (contenuto nei
prodotti caseari) ha un effetto protettivo nei confronti dei tumori del colon, ma altri studi dimostrano invece che potrebbe aumentare il rischio di cancro dell’ovaio e della prostata, cioè di tumori legati agli ormoni. Per quel che riguarda il cancro al polmone, i risultati sono contrastanti: la maggior parte delle prove
contro il latte dipende da inferenze, cioè si basa sul
fatto che il latte aumenta il rilascio nell’organismo di
alcuni fattori di crescita che, in laboratorio, agiscono
da “fertilizzante” per la crescita delle cellule tumorali.
Gli studi epidemiologici, però, non hanno mai dimostrato che le donne che bevono molto latte sono più a
rischio delle altre.
I latticini possono influenzare il cancro alla prostata anche per via dell’effetto del calcio sul metabolismo della vitamina D, i cui recettori sono presenti
sull’epitelio della prostata. Attraverso una complessa
cascata ormonale, un eccesso di calcio provocherebbe
un aumento del rischio di trasformazione delle cellule epiteliali. Nell’Harvard Physicians Study, uno dei
più grandi studi epidemiologici, chi consumava almeno due porzioni di latticini al giorno (tutti i giorni) aveva un rischio aumentato del 34 per cento.
Nel caso del cancro ovarico il responsabile sembra
essere un altro componente del latte, il galattosio,
che agirebbe come fattore proinfiammatorio.
Il rischio generale di sviluppare un tumore è stato
messo in relazione soprattutto col consumo di formaggi, forse per via dell’apporto elevato di grassi, ma
anche in questo caso mancano dati sicuri.
COME COMPORTARSI
IN PRATICA?
Eliminare latte e latticini dalla dieta non è
necessario se se ne fa un consumo moderato. È
però importante tenere d’occhio l’apporto di
calcio che è presente anche in alimenti vegetali
ricchi di questo minerale (per esempio semi di
sesamo, di lino, cavoli, spinaci, arance, legumi e
mandorle).
Per quel che riguarda i bambini, il latte materno
è da preferire fino allo svezzamento. Latte e
formaggi fanno parte della dieta sana se
consumati con moderazione (anche perché i
formaggi sono grassi e calorici), ricordando che
latte di mandorle o di riso o succhi di frutta,
secondo il gradimento del bambino, possono
sostituirli.
EPIDEMIOLOGIA
Eurocare 5
L’Italia tra i primi
della classe
in fatto di cure
oncologiche
In Europa il cancro sta diventando una
malattia sempre più curabile. Lo dimostrano
i dati del più ampio studio europeo sulla
sopravvivenza oncologica, che colloca il
nostro Paese ai primi posti per gli ottimi
risultati ottenuti
a cura della REDAZIONE
bbene sì, finalmente il Bel
Paese sale sul podio. Un
onore ancora più grande se
si pensa che il podio in questione è quello della salute.
Infatti, secondo i risultati dello studio
europeo EUROCARE 5, presentati lo
scorso dicembre al Parlamento europeo e pubblicati contemporaneamente
sulla prestigiosa rivista Lancet
Oncology, dopo la diagnosi e il tratta-
E
“
I PUNTI
DI FORZA DI
EUROCARE 5
”
Oltre 21 milioni di casi di tumore
provenienti da 116 Registri di 29 Paesi
europei in un periodo di quasi 25 anni.
Questi dati da soli basterebbero a fare di
EUROCARE un progetto eccezionale, ma
la sua vera particolarità è che si tratta di
uno studio vivo e in continua crescita.
Innanzitutto, EUROCARE 5 – l’ultima
22 | FONDAMENTALE | APRILE 2014
mento di un tumore
in Italia si sopravvive
di più rispetto alla
media europea. “In effetti, fin dai primi
anni dello studio, l’Italia ha mostrato ottimi
risultati soprattutto in
alcuni tipi di tumore,
come quello al seno, e
questi dati si sono rafforzati nel
tempo” spiega Milena Sant, direttrice
edizione dello studio in ordine di tempo
– può vantare un numero di Stati
partecipanti superiore alle precedenti
edizioni. “La novità più importante è
l’aggiunta dei dati relativi a Paesi
dell’Est come Bulgaria, Estonia,
Lettonia, Lituania e Slovacchia” spiega
Milena Sant. Si notano anche
miglioramenti nei Registri dei singoli
Paesi che coprono percentuali sempre
più alte di popolazione. “Anche in Italia
sono stati compiuti dei passi avanti e
oggi i Registri regionali coprono circa
il 50 per cento della popolazione”
conclude Sant.
In questo articolo:
registri tumore
sopravvivenza
servizi sanitari
della Struttura complessa di epidemiologia analitica e impatto sanitario dell’Istituto nazionale tumori di Milano
(INT).
Questione di curiosità
EUROCARE (www.eurocare.it) è
un progetto estremamente complesso, nato nel 1989 dalla “curiosità”
scientifica e clinica dei medici dell’INT e cresciuto nel tempo grazie al
contributo dell’Istituto superiore di
sanità e alla partecipazione sempre
più numerosa dei Paesi europei.
Quando lo studio ha preso il via non
esistevano, infatti, dati certi sulla sopravvivenza dopo un cancro, ma cominciavano a emergere segnali di
una situazione non omogenea nei diversi Paesi del vecchio continente.
“Lo studio nasce con lo scopo fondamentale di chiarire tali dubbi, confrontando i dati raccolti dai Registri tumori
presenti praticamente in ogni Stato europeo sin dagli anni cinquanta” chiarisce Sant. Questi Registri raccolgono
dati di tipo epidemiologico sui tumori
(quanti tumori, di che tipo, in che stadio vengono diagnosticati, quanto si
vive dopo questa diagnosi eccetera)
sono relativi a tutta o a una parte della
popolazione del Paese e hanno permesso ai ricercatori di scattare fotografie
aggiornate della situazione europea in
termini di sopravvivenza, mostrando
le differenze tra le varie aree geografiche e cercando anche di ipotizzarne le
ragioni. “I risultati dello studio spesso
mettono in luce situazioni inattese”
continua la ricercatrice, “potremmo
dire che offrono importanti spunti sui
quali lavorare, per ridurre sempre di
più le differenze tra gli Stati”. Ne è un
esempio il Regno Unito, dove per i tumori solidi la sopravvivenza è piuttosto bassa rispetto alle medie europee.
Leggere questi dati ha creato grande allarme nel Paese anglosassone, dove ancora oggi si registra un ritardo nella
diagnosi, anche se minore rispetto al
passato, e ha spinto le autorità locali a
stanziare fondi per la diagnosi precoce.
Diamo i numeri
Come spiegano gli autori del lavoro,
il primo dato che emerge è un aumento costante della sopravvivenza a cinque anni in tutti i Paesi analizzati,
anche se le differenze non mancano.
“Si notano differenze tra Paese e Paese,
ma anche tra un tumore e l’altro e tra
le diverse fasce di età” riassume Sant.
Entrando un po’ più nel dettaglio, si
nota che i tumori per i quali sono stati
ottenuti i risultati migliori sono quello
della prostata (dal 73,4 per cento
all’81,7 per cento di sopravvivenza),
del retto e il linfoma non Hodgkin. Per
quanto riguarda invece il confronto tra
gli Stati, la situazione è decisamente
migliore nell’Europa del Nord, del Sud
e centrale rispetto a quella dell’Est. L’Italia si colloca sempre ai primi posti in
termini di sopravvivenza: quasi sempre le medie italiane sono superiori a
quelle europee e, soprattutto per i tumori di seno, prostata e rene, il nostro
Paese non ha rivali.
Il discorso cambia leggermente se si
guarda alle fasce di età: la sopravvivenza è in genere più
bassa negli anziani che nei più giovani, ma restano
le differenze nazionali. “Il capitolo anziani è piuttosto complesso” spiega Sant. “Si tratta
di persone spesso fragili e con altre patologie oltre al tumore e sarebbero necessari protocolli specifici che tengano
conto di tutte queste condizioni”.
condizione economica delle persone,
del loro stile di vita, dello stato di salute generale e della loro possibilità di
avere accesso ai trattamenti migliori”
continua Sant. Infine, la presenza e l’efficacia dei programmi di screening giocano un ruolo di primo piano perché
permettono di diagnosticare un tumore in fase iniziale, quando è molto più
semplice curarlo con successo.
Italia ad alta
risoluzione
Conoscere i dati generali sulla sopravvivenza spesso non basta. Per spiegare le differenze tra le aree geografiche bisogna andare più a fondo ed è
quello che fanno gli studi “ad alta risoluzione”. “Si tratta di progetti che coinvolgono campioni rappresentativi di
pazienti per i quali vengono analizzate
più informazioni rispetto a quelle generali previste dai protocolli EUROCARE” chiarisce Sant. In pratica si
vanno ad analizzare anche fattori
come i profili molecolari, le abitudini
di vita, le recidive,
le comorbilità
(ovvero le malattie e i disturbi presenti oltre al tumore) e i cosiddetti pattern of care,
ovvero i percorsi completi dei pazienti
dalla diagnosi fino al periodo dopo la
conclusione dei trattamenti.
“Con queste analisi abbiamo studiato in dettaglio la situazione italiana e abbiamo ricavato dati che ci
potranno aiutare a rinforzare i nostri punti deboli” spiega Sant. Dall’analisi sono emerse differenze non
trascurabili tra nord e sud: nelle regioni più meridionali, per esempio,
la sopravvivenza a cinque anni dalla
diagnosi è più bassa anche perché i
tumori vengono diagnosticati più
tardi, data la minor presenza di istituti specializzati che seguano il paziente in tutto il suo percorso. Grazie agli studi ad alta risoluzione è
stato inoltre dimostrato che essere
colpiti da diverse malattie in contemporanea, come ad esempio il
diabete, può peggiorare la prognosi
del tumore.
La sopravvivenza
aumenta
in tutti i Paesi
ma in Italia di più
Perché tante
differenze?
Studiare la sopravvivenza non è
semplice, ma ancora più complesso è
studiare le cause che determinano le
differenze nella sopravvivenza tra i
vari Paesi. Di certo si possono chiamare in causa le risorse che ogni singolo
Stato investe nella sanità e in particolare nell’oncologia. In genere vale la regola che i Paesi che investono di più in
sanità raggiungono risultati migliori
in termini di sopravvivenza, ma questo
non basta a spiegare le differenze. “È
anche importante tenere conto della
APRILE 2014 | FONDAMENTALE | 23
PAZIENTI INFORMATI
False promesse
Dietro le terapie
miracolose
spesso si nasconde
la bufala
È intorno alla speranza di guarigione
che prosperano bufale o terapie
pseudoscientifiche quando non vere
e proprie truffe. Una guida cerca
di aiutare il cittadino comune
a non cascare nella trappola
2
1
“
CINQUE
RISPOSTE DA CERCARE
Ci sono molti giornalisti che
raccontano in maniera corretta le
notizie di scienza e medicina. Una
tra le caratteristiche fondamentali
di un buon lavoro giornalistico, se
si parla di malattie e terapie, è la
citazione della rivista scientifica
su cui la ricerca è stata
pubblicata.
”
Gli studi pubblicati sulle riviste
scientifiche, infatti, hanno superato
il vaglio della cosiddetta peerreview, ovvero la valutazione a
opera di revisori indipendenti con
una grande competenza nel campo.
I revisori giudicano se il lavoro è
valido, significativo e originale,
valutano tutti i dettagli dello studio
3
e verificano se i dati raccolti
giustificano le conclusioni dei
ricercatori.
Poiché anche un piccolo errore
può essere determinante, ogni
medico scrupoloso che vuole
essere sicuro di aver trovato per i
propri pazienti un rimedio efficace
e privo di rischi affida le proprie
ricerche a questa verifica da parte
di colleghi che conoscono la
materia quanto lui, sapendo bene,
come ricorda la guida, che “i
sintomi di molte patologie
a cura di FABIO TURONE
l più noto è stato il caso Di Bella:
una vera sollevazione popolare
obbligò lo Stato italiano ad attuare una sperimentazione di
una sedicente terapia anticancro
che veniva somministrata ai pazienti
in assenza di qualsiasi dimostrazione
di efficacia. E infatti la conclusione
dello studio confermò quanto i medici
già sospettavano: il cocktail di sostanze proposto dal protocollo Di Bella
non aveva effetto sui tumori che prometteva di guarire. Più recentemente i
giornali hanno dato ampio spazio alla
cura di Stamina, che promette molto
ma non ha nemmeno un protocollo
pubblico che permetta di verificarne
l’attendibilità. Le cure senza fondamento scientifico, ovvero le cosiddette
bufale, sono purtroppo all’ordine del
giorno e se qualcuna arriva alla notorietà mediatica, molte altre vivacchiano quasi indisturbate nelle pieghe
della Rete, non senza fare danni quando qualche paziente ignaro si fa abbagliare da promesse che non si possono
mantenere.
“Circolano molte informazioni su
come si possono prevenire o curare le
malattie – in tv, su Internet, su un giornale o nel passaparola”
spiega il professor Martin
Wiseman,
del World
Cancer Research
Fund. “Alcune di queste informazioni sono corrette,
mentre molte sono informazioni distorte o semplicemente erronee. Come
facciamo a sapere quali sono corrette e
quali no? Continuando a fare domande di solito è possibile distinguere la
verità dalla finzione”. Quelle di Baillie
e Wiseman sono due tra le tante voci
che sono state ascoltate dagli autori di
un’utile pubblicazione inglese, da
poco tradotta in italiano dall’Agenzia
italiana del farmaco (AIFA). È una
guida che intende fornire a tutti i cittadini – che siano malati, o abbiano una
persona cara malata – informazioni e
strumenti per difendersi dalle bufale.
oscillano, come i dolori dell’artrite,
che vanno e vengono. E a fasi di
peggioramento seguiranno molto
probabilmente periodi di normalità
– che possono essere scambiati per
un miglioramento. Col tempo si può
anche migliorare o recuperare da
molte patologie. Ciò potrebbe
verificarsi in contemporanea con
l’assunzione di un particolare cibo o
trattamento”.
La guida antibufala elenca quindi
cinque aspetti fondamentali su cui
occorre chiarirsi le idee:
1 I risultati sono frutto di una
ricerca indipendente e sono stati
verificati?
2 Lo studio è stato pubblicato su
una rivista scientifica?
3 Cosa dicono gli altri esperti del
settore?
4 È stata fatta una valida
sperimentazione clinica secondo
gli standard internazionali?
5 Il trattamento è autorizzato? Per
quale indicazione terapeutica?
Cinque punti essenziali per evitare
grossi guai.
I
4
Risposte complesse
Come spiegarsi le storie di guarigione? Come distinguere ciò che fa
bene davvero da un falso ben architettato, il probabile dall’incerto? Sono
partiti da questi interrogativi gli autori della guida, realizzata dalla charity
inglese Sense About
Science.
“Convivere con
una condizione debilitante è difficile,
specialmente quando non sono disponibili cure efficaci o i trattamenti disponibili non forniscono sollievo. Se
poi il paziente avverte una mancanza
di attenzioni o un eccesso di fretta da
parte del medico, qualsiasi terapia alternativa può acquistare un certo fascino” spiega la curatrice Sarah Mehta.
“Anche se non è facile capire in cosa
credere, ci sono delle domande da porsi”.
Le domande
sono emerse dal
confronto tra
gruppi di malati
e loro familiari,
In questo articolo:
bufale
pseudioscienza
sperimentazioni
operatori sanitari, medici e infermieri,
che insieme a numerose associazioni
non profit hanno anche ragionato su
come trovare di volta in volta le migliori risposte e prendere le migliori
decisioni, per sé e per le persone care.
Testimonianza
interessata
Il trattamento è disponibile solo su
Internet e non è prescrivibile da un
medico? Se è così, è il caso di insospettirsi. “Abbiamo esaminato siti che presentano ricerche fasulle come fossero
dati di trial clinici, con grafici e documenti costruiti ad arte
per convincere la
gente” spiega Liz
Woolf, della charity inglese Cancer Research
UK, che raccoglie
fondi e indirizza la ricerca oncologica. “A uno sguardo più
attento, ci si accorge che spesso si tratta di storie basate solo su racconti di
presunti malati, e che in realtà siamo
di fronte a una tattica di marketing
travestita da prova scientifica.”
Non di rado, infatti, le dichiarazioni
di efficacia vengono accompagnate
dal racconto di pazienti che si prestano a far da testimonial. Come distinguere il paziente che lo fa in buona
fede, con l’intento di aiutare chi è
nella sua stessa situazione? In alcuni
casi sono personaggi di fantasia, ma
non sempre è così: tuttavia è bene sapere che è capitato e continua a capitare che ai malati che accettano di pagare per queste terapie – spesso molto
costose – vengono offerti sconti in
cambio di una testimonianza positiva,
o addirittura in base a quanti altri malati riescono a reclutare. L’uso di queste tecniche di marketing, ovviamente, rende del tutto inaffidabili i consigli che i malati sono spinti a dare
anche in assenza di benefici reali, perché sperano che qualche beneficio arrivi in futuro, magari grazie proprio
agli sconti ottenuti.
Anche i malati
diventano
testimonial
di false cure
5
APRILE 2014 | FONDAMENTALE | 25
PAZIENTI INFORMATI
False promesse
“
IL DIFFICILE
EQUILIBRIO DELLA
SPERANZA
”
Spesso familiari e amici, nel tentativo
di essere d’aiuto, incoraggiano a provare
tutto ciò che sembra offrire sollievo o
speranza, senza domandarsi prima se si
tratta di una terapia che funziona ed è
sufficientemente sicura. In questo modo,
senza volerlo, finiscono per esercitare su
chi è già provato dalla malattia una
pressione eccessiva.
La guida di Sense About Science ha
raccolto le opinioni di chi si è trovato – da
malato – in questa situazione: ecco i loro
consigli:
• Non farti costringere a provare
qualcosa. Anche quando le persone
intorno hanno buone intenzioni, dì loro
che per te è importante avere delle
prove.
• Affronta i nuovi trattamenti con occhio
critico, specialmente se stai per
spendere dei soldi.
• Sospetta dei siti web che ti abbagliano
con informazioni pseudoscientifiche.
• Diffida di ogni trattamento propagandato
come cura miracolosa: se sembra
troppo bello per essere vero...
probabilmente è perché non è vero.
In sostanza, non si tratta più di testimonianze ma di spot pubblicitari.
Inoltre c’è sempre il rischio che il testimonial sia in buona fede, ma la
sua storia non dimostri l’efficacia
della terapia, perché i miglioramenti
possono essere legati ad altri fattori,
che solo una sperimentazione clinica
condotta con rigore può far emergere
con chiarezza.
Ovviamente Internet non rappresenta la sola fonte di informazioni
distorte: anche i mass media cadono
spesso nell’errore di dare spazio e credibilità a chi non la merita, partendo
dall’assunto – sbagliato – che dà il ti-
26 | FONDAMENTALE | APRILE 2014
tolo alla guida: “Non ho nulla da perdere a provarci”. In realtà, nella battaglia contro le bufale e la pseudoscienza hanno da perdere tutti, tranne chi
le promuove e ci lucra sopra (spesso
in modi subdoli, non sempre evidenti
nell’immediato). In altri casi la tendenza al sensazionalismo dei mass
media va nella direzione opposta, esagerando gli effetti collaterali o i rischi
associati ai farmaci prescritti dai medici. Quando un articolo fa un’affermazione del tipo: “Un farmaco per
l’osteoporosi può raddoppiare il rischio di cancro”, prima di saltare alle
conclusioni occorre cercare tutte le
informazioni che sono necessarie
non solo per verificare se è vero, ma
anche per capire davvero il significato di un simile raddoppio di rischio.
È chiaro a tutti che c’è una bella differenza se si tratta di un rischio minuscolo, che raddoppia
continuando a restare minuscolo, o viceversa di un rischio
già significativo che
diventa preoccupante, ma quella differenza cruciale non emerge dal titolo,
quando non si conosce il rischio di
partenza.
Gli esperti invitano poi a prendere
con le molle anche giornali e siti web
che a sostegno delle loro affermazioni
citano altre cronache giornalistiche
anziché studi pubblicati su riviste
scientifiche, che si contraddistinguono per l’adozione del filtro rappresentato dalla peer review (vedi box a p. 24).
Di solito significa che non sono in possesso di prove attendibili.
Sia che si opti per un rimedio alternativo sia che ci si affidi a procedure
che hanno tutta l’aria di essere scientifiche, ma non sono ancora state testate, il rischio è quello di pagare un
prezzo salato, per rincorrere false
speranze.
Alle volte si dimentica che anche i
trattamenti alternativi, spesso presentati come naturali, sono potenzialmente nocivi e possono interferire con i farmaci: è il caso di molti
estratti di erboristeria. Un altro rischio frequente è quello di interrompere le cure “ufficiali”, perché non
del tutto soddisfacenti, andando incontro a un peggioramento, potenzialmente molto grave. Nella pubblicazione di Sense About Science vengono riportate diverse testimonianze
nelle quali i pazienti riconoscono, a
posteriori, i meccanismi che li hanno
indotti ad abbandonare le terapie per seguire un trattamento
non provato. Un caso
comune, per esempio, è quello del medico che suggerisce
“test alternativi” per identificare caratteristiche della malattia che nessuno aveva mai considerato prima e
che prescrive una cura che all’inizio
affianca quella ufficiale, ma che col
tempo va a sostituirsi a questa. Malgrado il dolore o una bassa qualità di
vita spesso passano mesi prima che il
paziente accetti di riconoscere che la
cura alternativa è inefficace.
Quando è in gioco la salute, occorre sempre porsi domande critiche, affidarsi alle fonti di informazione più
attendibili e cercare di prendere decisioni basate su elementi solidi, anche
quando questo comporta la scelta di
non provare un trattamento che
comporta il rischio di essere delusi o
averne un danno.
Internet e altre fonti posso rivelarsi utili se ci si pone le domande giuste, se si è in grado di riconoscere i
ciarlatani e se si sa distinguere la solidità di una prova di efficacia.
I rischi
per i malati
vengono spesso
sottostimati
Davvero non c’è
nulla da perdere?
Oltre al costo finanziario, che in alcuni casi può non apparire significativo, occorre sempre considerare i molti
altri costi cui si va incontro assumendo cure inefficaci, più difficili da individuare e soprattutto da quantificare.
RECENSIONE
Epigenetica e genetica
In questo articolo:
epigenetica
Tim Spector
libri
L’esperto di gemelli svela
il segreto della diversità
epigenetica passa anche nei figli”.
L’epigenetica può anche essere
usata a fin di bene: la ricerca sta puntando sulla possibilità di indurre
cambiamenti positivi, che diano benefici all’individuo e alle generazioni
successive.
Dirige da oltre vent’anni il più grande registro
di gemelli al mondo e oggi Tim Spector, epidemiologo
e genetista, racconta nel suo libro quanto conta
il nostro DNA e quanto l’ambiente in cui viviamo,
anche per quanto riguarda le malattie
a cura della REDAZIONE
im Spector è considerato
uno dei più importanti
esperti di gemelli al mondo.
Ma quel che interessa a lui,
nei fratelli identici, non è
ciò che si vede a occhio nudo, bensì il
loro genoma. Anzi, per la precisione, il
loro epigenoma: tutti quei meccanismi
biologici che regolano il funzionamento dei nostri geni e fanno sì che, anche
con un patrimonio genetico identico
quale è quello dei gemelli, nessun individuo sia del tutto uguale all’altro.
Spector è professore di epidemiologia genetica al King’s College di Londra. Nel 1993 ha istituito il Registro dei
gemelli del Regno Unito, il più grande
al mondo, che tutt’oggi dirige. Ha al
suo attivo oltre 500 pubblicazioni accademiche ed è apparso in numerosi
documentari televisivi. Ha sviluppato
quindi una solida competenza scientifica ma anche innegabili doti di comunicatore, che si ritrovano tutte nel suo
libro intitolato Uguali ma diversi, pubblicato di recente dall’editore Bollati
Boringhieri.
“Se vogliamo sapere in che modo le
nostre scelte di vita o l’ambiente in cui
viviamo influenzano ciò che siamo
dobbiamo per forza guardare ai gemelli identici. Sono gli unici che ci permettono di valutare con chiarezza le diffe-
T
renze” spiega Spector.
Tra gli eventi della vita che più dipendono dall’esterno vi sono le malattie, e il cancro in prima posizione: “Ci
sono geni che predispongono allo sviluppo di un certo tumore, ma nella
maggior parte dei casi è a livello epigenetico che bisogna cercare la causa”
continua.
Lo scetticismo
degli esperti
Il libro di Spector racconta anche
quanto scetticismo c’è stato, nella comunità scientifica, quando gli esperti
hanno cominciato a ipotizzare che
anche i cambiamenti epigenetici potessero essere ereditari e non solo quelli genetici. “Era come dire che le colpe
dei padri ricadranno sui figli” spiega
con una ben nota metafora l’esperto
britannico. Un nonno che alza troppo
il gomito, una mamma che non si
nutre nel modo giusto non attentano
solo alla propria salute ma contribuiscono ad accrescere il rischio di ammalarsi della propria progenitura, fino a
quattro generazioni successive. “C’erano 150 anni di ortodossia biologica che
dicevano che questo era impossibile”
spiega Spector. “Invece in anni recenti
si è compreso che qualche modifica
Il libro spiega tutti i meccanismi
biologici per cui ciò accade, seppure
con un linguaggio mai tecnico. Per la
maggior parte delle pagine, il genetista racconta storie: di atleti, di uomini molto intelligenti, di persone
obese o con gusti particolari per spiegarci come tutto ciò dipenda dalla
delicata interazione tra il nostro patrimonio genetico e il mondo che ci
circonda, ma soprattutto dalle nostre
scelte individuali, dalla capacità di
agire per tempo sui maggiori fattori
di rischio: non solo per noi, ma
anche per i nostri figli.
APRILE 2014 | FONDAMENTALE | 27
STORIA DELLA RICERCA
Janet Rowley
In questo articolo:
storia della medicina
cromosoma Philadelphia
imatinib
Tra scienza e famiglia
Quattro figli
e un cromosoma
Janet Rowley ha rivoluzionato il mondo del cancro,
dimostrando che si tratta di una malattia genetica
a cura di CRISTINA FERRARIO
o avuto la straordinaria
fortuna di arrivare a una
serie di scoperte sui cambiamenti genetici che si
verificano nelle leucemie
e nei linfomi umani”. Questa la risposta di Janet Rowley quando le è stato
chiesto di descrivere il suo contributo
alla ricerca, ciò che le ha permesso di
“fare la differenza”. Un modo molto
modesto di descrivere quello che è
stato un vero e proprio terremoto concettuale nel mondo dell’oncologia: la
scoperta di un’alterazione cromosomi-
“H
“
ca alla base di un certo tipo di leucemia (il cosiddetto cromosoma Philadelphia) e, di conseguenza, la dimostrazione che all’origine del cancro ci
sono alterazioni che interessano il codice genetico. Ripercorrendo la vita
della ricercatrice statunitense appare
chiaro però che non si è trattato solo di
fortuna: le sue scoperte sono il frutto di
un’esistenza dedicata alla scienza. “Proprio la curiosità mi ha spinta a concentrarmi sui cromosomi, che da poco
tempo potevamo guardare con maggior precisione grazie alle nuove scoperte tecnologiche” spiega Rowley.
IN UN MONDO DI UOMINI
Le sfide affrontate da Janet Rowley
non furono solo scientifiche. Già come
giovane studentessa si trovò infatti di
fronte al muro – che allora sembrava
quasi invalicabile – di una società al
maschile. Nel 1944 il numero di
donne ammesse alla facoltà di
medicina di Chicago era limitato a tre
su una classe di 65 persone e la
28 | FONDAMENTALE | APRILE 2014
”
stessa Rowley fu costretta ad
aspettare nove mesi prima di potersi
iscrivere ai corsi. “In realtà non si è
trattato di un grande problema” ha
commentato Rowley minimizzando
l’episodio, “visto che comunque sono
entrata alla facoltà quando avevo da
poco compiuto 20 anni”.
“Con la sua esperienza Janet
Janet Davison Rowley nacque a
New York nel 1925, unica figlia di Hurford e Ethel Ballantyne Davison, che la
sostennero negli anni della scuola,
spronandola a seguire la sua passione
per la scienza. Dopo aver frequentato
una scuola superiore molto impegnativa, Janet – allora quindicenne – ottenne una borsa di studio per l’Università di Chicago dove nel 1944 e nel
1946 ottenne due titoli (chiamati bachelor negli Stati Uniti). Sempre all’Università di Chicago, dove rimase per
il resto dalla sua lunga carriera, Janet
ottenne anche la laurea in medicina
nel 1948. “Mi sono resa conto che la
medicina avrebbe unito il mio interesse per la scienza con il mio desiderio di aiutare gli altri” ha affermato la
ricercatrice in una recente intervista.
Ma la vita di Janet Rowley non fu solo
studio e lavoro. Il giorno dopo la laurea in medicina sposò infatti Donald
Adams Rowley, anche lui medico,
padre dei suoi quattro figli maschi ai
quali non fece mai mancare la sua figura di madre premurosa.
Lo dimostra il fatto che nei primi
anni della sua carriera Rowley lavorò
solo part-time proprio per poter seguire al meglio i figli, e solo quando il più
piccolo compì 12 anni tornò a dedicarsi a tempo pieno alla ricerca. Portare
avanti in parallelo professione e famiglia non fu certo semplice: non di rado
Janet Rowley lavorava a casa, “sul tavolo della cucina”. Nei primi anni sessanta, Janet seguì il marito in Inghilterra,
Rowley ha dimostrato alle donne che
è possibile avere una vita
professionale appagante senza
rinunciare alla propria vita personale
e alla propria famiglia” ha
recentemente affermato Michelle Le
Beau, entrata nel laboratorio di
Rowley all’inizio degli anni ottanta e
oggi a capo del Comprehensive
Cancer Center e del Laboratorio di
citogenetica del cancro
dell’Università di Chicago.
dove rimase per un anno studiando la
replicazione dei cromosomi, prima di
tornare a Chicago dove ottenne un
posto di ricercatrice nel Dipartimento
di ematologia dell’Università e all’inizio degli anni settanta pubblicò i risultati delle sue più importanti ricerche.
Janet Rowley dedicò tutta la vita alla ricerca, continuando ad andare in bicicletta in laboratorio fino a poco prima
della sua morte, il 17 dicembre 2013.
Una scoperta
rivoluzionaria
Sono trascorsi 40 anni dalla scoperta dell’anomalia a livello dei cromosomi che si è poi dimostrato essere la
causa della leucemia mieloide cronica
(LMC). Tutto ebbe inizio con l’identificazione, nel 1960, del cosiddetto cromosoma Philadelphia (in onore della
città dove fu per la prima volta osservato) da parte di Peter Nowell e David
Hungerford: un piccolo cromosoma
presente in molti pazienti con LMC. Al
tempo della scoperta i ricercatori pensarono di essere di fronte a una delezione, cioè alla perdita di una parte del
cromosoma originale, ma col tempo e
con il lavoro di Rowley si capì che la
realtà era ben diversa. E come ha affermato la stessa Rowley in un articolo
pubblicato lo scorso anno su Science,
per comprendere l’importanza della
scoperta di questo cromosoma è necessario sapere quali fossero le conoscenze biomediche nel 1950. In quegli anni
si pensava infatti che le anomalie a livello dei cromosomi fossero la conseguenza del cancro e non certo la causa.
La situazione cambiò drasticamente
negli anni settanta, quando vennero
introdotte nuove tecniche di analisi
che permettevano di distinguere un
cromosoma dall’altro per mezzo di
specifiche “bande” trasversali. Grazie a
questa tecnica Rowley scoprì che il cromosoma Philadelphia era il frutto di
una traslocazione, ovvero dello scambio di materiale genetico tra due cromosomi distinti, il 9 e il 22. E osservando le cellule sane di pazienti con LMC,
la ricercatrice si accorse che la traslocazione non era presente e quindi doveva
essere qualcosa di fortemente legato al
tumore e acquisito nella vita. La traslocazione era la causa del cancro, secondo Rowley, che si scontrò con gli scettici: il suo articolo fu persino rifiutato
dalla prestigiosa rivista New England
Journal of Medicine.
Il tempo e i progressi della scienza
le diedero però ragione. Ora è noto
anche che la traslocazione osservata da
Rowley e colleghi porta alla formazione di un nuovo gene chiamato BCRAbl che con la sua attività stimola la
crescita delle cellule tumorali.
Il primo farmaco
intelligente
Gli straordinari risultati raggiunti
da Janet Rowley non sono rimasti
chiusi nel suo laboratorio. “Per una
fortunata coincidenza” afferma la ricercatrice in uno dei suoi ultimi articoli, “in quegli anni le case farmaceutiche stavano sviluppando farmaci capaci di bloccare le tirosin-chinasi, le
stesse molecole che promuovevano la
crescita delle cellule tumorali nella
leucemia”. Oggi il frutto di queste ricerche ha un nome, imatinib (noto
con il nome commerciale di Glivec),
farmaco approvato per la prima volta
negli Stati Uniti nel 2001 proprio per
la leucemia mieloide cronica e usato
in tutto il mondo anche per altri tu-
Il Presidente Barack
Obama consegna a Rowley
la Medaglia della libertà,
la più alta onoreficenza
civile negli USA (2009)
mori, ad esempio
quelli gastrointestinali stromali
(GIST). “Grazie a imatinib e agli altri
farmaci sviluppati a partire da questo
capostipite, il futuro dei pazienti con
leucemia mieloide cronica è radicalmente cambiato: da una aspettativa di
vita non superiore ai cinque anni nell’era pre-imatinib, si è passati oggi a
una aspettativa praticamente normale” chiarisce Rowley. E non bisogna dimenticare che l’Italia, in particolare
con il lavoro del laboratorio di Carlo
Gambacorti-Passerini all’INT di Milano, anche grazie a fondi AIRC, ha
avuto un ruolo di primo piano nello
studio di questa molecola rivoluzionaria. Dalla scoperta del cromosoma
Philadelphia allo sviluppo del primo
farmaco davvero efficace sono passati
circa 50 anni. Oggi il passaggio dal laboratorio al farmaco è molto più rapido e si conclude in molti meno anni.
“Aver contribuito a migliorare la vita di
tanti pazienti è per me un’esperienza
davvero appagante” ha affermato Rowley, che non ha mai smesso di ricordare il vero obiettivo delle ricerche mediche: trattare la malattia per portare
beneficio al paziente.
Janet Rowley
negli anni settanta
APRILE 2014 | FONDAMENTALE | 29
RICERCA IFOM
Ricerche in vetrina
nologie biomolecolari dell’Istituto
italiano di tecnologia di Lecce abbiamo portato a termine uno studio
in vitro per identificare specifiche
mutazioni del DNA, tipiche della
presenza di cellule tumorali, in un
normale prelievo di sangue” spiega
Gariboldi. “Abbiamo utilizzato nanoparticelle d’oro, per mettere a
punto un test che identifica la presenza del DNA tumorale nel sangue
e che quindi permette una diagnosi
molto precoce”.
Nanoparticelle d’oro
per un test ultrasensibile
Un gruppo di ricerca congiunto IFOM-Istituto
nazionale tumori ha messo a punto un kit
diagnostico che legge la presenza di DNA
tumorale nel sangue del malato. Il risultato,
grazie alle nanoparticelle, si vede a occhio nudo
a cura della REDAZIONE
n test supersensibile che
faciliti la diagnosi di tumore e che possa essere
letto a occhio nudo,
senza una strumentazione medica: è questo l’obiettivo della
ricerca condotta da Manuela Gariboldi, ricercatrice di IFOM e del Dipartimento di oncologia sperimentale e
medicina molecolare dell’Istituto nazionale tumori di Milano. Per arriva-
U
IFOM, l’Istituto di oncologia molecolare che svolge
attività scientifica d’avanguardia a beneficio dei pazienti oncologici è sostenuto da FIRC, Fondazione italiana per la ricerca sul cancro, attraverso lasciti testamentari (vedi p. 31).
30 | FONDAMENTALE | APRILE 2014
re al risultato è necessario ricorrere
alle cosiddette nanotecnologie, che
impiegano sostanze (in genere metalli) di dimensioni piccolissime
(cioè pari a 10 alla meno 9 metri). E
alle promesse della
nanomedicina è
stato dedicato quest’anno, nell’ambito
di uno specifico progetto europeo, il
Nano World Cancer
Day, un giorno per discutere dei traguardi già raggiunti, nell’ambito del
quale sono stati presentati anche i risultati preliminari del lavoro del
gruppo di Gariboldi.
“Insieme a colleghi guidati da Pier
Paolo Pompa del Centro di nanotec-
L’ORO ROSSO DICE LA VERITÀ
Secondo gli esperti, questa tecnica
potrebbe in breve tempo facilitare l’identificazione della malattia prima
che compaiano i sintomi e potrebbe
anche servire per seguire nel tempo
l’effetto dei farmaci e la comparsa di
eventuali ricadute. “Per ora lo stiamo
testando su mutazioni tipiche del
cancro del colon, in particolare a carico del gene KRAS, perché su questo
tumore abbiamo già lavorato in precedenza, ma niente impedisce di applicare la stessa tecnica anche ad
altri tumori” rivela Gariboldi.
In futuro si potranno costruire dei
kit in grado di verificare tutte le
possibili mutazioni con un semplice colpo d’occhio. “Abbiamo legato
le nanoparticelle d’oro a una sequenza di DNA complementare alla
regione di KRAS che vogliamo analizzare e abbiamo posto questa molecola ibrida a contatto col DNA del
paziente” spiega. “Se questo possiede la mutazione, il suo DNA si legherà al sensore da
noi creato formando un complesso visibile a occhio
nudo, perché le nanoparticelle d’oro
coloreranno la soluzione di rosso. Se la mutazione
non c’è, il legame non si formerà e
non comparirà alcun colore. In sostanza, per leggere il risultato basta
guardare il colore della provetta e
quindi si potrà effettuare il test al
letto del paziente”.
Su una
piastra saranno
disponibili
molti test
LASCITI
Chi ha scelto di sostenere FIRC
UN LASCITO
PER LA RICERCA
Dal canto sardo
un aiuto alla ricerca
Il ricordo di Andrea Parodi, scomparso
per un tumore, e la certezza che un piccolo gesto
di solidarietà può generare grandi cose,
ha spinto i Tazenda a disporre un lascito a FIRC
a cura della REDAZIONE
bberimus sas jannas nostras apriamo le nostre porte”:
le parole dei Tazenda, nella
loro amata lingua sarda,
esprimono l’impeto e l’apertura d’orizzonte che il gruppo musicale racconta nelle proprie canzoni e
rivolge a un’iniziativa solidale di grande importanza, come il sostegno alla
Fondazione italiana per la ricerca sul
cancro, disponendo un piccolo lascito.
Contribuire a FIRC è stata una scelta quasi naturale,
spiega Gino Marielli, componente storico del
gruppo, “perché il
cancro è qualcosa
che ci riguarda
tutti e questa è
un’iniziativa bella
e profonda”. E il
cancro ha toccato molto da vicino i Tazenda, colpendo Andrea Parodi, il
primo cantante del gruppo scomparso
nel 2006, vinto da un tumore.
Nati come gruppo a Sassari nel
1988 i Tazenda, infatti, sono inizialmente Gigi Camedda, Gino Marielli e
Andrea Parodi: il trio si distingue subito per essere uno dei primi gruppi di
rock etnico in Italia. Unico nel suo genere, il loro sound è caratterizzato dall’uso di launeddas, tenores campionati, fisarmoniche diatoniche e chitarre
elettriche. Dopo la partecipazione a
Sanremo nel 1991, che li porta a essere conosciuti al grande pubblico, con
“A
Spunta la luna dal monte, versione italiana della loro Disamparados, presentata con Pierangelo Bertoli, e diversi
album di successo, nel 1997 Andrea
Parodi si stacca dai Tazenda, per intraprendere la carriera da solista. Torna a
cantare nel gruppo nel 2006, poco
prima della sua scomparsa: gli ultimi
momenti insieme del gruppo storico
vedono la registrazione di due nuovi
brani, E sarà Natale e Armentos.
La formazione attuale è composta
da Nicola Nite, Gigi Camedda e Gino
Marielli. Ma la
memoria del
compagno di
strada è ancora
molto viva, come
emerge nelle parole che hanno
scelto i Tazenda
nella campagna
per FIRC: “Possiamo lasciare più di un ricordo”.
Perché un gesto, anche piccolo, può
generare qualcosa di inaspettato e un
gesto d’amore ha una potenza ancora
più grande, che colma chi lo riceve, ma
anche il cuore da cui parte, come emerge dalle parole di Gino Marielli “Noi,
piccoli soldatini del pianeta Terra, diretti verso noi stessi e verso gli altri,
possiamo incrociare sussulti di comprensione dell’amore Assoluto proprio
nei minuscoli gesti di solidarietà, che
sono solo un quark della nostra energia, ma sommati tutti insieme a quelli
degli altri soldatini rappresentano oro
puro per chi li riceve”.
cegliere di fare testamento in favore
della Fondazione italiana per la ricerca sul cancro, lasciandole anche
solo una parte dei propri beni, significa
dare un sostegno concreto e significativo
alla ricerca oncologica in Italia. Pur riconoscendo i diritti dei propri eredi si può sempre lasciare una parte del patrimonio a favore della ricerca sul cancro.
Per questo FIRC offre gratuitamente la
Guida al testamento,
uno strumento utile
per sapere come si
effettua un lascito
testamentario: chi
sono gli eredi e come
vengono stabiliti;
quali sono le quote di
riserva a favore dei figli e del coniuge e
tante altre informazioni pratiche. Il
testamento può essere:
olografo: basta scrivere su un foglio
cosa si vuole destinare (per esempio una
somma di denaro) e a chi, datarlo e
firmarlo. Il testamento potrà essere poi
affidato a una persona di fiducia o a un
notaio;
pubblico: viene ricevuto dal notaio alla
presenza di due testimoni e poi custodito
dal notaio stesso.
S
Con la Guida al testamento, aggiornata
secondo le leggi vigenti,
effettuare un lascito
testamentario è diventato
un gesto semplice, per
tutti: richiedila
gratuitamente
contattando
tel. 02 79 47 07 www.fondazionefirc.it
APRILE 2014 | FONDAMENTALE | 31
RACCOLTA FONDI
Arance e azalee
Un due trenta
Un due trenta
L’Azalea della Ricerca vi aspetta domenica 11 maggio
nelle vostre città per festeggiare la mamma e trent’anni
di progressi per la cura dei tumori femminili
a cura della REDAZIONE
a prima raccolta fondi di
piazza d’Italia compie trent’anni. L’Azalea della Ricerca,
nata nel 1984, è stata infatti
la prima iniziativa con cui
nelle piazze italiane, in cambio di un
fiore, si raccoglievano fondi per sostenere una grande sfida. E oggi, come
una donna nel fiore dei suoi anni, l’Azalea della Ricerca di AIRC è forte e
consapevole del suo compito: rendere i
tumori femminili sempre più curabili.
Ma anche consapevole della strada che
L
ha percorso: nei trent'anni di esistenza
dell’Azalea della Ricerca la salute delle
donne è cambiata radicalmente. Soprattutto per quanto riguarda i tumori,
si registra infatti un tasso di guarigioni
e curabilità molto più elevato.
Solo nel 2013 AIRC ha investito
oltre nove milioni di euro su innovativi progetti di ricerca sui tumori femminili. L’obiettivo di questa giornata è
raccogliere la stessa cifra per garantire
la continuità degli oltre 90 progetti in
corso finanziati in quest’area.
Come sempre questo appunta-
mento non vuol dire solo raccolta
fondi, ma informazione. Quest’anno
la pubblicazione distribuita nelle
piazze contiene tanti consigli su prevenzione e diagnosi, con un focus
sulle cure e su come sono cambiate
negli ultimi trent’anni.
Ricordate, dunque: ventimila volontari e seicentomila piantine di
azalea vi accoglieranno in 3.600 piazze, dove, con un contributo minimo
di 15 euro, potrete scegliere l’unico
regalo che da trent’anni difende la salute delle donne.
In questa occasione AIRC pensa
anche ai bambini. Dal 28 aprile al 4
maggio, sulle reti Mediaset, i conduttori delle trasmissioni più seguite invitano il pubblico a sostenere le ricerche sui tumori pediatrici .
Il simbolo dell’alimentazione sana e
protettiva ha superato tre milioni di
euro. Tanta era l’energia nell’aria: quella dei nostri 20.000 volontari che, instancabili come sempre, hanno distribuito Le Arance della Salute nelle piazze
di tutta Italia. Negli anni economicamente difficili che stiamo vivendo, è un risultato che testimonia quanto la missione di AIRC sia condivisa e prioritaria. I
fondi raccolti contribuiranno a garantire la continuità dei progetti di ricerca attivi nelle più qualificate istituzioni di ricerca italiane. Anche gli studenti di 638
scuole si sono impegnati nella distribuzione del prezioso frutto.
Le Arance della Salute
32 | FONDAMENTALE | APRILE 2014
Molto altro ancora su www.airc.it/comitati
Abruzzo - Molise...
Basilicata...
Tel. 085 352 15 - [email protected] - www.airc.it/abruzzo
Tel. 0971 411 208 - [email protected] - www.airc.it/basilicata
Sagra e salute
Gara per la ricerca
Pietracatella (Campobasso) I volontari
AIRC hanno organizzato, per il 4° anno
consecutivo, la Sagra del vitello arrosto
e un convegno dal titolo “Alimentazione
e salute in età scolare” nella sala consiliare del Comune. La sera degustazione
di vitello arrosto, zuppa tipica locale e
vino. La sagra, che ha visto il coinvolgimento delle aziende agricole locali, dei
cittadini e dell’amministrazione comunale, ha contribuito alla ricerca sul cancro di AIRC, grazie alla
distribuzione dei prodotti tipici offerti dalle aziende.
Marconia (Matera) Tutti in gara per la ricerca, con la VI “Stramarconia Emanuele Angelone”, organizzata dall’Associazione Emanuele 11e72 - Cultura e Arte per la Ricerca sul cancro. La manifestazione si è svolta nel pomeriggio, premiando
le diverse categorie, donne, uomini, junior, under 40, over
40, sei e 12 chilometri. Il ricavato dell’evento è stato devoluto
ad AIRC.
In breve dall’Abruzzo-Molise
Pietranico (Pescara) I figli di Roberta Silvestri hanno deciso di schierarsi a
fianco della ricerca oncologica, ricordando la propria mamma con una camminata e distribuzione di dolci fatti in casa.
Montorio al Vomano (Teramo) Per il 21° anno gli “Amici della piazza”
hanno organizzato un’enorme spaghettata in piazza, divenuta ormai una tradizione, in favore di AIRC.
Pescara Spettacolare roadshow e sfilata
nel centro della città per l’evento
“Tradizione e Futuro: 50 anni Porsche 911”
al quale hanno partecipato più di 50
possessori di Porsche dal 1963 al 2013. Le
quote di iscrizione al concorso, realizzato
grazie al centro Porsche e a tutto lo staff,
sono state interamente devolute ad AIRC.
Calabria...
tel. 0984 41 36 97 - [email protected] www.airc.it/calabria
Burraco per Eleonora
Cosenza I giovani di AIRC
hanno organizzato un torneo di
burraco in ricordo della giovane
volontaria Eleonora Blasi, presso il ristorante 87100. A conclusione dell’iniziativa a favore
della ricerca sul cancro una gustosa apericena.
In breve dalla Basilicata
Basilicata La Banca popolare del mezzogiorno si è schierata a fianco della
ricerca oncologica. L’istituto ha infatti donato un contributo liberale al Comitato.
In breve dalla Calabria
Filogaso (Vibo Valentia) Presso la chiesa parrocchiale di Sant’Agata per il
5° anno consecutivo è stato organizzato un concerto in memoria di Mimmo
Teti, a favore di AIRC.
Filadelfia (Vibo Valentia) L’associazione culturale “Filadelfia Nostra” ha
organizzato un mercatino solidale a favore di AIRC.
Laino Borgo (Cosenza) La delegazione
AIRC locale ha promosso la decima edizione
della manifestazione “In ricordo di un amico
- Omaggio a Nuccio Malancone”, con il
patrocinio dell’Associazione Musicale “V.
Longo”, presso il santuario di Santa Maria
delle Cappelle. Si sono esibiti “Enzo Polito
& Friends”, per sostenere la ricerca sul
cancro.
APRILE 2014 | SPECIALE COMITATI | 33
Campania...
Friuli - Venezia Giulia...
Tel. 081 403 231 - [email protected] - www.airc.it/campania
Tel. 040 365 663 - [email protected] - www.airc.it/fvg
Burraco all’Hotel Royal
Vanità in mostra
Napoli Grande successo per il 4° torneo di Burraco, presso l’Hotel
Royal Continental, a favore della ricerca sul cancro. L’evento ha
visto la partecipazione di oltre 200 persone con premi stupendi e
un ricco aperitivo.
Trieste La “Vanità femminile” è stata protagonista dello stand di
AIRC a Trieste Antiqua XXXI mostra
mercato dell’antiquariato, presso il palazzo dei
congressi della
stazione marittima. Presso lo
stand è stata allestita una mostra collaterale realizzata dalla
consigliera Tina Campailla,
con una serie di accessori e ornamenti dal 1800 ad oggi a completamento dell’eleganza e
della raffinatezza, in tutti gli aspetti del vivere quotidiano, dalla
nascita e per tutto l’arco della vita.
In breve dalla Campania
Napoli Per il 6° anno si tiene il tradizionale cocktail di presentazione delle Uova di
Pasqua di Gay Odin presso lo showroom Ascione. Ad AIRC sono destinati i contributi
dalla distribuzione del regalo pasquale contenente un prezioso dono di Casa Ascione.
Caserta Presso il Teatro “Don Bosco” dei padri Salesiani, grande successo per il
concerto “Spassiunatamente”, organizzato dalla consigliera Maria Teresa Schettino
Funari, con Peppe Servillo e i Solis String Quartet, che hanno eseguito alcuni classici
della canzone napoletana, intervallati da brani di lettura.
Napoli In occasione delle Arance della Salute si è svolta la quinta edizione della
serata “The Best of Disco Fever for AIRC” presso il MOMAH Club, organizzata dal
meraviglioso amico e volontario Filippo Arienzo con la collaborazione di Massimo
Arienzo. In console Massimo Annunziata, a presentare Simonetta Ruffo.
Emilia-Romagna...
Tel. 051 244 515 - [email protected] - www.airc.it/emiliaromagna
In breve dal Friuli-Venezia Giulia
Viaggio nella lirica
Udine Presso il teatro Palamostre si è svolto il concerto del coro del CRO
di Aviano a sostegno dell’attività del Comitato, dal titolo “L’arte per la
scienza”, organizzato dal Soroptimist Club Udine.
Lazio...
Tel. 06 446 336 5 - [email protected] - www.airc.it/lazio
Universi paralleli
Gragnano Trebbiense (Piacenza) È stato un successo il
concerto dell’Ensemble Strumentale Scaligero organizzato
dalla locale sezione AVIS nella chiesa di S. Michele, in favore di AIRC. Una bellissima iniziativa nata tanti anni fa
con l’idea di unire musica e solidarietà. Intenso e suggestivo il programma, un breve viaggio nella lirica italiana, iniziato con l’omaggio a Verdi. Ringraziamo tutti i musicisti, il
soprano e i volontari AVIS.
Roma Michela Marchese, giovanissima direttrice della scuola
Laltradanza, ha dedicato un’intensa rappresentazione di danza
contemporanea, alla memoria della mamma. Visto il successo
dell’inaugurazione la compagnia ha deciso di dedicare ad AIRC
tutte le tappe del tour dello spettacolo.
In breve dall’Emilia-Romagna
Poggio Renatico (Ferrara) Nei campi del Tennis Club Poggese si è giocato il
torneo di doppio “Memorial - Gli Amici del Tennis”, una bella domenica dedicata al tennis e alla ricerca. Grazie a tutti i partecipanti e agli organizzatori.
Parma AIRC finanzia un
progetto dell’ospedale
locale, sostenendo con
360.000 euro uno studio
triennale per
l’identificazione di nuove
strategie terapeutiche
per una particolare forma
di tumore polmonare.
Nella foto Benedetta
Borrini, consigliera di
Parma, Andrea Ardizzoni
e Piergiorgio Petronini.
In breve dal Lazio
Velletri (Roma) Con il patrocinio del Comune e la collaborazione del Lions Club
“Terra dei Volsci”, presso il Teatro Artemisio
si è tenuto un evento di musica e cultura dedicato ad AIRC, dal titolo Music for life: a
presentare la serata Marco Profeta, con
Diana Vasconi e l’orchestra diretta dal maestro Scaglione e con i “Tremendicanti”. Sono
intervenuti Giulio Tarro e Pier Luigi Pompili.
Roma A Tor di Quinto serata di spettacolo,
divertimento e sostegno alla ricerca, per
grandi e piccini: il celebre Circo Orfei ha
regalato uno spettacolo ad AIRC.
Liguria...
Lombardia...
Tel. 010 277 058 8 - [email protected] - www.airc.it/liguria
Tel. 02 779 71 - [email protected] - www.airc.it/lombardia
Moda & glamour per la ricerca e non solo…
Chiedo scusa al signor Gaber
Genova Una serata poliedrica di moda e solidarietà si è svolta
nella splendida cornice del palazzo della Borsa. La magnifica
sede della sala delle Grida, oltre alle mannequin, ha accolto le
signore genovesi come esclusive indossatrici per l’Atelier
Adaesse di Ada Spanio, Dell’Acqua Bartolone, Roberto Smith e
Skarabell. Nel corso della serata, presentata da Massimo
Giletti, anche un’esibizione di tango e un’interpretazione della
Lupa di Verga da parte dell’attrice Angela Tuccia, oltre ad altre
iniziative all’insegna della prevenzione.
Camogli e Genova “Nuotathon, le tue bracciate
per gli altri” era il titolo della due giorni di gare di
nuoto libero, in piscina, dedicate alla ricerca
oncologica. In palio un premio di una vacanza-nuoto
nello stretto dei Dardanelli, in Turchia.
Giugno – Portofino (Genova) Torna l’elegante
appuntamento della Serata di gala a Portofino,
con tanti ospiti e premi, a favore della ricerca
sul cancro.
Milano Una serata magica, tutta anni sessanta, ha visto grande
protagonista Enzo Iacchetti, accompagnato dalla Witz Orchestra,
al Teatro Manzoni, per celebrare
Giorgio Gaber. Uno spettacolo
divertente con le canzoni più
famose del cantautore milanese
tutte stravolte, riscritte e rivisitate
con simpatia, proprio per non imitarlo. Un ringraziamento particolare a Enzo Iacchetti, alla Fondazione Giorgio Gaber e a tutti i
sostenitori che hanno permesso
la realizzazione di questa serata.
In breve dalla Lombardia
Varese Tanti piccoli cestisti hanno riempito il palazzetto della Cimberio Varese in
occasione della III edizione del trofeo Esordienti AIRC. Una domenica all’insegna
del basket che ha permesso di raccogliere fondi per la ricerca oncologica. Grazie a
tutte le squadre partecipanti al torneo e alla Cimberio Varese che ha dedicato questa giornata al Comitato Lombardia dell’Associazione.
22 Maggio - Brescia Prestigioso concerto al Teatro Grande: il Festival pianistico
internazionale di Brescia e Bergamo dedicherà la serata al Comitato Lombardia. La
Filarmonica, diretta dal maestro Pier Carlo Orizio e con solista al pianoforte Lilya Zilbenstein, si esibirà nel seguente programma: Felix
Mendelssohn, Ouverture Le Ebridi (Le Grotte di Fingal), Pyotr Ilyich Tchaikovsky, Il lago dei cigni,
Suite dal Balletto, Sergej Rachmaninov, Concerto
n.2 in do minore per pianoforte e orchestra op.18.
Per maggiori informazioni sullo spettacolo tel.
02.7797.203 o email [email protected].
Marche...
Piemonte-Valle d’Aosta...
Tel. 071 280 413 0 - [email protected]
www.airc.it/marche
Tel. 011 993 335 3 - [email protected] - www-airc.it/piemonte
Bimbi… tra le scatole!
Tolentino (Macerata) Un tripudio di colori e fantasia ha abbellito le attività commerciali del
centro: più di 100 bellissime scatoline, realizzate interamente dai bimbi del corso di pittura
dell’Informagiovani del Comune, posizionate
all’interno dei negozi, hanno consentito alla
comunità di cimentarsi in una vera e propria
sfida di solidarietà. Moltissimi i contributi volontari raccolti a favore della ricerca sul cancro.
In breve dalle Marche
Ancona A grande richiesta si è svolta la terza edizione del Torneo di tennis doppio maschile e femminile pro AIRC dell’Associazione tennis Riviera del Conero: anche quest’anno i giovani maestri Giulia Cesari, Stefano Ricci e i loro tennisti sono scesi in campo per sostenere la ricerca e promuovere la pratica sportiva per un futuro senza cancro.
Marche A favore del Comitato presso Os Club di Roma, la giovane Silvia Cristofari e il grandissimo cantante Guido Lembo hanno dedicato una serata di canzoni e musica agli innumerevoli amici
giunti da tutta Italia per non dimenticare la giovane ascolana Maria Cristina.
Settembre - Macerata A cinque anni dalla prematura scomparsa dell’amato giornalista maceratese Fabrizio Liuti, ritorna il Torneo di tennis in suo ricordo per non dimenticare un grande uomo e uno storico volontario AIRC. Il torneo quest’anno diventerà regionale: la finale si disputerà a Macerata, ma le gare avverranno in tutte le province.
Echi d’infinito
Villanova D’Asti “Dedico
questo evento a mia
madre che mi ha lasciato
un cuore più solo, ma
con un’eredità unica: la
sua grande speranza”:
mosso da questo profondo impeto Andrea Mattana ha organizzato la
manifestazione Echi d’infinito, a favore della
ricerca sul cancro di
AIRC. Una serie di incontri, spettacoli teatrali e musicali ha offerto occasioni di informazione e di divertimento.
In breve da Piemonte-Valle d’Aosta
Torino Presso il Teatro Giulia di Barolo, la compagnia Rossovermiglio ha messo in scena la commedia Per favore ridateci noi
stessi di Marigù Reverberi, con la regia di Luciano Caratto, in
favore di AIRC.
Vercelli Carlo Manzato ha organizzato l’iniziativa “Una vita tra le
mani”. Tra apericena e appuntamenti sportivi ha coinvolto numerosi amici, sensibilizzandoli sull’importanza della ricerca.
Sardegna...
Tel. 070 664172 - [email protected] www.airc.it/sardegna
Un viaggio tra musica
e teatro
Cagliari Si è svolto al Teatro Adriano lo spettacolo teatrale di Maria
Luisa Businco e Cristian Asuni Un
viaggio chiamato… amore. Gli autori
e attori, con una raffinata espressione artistica, hanno offerto momenti di prosa con coreografie,
momenti cantati e musica dal vivo a favore della ricerca.
In breve dalla Sardegna
Alghero (Sassari) È tornata per la quarta edizione la Festa del mare, una regata a favore di AIRC.
Cagliari Giochi, divertimento e leccornie per la sesta edizione del Nutella Party per AIRC,
alla Corte in Giorgino. Una mattina di giochi, laboratori, magia, mostra di presepi, lotteria e, naturalmente, tanta Nutella.
Budoni (Olbia Tempio) Presso l’Anfiteatro Parodi il Rotary di Siniscola ha organizzato
una conferenza con Antonello Cabras dell’Istituto nazionale tumori, seguita da una esibizione di cori per sensibilizzare sulla prevenzione e raccogliere contributi per AIRC.
Cagliari Presso la discoteca Charlie, si è tenuta una serata per ragazzi, all’insegna della
musica e della solidarietà dove al divertimento si è unito l’invito a raccogliere fondi e a
diventare volontari.
Cagliari Il Comitato Sardegna è stato presente
con uno stand alla Fiera di Natale e alla Fiera
della sposa, dove ha distribuito gadget e lavori
preparati dalle volontarie e ha presentato le
bomboniere solidali.
Puglia...
Sicilia...
Tel. 080 521 870 2 - [email protected] - www.airc.it/puglia
Tel. 091 611 034 0 - [email protected] - www.airc.it/sicilia
Cioccolato… per tutti!
Concerto per la ricerca
Bari Grazie anche al sostegno ricevuto dalla Fondazione Cassa
di risparmio di Puglia, il Comitato ha organizzato due importanti appuntamenti nell’ambito dei Giorni della Ricerca,
presso la sala Murat. Antonio
Moschetta, direttore scientifico
dell’Istituto oncologico di Bari, ha
parlato di prevenzione e alimentazione sul tema “Cioccolato: istruzioni per l’uso”; contemporaneamente gli allievidell’istituto alberghiero Perotti, coordinati dalla dirigente Rosangela Colucci e da De Rosa e Saulle hanno preparato un’imponente torta al cioccolato offerta ai
presenti. Nicola Scardicchio, docente presso il Conservatorio
musicale di Bari, ha condotto una conversazione sul tema “Giuseppe Verdi, duecento anni di musica”. A seguire De Rosa e i
suoi allievi hanno preparato un aperitivo a tema.
Catania Erano gremite le sale di palazzo Biscari, per il concerto del maestro Francesco Libetta sponsorizzato da Fideuram. Il pubblico intervenuto ha sostenuto AIRC
partecipando a un evento
culturale di grande spessore e respiro internazionale. Nella foto il presidente AIRC Sicilia Vigneri, il consigliere AIRC
Mistretta, e Francesco
Pirolo di Fideuram.
In breve dalla Puglia
Bari Nell’ambito di un progetto coordinato da Marina Addante dell’associazione
Mirarte, il Comitato Puglia, insieme al Soroptimist International Club, ha organizzato un prestigioso evento musicale all’auditorium di santa Teresa dei Maschi
che ha avuto come protagoniste Gordana Josifova (oboe), Elena Atanasovska
(pianoforte) e Ioanna Trzeciak (pianoforte), che hanno eseguito musiche di Bach,
Beethoven, Mozart e Morricone. Un’esecuzione elegante che ha riscosso grande
successo, introdotta dal musicologo Livio Costarella.
In breve dalla Sicilia
Mirabella Imbaccari (Catania) La delegazione AIRC locale ha collaborato
alla realizzazione di un cd di canti liturgici - a sostegno della ricerca - diretti
dai maestri Giuseppe Interlandi e Stefano Mattii con i rispettivi cori. La presentazione si è svolta nella chiesa Madre di Maria SS delle Grazie.
Marina di Ragusa Un programma ricco di eventi per la manifestazione sportiva a favore di AIRC “Carlito Day First Edition”. L’evento rivolto ai giovani e al
mondo dello sport, è stato occasione per ricordare, a un anno dalla sua scomparsa, Carlo Lo Bianco.
Giugno – Puglia Ritorna l’attesissimo appuntamento giunto alla 9°
edizione, “Masserie aperte alla ricerca”. La consigliera AIRC Carla Martucci aspetta tutti in una nuova suggestiva location.
Rutigliano (Bari) Eccezionale successo per il “Gran concerto di Natale”
organizzato da Isabella Rubino, responsabile AIRC di Rutigliano, con il suo
gruppo di instancabili volontari, per festeggiare
25 anni di attività. Grazie alla generosa
disponibilità dell’amministrazione provinciale
di Bari e del suo vicepresidente, Nuccio Altieri,
si è esibita l’Orchestra sinfonica della provincia
di Bari con la straordinaria partecipazione dei
cantanti Nick the Nightfly e Simona Bencini dei
Dirotta su Cuba. Un ringraziamento particolare
al parroco.
Agrigento Continua l’impegno di sensibilizzazione e prevenzione promosso
dalla delegazione di Agrigento per le scuole di tutta la provincia. Il
progetto, in collaborazione con il Miur, mette in luce le problematiche dei
bambini in sovrappeso, con un alto rischio di diventare obesi da adulti.
Inoltre, l’obesità è un fattore di rischio per l’insorgenza dei tumori, per
questo sono importanti i corretti stili di vita, fin dall’infanzia.
Toscana...
Umbria...
Tel. 055 217 098 - [email protected] www.airc.it/toscana
Tel. 075 583 813 2 - [email protected] - www.airc.it/umbria
Un diario speciale…
Livorno I dipendenti del Terminal
Darsena Toscana, tramite un’autotassazione, raccolgono fondi per
diversi scopi. Con Ascoltami, un
diario scritto da Mirko de Vanni
per raccontare l’amore per la
moglie Serena, sono riusciti ad
aiutare concretamente la ricerca.
La ricerca, con un po’ di fortuna
Perugia Presso l’Hotel Brufani Palace si è tenuta l’estrazione della Lotteria provinciale Vincere con la ricerca. Ai più fortunati sono
andati ricchissimi premi: il
primo, un’auto Chevrolet
Spark 1.0, poi ancora un
televisore, gioielli, cene e
tanto altro.
In breve dalla Toscana
Livorno Al Nuovo teatro delle commedie si è
tenuto lo spettacolo musicale Inedito . La
PegasoStar organizzazione eventi ha portato
sul palco giovani cantautori della città accompagnati anche da artisti provenienti da tutta
Italia.
Pomarance (Pisa) A favore della ricerca sul
cancro è stato distribuito il libro di poesie di
Enrico Partigiani Fragili incanti.
In breve dall’Umbria
Umbria È tornata per la seconda edizione l’iniziativa a favore della ricerca oncologica
“Aperidonna”: tra i locali che hanno partecipato il Bar di via Becchetti a S. Maria degli
Angeli.
Montecastrilli (Terni) Un pomeriggio di fitness per la ricerca: gli istruttori della
palestra Energy hanno deciso di dedicare questo momento ad AIRC con lezioni di tone
up, fit combat, zumba. Al termine a tutti i partecipanti è stato offerto un aperitivo.
Maggio - Umbria Buon compleanno Comitato Umbria! Dal 1° maggio 1994 ad
oggi il Comitato festeggia vent’anni di attività, per la ricerca sul cancro. Grazie a
tutti i volontari, sostenitori, soci e a coloro che in questi anni hanno dato il proprio
contributo.
Veneto...
Assisi (Perugia) Si è svolta nella sala Le Logge
del palazzo comunale la Mostra mercato del
ricamo: in esposizione, veri capolavori realizzati a
mano dalla consigliera Lucia Smurra Di Tullio e
dalle sue allieve della scuola di ricamo. Bellissime
tovaglie, asciugamani, ma anche copritavolo di
varie dimensioni e punti, fiori e bracciali a
macramè, decorazioni natalizie e tanti altri
manufatti che trasmettono il fascino di un mondo
antico, in perfetta armonia d’insieme. A inaugurare
la mostra, sono stati il sindaco di Assisi, Claudio
Ricci, e la presidente del Comitato, Elisabetta
Puccetti Margaritelli.
Tel. 041 528 917 7 - [email protected] - www.airc.it/veneto
Musica sul Canal Grande
Venezia Nella splendida cornice dello Starwood Hotel
The Westin Europa & Regina, sul Canal Grande, si è
svolto un evento a favore di AIRC. La serata musicale ha
visto la partecipazione delle cantautrici Grazia Civello e
Diana Tejera. Grazie ai partner: A. Bastianello, R. F.
Caovilla, Capri Palace Hotel & spa, Conti Caffetteria
Milano, Deutsche Bank Private W. M., V. Fiori, A. Hausbrandt e D. Gianaroli, L. e V. Marzotto, D. Pagnan, G.
Polegato, F. Sabbadin, G. Spanio e R. Tosato.
In breve dal Veneto
Venezia Torna per l’ottava edizione il torneo di burraco presso il Casinò Municipale di Venezia.
Jesolo (Venezia) Si è svolta con successo una serata di gala e lotteria con
ricchi premi.
Ponte di Brenta (Padova) Anche quest’anno i Pastori del Brenta hanno proposto un tour di canti natalizi, tra le province di Padova e Venezia. Il ricavato
sostiene la borsa di studio alla memoria di Francesco Scanferla, primo presidente del gruppo, e di Ermanno Pasquetto.
Ottobre - Venezia Torna la serata per
AIRC di Gala ricca di ospiti d’eccezione
al The Westin Europa & Regina.
Ottobre - Venezia IX Torneo di Burraco
a Palazzo Vendramin Calergi, sede del
Casinò di Venezia.
Camponogara (Venezia) Grande successo per la 28° edizione di
“Arriva la befana al circo”, a favore di AIRC: spettacoli circensi e
una serata con 12 orchestre, alla
presenza del sindaco di Campagna
Lupia, Fabio Livieri.
APRILE 2014 | SPECIALE COMITATI | 37
IL MICROSCOPIO
Maria Ines Colnaghi
direttore scientifico AIRC
Un nuovo bando
fuori dagli schemi
L
UN SERVIZIO
PER I SOCI
Per segnalare corrispondenza
doppia, aggiornare i vostri
dati o conoscere la vostra
storia contributiva, potete
contattarci, 7 giorni su 7,
chiamando il nostro numero
verde 800 350 350
e idee fuori dal comune, che
escono dai consueti sentieri teorici, esistono e talvolta cambiano
il destino della scienza. Galileo,
Newton e tanti altri hanno avuto intuizioni che andavano contro tutte le certezze della loro epoca.
Chi avesse un’idea “pazza”, ma potenzialmente portatrice di grandi novità,
oggi farebbe fatica a dimostrarne la validità e rischierebbe di non ottenere mai i
fondi per approfondirla, per come sono
pensati i bandi per il finanziamento alla
ricerca scientifica, che chiedono quasi
sempre qualche piccola prova iniziale.
Intendiamoci: è giusto, da parte di chi finanzia la ricerca, chiedere che vi siano
dati preliminari a sostegno di una richiesta di fondi, perché questo garantisce
entro margini ragionevoli di ottenere un
risultato, ma è anche possibile che così
facendo si perdano alcune intuizioni geniali, per cui le prove sono ancora tutte
da trovare.
La Fondazione Cariplo (Cassa di risparmio delle province lombarde) ha deciso di sostenere, insieme ad AIRC, chi
pensa fuori dagli schemi nel campo
della ricerca sul cancro, secondo un modello di finanziamento già tentato da
altri enti finanziatori all’estero. È nato
così il bando TRIDEO 2014 (TRansforming IDeas in ONcological Research),
nel quale Cariplo mette a disposizione
un milione di euro e AIRC altrettanto, in
un cofinanziamento riservato a chi
pensa di avere una “pazza idea” che potrebbe nascondere la cura di domani.
La collaborazione tra Cariplo e AIRC è
importante anche perché la fondazione
bancaria ha riconosciuto alla nostra associazione la capacità di valutare i progetti scientifici nel campo dell’oncologia
e ha accettato di affidarle la selezione
dei vincitori. Senza questa fiducia non
avremmo potuto contribuire al programma TRIDEO, perché le norme di AIRC
non consentono di affidare ad altri la valutazione dei progetti da parte di esperti
competenti. Abbiamo infatti un sistema
di selezione delle ricerche scientifiche
che conta sulla expertise di più di 600
esperti internazionali: un modello di trasparenza e meritocrazia che Fondazione
Cariplo riconosce.
I fondi messi a disposizione dalla fondazione lombarda e da AIRC andranno,
con il bando uscito nel 2014, ai ricercatori
meritevoli che lavorano in Lombardia e
nelle province di Novara e Verbano-CusioOssola (il territorio di azione della Fondazione), mentre con il bando del 2015 i fondi
saranno disponibili per ricercatori attivi in
tutto il resto del Paese.
Aspettiamo quindi con curiosità i frutti di questa occasione per pensare fuori
dagli schemi, nella speranza che ci aiuti
ad avvicinarci sempre di più alla meta.
NOVITÀ
LISTA NOZZE
SOLIDALE!
NEL PIÙ BEL GIORNO DELLA VOSTRA VITA
DATE VITA A NUOVA RICERCA.
Il matrimonio è un giorno davvero speciale. Per renderlo ancora più indimenticabile
potete scegliere le nuove idee solidali AIRC: dalle bomboniere alle partecipazioni,
dalla lista nozze al menu solidale, tutto è pensato per trasformare questa festa
in nuova ricerca.
Scoprite tutte le nuove proposte su www.airc.it/ideesolidali
o chiamando il numero 035 419.9029
14BP_AIRC004_Fondamentale_202x285.indd 1
25/02/14 11.00