pidieffone - Amici della Bicicletta di Verona

n°1
36
Periodico della FIAB
Amici della Bicicletta per una città possibile di Verona - Onlus
nuovo codice della strada
la proposta di revisione anci promette
di migliorare la vita ai ciclisti
Iniziative aDb
la nuova rilevazione
"ciclista illuminato"
mobilità
la città studiata
con i cittadini
assemblea annuale
evento ruota libera
consuntivo 2013
programma 2014
premiazioni soci
"ricominciamo da una festa"
bici nel mondo
racconti di viaggio
vedi napoli e poi...
seoul
- alsazia
- appennino modenese
RUOTALIBERA numero 136 - rivista bimestrale - gennaio/febbraio 2014 (anno XXX n.1) - Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art.1, tabella B, comma 1, DCB V
3
4
IL PUNTO
Programma 2014
Consuntivo 2013
12
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CICLOTURISMO
Intervista al Vicesindaco di Dolcè
Rivoli e la pista promiscua
5
INIZIATIVE AdB
Ciclisti (poco) illuminati
14
ISOLA IN BICI
Mafia e ladri di biciclette?
6
7
INIZIATIVE FIAB
Proposte nuovo codice della strada
Come può cambiare la città
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MOBILITA'
La città studiata con i cittadini
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22
AdB ROVIGO - Piano della mobilità 24
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AGENDA 2014
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CIBO DA VIAGGIO
30
Zuppa corroborante di aglio
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11
VITA ASSOCIATIVA
Ricominciamo da una festa
Serata Project Financing
17
MOBILITA'
Rettifica ciclabile Montorio
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ENIGMISTICA
Gli Amici della Bicicletta aderiscono a:
15
16
19
BICI DENUNCIA
Nuovi orari treni
20
BICI NEL MONDO - Seoul
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FIAB: (Federazione Italiana Amici della Bicicletta)
RACCONTI DI VIAGGIO
Giro d'Italia lungo le coste
Alsazia
Appennino Modenese
RACCONTI DI VIAGGIO - Armenia
BICI DENUNCIA - Alberi Arsenale
EL CANTON DEL BEPO
ECF: (European Cyclists Federation)
European Cyclists Federation
Indirizzo e orari sede
DIRETTORE RESPONSABILE:
Elena Chemello
Amici della Bicicletta onlus - Piazza S.Spirito, 13, 37122 Verona
Lunedì - Mercoledì - Venerdì: ore 16.00-19.00 - Tel./Fax: 045 8004443
Abbonati a Ruotalibera
Diventerai socio degli Amici della Bicicletta-Onlus, come?
> Vieni in sede: Piazza S.Spirito, 13 oppure
> Fai un bonifico su uno dei nostri conti correnti:
Composizione:
Martina Brighenti ([email protected])
 cc postale n.11560372 intestato a RUOTALIBERA Piazza S.Spirito, 13 - 37122 Verona
 c/c bancario intestato a FIAB - AMICI DELLA BICICLETTA - ONLUS c/o Unicredit
Banca SpA Ag. Piazza Erbe -VR - cod. IBAN: IT83 M 02008 11710 000040099139
 c/c bancario intestato a FIAB - AMICI DELLA BICICLETTA ONLUS
c/o Banca Popolare di Verona - Ag. Piazza Erbe - VR
cod. IBAN: IT83 O 05034 11703 000000037232
Adesioni 2014
Socio ordinario
Socio familiare* e Socio giovane**
Socio sostenitore
Famiglia da 4 persone (1 ordinario e 3 familiari) Famiglia da 5 persone (1 ordinario e 4 familiari) � 22
� 10 cad.
� 35
� 47
� 52
*chi ha già un familiare convivente iscritto. Una copia di Ruotalibera per tutta la famiglia.
**chi non ha ancora compiuto 25 anni.
La quota comprende L’ASSICURAZIONE RC DEL CICLISTA
che copre i danni eventualmente causati andando in bicicletta nelle 24 ore
2 Indice
Redazione:
Michele Marcolongo, Bepo Merlin,
Francesca Gonzato, Donatella Miotto,
Anna Berra, Fernando Da Re,
Luciano Lorini, Valeria Rigotti,
Foto di copertina:
tratta dall’archivio dell’Associazione
Hanno collaborato:
Francesco Avesani, Alberto Bonfante, Manuela
Ciccone, Laura Costantini, Luigia Pignatti, Melissa
Merlin, Gaetano Parise, Adalberto Minazzi, Paolo
Pigozzi, Paola Mosconi, Marco Cazzavillan
Raccolta pubblicitaria:
Luciano Damiani
Utilizzazione libera dei testi citando la fonte
Stampa:
CIERRE Grafica s.c. a r.l.
Caselle di Sommacampagna - Verona
Reg. trib. di Verona n. 664 del 16.9.1985
Tiratura 3300 copie stampato su carta ecologica
T.C.F. (sbiancata senza l’uso di cloro)
Editore: “Amici della Bicicletta - Onlus”
Piazza S.Spirito, 13, 37122 Verona
Tel./Fax: 045 8004443
e-mail: [email protected]
internet: http://www.amicidellabicicletta.it
Il Punto
di Giorgio Migliorini
Programmi 2014
130 eventi in un anno vi sembrano pochi? Sono quelli che troverete nel programma 2014. Ci
saranno gite per tutti, facili e impegnative, nei giorni feriali e festivi. Ciclovacanze brevi e lunghe.
Iniziative varie. Faremo più banchetti ed iniziative collegate alla FIAB triveneta e nazionale.
Novità dell’anno sono le serate che si affiancano ai tradizionali corsi serali. Si parlerà non solo di
bici ma anche di altro: salute, paesaggio, proiezioni, musica. Questi eventi si svolgeranno tutti
nella nuova sede che speriamo possa diventare sia un luogo di aggregazione serale che un punto
di riferimento culturale per soci e simpatizzanti. L’assemblea e le serate di “Viaggiando in bici nel
mondo” si terranno in sale della 3^ Circoscrizione zona stadio e Borgo Nuovo. Questo favorirà la
partecipazione di chi risiede fuori Verona.
Tutta questa offerta di eventi non piove dal cielo. Alle spalle c’è il lavoro di tanti volontari,
soci come gli altri, che dedicano una quota del loro tempo all’associazione. Questo concetto
l’avevo espresso già due anni fa: l’associazione è a tua disposizione tutti i giorni dell’anno, ciascun
socio dedichi all’associazione almeno un giorno. Se facciamo così le cose andranno sicuramente
sempre meglio.
Per quanto riguarda le prospettive a livello nazionale c’è qualche speranza. Si è creato un
gruppo parlamentare trasversale a favore della bici. Inoltre l’ANCI, associazione dei Comuni
italiani, spinge per una modifica del Codice della Strada a favore di pedoni e ciclisti. La FIAB è
a stretto contatto con entrambi. Anche qui gli esiti dipendono dalla nostra “forza contrattuale”.
Quanti più tesserati la FIAB avrà tanto più sarà ascoltata. Non basta dire e fare cose giuste,
occorre anche essere in tanti. Da qui un caldo invito a rinnovare la tessera. Penso che con i 22
euro di costo non ci siano altre associazioni che offrano: l’assicurazione responsabilità civile verso
terzi, una rivista locale ed una nazionale, una bella sede, un programma ricchissimo!
Inoltre il nome FIAB dovrà sempre più imporsi a livello nazionale superando le denominazioni
locali delle varie associazioni.
I temi dominanti sia veronesi che nazionali saranno come sempre la salute, la sicurezza dei
ciclisti con iniziative dal “Pedala che ti passa” al “Ciclista illuminato”. Vogliamo anche sicurezza
per le nostre bici. Speriamo che si concretizzino sia il parcheggio custodito in Stazione sia la
marcatura delle bici.
•
IlPunto 3
Il Punto
di Giorgio Migliorini
Consuntivo 2013
É tempo anche di tirare le somme sull’anno come il Lions club Cangrande, segno
passato. Abbiamo cambiato sede per i motivi che voi che anche in ambienti che a noi
tutti sapete. Nei giorni di apertura si nota un calo di sembrano distanti c’è una sensibilità
presenze forse dovuta alla diversa posizione. Di sera verso la salute e la qualità della vita
invece la sede ampia e ben riscaldata si rivela un che possiamo condividere.
ottimo luogo per gli incontri dei gruppi vacanze.
Alcuni problemi restano irrisolti,
Abbiamo perso qualche socio, si sentono gli l’età media dei soci non cala ma
effetti della crisi ed alcune delle sezioni soffrono questo forse è un problema anche per
mentre altre realtà come Isola della Scala sono la FIAB nazionale. É anche difficile
in piena espansione. Le ciclovacanze vanno fidelizzare i soci, ogni anno abbiamo
sempre bene e sostanzialmente ci consentono di un forte numero di soci che si iscrive
mantenere aperta la sede. Forse si è persa un po’ per la prima volta e non rinnova negli
di visibilità ma in primavera siamo stati frenati e anni successivi.
condizionati da un tempo veramente ostile.
Credo che non si ricordi a memoria
Rapporti con il Comune:
d’uomo un momento
c’è stato qualche disgelo,
cui la bici goda di
Abbiamo mantenuto in
maggiore popolarità.
per la prima volta da anni
Le vendite di bici in
l’assessore Corsi si è fatto la collaborazione
26 Paesi dell’Unione
vedere
a
“S.I.N.D.A.C.O.!” con Università e
Europea
hanno
ed anche ci siamo presentati
stabilmente superato
insieme in occasione della il Dipartimento di
quelle di auto.
conferenza stampa sul progetto Prevenzione dell'Ulss
M o l t i s s i m e
della ciclabile di Porta Nuova.
pubblicità sono legate
Personalmente
credo
che 20 e stretto rapporti
alla bici come modello
bisogna sempre confrontarsi con un’ associazione
positivo, diversi settori
con gli amministratori. Resta
come il Lions club
della popolazione la
comunque chiara la marginalità
della bici nella visione, ammesso Cangrande, segno che
stanno riscoprendo per
che visione ci sia, della viabilità anche in ambienti che
quello che è: un mezzo
di questa amministrazione.
pratico
e
salutare,
Anche quando si realizza a noi sembrano distanti adatto a quasi tutti, per
qualcosa la sensazione è che si c’è una sensibilità
muoversi nell’ambito di
dipingano delle strisce per terra
qualche chilometro.
verso la salute e la
senza uno studio di ciò che si
Per contro purtroppo
molti ciclisti assumono
va a realizzare e una cura dei qualità della vita che
dettagli. Per essere chiari nella possiamo condividere. c o m p o r t a m e n t i
“indisciplinati”.
bicicletta al comune di Verona
A parte le luci il cui non uso
non ci crede quasi nessuno! E quando non si crede
nelle cose i risultati saranno sempre mediocri. appare inspiegabile, troppe volte vedo
Infatti nella classifica fra 75 città europee sul manovre azzardate dei ciclisti sui
trasporto pubblico, Verona (L’Arena, 14 dicembre marciapiedi e nei sensi unici.
Se in qualche caso le infrazioni
2013, Indagine Agenzia Europea Ambiente) si
colloca al 70° posto, ultima fra le città italiane. Il sono la risposta ad assurde limitazioni
65% dei veronesi ha pure affermato di spostarsi (in piazza Cittadella vi è una corsia
preferibilmente con proprio veicolo privato, il preferenziale per i bus lunga 20
55% in auto e il 10% con il proprio moto, contro metri vietata alle bici) spesso molte
infrazioni sono gratuite con il risultato
il 13% dei parigini e il 19% dei londinesi.
di alienarci la simpatia di molti.
Inutile commentare!
Abbiamo mantenuto la collaborazione con Cerchiamo almeno noi soci di darci
l'Università e il Dipartimento di Prevenzione una regolata!
dell'Ulss 20 e stretto rapporti con un’associazione
>
•
4
IlPunto
ciclisti (poco) iLLUminati
di Michele Marcolongo
Elaborazione dati: Luciano Lorini
Ancora troppe le bici in circolazione senza adeguata illuminazione.
Q
uasi i tre quarti dei ciclisti (il
70%) continuano a circolare
di sera per le strade della
città privi di una adeguata
illuminazione. Quelli in regola
con il Codice della Strada, che
prescrive le luci (anteriore e posteriore) e
i catarifrangenti ai raggi, restano un'esigua
minoranza: solo il 6,8%. Unica nota
positiva: scende nettamente, dal 58% al
52%, la quota di ciclisti “completamente
spenti”, cioè privi di qualsiasi dispositivo di
illuminazione.
Questo il risultato della nuova rilevazione
“Ciclista Illuminato” effettuata dai volontari
AdB mercoledì 27 novembre ai quattro
varchi della città storica (Ponte Nuovo, Ponte
della Vittoria, Viale Piave e Castelvecchio).
Una rilevazione che, lo ricordiamo sempre,
non vuole avere nessuna pretesa di
scientificità ma è senz'altro indicativa di
una cattiva abitudine da parte dei ciclisti,
da un lato, e della trascuratezza da parte
dell'amministrazione dall'altro lato.
Sì, perché il dato 2013 è sostanzialmente in
linea con quello degli anni precedenti, ciò a
significare che, malgrado i ripetuti appelli
al Comune, nel corso del tempo non è
intervenuta alcuna azione efficace in grado
di arginare un gravissimo fattore di rischio
per la sicurezza stradale.
Non chiediamo multe, chiediamo
efficaci azioni di sensibilizzazione e di
TAB1
educazione stradale: moltissimi ciclisti
sono inconsapevoli del pericolo a cui
vanno incontro viaggiando senza luci. La
campagne degli Amici della Bicicletta, con
i volantini multilingue, i banchetti, i presidi
ai varchi, da sole non bastano. Serve che le
istituzioni locali e in particolare il Comune
mettano in campo la loro credibilità per
correggere i comportamenti scorretti.
> Il dato 2013 è
sostanzialmente in linea
con quello degli anni
precedenti.
Oltre il 70% dei ciclisti
circola di sera privo di
un'adeguata illuminazione
Ecco i dati delle rilevazioni:
Ciclisti contati. I 1.083 passaggi registrati
quest'anno sono meno dei 1.383 del
novembre 2012 e di più dei 926 del
novembre 2011. Tali variazioni sono
fortemente legate alle temperature: più sono
rigide, meno sono i ciclisti in circolazione.
Uso delle luci. Quasi i tre quarti dei
ciclisti (circa 70%) continuano a circolare
senza adeguata illuminazione. Un dato
pesantissimo, solo parzialmente confortato
dalla netta diminuzione di quelli che
viaggiano completamente spenti, passati
dal 58% del 2011 al 52% di quest'anno,
e dall'aumento di quelli poco illuminati
passati invece dal 13,7% al 18% (per
“poco illuminati” si intende che usano
almeno uno dei quattro dispositivi previsti
dal Codice della Strada: luce anteriore,
luce posteriore, catarifrangenti ai raggi
e casacca alta visibilità). Stabili i ciclisti
quasi illuminati, ovvero quelli che usano
entrambi le luci ma non i catarifrangenti ai
raggi: dal 25,9% al 23,2%. Sempre rispetto
al 2011 e 2012 aumentano invece al 6,8%
i ciclisti illuminati cioè perfettamente in
regola con il Codice della Strada, il quale
prescrive entrambe le luci i catarifrangenti
ai raggi. Ma è evidente che si parla ancora
di un'esigua minoranza. Fra questi una
piccola quota di ciclisti illuminatissimi che
usano anche la casacca alta visibilità, non
obbligatoria in ambito urbano.
•
Legenda Tabella:
1 - Senza luci, catarifrangenti e casacca
(non obbligatoria in città)
2 - Quasi spenti (solo uno tra luce o
catarifrangenti o casacca)
3 - Entrambe le luci (ma senza
catarifrangenti sui raggi)
4 - Luci (entrambe) e catarifrangenti sui
raggi (come da Codice)
5 - Luci (entrambe),catarifrangenti e
casacca (più che in regola!)
Ciclista Illuminato:
Confronto 2012/2013
IniziativeAdB 5
Immobile da decenni, eppur si muove
La bozza di modifica al CdS proposta dai sindaci italiani
rivaluta il ruolo della bici nelle città
N
otizia bomba! L’ANCI ha
proposto alla Commissione
Trasporti del Ministero una
bozza di modifica al Codice
della Strada che rivaluta
sostanzialmente il ruolo
della ciclabilità nel contesto urbano,
riattribuendole il rispetto e la dignità
che sicuramente merita. Un annuncio
importante, una svolta decisa verso la
modernità. Dalle premesse del documento
alle proposte concrete, questa bozza è un
vero libro dei sogni per chiunque, come
noi, da lungo tempo sta proponendo
una visione di città migliore e possibile.
Vediamo.
Anzitutto, la dichiarazione sul primato
della mobilità sostenibile come principio
ispiratore del Codice revisionato, con la
massima attenzione sulla salvaguardia della
salute e della sicurezza. Conseguentemente,
l’affermazione di principio che ricolloca
la bicicletta a pieno titolo tra i mezzi
di trasporto, con pari dignità. E questo
già basterebbe, in quanto è proprio
sui principi ispiratori che poggia tutta
l’attività legislativa. Ma la bozza va oltre
con molte proposte concrete. Tra quelle
maggiormente apprezzate da noi ciclisti vi è
senz’altro l’estensione del limite di velocità
dei 30 chilometri orari in tutti i centri
urbani. Un provvedimento facile, che dovrà
evidentemente essere accompagnato da
un’adeguata campagna di sensibilizzazione
ed educazione del cittadino (si pensi
che già tutto il Centro Storico veronese
è Zona 30, ma pochissimi la rispettano).
> 30Km/h nei centri urbani,
infortunio in itinere, sensi
unici eccetto bici
le principali novità
Un’altra modifica importante prevede il
riconoscimento da parte dell’INAIL dello
spostamento casa-lavoro in bici nel caso
di infortunio in itinere, un argomento che
Fiab propone da molti anni all’attenzione
delle Istituzioni. L’introduzione “ufficiale”
(alcuni comuni hanno già provveduto in
deroga, sull’esempio delle città europee)
dei sensi unici “eccetto bici”, soddisfa un
altro desiderio molto sentito dai ciclisti,
che vorrebbero poter decidere liberamente
il loro itinerario, fluendo “come l’acqua”,
lungo il percorso più breve (e veloce).
> Rivoluzione è l’ottica
nuova con cui si guarda
alla bici, vero cardine
della mobilità urbana
di Luciano Lorini
e Michele Marcolongo
invece null’altro che un’opportunità. Le case
avanzate, sono le linee di arresto riservate
alle bici davanti alle auto in coda ai semafori
negli incroci più trafficati: consentono una
più rapida ripartenza al verde (che può essere
dedicato e leggermente anticipato) e di non
dover respirare le emissioni degli scarichi.
Già visto in Europa, è utile, ci piace e costa
poco. Due provvedimenti squisitamente
normativi sono: la cessazione del diritto
di inserire nei regolamenti condominiali il
divieto di accesso alle bici nei cortili e negli
spazi comuni e lo spostamento dell’onere
della prova al soggetto meno vulnerabile,
in caso di incidente. Altre due proposte
nella stessa bozza di modifica ci lasciano
un po’ perplessi: le ancora non ben definite
previsioni dell’obbligo di costruire corsie
ciclabili in continuità sul lato destro delle
strade urbane e prevedere parcheggi a spina
sulla corsia sinistra sembrano delineare
interventi piuttosto complessi, sicuramente
costosi e talvolta impossibili, specialmente
nei centri storici. Il rischio che le difficoltà
possano costituire degli alibi a pensare
e realizzare interventi più semplici e
sostanziali è concreto. Per i Centri storici
abbiamo le Zone 30 e le ZTL, istituiamole e
facciamole rispettare, semplicemente.
Analogamente, la cessazione dell’obbligo
di uso della pista ciclabile, consentirà ai
ciclisti di scegliere se utilizzarla o meno,
togliendo alla pista (specie quando mal
progettata o inefficiente) il ruolo di ghetto
dove rinchiudere i ciclisti e considerandola
Collegamenti:
• Cosa cambierà?: http://www.bikeitalia.it/2013/10/31/verso-il-nuovo-codice-della-strada-cosa-cambiera-per-i-ciclisti/
• La proposta: http://www.bikeitalia.it/2013/11/04/il-testo-integrale-della-bozza-anci-con-le-proposte-di-modifica-al-codice-della-strada/
• Il sito Fiab e #SIC per il riconoscimento dell’infortunio “in itinere”: http://www.bici-initinere.info
6
Mobilità
In Rete si fa un gran parlare di questi
argomenti e non mancano i punti
interrogativi. Fra tutti il principale (la
posizione degli scettici): dal momento che
l’ANCI è composta dai sindaci dei vari
comuni italiani, come mai certe proposte,
già concretamente attuabili praticamente
ad ogni latitudine, non sono state adottate
da parte degli stessi comuni che oggi le
propongono a più alto livello? Proviamo a
rispondere noi, con una punta di ottimismo,
che forse non tutto quanto oggi osserviamo
è necessariamente frutto di cattiva volontà
o mala fede; spesso si tratta “solamente” di
ignoranza o leggerezza. Più semplicemente,
guardiamo avanti: c’è un tempo per ogni
cosa e forse, qui in Italia, oggi, è arrivato il
Tempo della Bici.
Ci passo o non ci passo?
Ecco alcuni esempi pratici di come potrebbe
cambiare la viabilità cittadina se le proposte
dell'Anci andassero in porto. Partiamo con il
senso unico in via Anfiteatro (immagine 1), una
strada che molti ciclisti usano per raggiungere
Ponte Nuovo attraverso Via Stella in direzione
dei quartieri di Nord-Est. Provenendo da Piazza
Bra, ad un certo punto, la via è sbarrata da cartelli
di divieto di accesso che deviano il ciclista verso
Stradone Maffei. Eppure la via sarebbe larga
a sufficienza per consentire il controsenso ai
ciclisti. A restringere la carreggiata ci sono
soltanto il parcheggio motorini sulla destra
nella foto (ma ce n'è un altro appena 20 metri
prima) e a sinistra l'ampio plateatico del bar
all'angolo. Tra l'altro questa disposizione ci dà
la cifra delle priorità dei progettisti del Comune
di Verona. Si dirà: ma che cosa costa ai ciclisti
prendere un percorso alternativo? Facendo due
calcoli con Google Maps, si nota che i percorsi
alternativi sono molto più lunghi. Quello che
dall'Arena arriva a Ponte Nuovo via Corso
Portoni Borsare e Piazza Erbe misura circa 1,1
chilometro. L'altro, che parte sempre dall'Arena
e passa da Stradone Maffei e Lungadige Rubele
misura 1,2 chilometri. In linea retta, invece,
il traguardo dista appena 700 metri. Molti
ciclisti, dunque, se ne infischiano del divieto e
continuano a passare di lì malgrado i cartelli. Si
dice che i ciclisti sono come l'acqua, in quanto
scelgono sempre il percorso più breve. Ma
certe amministrazioni sono refrattarie come il
coccio...
Moderare non fa rima con
scialare
Far rispettare i limiti di velocità sulle strade
urbane non è soltanto questione di mettere
un cartello di limite e un vigile a fare le multe.
Se davvero vogliamo portare a 30 chilometri
orari il limite di velocità nei centri urbani,
come avviene all'interno delle Ztl, dobbiamo
dotarci di armamentario davvero “pesante”. Il
che naturalmente non vuol dire disseminare
la città di dossi killer, ma ridisegnare lo spazio
urbano più a misura d'uomo e un po' meno
di automobile. L'esperienza ormai accumulata
in decenni di interventi nel campo della
moderazione del traffico ci insegna a dosare
elementi come i dossi artificiali, le rotatorie,
la pavimentazione stradale in rilievo, le
serpentine e i restringimenti della carreggiata
in maniera da accompagnare l'automobilista
a moderare naturalmente l'andatura. A volte
si tratta di interventi piuttosto onerosi come
quello in immagine 2, che è stato realizzato in
Borgo Venezia all'incrocio tra via Campagnia
e via Caliari. Ma non dobbiamo dimenticare
che moltiplicare il numero di pedoni e ciclisti
(dunque piste ciclabili e aree pedonali)
rappresenta di per sé un potente fattore di
moderazione del traffico. 1) Via Anfiteatro: ciclista affronta un furgoncino
•
2) Intervento realizzato all'incrocio tra via Campagna
e via Caliari in Borgo Venezia
Mobilità 7
la città studiata con i cittadini
La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) quale processo per la formazione
di Francesco Avesani
di un Piano Urbano della Mobilità (Sostenibile) efficace.
Ingegnere, esperto di mobilità sostenibile
Cos'è la VAS?
Strumento utile o mero
adempimento normativo?
L
a Valutazione Ambientale
Strategica (VAS) di un piano o
di un programma può essere
letta come uno strumento di
supporto e indirizzamento
delle scelte attraverso l'analisi
degli impatti, che agisce sia nella fase di
costruzione del piano (ex-ante) sia durante
e dopo la sua attuazione attraverso un
apposito piano di monitoraggio (ex-post).
Il percorso della VAS è entrato solo
recentemente nelle procedure della
pianificazione con la Direttiva 2001/42/
CE e il D.Lgs. 152/2006 ma la sua
applicazione non è molto diffusa
nei settori della mobilità urbana.
Generalmente la scelta di accompagnare
con la VAS un Piano Urbano della Mobilità
è volontaria, e pertanto virtuosa, da parte
di un'Amministrazione.
Nella sua interpretazione “letterale”, la VAS
si occupa di valutare gli effetti delle scelte
di progetto sull'ambiente, anche attraverso
momenti di partecipazione codificati dalla
norma, ma il suo significato può essere
esteso ed arricchito fino a rendere la VAS
uno strumento per una auto-valutazione
di sostenibilità complessiva di un piano,
e quindi anche sotto i profili sociale,
economico, amministrativo, ecc.
La partecipazione delle consultazioni,
delle osservazioni, delle domande e
delle risposte in stanze separate può così
elevarsi dentro un processo di VAS a vero e
proprio ascolto sociale, contributo fattivo
al successo del piano nel momento in cui
chi vive tutti i giorni la mobilità di una
città può evidenziarne le problematiche
e può suggerire e discutere le scelte in
assemblee pubbliche, gruppi di lavoro,
strumenti web, ecc.
Nell'attuale sistema di mobilità “autocentrico” il diritto di muoversi cozza
8
Mobilità
con i diritti individuali e collettivi alla
salute, alla sicurezza urbana, alla qualità
e alla vivibilità dei quartieri. Un buon
piano dovrebbe dare ad una città ed ai
suoi abitanti l'opportunità consapevole
di potersi muovere in modo intelligente
riducendo le esternalità negative
sull'ambiente e sulla collettività.
La VAS, quando ben fatta, va quindi
vista più come un processo utile per
dare efficacia, coerenza ed organicità
ad un piano che non come un (palloso)
adempimento normativo.
La VAS del PUM:
il caso del Comune di Rovereto.
Il Comune di Rovereto ha approvato
nell'aprile 2013 un PUM, redatto dalla
società CAIRE – Urbanistica, interpretato
in modo innovativo con un percorso di
ascolto sociale e una VAS.
Una delle scelte più discusse anche a livello
politico da anni riguarda la realizzazione
di una nuova infrastruttura denominata
“Tangenziale Ovest” di Rovereto, una sorta
di variante all'asse storico della S.S.11
che attraversa la città da nord a sud. Il
progetto in discussione prevederebbe di
bypassare completamente la parte centrale
dell'abitato di Rovereto dallo svincolo dello
stadio a Nord fino alla zona industriale
a Sud con la realizzazione di due nuovi
ponti sull'Adige e lo spostamento in
galleria di un tratto dell'autostrada A22
che verrebbe utilizzato come sede della
nuova strada.
L'applicazione della VAS con le
valutazioni di una serie di indicatori di
natura trasportistica non ha portato a
ridimensionare il ruolo della Tangenziale
Ovest, da molti inizialmente vista come
la possibile panacea dei problemi legati
al traffico veicolare di Rovereto, a causa
di diversi fattori:
- la reale entità del traffico di
attraversamento della città, stimato in
un 15-17%;
- l'orizzonte temporale di apertura della
nuova infrastruttura (medio-lungo
termine) che si è pragmaticamente
messo in relazione con il previsto
aumento della popolazione e del relativo
nuovo traffico veicolare indotto, tale da
ridurre i benefici di uno spostamento
dei flussi veicolari “all'esterno”;
- i costi stimati per la sua realizzazione
(200 milioni di euro?);
- l'inefficacia rispetto ad una riduzione
generale dei flussi veicolari (vero
obiettivo della mobilità sostenibile,
che non è quello di un loro mero
spostamento su nuova viabilità!),
ottenibile solo attraverso strategie e
misure finalizzate al cambiamento della
ripartizione modale degli spostamenti
(modal split) verso sistemi di trasporto
più sostenibili.
La scelta alla fine è stata politica
e dettata anche dalla carenza di
risorse
economiche
provinciali,
dalla volontà del “non gigantismo”
espressa dall'Amministrazione e dalla
convinzione di poter attuare nel breve
termine politiche efficaci e meno costose
per la fluidificazione del traffico veicolare
ma anche per la sua riduzione attraverso
una promozione forte della mobilità
sostenibile, ciclopedonale in primis,
una politica di progressiva chiusura del
centro storico con un'adeguata strategia
per la sosta di attestamento sulla sua
cintura, la moderazione del traffico e le
isole ambientali.
Pianificare la mobilita'
in modo efficace... anche a
Verona?
Possono sicuramente essere predisposti
ottimi Piani della Mobilità senza relativa
VAS. Ciò che conta, oltre ai contenuti,
è l'approccio, che dev'essere aperto e
partecipativo e non esclusivamente
tecnicistico, strategico e lungimirante
ma non per questo irrealizzabile
o
insostenibile
economicamente,
multidisciplinare e rivolto alla dimensione
sociale e ambientale e non prettamente
trasportistico. E la VAS, in questo senso,
può rappresentare la formalizzazione
corretta di questo approccio, in grado
di rendere un PUM un piano che possa
davvero contribuire efficacemente da un
lato allo sviluppo armonico e sostenibile
della città dall'altro al bene-stare dei suoi
cittadini.
Il Comune di Verona aveva commissionato
un Piano Urbano della Mobilità, mai
adottato, nei primi anni 2000, i cui
contenuti sono stati poi ripresi in parte
nella VAS del PAT approvato nel 2006.
Vale la pena ricordare quanto riportato
nell’art.77 delle norme del PAT a
proposito del PUM: “La verifica sulle
concrete condizioni di fattibilità delle
previsioni contenute nel PAT, relativamente
alle infrastrutture ed ai sistemi di trasporto
per la mobilità urbana, è affidato al Piano
Urbano della Mobilità (PUM)”.
Che non esiste. L'Amministrazione di
Verona dovrebbe ritenere intelligente,
ancor prima di doveroso e prioritario,
dotare la città di un Piano Urbano della
Mobilità.
Il nuovo modello di pianificazione della
mobilità che si sta imponendo in Europa
(SUMP, Sustainable Urban Mobility Plans)
è basato su un approccio partecipativo
che coinvolga cittadini e stakeholders, un
impegno da parte delle Amministrazioni
verso la sostenibilità attraverso politiche
integrate, un set di obiettivi e strategie
chiari, efficaci e misurabili. Per farlo
potrebbe anche invitare a sedersi attorno
a un tavolo anche i Comuni di cintura
per definire le politiche di area vasta, così
come auspica l'Europa promuovendo i
SUMP.
•
Mobilità
9
Franco Anderloni
Flavio Filini
ricominciamo da una festa!
di Bepo Merlin
Il Premio “Amico della Bicicletta” 2013 a Franco Anderloni e Flavio Filini
L
e ricorrenze annuali scandiscono
il trascorrere degli anni.
Superata la trentina, la nostra
Associazione è in piena
giovinezza e si avvia con
immutata energia verso la
maturità. Siamo ancora l’Associazione
Fiab più numerosa d’Italia – e questa è
già una bella soddisfazione - e anche una
delle più attive. Con un certo orgoglio,
possiamo anche dire di essere una delle
più coese ed organizzate. La nuova sede,
spaziosa e funzionale, si presta bene
all’organizzazione di incontri, anche
nazionali, e di attività culturali e pratiche:
dalle serate dedicate al cinema, ai corsi
di informatica applicata, agli incontri tra
amici che vogliono rivedere le foto della
loro ciclovacanza.
Affrontiamo, quindi, il nuovo anno
sociale con il giusto clima di attesa per le
tante belle novità che ci porterà il 2014 e,
per cominciare al meglio, ci siamo trovati
il 16 novembre scorso, nella sede della
FEVOSS in Piazza Santa Toscana, per la
tradizionale Festa di Ruotalibera.
Il clima di festa si respirava fin dal primo
pomeriggio: nella sala d’ingresso era in
bella mostra il tavolo della segreteria, con
le volontarie pronte a ricevere iscrizioni,
a vendere i biglietti della sottoscrizione
a premi (un successo!) e a ricevere le
prenotazioni per il risotto.
Nella saletta attigua, poi, il buon Claudio
provvedeva a ordinare e a proiettare i
10
VitaAssociativa
video delle vacanze che molti soci stavano
portando.
Seguitissimo anche lo spazio dedicato ai
“racconti a pedali”.
Ma il momento più emozionante, come
sempre, è stato quello della consegna del
riconoscimento massimo assegnato ogni
anno a coloro che si sono particolarmente
distinti con la loro opera a favore della
diffusione della Bicicletta.
Quest’anno la Fiab di Verona ha assegnato
lo splendido fanale a due “Amici della
Bicicletta” molto speciali: Franco
Anderloni e Flavio Filini.
Il primo è stato l’impaginatore di
Ruotalibera per ben sei anni, con una
dedizione ammirevole e con disponibilità
infinita. Ha promosso la trasformazione
della rivista, dapprima aumentando
il numero di pagine e poi passando al
colore. Un esempio di attaccamento
all’associazione.
Il secondo, insegnante, sindacalista è
oggi considerato il Dirigente scolastico in
bicicletta per eccellenza. Il suo entusiasmo
per la bicicletta si traduce in molteplici
iniziative, dal premio ai collaboratori
che usano la bicicletta per andare al
lavoro, alle iniziative rivolte ai ragazzi.
Ma, soprattutto, dalla scelta di fare
della bicicletta il suo mezzo di trasporto
quotidiano.
Dopo la cerimonia, come da tradizione,
si è passati alla cena, a base di doppio
risotto, innaffiato da ottimo vino.
L’atmosfera, già cordiale e calda, è
diventata spumeggiante e chiassosa.
Quando, poi, il sempre più poliedrico e
sorprendente Luciano ha alzato il coperchio
(chissà se si dice così?) del pianoforte, il
salone si è trasformato in un grandioso
Karaoke, con decine di ragazze e ragazzi
di ogni età che cantavano a squarciagola
“C’era un ragazzo che come me…” e
“Acqua azzurra, acqua chiaraaaaaa!”, come
se gli anni trascorsi non fossero proprio 32,
al massimo 3 o 2.
•
Concessione al privato
di Luciano Lorini
Un autorevole incontro pubblico prova a scoperchiare la pentola del Project Financing
S
i chiama Project Financing.
Di un nome così importante
nessuno potrebbe dubitare.
Specialmente
se
gli
amministratori ci raccontano
che è “gratis”, o “per il nostro
bene”. Ricorda un po’ quando la mamma
ci sculacciava: al di là del bruciore,
un giorno avremmo capito… Oggi,
a distanza di qualche anno dall’avvio
dei primi progetti in P.F. cominciamo
effettivamente a capire, ma non è
esattamente come avremmo immaginato,
come ci sarebbe piaciuto e, soprattutto,
come ce l’avevano raccontato. I recenti
avvenimenti
giudiziari
sembrano
confermare i sospetti.
> Oggi la corruzione,
pubblica e privata, è più
diffusa e capillare, anche
per importi modesti
Di “Appalti pubblici e interessi
privati: i mali d’Italia a Verona?” si è
parlato il 15 novembre nell’incontro
pubblico organizzato dalle associazioni
ambientaliste veronesi. In una sala
Marani gremita e concentrata in
un silenzio sospeso e surreale, l’ex
procuratore generale Guido Papalia ha
esordito ricordando Tangentopoli e il
sistema di corruzione degli anni 80-90:
organizzato e capillare, strutturato in
modo da alimentare partiti e mediatori
con un meccanismo di tangenti
“a pioggia”, secondo percentuali
rigidamente stabilite, costituiva un
aggravio sul sistema in percentuali
(circa 30-40%) che a confronto con oggi
appaiono modeste. Ma non è solo una
questione di quantità. Secondo Alfredo
Robledo, procuratore a capo del pool
anticorruzione della Procura di Milano,
è il sistema stesso ad aver subito una
mutazione: «la corruzione, sia pubblica
sia privata, è oggi più diffusa, anche per
importi modesti. È sempre più difficile
perseguire e la Legge (la nuova legge
Severino in questo senso presenta molte
lacune) non sempre è di aiuto». Anche proprio quello di aver lasciato solo
Renzo Mazzaro, giornalista e autore del poche briciole di speranza. Affermazioni
libro “I padroni del Veneto” (ed. Laterza), pesanti di sfiducia da parte dei relatori
ha parlato di un nuovo sistema di potere, ci hanno lasciato con l’amaro in bocca.
accentrato nelle mani di pochi, ben
Il Project Financing è
identificabili intermediari. E dopo aver
presentato un po’ di conti su alcune delle
una truffa, impoverisce il
grandi opere più famose in Veneto (il Mose
territorio e genera debito
e i nuovi ospedali veneti), ha concluso
castigando gli organi d’informazione
pubblico
che, per connivenza o paura, scelgono il
silenzio, evitando di spostare attenzione Eppure, nonostante l’evidente difficoltà
su questi temi, importantissimi. Perché a immaginarsi una via d’uscita, con
così facendo «si narcotizza l’idea della la società stanca e sfiduciata, con i
corruzione, sostenendo la convinzione meccanismi di delega politica sbiaditi
che essa non abbia un costo», mentre il e impoveriti di ogni controllo, con i
costo è drammaticamente alto. L’esperto rapporti tra politica e affari giunti a un
di appalti pubblici Ivan Cicconi ha livello di corruzione devastante, con la
confermato, dichiarando senza mezzi classe politica che guarda esclusivamente
termini che «il project financing è una all’oggi cancellando la memoria del
truffa, un’invenzione tutta italiana che non passato e negando il futuro… nonostante
ha riscontri negli altri paesi». Le tipologie questo vale ancora la pena di raccontare,
di contratto pubblico previste dal nostro denunciare, lavorare, comunicare per far
ordinamento giuridico, ha spiegato, crescere nei cittadini la consapevolezza.
sono solo due: appalto e concessione. Perché proprio in questo sforzo sta la
Il P.F. si configura come “concessione speranza di un domani migliore. Solo
su iniziativa privata”, ma si tratta di un la partecipazione è la vera chiave del
contratto drogato in partenza in quanto cambiamento. Non poteva essere detto
novembre,
un luogo
migliore.ore
20,45, Sala Marani
annulla il ruolo del terzo soggetto,Venerdì
che in 15
Via C. De Lellis, 4 (in prossimità dell’Ospedale Maggiore di Borgo Tre
nella convenzione è il Mercato, il cui
ruolo è quello di chiudere la partita nei
confronti del concessionario. Un appalto
mascherato, quindi, che però sfugge
alle regole che dovrebbero normarlo. Venerdì 15 novembre, ore 20,45, Sala Marani
Nel P.F. l’impegno del concessionarioViaèC. De Lellis, 4 (in prossimità dell’Ospedale Maggiore di Borgo Trento)
garantito dai proventi della gestione, che
spesso superano di molte volte (anche
15-20) l’investimento effettuato e che
gravano, in forma di canone annuo,
esclusivamente sul soggetto pubblico.
Per farsi un’idea, il Comitato NO-Traforo
ha calcolato in ben 1,3 miliardi di euro
l’ammontare dei P.F. attivati a Verona.
Impressionante! Questo sistema, oltre
che essere intrinsecamente corrotto,
genera impoverimento diffuso nel
INCONTRO PUBBLICO
territorio a causa della privatizzazione in
INCONTRO PUBBLICO
blocco di tutti i servizi di manutenzione
che sarebbero altrimenti distribuiti sulle
aziende del territorio.
Ma come uscire da questo pantano?
Ecco, l’unico appunto alla serata è
>
•
Appalti
pubblici
Appalti pubblici
e interessi privati:
ei mali
interessi
privati:
d’Italia a Verona?
i mali d’Italia a Verona?
Traforo, Ca’ del Bue, filobus, parcheggi, ospedale di Borgo Trento, bike
sharing e altro ancora… tutte opere in project financing a Verona. Siasicuri
di quello
che stanno
facendo? Per
il project di
financing
delTrento, b
Traforo, Ca’model
Bue,
filobus,
parcheggi,
ospedale
Borgo
nuovo ospedale di Mestre la Regione pagherà 40 milioni all’anno per
sharing e altro
ancora…
tutte
opere
in
project
financing
a
Verona. S
24 anni: un vero affare, ma solo per il privato che ha investito solo 131
mo sicuri di
quello
che stanno
facendo?
Per
il ilproject
financing
milioni.
Da sbandierata
occasione
per realizzare
opere,
project finan-
VitaAssociativa 11
Turismo sostenibile:
dolcÉ ci prova
P
di Michele Marcolongo
robabilmente sarà il primo collegamento stabile tra il territorio
scaligero e le ricche piste che scendono dal Trentino, ancor
prima che venga conclusa la più rinomata ciclabile del Sole.
Stiamo parlando della ciclopista Ceraino-Borghetto d'Avio
che il Comune di Dolcé sta portando a termine grazie a un
finanziamento europeo “per il collegamento dei percorsi ciclabili
esistenti in comune di Dolcé (Verona) e in comune di Avio (Trento)” ottenuto
nel 2011 attraverso la Regione Veneto. Il vicesindaco e assessore ai Lavori
Pubblici Massimiliano Adamoli assicura che i lavori procedono secondo la
tabella di marcia, la pista è ormai completa al 90% e potrà essere inaugurata
con tanto di piazzole e aree di sosta nella primavera 2014. É dunque a lui che
chiediamo qual è il disegno che sta sotto a questa realizzazione:
Il Vicesindaco di Dolcé Massimiliano Adamoli
Vicesindaco, a chi è destinata
questa opera?
Questa opera collega il
nostro territorio a nord di
Ceraino con il Trentino per
una ventina di chilometri. È
dunque una pista che da un
lato offre al turista di passaggio
la possibilità di visitare la
Valdadige senza spostarsi in
auto e dall'altro lato offre alle
famiglie la possibilità di vivere
meglio il territorio. Purtroppo
rimane fuori la parte la parte
sud di Volargne in quanto è
stato impossibile raggiungere
l'accordo economico con le
Ferrovie per il recupero della
linea ferroviaria dismessa di
Ceraino.
Quanto conta il turismo
sostenibile nelle prospettive
di sviluppo o di rilancio di
questo territorio?
Stiamo cominciando ora. Questo
è sempre stato un territorio di
passaggio, attraversato com'è
dall'autostrada e dalla statale.
Non abbiamo moltissimo da
offrire ma stiamo lavorando per
valorizzare ciò che abbiamo.
In questa direzione vanno
anche gli investimenti per una
sentieristica a portata di tutti,
in particolare delle famiglie,
praticabile anche d'inverno
in quanto ci troviamo a basse
quote.
12 CicloTurismo
Lo stato dei lavori
Alcuni tratti della ciclabile
Ceraino-Borghetto sono già
completati, si può percorrere
come già stanno facendo in
molti, facendo molta attenzione
perché i lavori non sono concusi.
Ad esempio, da Peri è possibile
raggiungere Borghetto d'Avio,
primo paese in provincia di Trento
al confine con il Veneto dove, per
chi sale da Verona, ossia dalla
Val d´Adige, inizia la ciclabile
del Trentino. Il manto stradale è
pronto nel tratto Ceraino-Dolcé
(4 km calcolati su Google Maps a
piedi) ed il tratto Peri-Borghetto
(5,8 km). Vicina è anche l'apertura
del tratto Peri-Dolcé (7,6 km).
L´opera complessiva con tutti
i servizi accessori (piazzole di
sosta, parcheggi, ecc.) sarà
terminata entro la primavera del
2014.
Intanto in destra Adige si lavora
per il completamento delle ultime
tratte della ciclabile Adige Sole,
che hanno la stessa scadenza.
L'impressione però è che arriverà
prima il Comune di Dolcé.
Noi crediamo al turismo eco-sostenibile.
Dobbiamo puntare lì, non abbiamo
molto altro da offrire, pertanto dobbiamo
crederci fino in fondo.
E gli operatori economici, ci credono?
Devo dire che in passato non ho mai
visto grande entusiasmo, ma negli ultimi
anni qualcosa è cambiato, abbiamo visto
sorgere nuovi punti vendita e nascere
alcuni Bed&Breakfast. La mentalità sta
cambiando perché è il turismo a cambiare.
In questo senso la nostra posizione, vicini
al lago ma lontani dal caos, ci è senz'altro
d'aiuto.
Dove andate a cercare le risorse, con
questi chiari di luna?
Stiamo passando al setaccio tutti i bandi
europei o regionali e qualche possibilità
la troviamo. La ciclopista è finanziata per
1,3 milioni di euro da fondi europei e
altri 150 mila li abbiamo messi noi come
amministrazione. Fino ad ora siamo
stati premiati, probabilmente perché ci
abbiamo creduto e per la qualità delle
nostre proposte.
Ma ha anche un valore trasportistico
questa nuova pista? C'è domanda di
bicicletta tra la popolazione?
Bisogna tenere conto che il territorio è
molto lungo, sono 23-24 chilometri e
chiedere di attraversarlo in bicicletta è
improponibile. La pista va bene per la
passeggiata domenicale, per il turista che
del lago si ferma nei nostri Bed&Breakfast
e nelle altre strutture, ma non è la chiave
per spostare mobilità dall'auto alla bici.
Come vi collocate rispetto alla
ciclopista Adige Sole?
La ciclopista del Sole corre in destra Adige;
la nostra a sinistra Adige, per collegarle
mancherebbe un ponte sull'Adige alla cui
realizzazione stiamo pensando assieme
al Comune di Rivoli. Questo è anche il
nostro sogno nel cassetto.
Cioè, quale?
Fare il ponte, che costerebbe circa tre
milioni e mezzo di euro, ci consentirebbe
di collegare le due piste realizzando
l'anello della Valdadige con una
quarantina di chilometri perfettamente
ciclabili. Chissà... anche la pista all'inizio
era solo un sogno.
Rivoli Lo strano caso
della pista “promiscua”
I
n provincia come in città la vita dei
ciclisti è sempre dura. Può capitare,
come è accaduto a numerosi nostri
soci, di pedalare beati lungo un
nuovo lotto della ciclopista del
Sole, direzione Rivoli Veronese,
da poco inaugurato dal presidente
della Provincia in persona, e vedersi
sfrecciare accanto tre scooter. Oppure
vedersi venire incontro un'auto. O
essere accostati da un'automobilista che
chiede: “Scusi ma dove porta questa
strada?”. È accaduto veramente, l'estate
scorsa, ma ve lo possiamo raccontare
solo adesso perché nel frattempo
abbiamo lasciato lavorare la diplomazia
Fiab. Secondo la ricostruzione fatta
dal nostro socio Corrado Marastoni,
qualcuno avrebbe fatto pressioni sul
Comune di Rivoli per riaprire al traffico
motorizzato il tratto Gaium-Rivoli della
predetta pista. Questo qualcuno avrebbe
trovato il cavillo giusto, spuntandola.
Sta di fatto che la segnaletica orizzontale
da gialla è diventata bianca e la pista si
è popolata di automobili e scooter, tra
lo sbigottimento generale. La svolta
arriva soltanto dopo qualche mese, ad
ottobre, quando alcuni soci segnalano
la comparsa di paracarri metallici che
impediscono il transito delle auto.
Che cosa è accaduto? Che la Fiab ha
segnalato il problema in Regione, la
quale stava giusto tabellando quel
percorso ma non si era accorta di nulla.
Poi è andata a parlare col Sindaco di
Rivoli, con il quale si è giunti ad un
chiarimento e ad una soluzione. Ogni
tanto qualcuno ci ascolta! Per una volta
una buona notizia.
•
Bello e ambizioso. Ma qual è, in
generale, la capacità di fare squadra
con i comuni del territorio e con gli
enti sovraordinati?
Avevamo fatto un tentativo alcuni anni
fa presentando il progetto della pista
ciclabile all'interno dei patti territoriali
con la Provincia, che a sua volta fa la
cernita dei progetti migliori e li passa alla
Regione. Ma poi non se ne fece nulla.
•
Vista del Forte di Rivoli
Tratto della ciclabile lungo il canale Biffis
di Michele Marcolongo
Rischiosa retromarcia di un'auto
che ha invaso la ciclabile
CicloTurismo 13
mafia e ladri di biciclette?
Noi li combattiamo cosi'
N
ella fertile campagna tra
Isola della Scala ed Erbé, fra
Tartaro e Tione, c’era una
volta (in realtà non moltissimi
anni fa) una bellissima villa,
circondata da alcuni ettari
di terreno a prato e bosco, dove nitrivano
cavalli e abbaiavano cani, questi ultimi
principalmente per tenere alla larga gli
intrusi. Peccato che tanto ben di Dio fosse
frutto di loschi traffici, tanto da venire
confiscato come bene appartenente alla
criminalità organizzata (leggi mafia).
Ora, tutti sappiamo purtroppo che ci sono
in giro molti ladri di biciclette. Ma cosa
c’entrano le biciclette con i beni confiscati
alla mafia? C’entrano, c’entrano... Anzi, le
facciamo entrare noi. State un po’ a sentire
come, perché è una bella storia.
Dunque: i ladri rubano le biciclette; la
maggior parte spariscono, ma alcune, grazie
al lavoro delle forze dell’ordine e ad un po’
di fortuna, vengono ritrovate e collocate in
un deposito presso la polizia municipale.
I legittimi proprietari hanno un anno di
tempo per reclamarne il possesso, ma molti
non lo fanno. Allora cosa succede? Si tratta
per lo più di bici in cattivo stato, senza
valore di mercato; grazie ad un accordo
con l’Amministrazione comunale di Isola
14
IsolaInBici
I partecipanti della gita ENAIP
della Scala, le bici vengono affidate alla
nostra associazione, che conta un gruppetto
di pensionati in gamba: miracolosamente
sfuggiti alle maglie della legge Fornero,
rinunciano a qualche partita a briscola per
sistemare le bici nella ciclo-officina allestita
presso l’Istituto Professionale ENAIP. E
allora un copertone di qua e un bullone di
là, un freno e una sella, una catena e una
lucidatina finale, e le bici tornano (quasi)
nuove; a volte di due bisogna farne una, ma
il risultato è garantito, grazie all’impegno e
alla competenza dei giovani pensionati. E
adesso cosa farne di queste biciclette?
Torniamo alla bella villa confiscata alla
mafia. Negli anni scorsi il Comune di Erbé
l’ha assegnata ad un gruppo Scout, che nel
2011 vi ha inaugurato la base Airone con
20.000 metri quadrati di terreno e 40 posti
letto, dove vengono ospitati frequentemente
gruppi di visitatori. La base si trova in
mezzo alla natura, posto magnifico ma un
po’ lontano dai centri abitati. E allora quale
miglior sede per collocarvi le bici recuperate?
Promuovere la ciclabilità non è tra gli scopi
della nostra associazione? Ce n’è fino ad ora
una cinquantina e molti gruppi le hanno già
usate per escursioni nel territorio.
Abbiamo detto che la nostra ciclo-officina
ha sede presso l’ENAIP. Sentite cosa
di Alberto Bonfante
racconta un insegnante: “Giovedì 2 maggio
i 19 ragazzi della II Elettronica hanno
trascorso una giornata molto particolare;
nell’ambito di un progetto volto a “fare
gruppo”, a saper risolvere problemi non
codificati ed a prendersi responsabilità, col
loro insegnante, anziché rimanere tra le
mura scolastiche, hanno impegnato la loro
giornata all’esterno, in mezzo alla natura,
a piedi e in bicicletta”. Continua uno
studente: “Abbiamo raggiunto a piedi la
base scout Airone; circa 4 km tra la natura,
costeggiando il Tartaro e guidati da un
volontario di Isolainbici… Con le biciclette
prese a prestito alla base Scout abbiamo
raggiunto – tra romantiche vie di campagna,
sconosciute anche a noi che abitiamo qui
– il bellissimo Parco Due Tioni, ad Erbé,
dove abbiamo discusso e riflettuto sul
tema della collaborazione e della forza
del gruppo”. Di ritorno alla base i ragazzi
hanno provveduto ad accendere un
fuoco e a cuocersi il pranzo sulle braci.
Conclude l’insegnante: “Un’esperienza
alternativa e speciale. Bella la scuola fatta
così! Grazie agli Amici della Bicicletta che
hanno permesso tutto questo”.
Per chi ha creduto in questo progetto
non c’è soddisfazione migliore. Abbiamo
iniziato con la mafia e i ladri di biciclette,
ma – come diceva De Andrè – talvolta dal
letame nascono i fior….
•
La ciclofficina
ROVIGO PUO’ DIVENTARE
UNA CITTA’ PER CICLISTI?
'
È
una domanda che noi della Fiab
Rovigo ci siamo posti mille volte
e che abbiamo posto ai nostri
amministratori. Finora abbiamo
ricevuto solo risposte negative
e spesso indifferenza, i nostri
amministratori comunali non hanno mai
nascosto l'avversione per i ciclisti.
Con il nuovo Piano Generale del Traffico
Urbano di Rovigo siamo davanti ad una
importante opportunità per cambiare la
viabilità, ma soprattutto la vivibilità di Rovigo.
È ovvio che la viabilità cittadina è regolata dal
punto di vista degli automobilisti; la presenza
dei ciclisti è tollerata e mal “sopportata”.
Nonostante negli ultimi anni il traffico
ciclabile sia aumentato considerevolmente,
amministratori e commercianti continuano a
pensare che il rilancio del centro storico passi
solo attraverso la creazioni di parcheggi o
accessi facilitati per le automobili.
Il nuovo PGTU potrebbe rappresentare una
svolta. Una cosa è stata subito evidente: il Piano
sembra aver recepito molte delle proposte e
delle linee-guida che la nostra associazione ha
presentato negli ultimi anni.
Abbiamo sempre chiesto attenzione su alcuni
punti fondamentali:
• Continuità dei percorsi ciclabili.
• Collegamenti di medio raggio tra le frazioni
e il Centro, i quartieri e i poli di Servizio esterni
• La sicurezza degli itinerari ciclabili che
gravitano sulle scuole, sulla stazione ferroviaria,
sull’autostazione e sui principali poli di Servizio.
• Il limite dei 30 km/h in Centro storico.
Ecco cosa presenta il nuovo Piano del Traffico
nelle sue linee generali.
I tecnici autori del progetto hanno rilevato
che a Rovigo ”la bicicletta copre un ruolo
importante come mezzo di trasporto per gli
spostamenti urbani quotidiani nonostante
le attuali dotazioni presentino alcuni aspetti
problematici”. Ci si propone quindi di attuare
degli interventi mirati per completare e rendere
sicura la rete dei percorsi ciclabili. Nel Piano si
nota poi che il traffico ciclistico viene percepito
dagli automobilisti come parte consuetudinaria
della mobilità cittadina in modo tale da regolare
la propria condotta nei confronti delle biciclette
e sovente limitando le criticità dei percorsi.
Si evidenzia la discontinuità degli itinerari più
importanti, fattore che può disincentivare l’uso
della bicicletta per piccoli spostamenti.
Le caratteristiche del centro storico della città
non sono adatte alla realizzazione di piste
ciclabili autonome e separate dalla rete viaria; in
alternativa è sufficiente predisporre un insieme
di misure (segnaletica verticale e orizzontale,
attraversamenti ciclabili, corsie riservate ecc.)
che possono garantire la scorrevolezza e la
sicurezza del traffico ciclistico.
Le offerte di sosta sono inferiori alla domanda
e devono essere ampliate soprattutto in
prossimità delle mete più importanti come
scuole, stazione ferroviaria e delle autocorriere
e edifici pubblici.
È inutile dire che l’Associazione si ritrova in
tutti questi punti. Le osservazioni che abbiamo
presentato sono di carattere tecnico, riguardano
variazioni ad alcuni itinerari individuati
di Manuela Ciccone
all’interno della rete ciclabile, ma nel suo
complesso il Piano nella parte riguardante la
rete ciclopedonale urbana avremmo potuto
scriverlo noi.
È un passo in avanti: dopo anni in cui ci
hanno sempre trattati da sognatori contrari
al progresso, per la prima volta è evidente
che le nostre proposte vengono da una
conoscenza dell’ambiente urbano e dei bisogni
di mobilità dei cittadini. Sicuramente il Piano
del Traffico Urbano troverà molti ostacoli
sia di natura economica che politica, ma la
nostra Associazione cercherà di controllare e
supportare la sua attuazione.
“We are the traffic!”. Siamo convinti che i
ciclisti devono diventare “il traffico” delle
città.
•
AdBRovigo 15
Torna la rassegna diapositive
L
a novità assoluta della prossima
rassegna di viaggi in bicicletta
in giro per il mondo riguarda
la sede delle proiezioni, poiché,
tranne la serata inaugurale,
che si terrà in sala Lucchi, le
successive proiezioni si faranno nella
sala conferenze A. Dall’Oca Bianca di
di Via Trapani 8, Borgo Nuovo. Nella
prima serata Fernando ci racconterà
di un territorio dove Asia ed Europa
s’incontrano tra due mari, dove numerosi
mondi si mescolano in una frontiera tra
Islam e Cristianesimo: l’Armenia.
Successivamente
una
frizzante
compagnia di amici ci condurrà alla
scoperta di un paese meraviglioso,
il Vietnam: dalle montagne svettanti
dell'estremo nord con le sue tribù di
montagna dai vividi colori, al tappeto
verde smeraldo delle risaie del Sud.
La rassegna proseguirà con la
presentazione di un viaggio in solitaria di
Gaetano, che in sella alla sua Princypessa
ha finalmente realizzato un sogno nel
cassetto: ha percorso 3700 Km, da Trieste
a Ventimiglia, abbracciando idealmente
la penisola italiana, per promuovere sia
Programma rassegna 2014
"Viaggiando in bicicletta nel mondo.
L’esperienza cicloturistica diventa racconto”
XXVI Edizione - Serata inaugurale presso sala E. Lucchi, Piazzale Olimpia 3 - Verona
la prevenzione, attraverso l’esempio di
uno stile di vita sano, che la ricerca sul
cancro al seno.
Concluderemo la rassegna in compagnia
di Susanna e Giovanni, con la visione di
immagini di alcune tra le più scenografiche
mete turistiche finlandesi, dove il paesaggio
varia dagli isolotti rocciosi alla campagna
verdeggiante con le pittoresche case di
legno: gli arcipelaghi Turku e Aland.
E allora non resta che darci appuntamento
al prossimo anno!!!
•
di Laura Costantini
Assemblea
dei soci 2014
Sabato 22 Febbraio 2014
inizio alle ore 15.00
Venerdì 7 febbraio 2014 ore 20.45
"Con l’Armenia nel cuore" di Fernando Da Re
Sala Conferenze
Le altre tre serate si terranno alle ore 21.00 presso la sala conferenze
Via Brunelleschi 12 -37128
A. Dall’Oca Bianca di Via Trapani 8, Borgo Nuovo-Verona
Venerdì 21 febbraio 2014
"Hello Vietnam!" di Stefano, Ada, Enrica, Marinella e Sara
Venerdì 7 marzo 2014
"Due ruote lungo le coste italiane" di Gaetano Parise
Venerdì 28 marzo 2014
"Arcipelaghi finlandesi" di Susanna e Giovanni
Ingresso libero a tutte le serate.
16 Agenda
Centro Circoscrizionale dello Stadio
Si discutono il bilancio
e l'attività svolta nel 2013.
Si eleggono le cariche
sociali.
Si parla degli obbiettivi
del nuovo anno.
Partecipa,
la tua presenza è importante!
Zuppa corroborante di aglio
di Paolo Pigozzi
Q
uando posso, cerco sempre di partecipare
alla ciclo invernale, tradizionalissima e ormai
leggendaria gita domenicale che la nostra
associazione offre a chi non si fa intimorire
da nebbie, freddo e galaverna. In verità, e per
fortuna, capita molto spesso che la giornata
(generalmente in gennaio) sia invece caratterizzata da sole
splendente e aria tersa. Pedalare con calma tra i campi e i fossi
della nostra Bassa oppure arrampicarsi sulle lievi pendenze
delle ondulazioni moreniche gardesane è piacevolissimo.
Anche se la punta del naso e delle dita denunciano con
insistenza temperature basse. Per cena, condividete con i pigri
famigliari questa speciale zuppa, adattissima per riscaldare il
corpo e riacquistare le energie spese nella giornata all’aperto.
Non preoccupatevi per la grande quantità di aglio: il sapore
finale sarà gradevolissimo. •
iNGREDIENTI
Acqua
Grossi spicchi d'aglio
1 rametto
Timo
1 rametto
Alloro
Olio extra vergine d’oliva
Pane integrale raffermo
Sale marino integrale
1 foglia
4 cucchiai
4 grosse fette
q.b.
PREPARAZIONE:
Spellate e schiacciate gli spicchi d'aglio e metteteli
nell'acqua leggermente salata. Fate bollire per dieci minuti.
Aggiungete la salvia, il timo e l'alloro. Proseguite la cottura
per non più di cinque minuti. Nel frattempo, preparate nei
piatti le fette di pane e irroratele con un cucchiaio d'olio.
Estraete dal brodo le erbe e l'aglio. Buttate le prime e
schiacciate gli spicchi sul pane. Versate il brodo ben caldo
nei piatti e assaporate questa preparazione straordinaria,
dal sapore fragrante e delicato.
eggendo l'articolo a pagina
10 di Ruotalibera 135
(“Montorio: la ciclabile
disabile”) qualche lettore
sarà
sobbalzato
dal...
sellino. Parlando della pista
ciclabile di Montorio, interrotta a
causa di un cedimento strutturale,
auspicavamo la sua rapida riapertura.
In realtà, quando nei giorni di
metà novembre la nostra rivista
raggiungeva le case degli abbonati, la
ciclabile era già tornata in funzione.
Mobilità
8-10
Salvia fresca
Ciclabile di Montorio:
un chiarimento
L
1 Lt
La Redazione
La discrepanza nasce dal fatto che la
foto e il testo pubblicati descrivono
la situazione che avevamo trovato
a settembre, mese in cui abbiamo
cominciato a scrivere il giornale.
Poco male comunque: non occorre
avere la sfera di cristallo per prevedere
che, in assenza di un serio programma
di manutenzione, la pista in legno
di Montorio continuerà a rompersi
ciclicamente e in punti diversi.
Ma questo è un altro discorso, anzi, è
un altro articolo. •
CiboDaViaggio 17
TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE
SULLA Caccia al tesoro in bicicletta
… E NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE!
O
gni anno gli Amici della
Bicicletta organizzano la
Caccia al tesoro in bicicletta
all’interno del Festival dei
Giochi di Strada Tocatì,
durante il penultimo fine
settimana di settembre.
Da questo numero vi sottoponiamo
alcuni giochi della “Caccia” per il
vostro divertimento. Indovinelli, rebus,
aneddoti, tautogrammi ecc. che potrete
risolvere per allenarvi e magari per il
prossimo settembre riunire la vostra
squadra per partecipare alla 12° edizione
della Caccia al tesoro in bicicletta. Lo
sappiamo, sono facili; ma provate e
scriveteci se vi piace giocare con noi:
[email protected].
Buon divertimento!
di Luigia Pignatti
L’ANEDDOTO CIFRATO A numero uguale corrisponde sempre la stessa lettera. Es.: 22 23= in 22 28 = io 23 28 23 = non
É una poesia sull’andare in bici. Le parole in grassetto sono il titolo.
17
3
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IndovinellI
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6
Vi sottoponiamo adesso alcuni indovinelli su negozi, bar, pizzerie, ristoranti, trattorie ecc.
presenti nel centro di Verona: se non li conoscete basta un giro in centro per trovarle.
1- Sempre buona e colorata, sempre pronta e variegata.
Tanti gusti in tanti modi, sempre ovunque tu la trovi.
Ma se questa vuoi trovare, all’ingrediente hai da puntare:
non è forse il più importante ma sicuro il più abbondante.
Non ci riesci, fai fatica? Ti sarò un po’ più amica,
una strada devi incrociare se in quel posto devi andare.
É la strada di un poeta, a Verona nacque se ne andò
Per raggiungere la Roma lieta ma a Sirmione poi tornò.
Ora basta recitare, forza, andiamo a pedalare!!!
C’è nell’aria un profumino che ho già in bocca un languorino…
2- Ora indovinare dovrete dove
bisogna avere un coraggio da LEONI
per avvicinarsi CON QUIETE
ad acquistare per la casa tante cosette
nel negozio di
3- Chi è la madre che genera i suoi figli e poi li divora quando
sono cresciuti?
Soluzioni misteriose: per l'Aneddoto e gli Indovinelli n. 1 e 3: le troverete sul prossimo numero.
Se volete sapere se avete fatto giusto e non potete aspettate mandate le vostre risposte a [email protected] e vi risponderemo.
Soluzione Svelate: Indovinello n. 2: negozio Frette in Via Leoni.
18 Enigmistica
Nuovi orari treni: che autogol!
La Regione investe nella rete ciclabile ma poi penalizza l'intermodalità
Migliorini: “Così si tarpano le ali al cicloturismo!”
di Michele Marcolongo
D
opo essere stato più volte
annunciato in pompa magna
come una "rivoluzione" del
trasporto su ferro, il nuovo
orario cadenzato dei treni
promosso dalla Regione
Veneto sta rivelando alcune sgraditissime
sorprese almeno per quanto riguarda il
territorio scaligero. Sono infatti spariti i
servizi di trasporto biciclette sulle tratte
Verona-Mantova e Verona-LegnagoRovigo, penalizzando così il nascente
indotto cicloturistico.
Certo, il nuovo orario, entrato in vigore
il 15 dicembre, sarà soggetto a modifiche
e a perfezionamenti in corso d'opera. Ci
sono stati anche dei rinforzi, come sulla
Verona-Venezia, che comunque lasciano
scoperte le fasce del mattino. Vogliamo
pure sperare in qualche errore dettato
dalla confusione del momento a cui verrà
presto posto rimedio. Ma nel momento in
cui scriviamo la situazione è esattamente
questa.
E la rabbia eguaglia lo stupore nel
momento in cui si pensa a tutto quanto
la Regione Veneto, anche con l'aiuto della
Fiab, ha fatto negli ultimi anni per dotare
il nostro territorio di un sistema regionale
di percorsi cicloturistici collegati agli
itinerari europei Eurovelo perfettamente
tabellati. Investimenti che ora vengono
svalutati dalla impossibilità di fruire
dell'intermodalità
treno-più-bici
su
itinerari rilevanti.
Come si può pretendere, ad esempio,
che tutti i cicloturisti di stanza a Verona
si sorbiscano 80 chilometri di andata
e ritorno per pedalare sulla ciclabile
Peschiera-Mantova? Il servizio bici sui treni
locali consentiva di dimezzare la distanza,
facendo scegliere ai cicloviaggiatori se
fare l'andata in bici (40 chilometri è una
distanza a portata di tutti) e il ritorno in
treno o viceversa. La risposta è semplice:
i cicloturisti non si fermeranno a Verona e
non spenderanno qui i loro soldi.
Il servizio biciclette tra Legnago e Mantova
era inoltre di supporto alle escursioni
lungo gli argini dell'Adige, non ancora
sistemati a dovere ma comunque fruibili.
E' singolare che tocchi ad un'associazione
fare di queste osservazioni e che nessun
sindaco del territorio sia ancora insorto
contro tali decisioni. In una nota alla
stampa, Giorgio Migliorini, presidente
di Fiab Verona-Amici della Bicicletta ha
detto: “L'eliminazione di tale servizio
tarpa le ali al cicloturismo, settore in forte
espansione. Grazie agli investimenti in
ciclabili e segnaletica di Regioni e Province
i cicloturisti stranieri aumentano. Con
questa scelta miope, che non sappiamo
nemmeno se comporti risparmi, si
vanificano gli investimenti fatti”.
Non si comprende dunque quale sia la
“ratio” di queste scelte. Immaginiamo
che le risorse siano scarse. Purtroppo
dobbiamo constatare che a scarseggiare
sono anche le idee di sviluppo della rete e
delle relative ricadute economiche e nulle
sono le sinergie fra enti che investono nel
cicloturismo ed altri che lo ignorano. Il
paragone con le vicine Francia, Svizzera,
Austria e Germania è demoralizzante ed è
là che i cicloturisti europei spenderanno i
loro soldi.
•
BiciDenuncia 19
Vedi napoli e poi... seoul
di Melissa Merlin
Respinti da un traffico infernale i ciclisti coreani si esprimono al meglio nel tempo libero
S
e ancora ricorrete al vecchio ed
abusato stereotipo su Napoli
quando dovete descrivere
una viabilità particolarmente
caotica… beh, evidentemente
non siete mai stati a Seoul.
E come darvi torto, visti i costi dei
biglietti aerei. Ma questa è un'altra
faccenda.
Dicevo, forse è il caso che vi aggiorniate
(a meno, naturalmente, che i vostri
interlocutori non sappiano dove si
trova Seoul, nel qual caso potete
continuare a usare paragoni nostrani).
Da quando sono arrivata, circa un anno
fa, ho visto un po' di tutto. Nella lista
dei miei preferiti, troviamo la corsia
per le inversioni a "U" (immagino il
legislatore: «Tanto non c'è modo di
fermarli, meglio regolamentarli…»),
la svolta a destra anche a semaforo
rosso (sottoscritta: «ODDIO, FERMA
FERMA! È ROSSO!!!» autista: «Se non
ci sono pedoni, non c'è problema…»
- schivando un paio di persone), l'uso
interpretativo delle corsie autostradali,
la condivisione quasi hippie dei
marciapiedi da parte di pedoni, auto,
motorini…
Date queste premesse, vengo al punto:
come se la passano i ciclisti?
Se parliamo di viaggi casa-scuola
o casa-lavoro, di uso quotidiano e
sistematico della bicicletta come mezzo
di trasporto alternativo, se la passano
male.
20
BicinelMondo
Sotto la mia finestra passa una strada
piuttosto importante, fiancheggiata su
entrambi i lati da una pista ciclabile
di tutto rispetto, ma gli utenti sono
piuttosto scarsi. Non dico che non si
vedano ciclisti in giro, ma solitamente
i tragitti non sono particolarmente
lunghi. Qualcuno prende la bici per
andare da casa alla stazione della
metro, qualche signora magari ci va al
mercato, ma niente di più.
Del resto, tra i rischi che si corrono
ad andare per strada, e lo stile di vita
del coreano medio poco compatibile
con il pendolarismo ciclistico (enormi
distanze tra i quartieri, orari infernali),
come dargli torto?
Aggiungiamoci anche una topografia
particolarmente ostica, e l'insuccesso è
assicurato (altro che Roma e i sette colli!
Pare che qualcuno abbia conficcato
delle montagne in modo casuale nei
punti più svariati della città).
Questo, però, non impedisce ai coreani
di amare le biciclette. I negozi di bici
abbondano. Le pubblicità in metro
hanno la stessa esposizione di quelle
delle auto o dei telefoni o dei vestiti, e
mostrano gente particolarmente "cool"
in sella a dei gioielli di tecnologia
e stile. Spesso i fidanzati per i loro
appuntamenti galanti scelgono di
farsi un giro su due ruote - magari un
romanticissimo tandem…
E devo riconoscere che la municipalità
di Seoul cerca di incentivare in vari
modi questa passione.
Se è vero che le strade non sono
il luogo migliore per pedalare, è
altrettanto vero che il lungofiume è il
paradiso del ciclista. Sulle sponde del
fiume Han, che attraversa la città da Est
a Ovest, sono stati ricavati numerosi
parchi dotati di aree di sosta, spazi per
l'attività fisica, negozi e bar, nonché,
naturalmente, percorsi pedonali e
ciclabili. Trafficati quanto le strade
cittadine! Attenzione ad attraversare,
se non volete essere travolti da un'orda
di ciclisti!
Link utili:
http://www.riverguide.go.kr/eng/
In questi parchi, poi, si trovano anche
numerosi punti per il noleggio delle
bici: la tariffa parte da 3.000 won
all'ora (circa 2,1€) per il modello base.
Con un prezzo così onesto, ho dovuto
approfittarne! Che meraviglia vedere lo
skyline della città dalle rive del fiume,
immersi (o quasi) nella natura!
Una rete di piste ciclabili corre lungo i 4
maggiori fiumi del Paese. Due di queste
piste, collegate da un altro percorso
montano, permettono di percorrere i
600 km che dividono Seoul da Busan
(la seconda città della Corea, a Sud)
interamente su due ruote.
Rimanendo in città, invece, i ciclisti
hanno la possibilità, nel fine settimana,
di trasportare le biciclette nelle carrozze
di testa e di coda della metropolitana,
rendendo più semplice il tragitto da
casa a… beh, ovunque abbiano scelto di
andare! Tra gli irriducibili vanno molto
le bici pieghevoli, che permettono di
aggirare il limite temporale e di portarsi
appresso il mezzo ogniqualvolta ne
abbiano voglia.
Quindi, in fin dei conti, loro "ci
provano". C'è un certo margine di
miglioramento, indubbiamente, ma ci
mettono dell'impegno. 7+ !.
•
BicinelMondo 21
giro d'italia lungo le coste
di Gaetano Parise
27 giorni in bici, in solitaria, da Trieste a Ventimiglia
S
abato 5 ottobre 2013 ho
concluso, con l’arrivo a
Grimaldi di Ventimiglia, la
pedalata in solitaria lungo le
coste italiane. Dalla partenza
a Trieste sono trascorsi 27
giorni e quasi 3.700 Km, distanza che mi
ha permesso di abbracciare idealmente la
penisola italiana.
Il sogno era nel cassetto da qualche anno
e la progettazione è iniziata circa un anno
fa.
Conformista per necessità, randagio per
natura, l’autunno scorso ho aperto il
computer, ho visualizzato la mappa della
Penisola e ho cominciato a conteggiare
quanti chilometri potesse essere lunga la
mia idea. Tempo a disposizione un mese:
ce la posso fare.
È così che la mattina dell’8 settembre 2013
mi sono trovato in piazza Unità d’Italia a
Trieste con la mia Princypessa, una tenda
e due borse che hanno contenuto tutto il
necessario per l’impresa.
Esperienza
praticamente
nulla,
incoscienza da vendere ed allenamento
quanto basta, anche se per un viaggio così
l’allenamento lo si fa “in itinere”.
Pronti e via che si va.
Giorno dopo giorno, chilometro dopo
chilometro, sono sceso sempre più a Sud
tra statali che assomigliano a circuiti di
Formula 1 (leggi statale Romea) e brevi
ciclabili litoranee, attento a stare non
troppo a destra per evitare forature o uscite
indesiderate oltre il ciglio stradale e non
troppo oltre la striscia bianca per evitare
di fare la fine del moscerino, finché giunto
22
RaccontidiViaggio
finalmente in Salento ho cominciato a
rilassarmi. Fino ad allora solo il Conero e
il Gargano mi hanno permesso di godere
veramente del panorama, salita di Vieste
che porta a Mattinata a parte, quella la
ricordo per altri motivi (chi l’ha fatta
spingendo un centinaio di chili sa di cosa
parlo).
Arrivato a Santa Maria di Leuca cambio
mare e dentro di me sento di aver
raggiunto un primo traguardo. Mi fermo,
scatto le foto di rito sul punto in cui svetta
una mega bandiera italiana e ne approfitto
per fare una pausa.
Mi aspetta lo Ionio con l’omonima statale
che altro non è che una SS16 Adriatica
con uno “zero” tra le due cifre. Insomma
cambio circuito automobilistico.
La tappa di metà percorso si avvicina
e quando ci arrivo è sabato, sto per
concludere la seconda settimana di viaggio
e mi trovo a dover percorrere altrettanti
chilometri. Si mescolano sentimenti
opposti, ma le gambe non ascoltano i
miei pensieri e continuano a mulinare
sui pedali. Ed è così che arrivo a Le
Castella (KR), un vero gioiello che ha pure
battuto un record mondiale regolarmente
omologato con tanto di trasmissione Rai
per aver cucinato la più grande zuppa di
pesce. Dal 1998 è tutt’ora imbattuto.
Per arrivare a Reggio di Calabria ci
vorranno altri due giorni. Quando fermo le
ruote a Villa San Giovanni ho a sensazione
di essere idealmente arrivato, in realtà è il
secondo traguardo intermedio.
Ora mi aspetta il Tirreno, decisamente
più nervoso per i continui saliscendi e le
numerose temute gallerie.
Vibo Valentia, Diamante. Arriva una
telefonata: “Vieni ad Ischia?”.
Dopo un attimo rispondo che avrei
richiamato.
Ischia è fuori dai miei programmi, devo
rivedere le tappe, devo organizzare
i chilometraggi. Insomma mi ha
destabilizzato, però il bello del viaggio
in solitaria è anche la libertà di cambiare
in un attimo gli orizzonti. Richiamo. Ho
deciso, vado e la prendo come una piccola
ricompensa per i chilometri fatti fin lì.
Passo la Campania, il Lazio e la Toscana.
La Liguria è l’ultima delle 13 regioni che
mi ero prefissato di attraversare e comincia
il conto alla rovescia. Ultima settimana,
ultimi cento chilometri, ultima notte.
Finish. Mi trovo ad attraversare il confine
con la Francia. Davanti a me Menton e la
Costa Azzurra.
Giro a malincuore la bici salutando
un ciclorandagio sessantenne della
Repubblica Ceca che mi annuncia ad alta
voce che sta proseguendo verso la Spagna.
Sembra quasi un segno celeste che mi
dice che il viaggio potrebbe continuare,
però bisogna sapersi accontentare e il
giro completo dell’Italia può bastare per
sentirsi soddisfatti.
Non si è trattatato né di una scommessa,
né tantomeno dell’ambizione di finire
in qualche annuario, di farmi un nome.
Niente di tutto questo. La lunga pedalata
è stata, sia per me stesso che per gli altri,
un’esperienza introspettiva e una raccolta
fondi per la ricerca contro il tumore al
seno.
Incontrare ogni giorno persone stupende,
anche per i pochi minuti di una sosta,
ha contribuito ad arricchire questa
avventura che mi ha visto abbracciare
idealmente l’intera penisola italiana, un
vero e proprio Giro d’Italia. La cosa che
mi è mancata di più? La possibilità di
condividere le emozioni a fine giornata,
ripensando alle difficoltà appena superate
e alle sensazioni entusiasmanti provate
in particolari momenti, quelle sensazioni
che solo viaggiando a venti chilometri
all’ora si possono provare.
La scelta della bicicletta non è stata casuale
perché, essendo un mezzo di trasporto
ad impatto ambientale zero, restituisce
contemporaneamente benefici in termini
di benessere psicofisico e di salute per
la nostra Terra. L'autonomia energetica
dei dispositivi elettronici è stata garantita
dallo Zaino Solare che ha permesso
dunque un'ulteriore ecosostenibilità del
viaggio, mentre il mezzo di trasporto mi è
stato fornito da Princycles di Verona.
Adesso inizia la “fase due”, quella della
diffusione del messaggio dell’importanza
dello stile di vita (alimentazione, attività
fisica) e della cura dell’ambiente che ci
circonda, mediante incontri a Verona e
nelle province circostanti oltre che nelle
scuole, perché non voglio che l’esperienza
appena terminata rimanga fine a se stessa.
Inoltre questo mio viaggio mi ha dato
delle sensazioni così intense da farmi
vedere le cose da un diverso punto di
vista, ed è anche per questo che tornare è
stato più difficile che partire. La soluzione
a questo malessere è quella di fare in
modo che il viaggio non si concluda, ma
che abbia una sua continuità, appunto,
mediante la trasmissione dei valori che
ho interiorizzato in un mese di strada
solo con me stesso.
•
RaccontidiViaggio 23
Riquewihr
Colmar
Colmar
alsazia:VIGNETI, CICOGNE E…TANTE SALITE
La ciclo vacanza estiva dell’Adb veronese
N
ell’Olimpo degli dei romani
(come pure in quello greco)
c’era un personaggio con
l’eterno sorriso sulle labbra
e l’aspetto un po’ ebbro:
Bacco, il dio del vino. Era
un dio minore, venerato per alcune
generazioni sino a quando Roma non
decise di vietarne il culto per evitare le
immancabili degenerazioni delle feste in
suo onore, i cosiddetti baccanali. Ebbene
Bacco non poteva certo immaginare
che, duemila anni dopo, quella lontana
regione della Gallia conquistata da Cesare
che oggi prende il nome di Alsazia,
sarebbe diventata uno dei suoi reami
più vasti: un idilliaco scenario di colline
rivestite da viti, punteggiato da invitanti
cantine piccole e grandi.
Un documento ufficiale – non mi è
dato sapere dove e quando ritrovato
– fa risalire il primo impianto di viti in
Alsazia ad una data ben precisa: il 222
dopo Cristo. In 1800 anni la vite ha
soppiantato nella zona ogni altra coltura
Cappella di Notre-Dame du Haut
24
RaccontidiViaggio
e il vino costituisce la fonte economica
primaria e il volano per le molte attività
correlate e il turismo.
È stato questo il palcoscenico della
ciclovacanza estiva degli Amici della
Bicicletta di Verona, ideata e condotta
da Guido Dosso. Un successo di
partecipazione senza precedenti, con un
pullman strapieno (54 persone) e persino
qualcuno che si è accodato con la propria
auto pur di pedalare in compagnia lungo
quei meravigliosi tracciati.
Ne valeva la pena.
Da Verona partiamo di sera – come sta
diventando consuetudine – e arriviamo a
Strasburgo nella mattinata successiva. Una
giornata intera – a piedi – per incantarci
davanti alla Cattedrale, per vivere la
animatissima piazza, per deliziarci sulle
rive della Piccola Francia, per ammirare
le case a graticcio,i “ponts couverts” con
le tre massicce torri, l’avveniristico museo
di arte moderna, per finire alla sera con lo
spettacolo “ sons e lumieres” davanti alla
facciata di “Notre Dame”.
Prima tranquilla biciclettata la domenica,
con l’imperdibile visita del quartiere
ultramoderno sede delle istituzioni
europee; una sgambata sulla pista dei
forti, un’occhiata all’orangerie e -per un
gruppetto ristretto- l’attraversamento
del Reno sulla passerella ciclopedonale,
inaugurata due anni fa, con sosta
“mangereccia” in Germania.
La vera ciclovacanza comincia lunedì, da
Strasburgo a Barr. Lungo il canale della
Bruche primo contatto con le cicogne, poi
una pioggia violenta ci costringe a trovare
ripari di fortuna. Il sole torna presto ed
eccoci a Molsheim dove ci accoglie una
di Adalberto Minazzi
riproduzione monumento di una vecchia
Bugatti da corsa; poi a Rosheim con la
chiesa del 1100 e la casa romanica, quindi
alla deliziosa Obernai, un tripudio di case
colorate e di fiori. Saliamo a Heiligenstein
per apprezzare la prima ampia visione
delle colline viticole e quindi tuffo su
Barr. Visitiamo la cittadina il mattino di
martedì prima di avviarci verso Colmar,
meta della seconda tappa.
Il percorso ci porta alla chiesa romanica
di Andlau e alla terrazza panoramica di
Itterswiller con la sua enorme botte.
Saliscendi continui e poi ci si divide. I
più grintosi affrontano la salita che porta
all’enorme castello di Haut Koenigsbourg.
Otto km impegnativi ma castello e
panorama fanno dimenticare il fiatone.
Gli altri proseguono su un percorso
non proprio facilissimo e ci ritroviamo
tutti nei pressi di Colmar. Purtroppo le
soste e le difficoltà della tappa ci hanno
fatto perdere due appuntamenti troppo
importanti. Li recuperiamo all’indomani
in quello che doveva essere il giorno
di sosta. Cosi, dopo aver visitato nella
mattinata la splendida cittadina con la
deliziosa Piccola Venezia, in pullman
torniamo indietro per l’incontro con
le cicogne e gli “uccelli pescatori” nel
parco di Hunawihr e per percorrere le
incantevoli stradine di Riquewihr.
Il giorno successivo si parte da Colmar
per Thann. La lunga salita del Ballon
d’Alsace divide ancora il gruppo. In una
decina scelgono di affrontare il “mostro”
(“È stata dura, ma uno spettacolo
indimenticabile” è stato il commento)
mentre gli altri si gustano gli ultimi
paesetti alsaziani: Turkheim , Eguisheim,
Strasburgo. Il ponte ciclopedonale sul Reno
con un giro interno delle mura da libro
delle favole, Rouffiach dove si dà l’addio
alle cicogne.
Thann merita l’oscar per la miglior
colazione. La lasciamo dopo aver visitato
l’incredibile portale della cattedrale con
ben 180 figure scolpite. Il paesaggio
cambia, appaiono i primi campi di
granoturco, la vite è scomparsa, la
strada è più facile con qualche bel
tracciato nel bosco. Arriviamo presto a
Belfort e, lasciate le biciclette, il bravo
e disponibilissimo autista ci porta col
suo mezzo a visitare, a Ronchamp, la
cappella di “Notre Dame du Haut”,
un’invenzione di Le Courbusier, creata
sul luogo di una chiesa pellegrinaggio
distrutta dalla guerra. Emozionante. Il
complesso è completato dall’originale
convento ideato e realizzato da Renzo
Piano. Quasi incredibile che un paesetto
sperduto della Franca Contea possa
ospitare altissime opere di due dei più
grandi architetti della nostra epoca. In
serata salita a piedi alla fortezza di Belfort
con il grande Leone, simbolo della città,
illuminato da luci cangianti.
Ultima tappa per raggiungere Besançon.
Piove o non piove? Le previsioni sono
pessime ma al momento della partenza
c’è un pizzico di sole. Saliamo in sella.
Dieci km e poi una pioggia sferzante.
Raggiungiamo a fatica
il paese del primo
appuntamento
con
il fidato pullman,
carichiamo le bici e
rotta verso il traguardo
finale. Il tempo ci
prende in giro e,
una volta arrivati a
Besançon, ci regala
un pomeriggio di
sole. La ciclovacanza
finisce, così come
era cominciata, in
maniera anomala: con
una lunga passeggiata
a piedi lungo le vie
della città. Le bianche
case e le piazze del
centro storico, l’arco di
Augusto, la cattedrale,
l’imponente
fortezza
sono i protagonisti
delle ultime fotografie.
E cala il sipario.
Un’altra bella avventura
si è trasformata in un
incancellabile ricordo.
Eguisheim
I partecipanti alla gita
•
RaccontidiViaggio 25
Tavola e pedali: tre giorni
sull'Appennino modenese
di Francesca Gonzato
Tra sassi d'arenaria e antichi borghi, ciliegi e castagni, gnocco fritto e borlengo
Rocca di Vignola
I Sassi di Rocca Malatina
Pieve di Trebbio
26
RaccontidiViaggio
S
e si esplorano le terre emiliane
può anche capitare di faticare sui
pedali, come è successo a noi in
questa tre giorni di fine settembre
nell'Appennino modenese, ma è tale
la ricompensa che si riceve quando
ci si siede a tavola che ogni stanchezza sparisce
come d'incanto: tortellini e ravioli fatti a mano,
fettuccine ai porcini, gnocco fritto, tigelle e
borlengo, salumi squisiti e un bicchiere di buon
lambrusco riconciliano con la vita. Forse non
è politicamente corretto parlare prima di tutto
di cibo nel rievocare un viaggio in bici, ma mi
sembra doveroso sottolineare che i pranzi e le
cene riservatici sono stati momenti memorabili.
A ciò va aggiunto che alcuni di noi hanno
avuto persino il privilegio di partecipare ad un
corso rapido di preparazione della pasta fresca
fatta a mano, tenuto con abilità professionale
da Imperia, la proprietaria della pensione dove
alloggiavamo, abituata ad impastare 200-300
uova alla settimana!
Reso il doveroso omaggio alle delizie della tavola
emiliana va subito chiarito che la nostra breve
ciclovacanza è stata ricca anche di attrattive
paesaggistiche,
architettoniche,
culturali,
che abbiamo apprezzato a pieno grazie a
Franca, insegnante in pensione e appassionata
conoscitrice della sua terra, che è stata con
noi in tutti i momenti significativi della nostra
esplorazione.
Abbiamo visto spuntare da lontano, immerse nel
verde boschivo, le guglie di arenaria dei Sassi
di Rocca Malatina, le abbiamo raggiunte, ce ne
sono state descritte le caratteristiche geologiche,
siamo saliti con una breve arrampicata a piedi
sulla più elevata, il Sasso della Croce, e abbiamo
goduto un amplissimo panorama.
Abbiamo visitato l'isolata Pieve di Trebbio, i
borghi di Montecorone, Montalbano di Zocca,
Samone, Castellino delle Formiche. Franca ce ne
ha narrato le vicende storiche e ci ha guidati ad
osservarne interessanti dettagli architettonici.
Ci siamo immersi in una natura austera ed
accogliente allo stesso tempo, in riva al fiume
Panaro, tra i ciliegi di Vignola, nei boschi di
querce e castagni dell'Appennino.
Abbiamo pedalato su ciclabili pianeggianti, su
Sul Sasso della Croce
strade asfaltate a poco traffico dalle
impennate a volte impegnative, su
carrarecce sterrate che si trasformavano
a tratti in sentieri sassosi che mettevano
a dura prova il nostro equilibrio... ma
niente paura, nessun AdB disdegna di
scendere di sella e proseguire a piedi
quando necessario!
Periodo: da venerdì 27 a domenica 29
settembre 2013
Territorio: la parte centro-orientale
della provincia di Modena, dal
capoluogo verso l’Appennino al confine
con la provincia di Bologna (comuni di
Spilamberto, Vignola, Guiglia, Zocca)
Tappe:
I - Dal Duomo di Modena alla Pieve di
Trebbio (Km 50 di cui 11 su sterrato Dislivello in salita m 600 circa)
II - Ciclo-trekking intorno ai Sassi (Km
30 di cui 8 su sterrato - Dislivello in
salita m 800 circa)
III - Il Percorso Natura lungo il Panaro
(Km 50 di cui 25 su sterrato - Dislivello
in salita m 200 circa)
Difficoltà: medio-impegnativo,
soprattutto per le frequenti salite, brevi
ma ripide, e per i numerosi tratti di
sterrato anche a fondo naturale
Viabilità: quasi sempre su piste
ciclabili, percorsi ciclo-pedonali sterrati,
sentieri forestali e strade campestri
Partecipanti: 31 ciclisti
Accompagnatori:
Massimo Muzzolon e Gian Paolo Mazzi
Nella cripta della Pieve di Trebbio
Particolare
Abbiamo visitato un'acetaia nella
giornata
delle
Acetaie
Aperte,
scoprendo che il vero aceto balsamico
di Modena, frutto di lavoro annoso e
paziente, è tale solo se supera controlli
severissimi... e che delizia assaggiato
su bocconi di parmigiano!
Abbiamo anche affrontato la pioggia
intensa e i ritardi dei treni nella
giornata di domenica, ma questi
inconvenienti li abbiamo già relegati
nel dimenticatoio, mentre ricordiamo
molto bene l'allegro clima d'amicizia
nel quale abbiamo vissuto queste
giornate alla scoperta di un altro
bell'angolo d'Italia.
•
LA PISTA CICLABILE MODENA – VIGNOLA
È una pista in sede propria interamente pianeggiante e asfaltata lunga 22 chilometri dalla
periferia sud di Modena al centro di Vignola. Realizzata negli anni ’90 dalla Provincia di
Modena con la collaborazione dei comuni interessati sul tracciato ferroviario dismesso
nel 1972, conserva ancora gli edifici delle stazioni, i caselli e le massicciate ai lati delle
quali si sono formate delle verdeggianti siepi naturali. Fa parte dell’itinerario ciclo-turistico
europeo Eurovelo 7 ed è raggiungibile dal centro di Modena seguendo la segnaletica lungo
le piste ciclabili cittadine.
IL PERCORSO NATURA DEL FIUME PANARO
È un percorso a fondo sterrato ricavato sulla sponda sinistra del fiume Panaro costituito
da un sentiero praticabile anche in bicicletta a patto di montare ruote adeguate e di non
percorrerlo dopo recenti piogge. Si sviluppa dalla periferia est di Modena fino alla località
di Casona nel comune di Marano sul Panaro per una lunghezza di 35 chilometri. Ideato con
l’obiettivo di valorizzare un ambiente fluviale degradato e di invogliare i cittadini a praticare
una sana attività fisica all’aperto, il tracciato presenta numerose valenze naturalistiche e
paesaggistiche.
Link di approfondimento:
http://www.provincia.modena.it/page.asp?IDCategoria=7&IDSezione=814&ID=64575
IL PARCO DEI SASSI DI ROCCAMALATINA
Si estende sulla colline prospicenti il Panaro nei comuni di Marano, Guiglia e Zocca e ha
una superficie di circa 2300 ettari. Istituito nel 1988 dalla Regione Emilia Romagna, tutela
un ambiente ricco e diversificato caratterizzato da colline argillose su cui emergono le
straordinarie guglie di arenaria dei Sassi, rilievi naturali di oltre 70 metri di altezza con
pareti ripide e dirupate. La vegetazione è quella tipica della media montagna, con boschi
di querce e castagneti intercalati ad ampi spazi coltivati. È attraversato da una fitta rete di
sentieri segnalati e numerati, tutti di facile percorribilità per escursionisti a piedi, a cavallo
o in mountain-bike.
Link di approfondimento: http://www.parcosassi.it/
RaccontidiViaggio 27
Con L'armenia nel cuore
"
Fernando, perché hai abbandonato
il tuo amatissimo Nord?” La
domanda mi è stata posta da più
di qualcuno abituato a vedere o
leggere le mie descrizioni dei viaggi
in questi Paesi. Mi mancherebbe in
effetti, Capo Nord, potrei completare un
quadro di grande valore. Ma la Norvegia,
con la sua bellissima Rallerweg e i suoi
splendidi fiordi, alla mia età, mi dava
qualche pensiero. O l’avrebbe dato a
qualcuno a casa. Devo dire in questa sede
che l’Armenia fu quasi una chiamata. Da
quando Dino, amico dell’associazione il
Cicloviaggiatore me ne parlò e il nostro
Guido mi procurò un volume e un
itinerario su Google map, il pensiero di
visitare quel luogo non mi abbandonò
più. Pellegrini e viandanti, eserciti e
commerci, migrazioni e religioni sulla
antica via della seta mi apparivano ogni
tanto e mi chiamavano. Mi lasciai sedurre.
28
RaccontidiViaggio
E nessuna delle aspettative risultò in
seguito deludente.
Da prima la valle del Debed: stretta, erosa
custodisce segreti che l’Unesco ha portato a
livello di Patrimonio dell’Umanità: Aktala,
Gehard, Sanahin, Odzun, Kobair. Antichi
luoghi sacri che la mano dell’uomo ha
costruito non senza il divino intervento.
Altopiani e rilievi dove i fiori ascoltano la
musica dei mille insetti protagonisti.
Il lago Sevan, mille chilometri quadrati
che sembrano una grande nuvola colorata
in un immenso cielo più che una grande
distesa d’acqua.
Il Passo Selim, crocevia di mille
civiltà, dove il più ben conservato
caravanserraglio non poteva godere di
luogo migliore per lasciare che genti di
ogni stirpe si riposassero e potessero
raccontarsi o inventarsi il mondo che non
era stato ancora rivelato a tutti.
Tatev e Karahunge, dove il mistero rimane
di Fernando Da Re
ancora tale dopo 6000 anni tra pietre con
strani fori puntate verso le stelle.
La pianura dell’Ararat dove il monte
dell’Arca è ancora simbolo di pace per un
Paese che lo ritiene “proprio” pur inserito
in confini “nemici”.
Khor Virap il monastero simbolo
dell’Armenia, esultanza e dolore per
questo popolo, in faccia al monte
sacro. Qui visse prigioniero Gregorio
l’Illuminatore che trasformò l’Armenia nel
primo Paese cristiano della Storia.
Yerevan, città in grande espansione, dove
le cose da visitare e ricordare sono molte
di più di quelle che cito: il museo del
genocidio, la sede del Katolilos o papa
Armeno a Echmiadzin, il Matenadaran la
“biblioteca” che custodisce i più antichi
manoscritti al mondo, il monumento per
il 50° anniversario del Soviet dell’Armenia
divenuto museo dentro e fuori, in alto e
in basso.
Geghard, il monastero rupestre scavato nella roccia che custodiva la lancia che
trafisse il costato di Cristo, portata in quel luogo dagli apostoli Taddeo e Bartolomeo.
Attorno e dentro a tutto questo, l’Armenia presenta il suo volto universale di grande
generosità e ospitalità. Un Paese che tiene dentro di sé e cura senza rumore le ferite
sofferte. E vive (o sopravvive) nel limite di quanto altri paesi limitrofi lo lascino in
pace, con un po’ di agricoltura, di allevamenti ed ora con un rinnovato turismo
più consapevole. Ma soprattutto con le rimesse dall’estero dei suoi figli che nella
diaspora hanno saputo trovare il movente di nuova fraternità e solidarietà verso
Madre Armenia.
Ma non dovevamo parlare di cicloturismo? Forse è l’ultimo pensiero che hanno
gli operatori turistici o non lo hanno affatto. Però è bello pensare e trasmettere
con queste poche righe, a chi vuol andare a visitare questo Paese su due ruote, che
non incontrerà nessun pericolo, che il percorso, pur se aspro per buche e tombini
mancanti o per dislivelli importanti, renderà mite l’animo per gli incontri con la
gente, con il paesaggio e con il respiro divino che aleggia in ogni luogo sacro.
•
Scheda di viaggio:
Compagno di viaggio Enzo Pellegrini .
Aereo con bici al seguito:
Verona,Roma,Tblisi (Georgia) e ritorno.
Tappe: I - Tblisi-Ayrum km. 80
II - Dzor-Alaverdi km. 50
III - Alaverdi- Dilijan km. 100
IV - Dilijan-Martuni km. 100
V - Martuni-Yeghegnadzor km.65
VI - Yeghegnadzor – Ararat km. 100
VII - Ararat - Yerevan km. 80
Yerevan-Tblisi in treno
Negozi di biciclette solo nelle due capitali,
strade spesso dissestate, pernottamenti
possibili con attenta programmazione, non
senza sorprese. Un viaggio consigliato a tutti
ma in bicicletta adatto a chi sa muoversi in
piena autonomia da solo o a ridottissimo
gruppo.
Quando il viaggio diventa un libro
Questo viaggio di Fernando Da Re è diventato
un libro: “Con l’Armenia nel cuore” con
prefazione del Console Onorario della
Repubblica Armena Pietro Kuciukian, il quale
scrive:
“Titolo veramente appropriato e significativo,
è un diario di viaggio che mi ha coinvolto e
commosso. Pensavo che questo dipendesse
dal mio essere armeno, ma poi ho capito,
leggendo queste pagine, che certe sensazioni
appartengono all’uomo, ad ogni uomo che si
ponga nella condizione di viandante, aperto
all’ignoto, più che alla condizione di pellegrino
alla ricerca di conferme. É questo che
Fernando Da Re è riuscito a trasmettermi”.
Il libro verrà presentato durante la serata
inaugurale della Rassegna diapositive
“Viaggiando in bicicletta nel mondo” (vedere
riferimenti a pag. 16). Il programma della
serata prevede la proiezione di un video
e l’intervento di ospiti e giornalisti che
aggiungeranno notizie sull’Armenia, paese
quasi sconosciuto a molti ma ricco di storia,
di cultura e di segreti.
RaccontidiViaggio 29
PAROLE salvifiche e ALBERI da SALVARE
Nuova strage di alberi all'Arsenale.
Le norme ci sono, perché non vengono rispettate?
I
L'Arsenale
l verde pubblico […] indica luoghi
riconoscibili che danno identità alla
città e che la gente sente e vive come
emblema della qualità della vita.
Mentre fino alla metà del secolo
scorso parchi e giardini svolgevano
per lo più un ruolo di decoro e ornamento
delle città, oggi hanno un'importanza
fondamentale per le molteplici funzioni
climatiche,
di
difesa,
estetiche,
ricreative e culturali che svolgono.
Ad essi vengono riconosciute funzioni
urbanistiche e sociali ed un ruolo di
educazione ambientale fondamentali nel
miglioramento della qualità della vita
nell'urbe.
Queste parole giacciono in un cassetto che
aspetta da troppo tempo di essere aperto.
Sono parole che , assieme a quelle dell'art.
9 della nostra Costituzione, eviterebbero,
o almeno sicuramente limiterebbero,
l'ecatombe di alberi che sta trasformando
la nostra città in un deserto di cemento.
Sono le parole contenute nelle ”Norme per
la gestione, la salvaguardia e l'incremento
dei giardini e del patrimonio verde
pubblico“ , approvate con deliberazione
di Giunta Comunale n. 266 del 24
30 BiciDenuncia
maggio 2007 e mai passate dal Consiglio
Comunale per l'approvazione.
La nostra città nel giro di pochi anni
ha perso una quantità smisurata di
verde, quando invece avrebbe dovuto
incrementarlo per mitigare almeno in parte
l'inquinamento che la attanaglia e la pone
ai primi posti della triste classifica negativa
sulla qualità dell'aria.
Voglio citare, per non perderne memoria,
i più recenti e i più cospicui abbattimenti:
almeno 90 alberi alla Stazione Porta
Nuova, più di 150 alla Caserma
Passalacqua, almeno
150 al Boschetto,
300 pioppi adulti
alle ex Cartiere, 127
in Circonvallazione
Torbido, senza contare
i 12 ippocastani
di Stradone Santa
Lucia, i 16 magnifici
esemplari di Piazza
Corrubbio, i 4 cedri
del Libano di Corso
Milano, la doppia
alberatura di un
buon tratto di Viale
della Repubblica, il
Testo di Valeria Rigotti
Foto di Paola Mosconi
Disegni di Marco Cazzavillan
pioppo nero secolare di Castelvecchio; e
non dimentichiamo la ventata di crudeltà
contro le piante dell'Arco dei Gavi; il
disboscamento di Forte del Chievo e
l'abbattimento delle piante della Caserma
Martini. Tra gli ultimi “nati” il taglio di
numerosi grossi esemplari arborei. per far
posto alla nuova maternità dell'Ospedale
di Borgo Trento: ma non bisognava
piantare un albero per ogni nuova nata o
nuovo nato?
L'elenco di questo accanimento è parziale
e incompleto; può tuttavia dare l'idea
dell'entità della strage, quasi sempre
perpetrata per far posto a case e parcheggi
per lo più inutili e inutilizzati. Voglio
ricordare che si tratta di piante che per
diventare così hanno impiegato non meno
di 30/40 anni. Una generazione.
L'ultimo aggiornamento di questo funebre
elenco è particolarmente pesante: si tratta
del gravissimo abbattimento degli alberi
de l'Arsenale: 20 ippocastani, un grande
olmo, si salva per ora forse il mastodontico
pioppo, il tutto per far posto all'ennesimo
parcheggio.
Ma, sempre citando le “Norme”, il verde
urbano non è solo vegetazione ma anche
“suolo, acqua, aria, luce, spazio, arte,
cultura e tradizioni”.
Non a caso a Losanna per esempio, nella
vicina Svizzera, i luoghi della giustizia, il
Tribunale Cantonale e quello Federale
sono immersi nel verde, l'uno dentro un
Viale della Repubblica
L'Arsenale in abbandono
parco e l'altro sulla collina. E portano la
scritta: “Lex Iustitia Pax” , come a dire che
la pace comincia da lì. E assieme alla pace
la libertà, come testimoniavano durante la
Rivoluzione Francese gli alberi piantati in
ogni piazza.
Oggi e qui tutta un'altra cosa invece: gli
alberi non sono considerati “organismi
viventi […] cui viene attribuito un
valore ambientale, culturale, storico ed
economico”,ed ogni volta che intralciano
gli appetiti economici di questa nostra
povera città vengono tolti di mezzo. Salvo
poi assicurare le cittadine e i cittadini che
“L'area comunque, a lavori ultimati, sarà
ricoperta di verde e si trasformerà in un
nuovo polmone verde per la città”, come
si legge a pag. 13 de L'Arena di martedì 12
novembre 2013 nell'articolo “Parcheggio
Arsenale, “strage” di ippocastani”. Ma
la stessa ignobile bugia è stata ripetuta
a proposito di Passalacqua, di piazza
Corrubbio e via e via con i risultati di
desertificazione che sono sotto gli occhi
di tutti. Non ci vuole molto infatti a capire
Ospedale di Borgo Trento
che sopra un parcheggio, per ben che
vada, può esserci posto al massimo per
qualche cespuglio.
Questo succede in città. Ma se allarghiamo
lo sguardo alla provincia scopriamo che
in 40 anni lottizzazioni edilizie, strade,
capannoni industriali hanno mangiato
25 mila ettari di suolo agricolo. E nel
Veneto la situazione non è certo migliore.
Proprio per svegliare le coscienze contro
questo consumo dissennato di suolo
don Albino Bizzotto, fondatore dei Beati
Costruttori di Pace, ha fatto nello scorso
agosto uno sciopero della fame di 16
giorni, continuato poi a staffetta in molti
luoghi del Veneto. Qui a Verona è nato
“DigiunoTerritorio”
(digiunoterritorio.
blogspot.it) che ancora prosegue lo
sciopero ogni mercoledì e a cui 20 realtà
hanno dato il proprio sostegno, tra cui
anche gli Amici della Bicicletta.
Ma non basta.
Io penso che sia di estrema urgenza
l'approvazione delle Norme: avremmo
così delle regole che impedirebbero
a chicchessia di eliminare
impunemente il verde cittadino
considerato a stregua di fastidio.
Dice infatti la premessa: “Tutti
gli interventi sulle aree verdi
pubbliche comprese le nuove
progettazioni,
realizzazioni
e gli interventi di recupero
ambientale, le attività di
manutenzione (abbattimenti,
sostituzioni,
diradamenti
e
potature,
trattamenti
fitosanitari), gli interventi
di ripristino dovuti a lavori
pubblici o privati, gli scavi e
lavori IN PROSSIMITA' DI
ALBERI, DEVONO ESSERE ESEGUITI
IN OSSERVANZA DELLE PRESENTI
NORME e in accordo con CdR Strade
Giardini e Arredo Urbano”. Ma quante
Passalacqua, e Corrubbio e Boschetto
e Arsenale avrebbero salvato queste
salvifiche norme??
Ne consiglio la lettura piacevole e
istruttiva: si possono trovare sul sito del
Comune (!), settore Ambiente, Parchi e
Giardini; vi si può leggere come potrebbe
essere la nostra città. E poi?
E poi svegliamo le nostre coscienze e
uniamoci tutte e tutti per farle finalmente
approvare dal Consiglio Comunale.
Le “Norme” ci salveranno.
•
Pane e cemento
«La cementificazione dei suoli del Veneto
riguarda anche i terreni più fertili [...]
72 milioni di mq persi all'anno di Suolo
Agrario Utilizzato negli anni Ottanta
97 milioni mq/anno negli anni Novanta
182 milioni mq/anno dal 2000 in poi.[...]
Il Veneto è la regione più cementificata
d'Italia. [...] già oggi non ha più
l'autosufficienza alimentare.»
Dall'audizione nel Consiglio Regionale
del Veneto di don Albino Bizzotto.
(digiunoterritorio.blogspot.it)
Il "Verde"
- Il “verde” va inteso come luogo per la
conservazione dei caratteri della città e
per la creazione di identità nelle aree che
ne sono prive
- Il “verde” va progettato con pari dignità
di ogni altro ambito urbano costruito
- Il “verde” va curato come realtà che per
sua essenza abbisogna di manutenzione
puntuale e costante a cominciare dal
giorno dopo la sua realizzazione dalle
“Norme per la gestione, la salvaguardia e
l'incremento dei giardini e del patrimonio
verde pubblico”.
BiciDenuncia 31
RaccontiDiViaggio
El canton del Bepo - Mobilità in cambiamento
Fra un paio di mesi, se tutto va per il verso giusto, comincerò
Quello sostenibile, naturalmente.
una nuova fase della mia vita, lasciando il ruolo di Direttore
Lasciare il posto ad altri, soprattutto alle nuove generazioni,
della Fiab ad altri, spero più giovane, e tornando a fare il
è indispensabile per tenere il passo con il rapido
volontario.
cambiamento planetario in atto, altrimenti finiremo per
Autorottamazione? Nemmeno per sogno!
perdere la sfida con i paesi emergenti, che evolvono a
Ho sempre creduto nella necessità del cambiamento e parto
velocità doppia della nostra.
da me, coerentemente, convinto che questo atto porterà
Non dobbiamo aver paura a lasciare i posti che occupiamo.
dei miglioramenti alla mia vita (ridandomi un po’ di tempo
Spesso, anzi, questo gesto si rivela fondamentale per
privato) e quella della Fiab, che avrà un nuovo Direttore, più
migliorare la qualità della nostra vita. E stiamo sicuri che
motivato, più preparato e, spero, anche più giovane di me.
quando lo spazio sarà libero, arriverà qualcuno, bravo
Ci sono, naturalmente, quelli che non sono d’accordo con
almeno quanto noi, ad occuparlo.
questa scelta, perché credono di più nella continuità. Ma
Come succede con il traffico cittadino: lo spazio lasciato
questo che era un valore nelle società dei secoli scorsi, in cui
libero da un’auto verrà occupato da una o da più biciclette,
i cambiamenti avvenivano con molta lentezza, oggi diventa
come c’insegnano le città dove la mobilità nuova ha vinto
un freno al progresso.
la sfida.