n°1 36 Periodico della FIAB Amici della Bicicletta per una città possibile di Verona - Onlus nuovo codice della strada la proposta di revisione anci promette di migliorare la vita ai ciclisti Iniziative aDb la nuova rilevazione "ciclista illuminato" mobilità la città studiata con i cittadini assemblea annuale evento ruota libera consuntivo 2013 programma 2014 premiazioni soci "ricominciamo da una festa" bici nel mondo racconti di viaggio vedi napoli e poi... seoul - alsazia - appennino modenese RUOTALIBERA numero 136 - rivista bimestrale - gennaio/febbraio 2014 (anno XXX n.1) - Poste Italiane S.p.A. - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art.1, tabella B, comma 1, DCB V 3 4 IL PUNTO Programma 2014 Consuntivo 2013 12 13 CICLOTURISMO Intervista al Vicesindaco di Dolcè Rivoli e la pista promiscua 5 INIZIATIVE AdB Ciclisti (poco) illuminati 14 ISOLA IN BICI Mafia e ladri di biciclette? 6 7 INIZIATIVE FIAB Proposte nuovo codice della strada Come può cambiare la città 8 MOBILITA' La città studiata con i cittadini 17 22 AdB ROVIGO - Piano della mobilità 24 26 AGENDA 2014 28 CIBO DA VIAGGIO 30 Zuppa corroborante di aglio 10 11 VITA ASSOCIATIVA Ricominciamo da una festa Serata Project Financing 17 MOBILITA' Rettifica ciclabile Montorio 18 ENIGMISTICA Gli Amici della Bicicletta aderiscono a: 15 16 19 BICI DENUNCIA Nuovi orari treni 20 BICI NEL MONDO - Seoul 32 FIAB: (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) RACCONTI DI VIAGGIO Giro d'Italia lungo le coste Alsazia Appennino Modenese RACCONTI DI VIAGGIO - Armenia BICI DENUNCIA - Alberi Arsenale EL CANTON DEL BEPO ECF: (European Cyclists Federation) European Cyclists Federation Indirizzo e orari sede DIRETTORE RESPONSABILE: Elena Chemello Amici della Bicicletta onlus - Piazza S.Spirito, 13, 37122 Verona Lunedì - Mercoledì - Venerdì: ore 16.00-19.00 - Tel./Fax: 045 8004443 Abbonati a Ruotalibera Diventerai socio degli Amici della Bicicletta-Onlus, come? > Vieni in sede: Piazza S.Spirito, 13 oppure > Fai un bonifico su uno dei nostri conti correnti: Composizione: Martina Brighenti ([email protected]) cc postale n.11560372 intestato a RUOTALIBERA Piazza S.Spirito, 13 - 37122 Verona c/c bancario intestato a FIAB - AMICI DELLA BICICLETTA - ONLUS c/o Unicredit Banca SpA Ag. Piazza Erbe -VR - cod. IBAN: IT83 M 02008 11710 000040099139 c/c bancario intestato a FIAB - AMICI DELLA BICICLETTA ONLUS c/o Banca Popolare di Verona - Ag. Piazza Erbe - VR cod. IBAN: IT83 O 05034 11703 000000037232 Adesioni 2014 Socio ordinario Socio familiare* e Socio giovane** Socio sostenitore Famiglia da 4 persone (1 ordinario e 3 familiari) Famiglia da 5 persone (1 ordinario e 4 familiari) � 22 � 10 cad. � 35 � 47 � 52 *chi ha già un familiare convivente iscritto. Una copia di Ruotalibera per tutta la famiglia. **chi non ha ancora compiuto 25 anni. La quota comprende L’ASSICURAZIONE RC DEL CICLISTA che copre i danni eventualmente causati andando in bicicletta nelle 24 ore 2 Indice Redazione: Michele Marcolongo, Bepo Merlin, Francesca Gonzato, Donatella Miotto, Anna Berra, Fernando Da Re, Luciano Lorini, Valeria Rigotti, Foto di copertina: tratta dall’archivio dell’Associazione Hanno collaborato: Francesco Avesani, Alberto Bonfante, Manuela Ciccone, Laura Costantini, Luigia Pignatti, Melissa Merlin, Gaetano Parise, Adalberto Minazzi, Paolo Pigozzi, Paola Mosconi, Marco Cazzavillan Raccolta pubblicitaria: Luciano Damiani Utilizzazione libera dei testi citando la fonte Stampa: CIERRE Grafica s.c. a r.l. Caselle di Sommacampagna - Verona Reg. trib. di Verona n. 664 del 16.9.1985 Tiratura 3300 copie stampato su carta ecologica T.C.F. (sbiancata senza l’uso di cloro) Editore: “Amici della Bicicletta - Onlus” Piazza S.Spirito, 13, 37122 Verona Tel./Fax: 045 8004443 e-mail: [email protected] internet: http://www.amicidellabicicletta.it Il Punto di Giorgio Migliorini Programmi 2014 130 eventi in un anno vi sembrano pochi? Sono quelli che troverete nel programma 2014. Ci saranno gite per tutti, facili e impegnative, nei giorni feriali e festivi. Ciclovacanze brevi e lunghe. Iniziative varie. Faremo più banchetti ed iniziative collegate alla FIAB triveneta e nazionale. Novità dell’anno sono le serate che si affiancano ai tradizionali corsi serali. Si parlerà non solo di bici ma anche di altro: salute, paesaggio, proiezioni, musica. Questi eventi si svolgeranno tutti nella nuova sede che speriamo possa diventare sia un luogo di aggregazione serale che un punto di riferimento culturale per soci e simpatizzanti. L’assemblea e le serate di “Viaggiando in bici nel mondo” si terranno in sale della 3^ Circoscrizione zona stadio e Borgo Nuovo. Questo favorirà la partecipazione di chi risiede fuori Verona. Tutta questa offerta di eventi non piove dal cielo. Alle spalle c’è il lavoro di tanti volontari, soci come gli altri, che dedicano una quota del loro tempo all’associazione. Questo concetto l’avevo espresso già due anni fa: l’associazione è a tua disposizione tutti i giorni dell’anno, ciascun socio dedichi all’associazione almeno un giorno. Se facciamo così le cose andranno sicuramente sempre meglio. Per quanto riguarda le prospettive a livello nazionale c’è qualche speranza. Si è creato un gruppo parlamentare trasversale a favore della bici. Inoltre l’ANCI, associazione dei Comuni italiani, spinge per una modifica del Codice della Strada a favore di pedoni e ciclisti. La FIAB è a stretto contatto con entrambi. Anche qui gli esiti dipendono dalla nostra “forza contrattuale”. Quanti più tesserati la FIAB avrà tanto più sarà ascoltata. Non basta dire e fare cose giuste, occorre anche essere in tanti. Da qui un caldo invito a rinnovare la tessera. Penso che con i 22 euro di costo non ci siano altre associazioni che offrano: l’assicurazione responsabilità civile verso terzi, una rivista locale ed una nazionale, una bella sede, un programma ricchissimo! Inoltre il nome FIAB dovrà sempre più imporsi a livello nazionale superando le denominazioni locali delle varie associazioni. I temi dominanti sia veronesi che nazionali saranno come sempre la salute, la sicurezza dei ciclisti con iniziative dal “Pedala che ti passa” al “Ciclista illuminato”. Vogliamo anche sicurezza per le nostre bici. Speriamo che si concretizzino sia il parcheggio custodito in Stazione sia la marcatura delle bici. • IlPunto 3 Il Punto di Giorgio Migliorini Consuntivo 2013 É tempo anche di tirare le somme sull’anno come il Lions club Cangrande, segno passato. Abbiamo cambiato sede per i motivi che voi che anche in ambienti che a noi tutti sapete. Nei giorni di apertura si nota un calo di sembrano distanti c’è una sensibilità presenze forse dovuta alla diversa posizione. Di sera verso la salute e la qualità della vita invece la sede ampia e ben riscaldata si rivela un che possiamo condividere. ottimo luogo per gli incontri dei gruppi vacanze. Alcuni problemi restano irrisolti, Abbiamo perso qualche socio, si sentono gli l’età media dei soci non cala ma effetti della crisi ed alcune delle sezioni soffrono questo forse è un problema anche per mentre altre realtà come Isola della Scala sono la FIAB nazionale. É anche difficile in piena espansione. Le ciclovacanze vanno fidelizzare i soci, ogni anno abbiamo sempre bene e sostanzialmente ci consentono di un forte numero di soci che si iscrive mantenere aperta la sede. Forse si è persa un po’ per la prima volta e non rinnova negli di visibilità ma in primavera siamo stati frenati e anni successivi. condizionati da un tempo veramente ostile. Credo che non si ricordi a memoria Rapporti con il Comune: d’uomo un momento c’è stato qualche disgelo, cui la bici goda di Abbiamo mantenuto in maggiore popolarità. per la prima volta da anni Le vendite di bici in l’assessore Corsi si è fatto la collaborazione 26 Paesi dell’Unione vedere a “S.I.N.D.A.C.O.!” con Università e Europea hanno ed anche ci siamo presentati stabilmente superato insieme in occasione della il Dipartimento di quelle di auto. conferenza stampa sul progetto Prevenzione dell'Ulss M o l t i s s i m e della ciclabile di Porta Nuova. pubblicità sono legate Personalmente credo che 20 e stretto rapporti alla bici come modello bisogna sempre confrontarsi con un’ associazione positivo, diversi settori con gli amministratori. Resta come il Lions club della popolazione la comunque chiara la marginalità della bici nella visione, ammesso Cangrande, segno che stanno riscoprendo per che visione ci sia, della viabilità anche in ambienti che quello che è: un mezzo di questa amministrazione. pratico e salutare, Anche quando si realizza a noi sembrano distanti adatto a quasi tutti, per qualcosa la sensazione è che si c’è una sensibilità muoversi nell’ambito di dipingano delle strisce per terra qualche chilometro. verso la salute e la senza uno studio di ciò che si Per contro purtroppo molti ciclisti assumono va a realizzare e una cura dei qualità della vita che dettagli. Per essere chiari nella possiamo condividere. c o m p o r t a m e n t i “indisciplinati”. bicicletta al comune di Verona A parte le luci il cui non uso non ci crede quasi nessuno! E quando non si crede nelle cose i risultati saranno sempre mediocri. appare inspiegabile, troppe volte vedo Infatti nella classifica fra 75 città europee sul manovre azzardate dei ciclisti sui trasporto pubblico, Verona (L’Arena, 14 dicembre marciapiedi e nei sensi unici. Se in qualche caso le infrazioni 2013, Indagine Agenzia Europea Ambiente) si colloca al 70° posto, ultima fra le città italiane. Il sono la risposta ad assurde limitazioni 65% dei veronesi ha pure affermato di spostarsi (in piazza Cittadella vi è una corsia preferibilmente con proprio veicolo privato, il preferenziale per i bus lunga 20 55% in auto e il 10% con il proprio moto, contro metri vietata alle bici) spesso molte infrazioni sono gratuite con il risultato il 13% dei parigini e il 19% dei londinesi. di alienarci la simpatia di molti. Inutile commentare! Abbiamo mantenuto la collaborazione con Cerchiamo almeno noi soci di darci l'Università e il Dipartimento di Prevenzione una regolata! dell'Ulss 20 e stretto rapporti con un’associazione > • 4 IlPunto ciclisti (poco) iLLUminati di Michele Marcolongo Elaborazione dati: Luciano Lorini Ancora troppe le bici in circolazione senza adeguata illuminazione. Q uasi i tre quarti dei ciclisti (il 70%) continuano a circolare di sera per le strade della città privi di una adeguata illuminazione. Quelli in regola con il Codice della Strada, che prescrive le luci (anteriore e posteriore) e i catarifrangenti ai raggi, restano un'esigua minoranza: solo il 6,8%. Unica nota positiva: scende nettamente, dal 58% al 52%, la quota di ciclisti “completamente spenti”, cioè privi di qualsiasi dispositivo di illuminazione. Questo il risultato della nuova rilevazione “Ciclista Illuminato” effettuata dai volontari AdB mercoledì 27 novembre ai quattro varchi della città storica (Ponte Nuovo, Ponte della Vittoria, Viale Piave e Castelvecchio). Una rilevazione che, lo ricordiamo sempre, non vuole avere nessuna pretesa di scientificità ma è senz'altro indicativa di una cattiva abitudine da parte dei ciclisti, da un lato, e della trascuratezza da parte dell'amministrazione dall'altro lato. Sì, perché il dato 2013 è sostanzialmente in linea con quello degli anni precedenti, ciò a significare che, malgrado i ripetuti appelli al Comune, nel corso del tempo non è intervenuta alcuna azione efficace in grado di arginare un gravissimo fattore di rischio per la sicurezza stradale. Non chiediamo multe, chiediamo efficaci azioni di sensibilizzazione e di TAB1 educazione stradale: moltissimi ciclisti sono inconsapevoli del pericolo a cui vanno incontro viaggiando senza luci. La campagne degli Amici della Bicicletta, con i volantini multilingue, i banchetti, i presidi ai varchi, da sole non bastano. Serve che le istituzioni locali e in particolare il Comune mettano in campo la loro credibilità per correggere i comportamenti scorretti. > Il dato 2013 è sostanzialmente in linea con quello degli anni precedenti. Oltre il 70% dei ciclisti circola di sera privo di un'adeguata illuminazione Ecco i dati delle rilevazioni: Ciclisti contati. I 1.083 passaggi registrati quest'anno sono meno dei 1.383 del novembre 2012 e di più dei 926 del novembre 2011. Tali variazioni sono fortemente legate alle temperature: più sono rigide, meno sono i ciclisti in circolazione. Uso delle luci. Quasi i tre quarti dei ciclisti (circa 70%) continuano a circolare senza adeguata illuminazione. Un dato pesantissimo, solo parzialmente confortato dalla netta diminuzione di quelli che viaggiano completamente spenti, passati dal 58% del 2011 al 52% di quest'anno, e dall'aumento di quelli poco illuminati passati invece dal 13,7% al 18% (per “poco illuminati” si intende che usano almeno uno dei quattro dispositivi previsti dal Codice della Strada: luce anteriore, luce posteriore, catarifrangenti ai raggi e casacca alta visibilità). Stabili i ciclisti quasi illuminati, ovvero quelli che usano entrambi le luci ma non i catarifrangenti ai raggi: dal 25,9% al 23,2%. Sempre rispetto al 2011 e 2012 aumentano invece al 6,8% i ciclisti illuminati cioè perfettamente in regola con il Codice della Strada, il quale prescrive entrambe le luci i catarifrangenti ai raggi. Ma è evidente che si parla ancora di un'esigua minoranza. Fra questi una piccola quota di ciclisti illuminatissimi che usano anche la casacca alta visibilità, non obbligatoria in ambito urbano. • Legenda Tabella: 1 - Senza luci, catarifrangenti e casacca (non obbligatoria in città) 2 - Quasi spenti (solo uno tra luce o catarifrangenti o casacca) 3 - Entrambe le luci (ma senza catarifrangenti sui raggi) 4 - Luci (entrambe) e catarifrangenti sui raggi (come da Codice) 5 - Luci (entrambe),catarifrangenti e casacca (più che in regola!) Ciclista Illuminato: Confronto 2012/2013 IniziativeAdB 5 Immobile da decenni, eppur si muove La bozza di modifica al CdS proposta dai sindaci italiani rivaluta il ruolo della bici nelle città N otizia bomba! L’ANCI ha proposto alla Commissione Trasporti del Ministero una bozza di modifica al Codice della Strada che rivaluta sostanzialmente il ruolo della ciclabilità nel contesto urbano, riattribuendole il rispetto e la dignità che sicuramente merita. Un annuncio importante, una svolta decisa verso la modernità. Dalle premesse del documento alle proposte concrete, questa bozza è un vero libro dei sogni per chiunque, come noi, da lungo tempo sta proponendo una visione di città migliore e possibile. Vediamo. Anzitutto, la dichiarazione sul primato della mobilità sostenibile come principio ispiratore del Codice revisionato, con la massima attenzione sulla salvaguardia della salute e della sicurezza. Conseguentemente, l’affermazione di principio che ricolloca la bicicletta a pieno titolo tra i mezzi di trasporto, con pari dignità. E questo già basterebbe, in quanto è proprio sui principi ispiratori che poggia tutta l’attività legislativa. Ma la bozza va oltre con molte proposte concrete. Tra quelle maggiormente apprezzate da noi ciclisti vi è senz’altro l’estensione del limite di velocità dei 30 chilometri orari in tutti i centri urbani. Un provvedimento facile, che dovrà evidentemente essere accompagnato da un’adeguata campagna di sensibilizzazione ed educazione del cittadino (si pensi che già tutto il Centro Storico veronese è Zona 30, ma pochissimi la rispettano). > 30Km/h nei centri urbani, infortunio in itinere, sensi unici eccetto bici le principali novità Un’altra modifica importante prevede il riconoscimento da parte dell’INAIL dello spostamento casa-lavoro in bici nel caso di infortunio in itinere, un argomento che Fiab propone da molti anni all’attenzione delle Istituzioni. L’introduzione “ufficiale” (alcuni comuni hanno già provveduto in deroga, sull’esempio delle città europee) dei sensi unici “eccetto bici”, soddisfa un altro desiderio molto sentito dai ciclisti, che vorrebbero poter decidere liberamente il loro itinerario, fluendo “come l’acqua”, lungo il percorso più breve (e veloce). > Rivoluzione è l’ottica nuova con cui si guarda alla bici, vero cardine della mobilità urbana di Luciano Lorini e Michele Marcolongo invece null’altro che un’opportunità. Le case avanzate, sono le linee di arresto riservate alle bici davanti alle auto in coda ai semafori negli incroci più trafficati: consentono una più rapida ripartenza al verde (che può essere dedicato e leggermente anticipato) e di non dover respirare le emissioni degli scarichi. Già visto in Europa, è utile, ci piace e costa poco. Due provvedimenti squisitamente normativi sono: la cessazione del diritto di inserire nei regolamenti condominiali il divieto di accesso alle bici nei cortili e negli spazi comuni e lo spostamento dell’onere della prova al soggetto meno vulnerabile, in caso di incidente. Altre due proposte nella stessa bozza di modifica ci lasciano un po’ perplessi: le ancora non ben definite previsioni dell’obbligo di costruire corsie ciclabili in continuità sul lato destro delle strade urbane e prevedere parcheggi a spina sulla corsia sinistra sembrano delineare interventi piuttosto complessi, sicuramente costosi e talvolta impossibili, specialmente nei centri storici. Il rischio che le difficoltà possano costituire degli alibi a pensare e realizzare interventi più semplici e sostanziali è concreto. Per i Centri storici abbiamo le Zone 30 e le ZTL, istituiamole e facciamole rispettare, semplicemente. Analogamente, la cessazione dell’obbligo di uso della pista ciclabile, consentirà ai ciclisti di scegliere se utilizzarla o meno, togliendo alla pista (specie quando mal progettata o inefficiente) il ruolo di ghetto dove rinchiudere i ciclisti e considerandola Collegamenti: • Cosa cambierà?: http://www.bikeitalia.it/2013/10/31/verso-il-nuovo-codice-della-strada-cosa-cambiera-per-i-ciclisti/ • La proposta: http://www.bikeitalia.it/2013/11/04/il-testo-integrale-della-bozza-anci-con-le-proposte-di-modifica-al-codice-della-strada/ • Il sito Fiab e #SIC per il riconoscimento dell’infortunio “in itinere”: http://www.bici-initinere.info 6 Mobilità In Rete si fa un gran parlare di questi argomenti e non mancano i punti interrogativi. Fra tutti il principale (la posizione degli scettici): dal momento che l’ANCI è composta dai sindaci dei vari comuni italiani, come mai certe proposte, già concretamente attuabili praticamente ad ogni latitudine, non sono state adottate da parte degli stessi comuni che oggi le propongono a più alto livello? Proviamo a rispondere noi, con una punta di ottimismo, che forse non tutto quanto oggi osserviamo è necessariamente frutto di cattiva volontà o mala fede; spesso si tratta “solamente” di ignoranza o leggerezza. Più semplicemente, guardiamo avanti: c’è un tempo per ogni cosa e forse, qui in Italia, oggi, è arrivato il Tempo della Bici. Ci passo o non ci passo? Ecco alcuni esempi pratici di come potrebbe cambiare la viabilità cittadina se le proposte dell'Anci andassero in porto. Partiamo con il senso unico in via Anfiteatro (immagine 1), una strada che molti ciclisti usano per raggiungere Ponte Nuovo attraverso Via Stella in direzione dei quartieri di Nord-Est. Provenendo da Piazza Bra, ad un certo punto, la via è sbarrata da cartelli di divieto di accesso che deviano il ciclista verso Stradone Maffei. Eppure la via sarebbe larga a sufficienza per consentire il controsenso ai ciclisti. A restringere la carreggiata ci sono soltanto il parcheggio motorini sulla destra nella foto (ma ce n'è un altro appena 20 metri prima) e a sinistra l'ampio plateatico del bar all'angolo. Tra l'altro questa disposizione ci dà la cifra delle priorità dei progettisti del Comune di Verona. Si dirà: ma che cosa costa ai ciclisti prendere un percorso alternativo? Facendo due calcoli con Google Maps, si nota che i percorsi alternativi sono molto più lunghi. Quello che dall'Arena arriva a Ponte Nuovo via Corso Portoni Borsare e Piazza Erbe misura circa 1,1 chilometro. L'altro, che parte sempre dall'Arena e passa da Stradone Maffei e Lungadige Rubele misura 1,2 chilometri. In linea retta, invece, il traguardo dista appena 700 metri. Molti ciclisti, dunque, se ne infischiano del divieto e continuano a passare di lì malgrado i cartelli. Si dice che i ciclisti sono come l'acqua, in quanto scelgono sempre il percorso più breve. Ma certe amministrazioni sono refrattarie come il coccio... Moderare non fa rima con scialare Far rispettare i limiti di velocità sulle strade urbane non è soltanto questione di mettere un cartello di limite e un vigile a fare le multe. Se davvero vogliamo portare a 30 chilometri orari il limite di velocità nei centri urbani, come avviene all'interno delle Ztl, dobbiamo dotarci di armamentario davvero “pesante”. Il che naturalmente non vuol dire disseminare la città di dossi killer, ma ridisegnare lo spazio urbano più a misura d'uomo e un po' meno di automobile. L'esperienza ormai accumulata in decenni di interventi nel campo della moderazione del traffico ci insegna a dosare elementi come i dossi artificiali, le rotatorie, la pavimentazione stradale in rilievo, le serpentine e i restringimenti della carreggiata in maniera da accompagnare l'automobilista a moderare naturalmente l'andatura. A volte si tratta di interventi piuttosto onerosi come quello in immagine 2, che è stato realizzato in Borgo Venezia all'incrocio tra via Campagnia e via Caliari. Ma non dobbiamo dimenticare che moltiplicare il numero di pedoni e ciclisti (dunque piste ciclabili e aree pedonali) rappresenta di per sé un potente fattore di moderazione del traffico. 1) Via Anfiteatro: ciclista affronta un furgoncino • 2) Intervento realizzato all'incrocio tra via Campagna e via Caliari in Borgo Venezia Mobilità 7 la città studiata con i cittadini La Valutazione Ambientale Strategica (VAS) quale processo per la formazione di Francesco Avesani di un Piano Urbano della Mobilità (Sostenibile) efficace. Ingegnere, esperto di mobilità sostenibile Cos'è la VAS? Strumento utile o mero adempimento normativo? L a Valutazione Ambientale Strategica (VAS) di un piano o di un programma può essere letta come uno strumento di supporto e indirizzamento delle scelte attraverso l'analisi degli impatti, che agisce sia nella fase di costruzione del piano (ex-ante) sia durante e dopo la sua attuazione attraverso un apposito piano di monitoraggio (ex-post). Il percorso della VAS è entrato solo recentemente nelle procedure della pianificazione con la Direttiva 2001/42/ CE e il D.Lgs. 152/2006 ma la sua applicazione non è molto diffusa nei settori della mobilità urbana. Generalmente la scelta di accompagnare con la VAS un Piano Urbano della Mobilità è volontaria, e pertanto virtuosa, da parte di un'Amministrazione. Nella sua interpretazione “letterale”, la VAS si occupa di valutare gli effetti delle scelte di progetto sull'ambiente, anche attraverso momenti di partecipazione codificati dalla norma, ma il suo significato può essere esteso ed arricchito fino a rendere la VAS uno strumento per una auto-valutazione di sostenibilità complessiva di un piano, e quindi anche sotto i profili sociale, economico, amministrativo, ecc. La partecipazione delle consultazioni, delle osservazioni, delle domande e delle risposte in stanze separate può così elevarsi dentro un processo di VAS a vero e proprio ascolto sociale, contributo fattivo al successo del piano nel momento in cui chi vive tutti i giorni la mobilità di una città può evidenziarne le problematiche e può suggerire e discutere le scelte in assemblee pubbliche, gruppi di lavoro, strumenti web, ecc. Nell'attuale sistema di mobilità “autocentrico” il diritto di muoversi cozza 8 Mobilità con i diritti individuali e collettivi alla salute, alla sicurezza urbana, alla qualità e alla vivibilità dei quartieri. Un buon piano dovrebbe dare ad una città ed ai suoi abitanti l'opportunità consapevole di potersi muovere in modo intelligente riducendo le esternalità negative sull'ambiente e sulla collettività. La VAS, quando ben fatta, va quindi vista più come un processo utile per dare efficacia, coerenza ed organicità ad un piano che non come un (palloso) adempimento normativo. La VAS del PUM: il caso del Comune di Rovereto. Il Comune di Rovereto ha approvato nell'aprile 2013 un PUM, redatto dalla società CAIRE – Urbanistica, interpretato in modo innovativo con un percorso di ascolto sociale e una VAS. Una delle scelte più discusse anche a livello politico da anni riguarda la realizzazione di una nuova infrastruttura denominata “Tangenziale Ovest” di Rovereto, una sorta di variante all'asse storico della S.S.11 che attraversa la città da nord a sud. Il progetto in discussione prevederebbe di bypassare completamente la parte centrale dell'abitato di Rovereto dallo svincolo dello stadio a Nord fino alla zona industriale a Sud con la realizzazione di due nuovi ponti sull'Adige e lo spostamento in galleria di un tratto dell'autostrada A22 che verrebbe utilizzato come sede della nuova strada. L'applicazione della VAS con le valutazioni di una serie di indicatori di natura trasportistica non ha portato a ridimensionare il ruolo della Tangenziale Ovest, da molti inizialmente vista come la possibile panacea dei problemi legati al traffico veicolare di Rovereto, a causa di diversi fattori: - la reale entità del traffico di attraversamento della città, stimato in un 15-17%; - l'orizzonte temporale di apertura della nuova infrastruttura (medio-lungo termine) che si è pragmaticamente messo in relazione con il previsto aumento della popolazione e del relativo nuovo traffico veicolare indotto, tale da ridurre i benefici di uno spostamento dei flussi veicolari “all'esterno”; - i costi stimati per la sua realizzazione (200 milioni di euro?); - l'inefficacia rispetto ad una riduzione generale dei flussi veicolari (vero obiettivo della mobilità sostenibile, che non è quello di un loro mero spostamento su nuova viabilità!), ottenibile solo attraverso strategie e misure finalizzate al cambiamento della ripartizione modale degli spostamenti (modal split) verso sistemi di trasporto più sostenibili. La scelta alla fine è stata politica e dettata anche dalla carenza di risorse economiche provinciali, dalla volontà del “non gigantismo” espressa dall'Amministrazione e dalla convinzione di poter attuare nel breve termine politiche efficaci e meno costose per la fluidificazione del traffico veicolare ma anche per la sua riduzione attraverso una promozione forte della mobilità sostenibile, ciclopedonale in primis, una politica di progressiva chiusura del centro storico con un'adeguata strategia per la sosta di attestamento sulla sua cintura, la moderazione del traffico e le isole ambientali. Pianificare la mobilita' in modo efficace... anche a Verona? Possono sicuramente essere predisposti ottimi Piani della Mobilità senza relativa VAS. Ciò che conta, oltre ai contenuti, è l'approccio, che dev'essere aperto e partecipativo e non esclusivamente tecnicistico, strategico e lungimirante ma non per questo irrealizzabile o insostenibile economicamente, multidisciplinare e rivolto alla dimensione sociale e ambientale e non prettamente trasportistico. E la VAS, in questo senso, può rappresentare la formalizzazione corretta di questo approccio, in grado di rendere un PUM un piano che possa davvero contribuire efficacemente da un lato allo sviluppo armonico e sostenibile della città dall'altro al bene-stare dei suoi cittadini. Il Comune di Verona aveva commissionato un Piano Urbano della Mobilità, mai adottato, nei primi anni 2000, i cui contenuti sono stati poi ripresi in parte nella VAS del PAT approvato nel 2006. Vale la pena ricordare quanto riportato nell’art.77 delle norme del PAT a proposito del PUM: “La verifica sulle concrete condizioni di fattibilità delle previsioni contenute nel PAT, relativamente alle infrastrutture ed ai sistemi di trasporto per la mobilità urbana, è affidato al Piano Urbano della Mobilità (PUM)”. Che non esiste. L'Amministrazione di Verona dovrebbe ritenere intelligente, ancor prima di doveroso e prioritario, dotare la città di un Piano Urbano della Mobilità. Il nuovo modello di pianificazione della mobilità che si sta imponendo in Europa (SUMP, Sustainable Urban Mobility Plans) è basato su un approccio partecipativo che coinvolga cittadini e stakeholders, un impegno da parte delle Amministrazioni verso la sostenibilità attraverso politiche integrate, un set di obiettivi e strategie chiari, efficaci e misurabili. Per farlo potrebbe anche invitare a sedersi attorno a un tavolo anche i Comuni di cintura per definire le politiche di area vasta, così come auspica l'Europa promuovendo i SUMP. • Mobilità 9 Franco Anderloni Flavio Filini ricominciamo da una festa! di Bepo Merlin Il Premio “Amico della Bicicletta” 2013 a Franco Anderloni e Flavio Filini L e ricorrenze annuali scandiscono il trascorrere degli anni. Superata la trentina, la nostra Associazione è in piena giovinezza e si avvia con immutata energia verso la maturità. Siamo ancora l’Associazione Fiab più numerosa d’Italia – e questa è già una bella soddisfazione - e anche una delle più attive. Con un certo orgoglio, possiamo anche dire di essere una delle più coese ed organizzate. La nuova sede, spaziosa e funzionale, si presta bene all’organizzazione di incontri, anche nazionali, e di attività culturali e pratiche: dalle serate dedicate al cinema, ai corsi di informatica applicata, agli incontri tra amici che vogliono rivedere le foto della loro ciclovacanza. Affrontiamo, quindi, il nuovo anno sociale con il giusto clima di attesa per le tante belle novità che ci porterà il 2014 e, per cominciare al meglio, ci siamo trovati il 16 novembre scorso, nella sede della FEVOSS in Piazza Santa Toscana, per la tradizionale Festa di Ruotalibera. Il clima di festa si respirava fin dal primo pomeriggio: nella sala d’ingresso era in bella mostra il tavolo della segreteria, con le volontarie pronte a ricevere iscrizioni, a vendere i biglietti della sottoscrizione a premi (un successo!) e a ricevere le prenotazioni per il risotto. Nella saletta attigua, poi, il buon Claudio provvedeva a ordinare e a proiettare i 10 VitaAssociativa video delle vacanze che molti soci stavano portando. Seguitissimo anche lo spazio dedicato ai “racconti a pedali”. Ma il momento più emozionante, come sempre, è stato quello della consegna del riconoscimento massimo assegnato ogni anno a coloro che si sono particolarmente distinti con la loro opera a favore della diffusione della Bicicletta. Quest’anno la Fiab di Verona ha assegnato lo splendido fanale a due “Amici della Bicicletta” molto speciali: Franco Anderloni e Flavio Filini. Il primo è stato l’impaginatore di Ruotalibera per ben sei anni, con una dedizione ammirevole e con disponibilità infinita. Ha promosso la trasformazione della rivista, dapprima aumentando il numero di pagine e poi passando al colore. Un esempio di attaccamento all’associazione. Il secondo, insegnante, sindacalista è oggi considerato il Dirigente scolastico in bicicletta per eccellenza. Il suo entusiasmo per la bicicletta si traduce in molteplici iniziative, dal premio ai collaboratori che usano la bicicletta per andare al lavoro, alle iniziative rivolte ai ragazzi. Ma, soprattutto, dalla scelta di fare della bicicletta il suo mezzo di trasporto quotidiano. Dopo la cerimonia, come da tradizione, si è passati alla cena, a base di doppio risotto, innaffiato da ottimo vino. L’atmosfera, già cordiale e calda, è diventata spumeggiante e chiassosa. Quando, poi, il sempre più poliedrico e sorprendente Luciano ha alzato il coperchio (chissà se si dice così?) del pianoforte, il salone si è trasformato in un grandioso Karaoke, con decine di ragazze e ragazzi di ogni età che cantavano a squarciagola “C’era un ragazzo che come me…” e “Acqua azzurra, acqua chiaraaaaaa!”, come se gli anni trascorsi non fossero proprio 32, al massimo 3 o 2. • Concessione al privato di Luciano Lorini Un autorevole incontro pubblico prova a scoperchiare la pentola del Project Financing S i chiama Project Financing. Di un nome così importante nessuno potrebbe dubitare. Specialmente se gli amministratori ci raccontano che è “gratis”, o “per il nostro bene”. Ricorda un po’ quando la mamma ci sculacciava: al di là del bruciore, un giorno avremmo capito… Oggi, a distanza di qualche anno dall’avvio dei primi progetti in P.F. cominciamo effettivamente a capire, ma non è esattamente come avremmo immaginato, come ci sarebbe piaciuto e, soprattutto, come ce l’avevano raccontato. I recenti avvenimenti giudiziari sembrano confermare i sospetti. > Oggi la corruzione, pubblica e privata, è più diffusa e capillare, anche per importi modesti Di “Appalti pubblici e interessi privati: i mali d’Italia a Verona?” si è parlato il 15 novembre nell’incontro pubblico organizzato dalle associazioni ambientaliste veronesi. In una sala Marani gremita e concentrata in un silenzio sospeso e surreale, l’ex procuratore generale Guido Papalia ha esordito ricordando Tangentopoli e il sistema di corruzione degli anni 80-90: organizzato e capillare, strutturato in modo da alimentare partiti e mediatori con un meccanismo di tangenti “a pioggia”, secondo percentuali rigidamente stabilite, costituiva un aggravio sul sistema in percentuali (circa 30-40%) che a confronto con oggi appaiono modeste. Ma non è solo una questione di quantità. Secondo Alfredo Robledo, procuratore a capo del pool anticorruzione della Procura di Milano, è il sistema stesso ad aver subito una mutazione: «la corruzione, sia pubblica sia privata, è oggi più diffusa, anche per importi modesti. È sempre più difficile perseguire e la Legge (la nuova legge Severino in questo senso presenta molte lacune) non sempre è di aiuto». Anche proprio quello di aver lasciato solo Renzo Mazzaro, giornalista e autore del poche briciole di speranza. Affermazioni libro “I padroni del Veneto” (ed. Laterza), pesanti di sfiducia da parte dei relatori ha parlato di un nuovo sistema di potere, ci hanno lasciato con l’amaro in bocca. accentrato nelle mani di pochi, ben Il Project Financing è identificabili intermediari. E dopo aver presentato un po’ di conti su alcune delle una truffa, impoverisce il grandi opere più famose in Veneto (il Mose territorio e genera debito e i nuovi ospedali veneti), ha concluso castigando gli organi d’informazione pubblico che, per connivenza o paura, scelgono il silenzio, evitando di spostare attenzione Eppure, nonostante l’evidente difficoltà su questi temi, importantissimi. Perché a immaginarsi una via d’uscita, con così facendo «si narcotizza l’idea della la società stanca e sfiduciata, con i corruzione, sostenendo la convinzione meccanismi di delega politica sbiaditi che essa non abbia un costo», mentre il e impoveriti di ogni controllo, con i costo è drammaticamente alto. L’esperto rapporti tra politica e affari giunti a un di appalti pubblici Ivan Cicconi ha livello di corruzione devastante, con la confermato, dichiarando senza mezzi classe politica che guarda esclusivamente termini che «il project financing è una all’oggi cancellando la memoria del truffa, un’invenzione tutta italiana che non passato e negando il futuro… nonostante ha riscontri negli altri paesi». Le tipologie questo vale ancora la pena di raccontare, di contratto pubblico previste dal nostro denunciare, lavorare, comunicare per far ordinamento giuridico, ha spiegato, crescere nei cittadini la consapevolezza. sono solo due: appalto e concessione. Perché proprio in questo sforzo sta la Il P.F. si configura come “concessione speranza di un domani migliore. Solo su iniziativa privata”, ma si tratta di un la partecipazione è la vera chiave del contratto drogato in partenza in quanto cambiamento. Non poteva essere detto novembre, un luogo migliore.ore 20,45, Sala Marani annulla il ruolo del terzo soggetto,Venerdì che in 15 Via C. De Lellis, 4 (in prossimità dell’Ospedale Maggiore di Borgo Tre nella convenzione è il Mercato, il cui ruolo è quello di chiudere la partita nei confronti del concessionario. Un appalto mascherato, quindi, che però sfugge alle regole che dovrebbero normarlo. Venerdì 15 novembre, ore 20,45, Sala Marani Nel P.F. l’impegno del concessionarioViaèC. De Lellis, 4 (in prossimità dell’Ospedale Maggiore di Borgo Trento) garantito dai proventi della gestione, che spesso superano di molte volte (anche 15-20) l’investimento effettuato e che gravano, in forma di canone annuo, esclusivamente sul soggetto pubblico. Per farsi un’idea, il Comitato NO-Traforo ha calcolato in ben 1,3 miliardi di euro l’ammontare dei P.F. attivati a Verona. Impressionante! Questo sistema, oltre che essere intrinsecamente corrotto, genera impoverimento diffuso nel INCONTRO PUBBLICO territorio a causa della privatizzazione in INCONTRO PUBBLICO blocco di tutti i servizi di manutenzione che sarebbero altrimenti distribuiti sulle aziende del territorio. Ma come uscire da questo pantano? Ecco, l’unico appunto alla serata è > • Appalti pubblici Appalti pubblici e interessi privati: ei mali interessi privati: d’Italia a Verona? i mali d’Italia a Verona? Traforo, Ca’ del Bue, filobus, parcheggi, ospedale di Borgo Trento, bike sharing e altro ancora… tutte opere in project financing a Verona. Siasicuri di quello che stanno facendo? Per il project di financing delTrento, b Traforo, Ca’model Bue, filobus, parcheggi, ospedale Borgo nuovo ospedale di Mestre la Regione pagherà 40 milioni all’anno per sharing e altro ancora… tutte opere in project financing a Verona. S 24 anni: un vero affare, ma solo per il privato che ha investito solo 131 mo sicuri di quello che stanno facendo? Per il ilproject financing milioni. Da sbandierata occasione per realizzare opere, project finan- VitaAssociativa 11 Turismo sostenibile: dolcÉ ci prova P di Michele Marcolongo robabilmente sarà il primo collegamento stabile tra il territorio scaligero e le ricche piste che scendono dal Trentino, ancor prima che venga conclusa la più rinomata ciclabile del Sole. Stiamo parlando della ciclopista Ceraino-Borghetto d'Avio che il Comune di Dolcé sta portando a termine grazie a un finanziamento europeo “per il collegamento dei percorsi ciclabili esistenti in comune di Dolcé (Verona) e in comune di Avio (Trento)” ottenuto nel 2011 attraverso la Regione Veneto. Il vicesindaco e assessore ai Lavori Pubblici Massimiliano Adamoli assicura che i lavori procedono secondo la tabella di marcia, la pista è ormai completa al 90% e potrà essere inaugurata con tanto di piazzole e aree di sosta nella primavera 2014. É dunque a lui che chiediamo qual è il disegno che sta sotto a questa realizzazione: Il Vicesindaco di Dolcé Massimiliano Adamoli Vicesindaco, a chi è destinata questa opera? Questa opera collega il nostro territorio a nord di Ceraino con il Trentino per una ventina di chilometri. È dunque una pista che da un lato offre al turista di passaggio la possibilità di visitare la Valdadige senza spostarsi in auto e dall'altro lato offre alle famiglie la possibilità di vivere meglio il territorio. Purtroppo rimane fuori la parte la parte sud di Volargne in quanto è stato impossibile raggiungere l'accordo economico con le Ferrovie per il recupero della linea ferroviaria dismessa di Ceraino. Quanto conta il turismo sostenibile nelle prospettive di sviluppo o di rilancio di questo territorio? Stiamo cominciando ora. Questo è sempre stato un territorio di passaggio, attraversato com'è dall'autostrada e dalla statale. Non abbiamo moltissimo da offrire ma stiamo lavorando per valorizzare ciò che abbiamo. In questa direzione vanno anche gli investimenti per una sentieristica a portata di tutti, in particolare delle famiglie, praticabile anche d'inverno in quanto ci troviamo a basse quote. 12 CicloTurismo Lo stato dei lavori Alcuni tratti della ciclabile Ceraino-Borghetto sono già completati, si può percorrere come già stanno facendo in molti, facendo molta attenzione perché i lavori non sono concusi. Ad esempio, da Peri è possibile raggiungere Borghetto d'Avio, primo paese in provincia di Trento al confine con il Veneto dove, per chi sale da Verona, ossia dalla Val d´Adige, inizia la ciclabile del Trentino. Il manto stradale è pronto nel tratto Ceraino-Dolcé (4 km calcolati su Google Maps a piedi) ed il tratto Peri-Borghetto (5,8 km). Vicina è anche l'apertura del tratto Peri-Dolcé (7,6 km). L´opera complessiva con tutti i servizi accessori (piazzole di sosta, parcheggi, ecc.) sarà terminata entro la primavera del 2014. Intanto in destra Adige si lavora per il completamento delle ultime tratte della ciclabile Adige Sole, che hanno la stessa scadenza. L'impressione però è che arriverà prima il Comune di Dolcé. Noi crediamo al turismo eco-sostenibile. Dobbiamo puntare lì, non abbiamo molto altro da offrire, pertanto dobbiamo crederci fino in fondo. E gli operatori economici, ci credono? Devo dire che in passato non ho mai visto grande entusiasmo, ma negli ultimi anni qualcosa è cambiato, abbiamo visto sorgere nuovi punti vendita e nascere alcuni Bed&Breakfast. La mentalità sta cambiando perché è il turismo a cambiare. In questo senso la nostra posizione, vicini al lago ma lontani dal caos, ci è senz'altro d'aiuto. Dove andate a cercare le risorse, con questi chiari di luna? Stiamo passando al setaccio tutti i bandi europei o regionali e qualche possibilità la troviamo. La ciclopista è finanziata per 1,3 milioni di euro da fondi europei e altri 150 mila li abbiamo messi noi come amministrazione. Fino ad ora siamo stati premiati, probabilmente perché ci abbiamo creduto e per la qualità delle nostre proposte. Ma ha anche un valore trasportistico questa nuova pista? C'è domanda di bicicletta tra la popolazione? Bisogna tenere conto che il territorio è molto lungo, sono 23-24 chilometri e chiedere di attraversarlo in bicicletta è improponibile. La pista va bene per la passeggiata domenicale, per il turista che del lago si ferma nei nostri Bed&Breakfast e nelle altre strutture, ma non è la chiave per spostare mobilità dall'auto alla bici. Come vi collocate rispetto alla ciclopista Adige Sole? La ciclopista del Sole corre in destra Adige; la nostra a sinistra Adige, per collegarle mancherebbe un ponte sull'Adige alla cui realizzazione stiamo pensando assieme al Comune di Rivoli. Questo è anche il nostro sogno nel cassetto. Cioè, quale? Fare il ponte, che costerebbe circa tre milioni e mezzo di euro, ci consentirebbe di collegare le due piste realizzando l'anello della Valdadige con una quarantina di chilometri perfettamente ciclabili. Chissà... anche la pista all'inizio era solo un sogno. Rivoli Lo strano caso della pista “promiscua” I n provincia come in città la vita dei ciclisti è sempre dura. Può capitare, come è accaduto a numerosi nostri soci, di pedalare beati lungo un nuovo lotto della ciclopista del Sole, direzione Rivoli Veronese, da poco inaugurato dal presidente della Provincia in persona, e vedersi sfrecciare accanto tre scooter. Oppure vedersi venire incontro un'auto. O essere accostati da un'automobilista che chiede: “Scusi ma dove porta questa strada?”. È accaduto veramente, l'estate scorsa, ma ve lo possiamo raccontare solo adesso perché nel frattempo abbiamo lasciato lavorare la diplomazia Fiab. Secondo la ricostruzione fatta dal nostro socio Corrado Marastoni, qualcuno avrebbe fatto pressioni sul Comune di Rivoli per riaprire al traffico motorizzato il tratto Gaium-Rivoli della predetta pista. Questo qualcuno avrebbe trovato il cavillo giusto, spuntandola. Sta di fatto che la segnaletica orizzontale da gialla è diventata bianca e la pista si è popolata di automobili e scooter, tra lo sbigottimento generale. La svolta arriva soltanto dopo qualche mese, ad ottobre, quando alcuni soci segnalano la comparsa di paracarri metallici che impediscono il transito delle auto. Che cosa è accaduto? Che la Fiab ha segnalato il problema in Regione, la quale stava giusto tabellando quel percorso ma non si era accorta di nulla. Poi è andata a parlare col Sindaco di Rivoli, con il quale si è giunti ad un chiarimento e ad una soluzione. Ogni tanto qualcuno ci ascolta! Per una volta una buona notizia. • Bello e ambizioso. Ma qual è, in generale, la capacità di fare squadra con i comuni del territorio e con gli enti sovraordinati? Avevamo fatto un tentativo alcuni anni fa presentando il progetto della pista ciclabile all'interno dei patti territoriali con la Provincia, che a sua volta fa la cernita dei progetti migliori e li passa alla Regione. Ma poi non se ne fece nulla. • Vista del Forte di Rivoli Tratto della ciclabile lungo il canale Biffis di Michele Marcolongo Rischiosa retromarcia di un'auto che ha invaso la ciclabile CicloTurismo 13 mafia e ladri di biciclette? Noi li combattiamo cosi' N ella fertile campagna tra Isola della Scala ed Erbé, fra Tartaro e Tione, c’era una volta (in realtà non moltissimi anni fa) una bellissima villa, circondata da alcuni ettari di terreno a prato e bosco, dove nitrivano cavalli e abbaiavano cani, questi ultimi principalmente per tenere alla larga gli intrusi. Peccato che tanto ben di Dio fosse frutto di loschi traffici, tanto da venire confiscato come bene appartenente alla criminalità organizzata (leggi mafia). Ora, tutti sappiamo purtroppo che ci sono in giro molti ladri di biciclette. Ma cosa c’entrano le biciclette con i beni confiscati alla mafia? C’entrano, c’entrano... Anzi, le facciamo entrare noi. State un po’ a sentire come, perché è una bella storia. Dunque: i ladri rubano le biciclette; la maggior parte spariscono, ma alcune, grazie al lavoro delle forze dell’ordine e ad un po’ di fortuna, vengono ritrovate e collocate in un deposito presso la polizia municipale. I legittimi proprietari hanno un anno di tempo per reclamarne il possesso, ma molti non lo fanno. Allora cosa succede? Si tratta per lo più di bici in cattivo stato, senza valore di mercato; grazie ad un accordo con l’Amministrazione comunale di Isola 14 IsolaInBici I partecipanti della gita ENAIP della Scala, le bici vengono affidate alla nostra associazione, che conta un gruppetto di pensionati in gamba: miracolosamente sfuggiti alle maglie della legge Fornero, rinunciano a qualche partita a briscola per sistemare le bici nella ciclo-officina allestita presso l’Istituto Professionale ENAIP. E allora un copertone di qua e un bullone di là, un freno e una sella, una catena e una lucidatina finale, e le bici tornano (quasi) nuove; a volte di due bisogna farne una, ma il risultato è garantito, grazie all’impegno e alla competenza dei giovani pensionati. E adesso cosa farne di queste biciclette? Torniamo alla bella villa confiscata alla mafia. Negli anni scorsi il Comune di Erbé l’ha assegnata ad un gruppo Scout, che nel 2011 vi ha inaugurato la base Airone con 20.000 metri quadrati di terreno e 40 posti letto, dove vengono ospitati frequentemente gruppi di visitatori. La base si trova in mezzo alla natura, posto magnifico ma un po’ lontano dai centri abitati. E allora quale miglior sede per collocarvi le bici recuperate? Promuovere la ciclabilità non è tra gli scopi della nostra associazione? Ce n’è fino ad ora una cinquantina e molti gruppi le hanno già usate per escursioni nel territorio. Abbiamo detto che la nostra ciclo-officina ha sede presso l’ENAIP. Sentite cosa di Alberto Bonfante racconta un insegnante: “Giovedì 2 maggio i 19 ragazzi della II Elettronica hanno trascorso una giornata molto particolare; nell’ambito di un progetto volto a “fare gruppo”, a saper risolvere problemi non codificati ed a prendersi responsabilità, col loro insegnante, anziché rimanere tra le mura scolastiche, hanno impegnato la loro giornata all’esterno, in mezzo alla natura, a piedi e in bicicletta”. Continua uno studente: “Abbiamo raggiunto a piedi la base scout Airone; circa 4 km tra la natura, costeggiando il Tartaro e guidati da un volontario di Isolainbici… Con le biciclette prese a prestito alla base Scout abbiamo raggiunto – tra romantiche vie di campagna, sconosciute anche a noi che abitiamo qui – il bellissimo Parco Due Tioni, ad Erbé, dove abbiamo discusso e riflettuto sul tema della collaborazione e della forza del gruppo”. Di ritorno alla base i ragazzi hanno provveduto ad accendere un fuoco e a cuocersi il pranzo sulle braci. Conclude l’insegnante: “Un’esperienza alternativa e speciale. Bella la scuola fatta così! Grazie agli Amici della Bicicletta che hanno permesso tutto questo”. Per chi ha creduto in questo progetto non c’è soddisfazione migliore. Abbiamo iniziato con la mafia e i ladri di biciclette, ma – come diceva De Andrè – talvolta dal letame nascono i fior…. • La ciclofficina ROVIGO PUO’ DIVENTARE UNA CITTA’ PER CICLISTI? ' È una domanda che noi della Fiab Rovigo ci siamo posti mille volte e che abbiamo posto ai nostri amministratori. Finora abbiamo ricevuto solo risposte negative e spesso indifferenza, i nostri amministratori comunali non hanno mai nascosto l'avversione per i ciclisti. Con il nuovo Piano Generale del Traffico Urbano di Rovigo siamo davanti ad una importante opportunità per cambiare la viabilità, ma soprattutto la vivibilità di Rovigo. È ovvio che la viabilità cittadina è regolata dal punto di vista degli automobilisti; la presenza dei ciclisti è tollerata e mal “sopportata”. Nonostante negli ultimi anni il traffico ciclabile sia aumentato considerevolmente, amministratori e commercianti continuano a pensare che il rilancio del centro storico passi solo attraverso la creazioni di parcheggi o accessi facilitati per le automobili. Il nuovo PGTU potrebbe rappresentare una svolta. Una cosa è stata subito evidente: il Piano sembra aver recepito molte delle proposte e delle linee-guida che la nostra associazione ha presentato negli ultimi anni. Abbiamo sempre chiesto attenzione su alcuni punti fondamentali: • Continuità dei percorsi ciclabili. • Collegamenti di medio raggio tra le frazioni e il Centro, i quartieri e i poli di Servizio esterni • La sicurezza degli itinerari ciclabili che gravitano sulle scuole, sulla stazione ferroviaria, sull’autostazione e sui principali poli di Servizio. • Il limite dei 30 km/h in Centro storico. Ecco cosa presenta il nuovo Piano del Traffico nelle sue linee generali. I tecnici autori del progetto hanno rilevato che a Rovigo ”la bicicletta copre un ruolo importante come mezzo di trasporto per gli spostamenti urbani quotidiani nonostante le attuali dotazioni presentino alcuni aspetti problematici”. Ci si propone quindi di attuare degli interventi mirati per completare e rendere sicura la rete dei percorsi ciclabili. Nel Piano si nota poi che il traffico ciclistico viene percepito dagli automobilisti come parte consuetudinaria della mobilità cittadina in modo tale da regolare la propria condotta nei confronti delle biciclette e sovente limitando le criticità dei percorsi. Si evidenzia la discontinuità degli itinerari più importanti, fattore che può disincentivare l’uso della bicicletta per piccoli spostamenti. Le caratteristiche del centro storico della città non sono adatte alla realizzazione di piste ciclabili autonome e separate dalla rete viaria; in alternativa è sufficiente predisporre un insieme di misure (segnaletica verticale e orizzontale, attraversamenti ciclabili, corsie riservate ecc.) che possono garantire la scorrevolezza e la sicurezza del traffico ciclistico. Le offerte di sosta sono inferiori alla domanda e devono essere ampliate soprattutto in prossimità delle mete più importanti come scuole, stazione ferroviaria e delle autocorriere e edifici pubblici. È inutile dire che l’Associazione si ritrova in tutti questi punti. Le osservazioni che abbiamo presentato sono di carattere tecnico, riguardano variazioni ad alcuni itinerari individuati di Manuela Ciccone all’interno della rete ciclabile, ma nel suo complesso il Piano nella parte riguardante la rete ciclopedonale urbana avremmo potuto scriverlo noi. È un passo in avanti: dopo anni in cui ci hanno sempre trattati da sognatori contrari al progresso, per la prima volta è evidente che le nostre proposte vengono da una conoscenza dell’ambiente urbano e dei bisogni di mobilità dei cittadini. Sicuramente il Piano del Traffico Urbano troverà molti ostacoli sia di natura economica che politica, ma la nostra Associazione cercherà di controllare e supportare la sua attuazione. “We are the traffic!”. Siamo convinti che i ciclisti devono diventare “il traffico” delle città. • AdBRovigo 15 Torna la rassegna diapositive L a novità assoluta della prossima rassegna di viaggi in bicicletta in giro per il mondo riguarda la sede delle proiezioni, poiché, tranne la serata inaugurale, che si terrà in sala Lucchi, le successive proiezioni si faranno nella sala conferenze A. Dall’Oca Bianca di di Via Trapani 8, Borgo Nuovo. Nella prima serata Fernando ci racconterà di un territorio dove Asia ed Europa s’incontrano tra due mari, dove numerosi mondi si mescolano in una frontiera tra Islam e Cristianesimo: l’Armenia. Successivamente una frizzante compagnia di amici ci condurrà alla scoperta di un paese meraviglioso, il Vietnam: dalle montagne svettanti dell'estremo nord con le sue tribù di montagna dai vividi colori, al tappeto verde smeraldo delle risaie del Sud. La rassegna proseguirà con la presentazione di un viaggio in solitaria di Gaetano, che in sella alla sua Princypessa ha finalmente realizzato un sogno nel cassetto: ha percorso 3700 Km, da Trieste a Ventimiglia, abbracciando idealmente la penisola italiana, per promuovere sia Programma rassegna 2014 "Viaggiando in bicicletta nel mondo. L’esperienza cicloturistica diventa racconto” XXVI Edizione - Serata inaugurale presso sala E. Lucchi, Piazzale Olimpia 3 - Verona la prevenzione, attraverso l’esempio di uno stile di vita sano, che la ricerca sul cancro al seno. Concluderemo la rassegna in compagnia di Susanna e Giovanni, con la visione di immagini di alcune tra le più scenografiche mete turistiche finlandesi, dove il paesaggio varia dagli isolotti rocciosi alla campagna verdeggiante con le pittoresche case di legno: gli arcipelaghi Turku e Aland. E allora non resta che darci appuntamento al prossimo anno!!! • di Laura Costantini Assemblea dei soci 2014 Sabato 22 Febbraio 2014 inizio alle ore 15.00 Venerdì 7 febbraio 2014 ore 20.45 "Con l’Armenia nel cuore" di Fernando Da Re Sala Conferenze Le altre tre serate si terranno alle ore 21.00 presso la sala conferenze Via Brunelleschi 12 -37128 A. Dall’Oca Bianca di Via Trapani 8, Borgo Nuovo-Verona Venerdì 21 febbraio 2014 "Hello Vietnam!" di Stefano, Ada, Enrica, Marinella e Sara Venerdì 7 marzo 2014 "Due ruote lungo le coste italiane" di Gaetano Parise Venerdì 28 marzo 2014 "Arcipelaghi finlandesi" di Susanna e Giovanni Ingresso libero a tutte le serate. 16 Agenda Centro Circoscrizionale dello Stadio Si discutono il bilancio e l'attività svolta nel 2013. Si eleggono le cariche sociali. Si parla degli obbiettivi del nuovo anno. Partecipa, la tua presenza è importante! Zuppa corroborante di aglio di Paolo Pigozzi Q uando posso, cerco sempre di partecipare alla ciclo invernale, tradizionalissima e ormai leggendaria gita domenicale che la nostra associazione offre a chi non si fa intimorire da nebbie, freddo e galaverna. In verità, e per fortuna, capita molto spesso che la giornata (generalmente in gennaio) sia invece caratterizzata da sole splendente e aria tersa. Pedalare con calma tra i campi e i fossi della nostra Bassa oppure arrampicarsi sulle lievi pendenze delle ondulazioni moreniche gardesane è piacevolissimo. Anche se la punta del naso e delle dita denunciano con insistenza temperature basse. Per cena, condividete con i pigri famigliari questa speciale zuppa, adattissima per riscaldare il corpo e riacquistare le energie spese nella giornata all’aperto. Non preoccupatevi per la grande quantità di aglio: il sapore finale sarà gradevolissimo. • iNGREDIENTI Acqua Grossi spicchi d'aglio 1 rametto Timo 1 rametto Alloro Olio extra vergine d’oliva Pane integrale raffermo Sale marino integrale 1 foglia 4 cucchiai 4 grosse fette q.b. PREPARAZIONE: Spellate e schiacciate gli spicchi d'aglio e metteteli nell'acqua leggermente salata. Fate bollire per dieci minuti. Aggiungete la salvia, il timo e l'alloro. Proseguite la cottura per non più di cinque minuti. Nel frattempo, preparate nei piatti le fette di pane e irroratele con un cucchiaio d'olio. Estraete dal brodo le erbe e l'aglio. Buttate le prime e schiacciate gli spicchi sul pane. Versate il brodo ben caldo nei piatti e assaporate questa preparazione straordinaria, dal sapore fragrante e delicato. eggendo l'articolo a pagina 10 di Ruotalibera 135 (“Montorio: la ciclabile disabile”) qualche lettore sarà sobbalzato dal... sellino. Parlando della pista ciclabile di Montorio, interrotta a causa di un cedimento strutturale, auspicavamo la sua rapida riapertura. In realtà, quando nei giorni di metà novembre la nostra rivista raggiungeva le case degli abbonati, la ciclabile era già tornata in funzione. Mobilità 8-10 Salvia fresca Ciclabile di Montorio: un chiarimento L 1 Lt La Redazione La discrepanza nasce dal fatto che la foto e il testo pubblicati descrivono la situazione che avevamo trovato a settembre, mese in cui abbiamo cominciato a scrivere il giornale. Poco male comunque: non occorre avere la sfera di cristallo per prevedere che, in assenza di un serio programma di manutenzione, la pista in legno di Montorio continuerà a rompersi ciclicamente e in punti diversi. Ma questo è un altro discorso, anzi, è un altro articolo. • CiboDaViaggio 17 TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SULLA Caccia al tesoro in bicicletta … E NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE! O gni anno gli Amici della Bicicletta organizzano la Caccia al tesoro in bicicletta all’interno del Festival dei Giochi di Strada Tocatì, durante il penultimo fine settimana di settembre. Da questo numero vi sottoponiamo alcuni giochi della “Caccia” per il vostro divertimento. Indovinelli, rebus, aneddoti, tautogrammi ecc. che potrete risolvere per allenarvi e magari per il prossimo settembre riunire la vostra squadra per partecipare alla 12° edizione della Caccia al tesoro in bicicletta. Lo sappiamo, sono facili; ma provate e scriveteci se vi piace giocare con noi: [email protected]. Buon divertimento! di Luigia Pignatti L’ANEDDOTO CIFRATO A numero uguale corrisponde sempre la stessa lettera. Es.: 22 23= in 22 28 = io 23 28 23 = non É una poesia sull’andare in bici. Le parole in grassetto sono il titolo. 17 3 12 5 7 9 2 6 3 16 6 1 6 1 15 2 1 6 6 3 11 5 IndovinellI 13 14 13 14 2 3 10 5 13 7 7 12 13 5 2 9 2 4 13 2 6 2 11 10 9 2 4 17 14 6 6 Vi sottoponiamo adesso alcuni indovinelli su negozi, bar, pizzerie, ristoranti, trattorie ecc. presenti nel centro di Verona: se non li conoscete basta un giro in centro per trovarle. 1- Sempre buona e colorata, sempre pronta e variegata. Tanti gusti in tanti modi, sempre ovunque tu la trovi. Ma se questa vuoi trovare, all’ingrediente hai da puntare: non è forse il più importante ma sicuro il più abbondante. Non ci riesci, fai fatica? Ti sarò un po’ più amica, una strada devi incrociare se in quel posto devi andare. É la strada di un poeta, a Verona nacque se ne andò Per raggiungere la Roma lieta ma a Sirmione poi tornò. Ora basta recitare, forza, andiamo a pedalare!!! C’è nell’aria un profumino che ho già in bocca un languorino… 2- Ora indovinare dovrete dove bisogna avere un coraggio da LEONI per avvicinarsi CON QUIETE ad acquistare per la casa tante cosette nel negozio di 3- Chi è la madre che genera i suoi figli e poi li divora quando sono cresciuti? Soluzioni misteriose: per l'Aneddoto e gli Indovinelli n. 1 e 3: le troverete sul prossimo numero. Se volete sapere se avete fatto giusto e non potete aspettate mandate le vostre risposte a [email protected] e vi risponderemo. Soluzione Svelate: Indovinello n. 2: negozio Frette in Via Leoni. 18 Enigmistica Nuovi orari treni: che autogol! La Regione investe nella rete ciclabile ma poi penalizza l'intermodalità Migliorini: “Così si tarpano le ali al cicloturismo!” di Michele Marcolongo D opo essere stato più volte annunciato in pompa magna come una "rivoluzione" del trasporto su ferro, il nuovo orario cadenzato dei treni promosso dalla Regione Veneto sta rivelando alcune sgraditissime sorprese almeno per quanto riguarda il territorio scaligero. Sono infatti spariti i servizi di trasporto biciclette sulle tratte Verona-Mantova e Verona-LegnagoRovigo, penalizzando così il nascente indotto cicloturistico. Certo, il nuovo orario, entrato in vigore il 15 dicembre, sarà soggetto a modifiche e a perfezionamenti in corso d'opera. Ci sono stati anche dei rinforzi, come sulla Verona-Venezia, che comunque lasciano scoperte le fasce del mattino. Vogliamo pure sperare in qualche errore dettato dalla confusione del momento a cui verrà presto posto rimedio. Ma nel momento in cui scriviamo la situazione è esattamente questa. E la rabbia eguaglia lo stupore nel momento in cui si pensa a tutto quanto la Regione Veneto, anche con l'aiuto della Fiab, ha fatto negli ultimi anni per dotare il nostro territorio di un sistema regionale di percorsi cicloturistici collegati agli itinerari europei Eurovelo perfettamente tabellati. Investimenti che ora vengono svalutati dalla impossibilità di fruire dell'intermodalità treno-più-bici su itinerari rilevanti. Come si può pretendere, ad esempio, che tutti i cicloturisti di stanza a Verona si sorbiscano 80 chilometri di andata e ritorno per pedalare sulla ciclabile Peschiera-Mantova? Il servizio bici sui treni locali consentiva di dimezzare la distanza, facendo scegliere ai cicloviaggiatori se fare l'andata in bici (40 chilometri è una distanza a portata di tutti) e il ritorno in treno o viceversa. La risposta è semplice: i cicloturisti non si fermeranno a Verona e non spenderanno qui i loro soldi. Il servizio biciclette tra Legnago e Mantova era inoltre di supporto alle escursioni lungo gli argini dell'Adige, non ancora sistemati a dovere ma comunque fruibili. E' singolare che tocchi ad un'associazione fare di queste osservazioni e che nessun sindaco del territorio sia ancora insorto contro tali decisioni. In una nota alla stampa, Giorgio Migliorini, presidente di Fiab Verona-Amici della Bicicletta ha detto: “L'eliminazione di tale servizio tarpa le ali al cicloturismo, settore in forte espansione. Grazie agli investimenti in ciclabili e segnaletica di Regioni e Province i cicloturisti stranieri aumentano. Con questa scelta miope, che non sappiamo nemmeno se comporti risparmi, si vanificano gli investimenti fatti”. Non si comprende dunque quale sia la “ratio” di queste scelte. Immaginiamo che le risorse siano scarse. Purtroppo dobbiamo constatare che a scarseggiare sono anche le idee di sviluppo della rete e delle relative ricadute economiche e nulle sono le sinergie fra enti che investono nel cicloturismo ed altri che lo ignorano. Il paragone con le vicine Francia, Svizzera, Austria e Germania è demoralizzante ed è là che i cicloturisti europei spenderanno i loro soldi. • BiciDenuncia 19 Vedi napoli e poi... seoul di Melissa Merlin Respinti da un traffico infernale i ciclisti coreani si esprimono al meglio nel tempo libero S e ancora ricorrete al vecchio ed abusato stereotipo su Napoli quando dovete descrivere una viabilità particolarmente caotica… beh, evidentemente non siete mai stati a Seoul. E come darvi torto, visti i costi dei biglietti aerei. Ma questa è un'altra faccenda. Dicevo, forse è il caso che vi aggiorniate (a meno, naturalmente, che i vostri interlocutori non sappiano dove si trova Seoul, nel qual caso potete continuare a usare paragoni nostrani). Da quando sono arrivata, circa un anno fa, ho visto un po' di tutto. Nella lista dei miei preferiti, troviamo la corsia per le inversioni a "U" (immagino il legislatore: «Tanto non c'è modo di fermarli, meglio regolamentarli…»), la svolta a destra anche a semaforo rosso (sottoscritta: «ODDIO, FERMA FERMA! È ROSSO!!!» autista: «Se non ci sono pedoni, non c'è problema…» - schivando un paio di persone), l'uso interpretativo delle corsie autostradali, la condivisione quasi hippie dei marciapiedi da parte di pedoni, auto, motorini… Date queste premesse, vengo al punto: come se la passano i ciclisti? Se parliamo di viaggi casa-scuola o casa-lavoro, di uso quotidiano e sistematico della bicicletta come mezzo di trasporto alternativo, se la passano male. 20 BicinelMondo Sotto la mia finestra passa una strada piuttosto importante, fiancheggiata su entrambi i lati da una pista ciclabile di tutto rispetto, ma gli utenti sono piuttosto scarsi. Non dico che non si vedano ciclisti in giro, ma solitamente i tragitti non sono particolarmente lunghi. Qualcuno prende la bici per andare da casa alla stazione della metro, qualche signora magari ci va al mercato, ma niente di più. Del resto, tra i rischi che si corrono ad andare per strada, e lo stile di vita del coreano medio poco compatibile con il pendolarismo ciclistico (enormi distanze tra i quartieri, orari infernali), come dargli torto? Aggiungiamoci anche una topografia particolarmente ostica, e l'insuccesso è assicurato (altro che Roma e i sette colli! Pare che qualcuno abbia conficcato delle montagne in modo casuale nei punti più svariati della città). Questo, però, non impedisce ai coreani di amare le biciclette. I negozi di bici abbondano. Le pubblicità in metro hanno la stessa esposizione di quelle delle auto o dei telefoni o dei vestiti, e mostrano gente particolarmente "cool" in sella a dei gioielli di tecnologia e stile. Spesso i fidanzati per i loro appuntamenti galanti scelgono di farsi un giro su due ruote - magari un romanticissimo tandem… E devo riconoscere che la municipalità di Seoul cerca di incentivare in vari modi questa passione. Se è vero che le strade non sono il luogo migliore per pedalare, è altrettanto vero che il lungofiume è il paradiso del ciclista. Sulle sponde del fiume Han, che attraversa la città da Est a Ovest, sono stati ricavati numerosi parchi dotati di aree di sosta, spazi per l'attività fisica, negozi e bar, nonché, naturalmente, percorsi pedonali e ciclabili. Trafficati quanto le strade cittadine! Attenzione ad attraversare, se non volete essere travolti da un'orda di ciclisti! Link utili: http://www.riverguide.go.kr/eng/ In questi parchi, poi, si trovano anche numerosi punti per il noleggio delle bici: la tariffa parte da 3.000 won all'ora (circa 2,1€) per il modello base. Con un prezzo così onesto, ho dovuto approfittarne! Che meraviglia vedere lo skyline della città dalle rive del fiume, immersi (o quasi) nella natura! Una rete di piste ciclabili corre lungo i 4 maggiori fiumi del Paese. Due di queste piste, collegate da un altro percorso montano, permettono di percorrere i 600 km che dividono Seoul da Busan (la seconda città della Corea, a Sud) interamente su due ruote. Rimanendo in città, invece, i ciclisti hanno la possibilità, nel fine settimana, di trasportare le biciclette nelle carrozze di testa e di coda della metropolitana, rendendo più semplice il tragitto da casa a… beh, ovunque abbiano scelto di andare! Tra gli irriducibili vanno molto le bici pieghevoli, che permettono di aggirare il limite temporale e di portarsi appresso il mezzo ogniqualvolta ne abbiano voglia. Quindi, in fin dei conti, loro "ci provano". C'è un certo margine di miglioramento, indubbiamente, ma ci mettono dell'impegno. 7+ !. • BicinelMondo 21 giro d'italia lungo le coste di Gaetano Parise 27 giorni in bici, in solitaria, da Trieste a Ventimiglia S abato 5 ottobre 2013 ho concluso, con l’arrivo a Grimaldi di Ventimiglia, la pedalata in solitaria lungo le coste italiane. Dalla partenza a Trieste sono trascorsi 27 giorni e quasi 3.700 Km, distanza che mi ha permesso di abbracciare idealmente la penisola italiana. Il sogno era nel cassetto da qualche anno e la progettazione è iniziata circa un anno fa. Conformista per necessità, randagio per natura, l’autunno scorso ho aperto il computer, ho visualizzato la mappa della Penisola e ho cominciato a conteggiare quanti chilometri potesse essere lunga la mia idea. Tempo a disposizione un mese: ce la posso fare. È così che la mattina dell’8 settembre 2013 mi sono trovato in piazza Unità d’Italia a Trieste con la mia Princypessa, una tenda e due borse che hanno contenuto tutto il necessario per l’impresa. Esperienza praticamente nulla, incoscienza da vendere ed allenamento quanto basta, anche se per un viaggio così l’allenamento lo si fa “in itinere”. Pronti e via che si va. Giorno dopo giorno, chilometro dopo chilometro, sono sceso sempre più a Sud tra statali che assomigliano a circuiti di Formula 1 (leggi statale Romea) e brevi ciclabili litoranee, attento a stare non troppo a destra per evitare forature o uscite indesiderate oltre il ciglio stradale e non troppo oltre la striscia bianca per evitare di fare la fine del moscerino, finché giunto 22 RaccontidiViaggio finalmente in Salento ho cominciato a rilassarmi. Fino ad allora solo il Conero e il Gargano mi hanno permesso di godere veramente del panorama, salita di Vieste che porta a Mattinata a parte, quella la ricordo per altri motivi (chi l’ha fatta spingendo un centinaio di chili sa di cosa parlo). Arrivato a Santa Maria di Leuca cambio mare e dentro di me sento di aver raggiunto un primo traguardo. Mi fermo, scatto le foto di rito sul punto in cui svetta una mega bandiera italiana e ne approfitto per fare una pausa. Mi aspetta lo Ionio con l’omonima statale che altro non è che una SS16 Adriatica con uno “zero” tra le due cifre. Insomma cambio circuito automobilistico. La tappa di metà percorso si avvicina e quando ci arrivo è sabato, sto per concludere la seconda settimana di viaggio e mi trovo a dover percorrere altrettanti chilometri. Si mescolano sentimenti opposti, ma le gambe non ascoltano i miei pensieri e continuano a mulinare sui pedali. Ed è così che arrivo a Le Castella (KR), un vero gioiello che ha pure battuto un record mondiale regolarmente omologato con tanto di trasmissione Rai per aver cucinato la più grande zuppa di pesce. Dal 1998 è tutt’ora imbattuto. Per arrivare a Reggio di Calabria ci vorranno altri due giorni. Quando fermo le ruote a Villa San Giovanni ho a sensazione di essere idealmente arrivato, in realtà è il secondo traguardo intermedio. Ora mi aspetta il Tirreno, decisamente più nervoso per i continui saliscendi e le numerose temute gallerie. Vibo Valentia, Diamante. Arriva una telefonata: “Vieni ad Ischia?”. Dopo un attimo rispondo che avrei richiamato. Ischia è fuori dai miei programmi, devo rivedere le tappe, devo organizzare i chilometraggi. Insomma mi ha destabilizzato, però il bello del viaggio in solitaria è anche la libertà di cambiare in un attimo gli orizzonti. Richiamo. Ho deciso, vado e la prendo come una piccola ricompensa per i chilometri fatti fin lì. Passo la Campania, il Lazio e la Toscana. La Liguria è l’ultima delle 13 regioni che mi ero prefissato di attraversare e comincia il conto alla rovescia. Ultima settimana, ultimi cento chilometri, ultima notte. Finish. Mi trovo ad attraversare il confine con la Francia. Davanti a me Menton e la Costa Azzurra. Giro a malincuore la bici salutando un ciclorandagio sessantenne della Repubblica Ceca che mi annuncia ad alta voce che sta proseguendo verso la Spagna. Sembra quasi un segno celeste che mi dice che il viaggio potrebbe continuare, però bisogna sapersi accontentare e il giro completo dell’Italia può bastare per sentirsi soddisfatti. Non si è trattatato né di una scommessa, né tantomeno dell’ambizione di finire in qualche annuario, di farmi un nome. Niente di tutto questo. La lunga pedalata è stata, sia per me stesso che per gli altri, un’esperienza introspettiva e una raccolta fondi per la ricerca contro il tumore al seno. Incontrare ogni giorno persone stupende, anche per i pochi minuti di una sosta, ha contribuito ad arricchire questa avventura che mi ha visto abbracciare idealmente l’intera penisola italiana, un vero e proprio Giro d’Italia. La cosa che mi è mancata di più? La possibilità di condividere le emozioni a fine giornata, ripensando alle difficoltà appena superate e alle sensazioni entusiasmanti provate in particolari momenti, quelle sensazioni che solo viaggiando a venti chilometri all’ora si possono provare. La scelta della bicicletta non è stata casuale perché, essendo un mezzo di trasporto ad impatto ambientale zero, restituisce contemporaneamente benefici in termini di benessere psicofisico e di salute per la nostra Terra. L'autonomia energetica dei dispositivi elettronici è stata garantita dallo Zaino Solare che ha permesso dunque un'ulteriore ecosostenibilità del viaggio, mentre il mezzo di trasporto mi è stato fornito da Princycles di Verona. Adesso inizia la “fase due”, quella della diffusione del messaggio dell’importanza dello stile di vita (alimentazione, attività fisica) e della cura dell’ambiente che ci circonda, mediante incontri a Verona e nelle province circostanti oltre che nelle scuole, perché non voglio che l’esperienza appena terminata rimanga fine a se stessa. Inoltre questo mio viaggio mi ha dato delle sensazioni così intense da farmi vedere le cose da un diverso punto di vista, ed è anche per questo che tornare è stato più difficile che partire. La soluzione a questo malessere è quella di fare in modo che il viaggio non si concluda, ma che abbia una sua continuità, appunto, mediante la trasmissione dei valori che ho interiorizzato in un mese di strada solo con me stesso. • RaccontidiViaggio 23 Riquewihr Colmar Colmar alsazia:VIGNETI, CICOGNE E…TANTE SALITE La ciclo vacanza estiva dell’Adb veronese N ell’Olimpo degli dei romani (come pure in quello greco) c’era un personaggio con l’eterno sorriso sulle labbra e l’aspetto un po’ ebbro: Bacco, il dio del vino. Era un dio minore, venerato per alcune generazioni sino a quando Roma non decise di vietarne il culto per evitare le immancabili degenerazioni delle feste in suo onore, i cosiddetti baccanali. Ebbene Bacco non poteva certo immaginare che, duemila anni dopo, quella lontana regione della Gallia conquistata da Cesare che oggi prende il nome di Alsazia, sarebbe diventata uno dei suoi reami più vasti: un idilliaco scenario di colline rivestite da viti, punteggiato da invitanti cantine piccole e grandi. Un documento ufficiale – non mi è dato sapere dove e quando ritrovato – fa risalire il primo impianto di viti in Alsazia ad una data ben precisa: il 222 dopo Cristo. In 1800 anni la vite ha soppiantato nella zona ogni altra coltura Cappella di Notre-Dame du Haut 24 RaccontidiViaggio e il vino costituisce la fonte economica primaria e il volano per le molte attività correlate e il turismo. È stato questo il palcoscenico della ciclovacanza estiva degli Amici della Bicicletta di Verona, ideata e condotta da Guido Dosso. Un successo di partecipazione senza precedenti, con un pullman strapieno (54 persone) e persino qualcuno che si è accodato con la propria auto pur di pedalare in compagnia lungo quei meravigliosi tracciati. Ne valeva la pena. Da Verona partiamo di sera – come sta diventando consuetudine – e arriviamo a Strasburgo nella mattinata successiva. Una giornata intera – a piedi – per incantarci davanti alla Cattedrale, per vivere la animatissima piazza, per deliziarci sulle rive della Piccola Francia, per ammirare le case a graticcio,i “ponts couverts” con le tre massicce torri, l’avveniristico museo di arte moderna, per finire alla sera con lo spettacolo “ sons e lumieres” davanti alla facciata di “Notre Dame”. Prima tranquilla biciclettata la domenica, con l’imperdibile visita del quartiere ultramoderno sede delle istituzioni europee; una sgambata sulla pista dei forti, un’occhiata all’orangerie e -per un gruppetto ristretto- l’attraversamento del Reno sulla passerella ciclopedonale, inaugurata due anni fa, con sosta “mangereccia” in Germania. La vera ciclovacanza comincia lunedì, da Strasburgo a Barr. Lungo il canale della Bruche primo contatto con le cicogne, poi una pioggia violenta ci costringe a trovare ripari di fortuna. Il sole torna presto ed eccoci a Molsheim dove ci accoglie una di Adalberto Minazzi riproduzione monumento di una vecchia Bugatti da corsa; poi a Rosheim con la chiesa del 1100 e la casa romanica, quindi alla deliziosa Obernai, un tripudio di case colorate e di fiori. Saliamo a Heiligenstein per apprezzare la prima ampia visione delle colline viticole e quindi tuffo su Barr. Visitiamo la cittadina il mattino di martedì prima di avviarci verso Colmar, meta della seconda tappa. Il percorso ci porta alla chiesa romanica di Andlau e alla terrazza panoramica di Itterswiller con la sua enorme botte. Saliscendi continui e poi ci si divide. I più grintosi affrontano la salita che porta all’enorme castello di Haut Koenigsbourg. Otto km impegnativi ma castello e panorama fanno dimenticare il fiatone. Gli altri proseguono su un percorso non proprio facilissimo e ci ritroviamo tutti nei pressi di Colmar. Purtroppo le soste e le difficoltà della tappa ci hanno fatto perdere due appuntamenti troppo importanti. Li recuperiamo all’indomani in quello che doveva essere il giorno di sosta. Cosi, dopo aver visitato nella mattinata la splendida cittadina con la deliziosa Piccola Venezia, in pullman torniamo indietro per l’incontro con le cicogne e gli “uccelli pescatori” nel parco di Hunawihr e per percorrere le incantevoli stradine di Riquewihr. Il giorno successivo si parte da Colmar per Thann. La lunga salita del Ballon d’Alsace divide ancora il gruppo. In una decina scelgono di affrontare il “mostro” (“È stata dura, ma uno spettacolo indimenticabile” è stato il commento) mentre gli altri si gustano gli ultimi paesetti alsaziani: Turkheim , Eguisheim, Strasburgo. Il ponte ciclopedonale sul Reno con un giro interno delle mura da libro delle favole, Rouffiach dove si dà l’addio alle cicogne. Thann merita l’oscar per la miglior colazione. La lasciamo dopo aver visitato l’incredibile portale della cattedrale con ben 180 figure scolpite. Il paesaggio cambia, appaiono i primi campi di granoturco, la vite è scomparsa, la strada è più facile con qualche bel tracciato nel bosco. Arriviamo presto a Belfort e, lasciate le biciclette, il bravo e disponibilissimo autista ci porta col suo mezzo a visitare, a Ronchamp, la cappella di “Notre Dame du Haut”, un’invenzione di Le Courbusier, creata sul luogo di una chiesa pellegrinaggio distrutta dalla guerra. Emozionante. Il complesso è completato dall’originale convento ideato e realizzato da Renzo Piano. Quasi incredibile che un paesetto sperduto della Franca Contea possa ospitare altissime opere di due dei più grandi architetti della nostra epoca. In serata salita a piedi alla fortezza di Belfort con il grande Leone, simbolo della città, illuminato da luci cangianti. Ultima tappa per raggiungere Besançon. Piove o non piove? Le previsioni sono pessime ma al momento della partenza c’è un pizzico di sole. Saliamo in sella. Dieci km e poi una pioggia sferzante. Raggiungiamo a fatica il paese del primo appuntamento con il fidato pullman, carichiamo le bici e rotta verso il traguardo finale. Il tempo ci prende in giro e, una volta arrivati a Besançon, ci regala un pomeriggio di sole. La ciclovacanza finisce, così come era cominciata, in maniera anomala: con una lunga passeggiata a piedi lungo le vie della città. Le bianche case e le piazze del centro storico, l’arco di Augusto, la cattedrale, l’imponente fortezza sono i protagonisti delle ultime fotografie. E cala il sipario. Un’altra bella avventura si è trasformata in un incancellabile ricordo. Eguisheim I partecipanti alla gita • RaccontidiViaggio 25 Tavola e pedali: tre giorni sull'Appennino modenese di Francesca Gonzato Tra sassi d'arenaria e antichi borghi, ciliegi e castagni, gnocco fritto e borlengo Rocca di Vignola I Sassi di Rocca Malatina Pieve di Trebbio 26 RaccontidiViaggio S e si esplorano le terre emiliane può anche capitare di faticare sui pedali, come è successo a noi in questa tre giorni di fine settembre nell'Appennino modenese, ma è tale la ricompensa che si riceve quando ci si siede a tavola che ogni stanchezza sparisce come d'incanto: tortellini e ravioli fatti a mano, fettuccine ai porcini, gnocco fritto, tigelle e borlengo, salumi squisiti e un bicchiere di buon lambrusco riconciliano con la vita. Forse non è politicamente corretto parlare prima di tutto di cibo nel rievocare un viaggio in bici, ma mi sembra doveroso sottolineare che i pranzi e le cene riservatici sono stati momenti memorabili. A ciò va aggiunto che alcuni di noi hanno avuto persino il privilegio di partecipare ad un corso rapido di preparazione della pasta fresca fatta a mano, tenuto con abilità professionale da Imperia, la proprietaria della pensione dove alloggiavamo, abituata ad impastare 200-300 uova alla settimana! Reso il doveroso omaggio alle delizie della tavola emiliana va subito chiarito che la nostra breve ciclovacanza è stata ricca anche di attrattive paesaggistiche, architettoniche, culturali, che abbiamo apprezzato a pieno grazie a Franca, insegnante in pensione e appassionata conoscitrice della sua terra, che è stata con noi in tutti i momenti significativi della nostra esplorazione. Abbiamo visto spuntare da lontano, immerse nel verde boschivo, le guglie di arenaria dei Sassi di Rocca Malatina, le abbiamo raggiunte, ce ne sono state descritte le caratteristiche geologiche, siamo saliti con una breve arrampicata a piedi sulla più elevata, il Sasso della Croce, e abbiamo goduto un amplissimo panorama. Abbiamo visitato l'isolata Pieve di Trebbio, i borghi di Montecorone, Montalbano di Zocca, Samone, Castellino delle Formiche. Franca ce ne ha narrato le vicende storiche e ci ha guidati ad osservarne interessanti dettagli architettonici. Ci siamo immersi in una natura austera ed accogliente allo stesso tempo, in riva al fiume Panaro, tra i ciliegi di Vignola, nei boschi di querce e castagni dell'Appennino. Abbiamo pedalato su ciclabili pianeggianti, su Sul Sasso della Croce strade asfaltate a poco traffico dalle impennate a volte impegnative, su carrarecce sterrate che si trasformavano a tratti in sentieri sassosi che mettevano a dura prova il nostro equilibrio... ma niente paura, nessun AdB disdegna di scendere di sella e proseguire a piedi quando necessario! Periodo: da venerdì 27 a domenica 29 settembre 2013 Territorio: la parte centro-orientale della provincia di Modena, dal capoluogo verso l’Appennino al confine con la provincia di Bologna (comuni di Spilamberto, Vignola, Guiglia, Zocca) Tappe: I - Dal Duomo di Modena alla Pieve di Trebbio (Km 50 di cui 11 su sterrato Dislivello in salita m 600 circa) II - Ciclo-trekking intorno ai Sassi (Km 30 di cui 8 su sterrato - Dislivello in salita m 800 circa) III - Il Percorso Natura lungo il Panaro (Km 50 di cui 25 su sterrato - Dislivello in salita m 200 circa) Difficoltà: medio-impegnativo, soprattutto per le frequenti salite, brevi ma ripide, e per i numerosi tratti di sterrato anche a fondo naturale Viabilità: quasi sempre su piste ciclabili, percorsi ciclo-pedonali sterrati, sentieri forestali e strade campestri Partecipanti: 31 ciclisti Accompagnatori: Massimo Muzzolon e Gian Paolo Mazzi Nella cripta della Pieve di Trebbio Particolare Abbiamo visitato un'acetaia nella giornata delle Acetaie Aperte, scoprendo che il vero aceto balsamico di Modena, frutto di lavoro annoso e paziente, è tale solo se supera controlli severissimi... e che delizia assaggiato su bocconi di parmigiano! Abbiamo anche affrontato la pioggia intensa e i ritardi dei treni nella giornata di domenica, ma questi inconvenienti li abbiamo già relegati nel dimenticatoio, mentre ricordiamo molto bene l'allegro clima d'amicizia nel quale abbiamo vissuto queste giornate alla scoperta di un altro bell'angolo d'Italia. • LA PISTA CICLABILE MODENA – VIGNOLA È una pista in sede propria interamente pianeggiante e asfaltata lunga 22 chilometri dalla periferia sud di Modena al centro di Vignola. Realizzata negli anni ’90 dalla Provincia di Modena con la collaborazione dei comuni interessati sul tracciato ferroviario dismesso nel 1972, conserva ancora gli edifici delle stazioni, i caselli e le massicciate ai lati delle quali si sono formate delle verdeggianti siepi naturali. Fa parte dell’itinerario ciclo-turistico europeo Eurovelo 7 ed è raggiungibile dal centro di Modena seguendo la segnaletica lungo le piste ciclabili cittadine. IL PERCORSO NATURA DEL FIUME PANARO È un percorso a fondo sterrato ricavato sulla sponda sinistra del fiume Panaro costituito da un sentiero praticabile anche in bicicletta a patto di montare ruote adeguate e di non percorrerlo dopo recenti piogge. Si sviluppa dalla periferia est di Modena fino alla località di Casona nel comune di Marano sul Panaro per una lunghezza di 35 chilometri. Ideato con l’obiettivo di valorizzare un ambiente fluviale degradato e di invogliare i cittadini a praticare una sana attività fisica all’aperto, il tracciato presenta numerose valenze naturalistiche e paesaggistiche. Link di approfondimento: http://www.provincia.modena.it/page.asp?IDCategoria=7&IDSezione=814&ID=64575 IL PARCO DEI SASSI DI ROCCAMALATINA Si estende sulla colline prospicenti il Panaro nei comuni di Marano, Guiglia e Zocca e ha una superficie di circa 2300 ettari. Istituito nel 1988 dalla Regione Emilia Romagna, tutela un ambiente ricco e diversificato caratterizzato da colline argillose su cui emergono le straordinarie guglie di arenaria dei Sassi, rilievi naturali di oltre 70 metri di altezza con pareti ripide e dirupate. La vegetazione è quella tipica della media montagna, con boschi di querce e castagneti intercalati ad ampi spazi coltivati. È attraversato da una fitta rete di sentieri segnalati e numerati, tutti di facile percorribilità per escursionisti a piedi, a cavallo o in mountain-bike. Link di approfondimento: http://www.parcosassi.it/ RaccontidiViaggio 27 Con L'armenia nel cuore " Fernando, perché hai abbandonato il tuo amatissimo Nord?” La domanda mi è stata posta da più di qualcuno abituato a vedere o leggere le mie descrizioni dei viaggi in questi Paesi. Mi mancherebbe in effetti, Capo Nord, potrei completare un quadro di grande valore. Ma la Norvegia, con la sua bellissima Rallerweg e i suoi splendidi fiordi, alla mia età, mi dava qualche pensiero. O l’avrebbe dato a qualcuno a casa. Devo dire in questa sede che l’Armenia fu quasi una chiamata. Da quando Dino, amico dell’associazione il Cicloviaggiatore me ne parlò e il nostro Guido mi procurò un volume e un itinerario su Google map, il pensiero di visitare quel luogo non mi abbandonò più. Pellegrini e viandanti, eserciti e commerci, migrazioni e religioni sulla antica via della seta mi apparivano ogni tanto e mi chiamavano. Mi lasciai sedurre. 28 RaccontidiViaggio E nessuna delle aspettative risultò in seguito deludente. Da prima la valle del Debed: stretta, erosa custodisce segreti che l’Unesco ha portato a livello di Patrimonio dell’Umanità: Aktala, Gehard, Sanahin, Odzun, Kobair. Antichi luoghi sacri che la mano dell’uomo ha costruito non senza il divino intervento. Altopiani e rilievi dove i fiori ascoltano la musica dei mille insetti protagonisti. Il lago Sevan, mille chilometri quadrati che sembrano una grande nuvola colorata in un immenso cielo più che una grande distesa d’acqua. Il Passo Selim, crocevia di mille civiltà, dove il più ben conservato caravanserraglio non poteva godere di luogo migliore per lasciare che genti di ogni stirpe si riposassero e potessero raccontarsi o inventarsi il mondo che non era stato ancora rivelato a tutti. Tatev e Karahunge, dove il mistero rimane di Fernando Da Re ancora tale dopo 6000 anni tra pietre con strani fori puntate verso le stelle. La pianura dell’Ararat dove il monte dell’Arca è ancora simbolo di pace per un Paese che lo ritiene “proprio” pur inserito in confini “nemici”. Khor Virap il monastero simbolo dell’Armenia, esultanza e dolore per questo popolo, in faccia al monte sacro. Qui visse prigioniero Gregorio l’Illuminatore che trasformò l’Armenia nel primo Paese cristiano della Storia. Yerevan, città in grande espansione, dove le cose da visitare e ricordare sono molte di più di quelle che cito: il museo del genocidio, la sede del Katolilos o papa Armeno a Echmiadzin, il Matenadaran la “biblioteca” che custodisce i più antichi manoscritti al mondo, il monumento per il 50° anniversario del Soviet dell’Armenia divenuto museo dentro e fuori, in alto e in basso. Geghard, il monastero rupestre scavato nella roccia che custodiva la lancia che trafisse il costato di Cristo, portata in quel luogo dagli apostoli Taddeo e Bartolomeo. Attorno e dentro a tutto questo, l’Armenia presenta il suo volto universale di grande generosità e ospitalità. Un Paese che tiene dentro di sé e cura senza rumore le ferite sofferte. E vive (o sopravvive) nel limite di quanto altri paesi limitrofi lo lascino in pace, con un po’ di agricoltura, di allevamenti ed ora con un rinnovato turismo più consapevole. Ma soprattutto con le rimesse dall’estero dei suoi figli che nella diaspora hanno saputo trovare il movente di nuova fraternità e solidarietà verso Madre Armenia. Ma non dovevamo parlare di cicloturismo? Forse è l’ultimo pensiero che hanno gli operatori turistici o non lo hanno affatto. Però è bello pensare e trasmettere con queste poche righe, a chi vuol andare a visitare questo Paese su due ruote, che non incontrerà nessun pericolo, che il percorso, pur se aspro per buche e tombini mancanti o per dislivelli importanti, renderà mite l’animo per gli incontri con la gente, con il paesaggio e con il respiro divino che aleggia in ogni luogo sacro. • Scheda di viaggio: Compagno di viaggio Enzo Pellegrini . Aereo con bici al seguito: Verona,Roma,Tblisi (Georgia) e ritorno. Tappe: I - Tblisi-Ayrum km. 80 II - Dzor-Alaverdi km. 50 III - Alaverdi- Dilijan km. 100 IV - Dilijan-Martuni km. 100 V - Martuni-Yeghegnadzor km.65 VI - Yeghegnadzor – Ararat km. 100 VII - Ararat - Yerevan km. 80 Yerevan-Tblisi in treno Negozi di biciclette solo nelle due capitali, strade spesso dissestate, pernottamenti possibili con attenta programmazione, non senza sorprese. Un viaggio consigliato a tutti ma in bicicletta adatto a chi sa muoversi in piena autonomia da solo o a ridottissimo gruppo. Quando il viaggio diventa un libro Questo viaggio di Fernando Da Re è diventato un libro: “Con l’Armenia nel cuore” con prefazione del Console Onorario della Repubblica Armena Pietro Kuciukian, il quale scrive: “Titolo veramente appropriato e significativo, è un diario di viaggio che mi ha coinvolto e commosso. Pensavo che questo dipendesse dal mio essere armeno, ma poi ho capito, leggendo queste pagine, che certe sensazioni appartengono all’uomo, ad ogni uomo che si ponga nella condizione di viandante, aperto all’ignoto, più che alla condizione di pellegrino alla ricerca di conferme. É questo che Fernando Da Re è riuscito a trasmettermi”. Il libro verrà presentato durante la serata inaugurale della Rassegna diapositive “Viaggiando in bicicletta nel mondo” (vedere riferimenti a pag. 16). Il programma della serata prevede la proiezione di un video e l’intervento di ospiti e giornalisti che aggiungeranno notizie sull’Armenia, paese quasi sconosciuto a molti ma ricco di storia, di cultura e di segreti. RaccontidiViaggio 29 PAROLE salvifiche e ALBERI da SALVARE Nuova strage di alberi all'Arsenale. Le norme ci sono, perché non vengono rispettate? I L'Arsenale l verde pubblico […] indica luoghi riconoscibili che danno identità alla città e che la gente sente e vive come emblema della qualità della vita. Mentre fino alla metà del secolo scorso parchi e giardini svolgevano per lo più un ruolo di decoro e ornamento delle città, oggi hanno un'importanza fondamentale per le molteplici funzioni climatiche, di difesa, estetiche, ricreative e culturali che svolgono. Ad essi vengono riconosciute funzioni urbanistiche e sociali ed un ruolo di educazione ambientale fondamentali nel miglioramento della qualità della vita nell'urbe. Queste parole giacciono in un cassetto che aspetta da troppo tempo di essere aperto. Sono parole che , assieme a quelle dell'art. 9 della nostra Costituzione, eviterebbero, o almeno sicuramente limiterebbero, l'ecatombe di alberi che sta trasformando la nostra città in un deserto di cemento. Sono le parole contenute nelle ”Norme per la gestione, la salvaguardia e l'incremento dei giardini e del patrimonio verde pubblico“ , approvate con deliberazione di Giunta Comunale n. 266 del 24 30 BiciDenuncia maggio 2007 e mai passate dal Consiglio Comunale per l'approvazione. La nostra città nel giro di pochi anni ha perso una quantità smisurata di verde, quando invece avrebbe dovuto incrementarlo per mitigare almeno in parte l'inquinamento che la attanaglia e la pone ai primi posti della triste classifica negativa sulla qualità dell'aria. Voglio citare, per non perderne memoria, i più recenti e i più cospicui abbattimenti: almeno 90 alberi alla Stazione Porta Nuova, più di 150 alla Caserma Passalacqua, almeno 150 al Boschetto, 300 pioppi adulti alle ex Cartiere, 127 in Circonvallazione Torbido, senza contare i 12 ippocastani di Stradone Santa Lucia, i 16 magnifici esemplari di Piazza Corrubbio, i 4 cedri del Libano di Corso Milano, la doppia alberatura di un buon tratto di Viale della Repubblica, il Testo di Valeria Rigotti Foto di Paola Mosconi Disegni di Marco Cazzavillan pioppo nero secolare di Castelvecchio; e non dimentichiamo la ventata di crudeltà contro le piante dell'Arco dei Gavi; il disboscamento di Forte del Chievo e l'abbattimento delle piante della Caserma Martini. Tra gli ultimi “nati” il taglio di numerosi grossi esemplari arborei. per far posto alla nuova maternità dell'Ospedale di Borgo Trento: ma non bisognava piantare un albero per ogni nuova nata o nuovo nato? L'elenco di questo accanimento è parziale e incompleto; può tuttavia dare l'idea dell'entità della strage, quasi sempre perpetrata per far posto a case e parcheggi per lo più inutili e inutilizzati. Voglio ricordare che si tratta di piante che per diventare così hanno impiegato non meno di 30/40 anni. Una generazione. L'ultimo aggiornamento di questo funebre elenco è particolarmente pesante: si tratta del gravissimo abbattimento degli alberi de l'Arsenale: 20 ippocastani, un grande olmo, si salva per ora forse il mastodontico pioppo, il tutto per far posto all'ennesimo parcheggio. Ma, sempre citando le “Norme”, il verde urbano non è solo vegetazione ma anche “suolo, acqua, aria, luce, spazio, arte, cultura e tradizioni”. Non a caso a Losanna per esempio, nella vicina Svizzera, i luoghi della giustizia, il Tribunale Cantonale e quello Federale sono immersi nel verde, l'uno dentro un Viale della Repubblica L'Arsenale in abbandono parco e l'altro sulla collina. E portano la scritta: “Lex Iustitia Pax” , come a dire che la pace comincia da lì. E assieme alla pace la libertà, come testimoniavano durante la Rivoluzione Francese gli alberi piantati in ogni piazza. Oggi e qui tutta un'altra cosa invece: gli alberi non sono considerati “organismi viventi […] cui viene attribuito un valore ambientale, culturale, storico ed economico”,ed ogni volta che intralciano gli appetiti economici di questa nostra povera città vengono tolti di mezzo. Salvo poi assicurare le cittadine e i cittadini che “L'area comunque, a lavori ultimati, sarà ricoperta di verde e si trasformerà in un nuovo polmone verde per la città”, come si legge a pag. 13 de L'Arena di martedì 12 novembre 2013 nell'articolo “Parcheggio Arsenale, “strage” di ippocastani”. Ma la stessa ignobile bugia è stata ripetuta a proposito di Passalacqua, di piazza Corrubbio e via e via con i risultati di desertificazione che sono sotto gli occhi di tutti. Non ci vuole molto infatti a capire Ospedale di Borgo Trento che sopra un parcheggio, per ben che vada, può esserci posto al massimo per qualche cespuglio. Questo succede in città. Ma se allarghiamo lo sguardo alla provincia scopriamo che in 40 anni lottizzazioni edilizie, strade, capannoni industriali hanno mangiato 25 mila ettari di suolo agricolo. E nel Veneto la situazione non è certo migliore. Proprio per svegliare le coscienze contro questo consumo dissennato di suolo don Albino Bizzotto, fondatore dei Beati Costruttori di Pace, ha fatto nello scorso agosto uno sciopero della fame di 16 giorni, continuato poi a staffetta in molti luoghi del Veneto. Qui a Verona è nato “DigiunoTerritorio” (digiunoterritorio. blogspot.it) che ancora prosegue lo sciopero ogni mercoledì e a cui 20 realtà hanno dato il proprio sostegno, tra cui anche gli Amici della Bicicletta. Ma non basta. Io penso che sia di estrema urgenza l'approvazione delle Norme: avremmo così delle regole che impedirebbero a chicchessia di eliminare impunemente il verde cittadino considerato a stregua di fastidio. Dice infatti la premessa: “Tutti gli interventi sulle aree verdi pubbliche comprese le nuove progettazioni, realizzazioni e gli interventi di recupero ambientale, le attività di manutenzione (abbattimenti, sostituzioni, diradamenti e potature, trattamenti fitosanitari), gli interventi di ripristino dovuti a lavori pubblici o privati, gli scavi e lavori IN PROSSIMITA' DI ALBERI, DEVONO ESSERE ESEGUITI IN OSSERVANZA DELLE PRESENTI NORME e in accordo con CdR Strade Giardini e Arredo Urbano”. Ma quante Passalacqua, e Corrubbio e Boschetto e Arsenale avrebbero salvato queste salvifiche norme?? Ne consiglio la lettura piacevole e istruttiva: si possono trovare sul sito del Comune (!), settore Ambiente, Parchi e Giardini; vi si può leggere come potrebbe essere la nostra città. E poi? E poi svegliamo le nostre coscienze e uniamoci tutte e tutti per farle finalmente approvare dal Consiglio Comunale. Le “Norme” ci salveranno. • Pane e cemento «La cementificazione dei suoli del Veneto riguarda anche i terreni più fertili [...] 72 milioni di mq persi all'anno di Suolo Agrario Utilizzato negli anni Ottanta 97 milioni mq/anno negli anni Novanta 182 milioni mq/anno dal 2000 in poi.[...] Il Veneto è la regione più cementificata d'Italia. [...] già oggi non ha più l'autosufficienza alimentare.» Dall'audizione nel Consiglio Regionale del Veneto di don Albino Bizzotto. (digiunoterritorio.blogspot.it) Il "Verde" - Il “verde” va inteso come luogo per la conservazione dei caratteri della città e per la creazione di identità nelle aree che ne sono prive - Il “verde” va progettato con pari dignità di ogni altro ambito urbano costruito - Il “verde” va curato come realtà che per sua essenza abbisogna di manutenzione puntuale e costante a cominciare dal giorno dopo la sua realizzazione dalle “Norme per la gestione, la salvaguardia e l'incremento dei giardini e del patrimonio verde pubblico”. BiciDenuncia 31 RaccontiDiViaggio El canton del Bepo - Mobilità in cambiamento Fra un paio di mesi, se tutto va per il verso giusto, comincerò Quello sostenibile, naturalmente. una nuova fase della mia vita, lasciando il ruolo di Direttore Lasciare il posto ad altri, soprattutto alle nuove generazioni, della Fiab ad altri, spero più giovane, e tornando a fare il è indispensabile per tenere il passo con il rapido volontario. cambiamento planetario in atto, altrimenti finiremo per Autorottamazione? Nemmeno per sogno! perdere la sfida con i paesi emergenti, che evolvono a Ho sempre creduto nella necessità del cambiamento e parto velocità doppia della nostra. da me, coerentemente, convinto che questo atto porterà Non dobbiamo aver paura a lasciare i posti che occupiamo. dei miglioramenti alla mia vita (ridandomi un po’ di tempo Spesso, anzi, questo gesto si rivela fondamentale per privato) e quella della Fiab, che avrà un nuovo Direttore, più migliorare la qualità della nostra vita. E stiamo sicuri che motivato, più preparato e, spero, anche più giovane di me. quando lo spazio sarà libero, arriverà qualcuno, bravo Ci sono, naturalmente, quelli che non sono d’accordo con almeno quanto noi, ad occuparlo. questa scelta, perché credono di più nella continuità. Ma Come succede con il traffico cittadino: lo spazio lasciato questo che era un valore nelle società dei secoli scorsi, in cui libero da un’auto verrà occupato da una o da più biciclette, i cambiamenti avvenivano con molta lentezza, oggi diventa come c’insegnano le città dove la mobilità nuova ha vinto un freno al progresso. la sfida.
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