Storie di libri e di lettori - Archivio STORIE Divry Sophie La custode dei libri Einaudi 2012 Una storia che narra il rapporto con i libri dal punto vista di un addetto ai lavori. Protagonista è una bibliotecaria votata alla classificazione Dewey, che fa dell'ordine e della conservazione i punti di riferimento fondamentali per il suo lavoro e la sua vita. Del lungo monologo della protagonista quello che interessa qui mettere in evidenza è il suo rapporto con la lettura sia dal punto di vista personale che professionale. Lei afferma, in riferimento al privato: “Preferisco la compagnia dei libri. Quando leggo, non sono più sola, converso con il libro. Può essere molto intimo. Saprà di cosa sto parlando, forse. La sensazione di avere uno scambio di idee con l'autore, di poterne seguire il percorso, di esserne accompagnata per settimane intere. Quando leggo riesco a dimenticare tutto, a volte non sento più nemmeno il telefono”. La biblioteca è il luogo di incontro ideale tra lettori e libri ed il bibliotecario ha il compito di favorire la scelta della giusta lettura: i volumi presenti in una biblioteca dovrebbero essere tutti il risultato di una selezione e quindi l'attestazione di un riconoscimento del loro valore culturale. “I peggiori sono i libri espresso, quelli d'attualità: ordinati, scritti, stampati, presentati in televisione, comprati, ritirati e mandati al macero in men che non si dica”: Da questi volumi scadenti e 'a scadenza', prodotti in grande quantità e buoni 'solo per avvolgerci le sardine' bisogna difendersi operando delle scelte all'interno della produzione editoriale che siano in grado di fornire un contributo culturale ai lettori. “Bisogna resistere, moderare”. Bisogna salvare il lettore sia dall'oppressione dell'Armata dei libri, sia dal trauma dei libri inaccessibili, chiusi in archivi ai quali si arriva solo attraverso la compilazione di apposite schedine. Tutto si gioca nei primi momenti di ingresso in biblioteca: senza le dovute attenzioni, abbandonato all''invenzione perversa' della Dewey, il lettore si perde e potrebbe allontanarsi per sempre. La biblioteca deve essere un luogo piacevole che accoglie il lettore senza intimidirlo ma che deve comunque farsi carico di un impegno culturale “la cultura è uno sforzo permanente dell'essere per sfuggire alla propria vile condizione di primate non civilizzato”. Nessuna biblioteca può esistere senza lettori, ma non è tollerabile , secondo l'autrice, che la biblioteca, già diventata mediateca, rinunci alla promozione della lettura. Anche in una biblioteca 'piazza del sapere' l'incontro con il libro e le sue storie non è un semplice pretesto ma deve restare l'essenza stessa del lavoro quotidiano dei bibliotecari. (Angela P.) Schiavone Alberto La libreria dell'armadillo Rizzoli 2012 “Altissime colonne di zolfo reggevano pallidamente il crepuscolo di quell'ultima estate. Irregolari cubi di polvere le case, mitragliate da un'infinità di occhiaie cieche” Questo l'incipit di Randagio è l'eroe di Giovanni Arpino che è il filo conduttore delle vicende narrate in questo romanzo. La storia comincia quando il libro è a casa di un vecchietto smemorato che conserva al suo interno il biglietto vincente della lotteria. Costretto a traslocare perchè non può più vivere da solo, il libro finisce nelle mani di un libraio che acquista volumi usati. Il libraio, rendendosi conto che i volume è fuori catalogo, decide di portarlo a casa per conservarlo. Qui lo ruberà un giovane fattorino cinese desideroso di imparare a leggere, ma le peripezie del libro 'randagio' non termineranno qui. Lo ritroveremo alla fine della storia in un bar dove sarà utilizzato come supporto per tenere in equilibrio un forno a microonde. Nessuno forse si accorgerà mai della fortuna che il libro custodisce. Pur tra i numerosi personaggi che si susseguono nella narrazione, il vero protagonista della storia resta il libro: un oggetto che può passare inosservato di mano in mano, ma anche il veicolo di pensieri, di idee e di storie. Con questi oggetti lavora il libraio a cui si chiede la giusta sensibilità per proporre senza imporre, per suggerire senza obbligare “Non sa cosa si perde. Ma rispetto la sua scelta. Ogni libro e ogni scrittore hanno un loro percorso in ciascuno di noi”. Il mestiere del librario richiede, quindi, alto senso di responsabilità: a lui compete la scelta dei libri da esporre in evidenza sugli scaffali, la scelta di quelli da collocare in vetrina che orienteranno i clienti: anche un libro che da tempo giace senza che nessuno gli abbia mai dato un'occhiata potrebbe rinascere o addirittura diventare un grande bestseller. “Basta un articolo su un giornale. Un passaggio televisivo. E allora potrà tornare in vetrina, diventare un libro 'che si è venduto bene'. “Credo che in fondo il mio mestiere serva soltanto a rispondere a una domanda” “Quale?” “Mi può consigliare un buon libro?”. Attraverso gli occhi del libraio si rappresentano anche i lettori ed il loro rapporto con i libri. Ci sono gli studenti con le loro liste di lettura fornite dagli insegnanti, ci sono gli scrittori locali che entrano in libreria solo per controllare se sugli scaffali compare la loro opera, ci sono i clienti che entrano solo per trovare un libro da regalare. La sua è una libreria vecchio stile dove i libri non sono merci, ma spunti per appassionate discussioni. Inutile dire che anche lui deve fare i conti con la concorrenza spietata di supermercati e uffici postali, ma anche con la rivoluzione tecnologica che ha reso realtà la lettura digitale. La sua fiducia da 'armadillo' nel libro cartaceo è, però, incrollabile: “Guarda gli spot dei reader, la posa innaturale dei protagonisti. Leggono in spiaggia, sul divano, ma sono goffi come gli attori delle pubblicità di elettrodomestici negli anni Sessanta. Abbiamo inventato l'oggetto ma non ci siamo ancora abituati […] Ma sono convinto che il libro cartaceo continuerà ad esistere ancora a lungo. Si è salvato dai roghi, resisterà anche a questo”. (Angela P.) Simoni Marcello Il mercante dei libri maledetti Newton Compton 2012 1205. Abbazia di San Michele della Chiusa in Val di Susa. “ […] davanti all’uscio della sua cella, trovò ad attenderlo un particolare inaspettato. Un pugnale a forma di croce era conficcato sulla porta d’ingresso. Dall’elsa di bronzo pendeva un biglietto arrotolato. Il monaco lo fissò per un istante, in preda a un terribile presagio, finché non si fece coraggio e decise di leggerlo. Il messaggio era breve e spaventoso. Vivїen de Narbonne, colpevole di negromanzia. Sentenza emessa dal Tribunale Segreto della Saint-Vehme. Ordine dei Franchi-Giudici. Vivїen cadde in ginocchio, atterrito. La Saint-Vehme? I Veggenti? Come avevano fatto a scovarlo in quel rifugio arroccato sulle Alpi?” Così ha inizio il libro che si è aggiudicato il 60esimo Premio Bancarella ed il Premio Emilio Salgari nel 2012. Un libro, l'"Uter Ventorum" in grado di evocare gli angeli e carpirne la sapienza, è l'elemento motore di tutta la storia. Si tratta di un libro che non è solo fonte di sapere e di conoscenza, ma, come spesso accade nei thriller medievali, è anche capace di dare potere a chi lo possiede. Questo rende il libro 'maledetto' e spiega la pessima fama che accompagnava chi fosse in possesso di una sapere alternativo rispetto a quello codificato dalla chiesa e dallo stato. Un misterioso tribunale è deciso a farlo sparire ed è per questo che il monaco Vivїen de Narbonne, che ne è il custode, decide di suddividerlo in quattro parti che nasconde, ciascuna, in un luogo diverso. Ignazio da Toledo, accompagnato dal giovane converso Uberto e dal fido Willalme de Béziers, è il protagonista che affronterà il lungo viaggio alla ricerca del libro, da Venezia, via mare e via terra, fino a Santiago di Compostela passando per Tolosa. In un'atmosfera densa di misteri e talvolta cupa si snoda quest'avventura medievale dai tratti piuttosto tradizionali: cavalieri mascherati, sette misteriose, un oggetto mistico, il libro, conteso tra buoni e cattivi. Opera d'esordio di un archeologo e bibliotecario, pubblicata prima in Spagna e poi rivista e riproposta in Italia, Il mercante dei libri maledetti è il primo volume di una trilogia che vedrà Ignazio da Toledo alle prese con altre avventure e misteri sempre legati al valore esoterico dei libri nel periodo medievale. Per quanti vogliano continuare a seguire le vicende di Ignazio da Toledo, è già possibile leggere il secondo volume intitolato La biblioteca perduta dell'alchimista le cui vicende ruotano intorno al "Turba Philosophorum", un altro libro 'maledetto'. (Angela P.) John Dunning Il detective che ama i libri Rusconilibri 2011 Il titolo originale di questa storia ("Booked to Die") è difficile da tradurre in italiano. Allude a una relazione tra i libri e la morte: per i libri si può morire ed anche uccidere. La prima edizione italiana del 1993 ("La morte sa leggere") citava nel titolo un libro famoso di Ruth Rendall ("La morte non sa leggere") dove la protagonista uccide affinché non si scopra che non sa leggere. Questa nuova edizione mette in primo piano la bibliofilia del protagonista, Cliff Janeway, un detective un po’ rude e con la pericolosa tendenza ad agire al limite della legalità. Proprio per questo a un certo punto del romanzo è costretto a lasciare la polizia e, da collezionista di prime edizioni di Faulkner, decide di aprire una libreria nella strada di Denver (Colorado) dove si concentra il mercato dei libri usati. La prima vittima del romanzo è un cacciatore di libri, un uomo gentile e silenzioso che, con talento e pazienza, sapeva scovare tra mucchi di libri privi di valore il libro raro – una prima edizione introvabile, una copia firmata o annotata dall’autore o da suoi critici di fama, una prima edizione con un particolare refuso tipografico – da acquistare per pochi centesimi per poi rivendere a un prezzo cento o mille volte più alto. L’ex detective divenuto libraio continua a indagare su questa e su altre morti sospette, si imbatte in una biblioteca privata contesa da eredi non proprio amanti dei libri e conosce un’affascinate esperta di libri rari e preziosi – ex-bibliotecaria – implicata, poi si saprà come, nella complicata vicenda. (Rita B.) Zivkovic Zoran Sei biblioteche Tea 2011 Davvero “impossibili” le sei biblioteche descritte in altrettanti racconti dallo scrittore serbo. La prima, La biblioteca di casa, cresce a dismisura, attraverso un mistero che si ripete quotidianamente: nella cassetta della posta, in genere vuota, ora compare ogni giorno un grosso tomo dal titolo Letteratura mondiale, e così un giorno dopo l’altro, fino ad occupare ogni angolo dell’appartamento del protagonista, con la bellezza di ottomilatrecentocinque libri. La biblioteca virtuale irrompe invece sul pc dello scrittore protagonista, presentata da uno slogan apparentemente troppo pretenzioso, “Noi abbiamo tutto”. In effetti hanno davvero tutto, compresi i libri che lo scrittore deve ancora scrivere… La biblioteca notturna funziona solo di notte, e contiene libri un po’ speciali, i libri delle vite. Ogni vita è unica e preziosa, perciò merita di essere registrata. Quasi tutti i frequentatori della biblioteca notturna scelgono per primo il libro su se stessi, che in questo caso, trattandosi di viventi, non è ancora un vero libro, ma una grande cartella piena di fogli. La biblioteca infernale prevede una strana pena per gli ospiti, cioè la lettura come obbligo. Ogni epoca ha l’inferno più adatto, e l’olio bollente è ritenuta una pena troppo medievale. Obbligando alla lettura, invece, si dà modo agli ospiti di rimuovere il principale motivo che li ha condotti lì. Nella Biblioteca minima un venditore di libri usati vecchio e cieco vende al protagonista un’edizione anonima di uno scrittore anonimo, con il titolo formato da un'unica parola. La cosa ancora più strana, però, è che il titolo cambia ogni volta che il libro viene aperto: prima è di una sola parola, poi di tre; e anche i titoli dei capitoli, prima sono solo numeri, poi compaiono le parole; e la storia nel suo insieme cambia. Finché il libro rimane aperto, l’opera rimane la stessa, ma se lo chiudi e lo riapri, l’opera cambia. Così, in quella biblioteca davvero minima, in un unico volume stanno molti libri. Infine, nella Biblioteca raffinata, che contiene solo libri di pregio accuratamente selezionati, fa la sua comparsa una edizione tascabile. Prontamente gettato con sdegno nella pattumiera dal proprietario, il tascabile ricompare, e continua a ricomparire sullo scaffale nonostante i vari tentativi di “suicidarlo”. Il titolo del libro, non casuale, è Sei biblioteche. Deborah Harkness Il libro della vita e della morte Piemme 2011 Il titolo originale del volume è A Discovery of Witches, e la scoperta da cui parte la narrazione è quella di un libro, un libro che appare e poi immediatamente scompare. Diana Bishop, una strega che ha deciso di rinnegare la sua natura e di vivere come una semplice umana, è una ricercatrice universitaria che si occupa di storia dell'alchimia. In una consueta mattinata di studi alla Bodleian Library di Oxford, durante le sue ricerche si imbatte in un misterioso volume che, al tocco delle sue mani, svela il contenuto di pagine inizialmente bianche. "L’Ashmole 782 era un palinsesto, un manoscritto dentro un altro manoscritto. Quando la pergamena scarseggiava, gli amanuensi lavavano via l’inchiostro dai vecchi libri per riutilizzarne i fogli. Spesso, con il passare del tempo, l’antico testo ricompariva come un fantasma, ma era leggibile solo con l’aiuto della luce ultravioletta, in grado di far riemergere la scrittura sbiadita.[...] Oltretutto quello non era un palinsesto qualsiasi: il testo non era stato cancellato, bensì nascosto con qualche incantesimo". Nell'atmosfera dello urban fantasy al libro è attribuito il ruolo di fonte di conoscenza e di potere a cui tutti ambiscono: demoni, streghe e vampiri ( tra cui l'affascinante Matthew Clearmont vampiro francese di 1500 anni e professore universitario di biochimica, co-protagonista della storia) sono pronti a tutto pur di appropriarsi del manoscritto. Il mistero celatyo tra le sue pagine sarà svelato al termine della trilogia All Soul di cui Il libro della vita e della morte è il primo volume, seguito da L'ombra della notte, già pubblicati in Italia. In attesa dell'ultimo capitolo, la saga potrebbe presto comparire su grande schermo: la Warner ha già acquistato i diritti per realizzare la pellicola. (Angela P.) Queen, Blochman, Tomlinson, Woolrich, Delitti in biblioteca Filema 2008 Il primo cadavere (letterario) in una biblioteca è dello scrittore americano Charles Dutton (Murder in a library, 1931), ma il più famoso è senz’altro quello di Agatha Christie (C’è un cadavere in biblioteca, 1948). Il movente del delitto è spesso il furto di libri preziosi conservati nelle biblioteche private (Lawrence G. Blochman, Il dramma dell’in-folio aldino) mentre nelle biblioteche pubbliche i libri, più che oggetti del desiderio, sono pretesti o strumenti di delitti di varia natura. Norma Stuffing, bibliotecaria del Congresso a Washington (Ellery Queen, Enigma alla biblioteca del congresso), è coinvolta in un giro internazionale di droga e ha escogitato un complicato sistema di riferimenti bibliografici per comunicare in biblioteca con il complice che si finge un comune lettore. A volte le bibliotecarie sono vittime: la bionda ventenne addetta ai cataloghi della biblioteca pubblica di New York (Lawrence G. Blochman, La morte si aggira in biblioteca) è assassinata con l’asta con cui si tengono a posto le schede nei cataloghi. In questa biblioteca però accade anche di precipitare dalle numerose scale a chiocciola che portano ai ballatoi delle sale di lettura. Altra arma impropria – non letale per fortuna - sono i libri in prestito, ottimi strumenti per architettare truffe e rapimenti. Elsie Ferguson (Gerald Tomlinson, Libri in prestito) e Prudence Roberts (Cornell Woolrich, Un libro in prestito) fanno parte della schiera delle bibliotecarie zitelle con il gusto per l’investigazione. La prima ha affinato negli anni una capacità straordinaria nell’associare i lettori con i rispettivi gusti letterari e ogni volta che un lettore prende a prestito libri non coerenti con quei gusti Elsie si insospettisce e decide che la questione merita qualche approfondimento. L’investigazione di Prudence invece prende avvio da una copia di Via col vento restituita priva delle pagina 931-932 e con evidenti segni di sottolineature a pagina 933. Nei cinque gradevoli racconti di Delitti in biblioteca (Filema 2008) non mancano certo gli stereotipi: le bibliotecarie sono generalmente avanti negli anni, non belle, impiccione e incaute al punto da mettersi seriamente nei guai. In una bibliotecaria la giovane età associata all’avvenenza fisica sono quasi sempre sospette al punto da suggerire una sua certa inadeguatezza al ruolo di custode del tempio della cultura. (Rita B.) Paley Grace Desideri, in Enormi cambiamenti all’ultimo momento, a sua volta compreso nella raccolta generale Piccoli contrattempi del vivere. Tutti i racconti Einaudi 2002 Restituire i libri ad una biblioteca pubblica, dopo un ritardo di diciotto anni, può aiutare a sentirsi migliori? Così sembra pensarla la protagonista di questo breve racconto dove si intrecciano una conversazione tra la donna e l’ex marito, tutta all’insegna dell’incomprensione e del rancore, e il breve scambio, pieno di fiducia, tra la donna e la bibliotecaria (“Diedi alla bibliotecaria un assegno di 32 dollari. Subito tornai a godere della sua fiducia: dimenticò il passato, lo cancellò dalla mia scheda”). Con un’ultima offesa (“io volevo una barca a vela… ma tu non volevi niente”), il marito se ne va. La donna resta sola, ferita nel profondo, seduta sui gradini, con i libri ripresi a prestito, subito dopo averli resi (La casa della gioia e I ragazzi, di Edith Wharton). Eppure no. Non è vero che non vuole niente (“Voglio essere una persona diversa. Voglio essere la donna che riporterà questi due libri alla biblioteca tra due settimane”). (Mirella T.) François Annie La lettrice. Biografia di una passione Guanda 2000 Editor di saggistica da Seuil, sprofondata nei libri per lavoro e per passione, l’esordiente ma non giovanissima Annie François si racconta nel diario semi-serio della lettrice nevrotica. A differenza del bibliofilo – altro bizzarro personaggio sul quale esiste un’abbondante letteratura – il bibliomane non cerca l’edizione di pregio. Ama i libri strapazzati e malconci, gonfi di ricordini e di strani reperti: perciò insostituibili e, soprattutto, ‘suoi’. In brevi capitoletti tematici l’autrice descrive con dovizia di particolari i tratti di una dipendenza - non per caso assimilata al tabagismo – che trova nello humour l’antidoto più efficace. Vorace e a un tempo selettiva, la lettrice non ama le biblioteche, ignora prefazioni e critiche, diserta i cerimoniali pubblici o, peggio, mediatici, a cui preferisce di gran lunga il passaparola («alcuni commensali sono più efficaci di un battaglione di uffici stampa»). E si permette il lusso di dimenticare titoli e autori da consigliare agli amici ai quali, va da sé, presta malvolentieri ma non rinuncia a chiedere in prestito tra mille sensi di colpa. Tutto in nome di una soggettività esibita e allegramente rivendicata, di un rapporto con la pagina scritta a cui associare qualità emotive e sensoriali, non senza qualche capriccio snobistico. Tra peripezie domestiche e derive maniacali si insinua una sfumatura malinconica – più esplicita sul tema lettura e malattia - e si delinea un itinerario del tutto personale, capace di conferire ritualità e pienezza al gesto quotidiano di leggere. (Cinzia P.) Montanari Raul Sei tu l’assassino. L’ultimo giallo possibile Marcos Y Marcos 1997 Un piccolo giallo all’italiana ambientato nel mondo dell’editoria (e fin qui niente di nuovo), che presuppone però un lettore edotto di quel mondo e, in particolare, delle strategie di marketing che lo infestano da oltre un decennio. Un lettore avvertito, quindi, meglio ancora un bibliotecario in vena di autoironia. Perché l’assassino non è, come ci si potrebbe aspettare, il libraio, l’editore, o il giovane correttore di bozze, ma (e qui sta l’originalità del plot) una figura inedita in un romanzo ma ben nota agli addetti ai lavori, il “lettore/consumatore”. Si tratta del lettore generico, quello che legge saltuariamente per svago, il segmento cui danno la caccia case editrici e biblioteche, sul cui coinvolgimento scommettono le loro iniziative promozionali più avanzate. Oggetto di un corteggiamento spietato, proprio quando le strategie messe in campo riescono finalmente a conquistarlo, si trasforma da oggetto passivo in soggetto attivo e fa la sua parte. Senza svelare ‘come’, basti sapere che la sua reazione (attiva, benché inconsapevole) rappresenta la vendetta di chi legge davvero e sopporta con fastidio crescente quel marketing della cultura che altro non è se non “disprezzo della cultura”. Ma il messaggio è ancora più sottile, nel segno del meta-giallo: come suggerisce il titolo, un giallo in cui l’assassino è il lettore può essere solo l’ultimo giallo possibile. (Lorenzina L.) Abraham Pearl La lettrice di romanzi d’amore Einaudi 1997 Rachel Benjamin è una grande lettrice, ma deve leggere di nascosto, frequentare clandestinamente biblioteche e librerie e tenere i libri ben nascosti sotto il cuscino. In realtà anche suo padre, rabbino in una comunità di ebrei chassidim nello Stato di New York, è un grande lettore; addirittura approfitta delle pause ai semafori per leggere. Nella sinagoga, su ogni muro, ci sono pile e pile di libri. Libri che sono stati tramandati di generazione in generazione. Solo che le letture del rabbino appartengono tutte alla tradizione: salmi, letteratura yiddish, libri che Rachel ha provato a prendere in mano, ma che non la intrigano, libri che sfoglia velocemente per vedere quanto manca alla fine. La biblioteca pubblica è un mondo proibito. Ma è proprio lì che si trovano i libri che piacciono a Rachel, libri che la madre considera intoccabili, al punto di proibirle di lavare i piatti “con quelle mani che hanno toccato libri sporchi” e che Rachel ama perché “parlano di una vita normale”, parlano, soprattutto, d’amore. Ma com’è diverso l’amore secondo i libri rispetto all’amore di Israel, il marito imposto dalla famiglia… Per un attimo le sembra sopportabile anche la convivenza con questo ragazzo insulso, le sembra di poter sopportare che le rasino la testa, le impongano la parrucca e il fazzoletto; in fondo nella sua nuova casa ci sono tanti libri. “Se posso continuare a leggere tutto quello che voglio, che mi importa del fazzoletto?” Ma la lettura non mette a tacere la voglia di libertà: la muove, la stuzzica. E forse andare via forse si può, alla ricerca di ciò che hai conosciuto, fino a quel momento, solo nei libri e nei sogni. “Dolcezza. Non ho mai sentito nessuno pronunciare quella parola. L’ho soltanto vista nei libri”. (Mirella T.) Lodge David E' crollato il British Museum Bompiani 1992 “E’ difficile consentire l’ingresso libero e gratuito in una biblioteca così vasta… il pericolo non sarebbe soltanto quello di perdere i libri, ma anche i lettori” (Arundel Esdaile, ex segretario del British Museum). E’ una delle citazioni che l’autore sceglie di mettere all’inizio di ogni capitolo di questo romanzo, pubblicato nel 1965. E un’altra: “Durante l’autunno e l’inverno la consegna di un libro non di rado è impedita dall’oscurità e dalla nebbia” (Guida pratica alla sala di lettura, 1924). Non sembrerebbe proprio un modello di biblioteca amichevole. Nella silenziosa sala di lettura del British Museum (che ancora conserva qualcosa dell’antica austerità), il giovane Adam Applebay è impegnato a terminare una tesi di dottorato, insieme a tanti altri studiosi. Il lavoro è ben lungi dall’essere concluso, la borsa di studio sta per finire, ma non è facile restare concentrato: il ragazzo, cattolico osservante, a ventisei anni ha già tre figli da mantenere e vive nel terrore che uno sbaglio nei complicati calcoli della temperatura basale faccia crescere ancora la famiglia. Lo studio (accademici curvi su pile di libri polverosi, restituiti alle loro donne come “compagni silenziosi e distratti”) e la vita (che sembra concretizzarsi in un quarto figlio in arrivo) si rincorrono in questo divertente romanzo pieno di trovate, dove diversi stili si alternano, in forma di parodia di alcuni dei romanzieri moderni che Adam sta studiando. Tra le più centrate la scena kafkiana costruita attorno all’episodio del rinnovo della tessera di entrata e il finale monologo di Barbara, la moglie di Adam, un vero flusso di coscienza attraverso il quale la vita, con le sue incertezze e le sue passioni, riconquista la scena. (Mirella T.) Cavazzoni Ermanno Le tentazioni di Girolamo Bollati Boringhieri 1991 Quando si risveglia dal suo incubo notturno, il protagonista del romanzo di Ermanno Cavazzoni Le tentazioni di Girolamo è alquanto intontito e non ricorda neppure che giorno sia: della sua ossessiva avventura ritrova solo un block-notes impolverato per terra. Uscito in strada la sera prima per cercare aspirina con cui domare un fastidioso mal di denti, Girolamo è anche preoccupato per un esame previsto il giorno dopo. Non a caso, quando vede l'insegna Biblioteca di Pubblica lettura decide di approfittarne per andarvi a cercare un testo informativo. É l'inizio di una discesa agli inferi, costellata di situazioni e incontri surreali. La biblioteca è descritta come una caotica Arca di Noé che funziona solo di notte, in cui -tra scaffali cadenti e libri illeggibili- scorrazzano bibliotecari che perseguitano lettori, bivaccano i più improbabili utenti e imperversa un esercito di animali. In questo inferno, perciò, tutto è possibile tranne trovare l'agognato libro e leggerlo in santa pace. Nell'incontrollato bibliocaos, non mancano le figure inquietanti: dal capo bibliotecario (Accetto) ai suoi sadici assistenti (Santoro e Fischetti), dall'ex insegnante di greco con la parrucca (Albonea Bucato) allo storico della scienza in crisi (Rasorio), fino all'incongrua figura del direttore Perbeni, intento a inventare... invenzioni già note. Anche la bella assistente Iris finisce per rivelarsi come la tentazione più minacciosa per Girolamo, capace di deviarlo dalla lettura. Strutturato in 21 capitoli contrassegnati da lettere (dalla A alla Z), alternati da 9 Fogli su argomenti vari (Giganti del '900, Protofilosofie, Donne pelose...), il romanzo assume la forma di narrazione onirica e favolistica tanto cara al Cavazzoni del più noto l poema dei lunatici (Bollati Boringhieri 1987). Il libro, tuttora godibilissimo, è un grido di dolore contro i rituali di una vita sociale dispersiva, ben lontana dal benessere mentale consentito solo dalla lettura e dalla scrittura. È stato lo stesso autore a chiarire che “il paradiso è fatto di attimi, confusi in mezzo all'inferno, di assenze private, di sogni dentro ai sogni”, insidiato da mille tentazioni. Come quelle di San Girolamo nel deserto. SAGGI Roberto Casati, Contro il colonialismo digitale. Istruzioni per continuare a leggere Laterza 2013 “La lettura è minacciata; ci viene rubata”: questo l'allarme che Roberto Casati lancia nel suo volume di denuncia dei rischi che accompagnano la diffusione della cultura digitale. Le rilevazioni statistiche confermano che la lettura è in crisi, pochi sono i 'lettori forti', mentre sembra che ci sia maggiore probabilità di interessare i giovani alla lettura solo se in famiglia leggere è un'abitudine. In questo panorama preoccupante l'autore minimizza, però, il ruolo del libro digitale: l'ebook si è diffuso soprattutto grazie ai tablet (l'Ipad in particolare) che sono pensati per essere sempre connessi alla rete e per l'intrattenimento. L'ebook è solo una delle app disponibili e quindi la lettura è destinata a disperdersi tra le varie funzioni che il tablet gestisce e nel mare delle informazioni che la rete propone. Il libro digitale non solo non rappresenta una rivoluzione, ma non è destinato ad ottenere alcun successo dal momento che, secondo Casati, non risponde ad esigenze espresse dai lettori. Il libro cartaceo resta il vero successo senza tempo: incarna il “formato cognitivo perfetto”, permette una lettura attenta dei saggi, orienta in maniera lineare e sequenziale tra i contenuti, non richiede mappe mentali, né scelte tra percorsi differenti, è “un ottimo oggetto di scambio sociale” con un design ideale per un'esperienza di lettura che arricchisce e coinvolge senza possibilità di distrazioni. Se l'ebook non sembra costituire una minaccia reale per la lettura, Casati non può fare a meno di riconoscere che le nuove tecnologie hanno, invece, di fatto modificato le nostre abitudini culturali tanto da rendere necessario un ripensamento dell'apprendimento e dell'educazione delle future generazioni per rilanciare il piacere della lettura. Scuole e biblioteche, in primis, sono chiamate ad affrontare questa nuova sfida: agli insegnanti si chiede di restituire valore alla lettura trasformandola da attività marginale da compiere solo a casa in un'attività istituzionale quotidiana. Ai bibliotecari si richiede spazio e capacità di creare esperienze di lettura personalizzate per la fruizione dei libri. A entrambi si richiede lo sforzo di riconoscere nelle nuove tecnologie dei mezzi di informazione da gestire con consapevolezza, educando all'uso delle fonti secondo il principio dell'autorevolezza e dell'affidabilità. In conclusione questo il suggerimento che Casati lascia ai lettori del suo libro: “Non abbiamo nessuna ragione di subire la novità tecnologica, e non abbiamo nessuna ragione per rifiutarla a priori; possiamo sempre negoziare […]. La tecnologia va studiata e va affrontata con pragmatismo e creatività, come fanno gli hacker, nel senso buono della parola.” (Angela P.) Woolf Virginia Voltando pagina. Saggi 1904-1941 Il Saggiatore 2012 Autobiografia di una lettrice, titolo scelto da Liliana Rampello per introdurre questa antologia, allude al più celebre The Common Reader, con cui Virginia Woolf raccolse in due serie i suoi diari di lettura. Il libro ospita saggi, recensioni, divagazioni letterarie composti nell'arco di un quarantennio. E' diviso in due parti, con un montaggio empatico e sperimentale che sottolinea il nesso tra lettura e scrittura nell'esperienza della Woolf. Nella prima parte i saggi si raccolgono intorno alle grandi prove narrative, mentre nella seconda prevalgono scritti sparsi e idiosincratici. Benché ponderosa, la selezione curata da Rampello è frutto di un grande lavoro di sintesi e riduce a 600 le 4.000 pagine dell'edizione inglese in sei volumi (mancano, ad esempio, testi famosi come Le tre ghinee e Una stanza tutta per sé, per lasciar posto ad altri, inediti o meno conosciuti). Lettrice tutt'altro che 'comune', appassionata e onnivora tanto da concedersi un gusto irriverente “per i libri brutti”, la Woolf ama leggere almeno quanto scrivere. L'alternarsi di questi due piaceri alimenta e scandisce le sue giornate, accanto all'indefesso lavoro editoriale – 'fare', materialmente, i libri, nella piccola casa editrice Hogarth Press fondata col marito Leonard -, non interrotto neppure dai bombardamenti su Londra. Con altrettanta naturalezza, e dedizione quotidiana, la sua scrittura trascorre fluida dal romanzo al saggio, dalla lettera confidenziale alla pagina di diario sul filo di una curiosità senza limiti, perché “la vita è sempre e invariabilmente più ricca di noi che tentiamo di esprimerla”. Virginia carica il verbo 'leggere', attività che considera un privilegio senza uguali, di un significato mobile, rapsodico, vitalissimo. E, va da sé, rifugge da canoni e ricette. Nel breve saggio Come dobbiamo leggere un libro? se la cava così: “il solo consiglio che si può dare sulla lettura è quello di non seguire nessun consiglio”. (Cinzia P.) Foster Wallace David Come diventare se stessi. David Foster Wallace si racconta Minimum fax 2011 Le dichiarazioni di uno scrittore, tanto più se raccolte a ruota libera durante un tour, possono anche essere opinabili. Ma se a rilasciarle è David Foster Wallace – morto suicida nel 2008, a 46 anni -, assumono il valore di testimonianza postuma ancorché frammentaria. Nel 1996 il giornalista di “Rolling Stone” David Lipsky accompagna l'autore di Infinite Jest in un giro di presentazioni e ne ricava una lunga intervista. Il dialogo in presa diretta rivela un Foster Wallace a tratti polemico con gli scrittori della sua generazione, troppo impegnati a “difendere il proprio ego parlando sempre più fra di loro”, dimenticandosi dei lettori reali. Un rapporto, quello fra scrittore e lettore, che Wallace descrive come una sorta di conversazione intima: “se uno scrittore fa bene il suo lavoro, in pratica non fa altro che ricordare al lettore quanto è intelligente -, il lettore, intendo. Cioè gli apre gli occhi su qualcosa che il lettore sapeva già da prima”. (Cinzia P.) Cataluccio Francesco Che fine faranno i libri? Nottetempo 2010 Oggi al lettore si richiede molto di più. Non solo di richiamare in campo vista e udito contemporaneamente, ma anche di imparare ad orientarsi in un mercato editoriale complesso e alla ricerca di nuovi punti di riferimento. Nel 2010 i libri elettronici erano già un successo commerciale e oggi cominciano a contendere quote di mercato significative ai libri a stampa. La chiave di questa trasformazione, osserva Francesco Cataluccio sta nella forma aperta del libro elettronico – cioè un libro tecnicamente “mai finito” -, che apre scenari di grandi cambiamenti nei processi di produzione e di distribuzione. Come sopravvivrà l’editoria alla smaterializzazione del libro? Come evolveranno le professioni tradizionali dei redattori, degli impaginatori, dei grafici? Se cambia lo statuto del testo allora cambierà natura anche il rapporto tra autore e lettore e, ancora, che ne sarà delle librerie e, soprattutto, delle biblioteche? Noi ora possiamo solo immaginare che anche quando non ci saranno più libri sugli scaffali esisteranno persone desiderose di incontrarsi per scambiare esperienze di lettura e trovare guide competenti, non solo nello spazio virtuale. (Rita B.) Uzanne Octave La fine dei libri La Vita Felice 2009 (collana Liberilibri) Il libro insidiato dai nuovi media: 1894, 2010 A oltre un secolo di distanza, due bibliofili di diversissimo temperamento si pongono la stessa domanda: il libro a stampa sopravvivrà al progresso tecnologico? Nel 1894 i nuovi media erano il fonografo e il kinetografo, nel 2010 è il digitale. Le previsioni di Octave Uzanne (prima edizione francese 1894) si sono realizzate in parte senza alcun danno per il libro. Il protagonista del suo racconto descrive un processo di ampia diffusione della lettura che, a partire dalla trasformazione del libro di carta in libro “sonoro”, cambia profondamente la fisionomia delle biblioteche. Da buon bibliofilo positivista è consapevole che un’invenzione ha buone possibilità di affermarsi solo se sa assecondare la naturale inclinazione dell’uomo alla ricerca del comfort: l’ascolto è certamente più piacevole della lettura gli occhi, non costringe il corpo in posizioni scomode e richiede minore energia intellettuale. Perciò gli scrittori si convertiranno all’oralità e, in alcuni casi, presteranno le loro narrazioni agli attori più in voga; le biblioteche diventeranno fonografoteche o registroteche e dai loro scaffali gli utenti prenderanno a prestito “il Dumas figlio di Eleonora Duse” o “l’Hugo di Sarah Bernhard”. Le biblioteche si estenderanno fuori dalle mura: agli incroci delle strade, nelle piazze, nei ristoranti, nelle sale d’attesa, ovunque saranno allestiti totem che permetteranno, grazie a tubi flessibili e al costo di una monetina, di ascoltare le ultime novità letterarie. Sulla falsariga del teatrofono – in voga a quei tempi - i lettori più facoltosi disporranno di biblioteche automatiche a domicilio. Decisamente qualcosa di questa utopia comincia a risuonarci familiare. Franzen Jonathan Come stare soli. Lo scrittore, il lettore e la cultura di massa Einaudi 2003 Tredici saggi pubblicati tra il '94 e il 2001 su riviste come “Harper's” o il “New Yorker” e percorsi da un filo coerente nell'eclettismo di superficie. Si parla di talk show e sessuologia popolare, di privacy e tabagismo, di carceri in Colorado e di uffici postali a Chicago, di Alzheimer e declino del romanzo. Ma soprattutto di quel patto fra scrittori e lettori alimentato “dal bisogno di solitudine, dalla ricerca di essenzialità in un'epoca sempre più inconsistente; dalla spinta a cercare dentro di sé, tramite la carta stampata, una via d'uscita dall'isolamento”. Dove solitudine è evidentemente altra cosa da isolamento, ed ha piuttosto a che fare con la cura di sé e l'habitare secum della tradizione monastica. Se la scrittura (e la lettura) non possono cambiare il mondo, possono però proteggerne la parte migliore. Ad esempio, “una comunità di lettori e scrittori, i cui membri si riconoscono fra loro perché ritengono che non esista niente di facile”. (Cinzia P.) Piégay-Gros Nathalie Le lecteur Flammarion 2002 Il personaggio ‘lettore’ compare in molti testi letterari, così come l’atto del leggere viene rappresentato nelle sue svariate manifestazioni: esperienza di comprensione di sé (Paolo e Francesca) o autentica felicità (Bouvard e Pécuchet), strumento di ascesa personale e sociale (Julien Sorel), alimento delle nevrosi (Don Chisciotte, Emma Bovary, Louis Lambert), gusto dell’erudizione (des Esseintes) e così via. Questo perché la lettura sollecita emozione e intelligenza, memoria e piacere, sofferenza e frustrazione. Senza dimenticare le condizioni materiali della lettura che, come sottolinea Perec, è anche questione di corpo e di tempo. In questa antologia Proust, Benjamin, Sartre ed altri autori ricordano la loro infanzia di lettori interrogandosi sulle peculiarità di questa esperienza. Anche teorici e critici della letteratura accordano spazio crescente al lettore, dopo che Sartre - nel considerare la lettura complemento essenziale della scrittura - lo ha sottratto ad un ruolo passivo e secondario. Le riflessioni sul ruolo del lettore approdano a un compromesso che lo vede non completamente libero ma neppure del tutto condizionato dal testo. E la ‘buona’ lettura dovrà mantenere il giusto equilibrio fra il soggetto e l’oggetto, fra il lettore e il testo. (Rita B.) Nisticò Renato La biblioteca Laterza 1999 Stereotipi e contro-stereotipi della biblioteca in letteratura in un’agile rassegna propedeutica (nella collana «Alfabeto letterario», diretta da Remo Ceserani e Lidia De Federicis). All’autore, bibliotecario alla Scuola Normale ma qui in veste di studioso, la biblioteca non interessa tanto come luogo fisico, quanto come «proiezione ideale di un’idea estetica o di uno spunto filosofico». Pertanto prende in esame anche il genere peculiare dell’«elenco di libri» che, a partire dal Myrobiblion del bizantino Fozio, godrà di lunga tradizione, dando luogo alla figura retorica della mise en abîme (libri che stanno dentro altri libri). Alcune celebri biblioteche da romanzo sono trattate più diffusamente, ad esemplificare le grandi stagioni della storia culturale. Da Cervantes e Swift fino a Borges ed Eco, su tutte aleggia il minaccioso archetipo della «Biblioteca Universale» e l’angoscia antropologica di un confronto perso in partenza. Ma, accanto alla tradizionale partizione cronologica, queste biblioteche-modello si prestano ad una classificazione concettuale in cui, principalmente, consiste la scommessa interpretativa dell’autore. Che, nel dar conto della sua ipotesi di ricerca e riconoscendone l’inevitabile provvisorietà, configura a sua volta un abbozzo di biblioteca personale, i cui riferimenti vanno da Francesco Orlando a Ernesto De Martino, da Sigmund Freud a Giovanni Macchia. Fitta di echi e di rimandi, questa genealogia non si sofferma sulle biblioteche reali, la cui normalità poco seduce gli scrittori, per indugiare piuttosto sui «meccanismi consci e inconsci di elaborazione fantastica» che libri, biblioteche (e, in subordine, bibliotecari) evocano in letteratura. (Cinzia P.) Quignard Pascal Le lecteur : récit Gallimard 1976 “Lesse molto. Mille vite morte, antiche e fittizie, che si erano presto sostituite alla sua vita”. Il lettore, protagonista di questo libro, a un tempo saggio, racconto e divagazione personale, “fu tutto quello che lesse” ed ora è, presumibilmente, scomparso. Assenza appena percepibile, perché “i lettori sono silenziosi”. Per giustificarne la sparizione, sono prese in esame molte e autorevoli ipotesi: se Claude de Marolles condanna la passione per la lettura, rischio mortale di perdizione per l’anima, Ugo di San Vittore al contrario la esalta, come viatico per l’ascesi attraverso il soliloquio e la contemplazione. Silenzio e solitudine sono in ogni caso gli attributi del lettore che, mentre vive la sua vita ordinaria, accede ad una vita altra: vive per procura, ama e soffre attraverso il linguaggio, in un mondo fittizio popolato di uomini fittizi. Ma poiché non ama e non vive veramente, il lettore scompare, nell’assenza generata dalla sua stessa lettura. Perché, alla fine, i libri “sono solo parole, sono solo frasi, non sono cose della terra”. Nessuna responsabilità può essere imputata all’autore per questa sparizione? Ma - si chiede Quignard -, che ne sarebbe di autori e lettori in un mondo senza libri? Privi di immagini e di desideri, a quel punto sarebbero entrambi definitivamente condannati al silenzio. Tanto vale, allora, che il lettore continui a leggere il suo libro e l’autore a scrivere il suo: soli e reciprocamente indifferenti. Questo testo presuppone un lettore disposto a seguire con pazienza il filo delle riflessioni di Quignard, autore di altri quaranta tra saggi e romanzi e con al suo attivo una lunga esperienza di lettore di professione presso la casa editrice Gallimard, dove ha lavorato dal 1969 al 1994. (Rita B.) RAGAZZI Masini Beatrice Bambini nel bosco Fanucci 2010 Costretti a vivere in una sorta di 'campo di concentramento', la Base, dove sono organizzati in gruppi, i Grumi, i bambini sono costantemente controllati dalle telecamere e dallo sguardo vigile degli adulti. In questa condizione, di orwelliana memoria, vivono gli Avanzi (bambini abbandonati dai genitori alla nascita o i cui genitori sono morti) ed i Dischiusi (bambini nati all'interno del campo da cellule conservate in laboratorio). I primi hanno ancora dei vaghi ricordi della vita passata, sono quelli che loro definiscono 'cocci', mentre gli altri non hanno alcuna conoscenza del mondo; tutti sono costretti all'oblio e alla pura ripetizione di semplici azioni quotidiane(dormire e mangiare principalmente) perchè a tutti è somministrata la Medicina che li rende incapaci di pensare. In questa narrazione distopica, ambientata nel 'dopo bomba', un libro sarà motivo di riscatto per il gruppo di ragazzi del Grumo 13. Tom trova casualmente il libro, ma stranamente la sua mente, che è ormai una tabula rasa, ricorda come leggerlo. Attraverso le narrazioni di Tom tracce del passato riaffioreranno anche nelle menti degli altri compagni ed il gruppo tenterà la fuga dalla Base. Esattamente come accade nelle fiabe i bambini decidono di fuggire nel bosco e da qui ha inizio la loro 'storia'. Attraverso la lettura i bambini compiono il loro viaggio nella memoria per recuperare la propria identità e fuggono nel bosco alla ricerca della libertà. In assenza di genitori che possano orientarli nella vita e coccolarli con una storia, la lettura ad alta voce di Tom è l'atto che insegna loro ad associare le parole al significato e crea condivisione di emozioni regalando sensazioni autentiche (per es. il ricordo dell'abbraccio della mamma) anche se di breve durata. La loro fame di sapere è tangibile: “Quando ebbe sul palmo della mano la pasta biancastra, umida id saliva, si voltò verso Tom: “Secondo te cos’è?” gli chiese. “Carta, direi” disse Tom. Entrambi si voltarono verso Dudu, che fece un passo indietro e si ritrasse, aspettandosi una botta. Non ci fu bisogno di fare altre domande. “Pe… pensavo che se ne mangiavo un po’ dopo le storie rimanevano con me e me le potevo raccontare da solo quando volevo io” disse, d’un fiato. “Ma le storie sono qui dentro” gli spiegò Hana, battendogli sulla testa con le nocche. “Io non ce le ho, qui dentro. Appena le ho sentite ci sono, ma poi mi scappano via” ribatté Dudu, mogio” . Al lettore resta la consapevolezza che leggere è un'ancora di salvezza: un libro insegna a conoscere il mondo, permette di crescere, sviluppare capacità critiche per tentare di sfuggire all'occhio vigile di un Grande Fratello. (Angela P.)
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