Anno 10 / Numero 1 Aprile 2014 L’ANGELO DI SANTA MARIA DI CASTELLO Bollettino della Parrocchia di Santa Maria Annunziata nella Chiesa Metropolitana Registrato al numero 42/05 del Registro dei periodici del Tribunale di Udine Direttore Responsabile: Marco Tempo • Stampa a cura di: Grafiche Filacorda - Udine Bollettino della Parrocchia di Santa Maria Annunziata nella Chiesa Metropolitana Venit JESUS et stetit in medio et dicit eis: “PAX VOBIS” Erano chiuse le porte…, per paura. La passione era stata una esperienza dura, tutte le speranze si erano spente, sembrava che tutto fosse naufragato miseramente. Era inutile continuare a sperare. Gli apostoli vivevano nella paura e nello scoramento. Ormai tutto era finito. Tutti abbiamo le nostre paure: della morte, delle malattie, della disoccupazione, della povertà, di un futuro incerto. La paura ci blocca ed abbiamo la tentazione di chiudere la porta per restare nelle poche sicurezze che ci illudiamo di avere. “Venne Gesù e stette in mezzo e disse loro: Pace a voi (Gv 20,19)”. Gesù è colui che viene sempre come ci è stato Chiesa di San Giacomo - B. Biagetti - Cristo risorto mostra le piaghe a Tommaso (sec. XX) (foto Viola) presentato dal Battista e dal libro dell’Apocalisse. Viene “uno simile ad un figlio di uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d’oro… e disse: Non temere, io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto ma ora vivo per sempre… (Ap 1,13-17)”. È Dio stesso che viene incontro ad ognuno nella sua situazione: nelle scoraggiamento dei discepoli di Emmaus, nell’ansia della Maddalena, nella paura degli apostoli, nell’incredulità di Tommaso. Viene incontro a me e a te, nelle nostre solitudini e nelle nostre ferite e preoccupazioni. E sta in mezzo a noi. Ora. Parla. Propone. Rispetta la fatica di chi non crede e di chi dubita. Rispetta i tempi di ognuno e comprende la complessità del vivere. Mostra le sue ferite che sono segno del male e della morte ma anche gloria e vanto perché sono la rivelazione massima del suo amore. Nel cuore del cielo e della terra sta sempre carne di uomo ferita a morte ma risorta. La nostra e la Sua. È questo l’ alfabeto che ci viene 2 proposto e che vogliamo imparare da Gesù: quello dell’amore. Lui attira a sé tutti: chi fa fatica, chi cerca a tentoni, chi ricomincia, chi ritorna, chi sta vagando lontano, chi ha il cuore attanagliato dalla paura. Martin Luther King racconta questo aneddoto: “La paura bussò alla porta. La fede andò ad aprire. Non c’era nessuno!” Non abbiamo dunque paura e non ci scoraggiamo. Che cosa mi offre Gesù? Non ci offre soluzioni immediate ai nostri problemi ma possibilità di percorrere assieme a Lui il cammino della vita con la forza della sua Resurrezione. Ci dona la fede per vincere la paura, la pace che produce gioia e perdono, lo Spirito santo che è il suo amore e la forza della nostra missione. Infatti Gesù ci manda a portare con coraggio ed entusiasmo la ricchezza che abbiamo ricevuto da Lui. Siamo ascoltatori e annunciatori della sua Parola e dei suoi misteri. Papa Francesco ci avverte: una chiesa chiusa nel recinto è spiritualmente malata, si atrofizza fisicamente, mental- Commento all’opera Deposizione nel sepolcro La tela raffigurante la Deposizione nel sepolcro, realizzata da Sebastiano Bombelli attorno alla metà del XVII secolo, coniuga le molteplici esperienze figurative affermatesi nel periodo storico in cui l’artista udinese esercita la propria attività creativa. Notevole è l’interesse da parte del Bombelli per il classicismo pittorico di matrice cinque- L’Angelo di Santa Maria di Castello mente e spiritualmente. Diventa una casa invasa dalla muffa e dall’umidità. È invivibile. La chiesa si lancia invece sulle vie del mondo, accetta le sfide che l’oggi propone, subisce certamente degli incidenti ma incontra e si mette in dialogo con questa umanità alla quale porta il Vangelo della salvezza. Incontra chi crede, chi fa fatica a credere e chi non crede, chi ha bisogno di prove. Forse potremmo essere noi la prova per vedere il Signore, per poterlo toccare con mano, da vicino. Forse tanti, grazie a noi, potrebbero più facilmente giungere a dire: “Mio Signore e mio Dio” senza averlo visto e sarebbero “beati”. A noi vengono la fiducia e la forza dalla certezza che Cristo Risorto va operando nei cuori, in tutti i cuori perché ogni persona è riflesso dell’immagine di Dio. E poi in ogni persona c’è una luce, un volto ”alto”, una parte bella che fa intuire il nostro destino di gloria. Guardiamo con gli occhi della primavera Apriamo dunque la porta a Cricentesca, evidente nella rappresentazione dei personaggi che prendono parte alla scena. Tale caratteristica trova riscontro nella realizzazione delle membra e nei particolari anatomici del Cristo al centro della composizione, plasticamente definiti in tutta la loro evidenza volumetrica, tale da sortire un effetto di rilievo quasi scultoreo. Analogamente, si vedano la miriade di pieghe che danno forma alle vesti degli uomini abbigliati all’antica, così come i panneggi sto, all’amore, all’amicizia, alla luce, all’allegria e volgiamo il nostro sguardo ai fratelli non con gli occhi di ghiaccio dell’inverno ma con gli occhi della primavera che presiede al risveglio della natura. Voglio dire, smettiamo di sottolineare sempre gli errori, le deficienze altrui ed iniziamo a guardare la bellezza, il bene, i pregi che sono presenti negli altri. Ci sono in tutti perché tutti sono rivestiti della carne umana del Risorto, quella carne che il Risorto ha già portato nella piena realtà divina che è il Paradiso. Permettete che termini con un aneddoto rabbinico: Dio creò la luce. Era troppo forte. Accecava le persone. Allora frantumò la luce: sono tutte le opere buone (gesti di bontà, di perdono, di giustizia, di amore) che compiono gli uomini e sono sparse nel mondo. Coloro che le compiono rendono presente la Pasqua di Cristo oggi, in questa chiesa, in questa società. Sia questa la Buona Pasqua. Lo auguro di cuore a tutti. Il Parroco Mons. Luciano NOBILE L’Angelo di Santa Maria di Castello e i copricapi delle donne. Una intensa carica emotiva traspare dai volti sconvolti e dalla gestualità concitata degli astanti, i quali, con le loro posture asimmetriche, contribuiscono ad accentuare la potente drammaticità della Deposizione. La disposizione delle figure, le quali emergono con la loro massa corporea dallo sfondo, conferisce un lirismo compositivo per certi versi analogo a quello che traspare dai rilievi istoriati dell’antichità. L’ambiente naturale circostante dimostra come l’artista abbia analizzato e fatto proprio quel naturalismo pittorico che grande importanza stava assumendo al tempo, grazie al quale il pae- SIGNORUT DI LEN (friulano) O Signorut di len metût in crôs e cu la crôs pojade tor di un pin, ti gote fûr il sanc par ogni plae, cui sa mai ce tant che tu âs patît! 3 saggio, da elemento secondario e subordinato al soggetto (sia esso storico o religioso), diventa anch’esso parte integrante ed imprescindibile dell’episodio narrato. I particolari naturalistici sono descritti nella loro oggettività: ad esempio gli alberi con le foglie sui rami, i cespugli, il cielo coperto da scure nubi, le tre esili croci sulla collinetta a lato. Al di là della fedeltà al dato naturale, sembra acquisire un significato simbolico la luce che traspare all’orizzonte, in lontananza, quasi si trattasse di un presagio dell’imminente Resurrezione di Cristo, del Dio fattosi Uomo, Evento cardine della Rivelazione. Giovanni MIANI PICCOLO CARO CRISTO DI LEGNO (italiano) Piccolo Cristo di legno messo in croce e con la croce appoggiata ad un abete, gocciola il sangue da ogni ferita, chissà mai quanto hai sofferto! Tu insegnàvis a le int a olèsi ben e ti an inclaudât tal len. Tu insegnavi alla gente pace e amore e ti hanno inchiodato sulla croce. Cuant ch’o ti viôt, tornant da mont sot sere mi fermi, o dîs une prejere e la me crôs a devente plui lisère. Quando ti vedo tornando dal monte verso sera mi fermo, dico una preghiera e la mia croce diventa più leggera. O Signorut di len metût in crôs! O povero, caro Cristo, messo in croce! Aristide COLUSSI Papa Francesco e la famiglia Da diversi anni stiamo assistendo a una profonda modifica dei modelli di famiglia e tutti sappiamo che la stessa famiglia è in crisi. Dal 1990 a oggi il numero dei matrimoni celebrati ogni anno in Italia è diminuito in modo rapido e costante, da circa 300.000 a 210.000; ben lontani dai più di 400.000 celebrati nel 1963 e 1964. Aumentano il numero dei matrimoni civili, in Friuli Venezia Giulia sono il 51%, a Udine il 65% a fronte della media nazionale che è del 39%. Aumentano le separazioni e i divorzi mentre si vanno sempre più diffondendo i matrimoni civili successivi al primo. Durante l'ultimo concistoro dello scorso febbraio così Papa Francesco nel saluto ai cardinali definiva la famiglia: "... è la cellula fondamentale della società umana. Fin dal principio il Creatore ha posto la sua benedizione sull'uomo e sulla donna affinché fossero fecondi e si moltiplicassero sulla terra e così la famiglia rappresenta nel mondo come il riflesso di Dio, Uno e Trino. ... La famiglia oggi è disprezzata, è maltrattata, e quello che ci è chiesto è di riconoscere quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere famiglia oggi; quanto è indispensabile questo per la vita del mondo e per il futuro dell'umanità". Il Santo Padre, durante questo primo anno di pontificato, in tutti gli incontri con le gerarchie ecclesiastiche, il clero, le autorità politiche e i fedeli ha sempre difeso la famiglia composta da papà, mamma e figli, ricordando che "Gesù nasce e vive in famiglia, imparando da San Giuseppe il mestiere di falegname, nella bottega di Nazareth, 4 condividendo con lui e mamma Maria l'impegno, la fatica, la soddisfazione e anche le difficoltà di ogni giorno". È in famiglia che nasce, si sviluppa ed è trasmessa la fede. La stessa enciclica “Lumen Fidei” al n. 50 precisa che "Il primo ambito in cui la fede illumina la città degli uomini si trova nella famiglia. Penso anzitutto all'unione stabile dell'uomo e della donna nel matrimonio. Essa nasce dal loro amore di Dio, dal riconoscimento e dall'accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne e sono capaci di generare una nuova vita". Lo stesso Papa riferisce di aver avuto la certezza della fede in famiglia. "Io ho avuto la grazia di crescere in una famiglia nella quale la fede si viveva in modo semplice e concreto; ma è stata sopratutto mia nonna, la mamma di mio padre, che ha segnato il mio cammino di fede. Una donna che ci spiegava, ci parlava di Gesù, ci insegnava il Catechismo". Secondo Papa Francesco tre sono le caratteristiche della famiglia cristiana: la famiglia che prega, quella che custodisce la fede e quella che vive la gioia. La famiglia che L’Angelo di Santa Maria di Castello prega: "... per pregare in famiglia ci vuole semplicità! Pregare insieme il "Padre Nostro" attorno alla tavola, non è cosa straordinaria è facile e pregare insieme il Rosario, in famiglia, è molto bello e dà tanta forza! "La famiglia che custodisce la fede: è essere famiglia missionaria e testimone "facendo le cose di tutti i giorni, mettendo il sale e il lievito della fede". Da ultimo la famiglia che vive la gioia: "La gioia vera viene da un'armonia profonda tra le persone, che tutti sentono nel cuore, e che ci fa sentire la bellezza di essere insieme, di sostenerci a vicenda nel cammino della vita. Ma alla base di questo sentimento di gioia profonda c'è la presenza di Dio, c'è il suo amore accogliente, misericordioso, rispettoso verso tutti. E sopratutto, un amore paziente: la pazienza è una virtù di Dio e ci insegna, in famiglia, ad avere questo amore paziente, l'uno con l'altro. Solo Dio sa creare l'armonia delle differenze. Se manca l'amore di Dio, anche la famiglia perde l'armonia, prevalgono gli individualismi, e si spegne la gioia. Invece la famiglia che vive la gioia della fede la comunica spontaneamente, è sale della terra e luce del mondo, lievito per tutta la società". In questo tempo dai ritmi frenetici, con mille impegni, in questo mondo tecnologicamente molto avanzato ma di converso forse più difficile, com'è possibile andare d'accordo in famiglia, come vivere in armonia e in serenità tra le difficoltà che la vita inesorabilmente ci riserva? Secondo il Santo Padre "Quando in una famiglia non si è invadenti e si chiede permesso, quando in una famiglia non si è egoisti e si impara a dire grazie, e quando in una famiglia uno si accorge che ha fatto una cosa brutta e sa chiedere scusa, in quella famiglia c'è pace e c'è gioia. Ricordiamo queste tre parole: permesso, grazie, scusa". Attenzione, accoglienza e misericordia costituiscono lo stile che Papa Francesco testimonia e chiede di avere verso tutti, comprese le famiglie, l'invito che ne deriva per la Chiesa è di mettersi in ascolto dei problemi e delle attese che vivono oggi tante famiglie. Ed è questo uno dei motivi per cui il Santo Padre ha convocato un Sinodo straordinario, che si terrà dal 5 al 19 ottobre sul tema: “Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell'evangelizzazione”. Al sinodo, che è il terzo straordinario della storia, parteciperanno i presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo (attualmente 114) e potrebbe trattare anche temi come i divorziati risposati, nullità del matrimonio, coppie di fatto ecc... Preghiamo il Signore perché illumini i padri sinodali affinché raccolgano testimonianze e proposte per annunciare e vivere credibilmente il Vangelo per la famiglia e perché perfezionino una coerente pastorale famigliare. Ettore CANDOTTI L’Angelo di Santa Maria di Castello “La Cesta della Carità” È ormai noto alla comunità cristiana che la terza domenica di ogni mese dell’anno – con inizio da gennaio u.s. – nelle chiese della nostra Parrocchia (Duomo - S. Giacomo - S. Pietro Martire) si trovano delle ceste per la raccolta di generi alimentari a lunga conservazione da devolvere alla mensa “La gracie di Diu” gestita dalla Caritas diocesana, subentrata alla Comunità dei frati Cappuccini. All’interno della struttura – giornalmente - sono offerti, a pranzo, oltre 200 pasti a dei nostri fratelli e sorelle in Gesù Cristo che per sfortunate vicende della vita si trovano in stato di indigenza. È una iniziativa, quella della cesta, accolta da tutti favorevolmente, nata all’interno del CPP al fine di offrire un contributo comunitario, destinato al soddisfacimento di uno dei bisogni primari della persona. È, però, auspicabile che detta cesta - definita, forse non a caso, “Cesta della Carità” (l’unica cesta che ci seguirà in Paradiso, così ha detto il nostro Parroco)- assuma, per noi tutti cristiani, un significato ancora più profondo, fungendo da stimolo per continuare a percorrere il sentiero dell’amore (Carità). E, come succede al pellegrino, scopriremo, passo dopo passo, il tratto di strada successivo. Perché questo accada, penso che non si possa prescindere da un atto di conversione (rinnovamento del modo di pensare e di agire, rinnovamento del cuore), e dall’ascolto della parola di Dio. In Cristo e per Cristo percepiamo cosa è e come è l’amore di Dio, e troviamo un esempio straordinario di come noi stessi dobbiamo amare. Lo spettacolo della Croce sconvolge la vita. Ci mostra l’infinito e inaudito amore di Dio. Gesù è manifestazione dell’amore del Padre per noi e, nel contempo, modello e fonte del nostro amore. L’amore agapico ha inizio da Dio. È Lui che ama per primo. Lo dice Giovanni nella sua prima lettera: “L’amore è da Dio… Dio è amore, chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in Lui”. E sempre Giovanni, nella stessa lettera, aggiunge: “Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri” (1G 4,11). Noi cristiani, dunque, come da esortazione di S. Paolo nella lettera agli Efesini, dobbiamo diventare imitatori di Dio, e camminare nella carità, nel modo che anche Cristo ci ha amato. (5, 1-2). Un impegno, quello nostro, a 5 testimoniare la carità nel modo che Gesù stesso ci ha indicato. Al riguardo, leggiamo e ascoltiamo la pagina che conclude il discorso escatologico nel vangelo secondo Matteo, quella in cui Gesù annuncia il giudizio finale (Mt 25,31-46). Commentando detto brano, Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose, ha detto: “È un brano straordinario, che sintetizza in modo semplice la singolarità cristiana, ponendo con chiarezza ogni discepolo di Cristo di fronte alla propria concreta responsabilità verso i fratelli, in particolare verso gli ultimi. […] Nell’ultimo giorno, tutti, cristiani e non cristiani, saremo giudicati sull’amore, e non ci sarà chiesto se non di rendere conto del servizio amoroso che avremo praticato quotidianamente verso i fratelli, soprattutto verso i più bisognosi. E così il giudizio svelerà la verità profonda della nostra vita quotidiana, il nostro vivere o meno l’amore qui e ora: “impariamo dunque Il Beato Bertrando distribuisce il pane ai poveri (particolare). (Museo del Duomo) 6 a meditare su un mistero tanto grande e a servire Cristo come egli vuole essere servito” (Giovanni Crisostomo).“ La Carità (l’agape di Dio) è l’amore allo stato puro. È gratuita, libera, incondizionata, poiché “ha inizio da una pienezza interiore di cui è solo traboccamento”. È stata “riversata” nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo. È il segno della credibilità cristiana. “È un itinerario d’amore ben preciso: dal Padre al figlio, dal Figlio a noi, da noi al nostro prossimo”. L’arcivescovo Santo Marcianò, nella sua omelia a conclusione del Convegno Pastorale Diocesano di Rossano (19 settembre 2012), ha così detto: Davvero la carità è “più grande”. E la grandezza della carità contiene la fede e, alla fine, la assorbe, rendendo vero ciò che, ricordando San Giovanni della Croce, ho voluto riaffermare nella Lettera Pastorale: “Credo che saremo giudicati sull’amore e che l’amore non avrà mai fine”. Tornando alla “cesta” con la quale ho iniziato, sono certo che la nostra comunità cristiana, con crescente generosità, continuerà a dare il proprio sostegno alla mensa “La Gracie L’Angelo di Santa Maria di Castello di Diu” di Via Ronchi. E sono, altresì, convinto che ciascuno di noi nella cesta della carità metterà, oltre ai viveri, un rinnovato impegno d’amore verso il prossimo, ricco di slancio, di fraternità (la capacità, suscitata dentro di noi dallo Spirito Santo ricevuto nel Battesimo, di eliminare ogni senso di estraneità) e di dedizione. Chi è il prossimo che dobbiamo amare, lo spiega Gesù con la parabola del Samaritano misericordioso (Lc 10,25b-37) , in cui afferma che la carità verso Dio e, inseparabilmente, verso il prossimo è il cammino per ereditare “la vita eterna”. La domanda del dottore della legge “E chi è il mio prossimo? ”ci aiuta a capire come amare. Gesù, infatti, sposta il quesito da colui che dobbiamo amare a chi deve esercitare il precetto della carità, spingendo ad “un’interpretazione della legge non più legata ad una definizione giuridica ma ad un amore vissuto che rende “prossimi” al “prossimo” che si incontra lungo la strada di ogni giorno”. Mons. Ilvo Corniglia, terminando un suo commento a questo stupendo brano del Vangelo ha testualmente detto: Gesù, samaritano misericordioso, oggi Il Beato Bertrando distribuisce il pane ai poveri. continua a soccorrere l’uomo che giace ferito ai margini della strada, simbolo di ogni uomo povero e bisognoso di aiuto, attraverso la nostra attenzione concreta. Gesù che, però, si nasconde anche nell’uomo ferito. In Lui riceve la nostra attenzione misericordiosa e mi supplica: “Non mi rifiutare. Sono Gesù!”. Abbiamo appena vissuto il tempo di Quaresima, tempo provvidenziale di preparazione alla Pasqua del Signore. Ora, giunge a noi l’annuncio: Cristo è risorto! L’annuncio che cambia il corso della storia. La notizia che infonde nel cuore una indicibile speranza. Celebriamo insieme la Pasqua, “festa delle feste”, rinvigorendo il compito di vivere “da risorti”. Gesù nel discorso dell’ultima Cena disse: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io ho amato voi; così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,34-35). Possa essere questo il comandamento posto a guida del mio e del nostro agire in ogni tempo. Auguri di cuore! Sebastiano RIBAUDO (Museo del Duomo) L’Angelo di Santa Maria di Castello La vocazione… è di stimolo… per l’Adorazione Nel bollettino di Natale 2013 abbiamo descritto l’ episodio forte vissuto con due persone che avvevano i loro parenti ricoverati per malattie gravi all’ospedale S. Maria della Misericordia della nostra città. Adesso vogliamo raccontare un’altra esperienza da noi avuta nelle ultime settimane. Come è noto ci riuniamo ogni sabato sera nella chiesa di S. Pietro martire per il S. Rosario cui segue un’ora di Adorazione Eucaristica. Di recente è venuta a pregare con noi una ragazza polacca, 32enne che è arrivata ad Udine dal suo paese natale circa 10 anni fa. Ha avuto diverse esperienze di lavoro e da ultimo è stata banconiera in un locale pubblico. Si è sistemata bene economicamente ed ha preso in affitto un appartamento. Si è ben inserita anche nella comunità dei suoi compatrioti che è discretamente numerosa nella nostra città. Poi piano piano ha sentito nascere in lei delle sensazioni nuove. Ha cominciato ad interrogarsi sulla sua vita ed a guardarsi intorno. Il suo impegnativo cammino verso la decisione di entrare in convento è durato circa 2 anni. In questo Coro “Giovani Universitari Africani di Udine” Incontrati a Udine L’Africa oggi conta 54 paesi e viene chiamata culla dell’umanità per la sua diversità. Noi ci 7 percorso è stata amorevolmente seguita passo dopo passo da un parroco della città. Ha frequentato come volontaria alcune case di riposo, la mensa della Caritas ed il piccolo cottolengo “don Orione” di Santa Maria la Longa. Di qui la sua decisione di chiedere di essere ammessa nell’ordine delle Piccole Suore Missionarie della carità di don Orione. Alcuni giorni fa, dopo aver lasciato ad altri i beni di cui non aveva più bisogno (auto, bicicletta ecc.) è partita alla volta dell’istituto dove sta affrontando un primo periodo di formazione. Tra l’altro ha dovuto superare la perplessità della sua famiglia di origine che non era convinta della sua scelta. Questa testimonianza ci ha molto toccati. Tutti noi, per la prima volta, abbiamo avuto modo di seguire da vicino le vicende di una “postulante”. Ogni sabato siamo soliti pregare per le vocazioni sacerdotali e religiose. In questo caso è stata la vocazione religiosa di questa ragazza che ha costituito per noi motivo di sprone nella nostra attività di adoratori. La sua serenità e la gioia che traspariva nei suoi occhi ci hanno contagiato. Nel progetto di Dio, forse anche la nostra preghiera costante per le vocazioni ha sorretto questa risposta alla chiamata. Adesso continuiamo ad accompagnarla perchè il signore porti a compimento quanto ha iniziato in questa ragazza. Dove c’è l’Adorazione siamo convinti che possano nascere numerose vocazioni. Ed allora continuiamo a pregare con rinnovata lena per queste chiamate e per accompagnare questa “postulante” nel suo cammino di vita religiosa appena iniziato, ringraziando il Signore del dono che ci ha fatto con questo incontro. il gruppo “una luce nella notte” siamo incontrati qui a Udine, a motivo degli studi presso l’università. Proveniamo da diversi paesi africani. Il nostro è stato un bellissimo incontro, incontro tra persone di culture diverse anche se tutti siamo africani. Abbiamo un obiettivo in comune, quello di lodare e glorificare il Signore, evangelizzare e scambiare la parola di Dio in un paese lontano dai nostri. La maggior parte di noi, qui corre il pericolo di perdere la propria fede e la voglia di pregare perché ci si trova davanti a tanti ostacoli. 8 C’è chi si impegna di più nello studio, c’è chi cerca altri modi di sopravvivenza e di conseguenza non lascia più spazio all’incontro con il Signore. A Udine dove l’integrazione non è cosi evidente, noi siamo riusciti attraverso il nostro gruppo a far parte di questa comunità cristiana del Duomo. Per quanto possiamo, siamo cristiani attivi che, come gli altri cori, cantano una volta al mese alla messa delle 10.30 nel Duomo o in altre chiese della città quando abbiamo l’opportunità. Siamo anche coinvolti in altre attività della cattedrale dall’arciprete Mons. Nobile. Noi siamo un gruppo di giovani che cercano il Signore, lo glorificano, lo lodano attraverso i nostri canti tentando sempre di evangelizzare e attirare nuove persone che forse hanno perso la speranza o dimenticato anche la fede in Dio. Il gruppo è nato oltre due anni fa e noi andiamo avanti dicendo “ il Signore è nostro pastore non manchiamo di nulla ”. Siamo un gruppo dinamico e aperto malgrado le nostre difficoltà e la diversità che oggi usiamo come ricchezza e risorsa perché ci offrono l’opportunità di imparare a conoscere il prossimo e ad amarlo come noi stessi, perché l’amore è il primo comandamento di Dio. Il Ritiro spirituale La nostra sete della parola di Dio ci spinge a organizzare spesso dei piccoli momenti di scambio della Parola o tra di noi o con persone più esperte (preti, teologici). Abbiamo organizzato il 23 marzo scorso un ritiro spirituale di un giorno per il nostro gruppo sul tema “Siete tutti fratelli”; tema trattato L’Angelo di Santa Maria di Castello e approfondito insieme a Don Michel Kabuika, cooperatore nella parrocchia di San Marco. Quel giorno, il coro dei Giovani Universitari Africani di Udine è stato ospite della parrocchia di San Marco anche per la celebrazione della S. Messa nel primo pomeriggio. Perché organizzare questo “momento spirituale” in un ambiente diverso dal solito? Un ritiro è sempre un’occasione per riflettere sulla nostra vita spirituale, un momento unico di intimità con Dio, di meditazione profonda, di condivisione della Parola. Proprio di questo abbiamo sentito il bisogno al fine di crescere spiritualmente. In sintesi il Signore ci ha fatto capire oppure ricordato che siamo tutti fratelli, chiamandoci a non fare del nostro essere diversi un punto debole, ma al contrario una fonte di ricchezza, una grazia, essendo ognuno di noi un dono di Dio per gli altri. Dobbiamo essere protagonisti della fraternità nella diversità. Il Signore ci ha illuminati col suo vangelo, abbiamo affidato a lui tutte le nostre preghiere e il desiderio che si realizzi in mezzo a noi soltanto la sua volontà. Possiamo affermare che questo ritiro, che è arrivato al momento giusto, in un gruppo appena formato come il nostro, ed ha risposto alle nostre difficoltà dandoci un impulso di rinnovamento spirituale. Il pranzo con un menù africano preparato da noi è stato un momento di allegria cui ha partecipato anche don Luciano, poi la giornata è proseguita nell’allegria e si è conclusa nel pomeriggio tra canti e sonore risate. Il messaggio Il messaggio che noi portiamo oggi alla nostra comunità è: siamo tutti fratelli e figli dello stesso Dio. Gesù avvicinandosi alla donna samaritana ci fa capire che noi non dobbiamo escludere nessuno, che la casa del Signore è aperta a tutti e ci chiama alla conversione perché davanti a lui siamo tutti uguali. Gesù è venuto per i poveri, per i sofferenti e per i più deboli. Signore, ti chiediamo che la celebrazione della prossima Pasqua sia anche per noi segno di speranza e di crescita nella fede . Buona Pasqua a tutto il mondo! Nathalie MEDHA ed il gruppo dei giovani africani L’Angelo di Santa Maria di Castello Il Premio Canciani a Nicla Baschino Poco più di un mese fa, nel corso dell’inaugurazione ufficiale dell’Anno Accademico 2013-2014 dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Udine, è stato conferito il Premio Canciani, per la migliore tesi di laurea magistrale discussa lo scorso anno, a Nicla Baschino, catechista e ministro straordinario dell’Eucarestia della nostra Parrocchia. Abbiamo rivolto a Nicla, molto schiva e, dapprincipio, del tutto riluttante a parlare del suo lavoro, e al suo correlatore, mons. Marino Qualizza, molto disponibile e, da subito, per nulla restio a commentarlo, qualche domanda sullo scritto in questione. Nicla, la tua tesi si intitola “Fondamenti biblico-teologici per una pastorale di iniziazione cristiana”. Come mai hai scelto questo argomento? “La Tesi nasce dal desiderio di approfondire il significato più vero dell’esperienza di fede, a partire dal sacramento del Battesimo, dell’uomo del terzo millennio, frastornato, spesso rassegnato, ma comunque persona degna di capire il mondo che lo circonda. Un’esigenza importante da ascoltare attentamente e alla quale dare una risposta autentica e vitale. La fede è un fatto relazionale, nasce e si sviluppa nella libertà, chiede l’iniziativa di Dio e la risposta dell’uomo. È la scoperta di essere amati da Dio, da cui gemma la storia di una relazione, che rimane sempre aperta alla sorpresa. La fede nasce dall’ascolto di qualcuno che ti racconta una notizia riguardante la tua vita, la tua salvezza, il tuo amore. Educare alla fede cristiana significa innanzi tutto rianimare una grande speranza, comprendere e annunciare che questa specie di smottamento personale e planetario di tutte le identità storiche possiede una direzione, un senso evolutivo. Significa anche guidare alla scoperta che il principio della nostra esistenza non è in noi stessi, né dato dal caso. Noi siamo dono e solamente nella misura della gratuità troviamo la radice del nostro compimento”. Perché è necessario ripensare l’iniziazione cristiana, secondo te? “Il contesto di frammentazione attuale, la pluralità delle posizioni e soprattutto la diversificazione dei linguaggi e dei comportamenti impongono una peculiare attenzione e una maggiore fatica nel cogliere i segni dei tempi, individuati come categoria teologica nella cui prospettiva si evincono tutte le manifestazioni del Cristo risorto, Signore della storia. Inoltre a seguito del rinnovamento teologico e pastorale che 9 ha segnato la stagione conciliare, ma anche in relazione alle mutate condizioni socio-culturali che hanno determinato un profondo cambiamento nelle persone in rapporto alla fede cristiana, la Chiesa è chiamata a vivere una svolta: ripensare creativamente una catechesi per l’iniziazione cristiana, non esclusivamente finalizzata ai sacramenti, ma capace di coniugarsi con la vita concreta dell’uomo d’oggi. Il Concilio Vaticano II apre un nuovo orizzonte nel percorso di iniziazione cristiana e di educazione alla fede: si pone quale bivio verso una nuova coscienza ecclesiale che riscopre nell’evangelizzazione la missione essenziale di tutta la Chiesa e la sua identità più profonda. La pastoralità è la sua nota preminente: essa impegna ad adeguare le forme storiche espressive della fede e della vita ecclesiale, affinché, pur nella permanenza sostanziale dei dati rivelati e voluti da Dio, fede e Chiesa rispondano alle mutate situazioni socio-culturali dell’umanità. Dal Concilio emergono tre impegni di fondo: dare espressione all’autocoscienza della Chiesa, “rinnovamento” e apertura al dialogo. Si esalta il valore della “relazione”, categoria centrale nel dogma trinitario e cristologico. Nasce così una ecclesiologia di comunione che comprende la Chiesa come “popolo di Dio” in cammino nella storia, come soggetto della missione, responsabile dell’annuncio in forza del battesimo. Quest’ultimo definisce la natura teologica del credente: rinato dall’acqua e dallo Spirito Santo, divenuto creatura nuova, figlio di Dio, in quanto incorporato a Cristo, non solo partecipa alla natura 10 L’Angelo di Santa Maria di Castello divina di Cristo, ma è anche investito del suo triplice ufficio profetico, sacerdotale e regale. La sua vita è consacrata e consacrante, deputata ad attualizzare lo stesso Cristo in mezzo agli uomini”. Don Marino, ritiene necessario oggi un rilancio dell’iniziazione cristiana? “Dalla lettura della tesi di Nicla si ricava intanto una prima valutazione importante, e cioè che l’iniziazione cristiana, fondata sui tre sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucarestia, è il cuore stesso del Vangelo, della vita di Cristo e, in particolare, del mistero pasquale. Ciò che una volta sembrava confinato a pratiche devozionali piuttosto private (anche l’Eucarestia veniva vissuta come devozione individuale, anche se di grande rilievo), con la ripresa liturgica, sancita in modo solenne dal Concilio Vaticano II, ha ripreso il posto centrale che aveva nelle celebri catechesi dei Padri della Chiesa. Dato che non molti giorni fa, il 18 marzo, abbiamo ricordato S. Cirillo di Gerusalemme, non possiamo dimenticare quanto lui e la sua Chiesa avevano espresso nella seconda metà del secolo IV, e cioè la centralità dei tre sacramenti dell’iniziazione come base dell’esperienza cristiana, caratterizzata da una novità di vita che aveva la sua manifestazione, ed anche la sua efficacia, nella vita civile. In pratica si trattava, e si tratta ancora oggi, di collegare, liberandola dal chiuso delle sacrestie, la vita che sgorga dai sacramenti con la vita in quanto tale, nella linea dell’incarnazione”. Si tratta allora di una ricomprensione dei sacramenti? “Direi proprio di sì. Perché stiamo vivendo, almeno come proposta teologica e pastorale, il progetto contenuto nei sacramenti, mettendone in luce le caratteristiche fondamentali. È opportuno ricordare, a questo proposito, che c’è stato un approfondimento notevole nella riflessione sui sacramenti, compiuto dal Concilio, sull’impulso che il Movimento Liturgico aveva dato già nei decenni precedenti. Risalendo all’età patristica, cioè ai primi secoli cristiani, si è accesa come una luce che ha illuminato il volto della Chiesa, tanto da evidenziarne un nuovo aspetto nella sua identità: la Chiesa come sacramento fondamentale. Per uscire dalla genericità dell’affermazione, questa significa che la Chiesa è riconosciuta, come era da sempre anche se in modo inconsapevole, il soggetto dei sacramenti, così che questi non vagano nel campo ec- clesiale in una specie di dispersione, ma hanno una madre in cui si riconoscono. Possiamo dire che i sacramenti sono l’attività fondamentale in cui si esprime la Chiesa, che così attualizza il Vangelo di Gesù Cristo. Allora nelle celebrazioni sacramentali abbiamo la possibilità di incontrarci, comunitariamente e personalmente, col Cristo, divenendo artefici della attualità del Vangelo. Questo infatti non è un ricordo del passato ma, a partire da esso, realtà viva che rinnova la nostra esistenza proiettandola verso il mondo di Dio, senza dimenticare il mondo nel quale viviamo. Il lavoro della dott.ssa Nicla Baschino, avendo messo in luce questi due punti fondamentali, accanto a tanti altri che riserviamo ad altra intervista, merita il giusto riconoscimento. Ed anche un sentito ringraziamento, perché ci aiuta a vivere la nostra fede nella comunione ecclesiale e fraterna”. Allora complimenti, Nicla! E grazie anche da parte nostra per la semplicità con cui, quando necessario, metti a disposizione il tuo sapere, e per la delicatezza con cui, anche a parole quando serve, offri la tua testimonianza di fede. Stefania PONTECORVO La Festività dell’Annunciazione del Signore Carona, che è stato possibile con il contributo di Unicredit. La scultura che dal 2012 era stata collocata nel Museo del Duomo a seguito dei lavori di ristrutturazione della bussola a sud della cattedrale, è stata oggetto di un attento restauro da parte della ditta Esedra Restauri e Conservazione. I primi passi dell’intervento sono avvenuti proprio nel Museo del Duomo che, durante le Giornate europee del patrimonio, il 28 settembre scorso ha allestito un cantiere aperto ai lavori di restauro dando la possibilità al pubblico di assistere alle prime fasi di pulitura e di conoscere quali sarebbero Nell’ambito dei festeggiamenti per il giorno dell’Annunciazione del Signore la Parrocchia ha presentato il restauro della scultura in pietra di Carlo da Francesco da L’Angelo di Santa Maria di Castello stati i passi successivi. Ora, al termine dei lavori la scultura è stata ricollocata sopra il portale interno della bussola e il 25 marzo è stata benedetta dall’Arciprete alla presenza di numerosi fedeli che hanno potuto assistere anche alla S. Messa solenne presieduta da Mons. Guido Genero, Vicario Generale dell’Arcidiocesi con la partecipazione dei Cori: Pueri Cantores, Juvenes Cantores, Aquilejensis Chorus. Un incontro conviviale ha poi suggellato la festa della titolazione della parrocchia. La presentazione dell’opera Considerato l’interesse e la particolare storia dell’opera, il restauro è stato oggetto di presentazione nel Salone del Quaglio, presso la sede dell’Unicredit. Dopo i saluti dell’Arciprete e del rappresentante dell’Unicredit, Renzo Chervatin, lo storico dell’arte Paolo Pastres ha tracciato un breve profilo di Carlo da Carona, scultore molto attivo in Friuli tra il 1509 e 1549, autore anche del portale (1525) che ospitava originariamente la scultura, e da cui fu rimossa durante la riforma settecentesca del duomo, poiché lo stesso portale fu fatto avanzare dal suo alloggiamento a dove tuttora si ammira a sud della cattedrale, mentre l’opera fu posizionata sul nuovo portale interno. In ragione della qualità plastica la scultura che è stata pensata per essere vista frontalmente e dal basso, come è anche testimoniato dal diverso grado di rifinitura delle superfici, anche successivamente a questo restauro, si è optato per la ricollocazione nel portale settecentesco, garantendo una visuale più adatta alla tipologia dell’opera unitamente a una migliore conservazione del manufatto. Siamo di fronte ad un’opera che riassume le caratteristiche tecniche dell’operare artistico rinascimentale per la pietra secondo una tradizione che in Friuli ha antiche origini grazie proprio ai lapicidi lombardi operanti in Friuli in più momenti fin dal Duecento. L’intervento di illustrazione del restauro durante la presentazione è stato affidato a Silvia Van den Heuvel che ha descritto come la scultura è ricavata da un unico blocco di calcare compatto, presumibilmente pietra di Aurisina della qualità granitello, misura cm 112 di altezza, 62 di larghezza e 32 di profondità, il suo peso è di circa 350 chilogrammi. Non si tratta di una scultura a tuttotondo bensì di un altorilievo realizzato per essere addossato ad una parete. La stessa ricollocazione nella lunetta del portale è stata impegnativa sotto l’aspetto tecnico. Nel corso dell’Ottocento furono aggiunte le corone in metallo dorato disposte sul capo della Madonna e del Bambino, fu inoltre sostituita la piccola croce lignea, in 11 origine presumibilmente metallica, inserita nella sfera terrestre che la Madonna porge al Bambino, che è stata mantenuta, mentre le corone sono state rimosse e conservate a fini documentari, non permettevano infatti una visione dell’originalità del manufatto. Il restauro Le principali operazioni di restauro, successive ai test eseguiti per individuare il livello di pulitura più idoneo e il solvente necessario alla rimozione, sono iniziate con una pulitura superficiale finalizzata alla rimozione delle polveri e dei depositi grigi concrezionati nel rispetto di eventuali residui di policromia o antichi trattamenti, si è proseguito con il rifacimento delle stuccature, è stata individuata un’equilibratura cromatica dei disturbi visivi dovuti a scalfitture o a disomogeneità conseguenti allo stato di conservazione con colori ad acquarello, è stato steso un sottile strato di cera per la protezione superficiale e una migliore lettura dell’opera. Il Museo del Duomo ha allestito l’esposizione “Restauri e restauratori nella cattedrale. Cantiere aperto per restauro” che riassume gli interventi di restauro effettuati nel periodo 2000-2014 evidenziando le figure professionali intervenute e formatesi prevalentemente in Friuli. Un’iniziativa che si protrarrà nei prossimi mesi e che vuole essere un segnale dell’importanza che tali operazioni assumo per la valorizzazione della nostra storia. Il restauro della scultura della Madonna col Bambino è presente con un’illustrazione specifica che descrive la storia e le fasi dell’intervento sull’opera che ora possiamo riammirare con maggiore interesse e soddisfazione. Maria Beatrice BERTONE 12 In Segreto… Un freddo giorno d’inverno andai nell’ufficio del parroco e mi sedetti dinanzi a lui. Iniziai a raccontargli le mie avventure... le mie gioie... le mie esperienze mentre lui, conoscendo la mia lungaggine nei discorsi, cercava di continuare a lavorare al computer. Forse in quel momento io ero diventato la sua sofferenza perché la mia lingua si era srotolata in tutto l’ufficio! Mentre parlavo, osservavo sul tavolo una foto del Parroco con un altro sacerdote che mi sembrava di avere già visto da qualche parte. Gli chiesi chi fosse quel prete in sua compagnia. Mi rispose: - Non è un semplice prete ma è “un prete semplice”, anzi un cardinale. - Un cardinale!? Ah, lei ha queste conoscenze e non dice niente? Dove vi siete trovati, a Santiago di Compostela? - No, no. Era il 25 luglio dello scorso anno, a Madonna di Campiglio. Mio cugino, Sandro Nobile, è impegnato da tanti anni nel Soccorso Alpino della Guardia di Finanza e mi ha invitato all’inaugurazione del Club Frecce Tricolori sul Monte Spinale, il Club più alto d’Italia. Lui è appassionato delle Frecce tricolori e già da anni mi ha introdotto alla conoscenza di qualche pilota, è amante della Ferrari, che mi ha fatto provare una volta al suo fianco… e mi è bastata per sempre! E poi da sempre, pur essendo nato e cresciuto in pianura, ha la passione per la montagna! Da anni accompagna il Cardinal Walter Kasper nelle sue passeggiate in quella località e così ci ha invitati tutti e due per la L’Angelo di Santa Maria di Castello benedizione del Club che ha fondato assieme ad altri amici. - Ha avuto modo di parlare col cardinale? - Certamente, siamo rimasti insieme per una giornata intera. Non avevo mai accostato un cardinale così da vicino. - Che impressione ha avuto? - Una persona colta e semplice, affabile, che mette a proprio agio per la sua ricca umanità. Mi ha chiesto della mia parrocchia, dei problemi che vivo ogni giorno. Gli ho parlato delle gioie e... anche dei dolori dei parroci. Il diminuito numero di sacerdoti in diocesi ci preoccupa, le vocazioni al presbiterato sono sempre poche. C’è però un interesse dei laici per la vita parrocchiale, per la situazione della chiesa ed un desiderio di collaborazione. È aumentato il senso della corresponsabilità. Sono sentiti i temi riguardanti la carità, la catechesi e la liturgia ma anche quelli inerenti alla crisi attuale, e non solo economica. In particolare abbiamo parlato della famiglia che oggi pone diversi problemi sotto vari aspetti. Insomma, in una giornata si ha tempo per parlare a lungo e di tanti argomenti. - Ah ecco, dove l’ho visto questo cardinale. Appunto parlava della famiglia alla televisione. Mi pare che la sua posizione sia stata ripresa poi dai giornali e discussa. - Io non l’ho sentito alla televisione, so di aver parlato con lui della sofferenza provocata dai casi difficili che noi parroci conosciamo e che ci mettono a disagio. Ci troviamo nel mezzo e non sappiamo cosa fare. Vorremmo cercare qualche soluzione ma non possiamo prendere iniziative isolate e personali. Camminiamo insieme con la chiesa. - Cosa vuol dire? - La situazione della famiglia oggi è piuttosto critica per mille motivi che non descrivo perché sono sotto gli occhi di tutti. Possiamo solo stare a guardare? Certamente diamo un sostegno con la nostra vicinanza e la preghiera, con la formazione di gruppi di famiglie nelle nostre parrocchie. Possiamo contribuire alla crescita dei bambini e dei giovani con le iniziative L’Angelo di Santa Maria di Castello 13 parrocchiali (religiose, culturali, ludiche), ecc. Ma ci sono dei casi difficili che richiedono una possibile soluzione perché le famiglie si sentano dentro la chiesa ed abbiano la percezione di essere comunque amate. - Cioè? - Vedi, giovanotto! Noi dobbiamo mettere insieme la verità del Vangelo e la situazione della gente. Siamo pastori. Come fare? Alle volte non troviamo un giusto equilibrio o una via d’uscita e non possiamo essere faciloni nella soluzione dei problemi. Il cardinale non mi ha detto niente ma mi ha ascoltato a lungo sulle situazioni che varie famiglie stanno vivendo a causa di matrimoni che sono finiti alle volte abbastanza pacificamente, altre volte con qualche trauma. Ci sono casi in cui le famiglie si ricompongono, altre volte i divorziati si risposano formando una nuova famiglia e crescono nella serenità i loro figli ecc… Gli ho raccontato episodi della mia esperienza pastorale… che è abbastanza ricca e lunga quasi 50 anni. Non mi dava né ragione né torto, mi lasciava parlare e mi diceva ogni tanto: Sì, sì… - Lei che cosa pensa in realtà ? - Curioso! Il mio professore di morale Mons. Ermanno Lizzi, già negli anni ’60, ci diceva che nella vita cristiana vale la legge della gradualità. Nella vita si cresce piano piano ed il vangelo ci permea giorno per giorno, ma bisogna aver pazienza e dare tempo al tempo. Ed anche le verità non hanno tutte la medesima importanza. Insomma c’è una pastorale intelligente ed insieme prudente da mettere in atto. Ti posso dire questo: Ho letto l’intervento che il cardinal Kasper, per incarico dello stesso Papa Francesco, ha tenuto nel Concistoro straordinario dei cardinali del 20 e 21 febbraio scorso. È stato pubblicato dall’Editrice Queriniana ed ha per titolo: “Il Vangelo della famiglia”. Quando io leggo un libro, sottolineo quello che trovo più interessante ed alle volte lo riporto anche nelle omelie e sull’ultima pagina scrivo il mio giudizio, le mie osservazioni e valutazioni. Alla fine di questo libretto che si legge tutto d’un fiato, di getto ho scritto: Grazie! Mi ha aperto il cuore. Acura di Jacopo SALEMI Esperienza nuova le per affrontare il tema della Speranza (che ci accompagna in questo Anno Pastorale) con vari spunti di riflessione e attività da svolgere negli incontri. Conoscendo il gruppo, molto eterogeneo e non sempre disposto a seguire le cose per i più piccoli, ho potuto sviluppare e approfondire alcune attività proposte nel sussidio e non solo. Fin dall’inizio abbiamo incentrato il lavoro su alcune parole chiave che riconducono alla Speranza: Alleanza, Gioia, Sogni e, in questo periodo di Quaresima, Perdono. Lo scorso 9 marzo, per iniziare la Quaresima, ho organizzato un piccolo ritiro spirituale, una Per quest’anno catechistico, don Luciano ha deciso di affidarmi il gruppo di ragazzi dalla quinta elementare alla terza media. Fin dal primo momento è stata un’avventura, perché io sono sempre stata abituata a seguire i fanciulli delle elementari. Tuttavia è un’avventura positiva, che mi permette di continuare il percorso con i ragazzi che lo scorso maggio ho portato alla Prima Comunione e con quelli che ho sempre seguito come aiuto-catechista. Non avendo grandi esperienze con le medie, ho pensato di seguire il sussidio messo a disposizione dalla Pastorale Giovanile della Diocesi, che ha per tema Non lasciatevi rubare la Speranza. È uno strumento molto uti- 14 sorta di scuola di preghiera per i ragazzi che hanno bisogno di incontrare Gesù e Dio come fanno i “grandi”. Dopo la Santa Messa delle 10.30, ci siamo recati in sala giochi per pranzare e passare del tempo insieme anche giocando un po’ a calcetto. Successivamente ci siamo spostati nell’Oratorio della Purità e, guidati da don Giuliano, abbiamo dedicato un’ora del nostro tempo alla preghiera, alla riflessione e alla confessione per iniziare la Quaresima in modo più raccolto e con consapevolezza. L’incontro è stato aperto eccezionalmente anche a due fanciulle delle elementari, le nostre mascotte dei ministranti, e che sono sorelline di altri ragazzi L’Angelo di Santa Maria di Castello delle medie. È stato bello vedere anche loro due concentrate nella riflessione personale e nella preghiera... e mentre pregavano insieme a don Giuliano. Durante gli incontri di catechismo nelle settimane di Quaresima, sempre seguendo il tema del perdono, don Luciano ha proposto di fare dei cartelloni da esporre poi in Duomo dalla Domenica delle Palme in poi. Con l’aiuto della signora Angela, i ragazzi del lunedì hanno riprodotto con i loro disegni la Parabola del Figliol Prodigo, mentre quelli del martedì la Parabola della Pecorella Smarrita. Ogni gruppo ha rappresentato le parabole in due modi: uno classico, che riprende la parabola così come l’ha raccontata Gesù, e uno più contemporaneo, in cui le parabole sono state attualizzate. Anche grazie a don Luciano, che si è fermato con noi negli incontri, abbiamo riflettuto molto su come queste parabole siano attuali e contemporanee e, proprio per questo, alcuni ragazzi hanno preferito rappresentare questo aspetto. Speriamo che il lavoro svolto li abbia aiutati a capire l’importanza del perdono sia di Dio verso di noi, sia di noi verso gli altri e, che se anche ci dovesse essere una pecorella smarrita all’interno del gruppo, l’aiutino tutti insieme a ritrovare il gregge e la strada che porta agli incontri di catechismo. Anna FABELLO Celebrazioni in Parrocchia Domenica 26 gennaio don Roman Pelo assistenze spirituale della comunità cattolica ucraina ha celebrato la S. Messa in Rito Bizantino assieme a tutta la nostra comunità parrocchiale. Amici della Cattedrale Chi desidera far parte di questa associazione contatti il Parroco o la responsabile dott.ssa Bertone allo 0432 505302 Per notizie sulle attività della parrocchia chiamare i numeri: Casa Canonica 0432 505302 • Cattedrale 0432 506830 Portale della parrocchia: www.cattedraleudine.it Per informazioni: [email protected] Per contattare il Parroco: [email protected] L’Angelo di Santa Maria di Castello 15 SETTIMANA SANTA: 13-20 aprile 2014 CATTEDRALE DoMENICA DELLE PALME 13 APRILE ore 7.30 - 9.00 - 12.00 SS. Messe in Cattedrale. ore 10.30 Benedizione dell'ulivo nell'Oratorio della Purità e processione fino alla Cattedrale. S. Messa solenne e proclamazione del Vangelo della Passione. Presiede l'Arcivescovo. Canta la Cappella Musicale. ore 16.00 SoLENNE ADoRAZIoNE EUCARISTICA in Cattedrale. Turno di Adorazione: Arcivescovo, Capitolo, Religiosi, Sacerdoti della città e fedeli delle parrocchie. ore 17.00 Turno di Adorazione: Per tutte le Suore della città ore 18.00 Turno di Adorazione: Confraternita del SS. Sacramento, Terziari domenicani, Francescani, Movimenti Ecclesiali e dei Servi di Maria, Apostolato della Preghiera, Azione Cattolica, Fedeli delle parrocchie. ore 19.00 Riposizione del SS. Sacramento e S. Messa in Cattedrale. LUNEDì SANTo 14 APRILE e MARTEDì SANTo 15 APRILE ore 7.30 S. Messa presso l'Oratorio della Purità. ore 16.00 Adorazione Eucaristica per i fedeli di tutta la Città nell’Oratorio della Purità. ore 19.00 Riposizione del SS. Sacramento e S. Messa. MERCoLEDì SANTo 16 APRILE ore 7.30 - 19.00 SS. Messe presso l'Oratorio della Purità. Confessioni: mattino ore 9.30 -11.30 - pomeriggio ore 16.00 -18.30 (in Cattedrale) TRIDUo PASQUALE GIovEDì SANTo 17 APRILE ore 9.30 S. Messa del Crisma. Benedizione degli Olii santi. Presiede l’Arcivescovo, concelebrano tutti i Sacerdoti dell’Arcidiocesi. ore 19.00 S. Messa Vespertina in “Cœna Domini”. Lavanda dei piedi. Presiede l’Arcivescovo. Cantano i Pueri Cantores, Juvenes Cantores e l’Aquilejensis Chorus. ore 20.00 Ora santa di Adorazione presso l’Altare del SS. Sacramento. Confessioni: ore 16.00 -18.30 (in Cattedrale) vENERDì SANTo 18 APRILE GIORNO di DIGIUNO e ASTINENZA ore 9.00 Ufficio delle letture e canto delle lodi mattutine (in Cattedrale). ore 15.00 Celebrazione della Passione del Signore. Presiede l’Arcivescovo. Canta la Cappella Musicale. ore 21.00 Via Crucis Cittadina dalla Cattedrale fino al piazzale del Castello. Presiede l’Arcivescovo. Canta la Cappella Musicale. Confessioni: mattino ore 9.30 -11.30 - pomeriggio ore 16.00 -18.30 (in Cattedrale) SAbATo SANTo 19 APRILE ore 9.00 Ufficio delle letture e canto delle lodi mattutine (in Cattedrale) ore 21.00 Solenne Veglia Pasquale e Battesimo dei Catecumeni, presiede l’Arcivescovo. Canta la Cappella Musicale. Confessioni: mattino ore 9.30 -11.30 - pomeriggio ore 16.00 -18.30 (in Cattedrale) 16 L’Angelo di Santa Maria di Castello PASQUA DI RESURREZIoNE DoMENICA 20 APRILE ore 7.30 - 9.00 -12.00 SS. Messe. ore 10.30 Solenne Pontificale. Presiede l’Arcivescovo. La Cappella Musicale esegue i canti della Messa. ore 17.00 Canto dei Vesperi presieduto dall’Arcivescovo. ore 19.00 S. Messa presieduta dall’Arciprete e accompagnata dai canti dei Pueri Cantores, Juvenes Cantores e Aquilejensis Chorus. LUNEDì DELL’ANGELo 21 APRILE (festa di devozione) ore 7.30 - 19.00 SS. Messe in Cattedrale. ore 10.30 La S. Messa viene celebrata dall’Arcivescovo S. E. Mons. Agostino Marchetto. CHIESA DI S. GIACoMo DoMENICA DELLE PALME 13 APRILE ore 10.00 Benedizione dell’ulivo e S. Messa ore 11.30 S. Messa GIovEDì SANTo 17 APRILE Al mattino non ci sono SS. Messe. - In Cattedrale S. Messa Crismale alle ore 9.30 ore 18.00 S. Messa in “Cœna Domini” vENERDì SANTo 18 APRILE: Al mattino Confessioni ore 15.00 Via Crucis ore 18.00 Adorazione della Croce SAbATo SANTo 19 APRILE: Al mattino e pomeriggio confessioni ore 20.00 Veglia Pasquale N. b. - Domenica delle Palme, Lunedì Santo, Martedì Santo e Domenica di Pasqua la Chiesa nel pomeriggio resterà chiusa. Tutti sono invitati in Cattedrale “Magna cum laude” Don Giuliano Del Degan ha coseguito la Licenza in Diritto Canonico presso la Facoltà di Diritto Canonico“ S. Pio X ” di Venezia. Ci congratuliamo con lui per il risultato raggiunto e gli auguriamo un proficuo apostolato. Grati per la presenza costante del Risorto in mezzo a noi, i Canonici del Capitolo Metropolitano, l’Arciprete e il Consiglio Pastorale Parrocchiale augurano a tutti la pace. Buona Pasqua
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