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Anno 10 / Numero 1
Aprile 2014
L’ANGELO
DI SANTA MARIA
DI CASTELLO
Bollettino della Parrocchia di Santa Maria Annunziata nella Chiesa Metropolitana
Registrato al numero 42/05 del Registro dei periodici del Tribunale di Udine
Direttore Responsabile: Marco Tempo • Stampa a cura di: Grafiche Filacorda - Udine
Bollettino della Parrocchia di Santa Maria Annunziata nella Chiesa Metropolitana
Venit JESUS et
stetit in medio et
dicit eis:
“PAX VOBIS”
Erano chiuse le porte…,
per paura.
La passione era stata una esperienza dura, tutte le speranze
si erano spente, sembrava che
tutto fosse naufragato miseramente. Era inutile continuare a
sperare. Gli apostoli vivevano
nella paura e nello scoramento. Ormai tutto era finito. Tutti
abbiamo le nostre paure: della
morte, delle malattie, della disoccupazione, della povertà, di
un futuro incerto. La paura ci
blocca ed abbiamo la tentazione
di chiudere la porta per restare
nelle poche sicurezze che ci illudiamo di avere.
“Venne Gesù e stette in mezzo e disse loro: Pace a voi
(Gv 20,19)”. Gesù è colui che
viene sempre come ci è stato
Chiesa di San Giacomo - B. Biagetti - Cristo risorto mostra le piaghe a Tommaso (sec. XX)
(foto Viola)
presentato dal Battista e dal libro dell’Apocalisse. Viene “uno
simile ad un figlio di uomo,
con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia
d’oro… e disse: Non temere,
io sono il Primo e l’Ultimo, e il
Vivente. Ero morto ma ora vivo
per sempre… (Ap 1,13-17)”. È
Dio stesso che viene incontro
ad ognuno nella sua situazione: nelle scoraggiamento dei
discepoli di Emmaus, nell’ansia
della Maddalena, nella paura
degli apostoli, nell’incredulità
di Tommaso. Viene incontro a
me e a te, nelle nostre solitudini
e nelle nostre ferite e preoccupazioni. E sta in mezzo a noi.
Ora. Parla. Propone. Rispetta la
fatica di chi non crede e di chi
dubita. Rispetta i tempi di ognuno e comprende la complessità
del vivere. Mostra le sue ferite
che sono segno del male e della
morte ma anche gloria e vanto
perché sono la rivelazione massima del suo amore. Nel cuore
del cielo e della terra sta sempre
carne di uomo ferita a morte
ma risorta. La nostra e la Sua.
È questo l’ alfabeto che ci viene
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proposto e che vogliamo imparare da Gesù: quello dell’amore.
Lui attira a sé tutti: chi fa fatica,
chi cerca a tentoni, chi ricomincia, chi ritorna, chi sta vagando
lontano, chi ha il cuore attanagliato dalla paura. Martin Luther
King racconta questo aneddoto:
“La paura bussò alla porta. La
fede andò ad aprire. Non c’era
nessuno!” Non abbiamo dunque paura e non ci scoraggiamo.
Che cosa mi offre Gesù?
Non ci offre soluzioni immediate
ai nostri problemi ma possibilità di percorrere assieme a Lui il
cammino della vita con la forza
della sua Resurrezione.
Ci dona la fede per vincere la
paura, la pace che produce gioia e
perdono, lo Spirito santo che è il
suo amore e la forza della nostra
missione. Infatti Gesù ci manda
a portare con coraggio ed entusiasmo la ricchezza che abbiamo
ricevuto da Lui. Siamo ascoltatori
e annunciatori della sua Parola e
dei suoi misteri. Papa Francesco
ci avverte: una chiesa chiusa nel
recinto è spiritualmente malata,
si atrofizza fisicamente, mental-
Commento all’opera
Deposizione
nel sepolcro
La tela raffigurante la Deposizione nel sepolcro, realizzata da
Sebastiano Bombelli attorno alla
metà del XVII secolo, coniuga le
molteplici esperienze figurative
affermatesi nel periodo storico
in cui l’artista udinese esercita la
propria attività creativa.
Notevole è l’interesse da parte
del Bombelli per il classicismo
pittorico di matrice cinque-
L’Angelo di Santa Maria di Castello
mente e spiritualmente. Diventa una casa invasa dalla muffa e
dall’umidità. È invivibile. La chiesa si lancia invece sulle vie del
mondo, accetta le sfide che l’oggi
propone, subisce certamente degli incidenti ma incontra e si mette in dialogo con questa umanità
alla quale porta il Vangelo della
salvezza. Incontra chi crede, chi
fa fatica a credere e chi non crede, chi ha bisogno di prove. Forse potremmo essere noi la prova
per vedere il Signore, per poterlo
toccare con mano, da vicino. Forse tanti, grazie a noi, potrebbero
più facilmente giungere a dire:
“Mio Signore e mio Dio” senza
averlo visto e sarebbero “beati”. A noi vengono la fiducia e
la forza dalla certezza che Cristo
Risorto va operando nei cuori, in
tutti i cuori perché ogni persona
è riflesso dell’immagine di Dio. E
poi in ogni persona c’è una luce,
un volto ”alto”, una parte bella
che fa intuire il nostro destino di
gloria.
Guardiamo con gli occhi
della primavera
Apriamo dunque la porta a Cricentesca, evidente nella rappresentazione dei personaggi che
prendono parte alla scena.
Tale caratteristica trova riscontro nella realizzazione delle
membra e nei particolari anatomici del Cristo al centro della composizione, plasticamente
definiti in tutta la loro evidenza
volumetrica, tale da sortire un
effetto di rilievo quasi scultoreo.
Analogamente, si vedano la miriade di pieghe che danno forma
alle vesti degli uomini abbigliati
all’antica, così come i panneggi
sto, all’amore, all’amicizia, alla
luce, all’allegria e volgiamo il
nostro sguardo ai fratelli non
con gli occhi di ghiaccio dell’inverno ma con gli occhi della primavera che presiede al risveglio
della natura. Voglio dire, smettiamo di sottolineare sempre
gli errori, le deficienze altrui ed
iniziamo a guardare la bellezza,
il bene, i pregi che sono presenti negli altri. Ci sono in tutti
perché tutti sono rivestiti della
carne umana del Risorto, quella
carne che il Risorto ha già portato nella piena realtà divina che è
il Paradiso. Permettete che termini con un aneddoto rabbinico: Dio creò la luce. Era troppo
forte. Accecava le persone. Allora frantumò la luce: sono tutte le
opere buone (gesti di bontà, di
perdono, di giustizia, di amore)
che compiono gli uomini e sono
sparse nel mondo.
Coloro che le compiono rendono presente la Pasqua di Cristo
oggi, in questa chiesa, in questa
società. Sia questa la Buona Pasqua. Lo auguro di cuore a tutti.
Il Parroco
Mons. Luciano NOBILE
L’Angelo di Santa Maria di Castello
e i copricapi delle donne. Una
intensa carica emotiva traspare
dai volti sconvolti e dalla gestualità concitata degli astanti, i
quali, con le loro posture asimmetriche, contribuiscono ad accentuare la potente drammaticità della Deposizione.
La disposizione delle figure, le
quali emergono con la loro massa corporea dallo sfondo, conferisce un lirismo compositivo
per certi versi analogo a quello
che traspare dai rilievi istoriati
dell’antichità.
L’ambiente naturale circostante dimostra come l’artista abbia
analizzato e fatto proprio quel
naturalismo pittorico che grande importanza stava assumendo
al tempo, grazie al quale il pae-
SIGNORUT DI LEN
(friulano)
O Signorut di len
metût in crôs
e cu la crôs pojade
tor di un pin,
ti gote fûr il sanc
par ogni plae,
cui sa mai ce tant
che tu âs patît!
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saggio, da elemento secondario
e subordinato al soggetto (sia
esso storico o religioso), diventa anch’esso parte integrante
ed imprescindibile dell’episodio
narrato. I particolari naturalistici
sono descritti nella loro oggettività: ad esempio gli alberi con le
foglie sui rami, i cespugli, il cielo
coperto da scure nubi, le tre esili
croci sulla collinetta a lato.
Al di là della fedeltà al dato naturale, sembra acquisire un significato simbolico la luce che
traspare all’orizzonte, in lontananza, quasi si trattasse di un
presagio dell’imminente Resurrezione di Cristo, del Dio fattosi
Uomo, Evento cardine della Rivelazione.
Giovanni MIANI
PICCOLO CARO
CRISTO DI LEGNO
(italiano)
Piccolo Cristo di legno
messo in croce
e con la croce appoggiata
ad un abete,
gocciola il sangue
da ogni ferita,
chissà mai quanto
hai sofferto!
Tu insegnàvis a le int
a olèsi ben
e ti an inclaudât
tal len.
Tu insegnavi alla gente
pace e amore
e ti hanno inchiodato
sulla croce.
Cuant ch’o ti viôt,
tornant da mont
sot sere mi fermi,
o dîs une prejere
e la me crôs
a devente plui lisère.
Quando ti vedo
tornando dal monte
verso sera mi fermo,
dico una preghiera
e la mia croce
diventa più leggera.
O Signorut di len
metût in crôs!
O povero, caro Cristo,
messo in croce!
Aristide COLUSSI
Papa Francesco
e la famiglia
Da diversi anni stiamo assistendo a
una profonda modifica dei modelli
di famiglia e tutti sappiamo che la
stessa famiglia è in crisi. Dal 1990
a oggi il numero dei matrimoni
celebrati ogni anno in Italia è diminuito in modo rapido e costante, da circa 300.000 a 210.000; ben
lontani dai più di 400.000 celebrati
nel 1963 e 1964. Aumentano il numero dei matrimoni civili, in Friuli
Venezia Giulia sono il 51%, a Udine il 65% a fronte della media nazionale che è del 39%. Aumentano
le separazioni e i divorzi mentre si
vanno sempre più diffondendo i
matrimoni civili successivi al primo. Durante l'ultimo concistoro
dello scorso febbraio così Papa
Francesco nel saluto ai cardinali
definiva la famiglia: "... è la cellula
fondamentale della società umana. Fin dal principio il Creatore ha
posto la sua benedizione sull'uomo e sulla donna affinché fossero
fecondi e si moltiplicassero sulla
terra e così la famiglia rappresenta
nel mondo come il riflesso di Dio,
Uno e Trino. ... La famiglia oggi è
disprezzata, è maltrattata, e quello che ci è chiesto è di riconoscere
quanto è bello, vero e buono formare una famiglia, essere famiglia
oggi; quanto è indispensabile questo per la vita del mondo e per il
futuro dell'umanità".
Il Santo Padre, durante questo primo anno di pontificato, in tutti gli
incontri con le gerarchie ecclesiastiche, il clero, le autorità politiche
e i fedeli ha sempre difeso la famiglia composta da papà, mamma e
figli, ricordando che "Gesù nasce
e vive in famiglia, imparando da
San Giuseppe il mestiere di falegname, nella bottega di Nazareth,
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condividendo con lui e mamma
Maria l'impegno, la fatica, la soddisfazione e anche le difficoltà di
ogni giorno".
È in famiglia che nasce, si sviluppa ed è trasmessa la fede. La stessa
enciclica “Lumen Fidei” al n. 50
precisa che "Il primo ambito in cui
la fede illumina la città degli uomini si trova nella famiglia. Penso anzitutto all'unione stabile dell'uomo e della donna nel matrimonio.
Essa nasce dal loro amore di Dio,
dal riconoscimento e dall'accettazione della bontà della differenza
sessuale, per cui i coniugi possono
unirsi in una sola carne e sono capaci di generare una nuova vita".
Lo stesso Papa riferisce di aver
avuto la certezza della fede in famiglia. "Io ho avuto la grazia di
crescere in una famiglia nella quale la fede si viveva in modo semplice e concreto; ma è stata sopratutto mia nonna, la mamma di
mio padre, che ha segnato il mio
cammino di fede. Una donna che
ci spiegava, ci parlava di Gesù, ci
insegnava il Catechismo".
Secondo Papa Francesco tre sono
le caratteristiche della famiglia cristiana: la famiglia che prega, quella che custodisce la fede e quella
che vive la gioia. La famiglia che
L’Angelo di Santa Maria di Castello
prega: "... per pregare in famiglia
ci vuole semplicità! Pregare insieme il "Padre Nostro" attorno alla
tavola, non è cosa straordinaria
è facile e pregare insieme il Rosario, in famiglia, è molto bello e
dà tanta forza! "La famiglia che
custodisce la fede: è essere famiglia
missionaria e testimone "facendo
le cose di tutti i giorni, mettendo
il sale e il lievito della fede". Da
ultimo la famiglia che vive la gioia:
"La gioia vera viene da un'armonia profonda tra le persone, che
tutti sentono nel cuore, e che ci
fa sentire la bellezza di essere insieme, di sostenerci a vicenda nel
cammino della vita. Ma alla base di
questo sentimento di gioia profonda c'è la presenza di Dio, c'è il suo
amore accogliente, misericordioso,
rispettoso verso tutti. E sopratutto,
un amore paziente: la pazienza è
una virtù di Dio e ci insegna, in
famiglia, ad avere questo amore
paziente, l'uno con l'altro. Solo
Dio sa creare l'armonia delle differenze. Se manca l'amore di Dio,
anche la famiglia perde l'armonia,
prevalgono gli individualismi, e si
spegne la gioia.
Invece la famiglia che vive la gioia
della fede la comunica spontaneamente, è sale della terra e luce del
mondo, lievito per tutta la società".
In questo tempo dai ritmi frenetici, con mille impegni, in questo
mondo tecnologicamente molto avanzato ma di converso forse
più difficile, com'è possibile andare d'accordo in famiglia, come
vivere in armonia e in serenità tra
le difficoltà che la vita inesorabilmente ci riserva? Secondo il Santo Padre "Quando in una famiglia non si è invadenti e si chiede
permesso, quando in una famiglia
non si è egoisti e si impara a dire
grazie, e quando in una famiglia
uno si accorge che ha fatto una
cosa brutta e sa chiedere scusa, in
quella famiglia c'è pace e c'è gioia.
Ricordiamo queste tre parole: permesso, grazie, scusa". Attenzione,
accoglienza e misericordia costituiscono lo stile che Papa Francesco
testimonia e chiede di avere verso
tutti, comprese le famiglie, l'invito che ne deriva per la Chiesa è di
mettersi in ascolto dei problemi e
delle attese che vivono oggi tante
famiglie. Ed è questo uno dei motivi per cui il Santo Padre ha convocato un Sinodo straordinario,
che si terrà dal 5 al 19 ottobre sul
tema: “Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell'evangelizzazione”. Al sinodo, che è il terzo
straordinario della storia, parteciperanno i presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo
(attualmente 114) e potrebbe trattare anche temi come i divorziati
risposati, nullità del matrimonio,
coppie di fatto ecc...
Preghiamo il Signore perché illumini i padri sinodali affinché raccolgano testimonianze e proposte
per annunciare e vivere credibilmente il Vangelo per la famiglia e
perché perfezionino una coerente
pastorale famigliare.
Ettore CANDOTTI
L’Angelo di Santa Maria di Castello
“La Cesta della
Carità”
È ormai noto alla comunità cristiana che la terza domenica
di ogni mese dell’anno – con
inizio da gennaio u.s. – nelle
chiese della nostra Parrocchia
(Duomo - S. Giacomo - S. Pietro Martire) si trovano delle
ceste per la raccolta di generi
alimentari a lunga conservazione da devolvere alla mensa
“La gracie di Diu” gestita dalla
Caritas diocesana, subentrata
alla Comunità dei frati Cappuccini. All’interno della struttura
– giornalmente - sono offerti,
a pranzo, oltre 200 pasti a dei
nostri fratelli e sorelle in Gesù
Cristo che per sfortunate vicende della vita si trovano in stato
di indigenza.
È una iniziativa, quella della
cesta, accolta da tutti favorevolmente, nata all’interno del CPP
al fine di offrire un contributo
comunitario, destinato al soddisfacimento di uno dei bisogni
primari della persona.
È, però, auspicabile che detta cesta - definita, forse non a
caso, “Cesta della Carità” (l’unica cesta che ci seguirà in Paradiso, così ha detto il nostro
Parroco)- assuma, per noi tutti
cristiani, un significato ancora più profondo, fungendo da
stimolo per continuare a percorrere il sentiero dell’amore
(Carità). E, come succede al
pellegrino, scopriremo, passo
dopo passo, il tratto di strada
successivo.
Perché questo accada, penso
che non si possa prescindere da
un atto di conversione (rinnovamento del modo di pensare
e di agire, rinnovamento del
cuore), e dall’ascolto della parola di Dio. In Cristo e per Cristo percepiamo cosa è e come è
l’amore di Dio, e troviamo un
esempio straordinario di come
noi stessi dobbiamo amare. Lo
spettacolo della Croce sconvolge la vita. Ci mostra l’infinito e
inaudito amore di Dio. Gesù è
manifestazione dell’amore del
Padre per noi e, nel contempo, modello e fonte del nostro
amore. L’amore agapico ha inizio da Dio. È Lui che ama per
primo. Lo dice Giovanni nella
sua prima lettera: “L’amore è
da Dio… Dio è amore, chi sta
nell’amore dimora in Dio e Dio
dimora in Lui”.
E sempre Giovanni, nella stessa lettera, aggiunge: “Carissimi, se Dio ci ha amato, anche
noi dobbiamo amarci gli uni
gli altri” (1G 4,11). Noi cristiani, dunque, come da esortazione di S. Paolo nella lettera agli
Efesini, dobbiamo diventare
imitatori di Dio, e camminare
nella carità, nel modo che anche Cristo ci ha amato. (5, 1-2).
Un impegno, quello nostro, a
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testimoniare la carità nel modo
che Gesù stesso ci ha indicato.
Al riguardo, leggiamo e ascoltiamo la pagina che conclude il
discorso escatologico nel vangelo secondo Matteo, quella in
cui Gesù annuncia il giudizio
finale (Mt 25,31-46).
Commentando detto brano,
Enzo Bianchi, priore della Comunità monastica di Bose, ha
detto: “È un brano straordinario, che sintetizza in modo
semplice la singolarità cristiana,
ponendo con chiarezza ogni discepolo di Cristo di fronte alla
propria concreta responsabilità verso i fratelli, in particolare
verso gli ultimi. […] Nell’ultimo giorno, tutti, cristiani e
non cristiani, saremo giudicati
sull’amore, e non ci sarà chiesto se non di rendere conto del
servizio amoroso che avremo
praticato quotidianamente verso i fratelli, soprattutto verso i
più bisognosi. E così il giudizio svelerà la verità profonda
della nostra vita quotidiana, il
nostro vivere o meno l’amore
qui e ora: “impariamo dunque
Il Beato Bertrando distribuisce il pane ai poveri (particolare).
(Museo del Duomo)
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a meditare su un mistero tanto
grande e a servire Cristo come
egli vuole essere servito” (Giovanni Crisostomo).“ La Carità
(l’agape di Dio) è l’amore allo
stato puro. È gratuita, libera,
incondizionata, poiché “ha inizio da una pienezza interiore di
cui è solo traboccamento”.
È stata “riversata” nei nostri
cuori per mezzo dello Spirito
Santo.
È il segno della credibilità cristiana. “È un itinerario d’amore
ben preciso: dal Padre al figlio,
dal Figlio a noi, da noi al nostro
prossimo”.
L’arcivescovo Santo Marcianò,
nella sua omelia a conclusione
del Convegno Pastorale Diocesano di Rossano (19 settembre
2012), ha così detto: Davvero la
carità è “più grande”.
E la grandezza della carità contiene la fede e, alla fine, la assorbe, rendendo vero ciò che,
ricordando San Giovanni della
Croce, ho voluto riaffermare
nella Lettera Pastorale: “Credo
che saremo giudicati sull’amore e che l’amore non avrà mai
fine”.
Tornando alla “cesta” con la
quale ho iniziato, sono certo
che la nostra comunità cristiana, con crescente generosità,
continuerà a dare il proprio sostegno alla mensa “La Gracie
L’Angelo di Santa Maria di Castello
di Diu” di Via Ronchi. E sono,
altresì, convinto che ciascuno
di noi nella cesta della carità
metterà, oltre ai viveri, un rinnovato impegno d’amore verso
il prossimo, ricco di slancio, di
fraternità (la capacità, suscitata
dentro di noi dallo Spirito Santo ricevuto nel Battesimo, di
eliminare ogni senso di estraneità) e di dedizione.
Chi è il prossimo che dobbiamo amare, lo spiega Gesù
con la parabola del Samaritano misericordioso (Lc
10,25b-37) , in cui afferma che
la carità verso Dio e, inseparabilmente, verso il prossimo
è il cammino per ereditare “la
vita eterna”.
La domanda del dottore della
legge “E chi è il mio prossimo?
”ci aiuta a capire come amare.
Gesù, infatti, sposta il quesito
da colui che dobbiamo amare
a chi deve esercitare il precetto della carità, spingendo ad
“un’interpretazione della legge
non più legata ad una definizione giuridica ma ad un amore
vissuto che rende “prossimi”
al “prossimo” che si incontra
lungo la strada di ogni giorno”.
Mons. Ilvo Corniglia, terminando un suo commento a questo
stupendo brano del Vangelo ha
testualmente detto: Gesù, samaritano misericordioso, oggi
Il Beato Bertrando distribuisce il pane ai poveri.
continua a soccorrere l’uomo
che giace ferito ai margini della
strada, simbolo di ogni uomo
povero e bisognoso di aiuto,
attraverso la nostra attenzione
concreta. Gesù che, però, si nasconde anche nell’uomo ferito.
In Lui riceve la nostra attenzione misericordiosa e mi supplica: “Non mi rifiutare. Sono
Gesù!”.
Abbiamo appena vissuto il
tempo di Quaresima, tempo
provvidenziale di preparazione
alla Pasqua del Signore. Ora,
giunge a noi l’annuncio: Cristo
è risorto! L’annuncio che cambia il corso della storia.
La notizia che infonde nel cuore una indicibile speranza. Celebriamo insieme la Pasqua,
“festa delle feste”, rinvigorendo
il compito di vivere “da risorti”.
Gesù nel discorso dell’ultima
Cena disse: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate
gli uni gli altri; come io ho amato voi; così amatevi anche voi
gli uni gli altri. Da questo tutti
sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per
gli altri” (Gv 13,34-35).
Possa essere questo il comandamento posto a guida del
mio e del nostro agire in ogni
tempo.
Auguri di cuore!
Sebastiano RIBAUDO
(Museo del Duomo)
L’Angelo di Santa Maria di Castello
La vocazione…
è di stimolo…
per l’Adorazione
Nel bollettino di Natale 2013 abbiamo descritto l’ episodio forte
vissuto con due persone che avvevano i loro parenti ricoverati
per malattie gravi all’ospedale
S. Maria della Misericordia della
nostra città.
Adesso vogliamo raccontare
un’altra esperienza da noi avuta nelle ultime settimane. Come
è noto ci riuniamo ogni sabato sera nella chiesa di S. Pietro
martire per il S. Rosario cui segue un’ora di Adorazione Eucaristica. Di recente è venuta a
pregare con noi una ragazza polacca, 32enne che è arrivata ad
Udine dal suo paese natale circa 10 anni fa. Ha avuto diverse
esperienze di lavoro e da ultimo
è stata banconiera in un locale
pubblico. Si è sistemata bene
economicamente ed ha preso
in affitto un appartamento. Si è
ben inserita anche nella comunità dei suoi compatrioti che è
discretamente numerosa nella
nostra città. Poi piano piano ha
sentito nascere in lei delle sensazioni nuove. Ha cominciato
ad interrogarsi sulla sua vita ed
a guardarsi intorno. Il suo impegnativo cammino verso la decisione di entrare in convento
è durato circa 2 anni. In questo
Coro “Giovani
Universitari
Africani di Udine”
Incontrati a Udine
L’Africa oggi conta 54 paesi e
viene chiamata culla dell’umanità per la sua diversità. Noi ci
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percorso è stata amorevolmente seguita passo dopo passo da
un parroco della città. Ha frequentato come volontaria alcune case di riposo, la mensa della
Caritas ed il piccolo cottolengo
“don Orione” di Santa Maria la
Longa. Di qui la sua decisione
di chiedere di essere ammessa
nell’ordine delle Piccole Suore
Missionarie della carità di don
Orione.
Alcuni giorni fa, dopo aver lasciato ad altri i beni di cui non
aveva più bisogno (auto, bicicletta ecc.) è partita alla volta
dell’istituto dove sta affrontando un primo periodo di formazione. Tra l’altro ha dovuto superare la perplessità della sua
famiglia di origine che non era
convinta della sua scelta.
Questa testimonianza ci ha
molto toccati. Tutti noi, per
la prima volta, abbiamo avuto modo di seguire da vicino le
vicende di una “postulante”.
Ogni sabato siamo soliti pregare per le vocazioni sacerdotali e
religiose. In questo caso è stata
la vocazione religiosa di questa
ragazza che ha costituito per noi
motivo di sprone nella nostra
attività di adoratori. La sua serenità e la gioia che traspariva nei
suoi occhi ci hanno contagiato.
Nel progetto di Dio, forse anche
la nostra preghiera costante per
le vocazioni ha sorretto questa
risposta alla chiamata. Adesso
continuiamo ad accompagnarla
perchè il signore porti a compimento quanto ha iniziato in
questa ragazza.
Dove c’è l’Adorazione siamo
convinti che possano nascere
numerose vocazioni.
Ed allora continuiamo a pregare con rinnovata lena per queste chiamate e per accompagnare questa “postulante” nel
suo cammino di vita religiosa
appena iniziato, ringraziando il
Signore del dono che ci ha fatto
con questo incontro.
il gruppo “una luce nella notte”
siamo incontrati qui a Udine, a
motivo degli studi presso l’università. Proveniamo da diversi
paesi africani. Il nostro è stato un
bellissimo incontro, incontro tra
persone di culture diverse anche
se tutti siamo africani. Abbiamo
un obiettivo in comune, quello
di lodare e glorificare il Signore, evangelizzare e scambiare la
parola di Dio in un paese lontano dai nostri. La maggior parte di noi, qui corre il pericolo di
perdere la propria fede e la voglia di pregare perché ci si trova
davanti a tanti ostacoli.
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C’è chi si impegna di più nello
studio, c’è chi cerca altri modi di
sopravvivenza e di conseguenza
non lascia più spazio all’incontro con il Signore. A Udine dove
l’integrazione non è cosi evidente, noi siamo riusciti attraverso il nostro gruppo a far parte
di questa comunità cristiana del
Duomo. Per quanto possiamo,
siamo cristiani attivi che, come
gli altri cori, cantano una volta al
mese alla messa delle 10.30 nel
Duomo o in altre chiese della
città quando abbiamo l’opportunità. Siamo anche coinvolti
in altre attività della cattedrale dall’arciprete Mons. Nobile.
Noi siamo un gruppo di giovani
che cercano il Signore, lo glorificano, lo lodano attraverso i
nostri canti tentando sempre di
evangelizzare e attirare nuove
persone che forse hanno perso
la speranza o dimenticato anche
la fede in Dio. Il gruppo è nato
oltre due anni fa e noi andiamo
avanti dicendo “ il Signore è nostro pastore non manchiamo di
nulla ”. Siamo un gruppo dinamico e aperto malgrado le nostre
difficoltà e la diversità che oggi
usiamo come ricchezza e risorsa perché ci offrono l’opportunità di imparare a conoscere il
prossimo e ad amarlo come noi
stessi, perché l’amore è il primo
comandamento di Dio.
Il Ritiro spirituale
La nostra sete della parola di
Dio ci spinge a organizzare
spesso dei piccoli momenti di
scambio della Parola o tra di
noi o con persone più esperte
(preti, teologici). Abbiamo organizzato il 23 marzo scorso un
ritiro spirituale di un giorno per
il nostro gruppo sul tema “Siete tutti fratelli”; tema trattato
L’Angelo di Santa Maria di Castello
e approfondito insieme a Don
Michel Kabuika, cooperatore
nella parrocchia di San Marco.
Quel giorno, il coro dei Giovani
Universitari Africani di Udine è
stato ospite della parrocchia di
San Marco anche per la celebrazione della S. Messa nel primo
pomeriggio. Perché organizzare
questo “momento spirituale” in
un ambiente diverso dal solito?
Un ritiro è sempre un’occasione per riflettere sulla nostra vita
spirituale, un momento unico
di intimità con Dio, di meditazione profonda, di condivisione
della Parola. Proprio di questo
abbiamo sentito il bisogno al
fine di crescere spiritualmente.
In sintesi il Signore ci ha fatto capire oppure ricordato che
siamo tutti fratelli, chiamandoci a non fare del nostro essere
diversi un punto debole, ma al
contrario una fonte di ricchezza,
una grazia, essendo ognuno di
noi un dono di Dio per gli altri.
Dobbiamo essere protagonisti
della fraternità nella diversità. Il
Signore ci ha illuminati col suo
vangelo, abbiamo affidato a lui
tutte le nostre preghiere e il desiderio che si realizzi in mezzo
a noi soltanto la sua volontà.
Possiamo affermare che questo
ritiro, che è arrivato al momento giusto, in un gruppo appena
formato come il nostro, ed ha
risposto alle nostre difficoltà
dandoci un impulso di rinnovamento spirituale. Il pranzo con
un menù africano preparato da
noi è stato un momento di allegria cui ha partecipato anche
don Luciano, poi la giornata
è proseguita nell’allegria e si
è conclusa nel pomeriggio tra
canti e sonore risate.
Il messaggio
Il messaggio che noi portiamo
oggi alla nostra comunità è: siamo tutti fratelli e figli dello stesso Dio. Gesù avvicinandosi alla
donna samaritana ci fa capire
che noi non dobbiamo escludere nessuno, che la casa del Signore è aperta a tutti e ci chiama
alla conversione perché davanti
a lui siamo tutti uguali. Gesù è
venuto per i poveri, per i sofferenti e per i più deboli. Signore,
ti chiediamo che la celebrazione
della prossima Pasqua sia anche
per noi segno di speranza e di
crescita nella fede .
Buona Pasqua a tutto il mondo!
Nathalie MEDHA
ed il gruppo dei giovani africani
L’Angelo di Santa Maria di Castello
Il Premio Canciani
a Nicla Baschino
Poco più di un mese fa, nel
corso dell’inaugurazione ufficiale
dell’Anno Accademico 2013-2014
dell’Istituto Superiore di Scienze
Religiose di Udine, è stato conferito il Premio Canciani, per la
migliore tesi di laurea magistrale
discussa lo scorso anno, a Nicla
Baschino, catechista e ministro
straordinario dell’Eucarestia della
nostra Parrocchia.
Abbiamo rivolto a Nicla, molto
schiva e, dapprincipio, del tutto
riluttante a parlare del suo lavoro,
e al suo correlatore, mons. Marino Qualizza, molto disponibile e,
da subito, per nulla restio a commentarlo, qualche domanda sullo
scritto in questione.
Nicla, la tua tesi si intitola
“Fondamenti biblico-teologici
per una pastorale di iniziazione
cristiana”. Come mai hai scelto
questo argomento?
“La Tesi nasce dal desiderio di
approfondire il significato più
vero dell’esperienza di fede, a
partire dal sacramento del Battesimo, dell’uomo del terzo millennio, frastornato, spesso rassegnato, ma comunque persona degna
di capire il mondo che lo circonda. Un’esigenza importante
da ascoltare attentamente e alla
quale dare una risposta autentica
e vitale.
La fede è un fatto relazionale,
nasce e si sviluppa nella libertà,
chiede l’iniziativa di Dio e la risposta dell’uomo. È la scoperta di
essere amati da Dio, da cui gemma la storia di una relazione, che
rimane sempre aperta alla sorpresa. La fede nasce dall’ascolto
di qualcuno che ti racconta una
notizia riguardante la tua vita, la
tua salvezza, il tuo amore. Educare alla fede cristiana significa innanzi tutto rianimare una grande
speranza, comprendere e annunciare che questa specie di smottamento personale e planetario di
tutte le identità storiche possiede
una direzione, un senso evolutivo. Significa anche guidare alla
scoperta che il principio della nostra esistenza non è in noi stessi,
né dato dal caso. Noi siamo dono
e solamente nella misura della
gratuità troviamo la radice del
nostro compimento”.
Perché è necessario ripensare
l’iniziazione cristiana, secondo
te?
“Il contesto di frammentazione
attuale, la pluralità delle posizioni
e soprattutto la diversificazione
dei linguaggi e dei comportamenti impongono una peculiare
attenzione e una maggiore fatica nel cogliere i segni dei tempi,
individuati come categoria teologica nella cui prospettiva si
evincono tutte le manifestazioni
del Cristo risorto, Signore della
storia.
Inoltre a seguito del rinnovamento teologico e pastorale che
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ha segnato la stagione conciliare,
ma anche in relazione alle mutate condizioni socio-culturali che
hanno determinato un profondo cambiamento nelle persone
in rapporto alla fede cristiana, la
Chiesa è chiamata a vivere una
svolta: ripensare creativamente
una catechesi per l’iniziazione
cristiana, non esclusivamente finalizzata ai sacramenti, ma capace di coniugarsi con la vita concreta dell’uomo d’oggi.
Il Concilio Vaticano II apre un
nuovo orizzonte nel percorso
di iniziazione cristiana e di educazione alla fede: si pone quale
bivio verso una nuova coscienza
ecclesiale che riscopre nell’evangelizzazione la missione essenziale di tutta la Chiesa e la sua
identità più profonda. La pastoralità è la sua nota preminente: essa
impegna ad adeguare le forme
storiche espressive della fede e
della vita ecclesiale, affinché, pur
nella permanenza sostanziale dei
dati rivelati e voluti da Dio, fede e
Chiesa rispondano alle mutate situazioni socio-culturali dell’umanità. Dal Concilio emergono tre
impegni di fondo: dare espressione all’autocoscienza della Chiesa, “rinnovamento” e apertura
al dialogo. Si esalta il valore della “relazione”, categoria centrale
nel dogma trinitario e cristologico. Nasce così una ecclesiologia
di comunione che comprende la
Chiesa come “popolo di Dio” in
cammino nella storia, come soggetto della missione, responsabile
dell’annuncio in forza del battesimo. Quest’ultimo definisce la natura teologica del credente: rinato
dall’acqua e dallo Spirito Santo,
divenuto creatura nuova, figlio di
Dio, in quanto incorporato a Cristo, non solo partecipa alla natura
10
L’Angelo di Santa Maria di Castello
divina di Cristo, ma è anche investito del suo triplice ufficio profetico, sacerdotale e regale. La sua
vita è consacrata e consacrante,
deputata ad attualizzare lo stesso
Cristo in mezzo agli uomini”.
Don Marino, ritiene necessario
oggi un rilancio dell’iniziazione
cristiana?
“Dalla lettura della tesi di Nicla si
ricava intanto una prima valutazione importante, e cioè che l’iniziazione cristiana, fondata sui tre
sacramenti del Battesimo, della
Confermazione e dell’Eucarestia,
è il cuore stesso del Vangelo, della vita di Cristo e, in particolare,
del mistero pasquale. Ciò che una
volta sembrava confinato a pratiche devozionali piuttosto private
(anche l’Eucarestia veniva vissuta
come devozione individuale, anche se di grande rilievo), con la
ripresa liturgica, sancita in modo
solenne dal Concilio Vaticano II,
ha ripreso il posto centrale che
aveva nelle celebri catechesi dei
Padri della Chiesa. Dato che non
molti giorni fa, il 18 marzo, abbiamo ricordato S. Cirillo di Gerusalemme, non possiamo dimenticare quanto lui e la sua Chiesa
avevano espresso nella seconda
metà del secolo IV, e cioè la centralità dei tre sacramenti dell’iniziazione come base dell’esperienza cristiana, caratterizzata da
una novità di vita che aveva la sua
manifestazione, ed anche la sua
efficacia, nella vita civile. In pratica si trattava, e si tratta ancora
oggi, di collegare, liberandola dal
chiuso delle sacrestie, la vita che
sgorga dai sacramenti con la vita
in quanto tale, nella linea dell’incarnazione”.
Si tratta allora di una ricomprensione dei sacramenti?
“Direi proprio di sì. Perché stiamo vivendo, almeno come proposta teologica e pastorale, il progetto contenuto nei sacramenti,
mettendone in luce le caratteristiche fondamentali. È opportuno ricordare, a questo proposito,
che c’è stato un approfondimento
notevole nella riflessione sui sacramenti, compiuto dal Concilio,
sull’impulso che il Movimento
Liturgico aveva dato già nei decenni precedenti. Risalendo all’età patristica, cioè ai primi secoli
cristiani, si è accesa come una luce
che ha illuminato il volto della
Chiesa, tanto da evidenziarne un
nuovo aspetto nella sua identità:
la Chiesa come sacramento fondamentale. Per uscire dalla genericità dell’affermazione, questa
significa che la Chiesa è riconosciuta, come era da sempre anche se in modo inconsapevole, il
soggetto dei sacramenti, così che
questi non vagano nel campo ec-
clesiale in una specie di dispersione, ma hanno una madre in cui si
riconoscono. Possiamo dire che i
sacramenti sono l’attività fondamentale in cui si esprime la Chiesa, che così attualizza il Vangelo
di Gesù Cristo. Allora nelle celebrazioni sacramentali abbiamo la
possibilità di incontrarci, comunitariamente e personalmente, col
Cristo, divenendo artefici della
attualità del Vangelo. Questo infatti non è un ricordo del passato
ma, a partire da esso, realtà viva
che rinnova la nostra esistenza
proiettandola verso il mondo di
Dio, senza dimenticare il mondo
nel quale viviamo.
Il lavoro della dott.ssa Nicla Baschino, avendo messo in luce
questi due punti fondamentali,
accanto a tanti altri che riserviamo ad altra intervista, merita il
giusto riconoscimento. Ed anche
un sentito ringraziamento, perché ci aiuta a vivere la nostra fede
nella comunione ecclesiale e fraterna”.
Allora complimenti, Nicla!
E grazie anche da parte nostra
per la semplicità con cui, quando
necessario, metti a disposizione
il tuo sapere, e per la delicatezza
con cui, anche a parole quando
serve, offri la tua testimonianza
di fede.
Stefania PONTECORVO
La Festività
dell’Annunciazione
del Signore
Carona, che è stato possibile con il
contributo di Unicredit.
La scultura che dal 2012 era stata
collocata nel Museo del Duomo a
seguito dei lavori di ristrutturazione della bussola a sud della cattedrale, è stata oggetto di un attento restauro da parte della ditta
Esedra Restauri e Conservazione.
I primi passi dell’intervento sono
avvenuti proprio nel Museo del
Duomo che, durante le Giornate
europee del patrimonio, il 28 settembre scorso ha allestito un cantiere aperto ai lavori di restauro
dando la possibilità al pubblico di
assistere alle prime fasi di pulitura e di conoscere quali sarebbero
Nell’ambito dei festeggiamenti
per il giorno dell’Annunciazione
del Signore la Parrocchia ha presentato il restauro della scultura
in pietra di Carlo da Francesco da
L’Angelo di Santa Maria di Castello
stati i passi successivi. Ora, al termine dei lavori la scultura è stata
ricollocata sopra il portale interno
della bussola e il 25 marzo è stata benedetta dall’Arciprete alla
presenza di numerosi fedeli che
hanno potuto assistere anche alla
S. Messa solenne presieduta da
Mons. Guido Genero, Vicario Generale dell’Arcidiocesi con la partecipazione dei Cori: Pueri Cantores, Juvenes Cantores, Aquilejensis
Chorus. Un incontro conviviale ha
poi suggellato la festa della titolazione della parrocchia.
La presentazione dell’opera
Considerato l’interesse e la particolare storia dell’opera, il restauro
è stato oggetto di presentazione
nel Salone del Quaglio, presso la
sede dell’Unicredit. Dopo i saluti
dell’Arciprete e del rappresentante dell’Unicredit, Renzo Chervatin, lo storico dell’arte Paolo Pastres ha tracciato un breve profilo
di Carlo da Carona, scultore molto
attivo in Friuli tra il 1509 e 1549,
autore anche del portale (1525)
che ospitava originariamente la
scultura, e da cui fu rimossa durante la riforma settecentesca del
duomo, poiché lo stesso portale
fu fatto avanzare dal suo alloggiamento a dove tuttora si ammira a
sud della cattedrale, mentre l’opera fu posizionata sul nuovo portale interno. In ragione della qualità
plastica la scultura che è stata pensata per essere vista frontalmente
e dal basso, come è anche testimoniato dal diverso grado di rifinitura delle superfici, anche successivamente a questo restauro, si
è optato per la ricollocazione nel
portale settecentesco, garantendo
una visuale più adatta alla tipologia dell’opera unitamente a una
migliore conservazione del manufatto. Siamo di fronte ad un’opera che riassume le caratteristiche
tecniche dell’operare artistico rinascimentale per la pietra secondo una tradizione che in Friuli ha
antiche origini grazie proprio ai
lapicidi lombardi operanti in Friuli
in più momenti fin dal Duecento. L’intervento di illustrazione
del restauro durante la presentazione è stato affidato a Silvia Van
den Heuvel che ha descritto come
la scultura è ricavata da un unico
blocco di calcare compatto, presumibilmente pietra di Aurisina
della qualità granitello, misura cm
112 di altezza, 62 di larghezza e 32
di profondità, il suo peso è di circa
350 chilogrammi. Non si tratta di
una scultura a tuttotondo bensì di
un altorilievo realizzato per essere
addossato ad una parete. La stessa ricollocazione nella lunetta del
portale è stata impegnativa sotto
l’aspetto tecnico.
Nel corso dell’Ottocento furono
aggiunte le corone in metallo dorato disposte sul capo della Madonna e del Bambino, fu inoltre
sostituita la piccola croce lignea, in
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origine presumibilmente metallica, inserita nella sfera terrestre che
la Madonna porge al Bambino,
che è stata mantenuta, mentre le
corone sono state rimosse e conservate a fini documentari, non
permettevano infatti una visione
dell’originalità del manufatto.
Il restauro
Le principali operazioni di restauro, successive ai test eseguiti per
individuare il livello di pulitura più
idoneo e il solvente necessario alla
rimozione, sono iniziate con una
pulitura superficiale finalizzata alla
rimozione delle polveri e dei depositi grigi concrezionati nel rispetto
di eventuali residui di policromia o
antichi trattamenti, si è proseguito
con il rifacimento delle stuccature,
è stata individuata un’equilibratura cromatica dei disturbi visivi dovuti a scalfitture o a disomogeneità
conseguenti allo stato di conservazione con colori ad acquarello,
è stato steso un sottile strato di
cera per la protezione superficiale
e una migliore lettura dell’opera. Il
Museo del Duomo ha allestito l’esposizione “Restauri e restauratori
nella cattedrale. Cantiere aperto
per restauro” che riassume gli interventi di restauro effettuati nel
periodo 2000-2014 evidenziando
le figure professionali intervenute e formatesi prevalentemente in
Friuli. Un’iniziativa che si protrarrà
nei prossimi mesi e che vuole essere un segnale dell’importanza
che tali operazioni assumo per la
valorizzazione della nostra storia.
Il restauro della scultura della Madonna col Bambino è presente con
un’illustrazione specifica che descrive la storia e le fasi dell’intervento sull’opera che ora possiamo
riammirare con maggiore interesse e soddisfazione.
Maria Beatrice BERTONE
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In Segreto…
Un freddo giorno d’inverno andai nell’ufficio del parroco e mi
sedetti dinanzi a lui. Iniziai a
raccontargli le mie avventure...
le mie gioie... le mie esperienze
mentre lui, conoscendo la mia
lungaggine nei discorsi, cercava
di continuare a lavorare al computer. Forse in quel momento io
ero diventato la sua sofferenza
perché la mia lingua si era srotolata in tutto l’ufficio! Mentre
parlavo, osservavo sul tavolo
una foto del Parroco con un altro sacerdote che mi sembrava
di avere già visto da qualche
parte. Gli chiesi chi fosse quel
prete in sua compagnia. Mi rispose:
- Non è un semplice prete ma è
“un prete semplice”, anzi un cardinale.
- Un cardinale!? Ah, lei ha queste conoscenze e non dice niente? Dove vi siete trovati, a Santiago di Compostela?
- No, no. Era il 25 luglio dello
scorso anno, a Madonna di Campiglio. Mio cugino, Sandro Nobile, è impegnato da tanti anni nel
Soccorso Alpino della Guardia di
Finanza e mi ha invitato all’inaugurazione del Club Frecce Tricolori sul Monte Spinale, il Club più
alto d’Italia. Lui è appassionato
delle Frecce tricolori e già da anni
mi ha introdotto alla conoscenza
di qualche pilota, è amante della
Ferrari, che mi ha fatto provare
una volta al suo fianco… e mi è
bastata per sempre! E poi da sempre, pur essendo nato e cresciuto
in pianura, ha la passione per la
montagna! Da anni accompagna
il Cardinal Walter Kasper nelle
sue passeggiate in quella località e
così ci ha invitati tutti e due per la
L’Angelo di Santa Maria di Castello
benedizione del Club che ha fondato assieme ad altri amici.
- Ha avuto modo di parlare col
cardinale?
- Certamente, siamo rimasti insieme per una giornata intera. Non
avevo mai accostato un cardinale
così da vicino.
- Che impressione ha avuto?
- Una persona colta e semplice,
affabile, che mette a proprio agio
per la sua ricca umanità. Mi ha
chiesto della mia parrocchia, dei
problemi che vivo ogni giorno.
Gli ho parlato delle gioie e... anche
dei dolori dei parroci. Il diminuito
numero di sacerdoti in diocesi ci
preoccupa, le vocazioni al presbiterato sono sempre poche. C’è però
un interesse dei laici per la vita
parrocchiale, per la situazione
della chiesa ed un desiderio di collaborazione. È aumentato il senso
della corresponsabilità. Sono sentiti i temi riguardanti la carità, la
catechesi e la liturgia ma anche
quelli inerenti alla crisi attuale, e
non solo economica. In particolare
abbiamo parlato della famiglia che
oggi pone diversi problemi sotto vari aspetti. Insomma, in una
giornata si ha tempo per parlare a
lungo e di tanti argomenti.
- Ah ecco, dove l’ho visto questo cardinale. Appunto parlava
della famiglia alla televisione.
Mi pare che la sua posizione sia
stata ripresa poi dai giornali e
discussa.
- Io non l’ho sentito alla televisione, so di aver parlato con lui della
sofferenza provocata dai casi difficili che noi parroci conosciamo e
che ci mettono a disagio. Ci troviamo nel mezzo e non sappiamo
cosa fare. Vorremmo cercare qualche soluzione ma non possiamo
prendere iniziative isolate e personali. Camminiamo insieme con
la chiesa.
- Cosa vuol dire?
- La situazione della famiglia oggi
è piuttosto critica per mille motivi che non descrivo perché sono
sotto gli occhi di tutti. Possiamo
solo stare a guardare? Certamente
diamo un sostegno con la nostra
vicinanza e la preghiera, con la
formazione di gruppi di famiglie
nelle nostre parrocchie. Possiamo
contribuire alla crescita dei bambini e dei giovani con le iniziative
L’Angelo di Santa Maria di Castello
13
parrocchiali (religiose, culturali,
ludiche), ecc. Ma ci sono dei casi
difficili che richiedono una possibile soluzione perché le famiglie si
sentano dentro la chiesa ed abbiano la percezione di essere comunque amate.
- Cioè?
- Vedi, giovanotto! Noi dobbiamo
mettere insieme la verità del Vangelo e la situazione della gente.
Siamo pastori. Come fare? Alle
volte non troviamo un giusto
equilibrio o una via d’uscita e non
possiamo essere faciloni nella soluzione dei problemi. Il cardinale
non mi ha detto niente ma mi ha
ascoltato a lungo sulle situazioni che varie famiglie stanno vivendo a causa di matrimoni che
sono finiti alle volte abbastanza
pacificamente, altre volte con
qualche trauma. Ci sono casi in
cui le famiglie si ricompongono,
altre volte i divorziati si risposano formando una nuova famiglia
e crescono nella serenità i loro figli ecc… Gli ho raccontato episodi
della mia esperienza pastorale…
che è abbastanza ricca e lunga
quasi 50 anni. Non mi dava né ragione né torto, mi lasciava parlare
e mi diceva ogni tanto: Sì, sì…
- Lei che cosa pensa in realtà ?
- Curioso! Il mio professore di
morale Mons. Ermanno Lizzi, già
negli anni ’60, ci diceva che nella
vita cristiana vale la legge della
gradualità. Nella vita si cresce
piano piano ed il vangelo ci permea giorno per giorno, ma bisogna aver pazienza e dare tempo al
tempo.
Ed anche le verità non hanno
tutte la medesima importanza.
Insomma c’è una pastorale intelligente ed insieme prudente
da mettere in atto. Ti posso dire
questo: Ho letto l’intervento che il
cardinal Kasper, per incarico dello
stesso Papa Francesco, ha tenuto
nel Concistoro straordinario dei
cardinali del 20 e 21 febbraio scorso. È stato pubblicato dall’Editrice Queriniana ed ha per titolo: “Il
Vangelo della famiglia”.
Quando io leggo un libro, sottolineo quello che trovo più interessante ed alle volte lo riporto anche
nelle omelie e sull’ultima pagina
scrivo il mio giudizio, le mie osservazioni e valutazioni. Alla fine
di questo libretto che si legge tutto
d’un fiato, di getto ho scritto: Grazie! Mi ha aperto il cuore.
Acura di Jacopo SALEMI
Esperienza nuova
le per affrontare il tema della
Speranza (che ci accompagna in
questo Anno Pastorale) con vari
spunti di riflessione e attività da
svolgere negli incontri.
Conoscendo il gruppo, molto
eterogeneo e non sempre disposto a seguire le cose per i
più piccoli, ho potuto sviluppare e approfondire alcune attività
proposte nel sussidio e non solo.
Fin dall’inizio abbiamo incentrato il lavoro su alcune parole chiave che riconducono alla
Speranza: Alleanza, Gioia, Sogni
e, in questo periodo di Quaresima, Perdono.
Lo scorso 9 marzo, per iniziare
la Quaresima, ho organizzato
un piccolo ritiro spirituale, una
Per quest’anno catechistico, don
Luciano ha deciso di affidarmi il
gruppo di ragazzi dalla quinta
elementare alla terza media.
Fin dal primo momento è stata
un’avventura, perché io sono
sempre stata abituata a seguire
i fanciulli delle elementari. Tuttavia è un’avventura positiva,
che mi permette di continuare
il percorso con i ragazzi che lo
scorso maggio ho portato alla
Prima Comunione e con quelli che ho sempre seguito come
aiuto-catechista.
Non avendo grandi esperienze
con le medie, ho pensato di seguire il sussidio messo a disposizione dalla Pastorale Giovanile della Diocesi, che ha per tema
Non lasciatevi rubare la Speranza. È uno strumento molto uti-
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sorta di scuola di preghiera per
i ragazzi che hanno bisogno di
incontrare Gesù e Dio come
fanno i “grandi”.
Dopo la Santa Messa delle
10.30, ci siamo recati in sala giochi per pranzare e passare del
tempo insieme anche giocando
un po’ a calcetto. Successivamente ci siamo spostati nell’Oratorio della Purità e, guidati da
don Giuliano, abbiamo dedicato un’ora del nostro tempo alla
preghiera, alla riflessione e alla
confessione per iniziare la Quaresima in modo più raccolto e
con consapevolezza.
L’incontro è stato aperto eccezionalmente anche a due fanciulle delle elementari, le nostre
mascotte dei ministranti, e che
sono sorelline di altri ragazzi
L’Angelo di Santa Maria di Castello
delle medie. È stato bello vedere
anche loro due concentrate nella riflessione personale e nella
preghiera... e mentre pregavano
insieme a don Giuliano.
Durante gli incontri di catechismo nelle settimane di Quaresima, sempre seguendo il tema
del perdono, don Luciano ha
proposto di fare dei cartelloni
da esporre poi in Duomo dalla
Domenica delle Palme in poi.
Con l’aiuto della signora Angela, i ragazzi del lunedì hanno riprodotto con i loro disegni
la Parabola del Figliol Prodigo,
mentre quelli del martedì la Parabola della Pecorella Smarrita.
Ogni gruppo ha rappresentato
le parabole in due modi: uno
classico, che riprende la parabola così come l’ha raccontata
Gesù, e uno più contemporaneo, in cui le parabole sono state attualizzate.
Anche grazie a don Luciano,
che si è fermato con noi negli incontri, abbiamo riflettuto molto
su come queste parabole siano
attuali e contemporanee e, proprio per questo, alcuni ragazzi
hanno preferito rappresentare
questo aspetto.
Speriamo che il lavoro svolto li
abbia aiutati a capire l’importanza del perdono sia di Dio
verso di noi, sia di noi verso gli
altri e, che se anche ci dovesse
essere una pecorella smarrita
all’interno del gruppo, l’aiutino
tutti insieme a ritrovare il gregge
e la strada che porta agli incontri
di catechismo.
Anna FABELLO
Celebrazioni
in Parrocchia
Domenica 26 gennaio don Roman Pelo assistenze spirituale
della comunità cattolica ucraina
ha celebrato la S. Messa in Rito
Bizantino assieme a tutta la nostra comunità parrocchiale.
Amici della Cattedrale
Chi desidera far parte
di questa associazione
contatti il Parroco
o la responsabile dott.ssa Bertone
allo 0432 505302
Per notizie sulle attività della parrocchia chiamare i numeri:
Casa Canonica 0432 505302 • Cattedrale 0432 506830
Portale della parrocchia: www.cattedraleudine.it
Per informazioni: [email protected]
Per contattare il Parroco: [email protected]
L’Angelo di Santa Maria di Castello
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SETTIMANA SANTA: 13-20 aprile 2014
CATTEDRALE
DoMENICA DELLE PALME 13 APRILE
ore 7.30 - 9.00 - 12.00 SS. Messe in Cattedrale.
ore 10.30 Benedizione dell'ulivo nell'Oratorio della Purità e processione fino alla
Cattedrale. S. Messa solenne e proclamazione del Vangelo della Passione.
Presiede l'Arcivescovo. Canta la Cappella Musicale.
ore 16.00 SoLENNE ADoRAZIoNE EUCARISTICA in Cattedrale.
Turno di Adorazione: Arcivescovo, Capitolo, Religiosi, Sacerdoti della città e fedeli delle
parrocchie.
ore 17.00 Turno di Adorazione: Per tutte le Suore della città
ore 18.00 Turno di Adorazione: Confraternita del SS. Sacramento, Terziari domenicani,
Francescani, Movimenti Ecclesiali e dei Servi di Maria, Apostolato della
Preghiera, Azione Cattolica, Fedeli delle parrocchie.
ore 19.00 Riposizione del SS. Sacramento e S. Messa in Cattedrale.
LUNEDì SANTo 14 APRILE e MARTEDì SANTo 15 APRILE
ore 7.30 S. Messa presso l'Oratorio della Purità.
ore 16.00 Adorazione Eucaristica per i fedeli di tutta la Città nell’Oratorio della Purità.
ore 19.00 Riposizione del SS. Sacramento e S. Messa.
MERCoLEDì SANTo 16 APRILE
ore 7.30 - 19.00 SS. Messe presso l'Oratorio della Purità.
Confessioni: mattino ore 9.30 -11.30 - pomeriggio ore 16.00 -18.30 (in Cattedrale)
TRIDUo PASQUALE
GIovEDì SANTo 17 APRILE
ore 9.30 S. Messa del Crisma. Benedizione degli Olii santi. Presiede l’Arcivescovo,
concelebrano tutti i Sacerdoti dell’Arcidiocesi.
ore 19.00 S. Messa Vespertina in “Cœna Domini”. Lavanda dei piedi.
Presiede l’Arcivescovo. Cantano i Pueri Cantores, Juvenes Cantores
e l’Aquilejensis Chorus.
ore 20.00 Ora santa di Adorazione presso l’Altare del SS. Sacramento.
Confessioni: ore 16.00 -18.30 (in Cattedrale)
vENERDì SANTo 18 APRILE
GIORNO di DIGIUNO e ASTINENZA
ore 9.00 Ufficio delle letture e canto delle lodi mattutine (in Cattedrale).
ore 15.00 Celebrazione della Passione del Signore. Presiede l’Arcivescovo.
Canta la Cappella Musicale.
ore 21.00 Via Crucis Cittadina dalla Cattedrale fino al piazzale del Castello.
Presiede l’Arcivescovo. Canta la Cappella Musicale.
Confessioni: mattino ore 9.30 -11.30 - pomeriggio ore 16.00 -18.30 (in Cattedrale)
SAbATo SANTo 19 APRILE
ore 9.00 Ufficio delle letture e canto delle lodi mattutine (in Cattedrale)
ore 21.00 Solenne Veglia Pasquale e Battesimo dei Catecumeni,
presiede l’Arcivescovo. Canta la Cappella Musicale.
Confessioni: mattino ore 9.30 -11.30 - pomeriggio ore 16.00 -18.30 (in Cattedrale)
16
L’Angelo di Santa Maria di Castello
PASQUA DI RESURREZIoNE
DoMENICA 20 APRILE
ore 7.30 - 9.00 -12.00 SS. Messe.
ore 10.30 Solenne Pontificale. Presiede l’Arcivescovo. La Cappella Musicale
esegue i canti della Messa.
ore 17.00 Canto dei Vesperi presieduto dall’Arcivescovo.
ore 19.00 S. Messa presieduta dall’Arciprete e accompagnata dai canti dei Pueri
Cantores, Juvenes Cantores e Aquilejensis Chorus.
LUNEDì DELL’ANGELo 21 APRILE (festa di devozione)
ore 7.30 - 19.00 SS. Messe in Cattedrale.
ore 10.30 La S. Messa viene celebrata dall’Arcivescovo S. E. Mons. Agostino Marchetto.
CHIESA DI S. GIACoMo
DoMENICA DELLE PALME 13 APRILE
ore 10.00 Benedizione dell’ulivo e S. Messa
ore 11.30 S. Messa
GIovEDì SANTo 17 APRILE
Al mattino non ci sono SS. Messe. - In Cattedrale S. Messa Crismale alle ore 9.30
ore 18.00 S. Messa in “Cœna Domini”
vENERDì SANTo 18 APRILE: Al mattino Confessioni
ore 15.00 Via Crucis
ore 18.00 Adorazione della Croce
SAbATo SANTo 19 APRILE: Al mattino e pomeriggio confessioni
ore 20.00 Veglia Pasquale
N. b. - Domenica delle Palme, Lunedì Santo, Martedì Santo e Domenica di Pasqua
la Chiesa nel pomeriggio resterà chiusa. Tutti sono invitati in Cattedrale
“Magna cum laude”
Don Giuliano Del Degan ha coseguito la Licenza in Diritto Canonico
presso la Facoltà di Diritto Canonico“ S. Pio X ” di Venezia.
Ci congratuliamo con lui per il risultato raggiunto
e gli auguriamo un proficuo apostolato.
Grati per la presenza costante del Risorto in mezzo a noi,
i Canonici del Capitolo Metropolitano,
l’Arciprete e il Consiglio Pastorale Parrocchiale augurano a tutti la pace.
Buona Pasqua