1 NATALE 2014 2 EDITORIALE “ RIVOLI Parrocchie nella città Diciamo insieme dal cuore: nessuna famiglia senza casa, nessun contadino senza terra, nessun lavoratore senza diritti, nessuna persona senza la dignità che dà il lavoro. Papa Francesco – 28 ottobre 2014 ANNO XVIII - N.3 Dicembre 2014 Via F.lli Piol, 44 10098 Rivoli (TO) www.parrocchierivoli.it [email protected] [email protected] In copertina: Il pane della carità. Sullo sfondo: Monastero di S. Croce Direttore responsabile: Paolo Paccò Vice direttore: Lidia Cuva Redazione: Don Giovanni Isonni Don Angiolino Cobelli Don Paolo Ravarini Don Andrea Zani Paola Cornaglia Stefano Coscia Jenny Gennatiempo Silvano Giordani Remo Lardori Franco Rolfo Mariangela Zamariola Lidia Zanette Progetto grafico: Identità Multimediale Torino Impaginazione: Fabio Leone Stampa: Tipografia Locatelli Trezzano sul Naviglio (MI) Carissimi, ” leggendo il discorso di Papa Francesco ai partecipanti all’incontro mondiale dei Movimenti Popolari (Roma - 28 ottobre 2014) immediatamente ho pensato al nostro Natale ormai vicino… che bello se fosse la festa dei con… e il giorno della scomparsa dei senza… Viviamo un tempo nel mondo e anche a Rivoli troppo carico di senza… - persone senza pane, - famiglie senza casa, - uomini e donne senza lavoro, - giovani senza progetti e senza speranze, - vecchi senza compagnia… Senza… è una parola pesante perché riconosce la bellezza, la bontà e il valore di alcune realtà fondamentali e nello stesso tempo grida l’ingiustizia e la sofferenza della loro mancanza. La nostra storia e il vangelo ci dicono che Gesù per primo si è caricato dei senza… “Non bisogna dimenticare che Gesù nacque in una stalla perché negli alloggi non c’era posto, che la sua famiglia dovette abbandonare la propria casa e fuggire in Egitto, perseguitata da Erode.” (Papa Francesco) 3 EDITORIALE Ho provato a immaginare il presepio dei senza… Quanta sofferenza, quante lacrime, quanti sguardi e cuori vuoti. Voglio tuttavia provare a sognare, a pensare e a lavorare per un presepio e per un Natale dei con… Papa Francesco ci propone tre di questi con… - la terra… cioè tutto ciò che ci è necessario per vivere: l’acqua, l’aria, il pane. Anche nella nostra città, nelle nostre comunità oggi ci sono persone e famiglie che non hanno la certezza di un piatto di pasta, di una medicina necessaria, del gas per riscaldare una minestra. I pastori di Betlemme sapevano che in quella stalla c’era un neonato, una mamma e un papà senza… e proprio per questo in fretta e di corsa hanno condiviso ciò che con il loro lavoro avevano ottenuto dalla terra. Noi oggi possiamo aggiungere un posto a tavola, spezzare il pane abbondante delle nostre tavole, condividere, ricordando che quando noi dividiamo Gesù moltiplica. Quante persone potrebbero così riassaporare la bellezza della terra! - la casa… “una casa per ogni famiglia!” ci ripete ancora una volta Papa Francesco. Sembra un’affermazione scontata, ma non lo è per tante, troppe famiglie. A volte vivo a Rivoli l’incubo della parola sfratto, dell’affitto non pagato, delle utenze sospese del gas o della luce. Che brutto, che triste, che rabbia! Quando a Natale leggo nel vangelo di Luca “per loro non c'era posto nell'alloggio” sento come un pugno nello stomaco. Perché ancora oggi per tante persone, per tante famiglie non c’è posto? A Natale tentiamo di pensare di donare almeno un mattone, il mattone della solidarietà, per costruire e aprire case accoglienti, calde, serene. In questi giorni abbiamo moltiplicato per tre il “Mantello di san Martino” (dormitorio), ma che tristezza… ancor prima di inaugurarlo ci sono già tredici persone ospiti, di cui tre bambini. Permettetemi di pensare che la nostra città deve avere un dormitorio, ma questo deve restare vuoto! - il lavoro… ogni giorno incontro uomini, donne, giovani che mi dicono il loro star male perché non trovano un lavoro. Sto male anch’io con loro perché svegliarsi, alzarsi, uscir di casa senza saper cosa fare, dove andare e cosa si può portare a casa la sera è davvero doloroso. Paradossalmente quando facevamo il presepio, accanto alla famiglia di Gesù e ai pastori con le loro pecorelle, mettevamo le tante statuine che rappresentavano i vari lavori degli artigiani e delle donne di casa. Oggi forse nel presepio dovremmo mettere tante persone che cercano lavoro, che bussano, che portano con sé curriculum vitae, con le mani piene e cariche solo di delusioni e precarietà. Vorrei allora sognare che a Natale chiediamo al buon Giuseppe, artigiano di Nazareth, di donarci un pugno di speranza, profumata e calda come la segatura della sua bottega di falegname. A Natale auguriamoci… che ci sia una casa per ogni famiglia, che ogni persona viva con un pezzo di terra, che a tutti i lavoratori siano riconosciuti i giusti diritti, che ogni donna, ogni uomo, ogni giovane ritrovi la dignità che dà il lavoro. Di cuore buon Natale, il Natale dei con…, il Natale del Dio con noi! don Giovanni San Martino e il povero. 4 DIACONATO PERMANENTE Il diaconato Nell’esercitare il nostro ministero di diaconi permanenti ci capita spesso di incontrare persone che restano sorprese di fronte alla nostra qualifica e al servizio che svolgiamo all’interno della Chiesa. Alcuni ci confondono con i preti, ma si stupiscono nel vedere che molti di noi hanno moglie e figli; altri ci ritengono laici con poteri particolari; altri ancora non conoscono neppure il significato della parola “diaconato”. Questa incertezza ha radici lontane e dipende, in parte, dall’ignoranza religiosa che caratterizza ormai la nostra società postmoderna e, in parte, dalla quasi totale assenza di figure di questo ministero nella vita della Chiesa cattolica dal medioevo fino alla metà del XX secolo. Ma come si diventa diaconi? La vocazione nasce normalmente all’interno di una comunità, in una parrocchia. Il parroco, vedendo la tua inclinazione, ti invita in questo cammino e ti presenta al responsabile dei formatori. Il cammino inizia dopo i ventitre anni di età per i celibi e si rimane tali, per gli sposati dopo i trentacinque anni con il consenso della moglie. La formazione comprende quattro anni di studio, di cui uno propedeutico (attualmente sono cinque con il titolo di studio superiore), un ritiro al mese, alcuni fine settimana e convivenza estiva. Le tappe di questo cammino sono l’Ammissione con il consenso della moglie, il Lettorato, l’Accolitato e infine il Diaconato dopo tutti gli esami sostenuti. Dopo l’ordinazione il diacono è inviato di solito in una parrocchia per il servizio della Liturgia, della Parola e della Carità, cioè stola e grembiule. I diaconi delle nostre parrocchie sono quattro: Cuccotti Lorenzo a San Bernardo (ordinato il 18-11-1984 compie il suo trentesimo anno di servizio); Branca Giovanni della Stella, Peca Giuseppe di San Bartolomeo e il sottoscritto, Zanini Bruno, di San Martino, ordinato il 2-6-1985. Giovanni ci ha lasciato il 29-12-2004. La sua prerogativa è stata quella di girare, rigirare le strade della parrocchia. Era il primo ad arrivare in tutte le famiglie, in particolare dove c’erano ammalati, nascite, matrimoni, lutti o altre Stola e grembiule difficoltà; andava anche in ospedale. Io presto servizio in ospedale: quando i degenti sanno che sono diacono mi parlano del diacono Giovanni. Don Guido, nell’omelia del suo funerale, l’ha elogiato dicendo che consumava tante scarpe per noi! C’è una caratteristica che accomuna Renzo, Giuseppe e il sottoscritto: il servizio alla Casa di Riposo del clero, già durante gli anni di studio. Una volta al mese, a rotazione con gli altri diaconi, andiamo dai sacerdoti non autosufficienti, tagliamo loro le unghie, facciamo barba e capelli, li aiutiamo a fare il ba- gno. Ricordo due episodi. Un parroco diceva: “Guarda un po’ come va la vita, per tanti anni ho dato delle lavate di testa ai miei parrocchiani, ora sono i diaconi che lavano la mia!”. Un sacerdote era appena arrivato e dovevamo lavarlo per la prima volta. Opponeva resistenza: “Non mi sono mai spogliato davanti a nessuno”. Gli spiegammo che eravamo diaconi e gli volevamo bene… rifiutava lo stesso. Mi venne in mente un suggerimento: “Guardi Gesù in croce, spogliato davanti a tutti che lo deridono, coperto solo di uno straccio e forse neppure quello: Gesù lo ha fatto per noi…”. “Allora va bene anche per me. Gra- DIACONATO PERMANENTE 5 vanni Branca, Giusepe Peca 2 giugno 1985 - I diaconi Gio l’ordinazione e Bruno Zanini nel giorno del Il diacono Giuseppe Peca zie!”. Quanti grazie dai sacerdoti e quanti sacerdoti anziani sono passati nelle nostre mani! Una cosa ho notato comune a tutti loro: gli operai hanno i calli nelle mani per i lavori manuali svolti, ma i nostri sacerdoti, operai del Signore, hanno i calli nelle ginocchia. Hanno pregato per noi tutti, hanno dedicato la vita ai fedeli, e noi stiamo restituendo solo il minimo. Non ho dimenticato il quinto diacono, Giovanni Bommaci ordinato domenica 16 novembre. Il prossimo numero l’articolo lo scriverà lui con l’aiuto della moglie Fiorenza. A proposito di mogli, grazie alle nostre per l’aiuto prezioso nel cammino del diaconato: Clorinda di Giovanni, Anita di Renzo, Lina di Giuseppe, Enrica di Bruno. Con mia moglie quest’anno ho raggiunto i 50 anni di matrimonio e 29 di diaconato, un bel traguardo grazie al suo supporto e anche perché mi “sopporta”... Vi lascio la frase scelta da noi due per il cammino diaconale: ”A che vale la vita se non può essere donata?”. Buon cammino a tutti! Il diacono Bruno Zanini Il diacono Lorenzo Cucc otti Il nuovo diacono Giovanni Bommaci 6 SOLIDARIETà Il dormitorio fa 1000 e triplica Quando iniziammo l’avventura del dormitorio, circa un anno fa, pensare di arrivare a 1000 notti di ospitalità sembrava di parlare di un numero molto lontano, quasi un miraggio. Il 2 settembre siamo arrivati alle 1000 e 1 notte e ci siamo resi conto che, in fondo, erano stati gli ospiti a portarci fino a quel traguardo, che altro non era che la linea di partenza per nuove sfide. Già nel mese di luglio ci eravamo scontrati con una realtà: il dormitorio era sempre pieno, iniziavamo a dire di no ad alcune persone. Questi rifiuti bruciavano ancor di più, perché gli spazi di ampliamento c’erano. Non è stata una lunga riflessione: iniziamo a ristrutturare la stanza accanto al dormitorio e offriamo altri 5 posti. Con l’aiuto non solo fisico di volontari, l’impegno di persone disoccupate, retribuite da buoni lavoro ottenuti attraverso un bando dalla Compagnia di San Paolo, sono iniziati ad agosto i lavori. Nel frattempo anche l’ultima ala dell’edificio si è resa disponibile. Con entusiasmo anche questo progetto è stato preso in carico. A metà ottobre i lavori sono terminati con la realizzazione di un alloggio e di un nuovo spazio per il dormitorio che permetterà di ospitare temporaneamente, ogni sera, altri 5 ospiti con le stesse modalità ormai collaudate con il primo ambiente. L’alloggio presenta, invece, i connotati di una nuova sfida: ospitare temporaneamente donne con bambini o, se le condizioni lo consentono, famiglie in difficoltà abitativa. Una sfida nuova perché richiede un approccio diverso da quello che abbiamo incominciato a imparare con il dormitorio. Accogliere famiglie vuol dire riconoscere le esigenze di bambini e scolari, favorire l’aggregazione familiare, condividere un pezzo di strada con quella realtà ricca ma variegata che è la famiglia. Vuol dire, forse, una maggior elasticità negli orari, un’attenzione ad alcune esigenze (malattia dei bambini, spazi per lo studio). Vuol dire mettersi nuovamente in gioco per dare la stessa sensazione di accoglienza che crediamo di avere dato agli ospiti del dormitorio in questo primo anno. Un anno vissuto con serenità e gioia, un anno in cui i momenti di entusiasmo sono stati più di quelli difficili, un anno in cui abbiamo imparato a conoscerci come volontari e durante il quale abbiamo cominciato a farci conoscere dalle strutture sociali, dalla città e dalla chiesa locale. Un anno in cui siamo diventati un punto di riferimento, un approdo sicuro per tanti nostri amici che stanno attraversando un periodo difficile della loro vita. Ma lo sguardo è rivolto già a nuovi progetti e nuove sfide. équipe Gestione Dormitorio Martino taglia con la spada il suo mantello e con una parte ricopre il povero. Opera di Claudio Giacone offerta al Mantello di San Martino. Novembre 2014. 7 SOLIDARIETà Mamma ho fame! Si ritirano pacchi viveri. Mamma, ho fame! Con quale gioia ascoltano queste parole le mamme dei bambini inappetenti, il cui aumento ponderale è sempre vicino allo zero, mentre potrebbero soddisfare ogni richiesta. Quale sgomento e disperazione provano, invece, le mamme che, sentendo quelle stesse parole, sanno di non poter dare risposte adeguate. Non è solo il terzo mondo a soffrire di fame e persino di sete; la crisi così pesante e persistente ha logorato ogni capacità di resistenza e opposizione ai bisogni. Naturalmente il problema non è generalizzato e, proprio per questo, crea confronti e uno stato di malessere perché il vicino può chiedere e avere, mentre c’è chi chiede e non può avere. È vero: per fortuna in Italia nessuno muore di fame, ma è altrettanto vero che è diffusa una nutrizione squilibrata e insufficiente. Il Welfare ha ridotto la sua disponibilità e la sua capacità di incidere sulla qualità della vita. Il Banco Alimentare ha ridotto in quantità e in sostanza il suo sostegno. Non vorremmo che avesse ragione l’Assessore Franca Zoavo quando disse “Tra un po’ andremo tutti a chiedere in parrocchia”. È un fatto che i cristiani, cattolici e non, si stiano facendo carico delle condizioni delle persone, promuovendo collette, raccolte, bancarelle per raccogliere fondi. I cristiani rispondono per la consapevolezza dei bisogni dei fratelli e delle difficoltà delle Istituzioni, da una parte; e, dall’altra, della corretta ed efficace azione della Chiesa che, operando attraverso la disponibilità e la gratuità dei volontari, raggiunge chi è in difficoltà. Purtroppo esistono persone che non riescono a superare, per un forte senso di dignità, il disagio di chiedere. Forse sono i più bisognosi. Comunità rivolesi, con i vostri aiuti alimentari, sosteneteci nell’impegno di contrastare la povertà. Maria Antonia Dall’Anese Incontro del Centro di Ascolto Nei giorni 4 e 5 Ottobre si è tenuto il consueto incontro annuale dei volontari del Centro di Ascolto di Rivoli, dedicato alla loro formazione. Nella mattinata di sabato 4 Ottobre la dottoressa Monica De Martino ha guidato in modo simpatico e coinvolgente una riflessione sul tema della dignità della persona umana, il pomeriggio invece è stato dedicato a un momento di approfondimento da parte dei volontari su come vivono il loro ruolo di servizio di accoglienza dell’altro. La S. Messa ha concluso la prima giornata di lavoro. La domenica mattina il Presidente del CDA ha tenuto una relazione alla presenza anche di altre organizzazioni di volontariato e del CISA, al fine di stimolare la nascita di una rete per il coordinamento degli interventi sui bisogni fondamentali delle persone in difficoltà presenti oggi a Rivoli. Sergio Limone 8 SCUOLA E per favore… non lasciamoci rubare l’amore per la scuola! Così papa Francesco sollecitava tutti a prendersi cura della scuola nel grande incontro promosso il 10 maggio scorso a Roma: un incontro che si inserisce nel contesto del decennio pastorale dedicato all’educazione e alla scuola. Un’attenzione che il nostro vescovo Cesare ha manifestato sin dal suo arrivo, promuovendo ogni anno, all’inizio dell’anno scolastico, “La settimana diocesana della scuola” che vede coinvolte tutte le componenti del mondo scolastico, in un momento di riflessione, conoscenza, scambio. Anche le sette parrocchie di Rivoli hanno accolto questo stimolo promuovendo una serie di iniziative: • una proposta di riflessione e di lavoro per i Consigli Pastorali, a partire dal documento dei vescovi italiani “La Chiesa per la scuola”; • un incontro tra parroci, dirigenti scolastici di tutte le scuole e agenzie formative del Territorio e l’assessorato all’istruzione: per conoscersi meglio e prospettare collaborazioni su problemi educativi, nel rispetto delle rispettive competenze ma con la consapevolezza che è sempre più necessario lavorare in rete al servizio del bene e del futuro dei nostri ragazzi; • laboratori creativi per gli alunni della scuola primaria e media e un incontro con il sociologo don Domenico Cravero “Io da grande ti penso così”: sogni, pensieri, azioni di alunni, genitori e insegnanti a confronto… I bambini, attraverso giochi, racconti e disegni hanno provato a raccontare attese e desideri per l‘età adulta; i ragazzi più grandi hanno cercato di confrontarsi su come passare dai sogni alla costruzione di un reale progetto di vita. Genitori e insegnanti hanno avuto l’opportunità di confrontarsi sulle difficoltà, le contraddizioni e le fatiche di accompagnare i ragazzi alle scelte di vita e professionali. • un momento di preghiera nelle messe del 5 ottobre, in occasione della giornata mondiale degli insegnanti. Una riflessione preparata da docenti dell’AIMC e dell’UCIIM, le due associazioni cattoliche degli insegnanti della scuola primaria e secondaria che promuovono attività di formazione e di confronto cercando, attraverso la vita associativa, di migliorare la professionalità e soprattutto la ricchezza umana e spirituale dei docenti. Perché queste iniziative e soprattutto la volontà, come parrocchie, di continuare a occuparci di scuola? Perché la missione educativa è questione fondamentale che riguarda tutti: la famiglia, la società, lo Stato e la Chiesa; perché la scuola è un bene primario, una risorsa fondamentale per il futuro dei giovani e della società intera: perciò va sostenuta, valorizzata e rinnovata; perché tutti dobbiamo avere a cuore una scuola che sia all’altezza dei tempi che viviamo, che abbia al centro l’educazione dei ragazzi, soprattutto quelli più fragili, e sia capace di offrire un’educazione integrale e armonica. Rispetto a un’opinione pubblica indifferente, a critiche spesso non costruttive, la Chiesa ricorda che tutti dobbiamo aver cura della scuola e impegnarci per migliorarla. Bisogna lavorare insieme, nella convinzione che l’educazione e la scuola sono una opportunità ed una risorsa; tutti noi adulti genitori, insegnanti, educatori, abbiamo il compito di essere testimoni credibili, capaci di offrire speranze per il futuro, di trasmettere il senso di una vita vissuta con generosa attenzione al bene di tutti, di accompagnare i ragazzi a costruire un loro personale progetto di vita. Nicoletta Viglione A tutti i docenti, un invito a partecipare alle attività delle associazioni: [email protected]; www.aimcpiemonte.it; [email protected] via Stupinigi, 5 - Cascine Vica (Rivoli) Le associazioni sono un'opportunità di confronto, arricchimento professionale e umano, in un clima di amicizia e condivisione del cammino di fede: vi aspettiamo! UDIENZA 9 22 ottobre: udienza di Papa Francesco Faccio parte della Parrocchia San Bartolomeo di Rivoli. Con il contributo di un'altra volontaria abbiamo aperto, tre anni fa, all’interno delle strutture della parrocchia, il laboratorio “Scuci e ricuci” che progressivamente si è arricchito di altre valide volontarie: venite a vedere cosa sappiamo creare con gli abiti dimessi! Faccio inoltre parte di una Associazione nazionale di camperisti (siamo oltre 1.700 iscritti) che impiegando i nostri camper porta in Italia e all’estero aiuti umanitari. Questa Associazione si chiama “Arance di Natale, la Solidarietà viaggia in camper”, nome legato alla scelta di auto-sovvenzionarci vendendo, nel periodo di dicembre, arance di provenienza siciliana e durante tutto l’anno marmellata d’arance già confezionata in vasetto. Quest’anno l’Associazione ha compiuto 20 anni. Il nostro presidente, Franco Zocca, ha pensato che sarebbe stato bello partecipare collettivamente all’udienza settimanale del Santo Padre Francesco. Così, mercoledì 22 ottobre, si è ottenuto un permesso straordinario di portare proprio in S. Pietro ben 40 dei 100 camper con cui siamo arrivati a Roma. I mezzi sono giunti all’alba sul piazzale e collocati nell’area concordata, i 216 camperisti hanno occupato i settori assegnati, attendendo pazientemente il trascorrere del tempo. A un certo punto, poco prima dell’orario dell’udienza, un boato di voci e lo sguardo rivolto al maxischermo… avvertimmo che la papamobile stava per passare proprio davanti alla transenna dove eravamo posizionati noi. Ci siamo resi conto che il papa aveva incominciato così l’udienza tra la gente. È passato a non più di due metri da me e per una impercettibile frazione di secondo ho incrociato il suo sguardo, stanco ma pieno d'amore, sì pieno d'amore. È stato bellissimo ed emozionante vedere quegli occhi che abbracciavano tutti con umiltà e mi sono detta: “Ma allora si può amare così intensamente con umiltà chi ci circonda perché Lui ce lo sta insegnando”. Io sono ritornata da Roma con questa “valigia” di propositi che non rimangono solo tali, ma pregherò Papa Francesco perché mi dia la sua forza d'amore. Laura Ballestriero EVENTI 10 “ Sikìa… Ascolta! È solo nell’incontro, nella vicinanza fisica che si possono avviare rapporti fecondi tra le persone. A patto che… Ci si ascolti. “Rivoli – crocevia di popoli e culture. Centro nevralgico all’imbocco della Val Susa è il luogo ideale per ospitare un evento multiforme che accarezza contesti apparentemente distanti ma con un denominatore comune: l’incontro tra le persone. È solo nell’incontro, nella vicinanza fisica che si possono avviare rapporti fecondi tra le persone. A patto che… Ci si ascolti. Si lasci il tempo all’altro di esprimersi. Non lo si giudichi a causa del suo aspetto, del suo vestire, del suo colore di pelle o politico. Quando vai in Africa e vi resti qualche tempo scopri che gli africani ti ascoltano, ti danno credito, ti osservano con attenzione e interesse per vedere se le tue azioni concordano con le tue parole. Oggi questo stile vogliamo portarlo a Rivoli e sussurrare a tutti “Sikìa” attraverso il linguaggio che ciascuno trova più vicino a sé: il gioco, lo spettacolo, l’arte. Ci sono persone che ti stanno parlando. Tu ascolta, forse scoprirai qualcosa di grande. Certamente scoprirai qualcosa di inatteso” ” (Riccardo Gili, regista e attore) “Sikia” in lingua swahili significa “Ascolta”: è il nome scelto per una serie di eventi che si sono tenuti a Rivoli dal 20 settembre al 15 ottobre 2014. Tante proposte per incontrare e confrontarsi con culture differenti, in particolare africane, attraverso le forme artistiche ed espressive più varie: dalla pittura al teatro, dalla musica al racconto, dal cibo alla testimonianza. Il “Via” presso l’Antica Collegiata Alta de La Stella, il 20 settembre, con l’inaugurazione della mostra di artisti africani di Kenya, Tanzania, Congo, Mozambico, Uganda ed Etiopia. Si è proseguito in piazzale don Foco, il 21 settembre, con una mostra di giochi africani e l’animazione per bambini, per poi entrare nella chiesa di Santa Maria della Stella per la mostra fotografica sul popolo Samburu. Il weekend del 3-4-5 ottobre è stato particolarmente intenso nella parrocchia San Bernardo, con una cena in stile Samburu e l’ascolto dell’esperienza di 40 giovani rivolesi e della provincia di Torino, appena rientrati da missioni del Kenya e del Tanzania, presso i missionari della Consolata. La sera del 15 ottobre, nella sala consigliare di via Capra 27, c’è stata la conferenza ‘Always with you’ dal tema: Il genio femminile per i diritti umani. La forte testimonianza di Veronicah Lekopole, portavoce dei soprusi perpetrati da parte dell’esercito nei confronti delle donne Samburu in Kenya, accompagnata dalla testimonianza di altre due donne, Elena Massucco e Bruna Bertolo, in prima linea per la difesa della libertà e della giustizia, hanno costituito l’evento conclusivo su cui continuare a riflettere per un maggiore impegno individuale e collettivo. L’intero Evento si è ripetuto a Milano dal 1 al 19 ottobre 2014. I Promotori di questo progetto sono: Associazione Impegnarsi Serve Onlus, Missionari della Consolata, Parrocchie di Rivoli. Con la collaborazione del Masci sezione Rivoli e con il contributo della Fondazione CRT. Con il patrocinio del Comune di Rivoli. EVENTI Messaggio di P. Antonio Rovelli per l’inaugurazione “LA BELLEZZA SALVERA’ IL MONDO” Innanzitutto vorrei esprimere il mio grazie all’Associazione “Impegnarsi Serve” e alle Parrocchie di Rivoli per aver ideato questa iniziativa, certamente complessa e di non facile realizzazione. è stato necessario creare una rete di appoggi, contatti e conoscenze non solo in Italia, ma soprattutto in diverse nazioni dell’Africa. Il mio ringraziamento va anche a tutti coloro che hanno aderito a questa manifestazione come l’Associazione “Nessun Uomo è un Isola” e gli Scout che si prodigheranno per la “custodia” della mostra durante tutto il periodo della esposizione. E poi un ringraziamento tutto particolare alla Città di Rivoli che ospita e sotto il cui patrocinio si svolgeranno varie attività per ben tre settimane. Rivoli è una città cara ai Missionari della Consolata perché custodisce in via 1 maggio la “Villa” dove il nostro Fondatore, il Beato Giuseppe Allamano, non solo ha curato la stesura definitiva delle prime Costituzioni dell’Istituto, ma con paterno affetto accoglieva i seminaristi che da Torino si recavano da lui per trascorrere tempo e da lui lasciarsi ammaestrare. Sappiamo che oltre alle 30 opere di artisti africani, fuori concorso potrete contemplare opere di pittori affermati di Lombardia e Piemonte che hanno fatto dono dei loro quadri a sostegno dell’iniziativa. Anche a loro il nostro grazie per questo gesto carico di sensibilità e solidarietà. Permettetemi ora di fare alcune considerazioni in merito al significato di questa mostra. Prima di tutto vorrei sottolineare che è una grande opportunità, in greco si direbbe, che è un “kairos” che, a differenza di “kronos”, indica il tempo carico di senso e significato. Perché per tutta la durata della mostra, per tre settimane, da oggi 20 settembre fino al 15 ottobre, siamo chiamati a “Sikìa”, cioè ad ascoltare. Cosa non facile oggigiorno. Leggevo qualche tempo fa su un quotidiano nazionale un articolo molto interessante di Stefano Bartezzaghi dal titolo: “Ecco perché nessuno ascolta più nessuno” (Re- 11 pubblica 02/08/14). Ecco uno stralcio molto significativo: “Si parla distratti dal cellulare, si parla a senso unico nei talk show, si parla da soli sui social network ... Oggi è una fortuna trovare qualcuno che sa ascoltare ... E noi sappiamo fare felici i nostri interlocutori, praticando noi stessi l’ascolto...”. Difficile non essere d’accordo con le tesi del giornalista! Ascoltare sembra una operazione “abituale”, quasi “banale”, eppure l’ascolto è impegnativo, spiazza, mette in discussione, esige apertura e reciprocità. Soprattutto l’andare oltre la parola per cogliere il suo “non detto”, ciò che l’altro “sottintende”. Davvero l’ascolto è un arte, la prima forma di rispetto e di attenzione verso l’altro. è la prima forma di accoglienza. Rivoli allora ha la possibilità di fermarsi e “Sikìa”, ascoltare il parlare nuovo ed inedito di queste opere d’arte che provengono da Tanzania, Mozambico, Uganda, Etiopia e Repubblica Democratica del Congo. Si tratta di imparare a vedere con gli occhi del cuore, lasciarsi trasportare e così ascoltare appunto i diversi messaggi sulla bellezza che superano i confini, riducono le distanze fino a farci prossimi e di linguaggi provenienti da culture e da mondi diversi. è necessario però fermarsi per lasciarci affascinare dal nuovo e dall’inedito. La seconda considerazione che faccio è che finalmente questi dipinti vanno oltre le immagini di un continente malato e povero, le tragedie e le pandemie, la corruzione e l’ebola, i rapimenti di ragazze e i profughi, per parlarvi di un’altra Africa. Questa mostra può contribuire a smontare idee stereotipe e pregiudizi che ancora sovrastano l’intero continente nero. E che percepiamo ogni qual volta ci imbattiamo con un immigrato africano residente a Rivoli o a Torino. Questa mostra ci dice che abbiamo ancora tanta strada da fare per andare oltre la semplice convivenza tra di noi o l’assimilazione del diverso nei nostri standard, per giungere ad una piena integrazione. Ciò che un tempo era impensabile, oggi si realizza: la parola “arte” accanto alla parola “Africa”. è il messaggio che in fondo questi quadri, pur nella loro semplicità, lanciano a tutti noi. La terza è l’ultima considerazione viene spontanea osservando le diverse provenienze dei quadri, da diversi popoli e da diverse nazioni. Ciò che voglio comunicarvi è ben espresso dal giornalista polacco Ryszard Kapuscinski nell’introduzione al suo libro “Ebano”. Alla parola “libro” noi potremmo benissimo sostituire le parole “questi quadri”. “Questo libro non parla dell'Africa, ma di alcune persone che vi abitano e che vi ho incontrato, del 12 tempo che abbiamo trascorso insieme. L'Africa è un continente troppo grande per poterlo descrivere. è un oceano, un pianeta a sé stante, un cosmo vario e ricchissimo. è solo per semplificare e per pura comodità che lo chiamano Africa. A parte la sua denominazione geografica, in realtà l'Africa non esiste”. Non una, ma più Afriche, quindi, è il messaggio che questi quadri ci lasciano. Evitiamo, per favore, ogni tipo di generalizzazione, certo più comoda e sbrigativa, ma troppo spesso fuorviante. Iniziamo da oggi a parlare di Afriche, di popoli, di tradizioni e culture che compongo la ricchezza del mosaico africano, di cui questi quadri sono parte integrante. Il mio auspicio è che questa mostra possa segnare un balzo in avanti verso una società e una chiesa più accoglienti, rispettose e capaci di ascolto. Possa, inoltre, aiutare a superare barriere e paure per costruire ponti di narrazioni attraverso le varie espressioni dell’arte, dalla musica, alla danza, dalla pittura all’arte culinaria, e così via. La mostra, un singolo evento che può diventare un momento di un processo dalle conseguenze imprevedibili. Iniziando dalla meraviglia del contemplare il volto dell’altro, soprattutto del diverso, dell’africano, come un’opera d’arte che ti vuole parlare, e che ti chiede semplicemente di metterti in atteggiamento di “sikìa.” Così la “mostra” diventa vita, nell’incontro di volti e nel superamento delle paure, per un riconoscimento reciproco. Allora un’ altra Africa inizierà a parlarti, diversa da quella dei giornali e della televisione. Un concetto magistralmente espresso nelle seguenti considerazioni: “Qua e là si sente parlare di “Africa povera” di “Africa emarginata”, di “Africa palla al piede dell’umanità”. Questi voci che soffocano le nostre vorrebbero che sulla loro scia ripetessimo che “siamo poveri”, che piangessimo sulla sorte che loro ci hanno imposto. E così arrivano alla conclusione, senza confessarlo apertamente, che esiste una incapacità innata dell’Africa a immaginare e a far valere un modello o anche una visione che le siano congeniali. A queste voci che decidono della nostra integrazione nel mondo, io rispondo parlando di “AFRICA GENEROSA”, di “AFRICA MARTIRE”, di “AFRICA COME SOLUZIONE”. La riabilitazione del nostro immaginario violato è dunque una posta economica, politica e di civilizzazione. (Aminata Traore, già ministro della cultura del Mali, in “L’immaginario violato”). Il mio augurio è che ci facciamo interpellare da questa mostra che possa iniziare a parlarci di un’ ALTRA AFRICA, meno desolante, e più portatrice di speranza per il mondo intero. Rivoli 20 settembre 2014 Don Andrea al trucco. EVENTI Jamme for school Il 27 e 29 settembre il gruppo teatrale dei giovani delle 4 Parrocchie ha replicato il musical “Jamme a cantà” presso il salone “Beato Antonio Neyrot” della Parrocchia Santa Maria della Stella. Lo spettacolo ha debuttato nel febbraio scorso e ha già raggiunto le sei repliche. L'appuntamento del 29, però, ha dato il via ad un'iniziativa originale: la messa in scena del musical esclusivamente per le scuole. L'idea è nata durante la riunione conclusiva di maggio, occasione nella quale proprio i ragazzi hanno sottoposto allo staff l'opzione di proporre lo spettacolo alle scuole. L'iniziativa è stata accolta con entusiasmo e ci si è posti l'obiettivo comune di trasmettere agli studenti un messaggio importante, ovvero che le avversità si possono superare solo se si affrontano insieme, che siano esse la miseria di una vita vissuta senza prospettive, la povertà o la piaga sociale delle mafie. Nel periodo estivo i ragazzi hanno, quindi, contattato numerosi istituti di Rivoli e cintura e le adesioni sono state così numerose da rendere necessarie due repliche: una al mattino, per le scuole superiori “Marie Curie” di Grugliasco e “Salotto e Fiorito”; e l'altra al pomeriggio, per la scuola media “Piero Gobetti”. I ragazzi del cast hanno avuto la possibilità di misurarsi con una nuova sfida: recitare per un pubblico diverso, a loro quasi coetaneo, li ha spinti a dare il meglio di sé per catturare l'attenzione di quei giovani spettatori. L'impegno, da parte del team, è stato totale: l'allestimento del palco, le prove, la propria disponibilità rinunciando a scuola, università e lavoro per un giorno a fronte di un servizio ha, indubbiamente, arricchito tutti. Questa esperienza, infatti, ha rafforzato la collaborazione e l'unione di un gruppo di ragazzi eterogeneo per provenienza e attività svolte dentro e fuori la parrocchia. Dopo lo spettacolo, i ragazzi del cast hanno proposto alle scuole un momento di dibattito per rispondere alle domande del pubblico. Rotto l'imbarazzo iniziale, gli studenti hanno posto molte domande, dimostrando attenzione EVENTI e partecipazione, e alimentando l'entusiasmo dello staff e degli attori per questo progetto. L'aspirazione è quella di poter replicare ancora il musical per altre realtà scolastiche, sia per portare avanti un lavoro che ha richiesto quasi due anni di preparazione, sia per continuare a trasmettere un messaggio di speranza tramite l'arte teatrale. Inoltre, data l'attualità delle tematiche trattate, una classe dell'istituto “Piero Gobetti” ha richiesto un incontro in aula con Sara, la regista. Nei mesi precedenti, gli alunni hanno seguito un percorso didattico incen- 13 trato sulle mafie e si sono confrontati con lei con consapevolezza e tanta curiosità. Tra le riflessioni affiorate in classe, una ha colpito particolarmente la sensibilità della regista: il musical ha un finale tragico, ma gli studenti hanno compreso a pieno che, nonostante questo coup de théâtre, l'insegnamento di don Saverio va oltre il tempo e la storia dello spettacolo, scavalca il proscenio e tocca ognuno di noi. Riguarda, direttamente e in prima persona, la “gente, la magnifica gente di questa città”. Jenny e Sara 14 ESPERIENZE ESTIVE Sulle tracce di Francesco... Francesco, un ragazzo come noi che ha deciso di cambiare rotta e di rispondere alla chiamata... Dopo il servizio di animazione svolto durante la prima parte dell'estate con i bambini dei nostri oratori, i ragazzi dei due gruppi di prima e seconda superiore (Asganaway e Flash '98) hanno stretto ancor più il legame tra loro e con i loro Educanimatori facendo insieme esperienza e seguendo le orme di San Francesco e Santa Chiara. Dopo la sveglia all'alba e un pomeriggio al mare fatto di giochi, sole e risate, siamo finalmente arrivati ad Assisi, pronti per iniziare la nostra avventura: il primo luogo che abbiamo scoperto è stato il monastero di San Damiano. Dopo aver celebrato la Santa Messa con Don Andrea tra gli ulivi dei campi che circondano il luogo, abbiamo incontrato Frate Francesco, un ragazzo come noi che ad un certo punto della sua vita ha deciso di cambiare rotta e di rispondere alla chiamata dedicandosi ad una vita fatta di piccole cose e di tanta voglia di aiutare gli altri praticamente e, soprattutto, spiritualmente; ci ha letteralmente rapiti con la sua storia! Il giorno successivo abbiamo avuto l'opportunità di riflettere su noi stessi e sulla nostra fede con un momento di "deserto" all'Eremo delle Carceri in un grande parco dove il santo stesso era solito dedicarsi alla preghiera, inoltre, addentrandoci nel centro di Assisi, abbiamo visto e vissuto altri luoghi chiave della crescita spirituale e carismatica di Francesco come la basilica di San Francesco e di Santa Chiara... Ma non è finita qui! Ad aspettarci in albergo c'era una fantastica piscina dove si è scatenata la più grande partita "animati contro animatori" mai vista! E che dire invece della sfilata elegante per le strade di Assisi? Idea originale e particolare che ha portato un momento di allegria e ci ha uniti ancor più nei sorrisi! Insomma è stata un'esperienza indimenticabile: questo campo ci ha permesso di svagarci e di riflettere, di crescere e ridere e ha reso tutti noi felici e soddisfatti e ansiosi di iniziare un nuovo anno di gruppo a ottobre! Francesca e Beatrice ESPERIENZE ESTIVE Cammino di Santiago 2014: “Volevamo solo fare una passeggiata” Ci piacerebbe provare a raccontarvi il nostro Cammino di Santiago, nove giorni indimenticabili che abbiamo vissuto quest'estate insieme ad altri ventisei ragazzi, più un don e due suore. L'esperienza del Cammino è stato il modo ideale per conoscerci e conoscerLo. Camminare, raccontarsi, ascoltare, condividere la fatica e la gioia delle piccole cose di ogni giorno ci ha uniti fin dal primo giorno. Partenza: Ponferrada. Arrivo: Santiago de Compostela. 202.5 km. La fatica non risiedeva tanto nella marcia quanto nel vivere in una "famiglia" di ventotto persone. La condivisione era il fondamento della nostra convivenza: se avanzava un biscotto, veniva diviso in ventotto parti! Ogni mattina don Andrea ci proponeva un tema, a partire da un brano della Parola di Dio, che cercavamo poi di meditare lungo tutta la giornata. Molti erano i momenti di silenzio. Molte sono state le difficoltà, soprattutto il rapporto con le persone incontrate durante la "passeggiata", e le traversie, come dormire all'aperto e lavarsi nel fiume! Nonostante avessimo tutti un ritmo di camminata diverso, siamo arrivati tutti insieme alla meta: tanta è stata la soddisfazione nel raggiungere la Cattedrale, il Km 0, e tanta la nostalgia alla partenza dall'aeroporto verso casa. L'esperienza è stata per noi sì faticosa ma anche formativa, soprattutto dal punto di vista spirituale. Aspettiamo con trepidazione la prossima avventura che ci proporrà il nostro Don Andrea. Buen Camino Peregrini! Andrea & Suor Camilla 15 16 ESPERIENZE ESTIVE Missione Africa 2014 I giovani di Rivoli tornano in Kenya Bimbo Samburu, Parrocchia di Wamba Dal 6 al 28 agosto abbiamo vissuto una splendida esperienza missionaria in Africa e più precisamente in Kenya, dove altri giovani, seguiti come noi da Don Andrea, sono stati nel 2010 e nel 2012. Quest’anno eravamo un gruppo di 16 ragazzi, dai 17 ai 28 anni, provenienti da Rivoli e dintorni. Una di noi però, Sara, scout e studentessa di infermieristica, ha deciso di dedicarsi a un servizio specifico, è stata accolta perciò dalla comunità delle suore di Kahawa, dove ha trascorso le sue giornate al dispensario collaborando con infermiere e dottori in varie mansioni ed è andata tra le famiglie del posto a prestare il suo aiuto. Prima di partire, durante il corso dell’anno, ci siamo preparati con un cam- Donne Samburu in un villaggio rurale vicino alla città di Wamba mino di formazione curato dai missionari della Consolata, in collaborazione con l’associazione Impegnarsi Serve. Una volta giunti a destinazione, invece, la formazione è avvenuta sul campo: mi riferisco a una formazione umana e cristiana che è passata attraverso l’incontro con la gente e la permanenza nelle varie missioni. A Mujwa abbiamo potuto conoscere la comunità e vedere due acquedotti funzionanti, costruiti nel corso degli anni; a Wamba abbiamo fatto servizio in oratorio e nell’ospedale di Huruma Home, in un reparto di bambini disabili; a Maralal abbiamo trascorso una settimana di dialogo e confronto con i ragazzi provenienti dalle varie parrocchie della diocesi sul tema “Gesù e la sua umanità”; siamo anche andati, con la guida del vescovo Pante, a visitare la tribù dei Pokot nella Rift Valley e abbiamo fatto servizio all’orfanotrofio delle suore di Madre Teresa di Calcutta; a Porro abbiamo visitato la scuola e il dormitorio della Pace; a Nyahururu abbiamo conosciuto la comunità St. Martin che si occupa dell’integrazione dei disabili, dei bambini sieropositivi e dei ragazzi di strada; a Nairobi, accolti da alcuni giovani ESPERIENZE ESTIVE animatori, siamo stati tra le strade della slum di Korogocho, abbiamo conosciuto la realtà di Familia ya Ufariji per ragazzi di strada e, infine, abbiamo incontrato Veronicah Lekopole, una donna appartenente alla tribù Samburu che si fa promotrice di un progetto contro la violenza sulle donne. In questi luoghi abbiamo potuto seguire alcuni progetti portati avanti dai padri missionari e sostenuti economicamente dal 2010 anche dalla nostra comunità delle quattro parrocchie di Rivoli. Ricordo, per esempio, il progetto dell’oratorio, il progetto della panetteria di Maralal che ormai sforna pane a pieno regime, il progetto della gelateria che ha riscosso un grande successo tra la gente del posto, il progetto della serra dove si coltiva verdura destinata alla vendita e al sostentamento, e quello della fattoria dove si allevano mucche, e ancora, il progetto delle scuole professionali che insegnano un mestiere ai giovani e attivano corsi di alfabetizzazione. Durante questo viaggio abbiamo ricevuto molto e abbiamo colto tanti spunti utili per le nostre vite. Siamo stati grati, specialmente, dell’immensa accoglienza dei missionari e delle persone del posto che nonostante la povertà, con la loro generosità e il loro calore, ci hanno fatto sentire parte della stessa famiglia. Silvia 17 Sopra: foto di gruppo l pasto all’oratorio di Wamba Sotto: distribuzione de Foto di gruppo Strade della baraccopoli di Soweto, Nairobi 18 ESPERIENZE ESTIVE “Di Fronte al Mare siamo TUTTI UGUALI!” Quest’anno, come esperienza estiva rivolta ai ragazzi di 3° superiore, noi animatori del gruppo delle ’97 Stelle abbiamo deciso di proporne una un po’ diversa, non il solito campo in montagna con un tema conduttore sviluppato con attività e giochi organizzati ma un’esperienza più profonda: un campo basato sull’assistenza a persone disabili nel loro periodo di vacanza. Dopo un viaggio di nove ore in pullman da Rivoli, si arriva finalmente a Pinarella di Cervia, nella colonia “Amici del Mare”, luogo dove passano due settimane di mare circa cinquanta persone con diverse forme di disabilità, insieme a cento, tra ragazzi e adulti, il cui arduo compito è quello di assistere e far passare un’allegra e spensierata vacanza a tutte queste persone inabili che contano su di noi. Noi ’97 Stelle, ci siamo potuti fermare soltanto una settimana, da lunedì 4 agosto a domenica 10 agosto 2014, nella quale però abbiamo assaporato a pieno la magnifica esperienza del donarsi agli altri, ricevendo a nostra volta moltissimo dalle persone da noi assistite. A ognuno di noi è stato affidato un ragazzo disabile da seguire e accudire in molti, se non tutti, i momenti della giornata. Si parte con la sveglia alle 7,30 del mattino con il suono della musica a tutto volume che entra nella stanza: se non è autosufficiente, c’è da lavare e vestire la persona disabile che si ha in affidamento e subito dopo scendere a fare cola- zione tutti insieme nel grande refettorio. Tra molta fame e poche parole si finisce di fare colazione, ed è finalmente ora di andare al mare! Una volta arrivati, ci si sistema nello spazio di spiaggia riservato alla colonia e un po’ per volta, insieme ai ragazzi disabili, si va a fare il bagno in acqua. Passata la mattinata tra bagni, risate, giochi e un po’ di relax sotto l’ombrellone, si ritorna alla colonia per il pranzo. Una volta pranzato, ci si rilassa tutti nelle camere, o si va a fare un breve giro in città, da soli oppure, se si desidera, assieme ai ragazzi disabili. Per le 15,30/16,00 si torna in spiaggia tutti insieme, si fa il bagno oppure si gioca sulla spiaggia con le bocce, a carte o a scavare buche nella sabbia. Alle 19 si ritorna in colonia per lavarsi e per la cena. Le serate non sono tutte uguali, e ognuna viene gestita da un gruppo diverso: a noi di Rivoli è stato chiesto di organizzare la serata della Corrida, nella quale i ragazzi disabili si sono esibiti in performance canore, di ballo o di abilità, con momenti comuni di balli di gruppo e karaoke. Alle 23 si portano i ragazzi nelle stanze, li si prepara per dormire e si dà loro la buonanotte, mentre noi assistenti abbiamo del tempo libero fino all’una di notte, momento in cui è consigliabile andare a dormire, per non essere sopraffatti dalla stanchezza il giorno dopo! Arriva infine l’ultimo giorno del campo, e non si può che essere tristi a lasciare un posto che per sette giorni è stato luogo di tante risate, momenti belli e momenti brutti. Il tuo cuore viene sommerso da tante emozioni: amore, gioia, tristezza, coraggio, felicità e tantissime altre. E mentre il pullman parte e lascia la colonia, una lacrima ci è scappata, perché a Pinarella ci si lascia un pezzo del cuore. Sergio L’amore più grande Sintesi a cura di Silvano Giordani Tu, credente impegnato e responsabile nel mondo del lavoro, quale visione di Chiesa hai? La visione di Chiesa odierna deve partire dagli ambienti dove si sviluppano le nostre attività e non semplicisticamente dalla Parrocchia che frequentiamo. In sostanza credo che non esista una visione della Chiesa unica, ma questa sia fortemente influenzata dall'ambiente frequentato. In pratica ognuno di noi conosce una piccolissima parte di umanità nel settore dove opera ed in ogni parte dobbiamo ritrovare, favorire, dare esempio della visione di Chiesa Universale con Cristo al centro. Con ciò intendo che chi opera nel commercio, oppure nella scuola, oppure nel sociale o infine nel pubblico impiego, non può avere la stessa visione di Chiesa, perché non ha le medesime situazioni da affrontare. Per evitare quelli che ritengo errori di un passato recente, è necessario cambiare approccio: non riunioni o momenti di confronto, ai quali alla fine, purtroppo, partecipano i soliti noti; occorre invece compiere un percorso per avvicinare, farsi conoscere come Chiesa viva, presente, solidale e non struttura, ahimè, obsoleta. Se parliamo di visione di Chiesa nelle Parrocchie, penso che occorra confrontarci con la realtà: siamo rimasti in pochi e con poche guide, che hanno pochissimo tempo. Per uscire da questa situazione, occorre innanzitutto dimostrare di credere, agendo per il bene di tutti. Oggi più che mai basta guardare la politica: chi urla di più è più attraente. Ecco, occorre fare esattamente il contrario! DARE UNA VISIONE DI CHIESA, IN OGNI SETTORE DOVE NOI OPERIAMO, SIGNIFICA FARE IN MODO CHE LA PAROLA DI DIO SIA PRESENTE E POSSA ESSERE RICONOSCIUTA NEI NOSTRI ATTEGGIAMENTI, MA SENZA URLARE. Renato L’AMORE PIù GRANDE La lettera pastorale del Vescovo Cesare per l’anno 2014-15 L’Amore più grande è un gesto concreto che rivela la misericordia infinita del Padre, l’amore di amicizia del Figlio, la potenza santificatrice dello Spirito per cambiare la vita degli uomini e della realtà della storia… amore che va oltre i confini dell'umano perché rivolto a tutti, assolutamente gratuito, senza alcuna pretesa. Questo dice Paolo in Rom. 5,8, questo il motto che l'arcivescovo propone per gli eventi che caratterizzeranno l'anno pastorale: l'ostensione della Sindone (Pasqua 2015), il bicentenario della nascita di don Bosco, la visita a Torino di Papa Francesco. Amore che diventa l'impegno per la Chiesa torinese: testimonianza di vita donata e santità, volto misericordioso e carico di speranza in particolare per gli ultimi, sull'esempio dei santi sociali piemontesi. Chiesa che deve essere quindi educante, in quanto testimone credibile: - comunità ministeriale: i pastori sono impegnati a suscitare e riconoscere doni e carismi per una evangelizzazione rinnovata, permanente, aperta a tutte le età della vita; - comunità missionaria: impegnata ad attuare iniziative specifiche e continuative per avvicinare la gente dove vive, opera, lavora, studia, soffre; - comunità aperta: caratterizzata da un atteggiamento di serena e positiva accoglienza che facilita e stabilisce relazioni amichevoli e significative; - comunità in festa: la gioia del Signore risorto deve diventare caratteristica della vita individuale e comunitaria per testimoniare l'esperienza del risorto che crea fraternità. L’AMORE PIù GRANDE Iniziazione cristiana I. L’iniziazione cristiana delle nuove generazioni La formazione di educatori e catechisti della comunità deve tener conto anzitutto del contesto culturale: il mondo è cambiato, va modificata la modalità di approccio a questa realtà. Si tratta di attuare una nuova inculturazione della fede e quindi cogliere gli spazi per orientare in senso evangelico questi cambiamenti nel rispetto dei due poli: le attese profonde dell'essere umano e il mistero del Dio fatto uomo. Privilegiare le giovani generazioni spesso ricche di "cose", ma povere di "valori": l'accoglienza e l'accompagnamento devono essere base dell'azione educativa. In questo senso devono essere preparati animatori e catechisti per intercettare esigenze e attese, rispondere con realismo e fiducia alle speranze di una generazione incerta e spesso delusa. Tenendo conto che primo luogo educativo deve essere la famiglia: non è realizzabile un processo di iniziazione cristiana senza un impegno della comunità per e con la famiglia. Famiglia che deve essere sostenuta nel suo impegno di dialogo e testimonianza di vita, di proposta della fede, di cammino coerente con la fede abbracciata. Famiglia compresa all'interno delle sue relazioni (nonni compresi), della sua esistenza concreta, delle sue difficoltà, delle sue domande…: in questo clima ogni famiglia deve essere accompagnata e sostenuta dalla comunità, diventare parte della comunità per realizzare un cammino adeguato per i propri figli. Catechisti evangelizzatori e testimoni: dotati di grande umanità, coscienti della fede ricevuta, membri vivi della comunità, devono essere educatori a tutto campo, per far emergere tutte le risorse dei ragazzi loro affidati. Secondo queste linee devono essere scelti e sostenuti, ma anche continuamente formati secondo il principio che "chi fa catechesi ha bisogno di catechesi". E interagire con tutte le altre figure educative della comunità. La catechesi si muove tra primo annuncio (kerigma) del Cristo morto e risorto e cammino (mistagogico) che segue la celebrazione del sacramento. Ma è opportuno ricordare le tappe dell'iniziazione: - fondamento la pastorale prima e dopo il Battesimo: si tratta dell'iniziazione cristiana dei bambini nelle loro famiglie, sostenendo iniziative e fornendo strumenti perché la famiglia sia coinvolta direttamente in questo cammino; - ma importante è anche il momento della fanciullezza: un tempo più lungo, cadenzato dalla celebrazione dei sacramenti (Riconciliazione, Eucarestia, Confermazione), con incontri settimanali che salvaguardino la domenica. Determinanti in questa fase la collaborazione con associazioni e movimenti ecclesiali, con gruppi e realtà esterne che costituiscono momenti vitali della crescita; - quindi un altro periodo che sostenga l'età giovanile, basato sull'approfondimento del Credo, con esperienze di servizio e di missione, per terminare con una solenne professione di fede in una celebrazione comunitaria. In questi cammini va ricordata l'importanza dell'oratorio, come momento di vita, di comunità, luogo educativo e di crescita umana e la centralità dell'Eucarestia, fonte e culmine dell'iniziazione cristiana, della vita cristiana. Una parte del documento è dedicata ad alcune note metodologiche: - lo stile dell'accoglienza è determinante: ascoltare senza pregiudizi, coniugare verità e carità; - cammini che danno priorità alle relazioni: accompagnare, coinvolgere, valorizzare… - non "prima comunione", ma Eucarestia: aiutare a comprendere il significato profondo anche con momenti riservati (celebrazione della Parola) e a piccoli gruppi nelle Messe domenicali; - alcune indicazioni più pratiche sui criteri per l'ammissione ai sacramenti, la scelta dei padrini, le iniziative per lanciare le attività catechistiche; - necessaria collaborazione e interazione tra catechesi, liturgia e carità; - riferimento ai principali documenti della Chiesa sulla catechesi per una esposizione chiara e organica del mistero del Dio incarnato, manifestato in Gesù, che continua nella Chiesa: mistero di incarnazione che esemplifica l'integrazione tra fede e vita, la disponibilità al dialogo e all'incontro con ogni persona; - necessità di un programma e di testi adeguati per impostare interventi organici e continuativi in riferimento alla Bibbia, al Documento Base e al Catechismo della Chiesa cattolica; - di fondamentale importanza la collaborazione con le realtà educative del territorio, sia religiose (movimenti, gruppi…) che laiche (realtà sportive e associative varie): in particolare vien ribadita l'importanza dell'oratorio e della scuola; - sarebbe logico che questo cammino fosse inserito in un percorso più ampio di scelte e orientamenti del territorio. Intervista ai catechisti 1. I metodi e gli strumenti della catechesi sono cambiati in relazione al contesto socio-culturale in cui i ragazzi e le famiglie sono immersi? A nostro avviso oggi ci si trova ad operare più che in passato in un contesto di crisi economica, di riferimenti e… molta stanchezza; in questo contesto risulta fondamentale possedere doti di “pazienza” e soprattutto di dialogo. La proposta che si cerca di fare in questi ultimi anni passa attraverso un maggior coinvolgimento delle famiglie e l’utilizzo di mezzi di comunicazione che possono maggiormente interessare i ragazzi. (Angela, Antonella, Marina) Negli ultimi anni accogliamo bambini sempre più digiuni di ogni genere di evangelizzazione, per cui è necessario un primo annuncio. Dobbiamo partire proprio dal fatto che Gesù è amico e ci vuole bene. Loro hanno molto forte il valore dell'amicizia... e poi il primo annuncio è soprattutto da rivolgere alle famiglie (Maria) Modifiche nei metodi di catechesi ce ne sono state perché la società è cambiata molto ed è giusto che si tenga conto anche della vita delle persone. Gli incontri di catechismo per i bambini sono opportunità di fare amicizia, di giocare con altri ragazzini, di fare gruppo e camminare 2. Le finalità educative dei catechisti sono orientate a rispondere alle attese profonde dell’uomo e all’esigenza di conversione che il Vangelo impone? Attraverso quali obiettivi e quali proposte? Noi dobbiamo principalmente accogliere e camminare a fianco in un percorso che gradualmente porta alla conoscenza di Gesù e alla comprensione dell'importanza primaria dell'incontro con LUI tramite la messa domenicale e l'eucarestia. (Maria) Il cammino che porta a una maturazione della fede è fatto di piccoli passi ed è fondamentale, soprattutto all’inizio del percorso di catechismo, mettersi in ascolto dell’altro, prima di proporre un modello ideale di vita, nel quale è difficile ritrovarsi perché lo si avverte come lontano e irraggiungibile. Mi sembra che in questi ultimi anni ci si proponga sempre più di far avvicinare i giovani alla figura di Gesù, L’AMORE PIù GRANDE Il contesto sociale “post-moderno” della nostra città è caratterizzato, nel corso degli ultimi anni, da una crescente presenza di persone di origine straniera che incrociamo quotidianamente nelle strade, nei posti di lavoro, nelle scuole; dalla crisi economica che segna profondamente la vita dei singoli, delle famiglie e dell’intera società; le ristrettezze economiche in particolare si riflettono su molti aspetti delle nostre vite, trasmettendoci un senso di incertezza verso il futuro e di difficoltà nel cercare i mezzi, non solo materiali, necessari per affrontarlo. I rapidi cambiamenti tipici delle nostre società complesse, a volte rischiano di farci perdere di vista i valori importanti per la persona umana: la solidarietà e la fratellanza tra gli uomini; la fede stessa rischia a volte di essere messa in secondo piano rispetto ad altre esigenze che ci appaiono più allettanti Anche noi, come i nostri ragazzi e le loro famiglie, avvertiamo la necessità di riscoprire le radici della nostra fede, affinché possiamo meglio comprendere il senso della nostra vita quotidiana, riorientandola alla luce degli insegnamenti di Gesù Cristo. (Gina e Rosa) insieme serenamente e con gioia. Gli incontri con le famiglie sono opportunità per conoscersi, scambiare delle opinioni, cercare di andare al di là di un semplice saluto frettoloso. Scoprire che i problemi e le difficoltà sono pressappoco uguali in tutte le famiglie, forse questo aiuta a sopportarli meglio. Condividere momenti di gioia tutti insieme. In poche parole è diventata una catechesi più concreta, più vicina alle persone e ai loro bisogni, una catechesi che supporta e sopporta. (Giulia) L’AMORE PIù GRANDE presentandolo come un amico, qualcuno che ci capisce e ci vuole bene. (Gina e Rosa) Quando si pensa alle finalità educative dei catechisti ci rendiamo conto di quanto queste vadano contro corrente rispetto ai messaggi con cui sono quotidianamente “bombardati” i nostri ragazzi (dove conta l’avere, l’apparire, l’individualismo) e spesso almeno inizialmente, i ragazzi, ma anche i genitori rimangono un po’ spiazzati e, a volte, si percepisce un senso di inadeguatezza da parte loro (e anche nostra!). Secondo noi l’obiettivo è riuscire ad abbattere le barriere con l’accoglienza, l’ascolto e il dialogo senza mai avere pregiudizi, facendo proposte che rispettino i tempi e le sensibilità delle famiglie. Nei vari anni di catechismo si è cercato di sviluppare un argomento specifico, puntando a far partecipare la famiglia alla messa domenicale. La catechesi tende a far sfociare il tutto nella celebrazione comunitaria dell’Eucarestia domenicale. (Angela, Antonella, Marina) 3. Quali azioni mettono in atto sacerdoti e catechisti per accogliere ogni famiglia e valorizzarne la presenza nella vita della comunità? Vengono organizzati ritiri di sabato pomeriggio e/o domenica tutto il giorno in cui i genitori sono invitati ad essere partecipi dei momenti principali del percorso catechistico con giochi insieme ai loro figli, pranzo insieme alle altre famiglie in modo da incrementare il coinvolgimento e la condivisione. (Maria) Si è scelto sin dall’inizio di coinvolgere l’intero nucleo familiare nel percorso di catechismo, proponendo degli incontri specifici per i genitori e i ragazzi e delle occasioni di “convivialità” durante le quali le famiglie con i bambini si trovano a interagire con la comunità parrocchiale. L’obiettivo del coinvolgimento dei genitori nel percorso di catechismo è quello di far riscoprire il loro ruolo di primi educatori alla fede. (Gina e Rosa) Avere un luogo di aggregazione come il nuovo oratorio certamente permette ai sacerdoti, ai catechisti, agli educatori e agli animatori di conoscere le famiglie anche e soprattutto in modo informale, di instaurare un dialogo, uno scambio reciproco ed una conoscenza fondamentali per poter svolgere serenamente ed in modo costruttivo un percorso di evangelizzazione. Non dobbiamo poi dimenticare che anche quelle famiglie che, almeno apparentemente, non si lasciano coinvolgere dalle nostre proposte, ci affidano comunque i loro figli e questo non è poco! (Angela, Antonella, Marina) 4. Quali sono i percorsi di formazione degli operatori della catechesi? Ti sembra poi che le parrocchie e le realtà ecclesiali mettano in atto “unità di indirizzo e scelte convergenti sul territorio”? Ci sono corsi di formazione per catechisti di tutta l'Unità Pastorale a cui partecipano anche i religiosi e si condividono esperienze e competenze. (Maria) Segnaliamo come molto positivo il fatto che le parrocchie stiano mettendo sempre più in atto sistemi di collaborazione reciproca e percorsi condivisi; spesso i ragazzi e le famiglie di oggi non hanno più la percezione di appartenere a una parrocchia piuttosto che ad un’altra (del resto vanno a scuola insieme, fanno sport insieme… e noi catechiste stiamo cercando di collaborare tra di noi ) e deve essere nostra cura accogliere le famiglie dove esse si recano. Per quanto concerne la formazione dei catechisti, la diocesi organizza delle serate di corso e ritiri tenuti da relatori molto qualificati. Con le dovute cautele anche internet è uno strumento buono per trarre idee e materiali e non mancano le pubblicazioni di qualità specifiche per la catechesi. La collaborazione tra l’attività di catechismo e la scuola è ancora piuttosto scarsa. In quest’ultimo anno è cresciuta la volontà di creare una “rete educativa” che unisca la scuola e la parrocchia, tra i ragazzi della scuola inferiore e superiore. Un esempio pratico lo abbiamo avuto con il musical “Jamme a cantà” interpretato da ragazzi delle quattro parrocchie di Rivoli e replicato per le scuole; un’altra iniziativa interessante è stata la serata sui temi dell’educazione rivolta a insegnanti, genitori, catechisti e animatori. È in atto qualche tentativo di collaborazione tra rappresentanti della scuola e delle Parrocchie. (Angela, Antonella, Marina) Le parrocchie di Rivoli, e non solo, danno molte opportunità per chi sente l'esigenza di un cammino più profondo. Oltre al corso di formazione annuale per i catechisti, ci sono anche altre occasioni d'incontro di catechesi con lettura e commento di brani del Vangelo (lectio divina), serate o giornate a tema, esercizi spirituali ecc... I canali possono essere molteplici: la parola, la carta stampata, video, attraverso le varie forme d'arte: musica, canto, pittura, gioco e internet. (Giulia) Nel percorso catechistico da noi attuato lo sguardo dei ragazzi è invitato a rivolgersi alle realtà di carità e volontariato esistenti nel territorio per mettere in pratica responsabilmente e concretamente il loro essere CRISTIANI. (Maria) L'incontro con le realtà esistenti nella Diocesi è un'esperienza che è già in atto per i ragazzi che fanno il percorso per il sacramento della cresima. Nel percorso si accompagnano i ragazzi a far conoscere i vari enti caritativi che operano sul nostro territorio come il Sermig, il Cottolengo, i Missionari della Consolata, il Centro Aiuto alla Vita di Rivoli, ma anche le comunità religiose come quelle delle suore di clausura di Via Querro a Rivoli/Cascinevica. Nella primavera prossima verranno accompagnati anche all'ostensione della Sindone. (Giulia) 6. Nella lettera il Vescovo traccia un “ritratto” del catechista. Tu che offri il tuo servizio come catechista come definiresti il tuo ruolo? Quali aiuti spirituali e concreti la comunità ti offre come sostegno al tuo servizio? Io sono convinta che il mio ruolo è soprattutto il privilegio di INCONTRARE le famiglie e stare loro vicino in un percorso di fede che ci unisce... per cui mi ritengo fortunata perché posso avere questa opportunità speciale!!! (Maria) Per i catechisti ci piace la definizione di “accompagnatore”, ossia colui che compie un cammino insieme agli altri facendo del proprio meglio per essere guida e testimone ma anche per rimanere aperto al prossimo e disposto in qualunque momento a rivedere i propri passi, a raccogliere suggerimenti e a collaborare con gli altri catechisti e con la Comunità. Ci sentiamo testimoni attivi con la volontà di trasmettere il bello del Vangelo. Abbiamo varie proposte di cammino per la crescita della “persona cristiana”: incontri di catechesi, ritiri, cammini nella fede aperti non solo alle catechiste ma anche a tutti gli adulti. Nel nostro percorso di catechismo, il gruppo non utilizza un solo strumento (ad es. il libro) ma includiamo le idee e le proposte che vengono dagli altri operatori compresi gli animatori che seguono il nostro percorso e che con il gioco veicolano lo stesso nostro messaggio. (Angela, Antonella, Marina) Vivere la messa ogni domenica insieme alla comunità parrocchiale è un aiuto spirituale, condividere momenti di gioia con gli altri è un aiuto spirituale, quando si pensa di non farcela, a volte può capitare, se ne parla insieme alle catechiste del proprio gruppo oppure con il gruppo al completo durante le riunioni che periodicamente facciamo. E poi c'è Lui che è l'aiuto più grande, basta fidarsi... (Giulia) Il catechista è fondamentalmente un cristiano, una persona in cammino che ha accettato di svolgere un incarico all’interno della comunità nella quale vive e dalla quale è a sua volta sostenuto (Gina e Rosa) L’AMORE PIù GRANDE 5. Il vescovo afferma che l’uomo moderno ascolta più volentieri i testimoni che i maestri e se ascolta i maestri è perché sono dei testimoni. Quali proposte sono state attivate per far incontrare ai nostri bambini e ragazzi i testimoni del cristianesimo? L’AMORE PIù GRANDE Intervista ai genitori 1. Vi sembra che le nostre comunità diano un’adeguata lettura del contesto culturale della società contemporanea? Quali aspetti della concreta vita di famiglia ancora sfuggono? Di quali esigenze formative e di quali domande di senso la famiglia è portatrice? In base alle nostre esperienze familiari la comunità di cui facciamo parte ci ha fornito, finora, un cammino cristiano adeguato alle nostre personali aspettative. (Daniela) Adeguata la lettura del contesto data dalle nostre comunità. Forse quello che sfugge è la difficoltà da parte della famiglia di partecipare alle proposte che vengono rivolte. Il tempo libero – al netto di tutte le occupazioni - è davvero poco. (Elena) Quello che serve alla famiglia è un supporto educativo, l’offerta di un ambiente dove i ragazzi possono essere guidati attraverso una rete che confermi i valori e le scelte educative della famiglia. (Paolo) 2. Quali proposte concrete in termini di attività e di cammini di fede vi aspettate da parte dei catechisti nei confronti dei vostri figli? Quali proposte possono invece essere rivolte alla famiglia o alla coppia? Quali attitudini, atteggiamenti e comportamenti potrebbero favorire una cultura dell’accoglienza da parte degli operatori della catechesi? Per quello che abbiamo potuto vivere, dal nostro matrimonio al percorso di catechismo dei nostri figli, abbiamo sempre ricevuto una bella accoglienza in un ambiente amichevole in ogni circostanza. (Daniela) Mi verrebbe da dire “Più di così?!”. Siamo infatti coinvolti nel cammino di fede dei nostri figli, anche perché ci crediamo. (Elena) Ci aspettiamo per i nostri ragazzi cammini che portino a scoprire la bellezza e la radicalità del Vangelo, anche in riferimento alle scelte morali, un ambito in cui le famiglie cristiane si sentono sicuramente di proporre un modello controcorrente. (Paolo) 3.“Non si possono ignorare o disattendere inoltre nell’incontro con le famiglie i problemi di ordine sociale ed esistenziale che le preoccupano. Di fronte a ogni famiglia ci si deve chiedere: quali sono i suoi problemi e le sue esigenze di fede e di vita? Oggi, ciò che più interessa una famiglia sono gli affetti, il lavoro e i problemi sociali connessi, l’educazione dei figli, le eventuali persone sofferenti e malate che ne fanno parte, il tempo libero. È dentro questa rete di problemi, situazioni e condizioni vitali che vanno collocati l’annuncio di Cristo ed il suo Vangelo, quale luce, sostegno e forza che dà vigore e significato a quanto vissuto giorno per giorno.” Vi sentite di confermare queste parole del Vescovo? Quali elementi non sono compresi nella sua analisi? Emergono dal vostro vissuto altre sottolineature? Riuscire a collocare l’annuncio di Cristo e il suo Vangelo all’interno dell’attuale società risulta già molto difficile senza tener conto dei problemi sopra citati, per cui quello che la nostra comunità cristiana sta facendo è un ottimo lavoro, ovviamente ci sono sempre margini di miglioramento come ad esempio intrecciarsi meglio con il mondo del lavoro per poter aiutare persone in difficoltà lavorative. (Daniela) Difficile, infatti, destreggiarsi tra le occupazioni ordinarie (e sono tante) e le esigenze particolari che via via si presentano nella vita di una famiglia. E per esigenze particolari intendo la fatica di certe adolescenze spinose, la preoccupazione per un lavoro precario, la malattia… Penso che la comunità possa portare dentro queste situazioni una luce di speranza annunciando la risurrezione del Signore. (Paolo) 4. Il Vescovo afferma che i nostri percorsi di catechesi sono ancora carenti su due versanti: quello del primo annuncio, che viene dato per acquisito, e quello della mistagogia, cioè il cammino successivo alla celebrazione del sacramento. Avete in merito delle osservazioni utili a qualificare questi percorsi in modo più incisivo? Quali proposte potrebbero essere messe in atto per far sperimentare la fede nelle nostre comunità e nel tessuto ordinario della vita? L’affermazione del vescovo è giusta, e trovare una valida proposta migliorativa non è facile, in quanto il tempo a disposizione purtroppo non è molto anche se spesso basterebbe un po’ di buona volontà da parte della famiglia per trovarlo. (Daniela) La nostra esperienza ci dice che ciò che conta è l’appartenenza: ci si ferma in parrocchia dopo la celebrazione del sacramento se si è creato un gruppo e quel gruppo funziona. (Paolo) Intervista a cura di Lidia Zanette Giovani L’AMORE PIù GRANDE Si parte dall'attenzione dedicata da don Bosco (in occasione del bicentenario della nascita) ai giovani: un amore di verità e misericordia, un amore di amicizia e trasparenza. Sono valori forti, ancora attuali, evangelici. Un breve ricordo della sua esperienza con i giovani: una bella accoglienza, ma anche la coscienza delle difficoltà e resistenze di molti alla proposta cristiana. Ecco allora le proposte del Sinodo dei giovani per rilanciare a tutti quanto emerso da questo grande evento. - porre i giovani al centro dell'attenzione pastorale: giovani che devono vivere con pienezza la loro età, ma nella prospettiva della maturità umana e sociale; - la giovinezza come momento per orientare la propria vita, fare le scelte importanti, assumersi le responsabilità necessarie: accogliere e accompagnare in questo cammino, con attenzione particolare agli "invisibili"; - questo cammino verso la libertà comporta anzitutto la scelta di Cristo: una scelta motivata, fondata sulla Parola e sulla preghiera che orienti tutta la vita; - scelta che impegna ad una partecipazione più attiva nella propria comunità, in cui devono trovare spazi adeguati, ma anche nella dimensione più ampia della chiesa: servizi, associazioni, movimenti; - scelta che impegna nell'annuncio del Vangelo nel proprio ambito di vita, senza escludere luoghi anonimi e difficili, come faceva don Bosco: andava a cercare i "lontani" e gli "invisibili", perché più bisognosi dell'amore di Dio. Il vescovo ricorda alcuni ambiti specifici della formazione dei giovani: affettività, studio e cultura, lavoro, volontariato, senza trascurare il mondo dei nuovi media e del tempo libero.Ma l'eredità più preziosa di don Bosco è l'oratorio: può essere la risposta più adeguata ai bisogni dei giovani nel senso dell'accoglienza e dell'educazione, ma anche della crescita e della responsabilità. Un "laboratorio di comunità" gestito e sostenuto dalla comunità tutta, aperto sulla strada, luogo di socialità e spiritualità, che coinvolga tutta la comunità, nella formazione, nel mantenimento, nella crescita, nella più assoluta gratuità, come stile di vita ed educazione reciproca. In sintesi le richieste dei giovani al Sinodo: - comunità giovanili che siano parte e fermento della società e della chiesa per rinnovarle dal di dentro - itinerari differenziati per rispondere alle molteplici esigenze e orientamenti della popolazione giovanile - la qualificazione della comunicazione aggiornata nella relazione diretta e nei media moderni - sostegno per la il cammino e la scelta vocazionale - strumenti per impegnarsi nei diversi ambienti di appartenenza e lavoro - verifica di attuazione del Sinodo - un impegno simile al Sinodo rivolto agli adolescenti L'appello ai giovani insiste sul momento di grazia offerto dagli eventi vicini (ostensione, bicentenario, visita del papa) per ringraziarli del loro forte impegno nella chiesa e nel volontariato, ricordando come impegno suo e della diocesi le parole di papa Francesco: "Non lasciatevi rubare la speranza" e di don Bosco "Voi giovani siete l'unico e continuo pensiero della mia mente". L’AMORE PIù GRANDE Intervista a Donatella, coordinatrice pastorale giovanile <<Vi amo molto, solo perché siete giovani... >> La lettera pastorale del vescovo contiene un'ampia sezione dedicata ai giovani. La riflessione è maturata a seguito del Sinodo dei giovani, percorso che coinvolge i ragazzi dell'intera diocesi da ormai due anni. Gli argomenti emersi sono numerosi e compositi. Abbiamo chiesto a Donatella, coordinatrice della pastorale giovanile delle quattro parrocchie di Rivoli, di aiutarci a capire come le richieste del vescovo si declinano all'interno delle nostre realtà parrocchiali. 1. I giovani di Rivoli hanno partecipato al Sinodo? Abbiamo preso parte ad alcune delle iniziative organizzate: presso la parrocchia della Stella abbiamo ospitato una serata di incontro con il Vescovo, siamo stati alla serata della Start-up diocesana dello scorso 26 settembre presso l'Arsenale della Pace e siamo stati al convegno degli oratori. Saremo presenti all'interno di una riflessione su don Bosco, saremo presenti in occasione della visita del Papa a Torino, a giugno; queste sono iniziative che vanno già al di là degli uffici di pastorale giovanile, sono più in linea con i percorsi della Diocesi. 2. Qual è la situazione della pastorale giovanile a Rivoli? La pastorale giovanile, a Rivoli, è una realtà viva e variegata. Le quattro parrocchie hanno un corpus di oltre trenta animatori giovani, riuniti nella “Regia Educativa”, che si occupano dell'organizzazione e dell'educazione di otto gruppi di ragazzi, dalla seconda media alla quinta superiore. Al termine del percorso di catechismo, quindi, l'offerta formativa si snoda in un percorso che conduce e accompagna gli adolescenti verso l'età adulta. 3. Quali sono le iniziative diocesane a cui la pastorale giovanile rivolese partecipa? Coglieremo l'occasione della prossima ostensione della Sindone, ad Aprile 2015, esperienza che coinvolgerà tutta la nostra Diocesi. A partire da questo evento, si metterà al centro della pastorale il volto di Cristo ma, soprattutto, il suo gesto ultimo. Infatti, il brano del Vangelo, titolo della lettera pastorale, recita: “Non vi è un amore più grande che dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13). Altro elemento importante del nostro anno pastorale è il bicentenario di don Bosco e, quindi, verrà avviato un processo di conoscenza di questa figura educativa forte che, in Piemonte, è stato iniziatore degli oratori al quale, ancora oggi, ci ispiriamo. 4. Quali aspetti della lettera pastorale vi hanno colpito maggiormente? A Regia Educativa abbiamo letto la lettera del Ve- scovo e abbiamo individuato quattro punti che hanno stimolato riflessioni importanti. 1. L'“Amore più grande”. Noi animatori ci dobbiamo ricordare di questo sacrificio che Gesù ha fatto per l'umanità e per ciascuno di noi. Mettiamo al centro una relazione personale con il Signore che si è lasciato mettere in croce per ognuno di noi. Questo ci fa da richiamo al concetto di GRATUITÀ, al fatto che tutti dovrebbero prendere esempio da Gesù nelle proprie relazioni prima che nel servizio di animazione. È importante vivere l'amore caritatevole nei rapporti interpersonali. 2. Un altro punto che ci ha interrogato è l'argomento delle RESPONSABILITÀ. Nella lettera si parla di tre responsabilità: del proprio rapporto con Cristo, di una vita fraterna nella Chiesa, e nell'annuncio del Vangelo. Noi, come animatori, siamo chiamati a essere responsabili del cammino di crescita spirituale, personale e umano dei nostri ragazzi. Quindi, quando ci rendiamo disponibili a essere animatori ed educatori, dobbiamo mettere in conto che non prestiamo un servizio per noi stessi ma per una responsabilità: la crescita dei ragazzi. 3. Il tema della TESTIMONIANZA: l'animatore non opera all'interno della pastorale per insegnare qualcosa ai ragazzi, ma per trasmettergli un'esperienza di vita. Quindi, prima, deve essere responsabile del proprio cammino di crescita. Una figura educativa che sia portatore di testimonianza che diventa esempio proveniente dall'integrità di una persona, dal suo cammino di fede personale. 4. Un altro elemento fondamentale è il concetto di ACCOGLIENZA. Un'accoglienza rivolta, soprattutto, a chi è fuori dalle mura parrocchiali. Non bisogna dimenticare che, oltre alle attività nei gruppi e nell'animazione, c'è una grossa fetta di giovani che non fanno parte di questi percorsi. L'idea è quella di cercare di individuare strade che possano coinvolgerli. Strade, anche alternative, che passa- 5. Quali sono, dunque, gli obiettivi che si pone la regia educativa per l'anno pastorale in corso? Alla luce di questa riflessione, mettendo insieme anche tutti i percorsi della regia educativa, abbiamo individuato cinque mete per quest'anno. Ovviamente non escludono tutto il percorso educativo che abbiamo portato avanti negli anni passati, ovvero tutte le sensibilità che abbiamo raggiunto e che continuano ad essere presenti. A queste si aggiungono: 1. La volontà di USCIRE dalle parrocchie. Da un lato si va verso la macro-struttura della nostra Diocesi alla quale aderiamo poco, non abbiamo ancora coltivato questa attenzione aderendo a iniziative che ci permetterebbero di avere scambi con altre realtà ed altri giovani. L'obiettivo futuro è di aderire alle proposte diocesane per entrare in un discorso di Chiesa “allargata”. E, dall'altro, si vuole uscire verso quei ragazzi che non fanno parte dei nostri gruppi. È nostro impegno crescere in entrambe le direzioni. 2. Bisogna cogliere l'occasione per crescere umanamente all'interno della Regia Educativa (nei processi decisionali educativi) conoscendoci di più e dandoci delle occasioni di scambio informale; in modo che gli incontri non siano più, soltanto, un momento sterile di programmazione, di lavoro, ma siano anche occasione per conoscersi e per stare insieme. 3. Compito della pastorale giovanile è, anche, quello di prendersi maggior cura del tempo informale nostro e dei ragazzi. Abbiamo la grande risorsa dell'oratorio, che è una grande opportunità, ma che non è frequentato da noi educatori e dai giovani animatori in maniera sistematica e continuativa. Si popola il venerdì sera, in occasione delle varie attività dei gruppi adolescenziali, ma, durante la settimana, non è ancora diventato un centro di incontro riconosciuto; probabilmente è un'abitudine non ancora consolidata. Il pro- 6. Vi sono delle novità operative scaturite dall'ultimo incontro di regia educativa? Quest'anno ospiteremo i corsi di formazione per animatori della “NOI Torino”. Inoltre, abbiamo in programma di mettere a calendario due serate per i nostri adolescenti dei gruppi, dalla prima alla quinta superiore, di corsi per l'animazione che faremo noi internamente, al di là del corso della NOI Torino. Diversamente dagli altri anni, faremo sì che i nostri giovani colgano che l'animazione non è soltanto un servizio, ma è uno stile di vita. Non è solo concentrato in prossimità della preparazione dell'estate ragazzi ma è un percorso, sicuramente, più impegnativo: è uno stile che va fatto maturare e una consapevolezza che va accresciuta. Durante i due incontri, uno a novembre e uno a gennaio, recupereremo, e restituiremo ai più piccoli, il cammino formativo della NOI Torino dell'anno scorso a cui alcuni educatori hanno partecipato. 7. C'è un aspetto della lettera su cui la pastorale giovanile di Rivoli sente di dover accrescere la propria esperienza? Un appunto che il vescovo lascia è sul discorso della disabilità. Nei nostri oratori è una realtà molto presente, soprattutto negli appuntamenti quotidiani, ed è legata, soprattutto, alla fascia dei giovani. Noi abbiamo ben presente questa situazione e una sfida che dobbiamo intraprendere è quella di accogliere questi ragazzi rispettandone la loro dignità individuale. Accogliere la disabilità è una nostra precisa responsabilità educativa ma è altrettanto doveroso offrire un'opportunità che sia per L’AMORE PIù GRANDE no attraverso strumenti diversi dalla formazione esplicita, come i laboratori di danza, canto, teatro e lo sport. L'accoglienza quotidiana di questo oratorio passa per l'informalità e raggiunge un po' di più questi ragazzi che provengono da situazioni esterne. getto futuro è proprio quello di trasmettere l'idea che l'oratorio è un luogo che si può abitare sempre e che è parte di una comunità viva e giovane. 4. Altro obiettivo importante è il coinvolgimento dei nostri animatori più giovani nella responsabilità educativa. In questo momento, tutta la responsabilità educativa è carico degli animatori adulti, mentre i collaboratori più giovani vengono convocati solo quando ce n'è bisogno e a decisioni prese. La strada da percorrere è anche questa: restituire questa responsabilità, il che permetterà loro di essere parte attiva nel processo decisionale, altrimenti rischiano di rimanere meri esecutori. 5. Infine, altro punto cardine, è l'appuntamento della messa domenicale. All'interno di ogni gruppo deve essere forte l'intenzione a prendersi cura di questa responsabilità. Comprendere che, alla base del proprio percorso di formazione, impegno imprescindibile è la messa della domenica, questo incontro comunitario con la Parola e con Gesù eucaristico. Questi obiettivi si declinano in azioni concrete e individuabili, è responsabilità di ciascun gruppo sollecitare questo discorso della messa della domenica attraverso strategie esplicite ed implicite. L’AMORE PIù GRANDE loro stimolante: non posso sostituirla con una proposta che farei ad un bambino di terza elementare. Dentro a una dinamica inficiata nelle competenze, piuttosto che offrire proposte inadatte o inadeguate, è importante considerare un'opportunità aggregativa di accoglienza, calibrata e pensata. L'obiettivo è quello di inserirli in gruppi, in percorsi formativi, all'interno di una proposta di attività, di lavoro dentro le nostre realtà che, però, pongano l'attenzione sulla dimensione della disabilità. 8. Infine, il vescovo si augura che all'interno delle parrocchie nascano delle comunità di giovani le quali, finito il percorso dei gruppi, possano confrontarsi su quelli che sono i temi più svariati: dalla spiritualità all'attualità, in base all'esigenza di relazionarsi con una dimensione adulta. Qual è l'offerta della pastorale giovanile di Rivoli in tale direzione? Alcuni giovani, dai vent'anni in su, hanno costituito la Comunità Giovani, meglio conosciuta come Co.Gi.. All'interno della diocesi di Torino la comunità giovani, o comunque un gruppo così importante costituito essenzialmente da giovani è una perla rara, ce ne sono pochissime così popolate e strutturate. È un dono grande che abbiamo, è una comunità che si auto-forma tramite lo scambio quotidiano, personale. La Co.Gi. è nata con un taglio prettamente spirituale, di approfondimento della fede, le riflessioni riguardanti argomenti di attualità non sono molto frequenti ma ciò può essere un invito da accogliere per crescere anche in virtù di uno spirito di comunione e fratellanza. Intervista a cura di Jenny Agorà del sociale comune deve orientare a trovare le condizioni per un lavoro dignitoso, finalizzato alla persona, rispettoso della famiglia, fuori dalle logiche consumistiche. Un sistema-lavoro che riporti speranza tra i giovani e credibilità negli adulti che investono sulla formazione di questa generazione.Nuovo umanesimo che coinvolge anche un nuovo modello di sviluppo ispirato alla cooperazione e alla sussidiarietà, basato su stili di vita personale e sociale più sobri e solidali. Un cammino da realizzare con piccole scelte quotidiane, ma con un occhio particolare agli "orfani della città", ai tanti che vivono in solitudine, agli immigrati."Fare strada ai poveri senza farsi strada": un impegno per tutti, non solo per i politici. Un impegno necessario per parrocchie e comunità, non solo in questa situazione di necessità. I nostri santi sociali hanno già praticato queste strade in situazioni forse peggiori, affidandosi alla Provvidenza: erano "sociali" perché erano "santi"! L'Eucarestia ci ricorda l'impegno e la motivazione del nostro operare: "Fate questo in memoria di me!". La Sindone ci ricorda visivamente questo memoriale. In occasione dell'ostensione la comunità diocesana darà vita ad una significativa opera di carità rivolta ai malati gravi, soprattutto per significare quella tenerezza di Dio che il corpo martoriato della Sindone manifesta in modo palese. Nelle foto: locali interni del dormitorio “Il mantello di San Martino”. L’AMORE PIù GRANDE In un passo della Evangelii gaudium (EvG 71) il papa invita a guardare alla città con uno "sguardo contemplativo" e ripensarla come luogo e momento di incontro tra le persone, soprattutto per rispondere alle tante urgenze che oggi attraversano la "città dell'uomo": persone sempre più fragili, in situazioni sempre più incerte, che attraversano tutte le categorie, ma non possiamo accettare la cultura dello scarto! Come comunità dobbiamo reagire promuovendo e sostenendo un clima di vera fraternità: metodo di lavoro e di alleanze per costruire una piazza ideale, per dare spazio alla speranza soprattutto sui tre versanti dell'educazione, del lavoro e del welfare. Fraternità che caratterizza un nuovo umanesimo, centrato sulla persona, basato sulla solidarietà, avverso all'indifferenza e alla burocrazia, all'individualismo e all'egoismo settoriale. Per realizzare questo obiettivo occorre valorizzare la famiglia sia sul piano economico che culturale, dare ampio spazio alla formazione e all'educazione in senso ampio. Fondamentale in questo percorso il metodo della rete, superando settorialità ed egoismo degli interventi, determinato e coordinato dalla politica, quella vera, "la forma più alta di carità" come la chiamava Paolo VI. Ma determinante un patto sociale che ridia dignità attraverso il lavoro: il bene L’AMORE PIù GRANDE Intervista a Katja Agate, assessore alle Politiche sociali del Comune di Rivoli 1. Assessore Agate, l’arcivescovo Cesare ha dedicato un’intera sezione della sua ultima lettera pastorale al progetto dell’”Agorà del sociale”, uno dei grandi temi del cammino diocesano 2014-2015. Nella lettera, la città è intesa innanzitutto come luogo e occasione di incontro e confronto tra le persone. Esistono dei luoghi adibiti a tale scopo sul territorio rivolese? Alcuni luoghi - come ad esempio l’Informagiovani e i comitati di quartiere - esistono già, ma vanno rilanciati e implementati, anche nella direzione di una sinergia tra giovani e anziani, che troppo spesso non comunicano tra loro. I comitati di quartiere, ad esempio, sono una possibile occasione di incontro intergenerazionale, un luogo dove promuovere iniziative concrete. 2. Sempre secondo il vescovo, la città dovrebbe favorire un clima di fraternità che si concretizza nella solidarietà. A Rivoli esistono realtà istituzionali che promuovono iniziative solidali? Sì, e mi riferisco soprattutto al CEA e al CISA. Il primo (Commissione per l’emergenza abitativa), in cui sono presenti non i politici, ma i tecnici e la società civile, monitora e valuta le emergenze abitative presenti sul territorio comunale e assegna gli alloggi di edilizia residenziale pubblica attraverso appositi bandi. Il CISA, invece, riunisce i servizi socio assistenziali attivi sul territorio: servizi rivolti a tutti i cittadini (assistenza economica e assistenza sociale) e a specifiche categorie (ai minori e alle famiglie, alle persone anziane e ai disabili). Il CISA è una realtà molto complessa, ma senz’altro affascinante e ricca di opportunità, sui cui il Comune investe molto: circa 1.900.00 euro l’anno, 39 euro a cittadino. Orto del dormitorio 3. Il vescovo punta molto sulla necessità di determinare un nuovo "patto sociale" che ridia dignità alle persone attraverso il lavoro, un progetto che permetta di riportare speranza ai giovani e alle famiglie. Esistono degli esempi in tal senso nel nostro Comune? Possiamo fare due esempi. Recentemente, attraverso il progetto “Rivoli&Lavoro”, il Comune ha avviato oltre settanta tirocini con aziende locali rivolti a persone in cerca di occupazione. In cantiere c’è anche il progetto di riattivare il Servizio civile all’interno del Comune dopo anni di assenza (è stata presentata alla Regione la domanda per il 2015). 4. Il bisogno di una "piazza" che dia uno spazio all'educazione, al lavoro e al welfare finalizzato alla valorizzazione delle famiglie; quali sono i progetti del comune a tal proposito? Le idee sono tante, anche se poi ovviamente devono fare i conti con la mancanza delle risorse. Indubbiamente si sta assistendo a uno “sfilacciamento” della famiglia che va affrontato soprattutto da un punto di vista culturale ed educativo: lavorare all’interno delle scuole attraverso incontri, laboratori, spettacoli è molto importante, e le proposte del Comune vanno incrementate. Ritorniamo così anche alla questione degli spazi di dialogo (stavolta per le famiglie), che ci sono e che potrebbero essere sfruttati di più (a tale proposito penso, ad esempio, al Fondo Librario Femminile, la nuova sezione “al femminile“ della biblioteca presente da oltre due anni presso la scuola media ex “Primo Levi”, a Cascine Vica). Le parrocchie forniscono una grande mano in questo senso, come luoghi di relazioni positive: anche il dialogo e la “sinergia” tra Chiesa e istituzioni va coltivata. Intervista a cura di Stefano Coscia ESPERIENZE ESTIVE 31 Campi Estivi 2014: “Non arrendersi mai!” Dopo l'esperienza dell'Estate Ragazzi, come ogni anno, i ragazzi dalla prima alla terza media sono partiti per i campi estivi. La meta è stata borgata Grange della Valle, a Exilles, dal 7 al 21 luglio. Alcuni degli animatori partecipanti hanno voluto condividere la loro esperienza: il campo riesce a unire ragazzi e animatori sperimentando l'emozione di vivere una settimana insieme, come una grande famiglia, aiutandosi a vicenda nelle sfide proposte. Nonostante gli ostacoli siamo riusciti a passare un messaggio importante ai ragazzi: “Non arrendersi mai”. Uniti, abbiamo superato i nostri limiti, chi con più fatica, chi con meno. Insieme abbiamo raggiunto vette insperate sia spiritualmente, sia realmente arrivando ai "Quattro Denti" e, per i più temerari, al "Vaccarone" passando per un ghiacciaio. è stata un'esperienza unica che rimarrà, in noi, come una traccia indelebile, per sempre... Arrivederci al prossimo anno!!! Jose, Madalin, Andrea e Roberto Due settimane di amicizia e condivisione azzi, nel mese settimane di estate rag ili ab tic en im ind ro att ragazzi Dopo qu rrocchie di Rivoli, per i pa 4 lle de sta po pro la di Luglio 2014 mpo nella familiare a di due settimane di ca ell qu ta sta è , die me lle de nta animatori, nati da un’equipe di tre ag mp co Ac . erti Vib ia venturati ex-colon cento ragazzi si sono av i as qu i , ve ati uc ed ure il don e le fig notturni, cantando ori, serate casinò, giochi alla scoperta di nuovi tes ucciso la povendo di individuare chi ha rca ce ò, fal al no or int e r giorno insiem ttutto svelando giorno pe pra so ma , nta nte lco Ma ra Mirtilla o raggiunto i 3000 no al cuore. I ragazzi hann tutto ciò che ruota intor erienza della settila gita al Vaccarone, l’esp te ran du za ez alt di tri me e le difficoltà. ndo di affrontare insiem rca ce iti, un ha li più e zi hanno mana ch linconico perché i ragaz ma ’ po un to sta è oli Il ritorno a Riv e, amicizia e fratelclima di complicità, union un s, ille Ex a su to, cia las i gruppi Predò. ivere in oratorio durante riv rò pe o nn tra po e ch lanza Elena e Simone 32 ESPERIENZE ESTIVE People before borders - campo sui diritti umani organizzato a Lampedusa da Amnesty International Quest’estate, dal 20 al 27 luglio, ho partecipato ad un campo sui diritti umani organizzato da Amnesty International che si è tenuto a Lampedusa. Non sapevo nemmeno io a cosa andavo incontro, cosa aspettarmi, cosa avrei fatto. Avevo soprattutto una certa “diffidenza” del luogo, dovuta a dicerie e pensieri comuni che descrivono l’isola come “infestata” da gente di cui non si sa bene quali siano la razza e provenienza. Niente di più falso! La prima cosa che ho potuto vedere è che Lampedusa, oltre ad essere un’isola meravigliosa, è anche molto tranquilla, i paesani lo sono, e sono sconcertati dalla brutta e cattiva immagine che viene dipinta dai media di Lampedusa. Gli sbarchi continuano ad avvenire, certo… ma che le persone che arrivano rappresentino un problema serio per l’incolumità del nostro paese… è tutta un’altra cosa! E la paura è infondata. Le persone che sbarcano, vengono portate nei due “centri di accoglienza” anche se chiamarli “di accoglienza” è paradossale… visto che sono circondati da muri, tralicci, cancelli e filo spinato. Questi due centri al momento dovrebbero essere chiusi, poiché non sono a norma di legge, e non sono adatti a garantire una tutela adeguata a chi arriva… ma come spesso accade... ”l’emergenza” del momento, fa sì che si tralasci qualsiasi tipo di problema. Al campo eravamo circa 70 ragazzi provenienti da tutte le parti d’Italia. Durante i primi giorni abbiamo partecipato a diversi incontri formativi con avvocati, educatori e abitanti del luogo, per iniziare a capire ESPERIENZE ESTIVE davvero come stanno realmente le cose, come funzionano tutte le politiche in materia di immigrazione, le strategie che l’Italia e l’Europa hanno adottato e stanno adottando per “contenere” il problema. Da metà settimana in poi invece abbiamo cominciato ad attivarci nel vero senso della parola, organizzando una mobilitazione con il tema “people before borders”. Lo scopo di questa mobilitazione era di attirare l’attenzione; innanzitutto dei lampedusani, ma anche di tutti coloro che sentendo questo appello, o leggendo quello che stavamo facendo, si mobilitassero anch’essi, per fare tutto ciò che era in loro potere affinché fossero evitate morti in mare e per chiedere la protezione della vita e dei diritti dei migranti e dei rifugiati alla frontiera europea. Insieme a noi, hanno preso parte anche Hussain Majid e Said Ismal Yaccub, due ragazzi di 21 e 17 anni, rifugiati della Nigeria e del Camerun approdati a Lampedusa nel 2011 dopo un viaggio in mare dalla Libia. Venerdì 25 luglio, abbiamo organizzato la prima "veleggiata per i diritti umani", l’intento era appunto quello di chiedere ai leader dell'Unione europea di rispettare i diritti di migranti, rifugiati e richiedenti asilo e fermare le sempre più numerose morti in mare. Il messaggio che Amnesty International voleva mandare era chiaro: non si può più restare in silenzio di fronte alla continua perdita di vite umane in mare nella totale indifferenza degli stati membri dell'Ue. Negli ultimi mesi, Amnesty International aveva ripetutamente chiesto ai governi dell'Ue di rafforzare le attività di ricerca e soccorso nel mar Mediterraneo. Mentre lo sforzo intrapreso 33 dall'Italia con l'operazione "Mare nostrum" va apprezzato, è chiaro che rafforzare le attività di ricerca e soccorso in mare può essere fatto efficacemente solo attraverso un'azione congiunta cui tutti gli stati membri dell'Ue devono contribuire. Nel corso della giornata, abbiamo anche raccolto firme per l'appello che chiede ai leader europei il rispetto dei diritti umani dei migranti e dei rifugiati. Sono stati coinvolti anche bambine e bambini, che hanno scritto il loro messaggio su una vela e lo hanno firmato con le impronte delle mani. Ho imparato molto da questo campo, sicuramente sono entrata in contatto con una realtà che è molto vicina a noi, più di quanto crediamo. Le politiche e le prassi dell'Ue su immigrazione e asilo hanno avuto l'effetto di spingere le persone a intraprendere viaggi sempre più rischiosi. L'Europa e i suoi stati membri devono agire insieme per garantire ai rifugiati e richiedenti asilo canali sicuri e legali di accesso nell'Ue, aumentare il numero dei posti messi a disposizione per l'accoglienza degli stessi e assicurare protezione internazionale a chi, scappando da guerra e povertà, cerca di raggiunge le frontiere dell'Ue. Claudia Fornasari 34 ESPERIENZE ESTIVE Route nazionale 2014: con “coraggio” a San Rossore L'anno passato ha visto coinvolti i ragazzi tra i 16 e i 21 anni dei gruppi scout di Rivoli in un'avventura impegnativa ma altrettanto emozionante che si è conclusa con un evento straordinario: la Route Nazionale. Ci siamo, infatti "messi in cammino" assieme a 30.000 rover e scolte percorrendo dall’1 al 10 agosto le strade di Italia. I gruppi coinvolti sono stati più di 1.500, provenienti dalle 20 regioni italiane e da qualche paese straniero e hanno dato vita, prima di trovarsi tutti insieme a San Rossore, a 456 campi mobili in tutta Italia. Nonostante le cifre significative, non sono stati (solo) i numeri a rendere la partecipazione dei clan e noviziati delle nostre parrocchie un evento che resterà impresso nella memoria per molto tempo, è stato, probabilmente, il sentirsi parte di un’unica comunità spinta dalla voglia di stare insieme e riflettere sul Coraggio. L’Associazione AGESCI ha scelto proprio questo tema “perché vuole che i giovani si rendano conto che è il momento di diventare i protagonisti del cambiamento, costruttori del futuro.” Il protagonismo dei giovani è il tratto identificativo di tutto il percorso che ha portato alla Route Nazionale 2014 ed è iniziato molto tempo prima di agosto. Durante l’anno, infatti, i ragazzi hanno lavorato per capire cosa volesse dire per loro essere “coraggiosi”, per poi intraprendere un’azione che fosse espressione del loro impegno nella società in cui vivono. In seguito, all’inizio di agosto, si sono uniti con altre comunità r/s e hanno cominciato il loro cammino in varie parti d’Italia: l’Abruzzo per il Rivoli 1 e 4, il Trentino e le Marche per il Rivoli 2. Infine, il 6 agosto, la “Città delle tende” di San Rossore ha ospitato tutti i partecipanti, coinvolgendoli in laboratori, tavole rotonde, concerti e veglie, grazie anche all’aiuto dei volontari del One Team e di tutti coloro che hanno lavorato dietro le quinte per la buona riuscita dell’evento. In questa occasione si è scritta la Carta del Coraggio, un documento che sintetizza il pensiero e le richieste dei rover e delle scolte presenti e il loro impegno a mettersi concretamente al servizio degli altri. Ora che tutti sono tornati a casa e della Route resta solo qualche maglia rossa e una marea di selfie, la vera scommessa sarà mantenere non solo l’entusiasmo, ma anche la voglia di portare fuori dall’ambito scout le riflessioni scaturite dalla produzione della Carta del Coraggio e, soprattutto, di conservare l’ottimismo che spinge a credere che valga ancora la pena impegnarsi per un mondo migliore. ESPERIENZE ESTIVE 35 Branco FioreRosso Baume Oulx Reparto Thabor a Borno Branco Seonee a Exilles 36 ESPERIENZE ESTIVE 50 anni di verde, bianco e altri colori! Il Rivoli2 arriva nel Monferrato All’inizio dello scorso anno noi Comunità Capi ci siamo guardati in faccia, un po’ preoccupati. I mesi si prospettavano intensi e gli eventi numerosi, le nostre forze non dovevano essere da meno! E nonostante tutte le paure, i vari se e i ma… ce l’abbiamo fatta! I nostri 50 anni di gruppo li abbiamo festeggiati a dovere. Dal 1964 al 2014, eccoci qui. Probabilmente una festa del genere non si ripeterà mai più negli annali futuri del Rivoli 2. Anzi, di sicuro. Non tanto perché 50 sia un numero così speciale, nemmeno per il fatto che d’iscritti siamo stati per anni eccessivamente troppi per un gruppo scout, né tantomeno per il numero esorbitante di gadget, magliette e felpe che sono state prodotte e smerciate a iosa per tutti i mesi passati (da fare invidia ad un’industria tessile). Ma soprattutto perché quest’estate a luglio eravamo in 150 persone nello stesso posto e per lo stesso motivo: il nostro bellissimo campo di gruppo. A Frassinello Monferrato siamo stati per l’ultima volta due Branchi, due Reparti, due Clan e una Comunità Capi: Rocce Bianche, Seeonee, Sirio e Dragone, Peracrusà, La Rupe, Antarè. Un solo gruppo, una famiglia. Per 10 giorni abbiamo condiviso la stessa casa, lo stesso terreno. I Lupetti hanno dormito e mangiato insieme, i Reparti si sono accampati sotto lo stesso frutteto. Alla mattina ci svegliavamo sotto lo stesso sole, grazie allo stesso fischio. Abbiamo pregato insieme, giocato, mangiato. Le stelle le abbiamo osservate dalla stessa collina, i fuochi li abbiamo accesi con la stessa legna. Cambusieri e Capo cambusieri hanno vagato da una cambusa all’altra alla bisogna, per consigli o ingredienti mancanti. Marcello, il gestore, non ha mai detto di no a tutte le nostre richieste, neppure le più assurde. Abbiamo preso la stessa pioggia e temuti gli stessi fulmini, e sotto la stessa tettoia abbiamo fatto passare la paura. Le zanzare che ci hanno punti poi erano le stesse ed ESPERIENZE ESTIVE 37 erano tantissime. Ma noi, grazie al cielo, eravamo di più. Frassinello Monferrato non lo scorderemo tanto facilmente. Un po’ per il luogo (caldo, selvaggio ma molte suggestivo), ma soprattutto per le persone che l’hanno popolato. Dai Lupetti più piccoli fino ai noi Capi, ognuno di noi è stato parte di un grande disegno e una grande festa. Questo disegno è nato 50 anni fa, ed è nato verde e bianco: il Rivoli 2, il nostro gruppo scout. Per quanti anni è stato indivisibile così a Rivoli come a Rivalta! Da quest’anno però, da Frassinello, inizia un altro pezzetto di storia. Finalmente, dopo aver festeggiato cantato mangiato e ricordato i tempi che furono, abbiamo preso nuovi colori e dato alle polveri nuove idee. Il risultato di questo progetto, che si è concluso con un’altra grande festa, è la nascita del Rivalta di Torino 2: verde, blu e giallo. è stato bello percorrere insieme questi 50 anni, festeggiarli a dovere e vivere per un’ultima volta un’esperienza così bella, insieme. Frassinello Monferrato ci ha visti come un’unica famiglia. Ora iniziano nuove strade, nuovi percorsi da costruire, piste da seguire. Con l’augurio che possa essere ancora come un festa, e che i volti dei nostri ragazzi siano sempre sorridenti e gioiosi come in questo campo estivo, abbiamo piantato un nuovo albero: un ciliegio. Dai suoi fiori nasceranno nuovi frutti, e speriamo nuove esperienze, nuove persone, nuove ricorrenze da festeggiare. Clan La Rupe 38 ESPERIENZE ESTIVE Strade di coraggio… Diritti al futuro! “Noi, Rover e Scolte dell’Agesci, giovani cittadini italiani, riuniti a San Rossore, al termine di un anno che ci ha visti impegnati sul tema e sulle strade del coraggio, vogliamo oggi scrivere una Carta che racconti quello che abbiamo vissuto, che rappresenti i valori in cui ci riconosciamo e che dichiari il nostro impegno per l’Associazione, per il Paese e per la Chiesaa cui apparteniamo.”(Carta del Coraggio) Per noi clan Brownsea&Dreaming e noviziato G-random-I del Rivoli 1-4 la route nazionale è iniziata il 31 luglio con un lungo viaggio nelle cuccette di un treno che ci ha portato in Abruzzo, dove abbiamo incontrato i nostri compagni di strada: clan ospitante dell’Ortona1 e clan del Villarmassargia1 (Sardegna). I primi cinque giorni abbiamo camminato (che per noi rover e scolte non significa solo mettere un piede dopo l’altro ma conoscere se stessi e gli altri, nella gioia e nella fatica, sempre rigorosamente con lo zaino sulle spalle) e condiviso i progetti intrapresi durante l’anno, le tradizioni dei rispettivi gruppi e persino i piatti tipici delle nostre regioni; poi tutti i clan di formazione come il nostro hanno iniziato a confluire nel parco di San Rossore, in provincia di Pisa. Nel tardo pomeriggio le nostre tende erano già montate, ma per tutta la notte e il giorno successivo continuavano ad arrivare scout da ogni parte d’Italia: solo la seconda sera abbiamo finalmente potuto assistere alla tanto attesa cerimonia d’inaugurazione. 31.072 ragazzi scout, 1.543 unità, 800 volontari AGESCI, 456 route regionali, 104 scout stranieri, 74 ettari di terreno, 6 quartieri e 1 città di tende: ecco cos’è stata la route nazionale. Strade di coraggio, canti urlati a squarciagola, bans in dialetto, cibi in scatola, labo- ratori e tavole rotonde, preghiere sussurrate, migliaia di abbracci e baci gratuiti, molti sorrisi e anche qualche lacrima: ecco cos’è stata la route nazionale. Tra concerti e veglie rover, tra nuove amicizie e ospiti famosi, l’obiettivo principale di questo gigantesco incontro era ed è quello di scrivere e presentare la Carta del Coraggio: un documento che racchiude le idee in cui crediamo, un grido che lanciamo alle autorità per fare sentire la nostra voce, per dichiarare il nostro impegno verso il Paese e le istituzioni a cui apparteniamo. La Carta è già stata consegnata in forma ufficiale al Presidente del Consiglio Renzi e al Cardinal Bagnasco durante la cerimonia di chiusura e sarà distribuita presso i maggiori enti delle nostre città. Sperando che arrivi presto anche a voi, vi lasciamo con la pagina di diario di una nostra compagna di strada dopo aver vissuto questa esperienza. “Domenica 24 Agosto 2014 Quattordici giorni, due settimane. Un'eternità, un attimo. Sembra già tutto così lontano, eppure ne sono ancora completamente immersa. O come ha detto mia cugina oggi 'in botta da route'. Passare le ore cercando nuove storie su 'spotted route nazionale' in cui ritrovarsi, guardando foto e video, leggendo articoli e racconti, per poi tornare alla realtà e aver voglia di confrontarsi, ricordare e rivivere con chi sta provando esattamente lo stesso. Ah, dimenticavo il bere con un'amica dopo essersi raccontate ogni singolo istante della route, solamente per allontanarsi dalla realtà (come ha detto lei in un momento ispirato ma ben poco sobrio). Beh insomma, è passato un po' di tempo, ma io la route nazionale la continuo a vivere in ogni istante, gesto o parola. Ma quello che più mi riempie il cuore, è sapere che 32 mila persone stanno provando lo stesso. Perché la magia di tutto ciò è stata proprio quella di essere in migliaia con gli stessi ideali, la stessa voglia di fare, di esserci, di impegnare ore e ore dell'anno passato a riflettere e agire sul coraggio, di usare i Sebach o di mangiare le polpe di frutta bío. Potrei fare un elenco infinito. Perché poi eravamo e siamo tanti, ma tornati a casa siamo circondati da gente che non c'era.. E quindi come lo spieghi a uno che non ha mai fatto scout, che in quel di San Rossore se eri in coda per riempire la borraccia, iniziavi a ridere, scherzare e spintonarti con chiunque ti capitasse affianco? Come glielo dici che era normale addormentarsi uno sopra l'altra e poi svegliarsi con sconosciuti vicino, condividendo le poche ombre? Io ci ho provato in questi giorni, ma sono giunta alla conclusione che non puoi spiegarlo, puoi raccontarlo, ma non potranno mai capirti. Non potranno mai sentire quello che senti tu, vedendo certe foto. E poi ti continueranno a guardar storto durante alcuni racconti. Però tu sai che è proprio valsa la pena di perdere per la prima volta nella tua vita la voce, per giocare a 'uomini della filibusta' tra settori dell'Arena. E poi c'è anche chi ti capisce, ti completa le frasi, sorride e si emoziona in silenzio. Per me quello è mio papà che, dopo aver partecipato a quella dell'86, ora ha fatto un po' sua anche questa route nazionale. Sì, mi sto dilungando ma potrei andare avanti ore a scrivere di questa esperienza. Invece devo concludere e lo farò come ho concluso la verifica il penultimo giorno. Ho visto delle scintille negli occhi di chi mi ha parlato in questi 10 giorni, grazie!” ESPERIENZE ESTIVE 39 Nel cortile del vecchio oratorio… Solo da alcuni mesi faccio parte del gruppo Caritas di San Bartolomeo e come “l’ultima arrivata” mi hanno affidato un compito impegnativo: raccontare cosa si fa nel cortile del vecchio oratorio di via Roma. Prima di tutto ricordo che ci sono le sedi di due gruppi con progetti diversi: “Caritas” e “Scuci Ricuci”. La Caritas si occupa principalmente di assistere le famiglie e le persone in difficoltà economica con varie iniziative che vanno dalla distribuzione quindicinale delle borse viveri, ai progetti per sostegno allo studio (esempio doposcuola gratuito). Il laboratorio “Scuci Ricuci” invece si occupa del confezionamento di svariati oggetti (borse, grembiuli, cestini, ecc. ecc.) tutti ottenuti dal recupero di abbigliamento e/o biancheria usata che vengono riutilizzati con fantasia e buon gusto senza sprecare nulla. Le due attività si intersecano e concordano anche dei progetti comuni, come l’ultima iniziativa promossa attraverso la proposta di marmellate (prodotte da una ditta artigiana), per la raccolta fondi da destinarsi come sempre a chi ha bisogno. Per rendere più accattivante la confezione si è pensato di arricchire il barattolo con una copertura sul tappo ed è proprio in occasione del “confezionamento” che, inaspettatamente, si sta realizzando uno degli scopi fondamentali del nostro impegno: aiutarsi a vicenda per star meglio. Unitamente alle volontarie alcune donne di nazionalità e religione diversa si adoperano attorno ai tavoli per ritagliare la stoffa, fissarla ai vasetti e legare i bigliettini di ringraziamento per l’offerta. Si intendono perfettamente nei semplici gesti e sembra che si conoscano da sempre. Netta è la sensazione di operare nella giusta direzione per un’accoglienza fatta non solo di “cose materiali” (che pure sono indispensabili) ma anche di sentimenti che superano le diversità, i pregiudizi e offrono la possibilità a chi è stato “assistito” di collaborare e restituire la disponibilità ricevuta. Sarà il piccolo granello di senape che sta germogliando? È quello che noi volontari speriamo sinceramente e che ci dà rinnovato entusiasmo nel continuare tutte le iniziative che ogni giorno cerchiamo di promuovere. Piccoli progetti che uniscono e creano aggregazione, senza grandi discorsi, con sincera ed efficace solidarie- tà. Grazie all’impegno di tutti anche l’inaugurazione dei locali recentemente rinnovati è stata, oltre a un’occasione per fare una bella festa, anche un’opportunità per avvicinarci dal punto di vista culinario, infatti fra i vari piatti preparati per l’occasione spiccava anche un’ottima specialità marocchina. Fiorenza Laboratorio “Scuci... ...e Ricuci” Orario: Martedì, Mercoledì, Giovedì dalle 9.30 alle 12.30 40 BATTESIMO Battesimi Oratorio Stella - ore 21 Via F.lli Piol, 44 Alla Stella ACCOGLIENZA DELLE FAMIGLIE - Tutti i sabati dalle ore 16.00 alle 17.45 in Ufficio Parrocchiale è presente una coppia dell’équipe battesimale. GENNAIO 2015 Incontro: 7 gennaio Battesimo: 11 gennaio - ore 11 FEBBRAIO 2015 Incontri: 21, 28 gennaio Presentazione (ore 11) e Battesimo (ore 15.30): 1 febbraio MARZO 2015 Incontri: 18 marzo e 1° aprile Presentazione (ore 11): 22 marzo Battesimi: Sabato 4 aprile (Veglia Pasquale) - ore 21.00 Domenica 5 aprile (Pasqua) – ore 11.00 APRILE 2015 Incontri: 8, 15 aprile Presentazione (ore 11) e Battesimo (ore 15.30): 19 aprile MAGGIO 2015 Incontri: 29 aprile, 6 maggio Presentazione (ore 11) e Battesimo (ore 15.30): 10 maggio Incontri: 13, 27 maggio Presentazione (ore 11) e Battesimo (ore 15.30): 31 maggio GIUGNO 2015 Incontri: 29 maggio, 5 giugno Presentazione (ore 11) e Battesimo (ore 15.30): 9 giugno Incontri: 10, 17 giugno Presentazione (ore 11) e Battesimo (ore 15.30): 21 giugno A San Bernardo 11 gennaio - ore 11 - Festa dei Battezzati MARZO 2015: Incontri: 11, 18, 25 marzo Presentazione e Battesimo: 12 aprile (ore 16) MAGGIO - GIUGNO 2015: Incontri: 7, 14, 21 maggio Presentazione: 17 maggio, 7 giugno Battesimo: 24 maggio, 14 giugno (ore 16) SETTEMBRE 2015: Incontri: 10, 17, 24 settembre Presentazione: 20 settembre Battesimo: 27 settembre (ore 16) NOVEMBRE 2015 Incontri: 4, 11, 18 novembre Presentazione: 15 novembre Battesimo: 22 novembre (ore 16) Le date degli incontri sono fisse, le date dei battesimi variabili, possibili Battesimi anche durante le Messe e le Veglie di Natale e Pasqua. A San Martino Celebrazione comunitaria del Battesimo Chiesa di San Martino - ore 15 Battesimi 11 gennaio - ore 15, 1 febbraio - ore 14.30, 4 aprile (Veglia Pasquale) - ore 21 ore 15: 5 aprile (Pasqua), 26 aprile, 17 maggio, 14 e 28 giugno, 13 e 27 settembre, 25 ottobre SOLIDARIETà 41 Formare se stessi per servire meglio gli altri dall’Esortazione Apostolica di Papa Francesco “Evangelii gaudium” “Dalla nostra fede in Cristo fattosi povero, e sempre vicino ai poveri e agli esclusi, deriva la preoccupazione per lo sviluppo integrale dei più abbandonati della società. Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri, in modo che essi possano integrarsi pienamente nella società; questo suppone che siamo docili e attenti ad ascoltare il grido del povero e soccorrerlo. La Chiesa ha riconosciuto che l’esigenza di ascoltare questo grido deriva dalla stessa opera liberatrice della grazia in ciascuno di noi, per cui non si tratta di una missione riservata solo ad alcuni.” La Caritas Unità Pastorale di Rivoli propone quattro incontri per conoscere le povertà, non solo economiche, e gli strumenti per accompagnare chi è in situazione di difficoltà. UNA FEDE OPEROSA TESTIMONIATA A TUTTI Azioni per concretizzare il mandato Caritas partendo dai poveri Giovedì 05 febbraio – ore 20,45 Oratorio Stella (Via F.lli Piol Rivoli) CARITà CHE ACCOGLIE, AMA, PERDONA Gli strumenti Caritas: l’ascolto e l’accompagnamento II serata – giovedì 12 febbraio – h. 20,45 Oratorio Stella (Via F.lli Piol Rivoli) CARITà è FAMIGLIA: INSIEME COME FRATELLI Tecniche di lavoro di équipe e di condivisione III serata – giovedì 19 febbraio – h. 20,45 Oratorio San Giovanni Bosco, sala Domenico Savio (Via Stupinigi 3 Cascine Vica Rivoli) IL CORAGGIO DI RAGGIUNGERE TUTTE LE PERIFERIE Interventi per animare la comunità parrocchiale e il territorio IV serata – giovedì 26 febbraio – h. 20,45 Oratorio San Giovanni Bosco, sala Domenico Savio (Via Stupinigi 3 Cascine Vica Rivoli) Gli incontri sono rivolti a tutte le persone che vogliono essere sensibilizzate per riconoscere e ascoltare chi si trova in situazioni di povertà e per chi è interessato ad animare nella carità le comunità parrocchiali e il territorio. Per informazioni o chiarimenti è possibile contattare Michele Burzio al cellulare: 333.337.83.89. 42 INSERTO IN ARTE Continuiamo l’appuntamento con l’Inserto in Arte, rubrica creativa delle Parrocchie di Rivoli. Dallo scorso numero sono successe molte cose, molti eventi hanno avuto luogo e altrettanti progetti stanno pian piano prendendo forma. Ecco quindi altri spunti creativi per le vostre menti! Continuate a seguirci per sapere sempre più sui progetti in corso! INSERTO IN ARTE L’ARTE DI SCRIVERE CANZONI Quando si scrive una canzone si inizia uno straordinario viaggio all’interno della propria mente, del proprio cuore e della propria anima. Ogni parola che viene impressa sul foglio parte dal più profondo dell’autore e senza filtri, con verità e schiettezza. Ogni canzone che scriviamo è una freccia scagliata al cuore della gente. Se arriva a destinazione può fare cose grandi, se manchiamo il bersaglio abbiamo perso un' occasione, perché attraverso la musica possiamo dire più cose di quanto la nostra bocca possa dire e credo che proprio per questo motivo la musica ci salverà. Nella mia esperienza, piccola o grande che sia, ho capito che indipendentemente dal colore della pelle, dal ceto sociale, dalla posizione politica e dalla religione, la musica ha la capacità di unire e mettere in relazione persone apparentemente lontane. Sono convinto che il mondo sarebbe più pulito se la gente imparasse a suonare insieme. Andrea Piccirillo L’ARTE DEL DISEGNO Il disegno non è solo un'arte da museo. È libertà a portata di mano, senza i limiti di un quadro. Puoi partire da una semplice linea, tracciata senza pensare, e creare qualcosa di nuovo e creativo, ovunque! Spesso mi trovo a disegnare sul banco o nel poco spazio ricavato apposta nei fogli dei libri di scuola. In quei pochi attimi mi sento libero, in sintonia con la mia mano che scorre ispirata da un'emozione, una canzone o perfino dalla lezione di matematica. Jose Bommaci INSERTO IN ARTE GIUSEPPE DE BARTOLO IL PENSIERO CHE ILLUMINA SE STESSO Dall'11 ottobre al 23 novembre la Casa del Conte Verde, situata in via Fratelli Piol, ha ospitato la mostra "Il pensiero che illumina se stesso" del compianto Giuseppe De Bartolo. L’artista, nato a Bari e poi trasferitosi a Torino con la moglie, è stato insegnante di grafica pubblicitaria presso l'istituto Albe Steiner di Torino ed è vissuto a Rivoli con la moglie. La sua arte mostra una pittura materica di tipo astratto, caratterizzata da colori forti miscelati direttamente sulla tela. Presenza costante della pittura di De Bartolo è il suo particolare uso delle sabbie, tanto che nella didascalia di ogni opera viene precisato il luogo di provenienza di ciascuna (tra cui Kenya, Italia, Inghilterra, Terra Santa ecc...). In ogni opera dell'artista si può inoltre leggere un riferimento (esplicito o implicito) alla Fede cristiana: una pagina della liturgia delle ore, uno spartito di un canto a Maria, una piccola croce di metallo, oppure la raffigurazione di un bastone da pellegrino o della "sora luna" di San Francesco. Una pittura cha riesce a mettere insieme la contemporaneità astratta e l'arte religiosa, riuscendo quindi a figurare una perfetta visione di un'arte sacra contemporanea: una bellezza creata da un accostamento inusuale ma sicuramente positivo e interessante. Mattia Gaido 43 GRUPPI 44 Compagnia delle Dame d’onore di S. Maria della Stella Verso la fine del 13° secolo, la collina rivolese, in particolare nella sua parte più elevata, è fitta di alberi e cespugli e vi passa la” strada di Francia” detta anche la via “ francigena”, percorsa da pellegrini e da briganti. Una luce che persiste da vari giorni, simile a una stella, quasi alla sommità della collina, sollecita curiosità e interrogativi nella popolazione rivolese. Dopo alcune ricerche e scavi dove splendeva la luce, fra il terriccio e il fogliame, ai piedi di un albero di melograno, viene rinvenuta una statuetta in legno di cedro raffigurante la Madonna che tiene in braccio il Bambino. Da quel momento nasce nei rivolesi una particolare e profonda devozione per la Madonna che viene invocata come “Madonna della Stella”. Sul luogo del ritrovamento che è dove si trova il campanile romanico, viene costruita prima una Cappelletta e poi una chiesa che sarà chiamata “Collegiata” e verrà distrutta in seguito dai francesi, con buona parte di Rivoli. Nei secoli successivi, la devozione per la Madonna della Stella cresce sempre più tra i rivolesi e il 17 settembre 1899 il Cardinale Richelmy, Arcivescovo di Torino, incorona con una corona d’oro l’antica statuetta, consacrando la Madonna della Stella Patrona della città di Rivoli e del territorio. Da allora, venne deciso di celebrare ogni anno la terza domenica di settembre la festività della Madonna della Stella. Poiché negli anni successivi tutta la popolazione, e in particolare le donne di Rivoli, si prodigavano affinché la festa della Madonna della Stella venisse celebrata nel migliore dei modi con fede e religiosità, su proposta dell’allora Canonico Mattioda, il Card. Richelmy istituì, in data 3 novembre 1901, la Compagnia delle Dame di onore di S. Maria della Stella con lo scopo di promuovere il culto alla Madonna con l’esempio di una vita cristiana, di preghiera e di carità verso i fratelli nella vita quotidiana, concorrere alla preparazione e al finanziamento della relativa festa. Da allora le adesioni alla Compagnia si fecero sempre più numerose, crescendo fino a circa 600 unità e le Dame partecipano alle processioni portando al collo la medaglia con l’effigie della Madonna che ciascuna riceve al momento della adesione alla Compagnia, seguendo lo stendardo che rappresenta il ritrovamento della statua di Maria. Purtroppo, col passare del tempo, il numero delle aderenti diminuisce di anno in anno: il notevole afflusso di persone da altre Regioni ha sostanzialmente modificato la composizione della popolazione di Rivoli: non tutte le nuove famiglie immigrate hanno avuto modo di conoscere la storia del miracoloso ritrovamento della statua, contemporaneamente le famiglie originarie del territorio si sono ridotte, molte delle iscritte alla Compagnia, sono tornate alla Casa del Padre e le iscrizione di nuove scarseggiano. La Madonna, nostra Madre celeste, ci attende come sempre, se volete care amiche di Rivoli, potete aderire alla Compagnia delle Dame di Onore della Madonna della Stella. Voglia la Vergine aiutarci e sostenerci nel cammino sempre più travagliato della vita, noi ci affidiamo a Lei, ogni giorno, fiduciose che la nostra preghiera non resterà inascoltata. Per le eventuali adesioni alla Compagnia, rivolgersi in Ufficio Parrocchiale. Liliana e Mariella IN LIBRERIA 45 Non dirmi che hai paura “Non dirmi che hai paura” di Giuseppe Catozzella è un libro affascinante da assaporare, ma difficile da raccontare, perché si rischia di farlo diventare “solo” la storia di una ragazzina con le ali ai piedi. Certo è la vicenda vera di Samìa, che a 8 anni decide di voler correre e vincere per la sua Somalia e che, per vivere il suo sogno, si allena in continuazione, senza scarpe, su strade sterrate, piene di buchi, di rifiuti, di testimonianze della guerra, con vestiti rimediati e, quando i fondamentalisti prendono il potere, di nascosto e impac- Betlemme, Natale 2013, albero fatto di filo spinato e bombe a mano. ciata dal burqa. Ma è anche la storia della Somalia, ex-colonia italiana, una terra al limite della sopravvivenza; è una storia di determinazione e coraggio, di affetti familiari, di povertà, di tradimenti… È la storia del padre di Samìa, che la incoraggia: “Se davvero ci credi, allora un giorno guiderai la liberazione delle donne somale dalla schiavitù in cui gli uomini le hanno poste. Sarai la loro guida, piccola guerriera mia”. È lui che, con grandi sacrifici, le procura prima una fascia per il sudore e finalmente una paio di scarpe da ginnastica. È la storia della partecipazione di Samìa alle Olimpiadi di Pechino del 2008, dove arriva ultima, ma davanti a uno stadio in cui tutti si alzano in piedi per rendere omaggio alla ragazzina magra e malvestita che corre per il suo paese. Dopo Pechino, Londra! Ma qualcosa si inceppa: Samìa capisce che l’unico modo per avverare il suo ideale di riscatto e di vittoria, è intraprendere il Viaggio, verso l’Europa, verso paesi dove si possa respirare un’aria che non puzzi sempre e solo di polvere da sparo. Seguendola nel suo Viaggio, fatto di fatica, di soprusi, di continue estorsioni, di sabbia, di prigione, ma anche di tanta solidarietà, forse riusciremo a capire meglio (e quindi a non respingere) perché per i popoli in guerra e/o in povertà estrema sia un elemento di speranza che almeno qualcuno ce la faccia a evadere verso la libertà, e perché, perciò, tutti quelli che possono, contribuiscano ad aiutare chi parte. Paola Cornaglia La vicenda vera di Samìa, che a 8 anni decide di correre e vincere per la sua Somalia e che, per vivere il suo sogno, si allena in continuazione, senza scarpe, su strade sterrate... SCUOLA di FAMIGLIA Costruire benessere nelle relazioni IX edizione 2014-2015 11 gennaio 2015 - Un canto di famiglia: alla ricerca della sintonizzazione - Giorgio Guiot 8 febbraio 2015 - Scene da un matrimonio: la tutela dell’intimità di una coppia - Roberto Mirante 15 marzo 2015 - Questa casa non è un albergo! Con-dividere l’organizzazione quotidiana - Monica Sergi Gli incontri a tema si svolgono di domenica pomeriggio nell’Oratorio Don Bosco (via Stupinigi, 1 – Rivoli) dalle 17.15 alle 19. È garantito un servizio di baby-sitters. 46 AVVISI Cammino verso la Cresima per giovani e adulti Ogni lunedì alla Stella dal 12 gennaio al 6 aprile dalle ore 21 alle 22,30. Celebrazione il 12 aprile alle ore 11 alla Stella. Ri-cominciamo? Cammino nella fede per adulti Vespri e Catechesi con don Paolo alla Stella tutte le domeniche dalle 17 alle 17,30. Lettura commentata di un breve testo tratto dal Catechismo degli Adulti Incontri del martedì a M.I.A. Tutte le settimane: Chiesa aperta dalle 8,30 alle 12 con disponibilità di un confessore. Messa alle ore 9. Alla sera chiesa aperta dalle 20,30; compieta alle 20,45 e riflessione sui comandamenti nella vita quotidiana (21 - 22.00). Serate Martedì 25 novembre San Francesco “Liturgia della Parola” don Paolo Tomatis Martedì 24 marzo 2015 Oratorio Stella “L’ostensione della Sindone” don Giuseppe Ghiberti E pose la sua tenda in mezzo a noi Da martedì 16 dicembre a martedì 23 dicembre: ore 6.00 - S. Messa alla Stella ore 6,45 - Lodi in tenda ADORAZIONE tutto il giorno ore 20,45 - Compieta in tenda e chiusura Itinerari per fidanzati Giovedì - ore 21.00 - Stella Gennaio: 15, 22, 29. Febbraio: 5, 7 e 8 (Ritiro), 12, 19, 26. Marzo: 5 Aprile: 12, 19, 26. Maggio: 3, 9 e 10 (Ritiro), 15, 24, 31. Giugno: 7 Ministri della COMUNIONE a domicilio Per le persone anziane o ammalate che desiderano ricevere la Comunione in casa è possibile rivolgersi in parrocchia per concordare gli incontri a domicilio. Gruppi anziani AMICIZIA - San Bernardo - Lunedì 15.00-18.00 NONNI E NONNE - San Bartolomeo - Mercoledì 15.30 (Messa) - 18.00 ETÀ D’ORO - San Martino - Giovedì 14.30 - 18.00 ORE SERENE – Stella - Martedì dalle 14.30 alle 18.00 SPIRITUALITÀ - Martedì 24 marzo - ore 15.00 - Via Crucis alla Stella PELLEGRINAGGIO - Giovedì 14 maggio al Sacro Monte di Varallo (Vercelli) FESTA di FINE ANNO - Maggio 2015 – San Bernardo Coro Polifonico Interparrocchiale I prossimi incontri: 28 gennaio - ore 21.00 Stella, 25 febbraio - ore 21.00 S.Francesco 25 marzo - ore 21.00 Stella, 29 aprile - ore 21.00 S.Francesco ANAGRAFE PARROCCHIALE 47 BATTEZZATI San Bartolomeo: Romagnolo Mattia, Romagnolo Alice, Sinico Carlotta, Carollo Leonardo San Bernardo: Givoca Ginevra, Beltrame Alessandro, Magnifico Ludovico, Basaglia Elisa, Albanesi Sofia, Mosso Davide, Binetti Edoardo, Dinoia Federica, Rosi Bianca, Viola Giorgia. San Martino: Evangelista Alice, Bordin Simone, Castaldi Azzurra, Fuda Giada, Musso Chanel, Barone Isabel, Parrello Iacopo, Bertagna Mattia, Trapella Iris, Burrello Chiara, Iacobuzio Virginia, Scitano Lorenzo, Corda Margherita, Nervo Aurora. Santa Maria della Stella: Andreello Diego, Andreello Fabio, Borgarel Riccardo Francesco, D’Aiuto Beatrice, Racca Beatrice, Scivitarro Daniele, Bilardo Sofia, Malandrin Fabrizio, Mantovani Jonathan, Sassano Sara, Sismondi Alberto Fabrizio, Berto Ginevra, Bigiodi Alessandro Angelo, Giordano Diego, Pasquariello Francesca. SPOSI San Bartolomeo: Rispoli Andrea e Rovera Ilaria. San Bernardo: Romeo Giuseppe e Fantoni Elena, Diprima Davide e Querro Nicoletta. San Martino: Ferrero Pietro Stefano e Ferrero Gerel Nasnyrouna, Vincenzi Simone e Capra Valentina, Rovoletto Stefano e Bergero Ramona, Sportello Luigi e Vittone Elisa Emanuela, Leone Carmelo e Marturano Maria Grazia, Amari Andrea e Perrino Helena Debora, Mancusi Fabio e Petralia Melania, Bramardi Marco e Pilone Simona, Trapella Fabio Nicolò e Marino Giulia. Santa Maria della Stella: Guglielmone Luca e Starita Elena, Paladino Michele e Aiezza Margherita, Scansetti Marco e Goitre Ilaria. dal 1o agosto al 31 ottobre 2014 DEFUNTI San Bartolomeo: Scaglia Armando (86), Soffietti Michele (92), Giardino Margherita (93), Manzin Valnea (86), Riccardi Luigi (86), Giardino Ilario (72), Pennisi Giuseppa (77), Cordero Giovanna (86). San Bernardo: Camedda Pietro Michele (78), Piva Luigi (83), Travan Renata ved. Chioetto (69), Genovese Mario (70), Brero Maria Teresa (85), Murgia Rosalba ved. Agri (75), Mautino Giselda ved. Tabone (75), D’Ambrosio Michelina ved. Alessi (77), Bossi Anna ved. Leonardi (86), Pilloni Remo (85). San Martino: Zaffino Rosario, Morello Enrica (97), Borsero Paola, Tonini Bossi Eugenio (83), Demichele Angiolina (74), Doria Luigi (77), Rovoletto Anna (61), De Stefani Elena (84), Audisio Pier Luigi (74), Vietti Franca (81). Santa Maria della Stella: Pregnolato Walter (77), Murgiano Salvatore (88), Sansone Francesco (89), Gilli Felice Riccardo (70), Boaretto Elide (88), Palma Agnese (91), Radice Ellerina (71), Ceccarelli Rita (70), Gandolfi Attilio (67), Novarese Felice (85), Caldera Enrico (94), Albesano Giuliana (86), Aiello Maria Grazia (84), Buscemi Vittorio Pasquale (77), Vigna Giacomino (72), Gheduzzi Ugo (88), Crepaldi Livia ved. Zamariola (86), Santandrea Evolo (80), Fanelli Francesco (81), Leonardo Giovanna in Bongani (47), Patriarca Nella in Ferro (65), Vettorello Mario (77), Contrini Elda (94), Gala Savina ved. Quarta (92), Gianoglio Severina ved. D’Aquila (87), Benvenuto Tullio (76), De Bartolo Giuseppe (67), Cutaia Pietra ved. D’Amico (96), Giacoletti Pierina ved. Bertolotto (89), Cominotto Umberto (55), Cursio Luigi (69), Saglia Isidoro (82), Angeloni Domenico (83), Piva Gian Franco (64), Cicerchia Rodolfo (85). 48 NUMERI UTILI Segreterie parrocchiali Santa Maria della Stella Via Fratelli Piol, 44 tel. 011.9586479 - fax 011.9516291 [email protected] Orari: da lun. a sab. ore 8.30-12; da mar. a ven. anche 15-17.30 Succursale: Gesù Salvatore - Via Cavour, 40 San Bartolomeo Apostolo Via Roma, 149 - tel. e fax 011.9580245 Orari: da lun. a sab. 9.00-11,30; merc. anche 16.00-18.00 Succursale: San Francesco - Via Adamello, 6 San Bernardo Abate Via Beltramo, 2 - tel. 011.9584950 Orari: da mar. a ven. ore 10-11 San Martino Vescovo Via S.Martino, 3 - tel. e fax 011.9587910 Orari: mar. ore 9-11; merc. ore 16-18; gio. 9.30-11; sab. 9-11. Succursali: San Rocco - P.za S. Rocco M.I.A. - P.za Cavallero Sacerdoti don Giovanni Isonni - cell. 339.6604141 e-mail: [email protected] don Andrea Zani - cell. 347.8437134 e-mail: [email protected] don Angiolino Cobelli - cell. 338.6841684 e-mail: [email protected] don Paolo Ravarini - cell. 347.2390527 e-mail: [email protected] don Mauro Petrarulo - cell. 328.546.69.34 e-mail: [email protected] Diaconi Bruno Zanini (S.Martino) cell. 349.2304161 Lorenzo Cuccotti (S.Bernardo) tel. 011.9585914 Giuseppe Peca (San Bartolomeo) cell. 327.0598222 Religiosi e religiose Missionari della Consolata Via 1° Maggio 3 - tel. 011.9586791 e-mail: [email protected] padre Giordano Rigamonti cell. 333.3339205 [email protected] Padri Giuseppini del Murialdo Corso Francia, 15 - telefono: 011.9503666 [email protected] Figlie della Carità di San Vincenzo De’ Paoli Via Grandi, 5 - tel. 011.9561715 [email protected] Canonichesse Lateranensi di Santa Croce (regolari di Sant’Agostino) Via Querro, 52 - tel. 011.9586296 [email protected] SANTE MESSE - Prospetto in base all’orario settimanale LUNEDÌ SABATO 06.30 - Monastero Via Querro 06.30 - Monastero Via Querro 17.00 - San Martino 18.00 - Santa Maria della Stella 18.00 - San Bernardo 18.00 - San Francesco 18.30 - M.I.A. MARTEDÌ 06.30 - Monastero Via Querro 09.00 - San Bartolomeo 09.00 - M.I.A. 18.00 - Santa Maria della Stella 18.00 - San Bernardo DOMENICA MERCOLEDÌ 07.30 - Monastero Via Querro 08.00 - Santa Maria della Stella 09.00 - San Bartolomeo 09.00 - San Bernardo 09.30 - Gesù Salvatore 10.00 - San Martino 10.30 - San Francesco 11.00 - Santa Maria della Stella 11.00 - San Bernardo 11.15 - M.I.A. 15.00 - Ospedale 18.00 - Santa Maria della Stella 19.00 - San Rocco 06.30 - Monastero Via Querro 08.00 - San Rocco 08.30 - San Bernardo 15.30 - San Francesco 18.00 - Santa Maria della Stella GIOVEDÌ 06.30 - Monastero Via Querro 09.00 - San Bartolomeo 09.00 - San Martino 18.00 - Santa Maria della Stella 18.00 - San Bernardo VENERDÌ 06.30 - Monastero Via Querro 09.00 - San Bartolomeo 09.00 - Gesù Salvatore 18.00 - San Bernardo 18.00 - Santa Maria della Stella SANTE MESSE - Prospetto in base alle chiese CHIESE LUN San Bartolomeo San Francesco San Bernardo San Martino San Rocco M.I.A. Santa Maria della Stella Gesù Salvatore Ospedale Monastero V.Querro FERIALI MAR MER 09.00 15.30 18.00 18.00 GIO VEN 09.00 09.00 08.30 18.00 09.00 08.00 09.00 18.00 18.00 18.00 18.00 09.00 06.30 06.30 ORATORIO STELLA Da Lun a Gio 16.00-19.00 Venerdì 15.00-19.00 20.30-23.00 Sabato 15.00-18.00 Domenica 15.00-18.00 06.30 06.30 06.30 FESTIVE SAB DOM 09.00 18.00 10.30 18.00 09.00 11.00 17.00 10.00 19.00 18.30 11.15 18.00 08.00 11.00 18.00 09.30 15.00 06.30 07.30 Clicca sul nostro sito: www.parrocchierivoli.it Puoi visitarlo, iscriverti, scrivere e darci preziosi suggerimenti per arricchirlo e migliorarlo: [email protected].
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