GE-Book Napoli 2014 L'economia locale dal punto vista della Camera di commercio Il presente Rapporto è stato realizzato da un gruppo di ricerca di Si.Camera – Sistema Camerale Servizi -, coordinato da Alessandro Rinaldi. Al gruppo redazionale hanno partecipato: Riccardo Achilli, Antonietta Del Bove, Paola Graziano, Francesca Loi, Mirko Menghini, Luca Piccinno, Daria Pignalosa e Stefania Vacca. 1 INDICE Introduzione ............................................................................................................... 3 Sintesi ......................................................................................................................... 4 1. Le stime di contabilità territoriale ............................................................................ 7 2. Le ultime indicazioni congiunturali dalle imprese ................................................... 12 3. Il benessere delle famiglie: reddito, consumi, ricchezza e povertà .......................... 17 4. Struttura ed evoluzione del sistema imprenditoriale .............................................. 24 5. Domanda e offerta nel mercato del lavoro ............................................................. 32 6. I rapporti tra imprese e sistema bancario ............................................................... 42 7. L’internazionalizzazione commerciale .................................................................... 48 8. La dotazione ricettiva e l’attrazione dei flussi turistici ............................................ 53 9. Le filiere emergenti dell’economia: cultura, mare e ambiente ................................ 59 2 Introduzione In occasione della XII edizione della Giornata dell’economia, Unioncamere, con il supporto tecnico di Si.Camera – Società del Sistema delle Camere di commercio -, ha avviato una nuova modalità di organizzazione e diffusione delle proprie analisi sull’economia reale, a partire dall’utilizzo e messa a valore del vasto patrimonio di dati e indicatori territoriali a disposizione del sistema camerale. Tale innovazione prevede un’azione sistemica ed integrata su più livelli, con uno stretto collegamento tra Unioncamere e le sedi regionali aderenti. Un’azione che culmina con la produzione di tre documenti digitali che rientrano nella collana denominata “GE-book”. Tra questi, “Rapporto Italia. L'economia reale dal punto di vista delle Camere di commercio”, rappresenta il prodotto da cui origina e prende spunto tutta l’attività di ricerca territoriale del sistema camerale. Il Rapporto, articolato in dieci capitoli e trenta paragrafi, spazia su vari ambiti, a partire dalla lettura della congiuntura economica e dei più recenti dati di demografia imprenditoriale di fonte camerale, fino a temi connessi con le strategie delle imprese, la competitività internazionale, il mercato del lavoro, le relazioni tra aziende e sistema bancario. Al suo interno, è incluso un focus di approfondimento che sintetizza i risultati di una ricerca monografica che rappresenta il momento di riflessione statistica-economica di Unioncamere su temi e ambiti di attualità. Per la Giornata dell’economia 2014, la monografia “Rapporto Unioncamere 2014. Imprese, comunità e creazione di valore” analizza il ruolo delle imprese familiari nell’economia e nella società italiana. Dal rapporto nazionale Ge-book 2014 origina “Cifre e immagini dell'economia italiana”, un altro prodotto digitale di rapida lettura, che restituisce in sintesi infografica le chiavi analitiche che emergono dal rapporto. A conclusione della collana annuale di ricerca, sarà inoltre divulgata un’ampia appendice di carattere statistico, anch’essa sotto forma di e-book, che annovera oltre 300 tabelle di dati e informazioni statistiche regionali e provinciali. Gli stessi prodotti (il rapporto nazionale, la sintesi infografica e l’appendice statistica) sono a loro volta reinterpretati in chiave territoriale, per quelle regioni che sposano il modello qui presentato. Unioncamere Campania è stata una delle prime sedi regionali del Sistema camerale ad aderire, organizzando, assieme alle singole Camere di commercio campane e oltre alle tre pubblicazioni digitali appena ricordate, la redazione di cinque report territoriali (nominati per l’appunto Ge-book provinciali) che sintetizzano tutte le informazioni statistiche provinciali derivanti dal Rapporto regionale, al fine di essere presentati in occasione della Giornata dell’Economia 2014. 3 Sintesi La crisi economica internazionale degli ultimi anni ha duramente colpito e penalizzato le economie occidentali, tra cui certamente quelle dell’area comunitaria. In particolare, le più esposte al debito e caratterizzate da maggiori fragilità strutturali, ancora non riescono ad uscire dal guado, costrette ad effettuare politiche restrittive in un momento in cui il quadro congiunturale appare essenzialmente debole. Tra queste vi è l’Italia che, soprattutto nell’ultimo biennio, ha manifestato maggiori difficoltà, soprattutto per quanto riguarda le oportunità occupazionali. Nel panorama nazionale, poi, emerge la dicotomia tra l’evoluzione negativa del mercato interno e la crescita del mercato estero, con effetti incisivi in quei territori come il Mezzogiorno, caratterizzato da tassi di crescita inferiori al livello nazionale e una minore propensione all’internazionalizzazione. In linea con quanto appena affermato, l’economia napoletana sperimenta un andamento altalenante, che si riflette in un calo medio annuo del valore aggiunto che, a partire dal 2009, si attesta sullo 0,9% (a fronte di un più contenuto -0,4% registrato nel contesto regionale). Ciò comporta un netto degrado del valore aggiunto per abitante, con la provincia in esame che scivola dall’89-mo al 92-mo posto nella graduatoria della province italiane. Lo scenario economico significativamente recessivo sperimentato dalla provincia di Napoli è frutto anche del processo di de-industrializzazione evidenziabile per quasi tutte le economie meridionali. Il comparto dei servizi, ad oggi, assorbe una quota di valore aggiunto pari all’84,9%, ovvero ben 11 punti in più rispetto alla media nazionale. Un terziario così rilevante, sebbene contenga al suo interno realtà virtuose, sembra sbilanciato verso il commercio al dettaglio, e più nello specifico, in attività a scarso valore aggiunto, il che comporta un freno per la ripresa dell’attività economica della provincia. In termini previsionali, tuttavia, si evidenzia come le imprese manifatturiere napoletane che scommettono su un miglioramento dei livelli di fatturato, per il secondo trimestre 2014, aumentino, al cospetto di una riduzione, molto consistente, delle stesse che prevedono un ulteriore peggioramento. Tale ottimismo si evidenzia anche fra le imprese commerciali che segnalano una previsione, seppur più moderata, di miglioramento. La recessione ha ricadute sul reddito disponibile delle famiglie che perde, fra 2009 e 2012, in termini reali, di oltre 8 punti del potere di acquisto effettivo. Sebbene tale indicatore, in pro capite, sia il più alto fra tutte le province campane, Napoli si colloca in un non certo brillante 90-mo posto. D’altra parte, se si esamina lo stock di ricchezza posseduto dalle famiglie, la provincia si pone all’85-mo posto, evidenziando una dotazione patrimoniale piuttosto insoddisfacente. Come 4 nel resto del Mezzogiorno, le scelte di allocazione del risparmio si rilevano piuttosto prudenziali, privilegiando i beni immobili. Con il 25,9% di indice di povertà, il più alto della Campania, ed il ventesimo valore più elevato fra le 107 province italiane, Napoli presenta un assetto sociale squilibrato in termini distributivi. Tutto ciò impatta negativamente sui consumi, che fra 2008 e 2012, subiscono un calo medio pari ad un decimo di punto all’anno, peggiore rispetto al trend meridionale e nazionale del medesimo periodo. Lo stesso schema di spesa privilegia i consumi indifferibili, a detrimento di quelli secondari. Il tessuto produttivo napoletano è cresciuto numericamente durante gli anni della crisi, sia pur a tassi molto più modesti di quelli pre-crisi. Ovviamente, ciò non significa affatto che la crisi non incida nel tessuto del sistema produttivo locale, poiché essa induce un forte decremento delle imprese effettivamente attive. Inoltre, i dati sulle cessazioni d’impresa appaiono nuovamente in forte crescita nel 2013. Crescono anche le ditte individuali. Tale singolare trend dipende dal fatto che la quota di società di capitali sul totale è già superiore alla media, per cui Napoli ha già portato a termine il processo di ristrutturazione del suo sistema produttivo. La crescita del numero di imprese straniere (anche se la loro quota è ancora marginale) e, soprattutto, di quelle giovanili, dinamizza il sistema produttivo provinciale, anche se queste ultime sono particolarmente instabili (perché il tasso di cessazione specifico è elevato). La partecipazione al mercato del lavoro è aumentata, portando il tasso di attività al 49,5%. A fronte di una maggiore pressione dal lato dell’offerta, l’occupazione provinciale è scesa di poco più di 99.000 unità, di cui 2.300 nel solo anno 2013, anche se, in confronto con i primi anni, il ritmo di riduzione dell’occupazione sembra rallentare. I processi di degrado occupazionale, a fronte di una crescente partecipazione al mercato del lavoro, si sono scaricati inevitabilmente sul bacino di disoccupazione, che nel 2013 cresce di 143.300 unità rispetto al 2007, concentrando il 62% di tutti i disoccupati regionali. Peraltro, a differenza della media, il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni, nel 2013, cresce, sotto la spinta della componente straordinaria e in deroga, cioè del segmento che rappresenta le crisi occupazionali più delicate. Con più di 29 milioni di ore autorizzate nel 2013, Napoli rischia di vedere ulteriormente crescere il suo bacino di disoccupazione anche nel 2014 e nel 2015, per effetto della fine del periodo di copertura dei beneficiari attuali. Nel primo trimestre 2014, le assunzioni previste dalle imprese provinciali sono in larga misura attivate dalle costruzioni (forse in uscita dalla fase più critica della sua crisi), dal manifatturiero, dal commercio, dai servizi turistici e da quelli alla persona, e dalle imprese più piccole. Le assunzioni a tempo indeterminato saranno poche, e la richiesta di esperienza pregressa penalizzerà le assunzioni giovanili. I profili richiesti sono soprattutto quelli di operaio specializzato e professioni della vendita e del commercio, per cui le assunzioni fra i 5 laureati saranno scarse. Il mercato creditizio partenopeo, nel 2013, risulta connotato da un aumento della raccolta, e contestualmente da una riduzione degli impieghi, che da un lato porta il rapporto fra questi due parametri su valori più prudenziali per gli istituti bancari, ma dall’altro riduce la liquidità netta a disposizione del circuito economico locale. Tale contrazione creditizia è agevolata anche dall’incremento delle sofferenze, anche se la situazione appare meno grave di quella di altre province campane. L’economia napoletana vede, anche nel 2013, la prosecuzione di un miglioramento del saldo commerciale, tuttavia ancora negativo. Il miglioramento del saldo è, peraltro, interamente ascrivibile al forte calo delle importazioni come effetto di un rallentamento della domanda interna per consumi, poiché anche le esportazioni, per il secondo anno consecutivo, si riducono, mettendo in luce un problema di competitività internazionale. Nel dettaglio settoriale emerge come il 27% dell’export è costituito da mezzi di trasporto, grazie alla presenza della Fiat/Alfa e dei cantieri navali, seguono, con circa il 14% ciascuno, l’agroindustria, il tessile/abbigliamento e la farmaceutica. E’ importante il posizionamento commerciale sul mercato USA, tuttavia, negli ultimi cinque anni, la crescita relativamente più rapida di export, si concentra sull’America Latina, seguita dagli USA e dall’Asia Orientale, in uno sforzo di riposizionamento commerciale teso a reperire nuovi sbocchi commerciali. Il turismo presenta una ricettività molto sviluppata, ed una alta qualità del segmento alberghiero. Nel comparto complementare, l’esplosione dei B&B sta riducendo la dimensione media delle strutture. I flussi sono in crescita, soprattutto grazie all’incremento dei turisti stranieri. Stabile la permanenza media, simile al dato nazionale. Le filiere emergenti attraverso le quali Napoli può rilanciare una nuova fase di sviluppo sono quella culturale e creativa, l’industria del mare, la green economy. La prima assorbe il 4,2% del valore aggiunto e dell’occupazione, con margini di ulteriore sviluppo, e si basa sulla cultura e lo spettacolo. La seconda rappresenta il 5,7% del valore aggiunto, e si basa su turismo e cantieristica. La terza vede un 17,6% di imprese che investono in metodi green (soprattutto per ridurre i costi di materie ed energia) con una incidenza ancora inferiore al dato nazionale. 6 1. Le stime di contabilità territoriale La lunga recessione iniziata nel 2007 negli Stati Uniti con l’esplosione di una bolla finanziaria aggravata, poi, dalla crisi dei debiti sovrani del 2010, ha prodotto effetti particolarmente negativi per quelle economie, come l’Italia, che hanno dovuto procedere a severi consolidamenti fiscali, dovendo colmare il gap con le realtà più stabili. Conseguenza di ciò, è stato per l’Italia, un tasso di crescita negativo che, nel periodo 2009-2013, raggiunge un ritmo medio annuo pari all’1,5%, scendendo fino al -1,9% nel 2013. Si tratta di un andamento peggiore rispetto a quanto sperimentato dalla media dei Paesi dell’area-euro, e che risulta meno grave solo rispetto ai dati di Grecia, Cipro e Slovenia. Dinamica del Prodotto Interno Lordo in Italia e nei Paesi dell’Unione Europea Anni 2012-2013 (variazioni percentuali annue reali) 2012-2011 Lettonia Estonia Lituania Polonia Slovacchia Austria Svezia Germania Bulgaria Malta Romania Regno Unito Irlanda Francia Belgio Lussemburgo UNIONE EUROPEA Danimarca EURO AREA Finlandia Repubblica Ceca Peasi Bassi Spagna Ungheria Croazia Cipro ITALIA Slovenia Portogallo Grecia-7,0 -0,1 -0,2 -0,4 -0,4 -0,7 -1,0 -1,0 -1,2 -1,6 -1,7 -1,9 -2,4 -2,4 -2,5 -3,2 2013-2012 2,0 1,8 0,9 0,9 0,7 0,6 0,6 0,6 0,3 0,2 0,0 -8,0 -6,0 -4,0 -2,0 0,0 2,0 Lettonia Romania Lituania Malta Lussemburgo Regno Unito Polonia Svezia Ungheria Slovacchia Bulgaria Estonia Austria Germania Danimarca Francia Belgio UNIONE EUROPEA Irlanda EURO AREA Peasi Bassi Repubblica Ceca Croazia Slovenia Spagna Finlandia Portogallo ITALIA Grecia Cipro 5,2 3,9 3,7 4,0 6,0 8,0 -3,9 -5,4 -0,3 -0,4 -0,8 -0,9 -1,0 -1,1 -1,2 -1,4 -1,4 -1,9 4,1 3,5 3,3 2,4 2,1 1,7 1,6 1,5 1,1 0,9 0,9 0,8 0,4 0,4 0,4 0,2 0,2 0,1 -8,0 -6,0 -4,0 -2,0 0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Eurostat La recessione propagatasi lungo tutti i territori è stata di certo anche alimentata dall’andamento della domanda interna che, nella specifica componente dei consumi, ha subìto, un andamento piuttosto negativo. 7 La componente di domanda per consumi, impoverita da un mercato del lavoro fragile e frastagliato, infatti, non solo decresce a partire dalla fine del 2011, ma si allontana sempre più dalla media comunitaria. In Italia, poi, tale trend si è innestato all’interno di un contesto sempre più caratterizzato da una dicotomia tra le tendenze del mercato interno, in declino ormai da numerosi trimestri, e quella sperimentata dal mercato estero, invece, sempre più dinamico e strategico. Tale constazione risulta fondamentale per comprendere come le prospettive di sviluppo di contesti territoriali quali quelli del Mezzogiorno, sostanzialmente chiusi dal punto di vista dell’internazionalizzazione e eccessivamente specializzati nel commercio al dettaglio, appaiano particorlarmente difficoltose. Evoluzione trimestrale della domanda per consumi finali nei principali Paesi comunitari e nell’Unione europea Anni 2009-2013 (Numeri indice con base I trimestre 2009=100,0) 130,00 125,00 120,00 115,00 110,00 105,00 100,00 95,00 Unione europea a 27 Germania Spagna Francia ITALIA Regno Unito Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Eurostat In tali condizioni, l’economia campana subisce, infatti, fra il 2009 e il 2013, un andamento del valore aggiunto persino peggiore rispetto a quello, già recessivo, sperimentato dall’Italia nel suo insieme. In termini nominali, infatti, nel periodo considerato, il valore aggiunto regionale si riduce di 0,6 punti percentuali. Fra il 2002 e il 2013, il sistema economico della regione appare così sostanzialmente avvitato in una spirale di allontanamento dalle sue prospettive di sviluppo, come mostra il valore aggiunto procapite, che se nel 2002 era pari al 63,6% della media nazionale, nel 2013 scende al 61,8%, perdendo così 1,8 punti. Una dinamica che appare peggiore anche rispetto allo 8 stesso contesto meridionale di riferimento e che la allontana ancora di più dalla media nazionale. Valore aggiunto a prezzi correnti delle province campane, del Mezzogiorno e dell’Italia Anni 2002, 2009, 2012 e 2013 (valori assoluti in milioni di euro e variazioni percentuali medie annue) Valori assoluti (milioni di euro) Variazioni percentuali medie annue 2002 2009 2012 2013 2013-2012 2013-2009 2013-2002 Caserta 10.117,5 11.501,4 11.235,5 Benevento 3.776,7 3.985,0 4.036,0 11.171,5 -0,6 -0,7 0,9 3.939,4 -2,4 -0,3 0,4 Napoli 39.928,4 46.433,6 45.079,5 44.715,1 -0,8 -0,9 1,0 Avellino 5.850,9 6.674,4 6.630,2 6.608,0 -0,3 -0,2 1,1 Salerno 14.794,1 16.504,8 16.888,5 16.659,1 -1,4 0,2 1,1 CAMPANIA 74.467,7 85.099,1 83.869,7 83.093,2 -0,9 -0,6 1,0 MEZZOGIORNO 279.549,6 321.961,0 320.182,2 316.498,3 -1,2 -0,4 1,1 1.171.457,1 1.368.574,1 1.402.772,8 1.396.786,0 -0,4 0,5 1,6 ITALIA Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Unioncamere - Istat - Fondazione Istituto Guglielmo Tagliacarne La regione ha, quindi, risentito maggiormente, non solo rispetto al Centro Nord, ma anche al resto del Mezzogiorno, di una incapacità di avvicinarsi, negli anni pre-crisi, al suo tasso di crescita potenziale, subendo, a partire dal 2008, anche gli effetti del ciclo macroeconomico generale. Un fallimento che è, in primo luogo, conseguenza dell’efficacia delle politiche di sviluppo regionale di questi ultimi 11 anni, e che, peraltro, mette in luce un quadro molto diversificato fra le diverse province campane. Valore aggiunto procapite a prezzi correnti delle province campane, del Mezzogiorno e dell’Italia Anni 2002, 2009, 2012 e 2013 (valori assoluti in euro e numeri indice con base Italia=100,0) Valori pro capite Numeri indice (Italia=100,0) 2002 2009 2012 2013 2002 2009 2012 2013 Caserta 11.864 12.863 12.388 12.298 57,8 55,5 52,6 52,7 Benevento 13.189 13.890 14.206 13.925 64,2 60,0 60,3 59,7 Napoli 13.055 15.215 14.759 14.646 63,6 65,7 62,6 62,8 Avellino 13.642 15.455 15.466 15.463 66,4 66,7 65,6 66,3 Salerno 13.791 15.146 15.451 15.249 67,2 65,4 65,6 65,4 CAMPANIA 13.066 14.789 14.543 14.415 63,6 63,9 61,7 61,8 MEZZOGIORNO 13.639 15.621 15.532 15.357 66,4 67,5 65,9 65,8 ITALIA 20.531 23.159 23.560 23.333 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Unioncamere - Istat - Fondazione Istituto Guglielmo Tagliacarne Nello specifico, la provincia di Napoli, sperimenta un andamento altalenante delle sue dinamiche di sviluppo, registrando, nel rispetto delle altre province, una crescita più efficace durante gli anni antecendenti la crisi economica ma, più significativa nel periodo successivo. La ciclità del sistema economico della provincia si riflette così in un calo medio annuo del 9 valore aggiunto che, a partire dal 2009, si attesta sullo 0,9%, a fronte di un più contenuto 0,4% registrato nel contesto regionale. Graduatorie delle prime venti province per valore aggiunto procapite Anni 2009 e 2013 (valori assoluti in euro) Pos. Province 2009 Pos. Province 2013 1 Milano 41.268 1 Milano 42.217 2 Bolzano 32.826 2 Bolzano 34.178 3 Bologna 31.276 3 Bologna 33.424 4 Roma 31.250 4 Trieste 30.823 5 Modena 30.082 5 Roma 30.592 6 Trieste 29.308 6 Aosta 29.906 7 Aosta 29.255 7 Forlì-Cesena 29.475 8 Firenze 29.133 8 Modena 29.425 9 Verona 28.929 9 Parma 29.303 10 Parma 28.881 10 Firenze 28.910 11 Forlì-Cesena 28.492 11 Padova 28.357 12 Reggio Emilia 27.885 12 Mantova 28.138 13 Trento 27.546 13 Ravenna 27.948 14 Vicenza 26.793 14 Trento 27.621 15 Mantova 26.773 15 Vicenza 27.571 16 Monza-Brianza 26.593 16 Verona 27.537 17 Bergamo 26.533 17 Belluno 27.412 18 Padova 26.514 18 Reggio Emilia 27.357 19 Rimini 26.389 19 Rimini 27.262 20 Treviso 26.320 20 Sondrio 27.212 86 Avellino 15.455 87 Avellino 15.463 89 Napoli 15.215 89 Salerno 15.249 90 Salerno 15.146 92 Napoli 14.646 97 Benevento 13.890 98 Benevento 13.925 108 Caserta 12.863 107 Caserta 12.298 ITALIA 23.159 ITALIA 23.333 Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Unioncamere-Istituto G. Tagliacarne e Istat Conseguenza diretta di ciò è chiaramente un peggioramento in termini di valore aggiunto procapite disponibile che, se nel 2009, con 15.215 euro collocava la provincia all’89esimo posto della graduatoria stilata in senso decrescente sulla base di tale indicatore, nel 2013 con una riduzione di 569 euro, la posiziona al 92esimo posto. 10 Valore aggiunto a prezzi correnti delle province campane, del Mezzogiorno e dell’Italia per settore Anno 2012 (valori assoluti in milioni di euro e composizioni percentuali) Valori assoluti Industria Agricoltura, silvicoltura e pesca Industria in senso stretto Costruzioni Totale Industria Caserta 617,6 1.252,3 740,9 Benevento 236,4 445,9 259,6 Napoli 509,6 4.375,9 Avellino 231,4 Salerno 769,8 CAMPANIA Servizi Totale 1.993,2 8.624,7 11.235,5 705,5 3.094,1 4.036,0 1.936,7 6.312,5 38.257,3 45.079,5 1.027,3 385,8 1.413,1 4.985,6 6.630,2 1.924,4 922,2 2.846,6 13.272,2 16.888,5 2.364,9 9.025,7 4.245,2 13.270,9 68.233,9 83.869,7 MEZZOGIORNO 11.192,4 36.767,1 19.361,2 56.128,3 252.861,5 320.182,2 ITALIA 28.168,4 257.618,3 82.354,0 339.972,3 1.034.632,4 1.402.772,8 Servizi Totale Composizioni percentuali Agricoltura, silvicoltura e pesca Industria Industria in senso stretto Costruzioni Totale Industria Caserta 5,5 11,1 6,6 17,7 76,8 100,0 Benevento 5,9 11,0 6,4 17,5 76,7 100,0 Napoli 1,1 9,7 4,3 14,0 84,9 100,0 Avellino 3,5 15,5 5,8 21,3 75,2 100,0 Salerno 4,6 11,4 5,5 16,9 78,6 100,0 CAMPANIA 2,8 10,8 5,1 15,8 81,4 100,0 MEZZOGIORNO 3,5 11,5 6,0 17,5 79,0 100,0 ITALIA 2,0 18,4 5,9 24,2 73,8 100,0 Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Unioncamere - Istat - Fondazione Istituto Guglielmo Tagliacarne Lo scenario economico significativamente recessivo sperimentato dalla provincia di Napoli, e che ha portato, come analizzato, ad un peggioramento in termini di livelli di ricchezza disponibili sul territorio, è frutto anche del processo di deindustrializzazione, soprattutto della componente manifatturiera, che ha interessato il territorio campano durante questi anni. Il peso del valore aggiunto industriale si attesta in provincia di Napoli, al 2012, al 14% a fronte del 15,8% rilevato a livello regionale, del 17,5% meridionale e del 24,2% a livello nazionale; si tratta di una cifra pari in termini assoluti a 4.375,9 milioni di euro. Una struttura produttiva disomogenea che, così strutturata, porta il comparto dei servizi ad assorbire una quota di valore aggiunto pari all’84,9%, ovvero oltre tre punti percentuali sopra la media regionale (81,4%) e ben 11 punti in più rispetto la media nazionale. Si tratta di un valore problematico, in quanto il settore dei servizi rappresenta un’attività economica che, sebbene contenga al suo interno realtà virtuose come il turismo o i servizi avanzati e Ict, risulta costituita in misura preponderante da attività marginali e senza prospettive di mercato e che, quindi, ostacolano la ripresa dell’attività economica della provincia di Napoli. 11 2. Le ultime indicazioni congiunturali dalle imprese Uno scenario economico come quello attuale caratterizzato da profonde difficoltà ed incertezze ha, negli ultimi mesi, indebolito ulteriormente le capacità produttive della nostra Penisola, sino a provocare, in alcuni casi, l’erosione di buona parte del capitale imprenditoriale esistente. Come visto, la provincia di Napoli, in tale contesto, con un sistema imprenditoriale tra i più significativi di tutto il Mezzogiorno, sperimenta problematiche flessioni della propria base produttiva, assistendo ad un vero e proprio processo di deidustrializzazione che determina evidenti problematiche e ricadute anche a livello sociale. Proprio per questo, appare opportuno affiancare ad una disamina squisitamente statistica del tessuto imprenditoriale della provincia, un’analisi più vicina al sentiment degli imprenditori che possa meglio cogliere le difficoltà sperimentate dal tessuto economico della provincia e le eventuali prospettive di ripresa. Questo perché le aspettative degli imprenditori costituiscono un indicatore realistico della possibile evoluzione delle dinamiche di mercato in quanto è proprio in base alle attese che le imprese indirizzano le proprie decisioni di investimento. Questo sarà reso possibile attraverso la disamina delle risultanze relative alle indagini congiunturali che il Centro Studi Unioncamere, per conto di Unioncamere Campania, effettua trimestralmente sulle imprese campane dell’industria manifatturia e del commercio al dettaglio. Nello specifico, per quanto riguarda il sistema manifatturiero, l’indagine congiunturale campana si rivolge trimestralmente a 570 aziende con almeno un dipendente. Si tratta di una survey specifica all’interno della quale viene esplicitamente chiesto agli imprenditori di dichiarare l’andamento di alcuni indicatori fondamentali per un’attività economica, quali il fatturato e la produzione, sia in termini congiunturali sia in termini tendenziali. Ampio spazio è inoltre fornito alle previsioni per il trimestre successivo per gli stessi indicatori. Andamento del fatturato totale delle imprese manifatturiere delle provincie campane I trimestre 2014 (valori percentuali e variazioni tendenziali percentuali) IV trimestre 2013 / I trimestre 2014 Aumento Stabilità I trimestre 2013 / I trimestre 2014 I trimestre 2014 / II trimestre 2014 Diminuzione Aumento Stabilità Diminuzione Stabilità Diminuzione Avellino 3,0 75,2 21,8 4,8 74,5 20,7 Var. % Aumento -2,6 20,8 74,8 4,4 Benevento 18,1 63,4 18,5 20,8 63,2 15,9 -0,1 16,6 72,7 10,6 Caserta 16,9 59,2 23,9 32,5 51,8 15,7 0,2 39,2 53,8 7,0 Napoli 14,4 58,1 27,5 13,2 58,7 28,1 -1,8 31,2 60,9 7,9 Salerno 7,5 74,5 18,0 9,0 72,6 18,4 -1,5 19,8 73,2 6,9 CAMPANIA 12,3 63,8 23,9 14,7 62,6 22,8 -1,5 28,0 64,6 7,4 Fonte: Unioncamere – Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera per la regione Campania 12 Il fatturato delle imprese manifatturiere napoletane segnala, al primo trimestre 2014, un calo tendenziale dell’1,8%, registrando la flessione più incisiva fra tutte le province della Campania e superiore di 0,3 punti percentuali rispetto a quanto sperimentato dal contesto regionale di riferimento (-1,5%). In termini previsionali, tuttavia, si evidenzia come le imprese napoletane che prevedono un miglioramento dei livelli di fatturato, per il secondo trimestre 2014, passi dal 16,9% dei primi tre mesi dell’anno al 31,2%, cui si associa una riduzione, molto consistente, delle imprese che prevedono un ulteriore peggioramento (dal 27,5% al 7,9%). Andamento tendenziale del fatturato estero delle imprese manifatturiere delle province campane I trimestre 2014 (valori percentuali*) Aumento Stabilità Diminuzione Var. % Avellino 40,5 47,4 12,1 1,1 Benevento 33,1 61,5 5,3 1,8 Caserta 58,1 34,1 7,8 3,0 Napoli 26,6 59,7 13,7 0,2 Salerno 48,9 29,2 22,0 -0,1 CAMPANIA 34,9 52,0 13,2 0,7 * solo imprese esportatrici Fonte: Unioncamere – Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera per la regione Campania Si intravede pertanto, almeno nelle previsioni degli imprenditori campani, la messa in atto di un percorso di recupero che potrebbe essere in grado di invertire la tendenza recessiva dell’economia provinciale e che, con ogni probabilità, prende avvio dalle dinamiche più salutari offerte dai mercati internazionali. Infatti, il fatturato estero delle imprese manifatturiere della provincia di Napoli registra un lieve incremento in termini tendenziali (+0,2%), sebbene appaia di intensità inferiore rispetto quanto sperimentato da qualsiasi altro contesto territoriale, ad eccezione della provincia di Salerno (-0,1%). Andamento della produzione delle imprese manifatturiere delle provincie campane I trimestre 2014 (valori percentuali e variazioni tendenziali percentuali) IV trimestre 2013 / I trimestre 2014 I trimestre 2013 / I trimestre 2014 I trimestre 2014 / II trimestre 2014 Aumento Stabilità Diminuzione Aumento Stabilità Avellino 8,0 70,6 21,4 13,3 71,7 Diminuzione Var. % Aumento Stabilità 15,0 -1,8 20,7 75,0 Diminuzione 4,4 Benevento 21,2 59,6 19,2 23,6 61,6 14,8 0,1 27,5 61,6 10,9 Caserta 27,9 57,9 14,2 32,4 54,0 13,7 0,1 34,0 55,8 10,2 Napoli 23,1 58,2 18,6 26,0 61,6 12,4 0,3 30,8 61,5 7,7 Salerno 8,4 71,2 20,3 9,3 75,1 15,6 -1,1 20,2 71,9 7,9 CAMPANIA 19,0 62,3 18,7 21,9 64,4 13,7 -0,3 27,8 64,3 7,9 Fonte: Unioncamere – Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera per la regione Campania 13 I livelli produttivi sembrano, anch’essi, suscettibili di una certa accelerazione in corso d’anno. Dopo essere rimasti sostanzialmente stabili tra il primo trimestre 2013 e i primi tre mesi del 2014 (+0,3%) essi, infatti, saranno, nel secondo trimestre 2014, in aumento per il 30,8% delle imprese manifatturiere campane, una quota più alta di quella regionale, anch’essa in aumento, rispetto il 23,1% registrato nel primo trimestre. Le imprese che prevedono, per il secondo trimestre 2014, un’ulteriore diminuzione dei volumi produttivi scende al 7,7%, registrando un valore che appare leggermente inferiore rispetto alla media della regione (7,9%), ma in significativa riduzione rispetto quanto invece si rilevava per il trimestre passato (18,6%). Andamento degli ordinativi delle imprese manifatturiere delle provincie campane I trimestre 2014 (valori percentuali e variazioni percentuali) IV trimestre 2013 / I trimestre 2014 I trimestre 2013 / I trimestre 2014 Aumento Stabilità Diminuzione I trimestre 2014 / II trimestre 2014 Aumento Stabilità Diminuzione Var. % Aumento Stabilità Diminuzione Avellino 2,7 72,7 24,6 7,8 75,3 17,0 -2,2 20,7 74,6 4,7 Benevento 21,2 57,2 21,6 20,7 61,0 18,3 -1,0 25,8 62,8 11,4 Caserta 32,3 57,3 10,4 30,2 57,0 12,7 1,2 26,6 62,5 10,9 Napoli 16,5 58,2 25,3 19,0 61,8 19,1 -1,0 28,3 61,2 10,5 Salerno 14,7 68,6 16,7 9,1 74,6 16,2 -1,8 20,0 73,2 6,9 CAMPANIA 17,2 61,8 21,0 17,5 65,2 17,3 -0,9 25,3 65,4 9,2 Fonte: Unioncamere – Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera per la regione Campania La ripresa in atto si trasferisce anche agli ordinativi che, dopo essere scesi di un punto tendenziale al primo trimestre dell’anno, al secondo trimestre sembrano dirigersi verso prospettive di sviluppo per il 28,3% delle imprese manifatturiere, un valore di tre punti al di sopra della media campana, e quasi 12 punti in più rispetto al primo trimestre. Grado di utilizzo e settimane di produzione degli impianti delle imprese manifatturiere campane I trimestre 2014 (valori percentuali) Grado di utilizzo degli impianti Settimane di produzione Benevento Benevento 77,8 Salerno Napoli 76,5 Napoli 75,7 CAMPANIA 75,2 Avellino 68,0 70,0 72,0 Avellino 7,9 CAMPANIA 7,7 6,6 Salerno 70,9 66,0 8,5 Caserta 75,0 Caserta 13,9 74,0 76,0 78,0 80,0 4,9 0,0 5,0 Fonte: Unioncamere – Indagine congiunturale sull’industria manifatturiera per la regione Campania 14 10,0 15,0 Tuttavia, in termini di utilizzo della capacità produttiva, e di numero di settimane di produzione, già al primo trimestre 2014, il manifatturiero napoletano appare leggermente al di sopra del dato medio regionale (rispettivamente 75,7% contro il 75,2% rilevato a livello regionale e 8,5 settimane di produzione rispetto le 7,7 della Campania), rilevando un sostanziale affatticamente del tessuto imprenditoriale. Per quel che riguarda il settore del commercio, essendo i suoi risultati indissolubilmente legati all’andamento della domanda interna per consumi e non potendo contare sullo slancio positivo fornito dal commercio estero, subiscono pesantamente le dinamiche recessive del contesto economico in cui si trovano ad operare. Andamento delle vendite delle imprese del commercio delle provincie campane I trimestre 2014 (valori percentuali e variazioni tendenziali percentuali) IV trimestre 2013 / I trimestre 2014 I trimestre 2013 / I trimestre 2014 I trimestre 2014 / II trimestre 2014 Aumento Stabilità Diminuzione Aumento Stabilità Diminuzione Var. % Aumento Stabilità Diminuzione Avellino 3,0 76,7 20,3 0,4 84,5 15,2 -2,7 6,5 86,8 6,6 Benevento 1,4 75,2 23,3 1,9 79,2 18,8 -3,8 12,3 80,0 7,7 Caserta 0,1 59,9 40,0 2,5 54,6 42,9 -6,8 8,4 73,4 18,3 Napoli 7,3 52,4 40,3 1,0 66,2 32,8 -6,4 17,6 67,3 15,1 Salerno 1,0 67,7 31,4 0,4 74,6 24,9 -4,9 10,2 80,8 9,0 CAMPANIA 4,4 59,0 36,6 1,1 67,6 31,2 -5,8 13,8 72,6 13,6 Fonte: Unioncamere – Indagine congiunturale sul commercio per la regione Campania Le imprese commerciali della provincia di Napoli subiscono, così, al primo trimestre del 2014, un declino dei livelli di fatturato pari a 6,4 punti, in termini tendenziali, un calo ben più accentuato di quanto si riscontri a livello regionale. Al secondo trimestre, si segnala però un certo miglioramento, ed infatti, la quota di imprese che prevedono un aumento delle vendite cresce di oltre 10 punti rispetto ai primi tre mesi dell’anno. Permane, tuttavia, la tendenza alla stabilizzazione, considerando come la percentuale di imprese napoletane che non si attende variazioni nei livelli delle vendite si attesti, per il secondo trimestre 2014, al 67,3%. Previsioni per il II trimestre 2014 relative agli ordinativi rivolti ai fornitori per le province campane I trimestre 2014 (valori percentuali) Aumento Stabilità Diminuzione Avellino 5,3 86,1 8,6 Benevento 4,5 87,4 8,2 Caserta 3,9 76,2 19,8 Napoli 9,3 80,7 10,0 Salerno 7,4 81,4 11,1 CAMPANIA 7,6 80,7 11,7 Fonte: Unioncamere – Indagine congiunturale sul commercio per la regione Campania 15 Tendenza che si riflette anche in termini di ordinativi rivolti ai fornitori, per i quali, la quasi totalità degli imprenditori (80,7%) non prevede alcuna variazione ed a cui si associa, peraltro, una quota di imprenditori che invece si attende una riduzione che supera, seppur di poco, quella che invece ne prevede un incremento. In sintesi, emerge il quadro di un comparto commerciale ancora in affanno che non potendo contare su una maggiore diversificazione dei consumi, come per il manifatturiero, si innesta lungo un sentiero stagnante, tanto che per l’86,7% di intervistati che non si risolvono né per una previsione di sviluppo, né per una di contrazione della propria attività nei mesi a venire. 16 3. Il benessere delle famiglie: reddito, consumi, ricchezza e povertà L’economia provinciale di Napoli, negli anni che vanno dal 2009 in poi, è stata travolta dalla recessione produttiva in modo particolarmente acuto, con condizioni di particolare criticità sul mercato del lavoro, che accrescono le tensioni sociali, ed ovviamente provocano effetti depressivi sul tenore di vita medio della popolazione, misurato, in primis, da indicatori di flusso come il reddito disponibile delle famiglie. Reddito disponibile delle famiglie in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia Anni 2009-2012 (valori assoluti in milioni di euro e numeri indice con base fissa 2009=100,0) Valori assoluti (milioni di euro) Caserta Benevento 2009 2010 2011 2012 9.544 9.661 9.756 9.555 3.434 3.468 3.501 3.422 Napoli 38.002 37.918 38.320 37.612 Avellino 5.065 5.136 5.225 5.079 Salerno 13.267 13.311 13.554 13.142 CAMPANIA 69.312 69.494 70.356 68.810 Mezzogiorno ITALIA 262.982 264.308 268.091 263.347 1.021.121 1.032.614 1.052.720 1.030.467 Numeri indice 2009=100,0 2009 2010 2011 2012 Caserta 100,0 101,2 102,2 100,1 Benevento 100,0 101,0 102,0 99,7 Napoli 100,0 99,8 100,8 99,0 Avellino 100,0 101,4 103,2 100,3 Salerno 100,0 100,3 102,2 99,1 CAMPANIA 100,0 100,3 101,5 99,3 Mezzogiorno 100,0 100,5 101,9 100,1 ITALIA 100,0 101,1 103,1 100,9 Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Unioncamere Fatto 100 il valore relativo al reddito disponibile delle famiglie nel 2009, si evidenzia al 2012, infatti, una riduzione dell’indicatore di un punto in termini nominali, una flessione che in termini reali corrisponde ad oltre 8 punti di riduzione del potere d’acquisto effettivo delle famiglie locali, sul periodo 2009-2012. Il valore del reddito disponibile delle famiglie napoletane passa così da 38.002 a 37.612 milioni di euro, concentrando il calo proprio nel corso del 2012. In termini assoluti, tuttavia, le famiglie della provincia di Napoli presentano il valore più elevato di reddito disponibile, contribuendo alla generazione di oltre il 50% del teddito dell’intera regione che si attesta, nel 2012, a 263.347 milioni di euro. 17 Graduatoria decrescente delle province italiane per reddito disponibile pro capite delle famiglie Anno 2012 (valori assoluti in euro) Pos. Provincia 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 Milano Bologna Trieste Firenze Bolzano/Bozen Forlì-Cesena Parma Roma Aosta Modena Biella Genova Torino Padova Piacenza Belluno Reggio Emilia Ravenna Verona Udine Vicenza Cuneo Vercelli Siena Ancona Venezia Sondrio Savona Pordenone Trento Alessandria Treviso Rimini Gorizia Pesaro e Urbino Perugia Reddito disponibile procapite 26.733 23.711 23.292 21.731 21.644 21.481 21.451 21.331 21.118 20.666 20.636 20.529 20.455 19.808 19.792 19.743 19.669 19.668 19.581 19.565 19.370 19.280 19.277 19.209 19.192 19.158 19.136 19.128 19.062 19.053 18.882 18.697 18.621 18.584 18.468 18.216 Pos. 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 Provincia Lucca Prato Imperia Novara Ferrara Pisa Pistoia Asti Macerata Livorno Cremona La Spezia Pavia Grosseto Mantova Ascoli Piceno Rovigo Bergamo Varese Olbia-Tempio Lecco Arezzo Terni Brescia Verbano-Cusio-Ossola Cagliari L'Aquila Chieti Como Massa-Carrara Pescara Campobasso Isernia Sassari Lodi Taranto Reddito disponibile procapite 18.181 18.056 17.897 17.745 17.547 17.530 17.485 17.400 17.390 17.373 17.328 17.294 17.158 17.013 16.942 16.928 16.901 16.643 16.613 16.566 16.407 16.379 16.256 16.253 16.091 15.894 15.881 15.733 15.666 15.427 14.800 14.712 14.402 14.344 14.181 13.754 Pos. 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 Provincia Teramo Potenza Palermo Viterbo Nuoro Bari Catanzaro Brindisi Rieti Frosinone Cosenza Latina Messina Oristano Lecce Matera Reggio Calabria Napoli Siracusa Benevento Salerno Carbonia-Iglesias Foggia Catania Ragusa Avellino Ogliastra Trapani Vibo Valentia Caltanissetta Medio Campidano Crotone Agrigento Enna Caserta ITALIA Reddito disponibile procapite 13.749 13.734 13.687 13.583 13.558 13.398 13.321 13.253 13.155 13.137 13.111 13.058 12.939 12.852 12.763 12.722 12.386 12.314 12.180 12.046 12.024 11.953 11.928 11.875 11.858 11.847 11.505 11.463 11.280 11.270 11.116 11.054 10.664 10.566 10.535 17.307 Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Unioncamere Nonostante ciò, se si rapporta il valore del reddito disponibile in relazione alla popolazione residente in modo tale da avere a disposizione un indicatore confrontabile a livello territoriale, la provincia di Napoli mostra risultati del tutto insoddisfacenti. Con un reddito pro capite disponibile per famiglia di 12.314 euro, inferiore alla media nazionale di oltre 5mila euro, il territorio partenopeo si colloca tra le ultime posizioni, e nelle specifico al 90esimo posto, nella graduatoria provinciale stilata in senso descrescente sulla base di tale indicatore. 18 Patrimonio delle famiglie per tipologia di attività in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia Anno 2012 (valori assoluti in milioni di euro e distribuzioni percentuali) Valori assoluti (in milioni di euro) Attività reali Abitazioni Terreni Attività finanziarie Totale reali Depositi Valori mobiliari Riserve Totale finanziarie TOTALE Caserta 64.318 1.297 65.615 11.840 9.261 5.655 26.755 Benevento 16.665 963 17.628 4.694 2.906 1.860 9.459 27.087 Napoli 193.684 515 194.199 39.078 34.516 21.547 95.141 289.340 Avellino 33.489 1.082 34.571 9.144 5.020 2.563 16.726 51.297 Salerno 83.806 2.107 85.912 16.616 13.137 6.464 36.216 122.129 CAMPANIA 92.370 391.961 5.963 397.925 81.372 64.838 38.087 184.298 582.222 Mezzogiorno 1.451.991 59.636 1.511.627 270.205 191.170 132.159 593.535 2.105.162 ITALIA 5.600.961 233.595 5.834.555 1.033.300 1.725.700 693.500 3.452.500 9.287.055 Totale finanziarie TOTALE Distribuzioni percentuali Attività reali Abitazioni Attività finanziarie Terreni Totale reali Depositi Valori mobiliari Riserve Caserta 69,6 1,4 71,0 12,8 10,0 6,1 29,0 100,0 Benevento 61,5 3,6 65,1 17,3 10,7 6,9 34,9 100,0 Napoli 66,9 0,2 67,1 13,5 11,9 7,4 32,9 100,0 Avellino 65,3 2,1 67,4 17,8 9,8 5,0 32,6 100,0 Salerno 68,6 1,7 70,3 13,6 10,8 5,3 29,7 100,0 CAMPANIA 67,3 1,0 68,3 14,0 11,1 6,5 31,7 100,0 Mezzogiorno 69,0 2,8 71,8 12,8 9,1 6,3 28,2 100,0 ITALIA 60,3 2,5 62,8 11,1 18,6 7,5 37,2 100,0 Fonte: Unioncamere–Si.Camera Accanto ai dati di flusso, ovvero al reddito, occorre esaminare lo stock di ricchezza posseduto dalle famiglie. Questo perché il patrimonio, costituisce, un “ammortizzatore” per famiglie in difficoltà di reddito, al quale si può attingere nel caso di sopravvenuto fabbisogno di liquidità. Con un valore patrimoniale medio di poco più di 261.000 euro a famiglia, la provincia di Napoli presenta una dotazione patrimoniale piuttosto insodisfacente, e certo non tale da compensare il già modesto livelli dei redditi. Un valore che, inferiore alla media nazionale di quasi 100mila euro, posiziona il territorio partenope all’85esimo posto della relativa graduatoria stilata in senso descrente per valore del patrimonio familiare. Come nel resto del Mezzogiorno, le scelte di allocazione del risparmio delle famiglie si rilevano piuttosto prudenziali, privilegiando i beni immobili (che rappresentano il 68,3% del totale del patrimonio delle famiglie partenopee, assorbito quindi essenzialmente dalla casa di proprietà, a fronte del 62,8% nazionale), mentre, la componente più rischiosa, ovvero quella in titoli, non raggiunge il 12% del totale, a fronte del 18,6% medio italiano. 19 Graduatoria delle province italiane per patrimonio delle famiglie Anno 2012 (valori assoluti in euro per famiglia) Pos. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 Provincia Sondrio Aosta Belluno Milano Piacenza Cuneo Parma Modena Bolzano/Bozen Mantova Biella Bologna Imperia Verbano-Cusio-Ossola Venezia Savona Brescia Como Ravenna Forlì-Cesena Ferrara Padova Genova Pavia Verona Lecco Vicenza Pistoia Rimini Reggio nell'Emilia Vercelli Lucca Cremona Siena Treviso Asti Patrimonio per famiglia 505.730 501.964 474.733 473.876 468.963 466.355 464.396 458.778 447.625 443.784 442.079 441.402 441.257 440.837 438.585 436.044 434.971 434.027 433.020 431.306 430.984 427.787 426.972 426.866 426.149 423.854 423.129 419.440 419.061 417.299 412.911 412.059 410.869 406.669 406.502 405.449 Pos. 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 Provincia Rovigo Bergamo Torino Udine Pordenone Trento Roma Alessandria Macerata Novara Varese Prato Trieste Lodi Pesaro e Urbino Pisa Livorno Firenze Grosseto Ancona La Spezia Arezzo Ascoli Piceno Massa-Carrara Gorizia L'Aquila Perugia Agrigento Viterbo Rieti Avellino Frosinone Terni Latina Taranto Salerno Patrimonio per famiglia 405.386 404.821 404.470 399.956 395.416 392.314 390.293 389.409 387.633 386.592 386.212 383.436 383.299 378.710 378.185 375.649 371.284 368.246 367.190 365.246 361.299 357.234 346.420 344.856 340.492 330.996 324.871 314.610 306.364 306.329 304.438 303.534 294.946 293.554 287.025 286.578 Pos. 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 Provincia Pescara Cagliari Isernia Bari Nuoro Chieti Caserta Lecce Foggia Palermo Olbia-Tempio Campobasso Napoli Teramo Brindisi Ogliastra Sassari Benevento Oristano Caltanissetta Messina Catanzaro Catania Trapani Potenza Medio Campidano Matera Ragusa Carbonia-Iglesias Siracusa Enna Cosenza Reggio di Calabria Crotone Vibo Valentia ITALIA Patrimonio per famiglia 279.659 279.571 277.740 274.708 272.073 271.317 270.336 269.503 269.259 267.242 263.879 261.643 261.253 256.968 254.388 247.111 244.814 242.020 241.643 239.980 238.617 236.271 234.674 232.824 223.665 221.220 218.498 217.302 213.761 210.197 204.328 203.326 196.749 195.266 182.569 362.285 Fonte: Unioncamere–Si.Camera Di secondaria importanza, anche se leggermente più alta delle media nazionale, è l’incidenza dei depositi sul totale. Una simile composizione patrimoniale, incentrata sui beni immobili, si rileva, peraltro, difficilmente smobilizzabile in tempi brevi (se non con costi molto elevati), nel caso cioè in cui la famiglia avesse bisogno di fare cassa per esigenze sopravvenute a causa della crisi (ad es., per disoccupazione). Con un reddito disponibile piuttosto modesto, e decrescente, ed un patrimonio di difficile smobilizzo, ed anche esso non particolarmente rilevante, le famiglie provinciali non possono che ridurre la loro spesa per consumi. Nel 2012, infatti, tale spesa diminuisce dell’1,5% sull’anno precedente, con una performance peggiore di quella sperimentata dal resto del 20 Mezzogiorno e del Paese, innestandosi, in una logica di medio periodo, ovvero fra 2008 e 2012, su un calo medio pari ad un decimo di punto all’anno, che, ancora una volta, risulta ben peggiore rispetto al trend meridionale e nazionale del medesimo periodo. Consumi delle famiglie per tipologia in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia Anno 2012 (valori pro capite e distribuzioni percentuali) Valori procapite (in euro) Beni Servizi TOTALE Alimentari Abbigliamento Altri beni Totale beni Affitti Altri servizi Totale servizi Caserta 2.666 924 2.908 6.498 1.296 2.949 4.246 Benevento 2.632 921 2.798 6.351 1.569 3.455 5.024 11.375 Napoli 2.625 907 2.846 6.378 1.667 3.263 4.930 11.308 Avellino 2.654 925 2.842 6.421 1.684 3.581 5.265 11.686 Salerno 2.615 912 2.692 6.219 1.703 4.151 5.854 12.073 CAMPANIA 2.632 913 2.824 6.369 1.612 3.415 5.027 11.396 10.743 Mezzogiorno 2.613 916 3.059 6.588 1.554 4.115 5.669 12.258 ITALIA 2.738 1.096 3.900 7.734 2.481 5.954 8.435 16.169 Distribuzione percentuale Beni Servizi TOTALE Alimentari Abbigliamento Altri beni Totale beni Affitti Altri servizi Totale servizi Caserta 24,8 8,6 27,1 60,5 12,1 27,5 39,5 100,0 Benevento 23,1 8,1 24,6 55,8 13,8 30,4 44,2 100,0 Napoli 23,2 8,0 25,2 56,4 14,7 28,9 43,6 100,0 Avellino 22,7 7,9 24,3 54,9 14,4 30,6 45,1 100,0 Salerno 21,7 7,6 22,3 51,5 14,1 34,4 48,5 100,0 CAMPANIA 23,1 8,0 24,8 55,9 14,1 30,0 44,1 100,0 Mezzogiorno 21,3 7,5 25,0 53,7 12,7 33,6 46,3 100,0 ITALIA 16,9 6,8 24,1 47,8 15,3 36,8 52,2 100,0 Fonte: elaborazioni Si Camera su dati Unioncamere – Istituto Guglielmo Tagliacarne Peraltro, tale trend è valutato in termini nominali, per cui, in termini reali, il paniere di beni e servizi consumati dalle famiglie napoletane, fra 2008 e 2012, si riduce di oltre 8 punti percentuali, collocando Napoli in un preoccupante quartultimo posto nella graduatoria delle province italiane per spesa per consumi pro capite, penultima fra le province campane. Il modello di consumo, cioè il paniere medio di spesa delle famiglie provinciali, è anch’esso caratterizzato da uno schema piuttosto frugale, che privilegia essenzialmente le spese primarie ed indifferibili, come quelle alimentari (che costituiscono il 23,2% del totale, a fronte del 21,3% meridionale e del 16,9% nazionale) e quelle per affitti (14,7%, contro il 12,7% meridionale) e, quindi, comprime le spese voluttuarie o comunque non essenziali per la sopravvivenza, riducendole al minimo. Ad esempio, le spese per “altri servizi”, che contengono anche voci non primarie sono pari ad appena il 28,9% del totale, quasi otto punti al di sotto dell’incidenza media nazionale. 21 Andamento dei consumi delle famiglie in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia Anno 2012 (valori assoluti pro capite e variazioni percentuali medie annue) Valori pro capite (in euro) 2008 2009 2010 2011 2012 Caserta 10.684 10.362 10.515 10.371 10.743 Benevento 11.183 10.867 11.288 11.706 11.375 Napoli 11.373 10.963 11.137 11.484 11.308 Avellino 11.573 11.124 11.499 12.017 11.686 Salerno 12.407 11.929 12.331 13.015 12.073 CAMPANIA 11.468 11.061 11.302 11.651 11.396 Mezzogiorno 12.202 11.865 12.038 12.360 12.258 ITALIA 15.722 15.339 15.675 16.088 16.169 2012/2011 Variazioni percentuali medie annue 2008/2012 2008/2009 2009/2010 2010/2011 Caserta 0,1 -2,4 2,2 -0,9 3,6 Benevento 0,4 -2,9 3,7 3,4 -2,8 Napoli -0,1 -3,7 1,7 3,1 -1,5 Avellino 0,2 -3,9 3,3 4,4 -2,8 Salerno -0,7 -3,6 3,5 5,7 -7,2 CAMPANIA -0,2 -3,4 2,4 3,2 -2,2 Mezzogiorno 0,1 -2,6 1,6 2,7 -0,8 ITALIA 0,7 -1,8 2,7 3,0 0,5 Fonte: elaborazioni Si Camera su dati Unioncamere – Istituto Guglielmo Tagliacarne Dopo aver trattato di indici di tenore di vita medio, è utile rifersi all’indice di povertà relativa, che costituisce una misura distributiva della ricchezza all’interno della società. Con il 25,9% di indice di povertà (che corrisponde a più di 287.000 famiglie), il più alto della Campania, ed il ventesimo valore più elevato fra le 107 province italiane, Napoli presenta un assetto sociale che non si mostra soltanto povero, ma è anche squilibrato in termini distributivi. Famiglie in condizioni di povertà relativa in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia Anni 2009-2012 (Valori assoluti in migliaia e incidenze percentuali sul totale delle famiglie) 2009 Valori assoluti 2010 Incidenze percentuali Valori assoluti 2011 Incidenze percentuali Valori assoluti 2012 Incidenze percentuali Valori assoluti Incidenze percentuali Caserta 77.602 24,0 68.252 20,9 73.712 21,8 83.725 24,5 Benevento 28.125 25,5 24.508 22,1 20.594 18,4 24.376 21,8 Napoli 269.133 25,3 258.019 24,1 259.563 23,8 287.295 25,9 Avellino 35.329 21,7 37.400 22,8 32.188 19,2 35.081 20,8 Salerno CAMPANIA 98.440 24,3 95.571 23,2 85.409 20,3 97.867 23,0 508.629 24,6 483.750 23,2 471.465 21,9 528.343 24,5 Mezzogiorno 1.783.000 22,7 1.829.285 23,1 1.863.202 23,0 2.114.000 25,8 ITALIA 2.657.549 10,9 2.733.399 11,1 2.782.366 11,0 3.235.881 12,6 Fonte: Unioncamere–Si.Camera 22 Graduatoria delle province italiane per incidenza delle famiglie in condizioni di povertà relativa Anno 2012 (valori percentuali) Pos. Provincia Quote % Pos. Provincia Quote % Pos. Provincia Quote % 1 Lecco 3,3 37 Ferrara 6,7 73 Teramo 20,8 2 Como 3,4 38 Pordenone 6,7 74 Avellino 20,8 3 Parma 3,7 39 Arezzo 6,9 75 Benevento 21,8 4 Lucca 3,8 40 Rovigo 6,9 76 Cagliari 21,8 5 Verbano-Cusio-Ossola 3,8 41 Rimini 6,9 77 Bari 22,9 6 Biella 3,9 42 Pisa 7,0 78 Salerno 23,0 7 Venezia 3,9 43 Sondrio 7,0 79 Nuoro 23,9 8 Brescia 3,9 44 Vercelli 7,1 80 Sassari 24,0 9 Varese 4,0 45 Modena 7,1 81 Olbia-Tempio 24,4 10 Pavia 4,0 46 Udine 7,2 82 Caserta 24,5 11 Mantova 4,2 47 Grosseto 7,4 83 Lecce 25,0 12 Prato 4,5 48 Torino 7,4 84 Carbonia-Iglesias 25,3 13 Padova 4,5 49 Treviso 7,4 85 Matera 25,5 14 Bergamo 4,6 50 Trieste 7,5 86 Catanzaro 25,8 15 Macerata 4,7 51 Massa-Carrara 7,6 87 Napoli 25,9 16 Cremona 4,7 52 Genova 7,6 88 Foggia 26,4 17 Verona 4,9 53 Novara 7,6 89 Potenza 26,6 18 Livorno 4,9 54 Alessandria 7,9 90 Taranto 27,1 19 Siena 5,2 55 Reggio nell'Emilia 8,0 91 Ogliastra 27,2 20 Lodi 5,2 56 Imperia 8,1 92 Messina 27,2 21 Aosta 5,3 57 Ravenna 8,5 93 Agrigento 27,4 22 Savona 5,3 58 Gorizia 10,1 94 Palermo 27,7 23 Forlì-Cesena 5,3 59 Rieti 10,4 95 Medio Campidano 27,8 24 Ancona 5,3 60 Asti 10,5 96 Oristano 28,6 25 Vicenza 5,4 61 Viterbo 10,7 97 Cosenza 28,8 26 Firenze 5,4 62 Frosinone 11,0 98 Trapani 29,0 27 Pesaro e Urbino 5,5 63 Perugia 11,2 99 Reggio di Calabria 29,7 28 Piacenza 5,5 64 Latina 11,9 100 Brindisi 30,1 29 Trento 5,6 65 Terni 12,0 101 Catania 30,3 30 Belluno 5,6 66 Bolzano/Bozen 13,3 102 Siracusa 31,1 31 Cuneo 5,7 67 La Spezia 13,7 103 Crotone 31,3 32 Pistoia 5,8 68 L'Aquila 15,3 104 Enna 33,2 33 Bologna 6,2 69 Chieti 16,9 105 Caltanissetta 33,4 34 Ascoli Piceno 6,3 70 Pescara 17,6 106 Ragusa 33,6 35 Roma 6,4 71 Isernia 19,6 107 Vibo Valentia 33,7 36 Milano 6,6 72 Campobasso 20,0 ITALIA 12,6 Fonte: Unioncamere–Si.Camera Fra il 2009 e il 2012, tale indice rimane sostanzialmente stabile, registrando un lieve calo tra il 2010 ed il 2011 (grazie ad una certa ripresa dell’economia in tali anni) e con un nuovo e brusco incremento, in parallelo con la nuova frenata della crescita e dell’occupazione nel 2012. In un solo anno, infatti, la povertà colpisce quasi 28.000 famiglie napoletane in più (evidentemente, si tratta di quella fascia della popolazione esposta al rischio-povertà, che oscilla continuamente sopra e sotto la soglia della povertà relativa). 23 4. Struttura ed evoluzione del sistema imprenditoriale Per dimensione assoluta del suo tessuto produttivo, e per articolazione e diversificazione settoriale del sistema economico, la provincia di Napoli risulta il principale motore dell’economia campana, ed uno dei poli imprenditoriali più importanti di tutto il Mezzogiorno. La dinamica recente del tessuto produttivo partenopeo è quindi un indicatore fondamentale dell’impatto della crisi attuale sul sistema economico regionale nel suo insieme. A prescindere dai dati amministrativi relativi alle imprese registrate, quelli economici sulle imprese attive mostrano come la crisi stia colpendo in modo durissimo, in particolare nell’ultimo triennio, il tessuto produttivo napoletano. Un fenomeno che ha comportato l’innesto di un processo destrutturazione di interi settori tradizionali, come l’edilizia o il commercio ed il comparto manifatturiero, determinando l’impellente esigenza di difendere in modo intransigente l’operatività di quei pochi poli di grande industria (e del relativo indotto) che ancora sopravvivono nel contesto territoriale. Da un punto di vista meramente quantitativo, il tessuto produttivo napoletano è cresciuto durante tutti gli anni della crisi, ad eccezione dell’unica battuta di arresto, avvenuta nel 2008, sia pur a tassi, molto più modesti di quelli registrati durante il periodo pre-crisi. Ciò evidenzia come la voglia di fare impresa rimanga al centro delle strategie della provincia di Napoli come strumento per fare fronte alle crescenti difficoltà di inserimento sul mercato del lavoro. Ovviamente, ciò non significa affatto che la crisi non incida nel tessuto del sistema produttivo locale, poiché essa, pur consentendo l’aumento delle imprese formalmente registrate, induce un forte decremento delle imprese effettivamente attive ed operanti. Inoltre, i dati sulle cessazioni d’impresa, seppur non interpretabili strettamente come fenomeni di fallimento o crisi aziendale (incorporando anche trasferimenti di sede, fusioni per incorporazione, ecc.) appaiono nuovamente in forte crescita nel 2013, dopo il calo registrato nel periodo 2010-2012. In altri termini, la ripresa del volume di cessazioni dal registro camerale nel 2013, che si riporta su un livello superiore a quello del 2009, può essere sintomatico del “cedimento” nella resistenza da parte di imprese per troppo tempo sottoposte agli effetti negativi del ciclo economico. La crescita in valore assoluto del tessuto imprenditoriale viene, comunque, garantita dal trend ascendente del numero di iscrizioni, che nel 2013 raggiunge il picco massimo degli ultimi sei anni. Ci si trova quindi di fronte ad un tessuto produttivo sempre più “instabile”, dove da una parte si verifica una crescita degli ingressi, ma dall’altra anche un incremento delle uscite, con un conseguente tasso di turnover in aumento che si traduce, se misurato in termini di imprese attive, cioè di unità produttive operanti, in un netto declino numerico. 24 Dinamica demografica delle imprese in provincia di Napoli, in Campania e in Italia Anni 2008-2013 (valori assoluti e tassi di crescita) Napoli 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Registrate 261.340 263.528 265.679 267.615 271.287 273.410 Iscrizioni 17.821 17.043 18.245 16.595 16.240 19.503 Cessazioni 18.348 14.874 16.165 14.708 12.633 17.227 Saldo -527 2.169 2.080 1.887 3.607 2.276 Tasso di crescita -0,2 0,8 0,8 0,7 1,3 0,8 CAMPANIA 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Registrate 546.234 549.561 553.313 557.207 561.084 561.732 Iscrizioni 36.798 36.387 36.921 36.696 35.901 38.412 Cessazioni 37.018 33.155 33.318 32.939 32.203 37.476 -220 3.232 3.603 3.757 3.698 936 0,0 0,6 0,7 0,7 0,7 0,2 Saldo Tasso di crescita ITALIA 2008 2009 2010 2011 2012 2013 6.104.067 6.085.105 6.109.217 6.110.074 6.093.158 6.061.960 Iscrizioni 410.666 385.512 410.736 391.310 383.883 384.483 Cessazioni 432.086 406.751 389.076 393.463 403.923 414.970 Saldo -21.420 -21.239 21.660 -2.153 -20.040 -30.487 -0,3 -0,3 0,4 0,0 -0,3 -0,5 Registrate Tasso di crescita Fonte: elaborazioni su dati Infocamere L’analisi settoriale delle dinamiche di nati-mortalità aziendali risente del fatto che le imprese non classificate settorialmente costituiscono il 6,4% dello stock totale di imprese registrate. Evidentemente, una corretta riclassificazione settoriale di tale aggregato potrebbe modificare in modo rilevante l’analisi settoriale, considerando che si tratta dell’unica categoria settoriale che registra un aumento (peraltro molto forte, crescendo di oltre 7.000 unità rispetto al 2012). Fatta questa doverosa premessa interpretativa dei dati, si registra, nel 2013, una significativa riduzione delle imprese afferenti al settore delle costruzioni, alle prese con una gravissima crisi di mercato, sia nell’edilizia residenziale (afflitta dal calo dei valori sul mercato immobiliare) sia di quella pubblica (che risente del taglio delle risorse per appalti pubblici). Ma anche il commercio, settore vitale, perlomeno in termini di assorbimento occupazionale, della provincia di Napoli, subisce una dura riduzione del numero di esercizi, causata dal calo della domanda per consumi, associato ad un processo di ristrutturazione del settore, in direzione di superfici di vendita più ampie. 25 Imprese registrate in provincia di Napoli per settore di attività Anno 2013 (valori assoluti) Settore Agricoltura, silvicoltura pesca Estrazione di minerali Attività manifatturiere Utilities (energia elettrica, gas, vapore) Fornitura di acqua Costruzioni Commercio all'ingrosso e al dettaglio Registrate Quote % Attive Quote % Iscrizioni Cessazioni Saldo 10.520 3,8 10.301 4,6 404 1.134 87 0,0 57 0,0 0 5 -5 24.938 9,1 20.129 8,9 419 968 -549 240 0,1 204 0,1 6 18 -12 38 -36 619 0,2 466 0,2 2 31.553 11,5 26.415 11,7 989 41,3 101.070 2.103 -1.114 44,7 6.320 6.925 -605 9.013 3,3 7.695 3,4 183 557 -374 Attività dei servizi alloggio e ristorazione 17.884 6,5 16.404 7,3 794 993 -199 Servizi di informazione e comunicazione 5.781 2,1 4.982 2,2 304 412 -108 Attività finanziarie e assicurative 5.197 1,9 4.689 2,1 308 373 -65 Attività immobiliari 5.646 2,1 4.853 2,1 110 218 -108 Attività professionali, scientifiche e tecniche 6.956 2,5 6.103 2,7 261 573 -312 Noleggio, agenzie viaggio, servizi alle imprese 7.936 2,9 6.905 3,1 414 586 -172 9 0,0 6 0,0 0 2 -2 Istruzione 1.546 0,6 1.366 0,6 25 79 -54 Sanità e assistenza sociale 2.260 0,8 1.962 0,9 15 106 -91 Attività artistiche, sportive, intrattenimento 3.680 1,3 3.276 1,4 198 310 -112 9.179 3,4 8.766 3,9 240 402 -162 17.391 6,4 309 0,1 8.511 1.425 7.086 100,0 225.958 100,0 19.503 17.227 2.276 Trasporto e magazzinaggio Amministrazione pubblica e difesa Altre attività di servizi Imprese non classificate Totale economia 112.975 -730 273.410 Fonte: elaborazioni su dati Infocamere In forte calo anche il manifatturiero, che risente della coda di un lunghissimo processo di deindustrializzazione dei principali poli produttivi della provincia di Napoli, in corso da anni. Anche l’agricoltura perde molte imprese, così come un calo generalizzato si registra in molti settori terziari, in particolare nella logistica, nei servizi professionali e scientifici, nelle attività legate al turismo. A prescindere dal dato amministrativo relativo alle imprese registrate nel registro-imprese della CCIAA, il dato economico mostra che, dopo il picco del 2009, le imprese effettivamente operative in provincia di Napoli calano costantemente, stabilizzandosi su un minimo inferiore alle 226.000 unità nel 2012-2013, con un calo dell’1,9% in cinque anni, pari a quasi 4.500 imprese. Tale risultato pone in evidenza come gli ostacoli determinati dalla crisi economica internazionale, si manifestino in una riduzione evidente del sistema delle imprese operanti in provincia, che, neanche la significativa propensione al “fare impresa” del territorio napoletano, riesce a compensare. 26 Dinamica delle imprese attive in provincia di Napoli Anni 2007-2013 (valori assoluti) 232.000 230.444 230.000 228.444 227.740 228.000 226.217 226.000 225.640 225.958 224.000 222.000 220.000 219.504 218.000 216.000 214.000 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Infocamere Nello specifico, ed a differenza di quanto si verifica in molte altre province campane, l’andamento positivo registrato, invece, delle imprese registrate nel corso del 2013 è da attribuirsi, oltre che al segmento più patrimonializzato e solido finanziariamente (e maggiormente in grado di resistere agli effetti della crisi), ovvero quello delle società di capitali, anche alle ditte individuali, cioè alle forme giuridiche più elementari, che crescono di 2.410 unità. Tale dinamica singolare (in molte altre province le ditte individuali diminuiscono in misura sensibile) dipende, in parte, anche dall’anomalia insita nella composizione strutturale del tessuto imprenditoriale napoletano, in cui dette imprese elementari presentano una incidenza molto bassa, se paragonata con il resto dell’economia regionale e nazionale (pesando solo per il 47%, mentre le società di capitali rappresentano il 28%). Imprese registrate in provincia di Napoli per forma giuridica Anno 2013 (valori assoluti) Registrate Società di capitale Distribuzione % Iscrizioni Cessazioni Saldo 5.202 2.227 2.975 21,9 1.393 2.654 -1.261 46,8 12.263 9.853 2.410 9.047 3,3 470 2.492 -2.022 178 0,1 175 1 174 273.410 100,0 19.503 17.227 2.276 76.383 27,9 Società di persone 59.799 Imprese individuali 128.003 Altre forme Persona fisica TOTALE Fonte: elaborazioni su dati Infocamere In altri termini, Napoli presenta una composizione per forma giuridica spostata verso la parte più alta della scala della complessità e del livello di patrimonializzazione iniziale dell’impresa, e ciò riduce i flussi di “cambiamento di natura giuridica”, ovvero la propensione degli 27 imprenditori individuali a chiudere la propria azienda per riaprire l’attività con una veste giuridica più complessa ed aderente alle maggiori difficoltà del contesto produttivo, finanziario e di mercato. Per certi versi, tale operazione di ristrutturazione, che va nella direzione di un irrobustimento organizzativo e patrimoniale del sistema produttivo, è stata già ampiamente portata a termine nella provincia in esame negli anni precedenti, collocando Napoli in una posizione di vantaggio rispetto alle altre province campane, in cui tale processo si è accelerato con la crisi. Infatti, una selezione competitiva che colpisce le imprese più elementari a favore di quelle più complesse implica anche una perdita di micro attività, e della relativa occupazione. In un periodo di acute difficoltà del tessuto imprenditoriale locale, come si è potuto evidenziare, è fondamentale per l’economia della provincia riuscire a puntare su quelle che possono costituire importanti risorse per il rilancio dell’attività economica. Negli ultimi anni, le nuove leve dell’imprenditoria sono offerte dalla popolazione straniera, dalle donne e, in particolare, i giovani. Per quanto riguarda le imprese straniere1, esse rappresentano un motore sempre più importante per il dinamismo e la sopravvivenza del tessuto produttivo partenopeo. Anche se la loro incidenza sul totale delle imprese registrate in provincia di Napoli è modesta (4,4%, a fronte del 5,3% regionale e dell’8,2% nazionale) esse, nel 2013, mettono a segno una crescita netta di quasi 1.600 unità, un segnale di ottimismo, di fronte alla perdurante crisi economica. Il ruolo di rivitalizzazione che tali imprese mostrano in un tessuto produttivo colpito da processi di declino è attestato anche dal fatto che le imprese a conduzione straniera costituiscono poco meno dell’11% delle iscrizioni totali al registro-imprese, un dato di molto superiore alla loro consistenza totale nel sistema imprenditoriale locale. Tra l’altro, esse rappresentano meno del 3% del totale delle cessazioni, e ciò denota anche una robustezza di tali iniziative che appare piuttosto rilevante. Si tratta cioè di iniziative imprenditoriali che, pur in un contesto economico molto difficile, riescono a sopravvivere a tassi soddisfacenti. Quasi tutte le imprese straniere operanti in provincia di Napoli presentano, in linea con un comportamento che si verifica anche nel resto del Paese, la propensione ad adottare modelli 1 Per imprese straniere si intendono quelle imprese in cui la partecipazione di persone non nate in Italia risulta complessivamente superiore al 50% mediando la composizione di quote di partecipazione e cariche attribuite. La presenza straniera viene considerata “esclusiva”, “forte” o “maggioritaria” in funzione dell’intensità di tale partecipazione. In particolare, la presenza è “esclusiva” nelle società di capitali con il 100% di cariche e di quote, nelle società di persone con il 100% di soci, e nelle imprese individuali con la titolarità; è “forte” quando nelle società di capitali la somma delle percentuali di stranieri nella compagine sociale e di quella del capitale sociale detenuto dagli stranieri è superiore ai quattro terzi e quando nelle società di persone gli stranieri rappresentano il 60% di tutti i soci; è infine “maggioritaria” se nelle società di capitali la somma del valore percentuale delle cariche e delle quote straniere è superiore al 100% e se nelle società di persone o cooperative il 50% dei soci sono stranieri. 28 di governance “chiusi”, nel senso di non avere, se non in una piccola quota di casi, soci italiani di minoranza. Tale tendenza, peraltro, si rafforza nel 2013, poiché la componente più dinamica dell’incremento del numero di imprese straniere proviene proprio da quelle che esibiscono una presenza esclusivamente non italiana, posto che quelle che prevedono soci italiani di minoranza mostrano un trend sostanzialmente stabile. Imprese straniere per tipologia di presenza in provincia di Napoli, in Campania e in Italia Anno 2013 (valori assoluti e incidenze percentuali sul totale imprese) Registrate Iscrizioni Cessazioni Saldo Napoli Esclusiva Forte Maggioritaria Totale Incidenza % sul totale imprese 11.421 484 126 12.031 2.046 35 6 2.087 479 16 4 499 1.567 19 2 1.588 4,4 10,7 2,9 - 3.765 95 17 3.877 1.360 52 11 1.423 2.405 43 6 2.454 10,1 3,8 - 467.013 23.210 6.857 497.080 60.727 1.638 455 62.820 42.789 959 240 43.988 17.938 679 215 18.832 8,2 16,3 10,6 - CAMPANIA Esclusiva Forte Maggioritaria Totale Incidenza % sul totale imprese 28.211 1.393 308 29.912 5,3 ITALIA Esclusiva Forte Maggioritaria Totale Incidenza % sul totale imprese Fonte: elaborazioni su dati Infocamere Passando a valutare la consistenza delle imprese femminili, con più di 68.600 imprese “rosa”, Napoli presenta una quota di imprese femminili sul totale (25,1%) lievemente superiore a quella nazionale, anche in ragione degli importanti provvedimenti di agevolazione pubblica che, in passato, sono stati spesi, proprio nelle aree in obiettivoconvergenza come Napoli. Per favorire lo sviluppo dell’impresa al femminile, infatti, sono state adottate anche specifiche condizioni di pari opportunità di genere sul mercato del lavoro provinciale, stimolando così una propensione all’auto-impiego per certi versi compensativa (va rilevato che le neo-imprese femminili rappresentano il 28,7% delle iscrizioni presso la CCIAA di Napoli, una quota superiore alla loro quota sul totale). Peraltro, una quota piuttosto alta, superiore alla media nazionale (e pari al 29,5%) delle cessazioni è attribuibile proprio alle imprese femminili, il che potrebbe evidenziare, al contrario di quanto invece emerso per le imprese straniere, condizioni di particolare difficoltà competitiva per la sopravvivenza, e quindi lo sviluppo, di questa parte del tessuto produttivo napoletano. 29 Imprese femminili registrate per tipologia di presenza in provincia di Napoli, in Campania e in Italia Anno 2013 (valori assoluti e incidenze percentuali sul totale imprese) Registrate Iscrizioni Cessazioni Saldo Napoli Esclusiva 59.779 5.030 4.719 311 Forte 7.230 481 311 170 Maggioritaria 1.658 94 57 37 Totale 68.667 5.605 5.087 518 25,1 28,7 29,5 - Incidenza % sul totale imprese CAMPANIA Esclusiva 132.607 10.375 10.745 -370 Forte 13.546 943 589 354 Maggioritaria 3.091 174 94 80 149.244 11.492 11.428 64 29,9 30,5 - Totale Incidenza % sul totale imprese 26,6 ITALIA Esclusiva 1.237.190 97.547 105.758 -8.211 Forte 146.409 7.929 5.043 2.886 Maggioritaria 46.298 2.093 1.346 747 1.429.897 107.569 112.147 -4.578 23,6 28,0 27,0 - Totale Incidenza % sul totale imprese Fonte: elaborazioni su dati Infocamere Difficoltà che, in parte, potrebbero provenire anche da un assetto proprietario non sempre molto chiaro, nel quale, fra le oltre 8.900 imprese femminili napoletane nelle quali è prevista una presenza minoritaria di soci maschili, non sempre sono le donne a detenere l’effettivo comando, non di rado scavalcate, nei fatti, dagli uomini. E, specularmente, le quasi 60.000 imprese femminili prive di soci maschi di minoranza, potrebbero soffrire di una carenza di apporto patrimoniale, proprio in ragione di una eccessiva “chiusura” dell’assetto proprietario. Per finire, una rilevanza particolare viene invece assunta dalle imprese giovanili, soprattutto per la potenzialità che l’imprenditoria giovanile ha, in sé, di produrre alternative occupazionali in un mercato del lavoro che non è in grado di assorbire i giovani nei tradizionali canali di occupazione alle dipendenze. Nel 2013, la recessione non frena il dinamismo imprenditoriale giovanile che, nella provincia in esame, si traduce in quasi 5.000 imprese in più, con un tasso di iscrizione che rappresenta il 42% del totale di tutte le iscrizioni nella CCIAA di Napoli nell’anno in questione, e che esprime una vitalità imprenditoriale dei giovani della provincia addirittura superiore a quella nazionale (in cui le iscrizioni di imprese giovanili è pari a poco più di un terzo del totale). Si potrebbe anzi affermare che sia proprio la crisi a spingere verso una maggiore propensione all’imprenditoria giovanile, in risposta alle crescenti difficoltà per i giovani di accesso ad un impiego alle dipendenze di tipo tradizionale. Per questo, non di rado si tratta 30 di fenomeni imprenditoriali non del tutto dotati della necessaria maturità imprenditoriale e solidità finanziaria e patrimoniale (ed infatti, le cessazioni di imprese giovanili rappresentano quasi il 19% del totale delle cancellazioni, a fronte di un 15% medio nazionale). Ciò appare importante soprattutto in termini di indicazioni di policy, affinchè attraverso un sistema di incentivi di “follow up” delle start up giovanili, si possa provvedere alla copertura della fase critica dei primi anni di vita di queste nuove iniziative. Imprese giovanili registrate per tipologia di presenza in provincia di Napoli, in Campania e in Italia Anno 2013 (valori assoluti e incidenze percentuali sul totale imprese) Registrate Napoli Iscrizioni Cessazioni Saldo Esclusiva 33.627 7.589 3.055 4.534 Forte 4.440 537 162 375 804 71 17 54 38.871 8.197 3.234 4.963 14,2 42,0 18,8 - Maggioritaria Totale Incidenza % sul totale imprese CAMPANIA Esclusiva 70.443 14.895 6.703 8.192 Forte 8.675 964 299 665 Maggioritaria 1.607 144 32 112 Totale 80.725 16.003 7.034 8.969 14,4 41,7 18,8 - Incidenza % sul totale imprese ITALIA Esclusiva 575.010 121.199 58.764 62.435 Forte 63.286 7.573 2.107 5.466 Maggioritaria 14.575 1.667 393 1.274 Totale 652.871 130.439 61.264 69.175 10,8 33,9 14,8 - Incidenza % sul totale imprese Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Infocamere La gran parte delle imprese giovanili presenti nei registri camerali napoletani mostra un assetto proprietario composto esclusivamente da giovani. Si tratta di una tendenza comune a tutto il Paese. Ciò, da un lato, è la conseguenza di imprese che generalmente sono molto piccole, ed hanno uno o al massimo due o tre soci, in cui cioè non vi sono gli spazi per una diversificazione anagrafica dell’assetto di controllo dell’azienda stessa. Ma dall’altro è un fattore negativo, perché gran parte delle imprese giovanili che si creano non può usufruire del contributo di esperienza di soci più anziani. 31 5. Domanda e offerta nel mercato del lavoro La lunga crisi economica globale, che è ormai al suo settimo anno di diffusione, ha lasciato pesanti conseguenze sul mercato del lavoro, che, nel Mezzogiorno, hanno condotto ad un peggioramento di assetti che erano già critici, per via di strutturali problemi di competitività. Riforme incopiute, inoltre, hanno alterato ancora di più il funzionamento del mercato del lavoro, prevedendo da un lato un eccessivo sistema di tutele e dall’altro un’insufficiente insieme di garanzie. L’effetto ultimo di un sistema di regole così progettato è stato quello di alimentare la stratificazione sociale, con una parte della popolazione, invero quella più matura, che ha potuto garantirsi un sistema di tutele esteso, e una componente più giovane che, invece, ha assorbito per intero la spinta riformatrice orientata alla flessibilità, trasformatasi purtroppo in precarietà. Gli effetti di questa dicotomia sono notevoli, soprattutto alla luce dell’importanza che un lavoro stabile, o un mercato del lavoro garante di opportunità occupazionali, forniscono alla popolazione più giovane, ovvero quella che necessità di solide basi per permettere al tessuto sociale di evolversi e di replicarsi nel tempo. Come conseguenza di tali dinamiche, nella provincia di Napoli, la partecipazione al mercato del lavoro è aumentata. Nello specifico, tra il 2007, anno di inizio della crisi, e il 2013, infatti, le forze di lavoro sono cresciute di circa 44.000 unità, grazie ad un incremento costante nell’ultimo triennio, portando il tasso di attività al 49,5%, dal 47% del 2007. Si tratta della chiara conseguenza provocata dall’ inserimento di nuovi strati della popolazione che, necessitando di un’integrazione del reddito familiare, esconod dall’inattività e si all’interno della forza lavoro, incrementando, in questo senso, l’offerta. Forze di lavoro nelle province campane, nel Mezzogiorno e in Italia Anni 2004-2013 (valori assoluti in migliaia) 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Caserta 294,5 294,9 288,2 279,1 265,6 253,9 262,8 274,0 287,3 302,6 Benevento 108,4 106,4 104,3 101,5 103,8 100,1 98,9 95,3 97,9 88,8 Napoli 1.118,9 1066,8 1029,2 990,1 979,5 937,0 925,7 933,1 995,1 1.034,3 Avellino 160,3 157,9 158,2 163,2 167,7 158,0 163,8 155,3 163,5 168,6 Salerno 405,5 403,2 406,7 402,7 405,8 402,6 391,0 397,5 422,0 408,5 CAMPANIA 2.087,6 2.029,3 1.986,6 1.936,6 1.922,5 1.851,6 1.842,1 1.855,2 1.965,8 2.002,8 Mezzogiorno 7.566,7 7.478,5 7.425,4 7.323,5 7.368,1 7.186,8 7.159,4 7.193,6 7.461,1 7.348,6 24.364,8 24.451,4 24.661,6 24.727,9 25.096,6 24.969,9 24.974,7 25.075,0 25.642,4 25.532,9 ITALIA Fonte: elaborazioni su dati Istat 32 Tassi di attività in provincia di Napoli, in Campania e in Italia Anni 2005-2013 (valori percentuali sulla popolazione 15-64 anni) 70,0 65,0 62,4 62,7 51,9 50,7 63,0 62,5 62,4 62,2 63,7 62,2 63,5 60,0 55,0 49,3 48,7 50,0 49,6 46,9 46,4 46,7 50,4 45,0 40,0 49,5 48,8 2005 50,8 2006 47,4 47,0 2007 46,4 44,6 43,9 44,3 2008 2009 2010 2011 Napoli CAMPANIA 2012 2013 ITALIA Fonte: elaborazioni su dati Istat L’accresciuta pressione dal lato dell’offerta non trova però contestuale riscontro dal punto di vista dei posti di lavoro disponibili, accrescendo quindi le tensioni sul mercato del lavoro. Infatti, l’occupazione provinciale perde, fra il 2007 e il 2013, poco più di 99.000 unità, di cui 2.300 occupati nel solo anno 2013, anche se, in confronto con i primi anni, il ritmo di riduzione dell’occupazione sembra rallentare. Tutto ciò conduce il tasso di occupazione provinciale ad un modesto 36,7%, dal 41,1% del 2007, ampliando ulteriormente il gap che lo separa dalla media regionale e da quella nazionale. Occupati nelle province campane, nel Mezzogiorno e in Italia Anni 2004-2013 (valori assoluti in migliaia) 2004 Caserta 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 258,6 258,6 259,7 255,1 237,8 231,2 236,2 236,7 247,1 248,7 94,5 92,8 93,1 91,8 93,5 89,0 87,5 85,2 83,7 73,8 Napoli 907,8 884,2 877,0 867,0 842,1 800,2 780,0 766,6 770,2 767,9 Avellino 142,3 137,3 141,5 148,1 151,4 145,3 144,8 133,8 138,6 145,7 Salerno 358,0 354,0 359,5 357,1 355,7 346,2 335,4 344,9 347,6 336,6 CAMPANIA 1.761,2 1.726,8 1.730,8 1.719,1 1.680,6 1.611,9 1.583,9 1.567,2 1.587,2 1.572,6 Mezzogiorno 6.431,3 6.411,1 6.516,4 6.515,9 6.481,6 6.287,8 6.201,2 6.215,7 6.180,3 5.898,7 22.404,4 22.562,8 22.988,2 23.221,8 23.404,7 23.025,0 22.872,3 22.967,2 22.898,7 22.420,3 Benevento ITALIA Fonte: elaborazioni su dati Istat 33 Tassi di occupazione in provincia di Napoli, in Campania e in Italia Anni 2004-2013 (valori percentuali sulla popolazione 15-64 anni) 60,0 55,0 57,4 58,4 57,5 58,7 58,7 57,6 56,9 56,9 56,8 55,6 50,0 45,0 44,1 44,1 45,0 43,7 42,5 40,8 40,0 42,8 41,7 41,5 41,1 39,8 38,1 35,0 2004 2005 2006 CAMPANIA 2007 39,9 2008 2009 Napoli 39,4 40,0 36,3 36,6 39,8 36,7 37,0 2010 2011 2012 2013 ITALIA Fonte: elaborazioni su dati Istat In termini di composizione settoriale, l’occupazione provinciale privilegia, rispetto alla componente regionale e nazionale, il terziario, soprattutto a causa del bacino di mercato dell’area metropolitana di Napoli, che genera, ovviamente, lo sviluppo di attività direzionali, di servizi di rango urbano e di terziario commerciale e turistico. Il 78,5% degli occupati napoletani lavora infatti nei servizi, e le perdite occupazionali rilevanti di questi anni sono da attribuire, oltre alla crisi generale, ad una ampia fascia di terziario marginale, a bassa competitività, poco proiettato sull’innovazione e su mercati che vadano oltre quelli di mera prossimità. D’altro canto, il forte processo di deindustrializzazione che storicamente ha attraversato la provincia, con la perdita di presidi manifatturieri strategici, e la crisi di numerosi sistemi produttivi locali, fanno sì che la quota di occupati nell’industria in senso stretto sia la penultima fra tutte le province campane. Anche la quota di addetti nell’industria delle costruzioni appare relativamente modesta e pari, nel 2013, al 13,8%, lontana di quasi sette punti percentuali dal medesimo valore nazionale. 34 Occupati per settore di attività nelle province campane, nel Mezzogiorno e in Italia Anno 2013 (valori assoluti in migliaia e composizione percentuale) Valori assoluti Industria manifatturiera 36,4 Agricoltura Caserta 13,0 Costruzioni Servizi Totale 15,8 183,5 9,8 8,7 6,6 48,8 73,8 Napoli 14,9 105,8 44,1 603,1 767,9 Avellino 8,2 24,7 13,3 99,5 145,7 Benevento 248,7 Salerno 20,4 47,4 24,1 244,7 336,6 CAMPANIA 66,2 223,0 103,9 1.179,6 1.572,6 Mezzogiorno 401,4 777,8 437,4 4.282,2 5.898,7 ITALIA 813,7 4.519,0 1.591,5 15.496,1 22.420,3 Costruzioni Servizi Totale 6,4 73,8 100,0 Composizione percentuale Industria manifatturiera Agricoltura Caserta 5,2 Benevento 14,6 13,3 11,8 8,9 66,1 100,0 Napoli 1,9 13,8 5,7 78,5 100,0 Avellino 5,6 17,0 9,1 68,3 100,0 Salerno 6,1 14,1 7,2 72,7 100,0 CAMPANIA 4,2 14,2 6,6 75,0 100,0 Mezzogiorno 6,8 13,2 7,4 72,6 100,0 ITALIA 3,6 20,2 7,1 69,1 100,0 Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat I processi di degrado occupazionale, a fronte di una crescente partecipazione al mercato del lavoro, si sono scaricati inevitabilmente sul bacino di disoccupazione, che nel 2013 raggiunge le 266.400 unità, 143.300 in più rispetto al 2007. Persone in cerca di occupazione nelle province campane, nel Mezzogiorno e in Italia Anni 2004-2013 (valori assoluti in migliaia) 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Caserta 35,9 36,3 28,4 23,9 27,8 22,7 26,6 37,3 40,1 Benevento 13,9 13,7 11,3 9,7 10,4 11,1 11,4 10,1 14,2 15,0 Napoli 211,1 182,6 152,3 123,1 137,5 136,7 145,7 166,5 224,9 266,4 Avellino 18,0 20,7 16,7 15,1 16,3 12,8 19,0 21,5 24,9 23,0 Salerno 47,6 49,2 47,2 45,6 50,0 56,4 55,6 52,6 74,4 71,9 326,4 302,5 255,9 217,5 241,9 239,8 258,2 288,0 378,6 430,2 CAMPANIA 53,9 Mezzogiorno 1.135,4 1.067,4 909,0 807,7 886,5 899,0 958,3 977,9 1.280,8 1.449,8 ITALIA 1.960,4 1.888,6 1.673,4 1.506,0 1.691,9 1.944,9 2.102,4 2.107,8 2.743,6 3.112,6 Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat Di fatto, durante gli anni della crisi, lo stock dei senza lavoro provinciali è più che raddoppiato, con una crescita pressoché costante per tutti gli anni, ad eccezione per il 2009. Il bacino provinciale di disoccupazione è, quindi, pari al 62% del totale regionale, ed al 18,3% 35 di quello meridionale. Con un tasso di disoccupazione saltato drammaticamente al 25,8%, Napoli rappresenta uno dei poli di maggiore criticità a livello nazionale. Tassi di disoccupazione in provincia di Napoli, in Campania e in Italia Anni 2004-2013 (valori percentuali) 30,0 25,8 25,0 22,6 20,0 18,9 14,9 17,8 15,7 12,9 15,0 12,6 11,2 15,6 5,0 8,0 2004 2005 12,4 6,8 6,1 2006 2007 12,2 15,5 14,0 14,8 7,7 19,3 14,6 17,1 10,0 21,5 6,7 2008 CAMPANIA 12,9 7,8 2009 10,7 14,0 8,4 8,4 2010 2011 Napoli 2012 2013 ITALIA Fonte: elaborazioni su dati Istat Peraltro, a differenza di molte altre province campane e meridionali, il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni, nel 2013, cresce, anziché diminuire, sotto la spinta della componente straordinaria e in deroga, cioè del segmento che rappresenta le crisi occupazionali più delicate e di più difficile soluzione. Con più di 29 milioni di ore autorizzate nel 2013, pari a circa 14.000 occupati equivalenti, per l’83% concentrate sulla componente straordinaria ed in deroga, Napoli rischia di vedere ulteriormente crescere il suo bacino di disoccupazione anche nel 2014 e nel 2015, per effetto della fine del periodo di copertura della CIG, e quindi del definitivo distacco dei lavoratori dalla loro occupazione. Numero di ore autorizzate di cassa integrazione guadagni in provincia di Napoli Anni 2005-2012 (valori assoluti in migliaia) 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Ordinaria 3.055 2.453 2.414 4.652 12.446 6.707 4.493 5.405 4.936 Straordinaria e in deroga 5.054 3.661 3.119 3.040 5.316 19.288 24.474 19.770 24.319 Totale 8.109 6.114 5.533 7.692 17.762 25.996 28.967 25.174 29.255 Fonte: elaborazioni su dati INPS Senza contare i problemi legati all’esigenza di svuotare il bacino dei percettori della CIG in deroga, per passare a strumenti di sostegno più efficaci e meno costosi. 36 Per passare all’analisi della domanda di lavoro, infine, si procederà ad esaminare i risultati di un’indagine che l’Unione Italiana delle Camere di Commercio Industria, Artigianato e Agricoltura, in collaborazione con il Ministero del Lavoro e con l’Unione Europea, realizza, a partire dal 1997. Tale survey nota come il nome di “Sistema informativo per l’occupazione e la formazione” Excelsior, ricostruisce annualmente e trimestralmente il quadro previsionale della domanda di lavoro e dei fabbisogni professionali e formativi espressi dalle imprese, fornendo indicazioni di estrema utilità soprattutto per supportare le scelte di programmazione della formazione, dell’orientamento e delle politiche del lavoro. L’indagine è svolta in ogni provincia italiana dalla rete delle Camere di Commercio con quasi 300.000 interviste dirette o telefoniche all’anno, coinvolgendo le imprese di tutti i settori economici e di tutte le dimensioni. Numero di ore autorizzate di cassa integrazione guadagni in provincia di Napoli Anni 2005-2012 (valori assoluti in migliaia) 35.000 29.255 28.967 30.000 25.174 25.996 25.000 17.762 20.000 15.000 10.000 7.692 8.109 6.114 5.533 5.000 0 2005 2006 Ordinaria 2007 2008 2009 2010 Straordinaria e in deroga 2011 2012 2013 Totale Fonte: elaborazioni su dati INPS Si analizzeranno, pertanto, in questa parte del rapporto le tendenze occupazionali previste dalle imprese napoletane per i primi tre mesi del corrente anno. Nel primo trimestre 2014, le assunzioni previste dalle imprese provinciali dell’industria e dei servizi sono 4.720, in larga misura attivate dall’industria delle costruzioni (che potrebbe essere in uscita dalla fase più critica della sua crisi di settore), dal manifatturiero, dal commercio, dai servizi turistici e di ristorazione e da quelli alla persona. Prospettive economiche e di mercato ancora molto fragili indurranno le imprese locali ad assumere con contratti flessibili in misura molto più ampia della media nazionale (69,7%, contro il 57,6% nazionale), soprattutto, in settori caratterizzati da elevata ciclicità stagionale, dove quindi la presenza di lavoro flessibile risulta fisiologica. A tal proposito si fa riferimento al settore delle costruzioni dove il 98,3% delle assunzioni sarà a tempo determinato, i servizi turistici (88,8%) ma anche nei servizi avanzati di supporto alle imprese (90,5%) nel quale, evidentemente, le prospettive di allargamento del mercato risultano ancora incerte. 37 Assunzioni previste in complesso secondo il tipo di contratto, per settore di attività e classe dimensionale I trimestre 2014 (valori assoluti e composizioni percentuali) di cui (in percentuale)* Assunzioni previste (Valori assoluti) A tempo indeterminato A tempo determinato Apprendistato Altri contratti TOTALE 4.720 25,1 69,7 4,9 0,3 INDUSTRIA E COSTRUZIONI 1.790 17,4 75,6 6,9 0,1 Industrie metalmeccaniche ed elettroniche 290 53,0 34,1 12,9 0,0 Altre industrie 560 25,4 59,2 15,2 0,2 Costruzioni 930 -- 98,3 -- -- SERVIZI 2.930 29,8 66,0 3,7 0,5 Commercio 730 35,6 61,0 3,1 0,3 Servizi turistici, di alloggio e ristorazione 640 9,9 88,8 -- -- Servizi avanzati di supporto alle imprese 190 -- 90,5 -- -- Servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone 390 47,4 51,6 -- -- Servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio 270 44,9 50,7 -- -- Servizi alle persone 510 24,1 68,7 6,8 0,4 Altri servizi 210 51,9 32,4 12,9 2,9 1-49 dipendenti 3.280 20,8 76,0 3,1 0,2 50 dipendenti e oltre 1.440 35,0 55,3 8,9 0,7 CAMPANIA 8.150 29,0 65,1 5,3 0,6 SUD E ISOLE 30.430 35,3 56,3 6,6 1,8 ITALIA 121.210 32,2 57,6 7,8 2,4 CLASSI DIMENSIONALI * I valori assoluti sono arrotondati alle decine; a causa di questi arrotondamenti, i totali possono non coincidere con la somma dei singoli valori. Il segno (--) indica un valore statisticamente non significativo; i totali comprendono comunque i dati non esposti. Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Unioncamere Excelsior Viceversa, una quota elevata di assunzioni a tempo indeterminato avverrà nell’industria metalmeccanica ed elettronica (che per la natura sofisticata del suo ciclo produttivo richiede personale particolarmente specializzato, difficile da reperire, e che quindi va assunto in forma stabile), nei servizi operativi di supporto alle imprese, in quelli di trasporto e logistica, e nei servizi vari, di tipo associativo, di riparazione di computer e beni per la casa, e per determinate categorie di servizi alla persona. L’11,5% delle assunzioni previste è di difficile reperimento, con difficoltà particolari nell’industria metalmeccanica ed elettronica (per via delle specializzazioni richieste) ma anche nelle costruzioni, un settore che, per fuoriuscire dalle dinamiche di crisi, sta sperimentando nuovi materiali e tecniche di costruzione, richiedendo, per questo motivo, manodopera sempre più qualificata. La richiesta di personale con esperienza specifica nel settore di appartenenza è in linea con la media nazionale, e supera il 61% delle assunzioni previste, giungendo ad oltre il 94% nel caso dei servizi avanzati di supporto alle imprese, dove sono richieste professionalità di particolare rilievo e competenza, e a circa il 70% nei servizi alla persona, in quelli di trasporto e logistica, nell’industria metalmeccanica ed elettronica. In linea con la media è la richiesta di 38 personale immigrato, che si concentra soprattutto nel commercio e nei servizi turistici, dove evidentemente è richiesta una manodopera non particolarmente qualificata. Assunzioni previste per difficoltà di reperimento, esperienza e nazionalità in provincia di Napoli I trimestre 2014 (valori assoluti e composizioni percentuali) Assunzioni Previste (valori assoluti) Di cui (in percentuale)* Di difficile reperimento Con specifica esperienza Personale immigrato TOTALE 4.720 11,5 61,1 11,9 INDUSTRIA E COSTRUZIONI 1.790 20,5 63,0 2,3 Industrie metalmeccaniche ed elettroniche 290 11,1 69,3 -- Altre industrie 560 5,5 52,5 5,0 Costruzioni 930 32,4 67,5 - 2.930 6,1 59,9 17,7 Commercio 730 6,0 46,4 36,4 Servizi turistici, di alloggio e ristorazione 640 4,6 67,6 25,2 Servizi avanzati di supporto alle imprese 190 2,1 94,2 - Servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone 390 5,7 35,8 -- Servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio 270 4,8 69,1 - Servizi alle persone 510 7,8 70,5 13,3 Altri servizi 210 12,4 60,0 -- 1-49 dipendenti 3.280 12,1 63,6 13,4 50 dipendenti e oltre 1.440 10,3 55,4 8,5 CAMPANIA 8.150 9,8 62,3 11,5 SUD E ISOLE 30.430 10,1 61,9 8,7 121.210 13,5 60,7 11,0 SERVIZI CLASSI DIMENSIONALI ITALIA * I valori assoluti sono arrotondati alle decine; a causa di questi arrotondamenti, i totali possono non coincidere con la somma dei singoli valori. Il segno (--) indica un valore statisticamente non significativo; i totali comprendono comunque i dati non esposti. Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Unioncamere Excelsior La diffusa richiesta di personale già “esperienziato” fa sì che la quota di assunzioni di giovani con meno di 29 anni sia modesta (21,7% del totale, a fronte del 28,1% nazionale) il che è, evidentemente, un problema, poiché sono proprio i giovani lo zoccolo più duro della disoccupazione provinciale, come di quella italiana ed europea, del resto. Solo le imprese medio-grandi, che hanno evidentemente le risorse per fare interventi di formazione interna ai neoassunti, superano questo dato medio, arrivando ad una quota di assunzioni giovani del 36,5%. Evidentemente, il sistema formativo non riesce a produrre profili immediatamente spendibili per il mercato del lavoro, con la conseguenza che i giovani alla ricerca del primo impiego vengono gravemente penalizzati. Dal punto di vista settoriale, è nei servizi alla persona, in quelli di trasporto e nell’industria manifatturiera che si riscontrano le più alte percentuali di assunzioni giovanili, mentre esse sono quasi nulle in un settore, come le costruzioni, dove però l’energia fisica è una 39 componente fondamentale del lavoro. Il profilo delle assunzioni previste per titolo di studio è medio-basso: i laureati sono solo il 12,2% dei neoassunti previsti (a fronte del 14,4% nazionale) mentre chi non ha nessuna formazione specifica rappresenterà il 38,5% delle assunzioni (24,8% nazionale). Assunzioni previste in complesso per classe di età, settore di attività e classe dimensionale I trimestre 2014 (valori assoluti e composizioni percentuali) Assunzioni TOTALE Previste (valori assoluti) 4.720 per classe di età (in percentuale)* sino a 29 anni oltre 29 anni indifferente 21,7 43,7 34,6 1.790 16,4 48,6 35,0 Industrie metalmeccaniche ed elettroniche 290 34,1 26,5 39,4 Altre industrie 560 34,0 31,2 34,8 Costruzioni 930 0,3 65,8 33,8 2.930 24,9 40,7 34,4 Commercio 730 21,8 69,6 8,6 Servizi turistici, di alloggio e ristorazione 640 21,4 51,2 27,4 Servizi avanzati di supporto alle imprese 190 -- -- 89,4 Servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone 390 10,4 22,0 67,6 Servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio 270 38,6 44,9 16,5 Servizi alle persone 510 37,6 18,2 44,2 Altri servizi 210 40,5 26,2 33,3 1-49 dipendenti 3.280 15,2 52,0 32,8 50 dipendenti e oltre 1.440 36,5 24,8 38,6 CAMPANIA 8.150 24,4 34,8 40,8 SUD E ISOLE 30.430 26,9 26,0 47,1 ITALIA 121.210 28,1 24,9 47,0 INDUSTRIA E COSTRUZIONI SERVIZI CLASSI DIMENSIONALI * I valori assoluti sono arrotondati alle decine; a causa di questi arrotondamenti, i totali possono non coincidere con la somma dei singoli valori. Il segno (--) indica un valore statisticamente non significativo; i totali comprendono comunque i dati non esposti. Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Unioncamere Excelsior Tale profilo è accentuato in alcuni settori dove il ciclo produttivo è particolarmente semplice, come l’edilizia ed il commercio (dove il 65% dei neo assunti è privo di formazione specifica) e nelle piccole imprese, mentre le imprese medio-grandi, ed i settori dei servizi avanzati, di quelli alla persona e dell’industria metalmeccanica ed elettronica sono quelli che assorbono le quote maggiori di laureati, avendo bisogno di professionalità dotate di particolari livelli di qualificazione, per gestire cicli produttivi di una certa complessità tecnologica ed organizzativa. 40 Assunzioni previste in complesso per livello di istruzione, settore di attività e classe dimensionale I trimestre 2014 (valori assoluti e composizioni percentuali) Assunzioni previste (valori assoluti) TOTALE INDUSTRIA E COSTRUZIONI Industrie metalmeccaniche ed elettroniche Altre industrie Costruzioni SERVIZI Commercio Servizi turistici, di alloggio e ristorazione Servizi avanzati di supporto alle imprese Servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone Servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio Servizi alle persone Altri servizi CAMPANIA SUD E ISOLE ITALIA di cui (in percentuale) Qualifica professionale Nessuna formazione Laurea Diploma 4.720 12,2 38,1 11,1 38,5 1.790 290 560 930 2.930 730 640 190 390 270 510 210 8.150 30.430 121.210 5,4 15,3 8,7 -16,4 6,8 0,6 88,9 6,0 8,1 23,9 43,8 10,7 9,6 14,4 39,4 51,9 43,3 33,2 37,4 26,5 42,5 10,6 36,8 55,5 40,5 53,8 40,5 41,1 43,1 8,2 11,8 17,7 -12,9 1,4 26,0 -24,1 8,5 16,2 -16,6 21,9 17,6 47,1 20,9 30,3 65,2 33,3 65,3 30,9 -33,2 27,9 19,4 -32,2 27,4 24,8 Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere Excelsior D’altra parte, un profilo di istruzione medio-basso è coerente con la distribuzione prevista dell’occupazione per categoria professionale: prevalgono infatti le assunzioni di operai specializzati, di professioni qualificate nel settore della vendita, del commercio e dei servizi, e solo dopo, con ampio distacco, emergono le assunzioni di personale tecnico ed impiegatizio, che richiedono qualificazioni tecnico-professionali o di livelli di istruzione medio-alti. D’altra parte, le assunzioni di personale di tipo scientifico ed intellettuale, necessariamente dotato di laurea, sono piuttosto marginali numericamente. Assunzioni previste in complesso nella provincia di Napoli per gruppo professionale I trimestre 2014 (valori assoluti e composizioni percentuali) Assunzioni previste (valori assoluti) TOTALE Dirigenti, impiegati con elevata specializzazione e tecnici 1 Dirigenti 2 Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione 3 Professioni tecniche Impiegati, professioni commerciali e nei servizi 4 Impiegati 5 Professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi di cui (in percentuale) Di difficile reperimento Con specifica esperienza 4.720 11,5 61,1 750 12,8 77,3 -- -- -- 180 13,7 63,7 550 12,3 81,4 1.790 5,0 59,1 61,8 480 8,9 1.310 3,5 58,1 Operai specializzati e conduttori di impianti e macchine 1.660 21,3 64,4 6 Operai specializzati 1.350 24,2 63,9 7 Conduttori di impianti e addetti a macchinari fissi e mobili 310 8,8 66,6 520 1,3 34,4 Professioni non qualificate Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere Excelsior 41 6. I rapporti tra imprese e sistema bancario Il mercato del credito della provincia di Napoli subisce dinamiche strutturalmente analoghe a quelle nazionali, seppur con intensità e ritmi differenti, e risulta caratterizzato per lo più da un evidente fenomeno di “credit crunch” che, perdurando dal 2011, ostacola ancora di più la tenuta del sistema economico provinciale. Se da un lato, infatti, peggiora lo scoring creditizio del tessuto imprenditoriale, dall’altro, il sistema bancario è costretto ad adottare regole sempre pià prudenziali per contrastare il peggioramento della tenuta patrimoniale, innescando, così, un circolo vizioso che indebolisce ulteriormente le capacità reddituali e finanziarie delle famiglie e delle imprese. Analogamente a quanto avviene nel resto del Paese, il mercato creditizio partenopeo, quindi, nel 2013, risulta connotato da un aumento della raccolta, e contestualmente ad una riduzione degli impieghi, che da un lato porta il rapporto fra questi due parametri su valori più prudenziali per gli istituti bancari, ma dall’altro riduce la liquidità netta a disposizione del circuito economico locale, con evidenti effetti recessivi sul ciclo. Depositi bancari per settori di attività della clientela in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia Dicembre 2013 (valori assoluti in milioni di euro e variazioni percentuali annue) Valori assoluti Pubblica Amministrazione Imprese Famiglie TOTALE Napoli 459 8.085 34.986 43.914 Caserta 155 1.363 10.828 12.365 Benevento 44 410 4.189 4.649 Avellino 62 726 8.021 8.821 Salerno 271 1.986 14.551 16.845 991 12.570 72.576 86.593 4.846 39.293 243.635 290.597 259.240 909.703 1.300.242 CAMPANIA Mezzogiorno ITALIA 33.234 Variazioni percentuali Pubblica Amministrazione Imprese Famiglie TOTALE Napoli 3,5 21,0 2,7 5,2 Caserta 4,2 4,0 3,0 3,1 Benevento -1,6 8,5 1,9 2,4 Avellino -7,0 3,1 3,3 3,2 Salerno -9,4 10,5 2,7 3,3 CAMPANIA -1,1 15,6 2,8 4,2 Mezzogiorno 1,6 8,9 2,3 3,2 -4,4 6,1 2,4 2,0 ITALIA Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Banca d’Italia 42 Sul versante della raccolta, in particolare, si registra un incremento del 5,2%, più rapido della media regionale (+4,2%), meridionale (+3,2%) e nazionale (+2,0%), alimentato soprattutto dall’aumento dei depositi della clientela imprenditoriale, come probabile effetto del rinvio di decisioni di investimento e di una preferenza per il risparmio. Anche sul versante delle famiglie, l’aumento è più rapido della media, manifestando, in questo caso, il rinvio di scelte di spesa per consumi, legato ad un clima di fiducia declinante. Impieghi bancari per settori di attività della clientela in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia Dicembre 2013 (valori assoluti in milioni di euro e variazioni percentuali annue) Valori assoluti Pubblica Amministrazione Imprese Famiglie TOTALE 5.403 21.691 17.366 45.346 Caserta 775 4.093 3.952 8.824 Benevento 365 1.245 1.067 2.680 Avellino 377 2.447 1.673 4.500 Salerno 1.076 7.402 5.536 14.038 Napoli CAMPANIA 7.995 36.879 29.592 75.388 Mezzogiorno 24.958 136.687 112.193 276.736 262.456 905.224 506.640 1.845.336 ITALIA Variazioni percentuali Pubblica Amministrazione Imprese Famiglie TOTALE Napoli -5,4 -5,5 -2,1 -4,1 Caserta -3,4 -1,9 -1,2 -1,7 Benevento -1,1 -6,6 -1,4 -3,9 Avellino -3,0 -2,8 -1,4 -2,3 Salerno -1,9 -2,8 -1,2 -2,1 CAMPANIA -4,4 -4,4 -1,7 -3,3 Mezzogiorno -2,0 -3,8 -2,0 -2,9 ITALIA -2,0 -5,5 -1,1 -3,8 Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Banca d’Italia Sul versante degli impieghi, la diminuzione avviene, anche in questo caso, ad una velocità superiore alla media (-4,1%) con un calo che raggiunge i 5,5 punti percentuali nel caso della clientela imprenditoriale, che risente sia di una minore domanda, legata ad un più contenuto ciclo di investimenti, sia di un peggioramento particolarmente grave del merito di credito. Tuttavia, anche nel caso delle famiglie, la diminuzione di 2,1 punti degli impieghi riflette sia la minore domanda di credito immobiliare o per consumo, sia l’aumento della rischiosità. Va segnalato anche un calo, di oltre 5 punti, degli impieghi erogati alla Pubblica Amministrazione, che, in regime di spending review, riduce evidentemente le sue spese e la sua esposizione nei confronti delle banche. 43 Il forte calo degli impieghi alle imprese porta la quota di tale clientela, sul totale degli attivi bancari, al di sotto della media regionale e nazionale, il che significa che l’attività di investimento delle imprese locali, al netto dell’autofinanziamento, è meno vivace rispetto al resto del Paese, e questo non può che avere, nel medio periodo, effetti negativi sulla competitività del tessuto produttivo locale. Particolarmente bassa (meno del 4%) è la quota di impieghi destinati alle piccole e micro imprese (famiglie produttrici) su cui si concentrano, dunque, problematiche particolarmente serie di tipo finanziario e di sostegno agli investimenti. Incidenza degli impieghi delle imprese sul totale degli impieghi in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia Dicembre 2013 (valori percentuali) Napoli 44,1 Caserta 3,7 40,6 Benevento 5,8 37,4 9,1 Avellino 48,0 Salerno 6,3 44,3 Campania 8,4 43,7 Mezzogiorno 5,2 41,3 ITALIA 8,1 43,9 0,0 5,0 10,0 15,0 Società non finanziarie 20,0 5,2 25,0 30,0 35,0 40,0 45,0 50,0 55,0 Famiglie produttrici Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Banca d’Italia Le sofferenze bancarie sono una delle radici della forte contrazione del credito, ed infatti, l’aumento di tale parametro, pari al 2,2%, si concentra soprattutto sulla clientela imprenditoriale (+10,9%) che, essendo la più rischiosa, è anche quella che ha subito il più evidente restringimento del credito. Va comunque segnalato che anche il comparto delle famiglie mette in luce un aumento dei crediti inesigibili, relativamente più lento. L’incremento delle sofferenze totali è meno rapido rispetto alla media regionale e nazionale, e parte anche da un livello di incidenza sul totale degli impieghi che, nel 2012, è più basso della media regionale e meridionale (10%, a fronte del 10,4% del Meridione) anche se nettamente superiore rispetto al dato nazionale. Di conseguenza, anche per il 2013 l’incidenza delle sofferenze sugli impieghi, che sale all’11,6%, risulta essere meno pesante del dato campano e meridionale (entrambi al 12,4%) anche se permane un forte differenziale negativo con l’Italia (8,1%) che è di per sé indicativo di condizioni di criticità specifiche del mercato creditizio locale, con la quota di sofferenza di pertinenza delle imprese che raggiunge il 16,9%. In termini di valore medio delle sofferenze per affidato, pari a 69.149 euro, Napoli presenta una situazione meno grave anche rispetto alla media nazionale, sia in termini di stock che di flusso (poiché l’incremento dell’8,9% di tale parametro è meno rapido dell’12,5% registrato a 44 livello italiano). Ciò dipende, evidentemente, dal fatto che gli affidati che cadono in condizioni di sofferenza, a Napoli, sono soprattutto piccoli affidati (famiglie per piccoli prestiti, piccole imprese) il che, se comporta perdite meno gravose per il sistema bancario. Tuttavia, tale risultato è anche indicativo di una crisi finanziaria particolarmente diffusa, nel tessuto sociale e della piccola e media impresa del territorio, non a caso, gli affidati in sofferenza sono moltissimi anche in valore assoluto, sfiorando le 76.000 unità. Impieghi bancari in sofferenza per settori di attività della clientela in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia Dicembre 2013 (affidati, sofferenze e sofferenze per affidato, valori assoluti e variazioni percentuali annue) Numero di affidati Valori assoluti Imprese Famiglie Variazione percentuale annua TOTALE Imprese Famiglie TOTALE Napoli 14.116 61.424 75.981 10,9 0,4 2,2 Caserta 4.365 12.522 17.068 10,4 -0,3 2,3 Benevento 1.647 3.420 5.147 12,9 4,7 7,1 Avellino 2.374 4.570 7.029 8,6 2,6 4,7 7.068 16.121 23.634 10,1 5,3 7,8 CAMPANIA 29.044 98.057 128.859 8,6 1,3 3,5 Mezzogiorno 131.493 322.719 462.755 8,2 6,7 7,9 ITALIA 387.220 817.141 1.224.438 8,6 8,5 9,4 Salerno Valori (in milioni di euro) Valori assoluti Imprese Famiglie Variazione percentuale annua TOTALE Imprese Famiglie 3.670 1.526 5.254 12,2 Caserta 860 293 1.169 Benevento 293 93 394 Avellino 511 122 639 Salerno 1.457 442 1.918 CAMPANIA 6.792 2.476 9.374 Mezzogiorno 25.487 8.450 34.316 117.511 29.708 148.890 Napoli ITALIA TOTALE 9,4 11,3 21,0 6,2 17,5 16,7 12,0 14,9 22,5 9,9 20,1 22,4 12,2 20,4 16,3 9,7 14,6 17,4 11,7 15,9 25,8 13,0 23,1 Valori medi per affidato in sofferenza (in euro) Valori assoluti Imprese Famiglie Variazione percentuale annua TOTALE Imprese Famiglie TOTALE Napoli 259.989 24.844 69.149 1,2 9,0 8,9 Caserta 197.022 23.399 68.491 9,6 6,5 14,8 Benevento 177.899 27.193 76.549 3,4 7,0 7,2 Avellino 215.249 26.696 90.909 12,8 7,1 14,8 Salerno 206.140 27.418 81.154 11,2 6,6 11,7 CAMPANIA 233.852 25.251 72.746 7,1 8,3 10,6 Mezzogiorno 193.828 26.184 74.156 8,5 4,7 7,4 ITALIA 303.473 36.356 121.599 15,9 4,2 12,5 Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia 45 Incidenza delle sofferenze sugli impieghi in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia Dicembre 2012 – Dicembre 2013 (valori percentuali) 2013 23,5 21,0 20,9 25,0 19,7 14,7 13,2 11,6 8,8 14,2 8,7 7,4 18,6 18,4 16,9 13,7 12,4 12,4 8,4 8,0 7,3 20,0 13,0 15,0 8,1 7,5 10,0 5,9 5,0 0,0 Napoli Caserta Benevento Avellino Imprese Salerno Campania Mezzogiorno Famiglie ITALIA TOTALE 2012 18,8 17,0 14,3 10,0 7,9 11,1 6,9 16,6 20,0 15,6 12,3 7,7 25,0 11,6 6,5 15,3 15,1 11,1 7,0 15,0 10,5 7,5 10,4 9,8 6,7 5,2 10,0 6,3 5,0 0,0 Napoli Caserta Benevento Avellino Imprese Fonte: elaborazioni su dati Banca d’Italia Salerno Campania Mezzogiorno Famiglie ITALIA TOTALE Il livello di rischiosità del credito, e la sua crescita, hanno riflessi anche sul valore del tasso di interesse praticato dalle banche ai clienti. Tassi di interesse per rischi a revoca a Napoli, in Campania, nel Sud e in Italia Dicembre 2011 – Dicembre 2013 (valori percentuali) 10,0 9,7 9,5 9,4 9,0 9,2 8,8 9,2 9,7 9,7 9,4 9,2 9,3 8,9 8,5 8,7 9,2 8,9 9,4 9,4 9,2 9,3 9,2 9,2 9,0 9,0 8,9 8,9 8,8 6,9 6,9 6,8 6,8 mar-13 giu-13 set-13 dic-13 8,8 8,0 7,5 7,0 7,0 6,5 6,8 6,7 giu-12 set-12 6,6 dic-11 mar-12 Napoli Campania Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Banca d’Italia 46 6,6 dic-12 Sud ITALIA Poiché, in un paragone campano e meridionale, il livello di rischiosità degli impieghi erogati in provincia di Napoli è relativamente basso, anche il tasso di interesse (prendendo a riferimento quello applicato alle operazioni a revoca) è meno elevato: 8,8%, a fronte del 9% meridionale e del 9,2% campano. Tassi di interesse per rischi a revoca in Campania, nel Sud e in Italia per tipologia di affidato Dicembre 2013 (valori percentuali) Imprese Salerno Famiglie Benevento 10,6 7,8 Caserta 10,1 Sud 6,6 Campania 10,0 Caserta 6,4 Napoli 9,9 Salerno 6,0 Benevento 9,8 Campania 5,7 Avellino 9,5 Napoli 5,5 Sud 9,5 Avellino 5,4 ITALIA 5,3 ITALIA 8,0 0,0 3,0 6,0 9,0 Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Banca d’Italia 12,0 0,0 3,0 6,0 9,0 12,0 Vi è però, comunque, un ampio spread sfavorevole rispetto al valore nazionale, che è del 6,8%, soprattutto a carico della clientela più rischiosa, ovvero quella imprenditoriale, per la quale il tasso arriva fino al 9,9%, con un costo del denaro preso a prestito che è quindi di 0,4 punti superiore alla media meridionale, e di ben 1,9 punti rispetto a quella nazionale. Una penalizzazione che disincentiva gli investimenti, e rende meno competitivo il sistema produttivo locale. Il tasso applicato alla clientela familiare risulta, invece, sensibilmente inferiore (5,5%), più favorevole della media meridionale e relativamente allineato al tasso nazionale. 47 7. L’internazionalizzazione commerciale Il commercio con l’estero rappresenta, ad oggi, un elemento di assoluta rilevanza all’interno di qualsiasi sistema economico. In un contesto come quello italiano, poi, caratterizzato da una ormai perdurante stagnazione della dinamica dei consumi interni, esso rappresenta l’unico modo per rilanciare le attività produttive del nostro sistema imprenditoriale. Come già analizzato infatti all’interno del secondo capitolo, anche in provincia di Napoli, il maggior impulso alla crescita di produzione e fatturato proviene dalla componente estera, tanto che, il settore commerciale, che lega il suo destino alla dinamica dei consumi interni, non riesce a fuoriuscire dalle dinamiche recessive in cui il tessuto economico si trova ad operare. Andamento dei flussi commerciali con l’estero in provincia di Napoli Anni 2002-2013 (valori assoluti in milioni di euro) 8.000 6.000 4.000 7.128,2 4.614,4 4.488,2 5.294,2 4.535,1 4.389,4 4.486,2 3.943,6 3.982,1 4.228,9 4.540,7 -591,5 -407,3 -257,2 -753,5 5.408,5 5.009,8 7.439,7 6.235,2 5.924,8 5.858,5 4.931,3 4.969,8 5.031,4 5.348,4 5.154,9 5.090,1 -1.080,3 -768,3 4.194,4 2.000 126,3 0 -2.000 -398,8 -955,0 -736,9 -2.096,8 -2.091,3 -4.000 2002 2003 2004 Export 2005 2006 2007 2008 Import 2009 2010 2011 2012 2013 Saldo Fonte: elaborazioni su dati Istat Dopo il punto di minimo raggiunto nel 2010, provocato dall’agguerrita concorrenza dei produttori internazionali, l’economia napoletana vede, anche nel 2013, la prosecuzione di un miglioramento del saldo commerciale, che tuttavia permane ancora nettamente negativo. Il miglioramento del saldo è, peraltro, interamente ascrivibile al forte calo delle importazioni (6% sull’anno precedente) come effetto di un rallentamento notevole della domanda interna per consumi, poiché anche le esportazioni, per il secondo anno consecutivo, si riducono, mettendo in luce un problema di competitività internazionale per l’economia partenopea, che limita al 5% l’incremento di export di medio periodo (cioè fra 2009 e 2013) a fronte del +8,5% meridionale e del +7,5% nazionale. Si allarga quindi la forbice negativa, in termini di presenza sui mercati esteri, fra Napoli ed il resto del Paese. 48 Esportazioni nelle province campane, nel Mezzogiorno e in Italia Anni 2002, 2009, 2012 e 2013 (valori assoluti in milioni di euro e variazioni percentuali medie annue) Valori assoluti 2002 Caserta Variazioni medie annue 2012 2013 2013-2012 2013-2009 2013-2002 1.032,7 934,9 1.086,5 1.137,9 4,7 5,0 85,5 89,8 127,2 133,5 5,0 10,4 4,1 4.614,4 4.194,4 5.154,9 5.090,1 -1,3 5,0 0,9 726,5 802,0 995,0 974,3 -2,1 5,0 2,7 Benevento Napoli 2009 Avellino 0,9 Salerno 1.567,5 1.897,0 2.054,3 2.252,1 9,6 4,4 3,3 CAMPANIA 8.026,7 7.918,2 9.417,8 9.587,9 1,8 4,9 1,6 MEZZOGIORNO ITALIA 28.833,6 30.685,0 46.556,1 42.510,6 -8,7 8,5 3,6 269.063,5 291.733,1 390.182,1 389.854,2 -0,1 7,5 3,4 Fonte: elaborazioni su dati Istat L’export della provincia di Napoli, da solo, vale più della metà del totale regionale, il che fornisce la dimensione della centralità economica della provincia in esame nel sistema regionale. In una articolazione settoriale diversificata, la presenza della Fiat/Alfa di Pomigliano e dei cantieri navali fa sì che il 27% dell’export sia costituito da mezzi di trasporto. Seguono, con circa il 14% ciascuno, i settori dell’agroindustria, che valorizza un patrimonio di produzioni tipiche di grande varietà e qualità, oltre che con una forte immagine di tipicità, il tessile/abbigliamento, imperniato sui poli di San Giuseppe Vesuviano e nelle propaggini site in territorio napoletano del distretto di Aversa-Grumo Nevano, e la farmaceutica. Importazioni nelle province campane, nel Mezzogiorno e in Italia Anni 2002, 2009, 2012 e 2013 (valori assoluti in milioni di euro e variazioni percentuali medie annue) Valori assoluti 2002 2009 2012 Variazioni medie annue 2013 2013-2012 2013-2009 2013-2002 Caserta 884,8 960,6 1.068,4 995,9 -6,8 0,9 Benevento 100,4 132,2 142,4 141,5 -0,7 1,7 3,2 Napoli 4.488,2 4.931,3 6.235,2 5.858,5 -6,0 4,4 2,5 Avellino 1.087,2 1.109,5 1.818,1 1.606,5 -11,6 9,7 3,6 Salerno 1.195,3 1.348,0 1.395,1 1.567,6 12,4 3,8 2,5 CAMPANIA 7.755,9 8.481,7 10.659,2 10.169,9 -4,6 4,6 2,5 MEZZOGIORNO ITALIA 1,1 33.813,1 37.242,9 57.384,7 53.026,5 -7,6 9,2 4,2 261.225,9 297.608,7 380.292,5 359.454,5 -5,5 4,8 2,9 Fonte: elaborazioni su dati Istat Gli apparecchi elettrici rappresentano il 6,4% del totale, mentre, per finire, il 5% è dato dall’industria del legno e dei prodotti in legno ed il 4,2% dalla meccanica. Rispetto alla composizione media nazionale, c’è una forte specializzazione nella vendita all’estero di prodotti farmaceutici, mezzi di trasporto, legno e carta e prodotti alimentari. 49 Esportazioni per settori e comparti manifatturieri in provincia di Napoli, in Campania e in Italia Anno 2013 (valori assoluti in milioni di euro, composizioni percentuali e indici di specializzazione) Valori assoluti (milioni di euro) Napoli AGRICOLTURA ATTIVITA' ESTRATTIVA INDUSTRIA MANIFATTURIERA Alimentari, bevande e tabacco Tessile, abbigliamento e concia Legno, carta e stampa Prodotti petroliferi raffinati Chimica Farmaceutica Gomma e plastica Metallurgia e prodotti in metallo Computer ed elettronica Apparecchi elettrici Meccanica Mezzi di trasporto Altre attività manifatturiere UTILITIES ATTIVITA' TERZIARIA PROVVISTE DI BORDO TOTALE 93,3 4,5 4.927,3 717,1 690,2 255,7 27,8 111,5 716,7 127,8 168,5 116,5 325,7 213,3 1.361,9 94,5 26,3 22,4 16,2 5.090,1 Campania Composizioni percentuali ITALIA 395,4 5.973,2 4,6 1.194,8 9.091,8 373.504,1 2.271,4 27.467,7 1.088,1 44.971,2 352,4 7.763,1 30,1 16.355,5 202,7 25.514,0 754,6 19.624,8 524,8 23.218,2 790,6 45.484,5 207,8 12.272,0 596,7 20.227,2 433,1 71.596,6 1.686,9 37.162,9 152,4 21.846,4 39,3 1.722,9 39,1 1.810,3 17,7 5.648,8 9.587,9 389.854,2 Napoli 1,8 0,1 96,8 14,1 13,6 5,0 0,5 2,2 14,1 2,5 3,3 2,3 6,4 4,2 26,8 1,9 0,5 0,4 0,3 100,0 Campania Indici di localizzazione (Italia=100,0) ITALIA 4,1 1,5 0,0 0,3 94,8 95,8 23,7 7,0 11,3 11,5 3,7 2,0 0,3 4,2 2,1 6,5 7,9 5,0 5,5 6,0 8,2 11,7 2,2 3,1 6,2 5,2 4,5 18,4 17,6 9,5 1,6 5,6 0,4 0,4 0,4 0,5 0,2 1,4 100,0 100,0 Napoli 119,7 28,7 101,0 200,0 117,5 252,3 13,0 33,5 279,7 42,2 28,4 72,7 123,3 22,8 280,7 33,1 117,0 94,9 22,0 100,0 Campania ITALIA 269,2 15,8 99,0 336,2 98,4 184,6 7,5 32,3 156,3 91,9 70,7 68,9 120,0 24,6 184,6 28,4 92,7 87,9 12,7 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat La riduzione delle esportazioni nel 2013 è da attribuirsi alla contrazione di vendite di prodotti farmaceutici (-13,5%), di prodotti in legno (-11%) e di mezzi di trasporto, mentre fra i settori di esportazione “minori” va evidenziato il forte calo dell’export di prodotti estrattivi e di prodotti metallurgici. Viceversa, un settore tipicamente rigido al ciclo come quello alimentare vede crescere il suo export del 3,4%, e si incrementano anche le vendite di prodotti del tessile/abbigliamento (+2,5%). In una prospettiva di medio periodo, dal 2009 ad oggi, mezzi di trasporto, tessile, alimentare, apparecchi elettrici, meccanica e prodotti in legno sostengono la crescita delle vendite provinciali sull’estero, mentre la farmaceutica appare essere un settore in difficoltà di posizionamento sui mercati globali non solo nell’ultimo anno, ma in una prospettiva temporale che abbraccia l’ultimo quinquennio, e che inverte la dinamica di crescita registrata, invece, prima del 2009. Le esportazioni partenopee sono posizionate soprattutto sui mercati europei extra-Ue, che assorbono il 61,5% del totale, a fronte del 46,8% italiano. E’ altresì importante anche il posizionamento commerciale sul mercato USA, che si avvale di comunità di emigrati importanti, che hanno in qualche modo diffuso il “made in Napoli”, così come anche sui mercati emergenti dell’Asia Orientale. 50 Dinamica delle esportazioni per settori e comparti manifatturieri in provincia di Napoli, in Campania e Italia Anni 2002, 2009, 2012 e 2013 (variazioni percentuali medie annue) 2013-2012 AGRICOLTURA ATTIVITA' ESTRATTIVA INDUSTRIA MANIFATTURIERA Alimentari, bevande e tabacco Tessile, abbigliamento e concia Legno, carta e stampa Prodotti petroliferi raffinati Chimica Farmaceutica Gomma e plastica Metallurgia e prodotti in metallo Computer ed elettronica Apparecchi elettrici Meccanica Mezzi di trasporto Altre attività manifatturiere UTILITIES ATTIVITA' TERZIARIA PROVVISTE DI BORDO TOTALE 2013-2009 Napoli Campania 14,6 -52,8 -1,4 3,4 2,5 -11,1 -0,5 -4,3 -13,5 -10,7 -14,4 2,2 32,1 1,0 -0,4 2,1 -16,7 144,7 -34,4 -1,3 8,5 -52,8 1,5 4,8 7,1 -10,4 3,0 18,9 -12,7 -8,7 5,5 -2,8 4,2 5,3 2,7 1,0 -6,3 94,9 -31,0 1,8 ITALIA Napoli 2,6 -17,7 0,0 5,3 4,3 1,7 -20,2 0,7 13,8 2,7 -10,5 -3,1 1,4 1,6 2,4 4,4 -13,8 0,4 2,5 -0,1 Campania 3,6 -20,2 5,1 3,4 7,9 4,9 17,8 14,8 -2,8 1,9 7,5 -8,2 8,9 4,0 10,4 9,1 -5,7 26,4 -10,4 5,0 8,5 -20,5 4,8 2,8 10,5 3,4 14,7 13,8 -2,2 3,9 15,1 -13,5 2,7 9,1 7,6 6,1 -2,3 16,6 -8,9 4,9 2013-2002 ITALIA 6,7 3,9 7,8 8,2 8,0 6,0 15,2 9,3 12,7 6,3 9,0 6,2 4,0 6,8 5,9 7,2 7,1 3,4 -2,0 7,5 Napoli Campania 1,1 -4,3 0,9 4,6 1,2 4,7 13,5 -2,5 6,8 -0,1 4,4 1,7 7,2 4,3 -3,4 -2,9 23,7 7,6 -12,2 0,9 2,8 -13,6 1,7 3,9 -0,6 3,7 7,3 -2,1 6,7 1,4 8,5 -4,2 3,8 4,4 -1,9 -2,5 19,1 7,0 -15,0 1,6 ITALIA 3,3 5,3 3,4 5,7 0,9 2,1 12,6 3,9 6,2 1,7 6,8 -0,7 1,8 4,2 1,9 0,9 15,4 0,1 8,3 3,4 Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat Negli ultimi cinque anni, tuttavia, la crescita relativamente più rapida di export, se confrontata con la dinamica nazionale, si concentra proprio sull’America Latina, seguita dagli USA e dall’Asia Orientale, in uno sforzo di riposizionamento commerciale teso a reperire nuovi sbocchi, superando quindi la crisi economica. Esportazioni per aree geografiche in provincia di Napoli, in Campania e in Italia Anno 2013 (valori assoluti in milioni di euro e composizioni percentuali) Valori assoluti (milioni di euro) Napoli EUROPA Unione europea a 27 Altri Paesi europei AFRICA Africa settentrionale Altri Paesi africani AMERICA America settentrionale America centro-meridionale ASIA Medio Oriente Asia centrale Asia orientale OCEANIA e ALTRI TERRITORI MONDO Campania Composizioni percentuali ITALIA Napoli Campania ITALIA 2.739,4 1.957,7 5.750,2 4.673,9 259.948,8 207.278,7 53,8 38,5 60,0 48,7 66,7 53,2 781,7 298,4 162,7 135,7 1.232,9 1.032,9 200,0 710,3 194,3 48,0 468,0 109,1 5.090,1 1,076,3 924,0 580,0 344,0 1.568,8 1.288,0 280,8 1.151,4 315,7 64,4 771,3 193,5 9.587,9 52,670,0 20.434,8 14.729,2 5.705,6 44.659,4 30.053,1 14.606,4 57.364,2 20.029,4 4.919,1 32.415,6 7.446,9 389.854,2 15,3 5,9 3,2 2,7 24,2 20,3 3,9 14,0 3,8 0,9 9,2 2,1 100,0 11,3 9,6 6,0 3,6 16,4 13,4 2,9 12,0 3,3 0,7 8,0 2,0 100,0 13,5 5,2 3,8 1,5 11,5 7,7 3,7 14,7 5,1 1,3 8,3 1,9 100,0 Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat 51 Nell’ultimo anno, tuttavia, questa favorevole dinamica, che diversifica gli sbocchi commerciali dell’economia locale, si arresta, e riprende un processo di crescita delle esportazioni sui mercati più tradizionali dell’Unione Europea (che però sono anche quelli la cui domanda interna è stata più duramente colpita dalla crisi) mentre rallenta, o addirittura diminuisce, la penetrazione commerciale in aree emergenti come l’Asia orientale o l’America Centro Meridionale. Ciò peraltro può spiegare il motivo per il quale l’export napoletano torna a faticare notevolmente nel crearsi nuovi spazi di mercato. 52 8. La dotazione ricettiva e l’attrazione dei flussi turistici Napoli, con la sua provincia, rappresenta una realtà imprenditoriale dall’alto contenuto attrattivo, in grado di soddisfare le più differenti modalità del turismo, per questo, può essere a buon ragione considerata una delle bandiere turistiche e di immagine dell’intera Campania. L’industria ricettiva partenopea è quindi estremamente sviluppata dal punto di vista quantitativo, contando su più di 2.000 esercizi, e quasi 90.000 posti-letto. Tuttavia, rispetto a quest’ultimo indicatore, Napoli deve cedere il posto a Salerno, in ragione di una riduzione dello 0,5% dell’offerta nel triennio 2009-2012 ed a fronte di un incremento del parametro in questione su base regionale e nazionale. Un decremento quindi in controtendenza, che si concentra nella ricettività complementare, in cui vi è però anche un incremento del 5,3% del numero complessivo di esercizi. Numero di esercizi ricettivi e posti letto per tipologia ricettiva in Campania e in Italia Anni 2012 e 2009 (valori assoluti e variazioni percentuali) Numero esercizi ricettivi Alberghieri Complementari Caserta Benevento Napoli Avellino Salerno CAMPANIA ITALIA 89 58 951 79 520 1.697 33.728 Caserta Benevento Napoli Avellino Salerno CAMPANIA ITALIA 30,1 10,7 45,9 23,0 13,5 23,9 21,5 Caserta Benevento Napoli Avellino Salerno CAMPANIA ITALIA -2,2 5,5 -0,3 0,0 5,5 1,5 -0,7 Totale Alberghieri Valori assoluti 207 296 7.148 482 540 2.492 1.120 2.071 69.359 264 343 3.876 3.338 3.858 32.017 5.411 7.108 114.892 123.500 157.228 2.250.704 Composizione percentuale 69,9 100,0 49,4 89,3 100,0 43,2 54,1 100,0 77,4 77,0 100,0 64,9 86,5 100,0 31,8 76,1 100,0 53,0 78,5 100,0 47,3 Variazione percentuale 2009-2012 179,7 79,4 -17,7 6,2 6,1 9,6 5,3 2,6 -0,3 355,2 150,4 -0,7 225,7 154,2 6,9 102,3 63,5 0,4 10,8 8,1 1,0 Numero di posti letto Complementari Totale 7.324 3.280 20.298 2.092 68.744 101.738 2.511.897 14.472 5.772 89.657 5.968 100.761 216.630 4.762.601 50,6 56,8 22,6 35,1 68,2 47,0 52,7 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 15,2 4,3 -1,1 266,4 29,2 21,4 5,9 -3,8 6,5 -0,5 33,4 21,1 9,3 3,5 Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat 53 Riduzione dei posti-letto ed aumento delle strutture segnalano, dunque, nel segmento complementare, una tendenza verso la contrazione della dimensione media delle strutture, che può giustificarsi con l’esplosione del fenomeno dei Bed and Breakfast che, come si analizzerà successivamente, costituiscono una parte molto importante dell’offerta ricettiva extralberghiera. Tale esplosione è legata, probabilmente, al tentativo di attrarre un segmento di clientela che, a causa della crisi, ha una minore capacità di spesa, e cerca una ospitalità meno costosa. Oltre che da uno spirito imprenditoriale di singoli, che cerca di valorizzare economicamente, soprattutto nella città capoluogo, la disponibilità di immobili. Composizione dei posti letto degli esercizi alberghieri per categoria in Campania e in Italia Anno 2012 (valori percentuali) 43,4 Salerno 56,6 34,5 Avellino 65,5 55,4 Napoli 44,6 53,6 Benevento 46,4 57,4 Caserta 42,6 51,5 CAMPANIA 48,5 35,6 ITALIA 0,0 10,0 20,0 64,4 30,0 40,0 Esercizi alberghieri a 4 o 5 stelle 50,0 60,0 70,0 80,0 90,0 100,0 Esercizi alberghieri con massimo 3 stelle Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat Il comparto alberghiero, dal canto suo, presenta una sostanziale stabilità del numero di posti-letto offerti che si riducono solo dello 0,3%, ancora una volta, però, in controtendenza rispetto alla crescita regionale e nazionale, presentando,una riduzione, seppur lievissima, del numero delle strutture esistenti. Un comparto, quello alberghiero, connotato peraltro da una qualità elevata, posto che più del 55% degli esercizi provinciali presenta più di 3 stelle, a fronte del 35,6% nazionale, apparendo così un comparto essenzialmente destinato a fasce di clientela con capacità di spesa medio/alta, lasciando quindi soprattutto al segmento extralberghiero il compito di accogliere clientela con minore propensione di spesa. 54 Probabilmente, le difficoltà del settore alberghiero provinciale derivano proprio da un rallentamento della crescita del turismo ad elevata capacità di spesa, come corollario della crisi economica, che ha colpito la domanda, specie quella domestica. Composizione degli esercizi complementari per categoria nella provincia di Napoli e in Campania Anno 2012 (valori percentuali) Napoli Campania 3,3 7,5 3,1 19,9 Campeggi e villaggi turistici 23,3 Alloggi in affitto 23,8 Agriturismi Bed and breakfast 53,0 6,9 Altri 12,7 46,6 Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat I 1.120 esercizi che costituiscono l’offerta ricettiva extralberghiera provinciale sono rappresentati, per più del 46%, da bed and breakfast. Si tratta di una modalità che sta sperimentando un rapido incremento negli ultimi anni, per via da una parte, della riduzione delle disponibilità di spesa del cliente medio e, dall’altra, tentativo di valorizzare i beni immobiliari disponibili. Seguono gli alloggi in affitto, un fenomeno che però è, probabilmente, molto più ampio, nella realtà, di quanto i dati possono fotograre, e che quindi comporta anche una certa dose di sottostima dell’impatto turistico reale sul territorio, e, al terzo posto, dalle case per ferie. Arrivi dei turisti italiani e stranieri in Campania e in Italia Anni 2012, 2011 e 2009 (valori assoluti e variazioni percentuali) Valori assoluti 2012 Caserta Benevento Napoli Variazioni percentuali Italiani Stranieri Totale 2012-2009 2012-2011 240.696 54.460 295.156 4,2 9,9 49.455 6.317 55.772 -2,1 4,3 1.651.258 1.441.385 3.092.643 18,1 -1,9 Avellino 64.209 12.507 76.716 -28,7 -11,5 Salerno 728.726 348.678 1.077.404 -14,0 -16,3 CAMPANIA 2.734.344 1.863.347 4.597.691 6,5 -5,2 ITALIA 54.994.582 48.738.575 103.733.157 8,6 0,0 Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat 55 Si tratta, di un’offerta ricettiva costituita perlopiù da micro strutture, connotata da una imprenditorialità molto informale, che cerca di sfruttare le potenzialità turistiche della provincia mediante strutture che richiedono livelli di investimento modesti. Tra il 2009 e il 2012, la provincia di Napoli registra flussi in entrata interessanti, sia in termini di arrivi, cresciuti del 18,1%, sia in termini di presenze (+18,5%). Si tratta di dinamiche molto più rapide di quelle registrate su scala nazionale, ed anche i più vivaci fra tutte le province della Campania, mostrando quindi un settore che, nonostante la crisi generale, è ancora più che vitale (va però precisato, naturalmente, che tali dati contabilizzano anche un turismo di mero passaggio, per via della presenza dello scalo portuale ed aeroportuale del capoluogo, un turismo non destinato alla provincia di Napoli, e la cui capacità di lasciare spesa sul territorio è limitatissima). Peraltro, nel 2012 si registra una battuta d’arresto degli arrivi, meno grave di quella segnalata a livello regionale, ma che comunque segnala un effetto-crisi evidente, stante la dura contrazione dei consumi interni che in tale anno si è manifestata. Presenze dei turisti italiani e stranieri in Campania e in Italia Anni 2012, 2011 e 2009 (valori assoluti e variazioni percentuali) Valori assoluti 2012 Italiani Stranieri Variazioni percentuali Totale 2012-2009 2012-2011 3,3 -3,4 Caserta 565.967 225.325 791.292 -18,3 Benevento 105.555 15.449 121.004 -22,2 Napoli 5.282.481 5.576.470 10.858.951 18,5 0,9 Avellino 135.301 38.116 173.417 -30,3 -15,0 Salerno 4.344.721 2.120.765 6.465.486 -12,7 -16,1 CAMPANIA 10.434.025 7.976.125 18.410.150 2,6 -5,9 ITALIA 200.116.495 180.594.988 380.711.483 2,7 -1,6 Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat Particolarmente interessanti i dati, che riguardano l’attrattività turistica di stranieri, soprattutto perché l’indice di internazionalizzazione, che già nel 2009 è il più alto fra tutte le province campane, nel 2012 cresce più rapidamente anche di quello nazionale, attestandosi al 46,6%, appena di quattro decimali al di sotto della media italiana. Inoltre, chi viene a Napoli, tende a rimanere per un periodo di lunghezza soddisfacente, come mostra l’indice di permanenza media, dato dal rapporto fra presenze ed arrivi, che, fra il 2009 e il 2012, a fronte di un calo generalizzato, rimane stabile sui 3,5 giorni ad arrivo, un valore analogo a quello nazionale (3,7 giorni). 56 Permanenza media dei turisti in Campania e in Italia Anni 2009 e 2012 (presenze su arrivi in percentuale) 2009 2012 Salerno 5,9 Salerno 6,0 CAMPANIA 4,2 CAMPANIA ITALIA 3,9 ITALIA 3,7 3,5 Napoli 3,5 Napoli Caserta 3,4 Caserta Benevento 2,7 Avellino 2,3 0,0 5,0 4,0 2,7 Avellino 2,3 Benevento 2,2 10,0 0,0 5,0 10,0 Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat Indice di internazionalizzazione turistica in Campania e in Italia Anni 2009 e 2012 (arrivi stranieri su totale arrivi in percentuale) 2012 2009 ITALIA 43,1 ITALIA 47,0 Napoli 42,0 Napoli 46,6 CAMPANIA 35,2 Salerno 16,3 Benevento 10,9 0,0 18,5 Avellino 15,4 Benevento 32,4 Caserta 20,2 Avellino 40,5 Salerno 27,1 Caserta CAMPANIA 50,0 11,3 0,0 50,0 Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat 57 Nel periodo in esame, compreso fra il 2009 ed il 2012, i flussi crescono sia per gli esercizi alberghieri che per quelli complementari, ma con dinamiche diverse che, misurate in termini di arrivi, evidentemente premiano soprattutto la ricettività complementare, maggiormente duttile, flessibile e capace di intercettare un turismo “low cost” generato dalla crisi, a differenza del segmento alberghiero tradizionale, peraltro concentrato, come si è visto, su livelli di qualità (e di costo) medio-alta. Nel 2012, però, come già segnalato, si evidenzia un affaticamento di questa crescita dei flussi, concentrato soprattutto sugli arrivi alberghieri, che si riducono del 3%, e con il calo dei consumi che penalizza la ricettività più onerosa. Tuttavia, l’incremento dei flussi in arrivo nel segmento extra-alberghiero, per quanto ancora sostenuto, e ben più dinamico di quello medio italiano, è in evidente rallentamento rispetto alla media del triennio. In sostanza, dall’analisi del quadro turistico provinciale, emerge un settore ancora in salute, che ha saputo essere duttile, ed adattare la sua offerta ricettiva alle mutate condizioni del mercato, dovute alla crisi, e che quindi riesce ancora ad attrarre flussi dinamici, ed anche a garantire periodi di permanenza media discreti, anche in virtù di una attrattività di turismo internazionale che è fra le migliori del Paese (è infatti noto che sono soprattutto i turisti stranieri a garantire periodi di permanenza media prolungati). Dinamica degli arrivi negli esercizi alberghieri e complementari in Campania e in Italia Anni 2009-2012 (variazioni percentuali) 2009-2012 2011-2012 -10,4 -15,3 Salerno Salerno -0,6 Avellino Avellino -29,7 22,3 17,9 Napoli -6,0 -1,6 Benevento Caserta Napoli 15,5 -12,6 14,2 9,2 -5,6 CAMPANIA 10,0 8,3 ITALIA -100,0 25,0 Caserta 8,2 -50,0 0,0 Fonte: elaborazioni Si.Camera su dati Istat 0,8 -5,9 2,0 ITALIA 50,0 -40,0 Esercizi alberghieri 10,0 3,6 Benevento 16,2 Esercizi complementari -2,8 -66,2 CAMPANIA 58 -6,9 -19,5 -0,5 -20,0 0,0 20,0 40,0 9. Le filiere emergenti dell’economia: cultura, mare e ambiente Il tessuto economico napoletano è fra i più ricchi e differenziati dell’intero Mezzogiorno, non soltanto della Campania. E’ però indubbio che il territorio, su un lungo arco di tempo, che precede anche l’attuale crisi economica, abbia subito fenomeni di declino di alcune sue vocazioni produttive. Evidente è il caso del pesante processo di deindustrializzazione che ha coinvolto il territorio ma anche il processo di ridimensionamento che ha interessato i servizi tradizionali di tipo urbano, acceleratosi con gli effetti della crisi. Al contempo, però, la provincia di Napoli è, dal punto di vista culturale, storico ed artistico ed agro-alimentare un territorio dotato di un patrimonio di inestimabile valore, basti pensare, alla tradizione enogastronomica che esporta l’immagine partenope su tutti i mercati internazionali. Un insieme di risorse che forniscono importanti opportunità per lo sviluppo di attività ed iniziative che vadano oltre i sistemi economici tradizionali. Filiere base sempre di più sulla creatività ed l’innovazione che permettano al territorio di valorizzare le risorse esistenti e di apportare nuovo benessere alla popolazioni lì residente. Accanto alla filiera culturale, che secondo la classificazione Unioncamere-Symbola può suddividersi nelle aree culturale in senso stretto, creativa, di valorizzazione del patrimonio storico-artistico, di sviluppo delle performing arts, occorre ricordare la rilevanza centrale che l’economia del mare riveste per una provincia storicamente marittima come Napoli, che dal mare ritrae numerose attività economiche, da un turismo spesso di vera eccellenza, ai traffici portuali, con tutto l’indotto, anche terziario che comportano, fino alla piccola cantieristica ed all’attività ittica ed all’agroalimentare tipico. Ed infine, la filiera della green economy che, attraverso l’utilizzo di nuove e rinnovate metodologie dedite al risparmio ed alla tutela del territorio, può fornire un’unica quanto mai straordinaria possibilità di riconversione di tutti quelli impianti ad oggi non utilizzati all’interno del territorio. Tutto ciò può portare a ritenere che industria culturale, industria del mare, industria green, possano configurare i tre asset di un nuovo ciclo di sviluppo della provincia, tre priorità sulle quali concentrare gli sforzi di politica industriale, anche alla luce delle risorse della futura programmazione dei fondi strutturali 2014-2020 (si ricorda che, tra l’altro, l’ambiente rappresenta una delle priorità di Europa 2020, e che fra gli 11 obiettivi tematici della programmazione 2014-2020 rientrano, oltre all’ambiente ed all’energia, anche l’agricoltura, la pesca e l’acquacoltura, oltre che un sistema sostenibile di trasporto, che rinvia anche alla logistica marittima). 59 Il sistema produttivo culturale In provincia di Napoli, il sistema culturale produce quasi 2 milioni di euro di valore aggiunto nel 2012. Si tratta del 4,2% del valore aggiunto provinciale totale, appena di pochi decimali superiore alla media meridionale, ma sensibilmente più basso di quella nazionale, il che è incongruo rispetto alle potenzialità del territorio, per le quali l’industria culturale dovrebbe essere più importante del dato italiano complessivo. Valore aggiunto del sistema produttivo culturale in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia Anno 2012 (valori assoluti in migliaia di euro e composizione percentuale) Industrie creative Industrie culturali Caserta Benevento Napoli Avellino Salerno CAMPANIA MEZZOGIORNO ITALIA 219.436 135.179 704.304 218.435 383.603 1.660.957 6.437.859 35.535.881 170.497 92.087 1.034.967 149.478 315.920 1.762.949 5.170.129 35.028.979 Caserta Benevento Napoli Avellino Salerno CAMPANIA MEZZOGIORNO ITALIA 51,8 56,8 37,2 55,0 49,5 44,6 51,1 47,1 Patrimonio storico-artistico Performing arts ed intrattenimento TOTALE CULTURA 26.372 10.916 122.542 23.312 64.680 247.822 728.627 3.863.369 423.315 238.182 1.892.140 397.388 774.856 3.725.881 12.604.635 75.519.591 6,2 4,6 6,5 5,9 8,3 6,7 5,8 5,1 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Valori assoluti 7.011 0 30.328 6.162 10.652 54.153 268.021 1.091.362 Composizione percentuale 40,3 38,7 54,7 37,6 40,8 47,3 41,0 46,4 1,7 0,0 1,6 1,6 1,4 1,5 2,1 1,4 Fonte: Unioncamere-Fondazione Symbola Di questi 2 milioni di euro, il 54,7% risulta concentrato nelle industrie culturali, ovvero stampa, editoria, cinema, radio-tv, musica. Si tratta di un’incidenza molto alta, se raffrontata al resto della regione e del Paese, che evidenzia come Napoli sia centrale, a livello nazionale, nella produzione di cultura e spettacolo, avendo a disposizione una lunghissima tradizione teatrale, concertistica, musicale, ed anche di produzione di film o prodotti cinematografici e televisivi. Un patrimonio che è radicato, oltre che nella storia, nella presenza di importanti strutture (si pensi al teatro San Carlo) e di scuole di recitazione e teatro storiche, oltre che nell’ambientazione scenografica unica che, una città come Napoli offre, per esempio per prodotti di tipo cinematografico. Un patrimonio che produce occupazione e reddito, e che andrebbe quindi ulteriormente valorizzato, anche stimolando i maggiori network televisivi a localizzare nel capoluogo uffici, studi di produzione, ecc. 60 Segue, con poco più del 37% di incidenza, la filiera creativa (espressione di tutte quelle attività legate all’architettura, alla comunicazione & branding, assieme alle attività più tipiche del made in Italy svolte in forma artigianale o su ampia scala, di natura exportoriented), che si avvale di prodotti agroalimentari tipici (spesso unici), un artigianato di qualità e fortemente integrato con la fruizione turistica, ma anche un mondo, spesso neanche troppo conosciuto, di servizi ed attività creative, che valorizzano il “genio” tipico di un popolo vitale come quello napoletano. Occupazione del sistema produttivo culturale in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia Anno 2012 (valori assoluti e composizione percentuale) Industrie creative Industrie culturali Patrimonio storico-artistico Performing arts ed intrattenimento TOTALE CULTURA 8.020 Valori assoluti Caserta 4.567 2.486 200 767 Benevento 2.724 1.269 0 318 4.310 Napoli 17.192 17.346 489 2.669 37.696 Avellino 5.385 2.206 181 734 8.506 Salerno CAMPANIA 8.383 5.225 273 1.589 15.469 38.251 28.531 1.143 6.076 74.001 MEZZOGIORNO 162.710 95.771 6.291 21.422 286.194 ITALIA 745.015 545.464 22.587 84.012 1.397.077 9,6 100,0 Composizione percentuale Caserta 56,9 31,0 2,5 Benevento 63,2 29,4 0,0 7,4 100,0 Napoli 45,6 46,0 1,3 7,1 100,0 Avellino 63,3 25,9 2,1 8,6 100,0 Salerno 54,2 33,8 1,8 10,3 100,0 CAMPANIA 51,7 38,6 1,5 8,2 100,0 MEZZOGIORNO 56,9 33,5 2,2 7,5 100,0 ITALIA 53,3 39,0 1,6 6,0 100,0 Fonte: Unioncamere-Fondazione Symbola Anche il settore delle performing arts e dell’intrattenimento, che incide per il 6,5% sul valore aggiunto culturale, è relativamente importante, se confrontato con la media italiana e meridionale, e trae linfa dal bacino di utenza che tali servizi possono avere quando dispongono di un’area metropolitana di grandi dimensioni, dove esiste un pubblico con la sensibilità e le risorse per fruire di tali attività. Viceversa, l’incidenza del patrimonio storicoartistico è sottorappresentata rispetto all’incredibile dotazione di beni storico/culturali ed artistici di cui il territorio dispone, e che probabilmente non sono appieno valorizzati dalle politiche di sviluppo turistico, poiché al di là degli attrattori “tradizionali” (Pompei, il centro storico di Napoli, Ercolano, ecc.) esistono anche realtà di questo genere in altri centri della provincia, meno noti al grande pubblico, anche internazionale. 61 Incidenza del valore aggiunto e dell’occupazione culturale in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia Anno 2012 (incidenze percentuali su totale economia) Occupazione Valore aggiunto Caserta Caserta 3,4 Benevento Benevento 5,4 Napoli 5,0 Napoli 4,2 Avellino 3,3 4,2 Avellino 6,0 6,7 Salerno 4,4 Salerno CAMPANIA 4,3 CAMPANIA 4,3 Mezzogiorno 4,4 Mezzogiorno 3,9 ITALIA ITALIA 5,4 0,0 2,0 4,0 6,0 4,6 8,0 5,7 0,0 2,0 4,0 6,0 8,0 Fonte: Unioncamere-Fondazione Symbola Le ricadute occupazionali dell’industria culturale in senso lato sono ovviamente fondamentali per un sistema sociale duramente colpito dalle conseguenze della crisi, atteso che l’intera filiera culturale produce quasi 38.000 posti di lavoro in provincia, distribuiti, ovviamente, in coerenza con l’incidenza sul valore aggiunto dei singoli anelli della filiera, appena analizzata. Questa occupazione rappresenta solo il 4,2% del totale provinciale, ed è quindi meno importante persino rispetto alla media meridionale, evidenziando, probabilmente, anche ampi bacini di occupazione irregolare che lavorano su tale settore, e che evidentemente penalizzano l’occupazione più tutelata e di maggiore qualità che un comparto ad elevata intensità di capitale umano come quello culturale potrebbe produrre. L’economia del mare Il mare è un elemento di importanza fondamentale per Napoli, non soltanto dal punto di vista strettamente economico e produttivo, ma anche in termini di identificazione culturale. Intere collettività locali della costiera sorrentina, ad esempio, traggono interamente la loro ricchezza dall’economia del mare, e sono completamente identificate con essa. Napoli è uno dei più importanti porti del Mediterraneo centrale, sia per il traffico mercantile che per quello traghettistico e crocieristico, e si registra la presenza (purtroppo minacciata dalla grave crisi di settore) della cantieristica navale a Castellammare di Stabia. La costiera sorrentina è terra, oltre che di formazione di una buona quota del personale della Marina Mercantile, anche di un settore ittico molto sviluppato. 62 Imprese registrate nelle filiere dell'economia del mare a Napoli, in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia Anno 2013 (valori assoluti e incidenze percentuali) Napoli CAMPANIA Mezzogiorno ITALIA 2.691 4.053 16.596 33.952 20 37 353 528 Filiera della cantieristica 1.960 2.571 8.885 28.139 Movimentazione di merci e passeggeri via mare 1.340 1.619 4.386 11.017 Servizi di alloggio e ristorazione 6.312 9.090 31.779 71.845 398 567 2.292 5.915 2.619 3.642 13.047 28.188 15.341 21.579 77.338 179.584 5,7 3,8 3,9 3,0 Filiera ittica Industria delle estrazioni marine Attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale Attività sportive e ricreative TOTALE ECONOMIA DEL MARE Incidenza % totale economia Fonte: Unioncamere-SI.Camera, Terzo Rapporto sull’Economia del Mare, 2014 I dati riflettono tale realtà centrale: il valore aggiunto dell’economia del mare in senso lato rappresenta il 5,7% del valore aggiunto totale provinciale, valore elevato, a fronte del 3% nazionale e del 4,4% meridionale, nel 2013. Anche in termini di incidenza delle imprese che lavorano nell’economia del mare, che nella provincia in esame sono ben 15.341, il valore partenopeo è notevolmente superiore alla media generale. Tale notevole consistenza di imprese si concentra soprattutto sul segmento turistico dell’economia marittima (41,1% del totale) e nel settore, anch’esso collegato al turismo, delle attività sportive e ricreative (17,1%), valorizzando un turismo balneare e marittimo che può sfruttare delle location riconosciute a livello mondiale. Segue il segmento cantieristico, che si polarizza attorno al grande cantiere di Castellammare ed al relativo imponente indotto, ma anche attorno ad altre micro-attività legate alla cantieristica da diporto, con il 12,8% delle imprese. Il settore ittico, per quanto importante in termini di incidenza sul totale, ed anche in termini di produzione alimentare di qualità e di ristorazione dedicata, è però meno rappresentato rispetto alla media campana, con il 17,5% del totale delle imprese. Imprese registrate nelle filiere dell'economia del mare a Napoli e in Campania Anno 2013 (composizione percentuale) Napoli 17,1 Campania 17,5 16,9 Filiera ittica 0,1 2,6 12,8 8,7 41,1 Industria delle estrazioni marine 2,6 18,8 Filiera ittica 0,2 Industria delle estrazioni marine Filiera della cantieristica Filiera della cantieristica Movimentazione di merci e passeggeri via11,9 mare Movimentazione di merci e passeggeri via mare Servizi di alloggio e ristorazione Servizi di alloggio e ristorazione Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale 7,5 Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale Attività sportive e ricreative 42,1 Attività sportive e ricreative Fonte: Unioncamere-SI.Camera, Terzo Rapporto sull’Economia del Mare, 2014 63 Andando ad esaminare i diversi settori dell’economia del mare locale sulla base della loro incidenza sul valore aggiunto, scopriamo che, dopo il settore turistico, che con quasi un terzo del valore agggiunto marittimo la fa da padrone, quasi il 30% è costituito dal settore dei trasporti marittimi, che, se meno rilevante in termini di imprese (poiché in generale costituito da poche grandi imprese, non di rado in condizioni di oligopolio, si pensi alle grandi compagnie armatoriali o crocieristiche, o alle assicurazioni navali) movimenta un indotto molto significativo, in diversi settori di attività, cioè trasversale, come tipicamente è il settore della logistica, con ovvie ricadute anche sull’industria, sull’agricoltura, ecc. Valore aggiunto ai prezzi di base correnti nelle filiere dell’economia del mare a Napoli, in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia Anno 2013 (valori assoluti in milioni di euro e incidenze percentuali) Filiera ittica Industria delle estrazioni marine Napoli CAMPANIA Mezzogiorno ITALIA 124,5 203,0 1.435,4 3.146,9 15,2 18,3 444,4 2.340,1 Filiera della cantieristica 230,0 330,9 1.015,5 5.916,4 Movimentazione di merci e passeggeri via mare 760,7 826,0 1.995,1 6.933,4 Servizi di alloggio e ristorazione 820,5 1.170,2 4.716,6 12.933,1 Attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale 456,0 604,7 3.618,2 7.632,6 Attività sportive e ricreative 135,8 214,0 858,3 2.583,3 2.542,6 3.367,3 14.083,6 41.485,7 5,7 4,0 4,4 3,0 TOTALE ECONOMIA DEL MARE Incidenza % totale economia Fonte: Unioncamere-SI.Camera, Terzo Rapporto sull’Economia del Mare, 2014 Segue, a distanza (ma è rilevante che sia il terzo più importante settore in termini di incidenza sul valore aggiunto) la ricerca e tutela ambientale, comparto di attività ad alto valore aggiunto, ed elevata capacità innovativa, in grado peraltro di produrre innovazione di tipo diffusivo anche su altri settori (quello della pesca, l’agroindustria, il settore delle utilities energetiche ed idriche, ecc.) e quindi centrale in un modello di competitività territoriale fondato sulle competenze e sui saperi, come predicato dalla teoria della smart specialisation. Valore aggiunto prodotto nelle filiere dell'economia del mare a Napoli e in Campania Anno 2013 (composizione percentuale) Campania Napoli 5,3 6,4 4,9 0,6 9,0 6,0 0,5 Filiera ittica 18,0 Industria delle estrazioni marine 17,9 9,8 Filiera ittica Industria delle estrazioni marine Filiera della cantieristica Filiera della cantieristica Movimentazione di merci e passeggeri via mare Movimentazione di merci e passeggeri via mare 29,9 Servizi di alloggio e ristorazione 24,5 Servizi di alloggio e ristorazione Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale 32,3 Attività sportive e ricreative 34,8 Attività sportive e ricreative Fonte: Unioncamere-SI.Camera, Terzo Rapporto sull’Economia del Mare, 2014 64 Occupati nelle filiere dell’economia del mare a Napoli, in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia Anno 2013 (valori assoluti e incidenze percentuali) Napoli CAMPANIA Mezzogiorno ITALIA 3.930 6.131 53.872 93.464 53 141 1.920 7.456 6.193 9.004 28.802 135.347 Movimentazione di merci e passeggeri via mare 11.667 13.046 32.569 89.625 Servizi di alloggio e ristorazione Filiera ittica Industria delle estrazioni marine Filiera della cantieristica 22.269 30.065 113.687 296.657 Attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale 9.405 11.818 61.889 123.204 Attività sportive e ricreative 3.642 5.689 25.297 63.075 57.158 75.894 318.036 808.827 7,0 5,0 5,6 3,3 TOTALE ECONOMIA DEL MARE Incidenza % totale economia Fonte: Unioncamere-SI.Camera, Terzo Rapporto sull’Economia del Mare, 2014 Nel 2013 il Sistema Mare partenopeo, nel suo insieme, assorbe il 7% degli addetti provinciali totali, ovvero più di 57.000 occupati, un dato imponente, se confrontato con altre realtà regionali e nazionali, una vera e propria specializzazione produttiva di punta dell’economia napoletana, la cui distribuzione nei vari anelli della filiera del mare non ricalca del tutto la ripartizione analizzata in termini di valore aggiunto, in ragione delle caratteristiche più o meno “labor intensive” di ciascun settore. Occupati nelle filiere dell’economia del mare a Napoli e in Campania Anno 2013 (composizione percentuale) Campania Napoli 6,4 6,9 7,5 0,1 8,1 0,2 Filiera ittica 15,6 Industria delle estrazioni marine 10,8 16,5 11,9 Filiera ittica Industria delle estrazioni marine Filiera della cantieristica Filiera della cantieristica Movimentazione di merci e passeggeri via mare Movimentazione di merci e passeggeri via mare 20,4 Servizi di alloggio e ristorazione 17,2 Servizi di alloggio e ristorazione Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale Ricerca, regolamentazione e tutela ambientale 39,0 Attività sportive e ricreative 39,6 Attività sportive e ricreative Fonte: Unioncamere-SI.Camera, Terzo Rapporto sull’Economia del Mare, 2014 Pertanto, se oltre 22.000 addetti operano nella ristorazione e nella ricettività turistica, quasi 12.000 sono presenti nel settore del trasporto marittimo di merci e passeggeri, oltre 9.400 nella ricerca e tutela ambientale, che rappresenta quindi un canale di assorbimento di capitale umano altamente qualificato piuttosto rilevante, e quindi anche di contrasto alla fuga di cervelli, e la rilevanza di tale settore, anche in termini occupazionali, è attestata dal fatto che gli addetti superano persino quelli della cantieristica navale, nonostante l’importante presenza di Fincantieri. 65 L’economia Green A fronte dell’opportunità straordinaria di rinnovamento ed innovazione diffusiva in tutto il sistema produttivo che è rappresentata dalla green economy, le imprese napoletane che hanno investito, o programmato di investire, in prodotti e tecnologie di tipo green (e cioè non solo le imprese che hanno investito per produrre energia pulita, ma anche quelle che hanno investito in risparmio energetico, razionalizzazione dei consumi, ecc.) negli ultimi cinque anni sono ancora troppo poche: il 17,6% del totale, a fronte del 20% campano, del 21,8% meridionale e del 22% nazionale. Un ritardo che rischia di lasciare il territorio indietro, anche rispetto ai sistemi produttivi limitrofi, in termini di innovazione e competitività energetica, e che quindi rischia di far perdere parte dei rilevanti benefici economici, di competitività di costo delle produzioni ed occupazionali che l’adozione di un approccio “green” permette di ottenere. Imprese che hanno investito o programmato di investire in prodotti e tecnologie green* tra il 2008 e il 2013 in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia (incidenze percentuali su totale imprese) Caserta 20,9 Benevento 25,4 Napoli 17,6 Avellino 25,1 Salerno 29,6 Campania 20,1 Mezzogiorno 21,8 ITALIA 22,0 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0 *Imprese con almeno un dipendente dell’industria e dei servizi che hanno investito tra il 2008 e il 2012 o hanno programmato di investire nel 2013 in prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico e/o minor impatto ambientale Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2013 Andando ad esaminare i comportamenti di investimento delle (ancora poche) imprese napoletane con almeno un addetto che hanno comunque deciso di investire in metodologie green nel periodo 2010-2012, emerge, in perfetta sintonia con il dato nazionale, la prevalenza assoluta di investimenti mirati a ridurre i consumi di materie prime ed energia, al fine di contenere i costi di produzione, resi molto alti dall’onere eccessivo pagato dalle imprese, specie da quelle medio-piccole, per i consumi energetici. Molto meno rilevanti sono invece gli investimenti per caratterizzare in termini “ecosostenibili” il prodotto/servizio offerto, il che, però, connota un gap di approccio 66 competitivo, perché c’è una crescente domanda di mercato, soprattutto nel settore alimentare, ma anche in quello edilizio, nell’industria meccanica ed “automotive”, ed in altri settori ancora, per prodotti e servizi che rispettino l’ambiente e/o la salute del consumatore, in linea con la domanda di consumatori sempre più evoluti e consapevoli, disposti peraltro a pagare un “premium price” per avere prodotti “eco”. Distribuzione delle imprese che hanno investito tra il 2010 e il 2012 in prodotti e tecnologie green* per finalità degli investimenti realizzati in Campania, nel Mezzogiorno e in Italia (valori percentuali**) Caserta 71,8 16,8 11,4 Benevento 74,0 16,0 10,0 Napoli 74,4 16,7 8,9 Avellino 72,8 Salerno 69,2 Campania 17,7 72,5 Mezzogiorno 16,9 74,0 ITALIA 0,0% 17,1 15,9 72,1 10,0% 20,0% 30,0% Riduzione consumi di materie prime ed energia 40,0% 17,4 50,0% 60,0% 70,0% Sostenibilità del processo produttivo 80,0% 10,1 13,1 10,6 10,1 10,5 90,0% 100,0% Prodotto/ servizio offerto * Imprese con almeno un dipendente dell’industria e dei servizi che hanno investito tra il 2010 e il 2012 in prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico e/o minor impatto ambientale. ** Trattandosi di domanda a risposta multipla i risultati sono stati riproporzionati. Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2013 67
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