Dal 6 al 12 dicembre 2014

SELEZIONE DELLA
RASSEGNA STAMPA GARDESANA
Dal 6 al 12 dicembre 2014
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da BRESCIA OGGI
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dal GIORNALE DI BRESCIA
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da L’ARENA
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da L’ADIGE
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dal TRENTINO
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dalla GAZZETTA DI MANTOVA
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dal CORRIERE DELLA SERA
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ALTRE FONTI
da BRESCIA OGGI
mercoledì 10 dicembre 2014 – CRONACA – Pagina 11
AL PIRELLONE. Il Presidente Maroni ha confermato l´intenzione di lasciare alle aree vaste le stesse
competenze che avevano prima della riforma Delrio
Deleghe provinciali, tutto rimane uguale
Il Consiglio vota un documento di indirizzo per la riforma istituzionale, chiedendo alla Giunta
«maggior impegno»
La notizia auspicata da Pierluigi Mottinelli (neo presidente Pd dell´area vasta di Brescia) è arrivata a tarda
ora assieme alla conferma del mini rimpasto di Giunta: la Regione manterrà invariate le deleghe della
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provincia dando piena attuazione alla Delrio. Tanto rumore per nulla, quindi, con il Consiglio regionale che
intanto ha preso ufficialmente posizione sul riordino istituzionale. La decisione comunicata dal presidente
Roberto Maroni sarà formalizzata nella prossima riuni9one di giunta. Intanto ieri pomeriggio l´Aula ha
approvato la risoluzione elaborata dalla Commissione Speciale Riordino Autonomie e illustrata dal
presidente Giulio Gallera (Forza Italia).
Il documento sollecita la Giunta a prevedere risorse adeguate a favore delle Unioni dei Comuni per lo
svolgimento di funzioni in maniera associata, prevedendo anche di conferire alcune competenze regionali
già attribuite alle Province e la costituzione delle Unioni dei Comuni montani con riconoscimento della
specificità del territorio di Sondrio. Tra gli obiettivi quello di procedere alla revisione normativa regionale
vigente, anche in termini di semplificazione. La risoluzione si basa sulla premessa che l´assetto
istituzionale del paese è interessato da un profondo processo di riordino e che sul territorio lombardo oltre
il 70% degli enti locali è rappresentato da Comuni al di sotto dei 1000 abitanti e conta un´elevata
percentuale di Comuni montani. Il sottosegretario alle Riforme istituzionali, Enti locali, Sedi territoriali e
Programmazione negoziata della Regione Lombardia Daniele Nava, intervenendo, in Consiglio regionale,
al dibattito sulla riforma delle Autonomie locali, ha rimarcato la linea dettata da Maroni. «Sull´applicazione
della Legge Delrio - ha spiegato Nava - Regione Lombardia è una delle poche che si è mossa, istituendo
l´Osservatorio regionale, che si è riunito più volte, e svolgendo consultazioni molto frequenti per definire i
nuovi assetti».
Per quanto riguarda le gestioni associate dei Comuni, Nava ha ricordato che Regione Lombardia ha già
previsto lo sblocco dei fondi, in modo da ridistribuire le risorse con nuovi criteri, anche alle Unioni di
Comuni nate dopo il 2011: «Il punto fondamentale è garantire risparmi ed efficienza».
«CI TROVIAMO in un momento molto delicato - ha concluso Nava -, che porterà a grandi riforme, che nei
prossimi mesi saremo chiamati a gestire. Siamo fortemente preoccupati soprattutto per le incertezze
economiche e organizzative, perché ci sono in ballo materie sensibili per i cittadini, le famiglie e le
imprese».
«Nella concessione delle deleghe andrà fatta una riflessione importante - ha sottolineato Fabio Angelo
Fanetti della Lista Maroni -. Non si possono sottovalutare le realtà territoriali. La Lombardia non può
delegare materie per cui serve un´ampia programmazione». Stessa linea per Alessandro Sala: «Senza soldi
è difficile lavorare. Ma per agricoltura, caccia e pesca le competenze dovrebbero essere regionali...». «Se si
tolgono le deleghe maggiormente legate al territorio si rischierebbe di svuotare la competenza dell´area
vasta - ha sottolineato Gianantonio Girelli, consigliere Pd -. Quando si parla di agricoltura e caccia penso
che si intendano settori molto specifici. Ogni realtà è diversa e difficilmente potrebbe essere gestita a
livello lombardo. L´organizzazione e la fruibilità deve trovare nella Provincia un interlocutore certo...».
Più diretta la Lega Nord. «Occorre fare sistema - ha affermato Fabio Rolfi, consigliere della Lega Nord -.
Ma rimane il nodo dei dipendenti».
mercoledì 10 dicembre 2014 – CRONACA – Pagina 11
Maroni dice «sì» a FI: via Cavalli dalla Giunta
Doveva essere la giornata della svolta istituzionale, con la Regione che indicava la via alle nuove aree vaste,
tenendosi deleghe e mansioni. Invece quella di ieri sarà ricordata come la giornata in cui Roberto Maroni
ha fatto capire che è «un presidente vero», picchiando i pugni sul tavolo davanti a Mariastella Gelmini,
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coordinatore di Forza Italia, e i suoi «compagni» di partito. Sì, perchè se nelle scorse settimane si era
parlato di mini-rimpasto e di «aggiustamenti» in corsa, Maroni ieri non solo ha accolto solo le richieste
degli alleati, ma ha «congelato» le poltrone dei suoi leghisti. Così non troverà per ora spazio in giunta il
recordman di preferenze del Carroccio Angelo Ciocca, che avrebbe dovuto sostituire il tosiano Gianni Fava
all´Agricoltura. Uno «schiaffo» agli alleati (che ora si prenderanno al responsabilità del rimpastino) e uno ai
colleghi Padani (che volevano uomini più vicini a Matteo Salvini anche per la Lombardia). Invece il
Governatore, dopo una lunga ed estenuante giornata iniziata con la visita della Gelmini, proseguita con
l´annullamento di una giunta, ha scritto la parola fine al tavolo della maggioranza. Tutto riassunto in un
comunicato asciutto e senza fronzoli politici. Unico sussulto per i bresciani è la perdita dell´assessore
Alberto Cavalli, che tornerà tra i ranghi da semplice consigliere. Scelta fatta con polso da Mariastella
Gelmini e sostenuta pure dal partito bresciano che in Cavalli ha faticato ad avere un interlocutore presente.
«AL TERMINE DELLA RIUNIONE di maggioranza, il presidente Roberto Maroni ha comunicato che è sua
intenzione procedere all´avvicendamento all´interno di Forza Italia di quattro dei suoi rappresentanti nella
Giunta, come richiesto ufficialmente in una nota dal capogruppo Claudio Pedrazzini e dal coordinatore
Mariastella Gelmini». E´ quanto di legge nella nota della Regione Lombardia battuta dalle agenzie a tarda
sera. «La nomina dei nuovi componenti della Giunta, che rimarrà invariata nel numero e nelle deleghe prosegue la Nota - avverrà domani (oggi per chi legge, ndr). Entreranno a far parte della Giunta:
Alessandro Sorte, con le deleghe già attribuite ad Alberto Cavalli; Fabrizio Sala, che diventa assessore,
assumendo le deleghe di Paola Bulbarelli e mantenendo quelle all´Expo; Giulio Gallera, come
sottosegretario, al posto di Fabrizio Sala con il compito di seguire la nascita e lo sviluppo della Città
metropolitana e Alessandro Fermi, sempre come sottosegretario al posto di Maurizio del Tenno,
mantenendo le stesse deleghe». Non solo. «Il presidente - conclude la Nota - ha ritenuto di poter
procedere oggi stesso all´avvicendamento richiesto da Forza Italia, vista la decisione di attuare la legge
Delrio lasciando sostanzialmente immutato il sistema delle competenze che la Regione ha trasferito negli
anni alle Province, che manterranno quindi le deleghe attuali. Questa decisione sarà formalizzata nella
prossima riunione di Giunta».
Si salvano, quindi, gli assessori esterni della Lega Nord su cui Forza Italia aveva puntato il dito nel nome del
risparmio. «Il riassetto di Giunta - ha sottolineato la gelmini - centra l´obiettivo che Forza Italia aveva
delineato da subito: rinforzare il rapporto con i territori lombardi attraverso il lavoro degli eletti. E´ un
fattore chiave per rendere ancora più incisiva l´azione politica e amministrativa della Giunta, e per
rispondere alle tante esigenze della Lombardia». GIU.SPAT.
mercoledì 10 dicembre 2014 – PROVINCIA – Pagina 23
IL BILANCIO 2014. Anche Manerba, Soiano, Padenghe e Polpenazze entrano nell´orbita
dell´organismo di promozione
Il turismo dell´Alto Garda
non conosce la parola crisi
Luciano Scarpetta
Limone e Sirmione chiuderanno con un incremento delle presenze «E la partnership con Montichiari e
Brescia apre a nuovi mercati»
Rassegna stampa gardesana
Insieme è meglio e si può arrivare ovunque. Quello che sembra uno spot è in realtà il punto di forza delle
strategie anticrisi adottate nel 2014 dal Consorzio lago di Garda Lombardia. Un anno che a livello
internazionale ha innalzato l´appeal turistico del Benaco a dispetto del maltempo e della crisi.
I risultati in termini di presenze sono stati più che soddisfacenti: circa 7 milioni di presenze complessive.
Molti paesi chiuderanno con un segno positivo rispetto al 2013.
«LE DUE CAPITALI turistiche Sirmione e Limone - ha spiegato il direttore del consorzio Marco Girardi –
hanno fatto registrare un più 3 % rispetto all´anno precedente e circa il 70 % dei Comuni associati galleggia
in positivo. Una performance frutto anche dell´opera del consorzio che ha fatto conoscere il brand Garda e
tutte le proposte di vacanza collegate». Cercando di usare come testimonial turistico le eccellenze
agroalimentari come gli agrumi prodotti nelle limonaie di Tignale entrati nella dispensa dei grandi chef,
Una formula vincente che porterà ufficialmente in dote con il nuovo anno, la partnership con Brescia e di
Montichiari, due realtà che con Mantova (già da alcuni anni socia del Consorzio) rafforzeranno l´affidabilità
di una realtà che in pochi anni ha saputo unire in un sistema integrato tutti i paesi del lago e ora anche tre
città d´arte.
«NEL 2015 RIENTRERANNO nella nostra orbita Manerba, Soiano, Padenghe e Polpenazze: all´appello
manca solo Toscolano, magari nel 2016 si aggregherà al nostro network - afferma Girardi -. Riteniamo
strategica l´intesa con Brescia stretta grazie alla sensibilità del vicesindaco Laura Castelletti che ha scorto
nel brand Garda l´opportunità di presentarsi sul mercato con un´immagine alternativa rispetto a quella
della città del tondino. Il logo come quello del consorzio, riconosciuto e invidiato da tutti, conferirà a
Brescia un valore aggiunto».
L´ingresso di Montichiari è un puntello infrastrutturale: la presenza del centro fiera, dell´aeroporto, del
velodromo e in futuro dell´Alta velocità ferroviaria, è un arricchimento logistico per il bacino di utenza del
consorzio.
MONTICHIARI OSPITA anche la Banca di credito cooperativo del Garda, un main sponsor del progetto che
sin dalla nascita del Consorzio ha creduto nelle potenzialità del turismo associato. «In futuro contiamo di
instaurare sinergie con compagnie aeree come la S7 Airlines russa o la Germanwings che opera sulle tratte
da Amburgo, Colonia e Berlino, per far convogliare anche su Montichiari e l´area gardesana una fetta di
turismo che ora gravita sul Catullo di Verona». Il Consorzio Lago di Garda-Lombardia continuerà quindi a
presentarsi nella vetrina dei mercati mondiali, particolarmente nel 2015, anno di Expo, con il marchio unico
“Garda”, supportato da tutte e tre le sponde del lago: Lombardia, Veneto e Trentino.
Tra le future iniziative spazio anche al potenziamento dei due siti istituzionali www.gardalombardia.com e
www.visitgarda.com e la creazione di un booking online: sarà a disposizione di tutte le strutture ricettive e
consentirà inoltre ai produttori delle eccellenze del territorio di commercializzarli. «Entro fine anno – ha
annunciato Marco Girardi – inizierà a Salò il primo corso per operatori turistici che, vista la grandissima
adesione superiore ai posti disponibili, sarà replicato nei mesi di gennaio e febbraio». Sarà anche
disponibile a breve il nuovo catalogo istituzionale stampato in 40 mila copie: una sorta di Pagine Gialle,
strumento indispensabile per presentare il Consorzio alle numerose fiere turistiche in programma nel
prossimo anno. La nuova edizione rispetto a quella del 2014 vanta un incremento di circa il 30% delle
strutture ricettive presentate, per un totale di oltre 600 operatori rappresentati.
«TUTTE LE RISORSE provenienti dalle quote associative – ha concluso Girardi – sono utilizzate per
l´operatività concreta e per gli investimenti di carattere promozionale sul territorio e sia il presidente
Franceschino Risatti, i vice Franco Cerini e Luigi Alberti, e tutti gli altri componenti della giunta e del
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consiglio, non percepiscono alcun compenso né rimborsi spese o gettoni di presenza». Di questi tempi è un
aspetto che è sempre bene ricordare.
martedì 09 dicembre 2014 – CRONACA – Pagina 11
LA RASSICURAZIONE. Il D´Annunzio scalo merci a servizio di Orio al Serio? Il presidente della
«nuova» Provincia interviene nel dibattito suscitato da Bresciaoggi
«Montichiari non avrà soltanto voli cargo»
Mimmo Varone
Mottinelli: «Già contattati i Comuni Settimana prossima un incontro con Camera di Commercio e Aib
Logisticamente possiamo vincere»
Non è detto che intorno all´osso non resti un pò di polpa. Fuor di una metafora che rischia di essere
abusata, non è escluso che a Montichiari insieme al cargo arrivino pure voli passeggeri, magari su rotte
internazionali che non diano fastidio a bergamaschi e veronesi. Pier Luigi Mottinelli, presidente della
nuova Provincia, coglie la sollecitazione lanciata ieri dal capogruppo Pd Fabio Capra dalle pagine di
Bresciaoggi, ma non non ha nessuna intenzione di «scongiurare» lo scenario temuto. Che starebbe nel
diventare scalo cargo al servizio di Orio al Serio e Villafranca prendendosi rumore, Tir sulle strade e
nient´altro.
ANCHE LUI RIFIUTA la prospettiva di uno scalo esclusivamente merci, ma ci andrebbe piano sparare a
zero. «Sposterebbe un volume d´affari importante, e bisogna andarci cauti», riflette. E comunque trova
che ci siano buone speranze per un «misto» merci-persone. Se Bergamo e Verona puntano sul low cost, «ci
sono rotte internazionali passeggeri che non farebbero concorrenza a nessuno dei due - spiega - e non
sarebbe impossibile inserirle in un sistema cargo». Il che alla fine «sarebbe la soluzione più opportuna per
Brescia che, collegata non solo da Brebemi ma pure dalla Tav che scende per Montichiari ed è fatta in
funzione dei passeggeri, è l´unica città del Nord Europa così infrastrutturata». Insomma, «il cargo non è
certo soddisfacente - ammette Mottinelli - ma è solo l´inizio».
C´è da crederci? A fronte di un «Sistema Brescia» che in 15 anni non è mai riuscito a marciare unito sul
fronte dell´aeroporto, Mottinelli parla ora di una Provincia che è diventata la «casa dei Comuni» e «può
fare cose mai fatte in tre lustri». Sicchè «abbiamo già contattato Montichiari che per primo ha voluto
essere coinvolto, Montirone, Castenedolo, Ghedi, e nei prossimi giorni sentiremo anche Brescia».
L´incontro è fissato per la settimana prossima, con il presidente della Camera di commercio Giuseppe
Ambrosi, il presidente di Aib Marco Bonometti e il sindaco di Brescia Emilio Del Bono. Sgomberato il
campo dalle diatribe politiche, si farebbero più concrete le possibilità di rimettere in gioco Brescia. «Oggi assicura - possiamo cogliere le opportunità molto meglio di ieri per rilanciare l´aeroporto a tutto tondo».
Per parte sua si è mosso spedito, ha parlato con bergamaschi, veronesi, trentini e quanti altri per farsi
almeno un quadro della situazione. Ha contattato Andrea Metasti, il direttore generale di Sabco (la società
di gestione di Orio al Serio), per avere il progetto che hanno elaborato e votato. Nel frattempo ha
incontrato (la settimana scorsa) il presidente della Provincia di Trento, e «ne ho ricavato l´impressione rivela - che sia disposto a giocare la partita su Brescia ritenendo Venezia troppo distante». L´asse tra
Catullo e i veneziani di Save finirebbe per lasciare ai margini la Provincia autonoma. A conclusione di tutto
Mottinelli si dice convinto che «logisticamente possiamo vincere». Tuttavia, con una buona dose di
realismo parte da quello che c´è.
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ADESSO manca persino un rappresentante bresciano nel Cda del Catullo. Il 10 ottobre scorso si è riunita
l´assemblea straordinaria dell´aeroporto veronese per il rinnovo del Cda, a cui l´ex presidente Daniele
Molgora aveva mandato un so delegato - ricostruisce Mottinelli -. C´è stata la modifica dello Statuto per
permettere l´ingresso di Save nella compagine azionaria, e il nuovo Cda vede la presenza al 65 per cento
dell´asset veronese-trentino e al 35 per cento della new entry veneziana. Per Brescia, fino al 10 ottobre nel
Cda sedeva l´ex assessore Giorgio Bontempi. Dopo quella data non c´è più nessuno, nonostante Provincia
e Camera di commercio detengano insieme il 7.50 per cento delle quote.
«Hanno tenuto conto dei ricorsi di Abem e ci hanno tagliato fuori, così siamo rimasti senza consigliere»,
valuta Mottinelli. Venerdì scorso, poi, il Cda di Sabco ha votato il progetto di costituzione della Newco al 50
per cento tra la stessa Sabco e i veneziani di Save, che dovrebbe gestire Montichiari consacrato a scalo
merci. Sono i nuovi punti da cui partire. Dunque, «ho inviato lettere a tutti i soci di Catullo spa per
interloquire - dice Mottinelli -, ma Brescia conta se si muove compatta e ho dovuto aspettare fino al 27
scorso l´elezione di Ambrosi a presidente della Cdc».
Altri incontri ha avuto con il sindaco di Bergamo e il presidente della Provincia orobica avendone conferma
del progetto cargo. Tuttavia, «il loro progetto parla di un cargo fatto da Sabco, che non è neanche nella
componente azionaria di Catullo». E in ogni caso, «se cargo dev´essere, prima vogliamo vedere il Piano
industriale e non sarà facile spostare le merci da Bergamo e Verona – sottolinea -, chiunque voglia farlo
deve concordarlo con i comuni interessati». In fin dei conti, il D´Annunzio si trova in territorio bresciano.
lunedì 08 dicembre 2014 – CRONACA – Pagina 13
IL DIBATTITO. Fa discutere l´intesa fra Catullo e Sacbo per spostare sul «D´Annunzio» i voli cargo che
li intasano
Aeroporto: l´appello di Capra
Il capogruppo del Pd in Loggia: «Il nuovo ente di Area Vasta si adoperi per scongiurare questo scenario
miserevole»
La «polpa» agli altri, l´osso a Brescia? La provocazione lanciata ieri da Bresciaoggi - analizzando in
controluce l´accordo in corso di definizione fra Sacbo e Catullo per il trasferimento a Montichiari dei voli
cargo che oggi intasano e appesantiscono gli scali di Orio al Serio e di Verona - non è caduta nel vuoto. Fra
gli altri, l´ha raccolta e rilanciata Fabio Capra, capogruppo del Pd a Palazzo Loggia: «Mai ho creduto
davvero che l´aeroporto di Montichiari potesse decollare», la premessa dell´ex assessore, che poi accusa:
«Le poche speranze sono svanite allorquando il sindaco Paroli, appena insediatosi nel 2008, cancellò dal
bilancio preventivo i 10 milioni di euro che la Giunta Corsini aveva appostato per sostenere l´accordo tutto
bresciano che stava prendendo piede, appunto per dare impulso al rilancio del "D´Annunzio". Le successive
beghe leghiste veneto-lombarde hanno poi fatto naufragare ogni ipotesi. Ora - sottolinea Capra - pare di
capire che Verona e Bergamo si alleano, ma per risolvere i problemi di entrambi. Problemi soprattutto di
saturazione dei voli e criticità ambientali che gli stessi creano sul loro territorio. Quindi si vorrebbe spostare
su Montichiari i voli cargo, ottimizzando e aumentando i voli passeggeri di Verona e Bergamo. In questo
modo il nostro territorio subirebbe i problemi ambientali di cui i nostri vicini vogliono liberarsi. Per non
parlare del trasporto pesante su gomma che aumenterebbe, penalizzando sempre più la nostra viabilità».
Da qui il perentorio «Io non ci sto!» di Capra: «No a questa ipotesi miserevole, che Marco Bencivenga ben
ha sintetizzato con la domanda: "La polpa agli altri, l´osso a Brescia?"». E perché la protesta non si limiti
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alle parole, il capogruppo del Pd in Loggia lancia un appello al presidente della Provincia Pierluigi Mottinelli
(«Il nuovo ente di Area Vasta si adoperi per scongiurare questo scenario») e mette sul piatto una promessa:
«Il Comune capoluogo non mancherà di fare la sua parte».
PARTICOLARMENTE pungente anche il commento a mezzo Facebook di Flavio Pasotti, imprenditore e
opinionista, già presidente dell´Api (Associazione piccola industria di Brescia): «Gli incapaci, o meglio gli
intelligenti venduti, i professori universitari celebri per le loro marchette, gli imprenditori che preferiscono
speculare sulle aree che far funzionare la propria azienda, gli speculatori immobiliari e una sequela di
sindaci indisponibili a studiare i dossier nella loro arrogante presunzione, nella loro ignoranza e nei loro
storici limiti nonché, e solo infine, una politica debole hanno fallito per trent´anni nel disegno
dell´aeroporto - ha scritto -. Il trasporto merci non solo è la parte meno interessante in termini di ricaduta
sociale, ma è anche la parte più inquinante sia come emissioni sia come rumorosità dei motori. Dovesse
prendere piede - annuncia - io che scrissi un libro su quell´area sono pronto al picchettaggio». Di più: «Non
ci dobbiamo fare fottere. E non ci faremo fottere - avverte e promette Pasotti -. Bergamo si tenga i suoi
esuberi, Verona molli l´osso, perché i suoi nuovi proprietari esteri non sono interessati a Brescia». Poi un
paragone: «Come per il calcio, quando l´aeroporto di Montichiari sarà fallito ce lo riprenderemo e
decideremo noi». Per questo, secondo Pasotti, «responsabilità prima della politica provinciale è stoppare
l´operazione». E un avvertimento: «Li giudicheremo su quello».
Al dibattito ha partecipato, fra gli altri, anche Renato Zaltieri, ex segretario provinciale della Cisl, secondo il
quale il sistema Brescia semplicemente «non esiste»: «Di questo - ha suggerito - dobbiamo prenderne atto
e ripartire da qui, se vogliamo costruire qualcosa che sia utile a una città e una provincia che da anni vivono
una stagione di lento declino».
domenica 07 dicembre 2014 – CRONACA – Pagina 17
LA SCOMMESSA. Il Cda della Sacbo ha commissionato un «dossier» sull´operazione del D´Annunzio
che conferma la positività dello spin-off tra cargo e passeggeri
Ecco perché Orio atterrerà a Montichiari
Nel 2016 trasferiti 6 mila voli e una quota di bilancio pari a circa 12 milioni di euro. C´è l´incognita
«impatto acustico»
Le nozze dei cieli tra Orio al Serio e Montichiari saranno un toccasana sia per Sacbo (la società che gestisce
l´aeroporto di Bergamo) sia per la Catullo (Verona). A confermarlo è lo studio «riservato» commissionato
da Sacbo per verificare «i pro e i contro» dell´operazione. Così, lette le pagine della relazione tecnica (che
contiene pure la previsione di bilancio già divisa per i due scali), il Cda dell´aeroporto bergamasco non ha
avuto dubbi e ga dato mandato al presidente Miro Radici di «firmare una lettera di intenti con la società
Catullo di Verona e avviare formalmente il negoziato per lo sviluppo dell´aeroporto di Brescia Montichiari».
I numeri contenuti nel «dossier Montichiari» avrebbero convinto anche gli esponenti di Sea, la Spa degli
scali milanesi - azionista di Sacbo - che non condivide uno spostamento dei voli cargo orobici troppo
lontano da Malpensa: alla fine i milanesi non si sono opposti all´operazione astenendosi.
PER COMPRENDERE il valore dell´operazione Montichiari bisogna porre attenzione ai numeri arrivati sul
tavolo dei consiglieri. Il dossier è partito dall´analisi benefici-costi di Sacbo, a fronte di una riduzione del
traffico cargo. Il piano presentato prevederebbe scenari decennali, studiati e calibrati da due diverse
società di consulenza (la Bain e le Districon). Alla fine le conclusioni sarebbero più che convenienti per i
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bergamaschi sia per l´impatto economico-finanziario per lo sviluppo del business passeggeri sia,
parallelamente e distante cinquanta chilometri, con la newco di Montichiari partecipata al 50 per cento con
gli scaligeri. Tutti i conti parlano di ricavi per entrambe le attività, in un piano consolidato, per 154 milioni di
euro e un margine operativo lordo intorno al 26 per cento.
Quindi Bergamo guadagnerebbe con un passaggio della quota-merci a Est, crescendo a un tasso annuale
del 3 per cento nel comparto passeggeri, passando dagli 8,4 milioni del 2014 ai previsti 12,2 milioni del
2024. Merito delle piste sgomberate dai voli cargo, dirottati sull´aeroporto satellite di Montichiari. Per Orio
i ricavi di «nicchia», con il solo traffico passeggeri, continuerebbero a salire fino a 138 milioni di euro nel
2024. Unico segno meno, secondo le previsioni, nel 2016, anno in cui è stato ipotizzato il trasloco dei voli
su Montichiari-D´Annunzio.
I tecnici di Sacbo avrebbero previsto un «trasloco» di introiti pari a 12 milioni di euro solo afferenti alle
merci. MA LO SDOPPIAMENTO risolverebbe a Orio anche l´annoso problema dell´impatto acustico sul
territorio, più volte entrato nel mirino di decine di comitati spontanei che hanno chiesto una nuova «Via»
dopo lo sviluppo dello scalo. Lo spin-off su Montichiari vedrebbe almeno 6 mila movimenti in meno
(atterraggi e partenze) dalla pista, con una riduzione consistente dell´impatto acustico. Basti pensare che
secondo il dossier presentato al Cda nel 2017 l´incidenza ambientale sarebbe -33%, tre anni dopo -21% e
nel 2020 e -4%. Decibel che, inevitabilmente, si riverseranno sul territorio bresciano assieme ai cargo. Del
resto a Montichiari passerebbero parte di clienti di Orio con un´ipotesi (non confermata) di voler
intercettare anche circa 400 tonnellate l´anno di merci che oggi viaggiano su gomma. Scenari positivi per
una operazione che risolverebbe i problemi di saturazione di Orio al Serio, risanando parzialmente le
perdite di Montichiari, che oggi è hub di Poste italiane.
Secondo i dati dell´Enac (Ente nazionale aviazione civile) relativi al traffico merci dello scorso anno, Brescia
ha visto un «buco» del 62,4 per cento di tonnellate di cargo movimentati tra il 2012 e il 2013, da 29.793 a
11.204 tonnellate, l´1,3% del totale nazionale, di cui l´88,7% in ambito domestico. Assaeroporti nei mesi
scorsi avrebbe stimato che al D´Annunzio si potrebbero gestire fino a 150 mila tonnellate di merci all´anno.
Non solo. Montichiari si trova al crocevia delle principali autostrade del Nord, di un territorio che accoglie
130 mila imprese e di tre corridoi paneuropei (Tav compresa). L´abbraccio con Orio, assieme ai voli cargo,
sistemerà i conti, ma porterà anche i problemi di impatto acustico e ambientali avuti dal Caravaggio,
finalmente libero di pensare solo ai passeggeri.
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dal GIORNALE DI BRESCIA
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Rassegna stampa gardesana
da L’ARENA
venerdì 12 dicembre 2014 – PROVINCIA – Pagina 38
TURISMO. Consiglieri di Brenzone, Costermano, Garda, Bardolino
Lago di Garda è: in tredici
scrivono alla Corte dei Conti
Dubbi sulla legittimità dei finanziamenti all'ente visto che per metà ha già pagato la Regione
Tredici consiglieri di vari Comuni scrivono alla Corte dei Conti per il finanziamento al progetto di
promozione turistica del Consorzio «Lago di Garda è…».
Con una «richiesta di parere per delibere seriali per il contributo al Consorzio», diversi amministratori di
Brenzone, Costermano, Garda e Bardolino si sono rivolti alla sezione di Venezia della magistratura
contabile per verificare l'operato dei 14 Comuni aderenti.
A dare il via alla protesta contro il finanziamento del cento per cento del progetto da oltre un milione e 346
mila euro proposto dal Consorzio, approvato da 14 Comuni dell'area del Garda tra settembre e ottobre,
erano stati per primi i consiglieri di Brenzone.
Davide Benedetti, Ivano Brighenti e Michela Donatini, visti i pareri negativi del ragioniere e del segretario
comunale di Brenzone, avevano messo in dubbio la delibera. Erano usciti dall'aula per non votarla il 30
settembre. A Bardolino si era consumato lo scontro più duro tra il sindaco, Ivan De Beni, e i quattro di
minoranza Daniele Bertasi, Giuditta Tabarelli, Pierangelo Zorzi e Pietro Meschi.
Oltre a questi consiglieri, a mettere in dubbio la legittimità di pagare il progetto di marketing in questa
misura, sono anche tre consiglieri di Costermano (Adriano Boni, Barbara Gelmetti e Delia Scala) e tre di
Garda (Anna Codognola, Michela Bertamè e Donato Pellegrini).
«La legge regionale 11 del 2013», scrivono in sintesi i consiglieri, «fissa al 50 per cento delle spese il limite
per i contributi in conto capitale alle iniziative dei consorzi. I Comuni possono contribuire. Tuttavia vista la
norma, avendo la Regione stanziato per lo stesso progetto di valorizzazione 673.250 euro, non sembra
esserci possibilità di ottenere parere di regolarità tecnica favorevole da parte delle stesse amministrazioni
comunali per la quantificazione dell'importo di competenza dei Comuni. Dovrebbe essere impossibile
coprire al cento per cento il costo del progetto, in base alle disposizioni comunitarie e statali».
Insomma: se la Regione ha già sborzsato il 50 per cento, secondo i consiglieri i Comuni non possono fare
altrettanto.
Alcuni consiglieri di Bardolino e Brenzone hanno espresso ulteriori «dubbi sulla legittimità che alcuni
amministratori comunali, che sono anche soci come privati imprenditori del Consorzio, possano votare lo
stanziamento di denaro pubblico a favore del Consorzio stesso».
Un presunto conflitto di interesse, insomma, sul quale hanno deciso di chiedere lumi. «In questi giorni»,
dicono, «invieremo alla Corte dei Conti il documento firmato da noi 13 e depositeremo nei nostri Comuni
una istanza di revoca in autotutela della delibera approvata». G.M.
lunedì 08 dicembre 2014 – CRONACA – Pagina 10
Rassegna stampa gardesana
AEROPORTI. Il presidente di Save vuole controllare il 90 per cento
Catullo, da Tosi l'ok a Marchi «Basta campanili»
Enrico Santi
Il sindaco: «L'importante è che lo scalo funzioni» Pastorello: «Si sapeva che veniva per comandare»
«Una volta vinta la diffidenza, mi aspetto che Save possa salire all'80-90 per cento di Catullo». Com'era
prevedibile non sono certo passate inosservate nel mondo politico e imprenditoriale scaligero le "bellicose"
dichiarazioni di Enrico Marchi, presidente di Save, la società aeroportuale veneziana che gestisce gli scali
Marco Polo di Venezia e il Canova di Treviso, entrata come partner industriale nella società Catullo con la
quota del 35 per cento. Marchi, come riportato ieri da L'Arena, aveva dichiarato a Milano che «a breve
saliremo al 40 per cento» attraverso l'acquisto di azioni alle quali alcuni soci hanno rinunciato.
«A me sta a cuore l'interesse per Verona, e cioé che garantisca il maggior numero possibile di voli nazionali
e internazionali». Il sindaco Flavio Tosi, importante socio del Catullo, si dice «per nulla spaventato» dalle
parole di Marchi. Anzi. «Per una città e un territorio come il nostro», commenta Tosi, «l'aeroporto è
un'infrastruttura strategica per il turismo, basti vedere l'afflusso eccezionale di visitatori ai mercatini di
Natale in centro, le grandi aziende, le manifestazioni fieristiche. Quindi quello che interessa è come viene
gestito e fatto crescere... E il presidente Marchi ha dimostrato di essere uno straordinario gestore di
aeroporti». E continua: «Le scelte campanilistiche e localistiche su questi temi non pagano, bisogna
affidarsi al miglior gestore che garantisca il miglior piano industriale di sviluppo. E grazie all'intuizione del
presidente Paolo Arena che è stato bravo a intraprendere la strada di un'apertura all'esterno dopo che si
era perso troppo tempo a cercare soluzioni interne, si è scelto di allearsi con Save proprio per quello che ha
dimostrato di saper fare con il Marco Polo di Venezia. Per cui siamo tranquilli, anche perché», sottolinea il
sindaco, «Marchi si è subito mosso molto bene anche per rilanciare l'aeroporto di Montichiari che da un
problema che era può ora diventare un volano importantissimo per il sistema Verona sul trasporto delle
merci».
Il presidente del Catullo Paolo Arena non si sbilancia. «Siamo impegnati», commenta, «a cogliere le
opportunità industriali che si stanno concretizzando. A livello societario, gli azionisti hanno stretto lo
scorso ottobre un patto preciso, definito contestualmente al piano di investimento, come ribadito dal
presidente Riello. Procederemo anche in futuro sulla base delle indicazioni che i soci definiranno
congruenti con lo sviluppo dell'aeroporto».
La strada scelta dal Catullo di aprirsi ad alleanze strategiche con grandi realtà esterne «sarà presto
seguita», fa sapere il sindaco Tosi, «anche da altre grandi aziende come l'Agsm». E spiega: «Il presidente
Paternoster e il direttore generale Cigolini stanno lavorando da tempo in questa direzione. L'ipotesi è
allearsi con grandi aziende vicine a noi geograficamente, altrettanto sane dal punto di vista gestionale e
finanziario, per essere più competitivi e avere una maggior forza nel mercato dell'energia».
Nei piani alti dell'azienda di lungadige Galtarossa tali soggetti cui rivolgersi sarebbero già stati individuati.
Ma le bocche restano cucite. Dal momento che il sindaco parla di «realtà vicine a noi geograficamente»
viene spontaneo pensare alla Trentino Energia di Trento o all'Aim di Vicenza.
Più preoccupato dalle intenzioni del patron di Save si dice, invece, il presidente della Provincia Antonio
Pastorello. «Si sapeva», esclasma, «che Marchi sarebbe entrato nell'assetto societario per comandare, non
certo per obbedire. E ora sta scoprendo le sue carte, ma è il prezzo che si doveva pagare per il salvataggio
dell'aeroporto. Spero solo che adesso non torniamo sotto la dominazione di Venezia... Il Catullo è
Rassegna stampa gardesana
un'infrastruttura strategica per il territorio veronese, l'auspicio, quindi, è che il suo ruolo non si
impoverisca, noi come Provincia seguiamo attentamente gli sviluppi di questa vicenda, speriamo che ci si
possa confrontare».
domenica 07 dicembre 2014 – PROVINCIA – Pagina 38
MALCESINE. L'iter per la certificazione di Via è in corso già dal 2012 ma la vicenda emerge ora: sono a
posto solo Paperino e Pozza della Stella
Le piste di sci? Non sono autorizzate
Gerardo Musuraca
L'anno scorso hanno aperto lo stesso, ma a fine stagione dopo un sopralluogo è arrivata la multa
Passarini ai soci: «Danni gravi, serve una deroga»
Le piste da sci di Malcesine non hanno le autorizzazioni per aprire e non potranno essere utilizzate, salvo
colpi di scena, per tutta la stagione. La Funivia di Malcesine, per questo, era stata diffidata e anche
sanzionata dagli uffici della Provincia già la scorsa stagione.
Tranne la Paperino e la Pozza della Stella, entrambe brevi, le altre piste gestite da Atf il prossimo 20
dicembre non potranno entrare in funzione.
Dal 29 settembre 2012 infatti, anche se la notizia viene a galla ora, è in corso l'iter che prevede la loro
corretta classificazione in Regione. Le piste infatti (salvo Pozza della Stella riconosciuta come da decreto
regionale del 2011) non hanno mai ottenuto il riconoscimento da Venezia. Pertanto, dovrebbero seguire
l'iter previsto dalla legge regionale 21 del 2008.
Della sistemazione di questo iter si sono occupati l'ufficio tecnico del Comune di Malcesine e, in seguito, la
Funivia guidata dal presidente Stefano Passarini. La prima richiesta, formulata alla Provincia è del 29
settembre 2012. Nonostante la mancanza di autorizzazione, nell'inverno 2013 il comprensorio sciistico è
stato regolarmente aperto. Si poteva sciare su ogni tracciato.
A fine novembre 2013 era stato approvato dall'Assemblea dei soci di Funivia (Provincia, Camera di
Commercio e Comune di Malcesine) il bilancio di previsione di Atf, che teneva conto anche dell'introito
previsto per l'uso degli impianti di risalita. Eppure a quella data gli uffici della Provincia avevano già in
corso da mesi l'iter per la approvazione della classificazione delle piste.
Ecco che a gennaio 2014, dall'ufficio mobilità e trasporti della Provincia, parte una diffida per la Funivia di
Malcesine. Nel documento con oggetto «Procedimento per il rilascio delle autorizzazioni piste da sci» si
legge: «Come noto, il procedimento è ancora pendente e, pertanto, le piste da esso interessate non
possono essere in alcun modo aperte al pubblico». Poi l'annuncio dell'imminente sopralluogo da parte
della Provincia per la verifica. La verifica avviene però solo il 7 marzo, vigilia della chiusura della stagione. Il
sopralluogo dei tecnici produce diversi «verbali di contestazione e notifica di illecito amministrativo» che
vengono inviati dalla Provincia a Funivia. Si tratta di sanzioni di mille euro ciascuna poiché «Non risulta
essere stata rilasciata la prescritta autorizzazione all'apertura al pubblico». Le piste incriminate sono: Pra'
Alpesina, ski weg Pozza della Stella, Diretta, variante Colma e ski weg Pra' Alpesina. Totale: cinquemila
euro di multa.
Nonostante la diffida della Provincia risalisse a gennaio, dunque, l'utilizzo delle piste da sci a Malcesine è
continuato fino alla prima settimana di marzo, con tanto di promozioni e sconti. Come mai?
Un altro dato. La Regione il 28 febbraio 2014 invia un documento alla Provincia, una settimana prima del
Rassegna stampa gardesana
sopralluogo. A scrivere è l'ingegner Bruno Carli, direttore sezione mobilità della Regione. In sistensi si
legge: «Come è noto, è in corso di istruttoria in Commissione Via regionale il progetto di classificazione
delle piste. Durante la seduta del 12 febbraio, l'ingegner Claudio Pallaoro, delegato Via della Provincia di
Trento (Pra' Alpesina ricade in parte in territorio del Trentino, ndr) parlando dell'area sciabile del Baldo ha
fatto presente che…“le piste attualmente sono in esercizio, nel senso che l'impianto è in funzione e si può
sciare. Sul Baldo sono percorribili tutte le piste". Tanto si comunica per quanto di competenza, ai sensi
della legge regionale 21 del novembre 2008».
Ed ecco che, sette giorni dopo, la Provincia invia i tecnici in sopralluogo. A questo punto la Funivia decreta
la chiusura anticipata delle piste. Il 29 ottobre di quest'anno il presidente della Funivia, Stefano Passarini,
scrive ai soci di Atf, cioè al presidente della Provincia Antonio Pastorello, a quello di Camera di Commercio
Giuseppe Riello e al sindaco di Malcesine, Michele Benamati. Riassume l'iter per l'autorizzazione delle
piste.
Secondo la sua ricostruzione, il 26 settembre 2012 Atf scrive alla Provincia per «il riconoscimento della
piste da sci Colma, Passo del Lupo, Diretta, skiweg Pra Alpesina, Pra Alpesina, Variante Colma, variante
Diagonale, skiweg Pozza della Stella». Il «22 novembre le piste ricevono la compatibilità ambientale dal
ministero per i Beni culturali» e in dicembre inizia l'iter per la Via provinciale. Passano i mesi. L'otto luglio
del 2013 la Provincia invia una comunicazione di «incompetenza territoriale»: l'ok alle piste compete alla
Regione. Il 18 ottobre 2013 Atf presenta così «richiesta di compatibilità ambientale alla Regione»; il 24
dicembre 2013 ottiene «parere favorevole della Commissione Via Provincia di Verona» e il 2 luglio 2014
avviene l' approvazione di un disegno regionale (il 437) proposto dal consigliere Andrea Bassi, che
riclassifica come «zona naturale regionale speciale invece che integrale», l'arrivo della seggiovia Pra'
Alpesina, «modificando i confini della riserva integrale Lastroni Selva Pezzi». Manovra indispensabile per
sanare la posizione dell'impianto.
«Attualmente», scrive ancora Passarini, «la Commissione Via della Regione non può esprimere il parere
solo perché il regolamento (art. 6 l.r. 437/2014) predisposto da Veneto Agricoltura non è stato ancora
inviato in Regione per le approvazioni». Secondo il presidente, si tratta quindi della mancanza di un «mero
riconoscimento di un comprensorio sciistico di straordinaria importanza esistente da più di 60 anni».
«Stante la situazione attuale», prosegue Passarini, «Atf non è in grado di aprire le piste con gravi danni
economici e sociali». Le conseguenze, enormi, sono delineate dallo stesso Passarini: «Grave danno
economico derivante dalla mancanza di attività sciistica: circa 200 mila euro di mancati incassi;
impossibilità di assumere personale stagionale con ricadute su almeno 15 addetti; perdita di immagine
quale importante polo sciistico della provincia; svalorizzazione dell'intero comprensorio». Infine, Passarini
chiede: «In via del tutto eccezionale, il rilascio di un' autorizzazione provvisoria relativa all'esercizio del
comprensorio per la stagione invernale 2014-2015». La palla ai soci.
sabato 06 dicembre 2014 – CRONACA – Pagina 13
INFRASTRUTTURA. Il ministro Lupi, dopo due riunioni operative al ministero con i prefetti, ha stilato
il calendario dei lavori
Tav, i soldi ci sono: i cantieri al via
Enrico Giardini
Garantiti dalla Banca europea investimenti per 2 miliardi sulla Brescia-Verona-Padova. Stabiliti i
tempi
Rassegna stampa gardesana
Le tratte ferroviarie ad alta velocità/alta capacità Brescia-Verona e Verona-Padova sono completamente
finanziate, con un miliardo e 900 milioni, e inserite sia nel decreto Sblocca Italia sia nella Legge di Stabilità.
Lo ha confermato il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, che ha presieduto l'altra sera
due riunioni operative per la costruzione delle opere alla presenza dei prefetti delle tre città, gli
amministratori delegati di Ferrovie dello Stato, di Rfi (Rete ferroviaria italiana), di Italfer e i consorzi Cepav
II e Iricav iI.
Nell'incontro, dice il ministero, è stato annunciato l'accordo raggiunto con la Banca europea per gli
investimenti (Bei) per le anticipazioni a Rfi a fronte della garanzia fornita dall'allocazione dell'investimento
nel bilancio dello Stato. Ai prefetti, prosegue il ministero, è stato poi assicurato il coinvolgimento delle
amministrazioni locali per il confronto dei problemi segnalati dal territorio — nella provincia di Verona,
oltre al Comune di Verona, quelli di Sommacampagna, Sona, Peschiera del Garda, Castelnuovo del Garda,
con osservazioni e richieste di mitigazioni ambientali — ed è stato infine definito il cronoprogramma il cui
rispetto è condizione necessaria per l'erogazione dei fondi a fronte dell'avanzamento dei lavori, pena la
loro revoca.
In particolare, entro il 31 dicembre 2104 dovrà essere firmato l'atto integrativo tra il consorzio Iricav II e Rfi
per il tratto Verona-Vicenza, entro il 31 gennaio 2015 quello per il tratto Vicenza-Padova. Entro il 31 giugno
2015 dovranno aprire i cantieri sulla tratta Brescia-Verona, per la quale esiste già il progetto definitivo.
Entro il 31 giugno 2015 dovrà essere presentato il progetto definitivo del tratto Verona-Vicenza, con
apertura cantieri entro il 31 dicembre 2015. Entro il 31 dicembre 2015 infine dovrà essere presentato il
progetto definitivo del tratto Vicenza-Padova.
Ma come viene accolta questa notizia nel Veronese? Il sindaco Flavio Tosi, appresa la notizia dalle
dichiarazioni di Lupi rese alle agenzie di stampa, ha sentito nel tardo pomeriggio il ministro al telefono. «E
il ministro mi ha confermato che il Governo troverà la copertura finanziaria attraverso le anticipazioni che
farà la Bei», dice il primo cittadino.
Il presidente della Provincia Antonio Pastorello, che sul tema della Tav ha di recente incontrato i sindaci dei
Comuni veronesi interessati, dichiara che «sul fronte Tav la Provincia non ha mollato l'impegno. Anzi. Ho
già fissato un incontro con Rfi subito dopo le feste, che si terrà nel municipio di San Martino Buon Albergo,
con i sindaci interessati alla tratta Verona-Padova. Su quel tracciato ci sono ancora da perfezionare le
esigenze dei territori e farle recepire in sede di progettazione. Passaggio che invece è già stato concluso sul
lotto che verrà realizzato prima, e cioè quello della Brescia-Verona».
La Provincia, aggiunge Pastorello, «ha già coordinato le richieste di sindaci e aziende e le abbiamo già
mandate a Rfi e in Regione. Mi fa piacere, dunque, che a fronte del lavoro egli enti locali, ci sia anche
l'impegno del Governo sul versante del finanziamento. Se sono soldi veri e non propaganda, la notizia mi
fa molto piacere. Del resto», conclude il presidente, «è finita la stagione delle favole, i cittadini non
credono più agli annunci, ci vogliono fatti concreti, soprattutto su tema vitale come le infrastrutture che
possono ridare fiato all'economia».
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da L’ADIGE
InGarda: «La ciclopista è strategica»
Un calo di turisti italiani
Benedetti: «Serve qualità»
«Non abbiamo George Clooney e la sua villa, ma dobbiamo diventare come il lago di Como». Parole del
presidente dell'azienda di promozione turistica dell'Alto Garda Marco Benedetti. E la direttrice Roberta
Maraschin condivide. Il riferimento è alla necessità di fare sistema con Brescia e Verona. «Il futuro - dice
Maraschin - è nelle collaborazioni territoriali». I vertici di InGarda fanno il punto della situazione: si riparte
da internet ma soprattutto dal contatto diretto tra operatori e turisti. Dopo una stagione estiva difficile un cocktail di condizioni meteo avverse ed «effetto crisi» - l'azienda di promozione del Garda Trentino si
affida alle nuove tecnologie.
Il banco di prova sarà la prossima stagione con la piattaforma «Now»: uno strumento interattivo per gli
ospiti, che conta 40 aderenti e 240 prodotti promossi (dal noleggio bici alle arrampicate sportive), che
dovrebbe dare risposte immediate e una «bussola» per orientarsi sul territorio. E poi si vuole una maggiore
collaborazione tra albergatori, ristoratori e produttori agroalimentari: sulle tavole dei locali gardesani i
turisti, italiani e stranieri, dovranno trovare soprattutto prodotti trentini ed avere la possibilità di acquistarli
in tempo reale. Come dire: se a cena trovo l'olio del Garda (e non solo quello, pur genuino, proveniente
dalla Toscana) devo avere la possibilità di comperarlo. È il lago che veicola l'agroalimentare e
l'agroalimentare che veicola il lago. «C'è un disciplinare che impegna gli operatori (oggi sono 85) ad
utilizzare e promuovere prodotti locali. Attualmente sono coinvolti gli imprenditori del Garda trentino e
della Valle di Ledro. Dall'anno prossimo ci sarà anche la Vallagarina».
Un territorio ricco, quello dell'Alto Garda (3 milioni di presenze, 700 mila arrivi, 21 mila posti letto distribuiti
in 303 strutture ricettive), ma i cui «agenti» non possono stare seduti sugli allori. Se il bacino di utenza è
soprattutto straniero (crescono di un 1,5% gli arrivi di turisti dell'area tedesca mentre qualche flessione si
registra su Finlandia e Gran Bretagna), ora si deve guardare anche al mercato italiano che - fa notare il
presidente Marco Benedetti - è il più complesso: ogni anno registriamo un calo dell'1,5%».
Benedetti parla della necessità di proseguire con le collaborazioni con i consorzi dei territori confinanti,
proprio «copiando lo stile comasco». InGarda è punto di riferimento per chi vive di turismo sul territorio,
oggi più di ieri, dopo l'annunciata chiusura dell'Ufficio Eventi. Quindi l'azienda di promozione (una squadra
di 18 persone, compresa la direttrice Maraschin) tornerà a gestire in toto i grandi appuntamenti. Verranno
assorbite in organico le due impiegate dell'Ufficio Eventi? «Valuteremo il da farsi. È chiaro che, se ci
caricheremo di nuove funzioni, potremo valutare anche questa ipotesi. Non escludiamo nulla». Le parole
d'ordine sono «qualità» e «partecipazione» ai progetti (a partire dalla piattaforma «Now») da parte degli
operatori. È un appello, una bacchettata garbata.
È un momento delicato per la Busa, che ha bisogno di essere attrattiva anche nei mesi morti. È di questi
giorni la notizia della possibilità, da parte della Provincia di Trento, di attingere ai fondi Odi (l'organismo
pensato per soddisfare le esigenze dei territori confinanti) per finanziare il completamento della pista
ciclabile sulla Ponale e a Torbole (la parte lombardo-veneta dovrebbe essere pronta per fine 2017).
«Speriamo che il Trentino faccia in fretta - dice Benedetti - La considero strategicamente più importante
del collegamento viario Loppio-Alto Garda». E ancora: «In materia di aggregazione di territori, per fare
sinergia, noi siamo avanti. Siamo arrivati prima della legge provinciale che, se le cose vanno avanti così,
Rassegna stampa gardesana
non verrà proprio fatta». Nel giorno della presentazione della «fotografia» del territorio turistico e della
sua promozione (la«foto» del passato e, nei limiti del possibile, del futuro), la direttrice Maraschin cerca le
note positive: «Siamo una zona con enormi risorse. Si tratta di crederci e di lavorare tutti insieme».
12/12/2014
Ciclabile del Garda, ci sono i fondi Odi
Possibile uso dei finanziamenti
pensati per i comuni di confine
RIVA - La pista ciclopedonale del Garda potrebbe diventare realtà. Ci sono due progetti preliminari
depositati in Provincia da parte dei comuni dell'Alto Garda. Oltreconfine (a Limone, Malcesine e Brenzone)
i soldi sono già stati stanziati e, stando alle previsioni, il percorso di competenza dovrebbe essere ultimato
per fine 2017. Per quanto riguarda il tratto trentino (a Torbole, Riva e Val di Ledro), la Provincia autonoma
è indietro. C'è una lettera firmata dal governatore: un impegno formale «a porre in essere quanto di
competenza in relazione all'esecuzione delle opere di completamento della pista ciclabile». Piccolo
dettaglio: il documento è datato 28 giugno 2011, il presidente era Lorenzo Dellai (oggi deputato) e di anni
ne sono passati tre. Finora, oltre alla volontà politica, sono mancati i soldi. Per quanto riguarda il
completamento delle piste su territorio autonomo lo stanziamento sarebbe di 37,5 milioni di euro (la parte
più complessa riguarda il passaggio nella zona del Ponale). Si tratta di 15 milioni per il territorio di Torbole,
di 13,5 per quello di Riva e di 6 per la Val di Ledro. L'operazione è presto spiegata in chilometri: 4,5 a
Torbole; 4,1 sul Ponale di competenza rivana; 1,2 nella Ponale che fa capo a Ledro. L'intera pista,
calcolando il passaggio su Limone, Malcesine e Brenzone, una volta ultimata sarebbe di 39, 640 chilometri.
I comuni veneti e lombardi hanno potuto attingere al fondo Odi (l'Organismo di indirizzo, che garantisce
finanziamenti per le opere pubbliche nei comuni di confine).
Denaro, quello dell'Odi, che dovrebbe essere vincolato ai territori confinanti con quello delle province
autonome, ma - ed è questa la novità - nell'ultimo protocollo dell'organismo si fa riferimento alla
possibilità, per le «province madri» - che l'Odi lo finanziano con 80 milioni di euro all'anno - di utilizzare una
parte di quella somma, a condizione che sia destinato ad opere e appalti di interesse interregionale.
Sarebbe questo il caso della super ciclabile del Garda. In pratica - tenendo conto del fatto che sugli anni
2013-2014 non c'è stato alcun finanziamento - ci sarebbe a disposizione, almeno sulla carta, un «tesoretto»
di 160 milioni di euro: denaro che potrebbe essere quindi parzialmente dirottato sulle piste trentine. Una
quantità notevole che, volendo fare i pignoli, potrebbe essere dimezzato visto che si sta parlando di opere
esclusivamente trentine. C'è da dire che nel nuovo accordo non c'è un chiaro accenno ai diritti di utilizzo
del fondo da parte di Trento e Bolzano. C'è un riferimento, poco specifico, ai progetti di interesse generale
che riguardano anche interventi che interessano più territori. E non ci sarebbe l'indicazione della
percentuale che potrebbe essere usata dalla Provincia autonoma. Rimane tutto in quella zona d'ombra,
che non aiuta fare chiarezza ma che però permette ai rappresentanti politici di prendere decisioni a fronte
di interpretazioni condivise. In altre parole: serve un accordo sul piano politico fra enti beneficiari ed
erogatori (che in questo caso diventerebbero anche beneficiari). Soluzione ideale per la Provincia
autonoma che, visti i chiari di luna e la spending review, potrebbe vedersi recapitare un regalino non da
poco. Sull'argomento abbiamo sentito l'ingegner Antonio Lotti, dello Studio Fontana e Lotti di Riva, che
ha redatto i due progetti preliminari: «Per quanto ne so io, per il marzo 2015 dovrebbe esserci una nuova
Rassegna stampa gardesana
graduatoria di opere Odi». Interpellato al telefono, l'assessore provinciale Mauro Gilmozzi conferma che, a
fronte del nuovo protocollo, si sta battendo la strada del cofinanziamento della ciclabile con fondi Odi.
«Stiamo lavorando in quella direzione, ma al momento non posso dire di più». Il sindaco di Riva del Garda
Adalberto Mosaner si dice fiducioso: «Adesso, con un cambio di rotta, programmando gli interventi per
step - per passaggi successivi, senza pensare di poter fare tutto in una volta sola - penso che si possa
veramente procedere con questo progetto. Ci dovrebbe essere una progressione degli interventi. La parola
spetta alla giunta provinciale. È un'opportunità da cogliere e che dobbiamo farci trovare preparati».
06/12/2014
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dal TRENTINO
Cerimonia ufficiale domenica con l’apertura delle Porte
e l’inaugurazione del murales in piazza Cason Ross
Il «Parco fluviale della Sarca» diventa una realtà
di Donato Riccadonna wALTO GARDA Partiamo dalle ultime certezze: il Parco fluviale della Sarca dai
ghiacciai dell’Adamello al Garda nasce ufficialmente domenica 14, a Sarche, con l’inaugurazione delle
Porte Parco e di un murales a partire dalle 14 in piazza Cason Ross, per poi proseguire alla Bocciofila.
Parliamo di certezze perché in questi ultimi cinque anni di concetti e definizioni ne sono stati utilizzati
molti e il pericolo di confusione, a parte la stretta cerchia di addetti ai lavori, è molto alta. Tutto era iniziato
tra il 2009 e il 2010 dal percorso partecipato degli ultimi quattro comuni verso la foce, con Arco capofila,
per costituire un parco fluviale della Sarca previsto dalla legge provinciale 11 del 2007. Poi si era passati alla
Rete di riserve del basso corso della Sarca, con l’aggiunta di altri 5 comuni della Valle dei laghi, accordo
ratificato il 28 settembre 2012. Il ruolo del capofila era passato al Bim del Sarca ed era stato nominato un
coordinatore. Ai nove comuni si affiancavano due Comunità di valle e quindi il meccanismo incominciava a
complicarsi. Il percorso è proseguito il 17 ottobre 2013, quando si è raggiunto l’accordo tra altri 26 comuni
che costituivano la Rete di riserve dell’alto corso della Sarca con il coinvolgimento di un’altra Comunità,
quella delle Giudicarie. Totale 35 Comuni. E si ricomincia da dove si è partiti, ovvero a parlare di Parco
fluviale. Le parole hanno un loro significato ed evocano immagini: parlare di rete di riserve indubbiamente
porta ad un’idea di conservazione, ma anche parlare di parco porta alle medesime conclusioni, anche se è
più comprensibile. I responsabili, per la verità, in svariate occasioni (l’ultima ad Arco con la presentazione
del parco fluviale) hanno sempre sottolineato che si tratta di un concetto aperto, nel senso che prevede sì
conservazione, ma anche valorizzazione e coinvolgimento della popolazione. E qui si apre un mondo,
perché non basta dire le parole «percorso partecipato» per aver risolto tutto: anche le modalità sono
sostanza e se proponi una serata frontale di due ore e passa forse bisognerebbe capire quale significato si
dà alla parola. E poi i tempi di un percorso di tale tipo, che non possono essere troppo stringenti, perché
allora tanto vale che gli amministratori si accordino su alcune cose che sono da fare. Insomma il
meccanismo è delicato e quando lo si intraprende bisogna crederci veramente, perché può riservare anche
sorprese, nel senso che magari quello che qualche volontà del percorso partecipato non coincida con
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quanto voluto dagli amministratori. E allora, visto che un amministratore è stato eletto mentre gli altri no,
prevale la decisione del primo: e non stiamo parlando di eventualità teoriche, ma di qualcosa che è
successo. Insomma una bella scommessa alla ricerca di ampliare la base del consenso e della condivisione
su un piano di gestione che sta per essere elaborato nei prossimi mesi dal Parco naturale Adamello Brenta
e che durerà 12 anni con piani di azione triennali, con una visuale finalmente unitaria della Sarca e dei suoi
80 chilometri. 11/12/2014
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dalla GAZZETTA DI MANTOVA
Pioggia di aspiranti direttori generali, le nomine tra un anno
In Lombardia 611 candidati. I più giovani? I figli di Nicchio
Ecco i 30 mantovani che si contendono le Asl e gli ospedali
di Roberto Bo Lo stipendio è niente male: quasi 155mila euro lordi all’anno rinforzati da altri 31mila euro di
bonus in caso di pagella particolarmente brillante. E se alla busta paga aggiungiamo anche comando e
gestione di una delle strutture pubbliche più grandi a livello provinciale, allora si capisce perché il
prestigioso incarico stimola gli appettiti di molti. Sono una trentina i mantovani in corsa per un posto da
direttore generale nelle aziende ospedaliere e nelle Asl della Lombardia. Lo si scopre scorrendo l’ultimo
elenco degli idonei a ricoprire la carica di manager sanitario approvato dalla giunta regionale un mese fa.
Un esercito di 611 dirigenti, da cui l’esecutivo Maroni alla fine del prossimo anno attingerà per nominare i
nuovi capi della sanità lombarda. Volti noti e meno noti, legati quasi tutti ad ambienti del mondo della
salute, aspirano a ricoprire un posto da manager nelle attuali 49 strutture (Asl, Aziende Ospedaliere e
Istituti di ricerca), anche se la riforma sanitaria in corso di gestazione potrebbe ridurne il numero. Fra i
trenta papabili ci sono otto medici (tutti primari), sei dirigenti dell’Asl, cinque dirigenti amministrativi in
varie strutture e una decina di direttori in carica. E a un anno esatto di distanza dalla seduta di giunta in cui
saranno decise le nomine più importanti del mondo della sanità lombarda (quasi sempre sotto Natale), c’è
da scommettere che qualcuno stia già scaldando i motori. Ma chi sono gli aspiranti manager? Una decina
di loro occupa già il posto di comando alla guida di Asl e ospedali. Ecco chi spera di restare in sella anche
nel quinquennio 2015-2020: la viadanese Mara Azzi, ex dirigente al Poma e attualmente direttore generale
all’Asl di Bergamo; la veronese (ma mantovana d’adozione) Simonetta Bettelini, ex Asl, Poma e ospedale
Montecchi di Suzzara e oggi alla guida del San Gerardo di Monza; il direttore sanitario dell’Asl di Mantova,
Maurizio Galavotti; il direttore amministrativo del Poma, Anna Gerola; il direttore amministrativo dell’Asl
di Mantova, Elena Rossi; l’ex manager di Asl e Poma, Roberto Savazza, attuale direttore amministrativo
all’ospedale di Crema; il direttore sanitario del Poma, Pier Vincenzo Storti; l’ex direttore sanitario del
Poma, Raffaello Stradoni, oggi con lo stesso incarico all’ospedale di Cremona; il manager in carica del
Poma, Luca Stucchi e il suo collega dell’Asl, Mauro Borelli; il direttore sociale dell’Asl, Germana
Tommasini. Nell’elenco non figura Enzo Lucchini, attuale direttore generale all’Asl di Lecco: «Non ce n’è
bisogno – sottolinea – sono in carica e quindi non era necessario fare domanda di inserimento. Comunque
c’è sempre tempo fino alla fine del prossimo anno». I medici in lizza sono tutti volti arcinoti. Tra questi il
primario del pronto soccorso del Poma, Mario Luppi, il primario della Chirurgia Vascolare, Roberto
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Pacchioni, il primario della Cardiologia, Roberto Zanini, il primario di Riabilitazione a Pieve di Coriano,
Giovanni Arioli, il direttore sanitario dell’ospedale di Pieve di Coriano, Renato Schiavello, e il senologo
Claudio Pagliari. In corsa anche due ex primari: Adriano Di Marco (Radioterapia) e Nicolino Taurozzi
(Otorinolaringoiatria). Nutrita anche la schiera dei dirigenti dell’Asl di Mantova. Tra questi, il dottor Paolo
Ricci (responsabile dell’Osservatorio Epidemiologico), Andrea Bianchera (direttore del personale), Pietro
Gialdini (dirigente dell’area economico-patrimoniale) e l’ex dirigente da poco in pensione, Gabriele
Giannella. Tra gli altri dirigenti ritenuti idonei anche Corrado Pavarini, ex direttore amministrativo del
Poma e oggi responsabile dell’Avvocatura, Graziella Ascari, direttore dell’Aspef, e Cinzia De Simone,
direttore del Parco del Mincio. Per ultimo una curiosità: due mantovani si aggiudicano il titolo dei candidati
più giovani tra tutti i 611 in elenco. Sono i fratelli Michele e Anna Nicchio, di 33 e 31 anni, figli di Guerrino
Nicchio, noto imprenditore della sanità privata. I due aspiranti direttori generali hanno acquisito dopo aver
maturato esperienze in direzione amministrativa negli ospedali di Castiglione delle Stiviere e Volta
Mantovana. Michele è anche vicepresidente nazionale dell’Aiop Giovani (associazione italiana ospedalità
privata) mentre la sorella Anna è vicepresidente del gruppo giovani di Confindustria Mantova. 12/12/2014
La centrale sul Mincio Il Parco è orientato al no
Un contributo potrebbe venire dai documenti presentati dal Cirf (Centro Italia per la Riqualificazione
Fluviale) presentati lo scorso 28 ottobre a Montecitorio. Si tratta di un dossier riguardante i danni provocati
dalle centrali idroelettriche e di un appello nazionale per la salvaguardia dei fiumi dall'eccesso di
sfruttamento ai fini di produzione di energia idroelettrica. Come noterai leggendoli, l'appello è stato
sottoscritto anche da Legambiente e da WWF il cui numero di iscritti rappresentati ammonta a più di un
milione di persone. di Francesco Romani wVOLTA MANTOVANA Centrale idroelettrica da 1 Mw sul
Mincio. Il progetto, già bocciato nel luglio scorso, è stato ripresentato con modifiche dalla Hpe di Caprino
Veronese a metà ottobre. Ma il tentativo di superare il “no” espresso dagli enti interessati parte ancora in
salita. In particolare il parere negativo determinante del Parco del Mincio sembra poter essere ribadito.
«Abbiamo esaminato la nuova documentazione presentata – spiega il presidente del Parco del Mincio,
Maurizio Pellizzer – . Ci sono evidenti criticità che non sono state risolte con le modifiche». La riunione del
consiglio di gestione, allargata a tecnici e funzionari, si è tenuta ieri sera. «Non è ancora stato redatto il
parere formale che spetterà alla commissione tecnica – prosegue il presidente –. Ma in vista della prima
conferenza dei servizi che si terrà il 19, abbiamo deciso di convocare gli altri enti lunedì per condividere gli
elementi di valutazione». Un tema delicato, quello del coordinamento, che il Parco aveva già sollevato la
scorsa estate. «Avevo inviato una lettera ufficiale alla Provincia – conclude il presidente – per creare
assieme una griglia, un piano in base al quale ogni azienda che vuole operare sull’idroelettrico, sappia in
anticipo dove può presentare evitando inutili perdite di tempo e di denaro, ma mi hanno detto di no» «Non
abbiamo potere di creare zone escludenti, serve la Regione – replica a stretto giro l’assessore provinciale
Alberto Grandi –. Poi chi ha fatto questi piani se li è visti bocciare al Tar. Nel Ptcp ci sono le linee
strategiche per biomasse e biogass, ma non per l’idroelettrico. La ditta, peraltro ha un’autorizzazione di
sfruttamento trentennale delle acque ed ha diritto quindi di presentare i propri progetti. La Provincia, così
come in occasione del precedente, per quanto di propria competenza farà una valutazione oggettiva sui
dati tecnici». 90 giorni di tempo oper concludere l’iter «Ritengo – conclude il presidente della commisisone
provinciale ambiente Franco Tiana – che sia oltre che incomprensibile, anche grave che un progetto
bocciato non più tardi di tre mesi fa sia ripresentato e riparta tutto l’iter quando le motivazioni principali
Rassegna stampa gardesana
della bocciatura inerivano al fatto di trovarsi in zona di grande tutela ambientale. Questo nuovo progetto
interviene in modo ancora più pesante sul fiume. Ora auspico che Parco, Sovrintendenza confermino i
pareri negativi e che anche la Commissione provinciale paesaggio esprime il proprio no. Come fatto sul
precedente progetto, riconvocherò la Commissione provinciale ambiente perché penso che i consiglieri
debbano esprimersi». 11/12/2014
Film, audioguide e un ‘palo parlante’ per valorizzare Castellaro e Bande
Il progetto promosso dal Parco e finanziato dalla Regione con 200mila euro
Un ‘percorso emozionale’ per le palafitte moreniche
CAVRIANA-CASTELLARO L'assessorato alla cultura della Regione Lombardia ha ammesso a
finanziamento il progetto "Le palafitte delle colline moreniche: percorso emozionale di valorizzazione dei
siti Unesco" coordinato dal Parco del Mincio come ente capofila ma composto da un network istituzionale
che vede protagonisti il Comune di Cavriana, il Comune di Monzambano e il Museo archeologico dell'Alto
Mantovano. L'intera progettazione ruota intorno alla valorizzazione e alla promozione del patrimonio
archeologico - e della sua contestualizzazione paesaggistica - restituito dai siti palafitticoli Unesco di
Castellaro Lagusello e di Bande di Cavriana. «Il finanziamento ottenuto ammonta a 198mila euro - spiega il
presidente del Parco del Mincio, Maurizio Pellizzer - con i quali si realizzerà a Castellaro Lagusello, a cura
del comune di Monzambano, la riqualificazione dell'itinerario storico naturalistico di collegamento tra
l'area parcheggio che è a ridosso del lato ovest del centro storico e l'area destinata alla fruizione del sito di
interesse archeologico e naturalistico, vicino alle vestigia palafitticole e del vicino ontaneto». Il progetto
comprende anche azioni già finanziate dal Gal Colline Moreniche del Garda (e che hanno costituito
corposo co-finanziamento al bando candidato all'assessorato regionale Cultura). La valorizzazione dei siti
palafitticoli Unesco si articola anche in una serie di azioni che comprendono la realizzazione di prodotti
multimediali (film, geofilm, animazioni) per il museo e per il sito di Castellaro Lagusello , la produzione di
audioguide per il museo e l'installazione di un palo parlante per il borgo di Castellaro, e la redazione del
volume "Introduzione ai siti archeologici dell'Alto Mantovano". Gli insediamenti palafitticoli sono fonti
uniche di dati relativi alla vita quotidiana delle culture dell'Età del bronzo insediate nelle colline moreniche:
la loro permanenza in contesti sommersi e sigillati da strati di torbe consente un'ottima conservazione di
vasellame, degli utensili, di armi e monili, ma soprattutto del legno delle strutture abitative e dei materiali
organici come i resti di pasto, di ceste, cordami e tessuti e i reperti restituiti dagli scavi sono conservati nel
Museo archeologico dell'Alto Mantovano di Cavriana che, con risorse che in parte costituiscono cofinanziamento del progetto e con parte dei nuovi fondi assegnati, potrà fare ricorso a nuove installazioni
improntate alla multimedialità, in grado di attivare un ricordo emozionale del contesto ambientale e
paesaggistico in cui sono stati effettuati i ritrovamenti. 10/12/2014
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dal CORRIERE DELLA SERA
Giovedì 11 Dicembre, 2014 - CORRIERE DEL VENETO - VERONA
«Aeroporto, Save si mangerà il Catullo Sui soci veronesi va steso un velo pietoso»
Rassegna stampa gardesana
L’onorevole Dal Moro: «Si doveva fare la gara internazionale. Anche Pd e sindacati appiattiti»
VERONA Gianni Dal Moro, imprenditore e deputato del Partito Democratico, tra i protagonisti veronesi
per il rilascio delle concessioni aeroportuali di Verona e Montichiari e poi per lungo tempo oppositore
dell’ingresso di Save nell’aeroporto Catullo ,si sofferma sulle ultime novità e sulle conseguenti tensioni
nate attorno al nostro sistema aeroportuale.
Onorevole Dal Moro, l’aeroporto di Verona sta dialogando con Bergamo per la gestione di Montichiari.
Cosa ne pensa?
«Si vede già l’impronta del presidente Marchi. Acquisito il Catullo sotto lo slogan del sistema veneto è già
passato al sistema lombardo veneto. Ora alcuni si stanno rendendo conto che il sistema veneto era solo un
bello slogan per nascondere i veri obiettivi, altri hanno fatto finta di non vedere».
Il presidente Marchi ha affermato che arriverà ad avere la grande maggioranza del nostro aeroporto,
facendo la cifra del 90% delle quote...
«Ma è evidente che sarà così, lo sapevano tutti, anche quelli che dichiaravano il contrario. Marchi ha
scalato dall’interno la società indisturbato e ora si appresta a diventarne il padrone assoluto».
Il sindaco Tosi dichiara che occorre finirla con i campanili e che l’importante è che l’aeroporto funzioni bene
e dia buoni servizi. Poi se la maggioranza sarà di Save non deve essere un problema....
«La penso come lui, con una sola differenza: che lui e gli altri soci hanno deciso che solo Save poteva offrire
tutto questo a Verona, io invece mi sono battuto affinché il miglior offerente per Verona fosse scelto
attraverso una gara internazionale».
C’è questo, dunque, all’origine della sua battaglia contro l’operazione Save?
«Mai stato contrario a Save. Mi sono battuto affinché l’aeroporto scegliesse il partner industriale
attraverso un bando che prevedesse alcune richieste e condizioni precise sul piano industriale, sul piano
commerciale, sulle dinamiche nazionali e internazionali».
Cioè?
«Cioè scegliere chi poteva dare di più a Verona, non scegliere in base alla vicinanza».
Ma i soci veronesi hanno affermato che nessun altro era interessato all’aeroporto di Verona. Era davvero
così?
«Conosco l’argomentazione, ma se era così la gara l’avrebbe comunque vinta Save e la trasparenza
sarebbe stata assicurata. Invece prima si è portato l’aeroporto sull’orlo del fallimento, quindi si è perso un
anno in unitili trattative e poi si è svenduto a Venezia, senza gara, senza prospettive, dicendo che nessun
altro era interessato».
Nel frattempo molto dipendenti diretti e indiretti della Catullo, sono stati messi fuori dal ciclo produttivo...
«Vedo che ora in tanti si strappano le vesti per il centinaio di dipendenti espulsi dai processi produttivi.
Questo si poteva evitare se si fosse fatta una gara perché nel bando si potevano prevedere forme di
garanzia per i dipendenti stessi. Ma quasi tutti si sono schierati per quella scelta e ora manifestano con i
dipendenti. Questa è Verona, nessuno è responsabile e pagano i dipendenti».
Analisi molto dura Dal Moro. E un po’ rassegnata...
«La città angosciata dal possibile fallimento dell’aeroporto ha preferito rinunciare alla prospettiva
internazionale schierandosi a favore di Save. Ho girato tanti salotti di questa città per spiegare l’errore di
quella scelta, ma la risposta è sempre stata la stessa: l’aeroporto sta fallendo dobbiamo accettare subito
l’offerta di Save».
In tanti però a Verona si sono schierati per quella scelta. Non solo i soci intendiamo...
Rassegna stampa gardesana
«Certo, infatti quando ho visto esponenti di primo piano del mio partito e il mondo sindacale e
imprenditoriale veronese appoggiare quella scelta, ho capito che ero rimasto isolato, e ho preferito
guardare avanti e non aprire inutili fratture».
Ora Save sta guidando l’aeroporto. Lei Dal Moro cosa si aspetta?
«Al presidente Marchi non manca la determinazione e come abbiamo visto l’abilità; ora siamo costretti a
sperare in lui perché per quanto riguarda i principali soci veronesi meglio stendere un velo pietoso. Mi
auguro che si ritorni a investire subito sul nostro aeroporto».
È di questi giorni la notizia che Finint,la finanziaria di Marchi socia di riferimento di Save, sta cambiando
pelle. Nuove prospettive per il Catullo?
«Pare così. La Merchant Bank Veneta dovrebbe acquisire la licenza bancaria di Banca Arner Italia alla quale
conferirà il patrimonio di Finint e quindi indirettamente questo conferimento interesserà anche il nostro
aeroporto. Penso che dopo Montichiari toccherà a Verona entrare in un risiko più grande. Il film è solo
all’inizio».
Mercoledì 10 Dicembre, 2014 - CORRIERE DELLA SERA
il tesoro che l’Italia disprezza
di Gian Antonio Stella
D allo scudetto alla zona retrocessione: come abbiamo potuto precipitare in soli dieci anni dal 1° al 18º
posto come «marchio» turistico mondiale? L’ultima edizione del «Country Brand Index 2014-15»,
compilato in base ai giudizi di migliaia di opinion maker, la dice lunga sulla reputazione di cui godiamo.
Restiamo primi per appeal : il sogno di un viaggio in Italia è ancora in cima ai pensieri di tutti. E primi per il
fascino delle ricchezze culturali e paesaggistiche. E così per i nostri piatti e i nostri vini. Sul resto, però...
Soprattutto sul rapporto prezzi/qualità. Eravamo al 28º posto: due anni e siamo precipitati al 57º. Un
incubo.
«Nessun dorma», titola il capitolo dedicato al nostro Paese. Perché è da pazzi trascurare un settore come il
turismo che sta vivendo il più grande boom mondiale di tutti i tempi e che potrebbe darci una formidabile
spinta per cavarci dai guai. Invece, poco o niente. Rari accenni (10 citazioni su 46.059 parole) nello sblocca
Italia, dove si parla dei «condhotel» o della necessità di «armonizzare» le offerte dei vari enti locali. Fine.
Ma dov’è la piena consapevolezza di quanto il tema sia vitale per il nostro presente e il nostro futuro?
Dice il rapporto World Travel & Tourism Council che nel 2013 l’Italia ha ricavato dal turismo in senso
stretto il 4,2% del Pil e compreso l’indotto il 10,3. La metà della promessa di troppi premier... Dice ancora
che il turismo in senso stretto occupa 1.106.000 addetti (dieci volte più della chimica) e con l’indotto
(compresi per capirci gli artigiani che fanno i gilè dei camerieri) 2.619.000, cioè un milione più degli addetti
dell’industria metalmeccanica.
Un patrimonio sprecato La cattiva accoglienza che ci fa perdere turisti
Scivolati dal primo al 18esimo posto in dieci anni
SEGUE DALLA PRIMA Bene: dice l’archivio dell’ Ansa che su 1.521 titoli con Pier Carlo Padoan, ministro
dell’Economia, non ce n’è uno associato alle parole turismo, turistico, turisti. Peggio ancora per Susanna
Camusso: su 4.988 titoli, uno solo (uno!) associato al turismo. Per la Cgil ci sono solo i metalmeccanici,
chimici, i pensionati... E il settore che impiega quasi il 14% degli occupati? Boh...
Rassegna stampa gardesana
Una cecità insensata e collettiva che negli anni ha fatto disastri: dall’abolizione del ministero alle deleghe
alle regioni chiamate ciascuna a giocar per conto proprio sul mercato mondiale, dai pasticci sull’Enit al sito
italia.it per il quale furono stanziati 45 milioni di euro con risultati comici come le musiche dei filmati che
raccontavano le regioni ai cinesi, in 19 casi su 20 di compositori stranieri. Soldi buttati. Col cesello finale di
Matteo Renzi che due mesi fa ha chiesto ai ragazzi d’una startup palermitana: «Ce lo preparate voi un
progetto gratuito sul turismo? Sarebbe una figata bestiale».
Secondo il premier, «ci manca una adeguata strategia e non sappiamo raccontare nel modo giusto il nostro
prodotto. C’è bisogno di una grande campagna di comunicazione web, un’operazione di marketing in Rete
per rilanciare il nostro turismo...». Giusto. Le classifiche «Brand Index», però, dimostrano
inequivocabilmente che possiamo pure «raccontare» l’Italia con le parole più immaginifiche possibili, ma
ciò non scioglierebbe i nodi fondamentali. Che sono altri.
Dicono quelle classifiche infatti che il «marchio» Italia è già conosciutissimo e primissimo per ciò di cui
andiamo fieri: i tesori artistici, monumentali, paesaggistici. Ma, come spiega il dossier a noi dedicato, non
possiamo più campare di rendita: tutte quelle cose «non sono più sufficienti a farci preferire ad altre
destinazioni, specie perché il nostro rapporto qualità-prezzo è precipitato dal 28° al 57° posto, un
tracollo!». Quasi trenta punti persi rispetto all’ultimo rapporto biennale.
Venezia resta Venezia, Roma resta a Roma e Capri resta Capri, ma i turisti stranieri non sono baccalà: non
tornano, se si sentono bidonati. Peggio: scoraggiano gli amici e i parenti dal venire in un Paese stupendo
ma che pretende di avere una sorta di diritto di imporre ai visitatori pedaggi ingiusti. Tanto più se, intorno,
troppe cose sono insoddisfacenti.
«L’Italia perde posizioni proprio perché il suo percepito e anche il suo vissuto», spiega il rapporto Brand
Index, «è quello di un Paese penalizzato da una cattiva gestione politica (24° posto), con un sistema valori
che si va opacizzando sempre più (23° posto), poco attrattivo come destinazione per studi e investimenti
(19° e 28°), con infrastrutture insoddisfacenti (23°), intolleranza (23°), scarsa tecnologia (29°) e una qualità
della vita sempre più bassa (25°)».
L’ultimo dossier del World Economic Forum nel settore Travel & Tourism, come denuncia uno studio
di Silvia Angeloni, ci rinfaccia per di più il modo in cui gestiamo le nostre ricchezze paesaggistiche: nella
«sostenibilità ambientale» siamo cinquantatreesimi. Peggio ancora nell’indice «Applicazione delle norme
ambientali», dove ci inabissiamo all’84º posto. Qualcuno pensa che sia furbo continuare ad aggiungere
cemento e cemento da Taormina a Cortina, da Courmayeur a Santa Maria di Leuca? Ecco la risposta: i
turisti internazionali ci dicono che quella roba lì non gli interessa. L’Italia che vogliono vedere è un’altra.
Fatto sta che, come dicevamo, nel primo Brand Index del 2005 il marchio Italia era primo assoluto. Nel
2007 quinto. Nel 2009 sesto. Nel 2011 decimo. Nel 2013 quindicesimo e nell’ultimo, 2014-2015, appunto,
diciottesimo. Certo, rispetto al primo monitoraggio alcuni criteri sono stati cambiati. E l’insieme della
«accoglienza» di un Paese, dall’igiene alla qualità dei prodotti locali, dalla sicurezza ai prezzi, è diventato
più importante che non la ricchezza di tesori. Il tracollo segnala un problema: chiunque sia a Palazzo Chigi
la nostra reputazione è a pezzi. Ma soprattutto il mondo del turismo ha preso atto che l’Italia non è
impegnata, se non a chiacchiere, in un progetto di rilancio vero. Corposo. Decisivo. Capace di coinvolgere
tutto il Paese.
Vogliamo fare qualche confronto fastidioso? Proviamo con la Gran Bretagna, che oggi viaggia con un Pil
che cresce del 3% l’anno e ha i nostri stessi abitanti. Noi siamo al quinto e loro all’ottavo posto, staccati, tra
i Paesi più visitati dai turisti internazionali, ma ci hanno quasi raggiunti per i ricavi: 40,6 miliardi di dollari
contro i nostri 43,9. Qualche anno e ci pigliano.
Rassegna stampa gardesana
Loro hanno 17 siti Unesco, noi il triplo (50 più due del Vaticano più un paio di patrimoni immateriali) per
non dire delle Dolomiti, della costa Smeralda o della Riviera sorrentina, del cibo e dei vini dove non c’è
confronto. E ti chiedi: com’è possibile che loro siano sei posti davanti a noi nel «marchio» e addirittura 24
posti (loro al 4°, noi al 28°) nella competitività turistica? Com’è possibile che, stando al dossier Wttc, il
turismo con l’indotto pesi sul loro Pil per il 10,5%, cioè più che sul nostro o che abbiano nel turismo (sempre
incluso l’indotto) oltre 4 milioni di addetti e cioè quasi un milione e mezzo più di noi?
Un piccolo dettaglio dice tutto: il nostro sito web ufficiale italia.it è in cinque lingue (italiano, inglese,
francese, spagnolo e tedesco) e il loro visitbritain.com in dieci, il doppio, compresi il russo e il cinese. E vi
risparmiamo altri confronti. Umilianti.
Ecco: non sarebbe il caso che nel Paese di Pompei, degli Uffizi, di Venezia, della Valle dei Templi e del
Cenacolo leonardiano il turismo diventasse, finalmente, una grande questione nazionale?
Gian Antonio Stella
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ALTRE FONTI
Promozione turistica sull’asse Garda-Brescia
Scritto da: redazione
2014/12/11 5:22 PM
LAGO DI GARDA – Inedita alleanza promozionale lago-città. Il Comune di Brescia è infatti diventato socio
del Consorzio di promozione turistica Garda Lombardia. Entra anche Montichiari.Si consolida
ulteriormente la compagine del Consorzio turistico della riviera bresciana, realtà che rappresenta più di
600 strutture ricettive e la quasi totalità (fa eccezione Toscolano Maderno) dei Comuni della sponda
lombarda, da Sirmione a Limone.Il direttore del Consorzio, Marco Girardi, annuncia l’ingresso del nuovo
socio, il Comune di Brescia (che si aggiunge all’altro capoluogo di provincia, Mantova, già associato da
tempo): «L’accordo – spiega Girardi – nasce da un’intuizione del vicesindaco Laura Castelletti, che ha ben
inteso come il brand Garda possa da un lato fare da traino al turismo del capoluogo e, dall’alto, come la
proposta di Brescia città d’arte possa integrare l’offerta turistica lacustre. È una sinergia che farà bene ad
entrambi».Non è tutto. Nel consorzio Garda Lombardia fa il suo ingresso anche Montichiari. «Anche in
questo caso – commenta Girardi – è un ingresso strategico. Pensiamo alle potenzialità del polo fieristico e,
soprattutto, dell’aeroporto». L’auspicio di Girardi è riuscire a replicare a Montichiari le sinergie già messe in
atto con l’aeroporto Catullo di Verona, come gli accordi con la compagnia low cost russa S7 Airlines o la
tedesca Germanwings, che durante l’estate fanno atterrare al Catullo voli stracarichi di turistici diretti sul
Garda. Le novità non finiscono qui.A giorni sarà collocata in tutti i comuni gardesani, così come alla uscite
autostradali, la nuova cartellonistica con il logo Garda Lombardia (nella foto in apertura). «Finalmente –
Rassegna stampa gardesana
commenta Girardi – il territorio si promuove con un marchio “Garda” riconoscibile, senza distinzioni
territoriali incomprensibili per il pubblico internazionale».Una strategia che paga, se è vero che,
nonostante l’estate disastrosa dal punto di vista meteo, il lago supererà quest’anno le presenze del 2013
(6,8 milioni). «Le previsioni ci assestano sui 7 milioni di presenze nel 2014», dice soddisfatto Girardi.C’è
soddisfazione anche per il rientro nel Consorzio di alcuni Comuni delle Valtenesi che si erano
temporaneamente chiamati fuori: Manerba, Soaino, Polpenazze e Padenghe. Ora manca solo Toscolano.
«Ma il sindaco ha già manifestato la volontà di rientrare nel 2016», aggiunge Girardi. Che conclude:
«Tengo a sottolineare che ogni euro versato tramite le quote associative viene speso per la promozione. Il
presidente Chicco Risatti, i due vicepresidenti e tutti i membri del consiglio non percepiscono indennità né
rimborsi spese».Tra le iniziative a cui il Consorzio sta lavorando si segnala anche il restyling due siti
istituzionali www.gardalombardia.com e www.visitgarda.com, operazione finalizzata anche all’ormai
indispensabile booking online.Inoltre sarà presto disponibile il nuovo catalogo istituzionale della
ricettività gardesana, stampato in 40 mila copie.
LASCIATEMI DIRE – BLOG DI AVENTINO FRAU
09.12.2014
Capitale corrotta, nazione infetta
Nell’ormai lontano 1955, un’importante inchiesta del neonato Espresso veniva intitolata “Capitale corrotta
= nazione infetta”. Il ricordo di quell’indagine, firmata allora da Manlio Cancogni, fa sì che le vicende di
oggi, della “mafia romana”, delle ruberie e degli scandalosi eventi che stanno coinvolgendo uomini e
istituzioni della capitale possono mettere a dura prova la nostra resistenza ma non stupirci più di tanto.
Solo i leghisti propagandavano “Roma ladrona” ma poi si è scoperto “ufficialmente” ciò che molti
temevano, che c’era anche Milano e Venezia, Torino e Siena e in tutto il resto del Paese e pure in casa loro.
L’Italia, come dicono le statistiche, dà la percezione di essere il paese più corrotto, forse dopo la Grecia, in
Europa e, ahimè, tra i più corrotti del mondo. Pur non assegnando troppo peso a sondaggi e statistiche,
non possiamo che constatare l’esistenza di una profonda crisi, di grandi e diffusi vuoti di legalità, di
moralità, di autorità. È una crisi di valori che sono fondamentali per la democrazia e per la sopravvivenza,
anche civile ed economica, di qualunque Stato minimamente ordinato. Sappiamo bene le differenze e
l’importanza dei valori citati, la cui dimenticanza determina il drammatico periodo che stiamo vivendo e
che, senza forti reazioni da parte nostra, rischia di peggiorare in modo ineluttabile. Crisi di legalità,
Rassegna stampa gardesana
moralità, autorità, significa crisi del sistema, prevalenza del disordine, del male, del reato, dell’interesse
particolare e privato, dell’egoismo. Significa la prevalenza del peggio. L’illegalità e la violazione formale
delle leggi e delle norme, può configurarsi (quando ci si riesce) come reato sancito da condanne della
magistratura che però non può prevenire ma condannare o assolvere per fatti già commessi. La
prevenzione tocca soprattutto alla politica attraverso la pubblica amministrazione, lo Stato, il Governo
nelle sue strutture periferiche e centrali, le regioni e gli enti locali. Anche al sindacato ispettivo del
Parlamento, quando i deputati e i senatori sono effettivamente espressione degli interessi del popolo. Ed
anche al popolo stesso che dovrebbe essere più coraggioso nel denunciare e far valere i propri diritti così
come esercitare i propri doveri, in primis il rispetto sostanziale oltre che formale della legge. L’immoralità è
la madre dell’illegalità, ed essa è caduta dei valori, delle speranze, della fiducia o della fede, del senso di
giustizia e solidarietà, ed è, come tutte le madri, “semper certa”. Come una convinta moralità è la base dei
buoni comportamenti così, la sua assenza è madre del cattivo vivere, dell’egoismo materialista, del
dispregio del valore e dal rispetto per gli altri. Il grande Thomas Hobbes, maestro della filosofia politica,
convinto dei limiti morali e ontologici dell’uomo, poneva lo stato come limite necessario per la pacifica
convivenza. Era l’applicazione del concetto di autorità che appunto lo Stato rappresenta, nell’equilibrato
interesse di ognuno e di tutti. Crisi dell’autorità è assenza di controllo, compiacenza per i presunti potenti,
o i forti, o i ricchi, è l’astenersi delle articolazioni dello Stato dall’esercizio dei propri doveri, è la fine della
buona politica, della politica stessa. Ciò avviene a Roma e in ogni periferia del Paese, dove l’illegalità viene
mascherata, tollerata, giustificata e diffusa, dal sistema dell’elusione della norma, dalla creazione di
diversivi che annullano gli effetti della legge. Abbiamo esempi a noi vicini, anche in noi stessi. Queste
attitudini negative si esprimono nell’abitudine e attitudine a transigere, anche in quelle che crediamo
piccole cose, dalla pulizia delle strade e dei luoghi pubblici al posteggio dell’auto, dalla “piccola evasione
fiscale” alla più grande elusione delle norme che ci riguardano direttamente. Se dunque appare vera una
sorta di infezione generale del paese, di cui la capitale è l’emblema, dobbiamo chiederci le ragioni e più
ancora perché il paese stesso lo sopporti. Lasciamo stare le pur importanti ragioni storiche, secoli di
invasioni e di dominazioni straniere, di mancanza dello stato e di senso di appartenenza. Ciò è certamente
vero ma perché ora, dopo essere diventati una nazione sviluppata e sostanzialmente ricca, esiste un
degrado distruttivo, profondo e diffuso, un’illegalità pervasiva, un utilizzo di tutti i possibili modi per
frodare il collettivo, il pubblico, in una forsennata ricerca di denaro e di ricchezza personale. Sembra di non
trovare più i cittadini come vanno concepiti ma anche do non trovare lo Stato, invocato solo per quello che
può dare a ognuno di noi rispetto ad altri o togliendo ad altri, invasivo e persecutorio fiscalmente ma
incapace di combattere l’immensa evasione, l’illegalità, la delinquenza camorrista e mafiosa, e quella
incravattata ed elegante dei ricchi e dei potenti. Non si riflette abbastanza sulle nostre stesse carenze, sul
nostro sentirci poco cittadini e troppo spesso sudditi, che si credono furbi ma sono solo meno furbi di altri.
Così come non consideriamo i rappresentanti dello Stato delle sue articolazioni, dei suoi enti, della sua
burocrazia come “civil servant”, ma “autorità” alle quali inchinarci, a prescindere dalla qualità del loro
servizio. Così, alla fine di ogni deprecabile vicenda, scopriamo che tutti sapevano, meno quelli che
avrebbero dovuto e potuto sapere. Vediamo mai un prefetto rispondere del funzionamento dei suoi uffici,
Rassegna stampa gardesana
un ufficiale di polizia rispondere di avere trascurato denunce e informazioni, un pubblico ministero per non
aver indagato pur quando era il caso di farlo? Assai raramente, quasi mai. Il discorso vale per
amministratori pubblici comunali, gli uffici provinciali e regionali e quant’altro di simile sui territori. Con la
caduta generale dei valori precipitano anche i doveri, dai più grandi ai più piccoli, dimenticando le
conseguenze pedagogiche e diffusive. Così, la capitale corrotta altro non è che il sintomo più visibile e
grave di una nazione infetta.
Ateneo di Salò: 450 anni di storia
Una terra e il suo archivio. La Magnifica Patria di Riviera
09/12/2014
Nell’ambito delle celebrazioni per i 450 anni dell’Ateneo di Salò, è stato presentato, nella Sala dei Provveditori delMunicipio di Salò, l’inventario dell’archivio della Comunità di Riviera, alias Magnifica Patria. La
pubblicazione è stata realizzata a cura del Comune di Salò e dell’A.S.A.R. (Associazione StoricoArcheologica della Riviera del Garda).
La collaborazione dell’Ateneo con il Comune di Salò e l’A.S.A.R. rappresenta la realizzazione pratica di un
auspicio espresso all’apertura di un convegno in occasione della celebrazione dei 400 anni dell’Ateneo
stesso: “Formuliamo l’augurio che il nostro Congresso rappresenti l’inizio di un ciclo di studi che abbia
come scopo la sistematica lettura e la pubblicazione dei documenti veneti della Magnifica Patria lacuale.”
Era cinquant’anni fa, lo spirito dell’Ateneo è immutato e l’inventariazione un fatto concreto.
Iniziata nei primi anni Novanta sotto la guida di Giuseppe Scarazzini, già Soprintendente regionale agli
Archivi della Lombardia, essa è proseguita e si è conclusa grazie al Gruppo archivistico dell’A.S.A.R.
L’archivio, costituito da quasi 1500 unità, riveste una grande importanza per il territorio gardesano e per
l’entroterra valsabbino, poiché rappresenta la testimonianza documentale di un lungo tratto della storia
della regione.
La Comunità di Riviera era un’associazione di comuni, nata nella seconda metà del XIII secolo per difendere l’autonomia e sostenere gli interessi di comunità legate ad un’economia di scambio, che per sopravvivere doveva garantirsi alcune condizioni economiche e logistiche, che solo l’unione delle forze poteva
assicurare.Dal 1426 la Comunità entrò a far parte dello stato di Terraferma della Repubblica di Venezia e
questa appartenenza, confermata dai Gardesani anche nei momenti storici più difficili, permise al nostro
territorio di raggiungere livelli di sviluppo economico e sociale paragonabili a quelli di una grande
città.Nell’archivio si trova ampia traccia della vita e delle relazioni istituzionali delle nostre comunità per
quasi quattro secoli, una documentazione che consente una lettura più circostanziata e fondata dei valori
Rassegna stampa gardesana
storici e culturali del territorio e che potrà costituire un talento fondamentale nelle future strategie di valorizzazione della terra che abitiamo.L’archivio, di competenza del Comune di Salò, culturalmente è patrimonio di tutti i comuni che costituivano la Magnifica Patria: da Limone a Pozzolengo e i comuni della Valle
Sabbia ubicati sulla riva destra del Chiese.I moderni strumenti consentono, oltre alla consultazione diretta,
di ottenere copia digitale dei documenti, grazie al fatto che tutto l’archivio è stato dotato di adeguata
apparecchiatura, che ha permesso di digitare anche l’archivio d’antico regime del Comune di Salò. È inoltre
possibile consultare parte della documentazione riprodotta visitando il sito www.archividelgarda.it o il sito
della Regione Lombardia
Dubbio amletico
di Ubaldo Vallini
Le ideologie sono in crisi, Destra e Sinistra non sono più concetti di riferimento e l'ha cantato anni fa
anche Giorgio Gaber. Così si adeguano anche i cartelli stradali
Questa bella collezione di indicazioni stradali la si trova nei pressi di Molino di Bollone e chi non conosce
bene l’orografia della zona rimane sempre assai perplesso.
Rassegna stampa gardesana
Soprattutto se, motorizzato oppure a piedi, è intenzionato a raggiungere il lago d’Idro.
«Mi scusi, per Idro, vado a sinistra o vado a destra?» è la domanda che verrebbe da rivolgere ad un
ipotetico interlocutore, ammesso di incontrarlo da quelle parti.
Una segnaletica ambigua che impone una scelta difficile, un dubbio amletico.
Chiariamo per i nostri lettori, semmai si ritrovassero da quelle parti: si va a sinistra per fare prima, a destra
se si vuol allungare passando da Turano, Persone e Moerna, prima di raggiungere Capovalle.
E intanto viene in mente il preveggente ed intramontabile adagio di Giorgio Gaber: “cos’è la destra…
cos’è la sinistra…”.
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A cura dell’Ufficio Stampa della
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