STEELMASTER Special Edition 2013 Titolo della tesi: Il comparto siderurgico bresciano:storia, evoluzione e prospettive Autore:Ing. Pierantonio Ramondetta Relatore:Prof. Ruggero Ranieri Il contesto siderurgico internazionale Produzione mondiale di acciaio grezzo 2013 1.607 Mt: +3.5% rispetto al 2012. Asia e medio oriente in crescita: Cina si conferma maggior produttore mondiale. Resto del mondo in flessione: Nord America - 1.9%, Sud America -0.8%, UE 1.8%, Italia -11.7 %. Definizione del comparto siderurgico italiano e bresciano L'Italia ha prodotto 24,1 Mt nel 2013 , con una diminuzione del -11,7 % rispetto al 2012. Eccesso di capacità produttiva: nel nostro Paese la stretta di mercato sta mettendo in difficoltà diversi operatori: Beltrame, Pittini, Evraz Palini e Bertoli, Acciaierie di Rubiera, Trafileria del Lario. Brescia e provincia contano 14 acciaierie elettriche su un totale nazionale di 40. La produzione di lunghi caratterizza il comparto bresciano: tondo da C.A., vergella, rotaie, lingotti. Il ciclo produttivo dell’acciaio Nella siderurgia italiana, i procedimenti utilizzati per produrre acciaio sono essenzialmente due: ciclo integrato (primario), dove l’acciaio viene ottenuto per riduzione dei minerali di ferro. ciclo al forno elettrico (secondario), dove l’acciaio viene ottenuto per fusione dei rottami ferrosi. Ciclo integrato: Ciclo secondario: produzione del coke metallurgico. Carica del forno fusorio (EAF) con o senza preriscaldo. produzione di agglomerato di minerali di ferro. produzione di ghisa. produzione di acciaio con relativa colata continua. Fusione in EAF dell'acciaio e affinazione. Scorifica e spillaggio. Trattamenti di metallurgia secondaria. Colata continua o in fossa dell'acciaio. Laminazione a caldo o a freddo. Prodotti siderurgici Prodotto siderurgico: Grezzo: lingotto. Semilavorato: blumi, billette, bramme, bidoni. Finito laminato: lunghi, vergella, piatti(largo, lamiera, nastro). Finito fucinato: tondi e quadri. Finali: rivestimento permanente. Storia della siderurgia bresciana Dal XIV secolo, i maestri bresciani sperimentarono altiforni nei quali un getto d’aria potente e continuo permetteva di raggiungere le temperature necessarie alla fusione. Quel che si otteneva non era ferro, ma una sua lega: la ghisa, per cui gli studiosi hanno definito questo metodo indiretto distinguendolo da quello, diretto, praticato mediante i bassi fuochi. L’utilizzo del metodo indiretto si mantenne sostanzialmente inalterato fino all’avvento dei convertitori Bessemer e dei forni Martin-Siemens nella seconda metà dell’Ottocento. Nel 1871 nasce la Ferriera di Vobarno. Produzione di ferro da rimpasto tramite forni ribollitori. Il paese valsabbino viene definito la Terni Lombarda. Storia della siderurgia bresciana Alla fine della 2° guerra mondiale la siderurgia privata, in particolare quella bresciana, si trovò in una situazione meno svantaggiata rispetto alla grande siderurgia pubblica per via di: impianti poco danneggiati ampia disponibilità di rottame possibilità di laminare direttamente prodotti lunghi quali rotaie, proiettili, etc. per ricavare tondino da costruzione Nel 1951 nasce la CECA con finalità di integrare il mercato dell’acciaio e del carbonio nell’Europa occidentale, eliminando progressivamente la copertura protezionistica e introducendo competizione per ottenere prezzi bassi dei semilavorati all’industria manifatturiera. La CECA introduce un criterio di perequazione nel commercio del rottame che andò a vantaggio dei bresciani che acquistavano rottame prevalentemente dalle aree extracomunitarie e che potevano avvantaggiarsi di notevoli rimborsi. In questo contesto i bresciani si specializzano nel tondino che è un prodotto a basso costo ma molto richiesto a seguito della ricostruzione e del boom edilizio. A metà anni ’50 viene introdotto il forno elettrico, che è vantaggioso perché sfrutta energia ancora a basso costo, e permette di sfruttare rottame diversificato operando con elevata flessibilità. Dal 1955 al 1960 la produzione passa da 50000 t/y a 400000t/y. Storia della siderurgia bresciana Nel bresciano durante gli anni 60 si diffondono i Mini-mills che sfruttano tecnologie rivoluzionarie: la colata continua (sperimentata per la prima volta dall’Ing.Danieli presso l’acciaieria di Varese di Emilio Riva), e la laminazione in continuo. Il ciclo dei Mini Mills permette un aumento consistente della produttività e delle rese; aumenta la resa produzione totale fino a 2 milione di t/y. I bresciani dominano il mercato dei prodotti lunghi, mentre i grandi gruppi anche privati si disinteressano di tali prodotti. I bresciani iniziano ad espandersi anche nelle altre regioni italiane acquistando altri stabilimenti. Storia della siderurgia bresciana Verso la metà del decennio cambiano le condizioni di mercato a causa delle prima crisi petrolifera. In piena crisi i produttori bresciani aumentano la loro produzione (4,5 milioni di tonnellate nel 1980) trainati dall’export di tondino verso i paesi emergenti (3 milioni di tonnellate di tondino prodotte, pari al 50% della produzione CEE). Inizia l’intervento CEE per moderare l’aggressività dei produttori bresciani, fissando prezzi minimi che diventano obbligatori nel 1977 (piano Davignon) insieme al contingentamento della produzione. I produttori bresciani furono danneggiati nella politica commerciale perché i prezzi minimi erano riferiti ai produttori meno competitivi. Iniziano a presentarsi criticità nei fattori Negli anni 70 i produttori bresciani produttivi (costo energia, materie prime, si affermano in ambito internazionale lavoro). grazie alla competitività delle loro produzioni. Storia della siderurgia bresciana I produttori bresciani entrano in crisi a causa dell’aumento dei costi dei fattori produttivi, in particolare dell’energia elettrica e del rottame, e della concorrenza internazionale. I produttori bresciani sfruttano gli incentivi alle dismissioni (leggi 46/82 e 193/84) per ristrutturare i propri cicli produttivi.L’effetto iniziale fu un aumento della capacità produttiva (+215000 t/y per i laminati). La CEE dichiara lo stato di Crisi Manifesta il 30/10/1980 rendendo coercitivi gli interventi sui prezzi e le quote produttive, imponendo tagli alle capacità produttive e sovvenzionando la riconversione degli impianti. Tra il 1980 e il 1985 furono chiusi comunque venti impianti, con la perdita di 4271 unità lavorative nel bresciano e la dismissione di capacità produttiva per 1,5 milioni di tonnellate, a fronte di 297 miliardi erogati dallo Stato Italiano in forma di incentivi. Dal periodo di crisi emersero produttori quali Riva e Arvedi sfruttando Mini-mills sempre più innovativi. Storia della siderurgia bresciana All’inizio degli anni ’90 viene finanziato con il contributo economico della comunità europea lo smantellamento degli impianti e nello stesso tempo le unità non rimosse vengono potenziate, introducendo adeguamenti tecnologici. L’occupazione nel periodo subisce un costante ridimensionamento e si osserva un dimezzamento degli addetti rispetto all’inizio degli anni ’80. La situazione nella seconda metà degli anni ’90 si mantiene estremamente precaria ricorrendo principalmente alla flessibilità del lavoro e ricorrendo, in numerose realtà, alla cassa integrazione guadagni. Dal 2000 si assiste ad un assestamento della Nel 2013 sono presenti 41 impianti: situazione degli impianti produttivi, che mantiene 6 Acciaierie un’elevata potenzialità di laminazione, oltre che ad una costanza in termini occupazionali. 27 Laminatoi Dal 2008 in avanti crisi della produzione del tondo 8 Acciaieria + Laminatoio da C.A. a causa della forte flessione del mercato per un totale addetti impiegati nel edilizio. settore di circa 5600 unità. La crisi internazionale 2009 annus horribilis: Grande recessione causata dalla diffusione dei mutui subprime e fallimento della Lehman Brothers(USA). Alti prezzi materie prime ed elevata inflazione globale: crollo dei mercati i tutto il mondo. Dal 2000 l’industria siderurgica mondiale interessata da Overcapacity ed Oversupply I Paesi in via di sviluppo a basso costo del lavoro investono nello sviluppo industriale aggiungendo capacità produttiva anche quando non vi è domanda sufficiente per assorbire la produzione. Tasso di utilizzo della capacità produttiva in ribasso: al non pieno utilizzo degli impianti si è accompagnato il rallentamento della domanda di acciaio, che si è tradotto in un eccesso di offerta nella maggior parte dei mercati (oversupply). L’impatto della crisi economica sulla siderurgia bresciana A livello nazionale Caduta domanda prodotti siderurgici dovuta alla crisi. Calo delle esportazioni estere(semilavorati e laminati lunghi, ovvero i prodotti piu’ legati alle costruzioni). A livello bresciano Difficoltà accesso al credito. Incremento costi materie prime. Incremento costo energia. Costi logistici. Costi derivanti dalla gestione delle esternalità negative. Calo della domanda nel settore edile. Calo della domanda estera. L’impatto della crisi economica sulla siderurgia bresciana Conseguenze: Fatturato principali aziende siderurgiche bresciane (2009-2012) 700000000 Razionalizzazione utilizzo impianti. 600000000 500000000 Euro 2012 400000000 2011 2010 2009 300000000 Ricorso ai contratti di solidarietà. 200000000 100000000 Ottimizzazione delle performance. IE R IE BO R U SA N A. S AC C IA .O .S ID D IC A ER U R G IC A S. M LV R .L AN IS . A N AL N ES O FA M S AN .P AC .A N C . VO IA IS BA .P R D .A N U O FE TU R D BI O S. FI P N .A N . U C FE EL O R G R AL SR ST P EE L IS L FE ID S. E R P RU R .A IE R . R G A IC VA A LS S .P AB FE .A B . R IA R IN IE S. D R P U E .A ST SC . R O A F I R E B ER IM IS R R IU .P AR O N .A SI IT TI . D E N ER -A O D C S. O C P. LE IA A. IE SI R I.R IA IT .O E AL FE .S FO .P R R .A N IE . D RA S. P D .A IB . R E O S LI C IA FE S. R -A P. C A. P S. ST P . A. EF AN TE A C SP N A O TU B IS .P .A LE . A LI S. P .A . 0 Fatturati e risultati di esercizio: Risultato di esercizio principali aziende siderurgiche bresciane (2009-2012) ASO virtuosa in quanto produzione acciai speciali a maggior valor aggiunto. 22000000 12000000 ID ER U R G IC A S. LV M R .L AN IS . A N N AL ES O FA M S AN .P AC .A N C . VO IA IS BA .P R D .A N U O FE TU R D BI O S. FI P N .A N . U C FE EL O R R G AL SR ST P L EE IS L ID FE S. E R P RU R .A IE R . R G A IC VA A S LS .P AB .A FE . B R IA R IN IE S. D R P U E .A ST SC . R O A F I E R B ER IM IS R R IU .P AR O N .A SI IT TI . D E N ER -A O D C S. O C P. LE IA A. IE SI R I.R IA .O IT E AL .S FE FO .P R R .A N IE . D RA S. P. D A IB . R ES O LI C IA FE S. R -A P. A. C P S. ST P . A. EF AN TE A C SP N A O TU B IS .P .A LE . A LI S. P .A . Euro 2000000 D IC A IE R IE A. S AC C IA .O .S -8000000 BO R U SA N -18000000 -28000000 -38000000 2012 2011 2010 2009 Leali acquisita da Klesch, cessazione laminatoio Metalgoi. Trend tendenzialmente negativo a livello provinciale, legato alla crisi delle commodities. I livelli produttivi pre-2008 difficilmente verranno raggiunti nuovamente Il caso: Alfa Acciai Spa e Feralpi Spa Alfa Acciai Costi di distribuzione e trasporto. Costo energia. Problematiche ambientali e gestione esternalità negative. Crollo settore edile. Costi materia prima Feralpi Costi energia. Ricorso ai contratti di solidarietà. Crollo settore edile. Costo materia prima. Problematiche ambientali e gestione esternalità negative. Strategia per far fronte alla crisi: fusione tra i quattro principali attori esistenti sul mercato italiano ovvero Alfa Accia, Feralpi, Ferriere Nord e Ferriera Valsabbia. Il collocamento della siderurgia bresciana nel contesto internazionale: i mercati emergenti (BRIC) quale fattore di sopravvivenza Algeria: ancora di salvezza dei produttori bresciani di tondino. Turchia: il concorrente piu’ pericoloso per l’acciaio italiano. Angola: un possibile ed interessante sbocco ove investire e costruire impianti. Indonesia: Paese in forte crescita economica, ricco di risorse e dal mercato interno molto vasto. Marocco: una grande opportunità facilmente raggiungibile. Il futuro della siderurgia bresciana e non Eccesso capacità produttiva sarà presente per svariati anni. Arrembaggio paesi emergenti (Turchia). Necessità di riposizionamento su segmenti a maggiore valore aggiunto. 2014 di ripresa solo “tecnica”: timido ritorno alla crescita numerica. Incremento contenuto del 3.1% affidato alle specialties : prodotti piani, ripresa automotive e tubifici. Produttori di lunghi zavorrati dal mercato interno, ed export legato all’Algeria che dovrebbe garantire per il 2014 consumi consistenti. Pericolo autosufficienza dell’Algeria: possibile tracollo dal 2015 in avanti delle aziende bresciane legate alle commodities (tondo C.A) necessità di cercare nuovi mercati di sbocco. Interviste Evoluzione storica della siderurgia privata bresciana: Dottor Mario Finardi Individualismo imprenditori bresciani. Creazione di una centrale di acquisto rottame con la partecipazione delle aziende al fine di calmierare il prezzo del rottame. La siderurgia bresciana oggi: quali prospettive per il futuro? : Dottor Gianfranco Tosini Diversificazione produttiva. Internazionalizzazione. Aggregazione tra gli imprenditori bresciani. Le tematiche ambientali e gli aspetti sanitari Consorzio Ramet (AiB): impegno limitazioni emissioni. Diossine e PCB. Fluff: rifiuto non ferroso in uscita dai mulini di frantumazione presente nel rottame; elevato contenuto di PCB. Scorie e polveri di acciaieria inquinate. Contaminazione suoli. Emissioni in atmosfera. Caffaro (chimico) Vs Bisider (acciaieria-ex ATB): di chi è la colpa? Mero tentativo di addossare le responsabilità all’impianto siderurgico: studio Battelle commissionato da Caffaro. Studio Dottor Barbieri che attesta l’elevato contenuto di policlorobifenili nel sangue dei bresciani. Contaminazione radioattiva: il caso Alfa Acciai. Riqualificazione e riconversione di complessi siderurgici dismessi Comparto Milano: Frecciarossa (centro commerciale sorto sulle ceneri dell’ex ATB) e MUSIL (museo dell’industria e del lavoro - ricavato nel complesso ottocentesco ex Bisider). Ex acciaieria Pietra Spa: il progetto di bonifica Finsibi per realizzare un centro residenziale e commerciale (World Trade Center) bocciato nel Pgt, ed il successivo ricorso respinto dal Tar di Brescia. Conclusioni La crisi dei debiti sovrani in molte nazioni condizionerà fortemente l’espansione dell’economia nel 2014 e 2015; attuale fase di recessione economica. Nel futuro il consumo di acciaio si sposterà verso i Paesi in via di sviluppo, in particolar modo verso l’area asiatica. La sovra capacità produttiva con conseguente chiusura di impianti e spostamento del consumo dell’acciaio verso i Paesi in via di sviluppo costituisce un problema non indifferente per la ripresa del settore. Un aspetto che ostacola la ripresa della siderurgia bresciana, è costituito dalla delocalizzazione dell’industria meccanica, dalla quale derivano gli sfridi meccanici, ovvero il rottame (materia prima per la produzione di acciai comuni con l’utilizzo del forno elettrico) verso i Paesi asiatici. Le aziende siderurgiche dovranno puntare alla diversificazione della propria produzione. Dovrà avvenire uno spostamento su prodotti con maggiore valore aggiunto, ovvero dall’acciaio comune (carbonio) all’acciaio speciale. Capacità delle aziende di rivolgersi verso mercati diversi per poter sopravvivere: Nord Africa. Con una maggiore disponibilità di tempo e risorse si sarebbe potuto realizzare un elaborato molto piu’ accurato ed approfondito Grazie per l’attenzione!
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