Un punto sul Memoriale di Auschwitz, in “Studi e ricerche di storia

NOTIZIARIO
ATTIVITÀ DELL’ISTITUTO
Un punto sul Memoriale di Auschwitz
Nel 2008, l’Isrec, in solitudine, ma convinto della fondatezza del proprio agire, aveva intrapreso una campagna a salvaguardia del Memoriale italiano di Auschwitz che aveva potuto realizzarsi, sfociando nella creazione di un laboratorio
di documentazione e conservazione dell’opera grazie alla collaborazione della
Scuola di Restauro dell’Accademia di Brera, al sostegno dei sindacati edili di
CGIL, CISL e UIL e in piena sintonia con l’Aned, proprietaria dell’opera.
I lavori di studio (quaderno di “Ananke” e mostra), rilievo e prima pulizia
del Memoriale erano caduti nell’indifferenza generale; solo alcune rare, benché
autorevoli, voci – Sergio Luzzato e Alberto Cavaglion – non facevano mancare il
loro pubblico sostegno. Nel frattempo le trattative tra il governo e l’Aned per
trovare una soluzione diventano sempre più difficili da seguire per un osservatore esterno e, per rispetto del lavoro intrapreso e della fiducia dataci dai sindacati,
con il numero 75 della rivista l’Isrec decide di chiudere, almeno per il momento,
un impegno che lo ha visto attivo e protagonista.
Nel marzo 2011, una prima svolta: il prof. arch. Cesare De Seta contatta l’Isrec
per avere informazioni sulla vicenda, deciso a scrivere un articolo per “L’Espresso” che denunci il progetto dello smantellamento e dell’eventuale trasferimento
del Memoriale da Auschwitz. Il parere di De Seta rimbalza su tanti siti di architettura e l’Ordine degli architetti scrive al Ministro dei Beni Culturali e promuove alcuni convegni affiancato dalla Scuola di Restauro di Brera e dall’Università di Palermo, città natale di Pupino Samonà. Nel frattempo l’Aned riceve una lettera di
sfratto dal Museo e considera i risultati della trattativa avviata con il governo per il
trasferimento del Memoriale a Fossoli non sufficienti da garantire gli interessi dell’opera e dell’associazione che ne è proprietaria.
Nel febbraio 2012, una seconda svolta: la prof.ssa Marisa Dalai contatta
l’Isrec per documentarsi poiché il Comitato tecnico-scientifico per il patrimonio
storico, artistico ed etnoantropologico del Ministero dei Beni Culturali da lei
presieduto è stato chiamato ad esprimersi sulla “Richiesta del Museo di Auschwitz-Birkenau per lo smantellamento e trasferimento dell’opera ritenuta non
rispondente alle Linee generali per gli allestimenti delle mostre nazionali adottate
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in Polonia”.1 La prof.ssa Dalai è determinata a capire i diversi aspetti della questione ed informarne i membri della sua commissione che, visto l’oggetto della
questione, propone si riunisca in seduta congiunta con il Comitato tecnico-scientifico per l’architettura urbana e per l’arte contemporanea, presieduto dal prof.
arch. Paolo Portoghesi. L’esito della “vivace e approfondita discussione” è inequivocabile: i comitati ritengono “unitamente di non poter condividere l’ipotesi,
indicata recentemente dalla Direzione del Museo di Auschwitz per voce del dott.
Piotr Cywinski, di smontaggio e delocalizzazione in Italia” del memoriale e
“preso atto del mutato quadro politico-istituzionale italiano, ritengono che sia
proponibile una diversa soluzione e che vi possa essere la possibilità di far coesistere il Memoriale con le modifiche e le integrazioni sul piano, comunicativo,
narrativo e didattico, richieste dalla nuova normativa in vigore nel Museo di Asuchwitz.” Poco deve aver convinto quanto “rappresentato in sede di audizione dal
Consigliere diplomatico del Ministro, dr. Patrizio Fondi, che comunica non esservi alternativa alla rimozione della struttura e tanto meno alla possibilità di ricomporre la questione con il Governo polacco” né molto sembrano aver pesato i
resoconti dell’arch. Carlo Birozzi dell’Istituto Superiore Centrale del Restauro
circa il sopralluogo effettato per conto del Mibac per valutare le condizioni conservative, le modalità di smontaggio e rimontaggio dell’opera in Italia e ancora
meno l’illustrazione dei memoriali “rivistati” secondo le direttive di Auschwitz.
Molto deve aver contato la considerazione del prof. arch. Paolo Portoghesi circa
l’opportunità di trovare una nuova via di dialogo con il Museo “al fine di trovare
una soluzione condivisa che eviti la rimozione del padiglione che ne distruggerebbe l’essenza e che non ne alteri la valenza storico-artistica e architettonica pur
dotandolo di nuovi apparati narrativi e didascalici, da realizzare a cura di autorevoli e riconosciute personalità in possesso dei requisiti indiscutibili e necessari
per la rappresentazione puntuale della storia della deportazione politica e razziale.” Almeno un poco ci auguriamo posso aver contribuito il lavoro fin qui svolto,
che la prof. Marisa Dalai ha fatto presente ricordando “gli avvenimenti che al riguardo hanno visto coinvolte le varie componenti del mondo culturale, politico e
sociale.” Non secondaria infine sicuramente sarà risultata la disponibilità dell’Aned a “collaborare a una risoluzione in situ della questione” espressa dal Dott.
Maurizio D’Ascoli, presidente della sezione romana, che ha però evidenziato la
necessità, in caso di esito negativo, “di individuare la collocazione del memoriale
in Italia”. I presidenti dei due Comitati hanno l’incarico di portare il deliberato
all’attenzione del Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici.
Il 23 marzo 2012, terza svolta: si riunisce il Consiglio superiore per i beni
culturali e paesaggistici che approva la seguente mozione.
Il Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici,
preso atto del parere dei comitati tecnico-scientifici [...] riuniti in seduta congiunta il
15 febbraio 2012;
riconosce nel Memoriale italiano di Auschwitz un “unicum” in qualità di opera d’arte
realizzata da testimoni artisti come Lodovico Barbiano di Belgiojoso e Primo Levi;
1 Tutte le seguenti citazioni dal Verbale n. 23 della Seduta congiunta dei Comitati
Tecnico-scientifici per il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per l’architettura urbana e per l’arte contemporanea, 15 febbraio 2012.
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considera la sua conservazione e valorizzazione all’interno del Blocco 21 del Campo
irrinunciabile come il diritto di ciascun paese a dare espressione autonoma alla propria
memoria della deportazione e dello sterminio;
segnala che una sua eventuale delocalizzazione comporterebbe l’automatica distruzione fisica dell’opera e contestualmente del suo significato culturale e civile;
invita il Ministero per i beni e le attività culturali a sostenere questa posizione nei confronti della Direzione del Museo di Auschwitz, adoperandosi presso il Ministero degli Affari esteri e la Presidenza del Consiglio affinché siano prese tutte le iniziative necessarie e
opportune al fine di tutelare efficacemente il Memoriale italiano;
suggerisce al Ministero per i beni e le attività culturali di prendere in considerazione la
possibilità di acquisto da parte dello Stato italiano del Padiglione onde garantire più efficacemente la tutela e assumere, d’intesa con l’Aned, proprietaria del Memoriale, tutte le iniziative per la sua conservazione, fruizione e comunicazione nelle forme aggiornate al presente.
L’Isrec, che già si era mosso per portare la vicenda all’attenzione della Presidenza del Consiglio di nuova nomina e aveva ricevuto una lettera (26 gennaio
2012) del prof. Mario Monti che esprimeva vivo interesse per la vicenda, crede
sia arrivato di nuovo il momento di riunire tutte le forze culturali e civili convinte della necessità di difendere un’opera di proprietà dell’Aned, ma che appartiene
a pieno diretto alla tradizione del nostro miglior Novecento.
27 gennaio 2012
Per il 27 gennaio 2012, l’Isrec ha concentrato la propria attenzione sull’esperienza dei bambini italiani, dichiarati per legge “appartenenti alla razza ebraica”
e per questo perseguitati. L’obiettivo era di riflettere, insieme alle nuove generazioni, alle questioni legate al razzismo, alla paura dell’altro, all’esclusione, nella
convinzione che siano temi urgenti per il nostro presente.
Alla cittadinanza è stato proposto un progetto articolato in tre momenti, una
mostra-installazione, realizzata alla porta Sant’Agostino, uno spettacolo-narrazione e laboratori di creazione di memoria, itineranti per le scuole di primo e secondo grado di Bergamo e provincia.
Di fronte agli occhi dei bambini. La mostra-installazione ideata da Elisabetta Ruffini e montata grazie alla colloborazione del Lab80, ha spinto il pubblico
ad attraversare l’archivio di una fotoreporter contemporanea, Isabella Balena.
All’ingresso alcuni documenti, introducevano al montaggio delle foto a cui facevano eco le testimonianze, lette da Rosanna Sfragara, di chi visse, bambino, la
persecuzione razziale fascista. Aperta nella sala della Porta di Sant’Agostino dal
27 gennaio al 12 febbraio, la mostra ha ospitato un incontro con Sara Valentina
Di Palma sul tema “La Shoah nello sguardo dei bambini”.
Bambini. Lo spettacolo-narrazione di Rosanna Sfragara e Elisabetta Ruffini
è stato creato per un pubblico tra gli 8 e i 13 anni ed ha voluto raccontare alle
nuove generazioni la storia della Shoah attraverso le storie dei bambini. Lo spettacolo è stato proposto alle scuole elementari di Almenno, Schilpario e all’interno della mostra per alcune classi della scuola elementare Locatelli e della scuola
media Donadoni di Bergamo.
Parola di bambini. Un’introduzione storica e una presentazione delle testimonianze oggetto del lavoro laboratoriale (Elisabetta Ruffini) ha preparato il la125