Il giornale da leggere e da sfogliare anche on line su www.circolodidatticoampolo.gov.it pagina 2 LABORATORIO DEL MITO Nuovo AVANTI TUTTA Circolo Didattico “Vincenzo Ampolo” – Via Mazzini, 14 – 73010 SURBO (Le) Prima edizione - a.s. 2013/14 - indirizzo [email protected] “ BUON COMPLEANNO ITALO CALVINO” FELIX SIT DIES NATALIS!!! In occasione della Festa "L’albero dei Libri", noi bambini di V abbiamo deciso di approfondire un autore della letteratura italiana spesso incontrato nei nostri libri di scuola: ITALO CALVINO!!! Studiando la sua biografia ci siamo resi conto che, se fosse stato ancora in vita, nel 2013 avrebbe compiuto 90 anni! Ecco perché abbiamo deciso di augurargli BUON COMPLEANNO, dedicandogli un laboratorio letterario dal titolo FELIX SIT DIES NATALIS!!!.. alle pagine 8/9 La storia del Casale di San Giorgio Il comune di Surbo è il mio paese natio. Esso fu fondato da Ipsio Idomeneo, dopo l'incendio di Troia, salvandosi... sulla spiaggia salentina. Conta circa 7000 abitanti, dista dal Capoluogo di provincia «Lecce» Km 6,.. la cosiddetta stazione ferroviaria, dista Km 2,200, dove fermano pochi treni... è posto a 42 m dal livello del mare. È un paese prevalentemente agricolo per cui produce: frumento, cereali, olio, vino, patate dolci, ortaggi, verdure, foraggi; si alleva anche il bestiame come la capra, la pecora, il maiale, il vitello, il pollame ecc... alla pagina 4 TEA-TIME Cosa accade in Inghilterra alle ore 17.00? Tutti si fermano c’è tea-time. È l’ora del tè! Abbiamo voluto ricreare questo momento così importante e degustare un buon tè con i nostri compagni e docenti. Quest’anno per la prima volta è stato attivato dal Miur un Pon C1 di lingua inglese e la nostra scuola ha aderito con tutti gli alunni delle classi terze. È stato divertente ed interessante, abbiamo trattato i più svariati argomenti: Harry Potter, Robin Hood, i Beatles, San Patrizio, i Celti, i giorni della settimana, shopping, scuole e colleges, i pasti inglesi, tour a Londra e la famiglia reale, gli sports… E così abbiamo iniziato questa piacevole avventura, sorseggiando una calda tazza di tè, assaporando gustosi biscottini e facendoci qualche foto per immortalare questo pomeriggio indimenticabile. alla pagina 12 La pianta di sorba a Surbo Una tempo nel territorio rurale di Surbo era molto diffusa la pianta di Sorbo, in dialetto "surbia". Il nome deriva dal latino "sorbus" che a sua volta deriva dal celtico "Sor" che significa aspro. Alcuni studiosi fanno risalire il nome di Surbo al nome di questa pianta che si credeva ormai estinta. In realtà non è proprio così Esistono ancora tre esemplari a poche centinaia di metri dall'abitato e precisamente in un luogo marginale, in località "Arrazzi", in prossimità "delle bbascine", nel fondo di Vincenti Orlando e di Margherita Marcellino di anni 80.... alla pagina 4 Argomenti all’interno pag. 2/3 Laboratorio del mito pag. 4 Le origini di Surbo pag. 5 laboratorio archeologico pag. 6/7 Itinerario turistico pag. 8/9 Lettura creativa: Italo Calvino pag. 10 Fabula docet: teatro pag. 11 L'abero dei libri pag. 12 Tea time pag. 13 Laboratorio artistico/poetico pag. 14 Laboratorio matematico pag. 15 Laboratorio poetico pag.16/17 Scrittura narrativa Con Omero, nell’antro di Polifemo Oggi a scuola si sono presentati alcuni personaggi un po' particolari. Il più anziano aveva un aspetto misterioso; le lenti spesse e scure, nonché lo sguardo vuoto e spento lo rendevano simile ad un cieco Incuriositi, ci siamo uniti a lui e subito lo abbiamo sentito pronunciare queste parole: "Buonasera, bambini! Il mio nome è… Omero, che nella mia lingua significa “Colui che non vede”… infatti, come potete notare, io sono cieco, ma sono un cieco speciale… sono un poeta, uno scrittore, che vede con gli occhi della mente. Vengo da molto, molto lontano, e sono nato tanti secoli fa, ma così tanti che non lo so neanche io quando sono nato e neppure di preciso dove, ma sicuramente nella bellissima Grecia antica. Sono così famoso e misterioso che mi piace far credere che forse non sono mai esistito! Sapete come è possibile... che un vecchio e cieco, un grande scrittore può far finta di non essere mai esistito? Il segreto del mio segreto si chiama FANTASIA, la forza dell’immaginazione è quella che mi ha fatto creare bellissime storie e strepitosi personaggi, come il fortissimo Achille e il valoroso Ettore, come la meravigliosa principessa Elena e gli dei capricciosi e potenti dell’Olimpo e tanti, tanti altri; e grazie alla fantasia io stasera sono qui con voi e, benché cieco, io posso VEDERE E FAR VEDERE a voi che mi ascoltate cose meravigliose che non esistono, ... e che voi potete immaginare, perché sapete ascoltare e vedere con gli occhi della fantasia... Stasera vi porto in un posto terribile, avrete un po’ paura, ma poi riuscirete a diventare forti e coraggiosi come l’eroe che vi farò conoscere e che ho creato sempre io con la mia fantasia. Il suo nome è… ... NESSUNO… no, ho sbagliato, mi sono confuso pure io che l’ho inventato… no, l’eroe... si chiama ODISSEO, altri poi l’hanno chiamato ULISSE, ma a noi Greci ci piace chiamarlo con il suo vero nome, ODISSEO. Odisseo è un valoroso eroe greco, un principe di un’isola lontana del mare Egeo che si chiama ITACA; Odisseo è un uomo coraggioso, intelligente, a volte anche furbo, ma riesce sempre a cavarsela, in ogni situazione, e anche dopo la lunga guerra contro il popolo rivale dei Troiani, riesce a sconfiggere il nemico grazie alla sua intelligenza. Ma purtroppo l’intelligenza non sempre è sufficiente, quando gli Dei sono capricciosi e vogliono punire gli uomini, così come è successo a Odisseo. Dopo dieci anni di guerra, il nostro eroe e gli uomini al suo seguito, cercano disperatamente di tornare nella loro patria, ma non ci riescono, e viaggiano, viaggiano tanto per mare e terra, vanno da una parte all’altra, sballottati dalle tempeste e dal mare impetuoso. Conoscono tanti posti e tante persone, belle donne, belle spiagge, ma anche luoghi bui e tenebrosi, popoli strani e spaventosi e… Ma ora basta a parlare, sapete che vi dico? entriamo in quest’aula… che tra poco si trasformerà in un ANTRO, una parola antica che si significa GROTTA… e qui dentro troveremo sapete chi? Proprio Odisseo che, tra un viaggio e l’altro, stasera è capitato qui, a Surbo, nella vostra scuola e vi vuole... raccontare la sua storia… che però HO SCRITTO IO!! Eh sì, … andiamo a sentire che cosa Odisseo ci vuole raccontare… ODISSEO BUONASERA, fanciulli di Surbo; grazie per la vostra accoglienza… voi sì che sapete che cosa significa essere gentili e accoglienti con gli ospiti, non come quel popolo terribile che ho incontrato io e di cui vi voglio parlare… Nell'isola di Sicilia dove giunsi un giorno con i miei compagni, vivevano sette fratelli giganteschi e terribili. Il più mostruoso si chiamava Polifemo. Era figlio di Poseidone, dio del mare, e apparteneva alla razza dei Ciclopi, che avevano un unico grande occhio in mezzo alla fronte. Questi erano brutti, cattivi, non vivevano uniti, ma ognuno per conto proprio… Dopo che i miei uomini ed io avemmo lasciato l'isola dei Lotofagi, Zeus scatenò un'altra violenta tempesta e noi ... sballottati... arrivammo in una grande isola verde tutta piena di grasse pecore; ... e io dissi «Calate l'ancora! Giù le scialuppe! Portiamoci qualche orcio del nostro vino migliore per barattarlo con qualcuna di quelle pecore ...» E mentre lanciavamo urla di felicità, affamati come eravamo dopo tante peripezie, io e undici uomini con una barca raggiungemmo la riva. Ci incamminammo lungo un ripido sentiero tra le rupi,... e, dopo una lunga arrampicata, raggiungemmo una grande caverna. Sembrava vuota. "Prendete qualche pecora bella grassa, intanto che aspettiamo il pastore", ordinai. Avevamo appena radunato una decina di pecore, quando udimmo dei ruggiti e un pesante calpestio che faceva tremare le rocce. Terrorizzati, ci tuffammo in fondo alla caverna, nascondendoci dietro un masso.... Ed ecco entrare un gigante dall'aspetto spaventoso. Si accoccolò sulla soglia, gracchiando: rapidamente le navi lontano dalla riva. Quando prendemmo il largo, cominciammo a remare più in fretta che potevamo. Intanto Polifemo, urlando in preda al dolore nella grotta, fece accorrere per le sue acute grida gli altri fratelli Ciclopi, che giungendo vicino alla grotta gli chiesero: "Chi ti ha fatto del male, Polifemo? Chi ti ha danneggiato a tal punto fa farti urlare così» E Polifemo, cascando nel tranello che io gli avevo giocato, rispose: " Nessuno, Nessuno, fratelli mi ha accecato, Nessuno mi ha fatto del male!". OMERO NELLA NOSTRA SCUOLA I NARRATORI ODISSEO APPRODA NELL'ISOLA DI SICILIA ODISSEO APPRODA SULL'ISOLA DI SICILIA pag 3 LABORATORIO DEL MITO POLIFEMO "Venite qui, mie greggi. Venite da Polifemo per essere munte". Conclusa la mungitura, il Ciclope accese il fuoco e, solo quando le fiamme cominciarono a farsi alte e brillanti, notò noi dodici uomini nascosti dietro la roccia. Emise un assordante ruggito di rabbia. "Stranieri!", ringhiò. "Ladri di pecore! Vi farò a pezzi e vi mangerò per cena!" Un attimo dopo afferrò due uomini e se li cacciò in bocca, stritolandoli tra i denti aguzzi. Poi, dopo aver rotolato un grande macigno all'ingresso della caverna, si distese a dormire. Mentre il suo russare echeggiava tra le pareti, anche se ero terrorizzato come i miei compagni, tentai di escogitare un piano. Ma non mi venne in mente nulla. Così, la mattina dopo, il gigante prese altri due uomini e li divorò come aveva fatto con gli altri. Noi piangevamo disperati. Dopo di che uscì con le pecore, rotolandosi il macigno alle spalle. Eravamo in trappola! Nessuno mai sarebbe riuscito a spostare quell’enorme macigno che chiudeva come una porta la grotta. Non potevamo uccidere Polifemo, perché, se fosse morto, chi avrebbe poi spostato il masso per farci uscire dalla caverna? Mentre camminavo avanti e indietro per la caverna, cercando di pensare, notai un tronco buttato in terra. Mi venne un'idea. «Venite qua, ragazzi» dissi "Aiutatemi ad appuntirlo". "A che serve? Tanto ci mangerà lo stesso!", gemevano i miei uomini, disperati. Ma alla fine riuscii a convincerli e il tronco divenne una lunga pertica appuntita. Lo stavamo nascondendo in un angolo quando Polifemo fu di ritorno. Come la sera prima, munse le pecore e sbranò altri due uomini. Poi fece un rutto poderoso e, dopo aver rotolato il macigno all'imbocco, si distese per terra. Ma questa volta non si addormentò subito e allora saltai fuori io a parlargli. "Forse gradiresti un po' di buon vino, dopo un simile pasto, grande Ciclope!", gli dissi timidamente. Polifemo sorrise e tuonò: "Buona idea! Visto che siete così piccoli, potete portarmelo con secchi"... I miei compagni cominciarono a riempire i secchi nell'immenso orcio di vino che ci eravamo portati dalla nave. "O straniero, questo vino è dolce più del miele, dammene ancora, e poi ancora…e dimmi, qual è il tuo nome, dimmelo, che io possa conoscerlo e ringraziarti di questa delizia!". "Polifemo, il mio nome è Nessuno, Nessuno mi chiamano i compagni", gli risposi. "Nessuno, Nessuno, versami ancora questa delizia e saprò ricompensarti" Ci volle moltissimo per far ubriacare Polifemo. Quando il vino finì, il Ciclope sentì che aveva molto sonno e finalmente chiuse il suo occhio e giacque russando sul pavimento. "Presto!", sussurrai agli altri. "Prendiamo il bastone appuntito". Insieme, con tutte le nostre forze, sollevammo da terra il palo. Lo trascinammo verso il fuoco che avevamo acceso e tenemmo l'estremità appuntita tra le fiamme, finché non diventò rovente. "Bene!", dissi. "Ora solleviamolo... Forza. Più su! Più su!". Poi, quando il tronco fu abbastanza in alto, dissi ai compagni: "Piantateglielo nell'occhio! Pronti? Via!"... Si sentì un puzzo orrendo di bruciato, e il Ciclope cacciò uno spaventoso urlo di dolore Polifemo si premette le mani sull'occhio, gridando e ruggendo... Cominciò a tastare le pareti e il pavimento della caverna, cercandoci. Le sue immense dita continuavano a percuotere il terreno vicino a noi: erano abbastanza grosse per schiacciarci. Allora corsi verso il gregge rinchiuso e velocemente invitai i miei compagni a nascondersi ognuno sotto la pancia di una pecora del gregge, perché così fossero trasportati sotto gli animali verso l'ingresso della caverna. Io scelsi di mettermi sotto il montone più grosso, quello più caro a Polifemo. Il mostro impazzito continuava a dimenarsi per la grotta alla ricerca dei suoi accecatori e tastava a una una le pecore, per cercare di spingerle fuori al pascolo, ma senza sapere che sotto ciascuna di essa c'era un greco. Allora il Ciclope, arrabbiato e rattristato, si rivolse al suo montone, quello dove ero nascosto io e disse con voce rotta dal pianto. "O mio caro montone, vedi il tuo padrone come soffre? Che cosa gli ha fatto il maledetto greco di nome Nessuno… Ah, lo acciufferò e gli darò la fine che si merita… o mio montone, se almeno tu potessi parlarmi e potessi consolarmi del mio dolore, e mi dicessi dov’è che si nasconde l’astuto Nessuno". A me che ero nascosto proprio sotto il montone veniva da ridere, anche se la paura di non farcela era tanta. Eppure, quanto più velocemente potevamo, uscimmo dalla grotta. Una volta fuori, corremmo verso la spiaggia, dov’era attraccata la nave e ci ricongiungemmo ai compagni, scampati da morte terribile. Allora spingemmo rapidamente le navi lontano dalla riva. Quando prendemmo il largo, cominciammo a remare più in fretta che potevamo. Intanto Polifemo, urlando in preda al dolore nella grotta, fece accorrere per le sue acute grida gli altri fratelli Ciclopi, che giungendo vicino alla grotta gli chiesero: "Chi ti ha fatto del male, Polifemo? Chi ti ha danneggiato a tal punto fa farti urlare così» E Polifemo, cascando nel tranello che io gli avevo giocato, rispose: " Nessuno, Nessuno, fratelli mi ha accecato, Nessuno mi ha fatto del male!". Allora gli risposero gli altri Ciclopi arrabbiati: "Allora, se nessuno ti ha fatto del male, perché levi queste grida e ci disturbi, facendoci accorrere inutilmente?". Così, grazie alla mia astuzia, ci salvammo, scampati da morte certa…ma quella avventura non la dimenticheremo mai, anche ora che siamo approdati qui a Surbo. A voi mi raccomando: se vi capita di finire dalle parti dell’isola dei Ciclopi in Sicilia, tenetevi lontani dall’antro di Polifemo e se mai doveste incontrare il terribile Ciclope, ditegli che Nessuno avete conosciuto, Nessuno che l’ha accecato e l’ha ingannato! LABORATORIO STORICO pag. 4 La storia del Casale di San Giorgio ... e mentre Odisseo, dopo dieci anni di guerra contro Troia, cercava disperatamente di tornare nella sua Itaca ... .. un profugo troiano sbarcava sulle coste del Salento per ... Ecco come un alunno ricostruisce la storia di Surbo in un compito del 28 marzo 1960 L'OCCHIO DI POLIFEMO Compito su Surbo "Il comune di Surbo è il mio paese natio. Esso fu fondato da Ipsio Idomeneo, dopo l'incendio di Troia, salvandosi... sulla spiaggia salentina. Conta circa 7000 abitanti, dista dal Capoluogo di provincia «Lecce» Km 6,.. la cosiddetta stazione ferroviaria, dista Km 2,200, dove fermano pochi treni... è posto a 42 m dal livello del mare. È un paese prevalentemente agricolo per cui produce: frumento, cereali, olio, vino, patate dolci, ortaggi, verdure, foraggi; si alleva anche il bestiame come la capra, la pecora, il maiale, il vitello, il pollame ecc. L'industria caratteristica del paese è la calce che si ricava dalla pietra calcarea, cotta a legna di fascine nelle fornaci, dette «le carcare». Tali fornaci si trovano sulla tenuta denominata «Bruni» e precisamente sul tronco stradale «Stazione - Surbo». È rinomato anche l'artigianato di calzature lavorate da operai bravi e con l'aiuto delle macchine. Anticamente Surbo si riduceva al Casale di San Giorgio «vicino alla Chiesa di San Giuseppe», di cui oggi non resta che la memoria storica. Surbo era il granaio di Lecce come lo attestano i numerosi silos «cisterne», scavati nella roccia nella piazza e in Via Vittorio Emanuele, sotto l'antico palazzo baronale. Oltre alla chiesa parrocchiale di nome Santa Maria del Popolo, ci sono altre quattro cappelle. La più antica la parrocchiale una parte della quale che va dalla via Umberto I fino all'altare del Crocifisso rimonta al 1004 - 1003. Surbo era un feudo Baronale dove vi sono succeduti i Pepe, i Severini e i Romano. Dopo il Feudalesimo abbiamo avuto il Comune. Surbo ha avuto uomini illustri. Il Parroco Pietro Valzani, capo della Carboneria di Terra d'Otranto, che poi fu esiliato nell'Isola di Favignana, vicino a Trapani. Il poeta Vincenzo Ampolo morto nel 1905...". ODISSEO E I SUOI COMPAGNI SI SENTONO IN TRAPPOLA. ... 28 marzo del 1960 Nota: Il documento, formato da quattro pagine, è anonimo e riporta la data del 28 marzo 1960 DOCUMENTO del 28 marzo 1960 La pianta di sorba a Surbo Una tempo nel territorio rurale di Surbo era molto diffusa la pianta di Sorbo, in dialetto "surbia". Il nome deriva dal latino "sorbus" che a sua volta è affine al celtico "Sor" che significa aspro. Alcuni studiosi fanno risalire il nome di Surbo al nome di questa pianta che si credeva ormai estinta. In realtà non è proprio così Esistono ancora tre esemplari a poche centinaia di metri dall'abitato e precisamente in un luogo marginale, in località "Arrazzi", in prossimità "delle bbascine", nel fondo di Orlando Vincenti e di Margherita Marcellino. Esistono un centinaio di varietà di piante di sorbo; quella nostra, a differenza delle altre, raggiunge appena i due metri di altezza. La signora Margherita ci informa che il frutto della sorba è molto piccolo, di due tre centimetri, il colore varia dal giallo, al rossastro. Le sorbe appena raccolte hanno un cattivo sapore e sono astringenti e aspre, ma se si lasciano maturare nella paglia e in un luogo asciutto e buio, diventano dolci e saporite. Dalle sorbe la signora Margherita ricava marmellate e confetture varie. C'è un detto che dice: “cu llu tiempu e ccu lla pagghia maturanu le surbie". "Col tempo e con la paglia maturano le sorbe”. LA DISPERAZIONE DI ODISSEO ODISSEO ACCECA POLIFEMO , STORIA DEL FRUTTO ANTICO Nelle leggende europee il sorbo è una pianta molto importante, che protegge chi ne possiede un esemplare ed anche chi, semplicemente, decide di appenderne una fascina o una ghirlanda alla porta, per scacciare in questo modo gli spiriti maligni. Nel bolognese è nota una tipica esclamazione “Sorbole” (cioè sorbe) che sta ad indicare stupore, meraviglia, sorpresa. I coniugi Margherita e Orlando Vincenti pag. 7 LABORATORIO TURISTICO LABORATORIO STORICO-ARCHEOLOGICO pag. 5 LA NUOVA PIAZZA di SURBO LA VALLE DELLA CUPA Incontro con il Sindaco a Scuola Signor sindaco, perché il manto stradale in "Pazza Unità Europea" è stato divelto? Grazie alla particolare bellezza delle campagne e del panorama, fin dal XV secolo l'area fu eletta dall'aristocrazia come luogo ideale per la villeggiatura; furono per questo costruite numerosissime ville. I comuni della valle della Cupa sono: Lecce, Surbo, Campi Salentina, Squinzano, Trepuzzi, Novoli, Carmiano, Arnesano, Monteroni di Lecce, San Pietro in Lama, Lequile, San Cesario di Lecce, San Donato di Lecce, Cavallino, Lizzanello, Vernole. Nel mese di ottobre dell'anno 2012 sono stati avviati i lavori per la riqualificazione urbana della piazza principale di Surbo il nostro paese, denominata piazza Unità Europea. Che cosa prevedono i lavori? I lavori consistono nel ripavimentare tutta l'area che comprende la piazza e alcune vie parallele (rifacimento del basolato con pietre bicolore di diverse dimensioni). I lavori riguarderanno, anche, altri servizi come ad esempio: rete idrica, rete fognante, rete elettrica, rete per la raccolta dell'acqua piovana. Inoltre si prevede la realizzazione di uno spazio museale attraverso il recupero di un’area sottostante, un tempo adibito a bagni pubblici, barbiere, servizio doccia per i cittadini e attualmente ad archivio comunale. I lavori saranno completati anche con arredo urbano: panchine, verde pubblico, pubblica illuminazione e dissuasori per evitare i parcheggi selvaggi. Una misura che l'amministrazione comunale intende adottare è il piano dei colori per un miglioramento estetico e per una migliore vivibilità di tutto il centro storico. IL NOSTRO PAESAGGIO RURALE: ULIVI E MURETTI A SECCO Il Comitato di redazione intervista il Sindaco Fabio Vincenti Durante l'esecuzione dei lavori che cosa è stato rinvenuto? Durante l'esecuzione dei lavori di sbancamento sono stati rinvenuti dei silos (specie di cisterne scavate a mano per la conservazione del grano), risalenti al 1700; una decina di questi sono stati ritrovati intatti e tre di questi collegati tra loro. Inoltre sono stati ritrovati anche dei cocci di vasi. Un altro elemento importante della storia della piazza di Surbo è stato il ritrovamento di un antico pozzo di forma rettangolare con dei solchi per scendere e salire. I cittadini di Surbo sono impazienti di avere il nuovo centro storico per riunirsi e viverlo insieme. Gli archeologi ispezionano gli antichi silos. Possiamo dire con certezza che il paesaggio rurale salentino è condizionato fortemente dalla morfologia, dal clima e dalla posizione geografica in cui si trova. Percorrendo le nostre strade incantano gli infiniti alberi di ulivo, secolari opere d‘arte scolpite dalla natura, divisi dai caratteristici muri a secco , che servono per delimitare le campagne private. Fermandoci nei loro pressi, possiamo vedere molto spesso al loro interno, le particolari case rurali, costruite con le pietre, le "pajare", che servivano come dimora e come stiva per la paglia ed il fieno. I lavori in Piazza Unità Europea PANE CU LL'EGGHIU PANE E PRUMMITORU LA POCCIA CU LLE ULIE Pag. 8 FELIX SIT DIES NATALIS!!! In occasione della Festa "L’albero dei Libri", noi bambini di V abbiamo deciso di approfondire un autore della letteratura italiana spesso incontrato nei nostri libri di scuola: ITALO CALVINO!!! Studiando la sua biografia ci siamo resi conto che, se fosse stato ancora in vita, nel 2013 avrebbe compiuto 90 anni! Ecco perché abbiamo deciso di augurargli BUON COMPLEANNO, dedicandogli un laboratorio letterario dal titolo FELIX SIT DIES NATALIS!!! SE UNA NOTTE D’INVERNO UN VIAGGIATORE Italo Calvino, nei suoi testi, amava rivolgersi ai suoi lettori, come se parlasse direttamente a loro. Un esempio? I consigli preziosi su come gustare al meglio una buona lettura, presenti nell’introduzione al suo famoso libro "Se una notte d’inverno un viaggiatore…" "Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c'è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: "No, non voglio vedere la televisione!" Alza la voce, se no non ti sentono: "Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!" LETTURA CREATIVA Pag 9 1 LE FIABE ITALIANE MARCOVALDO E LE CITTA’ INVISIBILI… Abbiamo avuto il piacere di lasciarci cullare dalla fantasia dei suoi racconti, leggendo alcuni brani tratti da Marcovaldo e da Le città Invisibili (Sofronia e Zenobia). Abbiamo anche scoperto che Calvino amava andare per le campagne di tutta Italia a cercare gli uomini più anziani, per farsi raccontare le fiabe che loro amavano di più, rigorosamente in dialetto! Calvino poi le trascriveva e le traduceva in italiano. Ha così creato una gustosissima raccolta di FIABE ITALIANE. Tra le tante fiabe lette, noi abbiamo preferito IL CONTADINO ASTROLOGO e COLA PESCE. LIBRI E TECNOLOGIA Durante il nostro laboratorio di letteratura abbiamo anche rispettato l’ambiente! Per omaggiare l’albero che rappresenta la lettura, l’Albero dei Libri, abbiamo pensato di risparmiare carta creando dei QRcode; veri e propri LINK che rimandano a fiabe, video e materiali informativi su Italo Calvino, tratti dalla rete e leggibili attraverso qualsiasi tipo di tablet o smartphone dotato dell’applicazione QRcode Reader, scaricabile gratuitamente da PLAYSTORE!!!! Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: "Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!" O se non vuoi non dirlo; “speriamo che ti lascino in pace." Prendi la posizione più comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato. Coricato sulla schiena, su un fianco, sulla pancia. In poltrona, sul divano, sulla sedia a dondolo, sulla sedia a sdraio, sul pouf. Sull'amaca, se hai un'amaca. Marcovaldo I ragazzi della scuola festeggiano ITALO CALVINO LETTURA CREATIVA IL CONTADINO ASTROLOGO C'era una volta un re che aveva perduto un anello prezioso. Cerca qua, cerca là, non si trova. Mise fuori un bando che se un astrologo gli sa dire dov'è, lo fa ricco per tutta la vita. C'era un contadino senza un soldo, che non sapeva né leggere né scrivere, e si chiamava Gàmbara. "Sarà tanto difficile fare l'astrologo? -si disse- Mi ci voglio provare". E andò dal Re. Il Re lo prese in parola, e lo chiuse a studiare in una stanza. Nella stanza c'era solo un letto e un tavolo con un gran libraccio d'astrologia, e penna carta e calamaio. Gambara si sedette al tavolo e cominciò a scartabellare il libro senza capirci niente e a farci dei segni con la penna. Siccome non sapeva scrivere, venivano fuori dei segni ben strani, e i servi che entravano due volte al giorno a portargli da mangiare, si fecero l'idea che fosse un astrologo molto sapiente. Questi servi erano stati loro a rubare l'anello, e con la coscienza sporca che avevano, quelle occhiatacce che loro rivolgeva Gambara ogni volta che entravano, per darsi aria d'uomo d'autorità, parevano loro occhiate di sospetto. Cominciarono ad aver paura d'essere scoperti e, non la finivano più con le riverenze, le attenzioni: "Si, signor astrologo! Comandi, signor astrologo!" Gambara, che astrologo non era, ma contadino, e perciò malizioso, subito aveva pensato che i servi dovessero saperne qualcosa dell'anello. E pensò di farli cascare in un inganno. Un giorno, all'ora in cui gli portavano il pranzo, si nascose sotto il letto. Entrò il primo dei servi e non vide nessuno. Di sotto il letto Gambara disse forte: - E uno!- il servo lasciò il piatto e si ritirò spaventato. Entrò il secondo servo, e sentì quella voce che pareva venisse di sotto terra: - E due! - e scappò via anche lui. Entrò il terzo, - E tre! I servi si consultarono: - Ormai siamo scoperti, se l'astrologo ci accusa al Re, siamo spacciati. Cosi decisero d'andare dall'astrologo e confessargli il furto. - Noi siamo povera gente, - gli fecero, - e se dite al Re quello che avete scoperto, siamo perduti. Eccovi questa borsa d'oro: vi preghiamo di non tradirci. Gambara prese la borsa e disse: - lo non vi tradirò, però voi fate quel che vi dico. Prendete l'anello e fatelo inghiottire a quel tacchino che c'è laggiù in cortile. Poi lasciate fare a me. Il giorno dopo Gambara si presentò al Re e gli disse che dopo lunghi studi era riuscito a sapere dov'era l'anello. - E dove - L'ha inghiottito un tacchino. Fu sventrato il tacchino e si trovò l'anello. Il Re colmò di ricchezze l'astrologo e diede un pranzo in suo onore, con tutti i Conti, i Marchesi, i Baroni e Grandi del Regno. Fra le tante pietanze fu portato in tavola un piatto di gamberi. Bisogna sapere che in quel paese non si conoscevano i gamberi e quella era la prima volta che se ne vedevano, regalo di un re d'altro paese. - Tu che sei astrologo, - disse il Re al contadino, dovresti sapermi dire come si chiamano questi che sono qui nel piatto. Il poveretto di bestie così non ne aveva mai viste né sentite nominare. E disse tra sé, a mezza voce: Ah, Gambara, Gambara… sei finito male! – Bravo! - disse il Re che non sapeva il vero nome del contadino. - Hai indovinato: quello è il nome: gamberi! Sei il più grande astrologo dei mondo. - ZENOBIA SOFRONIA TEATRO Pag. 10 1 IL PIFFERAIO MAGICO Gli alunni di classe prima e seconda classe della scuola Primaria, che hanno partecipato al progetto PON "Punti di vista: percorso espressivo per la scuola primaria", hanno illustrato e interpretato liberamente la storia, triste, di alcuni bambini accaduta in un tempo molto lontano nella città tedesca di Hameln. Durante le attività di laboratorio, ogni bambino ha "visto ed interpretato" i personaggi in modo personale, producendo una gran mole di materiale di immagini, animazioni e dialoghi, che è servito per rielaborare la storia. Sono nate, così, tante storie i cui personaggi, a volte, sono sembrati diversi, come se non appartenessero alla stessa vicenda. I personaggi sono stati volutamente vari perché varie sono state le interpretazioni e le conclusioni dei bambini. Alcuni di loro hanno concluso che "bisogna rispettare sempre gli impegni presi altrimenti si possono avere grossi guai e che le persone non vanno prese in giro perché ogni essere umano merita rispetto". Oppure: "Non ci si deve fidare delle persone sconosciute, anche se famose e importanti, come lo era il pifferaio magico perché poi si possono rilevare cattive rinchiudendo dei bambini innocenti in una grotta, come se fossero dei topi, togliendoli ai genitori e a tutto il paese". I TRE PORCELLINI Durante la manifestazione di novembre, i piccoli di classe prima hanno realizzato la rappresentazione dei tre porcellini. Ognuno aveva una parte con emozione e batticuore hanno recitato con impegno. Questa fiaba è stata scelta per presentare in forma metaforica il tema della crescita e della maturazione del bambino. I tre porcellini non sono che una sola persona che si evolve: bambino che cresce, che impara attraverso gli errori e le esperienze negative in forma divertente e allo stesso tempo drammatica, insegna a non essere pigri. Ecco cosa accade ai protagonisti Il porcellino più piccolo e il secondo costruiscono la loro casetta rispettivamente con paglia e con i bastoncini. Entrambi lavorano frettolosamente e con il minimo dispendio di energia così da avere più tempo per giocare. Cercando un’immediata gratificazione, senza darsi peso per il futuro, mentre il terzo dà prova di maggiore maturità cercando di costruire una casa più solida, rimandando il gioco. Noi bambini siamo i porcellini, non dobbiamo essere pigri perché potremmo pagarne le conseguenze. Dobbiamo usare intelligenza, impegnarci nelle cose che facciamo ed essere previdenti, così da poter sconfiggere anche il nemico più forte come il lupo, che rappresenta tutte le forze negative da cui bisogna imparare a difendersi. LABORATORI Pag. 11 1 LE AVVENTURE DI PINOCCHIO Noi, alunni della classe VD, insieme ai bambini delle classi prime, siamo stati invitati a rappresentare “LE AVVENTURE DI PINOCCHIO”, una storia sempre attuale che ci ha offerto numerosi stimoli di apprendimento, una fiaba dal messaggio accessibile e semplice, una fiaba metafora della vita. Ciò che abbiamo rappresentato ci ha insegnato che nelle favole e nelle fiabe c’è molto della nostra vita. Esse sono state scritte per dare una mano a noi bambini, agli adolescenti e perché no, anche agli adulti. Tutti possono riconoscersi in PINOCCHIO, un bambino che vuole scoprire, vuole conoscere, vuole divertirsi e che racconta tante bugie. Le bugie le abbiamo dette tutti e qualcuno le dice ancora, non è forse vero? Quante volpi e quanti gatti ci sono nella nostra società... sempre pronti a ingannarci appena ci voltiamo o ci distraiamo un attimo, La fata Turchina rappresenta la mamma di tutti noi, colei che ci insegna a vivere, ci aiuta a crescere, a diventare persone mature e responsabili. Geppetto è il nostro papà, colui che fa di tutto per i propri figli, rischiando per amore anche la propria vita. Lucignolo invece è il nostro amico pazzo, colui che vive solo per divertirsi, ci propone avventure divertenti, stravaganti, ci tenta e rappresenta il pericolo per chi frequenta cattive compagnie. Cari lettori, interpretando quei ruoli, abbiamo capito che molto spesso i personaggi delle fiabe siamo noi, con le nostre storie di vita. L’ALBERO DEI LIBRI Il 21 novembre, in occasione della festa degli alberi, la nostra dirigente ha organizzato una manifestazione dal titolo “L’ALBERO DEI LIBRI”. Una manifestazione aperta alle famiglie e finalizzata all’arricchimento della biblioteca d’istituto e delle biblioteche di classe. Tutta la nostra scuola era in fermento e noi alunni eravamo felici di rendere tutti partecipi di quella che è la nostra vita scolastica. Eravamo tutti impegnati in attività laboratoriali differenti. Laboratorio di musicoterapia L'albero dei libri I ragazzi imparano a catalogare i libri I PROTAGONISTI DOLCEMENTE VIAGGIANDO Visita guidata alla cioccolateria “Maglio” di Maglie Lunedì 10 marzo 2014 noi alunni delle classi quinte, insieme alle nostre maestre, siamo andati in viaggio d’istruzione alla cioccolateria “Maglio” sita a Maglie (Le). Il viaggio è stato breve ma divertente, perché abbiamo scherzato e cantato. Arrivati alla nostra meta siamo stati accolti da una ragazza molto gentile e preparata di nome Federica, che ci ha ospitato nella sala conferenze dove ci ha raccontato la storia della cioccolateria. Essa nacque nel 1875 come locanda per il cambio dei cavalli, durante il tragitto tra Lecce e Santa Maria di Leuca; infatti il suo logo è un carro trainato da cavalli. Intorno agli anni ’50, dalla famiglia Maglio fu inaugurata una pasticceria artigianale, che subito riscosse successo per aver ricoperto i pasticcini di cioccolato, un ottimo conservante naturale che garantiva una più lunga conservazione visto che all’epoca non esistevano ancora i frigoriferi. Poi per essere esaustiva Federica ha proiettato un video molto interessante che spiegava tutti i passaggi per la produzione del cioccolato, partendo dalla raccolta del frutto nelle foreste equatoriali sino al confezionamento delle tavolette ed altri prodotti artigianali. L’albero di cacao nasce grazie all’ombra di altri alberi che lo proteggono dai raggi del sole. Il frutto, detto cabosside o cabossa, matura in due periodi dell’anno, da novembre a marzo e da maggio a luglio, ed ha la forma di un pallone da rugby. CULTURA pag. 12 pag. 13 LABORATORIO PITTORICO TEA-TIME Cosa accade in Inghilterra alle ore 17.00? Tutti si fermano: c’è tea-time. È l’ora del tè! Abbiamo voluto ricreare questo momento così importante e degustare un buon tè con i nostri compagni e docenti. Quest’anno per la prima volta è stato attivato un Pon C1 di lingua inglese e la nostra scuola ha aderito con tutti gli alunni delle classi terze. È stato divertente ed interessante, abbiamo trattato i più svariati argomenti: Harry Potter, Robin Hood, i Beatles, San Patrizio, i Celti, i giorni della settimana, shopping, scuole e colleges, i pasti inglesi, tour a Londra e la famiglia reale, gli sport. Abbiamo iniziato questa piacevole avventura, sorseggiando una calda tazza di tè, assaporando gustosi biscottini e facendoci qualche foto per immortalare questo pomeriggio indimenticabile. Molti di noi, potremmo dire tutti, sperano di poter continuare questa divertente avventura l’anno prossimo. Abbiamo studiato inglese, ma in maniera diversa. Nel pomeriggio, ci ritrovavamo tutti quanti, e a sorpresa scoprivamo l’argomento da trattare, entusiasmante e vicino ai nostri interessi, conversavamo e ridevamo spensierati curiosi di scoprire usi e costumi tradizionali inglesi diversi dai nostri, ma di certo non meno importanti. Alcuni di noi hanno avuto il piacere di cantare, accompagnati dal suono della chitarra di un nostro esperto di lingua inglese, nonché musicista. Insomma speriamo di rivivere questa piacevole esperienza e se purtroppo così non sarà, ricorderemo con piacere i bei momenti trascorsi insieme. TEA-TIME Le farfalle Le farfalle ballano velocemente un ballo rosso nero arancione verde azzurro bianco granata giallo violetto nell'aria nei fiori nel nulla sempre volanti consecutive e remote. V oglia matta di A vventure, C anzoni e musiche A rmoniose; N uvole di allegria, Z aini annoiati E ... via! Oggi l'estate è venuta alla mia finestra con i suoi sussurri e sospiri, le api fanno i menestrelli alla corte del boschetto in fiore. Al mare Nastro dipinto di oro come la corona di un grande re. Palma che si specchia sui lucidi granelli. Distesa limpida che, spumosa sulla riva, sembra si lavi. Tante nuvole: panna montata sul palco del cielo azzurro. LABORATORIO MATEMATICO Pag. 14 LABORATORIO POETICO Pag. 15 IL PIANTO DEI BAMBINI I PONTI DI Königsberg Quest’anno abbiamo partecipato ad un laboratorio di matematica "L'armonia dei numeri:" le cui lezioni ci hanno entusiasmato. Ma, tra tutte la teoria, dei grafi di Eulero è stata la lezione più interessante tenuta dal professore Lenzi! Agli inizi del diciottesimo secolo i cittadini di Königsberg, nella Prussia del nord, avevano un problema che non riuscivano a risolvere. La città è attraversata da un fiume che la suddivide in quattro quartieri, due dei quali sorgono su due isole. I quartieri sono collegati da sette ponti. I prussiani si chiedevano se fosse possibile compiere una passeggiata lungo quei ponti in modo da percorrerli tutti, senza passare mai due volte dallo stesso ponte. Siccome i cittadini di Königsberg non ci riuscivano, il filosofo EULERO, con la teoria dei grafi, dimostrò che ciò non era possibile. Eulero rappresentò i quartieri di Königsberg con dei punti, detti vertici o nodi, e ogni ponte con una linea che noi continueremo a chiamare ponte. Indicò anche i quattro punti che rappresentavano i quartieri con i numeri 1, 2, 3, 4 (vedi fig. a). Schemi di questo tipo sono detti “grafi". I ponti che attraversano il fiume della città rappresentano per essa una sorta di ricchezza, poiché facilitano le comunicazioni e gli scambi commerciali. Naturalmente, quei ponti sono una ricchezza anche per i quartieri che essi collegano. Allora si può dire che ogni contatto di un ponte "dà un grado di ricchezza uno sia alla città che al quartiere che esso tocca". Perciò il quartiere 1 ha grado cinque, mentre gli altri quartieri 2, 3 e 4 hanno grado tre. Ovviamente, il grado di ricchezza della città è dato dalla somma dei gradi di ricchezza di ciascun quartiere In seguito, per semplicità, si parlerà soltanto di grado, lasciando sottintesa la parola “ricchezza”. In analogia con quello che si fa in città, per un grafo si dà la nozione di passeggiata (tecnicamente detta cammino), che consiste nel percorrere alcuni suoi ponti senza “salti” (per esempio, con un tratto di penna o di matita). Volendo fare una passeggiata su di un grafo, allora possiamo anche pensare di indicare i ponti che via via si percorrono con le tessere del gioco del domino, come ad esempio la tessera 13, che indica il ponte che collega 1 con 3. Queste tessere, poste l’una di seguito all’altra, come si può vedere qui sotto, formano uno schema di passeggiata, in cui due tessere si possono accostare soltanto se si toccano tramite uno stesso numero. . 13 3 1 1 4 41 1 2 24 MAPPA DI KONIGSBENG Ho chiuso gli occhi e per un istante ho immaginato lo sguardo e il pianto dei bambini strappati dalle braccia delle loro madri per andare incontro alla morte. Ho immaginato il dolore inconsolabile di quelle madri che non avrebbero mai più visto i propri figli. Ho visto nei loro occhi la rabbia, la disperazione e l'incredulità. Ho immaginato che anch'io avrei potuto essere uno di quei bambini, che la mia mamma avrebbe potuto essere una di quelle mamme, che ognuno di noi avrebbe potuto essere uno di loro. Allora ho pensato che il mondo di quegli sguardi pieni di disperazione, di quei pianti inconsolabili, dell'infinità crudeltà dell'uomo, rimangano sempre vivi nei nostri pensieri per non doverli rivivere più. IL MARE Il Sole del pomeriggio batteva senza sosta e una distesa di fulgore era la costa. Le nuvole nel cielo correvano spensierate i bambini davano loro forme strampalate. Le onde schiumose s'infrangevano sugli scogli mentre pensavo a mio fratello e ai suoi imbrogli. Era bello percepire una leggera brezza mentre ascoltavo musiche di Carapezza. ITALIA Amabile, fiera ti affacci nei tuoi splenditi mari. Amata da tutti gli stranieri per i tuoi bellissimi monumenti e per le tue splendide spiagge. Di te sono fiero e mi vanto di essere un piccolo ITALIANO VERO. PARTITA ITALIANA La partita di calcio di sabato sera si è svolta in una bella atmosfera. Buffon grandi tiri ha parato e Insigne con una rovesciata ha segnato. Grazie a loro l'Italia una vittoria a casa ha portato. I tifosi italiani hanno esultato e agli avversari no hanno fischiato. Io dallo stadio contento son tornato e lungo la strada l'Inno italiano ho contato. QUEL TRAGICO AVVENIMENTO I giorni scorrevano impetuosi mentre i cuori battevano silenziosi. I bambini spaventati con gli occhi sbarrati, le grida disperate, dalle mamme straziate, i lamenti struggenti degli uomini impotenti. Dolore, terrore, sgomento questi i sentimenti di quel tragico avvenimento. L'amicizia L'amicizia è come il seme, se lo curi, lo annaffi, un giorno crescerà un bellissimo fiore, ma se non lo curi non crescerà mai niente. L'amicizia è come una lanterna, anche se il vento la scuote, la luce non si spegnerà mai... proprio come due amici: anche se litigano l'amicizia ci sarà sempre. C'era una volta C'era una volta... un libro che raccontava raccontava di un burattino decisamente birichino Pinocchio si chiamava e tante bugie inventava. C'era una volta... un libro che raccontava raccontava di una fata addormentata che col fuso si era bucata Aurora si chiamava e il suo cure donava. C'era una volta... un libro che raccontava raccontava di una fanciulla carina che aveva perso la scarpina Cenerentola si chiamava e di fretta rincasava. C'era una volta... un libro che raccontava raccontava di una ragazza speciale a cui la madrina cattiva voleva solo del male Biancaneve si chiamava e per un soffio si salvava. Siccome i cittadini di Königsberg erano convinti che a Koenigsberg la passeggiata desiderata era possibile farla, il matematico filosofo EULERO dimostrò che in un grafo "una passeggiata è possibile solo se esso ha tutti i nodi di grado pari, oppure solo due nodi di grado dispari. E per percorrere un grafo con due nodi di grado dispari è necessario partire da uno di essi per terminare poi sull'altro di grado dispari". È strano che ancora oggi ci siano persone a Königsberg non convinte del risultato di Eulero e cerchino di fare quella passeggiata impossibile! C'era una volta... un libro che raccontava raccontava di una bambina normale che voleva volare Ludovica si chiamava e spesso sognava. Un anziano da amare Questa mattina mi sono svegliato e alla finestra mi sono affacciato, la strada ho guardato e da lontano un anziano è sbucato. Era solo e sconsolato e al bastone era appoggiato. Dal balcone l'ho guardato e con un sorriso l'ho osservato, lui era tutto acciaccato e con una mano mi ha salutato, dal dottore doveva andare e la salute controllare, il marciapiede doveva attraversare ma il bastone non riusciva ad appoggiare, sbilanciandosi poteva inciampare e rischiare di farsi male, sono corso per aiutarlo e mi sono offerto di accompagnarlo, dal medico l'ho portato e lui con molta gioia mi ha ringraziato mi ha raccontato la sua esperienza e per me è stata una grande conoscenza, mi ha suscitato tanto stupore e ho capito che gli anziani sono amati con tutto il cuore. LABORATORIO DI SCRITTURA NARRATIVA pag. 16 LABORATORIO DI SCRITTURA NARRATIVA Pag. 17 1 MATTHIAS RIMPICCIOLITO IL SOGNO DI ELISA Un giorno sul tavolo ho visto una bottiglia con dentro un liquido rosso, dopo un po’ l’ho bevuta e mi sono rimpicciolito. Essere rimpicciolito è terribile, ho visto un piedone che stava per schiacciarmi ed era quello di mio padre che non mi aveva visto. Io correvo verso la finestra per uscire, ma c’era il gatto di mia zia che mi stava inseguendo, io sono inciampato e sono caduto dal balcone. Per fortuna che è passato un uccello, io gli ho preso un paio di piume, le ho messe sulle braccia e sono volato via. Sono capitato sopra una tartaruga gigante; io volevo passare, ma lei ha commentato che dovevo portarle: una boccia d’acqua, una boccetta di succo di mela e due chicchi di melagrana. Io sono andato di corsa a cercare l’acqua dal fiume, il succo di mela dalle mele e i chicchi dalle melagrana. Ho portato quello che aveva chiesto e sono passato. Proseguendo ho trovato un biglietto su cui c’era scritto: “Nella palude l’antidoto per tornare nella grandezza normale”. Così sono andato nella palude dove c’era un mostro; io non sapevo cosa fare, così ho pensato che se gli facevo il solletico forse si spostava. Ho fatto il solletico al mostro ed è scomparso; poi vedendo l’antidoto, l’ho preso e l’ho bevuto. Con un battito di mani sono tornato delle mie dimensioni mi sono precipitato correndo a casa contento. ARIEL E LA SPORCIZIA NEL MARE C’era una volta una città leggendaria che si chiamava Atlantide e sorgeva nel fondale di un oceano. Un giorno una sirenetta molto bella, di nome Ariel, andò a visitare questa splendida città marina, ospitata da una sua vecchia zia. Trascorreva delle giornate bellissime nuotando in mezzo alle piante e animali marini che vivevano nella zona. Un giorno passò sopra al regno di Atlantide una grande nave da crociera. Su questa nave c’erano molti passeggeri che gettavano in mare qualsiasi tipo di rifiuto, invece che ammirare l’oceano, che quel giorno era splendido. Giù ad Atlantide iniziarono ad arrivare oggetti e sporcizie di ogni tipo. La prima persona ad accorgersene fu Ariel, che arrabbiata, per quel gesto incivile, saltò fuori dall’acqua e vide che dalla grande nave pioveva spazzatura. Per farsi notare e fermarla si mise davanti alla nave. Il comandante mortificato dell’accaduto riprese l’equipaggio e i passeggeri ma senza risultato. La sirenetta rientrò in acqua e chiamò tutti i pesci e gli abitanti di Atlantide. Tutti insieme iniziarono a percuotere tanto da spaventare i passeggeri e obbligare il comandante a cambiare rotta. Gli abitanti del mare ritornarono a vivere nel loro regno pulito. SE IO AVESSI UNA MATITA MAGICA DISEGNEREI … un mondo pieno di colori per portare gioia e allegria a tutti; disegnerei dei tavoli imbanditi di cibo per sfamare le persone bisognose. Se potessi disegnerei un armadio pieno di vestiti: camice, pantaloni, magliette colorate e splendidi abiti per poter scegliere il più bello. Inoltre disegnerei tanti medici sorridenti per curare le ferite di tutti e infine disegnerei un enorme sorriso. Sarebbe proprio bello avere una matita magica. C’era una volta una bambina di nome Elisa che aveva un sogno: quello di volare. Tutti i giorni ci pensava e cercava di trovare un modo per farlo, ma non ci riusciva. Un giorno mamma e papà decisero di dare un pic-nic nel bosco fatato. Elisa era entusiasta di andarci perché aveva sentito dire che lì viveva una fata che forse avrebbe potuto esaudire il suo desiderio. Una volta arrivata nel bosco si avventurò tra i fitti alberi e cespugli, tra il cinguettio festoso degli uccellini e le corse degli animaletti che spaventati cercavano di rifugiarsi al sicuro nelle loro tane. Mentre trotterellando girovagava felice in lontananza vide una fata che volava verso di lei. Elisa meravigliata le andò incontro e le chiese se poteva aiutarla a volare. La fata rispose di sì e disse ad Elisa: “Se mi porti a casa tua di nascosto ti aiuterò”. La bambina accettò immediatamente e la portò a casa con sé. Una volta che furono nella sua stanza e la porta fu chiusa, la fata le disse: “Chiudi gli occhi”. La bambina ubbidì e la fata con la sua polvere magica la fece volare. Elisa si sentì leggera come una piuma, aprì gli occhi e vide che volava davvero. Felicissima Elisa ringraziò la fata per aver esaudito, anche se per pochi istanti, il suo desiderio. UNA STRANA CASA In un paesino di montagna c’era una casa abbandonata da molti anni, nessuno osava avvicinarsi perché si raccontava che fosse infestata dai fantasmi. Solo a vederla da fuori incuteva terrore: i muri cadenti, finestre con vetri rotti, porte rosicchiare da topi e dalla finestra si intravedevano delle luci rosse intermittenti che si accendevano e si spegnevano. Un giorno Beniamino, un bambino di nove anni, fece una scommessa con i suoi compagni per dimostrare il suo coraggio e così si recarono tutti insieme verso la strana casa. Arrivati all’angolo, gli amici accompagnarono Beniamino all’entrata e si nascosero dietro un albero. Il ragazzo aprì pian piano la porta, ma le gambe iniziarono a tremare e non riusciva a muoversi; dopo incoraggiato dai suoi amici riuscì ad entrare. La stanza era buia, Beniamino vide una candela, l’accese per fare la luce e si incamminò lungo il corridoio. In lontananza sentì uno strano rumore che proveniva da una stanza, si avvicinò e aprì lentamente la porta. Seduta su uno sgabello c’era una bambina che giocava con una palla. Era piuttosto strana: i capelli chiari, gli occhi di un rosso lucido e un vestito che sembrava di altri tempi. Il ragazzo si fece coraggio e le chiese chi fosse, la bambina lo guardò con occhi assenti, come se non capisse, e dopo un po’ indicò la porta. Beniamino prese la sua mano gelida e l’accompagnò. Giunti nell’altra stanza il ragazzo provò una paura tremenda, che gli gelò il cuore. Si trovavano di fronte a un camino dove c’erano due scheletri di un uomo e una donna ricoperti di stracci. Beniamino aveva freddo, le sue mani erano sudate e il cuore gli batteva forte nel petto, voleva fuggire ma le sue gambe non ubbidivano. Non lasciò la mano dell’amica incuriosito ad andare avanti. Fu così che la bimba inizio a parlare: “Fuggi, altrimenti basterà che il tuo sguardo si incontri un’altra volta con uno degli scheletri e i tuoi occhi diventeranno rossi come i miei e tu non potrai più uscire da questa casa. Scappa!”. Beniamino cominciò a correre verso l’uscita anche se si dispiacque molto per quella bambina. Quando uscì i suoi amici lo applaudirono e il bambino poté affermare che quella casa era strana sul serio!
© Copyright 2024 Paperzz