Economia 25 BRESCIAOGGI Mercoledì 18 Giugno 2014 BILANCI2013. Leaziende della famigliaPedrottitagliano nuovi importanti traguardi BILANCI2013. Approvatii dati delgruppo diGardone Valtrompia Nuovi impegniper laholding, occupateoltre200 persone: «Nonescludiamo acquisizioni, masemprenelnostro Paese» Girod’affari aumentatodel13% Ottimalaperformance negliUsa InnovaGroupoltre i 60 milioni Beretta,crescel’utile scommettedinuovosull’Italia fatturatoa638,2 mln Magda Biglia Un consolidato 2013 superiore ai 60 milioni, + 2.7% sul 2012. Una crescita continua, non un'ora di cassa integrazione. Un 2014 cominciato con un +15% di fatturato, un +13% di volumi. Investimenti, innovazione, tecnologia, sinergie, qualità. Sono le ricette per il successo di Innova Group, cui aggiungere i valori di una tradizionale imprenditorialità bresciana, la governance famigliare, il rapporto con il territorio, la fidelizzazione dei collaboratori. Gianluca, Stefano, Diego Pedrotti hanno preso il testimone dal padre, prematuramente scomparso dieci anni fa, e con il sostegno della madre Giuliana hanno portato a compimento il lavoro di Giovanni, fondatore nel 1972, dando nuova linfa allo sviluppo. Si sono divisi i compiti, finanza, marketing, produzione, e le cinque aziende, Cob e Ibo per gli ondulati a Caino, Innovacart (cartotecnica) a Erbé, in provincia di Verona, San Felice Imballaggi a Fontanella, in provincia di Bergamo, Polikart (pure imballaggi) a Tor- bole Casaglia. «Il gruppo, però, è uno solo; si lavora in stretta collaborazione, diversificando l'offerta, ottimizzando costi e interventi» spiega Gianluca, amministratore del gruppo. I tre non escludono nuove acquisizioni, «ma solo in Italia»; come del resto, in tempi di ansiosa, esaperata internazionalizzazione i camion di Innova girano solo per il Nord Italia. «Dobbiamo avere fiducia nella nostra capacità manifatturiera, nella professionalità dei dipendenti- racconta Diego- quando Mitsubishi vuol far vedere l'utilizzo di una sua macchina ai compratori, viene da noi». Brescia, Bergamo, Verona, sono il traino con la veneta da +11%, nonostante il macchinario installato l'anno scorso abbia fatto pesare gli ammortamenti. Novità si stanno studiando per migliorare quel macchinario, «tutte soluzioni di automatismo da inventare che non esistono sul mercato della cartotecnica» nelle parole dell'a.d. Stefano Pedrotti che già annuncia altri soldi sul tappeto per la sfida del cluster. LO SGUARDO ai dieci anni trascorsi dalla holding del packa- Lafamiglia Pedrottialla presentazionedelbilancio ging è positivo. Investimenti per 50 milioni che hanno consentito un raddoppio dei ricavi e un aumento di personale solo da 166 a 204 unità, grazie ad una perseguita forte automazione; una produttività pro capite salita del 70%, un'incidenza sull'utile a persona passata dai 3600 euro del 2004 agli attuali 16.500. E questo in un settore che, solo nell' ultimo biennio, ha perso 6 punti percentuali. Se il fatturato sale, decretando il record ( 86 milioni l'aggregato), se le vendite segnano un + 3%, l'utile netto scende, ben del 22.6%. Il risultato è legato al lievitare del costo delle materie prime, carta riciclata e vergine, attestato sul +30%, impossibile, dato il periodo, da scaricare sul prezzo. È legato anche ai risparmi della grande distribuzione, al turn over dei clienti che scompaiono, la metà degli storici in dieci anni. E meno male che l'assicurazione crediti protegge i pagamenti. «Serve un'attenzione particolare ai mutamenti del mercato, con adattabilità immediata alle esigenze, con potenziamento della gamma». Come reagire? «Con altri investimenti» è la risposta. Due milioni e mezzo, fra cui, per San Felice, una linea per stampa a 4 colori ad integrazione della fustellatrice Bobst Spo-160 (entrata in funzione nel 2011) che verrà installata in agosto. Si è speso anche per migliorare il sito, in modo da raggiungere più utenti. Poco interesse si respira invece in valle per le fiere, con preferenza per il rapporto diretto, e nessun progetto è rivolto ad Expo 2015. • © RIPRODUZIONERISERVATA Utile in crescita rispetto all’esercizio precedente e fatturato che supera nettamente i 630 milioni di euro. Questi i principali risultati del 2013 del gruppo Beretta, presieduto da Ugo Gussalli Beretta, emersi dopo che l’assemblea degli azionisti ha approvato il bilancio per l’esercizio 2013 che evidenzia un utile netto consolidato di 50 milioni di euro (48 nel 2012), dopo aver stanziato accantonamenti e ammortamenti per 26,1 milioni di euro (26 milioni nel 2012) e imposte di competenza dell’esercizio per 33,9 milioni di euro (30,1 milioni nel 2012). Il fatturato netto consolidato del gruppo è stato pari a 638,2 milioni di euro contro i 566.3 milioni del 2012. Si registra una crescita nominale del 13% (12% a pari condizioni di cambio e di perimetro di consolidamento) che è interamente attribuibile al settore civile e sportivo e in particolare agli Stati Uniti, mentre il settore ordine pubblico e difesa vede calare dal 16% al 12% la propria incidenza sul giro d’affari complessivo. La ripartizione del fatturato per area geografica conferma la preminente vocazione internazionale del Gruppo. Il giro d’affari realizzato all’estero è stato pari al 93% con il Nordamerica che rappresenta circa il 60% del to- tale. I mercati europei hanno prodotto risultati contrastanti, con una ulteriore regressione dei paesi dell’area meridionale, Italia inclusa, tradizionalmente importanti per l’attività venatoria e il tiro sportivo. In flessione le vendite realizzate al di fuori di Europa e Nordamerica. Il settore non firearms ha rappresentato circa un quarto delle vendite consolidate, di cui circa 83 milioni sono relativi al comparto ottiche e circa 27 milioni alla divisione abbigliamento ed accessori. La redditività netta, su cui ha pesato l’indebolimento del dollaro, un mix prodotto/mercato meno favorevole e un appesantimento delle spese di struttura, registra una sostanziale tenuta rispetto all’esercizio precedente. Nell’esercizio sono stati realizzati nuovi investimenti per circa 26 milioni di euro, prevalentemente concentrati nei siti produttivi italiani; la spesa per ricerca e sviluppo è stata di circa 16 milioni di euro, pari al 2,5% del giro d’affari. Il personale mediamente in forza al gruppo si avvicina alle 3 mila unità, circa 350 in più rispetto al 2012, principalmente per l’apporto delle due recenti acquisizioni del gruppo, l’americana Laser Devices e la britannica Gmk. Per ciò che concerne l’eserci- UgoGussalliBeretta zio in corso, la vivacità che ha caratterizzato il mercato americano negli ultimi 18 mesi si è ormai decisamente attenuata, con livelli di scorte elevati presso tutta la catena distributiva ed un accentuarsi della tensione competitiva da parte dei principali concorrenti, che dispongono di capacità produttive molto superiori rispetto al passato. Sugli altri principali mercati il trend non dovrebbe discordarsi dagli ultimi anni, con una congiuntura ancora molto difficile nella zona mediterranea e una sostanziale stabilità nelle restanti aree. Sul fronte valutario il tasso di cambio dollaro/euro è sin qui in ulteriore peggioramento rispetto al 2013, situazione ovviamente non premiante per il gruppo. Alla luce di quanto sopra per il 2014 è prevedibile un ridimensionamento dei risultati commerciali d economici ottenuti nello scorso esercizio. • © RIPRODUZIONERISERVATA ILCONVEGNO. Consulentidel lavoro eFondazionestudi aconfronto DENTROLEFABBRICHE. A Bedizzole RELAZIONIINDUSTRIALI. DaviaCefalonia Ma i «concordati» non tendono a calare: nel 2013 saranno ancora sul livello dell’anno prima Il30giugnoscadela«deroga» obiettivo puntato sullamobilità Astori:«Risultati ancora modesti sindacatotroppoideologico» «Saràvera ripresa soloconl’occupazione» Valentini,ilavoratori Aibreplica aFiom: chiedonochiarezza «Glisforzifatti sulproprio futuro sonoinsufficienti» Mauro Zappa Alla «Fondazione Bresciana per gli Studi Economico-Giuridici» va riconosciuto un merito. Nel giugno del 2008, addirittura tre mesi prima della bancarotta di Lehman Brothers, organizzò un convegno sul tema della crisi economica. Una tempestività senza il conforto della preveggenza, come ha ricordato Michele de Tavonatti, il suo attuale presidente: «Sei anni fa nessuno capì che la luce che s’intravedeva in fondo al tunnel non era quella dell’uscita, si trattava dei fari del treno che, lanciato a tutta velocità, ci avrebbe travolto». Un lustro abbondante è servito a maturare nuove riflessioni, un lasso di tempo sufficiente a giustificare un nuovo simposio, tenutosi ieri in Camera Commercio e concentrato su un argomento specifico: «Le crisi aziendali e i loro riflessi sui rapporti di lavoro». Co-artefice dell’iniziativa è stato l’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Brescia, il cui presidente, Alberto Pelizzari, ha ricordato «il ruolo primario che rivestono i professionisti chia- Consulentidel lavoro e Fondazione: confrontocostruttivo mati a gestire le difficoltà che investono i loro clienti, bisognosi di figure competenti in grado di supportarli». Il presidente Cdc Francesco Bettoni ha snocciolato cifre confortanti. Il manifatturiero bresciano, nei primi 90 giorni del 2014 ha segnato un progresso dello 0,6 per cento (2,6% tendenziale), i fatturati segnalano una crescita e il saldo occupazionale è finalmente a zero. «La caduta si è arrestata - ha detto - , ma solo quando le aziende ricominceranno ad assumere, potremo dirci fuori dalle secche». Ma la temperatura del paziente resta alta, come confermato da Raffaele Del Porto, giudice della Sezione Commerciale del Tribunale cittadino: «Nel 2014 il numero totale di concordati preventivi che riguarderanno Brescia e la sua provincia dovrebbe assestarsi intorno alle 45 unità, sulla fal- sariga dell’anno scorso». Il magistrato ha illustrato il successo dell’istituto, che ha evidenziato qualche limite: «I suoi detrattori sostengono che è stata snaturata la sua funzione originaria e che se ne è fatto un uso liquidatorio, l’accusa è che abbia sostituito il classico fallimento». «Il concordato va visto nei tre elementi che lo costituiscono», ha affermato Giovanni Rizzardi, dottore commercialista, «il collante che cementa domanda, piano ed attestazione consente di guardare ad essi secondo una logica complessiva». Di ammortizzatori sociali trasferimenti dei rami d’azienda si è occupato Roberto Donadio, consulente del lavoro: «Evitano licenziamenti immediati e mantengono l’organico, per ricollocare l’impresa, trovare nuovi investitori e riprendere il business». • Unmomento dellaprotestadeilavoratoridellaValentini I dipendenti dell’azienda Valentini Mobili di Bedizzole hanno protestato ieri mattina davanti la sede dell’azienda per chiedere alla proprietà risposte sul loro futuro. Da tempo i diciotto dipendenti, tra cui due segretarie, un disegnatore e quindici falegnami, attendono un incontro con i proprietari che sono stati più volte sollecitati a chiarire la situazione finanziaria dell’azienda e a porre i dipendenti a conoscenza delle proprie intenzioni per il futuro. Al 30 giugno scadranno per tutti gli ammortizzatori sociali. Con loro la Fillea di Cgil, che ha inviato diverse richieste d’incontro alla proprietà, l’ulti- ma risalente al 12 maggio scorso, dopo che nel maggio 2013 era stata decisa la cessazione delle attività produttive, che già negli anni precedenti si era notevolmente ridotta a causa della crisi economica che ha colpito il settore dell’edilizia e di conseguenza dell’arredamento. Da parte dell’azienda, però, nessuna risposta è giunta e anzi, proprio nel mese di maggio la Valentini ha cambiato nome in Girt s.r.l. in liquidazione, nonostante appeso alle porte d’ingresso dello showroom sia stato posto in questi ultimi giorni un cartello con la scritta «Chiuso per ristrutturazione». • FE.PIZ. © RIPRODUZIONERISERVATA «Francesco Bertoli sa che a Brescia il sistema delle imprese ha mostrato grande senso di responsabilità di fronte all' emergenza sociale. Dall'altro perché emerge con chiarezza che sui risultati della contrattazione le opinioni sono molto diverse». Così il vicepresidente Aib con delega alle relazioni sindacali, Fabio Astori, ha risposto alla conferenza stampa di ieri della Fiom Cgil di Brescia. «Non sempre - è l’opinione di Astori - gli accordi raggiunti hanno massimizzato i risultati possibili e sono ancora troppe le richieste inevase di realtà produttive alla ricerca di un maggior utilizzo degli impianti e una diversa gestione degli orari di lavoro. Così come nell' affrontare le crisi aziendali si registrano tuttora a Brescia posizioni sindacali incomprensibili, che non hanno riscontro altrove e creano un ingiustificato gap competitivo». Secondo Astori quindi gli sforzi fatti fin qui sono insufficienti: «Abbiamo provato a ridare slancio al dialogo, promuovendo tavoli di confronto con il sindacato, tra cui proprio quello metalmeccanico con cui poter condividere, in una visione complessiva, le esigenze emergenti e le possibili soluzioni. Ebbene, la Fiom ha scelto di disimpegnarsi da quel confronto. È davvero troppo poco lamentare i gravi effetti della crisi su salari e occupazione, sottraendosi però alla responsabilità di fare proposte concrete, di condividerle e di agire congiuntamente per realizzarle. La Fiom è stata uno dei protagonisti della storia sindacale italiana, ma oggi mostra evidenti difficoltà ad adeguare le proprie strategie al mutato contesto. Ne derivano battaglie meramente difensive, arroccamenti su posizioni anacronistiche, incapacità di risposta alle domande di un mondo produttivo in crisi e in rapido mutamento». «Credo - conclude Astori che sia solo una delle tante distorsioni prodotte da un'azione sindacale ideologica piegata alle logiche della politica, che alimenta una dialettica sociale sempre più convulsa e penalizzando l'intero sistema di relazioni industriali, cui non si può chiedere di affrontare l'emergenza della crisi con la zavorra degli equilibrismi politici». • © RIPRODUZIONERISERVATA
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