AviAzione DiFeSA cyber Verso la Ministeriale Esa — roBErto BAttIston La metamorfosi della Nato — MIrco zulIAnI Impreparati alla sfida — MElIssA HAtHAwAy AirPress ottobre 2014 49 mensile sulle politiche per l’aerospazio e la difesa IstruzIonI dI volo (sIcuro) Gregory Alegi/ riccardo Filippi Bruno Franchi/ carlo landi Giuseppe leoni/ daniele locatelli Eugenio lupinacci/ stefano Mavilio Tecnologia e innovazione al servizio del Paese Finmeccanica da oltre 60 anni rappresenta l’eccellenza tecnologica italiana nel mondo. Tra i leader globali nei settori in cui opera e campione dell’industria italiana nella ricerca e nello sviluppo delle più avanzate tecnologie. Molte aree di competenza, un solo obiettivo: costruire un futuro più sicuro. editoriale Airpress nel suo nuovo formato mensile compie un anno. Sono stati 365 giorni vissuti intensamente con un cambio di governo e la rincorsa verso le emergenze che man mano si sono presentate. La questione – squisitamente politica – degli F-35, il vertice Nato e il dibattito sul ruolo e sull’identità della difesa europea, ma anche il piano aeroporti varato dal ministro Lupi e la non facile trattativa fra Alitalia (e dentro la compagine della compagnia) ed Etihad. In questo lasso di tempo si è determinato anche un altro fatto significativo nella governance del comparto: i cambi di guardia nel principale player industriale nazionale, Finmeccanica, e nell’Agenzia spaziale italiana. Il settore aerospaziale non è mai stato così al centro dell’agenda politica. Si tratta di una circostanza positiva. A condizione però che si sfrutti questa opportunità di attenzione per uscire dalla logica della eccezionalità della cronaca, adottando la regola per cui questi argomenti debbano avere una declinazione strategica. In questo senso, riteniamo che questa rivista – insieme ad altre e a diverse iniziative culturali che per fortuna (r)esistono in Italia – possa giocare da pivot utile nel rapporto fra la politica e le dimensioni internazionali e industriali. L’obiettivo è uscire dalla gabbia del contingente e alzare lo sguardo. Questo significa identificare il nostro interesse nazionale riuscendo a collocarlo nel più ampio interesse euro-atlantico. Traducendo ancora: il nostro Paese deve guardare al suo futuro senza spirito di rassegnazione e senza indossare le lenti del 900. Lo spazio e il cyber-spazio (l’elettronica, si sarebbe detto un tempo non troppo lontano) rappresentano le aree di maggiore crescita nel futuro. Il sistema-Italia non è del tutto impreparato e può contare su importanti eccellenze. Manca la capacità di mettere in connessione le risorse che abbiamo e valorizzarle, sia politicamente sia economicamente. Non è un compito che può essere lasciato solo al governo o al Parlamento né si può pensare che le aziende trovino in una condizione solitaria la via giusta per gli investimenti e l’individuazione dei mercati di sbocco. Serve una architettura più “larga” che consenta a ciascuno di fare la propria parte, non come solisti, ma come orchestra. È qui che dobbiamo, e vogliamo, lavorare. Per informare, certamente, ma anche per esercitare un ruolo di stimolo alla discussione e alla individuazione di quelle policies e di quelle decisioni che possano permettere all’Italia, e all’Europa, di volare un po’ più in alto. Flavia Giacobbe sommario 1 editoriale 3 contributors 4 6 8 30 Robbin Laird e Ed Timperlake Air power e boots on the ground, una dicotomia superata Eugenio Lupinacci Volo, incidenti e miti da sfatare 34 Carmine America Sfide e opportunità per la nuova Finmeccanica Daniele Locatelli Il professionismo non è una medaglia Stefano Mavilio Si fa presto a dire ultraleggero 11 Giuseppe Leoni Un punto di partenza 14 Riccardo Filippi Cronache di giorni neri 16 Gregory Alegi Sbatti l’incidente in prima pagina 18 Carlo Landi Quella just culture che ci manca Registrazione Tribunale di Roma n. 10311 del 7/4/1965. Registrazione R.O.C. n. 9884 Editore Base per altezza s.r.l. corso Vittorio Emanuele II, 18 00186 Roma telefono 06 454 73 850 fax 06 455 41 354 partita iva 05831140966 Bussola del mese — Local 23 Bussola del mese — Global 40 Leonardo Tricarico e Gregory Alegi 33 Alessandro Politi il barone rosso Paper 38 Michela Della Maggesa Piccole grandi imprese 48 Roberto Battiston Ecco l’agenda dell’aerospazio italiano 39 Andrea Margelletti Strategicamente 50 Michela Della Maggesa Samantha in space 44 Alberto Cattaneo Casa di vetro 52 Paolo Puri Una cabina d’energia 59 Roberto Vittori Pensieri spaziali 56 Marcello Spagnulo Tra gps e Galileo spunta la Cina 28 Passepartout Dopo il flop Nato. Strategie italiane per avere successo 20 54 Michele Pierri Bolden e la lezione romana 26 Mirco Zuliani L’alleanza atlantica e le nuove crisi 13 Gregory Alegi Food for flight 36 Leonardo Tricarico Air power in contesto urbano: profili e problemi Linea aerotattica, lezioni per il futuro 10 Bruno Franchi Norme e tutele per cieli più sicuri Airpress Agenzia stampa aeronautica tecnica politica RUBRICHE 62 Melissa Hathaway sfida-cyber, non siamo ancora pronti Rivista fondata da Fausto Alati Direttore responsabile Flavia Giacobbe Direttore editoriale Alessandro Cornacchini Redazione Michela Della Maggesa hanno collaborato Michele Pierri, Marco Andrea Ciaccia Progetto grafico Nom de Plume Impaginazione e grafica Essegistudio Per comunicati, abbonamenti, pubblicità [email protected] Consiglio di amministrazione Presidente Gianluca Calvosa Consiglieri Giovanni Lo Storto, Chicco Testa, Brunetto Tini Per le riproduzioni di testi e immagini appartenenti a terzi, l’editore è a disposizione degli aventi diritto non potuti reperire nonché per eventuali non volute omissioni e/o errori di attribuzione e riferimenti 60 Ezio Bussoletti Il dito e la luna 61 Marco Andrea Ciaccia Cybernetics 64 Save the date Recapito a cura di TNT Post [email protected] Numero chiuso in redazione il 16 ottobre 2014 Finito di stampare il 20 ottobre 2014 Stampato in Italia Marchesi Grafiche Editoriali Spa via Flaminia 995/997 00189 Roma contributors Carmine America Si occupa di intelligence economica per il settore Difesa e Aerospazio. Ha maturato esperienze professionali presso Mbda, lo Stato maggiore della Marina e la commissione Disarmo e sicurezza internazionale dell’Assemblea generale Onu. Ha scritto in tema di competizione industriale per il sito istituzionale del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica Reggio Emilia. Dal 1999 presidente dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo. Ha collaborato con il ministero dei Trasporti e della navigazione in qualità di esperto del settore aeronautico; ha fatto parte di commissioni ministeriali di studio in materia di sicurezza del volo e per la riforma del codice della navigazione (parte aerea). È autore di numerose pubblicazioni su temi di diritto aeronautico, aviazione civile e sicurezza del volo Leonardo Tricarico Melissa Hathaway Roberto Battiston Presidente dell’Agenzia spaziale italiana. Ordinario di Fisica sperimentale presso l’Università di Trento. Per oltre 30 anni ha lavorato all’interno di collaborazioni scientifiche internazionali nel campo della Fisica sperimentale delle interazioni fondamentali agli acceleratori e studiando i raggi cosmici dello spazio. Presidente della commissione dell’Infn per la Fisica astroparticellare e membro del Trento institute for fundamental physics and application Presidente di Hathaway global strategies llc è senior advisor del Belfer center presso la Harvard Kennedy School, senior fellow del Potomac institute for policy studies e distinguished fellow al Centro internazionale per l’innovazione della governance in Canada. Ha guidato la Comprehensive national cybersecurity initiative (Cnci) dell’amministrazione George W. Bush e la Cyberspace policy review del presidente Obama. Recentemente è stata nominata alla Commissione globale per la governance di Internet (“Commissione Bildt”) Paolo Puri Bruno Franchi Docente di Diritto aeronautico presso l’Università di Modena e spazio e di infrastrutture critiche. Precedentemente, ha svolto gli incarichi di Capo ufficio Relazioni internazionali dello Stato maggiore della Difesa e dello Stato maggiore dell’Aeronautica Colonnello dell’Aeronautica militare, lavora presso l’Ufficio del consigliere militare del presidente del Consiglio dal 2012 dove si occupa principalmente di attività strategiche, di questioni inerenti allo Presidente della Fondazione Icsa. Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica dal 2004 al 2006. Ha ricoperto il ruolo di consigliere militare con tre diversi presidenti del Consiglio dei ministri (D’Alema, Amato e Berlusconi) ed è stato Comandante della 5^ Forza aerea tattica alleata della Nato e vicecomandante della Forza multinazionale nel conflitto dei Balcani (1999) Mirco Zuliani Vice comandante del Comando alleato per la trasformazione (Act) di Norfolk. Pilota di F-104 . Già addetto italiano alla Difesa negli Stati Uniti ( 2006-2009) e comandante italiano del Caoc di Poggio Renatico, ente responsabile della “Air Policing” del sud Europa. Dal 7 giugno 2011 ha assunto l’incarico di comandante del Centro sperimentale volo di Pratica di Mare. Insignito della medaglia militare aeronautica d’oro di lunga navigazione, delle medaglie Nato per le operazioni connesse alle crisi nell’ex Jugoslavia e in Kosovo Aviazione Volo, incidenti e miti da sfatare Il trend degli incidenti è in calo, con alcuni dolorosi picchi quali quello che risulterà dall’estate appena trascorsa. Il progresso tecnologico ha avuto un ruolo positivo, ma appare evidente che c’è dell’altro. Già nel 1991 l’Aeronautica militare volle costruire un organo deputato a occuparsi di prevenzione incidenti: l’Ispettorato per la sicurezza del volo (Isv). Per il prossimo futuro una cosa è certa: l’Am non transigerà sulla sicurezza Eugenio Lupinacci generale di brigata aerea e ispettore alla Sicurezza volo dell’Aeronautica militare Si può azzerare il rateo degli incidenti? È l’obiettivo di tutti gli operatori della sicurezza del volo, anche se i tragici eventi del mese di agosto sembrano frustrare gli sforzi che pure sono stati posti in essere. Ma cosa dicono le statistiche? Dal grafico si coglie che il trend degli incidenti è in costante calo, con alcuni dolorosi “picchi” quali quello che risulterà dall’estate appena trascorsa. Certamente il progresso tecnologico, con annesso l’aggiornamento dei mezzi a disposizione, ha avuto un ruolo positivo, ma appare evidente che c’è dell’altro. Nel 1991 l’Aeronautica militare volle costituire un organo espressamente deputato a occuparsi di prevenzione incidenti: l’Ispettorato per la sicurezza del volo (Isv). Fin dal momento della sua costituzione l’Isv, organico all’Aeronautica militare ma con competenza sugli incidenti occorsi a tutti gli aeromobili militari, è stato pensato per porre l’elemento umano al 4 centro della sua attenzione. Vennero identificate delle strategie e poste in essere linee d’azione che avevano come obiettivo la generazione di un clima interno “naturalmente” recettivo delle tematiche di Sicurezza del volo (Sv). Tale “clima Sv” non doveva certo mettere in discussione i compiti della Forza armata, semmai facilitarne l’esecuzione in un perimetro ove il focus fosse incentrato sull’elemento umano. Questo concetto venne sintetizzato nello slogan “operatività in sicurezza”. Gli elementi alla base del processo di instaurazione del “clima Sv” furono: –rendere premiante la volontaria comunicazione degli errori commessi e la capillare diffusione delle “vicende vissute” con naturale identificazione di strategie correttive; –operare una netta separazione tra errore umano (da comunicare senza falsi pudori a beneficio di tutti) e indisciplina/violazione ottobre 2014 RATEO INCIDENTI DI VOLO TOTALI • 1974–2013 4,5 4,0 Rateo ogni 10mila ore di volo 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 0,0 delle norme (da perseguire con gli applicabili strumenti senza indulgenze o coperture corporative); –formazione ab initio sulla sicurezza del volo, anche per categorie diverse da quella dei piloti; –costante aggiornamento, con indottrinamenti mirati in occasione dei vari step formativi e di comando/gestione; –rafforzamento di un’organizzazione funzionale di sicurezza del volo con articolazioni a ogni livello di comando; –introduzione di metodologie specifiche, quali il risk management, il Crew resource management (Crm) e Critical incident stress management (Cism); –filo diretto con i reparti di volo, per identificare problematiche e fornire ausilio per iniziative di prevenzione: piani di prevenzione, procedure di reazione a incidenti o iniziative relative a tematiche specifiche quali Foreign object da49 mage (Fod), Mid-air collision avoidance (prevenzione di collisioni a terra e in volo attuata tramite piani mirati) e Runaway incursions (ingressi non autorizzati di uomini e/o mezzi nelle aree di manovra). Grazie a tutto ciò la desiderata mentalità dominante, naturalmente orientata verso la sicurezza, si è progressivamente consolidata. Chi scrive ritiene che, oltre a strumenti organizzativi e tecnici, questo sia stato l’elemento vincente alla base del contenimento degli incidenti e che, nel prossimo futuro, sarà fondamentale nell’affrontare le problematiche generate dall’evoluzione di alcune situazioni (incremento del traffico, diminuzione delle risorse, invecchiamento di alcuni velivoli). Una cosa è certa infatti: l’Aeronautica militare non transigerà sulla sicurezza e, anzi, continuerà a sforzarsi per identificare ogni prospettiva di affinamento. IL METODO CRM Crew resource management, metodologia di origine Nasa per prevenire il fallimento di comunicazione interpersonale, leadership e decision-making. Implica maturazione di conoscenze e abilità negli ambiti di situational awareness, problem solving, decision making e lavoro di team IL METODO CISM Critical incident stress management è la disciplina dei metodi di intervento sui singoli e sui gruppi dopo eventi fonte di acuto stress FOREIGN OBJECT DAMAGE Foreign object damage: danni generati da oggetti esterni. La prevenzione implica azioni che vanno dalla pulizia dei piazzali e degli ambienti fino alla gestione controllata degli utensili e degli oggetti personali 5 Aviazione Il professionismo non è una medaglia Daniele Locatelli pilota militare e sportivo Di fronte agli incidenti degli ultimi mesi non bisogna cadere nel qualunquismo di definire tutto come pericoloso, di imporre restrizioni prima di aver investigato o analizzato i comportamenti, le cause e – se individuate – le differenti responsabilità. Il volo è da sempre associato all’immagine del pilota temerario che sfida la legge di gravità senza temere la morte. Nulla è più sbagliato se si pensa al pilota come professionista, sia che voli per mestiere sia che lo faccia per passione. Volendo grossolanamente suddividere i piloti per categorie si trovano i militari, i commerciali e gli sportivi (aviazione generale o ultraleggeri). Come in ogni comunità non vi sono categorie “buone” o “cattive”, ma piloti con un approccio serio e altri che dovrebbero dedicarsi a una differente attività per il bene proprio e soprattutto degli altri. Questo articolo è stato scritto da chi ha la fortuna di conoscere sia il mondo militare sia quello dell’aviazione sportiva, e pensando a due persone carismatiche che ci hanno di recente lasciato a causa di incidenti. Pur nascendo come appassionati, Francesco Fornabaio e Filippo Roncucci 6 erano diventati piloti acrobatici di valore praticando e predicando meticolosità della preparazione e rigido rispetto delle regole, senza improvvisare. Volare comporta infatti dei rischi, che però possono e devono essere mitigati attraverso un approccio legato ai principi della Sicurezza del volo (Sv). Questa non può essere appannaggio delle aviazioni militari o delle compagnie aeree, ma deve essere instillata in tutti sin dalle prime lezioni di volo. La letteratura in questo campo è vasta, ma la maniera più efficace per diffonderne la consapevolezza è l’esempio. La Sv è sinonimo di quella professionalità che porta a valutare sempre i rischi che si possono presentare per capire se valga la pena correrli. Professionalità che, preparando la missione “a tavolino”, fa analizzare il contesto in cui andrà svolta, le caratteristiche della macchina, se l’attività ricada all’interno dell’inviluppo di volo e come eseguirla correttamente, prendendo i necessari margini di sicurezza. Questi sono concetti che l’Aeronautica militare ha fatto propri da almeno vent’anni e che l’hanno portata a ridurre drasticamente il numero di inconvenienti e incidenti, ottobre 2014 UNA JUST CULTURE Da qualche anno lo Stato maggiore ha istruito i reparti a organizzare incontri con le realtà aeronautiche che operano nelle aree loro adiacenti. In questi incontri si parla di principi, di regole, di gestione del rischio e dello stress, di incidenti o inconvenienti con un approccio da collega a collega ponendo l’Italia tra le nazioni più virtuose. È stato un cambio di mentalità così efficace da suggerire a diffonderne procedure e concetti al di fuori delle basi. Da qualche anno lo Stato maggiore ha istruito i reparti a organizzare incontri per la Sv con le realtà aeronautiche (118, aeroclub, associazioni) che operano nelle aree loro adiacenti. In questi incontri, che riscuotono ampio consenso, si parla di principi, di regole, di gestione del rischio e dello stress, di incidenti o inconvenienti con un approccio da collega a collega, senza nascondere nulla perché – dato che gli errori capitano anche a chi opera seriamente – è importante capire cosa fare per non ripeterli. Si tratta di applicare quei concetti di comunicazione e ammissione degli errori umani tipici di questa professione, senza temere ritorsioni se si è agito seriamente: è la “Just culture”. In questi anni regole sempre più rigide, spesso non legate a effettiva Sv, hanno spinto molti a operare sulle aviosuperfici, nate nel 1971, che oggi sono quasi 200. Per l’articolo 701 del Codice della navigazione queste sono “aree, diverse dagli aeroporti, 49 LA QUESTIONE AVIOSUPERFICI Anche se molte aviosuperfici sono poco più che prati, la differenza non sta nella qualità delle infrastrutture. In compenso, avio ed elisuperfici sono essenziali per molti compiti, compresi quelli di soccorso BEST PRACTICE A RISCHIO Quante best practice si sono perse per sfuggire alla miriade di divieti che incombe sull’Aviazione generale? A chi spetta agire affinché enti e autorità siano percepiti come “amici” da coinvolgere nella risoluzione delle problematiche giornaliere e non come “nemici” da evitare fin quando ormai è troppo tardi? non appartenenti al demanio aeronautico” e “disciplinate dalle norme speciali, ferme restando le competenze dell’Enac in materia di sicurezza”. Anche se molte aviosuperfici sono poco più che prati, la differenza non sta dunque nella qualità delle infrastrutture. In compenso, avio ed elisuperfici sono essenziali per molti compiti, compresi quelli di soccorso. Resta necessario porsi qualche domanda. Sulle aviosuperfici vi sono gli stessi standard richiesti all’Aeronautica generale? Quali regole è opportuno applicare anche alle aviosuperfici e di quali, invece, si può fare a meno? Quante best practice si sono perse per sfuggire alla miriade di divieti che incombe sull’Aviazione generale? A chi spetta agire affinché enti e autorità siano percepiti come “amici” da coinvolgere nella risoluzione delle problematiche giornaliere e non come “nemici” da evitare fin quando ormai è troppo tardi? Insomma: attenzione a non buttare il bambino con l’acqua sporca. 7 Aviazione Si fa presto a dire ultraleggero Stefano Mavilio responsabile comunicazione Tecnam Pendolare, tre assi, due assi, motoalianti, autogiro, aeromobile, attrezzo sportivo, deltaplano, parapendio, velivolo leggero, ultraleggero, “light”, “ultralight”, “microlight”. Tutti questi sono nomi di macchine volanti, di “apparecchi” che volano, ciascuno molto diverso e con proprie caratteristiche. Prima degli anni 80 la questione era abbastanza semplice. Il Codice della navigazione all’articolo 743 stabiliva la nozione di aeromobile: “Per aeromobile si intende ogni macchina atta al trasporto per aria di persone o cose da un luogo a un altro. Le distinzioni degli aeromobili, secondo le loro caratteristiche, sono stabilite dal regolamento”. In perfetto stile italiano il tutto veniva demandato ai diversi regolamenti (per licenze, collaudi, certificati di aeronavigabilità ecc.) che di fatto mettevano fuori legge questi apparecchi, definiti “attrezzi sportivi”. Ma la voglia di volare, nonostante l’aumento dei costi dovuti alle varie crisi energetiche e un mercato nascente fatto di scatole di montaggio e apparecchi autocostruiti, fece crescere una corposa comunità di aspiranti “volatori” che si incontravano su campi predisposti per fare dei voli su questi “attrezzi sportivi” di fatto illegali. La dif8 ferenza con i velivoli di Aviazione generale era ampia: dalla grande semplicità (spesso anche ingenuità) costruttiva all’assenza di strumentazione, dalle velocità molto basse ai materiali molto economici. Nel 1985, la legge 106 nacque per disciplinare questo fenomeno sociale/sportivo, che incominciava anche ad occupare le aule dei tribunali, con sentenze a volte contraddittorie e paradossali. Nel colmare il vuoto normativo, il legislatore aveva due scelte: o equiparare questi “aeromobili minori” a quelli della definizione del Codice della navigazione, seppure con opportune distinzioni, o disciplinarli con una specifica fattispecie e una diversa natura giuridica. In maniera poco felice, per i piloti e per la logica giuridica, con soli quattro articoli prevalse la seconda dottrina. Il primo articolo della legge 106, infatti, definendo gli apparecchi per il “Volo da diporto o sportivo” (Vds) prende immediatamente le distanze dalla nozione di aeromobile del Codice della navigazione affermando che “gli apparecchi utilizzati per il volo da diporto o sportivo, sempreché compresi nei limiti indicati nell’allegato annesso alla presente legge, non sono considerati aeromobili ai sensi dell’articolo 743 del codice della ottobre 2014 CAOS ALL’ITALIANA L’articolo 743 del codice della navigazione definiva cos’è un aeromobile, demandando ai regolamenti le distinzioni tra categorie navigazione”. Ma se l’articolo 743 dice appunto che “per aeromobile si intende ogni macchina atta al trasporto per aria di persone o cose da un luogo a un altro” come si fa a escludere un parapendio, un deltaplano o un autogiro? Non vanno forse per aria questi “mezzi”, trasportando persone o cose? E gli apparecchi di Aviazione generale, quando se ne fa un uso privato (non di trasporto pubblico di persone e senza fine di lucro) non fanno forse voli da “diporto” o “sportivi”? Era quindi solo il modo per allontanarli dalla definizione dei tradizionali “aeromobili”. Da qui forse nasce la grande confusione che ancora oggi prevale nel settore. Nel 1988 il Dpr 404 attribuiva all’Aero club d’Italia tutte le attività di formazione dei piloti e controllo sui velivoli, definendo i campi di volo e le ore necessarie per conseguire un attestato legalmente riconosciuto che consentisse il pilotaggio. Con un decreto del 1991 si stabilirono le “caratteristiche degli apparecchi Vds”, tra le più significative: strutture al massimo biposto, “peso massimo al decollo (la somma del peso dell’aeromobile a vuoto, apparecchiature, equipaggiamenti e liquidi non consumabili, del combustibile, dei passeggeri, dell’equipaggio e del bagaglio) non su49 LEGGE 106 DEL 1985 La legge 106/1985 nacque per disciplinare il crescente fenomeno del volo da diporto e sportivo, colmando il vuoto normativo e attribuendo agli “aeromobili minori” una diversa fattispecie e natura giuridica UNA POSSIBILE SOLUZIONE L’ideale sarebbe partire da una definizione unica di “aeromobile”, ma con una gradualità di regolamentazioni a seconda degli usi (privato, pubblico, lavoro, acrobatico, sportivo), utilizzando parametri come il “carico alare” e il rapporto peso/potenza periore a 500 chili per mezzi anfibi e idrovolanti” e “velocità di stallo, senza potenza, non superiore a 65 km/h”, oltre a requisiti specifici per i “piloti”. Dal punto di vista giuridico il doppio salto del legislatore continuava con un carpiato, modificando l’articolo 1 della legge 106, continuando a negare la natura di aeromobili di questi apparecchi, ma con un’eccezione: “Gli apparecchi di cui al comma precedente, eccedenti i limiti indicati nell’allegato annesso alla presente legge, sono soggetti alle disposizioni vigenti in materia di aeromobili”. Quindi la stessa macchina, se con un peso e velocità di stallo superiori viene considerata un aeromobile (ma con costi di certificazione molto superiori). L’aver scisso il mondo dell’aviazione da diporto e sportiva in due grandi categorie, velivoli certificati e velivoli Vds, non ha fatto bene. Sarebbe opportuno partire da una definizione unica di “aeromobile”, ma con una gradualità di regolamentazioni a seconda degli usi (privato, pubblico, lavoro, acrobatico, sportivo); ciò potrebbe evitare la confusione attuale, magari utilizzando parametri più significativi del peso e della velocità come potrebbero essere il “carico alare” e il rapporto peso/ potenza. Ci penserà l’Easa? 9 Aviazione norme e tutele per cieli più sicuri Bruno Franchi presidente dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo Nel 2014 l’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv) ha celebrato i primi quindici anni di vita. Essa fu infatti istituita con il decreto legislativo 25 febbraio 1999 n. 66 (successivamente modificato dal decreto del presidente della Repubblica 5 ottobre 2010 n. 189), in attuazione della direttiva comunitaria 94/56/Ce del Consiglio del 21 novembre 1994. L’Ansv è l’autorità investigativa per la sicurezza dell’aviazione civile dello Stato italiano: si tratta di un ente pubblico, caratterizzato da ampia autonomia, posto in posizione di terzietà rispetto al sistema aviazione civile, a garanzia della obiettività del proprio operato, così come richiesto dalla citata direttiva 94/56/Ce, oggi sostituita dal regolamento Ue n. 996/2010 del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 ottobre 2010. Quest’ultimo, peraltro, riprende estesamente i principi contenuti nell’Annesso 13 “Aircraft accident and incident investigation” della Convenzione relativa all’aviazione civile internazionale. All’Ansv sono demandati i seguenti 10 compiti: svolgere, a fini unicamente di prevenzione (quindi non di accertamento di eventuali responsabilità), le inchieste di sicurezza relative agli incidenti e agli inconvenienti occorsi ad aeromobili dell’aviazione civile, emanando, se necessario, le opportune raccomandazioni di sicurezza; svolgere attività di studio e di indagine per assicurare il miglioramento della sicurezza del volo. Trattandosi di un’autorità investigativa, all’Ansv non sono demandati compiti di regolazione, controllo e gestione del sistema aviazione civile, che rientrano tra le competenze di altri soggetti aeronautici. Con il decreto legislativo 2 maggio 2006 n. 213 all’Agenzia è stato attribuito anche il compito di istituire e gestire il “Sistema di segnalazione volontaria” (voluntary report), di cui alla direttiva comunitaria 2003/42/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 giugno 2003, oggi abrogata dal regolamento Ue n. 376/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio del 3 aprile 2014. ottobre 2014 Un punto di partenza Giuseppe Leoni presidente dell’Aero club d’Italia Nell’ultimo periodo si sono verificati dei gravi incidenti, che attraverso un’errata informazione da parte della stampa (e non solo), hanno creato un clima di insicurezza, mettendo in dubbio la preparazione e il percorso didattico dei piloti del Vds. L’Aero club d’Italia è l’ente regolatore per il settore del volo da diporto sportivo a motore (ultraleggeri max 450 Kg al decollo) e il Vds senza motore (deltaplano, parapendio). Si occupa di rilasciare gli attestati di volo, identificare gli apparecchi, certificare gli istruttori e le scuole, il tutto grazie a una rete di oltre 150 Aero club federati e altrettanti enti aggregati distribuiti su tutto il territorio nazionale. Anche nell’anno 2013 si erano registrati 15 decessi (11 piloti e 4 pax). Tuttavia non è possibile formulare una statistica esatta degli incidenti/ore volate, in quanto non è previsto da nessuna norma il riporto delle ore volate da parte dei piloti. Allo stato attuale, quindi, si dispone di dati attendibili solo per gli incidenti con vittime, mentre i pochi dati disponibili sugli incidenti non mortali e sugli inconvenienti di volo non possono essere ritenuti significativi, anzi, vista la loro esiguità, possono essere considerati fuorvianti rispetto a quanto realmente accade. I dati riportati dimostrano chiaramente che il settore Vds in Italia, negli anni, si è sviluppato con un crescendo costante, raggiungendo numeri elevati, tanto che, allo stato attuale, la flotta Vds a motore italiana risulta tra quelle più estese a livello europeo. Per contro, nel volo a motore il numero degli incidenti mortali si è mantenuto pressoché costante negli anni, mentre nel volo In sostanza, la “missione” dell’Ansv può identificarsi con la “tutela della pubblica incolumità”, attraverso lo svolgimento di una efficace azione di prevenzione in campo aeronautico, nei limiti del mandato a essa assegnato. L’Ansv è anche dotata di avanzati laboratori tecnologici, tenuti costantemente aggiornati allo stato dell’arte, per la lettura dei dati dei Flight data recorder (Fdr) e dei Cockpit voice recorder (Cvr); di tali laboratori si avvalgono per le rispettive esigenze investigative anche autorità straniere che non ne dispongono. I risultati delle inchieste dell’Agenzia, le raccomandazioni di sicurezza emanate (quelle di maggior interesse generale), nonché il “Rapporto informativo annuale sull’attività svolta e sullo stato della sicurezza dell’aviazione civile in Italia” sono disponibili nel sito web istituzionale (www.ansv.it). Con il citato regolamento Ue n. 996/2010 le prerogative e i poteri delle autorità investigative europee per la sicurezza dell’aviazione civile sono stati sensibilmente rafforzati. In passato, infatti, in 49 libero è nettamente diminuito. In definitiva, pertanto, si può affermare che il numero degli incidenti nell’ambito del Volo da diporto o sportivo, nel tempo, è proporzionalmente diminuito. Segno evidente che la crescita numerica è stata accompagnata, oltre che da una maggiore affidabilità degli apparecchi, anche da una crescita professionale dei piloti, certamente frutto degli sforzi fatti dall’Aeci nel divulgare la cultura Sv e nel supervisionare sia l’attività addestrativa svolta dalle scuole di volo sia quella svolta dagli Enti affiliati. I risultati conseguiti, tuttavia, non devono essere considerati come un punto d’arrivo, bensì come un punto di partenza e un elemento di stimolo per migliorare ulteriormente la sicurezza del volo Vds, con l’obiettivo di portare il numero degli incidenti quanto più possibile prossimo allo zero. molti Stati Ue, prevalentemente quelli di civil law, il regolare e tempestivo svolgimento dell’inchiesta di sicurezza veniva penalizzato dall’inchiesta dell’autorità giudiziaria, la quale, sulla base dei vigenti ordinamenti nazionali, poteva impedire o ritardare l’acquisizione da parte dell’autorità investigativa per la sicurezza dell’aviazione civile di elementi probatori fondamentali per l’accertamento delle cause dell’evento. Oggi l’inchiesta di sicurezza e quella dell’autorità giudiziaria hanno pari dignità, grazie soprattutto alle norme contenute nell’art. 12 del regolamento Ue in questione, che prevede, in sintesi, quanto segue: nel caso di accertamenti tecnici non ripetibili, l’autorità giudiziaria e l’autorità investigativa per la sicurezza dell’aviazione civile debbono mettersi d’accordo; nel caso di evidenze sottoposte a sequestro probatorio da parte dell’autorità giudiziaria, la citata autorità investigativa ha comunque accesso immediato e illimitato agli elementi di prova posti sotto sequestro, potendoli anche “utilizzare”. 11 Purtroppo si deve rilevare che malgrado le iniziative del ministero della Giustizia e dell’Ansv finalizzate a far conoscere e applicare il regolamento Ue n. 996/2010, molti magistrati ne ignorano ancora l’esistenza oppure stentano a valutarne correttamente l’impatto sulle norme del codice di procedura penale. Poiché quelle contemplate dal regolamento Ue n. 996/2010 rappresentano delle novità abbastanza dirompenti, è inevitabile che le stesse, per essere recepite, richiedano dei tempi non brevi, in quanto presuppongono, prima di tutto, un adeguamento culturale della magistratura alle novità. Malgrado la crescente mole di lavoro e di impegni, rimane gravissima la criticità dell’organico, derivante dai limiti imposti dalla normativa in materia di contenimento della spesa pubblica: su dodici investigatori previsti, ne sono rimasti infatti tre, in quanto, proprio in virtù dei limiti imposti in materia di turnover, non è stato possibile sostituire quelli usciti per raggiungimento 12 dei limiti di età. Già oggi l’inadeguatezza delle risorse sta purtroppo penalizzando il regolare assolvimento dei compiti di istituto, per cui l’Ansv ha sistematicamente rappresentato, nelle opportune sedi istituzionali, la necessità indifferibile di poter assumere, previa indizione di un concorso pubblico, tutti gli investigatori necessari per completare l’organico. Per quanto concerne infine la situazione finanziaria, va segnalato che nel 2013 il totale dei trasferimenti dallo Stato (unica entrata dell’Ansv) si è attestato a 3.495.161 euro (di cui 3.295.902 euro per spese obbligatorie e 199.259 euro per spese di funzionamento), rispetto ai 5.164.568 euro del 2001. Le proiezioni finanziarie allegate al bilancio di previsione relativo all’esercizio finanziario dell’anno 2014 evidenziano la necessità di intervenire sull’entità dei trasferimenti dello Stato, in relazione, soprattutto, all’auspicata crescita dell’organico degli investigatori. ottobre 2014 FoodforFlight Gregory Alegi Lo strano sapore del pesce È il 1956. Un Canadair north star decolla da Toronto per Vancouver, quasi 4mila chilometri più in là, sulle coste del Pacifico. I suoi quattro Rolls-Royce Merlin lo spingono a circa 500 chilometri orari. Senza film, musica o videogiochi, sono soprattutto i pasti a punteggiare il lungo volo che sorvola l’inospitale Grande nord. Pasti fin troppo importanti, perché i due piloti iniziano presto ad avvertire un malessere che si aggrava rapidamente. Lo stesso accade a metà dei passeggeri: tutti intossicati dal pesce avariato. La hostess, disperata, chiede aiuto ai passeggeri. Per fortuna tra questi c’è George Spencer, un ex pilota da caccia della Raf, che si siede ai comandi dell’aereo a lui sconosciuto. Ad aiutarlo c’è solo la moglie. Contro George si accaniscono la preoccupazione per il figlio, anche lui intossicato, gli incubi della guerra e persino una tempesta sul cielo di Vancouver. Alla fine, il North star riesce a posarsi senza danni sulla pista 08: tutti salvi. Se la storia sembra familiare, è perché è la trama di Flight into danger, film-tv scritto da Arthur Hailey (1920-2004) e poi divenuto il romanzo Runway Zero-eight. L’idea della doppia intossicazione venne a Hai49 ley, un inglese che aveva pre- Salmone al gratin stato servizio militare nella Raf dal 1939 al 1947, durante Ingredienti 4 tranci di salmone fresco un normale volo di linea, tra- 3-4 fette di pane raffermo sformandola poi in successo 1 ciuffo di prezzemolo anche grazie a una meticolosa 1 rametto di rosmarino 2 rametti di timo ricerca tecnica tipica di tutte le 1 spicchio di aglio sue opere. la buccia grattugiata di 1 In pochi anni le compagnie limone sale e pepe a piacere aeree presero precauzioni olio d’oliva per evitare casi analoghi. Per quanto l’avvelenamento da Preparazione pane, erbe arocibo di un intero equipaggio Frullare matiche, aglio e buccia – che sui voli più lunghi con- di limone. Aggiungere un tava allora tre piloti, motorista cucchiaio d’olio, sale, pepe e marconista – fosse remoto, e mescolare bene. Disporre i filetti sulla probabilità che a bordo ci la piastra, coprirli bene fossero altri piloti era ancora con il pane aromatizzato minore. La soluzione fu sem- premendo un po’ perché resti attaccato. Irrorare con plice: menù diversi per i piloti, altro olio e infornare a 180° evitando che una sola pietan- per 20-25 minuti o fino a za potesse metterli tutti fuori quando la superficie è ben combattimento. Tutto questo dorata. Servire ben caldo. non creò nessun problema a Hailey, che nel 1968 pubblicò Airport, da cui fu tratto nel 1970 l’omonimo film con Burt Lancaster e Dean Martin. Ma questa volta il colpevole era un terrorista. 13 Aviazione cronache di giorni neri Di fronte alla tragica sequenza di incidenti, l’aviazione sportiva si è sentita sotto attacco da parte di media e pubblico poco attenti. Lo dimostrano le dichiarazioni infuocate corse in quei giorni sui social media, che rivelano l’importanza di far dialogare la comunità degli appassionati di volo e quella, più vasta, della cittadinanza in genere. Per evitare stereotipi dall’una e dall’altra parte Riccardo Filippi pilota professionista e giornalista Il grido irrompe sulla tranquilla domenica della comunità aeronautica di Facebook, mentre gli utenti, al motto democratico di “one man, one post”, snocciolano foto e video di ogni tipo: è un “Noooo!” disperato, lacerante, di uno degli amministratori del gruppo “Piloti”, con circa 13mila membri, il maggiore tra gli appassionati di aviazione. È il 21 settembre, e Francesco Fornabaio ha da poco perso la vita al Lido di Venezia nel suo Xtreme 3000, al termine di una vite piatta che lo ha tragicamente e inspiegabilmente accompagnato fino al suolo. “No Francesco!”, echeggiano altri appassionati, mentre le prime notizie cominciano a diffondersi sul web, immediatamente linkate nei post degli appassionati. Dopo i tragici prodromi estivi (velivoli da diporto e sportivi Vds, i cosiddetti ultraleggeri, alianti, poi i due Tornado e ancora Vds), in statistica quanto accaduto tra il 20 e il 28 settembre è definito come un’alta densità di frequenza, ma per chi ha un cuore e condivide questa passione, il diabolico volgere degli 14 eventi toglie il fiato come in una tragedia greca. In particolare gli incidenti del Lido e di Mensanello – Fornabaio e Roncucci, amici e coetanei, campioni anche e soprattutto di umanità – sono come un poderoso “uno-due” allo stomaco. Un periodo nero, che sorprende anche per la preponderanza di incidenti mortali – sette le vittime nel periodo di riferimento – su aeromobili certificati. On line, tra i piloti Vds prevale il disorientamento: come andare ancora per aria a cuor leggero, quando piloti di questo calibro restano vittime di incidenti? Maggiore pacatezza tra i professionisti, come testimoniato dal post di Max Poggi su Filippo Roncucci: “Piango l’amico, l’uomo fantastico che era, e che per chi l’ha frequentato sarà sempre. Ma una cosa è certa: continueremo a volare, continueremo a fare ‘acro’, perché siamo piloti e lo faremo per noi, per il volo, per i piloti che ci hanno preceduto e che lo faranno dopo di noi”. Strana la dinamica dell’informazione: con l’inveottobre 2014 PERIODO NERO In statistica quanto accaduto tra il 20 e il 28 settembre è definito come un’alta densità di frequenza, ma per chi ha un cuore e condivide questa passione, il diabolico volgere degli eventi toglie il fiato come in una tragedia greca DISINFORMAZIONE Con l’investigatore dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo non ancora arrivato a Venezia, la stampa generalista già pontificava sull’incidente di Fornabaio, commisurando lo spazio in cronaca alla messe di notizie infauste stigatore dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo non ancora arrivato a Venezia, la stampa generalista già pontificava sull’incidente di Fornabaio, commisurando lo spazio in cronaca alla messe di notizie infauste. Era forse dalle trasvolate di Balbo che il Corriere della Sera non apriva su eventi aeronautici, ma il 23 settembre il primo quotidiano nazionale usciva in prima con il titolo “Cinque vittime in 72 ore: gli ultraleggeri sono sicuri?”. Nella faciloneria imperante del pezzo, enfatizzata dal titolista frettoloso (“Pochi controlli, i mini aerei sotto accusa”), vengono adombrati dubbi sulla manutenzione fai da te e sull’impreparazione dei piloti. Si indignano tutti: il periodico Volo Sportivo nella persona del direttore Biancorosso, Aopa Italia e Carlo Landi, a nome del progetto “Volare sicuri”. Com’è logico, si muove anche l’Aero club d’Italia, bacchettando il portavoce di un aeroclub periferico, che aveva affidato alla stampa locale commenti superficiali fino alla faziosità. 49 Ma soprattutto in rete compaiono formali richieste di rettifica indirizzate al direttore De Bortoli. Lo stesso Roncucci, alle 11.15 del 23 settembre, aveva postato in rete un messaggio severo contro l’autore dell’articolo. Nell’attesa poi, che qualche congiunto si occupi della chiusura dei profili delle persone decedute, il tempo si è come cristallizzato sulle loro pagine. Così, alle 18.15 del 21 settembre, Roncucci aveva sostituito la sua immagine di copertina con una foto aria-aria del proprio Pitts in formazione con l’Extra 300 di Fornabaio, senza immaginare che il suo commento accorato sarebbe anche divenuto il proprio epitaffio: “Non dovevamo salutarci così...! ... Ciao Grande”. E, sulla pagina di Irina Kostromskaya, l’inteprete che assisteva Roncucci per i contatti aeronautici in Russia e sua passeggera nell’ultimo volo, tra i post in cirillico spicca, alle 17.21 del 26 settembre, l’ultimo commento, in italiano: “FINALMENTE”, proprio così, tutto maiuscolo. Era appena arrivata a Mensanello. 15 Aviazione Sbatti l’incidente in prima pagina Gregory Alegi giornalista e storico Certezze assolute in tempi brevissimi e scarsa preparazione specifica: un cocktail sempre pericoloso, ma micidiale quando lo prepara un giornalista chiamato a scrivere di un incidente aereo. Eppure, che a cadere sia un grande bireattore di linea o un piccolo monoposto privato, il copione è sempre lo stesso: banalità, errori tecnici, giudizi estremizzati. Finché persino il Corriere della Sera mette in prima pagina l’incidente di un “ultraleggero”, che in realtà era un certificatissimo aereo acrobatico. Intendiamoci: la questione non è nuova. Nel 1918 un giornalista inglese, comodamente seduto presso il Comando supremo a Padova, raccontò la morte dell’asso Baracca sul Montello, a 50 km di distanza, con dovizia di dettagli che non aveva visto ma che a un secolo di distanza trovano plurime smentite in sede storica. Nel 1927 la stampa francese descrisse l’epica traversata oceanica di Nungesser e Coli, completa di sfilata trionfale sulla Broadway, ignorando che i due aviatori non erano mai giunti a destinazione. E ancora nel 16 1988 un altro quotidiano italiano riuscì a dipingere i piloti delle Frecce tricolori, appena colpite dalla tragedia di Ramstein, come una via di mezzo tra cowboy e frustrati. Le inesattezze scritte nell’estate 2014, insomma, vantano illustri precedenti. Ma perché questi errori si ripetono ogni volta in modo quasi identico? In primo luogo, i ritmi dell’informazione nell’era di Internet hanno fatto del tempo il fattore principale della notizia. Tra dirlo subito e dirlo bene, la scelta è chiara. Il timore del “buco” (come si chiama in gergo la notizia sfuggita) azzera le verifiche e induce a ricopiare quanto gira in rete, riformulandolo solo in termini formali. Inizia l’effetto valanga. I canali all-news iniziano a martellare i pochissimi elementi disponibili, mentre i caporedattori assegnano a più giornalisti il compito di riempire in qualche modo le pagine intere assegnate a tavolino. In quel momento (quando va bene!) gli investigatori tecnici stanno appena iniziando a raccogliere i dati obiettivi che saranno poi analizzati. È un compito lungo e delicato: ottobre 2014 i tempi della notizia Dall’arrivo sul luogo dell’incidente al recupero del relitto la checklist è di oltre 20 pagine, con tempi impossibili da sposare con quelli dell’informazione. Troppo presto per poter dire cose sensate L’impreparazione Mentre un direttore esiterebbe ad affidare il resoconto di una gara di Formula 1 a chi normalmente segue il calcio, l’aviazione è ritenuta alla portata di chiunque abitualmente scriva di cronaca, politica, sport e magari moda ABC per giornalisti L’informazione non sensazionalistica è frutto del caso. Una soluzione sarebbe quella di fare formazione professionale con un’iniziativa congiunta tra chi vola e chi scrive dall’arrivo sul luogo dell’incidente al recupero del relitto la checklist è di oltre 20 pagine, con tempi impossibili da sposare con quelli dell’informazione. Troppo presto per poter dire cose sensate. Così, mentre i tecnici lavorano in silenzio, in poche ore si consolida una narrativa imprecisa ma che crea un’impressione difficile da scalzare. Il quadro è reso più complesso dal fatto che la stampa stenta a comprendere la specificità del mondo del volo, civile o militare che sia. Così, mentre un direttore esiterebbe ad affidare il resoconto di una gara di Formula 1 a chi normalmente segue il calcio, l’aviazione è ritenuta alla portata di chiunque abitualmente scriva di cronaca, politica, sport e magari moda. Così il giornalista finisce per farsi un giro in rete, senza saper riconoscere i siti utili (e ce ne sono!) dai forum con chiacchiere da bar, adotta un linguaggio pseudotecnico (e giù carlinghe, flap, ultraleggeri) e condisce il pezzo con considerazioni sul pilota (che può essere eroe o incosciente, ma senza mezze misure). Persino trovare l’esperto da virgoletta49 re è difficile per chi non abbia un’infarinatura dell’ambiente. Cosa fa l’Enac? In cosa differisce dall’Enav? Che differenza corre tra cercare le cause e cercare le colpe? E quale giudizio può dare l’esperto avendo a disposizione solo la prima notizia d’agenzia, con tutti i limiti già ricordati? Se le cose stanno così, l’informazione non sensazionalistica è frutto di casi rari: un giornalista che sapeva a chi rivolgersi, un altro che conosceva il pilota deceduto, e così via. Di solito, però, la confusione prevale. Contro l’articolo del Corriere della Sera sull’incidente mortale di Fornabaio a Venezia i piloti hanno levato gli scudi, facendo una segnalazione nominativa al direttore e all’Ordine dei giornalisti. Una soluzione più utile, soprattutto in prospettiva, sarebbe quella di fare formazione professionale con un’iniziativa congiunta tra chi vola e chi scrive. Perché, quando il tempo è poco, è bene conoscere già l’abc del proprio soggetto. 17 Aviazione Quella Just culture che ci manca Carlo Landi generale di Divisione aerea (aus.) e coordinatore di Volare sicuri La liturgia è consunta e quasi noiosa. Cade un aereo da turismo (Ag) o da acrobazia e scattano giornali ed “esperti”. I media lo definiscono quasi sempre ultraleggero (come confondere una nave da crociera con una barca a vela!) e le illazioni fanno sorridere se non ci fosse da piangere. Si parla di mancanza di controlli, avventatezza, si invocano regole più rigide e più severe, dimenticando che, per burocrazia, esami e documenti richiesti, la nostra aviazione turistica è già la più controllata (qualcuno dice vessata) d’Europa. Dopo due giorni tutto torna come prima, fino al prossimo incidente. Sotto la pressione emotiva sfugge l’elemento che gli esperti giudicano fondamentale per la Sicurezza del volo (Sv): la prevenzione. Tanti enti governativi si interessano di sicurezza del volo in Italia: oltre al ministero dei Trasporti, l’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo, che agisce come un medico patologo. Dopo un incidente, l’Ansv spiega perché sia avvenuto, l’Ente nazionale aviazione civile (Enac) che emana regole e direttive sulla Sv, svolge visite di verifica e irroga sanzioni agli inadempienti. Questo per i velivoli certificati, ma non per gli ultraleggeri (Vds) 18 che contano oltre 43mila (quarantatremila!) attestati di volo e oltre 10mila apparecchi a motore, simili o più avanzati di un “velivolo da turismo”. Un sistema che non sembra riesca a evitare che ogni weekend di tempo bello uno o più velivoli Ag o Vds abbiano un incidente. Al rigore formale e documentale non sembra far riscontro un’attività di diffusione di cultura del volo e della prevenzione. Pare che poco o nulla si metta in atto di quella che l’esperto Sv prof. James Reason chiama “Just culture” e indica come uno dei metodi più efficaci per prevenire gli incidenti aerei. In sintesi Just culture vuol dire diffondere cultura e conoscenza del volo, permettere a chi ha avuto un inconveniente di raccontarlo senza temere di essere perseguito. La potremmo chiamare prevenzione proattiva, basata non sul timore di sanzioni, ma su convincimenti e conoscenze di ciascun pilota o tecnico. Chi vola per professione applica da tempo la Just culture: Aeronautica militare (Am) e linee aeree usano numerose risorse per indottrinare tecnici ed equipaggi su situazioni a rischio e metodi per limitarle. Il rapporto tra addetti alla sicurezza e piloti è intorno a 3:1, cioè per ogni tre piloti c’è un addetto alla preottobre 2014 Chi garantisce la sicurezza In Italia si occupano della sicurezza del volo: oltre al ministero dei Trasporti, l’Agenzia nazionale sicurezza volo che agisce come un medico patologo. Dopo un incidente, l’Ansv spiega perché sia avvenuto, l’Ente nazionale aviazione civile (Enac), che emana regole e direttive sulla Sv, svolge invece visite di verifica e irroga sanzioni agli inadempienti. Questo per i velivoli certificati, ma non per gli ultraleggeri (Vds) che contano oltre 43mila attestati di volo e oltre 10mila apparecchi a motore, simili o più avanzati di un “velivolo da turismo”. Un sistema che non sembra riesca a evitare che ogni weekend di tempo bello uno o più velivoli Ag o Vds abbiano un incidente La visione di James Reason In Italia manca quella visione che l’esperto di Sv prof. James Reason chiama “Just culture” e che indica come uno dei metodi più efficaci per venzione che non sanziona, ma aiuta a svolgere il proprio lavoro con minor rischio. Con lo stesso metro per Ag e Vds ci dovrebbero essere almeno 3.333 addetti! Ma per aviazione da turismo e ultraleggera, prevenzione e Just culture sono di là da venire. L’addestramento è minimo e la preoccupazione è di essere sanzionati al primo inconveniente. Un pilota Vds mi chiese: “Che succede se dichiaro emergenza? Mi fanno pagare qualcosa?”. Per evitare controlli si nascondono gli incidenti. E non è facile fare Just culture in questo ambito: almeno 7-8mila ultraleggeri a motore (oltre a parapendio e deltaplani) più 500 velivoli Ag sono sparsi su centinaia di campi e aviosuperfici. Senza dimenticare che sempre più piloti volano per proprio conto, fuori degli aeroclub tradizionali, per limitare i costi. L’Am svolge briefing sulla convivenza tra velivoli militari e velivoli da turismo o ultraleggeri per evitare interferenze. Azione encomiabile, ma che non risolve il problema quando i campi sono lontani da basi dell’Am e non c’è tempo per argomenti fondamentali: fisiologia del volo, comportamento della mente, volo con bassa visibilità, ammaraggi di emergenza, piani49 prevenire gli incidenti aerei. Vuol dire diffondere cultura e conoscenza del volo, permettere a chi ha avuto un inconveniente di raccontarlo senza temere di essere perseguito. La potremmo chiamare prevenzione proattiva, basata non sul timore di sanzioni, ma su convincimenti e conoscenze di ciascun pilota o tecnico Il progetto Attraverso il progetto “Volare sicuri,” aviatori esperti hanno messo a disposizione di chi “vola per passione” le proprie conoscenze e cultura. Chi tiene gli incontri Volare sicuri ha un’esperienza di migliaia di ore di volo in ogni condizione. I seminari sono gratuiti e liberi e ogni pilota partecipa senza vincoli associativi. La risposta è stata entusiastica, a riprova che i piloti Ag e Vds ci tengono alla sicurezza: oltre 2.200 piloti in 24 seminari, soprattutto oltre 10mila contatti Internet che hanno strutturato una rete per distribuire informazioni ed esperienze ficazione, spegnimento del motore. Anche Aeci ha da poco iniziato incontri, sempre presso basi Am, ma con forze umane e finanziarie sottodimensionate rispetto alla platea. Come provato in altri settori della sicurezza, un valido ausilio può venire dal volontariato. È il progetto “Volare sicuri”: aviatori esperti mettono a disposizione di chi “vola per passione” le proprie conoscenze e cultura. Chi tiene gli incontri Volare sicuri ha un’esperienza di migliaia di ore di volo in ogni condizione, come pilota civile o militare, è qualificato ufficiale per la sicurezza del volo e vola abitualmente con velivoli Ag o Vds. I seminari sono gratuiti e liberi e ogni pilota partecipa senza vincoli associativi. Nessuna sanzione, solo cultura e un volontario di Volare sicuri non ha i costi di un dipendente! La risposta è stata entusiastica, a riprova che i piloti Ag e Vds ci tengono alla sicurezza. Oltre 2.200 piloti in 24 seminari, soprattutto oltre 10mila contatti Internet che hanno strutturato una rete per distribuire informazioni ed esperienze. Una rete che, se irrobustita, può proteggere dagli incidenti. 19 bussola delmeselocal Una pista di 2.400 metri per lo scalo di Firenze Un P-180 per la Thailandia Adottato il Piano aeroporti L’Enac ha deciso che la nuova pista dell’aeroporto di Firenze sarà di 2.400 metri, più lunga di 400 metri rispetto al previsto. Dopo alcune verifiche, l’Ente ha valutato la lunghezza stabilita “ottimale sotto il profilo ambientale, infrastrutturale e delle performance degli aeromobili che saranno in uso, sia per motivi di sicurezza delle operazioni di volo, sia per evitare limitazioni del numero di passeggeri da imbarcare sui voli, o delle merci da trasportare”. Entro il 2030 il bacino di traffico previsto sulla Toscana sarà di 12 milioni di passeggeri (6,5-7 su Pisa e 4,5-5 su Firenze). Una delegazione della Reale forza aerea thailandese (Rtaf) e la Piaggio Aero hanno firmato un contratto per la fornitura al Paese asiatico di un velivolo P-180 in configurazione “aerofotogrammetria”. La delegazione thailandese ha anche visitato il 14° Stormo e il Centro addestramento equipaggi multicrew di Pratica di Mare, dove la delegazione ha acquisito informazioni sull’impiego del velivolo P-180 in seno all’Aeronautica militare e, in generale, nel comparto della difesa, nonché sulle capacità di addestramento che la stessa Aeronautica potrebbe offrire alla Rtaf. Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro Lupi, ha adottato il Piano nazionale degli aeroporti. Gli scali (Milano-Malpensa, Venezia, Bologna, Pisa-Firenze, Roma-Fiumicino, Napoli, Bari, Lamezia, Catania, Palermo e Cagliari) sono stati individuati secondo ruolo strategico, ubicazione territoriale, dimensione e tipologia di traffico, previsioni progetti europei Ten. Oltre a questi ne sono stati individuati 26 di interesse nazionale purché si verifichino due condizioni: che possano esercitare un ruolo definito e che siano in grado di raggiungere l’equilibrio finanziario. Air Canada, nuovo collegamento da Venezia Consegnato il 200° Aw139 costruito negli Usa Air Canada raddoppia a Venezia. Dalla prossima estate Air Canada rouge aprirà un nuovo collegamento per Montréal, affiancando il volo VeneziaToronto, che già opera da due anni. Il nuovo volo partirà il 14 maggio 2015, con due frequenze settimanali. Aumentano invece i voli per Toronto, che passeranno da tre a quattro la settimana. Entrambe le destinazioni saranno collegate con Boeing 767-300. “Il raddoppio da tre a sei voli settimanali da Venezia, in soli due anni viene incontro alla positiva risposta della clientela per il servizio” osserva Umberto Solimeno, direttore per l’Italia di Air Canada. Salgono a 200 gli Aw139 costruiti e consegnati dallo stabilimento Finmeccanica-AgustaWestland di Philadelphia. Il velivolo, in configurazione antincendio, è stato preso in consegna da Mitsui Bussan Aerospace. Con ordini per circa 800 unità provenienti da oltre 200 clienti e il traguardo di 1 milione di ore di volo raggiunto da circa 700 elicotteri in servizio, l’Aw139 rappresenta un riferimento per i ruoli di trasporto off-shore a supporto dell’industria petrolifera e del gas, oltre a essere considerato ottimale per un’ampia gamma di missioni. 20 Accordo tra Qatar airlines e Vueling su Fiumicino Qatar airlines e Vueling hanno firmato un accordo di interline per incrementare la gamma di soluzioni di lungo raggio da Fiumicino, dove Vueling opera voli diretti verso 40 destinazioni. L’accordo faciliterà i transiti da Roma fra questi voli e le due partenze quotidiane di Qatar airlines verso Doha. Un accordo simile riguarda anche i voli Qatar airlines a Barcellona, da dove Vueling raggiunge direttamente 121 destinazioni. “L’accordo con Vueling è un primo passo per offrire ai nostri clienti un accesso semplice, da e per l’Europa tramite Fiumicino e Barcellona El Prat” ha detto Akbar Al Baker, amministratore delegato di Qatar airlines. ottobre 2014 bussola delmeselocal All’aviazione dell’Esercito i primi due Ich-47F L’Esercito italiano ha ricevuto da AgustaWestland i primi 3 Chinook Ich-47F. La cerimonia di consegna si è svolta a Vergiate alla presenza del capo di Stato maggiore dell’Esercito, generale Claudio Graziano e del direttore di Armaereo, generale Domenico Esposito. I due elicotteri saranno utilizzati dal primo reggimento “Antares”. Il programma Ich-47F prevede un totale di 16 macchine, per sostituire il Ch-47C, in servizio dal 1973 e il relativo contratto include 5 anni di supporto logistico. Le consegne saranno completate nel 2017. Prima missione addestrativa per il T-346A L’addestratore avanzato M-346 di Finmeccanica-Alenia Aermacchi, che assume la denominazione di T-346A con l’Aeronautica militare, ha svolto a Lecce la sua prima missione addestrativa, con due istruttori del 61° Stormo. L’attività di volo, finora condotta unitamente dal Reparto sperimentale di volo dell’Am e da piloti collaudatori di Alenia Aermacchi, segna l’ingresso del velivolo nel nuovo sistema di addestramento. Il T-346A concretizza l’introduzione del sistema addestrativo Its (Integrated training system) e allo stesso tempo trasforma la formazione dei piloti militari destinati a velivoli di IV e V generazione. 49 New Livingston sospende i voli L’Enac ha ricevuto la comunicazione della compagnia New Livingston della decisione di sospendere le operazioni di volo e di restituire i velivoli alle società di leasing di appartenenza. Enac, nel prendere atto di quanto deciso dalla compagnia aerea, ha chiesto e ottenuto che New Livingston, in accordo ai regolamenti europei vigenti, si faccia carico della riprotezione di tutti i passeggeri già in possesso di biglietti fornendo, più in generale, tutte le dovute informazioni all’utenza. A seguito della comunicazione inoltre è stata sospesa al vettore la licenza di trasporto aereo. La Sardegna entra nel network di British Airways British Airways collegherà Londra con Cagliari e Olbia, a partire dalla prossima estate. Il 27 aprile 2015 il vettore lancerà il diretto Londra Gatwick-Cagliari, attivo con una frequenza di tre voli a settimana e, successivamente, dal 1° maggio, collegherà due volte a settimana Londra-Heathrow a Olbia. “Dalla prossima estate la Sardegna entrerà a far parte del network di British Airways”, ha detto Mark Moscardini, regional manager di British Airways per sud-est Europa e Nordafrica. I voli in partenza da Cagliari e Olbia saranno effettuati con gli A319. Alenia Aermacchi sceglie Williams International per l’M-345 Het Iawa: le donne dell’aerospazio si sono incontrate a Milano A seguito di un processo di selezione che ha incluso dettagliati studi preliminari e si è concluso con una formale Request for proposal aperta a molti costruttori, Finmeccanica-Alenia Aermacchi ha scelto l’Fj44-4M di Williams International per equipaggiare l’addestratore basico-avanzato M-345 Het (High efficiency trainer). Il motore è una versione modificata dell’Fj44-4A ed è in grado di generare una spinta di 3.400 libbre a bassi consumi di carburante. Le due società hanno già cominciato a lavorare assieme per l’integrazione del motore sul velivolo, prevista tra un paio d’anni. Appuntamento a Milano per l’International aviation womens association (Iawa), l’associazione nata alla fine degli anni 80 per sostenere le donne nel settore aerospaziale. L’appuntamento rappresenta un’occasione di incontro offerta dall’associazione per far discutere le donne che in tutto il mondo occupano posti dirigenziali nei diversi settori dell’industria del trasporto aereo, dall’ambito manifatturiero a quello legale, dall’ingegneria alla ricerca. Prima della tappa italiana, Iawa ha tenuto incontri a San Francisco, New York, Abu Dhabi e Shanghai. Nei prossimi mesi appuntamento a San Paolo, Montréal e Dubai. 21 bussola delmeselocal Turkish Airlines arriva a Bari Turkish Airlines ha annunciato la decisione di inaugurare nel 2015 la rotta Bari-Istanbul. Dopo Milano, Roma, Venezia, Bologna, Torino, Genova, Napoli, Catania e Pisa il capoluogo pugliese sarà così la decima destinazione in Italia servita da Turkish Airlines. La data dell’inaugurazione dipenderà dalla disponibilità degli aeromobili della flotta, in continua espansione. Con il prossimo collegamento tra Istanbul e Bari, Turkish Airlines riconferma così il suo ruolo di ponte tra est e ovest e ribadisce la sua volontà di investire in Italia e soprattutto al sud. Sea e Enav completano l’integrazione dell’A-Cdm Sea, società di gestione degli aeroporti di Milano Malpensa e Linate, ed Enav hanno completano l’integrazione dei sistemi per l’utilizzo della procedura A-Cdm. L’Airport collaborative decision making è una piattaforma che trasmette in tempo reale al network management operations centre di Eurocontrol le informazioni sullo stato di tutti i voli in partenza. La piattaforma A-Cdm è divenuta parte integrante del progetto Sesar (Single european sky Atm research) e verrà adottata in Europa come strumento di lavoro ufficiale in conformità agli standard di Eurocontrol. Accordo FinmeccanicaFincantieri su navi militari Nuovo cda per la Catullo L’assemblea degli azionisti di Catullo spa, che gestisce gli aeroporti di Verona e Brescia, ha nominato il nuovo cda, con mandato triennale. Paolo Arena è stato confermato presidente. L’assemblea ha visto rappresentata la nuova composizione dell’azionariato, che vede Aerogest primo azionista con il 47%, seguita da Save spa, con il 35%. Catullo nel 2013 ha riportato ricavi per oltre 37 milioni di euro e una perdita di 3,2. Entrano nel cda, oltre a Paolo Arena, Franco Sebastiani, Rita Carisano, Pieralfonso Fratta Pasini, Giovanni Lorenzetti, Paolo Simioni, in qualità di ad, Alessandra Bonetti, Fabio Gava e Matteo Testa. Due nuove sedi per Vitrociset Prima conferenza Easa in Italia Accordo tra Fincantieri e Finmeccanica per aumentare la competitività sul mercato, attraverso un’offerta integrata. In particolare, la collaborazione si svilupperà sfruttando le sinergie tecniche e commerciali tra l’unità di business navi militari di Fincantieri e le aziende del gruppo Finmeccanica (Selex Es, Oto Melara, Wass e Mbda Italia), che detengono competenze nei sistemi di combattimento, elettronica e sistemi d’arma navali e subacquei. Le due aziende studieranno poi la possibilità di creare una rete comune di fornitori di prodotti e componenti di base, al fine di ottenere adeguate sinergie e contribuire allo sviluppo delle Pmi italiane. 22 Vitrociset ha inaugurato due nuove sedi internazionali, a Kuala Lumpur e a Tolosa. “La decisione – fa sapere l’azienda – è in linea con la strategia di internazionalizzazione e di crescita per cogliere nuove opportunità sul mercato internazionale”. La sede di Tolosa, che fa capo a Vitrociset Belgium, ha la funzione di supportare l’azione di crescita delle business unit defense, homeland security, space & transport e government & industries. Kuala Lumpur permetterà di esportare anche nell’Estremo Oriente le competenze distintive dell’azienda per trasporto, difesa, sicurezza e spazio. L’Italia ha ospitato a Roma la prima conferenza sulla safety di Easa. L’occasione è servita a discutere dei progressi fatti nell’aviazione generale e delle prossime sfide per la semplificazione dell’intero settore. Alcune sessioni sono state dedicate ai velivoli senza pilota e allo spazio. I lavori sono stati aperti dal ministro britannico Grant V. Shapps e dal direttore dell’Easa Patrick Ky. Per l’Enac hanno partecipato il presidente Vito Riggio, il direttore generale Alessio Quaranta e il vice direttore generale Benedetto Marasà. ottobre 2014 bussola delmeseglobal L’F-22 debutta in una missione di bombardamento L’attacco avvenuto lo scorso 22 settembre in Siria ha rappresentato il debutto operativo del caccia da supremazia aerea di Lockheed Martin F-22, in una missione di bombardamento. Rischierato in passato in Giappone e negli Emirati arabi uniti, in occasione di forti tensioni internazionali, il Raptor ha utilizzato in Siria bombe Jdam a guida Gps, contro obiettivi non specificati dal Pentagono. L’Aeronautica americana ha attualmente in servizio 178 F-22. L’ultimo dei quali è stato preso in consegna dall’Usaf nel 2012. Consegnato un Atr 42-600 a Transnusa aviation mandiri Ixv si prepara al lancio L’Intermediate experimental vehicle, Ixv dell’Esa, integrato da Thales Alenia Space, è giunto a Kourou, dove sono iniziate le attività di preparazione al lancio, previsto a novembre. Per il progetto, Thales Alenia Space Italia è capocommessa ed è a capo di un consorzio formato da industrie europee, centri di ricerca e università. Ixv verrà lanciato da Vega. La separazione dal lanciatore avverrà a 320 km di quota. Ixv proseguirà l’ascesa fino a raggiungere la quota di 412 km per poi iniziare la fase di rientro. I dati raccolti contribuiranno allo sviluppo in Europa dei veicoli di rientro di nuova generazione. Boeing aumenterà il rateo produttivo del 737 Boeing incrementerà il rateo produttivo del 737, portandolo a 52 velivoli al mese entro il 2018. Una volta implementato il processo, dalle linee del costruttore usciranno 620 B737 l’anno. Oggi Boeing produce 42 aerei al mese nello stabilimento di Renton e arriverà a 47 nel 2017. Le previsioni di mercato indicano che i volumi di traffico crescenti genereranno una domanda di velivoli commerciali pari a 25mila single-aisle nei prossimi 20 anni. L’incremento di produzione del 737 va incontro alla domanda di aerei a corridoio singolo come il 737 Max e il 737 Next generation, che contano ordini per circa 9mila unità. Otto A330-200 per Iberia Accesi i motori del primo A400M tedesco La compagnia indonesiana Transnusa aviation mandiri ha preso in consegna il suo primo Atr 42-600. Il vettore, che ne ha opzionati altri tre, utilizzerà il turboelica nei collegamenti charter di tipo fly-in fly-out. “Utilizzare l’Atr per questo tipo di operazioni rappresenta un grande risparmio per le compagnie energetiche”. Ha detto Jodjana Juvenile, ceo di Transnusa. “Il velivolo aumenterà la loro efficienza, grazie a un maggior numero di frequenze sui siti interessati”. Il vettore, grazie all’introduzione della serie -600, potrà ottimizzare sia i costi di manutenzione sia quelli operativi. 49 Iag ha convertito l’opzione per 8 aeromobili Airbus A330-200 in ordine fermo per la compagnia controllata Iberia. La consegna degli aeromobili, che saranno equipaggiati con motori Ge Cf6, è prevista dalla fine del 2015. La flotta di Iberia – composta esclusivamente da aeromobili Airbus – comprende già 8 A330-300. Il vettore opera una flotta composta da soli aeromobili Airbus, tra cui 13 A319, 12 A320, 18 A321, 8 A330300, 8 A340-300 e 17 A340-600. Il 1° agosto scorso, i nuovi A330 sono stati annunciati insieme a un ordine per 8 A350-900. Questi aeromobili sostituiranno 16 A340. Il primo A400M per l’Aeronautica tedesca ha iniziato a Siviglia i collaudi finali, in vista della consegna. I quattro motori del velivolo da trasporto tattico di Airbus Group, Msn18, sono stati accesi lo scorso 28 settembre. Assemblati a Monaco da Europrop international, i Tp400 renderanno il velivolo circa otto volte più potente dei C-160 Transall, che l’A400M andrà a sostituire. La capacità di carico raddoppierà rispetto al predecessore anche sulle distanze intercontinentali, così come la velocità, paragonabile a quella di un jet. 23 bussola delmeseglobal L’Haps Zephyr completa il primo volo civile Airbus Defence and Space ha annunciato di aver completato il primo volo civile dello Zephyr high altitude pseudo-satellite (Haps). Il volo, effettuato a Dubai, è arrivato a 61,696 piedi e ha comportato un ciclo di operazioni giorno-notte. Autorizzato dalla Dcaa (Dubai civil aviation authority), il collaudo – il primo di tipo civile – si è svolto in uno degli aeroporti più trafficati al mondo, dimostrando le capacità delle autorità emiratine nello sviluppo di procedure sicure ed efficienti nel settore unmanned. L’A350-900 certificato Easa Vola il primo F-35A australiano L’A350-900 ha ricevuto la certificazione di tipo da parte dell’Easa. Il velivolo è equipaggiato con motori RollsRoyce Trent Xwb. “La certificazione è una grande conquista per Airbus e per i partner che hanno contribuito al design, alla costruzione e alla certificazione dell’A350-900, adesso pronto a volare”. Ha dichiarato Fabrice Brégier, presidente e ceo di Airbus. Cliente di lancio è Qatar Airways, che riceverà l’aereo entro la fine dell’anno. Intanto a Tolosa è cominciato l’assemblaggio finale del primo A350 per Vietnam Airlines. Il velivolo sarà consegnato a metà del 2015. Il primo F-35 in versione convenzionale, destinato all’Aeronautica australiana ha effettuato il 29 settembre scorso il suo primo volo. Ai comandi il pilota sperimentatore di Lockheed Martin, Alan Norman, che ha eseguito una serie di collaudi per un paio di ore di volo. Il caccia, noto come Au-1, sarà consegnato alla Royal australian air force a fine anno e sarà assegnato alla base di Luke, in Arizona, per l’addestramento dei piloti. L’Australia partecipa al programma F-35 attraverso molte industrie nazionali, che hanno in essere contratti per circa 412 milioni di dollari. Air China riceve il primo 747-8 Cinquanta B737 Max 8 per Garuda Indonesia Air China ha ricevuto il 747-8 Intercontinental. La compagnia sarà il primo vettore asiatico a operare la versione passeggeri del nuovo widebody di Boeing, di cui ha ordinato 7 esemplari. Il velivolo andrà incontro alla volontà di Air China di espandersi sul lungo raggio. Rispetto al predecessore, il 747-400, l’Intercontinental è in grado di permettere risparmi a doppia cifra sul consumo di carburante e sulle emissioni, grazie ad una diminuzione del rumore del 30%. Il velivolo è equipaggiato con motori Genx-2B, di General electric. Oltre al 747-8, Air China ha ordinato a Boeing quindici 787-9. Garuda Indonesia ha ordinato 50 B737 Max 8. La commessa ha un valore di 4,9 miliardi di dollari a prezzi di listino. In particolare la compagnia indonesiana acquisterà 46 aerei a corridoio singolo e convertirà in B737 Max 8, opzioni per 4 737-800 Next generation precedentemente effettuate. Garuda, che utilizzerà gli aerei per rendere più efficiente la propria flotta, opera attualmente 77 B737. La famiglia Max, equipaggiata con motori Leap-1B di Cfm international e con winglets, ha registrato a oggi complessivamente ordini per 2.295 unità, da parte di 47 compagnie aeree. 24 Consegnato all’Us Army il primo Mh-47G per le forze speciali Consegnato all’Us army special operations aviation command, il primo Chinook Mh-47G di nuova costruzione. “La tecnologia incorporata nell’elicottero – ha detto Steve Parker, vice president, cargo helicopters & H-47 program manager – assicurerà un’elevata capacità di missione, superiore alle necessità operative”. “La consegna – ha aggiunto Parker – dà inizio a un nuovo capitolo per il programma”. L’elicottero per le forze speciali incorpora un avanzato sistema di controllo di volo digitale, nuove strutture e migliore trasportabilità aerea. Il programma Mh-47G vale circa 300 milioni di dollari per otto elicotteri. ottobre 2014 bussola delmeseglobal A Lemoore l’F-35C La marina Usa baserà l’F-35C a Lemoore, in California. Lo schieramento comincerà nel 2016, quando 100 F-35C suddivisi in 7 squadron (10 velivoli per squadron), a cui se ne aggiungeranno altri 30 per il Fleet replacement squadron (Frs), raggiungeranno progressivamente la Naval air station di Lemoore, e terminerà nel 2028. Per la marina la decisione soddisfa le necessità operative e minimizza gli impatti ambientali. I 100 Jsf rimpiazzeranno i 70 Fa-18 Hornet della base, che aumenterà la flotta di 30 unità, arrivando agli stessi livelli del 2013. La decisione – fa sapere la Navy – porterà le operazioni annuali a circa 68.400. Dieci 737-900ER per Alaska Airlines Alaska Airlines ha ordinato 10 737900Er Next generation, portando a 74 i velivoli ordinati dal vettore. “Gli aerei – ha detto il presidente e ceo della compagnia, Brad Tilden – ci permetteranno di servire meglio i clienti”. L’ordine è valutato a prezzi di listino 990 milioni di dollari. I velivoli – fa sapere il costruttore –, che porteranno sul muso la scritta “Proudly All-Boeing”, consentiranno al vettore un allargamento del network e una riduzione nei costi. Rispetto ai precedenti il 737-900Er trasporta il 25% in più di passeggeri con la stessa quantità di carburante. 49 Atr: contratto di Gba con InterSky Boeing stima il raddoppio del traffico merci La compagnia austriaca InterSky ha firmato un contratto con Atr per servizi di Global maintenance agreement (Gma) della durata di 3 anni. Scopo di questi contratti è quello di aiutare le compagnie clienti ad avere elevati livelli di flessibilità e affidabilità nella gestione delle flotte di Atr. Il contratto include fornitura di parti di ricambio, manutenzione e riparazione. “Con questa opzione Atr assicurerà ai clienti continuità nelle operazioni”, ha detto Lilian Braylé, Atr vice president, product support & services. Secondo Boeing il traffico cargo mondiale crescerà del 4,7% all’anno nei prossimi 20 anni. “Stiamo assistendo – ha detto Randy Tinseth, vice president marketing di Boeing commercial airplanes – a forti segnali di ripresa e i livelli del traffico cargo continuano a migliorare dopo diversi anni di stagnazione”. Nel secondo trimestre del 2013 il cargo aereo è tornato a crescere a un rateo del 4,4% e se questo trend continuerà, il 2014 avrà il più alto livello di crescita dal 2010. Il costruttore si attende che nei prossimi 20 anni saranno consegnati 840 nuovi aerei allcargo, mentre le conversioni di aerei passeggeri saranno 1.330. Airbus D&S, sottoposto a Easa l’Uav civile Atlante Laurence Rigolini corporate secretary di Atr Airbus Defence and Space ha sottoposto all’Easa l’Uav Atlante per ottenere la certificazione di tipo civile. Si tratta della prima applicazione del genere in Europa per un unmanned aerial vehicle civile. Atlante pesa 570 kg, è equipaggiato da un unico motore e ha un’apertura alare di 8 metri. L’Uav è pensato per una vasta gamma di missioni commerciali, tra cui sorveglianza oleodotti, reti ferroviarie, monitoraggio in caso di disastri naturali. Il processo di certificazione sarà lo stesso utilizzato per gli aerei pilotati e stabilirà nuovi standard nella certificazione dei velivoli unmanned in Europa. Il consiglio di amministrazione di Atr ha nominato nei giorni scorsi Laurence Rigolini corporate secretary della joint venture paritetica tra Airbus Group e Finmeccanica-Alenia Aermacchi. Nella nuova posizione Laurence Rigolini si occuperà di relazioni istituzionali, comunicazione, servizi generali e ambiente, riportando direttamente al chief executive officer della società, Patrick de Castelbajac. Laurence Rigolini arriva dal commerciale di Eurocopter, oggi Airbus Helicopters. 25 Difesa L’Alleanza atlantica e le nuove crisi Tutti i Paesi della Nato devono fare la propria parte. Il paradigma legato al fatto che solo alcune nazioni devono farsi carico di fornire assetti per forze deve essere risolto a vantaggio di uno sforzo comune tra tutti. Far sì che tutti contribuiscano con un bacino di proprie forze, in grado di compiere sia operazioni difensive, sia di deterrenza, garantirebbe uno sforzo minore in termini di budget alle singole nazioni Mirco Zuliani vice comandante Nato Allied command transformation L’annessione della Crimea prima e la successiva crisi nell’Ucraina dell’est dopo, hanno riportato bruscamente l’attenzione dei Paesi della Nato sull’Europa. Il passaggio da una linea basata sul rischieramento delle forze a una più difensivistica o meglio di difesa attiva, legata all’area di responsabilità, è stato immediato. Questa linea di difesa in realtà non è altro che il core-business dell’Alleanza, basato sulla difesa collettiva e la solidarietà delle nazioni nell’applicazione dell’articolo 5 del Trattato atlantico. Alla Nato è inoltre subito apparsa chiara la necessità che il sistema di risposta alle crisi – basato sulle Nato response forces (Nrf) – seppur ancora valido, debba essere rivisto in alcuni aspetti quali: la velocità di risposta (prontezza), l’addestramento e il sistema di Comando e controllo (C2). Da qui l’esigenza di elaborare il piano Readiness 26 action plan (Rap). Il Rap non è altro che uno strumento in grado di dare più flessibilità alla Nato nella risposta alle crisi e consiste non solo nell’avere delle forze pronte a operare tempestivamente, lì dove servono, ma anche nel considerare tutti gli altri aspetti connessi con tale esigenza. È inoltre utile considerare che, sebbene il Rap scaturisca dalla crisi in Ucraina, esso nella sua concezione e nei contenuti, questi ultimi ancora in corso di definizione, sarà applicabile in qualsiasi situazione geopolitica, laddove si presenti una minaccia, pertanto anche al fianco sud dell’Alleanza, di particolare rilevanza per l’Italia. Partiamo con l’esaminare il primo aspetto legato alla prontezza delle forze. Avere delle forze denominate Very high readiness joint task force (Vjtf) che possano essere rischierate ovunque nel territorio della Nato, ma potenzialmente anche ottobre 2014 al di fuori, pronte ad affrontare minacce classiche e non, di per sé non è un concetto nuovo. Ciò che contraddistinguerà questa nuova forza, elemento parte e integrato nella Nrf, è la capacità, estremamente rapida, di risposta all’insorgere dell’esigenza. In tale ambito, la Vjtf dovrà essere politicamente e militarmente sostenibile, avere risorse adeguate ed essere militarmente rilevante. Per quanto riguarda la sostenibilità politica militare, le forze offerte dalle nazioni alla Nato, dovranno essere rese immediatamente disponibili in caso di richiesta, pertanto i processi decisionali nazionali e quelli Nato dovranno essere temporalmente estremamente contenuti se non idealmente pre-autorizzati all’insorgere di determinate situazioni. Dovrà inoltre essere garantito il necessario apporto di sistemi d’arma e mezzi per assicurare la desiderata capacità operativa. In 49 tale ambito s’inquadra la necessità di assicurare l’adeguato livello di risorse per lo strumento militare nazionale e a quello in ambito Nato. Come spesso si sente dire: “Una visione senza le risorse necessarie è un’allucinazione”. Il Rap senza risorse adeguate da parte delle nazioni non potrà trovare attuazione. Tutti i 28 Paesi della Nato devono fare la propria parte. Insieme alla “sustainability” si affianca l’altro concetto definito come “military relevant”. Come appena detto, lo sforzo deve essere comune tra le 28 nazioni. Il paradigma legato al fatto che solo alcune nazioni devono farsi carico di fornire assetti per tali forze deve essere risolto a vantaggio di uno sforzo comune tra tutti. Anche in questo caso, far sì che tutti contribuiscano con un bacino di proprie forze, in grado di compiere sia operazioni difensive, sia di deterrenza, garantirebbe, quantomeno, uno sfor27 Dopo il flop Nato. Strategie italiane per avere successo Passepartout Nell’arco di pochi mesi l’Italia ha ottenuto due sonore sconfitte nelle nomine ai vertici della Nato. A fine marzo è stato eletto segretario generale, il norvegese Stoltenberg, entrato poi in carica il 1° ottobre. È stato preferito all’ex ministro degli Esteri Frattini, che per due anni è stato il candidato italiano sostenuto dal governo Monti e poi Letta. A fine settembre è stato eletto presidente del Comitato militare della Nato il generale ceco Pavel che entrerà in carica all’inizio del 2015. Nella votazione a doppio turno il candidato italiano, il capo di Stato maggiore della Difesa ammiraglio Binelli Mantelli è stato superato anche dal candidato greco. Queste nomine avvengono attraverso un’accesa competizione fra i candidati e gli Stati che li sostengono: i risultati non sono, quindi, mai scontati. Quello che meraviglia, casomai, è che possa essere iniziata una battaglia con la quasi certezza di perderla o che, una volta iniziata, non si capisca che non vale più la pena di combatterla. Per questo bisognerebbe con un minimo di serietà e umiltà analiz- zare le sconfitte per trarne le lezioni necessarie per mettere in atto una strategia vincente per il futuro. Nascondere la sconfitta e fare finta di niente comporta, invece, il rischio, se non la certezza, che alla successiva occasione si ripetano gli stessi errori e si pervenga agli stessi risultati negativi. 1 Queste candidature sembrano essere partite dagli interessati anziché dal governo. Dovrebbe, invece, essere definita una strategia nazionale che tenga conto della disponibilità e dell’interesse di candidati adeguati, ma che privilegi gli interessi generali su quelli individuali. Solo il presidente del Consiglio e i ministri più coinvolti possono avere il quadro complessivo e dinamico delle potenziali posizioni internazionali e definire le nostre priorità. Ciò comporta che le scelte debbano essere compiute con sufficiente anticipo e, nei casi importanti, venire regolarmente e frequentemente verificate per adeguare le iniziative di supporto, ma anche per non far rischiare al Paese inutili brutte figure. Lasciare l’i- zo minore in termini di budget alle singole nazioni. Al contempo dimostrerebbe quella coesione politico-militare a 28 che qualche volta è venuta a mancare anche nel recente passato di fronte ad alcune delle crisi regionali. Il secondo punto che voglio illustrare è quello dell’interoperabilità: quest’aspetto era già stato rilevato nelle dichiarazioni del summit di Lisbona prima e Chicago poi, quando il programma denominato “Connected force initiative” (Cfi) era stato lanciato. La Cfi è tesa a garantire appunto il giusto livello d’interoperabilità tra le forze che mette, tra le altre cose, finalmente a sistema le esercitazioni Nato e quelle nazionali, assicurando alle nazioni un portfo28 niziativa ai diretti interessati, li indebolisce e rischia di creare dannosi conflitti di interesse. 2La candidatura italiana, nel caso del segretario generale, non è stata presentata al momento giusto. Si è cominciato a parlarne troppo presto, due anni prima. A livello internazionale la situazione era molto diversa ed è cambiata più volte. A livello nazionale sono cambiati tre governi e l’ultimo, fortemente legato al Partito democratico, non poteva che puntare su un suo esponente politico per un prestigioso incarico internazionale. Pensare che potesse, invece, bruciare ogni possibilità a favore dell’ex ministro degli Esteri del governo Berlusconi, nonché ex-parlamentare del Popolo della libertà, era pura fantascienza. La sua successiva uscita dalla politica attiva, pur apprezzabile come manifestazione di volontà di essere considerato super partes, non poteva cancellare il precedente ruolo. E, infatti, si sono visti i risultati. Per ironia della sorte il maggiore sostegno sarebbe dovuto venire dal nostro attuale ministro degli lio di attività, cui prendere parte, sia per finalità addestrative nazionali, sia in ambito Nato. Per dare la dimensione numerica di tale sforzo posso dire che nei Paesi dell’Alleanza e nei Paesi partner ogni due giorni c’è un’esercitazione, sia essa reale o simulata! Oggi come oggi bisogna partecipare alle esercitazioni perché garantiscono l’unica possibilità di mantenere e incrementare le capacità raggiunte in 20 anni d’impiego operativo fuori area e vanno ben pianificate ed eseguite affinché non solo la Nato, ma anche le singole nazioni, possano capitalizzare lo sforzo economico che esse richiedono. Concetti come “hybrid warfare” e la difesa dai ottobre 2014 Esteri, la stessa Mogherini che poi è stata designata come Alto rappresentante e vicepresidente dell’Unione europea. Su quest’ultimo obiettivo si è fortemente impegnato, a partire dalle elezioni politiche europee di maggio, il presidente del Consiglio Renzi che, superando non poche difficoltà e resistenze, ha ottenuto un indiscutibile successo. 3La candidatura italiana, sempre nel caso del segretario generale, non è stata opportunamente monitorata e, quindi, non ci si è sfilati in tempo da una sconfitta annunciata. A prescindere dallo scarso sostegno governativo, vi erano a fine anno scorso e all’inizio di quest’anno forti perplessità sulla capacità di raccogliere il necessario consenso, anche per i mutamenti intervenuti nello scenario europeo e il peggioramento delle relazioni fra Nato e Russia. Non andava poi sottovalutata la pessima figura dell’Italia sul programma F-35 con i continui tentennamenti e, soprattutto, l’impressione generale che, per motivi di consenso elettorale e di bassa politica interna, qualcuno fosse e sia disposto a dare in pasto agli oppositori interni la nostra partecipazione. In ogni caso l’Italia sta pagando un elevato prezzo sul piano dell’affidabilità: è il caso di dire che “stiamo dando i numeri”, peraltro con continui ribassi. E non è certo un buon biglietto da visita per un Paese che dichiarava di ambire alla responsabilità dell’Alleanza atlantica. 4La candidatura italiana, nel caso del presidente del Comitato militare, è stata presentata sulla base di informazioni parziali e sbagliate in merito al sostegno che avrebbe dovuto raccogliere. Visti i risultati è incredibile che sia stato commesso un errore così madornale. Sembra, quasi, che non vi sia stata verifica preventiva. Ma se, invece, c’è stata, andrebbero individuate le responsabilità perché l’Italia e il governo non meritano di essere esposti al ridicolo. Più in generale è evidente che i nostri candidati non devono solo essere ritenuti idonei da parte italiana: si deve verificare seriamente se lo sono altrettanto per i partner o perlomeno per un numero adeguato di essi su cui costruire una strategia vincente. In caso contrario, non dobbiamo sprecarli mandandoli al massacro, ma salvaguardare loro e altri candidati per occasioni future. 5La candidatura italiana, sempre nel caso del presidente del Comitato militare, avrebbe dovuto essere preparata meglio. Pensare “cyber attack” sono elementi che devono ormai far parte degli scenari delle moderne esercitazioni, così come quello di operare con i Paesi non membri ma partner dell’Alleanza e con le organizzazioni internazionali. La grande esercitazione reale “Trident juncture” dell’anno prossimo, cui parteciperanno più di 22mila soldati, ci dirà se stiamo (Nato) operando nella giusta direzione. L’ultimo aspetto è quello che si riferisce alla catena di Comando e controllo (C2). La struttura di Comando della Nato esiste, è stata anche recentemente oggetto di riordino, è efficace ed è stata realizzata per questo tipo di operazioni e ha intrinsecamente quei fattori di adattabilità e pron49 che, in questa e in altre occasioni, il posto spetti all’Italia rappresenta una pericolosa distorsione. L’avvicendamento per nazionalità, l’equilibrio fra i diversi partner, i precedenti e altri aspetti non bastano, anzi forse sono irrilevanti se il candidato italiano non è individualmente autorevole, proprio perché non rappresenta un Paese forte. Oltretutto, sia nell’Unione europea sia nella Nato è cresciuto il numero degli Stati membri ed è, quindi, inevitabilmente aumentata la competizione. I candidati vanno selezionati per tempo e va messa in atto una strategia per raccogliere i necessari consensi, facendoli conoscere nelle sedi opportune, portandoli negli incontri importanti, facendo il loro nome al momento e nei posti giusti. In questa stessa ottica va pensata anche una strategia di alleanze tattiche che deve prevedere il nostro sostegno a candidati di altri Paesi al fine di conquistare appoggi per supportare i nostri diversi obiettivi. Sulla base di questi insegnamenti recenti dovremmo nel prossimo futuro definire una strategia più efficace per l’inserimento di nostri candidati ai vertici di organismi europei e transatlantici. In caso contrario meglio astenersi. tezza necessari in questi casi. Il momento in cui viviamo è certamente di quelli critici. Molto probabilmente la velocità con cui si manifesteranno le future crisi sarà tale che ben difficilmente, basandosi sulle attuali modalità, le autorità politicomilitari avranno un adeguato tempo di reazione. In tale ambito è importante il Readiness action plan. Avere a disposizione delle forze a elevata prontezza, interoperabili, sostenibili dal punto logistico, preparate a operare sia contro minacce del tipo classico sia asimmetriche, rappresenta di fatto l’essenza stessa della Nato. 29 Difesa Air power e boots on the ground, una dicotomia superata Robbin Laird fondatore di First line of defence Ed Timperlake senior fellow presso l’International assessment and strategy center Le crisi in Ucraina e nel Medio Oriente stanno sconvolgendo il mondo e il dibattito sta rapidamente virando su quale percorso sia migliore per affrontare le minacce in corso: boots on the ground o aerei nel cielo senza le forze di terra. Lo spettro di risposte all’attacco dell’11 settembre e le varie operazioni compiute in Afghanistan e Iraq ovviamente offuscano le prospettive di ciascuno. Tuttavia, un cambiamento di capacità e di concetti operativi sta superando l’antica distinzione. I marines sono diventati l’unica Forza armata al mondo a utilizzare i convertiplani, mentre l’Aeronautica e la Marina hanno sviluppato reti aeree molto integrate. Al tempo stesso anche il conflitto si sta evolvendo. Si sta gradualmente delineando il modello del conflitto del XXI secolo: attori statali e non-statali lottano per plasmare l’ordine globale in loro favore, generando conflitti contro gli interessi delle democrazie, le quali reagiscono troppo lentamente. La convinzione dei terroristi dell’Is, di Putin quando invade l’Ucraina e della leadership cinese quando espande la sua sovranità oltre i limiti riconosciuti dal diritto internazionale è che la lentezza del processo decisionale delle democrazie può essere sfruttata. Questi attori mescolano elementi di guerra cinetica, non 30 cinetica e informatica in una strategia politicomilitare aggressiva. Un caso particolare è quello di Putin e dei suoi sforzi per controllare l’Ucraina. La Russia ha preso terreno, usato forze speciali, lanciato un’infowar, utilizzato gruppi locali armati di nazionalità russa, addestrato separatisti e altre tecniche. Conquistando la Crimea, ha messo in movimento pressioni interne attraverso il sostegno diretto per continuare a ridisegnare la mappa dell’Ucraina e ridurre il territorio sotto il controllo del governo centrale. L’intervento in Crimea è stato destabilizzante e l’abbattimento dell’aereo malese da parte dei separatisti russi – oltre all’assenza di ogni tentativo occidentale di porre in sicurezza il sito e di cooperare con l’Ucraina per fermare i separatisti – è stato un elemento cruciale per il successo della strategia russa. Usa e Nato hanno perso un’occasione significativa per fare la cosa giusta: proteggere i corpi delle vittime e respingere i separatisti, cosa che si sarebbe potuta ottenere se il presidente ucraino avesse chiesto una forza di insertion di marines aviotrasportati sugli MV-22 Osprey. In questo modo avremmo dato una risposta credibile e globale alla campagna di disinformazione russa. Il dominio aereo dell’Ucraina, con i marines e le ottobre 2014 Sopra, a sinistra: Robbin Laird e Andrea Margelletti; a destra: Ferdinando Sanfelice; sotto: la tavola rotonda forze di terra leali a Kiev avrebbe potuto mettere in sicurezza il luogo del disastro senza creare una base militare permanente Usa. Una forza di insertion di marines con MV-22 potrebbe anche rispondere alla minaccia dell’Is. L’Is è una forza politica che sfida il presidente Obama e i nostri alleati a rispondere sul terreno a un gruppo estremista che aggrega potere, cerca di costruire un esercito e fonda una leadership in un’area instabile. L’Is sta costruendo il suo brand con i successi militari e la capacità di eliminare gli oppositori religiosi: è una forza di tipo cinetico che usa l’infowar per diffondere un brand fanatico e assassino. Non è un caso che il leader si vesta di nero o sventoli una bandiera nera, è parte della campagna di marketing e della guerra mediatico-religiosa contro i rivali. Il collasso dell’esercito iracheno dopo un decennio di investimenti americani segnala un fallimento totale, al di là di chi ne sia responsabile nel governo americano. Infatti, bisognerà spiegare perché il tempo e i continui sforzi dovrebbero porre fine a quelle che chiaramente sono radicatissime fratture interne al tessuto politico dell’Iraq: la contrapposizione tra sunniti e sciiti, il ruolo dell’Iran e l’uso della forza militare da parte del premier Maliki per i 49 suoi scopi politici. A tutti gli effetti, Maliki ha usato le sue forze militari e dell’ordine a prevalenza sciita in modo simile a Saddam Hussein quando usava le forze a prevalenza sunnita, cioè per fini di potere interno. Cambiare il nome del leader non cambierà, con ogni probabilità, la realtà sul terreno. Quando l’Is è stato in grado di aggregare proprie forze, l’assenza di truppe di terra protette dall’aria ha dimostrato un fatto fondamentale: la guerra non è un confronto tra potere aereo e boots on the ground. Come ha detto il generale Dave Deptula, il futuro sarà caratterizzato dal confronto tra forze di terra rafforzate dal dominio aereo contro quelle che non lo sono. La forza aerea può essere impiegata con successo nell’intento di distruggere l’equipaggiamento militare in mano all’Is: distruggere l’hardware americano finito nelle mani nemiche – e che consente di operare e manovrare – è prioritario. Se riusciremo a fare ciò, saranno costretti a indietreggiare nelle città o a nascondersi in campagna in piccole unità. Se le forze Usa riusciranno a vederli al di fuori delle città, potranno ucciderli e a quanto rimane dell’esercito iracheno andrebbe lasciato il compito di combattere in città. Bisogna ora concentrarsi su quanto necessario per anni31 Sopra: John Blackburn, Mario Arpino e Robbin Laird; sotto: Paolo Messa e Pasquale Preziosa chilire le capacità Is di muoversi rapidamente e in modo letale, in questo modo si potrà guadagnare spazio di manovra strategico per comprendere che tipo di aiuto sarà necessario ai curdi per proteggere il loro territorio. Gli Usa possono usare le basi navali per proiettare qualsiasi tipo di forza necessario a sostenere i curdi e per influenzare gli eventi non sono costretti a cercare accordi con un regime in disfacimento. Si può colpire l’Is senza la necessità di accordi territoriali con le litigiose fazioni di Baghdad. In questo modo, l’Is avrà la morte dall’alto, dai piloti dell’aeronautica e della marina Usa. Questo vuol dire saper scegliere la guerra più adatta alle proprie forze. Sia nel caso ucraino sia in quello iracheno, la capacità di inserire cunei di forze assistiti dal potere aereo è cruciale. Ciò che spesso si dimentica riguardo ai droni e alle forze speciali in Iraq e Afghanistan è la necessità di una rete di supporto molto estesa e basata al suolo per muovere le truppe di terra con tutta la logistica alimentare e sanitaria collegata. Invece, la capacità di stazionare e rifornire un team di marines ovunque nel mondo dimostra ancora una volta perché i gruppi di portaerei, i gruppi anfibi e i corpi di spedizione sono asset di primo piano della proiezione militare america32 na. I marines possono mettere in campo una base operativa avanzata temporanea per il 22° Corpo e per i suoi V-22 da qualche parte in Kurdistan, di lì condurre missioni in Iraq per salvare i cristiani ed eliminare i fanatici dell’Is e poi tornare indietro alle basi di partenza. Il gruppo di portaerei Uss Bush può inferire un colpo di maglio nel momento in cui le forze Is dovessero concentrarsi, o quando il Comando delle forze speciali e la Cia identificassero gruppi isolati. Non ci saranno dunque occupazioni e programmi di addestramento, ma tutto ruoterà attorno a forze di assalto aeronavali dei marines. Gli Usa hanno le forze per impegnarsi e ritirarsi, non c’è bisogno di installazioni durature e di fornire consiglieri militari che poi divengano bersagli. La capacità di stabilire il dominio aereo a sostegno delle forze di insertion multi-missione dei marines in grado di operare efficacemente e rapidamente e poi di ritirarsi è al cuore dell’impegno attualmente in corso negli Stati Uniti per delineare i conflitti emergenti del nostro secolo. La classica dicotomia tra boots on the ground e potere aereo non rappresenta più le capacità in evoluzione delle forze aeree e di quelle di terra. ottobre 2014 Ilbaronerosso Alessandro Politi Direttore Nato defense college foundation Kobane chiama Stalingrado Giulio Douhet era un visionario, così come lo era Amedeo Mecozzi da un angolo differente, ma i loro epigoni hanno spesso scambiato un’audace visione per un wishful thinking. Appena dimostrata la potenza del potere aereo su Guernica e Coventry, Hermann Göring commise il primo grande errore di sopravvalutazione fallendo nel frustrare con le forze aeree l’operazione britannica di evacuazione navale “Dynamo”. Lo stesso sbaglio fu commesso tentando di rifornire esclusivamente per via aerea la VI armata di Friedrich Paulus accerchiata a Stalingrado. Sappiamo come è andata a finire. Abbiamo scoperto come i bombardamenti strategici contro la Germania siano stati inutili, in violazione alle leggi di guerra e precedente per ulteriori violazioni dei diritti umani. La guerra di Corea sembrò finalmente confermare la forza indipendente del potere aereo con la difesa del perimetro di Pusan, ma la disfatta di Dien Bien Phu nella guerra d’Indocina e la sopravvivenza della pista di Ho Chi Minh in quella del Viet-Nam s’incaricarono di sottolineare gli ovvi limiti del potere aereo. Meno male che oggi i generali delle aeronautiche impegnate nei cieli della sventurata città Kobane-Ayn el Arab, in primis gli statunitensi, ricordano che i bombardamenti aerei non sono una bacchetta magica. Il problema è che 13 nuclei operativi dell’Is circondano quasi la città, sviluppando tre assi di penetrazione. Il più pericoloso è quello che parte da est e mira a tagliare il centro della città dal vitale valico di frontiera con la 49 Turchia per l’afflusso di rifornimenti. I dati numerici disponibili da fonte aperta dicono che si è passati da 3,2 a 6,3 incursioni al giorno, mentre i dati aggregati di Centcom fanno vedere che solo il 5,2% dei bersagli tattici colpiti sono gruppi di fanti contro il 62% di bersagli costituiti da veicoli armati in un mese d’attività aerea su tutto il teatro SiriaIraq. Strano che non vengano usate bombe a grappolo per tagliare l’afflusso di combattenti nemici. Qualcuno ha fatto notare che gli elicotteri Apache sarebbero più precisi, ma anche qui è una questione di numero di sortite e di Manpads; i combattenti dell’Is dispongono di un simil-Stinger cinese (Fn6, Fei nu, balestra volante). Le Tv fanno vedere che i turchi hanno allineato 15 carri armati M60-A3, di grande scena e relativa scarsa utilità. Quello che aiuterebbe di più è uno schieramento di obici semoventi (M-109 e/o T-155 Fırtına, tempesta) per creare uno sbarramento ben diretto e prolungato sui quartieri occupati dai combattenti jihadisti, magari con il supporto di mortai pesanti. È uno strumento più persistente e preciso che aumenterebbe l’efficacia degli aerei senza metterci dentro i fanti. Il problema politico è ben più spinoso: non aiutare Kobane e perdere il consenso curdo in patria per chiudere il lungo conflitto civile oppure mettere il dito nel tritacarne siriano? Quando si vuole fare ammuina prima si mandano le navi, poi i droni, poi gli aerei e solo quando si deve proprio davvero fare sul serio allora si va in prima linea. 33 Difesa Sfide e opportunità per la nuova Finmeccanica Carmine america esperto di intelligence economica per Difesa e Aerospazio Con l’incontro tenutosi in piazza Monte Grappa lo scorso 6 ottobre è stato ufficializzato al top management il piano di riorganizzazione e divisionalizzazione che, entro il 2015, ridisegnerà l’intera struttura di Finmeccanica, nell’intento di accentrare le linee di comando delle società controllate operanti in settori considerati strategici, che andranno a identificare il core business della nuova company. Sotto un profilo organizzativo, l’unione delle strutture decisionali determinerà sostanziali ricadute nell’attività di penetrazione commerciale verso i mercati esteri: il passaggio alla nuova architettura societaria sarà, infatti, accompagnato da una serie di sfide e opportunità che potrebbe apportare un miglioramento nelle performance di pianificazione strategica per le singole divisioni. In tale ottica si prospetta, in particolare, la possibilità di implementare i protocolli interni di information sharing e conseguentemente garantire una più ampia circolazione delle informazioni sensibili per il 34 perseguimento del business. L’attuale modello di ricerca ed elaborazione d’informazioni (di natura geopolitica, geoeconomica, commerciale, finanziaria, ecc.) risente inevitabilmente della netta separazione tra le società del gruppo: il riassetto comporterebbe, dunque, una potenziale razionalizzazione delle attività di raccolta informazioni e consentirebbe di evitare eventuali duplicazioni di analisi, dispersione di materiale informativo o sovrapposizione di policy di sicurezza. L’accentramento delle relative funzioni comporterebbe così una maggiore fluidità nelle operazioni comunemente definite di intelligence economica o competitiva in tutti gli ambiti in cui la compagnia è impegnata. Il cambiamento sarebbe incisivo negli scenari d’interesse per Finmeccanica per quanto concerne la previsione di rischi e opportunità di mercato, poiché sinora ogni società del gruppo ha operato autonomamente, limitandosi in genere a una mera attività di raccordo con la holding e le altre controllate. ottobre 2014 LE RICADUTE suI MERCATI ESTERI L’unione delle strutture decisionali determinerà sostanziali ricadute nell’attività di penetrazione commerciale verso i mercati esteri. Si prospetta, in particolare, la possibilità di implementare i protocolli interni di information sharing e garantire una più ampia circolazione delle informazioni sensibili per il perseguimento del business Al contrario, l’accentramento delle funzioni consentirebbe di rimodulare e uniformare gli assetti decisionali in tutti gli ambiti interni in cui impatta l’analisi di intelligence, come ad esempio la cyber security, il crisis management, la business continuity e la travel security (counter-intelligence), così come nelle attività di raccordo con l’universo istituzionale, finalizzate a supportare la competitività all’estero. Un aspetto interessante è senza dubbio rappresentato dall’opportunità di consolidare più attente prassi d’interfaccia con il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, che, nella sua nuova veste istituzionale (L. 124/2007 e successive modifiche), attribuisce un ruolo assolutamente primario alla protezione degli interessi economici, scientifici e industriali italiani. Finmeccanica si troverebbe nelle condizioni di rafforzare le impalcature di collegamento e confronto con l’universo istituzionale e, quindi, contribuirebbe alla genesi di quella “comunità” cui spetta il com49 pito di designare e tutelare gli interessi strategici del sistema-Paese. In questo senso, sarebbe auspicabile la creazione di organismi appositamente concepiti per interconnettersi stabilmente con tutti i soggetti deputati a condividere e proteggere il patrimonio informativo nazionale: si pensi anche solamente alla Direzione generale del ministero degli Affari esteri, del ministero della Difesa o dello Sviluppo economico, al Cisr e Cisr tecnico, a Ice, Simest, Sace, ecc. In un momento storico particolarmente dinamico e innovativo, in cui diviene sempre più forte la necessità di incentivare la condivisione delle informazioni, la nuova Finmeccanica ha l’opportunità di rivestire una posizione centrale nel quadro della competizione industriale e poter contare nelle sfide internazionali sul supporto puntuale da parte di un universo che trova il suo punto di riferimento nel Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e, complessivamente, nella comunità di intelligence italiana. LA PREVISIONE DEI RISCHI Per quanto concerne la previsione dei rischi, l’accentramento delle funzioni consentirà di rimodulare e uniformare gli assetti decisionali in tutti gli ambiti interni in cui impatta l’analisi di intelligence, così come nelle attività di accordo con l’universo istituzionale, finalizzate a supportare la competitività all’estero RAPPORTI CON L’UNIVERSO ISTITUZIONALE Un aspetto interessante è l’opportunità di consolidare prassi di interfaccia con il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica: Finmeccanica potrebbe rafforzare le impalcature di collegamento e confronto con l’universo istituzionale, contribuendo alla genesi di quella “comunità” che designa e tutela gli interessi strategici del sistema-Paese 35 Difesa Air power in contesto urbano: profili e problemi Leonardo Tricarico presidente Fondazione Icsa Sempre più spesso si indica nell’ambiente urbano uno dei possibili teatri di operazione del prossimo futuro. A questo puntano le teorie della controinsurrezione (Coin) che riportano alla guerra in città anche gli utilizzi, per quanto subordinati all’appoggio delle forze di terra, del potere aereo. In linea generale va tuttavia premesso che tale utilizzo in un contesto urbano comporta una serie di problemi, in primo luogo giuridici, ancora irrisolti. Nei teatri attuali spesso la distinzione tra terrorista e guerrigliero nell’ambito di attività di Coin è difficile e affidata a valutazioni non supportate da risoluzioni giuridiche formali. Ciò deve indurre cautela e ogni possibile verifica sulla legittimità dell’uso, sia sul piano della legge internazionale sia sul piano dell’effettività. La legittimità del bersaglio deve infatti trovare un riscontro in un giudizio pronunciato quantomeno dalla collettività internazionale. Al di là della valutazione – fondamentale – di carattere legale ed etico, l’esperienza ha poi dimostrato che in contesti di controinsurrezione l’Air power non è risolutivo. Il suo uso dunque in contesti urbani dovrebbe essere accuratamente evitato, o per lo meno impiegato con ampie garanzie di carattere tecnico prima che etico affinché i pur sofisticati armamenti non diventino letali per cittadini non combattenti. Queste garanzie le può fornire solamente una gestione di una coalizione 36 che abbia come riferimento, in primo luogo nella pianificazione delle missioni, la salvaguardia della vita umana rispetto al conseguimento di un obiettivo di carattere tecnico operativo. La coalizione che si sta formando per combattere le milizie dello Stato islamico sotto questo profilo desta preoccupazioni anche perché sono più numerosi i “neofiti” di queste operazioni rispetto all’esperienza maturata da altri Paesi che al momento non partecipano alle operazioni. Siamo certi che Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti nella selezione degli obiettivi tengano nel dovuto conto la necessità di evitare danni collaterali? Ecco perché se le milizie islamiche dovessero mettere a punto – e già mi risulta che lo stiano facendo – delle tecniche ampiamente note di diradamento e di occultamento all’interno di contesti sociali urbani, il rischio di danni collaterali cospicui sarebbe altissimo, come pure quello di utilizzare una macchina altamente inefficace per raggiungere le finalità sul campo. Con tutti i caveat legali, etici e tecnico-operativi sopra indicati, il ruolo che può essere riconosciuto alle forze aeree in ambiti urbani è al massimo di facilitare, attraverso l’intelligence e l’attacco iper-selettivo, le forze terrestri impegnate in stretto coordinamento con le prime. In questo ambito lo skill più pronunciato e testato è in mani israeliane, in particolare per l’impieottobre 2014 CAUTELE E VERIFICHE Nei teatri attuali spesso la distinzione tra terrorista e guerrigliero nell’ambito di attività di Coin è difficile e affidata a valutazioni non supportate da risoluzioni giuridiche formali. Ciò deve indurre cautela e ogni possibile verifica sulla legittimità dell’uso, sia sul piano della legge internazionale sia sul piano dell’effettività go di droni i quali, rispetto a un normale velivolo o anche elicottero, hanno sotto questo profilo svariati vantaggi incolmabili – soprattutto quello della permanenza sul possibile obiettivo, che consente loro di seguire, talvolta per giorni interi, un obiettivo puntiforme come un uomo o un’automobile, e colpirlo solo quando si è sicuri della sua identità e quando si è certi di non coinvolgere altre vittime incolpevoli. L’aviazione israeliana, nell’arco di appena tre anni (dal 2003 al 2006), ha moltiplicato il grado di precisione che l’ha portata a dei risultati di rapporto tra terroristi uccisi e vittime collaterali da 1:1 a 24:1. Nessuno oggi al mondo può vantare una professionalità simile, anzi semmai ci sono numerose condizioni affinché sia molto probabile l’errore opposto, ossia di superficialità e di negligenza voluta o casuale. In generale, nell’ambito dei conflitti asimmetrici, di cui l’insorgenza urbana è una manifestazione, l’Air power ha confermato (ed era da attenderselo) i limiti evidenziati già dai primi impieghi come quelli del Kosovo nel 1999: dopo la fase iniziale volta a depotenziare le capacità letali avversarie (fase che si conclude in pochi giorni o settimane), sostanzialmente esso si rivela di efficacia molto limitata e tende a entrare in stallo prolungato. Basterebbe mettere a confronto le lamentele dell’Uck, delle brigate ribelli a Gheddafi e quelle dei peshmerga curdi per notare una so49 AIR POWER IN CONTESTI URBANI L’esperienza ha dimostrato che in contesti di controinsurrezione l’Air power non è risolutivo. Il suo uso dunque in contesti urbani dovrebbe essere per lo meno impiegato con ampie garanzie di carattere tecnico prima che etico affinché i pur sofisticati armamenti non diventino letali per i cittadini non combattenti AEREI DI QUINTA GENERAZIONE Naturalmente, con l’avvento dei velivoli di quinta generazione e i loro software praticamente illimitati per l’inserimento di nuove capacità anche terrestri cambierebbero significativamente le possibilità dell’Air power di avere efficacia anche in contesti urbani o assimilabili vrapponibilità sostanziale e quindi che l’impiego dell’Air power così come concepito ora non ha fatto significativi progressi per la soluzione dei conflitti asimmetrici. Lo strumento è certamente importante per consentire agli avversari sul campo di far chiudere la forbice delle rispettive capacità militari, ma poi progressivamente sempre meno capace di portare vantaggi alla forza di terra che si sta sostenendo. La sostanziale inefficacia del mezzo aereo consiste fondamentalmente nel fatto che dall’identificazione di un obiettivo al poterlo colpire, per i criteri di impiego oggi utilizzati, passano dai 2 ai 3 giorni. Quindi anche con degli accorgimenti che portino a snellire tali procedure (come l’instaurazione di una o più kill boxes, ossia aree ben delimitate geograficamente dove i velivoli possano colpire dei target di opportunità non pre-pianificati), la mobilità nel teatro di operazioni di assetti eleggibili a target non consente di avere quella rapidità di intervento che invece sarebbe richiesta. Naturalmente con l’avvento dei velivoli di quinta generazione e i loro software praticamente illimitati per l’inserimento di nuove capacità anche terrestri, cambierebbero significativamente le possibilità dell’Air power di avere efficacia anche in contesti urbani o assimilabili. 37 piccolegrandiimprese Michela Della Maggesa Attività e lavoro con l’F-35 Una previsione di fatturato di 7 milioni di euro l’anno a partire dal 2015 e fino al 2017 e un incremento del 20% nei tre anni successivi: sono questi i numeri più significativi derivanti dalla partecipazione di Aero Sekur spa al programma Jsf (Joint strike fighter). La società di Aprilia, specializzata nella fornitura di prodotti e servizi dedicati ad assicurare la sopravvivenza delle forze di difesa e di sicurezza e a sostenere l’operatività di mezzi aerei e di terra è una delle Pmi italiane che hanno vinto la gara internazionale bandita dal cliente americano, prime contractor del programma F-35. In particolare, nell’ambito delle forniture al caccia di quinta generazione, Aero Sekur è stata incaricata di due attività: lo sviluppo di un sistema di support equipment per le attività di manutenzione degli F-35 e la messa a punto di un sistema di controllo delle condizioni ambientali entro cui svolgere tali attività. Grazie al contratto sottoscritto nel 2011, la società, che ha diversi stabilimenti, ha potuto assumere già oggi 29 nuovi dipendenti, di cui 15 nello stabilimento di Arenzano (Genova) e altri 14 nel nuovo stabilimento aperto nel 2014 a San Pietro Infine (Caserta). Si prevede, inoltre, nei prossimi tre anni un incremento del 30% sulla forza lavoro. “Si tratta – fa sapere Aero Sekur – di un investimento pari a 2,7 milioni di euro finalizzato allo sviluppo e alla prototipazione dei due sistemi”. “Men38 Aero Sekur spa Società fondata nel 1963 e appartenente dal 2007 al gruppo inglese Aero Sekur Ltd, è da anni nel mercato europeo leader nel settore della produzione di apparati e sistemi per la difesa tre la politica italiana mette in discussione la decisione già condivisa su quanti F-35 acquistare” ha commentato il presidente di Aero Sekur Spa, Silvio Rossignoli, “le imprese continuano a investire denaro e a far lavorare persone. Noi siamo abituati a programmare a medio e lungo termine le nostre attività e soprattutto a fare, sentendo la responsabilità di contribuire allo sviluppo economico, tecnologico, occupazionale e di immagine del nostro Paese. Vorremmo che le istituzioni facessero lo stesso”. Silvio Rossignoli è stato uno dei relatori a La Spezia del convegno: “Small and medium – Sized enterprises: strengthening the european defence technological and industrial base” organizzato dal ministero della Difesa. Il seminario, voluto nell’ambito del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea, intende offrire un’occasione per individuare quei meccanismi e quelle misure d’intervento che potrebbero essere prioritariamente adottate, a valle delle decisioni assunte lo scorso anno dalle istituzioni europee e dagli Stati membri, per rendere pienamente partecipi le Pmi delle iniziative volte al rafforzamento della base industriale e tecnologica della difesa. Aero Sekur occupa complessivamente 200 persone, di cui 60 sono ingegneri. I suoi prodotti sono destinati per un buon 50% al mercato estero. ottobre 2014 strategicamente Andrea Margelletti — presidente del CeSI Svolta transatlantica cercasi A metà dello scorso settembre, con una mossa dura quanto inusuale, AgustaWestland ha deciso di adire le vie legali contro l’Esercito americano relativamente alle modalità con cui il medesimo ha deciso di selezionare l’Airbus Ec-145 come nuovo elicottero da addestramento. In particolare, la decisione di AgustaWestland è stata motivata dal fatto che lo Us army ha deciso di procedere a un’acquisizione di notevole portata (155 elicotteri) senza nessuna procedura competitiva e senza dare la benché minima possibilità al modello italiano Aw119Kx. Questa vicenda è solo l’ultimo schiaffo, in ordine cronologico, che il Pentagono rifila alle aziende italiane operanti nella difesa che tentano di inserirsi nel mercato americano. Infatti, va ricordato come siano stati di volta in volta cancellati il programma per l’elicottero presidenziale (con l’elicottero Aw-101 prima selezionato e poi rigettato per incrementi di costi addebitabili esclusivamente alle richieste del Pentagono), il velivolo da trasporto tattico Alenia Aermacchi C-27J (la cui acquisizione, prevista in 78 esemplari, è stata prima ridotta a 38 e poi definitivamente cancellata con radiazione dei 21 esemplari già costruiti a seguito di una guerra interna tra Usaf, Us air national guard e Us army), il velivolo da trasporto tattico per l’Aeronautica militare afghana C-27A (il programma prevedeva il 49 ricondizionamento di 20 ex G-222 a spese del dipartimento della Difesa americano ed è stato chiuso con demolizione dei 16 aerei già costruiti per “fare posto” a velivoli made in Usa). Il combinato disposto di tutte queste amare esperienze, oltre ad aver generato considerevoli effetti negativi per l’immagine dei prodotti italiani (a seguito delle artificiose motivazioni tecniche addotte di volta in volta dal Pentagono per la chiusura dei programmi) di certo non contribuisce a porre solide basi per gli attuali e futuri programmi di collaborazione industriale militare tra Washington e Roma. Sarebbe auspicabile che l’Amministrazione americana facesse un serio esame di coscienza sul trattamento fin qui riservato alle aziende di un Paese amico e alleato come il nostro e iniziasse a porgere un ramoscello d’ulivo, visto che le occasioni non mancano: dal prossimo programma per un nuovo addestratore dell’Usaf T-x (in cui l’Alenia Aermacchi M-346 americanizzato è sicuramente il candidato più credibile) alle piattaforme navali (i cannoni Oto Melara sarebbero perfetti per le unità Lcs classe Freedom prodotte da Fincantieri) per finire con l’elettronica per la difesa in cui il contributo italiano può essere di primissimo ordine soprattutto nelle contromisure elettroniche. Sta a Washington decidere se e dove fare il primo passo distensivo. 39 Quali sono stati i criteri di valutazione che hanno portato la Difesa italiana a individuare nell’F-35 il sistema d’arma ottimale per andare incontro alle future esigenze operative? Uno spunto di riflessione arriva dallo studio effettuato dalla Fondazione Icsa, che parte dalla relazione tra potere aereo e tecnologia per analizzare le lezioni identificate e utilizzarle per definire le caratteristiche di un velivolo aerotattico in grado di sostituire le linee Tornado e Amx Paper Linea aerotattica, lezioni per il futuro Leonardo Tricarico Gregory Alegi Forse perché per l’uomo la conquista dell’aria è possibile solo attraverso la tecnologia, in nessun campo il rapporto tra strategia e tecnica è così stretto ed evidente come in aeronautica. Molto più che i fucili e le navi, gli aeromobili militari nascono in funzione di specifici modi di concepire le operazioni aeree e della possibilità effettiva di tradurre tali concetti in mezzi efficaci ed efficienti. Cent’anni fa, il successo era rappresentato dal mero fatto di volare abbastanza a lungo da sperimentare le possibilità di un impiego indifferenziato. In breve, l’obiettivo di influenzare (quando non determinare) dal cielo le situazioni sulla superficie solida o liquida, teorizzato in modo sistematico sin dal 1921 con il decisivo contributo dell’italiano Giulio 40 Douhet (1869-1930) spinse lo sviluppo tecnologico, che nell’arco di una sola vita portò l’uomo a volare da pochi metri rasoterra (1903) fino allo spazio (1961). A sua volta, ciò rese presto possibile, e in parte necessario, differenziare gli aerei in base al tipo di missione assegnata: addestramento, ricognizione, osservazione, appoggio al suolo, caccia, bombardamento, trasporto (civile e militare), pattugliamento, soccorso e altri aggiunti man mano. Come per ogni altro dominio operativo, le capacità crescenti hanno trasformato i semplici aerei di una volta nei sistemi avanzati di oggi, nei quali, anzi, l’aeromobile in sé è spesso declassato a mera “piattaforma” per i sistemi più diversi, dal rifornimento in volo alla scoperta a distanza. È in tale quadro dinamico, reso ancor più complesso dai programmi di sviluppo simultaneamente di alto costo e lunga durata (oramai ben superiore ai 10 anni, in campo civile e militare) e dalla lunga vita operativa (o commerciale), che devono essere fatte scelte lungimiranti, dalle quali ci si possa ragionevolmente attendere non tanto una perfezione “statica” (cioè immediatamente adatta alla sola situazione/requisito iniziale) quanto un’adattabilità dinamica a contesti che saranno certamente diversi (in misura più o meno marcata) da quelli ipotizzati in fase di definizione. Quantunque da un punto di vista contabile-amministrativo i programmi siano ancora distinti tra le diverse Forze armate, l’obiettivo di una crescente inottobre 2014 tegrazione interforze – e, prima ancora, la realtà di circa vent’anni di operazioni – impone una visione più ampia. Lo stesso impiego delle forze speciali di superficie è strettamente connesso alla possibilità di infiltrarle ed esfiltrarle per via aerea, così come tali forze non possono prescindere dalla dimensione aerospaziale dalla quale dipendono per il flusso di informazioni e comunicazioni in tempo reale. Questo, a sua volta, impone di poter assicurare una cornice di sicurezza lungo l’intera catena, dalla protezione attiva dei velivoli da trasporto al recupero di eventuali feriti, dall’ascolto delle comunicazioni avversarie al disturbo e contrasto delle eventuali reazioni. Persino l’allungamento della portata operativa consentita dal rifornimento in volo pre49 suppone la protezione, diretta e indiretta, delle aerocisterne. Tutto ciò si traduce nella necessità di mantenere i livelli raggiunti per disporre della capacità di svolgere attività di interesse nazionale in maniera autonoma, senza apporti internazionali la cui concessione non è automatica. Se si passa dai compiti assegnati in via di principio al loro effettivo impiego operativo, è necessario ricordare come l’arco di sviluppo e impiego dei sistemi aerospaziali sia andato allungandosi di pari passo con l’aumento di prestazione e capacità. Se in passato i velivoli potevano non vedere alcun impiego reale nell’intera vita operativa, oggi tale probabilità appare remota. Altrettanto difficile appare ipotizzare che un sistema possa venire im- piegato solamente come immaginato in sede di progettazione. Lo dimostra, tra gli altri, il Tornado, nato per la penetrazione a bassissima quota e poi impiegato a quote medio-alte con sistemi che neppure esistevano quando fu concepito. Per lo stesso motivo è fuorviante immaginare che ogni crisi sia identica a quella precedente o che esista un’unica modalità d’impiego di universale applicazione in ogni scenario e contesto. Così come la vittoria-lampo nella prima Guerra del Golfo non si è ripetuta successivamente in Iraq e Afghanistan, così il ruolo controinsurrezione in Afghanistan non si è ripetuto in Libia e non è dato sapere come sarebbe stato un eventuale intervento in Siria o in cosa potrebbe degenerare l’odierna crisi in Ucraina. Ciò ren41 È fuorviante immaginare che ogni crisi sia identica a quella precedente o che esista un’unica modalità d’impiego di universale applicazione in ogni scenario e contesto. Così come la vittoria-lampo nella prima Guerra del Golfo non si è ripetuta successivamente in Iraq e Afghanistan, così il ruolo controinsurrezione in Afghanistan non si è ripetuto in Libia e non è dato sapere come sarebbe stato un eventuale intervento in Siria o in cosa potrebbe degenerare l’odierna crisi in Ucraina de difficile rinunciare a capacità sofisticate quali lo stealth (furtività o bassa osservabilità), vitali negli scenari simmetrici la cui fine è stata troppo frettolosamente proclamata sulla base della sola campagna afghana. La possibilità di rinunciare allo stealth, ad esempio con il trasporto di armamento esterno, è dunque decisamente asimmetrica rispetto all’impossibilità di dotarsene retroattivamente. La possibilità dei velivoli stealth di operare senza scorta diretta contribuisce, peraltro, a strutturare la forza aerea con una minor componente di caccia pura ovvero di destinarla prioritariamente alla difesa aerea, e rende possibile una minor dimensione complessiva delle forze aeree. Due tendenze sono comunque 42 indiscutibili. La prima riguarda la graduale riduzione delle dimensioni dei singoli armamenti da lanciare, resa possibile dalla precisione ma soprattutto spinta dal vincolo della minimizzazione dei danni collaterali. La seconda è il ruolo crescente della superiorità informativa, intesa come capacità di raccogliere, fondere e valutare dati per orientare l’azione nel modo più efficace per interrompere – non necessariamente con lo sgancio di armamento tradizionale. Per la sua complessità, la capacità di sensor fusion è l’essenza dei nuovi sistemi e appare difficile (e comunque costosa) da installare retroattivamente su quelli esistenti. Due ulteriori punti cruciali riguardano gli sviluppi nella dottrina del potere aereo e nei con- cetti d’impiego, entrambi i quali dovranno probabilmente essere rivisti in modo radicale alla luce dell’esperienza post-Muro. Come in passato, le analisi in corso – che rispecchiano in parte la differente partecipazione dei singoli Paesi alle diverse operazioni – si tradurranno certamente in nuovi concetti, che a loro volta informeranno lo sviluppo di nuovi sistemi. La somma dei tempi di riflessione, del successivo ciclo decisionale (con i suoi diversi livelli nazionale ed europeo, nonché Nato e transatlantico) e di sviluppo tecnico sembrano però suggerire un orizzonte temporale piuttosto lungo e, comunque, non compatibile con l’esaurimento della vita a fatica e della validità tecnica delle attuali linee aerotattiche. ottobre 2014 Il quantitativo ridotto di aeromobili in linea renderà improduttiva e dannosa la suddivisione in sotto-specialità numericamente modeste, con inevitabili difficoltà nel mantenere le capacità operative e soddisfare simultaneamente le esigenze addestrative e manutentive. Tali esigenze convergono verso sistemi avionici ad architettura aperta, che consentono aggiornamenti rapidi senza massicce sostituzioni di hardware, e dotazioni omogenee attraverso l’intera flotta In una situazione di ristrutturazione per riduzione, oramai da considerarsi permanente anche per il contesto economico generale, il mantenimento delle capacità operative richiede dunque una flessibilità intrinseca basata sulla capacità di adattamento rapido, in larga parte attraverso aggiornamenti di software in luogo dei tradizionali programmi di modifica. Analogamente, il quantitativo ridotto di aeromobili in linea renderà improduttiva e dannosa la suddivisione in sotto-specialità numericamente modeste, con inevitabili difficoltà nel mantenere le capacità operative e soddisfare simultaneamente le esigenze addestrative e manutentive. Tali esigenze convergono verso sistemi avionici ad architettura aperta, 49 che consentono aggiornamenti rapidi senza massicce sostituzioni di hardware, e dotazioni omogenee attraverso l’intera flotta. Pur restando la necessità di addestramento specifico per il personale, ciò consentirebbe il superamento delle distinzioni a livello di macchine tra Caccia bombardieri (Cb), Ricognitori (R), Guerra elettronica (Ge), Electronic combat reconnaissance (Ecr-It), soppressione delle difese aeree (Dead/Sead), tradizionalmente assegnate a reparti distinti e con equipaggiamento solo parzialmente uguale anche a parità di piattaforma. La maggior efficienza di tale approccio consentirebbe di compensare, almeno in parte, la ridotta dotazione numerica e di affrontare con maggiore flessibilità l’inevitabile imprevedibilità di scenari operativi in continua evoluzione. In conclusione, l’esigenza di una coerenza complessiva e di uno stretto coordinamento tra la dottrina operativa e la dotazione tecnologica è particolarmente importante per le forze aeree, ed è vitale per la componente aerotattica, alla quale è demandato il compito – non altrimenti realizzabile – di agire in profondità o in aree non contigue alle posizioni di schieramento iniziale. Ciò è vero tanto per la componente schierata su basi terrestri (oggi detta “convenzionale”) quanto per quella imbarcata, essendo indubbio che il livello operativo espresso vada rapportato solo alla tipologia di obiettivo o missione da svolgere. 43 CASAdiVETRO Alberto Cattaneo Founding partner di Cattaneo Zanetto & co A1 pagina 45 D1 pagina 46 C1 pagina 47 Aeronautica Difesa Cyber-security Dal governo: - Varato il Piano nazionale degli aeroporti Dal Parlamento: - Question time in Senato sulle spese del comparto difesa e operazioni militari e sicurezza internazionale Dall’Europa: - Mese della sicurezza cibernetica europea - Approvato il disegno di legge di ratifica ed esecuzione di tre accordi nel settore del trasporto aereo A2 pagina 45 Aerospazio Dal governo: - Il capitano Samantha Cristoforetti ha illustrato la missione sulla Stazione spaziale internazionale 44 Dal governo: - Comunicazioni del governo sulle linee guida del futuro Libro bianco della Difesa - Misure per il comparto della difesa contenute nel Def 2014 presentato dal governo ottobre 2014 A1 Aeronautica DAL GOVERNO Varato il Piano nazionale degli aeroporti Il Consiglio dei ministri del 30 settembre 2014, su proposta del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, ha adottato il Piano nazionale degli aeroporti. Durante la presentazione ufficiale a Linate, il ministro ha spiegato come il sistema italiano sia molto frammentato, con 112 aeroporti funzionanti nella penisola, di cui novanta solo per il traffico civile – dei quali quarantatré per voli commerciali e quarantasette per voli non di linea – undici misti militari-civili e undici esclusivamente a uso militare. Questa proliferazione è dovuta, secondo il ministro, alla mancanza di una visione di sistema che crea distorsioni nel mercato, non armonizzando le diverse esigenze, come ad esempio quelle delle compagnie low cost e del trasporto merci. Il Piano, invece, individua dieci bacini d’utenza che ospitano tre livelli di aeroporti: un aeroporto strategico, che deve avere il ruolo di gate intercontinentale, alcuni aeroporti d’interesse nazionale e altri scali d’interesse regionale o locale. Il Piano, infine, serve come strumento dinamico di governance del settore, per individuare le priorità infrastrutturali attraverso verifiche periodiche da parte del Mit e di Enac. Approvato il ddl di esecuzione di tre accordi nel settore del trasporto aereo Il Consiglio dei ministri del 19 settembre scorso, su proposta dei ministri degli Esteri e delle Infrastrutture, Mogherini e Lupi, ha approvato il disegno di legge di ratifica ed esecuzione di tre accordi nel settore del trasporto aereo tra l’Unione europea da un lato, e Israele, Moldavia, nonché Stati Uniti d’America, Islanda e Norvegia dall’altro. Nel primo accordo si prevede di includere 49 Israele nel “cielo unico europeo”, consentendo libertà tariffaria e cooperazione tra le autorità nel settore della sicurezza e della gestione del traffico. Nei confronti della Moldavia, invece, si stabilisce la libertà di operare servizi aerei da ogni città dell’Unione europea verso ogni città moldava e viceversa, la libertà tariffaria, accordi di collaborazione tra le compagnie, inclusi gli accordi di code-sharing e di noleggio con equipaggi (wet-leasing). Sul terzo fronte si estende a Islanda e Norvegia l’applicazione delle disposizioni contenute nel Protocollo di modifica dell’Accordo sui trasporti aerei tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da un lato, e gli Usa dall’altro. A2 Aerospazio DAL GOVERNO Il capitano Samantha Cristoforetti illustra la missione “Futura” Il ministero della Difesa ha comunicato che venerdì 3 ottobre 2014, presso l’Accademia aeronautica di Pozzuoli (Na), il capitano Samantha Cristoforetti, pilota dell’Aeronautica militare e Astronauta dell’Agenzia spaziale europea, ha illustrato i contenuti della missione “Futura” agli allievi e ai frequentatori degli istituti e scuole dell’Aeronautica militare. La missione la vedrà protagonista quale prima astronauta italiana sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) per circa sei mesi. La missione “Futura” è la seconda di lunga durata dell’Agenzia spaziale italiana. Il lancio avverrà la notte tra il 23 ed il 24 novembre 2014 dal Cosmodromo di Bajkonur a bordo della navetta Soyuz. Compagni di viaggio di Samantha saranno il russo Anton Shkaplerov, comandante della navicella e l’americano Terry Virts, flight engineer. L’Aeronautica militare conferma 45 con questa partecipazione, la forte tensione all’innovazione e alla sperimentazione che ha già portato nello spazio astronauti come Roberto Vittori, Luca Parmitano e Maurizio Cheli. D1 Difesa DAL PARLAMENTO Question time in Senato sulle spese per la Difesa Il ministro della Difesa Roberta Pinotti, rispondendo alle domande dei senatori sulle spese del comparto difesa durante il question time al Senato, ha dichiarato di essere impegnata a risolvere il problema del blocco stipendiale, introdotto nel 2011. Ha chiarito che l’aumento del 2% della spesa per contribuire alle missioni Nato è rapportato alla crescita del Pil. In questo semestre, ha poi aggiunto, non sono previste esercitazioni né per Israele né per l’Ucraina, mentre in Europa l’Italia è impegnata a far avanzare il nuovo modello di difesa. Il ministro ha poi smentito che il governo abbia disatteso le mozioni parlamentari sugli F-35. Per la dismissione, valorizzazione e recupero del patrimonio immobiliare militare, quesito posto dal sen. Di Biagio (Pl), ha riferito che è già stata costituita una task force e il decreto competitività ha individuato procedure più veloci. In merito alle operazioni militari e sicurezza internazionale, in risposta alle domande dei sen. Alicata (Fi), Divina (Ln) e Pegorer (Pd), il ministro ha chiarito che l’Italia, nell’ultimo vertice Nato, ha richiamato l’attenzione sulla pericolosità della situazione libica e mediorientale, precisando che non esiste un problema specificamente nazionale rispetto al terrorismo islamico: il numero dei combattenti arruolati in Italia è infatti più basso rispetto agli altri Paesi. 46 DAL GOVERNO Comunicazioni del governo sulle linee guida del Libro bianco Giovedì 2 ottobre il ministro Pinotti ha reso note, presso la commissione Finanze del Senato, le linee guida del Libro bianco della Difesa. Constatando l’esigenza di uno strumento per la pianificazione a medio-lungo termine delle capacità di difesa del Paese, il ministro ha precisato la duplice volontà alla base del documento: di ristrutturare le Forze armate secondo un modello professionale, sinergico ed efficiente e quella di non permettere che i processi di spending review ridimensionino le potenzialità dei nostri corpi militari di fronte a scenari poco rassicuranti, come quelli delineati al vertice di Newport. La stesura del Libro avverrà solo dopo una fase di ascolto, che prevede l’apertura di un indirizzo email al quale anche i cittadini potranno scrivere. Il ministro ha infine toccato il tema F-35, puntualizzando come il prossimo acquisto di altri due velivoli sia una tappa necessaria per permettere al progetto di proseguire, nel tentativo – non trascurabile – di capitalizzare l’investimento dello stabilimento di Cameri e di generare posti di lavoro. I due velivoli, ha poi precisato il ministro, si aggiungono ai sei per i quali i contratti sono già stati firmati, con consegne previste tra l’anno prossimo e il 2016, in linea con le mozioni approvate il 24 settembre scorso dalla Camera, che impegnano il governo a un adeguamento in senso riduttivo dell’impegno di spesa complessivo rispetto a quello originariamente previsto, che era di circa 14 miliardi di euro per novanta velivoli, somma che la mozione del Pd ha chiesto di dimezzare. Misure per il comparto della difesa contenute nel Def del governo Durante il Consiglio dei ministri del 30 settembre scorso, il ministro dell’Economia e delle Finanze, Pietro Carlo Padoan, ha illustrato le linee direttrici della Nota di aggiornamento al Def che verrà presentata al Parlamento, che aggiorna il quadro macroeconomico rispetto ai dati dello scorso aprile e fornisce indicazioni sulle tendenze e gli obiettivi di finanza pubblica. Per quanottobre 2014 to concerne il comparto Difesa, la Nota di aggiornamento al Def dà particolare risalto alla prossima pubblicazione da parte del ministero della Difesa di un nuovo Libro Bianco per la sicurezza internazionale e la difesa: un documento molto atteso, mirato a definire gli obiettivi che il Paese intende perseguire nei prossimi quindici anni, le modalità e gli strumenti da utilizzare per la protezione e la tutela dei suoi cittadini, del territorio, degli interessi vitali e strategici e dei valori nazionali. Il documento, con un’attenta analisi dello scenario internazionale, dei rischi, delle esigenze di sicurezza e degli interessi del Paese, ridefinirà, si legge nel Def, il quadro strategico di riferimento per lo Strumento militare, i lineamenti strutturali e organizzativi che dovrà assumere al fine di renderlo efficace ed efficiente nei confronti degli effettivi rischi e minacce che incombono sull’Italia e sull’Europa. numerose occasioni, istituzioni e imprese a programmare e condividere iniziative nazionali finalizzate alla nascita di una cultura della sicurezza informatica. Tra le attività previste quest’anno si segnala la collaborazione con Clusit, che ha organizzato numerosi eventi di alto valore tecnico su temi specifici della sicurezza informatica, con il ministero della Difesa che ha programmato l’evento “The role of cyber defence to protect and sustain Eu economy” che si terrà a Roma nei giorni 30 e 31 ottobre e altre iniziative in arrivo. C1 Cybersecurity DALL’EUROPA Mese della Sicurezza cibernetica europea L’Istituto superiore delle comunicazioni e delle tecnologie dell’informazione del ministero dello Sviluppo economico, nel ruolo di contatto nazionale dell’Agenzia Enisa, promuove per l’Italia l’iniziativa “European cyber security month” (Ecsm) lanciata da Enisa, Dg Connect e altri partner a partire dal 1° ottobre 2014. L’Ecsm è una campagna di sensibilizzazione dell’Ue volta a promuovere la sicurezza cibernetica tra i cittadini e una diversa percezione delle minacce telematiche ponendo l’accento sulla sicurezza dei dati e delle informazioni, sull’educazione e sulla competitività. L’Istituto superiore delle comunicazioni ha divulgato gli obiettivi della campagna invitando, in 49 47 Spazio Ecco l’agenda dell’aerospazio italiano Roberto Battiston presidente dell’Agenzia spaziale italiana La ministeriale Esa che si terrà a dicembre a Lussemburgo si occuperà di alcuni progetti internazionali di fondamentale importanza per il settore spaziale. Anche se ci si dovrà muovere all’interno di un quadro finanziario ridotto, si deve comunque tenere presente che lo spazio è collegato strettamente al sistema industriale, alle tecnologie avanzate e alle applicazioni, ambiti caratterizzati da notevoli ricadute economiche. L’Esa, e da circa un decennio anche la Commissione europea, continueranno a coordinare e stimolare investimenti nelle infrastrutture spaziali, non solo per considerazioni strategiche, ma anche perché il comparto ha fortissimi ritorni nell’ambito economico-sociale, talora con fattori di moltiplicazione dell’investimento pari a 20. Una decisione storica, per esempio, dovrà essere presa relativamente al futuro dei lanciatori. L’Europa ha tre lanciatori: l’Arianne 5, il vettore russo Soyuz e il Vega. Quest’ultimo, dimostrandosi molto affidabile e preciso, è entrato prepotentemente sulla scena dei lanciatori europei, un grandissimo risultato per il nostro Paese. I lanciatori 48 attualmente utilizzati, però, non fanno parte di una famiglia e hanno elevati costi di gestione. A causa di questa mancata ottimizzazione, con l’arrivo sul mercato mondiale di nuovi attori, in particolare di Space X, ma anche di Cina e India, l’Europa deve rapidamente riorganizzarsi, per rimanere competitiva ed efficace sul mercato internazionale. L’ottimizzazione si può ottenere con una strategia che è stata sviluppata dall’Esa, basata sull’impiego di elementi comuni, come ad esempio il motore P-120 del Vega che sarà impiegato anche per l’Ariane 6. Anche l’industria si è riorganizzata creando una joint venture tra Airbus e Safran, dedicata allo sviluppo e alla commercializzazione della famiglia di nuovi lanciatori europei Ariane 6/Vega. In questo contesto gli interessi italiani relativi allo sviluppo del motore P-120 e del lanciatore Vega sono ben rappresentati, garantendo un significativo ritorno industriale negli anni a venire. Proseguirà inoltre l’impegno dell’Asi sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) anche grazie all’accordo diretto Asi-Nasa collegato alla fornituottobre 2014 Gli sforzi di Palazzo Chigi La Cabina di regia avviata in questi mesi presso Palazzo Chigi è stata certamente un’esperienza positiva. È in questa sede infatti che meglio si comprende la necessità di fare-sistema, evitando quella frammentazione che ha spesso caratterizzato l’aerospazio. È un’esperienza che va continuata nel tempo, perché solo facendo sistema a livello nazionale le risorse disponibili possono essere ottimizzate, limitando il rischio di sovrapposizioni Il futuro dei lanciatori europei Una decisione storica, dovrà essere presa relativamente al futuro dei lanciatori. L’Europa ha tre lanciatori: l’Arianne 5, il vettore russo Soyuz e il Vega. I lanciatori attualmente utilizzati, però, non fanno parte di una famiglia e hanno elevati costi di gestione. A causa ra del moduli Mplm (Multi purpose logistic module), grazie al quale sono già stati ottenuti 3 voli di corta durata e 2 di lunga durata, incluso quello della prima astronauta donna italiana, Samantha Cristoforetti che partirà il prossimo mese di novembre per la missione Futura. Oltre a 10 importanti esperimenti scientifici, Samantha porterà sulla Iss una macchina per fare il caffè in orbita, finanziata da una nota industria italiana. Abbiamo inoltre ricevuto dalla Nasa la proposta di assegnazione di un altro astronauta del corpo Esa per la terza missione di lunga durata. Per questi motivi l’Asi è impegnata a sostenere l’Iss tramite l’Esa contribuendo a sviluppare i nuovi moduli per l’esplorazione che voleranno sul vettore Orion. In campo satellitare per l’Italia e per l’Asi, Cosmo-SkyMed 2 rappresenta un programma irrinunciabile per proseguire e migliorare l’investimento fatto con Cosmo-SkyMed. Poiché la prima generazione sta superando la durata operativa prevista, nasce la necessità di rimpiazzarla con una seconda generazione, che sarà comunque migliorativa in termini di risoluzione e quantità 49 di questa mancata ottimizzazione, con l’arrivo sul mercato mondiale di nuovi attori, in particolare di Space X, ma anche di Cina e India, l’Europa deve rapidamente riorganizzarsi, per rimanere competitiva ed efficace sul mercato internazionale. Con la joint venture tra Airbus e Safran, dedicata allo sviluppo e alla commercializzazione della famiglia di nuovi lanciatori europei Ariane 6/Vega, gli interessi italiani relativi allo sviluppo del motore P-120 e del lanciatore Vega saranno ben rappresentati CosmoSkyMed 2 In campo satellitare per l’Italia e per l’Asi, Cosmo SkyMed 2 rappresenta un programma irrinunciabile per proseguire e migliorare l’investimento fatto con Cosmo-SkyMed. Asi, Miur e Difesa stanno facendo ogni sforzo per reperire le ingenti risorse necessarie di dati. Si tratta di dati di grande importanza con innumerevoli applicazioni che vanno dal monitoraggio del patrimonio edilizio alla riduzione dei danni ambientali, dal controllo delle frontiere, alla mitigazione delle catastrofi naturali. Asi, Miur e Difesa stanno facendo grandi sforzi per reperire le ingenti risorse necessarie. Il dialogo tra istituzioni è essenziale, e la Cabina di regia avviata in questi mesi presso Palazzo Chigi è stata certamente un’esperienza positiva. È in questa sede infatti che meglio si comprende la necessità di fare-sistema, evitando quella frammentazione che ha spesso caratterizzato l’aerospazio. È un’esperienza che va continuata nel tempo, perché solo facendo sistema a livello nazionale le risorse disponibili possono essere ottimizzate, limitando il rischio di sovrapposizioni. L’Asi continuerà ad impegnarsi nelle nuove tecnologie, in particolare in quelle legate ai piccoli satelliti, che divenendo sempre più potenti a parità di peso e volume, sono in grado di sviluppare un settore spaziale basato su tecnologie meno costose, ma non meno efficaci. 49 Spazio Samantha in space Il decollo di Samantha Cristoforetti è fissato per il 23 novembre 2014, quando la navetta russa Soyuz 41S lascerà la rampa del cosmodromo di Bajkonur con l’equipaggio della spedizione Iss 42/43. Durante la permanenza nella Stazione spaziale internazionale, l’astronauta sarà impegnata in esperimenti condotti in condizione di microgravità che avranno un ritorno positivo per l’Italia e per l’Europa in termini di conoscenza e di innovazione tecnologica Michela Della Maggesa Sono tanti gli esperimenti scientifici che l’astronauta italiana, Samantha Cristoforetti, effettuerà durante la missione “Futura”, la seconda missione di lunga durata realizzata dall’Agenzia spaziale italiana (Asi). Il decollo di Samantha è fissato per il 23 novembre 2014, quando la navetta russa Soyuz 41S lascerà la rampa del cosmodromo di Bajkonur con l’equipaggio della spedizione Iss 42/43. Oltre alla nostra astronauta, sulla Soyuz ci saranno lo statunitense Terry Virts e il russo Anton Shkaplerov. A maggio 2015 la Soyuz 41S effettuerà l’undocking, lasciando la Stazione spaziale (Iss) per rientrare e riportare a Terra l’equipaggio. La missione è stata assegnata all’Asi dalla Nasa e nasce da un Memorandum bilaterale diretto, in base al quale l’Agenzia spaziale italiana ha fornito all’ente spaziale statunitense tre moduli pressurizzati abitativi e il Pmm (Permanent multi purpose module) per la Iss. Durante la sua permanenza nella Stazione spaziale internazionale, Samantha Cristoforetti sarà impegnata in diversi esperimenti, con particolare riguardo a nutrizione e salute, che saranno condotti in condizione di microgravità e avranno un ritorno positivo per l’Italia e l’Europa in termini di conoscenza e di innovazione tecnologica. L’Agenzia spaziale italiana, unica agenzia spaziale 50 nazionale in Europa ad avere accesso diretto alle risorse di utilizzazione della Iss, ha selezionato e sviluppato per la missione Futura nove progetti di ricerca scientifica e dimostrazione tecnologica italiani, che verranno svolti dall’astronauta nei suoi sei mesi di permanenza a bordo della Iss, insieme a un altro progetto già presente sulla Stazione, che sta raccogliendo dati da oltre tre anni: cinque progetti saranno dedicati allo studio di vari aspetti della fisiologia umana in condizioni di assenza di peso, mentre altri due effettueranno analisi biologiche su campioni cellulari portati in microgravità. In aggiunta a questi verrà portato e sperimentato a bordo dell’avamposto spaziale un dimostratore per un processo di produzione automatizzato per la realizzazione di oggetti 3D in assenza di peso (stampa 3D), e una macchina a capsule multifunzione in grado di servire nello spazio bevande calde, tra le quali anche il tipico caffè espresso italiano. I progetti sono stati ideati da università, centri di ricerca, aziende e Pmi italiane, e selezionati dall’Asi con i bandi nazionali di volo umano e la call per progetti di partenariato pubblico-privato per l’utilizzo della Iss. Tra gli esperimenti più significativi che Samantha effettuerà c’è “Slink”, che ha l’obiettivo di esplorare i ottobre 2014 Cristoforetti, una carriera in volo Nata a Milano il 26 aprile 1977, Samantha Cristoforetti è la terza della nuova generazione di astronauti dell’Agenzia spaziale europea (Esa) e pilota dell’Aeronautica militare con il grado di capitano: ha accumulato oltre 500 ore di volo su sei tipi di aerei militari. La Cristoforetti è stata selezionata come astronauta europea a maggio 2009. Assunta dall’Esa a settembre dello stesso anno, nel 2010 ha completato con successo l’addestramento base degli astronauti. A luglio 2012 è stata assegnata a una missione dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) a bordo della Stazione spaziale internazionale, il cui lancio con la navicella Soyuz è previsto nel 2014 dal cosmodromo di Bajkonur, Kazakistan. Si tratta della seconda missione di lunga durata dell’Asi sulla Stazione spaziale internazionale, e l’ottava missione di lunga durata per un astronauta Esa. Samantha si sta ora addestrando, in vista della sua missione, sui sistemi della Stazione, sulla navicella spaziale russa Soyuz, in robotica e in attività extra veicolari. Quando non è in meccanismi senso-motori che si manifestano nel processo di adattamento di lungo termine degli astronauti all’ambiente microgravitazionale. In termini di applicazioni spaziali, tale studio può essere cruciale nell’identificazione di adeguate contromisure per missioni spaziali di lunga durata, per aiutare a prevenire o a ridurre il decondizionamento del sistema muscolo-scheletrico. Per quanto attiene alle possibili ricadute a terra – elemento sempre più centrale in ambito aerospaziale – una più approfondita conoscenza dei meccanismi di apprendimento in differenti condizioni di gravità e con diverse riafferenze sensoriali disponibili costituisce un punto chiave per interpretare comportamenti neuro-patologici e capire come la mente umana modelli le caratteristiche ambientali nella programmazione delle strategie motorie. Il protocollo di Slink prevede movimenti di lancio orizzontale di una palla virtuale, imprimendo diversi livelli di forza, e immaginando sia di agire in un ambiente senza gravità sia normo-gravitario (48 ripetizioni in totale). Da segnalare anche Cell shape and expression (Cytospace). L’esperimento prevede l’esecuzione di un protocollo scientifico mirato a valutare se le modifiche citoscheletriche indotte dalla microgravità si traducano in cambiamenti 49 addestramento negli Stati Uniti, in Russia, in Canada o in Giappone, Cristoforetti è di base al Centro astronautico europeo (Eac) di Colonia, in Germania. Le piace interagire con gli entusiasti dello spazio su Twitter, come @AstroSamantha, e sul sito web Avamposto42. della forma e conseguentemente dell’espressione genica, cioè se un’ampia alterazione del profilo di espressione genica possa essere considerata come una conseguenza di un riarrangiamento strutturale globale delle cellule esposte alla microgravità. Cellule campione saranno coltivate a bordo della Iss e campioni di riferimento saranno coltivati a terra. Quanto alle ricadute, è verosimile che il progresso nelle conoscenze di base si possa tradurre in un parallelo progresso nella terapia di numerose affezioni in cui il citoscheletro e la forma cellulare sono coinvolti, quali le patologie del connettivo, l’osteoporosi e il cancro. Accanto a questi anche il progetto “Viable”, che sarà replicato a Terra, per valutare lo sviluppo di biofilm batterici e fungini all’interno della Iss. I dati ottenuti da questo studio saranno funzionali al miglioramento delle condizioni igieniche e biologiche degli apparati di volo, specie in vista di missioni di lunga permanenza nello spazio. Questo esperimento potrà contribuire a migliorare la qualità ambientale di ambienti confinati abitati, quali stazioni e basi situate in luoghi disagevoli e abitate da ricercatori per lungo tempo per scopi scientifici, o anche per il mantenimento di elevati standard di qualità ambientale negli ospedali. 51 Spazio Una Cabina d’Energia Paolo Puri consigliere militare aggiunto del presidente del Consiglio In un momento come quello attuale, in cui lo Stato si trova in forte difficoltà a rispettare anche gli impegni assunti in passato con l’Agenzia spaziale europea e ad aderire a progetti spaziali che consentirebbero all’Italia di mantenere e incrementare il know-how acquisito sino a ora, si sente la necessità di orientare gli investimenti verso i settori che, più di altri, possono massimizzare i ritorni non solo economici e occupazionali, ma soprattutto in termini di innovazione e competitività. Un’eventuale riduzione o un non-adeguamento degli investimenti istituzionali verso le infrastrutture nazionali (Cosmo-SkyMed) o verso l’Esa, avrebbe un impatto diretto non solo sull’industria nazionale e sull’occupazione, ma anche sulla significativa perdita di capacità e know-how in un settore altamente tecnologico e innovativo. Per tale ragione, è nata quasi spontaneamente l’idea di costituire, presso Palazzo Chigi, una “cabina di regia” per definire la politica italiana nel settore spaziale. Da qualcuno definita “cabina di energia”, il foro interministeriale non intende assumere un ruolo dirigista erodendo competenze 52 altrui, ma si pone l’obiettivo di ascoltare e mettere in rete tutti gli stakeholder istituzionali e industriali nazionali, mettendo a sistema capacità commerciali e finanziamenti istituzionali a favore di un settore che, per l’alto valore tecnologico e innovativo, possiede margini di crescita e competitività. Tale iniziativa precede in qualche modo le proposte di legge in discussione presso le competenti commissioni parlamentari, che prevedono sia attribuita alla presidenza del Consiglio dei ministri la direzione e il coordinamento delle politiche dei ministeri in merito ai programmi spaziali avvalendosi di uno specifico comitato interministeriale. Tutte le amministrazioni interessate al comitato interministeriale sono attualmente rappresentate presso la “cabina di regia” e rispecchiano tutti gli interessi di settore. Infatti, vi partecipano il ministero degli Esteri, degli Interni, della Difesa, dell’Economia e finanze, dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e trasporti, delle Politiche agricole, dell’Ambiente, nonché, ovviamente il ministero dell’Istruzione, ottobre 2014 E Villadei scalda i motori è attualmente l’unico astronauta italiano in addestramento avanzato “pre-assignment” e tutto lascia pensare che possa essere lui il prossimo azzurro, dopo Samantha Cristoforetti, a partecipare a una missione nello spazio. Ufficiale ingegnere dell’Aeronautica, il tenente colonnello Walter Villadei è l’ottavo astronauta italiano ad aver frequentato il Cosmonaut basic training presso la scuola russa del centro addestramento Yuri Gagarin di Mosca. Nell’ambito della sua preparazione ha già concluso la qualifica per le attività Extra veicolari con il sistema “Orlan” e quella relativa al segmento russo della Iss. L’addestramento si concluderà nei primi mesi del 2015, con la qualifica di Flight engineer della Soyuz. Oltre a far parte del Comitato tecnico scientifico dell’Agenzia spaziale italiana, Villadei è membro del Comitato istituito dalla Commissione europea nell’ambito dello “Space surveillance and tracking framework program”, finalizzato alla costituzione della prima capacità europea di osservazione degli oggetti in orbita (debris) a protezione dell’infrastruttura spaziale europea. dell’università e della ricerca. A questi si aggiunge la conferenza dei presidenti delle Regioni per facilitare il necessario raccordo tra le politiche spaziali nazionali e quelle a livello locale. L’Agenzia spaziale italiana rappresenta l’elemento cardine che analizza le esigenze e propone le possibili azioni programmatiche nell’ambito del tavolo interministeriale. Un vero e proprio “architetto di sistema” che, grazie all’esperienza e alla competenza acquisita, rappresenta, a similitudine dell’Esa per gli Stati membri europei, un chiaro punto di riferimento, anche per il territorio e quindi per le Regioni, in un settore complesso come lo spazio. Tra gli obiettivi che il tavolo si è dato, figura – primo tra tutti, per importanza – quello di delineare una “strategia spaziale nazionale” basata sull’analisi del “patrimonio tecnologico del Paese” con la “domanda tecnologica dei mercati” (interno, europeo e internazionale). In tale ambito, è emersa immediatamente l’opportunità di coinvolgere le associazioni industriali (Aiad, Asas, Aipas), le agenzie specializzate (Ispra, Inaf), la piattaforma 49 Spin-It, il Cluster tecnologico nazionale dell’aerospazio, le Regioni che rappresentano il territorio e ne sono responsabili dello sviluppo economico e della crescita occupazionale. L’imminenza del Consiglio ministeriale Esa, che avrà luogo in Lussemburgo il prossimo 2 dicembre 2014, ha impegnato il tavolo interministeriale per definire, con urgenza, il livello di intervento pluriennale italiano in progetti facoltativi proposti dall’Agenzia spaziale europea nei settori strategici dell’accesso allo spazio e dello sfruttamento della Stazione spaziale internazionale attraverso un intervento finanziario straordinario. Si conferma quindi, in un settore propulsivo e innovativo come lo spazio, la necessità di una chiara strategia per il Paese e di una “cabina di regia” capace di fornire la necessaria “energia” per sfruttare, nel modo migliore, le opportunità offerte dallo spazio attraverso l’azione dell’Asi nell’interesse dei vari attori istituzionali e privati. Una “cabina di energia” che, mettendo a sistema le esigenze di governo e territorio, possa definire una politica spaziale nazionale al servizio del Paese! 53 Spazio Bolden e la lezione romana Michele Pierri “Do all you can! Fate tutto quel che potete!”. È questo il messaggio di incitamento che l’amministratore della Nasa Charles Bolden ha rivolto agli studenti accorsi lo scorso 6 ottobre al Tempio di Adriano in Piazza di Pietra, a Roma, per la conferenza “Reaching the stars”. L’evento è stato organizzato da Agenzia spaziale italiana, Ambasciata Usa in Italia, Nasa e Camera di Commercio di Roma. Obiettivo: raccontare ai giovani il percorso di vita che ha portato Bolden a diventare marine, poi astronauta e infine capo dell’Agenzia spaziale americana. E con ciò spronarli a salvaguardare il Pianeta, a tutela del quale il settore spaziale offre un contributo essenziale grazie a osservazione della Terra, ricerca e innovazione. Il saluto di benvenuto è stato affidato a Stefano Venditti presidente di Asset Camera della Camera di commercio capitolina, mentre nella discussione si sono alternati il presidente dell’Asi Roberto Battiston, il vice capo missione dell’Ambasciata americana Kathleen Doherty e il professor Mar54 cello Onofri della facoltà di Ingegneria dell’Università La Sapienza, che ha presentato AgroSpazio in Expo 2015, un progetto che promuove il legame tra il settore agricolo e quello spaziale. Dell’Esposizione universale del prossimo anno ha parlato anche Bolden, che ha spiegato come “nutrire il pianeta” sia “cruciale” e un evento come quello di Milano “è davvero importante” per raggiungere questo target. Climate change, sovrappopolazione, scarsità d’acqua: sono queste alcune delle sfide del futuro alle quali l’agenzia statunitense lavora con i suoi partner. “Con l’Italia – ha detto – collaboriamo a moltissimi progetti, basti guardare tutto ciò che c’è sulla Stazione spaziale internazionale. I moduli Mplm (Mini pressurized logistic module, ndr) sono realizzati dal vostro Paese; l’Italia svolge un ruolo primario nella costruzione dell’Automated transfer vehicle e dell’Automated cargo spacecraft; è parte del team che sta producendo il service module della capsula Orion”. ottobre 2014 Sopra, a sinistra: Roberto Battiston; a destra: Charles Bolden e Kathleen Doherty; sotto: la tavola dei relatori Bolden ha poi augurato buon lavoro alla collega Samantha Cristoforetti, prima donna italiana a viaggiare nel cosmo, in procinto di partire per la missione “Futura”, che prenderà il via il prossimo 23 novembre dal Kazakistan. “Non ho nessun consiglio da darle” ha aggiunto, “deve semplicemente rilassarsi e godersi un’esperienza straordinaria, che consente di migliorare il mondo in cui viviamo”. Il numero uno della Nasa ha poi illustrato ciò che attende il settore e come questo si sia evoluto. “L’agenzia ha scelto partner commerciali destinati a ripristinare le capacità di volo verso la Iss (a vincere la gara sono stati SpaceX e Boeing, ma si attende il risultato del ricorso della prima delle aziende escluse, Sierra Nevada, di cui la Nasa ha comunque deciso per il momento di non tener conto, ndr). Una scelta che in qualche decennio potrebbe consentire veri e propri viaggi interplanetari alla portata di (quasi) tutte le tasche. Il settore spaziale vive una fase di fermento, det49 tata anche dall’entrata in campo di nuovi player tra le economie ormai non più emergenti. Nuova Delhi ha lanciato con successo la navicella Mangalyann nell’orbita di Marte, per di più con un budget di soli 55 milioni di euro. Quali le prospettive? “Noi – ha commentato – collaboriamo con l’India e lo stiamo facendo anche in questa missione. La competizione, quando è positiva, serve a migliorarsi e raggiungere risultati che vanno a beneficio di tutti”. Dopo lo sbarco sulla Luna, il prossimo grande passo che l’uomo vuole intraprendere è quello sul Pianeta Rosso. Quando avverrà? “Abbiamo da poco approvato la fase di sviluppo del razzo Sls, il launch space system (il vettore del programma di trasporto di esseri umani dalla Terra a Marte che sarà sviluppato da Boeing, che ha firmato con la Nasa un contratto per 2,8 miliardi di dollari, ndr)”, rimarca Bolden. “Contiamo di compiere il primo viaggio nel 2030, ma potremo farlo solo con il sostegno di tutti i 22 Paesi che collaborano al progetto, compresa l’Italia”. 55 Spazio Tra Gps e Galileo spunta la Cina Marcello Spagnulo ingegnere aeronautico ed esperto aerospaziale L’idea di un sistema europeo di radionavigazione satellitare alternativo al Global positioning system (Gps) americano e al Glonass russo, è nata un paio di decenni fa in seno all’Agenzia spaziale europea, quando l’allora direttorato delle Applicazioni concepì un sistema satellitare denominato Gnss (Global navigation satellite system) tale da fornire una precisione superiore al Gps e, soprattutto, autonomo dai satelliti statunitensi. Non si trattò di un “parto” facile né immediato. I motivi che avrebbero condotto negli anni 2000 a fare del Gnss, poi ribattezzato Galileo, uno dei “pilastri” infrastrutturali dell’Unione europea si delineano negli anni 90 attraverso mutamenti politici e industriali apparentemente non collegati fra loro: la dissoluzione nel 1989 dell’Unione sovietica aveva ridato all’Europa, dopo anni di “cuscinetto” tra Usa e Urss, l’opportunità di ricollocarsi geopoliticamente al centro di uno scacchiere internazionale in cerca di nuovi equilibri; la conseguente riunificazione dei due Stati tedeschi, la Ddr dell’est e la Brd dell’ovest, induceva movimenti di aggregazione industriale franco-tedeschi fino a quel momento impensabili (nacque nel 2000 la Eads, fondendo la Aerospatiale/Matra Marconi con la Dasa, nata dall’unione di Daim56 ler con Dornier e Mbb Erno); infine dal lato più propriamente spaziale l’Esa stava riconvertendo il suo progetto autonomo di Stazione spaziale (l’allora Columbus man tended free flyer) verso una partnership con gli Usa nell’Iss, e quindi sostanzialmente aveva il solo Ariane 5 quale grande progetto di sviluppo pluriennale. L’evolvere di tali situazioni gettava dei semi fertili per creare una convergenza politica e industriale verso la realizzazione di un sistema di radionavigazione assistita via satellite. Inoltre gli europei progettarono il loro nuovo sistema di navigazione satellitare rendendolo più accurato rispetto al Gps, il cui standard si andava affermando in un sostanziale regime di monopolio e il progetto era presentato dai politici europei nel 2000 come un formidabile “moltiplicatore” economico e occupazionale. Si diffondeva l’idea che esso avrebbe creato nell’area dell’Unione entro il 2010 più di 100mila posti di lavoro. Gli Stati Uniti avevano utilizzato per il sistema Gps degli orologi atomici al cesio e al rubidio come sorgente del segnale di temporizzazione. Questi orologi sono incredibilmente precisi, con errori entro una decina di nanosecondi o anche meno, nondimeno negli anni 90 il Naval research ottobre 2014 IL GLOBAL NAVIGATION SATELLITE SYSTEM 20 anni fa, l’allora direttorato delle Applicazioni concepì un sistema satellitare denominato Gnss (Global navigation satellite system) tale da fornire una precisione superiore al Gps e, soprattutto, autonomo dai satelliti statunitensi laboratory (Nrl) americano suggerì che l’utilizzo di un maser all’idrogeno (in luogo del rubidio) avrebbe potuto fornire una precisione molto maggiore, con errore inferiore al nanosecondo. L’Us Air force però respinse il suggerimento perché oggettivamente troppo costoso e pesante. Gli europei invece decisero di progettare il Gnss utilizzando proprio il maser all’idrogeno. La geolocalizzazione satellitare è infatti una questione di “orologeria di precisione”. Il satellite serve a trasportare nello spazio un orologio atomico, cioè un complicato cronografo in cui la base del tempo è determinata dalla frequenza di risonanza di un atomo. L’antenna del satellite trasmette poi a terra uno specifico segnale (un “bip” per dirla tutta) associato alla suddetta frequenza. La complicazione interviene quando per calcolare la distanza tra il nostro moderno Sputnik e, per esempio, uno smartphone a terra il cui proprietario vuole sapere dove si trova il ristorante che ha appena prenotato, occorre conoscere il tempo che il bip spaziale impiega per raggiungere quest’ultimo dall’orbita a 22mila km di altezza. Tra il tempo universale e quello dei nostri smartphone lo scarto è in permanenza inferiore ai dieci nanosecondi e sapendo che in 49 LA GEOLOCALIZZAZIONE La geolocalizzazione satellitare è una questione di “orologeria di precisione”. Il satellite trasporta nello spazio un orologio atomico, cioè un complicato cronografo in cui la base del tempo è determinata dalla frequenza di risonanza di un atomo. L’antenna del satellite trasmette poi a terra uno specifico segnale associato alla suddetta frequenza LA SFIDA EUROPEA Gli Stati Uniti hanno aperto la strada col Gps e gli europei stanno cercando di approfittare del cosiddetto vantaggio del “second mover” facendo tesoro dell’esperienza americana e di eventuali passi falsi degli Usa nella costruzione di un sistema ancora migliore un nanosecondo la luce percorre trenta centimetri ecco spiegato perché dotare i satelliti europei di maser all’idrogeno avrebbe apportato degli indubbi vantaggi rispetto al Gps. Lo sviluppo di questi orologi, con un rilevante contributo italiano, fu avviato partendo da tecnologia ottenuta dalla Russia, che aveva una lunga esperienza con il maser, puntando a realizzare un payload di soli 15 chilogrammi. Questa prospettiva nel 2001 costituì per gli Usa un vero e proprio pericolo per la supremazia del Gps. L’Unione europea avviò nel 2003 con la Cina una partnership tecnologica nel Gnss con l’obiettivo di disporre entro un decennio di un segnale di temporizzazione Galileo più accurato di un ordine di grandezza rispetto a quello dei satelliti Gps 2R. Se gli Usa non avessero reagito progettando una nuova generazione di orologi atomici spaziali, Galileo avrebbe potuto intaccare l’influenza americana sull’Information technology, soppiantando il Gps nei chipset dei telefoni cellulari e dei computer, nei sistemi di trasferimento elettronico di denaro e financo nei più delicati sistemi di comunicazione. Accadde però che la partnership europea con il dragone cinese terminò nel 2008, mentre quasi contemporaneamente l’Unione eu57 ropea e gli Usa concordarono regole comuni di utilizzo e interoperabilità tra il Gps e Galileo. Un altro pragmatico esempio di realpolitik. Lo sviluppo del Gps3 da parte americana fu comunque avviato nei primi anni 2000, ed è tuttora in corso con problematiche e ritardi, proprio come accade per il progetto europeo Galileo. La realizzazione del nuovo orologio atomico americano ha comportato, infatti, serie difficoltà che hanno via via ritardato il primo lancio che oggi è previsto non prima del 2016. I primi esemplari del payload, che dovrebbe avere una migliore stabilità e integrità del segnale così da equiparare la precisione degli orologi europei, sono stati consegnati solo quest’estate alla Lockheed Martin, prime contractor del Gps3. Ecco quindi la posta in gioco tra Galileo e il Gps: una corsa al miglior cronometro, si potrebbe definire una “chronowar” globale, che non significa solo armamenti sempre più precisi quanto soprattutto il predominio commerciale dell’In58 formation technology del 2020 e oltre. In pratica l’esclusiva dei chipset e dei receiver dei milioni e milioni di smartphone, tablet, laptop e navigatori che oggi nel mondo ci hanno abituato a vivere, divertirci e lavorare senza neanche renderci conto della pervasività della radiolocalizzazione via satellite. Gli Stati Uniti hanno aperto la strada col Gps e gli europei stanno cercando di approfittare del cosiddetto vantaggio del “second mover” facendo tesoro dell’esperienza americana e di eventuali passi falsi degli Usa nella costruzione di un sistema ancora migliore. Il tutto però con la Cina dietro l’angolo. Il suo sistema satellitare globale, Beidou/Kompass con cinque satelliti in orbita geostazionaria e trenta in orbita bassa, sarà completato entro il 2020, ma ha già iniziato nel 2014 i servizi operativi con circa la metà dei satelliti in orbita e con ventisei stazioni di terra localizzate in ventuno Paesi. La corsa al cronometro è in pieno svolgimento ottobre 2014 pensierispaziali Roberto Vittori — astronauta Lucciole o lanterne? Charles F. Bolden Jr. ha veramente un curriculum di tutto rispetto: è alto ufficiale delle Forze armate degli Stati Uniti, astronauta e soprattutto amministratore della Nasa. Nell’espletamento di questa ultima funzione c’è stata la sua visita a Roma il 7 ottobre, per confermare e ribadire i solidi legami tra Italia e Stati Uniti nel comparto spaziale. Malgrado il positivo incontro, per l’Asi la strada per lo Spazio è tutt’altro che in discesa e il conto alla rovescia continua per la riunione ministeriale di Esa del 2 dicembre, prevista densa di contenuti e di decisioni che condizioneranno le nostre strategie negli anni a venire. Questi due eventi da soli potrebbero riempire l’arco temporale dei tre mesi che li separa, ma le prossime settimane sono ricche di appuntamenti meritevoli di grande attenzione. Ulteriori luci che brillano all’orizzonte: ma sono lanterne o semplici lucciole? In fase finale i preparativi per la missione Futura, il cui lancio a bordo del vettore russo Soyuz da Bajkonur è previsto per il 23 novembre. Bajkonur non rappresenta più per l’Italia una novità, visto che ormai sono passati oltre 10 anni dalla prima nostra missione in Russia (missione Marco Polo, 2002). Tantomeno è una novità avere una missione di lunga durata. Certo, è importante osservare che finalmente anche l’Italia ha un’astronauta di sesso femminile e l’interesse della stampa per l’occasione è certamente scontato. Ma interesse mediatico a parte, com’è meglio capitalizzare le prossime missioni a 49 bordo della Stazione ed evitare che diventino semplice routine? A guardare ancora meglio si scopre che appena la settimana precedente è in programma un altro evento molto particolare, ossia il lancio del dimostratore Ixv (Intermediate experimental vehicle) a bordo del razzo Vega. Poche righe non bastano a descrivere l’importanza del lancio previsto da Kourou per il 18 novembre. Il binario all’interno del quale Ixv si pone come dimostratore di tecnologie abilitanti per il trasporto orbitale e sub-orbitale è di grande valenza strategica. Ma non è finita qui: l’atterraggio della sonda Rosetta su una cometa 67P Churyumov-Gerasimenko è previsto il 12 novembre e rimarrà nella storia come il primo incredibile tentativo di questo tipo. In tutti questi avvenimenti Asi è presente con un contributo ben preciso. Ma quale il comune denominatore e quale la strategia di base? Partendo dall’oggi, con la Stazione spaziale e con il Vega, si passa attraverso il domani, con un verosimile sostanziale cambiamento delle tecnologie di accesso allo Spazio (e ritorno), per arrivare poi al dopodomani con le enormi opportunità (letteralmente infinite) offerte dall’utilizzo e dallo sfruttamento sistematico delle risorse extra atmosferiche (Luna, asteroidi e comete). Magari alcune sono lanterne e altre semplici lucciole, ma in fondo cosa importa? È insito nella natura delle cose che non tutti i semi siano destinati a germogliare. In ogni caso, come partenza della nuova Asi non potevamo sperare di meglio. 59 ilditoe laluna Ezio Bussoletti Insegna Fisica e Tecnologie spaziali presso l’Università Parthenope Viaggio verso Marte low-cost Dopo circa dieci mesi di viaggio, il 21 settembre scorso, la Nasa ha festeggiato un ennesimo successo: la sonda Maven è entrata in orbita intorno al pianeta rosso per studiare la parte più alta dell’atmosfera marziana “come mai fatto prima”. Nelle prossime settimane la sonda sarà finalmente parcheggiata nella sua orbita nominale di 4.5 ore che costituisce l’altezza corretta per poter effettuare le misure di densità atmosferica previste dal programma. L’obiettivo della missione è determinare il ruolo avuto dall’evaporazione dei gas atmosferici verso lo spazio esterno e quanto e come questi processi si sono evoluti nel tempo. Dove sono andate a finire l’atmosfera e l’acqua che caratterizzavano il pianeta nella sua fase primordiale? Misurando oggi i tassi di evaporazione gli scienziati ritengono di poter risalire nel tempo estrapolando all’indietro i dati. In parallelo, passati appena tre giorni, il 24 settembre l’India, dopo Usa, Russia e Europa, è entrata nel club dei Paesi che sono arrivati al Pianeta rosso. Infatti, la sonda Mangalyaan (veicolo per Marte, in sanscrito), dopo un viaggio di 11 mesi, è entrata in orbita intorno al pianeta. Il velivolo è caratterizzato da un’orbita fortemente eccentrica, che nel punto di massimo avvicinamento arriverà a soli 423 km dalla superficie. Alimentata da batterie solari, rappresenta un grande successo per l’Isro, l’agenzia spaziale indiana. La missione ospita 5 strumenti del peso comples60 sivo di 15 kg, che raccoglieranno dati sul clima del pianeta e la composizione della sua superficie. In particolare si cercherà di risolvere il problema della quantità di metano presente in atmosfera. L’importanza di questo studio risiede soprattutto nel fatto che il metano è un indicatore di potenziale attività microbica, e quindi di vita, anche se eventuali attività geologiche possono contribuire alla sua formazione. Mangalyaan, che nasce come una missione tecnologica esplorativa, ha collezionato una serie di successi che la rende unica al mondo: è stata realizzata in soli tre anni e al costo di 72 milioni di dollari, “meno di molti film prodotti a Hollywood” come dice con fierezza il primo ministro Modi e circa un decimo di Maven stimata intorno ai 671 milioni. La qualità tecnologica delle due sonde non è comparabile, ma sarà interessante verificare, ex post, la qualità effettiva dei dati che saranno prodotti. L’esperienza ha mostrato che, spesso, tecnologie estremamente sofisticate non riescono a rispettare i target scientifici previsti a causa della loro complessità. Due diversi modi di fare, due diverse disponibilità finanziarie a sostegno della ricerca spaziale si confronteranno nei prossimi mesi per dimostrare la bontà della propria scelta; nel caso dell’India di fatto “obbligata” vista la differenza di bilancio tra Isro e Nasa. I risultati ci diranno se si è veramente aperta l’era di uno Spazio lowcost; se sì il nostro Paese potrebbe avere un ruolo da giocare non trascurabile. ottobre 2014 CYBERnetics Marco Andrea Ciaccia I global commons tra Usa e Asia Il recente studio dell’Atlantic council “The future of Us extended deterrence in Asia to 2025” ha due aspetti che meritano di essere sottolineati. In primo luogo, si rafforza l’impressione che per molti think tank Usa (tra questi certo il Csis di Henry Kissinger e Zbigniew Brzezinsky) continui ad essere l’Asia-Pacifico e in particolare l’Asia orientale il focus dell’applicazione della potenza nazionale, al di là della cronaca del conflitto mediorientale che rispetto a questo compito strategico appare talora quasi una “distrazione”, o campo di esercitazione di mezzi militari per il loro migliore impiego tattico. Lo studio lo conferma indirettamente: per registrare la tenuta di una relazione strategica tra Cina e Stati Uniti vi si dice, potrebbe essere necessario nientemeno che un equivalente della Crisi missilistica cubana del 1962 o del Ponte aereo di Berlino del 1948. Il secondo aspetto è che la “deterrenza estesa” che vi viene predicata richiama operativamente il controllo inter-domain di aria, acqua, spazio e cyberspazio, ovvero l’intera categoria dei “global commons”, quei domini geografici e reali accessibili a tutti ma da nessuno posseduti in modo esclusivo o secondo logiche nazionali. Si mettano insieme queste due ipotesi “forti” dell’Atlantic council e ne deriva uno scenario molto interessante in cui Cina e Usa, dopo aver testato i propri limiti, potrebbero aprire un periodo di “stallo inter-domain”, una co-partnership biege49 monica sui “global commons” del plesso indo-pacifico, paragonabile alla lunga fase di “distensione nucleare” Usa-Urss degli anni Sessanta-Settanta che allungò la sua ombra sull’Europa, congelandovi l’ascesa tedesca. In altre parole, il non detto dell’ipotesi pende come una minaccia sugli “alleati” regionali Giappone e Corea del Sud, più che sul “nemico” cinese. In ciò si riflette la natura mercuriale e multi-direzionale della politica internazionale, ancor più se al suo centro vengono giustamente poste le dimensioni cibernetiche del conflitto, con le sue basse “barriere di entrata” e il ruolo che vi svolgono le imprese private. Se però è vero che solo la Cina, con le sue retrovie asiatiche (e perfino africane) ha la massa critica per impostare una teoria strategica dei global commons, ad essere chiamati alla sfida dell’integrazione egemonica di assetti cyber e aereonavali (processo necessariamente a guida Usa) sono in parte Seoul, certamente Tokyo, ma soprattutto Nuova Delhi, che si trova al centro di un subcontinente dove il venir meno di infrastrutture critiche può causare, con le onde di propagazione del secessionismo, della marginalità sociale e della congestione urbana, la rottura dell’ordine stabilito regionale. Un rischio che né Modi né Abe possono correre. 61 Cyber Sfida-cyber, non siamo ancora pronti Per contribuire allo sviluppo digitale della società dell’informazione, i leader mondiali investono in servizi di comunicazione destinati a famiglie e imprese con l’obiettivo di aumentare l’efficienza, rafforzare le competenze della forza-lavoro e produrre crescita del Pil. Purtroppo questi investimenti sono facile bersaglio di attività cibernetiche deleterie. I Paesi devono perciò impegnare le loro risorse per garantire la propria infrastruttura cibernetica e i servizi da cui dipendono il futuro digitale e la crescita economica Melissa Hathaway presidente di Hathaway global strategies Proteggere il valore degli investimenti digitali è in cima alle preoccupazioni dei leader mondiali. Ovunque nel mondo si forniscono servizi di comunicazione quasi ubiqui a famiglie e imprese e si persegue un’agenda di sviluppo e modernizzazione per accompagnare la crescita della società dell’informazione nell’età digitale. Queste iniziative promettono di aumentare la produttività e l’efficienza, rafforzare le competenze della forzalavoro, sospingere l’innovazione e produrre crescita del Prodotto interno lordo. E tuttavia questi investimenti hanno anche creato un’infrastruttura attrattiva e una piattaforma per un ampio spettro di attività cibernetiche nefaste che vanno a incidere negativamente sul Pil 62 stesso. Per esempio, i Paesi Bassi hanno evidenziato come il crimine cibernetico costi alla società olandese circa 10 miliardi di euro l’anno, quasi il 2% del Prodotto interno lordo della nazione. Simili perdite sono state riportate dalla Germania e dalla Gran Bretagna. Gli Stati Uniti stimano che l’impatto del furto transnazionale di proprietà intellettuale costi all’economia americana qualcosa come 300 miliardi di dollari l’anno, ovvero un punto percentuale del suo Prodotto interno lordo. In poche parole, nessun Paese è davvero pronto alla sfida cyber. Finora, nessuna metodologia è stata in grado di valutare la maturità e l’impegno di un Paese nel garantire l’infrastruttura cibernetica e i servizi da ottobre 2014 PIL VS CYBER CRIME I Paesi Bassi hanno evidenziato come il crimine cibernetico costi alla società olandese circa 10 miliardi di euro l’anno, quasi il 2% del Pil. Simili perdite sono state riportate dalla Germania e dalla Gran Bretagna. Gli Usa stimano che l’impatto del furto transnazionale di proprietà intellettuale costi all’economia americana quasi 300 miliardi di dollari l’anno, circa un punto percentuale del suo Pil IL CYBER READINESS INDEX Il Cri, Indice di prontezza cibernetica, rappresenta un nuovo strumento per affrontare la minaccia cyber ed è finalizzato a diffondere il dibattito internazionale e spingere gli interessi globali ad affrontare il tema dell’erosione economica da insicurezza cibernetica. L’indice esamina 35 Paesi che hanno intrapreso la strada dell’Ict e di Internet e applica poi una metodologia oggettiva per valutare l’impegno in termini di cyber-sicurezza in cinque fondamentali campi cui dipende il futuro digitale e la crescita economica. Il Cyber readiness index (Cri, indice di prontezza cibernetica) rappresenta una nuova maniera di esaminare il problema, ed è finalizzato a diffondere il dibattito internazionale e ispirare i grandi interessi globali ad affrontare il tema dell’erosione economica da insicurezza cibernetica, un problema che sta trattenendo le forze di una più robusta ripresa dell’economia. L’indice di prontezza cibernetica esamina trentacinque Paesi che hanno intrapreso la strada dell’Ict e di Internet, e applica poi una metodologia oggettiva per valutare la maturità di ciascuno di essi e l’impegno in termini di cyber-sicurezza in cinque fondamenta49 li campi. Questo approccio olistico nella valutazione del progresso in direzione di una maggiore sicurezza cibernetica dimostra l’importanza di una coerente strategia che includa regolamentazione governativa, repressione, ma anche incentivi di mercato e leve economiche che focalizzino l’attenzione del settore pubblico e di quello privato su un futuro digitale sicuro e prospero. Le iniziative di sicurezza cibernetica potranno rendere possibile e conservare un promettente dividendo da tecnologie informatiche e aiutare ciascun Paese a realizzare appieno il proprio potenziale all’interno dell’economia digitale. 63 savethedate 6 NOVEMBRE Alla Casa dell’aviatore si discute di controinsurrezione Continua il ciclo delle conversazioni sulla teoria della guerra, sulla strategia e sulla storia militare presso la Casa dell’aviatore organizzato dal Centro studi militari aeronautici Giulio Douhet. Il prossimo appuntamento sarà il 6 novembre alle ore 17 con il dibattito dedicato a “La controinsurrezione in ambiente urbano: da Algeri al Medio Oriente”. 18 NOVEMBRE Atlantic council a Roma per discutere di cyber security Le riviste Formiche e Airpress e l’Atlantic council, con la collaborazione dell’ambasciata americana e della Camera di commercio americana in Italia, organizzano un workshop sulla cyber security presso la Camera di commercio di Roma il 18 novembre. Interverranno tra gli altri: il vicepresidente e direttore del Brent scowcroft center on international security, Barry Pavel, il ceo della Camera di commercio americana, Simone Crolla, il ministro dell’Interno, 64 Angelino Alfano, il direttore del Statecraft cyber initiative, Jason Healey, il professore dell’università di Firenze, Umberto Gori, il direttore dell’area Sicurezza e Difesa dello Iai, Michele Nones e il direttore della Nato defense college foundation, Alessandro Politi. 18-19 NOVEMBRE A Hong Kong per parlare di sicurezza aerea Primo nel suo genere, l’Asia & Middle East security meeting sarà l’occasione per le compagnie aeree di discutere di sicurezza dell’aviazione e delle sfide che le attendono in Asia e nel Medio Oriente. I decision maker della regione potranno inoltre condividere le informazioni sulle politiche di sicurezza più recenti. L’incontro organizzato dalla Iata si terrà a Hong Kong il 18 e il 19 novembre. 18-20 NOVEMBRE Al via la prima edizione dell’Aeromart summit India settore aerospaziale di incontrare potenziali partner commerciali. Sarà anche l’occasione per attrarre investimenti in uno dei mercati del comparto aerospaziale considerato in più rapida crescita. 20 NOVEMBRE Il Cesma discute di aviazione italiana Per il ciclo delle conversazioni presso la Casa dell’aviatore, il Cesma organizza il 20 novembre la conferenza dal titolo “L’aviazione italiana dalla guerra di Libia alla Grande guerra”. 21-23 NOVEMBRE Torna l’Aero expo in Perù Si svolgerà presso la base militare Las Palmas di Lima dal 21 al 23 novembre la terza edizione della manifestazione spaziale peruviana. L’evento è un’opportunità per più di 100 espositori del settore aerospaziale, nazionali e internazionali, di mostrare proposte, servizi e offerte. Per la prima volta si terrà a Bangalore dal 18 al 20 novembre l’Aeromart summit India, un’ottima opportunità per i leader del ottobre 2014 first * * Prima di tutto l’ambiente. Environment RISPETTO DELL’AMBIENTE EFFICIENZA NEI CONSUMI INNOVAZIONE Le più basse emissioni di gas CO2 ATR è oggi leader nel trasporto aereo regionale. Gli aerei ATR sono riconosciuti come i velivoli regionali più rispettosi dell’ambiente. Essi rappresentano il punto di riferimento per le compagnie Consumo di carburante ridotto del 50% aeree in termini di efficienza ed affidabilità, con un’economia senza confronti sulle rotte a breve raggio. Certificazione ISO 14 001 Scegliete la soluzione più “verde” per i voli regionali! PRO PEL L I N G T H E N E X T CO N N EC T I O N atrbroadcast atraircraft atraircraft.com
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