Sommario Rassegna Stampa

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Si parla di noi
46
Corriere della Sera
16/10/2014
PAGINA 46
2
40
il Sole 24 Ore
16/10/2014
IN BREVE - ONLINE LA PIATTAFORMA DELLE ISTANZE PER I
PROGETTI DI RICERCA E SVILUPPO
3
Aetnanet.org
16/10/2014
MANIFESTAZIONI NON GOVERNATIVE: STUDENTI E STUDENTESSE
#25OTT IN PIAZZA CON I LAVORATORI E LE LAVORA
4
Corriere di Bologna (Corriere della
Sera)
16/10/2014
IL MULINO, 60 ANNI DI LETTURE
5
Edscuola.it
16/10/2014
16 OTTOBRE DISPERSIONE SCOLASTICA IN 7A CAMERA
7
Edscuola.it
16/10/2014
COMMISSARI INTERNI ALLA MATURITA', SCATTA LA RIVOLTA DEI
PROFESSORI
12
Ilsole24ore.com
16/10/2014
CERVELLI IN FUGA? LA MOBILIT NON PI UN TAB: ORA SERVONO LE
BORSE DI STUDIO
13
Informazionescuola.it
16/10/2014
BASTA SCATTI D'ANZIANITA': ECCO CHI AVRA' GLI AUMENTI,
L'INTERVISTA AL MINISTRO GIANNINI
15
Scuola24.Ilsole24ore.com
16/10/2014
ACCORDO MIUR-COMMERCIALISTI SUL TIROCINIO ALL'UNIVERSITA'
17
Scuola24.Ilsole24ore.com
16/10/2014
DAL 2015 I RICERCATORI POTRANNO RESTARE AFFILIATI ALLA
STESSA CASSA ANCHE SE CAMBIANO PAESE
18
Scuola24.Ilsole24ore.com
16/10/2014
DALLA LEGGE DI STABILITA' TAGLI PER 500 MILIONI: PIU' RISCHI
SUL FONDO PER GLI ENTI DI RICERCA
20
Scuola24.Ilsole24ore.com
16/10/2014
TEST DI MEDICINA, ARRIVA LA CONVOCAZIONE DEL MIUR MA I
RETTORI NON VOGLIONO ABOLIRLI
22
Welfarecremona.it
16/10/2014
UN GRUPPO DI INSEGNATI DEL CPIA SCRIVE A RENZI
24
Agenparl.it
15/10/2014
L. STABILITA': GIANNINI, 1 MLD PER LA SCUOLA SVOLTA STORICA
26
Cinquew.it
15/10/2014
CAMERA DEI DEPUTATI E MINISTERO DELL'ISTRUZIONE,
DELL'UNIVERSITA' E DELLA RICERCA TRASFORMATI IN PAL
27
Corriere.it
15/10/2014
UN MILIARDO PER LE ASSUNZIONI, MA MANCANO I FONDI PER RETI
WIFI E STAGE
28
12
Rubrica
Scenario politico
32
Corriere della Sera
16/10/2014
LA LEZIONE DI FUTURO DEI NUOVI ADOLESCENTI (M.Lancini)
30
13
il Sole 24 Ore
16/10/2014
ALLA "BUONA SCUOLA" I PRIMI 500 MILIONI (E.Bruno)
31
1
Cronache del Garantista
16/10/2014
VIVA LE COMMISSIONI CON I PROF DI SEMPRE (L.Voce)
32
2
Avvenire
16/10/2014
LA VERA RIFORMA DELLA SCUOLA? ABOLIRE IL VALORE LEGALE
DEI TITOLI DI STUDIO - LETTERA (G.Tettamanti)
34
18
Famiglia Cristiana
19/10/2014
UN MILIONE DI "ERASMINI" E' LA NUOVA EUROPA (F.Zambonini)
35
15
il Manifesto
16/10/2014
RITORNO AL FUTURO LA VECCHIA SCUOLA DI CONFINDUSTRIA
(T.Drago)
36
1
il Mattino
16/10/2014
PORTIAMO A SCUOLA IL FILM SU LEOPARDI (G.Montesano)
37
16/10/2014
Int. a A.Mahmud mohammad: ARIN, DALL'UNIVERSITA' ALLE TRINCEE
"NOI, RAGAZZE CURDE CONTRO L'ISIS" (L.Cremonesi)
38
Rubrica
15
Esteri
Corriere della Sera
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Redazione
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fino ad oggi 11168 Utenti registrati Manifestazioni non governative: Studenti e studentesse #25ott in piazza con i
lavoratori e le lavoratrici. Non possiamo permetterci il futuro che vogliamo,
chiediamo un cambiamento vero
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Le studentesse e gli studenti italiani il 25
ottobre scenderanno in piazza con le
lavoratrici e i lavoratori per dire che non
possono più permettersi un Paese che
taglia loro il futuro. Viviamo in un paese che
negli ultimi vent'anni ci ha relegati ad una
prospettiva di precarietà e disillusione, che
ha creato sfiducia nel presente e sfiducia nel futuro,
diciamo basta, chiediamo un Paese diverso. A otto anni
dall'inizio della crisi ancora una volta l'Italia ha deciso di
non investire sui giovani e sul futuro: non possiamo più
permetterci di vivere nella precarietà, è ora di cambiare
veramente, misure come il job act sono l'esempio evidente di come la realtà e le politiche siano ben
altre rispetto agli slogan di cambiamento che continuano a venderci sui giornali.
Dichiara Alberto Irone, Portavoce Nazionale Rete Studenti Medi: "La condizione nelle nostre scuole e
nelle nosrre università è, oramai da anni, molto critica. Ovviamente la dequalificazione dell'istruzione si
rispecchia anche nel mondo del lavoro. Gli studenti sono spinti sempre di più ad abbandonare il
percorso delle scuole superiori precomente o a non preoseguire gli studi universitari per cercare un
lavoro, precario e senza tutele, poco qualificato. Noi vogliamo dire, con forza, che non esiste sviluppo
economico e non è possibile uscire dalla crisi senza una "Buona Istruzione"."
Continua Gianluca Scuccimarra, Coordinatore Nazionale Unione degli Universitari: "Dopo l'uscita del
Provvedimento "La Buona Scuola", nel quale non c'è un rilancio vero del ruolo dell'istruzione e nel quale
l'università non è minimamente presa in considerazione, lo 'Sblocca Italia' mette a rischio più di 50.000
borse di studio, il Jobs Act sta tentando di cambiare radicalmente anche il mondo del lavoro per come lo
vediamo adesso: precarietà, demansionamento, abolizione dell'articolo 18. E' questa la ricetta del
governo per far ripartire il paese, quando invece sappiamo da anni che l'unica maniera per uscire dalla
crisi è investire sul lavoro, crearlo, qualificare i lavoratori attraverso l'istruzione, dargli lavori stabili per
una stabilità economica che possa far ripartire i consumi e l'economia tutta. I giovani non vogliono un
futuro precario, non possiamo permettercelo."
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Conclude Irone: "Oggi più che mai vediamo come il mondo dell'istruzione tutto e il mondo del lavoro
siano strettamente collegati. Vogliamo ripeterlo, non esiste la ripresa economica senza l'istruzione. E'
ovvio quindi che bisogna ritornare ad investire pesantemente nella scuola e nell'università pubblica. C'è
un'intera fetta di popolazione italiana, studenti, giovani, precari, disoccupati e lavoratori che dicono no
a questi provvedimenti che non fanno altro che consegnarci un futuro sempre più precario e nel quale
istruzione, competenze professionali e stabilità economica vengono considerati una zavorra più che un
valore aggiunto. Il 25 ottobre noi studenti ci saremo, per dire che non ci possiamo permettere un
futuro precario e privo di qualsiasi prospettiva."
Al link la piattaforma di adesione alla manifestazione
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Greta Chinellato - Addetto Stampa UDU-Unione degli Universitari
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ottobre 2014
Si parla di noi
dello stesso autore
2014-10-12 06:00:00
Molte decine di migliaia in piazza contro il
Piano Renzi per la scuola
di Michelangelo Nicotra
2014-10-16 06:30:00
Seconda Edizione del Premio Heritage
Sicilia 2014. Sabato 18 Ottobre, Teatro
Tenda Ragusa ore 20:30
di Michelangelo Nicotra
2014-10-10 17:00:00
80 000 studentesse e studenti in tutte le
piazze italiane/ #lagrandebellezzasiamonoi
da Belluno a Palermo
di Michelangelo Nicotra
2014-10-15 10:19:04
1° Convegno Li.Di.P.A. - Mascalucia 17
ottobre 2014 ore 18.00
di Michelangelo Nicotra
2014-10-09 08:30:00
Il Jobs Act aumenterà la precarietà dei
giovani. Gli studenti si mobiliteranno per
rivendicare diritti e futuro
di Michelangelo Nicotra
2014-10-15 08:30:00
Piccoli Registi CERCASI ... per la legalità.
Concorso promosso dall’Istituto 'Calvino' di
Catania di Michelangelo Nicotra
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Edscuola Press – Il weblog di Educazione&Scuola
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ottobre: 2014
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« 16 ottobre Domande TFA secondo ciclo
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16 ottobre Giornata mondiale Alimentazione »
16 o obre Dispersione scolastica in 7a Camera
Manager Sanitario
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« set
Impiego nel Settore Sanitario? Scegli il Master eCampus. Info ora!
Il 16 ottobre la 7a Commissione esamina il documento conclusivo relativo all’Indagine Sulle strategie per
contrastare la dispersione scolastica
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Il 23 e 29 aprile, 7 e 29 maggio, 3 e 10 giugno si svolgono audizioni in 7a Commissione della Camera in
merito all’Indagine conoscitiva sulle strategie per contrastare la dispersione scolastica
Il 16 aprile la 7a Commissione della Camera delibera lo svolgimento di un’Indagine conoscitiva sulle strategie
per contrastare la dispersione scolastica.
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16 ottobre Domande TFA secondo
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TFA secondo ciclo
Il MIUR con Avviso 8 ottobre 2014
proroga alle ore 16 del 16 ottobre
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RASSEGNE
Per una “Buona Scuola” inclusiva
045688
FISH - FAND
Giannini si dà il voto: sette e mezzo
da tuttoscuola.com
Giannini: Dal 2015 le classi pollaio saranno un
lontano ricordo
da tuttoscuola.com
Pag. 7
Codice abbonamento:
La Commissione Cultura, scienza e istruzione intende avviare un’indagine conoscitiva
sull’insieme dei processi che caratterizzano la dispersione scolastica (abbandoni, ritardi,
ripetenze, evasione), e sulle strategie per contrastarla, concentrandosi in particolare sulla
prevenzione del fenomeno e sugli aspetti relativi all’inclusione.
Nel corso dei lavori della Commissione e in occasione della discussione e adozione di
provvedimenti a favore del sistema dell’istruzione, è emerso chiaramente come occorra
ampliare il focus dell’attenzione, prioritariamente riservato ai pur seri e contingenti
problemi relativi al personale scolastico, anche agli alunni studenti e alla loro uscita
precoce dal sistema formativo.
La dispersione, infatti, rappresenta uno dei 5 obiettivi proposti dalla Commissione
europea nell’ambito della strategia Europa 2020: una strategia per una crescita
intelligente, sostenibile e inclusiva, richiede uno specifico impegno da parte del
Parlamento e del Governo.
Per quanto riguarda, in particolare, il tema dell’inclusione, è richiesto che – per il 2020 –
il tasso di abbandono scolastico diminuisca a meno del 10 per cento a livello europeo e
al 16 per cento a livello nazionale e che il tasso dei giovani laureati salga sopra il 40 per
cento. La riduzione del tasso di abbandono scolastico sotto il 10 per cento – entro il
2020 – è stata, peraltro, oggetto di una specifica Raccomandazione del Consiglio
dell’Unione europea del 28 giugno 2011.
Questa linea politica comune europea è stata generata da un’analisi che riconosce nel
settore dell’istruzione e della formazione un asset portante per lo sviluppo di
un’economia maggiormente competitiva. L’aspetto socio-economico non è tuttavia l’unico,
in quanto ancora più rilevante è quello dei diritti di cittadinanza che si acquisiscono
attraverso l’istruzione e che vengono negati dall’intreccio tra disagio sociale e dispersione
scolastica.
Per affrontare il fenomeno in ambito europeo si utilizza l’indicatore degli early school
leavers (ESL) con cui si prende a riferimento la quota dei giovani dai 18 ai 24 anni d’età
in possesso della sola licenza media e che sono fuori dal sistema nazionale di istruzione
e da quello regionale di istruzione e formazione professionale. Nella fascia di età
considerata, l’incidenza dei giovani in possesso della sola licenza media e non più in
formazione, pur essendo in diminuzione, è ancora pari al 17,6 per cento (22,9 per cento
nel 2004) contro una media dell’Unione europea del 12,8 per cento (13,5 per cento nel
2011).
Va inoltre sottolineato che nella graduatoria dei 27 paesi componenti l’Unione europea,
l’Italia occupa ancora una posizione di ritardo, collocandosi nella quart’ultima posizione,
dopo il Portogallo, per l’alto tasso di early school leavers.
Da segnalare, nello specifico, la presenza di dati ancora superiori circa l’abbandono
degli studi, in particolare nelle regioni del Mezzogiorno italiano, con punte che arrivano
anche al 21 per cento, Pag. 157un dato che va ad aggravare una situazione già molto
difficile in alcune aree del nostro Paese.
I dati PISA segnalano, però, un quadro di miglioramento nella rilevazione 2012, con una
percentuale di studenti con scarse competenze di lettura, scese al 19,5 per cento, in
diminuzione rispetto al 2003, ma sempre troppo alta; ugualmente si può dire per
Data
EDSCUOLA.IT (WEB)
Foglio
l’apprendimento delle scienze. Preoccupa il quadro di indicatori dell’istruzione molto più
bassi al sud, anche se in lieve miglioramento. Tale trend, che diminuisce il divario nordsud, va sostenuto e accresciuto con un rafforzamento degli interventi.
In particolar modo, si segnalano alcuni precisi momenti della vita di uno studente,
caratterizzati da un cambiamento significativo: il passaggio dalla scuola secondaria di
primo grado a quella secondaria di secondo grado, ed il conseguente successivo
orientamento verso la scelta universitaria o lavorativa. Sono questi due i momenti di
difficoltà maggiore e rappresentano, oggi, l’età critica dell’abbandono degli studi.
16-10-2014
Pagina
2/5
Giannini: Sulla Buona Scuola si lavora sia on
che off line
da tuttoscuola.com
Dispersione: Italia maglia nera in Europa
da tuttoscuola.com
Sicurezza, aumentano le denunce per gli
infortuni a scuola
da tuttoscuola.com
Alunni di cittadinanza non italiana
L’Ue torna a scuola, dal 13 al 24 ottobre 250
Si parla di noi
da tuttoscuola.com
Più musica nella primaria: non è solo
questione di docenti in più
da tuttoscuola.com
Stabilizzazione precari: la Corte di Giustizia
europea si pronuncerà il 26 novembre
FLC CGIL
Scuola: paritarie, firma contratti subordinato
e progetto
Ugl Scuola
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A seguito di queste eccezioni, due terzi dei ragazzi arrivati in Italia, in età da scuola
secondaria di primo grado (11-13 anni), non sono inseriti nella classe corrispondente
alla loro età. Anche se le iscrizioni in classi precedenti sono motivate da difficoltà di
inserimento degli alunni, di fatto, ciò che si produce è un ritardo istituzionalizzato degli
studenti di origine immigrata.
In tutti gli ordini di studi, il tasso di bocciatura degli studenti stranieri è superiore a quello
dei compagni italiani. La differenza si riduce negli ultimi anni delle secondarie, ma a
causa dell’abbandono scolastico. Anche i risultati conseguiti in termini di voto mostrano
valutazioni mediamente inferiori agli studenti italiani. Quindi, i livelli di istruzione sono più
bassi, con maggiore rischio di abbandono scolastico. I dati PISA del 2009 mostrano, ad
esempio, livelli di competenze decisamente più bassi, in relazione soprattutto all’età di
arrivo in Italia.
Infine, i ragazzi di cittadinanza non italiana si trovano maggiormente concentrati nei
percorsi più brevi e professionalizzanti. Nella scelta della scuola secondaria di secondo
grado, gli alunni stranieri si orientano verso la formazione tecnica e professionale (tra il
70 per cento e l’80 per cento).
Va operata, a questo proposito, un’importante distinzione tra bambini e ragazzi di
cittadinanza non italiana – nati all’estero – e coloro che, invece, sono nati e cresciuti in
Italia dalla tenerissima età, le cosiddette «seconde generazioni». A causa della mancata
riforma dell’acquisizione della cittadinanza, operata nella maggior parte dei Paesi
occidentali, nel nostro Paese i figli di genitori immigrati possono diventare cittadini italiani,
su richiesta, e a precise condizioni, solo a 18 anni. Le cosiddette seconde generazioni,
quindi, si trovano ad essere stranieri in Patria, anche nel caso in cui siano nati nel Paese e
la loro lingua madre sia l’italiano.
Come è noto, a partire dal 2008, è andato progressivamente crescendo il loro numero.
Nel 2011-2012 gli studenti con cittadinanza straniera – nati in Italia – erano il 73 per
cento degli stranieri nella scuola dell’infanzia, il 45 per cento di quelli iscritti alla scuola
primaria, il 19 per cento nella secondaria di primo grado e l’8 per cento nella scuola
secondaria di secondo grado.
Questa differenza, qualitativamente molto importante, e che andrà molto probabilmente
a crescere nei prossimi anni, a causa della stabilizzazione delle famiglie straniere, incide
funzionari tra i banchi
Codice abbonamento:
Un aspetto particolare riguarda gli alunni di cittadinanza non italiana che sono stati,
nell’anno scolastico 2012/2013, 786.630 unità, ovvero 30.691 in più rispetto all’anno
scolastico precedente. Si tratta di un fenomeno in continua crescita, anche se l’aumento
registra – di anno in anno – una leggera contrazione: attualmente gli alunni con
cittadinanza non italiana, nella scuola secondaria di primo grado, sono il 9,5 per cento
ed il 6,6 per cento nella scuola secondaria di secondo grado (Fonte MIUR, ottobre 2013).
Nell’anno scolastico 2012/2013, l’incremento complessivo della presenza degli alunni
stranieri è stato del 4,1 per cento, dovuto essenzialmente agli alunni con cittadinanza
non italiana nati in Italia, che rappresentano ben il 47,2 per cento degli alunni stranieri
totali (di contro, i nuovi ingressi nel nostro Paese a partire dalla scuola primaria, si
attestano al 3,7 per cento). In altre parole, mentre negli anni precedenti l’incremento
della presenza degli stranieri nelle scuole italiane era dovuto principalmente
all’immigrazione, più di recente, l’evoluzione del fenomeno vede un incremento degli
stranieri di seconda generazione.
Il fenomeno della dispersione scolastica – maggiore rischio e minore rendimento
scolastico, a causa soprattutto del deficit linguistico – colpisce maggiormente gli alunni
non italiani; infatti, nella scuola secondaria di primo grado, gli studenti stranieri a rischio
di abbandono – in percentuale sugli iscritti, nel mese di settembre 2013 – sono lo 0,49
per cento, rispetto allo 0,17 per cento relativo agli alunni di cittadinanza italiana. Simile è
la situazione nella scuola secondaria di secondo grado, in cui gli studenti stranieri a
rischio di abbandono scolastico sono il 2,2 per cento degli iscritti, contro l’1,16 per cento
degli alunni italiani. Nella scuola secondaria di primo grado, oltre l’84,5 per cento del
numero complessivo di alunni stranieri a «rischio di abbandono» è rappresentato, infatti,
da alunni stranieri nati all’estero; nella scuola secondaria di secondo grado tale
percentuale tocca il 92 per cento (Fonte: MIUR – D.G. per gli studi, la statistica e i sistemi
informativi – Servizio statistico giugno 2013).
Si rileva, inoltre, come i figli degli immigrati siano più spesso degli altri in ritardo
scolastico (il 17 per cento nel 2011-2012 nella scuola primaria, a fronte dell’1 per cento
degli studenti italiani). Nella scuola secondaria di primo grado sono in ritardo il 46 per
cento contro il 5 per cento e, alle scuole superiori, il dato aumenta ulteriormente: il 69
per cento contro il 25 per cento. I motivi sono legati, da un lato alle bocciature, dall’altro,
anche all’inserimento in classi inferiori alla loro età. In base al decreto del Presidente
della Repubblica n. 394 del 1999, i minori stranieri soggetti all’obbligo scolastico
vengono iscritti alla classe corrispondente all’età Pag. 158anagrafica, salvo che il collegio
dei docenti deliberi l’iscrizione ad una classe diversa tenendo conto:
dell’ordinamento degli studi del Paese di provenienza dell’alunno, che può determinare
l’iscrizione ad una classe immediatamente inferiore o superiore rispetto a quella
corrispondente all’età anagrafica;
dell’accertamento delle competenze dell’alunno;
del corso di studi eventualmente seguito.
Pag. 8
EDSCUOLA.IT (WEB)
Data
16-10-2014
Pagina
Foglio
3/5
fortemente sulle politiche di integrazione e di contrasto all’abbandono da mettere in atto.
Nel caso degli alunni neo-arrivati, infatti, le politiche prevalenti sono state improntate a
creare un’integrazione principalmente sul piano dell’italiano «lingua 2». Altro è il caso
degli studenti nati e cresciuti in Italia, che presentano ugualmente risultati inferiori, per i
quali va realizzato un piano di contrasto allo svantaggio di tipo socio-economico e di
prevenzione della dispersione scolastica, ispirato all’insegnamento dell’»italiano-per-lostudio» e a maggiori competenze di apprendimento.
Tuttavia, la differenza nel periodo di arrivo non costituisce il solo fattore per determinare
lo svantaggio. Contano anche le aree di provenienza, le barriere culturali, le aspettative
delle famiglie, e, soprattutto, le caratteristiche sociali e culturali dei genitori. Le loro
difficoltà di inserimento e il trascorso migratorio si ripercuotono sui figli, in modo relativo
anche se nati in Italia. Tuttavia, le ricerche internazionali mostrano che lo svantaggio va
riducendosi con il tempo, e che, a parità Pag. 159di origini sociali, il divario tra le
seconde generazioni e i nativi va ulteriormente a ridursi.
Le difficoltà scolastiche e i minori risultati dello svantaggio degli studenti stranieri
costituiscono uno dei maggiori fattori di rischio per il sistema formativo italiano. Questo
svantaggio scolastico rischia di tradursi in disuguaglianze sociali ed occupazionali. Esso si
accompagna a fenomeni di segregazione sociale e alla caratterizzazione di alcune scuole,
maggiormente frequentate da stranieri. Vi sono, inoltre, ancora forti differenze tra aree
del Paese, province e quartieri. Il 90 per cento delle scuole del centro-nord accoglie
studenti stranieri, a differenza del sud e delle isole. Nonostante l’impianto
tradizionalmente universalistico ed inclusivo della scuola italiana, e allo sforzo di
integrazione da essa compiuto – spesso «contro corrente» rispetto a politiche
«securitarie» e di controllo segregativo dell’immigrazione – essa rischia di non poter
arginare lo svantaggio dei figli degli immigrati, se non verrà supportata da decise azioni
politiche e adeguate risorse economiche e professionali. Si presenta particolarmente a
rischio la fascia degli adolescenti giunti in Italia da poco tempo, che vivono, spesso, una
povertà relazionale e la tendenza a vivere in reti in base all’origine nazionale dei genitori.
Azioni di contrasto
Si parla di noi
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Per contrastare la dispersione, il modello adottato dalla scuola italiana ruota intorno
all’obiettivo dell’inclusione, così come dichiarato nella legge n. 53 del 2003, a partire
dall’innalzamento dell’obbligo di istruzione/formazione a 16 anni (legge n. 296 del
2006) e dal diritto-dovere di istruzione e formazione. Si ricorda, infatti, che nell’attuale
ordinamento italiano l’obbligo di istruzione riguarda la fascia di età compresa tra i 6 ed i
16 anni e viene assolto con la frequenza del primo ciclo di istruzione e dei primi due anni
di scuola secondaria di secondo grado o, in alternativa, con percorsi di formazione
professionale sviluppati dalle Regioni o dagli Istituti professionali.
Dopo i 16 anni sussiste l’obbligo formativo, come definito dal decreto legislativo 15
aprile 2005, n. 76, all’articolo 1, concepito come «diritto-dovere all’istruzione e alla
formazione sino al conseguimento di una qualifica di durata almeno triennale entro il
diciottesimo anno di età». L’obbligo formativo può essere assolto terminando la scuola
superiore fino al conseguimento del diploma, frequentando, dopo il primo biennio di
scuola superiore, un corso professionale per il raggiungimento della qualifica e, infine,
lavorando con un contratto di apprendistato o altro tipo di contratto che preveda
comunque la frequenza di attività formative esterne all’azienda, come indicato dal
decreto legislativo n. 167 del 14 settembre 2011 (Testo unico dell’apprendistato).
Il citato decreto legislativo n. 76 del 2005, in merito al diritto-dovere all’istruzione e
formazione, recava – all’articolo 4 – norme «per la realizzazione di piani di intervento per
l’orientamento, la prevenzione ed il recupero degli abbandoni, al fine di assicurare la
piena realizzazione del diritto-dovere all’istruzione ed alla formazione, nel rispetto delle
competenze attribuite alla regione e agli enti locali per tali attività e per la
programmazione dei servizi scolastici e formativi».
Per quanto riguarda l’integrazione degli immigrati, le linee di indirizzo sono contenute sia
nelle «Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri» (Circolare
ministeriale n. 24 del 2006) sia nel Documento del MIUR «La via italiana per la scuola
interculturale e integrazione degli alunni stranieri» del 2007 in cui sono stati individuati i
principi e le strategie per l’inclusione.
Sono stati messi in atto, inoltre, interventi specifici diretti alla scolarizzazione di alunni e
studenti immigrati, rom e sinti (fondi per le aree a forte processo migratorio), nonché
scuole in carcere o in ospedale.
Tuttavia, la scuola italiana investe poco e in modo residuale contro la dispersione. Il 90
per cento del bilancio è speso in Pag. 160risorse correnti (in particolare retribuzione del
personale) e non in innovazione. Il problema centrale non è stato affrontato dalle azioni
di contrasto, spesso episodiche e settoriali, oltre che intraprese con scarse risorse.
I principali interventi di carattere generale – di carattere sistemico – svolti contro
l’abbandono scolastico negli ultimi anni sono stati realizzati con i Piani Operativi Nazionali
(PON). Dal 2002 al 2006 il PON «La scuola per lo sviluppo» ha svolto diverse Azioni
contro la dispersione. Nel 2007-2013, nell’ambito dei PON – Obiettivo specifico F –
Promuovere il successo scolastico, le pari opportunità e l’inclusione sociale – sono stati
investiti 270 milioni di euro (5700 progetti, 450.000 partecipazioni) per le 4 Regioni
dell’Area Convergenza (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia). Nell’ambito del PAC – Piano
di Azione Coesione – Priorità Istruzione dal 2012 è in svolgimento l’AZIONE 3 (circolare
11666 del 31.7.2012) recante «Realizzazione di prototipi di azione educativa in aree di
grave esclusione sociale e culturale», dedicata al recupero dei soggetti in difficoltà (42,9
MEuro). La prima tranche del programma ha interessato 30 province e quasi 400 istituti
di scuola secondaria di primo e secondo grado. Gli interventi sono finalizzati alla
promozione di «esperienze positive di prevenzione e contrasto della dispersione
scolastica e formativa, che potranno essere diffusi come modello di intervento, prototipi,
per tutte le istituzioni scolastiche.» Oltre al metodo per prototipi, la misura si caratterizza
per l’approccio «multi-attore», cioè reti di scuole e privato sociale.
Elemento distintivo dell’azione dei PON è la costituzione di reti, nelle quali operano, in
una logica sinergica e di integrazione, «i diversi attori presenti nei singoli territori,
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rappresentati non solo dalle scuole, ma anche da altre agenzie educative e sociali che
partecipano attivamente alla realizzazione del progetto come «comunità educante».
È evidente come sia necessario seguire e valutare tali ingenti misure di sostegno. A
questo scopo, sono stati istituiti presso il MIUR il Comitato di coordinamento e supporto
delle reti scolastiche, ed è stato avviata la procedura per la valutazione indipendente
delle attività realizzate.
Una valutazione sui rendimenti dei partecipanti ai PON, svolta nel 2007 (MIUR, La ricerca
continua. La dispersione scolastica nelle regioni del Mezzogiorno d’Italia: l’esperienza dei
PON, 2007) ha, però, dato risultati non all’altezza delle aspettative sia per i dati sulle
promozioni, che sulle votazioni e sulle assenze, dimostrando che sono necessari tempi
lunghi e cambiamenti profondi per vedere effetti delle azioni intraprese, spesso
estemporanee e frammentarie. Appare prioritario, quindi, acquisire una puntuale e
specifica valutazione degli interventi già svolti per verificarne l’impatto, individuare le
migliori pratiche e i punti di forza delle azioni messe in atto.
Nell’ambito dell’autonomia delle scuole, inoltre, gli istituti possono organizzare,
all’interno della quota «libera» del curricolo, iniziative di sostegno, recupero e
orientamento, oltre che programmi e interventi da finanziare con il Fondo permanente
per il Miglioramento dell’Offerta Formativa. Nel corso degli ultimi anni, tuttavia, il predetto
MOF e il FIS – Fondo di istituto sono diminuiti (si veda, ad esempio, il problema del
pagamento degli scatti stipendiali degli insegnanti attraverso il MOF).
Nella XVII legislatura, nell’ambito di attuazione di politiche in linea con le predette
raccomandazioni europee, il Parlamento ha approvato la conversione del decreto-legge
12 settembre 2013, n.104 (convertito, con modificazioni, dalla legge n. 128 del 2013),
contenente misure di spesa per 15 milioni di euro (3,6 milioni per il 2013 e 11,4 milioni
per il 2014), volte a prevenire la dispersione scolastica. L’articolo 7 del predetto
decreto-legge prevede un programma di didattica integrativa che contempla, tra l’altro,
ove possibile, il prolungamento dell’orario scolastico per gruppi di studenti, il
rafforzamento delle competenze di base e l’individualizzazione dei percorsi. Il
programma è rivolto a scuole di ogni ordine e grado, nella prospettiva Pag. 161della
prevenzione degli abbandoni, concentrati soprattutto nella scuola secondaria di secondo
grado.
Il relativo decreto ministeriale attuativo prot. 87 del 7 febbraio 2014, in attuazione del
citato articolo 7, recante misure in materia di apertura delle scuole e prevenzione della
dispersione scolastica, ha avviato i bandi per le reti di scuole che intendono partecipare
al progetto. I moduli base prevedono due modalità di intervento: azioni per piccoli gruppi
di studenti cui dedicare percorsi di recupero, individuati in base a indicatori di rischio di
evasione, e laboratori/attività per tutto l’istituto, di tipo artistico, culturale e ricreativo.
Per quanto riguarda l’inclusione e l’integrazione dei figli degli immigrati, si sono messi in
atto – in questi anni – numerosi interventi e soluzioni adottate per ridurre il gap linguistico
e culturale. Anche di queste misure andrebbero valutati gli esiti e gli effetti, che
consistono nell’utilizzo di personale specializzato nell’insegnamento della cosiddetta L2,
uso di mediatori, didattiche integrative, progetti interculturali e laboratori linguistici di
transizione. Occorre, però, distinguere tra interventi volti a prevenire lo svantaggio tra i
minori arrivati dall’estero e quelli di seconda generazione, che non sono interamente
sovrapponibili. In ogni caso, la scuola italiana necessita di misure strutturali e continue, al
di là dell’emergenza e del «fai-da-te» operato dalle singole scuole.
Prospettive di intervento
In sintesi, nonostante le numerose iniziative avviate, il problema della mancata
valorizzazione di quell’immenso capitale umano, che è la formazione dei giovani, risente
di una carenza di decisione e progettualità da parte delle forze politiche e
dell’istituzione, oltre che una forte resistenza a mettere in questione il modello curricolare
tradizionale e gli stili professionali consolidati. Si pone la necessità, quindi, di sviluppare
strategie che consentano di intercettare il disagio, e che riescano a ri-orientare lo
studente verso percorsi di istruzione e formazione idonei alle proprie attitudini,
prevenendo, così, sia la dispersione scolastica che l’insuccesso nell’età universitaria e
migliorando sensibilmente la capacità di ingresso nel mondo del lavoro.
Gli indirizzi forniti dall’Amministrazione del MIUR per abbattere la dispersione scolastica
(audizione del sottosegretario Marco Rossi Doria del 22 gennaio 2014), in diminuzione
nel tempo, ma non in misura sufficiente, consistono in tre linee di azione:
a) costanza nel tempo delle azioni e coordinamento tra i promotori delle politiche,
nonché valutazione dei risultati;
b) approccio basato sulle competenze di base e personalizzazione degli apprendimenti;
c) alleanze tra scuola, territorio, famiglia, agenzie educative.
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L’indagine conoscitiva che si intende avviare ha lo scopo di verificare se i processi avviati
dalle istituzioni e le stesse azioni previste dal citato decreto-legge n. 104 del 2013
(nonché dal decreto ministeriale n. 87 del 2014), corrispondano a tali indirizzi e
indicatori di qualità, assumendo, in particolare, la prevenzione e il recupero della
dispersione come obiettivo specifico; è infatti evidente il rischio che i finanziamenti per
azioni mirate alla dispersione vengano, invece, utilizzati per azioni di carattere generale,
di finanziamento alle attività ordinarie, nonché estemporanee.
In questo quadro, due sono i princìpi ispiratori delle azioni di contrasto alla dispersione
scolastica da considerare con attenzione. Il primo è la prevenzione precoce degli
abbandoni; il secondo è un approccio integrato che considera la scuola all’interno di un
insieme di reti, quali la famiglia, l’associazionismo, il mondo del lavoro.
Per quanto riguarda il primo, occorre migliorare i dati e le informazioni utili per
intervenire tempestivamente sul capitale Pag. 162umano del nostro Paese; in questo
senso, un elemento importante di contrasto riguarda l’integrazione dell’anagrafe
nazionale degli studenti (istituita con il decreto legislativo n. 76 del 2005) con le anagrafi
regionali nel sistema nazionale delle anagrafi studentesche (già prevista dalla normativa
vigente, in base alla legge n. 221 del 2012, di conversione del decreto-legge n. 179 del
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2012, ma non ancora attuata) prevista dall’articolo 13 del decreto-legge n. 104 del
2013.
Emerge come particolarmente utile la costituzione presso gli USR (uffici scolastici
regionali) di gruppi di controllo e monitoraggio del fenomeno delle assenze saltuarie. Si
tratta di rendere obbligatoria la rilevazione delle assenze, con conseguente
comunicazione periodica al gruppo di ricerca come strumento fondamentale per la
prevenzione.
Al fine di avere una conoscenza tempestiva della situazione sulla dispersione scolastica
ed il rischio di abbandono degli studi, è necessario proseguire in tale lavoro di
miglioramento del sistema Anagrafe nazionale degli studenti, che non fornisce una mera
elencazione degli alunni frequentanti, ma – per ogni singola istituzione scolastica –
presenta l’esatta composizione delle classi, con l’indicazione nominativa degli alunni
frequentanti; indicando inoltre il tempo scuola presente e l’indirizzo di studio, con il
relativo carico orario settimanale per ciascun percorso di scuola secondaria di secondo
grado.
La suddetta Anagrafe nazionale degli studenti costituisce un efficace strumento di
contrasto alla dispersione scolastica fino al compimento dei 14 anni, età nella quale è
possibile per lo studente iniziare un percorso formativo professionale. Si tratta di una
vera e propria banca dati, che permette di intervenire tempestivamente sul fenomeno
dell’abbandono degli studi, in quanto le scuole sono chiamate ad intervenire in tempo
reale sull’anagrafe, segnalando la reale frequenza o l’abbandono dei ragazzi iscritti nel
proprio istituto. In questo quadro assume una particolare importanza la scuola
dell’infanzia, come luogo di formazione precoce che permette di acquisire le competenze
di base necessarie per il successivo successo formativo. La frequenza regolare, la
diffusione (e l’eventuale considerazione dell’obbligo di tale opportunità formativa) vanno
inquadrati nell’ambito della prevenzione dello svantaggio scolastico.
Va inoltre analizzato e approfondito il coordinamento tra tali tipi di misure e quelle
previste dalla recente normativa sui cosiddetti BES – Bisogni educativi speciali (Direttiva
ministeriale del 27 dicembre 2012 »Strumenti di intervento per alunni con Bisogni
Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica»). Accanto ai
disturbi di apprendimento specifici e alla disabilità, i BES comprendono anche «lo
svantaggio sociale e culturale e le difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e
della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse». Si indica, così, una vasta area
di alunni per i quali va applicato in modo particolare il principio della personalizzazione
dell’insegnamento, sancito dalla legge n. 53 del 2003, e che rientrano tra gli
alunni/studenti a rischio di dispersione. È evidente che i due campi di azione dovrebbero
essere coordinati anziché procedere in modo parallelo.
Un approccio integrato alla dispersione deve permettere di potenziare tutte le forme di
prevenzione del disagio e di sperimentazioni di innovazioni didattiche che riavvicinino i
giovani alla scuola. In questo senso sono da valorizzare i partenariati e le collaborazioni
tra gli enti locali e le istituzioni scolastiche a tutti i livelli, in una cooperazione anche con il
mondo del terzo settore e del volontariato, che possano rendere efficace un comune
sforzo nell’aiutare le giovani generazioni a portare a termine – con successo – il loro
percorso formativo.
Le sperimentazioni più efficaci nascono dalla consapevolezza che la scuola, da sola, non
basta ad affrontare il fenomeno, sia per la scarsità di risorse in continuo calo, sia per le
cause esterne alla scuola stessa. Un nuovo modello di governo riguarda il livello
territoriale, come avviene in varie regioni come la Lombardia, dove Pag. 163cooperano le
province, i Centri di formazione professionale, i Centri per l’impiego e così via.
Temi delle audizioni
L’attenzione al tema, da parte della Commissione, ha portato, anzitutto, ad una
preliminare audizione dell’allora sottosegretario all’istruzione Marco Rossi Doria, sul
fenomeno della dispersione scolastica, nella quale sono stati presentati dati e
informazioni sul tema.
A partire da tale puntuale presentazione, si ritiene che occorra approfondire la
problematica –a diversi livelli – nel corso di una indagine conoscitiva, per individuare le
migliori strategie ed interventi per contrastare e prevenire la dispersione scolastica, sotto
i seguenti punti di vista:
1. Livello normativo-organizzativo (PON, autonomia, sistemi di anagrafe, valutazione,
utilizzo dei fondi, diffusione scuola infanzia)
2. Livello innovazione didattica (sperimentazioni, rapporto BES, buone pratiche)
3. Livello collaborazione scuola-territorio (Enti locali, famiglia, terzo settore, educatori)
4. Livello inclusione di alunni di cittadinanza non italiana e rom-sinti.
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A questo scopo si ritiene che debbano essere auditi i seguenti soggetti:
a) rappresentanti del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e degli Uffici
scolastici regionali;
b) rappresentanti del Ministero del lavoro e delle politiche sociali
c) esperti del settore;
d) organizzazioni sindacali;
e) dirigenti scolastici di istituti impegnati nei progetti contro la dispersione;
f) fondazioni e cooperative impegnate nel campo della lotta alla dispersione scolastica;
rappresentanti di educatori-pedagogisti;
g) associazioni di volontariato, organismi per l’integrazione e l’inclusione;
h) associazioni studentesche e degli insegnanti.
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« 1 miliardo e nuova maturità nella legge di stabilità
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Un miliardo per le assunzioni, ma mancano i fondi per reti wifi e stage »
Commissari interni alla maturità, sca a la rivolta
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Commissari interni alla maturità, scatta la rivolta dei professori
Docenti universitari e ricercatori, da Gavosto ad Allulli, contro l’iniziativa del ministro Giannini di abolire i
commissari esterni per risparmiare 140 milioni
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Valentina Santarpia
Abolire i commissari esterni alla maturità per risparmiare 140 milioni? Non è detto che sia una buona idea.
Dopo la mossa del ministro Giannini, che ha annunciato-in chiave spending review-l’abolizione dei membri
esterni all’esame di Stato, arriva la contromossa di insegnanti, presidi, ricercatori, e docenti universitari: sono
già 500 quelli che hanno firmato una petizione on line per contestare l’iniziativa e invitare il ministro a fare
marcia indietro, ricordando che tutti i sistemi di certificazione prevedono, come regola fondamentale, che la
certificazione venga effettuata da soggetti terzi. Abolendo questo passaggio «possiamo dire addio a qualunque
discorso credibile sulla qualità della scuola italiana, con buona pace del Sistema nazionale di valutazione».
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IL PARERE DELL’OCSE
20 minuti fa
Tanti i nomi prestigiosi che hanno posto la propria firma alla petizione: Alessandro Cavalli, Andrea Gavosto,
Gian Candido De Martin, Giovanni Trainito, Stefano Ceccanti, Luciano Benadusi, Piero Lucisano, Roberto
Moscati, Emanuele Barbieri, Mauro Palumbo, Mario Fierli, Maurizio Tiriticco, Vittoria Gallina e Giorgio Rembado,
presidente dell’Associazione nazionale presidi (che ha firmato a nome dell’associazione): tutti ugualmente e
fortemente contrari al provvedimento che eliminerebbe i commissari esterni, dando tutto il potere decisionale
alle commissione interne, che erano state già introdotte 12 anni fa dal ministro Moratti e sono state abolite nel
giro di pochissimi anni. «Che senso ha emanare una direttiva che prevede la valutazione esterna delle scuole,
quando nel merito della preparazione degli alunni si torna alla totale auto-referenzialità dei Consigli di
classe?», si chiede Giorgio Allulli, dirigente di ricerca dell’Isfol (Istituto nazionale per lo sviluppo della
formazione dei lavoratori) e docente alla Sapienza. Secondo Allulli, si tratterebbe di un’iniziativa in palese
contraddizione con le indicazioni dell’Ocse, che segnala gli effetti positivi degli esami esterni sui livelli di
apprendimento degli alunni e con le pratiche in uso nei principali sistemi scolastici europei. D’altra parte, anche
nel resto d’Europa la prassi è simile a quella adottata attualmente in Italia: in Francia i commissari degli esami
di Baccalaureat (l’esame finale del liceo) sono esterni alla scuola e nominati direttamente dal Recteur
d’Academie (l’equivalente del nostro Ufficio scolastico regionale). In Inghilterra l’esame finale del ciclo
secondario superiore (GCE A level) si basa su prove scritte preparate da examining boards indipendenti. La
somministrazione e la correzione delle prove sono “moderate” dagli ispettori dei boards. In Germania la
composizione delle commissioni d’esame dell’Abitur (l’equivalente della nostra maturità) segue regole diverse
nei diversi Lander, ma è assicurata sempre la presenza di un presidente esterno, un forte ruolo del preside, e
spesso la presenza di commissari esterni. Ecco il link della petizione: http://www.change.org/p/ministero-dellistruzione-mantenere-le-commissioni-esterne-agli-esami-di-maturità.
Mantenere le commissioni esterne
agli esami di maturità
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Mantenere le
commissioni esterne
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Argomenti: Scuola e Università | Fondo europeo per
gli investimenti | Jordi Curell | Scegliere università |
Italia | Salome Gvetadze
di Irene Giuntella 16 ottobre 2014
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Qualità e competenze adeguate al mercato del lavoro, questo
dovrebbe essere il principale obiettivo dell'istruzione. La
crescita della disoccupazione secondo il Think Tank Bruegel,
dimostra che non si sta andando in questa direzione. In questo
gap di competenze la mobilità può giocare un ruolo chiave.
Nell'incontro organizzato a Bruxelles da Bruegel, sulla mobilità
degli studenti all'interno dell' Ue, si afferma una nuova
categoria quella dei ”cervelli in circolazione”.
Per ora i dati non sono particolarmente confortanti: solo il 10% degli studenti studia
all'estero, mentre l'accordo del Processo di Bologna, che ha avviato l'armonizzazione dei vari
sistemi di istruzione in Europa, ha stabilito che almeno il 20% degli studenti dovrebbe
completare i propri studi in un altro paese entro il 2020.
CONSIGLIO DEI MINISTRI
Imposte differite a fine anno per i
Comuni colpiti dalle alluvioni
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«L'Erasmus è un'opportunità per molti ragazzi che altrimenti non avrebbero studiato
all'estero» afferma Jordi Curell, direttore responsabile per l'educazione superiore presso la
DG Educazione alla Commissione Ue. La mobilità aiuta i ragazzi a sviluppare le competenze
necessarie, genera creatività e nuove idee, ma rende anche più capaci di adattarsi a nuove
culture. Occorre dire che spesso è proprio il fattore economico a frenare queste esperienze
che comunque pesano notevolmente sui bilanci familiari. Così in un recente studio il Fondo
europeo per gli investimenti (FEI) descrive l'importanza dei finanziamenti alla mobilità. I
costi per la formazione e la mobilità variano molto nei diversi paesi. I maggiori problemi
sembrano averli gli studenti provenienti dalla Polonia, Estonia e Portogallo. In Italia,
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16-10-2014
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Grecia, Spagna, Ungheria e Romania, secondo la ricerca, risultano non disponibili borse di
studio statali per sostenere gli studi all'estero, anche se in Italia, Spagna e Ungheria si può
ricorrere a prestiti nazionali.
Secondo l'analisi di Salome Gvetadze di FEI, la mobilità accresce la competizione tra le
istituzioni accademiche che, per attrarre studenti altamente qualificati, si vedono spinte a
migliorare la qualità dell'offerta formativa, semplificare l'accesso alle informazioni pratiche,
offrire corsi in diverse lingue. L'Inghilterra è il paese che attrae più studenti per lauree
specialistiche, master e dottorati. Scegliere università riconosciute per la qualità degli studi
e la reputazione è un fattore essenziale a fronte dei cambiamenti del mercato del lavoro che
richiede sempre più specializzazione e diversificazione. Una laurea conseguita all'estero,
secondo la ricerca, dà l'impressione al datore di lavoro che il candidato conosca almeno
un'altra lingua, sia flessibile, mobile e facilmente adattabile. Chi fa ritorno nel proprio paese
spesso crea e si impegna in attività imprenditoriali generando occupazione, ha nuove idee e
sviluppa nuovi approcci grazie all'esperienza estera. Chi decide di rimanere nel Paese dove
è emigrato, creerà network che saranno utili per i nuovi studenti o laureati. In questo caso
si può veramente parlare di “cervelli in circolazione”.
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BASTA SCATTI D’ANZIANITA’:
ECCO CHI AVRA’ GLI AUMENTI,
L’INTERVISTA AL MINISTRO
GIANNINI
Posted On Giovedì, Ottobre 16, 2014 By Redazione. Under Scuola Tags: Scatti D'anzianità Aumenti solo a chi merita (?) a tutti gli altri un palmo di naso. La meritocrazia o presunta
tale che è stato terreno di scontro fra governo Berlusconi, sindacati e quello che un tempo
si definiva centro-sinistra prende forma con il governo Renzi (PD). Uno sonoro schiaffo alla
CATEGORIE
scuola benedetto dai media, ma anche dai partiti. Di seguito l’intervista del ministro
ATA
rilasciata a Maria Giuseppina Buonanno.
Comunicato Stampa
Nel suo ufficio di ministro, in viale Trastevere, a Roma, arriva un po’ di corsa, ma con un
Concorsi e TFA
gran sorriso. Stefania Giannini, responsabile dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca,
Lettere in Redazione
ha messo la sua firma e la sua faccia su un progetto di riforma, chiamato “La buona
MIUR
scuola”, annunciato come rivoluzionario.
Precari della Scuola
Primo piano
In Parlamento arriverà a gennaio, dopo una discussione pubblica, sul sito
Scuola
labuonascuola.gov.it. aperta fino al 15 novembre. Il ministro, in tailleur classicogrintoso e
sindacati
scarpe fashion, spiega la riforma con stile appassionato. Lo stesso che ha quando parla di
Sostegno
politica, esame di maturità, test d’ingresso all’università, figli (ne ha due). E, sì, persino
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topless.
Studenti
Ministro, si riuscirà a realizzare la riforma in tutti i suoi punti? «La riforma si dovrà
realizzare in tutti i suoi punti perché è un progetto organico: solo così si può compiere la
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sfida educativa per il Paese. Non è un pacchetto da cui estrarre l’assunzione dei precari o
Chi siamo
la nuova modalità di carriera dei docenti ridisegnata in base al merito e non all’anzianità. È
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previsto un investimento di 3 miliardi. Se l’istruzione diventa un pilastro dell’agenda politica,
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noi ci aspettiamo il sostegno necessario».
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Da questo primo periodo di consultazione on line, quali punti critici sono emersi? Su cosa si
aspetta maggiori opposizioni? «I questionari compilati finora sono oltre 30 mila. Mi aspetto
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riforma. Me lo aspetto perché il cambio è notevole, rispetto all’idea che si proceda nella
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riguarda) la formazione continua degli insegnanti. Bisogna sostituire la cultura del merito,
BASTA SCATTI D’ANZIANITA’: ECCO
CHI AVRA’ GLI AUMENTI,
L’INTERVISTA AL MINISTRO
GIANNINI
alla retorica del merito. E mi aspetto un cambiamento da parte di quegli insegnanti, per
Giovedì, Ottobre 16, 2014 scontato nel pubblico impiego, in Italia. Anzi, questo meccanismo potrebbe essere un
riferimento per la pubblica amministrazione. Un altro aspetto importante della riforma
fortuna una minoranza, che non fanno il loro dovere».
Aumenti solo a chi merita (?) a tutti gli altri ...
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RECLUTAMENTO E SCUOLA – ECCO
LA RICETTA DI CONFINDUSTRIA
ARL – Scuola
interna e una esterna alla scuola, secondo regole internazionali. Io mi do un giudizio medio
alto. Sempre miglioratile. Diciamo sette e mezzo. Sono secchiona e severa».
Mercoledì, Ottobre 15, 2014 La Scuola On Line
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Formazione e valutazione dei docenti, assunzione di quasi 150 mila precari: una
Oltre ai politici anche altri soggetti vorrebbero imporre il
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Basta “supplentite”, come dice Renzi? «Eh sì, sarà così se la riforma andrà avanti con la
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RENZI: TAGLIA I FONDI PER LA
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Sabato, Ottobre 11, 2014 gennaio. Questo consente di avere i tempi per indire il concorso per i più giovani, tra la
Il governo ha talmente a cuore il futuro dei nostri ...
stabilizzazione della riforma . «Questa situazione anomala si è creata con il meccanismo
delle graduatorie e con la mancanza di una regolarità nelle assunzioni. Ora il concorso
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primavera e l’estate 2015».
Intanto, protestano gli insegnanti abilitati, quasi 100 mila, che non rientrano nei piani di
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GUIDE – ECCO COME LEGGERE IL
CEDOLINO
Sabato, Ottobre 11, 2014 Ai più la lettura del cedolino risulta difficile se non ...
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carriera solo invecchiando. Avere stipendi diversi, in base ai risultati raggiunti, non è così
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maggiori resistenze sulla questione della valutazione degli insegnanti, uno dei pilastri della
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diventa lo strumento necessario che permette di risolvere il problema antico dei precari e
di aprire la porta per una regolarità di assunzioni nel futuro. ‘Lo scetticismo di chi protesta è
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modifiche. Una riguarda la commissione esterna, che potrebbe essere sostituita con quella
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interna facendo risparmiare ben 140 milioni. Ma non è solo una questione di risparmio.
Questa ipotesi si allinea anche alla funzione stessa dell’esame di maturità, che ha da
decenni un tasso di promozione del 98 per cento e non è una prova che riguarda l’accesso
selettivo all’università, ma una valutazione su su ciò che lo studente è stato, e non su cosa
sarà. Anche la tesina potrebbe subire modifiche per diventare uno strumento di valutazione
del percorso dello studente ed esprimere il legame scuola-lavoro, per esempio negli Istituti
tecnici e professionali».
Sul test di Medicina i rettori preferiscono il numero chiuso e lei no: cosa si deciderà? «Io
non ho mai messo in discussione l’accesso programmato. Metto in discussione la qualità di
questa selezione. I rettori in parte sono d’accordo, in parte dicono che cambiando si rischia
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influenza familiare, vorrebbero più progetti di mobilità all’estero e maggiore alternanza
scuola lavoro. Loro hanno sempre avuto un’autonomia un po’ “sciagurata”. Io ho vinto la
cattedra a 30 anni, a Perugia, a 300 chilometri da casa, da Lucca, e a 40 anni sono diventata
rettore. Non ho fatto i compiti coi miei figli e non li ha fatti nemmeno mio marito. Ora che
hanno trovato la loro strada, dico che è stato un bene, magari avrei detto il contrario se
avessero avuto problemi e difficoltà. La famiglia italiana dovrebbe aiutare di più la crescita
autonoma dei figli, dovrebbe essere più severa, nel senso del suo valore antico».
COMUNICATO – CORSI DI SOSTEGNO PER IL
PERSONALE DOCENTE IN ESUBERO: INVIATA PEC AI
DIRIGENTI MIUR COINVOLTI PER SOLLECITARE
L’ATTIVAZIONE | InformazioneScuola.it su COMUNICATO
– CORSI DI SOSTEGNO PER IL PERSONALE DOCENTE IN
ESUBERO: DEPOSITATA L’INTERROGAZIONE
PARLAMENTARE CHE NE SOLLECITA L’AVVIO.
CORSI DI SOSTEGNO PER IL PERSONALE DOCENTE IN
ESUBERO: DEPOSITATA L’INTERROGAZIONE
È pentita del topless che ha sfoggiato la scorsa estate? «Perché dovrei? Anzi, ho preso
PARLAMENTARE CHE NE SOLLECITA L’AVVIO. |
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Accordo Miur-commercialisti sul tirocinio
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Commercialisti
Ministero
dell'Istruzione
Università
Tirocini
di Maria Carla De Cesari
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Gli aspiranti commercialisti potranno svolgere sei mesi di tirocinio durante l'ultimo
anno di corso universitario. La chance vale sia per i futuri dottori commercialisti
(secondo anno della laurea magistrale), sia – e questa è una novità – per chi si prepara a
diventare esperto contabile. La nuova convenzione si è resa necessaria dopo la riforma
(Dl 1/2012, legge 27/2012) che ha ridotto il periodo di tirocinio da 36 a 18 mesi, con la
possibilità che i primi sei siano svolti durante il corso di studi.
Spetta agli Ordini individuare gli studi disponibili: la pratica dovrà assorbire tra le 200 e
le 225 ore per i futuri esperti contabili e fra le 275 e le 300 ore per i futuri dottori. Il
tirocinio dovrà essere coordinato da due tutor, uno professionale e uno accademico e
sarà subordinato al conseguimento di una certa quota di crediti in specifici ambiti
professionali. Il giudizio positivo al termine del periodo da potrà dare diritto, nell'ambito
dell'autonomia didattica delle università, fino a nove crediti formativi utili ai fini della
laurea triennale e fino a 12 per la laurea magistrale: il percorso di tirocinio deve
comunque essere supportato da un progetto formativo, con la valutazione finale su
competenze e conoscenze acquisite durante la pratica. È confermata la competenza
dell'Ordine sull'effettivo svolgimento del tirocinio.
La convenzione quadro tra i ministeri dell'Istruzione e della Giustizia e il Consiglio
nazionale dei dottori commercialisti dovrà ora essere recepita dagli Ordini e dagli atenei.
La norma transitoria prevede che le “vecchie” convenzioni tra Ordini e università (quelle
stipulate in attuazione della convenzione quadro del 2010) possono trovare applicazione
fino alla stipula dei nuovi accordi e, comunque, non oltre l'anno accademico 2014-2015.
«La nuova convenzione - afferma Massimo Miani, Consigliere nazionale dei
commercialisti con delega al tirocinio - rappresenta un importante passo in avanti per
gli aspiranti commercialisti. Il Consiglio nazionale fornirà agli Ordini un costante
supporto per facilitare la fase dell'attuazione della nuova convenzione quadro».
L'accordo sul tirocinio è una prima tessera in un pacchetto di iniziative a favore dei
giovani. «Mercoledì (domani, ndr) discuteremo un piano per la specializzazione
attraverso scuole di alta formazione e per incentivare le aggregazioni tra gli studi. È
l'inizio di un percorso – commenta Miani – per sostenere il cambiamento nella
professione».
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Dal 2015 i ricercatori potranno restare
affiliati alla stessa cassa anche se cambiano
paese
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di Elisa Giannetto
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Università
Assegno di ricerca
Cnr
È sulle pensioni transfrontaliere che si gioca la partita della creazione dello spazio
europeo della ricerca. Un primo passo concreto in questa direzione lo ha compiuto la
Commissione europea che, lo scorso primo ottobre, ha battezzato la nascita del
consorzio che gestirà il primo fondo pensione paneuropeo per ricercatori Resaver
(Retirement Savings Vehicle for European Research Institutions). Un progetto
ambizioso di cui si parla già dal 2010 quando la Commissione ha avviato uno studio di
fattibilità che ha poi dato esito positivo. La partenza è ormai vicina: dal 2015 i ricercatori
potranno rimanere affiliati alla stessa cassa previdenziale anche in caso di trasferimento
in un altro Paese Ue o di cambio di lavoro. Dottorandi, docenti, ingegneri, lettori, tecnici,
infatti, si spostano più frequentemente di altri lavoratori da un'organizzazione all'altra e
da un Paese all'altro, frammentando i risparmi per la pensione integrativa e affrontando
le difficoltà che di volta in volta derivano da normative divergenti, duplicazione degli
obblighi, scarsa trasparenza. Una situazione che è ha costituto un deterrente alla
mobilità dei ricercatori, con conseguenze negative per l'economia nel suo complesso.
Come funziona
Il consorzio, registrato in Belgio, opera come associazione internazionale senza scopo di
lucro. Il suo compito sarà quello di traghettare i primi contributi già dal 2015. Si partirà
con cinque istituti di ricerca provenienti da tre paesi diversi e si proseguirà con almeno
altri due nuovi ingressi l'anno. La Commissione europea ha deciso di farsi carico dei
costi iniziali attraverso il programma di ricerca e innovazione, Horizon 2020.
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Chi può iscriversi
Si possono rivolgere al nuovo sistema organizzazioni ed istituti di ricerca, università e
soggetti privati che vogliano offrire ai propri collaboratori una soluzione previdenziale
transfrontaliera. Ma è studiato anche per datori di lavoro di personale non stabile, non
contrattualizzato e con copertura pensionistica insufficiente o inadeguata. Ogni
organizzazione può decidere di avvalersi del sistema per l'intero personale o solo per
alcune unità. Certo farne parte significa offrire una garanzia in più ai propri
collaboratori, per questo chi lo farà, avrà più capacità di attrarre talenti. Ad oggi,
risultano affiliate con il sistema Resaver, tra le altre, il Consiglio nazionale delle ricerche
(Cnr), l'Organizzazione europea per la ricerca nucleare (Cern), l'Università delle
tecnologie di Vienna, l'Università di Cambridge, il Consiglio inter universitario
fiammingo.
I vantaggi di un sistema pensionistico paneuropeo
Avere un regime pensionistico unico non solo favorisce una maggiore mobilità dei
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ricercatori ma aggiunge anche dei vantaggi per gli affiliati. Il fondo paneuropeo, sempre
secondo lo studio di fattibilità, permette infatti una riduzione dei costi complessivi
(attraverso economie di scala) e una gestione condivisa dei rischi. Allo stesso tempo,
consente un migliore accesso agli investimenti di alta qualità. Ma i benefici non
finiscono qui. Come ha dimostrato la relazione sui progressi compiuti nell'attuazione
dello spazio europeo della ricerca, pubblicata lo scorso 16 settembre (IP/14/1003), «la
mobilità dei ricercatori esercita un impatto sulla ricerca superiore quasi del 20% rispetto
ai ricercatori stanziali». Significa che i ricercatori che si sono spostati da un paese
all'altro hanno generato maggiori conoscenze, hanno prodotto più idee, hanno
registrato risultati migliori, tutti fattori che a loro volta hanno ricadute positive
sull'economia. Máire Geoghegan-Quinn, commissaria europea per la ricerca,
l'innovazione e la scienza, ha ribadito come le pensioni siano state «un grosso ostacolo
alla libertà di movimento: oggi questa barriera inizia a sgretolarsi». Il suo auspicio
adesso è rivolto alle organizzazioni di ricerca di tutta Europa affinché aderiscano al
consorzio.
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Dalla legge di stabilità tagli per 500
milioni: più rischi sul fondo per gli enti di
ricerca
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di Gianni Trovati
TAG
Scuola
Scienziati e
Ricercatori
Ateneo
Docente
Sarà il comparto ricerca a subire la sforbiciata più profonda per la cura miliardaria che la
legge di stabilità sta per servire al ministero dell’Istruzione; per il fondo di
finanziamento ordinario delle università, invece, appare inevitabile la riduzione da 170
milioni di euro già “contabilizzata”, e legata all’esaurimento dei piani straordinari di
assunzione dei ricercatori associati, mentre nella scuola la partita si gioca sulle
stabilizzazioni dei precari promesse dal Governo.
Si profila così il quadro dei tagli in arrivo con la legge di stabilità che sarà presentata
oggi. La richiesta per il ministero dell’Istruzione era da un miliardo di euro, quasi un
quarto della stretta totale imposta dalla nuova spending review ai vari componenti del
Governo, ma le ultime trattative dovrebbero averla dimezzata, assestandola a 500
milioni. A livello complessivo, nelle intenzioni governative il taglio sarà più che
“compensato” da un’assegnazione da un miliardo per l’assunzione degli insegnanti
precari, ma è ovvio che un meccanismo di questo tipo colpirà duramente gli altri settori
seguiti dal ministero.
Il fondo per la ricerca
Nella distribuzione dei tagli, le prospettive peggiori sembrano riguardare il fondo
ordinario degli enti di ricerca (Foe). La versione 2014 del finanziamento statale per Cnr,
agenzia spaziale italiana, gli istituti nazionali di fisica nucleare, astrofisica, vulcanologia
eccetera, è appena approdata in Parlamento per l’esame delle commissioni, e vale 1,75
miliardi di euro. Visti i conti in arrivo, un taglio significativo appare un rischio concreto,
destinato a spalmarsi su tutti gli enti finanziati dallo Stato.
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Il fondo per le università
Più complessa è la questione del fondo di finanziamento ordinario per gli atenei. che
oggi vale (tutto compreso) sette miliardi di euro. Docenti e rettori hanno chiesto in più
occasioni nelle scorse settimane di evitare il taglio da 170 milioni già “incorporato” nei
conti per il mancato rifinanziamento del piano straordinario di reclutamento dei
professori associati, ma la partita oggi appare persa. Anzi, in ballo c’è una possibile
limatura ulteriore da 40 milioni, oltre a un nuovo possibile alleggerimento del fondo per
gli atenei non statali che ormai vale meno di 70 milioni di euro
La scuola
Su questo versante pesa il piano della «buona scuola», che promette stabilizzazioni
generalizzate per i precari anche nel tentativo di contrastare gli effetti della possibile
sentenza negativa della Corte europea, che si pronuncerà sulla legittimità del precariato
all’italiana il prossimo 26 novembre (si veda Scuola 24 di ieri ). Per le assunzioni 2015, i
calcoli parlano di un costo da un miliardo di euro, che rappresenterebbero appunto le
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“compensazioni” per i tagli subiti dal ministero. Nel 2015, però, il costo dell’assunzione
riguarderebbe nella maggior parte dei casi solo gli ultimi quattro mesi, dal momento che
in gran parte i precari interessati hanno già contratti per la prima parte dell'anno,
mentre nel 2016 il peso complessivo salirebbe a quattro miliardi di euro, per tre quarti da
provare.
Gli altri provvedimenti
Tra le regole in cantiere con la legge di stabilità c’è anche una possibile revisione dei
meccanismi di distribuzione dei «punti organico», con l’obiettivo di allargare un po’ gli
spazi per assunzioni negli atenei più «virtuosi» nelle spese di personale. Nel frattempo,
però, il lavorio sulla manovra tiene bloccato il provvedimento con la distribuzione dei
punti organico 2014.
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Test di Medicina, arriva la convocazione
del Miur ma i rettori non vogliono abolirli
di Marzio Bartoloni
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Accesso programmato: 15 anni di polemiche raccontati dagli ospedalieri
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Numero chiuso
Ateneo
Crui
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Test di Medicina sì o no? Il dilemma ormai amletico che assilla università, aspiranti
medici e ministero è ancora lì a oltre sei mesi dal primo annuncio del ministro Giannini
che prometteva di volerli abolire. Ora le prime risposte potrebbero arrivare dal tavolo
convocato dal Miur per il prossimo 16 ottobre nel quale sono stati invitati i rappresentati
della Crui, la Conferenza dei rettori, per parlare di accesso ai corsi a numero
programmato.
Caos a Medicina dopo i ricorsi che hanno riammesso 5mila studenti respinti
L’apertura di questo tavolo con i rettori arriva dopo un settembre di fuoco per le facoltà
di Medicina che dopo la pioggia di ricorsi dovranno accogliere5mila studenti respinti ai
test. A luglio sono stati oltre 2.000 i ragazzi riammessi dopo aver presentato ricorso al
Tar del Lazio; venerdì scorso se ne sono aggiunti altri 2.500, su ricorso presentato
dall'Udu. Un duro colpo al numero programmato e, soprattutto, alle tante facoltà che
ora dovranno fare i conti con spazi e docenti. Tra l’altro si attende ancora un'altra ondata
di sentenze. Ora però il ministero muove un primo passo formale per tentare di superare
il test d’ingresso così come è stato concepito finora. All’ordine del giorno del primo
incontro organizzato per dopodomani dove andrà una mini-rappresentanza dei rettori
oltre ai rapporti Ssn-università c’è infatti l’«accesso ai corsi a numero programmato». I
Magnifici non hanno mai nascosto dal primo momento la loro contrarietà all’abolizione
tout court dei test d’ingresso che aprirebbe la porta all’iscrizione al primo anno di
almeno 60-80mila matricole (contro le scarse 10mila di oggi). Un’onda d’urto a cui
molte facoltà non sarebbero in grado di reggere. Da qui le resistenze dei rettori che però
si dicono favorevoli a rivedere le modalità di selezione all’ingresso degli aspiranti medici.
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Diversi i dubbi e le resistenze all’abolizione del test
Da quando il ministro Giannini ha promesso di voler abolire il test d’ingresso sono stati
in molti - anche all’interno del Pd - a sollevare dubbi sulla possibilità che un Paese come
l'Italia senza le strutture adeguate potesse dare a un’università in cui Medicina non sia a
numero chiuso al primo anno. L’idea del ministro è quella di passare a un modello
francese in cui l’accesso è aperto a tutti ma la selezione avviene in un momento
successivo (dopo 6 mesi o un anno). Tra le posizioni contrarie si registra anche quella
del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin che tempo fa ha ribadito la sua
posizione: «Senza il numero chiuso a Medicina sarebbe un disastro, condanneremmo
una intera generazione di medici non solo alla disoccupazione, ma anche
all'ignoranza». L’ultima dichiarazione ufficiale del ministro Giannini in materia risale a
inizio ottobre quando ha affidato a un tweet le sue intenzioni, replicando di voler abolire
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il test di Medicina, ma non il numero programmato che sopravvivrebbe. «Gli studenti
non vanno valutati con 60 domande a risposta multipla», ha scritto il ministro. E ora che
cosa succederà dei test? La rivoluzione annunciata si ridurrà solo a un restyling delle
prove di selezione? Le prossime settimane saranno cruciali per scogliere questi nuovi
diliemmi.
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Un gruppo di insegnati del CPIA
scrive a Renzi
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Pericolo analfabetismo per una percentulae crescente di italiani
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Mercoledì 15 Ottobre 2014 | Scritto da Redazione
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Alla cortese attenzione:
Dissesti idro-geologici
(e,soprattutto,civili) | E.Vidali
(Cremona)
del Presidente del Consiglio Matteo Renzi del Ministro dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini
 Martedì 14 Ottobre 2014
​ delle Organizzazioni Sindacali
Salpa la legge Delrio
dell'Area Vasta. A Cremona
si vota domenica 12
ottobre 2014
​ degli Organi di Informazione
Oggetto: In Italia la formazione degli adulti (CTP/CPIA) chiude l’accesso ai
soggetti più deboli
Quale Nuova Provincia ?
Convegno a Cremona de
L'Eco del Popolo
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 Martedì 14 Ottobre 2014
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L’8 ottobre 2013 è stata pubblicata l’indagine PIAAC (Programme for the
Si parla di noi
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International Assessment of Adult Competencies), promossa dall’OCSE con
l’obiettivo di rilevare le competenze alfanumeriche degli adulti tra i 16 e i 65
anni. Su 24 paesi l’Italia è ultima nelle competenze alfabetiche (literacy) e
penultima in quelle matematiche (numeracy). Il 5,6% degli italiani è inoltre al
di sotto del livello 1 di competenza.
Questo è il dato peggiore: più di 3 milioni di italiani non superano o non
raggiungono la soglia di lettura o scrittura della singola parola. Nei mesi
scorsi una rete di insegnanti di vari CTP del Nord Italia, sostenuta da
autorevoli personalità e docenti di 12 Università italiane (Tullio De Mauro,
Foto Notizia
Monica Barni, Graziella Favaro, Duccio Demetrio, Gilberto Bettinelli, Carla
Bagna, Lorenzo Rocca, Vanna Iori, Milena Santerini, Gabriele Pallotti,
Roberta Cardarello, Clotilde Pontecorvo, Elisabetta Jafrancesco, Rosella
Bozzone Costa, Monica Piantoni, Vittoria Gallina, Rita Librandi, Rosa
Pugliese, Luca Serianni, Pietro Trifone ecc ) ha avviato una campagna di
sensibilizzazione sul tema dell’analfabetismo in età adulta attraverso
l’appello “Analfabetismo: paralisi e cura per l’Italia”, firmato ad oggi da 1574
COPPA LINO FAVINI – Classe
Melges 24’
persone di tutte le regioni italiane. Molti degli utenti degli attuali Centri di
 Mercoledì 15 Ottobre 2014
In Biblioteca a Lonato lo
studio di lingue,
informatica ed educazione
della voce
Istruzione degli Adulti, a conferma di quanto emerso dalla ricerca dell’OCSE,
vivono una condizione di analfabetismo funzionale o addirittura strumentale
che rende molto difficili pratiche quotidiane semplicissime come iscrivere un
figlio a scuola o comprendere un divieto su un cartello. Di fronte a questa
 Mercoledì 15 Ottobre 2014
situazione allarmante la Commissione Cultura della Camera si è
Lombardia, agriturismi a
misura di bambino:il 40 per
cento con servizi dedicati
ai più piccoli
immediatamente attivata, presentando in Parlamento un ordine del giorno in
cui si chiede l’impegno istituzionale “di attivare percorsi di alfabetizzazione e
di apprendimento della lingua italiana nei confronti di adulti stranieri dei quali
sia stata accertata una situazione di analfabetismo strumentale o inferiore al
 Mercoledì 15 Ottobre 2014
livello A1 del Quadro Comune Europeo di Riferimento per le lingue elaborato
Dal 6 ottobre al via il 3°
corso NOI SPEAKER
dal Consiglio d'Europa.” Durante i lavori di conversione del Decreto
104/2013 il Parlamento italiano ha approvato tale Ordine del Giorno. Nel
mondo dell’Istruzione in età adulta ci si aspettava che, sulla base di queste
premesse, venisse avviata una riflessione e fossero poi fornite indicazioni
precise per articolare percorsi formativi adeguati e certificati all’interno della
scuola pubblica. I docenti dei CTP/CPIA attendevano un piano per
l'istruzione in età adulta che includesse le persone analfabete investendo in
modo competente e significativo sulla loro formazione, prevedendo,
all’interno dei CPIA in avvio dall’a.s. 2014/2015, percorsi di istruzione legati
ai saperi di base della scuola primaria. Video
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(AGENPARL) – Roma, 15 ott – Il miliardo che abbiamo stanziato oggi per la scuola nella
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legge di stabilità non è solo una promessa mantenuta, ma una svolta storica. Finalmente si
1:10
torna a parlare di stanziamenti importanti, di risorse fresche, per un settore cruciale per il
futuro del paese. Si parla di un miliardo sul 2015 e di 3 miliardi a regime. Così il Ministro
Napoli - Pensionati
d’E..
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, al termine del Consiglio dei
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Ministri. Con le norme approvate oggi – spiega Giannini – si fa un grosso investimento sul
1:32
capitale umano del paese. Salvaguardiamo la ricerca strategica e stabilizziamo risorse
finora oscillanti come quelle del Fondo di finanziamento delle università e quelle per le
Su sedia a rotelle
solo i..
scuole paritarie. A questo si aggiungono le altre misure del governo su credito di imposta
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su ricerca e sviluppo e le misure sui brevetti .
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Camera dei deputati e ministero dell'Istruzione,
dell'Università e della Ricerca trasformati in palestre di
programmazione informatica
Etichette: Camera dei deputati, dell'Università e della Ricerca, informatica, Lazio, ministero
dell'Istruzione, Roma, Scuola
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Manovra finanziaria 2015 di 36 miliardi di #euro,
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@cinquewit @giuliavaldi @TwitSofia_It chi dice
la menzogna sa di farlo ma spesso anche chi
ascolta sa che quella è una menzogna!
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francesca
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@cinquewit @giuliavaldi @TwitSofia_It ma quel
che si prova è menzogna?
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ROMA - G i o r n a t a d i l a b o r a t o r i o
CoderDojo, 17 ottobre a Montecitorio e
al Miur. Il coding sbarca a 'palazzo'.
Venerdì 17 ottobre, dalle 15 alle 18, 80
bambini e adolescenti fra i 6 e i 13 anni
parteciperanno ad una Giornata di
laboratorio CoderDojo, trasformando
la Camera dei Deputati e il Ministero
dell'Istruzione, dell'Università e della
Ricerca in palestre di programmazione
informatica. CoderDojo è un
movimento senza scopo di lucro spiegano dal Miur - che organizza
incontri gratuiti per insegnare ai più giovani il coding. La Camera, nella Sala del Mappamondo,
e il MIUR, nel Salone dei Ministri, ospiteranno due incontri in contemporanea: i bambini, circa
50 a Montecitorio e circa 30 a Viale Trastevere, saranno seguiti dai mentor di CoderDojo per
un pomeriggio durante cui svilupperanno applicazioni e giochi sui propri computer.
L'iniziativa rientra nell'ambito della #CodeWeek Europea (11-17 ottobre), la Settimana europea
della programmazione, che sta coinvolgendo migliaia di studenti e appassionati in tutta Italia.
Introdurrà i lavori, alla Camera, Riccardo Luna, il "digital champion" italiano, (ambasciatore
dell'Agenda Digitale italiana in Ue). Alle 17,15 è previsto un collegamento Skype fra le due sedi:
la Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, e la Ministra Stefania Giannini
saluteranno i ragazzi ospiti di Montecitorio e del Miur. L'evento sarà ripreso e il video
dell'iniziativa sarà poi caricato sui canali YouTube di Camera e Ministero. Da quest'anno il coding si impara anche a scuola: con il progetto 'Programma il futuro'
(www.programmailfuturo.it) docenti, studenti e famiglie, hanno la possibilità di
sperimentare strumenti utili e accessibili per apprendere le nozioni di base del pensiero
computazionale e della programmazione informatica. Sono oltre 700 i docenti che hanno già
iscritto le loro classi alla sperimentazione del Miur, organizzata in collaborazione con il Cini, il
Consorzio Interuniversitario Nazionale per l'Informatica, che troverà il suo culmine tra l'8 e il
14 Dicembre, durante la settimana internazionale dell'Hour of code (Ora di codice).
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Un miliardo
per le
assunzioni,
ma mancano i
fondi per reti
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Bimba giù dal
balcone subì
abusiLa
madre: «Qui
nessuno
Nepal:
tempesta di
neve e
valanghe
sull'Annapurna,
Dopo due
anni in orbita
rientra lo
«shuttle
segreto» del
LEGGE DI STABILITA’
Un miliardo per le assunzioni, ma
mancano i fondi per reti wifi e stage
Nessuna risorsa aggiuntiva per dotare le scuole di reti internet e per l’alternanza scuola
lavoro. Spending review per 650 milioni. Ecco le novità per la scuola in Finanziaria
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di Valentina Santarpia
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SCUOLA
Treviso e il maestro
violentoI presidi:
abbiamo le mani
legate
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SCUOLA
Scuole chiuse o
danneggiate,«a rischio
gli istituti superiori»
MODA
SCUOLA
mercoledì sera, c’è il miliardo promesso per la «buona scuola», ma in
sostanza solo quello. Nessuna risorsa extra, come previsto e sperato fino
Commissari interni alla
maturità, scatta la
rivolta dei professori
all’ultimo minuto dal ministro Stefania Giannini. Nè i cento milioni
dell’alternanza scuola lavoro, e neanche i 45 milioni su tre anni per dotare le
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Qualche conferma, ma anche qualche smentita: nella legge di stabilità, varata
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Speciale Cabina
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scuole di reti wifi. «Un miliardo lordo servirà per gli ingressi di 149mila nelle
graduatorie ad esaurimento» della scuola, ha detto il presidente del Consiglio,
Matteo Renzi, illustrando le misure previste dalla legge di stabilità nel corso
di una conferenza stampa a palazzo Chigi.Ma in realtà nelle note c’è scritto
che quel miliardo dovrà servire a coprire «prioritariamente» le spese per le
assunzioni, ma, se dovesse avanzare qualcosa, lo stesso fondo- denominato
SCUOLA
Corsi di italiano per
immigrati durante le
lezioni: rivolta dei
genitori
«per la buona scuola»- servire anche a coprire le spese aggiuntive, perché
non c’è nessun’altra risorsa a disposizione. «La mia opinione personale è che
avanzeranno anche dei quattrini», assicura Renzi, anche se nel libretto della
buona scuola la stima per le assunzioni è proprio di un miliardo. Giannini,
nonostante tutto, ha i suoi motivi per esultare: «Finalmente si torna a parlare
NEWS DALLA CICOGNA!
Tutte le cicogne
vip d’autunno
di stanziamenti importanti, di risorse fresche, per un settore cruciale per il
futuro del paese. Si parla di un miliardo sul 2015 e di 3 miliardi a regime»,
aggiunge il ministro. Anche se non si precisa quali saranno le risorse che
andranno, a regime, a finanziare i tre miliardi che servono a mantenere in
ruolo tutti i neo assunti. Né si specifica dove saranno trovati i soldi per il
nuovo concorso annunciato nel 2015.
SCUOLA
Buoni voti e
presentazione efficace:
così si accede a
un'università inglese
I risparmi imposti
Confermata anche la riforma della maturità, con il ritorno alle commissioni
interne e il solo presidente come membro esterno all’Esame di Stato.
Centoquarantasette milioni il risparmio annuale che deriverà dalla norma
approvata oggi in Consiglio dei ministri. «L’esame - ha detto Giannini più
volte - oggi valuta ciò che lo studente ha fatto». I dati degli ultimi anni hanno
evidenziato percentuali sempre altissime di promossi (98%), anche dopo
l’introduzione delle commissioni miste. Anche per questo Giannini ha deciso
di andare avanti con la sua idea delle commissioni interne, linea non
apprezzata da tutti nel mondo della scuola.Non è l’unico risparmio che il
ministero dell’Istruzione è costretto ad operare: in totale saranno 650 i milioni
derivanti dalla spending review. Non il miliardo chiesto inizialmente dal
commissario Carlo Cottarelli, ma neanche i 500 a cui aspiravano i tecnici.I
risparmi deriveranno dal taglio di spese correnti, sia del Miur che
dell’università e dal blocco di 2000 assunzioni di collaboratori tecnicoamministrativi.
SCUOLA
Un miliardo per la
scuola, corsa all'ultimo
minuto per limare i
tagli
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novità
SCUOLA
Il computer? Un gioco
da ragazze
Il fondo per l’università
Il fondo per l’università sarà tagliato di 25 milioni: anche in questo caso, è
una brutta-bella notizia. Non sono i 175 milioni previsti dalla legge Tremonti,
ma neanche si tratta di un’integrazione. Il fondo, di 6,7 miliardi, viene tagliato
per effetto della legge Tremonti e reintegrato - dal 20015 in poi- di 150
milioni l’anno, finendo così per essere, a conti fatti, comunque sottoposto ad
una limatura, se pur inferiore rispetto a quanto previsto.
SCUOLA
Ricerca e progetti in 50
scuoleEcco il piano
antiomofobia
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15 ottobre 2014 | 23:14
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Funghi: le dritte
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