PALADINO Disegni omerici Palazzo Sforza Cesarini, Genzano 20 giugno - 28 settembre 2014 Sotto il patrocinio di Presidente Nicola Zingaretti Mostra a cura di Flavio Arensi Iniziativa Studio Paladino Pompeo Capitanio Maurizio Lanzetta Catalogo e testi di Flavio Arensi Coordinamento Istituzionale Antonella Iuliano Comunicazione Marta Paini Carlo Ghielmetti Comune di Genzano Sindaco Flavio Gabbarini Assessore alle Sviluppo locale e beni culturali Virginio Melaranci Ufficio stampa Ilaria Proietti Marta Rossi Allestimento Rita Pacetti Antonella Tittoni Assicurazioni Logo Assicurazione In Più Broker Ringraziamenti Un sentito ringraziamento a Mimmo Paladino che con grande disponibilità e generosità ha reso possibile questo straordinario viaggio omerico. A tutti coloro che si sono impegnati per la realizzazione di questa iniziativa e che credono nella valorizzazione culturale del nostro paese. A Imma Paladino, Luca Melloni, Matteo Liguigli, Giorgia Santoro per il sostegno e agli amici di Genzano per il grande lavoro fatto, lo Staff del Sindaco e l’Ufficio Istituzione. A Pasquale Palmieri e Peppe Avallone. Ad Adriane de Sellier e alla sua casa editrice. Questa mostra è dedicata a Franco Piavoli e al suo cinema emozionante. Le citazioni tratte dall’Iliade e dall’Odissea sono nella traduzione di Vincenzo Monti e Ippolito Pindemonte. Crediti © Città di Genzano di Roma © Mimmo Paladino, by Siae 2014 © Pasquale Palmieri, Benevento © Peppe Avallone, Napoli © Flavio Arensi, Milano www.comune.genzanodiroma.roma.it. Trasporti Col sostegno di Presidente dell’Istituzione per il Servizio delle attività Culturali, Ricreative e Sportive Ivano Gianiorio Liguigli FAS G enzano è onorata di ospitare all’interno del Palazzo Sforza Cesarini, il palazzo ducale della città, l’esposizione delle opere di un artista di grande fama qual è Paladino. La mostra si inserisce a pieno nell’ambito del percorso di valorizzazione turistica del territorio e del patrimonio museale e monumentale intrapreso da questa Amministrazione comunale con l’Assessorato ai beni culturali e l’Istituzione per il Servizio delle attività Culturali, Ricreative e Sportive che stanno seguendo da vicino l’organizzazione di questa iniziativa. Mimmo Paladino, pittore, incisore e scultore, tra i più affermati rappresentanti del movimento della Transavanguardia, movimento fondato da Achille Bonito Oliva nel 1980 che individua un ritorno alla pittura dopo le varie correnti concettuali sviluppatesi negli anni settanta, è un artista versatile e di grande fama mondiale (le sue opere sono collocate in permanenza in alcuni dei principali musei internazionali tra cui il Metropolitan Museum of Art di New York), e rappresenta per il Comune di Genzano di Roma e per l’intero comprensorio dei Castelli Romani un’importante opportunità a livello culturale, turistico ed economico. La mostra si terrà all’interno del Palazzo Sforza Cesarini, il monumento più significativo della città, non soltanto per i valori architettonici di cui è testimone e che presentano non pochi motivi di interesse per la storia dell’architettura del settecento romano, ma anche perché ha giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo di questo centro urbano dei Castelli Romani. Ed è proprio sul palazzo storico che l’Amministrazione comunale di Genzano ha operato e sta operando, promuovendo una serie di iniziative di alto livello al fine di costruire un vero e proprio percorso di promozione culturale e di rilancio complessivo della città. FLAVIO GABBARINI Sindaco di Genzano Sommario 11 Enciclopedia omerica FLAVIO ARENSI 17 L’Iliade 69 L’Odissea 145 La vita di Mimmo Paladino 151 La bibliografia 157 Le mostre Enciclopedia omerica FLAVIO ARENSI N ella scena centrale di Nostos - Il ritorno, pellicola del 1989 scritta e diretta da Franco Piavoli, Ulisse si desta sulla terraferma dopo il naufragio infausto dell’equipaggio; unico superstite, prende lentamente coscienza della tragedia attraverso piccoli, poetici, drammatici correlativi oggettivi, montaliani ossi di seppia: le onde riempiono e cancellano gli elmi spiaggiati, spingono la cotta di maglia sulla sabbia, scivolano sopra un bucranio incastonato fra gli scogli come una pietra bianca chiusa in quelle scure. Spogliato, Ulisse farfuglia tremante e inquieto cercando parole tese, poi, finalmente, urla; intanto, la macchina da presa inquadra l’orizzonte rannuvolato dove i toni cilestri ammorbidiscono i confini perdendosi nell’abisso. Non ci sono vocaboli giusti o utili nell’angoscia, rimane il balbettio, suono, smorfia, tuono, qualcosa di animalesco o semplice- MIMMO PALADINO, «RESPIRO», 1995. INSTALLAZIONE SONORA, DODICI ELEMENTI IN GESSO, 30 (H) X 120 X 20 CM. COLLEZIONE DELL’ARTISTA. 11 mente ancestrale. I dialoghi del film, centellinati in pochi vocaboli incomprensibili, sono ispirati a suoni di antiche lingue mediterranee - e sarebbero comunque inutili per accompagnare un momento di assurdo spaesamento; invece, il grido disegna una pena assoluta, una profonda sconfitta che oltrepassa qualsivoglia racconto poiché concreta esperienza. Fra il protagonista e gli oggetti, ancor più i luoghi, si intessono una serie di relazioni esclusive e imprescindibili, lo spazio diviene un teatro che accompagna e forma la cognizione di una metamorfosi, di un momento che scinde quello che si è stati da quello che si potrà o dovrà diventare. Non a caso ho usato il termine «teatro» poiché un suo studioso attento, Nicolò Savarese, da anni conduce un’ampia meditazione sulla dimensione spaziale della figuratività, intendendo con ciò il rapporto che le figure umane intrattengono con la spazialità di riferimento e di azione, e da cui dipende la chiarezza stessa del loro essere o agire all’interno di tale ambito. Egli, di fatto, non fa che sottolineare l’urgenza di focalizzare oltre il portato estetico dell’immagine per indagare piuttosto il vero rapporto tra quest’ultima - disegnata o dipinta - con la struttura dello spazio costruito, agito oppure anche solo interpretato dall’uomo, indipendentemente da ogni sua eventuale valenza artistica: un concetto che per quanto attuale ha origini antiche, basti pensare che per i greci esisteva una sola parola - ÁÚ·ÊÂÈÓ (grafein) - utile a indicare tanto il disegno quanto la scrittura. MIMMO PALADINO, «SENZA TITOLO», 2001. LEGNO E CARTA, 316 (H) X 240 X 80 CM. Entro quest’alveo si pongono dunque i «Disegni omerici» di Mimmo Paladino, elaborati fra il 1999 e l’anno successivo come illustrazione dell’Iliade e dell’Odissea. Non si tratta di un racconto mimetico delle gesta degli eroi, bensì di una rappresentazione che attraverso il codice poetico trova il pretesto per un’epica della memoria che attinge a «significanti» primitivi per giungere in fine a un «significato» contemporaneo. D’altronde Paladino lavora sulle sedimentazioni della storia, sugli incidenti o accidenti del tempo, fattori che poi caratterizza in un nuovo contesto dove l’architettura dei segni e dei luoghi favorisce più le correlazioni inespresse che quelle espresse. Le illustrazioni letterarie di Paladino, tendenzialmente, prendono spunto dal racconto, subito però muovono lungo binari autonomi tessendo una rete invisibile con l’edificio testuale, senza cadere in una rigida trasposizione o chiosa. Certo, rispetto ad altri progetti illustrativi, in particolare quelli legati alla scoperta dell’intimità umana o antropologica come l’Ulysses di Joyce o i Tristes Tropiques di Levi-Strauss, gli spunti omerici si avvalgono di alcuni topoi della linguistica di Paladino, dunque godono una leggibilità ancora più aderente, ma proprio perché alcuni aspetti dell’iconografia classica rientrano nel suo alfabeto, l’autore si orienta verso una raffigurazione che, tenuto conto delle analogie, dei rimandi e delle similitudini, di fatto compone un proprio racconto nel racconto, una sorta di ultimo capitolo delle saga o di bussola da seguire. Si tratta allora di una compartecipazione pratica, esperienziale, che non cede alla descrittività pleonastica, non serve a rintracciare didascalicamente i nomi dei protagonisti o gli espedienti narrativi, ma diviene una sorta di mappa con cui attraversare il territorio omerico. Pochi altri testi come l’Iliade e l’Odissea, d’altra parte, chiedono di essere letti per immagini e proprio per immagini Paladino sintetizza i due libri. A partire dall’ormai celebre Preface to Plato di Eric Havelock è chiaro come essi siano il passaggio definitivo dalla cultura dell’oralità a quella della scrittura (dall’immagine al segno), avvenuto in Grecia tra la fine del V e l’inizio del IV secolo a.C., esattamente in coincidenza con l’elaborazione dei Dialoghi socratici, benché tale differimento sia sviluppato ordinatamente lungo un arco temporale di vari secoli, a partire dall’introduzione della scrittura alfabetica nell’Ellade fino all’epoca di Platone, e cioè all’alfabetizzazione in ambito scolastico ed educativo. Omero, difatti, attorno all’VIII secolo a.C. formalizza nei suoi poemi il vasto patrimonio di canti epici detenuto dagli aedi, consentendoci così di analizzare la tecnologia della comunicazione orale che Havelock definisce «enciclopedia tribale», inclusiva di nozioni tecniche, etiche e comportamentali al tempo stesso. Le regole di diffusione ruotano intorno a cardini espressivi pratici senza intento estetico, forse sarebbe meglio valutarlo eticamente o almeno come didattica delle immagini e delle suggestioni che cristallizzano attraverso l’azione mnemonica: non a caso Mnemosine (la Memoria, figlia di Urano - il Cielo - e Gea - la Terra) è considerata la madre delle nove Muse. Ma questa impresa ha tanto più peso qualora si comprenda come solo l’immedesimazione empatica con i canti dell’aedo o dell’attore drammatico possa spingerci a recepire le diverse venture quali necessarie e formative della nostra perso- 13 nale vicenda. In realtà, l’insieme valoriale della cultura e della scienza, che è alla base di ogni enciclopedia del sapere, in una qualsiasi cultura più o meno evoluta, si costruisce e si struttura inconsciamente in forma di sistema, nel senso più rigoroso del termine, e in questo caso il sistema delle immagini mantiene in piedi tutta la costruzione poetica-sociale, perché così lavora la nostra mente. Quando Piavoli scrisse Nostos, il tema della parola sicuramente richiese una profonda riflessione; tutti i suoi lavori mantengono il linguaggio espresso come sottofondo situazionale, non diverso dal canto degli uccelli o dai suoni della natura, tuttavia qui si è diretto verso un approdo nuovo, in cui la lingua fornisce anche una sorta di ritmo. La scelta, dunque, di manifestare un idioma inventato, per quanto attinente ai suoni originali delle popolazioni coeve a Omero o Ulisse, fornisce lo strumento etnolografico per contestualizzare le vicende narrate, ma sono le differenti scene a fungere da vocabolario; ugualmente, Paladino sfrutta il disegno per non cadere nell’errore di parafrasare il tessuto poetico originario mettendo in luce più i difetti che i pregi di un’ennesima traduzione, per quanto interessante o consolidata possa apparire. Attraverso l’immagine scaturiscono quelle impressioni visive che la cultura orale poté esercitare sfruttando l’irrazionalità della mente, senza erodere l’accezione profonda del componimento attraverso verbose circonlocuzioni. Paladino non tradisce l’idea originaria dei libri omerici che chiedono di fare esperienza del poema, per quanto nel trascorrere dei secoli questa «esperienza» possa essere diventata in molti casi più intellettuale che effettiva. In una delle sue tavole, egli tratteggia un «dormiente» - da cui erompe un flusso rosso come fumo di un fuoco sacro - che ricorda gli immortali di Borges ormai intenti nel non-fare come unico gesto antitetico all’impossibilità di morire; se è vero, come diceva lo scrittore, che «in un tempo infinito agli uomini accadono tutte le cose», i testi omerici inscenano la determinatezza del tempo e l’ineluttabilità del destino, la nozione di un viaggio che prima o poi trova la sua meta. Ma se un uomo non può far tutto nel lasso di tempo che gli è dato, le vicende di tanti uomini straordinari, semidivini o anonimi, sicuramente offrono un enorme ventaglio di evenienze, sconfitte, leggi e codici da seguire per orientarsi durante la vita. In Paladino il sogno del «dormiente» apre alla possibilità, alla luce della coscienza che sposa ragione ed emozione mettendoci di fronte a molteplici occasioni, che sono occasioni di libertà perché ciascuno può scegliere di aderirvi, semplicemente osservarle, oppure intraprendere un viaggio che alla partenza opporrà sempre un rientro, nostos, appunto, il ritorno. MIMMO PALADINO, «MATER», 2014. TECNICA MISTA 100 X 70 CM (BOZZETTO PER INFIORATA 2014). 15 La vita di Mimmo Paladino D omenico Paladino nasce a Paduli, nei pressi di Benevento, il 18 dicembre 1948. Lo zio paterno, Salvatore, è pittore e lo avvia a interessi artistici, che confluiranno nella frequentazione del Liceo Artistico di Benevento (1964-1968). Nel 1964 visita per la prima volta la Biennale di Venezia, rimanendo affascinato dai pop artisti americani. Il 1968 coincide con la sua prima esposizione presso la Galleria Carolina di Portici (Napoli). In quest’occasione viene presentato dal giovane Achille Bonito Oliva, personaggio che lo affiancherà criticamente nel corso di tutta la sua carriera artistica, includendolo nel novero degli artisti della Transavanguardia e che l’anno successivo lo presenterà nuovamente nella personale di Caserta allo Studio Oggetto di Enzo Cannaviello. Seguendo le indicazioni artistiche del periodo, predominato da un indirizzo soprattutto concettuale, Paladino volge la sua attenzione alla fotografia, atteggiamento che trova ampio riscontro nella personale realizzata alla Galleria Nuovi Strumenti di Brescia. Con il trasferimento a Milano, alla fine degli anni settanta, Paladino vive il fervore artistico della città meneghina, meditando su nuovi orizzonti che il suo lavoro potrebbe prendere. Nel 1977 partecipa all’esposizione «Internationale Triennale für Zeichnung», a Breslavia, dove si avvertono i primi segnali del cambiamento artistico degli anni successivi. È di questo anno infatti la realizzazione del dipinto «Silenzioso, mi ritiro a dipingere un quadro». Affascinato dal disegno, l’artista riesce a dare ampio spazio a questo suo interesse realizzando un grande murale a pastelli, sempre nel 1977, per la Galleria Lucio Amelio di Napoli, spazio questo che si rivelerà fondamentale nel contesto artistico contemporaneo italiano. La tecnica delle realizzazioni su muro viene utilizzata spesso in questi anni e, nel 1978, in occasione delle personali presso la Galerie Paul Maenz di Colonia e la Galleria Toselli di Milano, dove realizza «Il Brasile si sa è un pianeta dipinto sul muro di Franco Toselli». Iniziano a emergere i segni geometrici, maschere e rami, su fondo monocromo, elementi costanti del suo lavoro, e si avverte la riscoperta della figurazione pittorica. Nel 1978 compie il suo primo viaggio a New York, città che lo vedrà negli anni a venire protagonista di diverse occasioni espositive. Dal 1979 prosegue il sodalizio con Bonito Oliva e con gli artisti della Transavanguardia con i quali partecipa alle collettive «Le stanze», presso il Castello dei Colonna di Gennazzano, «Opere fatte ad arte», nel palazzo della Città di Acireale, connubio che trova realizzazione l’anno seguente con «Aperto ‘80», all’interno della Biennale di Venezia, dove viene ufficialmente presentata la Transavanguardia. Paladino espone le opere «I giardini dei sentieri che si biforcano», «Lampeggiante» e una porta. La mostra personale itinerante che tocca le città di Basilea, Essen, Amsterdam, segna l’inizio di un successo internazionale che si concretizza nella personale al Badischer Kunstverein di Karlsruhe nel 1980, presentata da Bonito Oliva, Faust e Franzke, dove l’artista espone tele dalle grandi dimensioni, ricche di figure allegoriche, dove la sua iconografia poetica prende forma: la pittura a olio è invasa di maschere inespressive, animali, teschi, ricchi di evocazioni rituali primitive. Questo è anche l’anno della prima mostra a New York, dove espone contemporaneamente alle gallerie Marian Goodman e Annina Nosei. 145 Il 1982 è l’anno delle partecipazioni e dei riconoscimenti internazionali. Partecipa alla Biennale di Sidney, allo «Zeitgeist» di Berlino (dove espone la sua prima scultura in bronzo policromo «Giardino Chiuso», che diventerà evento espositivo da Mazzoli, l’anno seguente), a Documenta 7 di Kassel e realizza le personali presso il Louisiana Museum of Modern Art di Humlebaek, il Museumsverein di Wuppertal, la Städtische Galerie di Erlangen, presentato da A. Polhen; e poi nelle gallerie private di Anversa, Monaco, Napoli, Parigi, Roma, Zurigo. Inizia nel 1982 a esporre per la Galleria Waddington di Londra, prestigioso spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea internazionale, rapporto consolidato negli anni, tuttora esistente. Sempre al 1982 risalgono i viaggi in Sud America, in Brasile per l’esattezza, dove ha occasione di studiare e di conoscere la cultura locale, le etnie e le civiltà intrise di animismo primitivo che lo porteranno a riflessioni e a emozioni uniche che inevitabilmente convoglieranno nei simboli, negli oggetti, e nei colori dei lavori di quegli anni (come quello presentato per la Collezione Gori alla Fattoria di Celle a Santomato di Pistoia). Paladino infatti afferma che «l’arte non è cosa di superficie, non è cosa sociologica, non è tempesta poetica. L’arte è un lento procedere intorno al linguaggio dei segni». Nel 1980 realizza il suo primo libro-oggetto dal titolo EN DE RE con la Galleria Mazzoli di Modena, anche quest’ultima punto di riferimento della sua carriera espositiva. Sempre in quest’anno vanno segnalate le partecipazioni alle mostre «Italiana: nuova immagine», curata da Bonito Oliva, alla Loggetta Lombardesca di Ravenna, ed «Egonavigatio», al Mannheimer Kunstverein di Mannheim. Il 1981 è un anno molto prolifico dal punto di vista espositivo. Sue personali sono ospitate presso il Kunstmuseum di Basilea e alla Kestner Gesellschaft di Hannover, presentato da Amman, Wildermuth e Koepplin, dal Mannheimer Kunstverein di Mannheim, dal Groninger Museum di Groningen, dalla Galleria d’Arte Moderna di Bologna. È dello stesso anno un’importante partecipazione all’esposizione «A New Spirit in Painting», presso la Royal Academy di Londra, mostra che riflette, a livello internazionale, sull’entità dei nuovi linguaggi pittorici. Partecipa, assieme ad altri artisti, al progetto, coordinato da Alessandro Mendini e Studio Alchimia, dal titolo «Il mobile infinito», per il Politecnico di Milano. L’inizio degli anni ottanta è costellato di numerosi viaggi, soprattutto negli Stati Uniti dove nel 1983 allestisce la sua prima personale presso la Galleria Sperone Westwater di New York e dove tiene a Los Angeles presso il New Port Harbour Art Museum un’importante personale. Sempre nel 1983 presenta «Giardino Chiuso» a Modena, alla Galleria Mazzoli, nella mostra omonima, presentata da Bonito Oliva. Oltre a personali nelle gallerie di Stoccolma, Monaco, New York, Roma, Toronto, partecipa a importanti collettive, come quella dedicata alla Transavanguardia alla Sala de Exposiciones de la Caja de Pensiones di Madrid e, alla Tate Gallery di Londra, alla rassegna «New Art at the Tate Gallery 1983», a cura di Compton. Questo è anche l’anno della realizzazione, assieme all’architetto Roberto Serino, del complesso abitativo di Paduli, dove realizza la sua abitazione e i suoi studi, progetto di grande impatto ambientale, con segni della sua arte sparsi in tutto il vasto territorio collinare a fare da collante alle varie quinte architettoniche. Il lavoro di Paladino vede l’inserimento costante di un dialogo intenso e privilegiato tra pittura monocromatica e scultura pseudo figurativa, che vede il suo apice nelle installazioni dalle grandi dimensioni, dove sulle tele vengono inseriti oggetti che lo porteranno a realizzazioni in tre dimensioni. Nel 1984 allestisce a Lione, presso il Musée Saint Pierre Art Contemporain, una mostra personale, presentata da Raspail, Jopolo, Zdenek. Espone nelle collettive: «Det Italienska Transavangardet» presso la Lunds Konsthall di Stoccolma, «An Internationali Survey of Recent Painting and Sculpture» al Museum of Modern Art di New York, «Content: a Contemporary Focus, 1974/1984» all’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington, «Contemporary Italian Masters» al Chicago Public Library Cultural Center di Chicago, «Skulptur im 20. Jahrhundert» al Kunstmuseum di Basilea, «The Human Condition: The SFMOMA Biennal III», a San Francisco. Espone anche da Waddington a Londra, presentato da Rosenthal, e a Monaco alla Galerie Thomas, presentato da Faust e Franzke. In questi anni le sue opere vengono acquistate ed esposte dalla Galerie Beyeler di Basilea. Nel 1985 partecipa a diverse collettive tra cui è utile ricordare «A New Romanticism» all’Hirshhorn Museum and Sculpture Garden di Washington, la Biennale di San Paolo, «Bilder für Frankfurt» al Museum für Moderne Kunst di Francoforte, «Anniottanta» a Imola, la XIII Biennale alla Grande Halle de la Villette di Parigi. Di quest’anno sono anche le personali di Oslo presso il Kunstnernes Hus, di Monaco presso la Städtische Galerie im Lenbachhaus, presentata da Friedel, Kuspit e Lehnerer. Segue anche la significativa personale presso la Galleria Sperone Westwater di New York, presentata da Corà. 146 147 La passione per il disegno (che lo porterà negli anni a collezionare carte di diversi artisti, da Balla a Picasso, a Licini) sfocia dal 1980 in un’altra grande passione: l’incisione, misurandosi con le varie forme dell’acquaforte, dell’acquatinta, della xilografia e della linoleografia (l’incontro nel 1984 con Giorgio Upiglio gli consentirà di ottenere risultati straordinari anche in questo campo artistico, ampliati anche dalla collaborazione con Alberto Serighelli, con il quale produrrà fogli di grande formato). Dal 1985 è costante e serrato il profondo dialogo tra pittura e scultura: ai cromatismi essenziali, primari, si aggiungono elementi figurativi. Il lavoro di Paladino è ufficialmente riconosciuto dalla critica. Numerosi sono i momenti espositivi a cui è invitato e che lo vedono protagonista dalla metà degli anni ottanta. Si ricordino le collettive, nel 1986, «Mater Dolcissima» presso la Chiesa dei Cavalieri di Malta a Siracusa, «Beuys zu Ehren» presso la Städtische Galerie im Lenbachhaus di Monaco, la mostra itinerante statunitense «New Art of Italy», a Omaha, Miami, Cincinnati, a cura di Day. E poi le personali di Richmond, «Recent Painting and Sculture 1982-86» al Virginia Museum of Fine Arts, presentato da Crutchfield e Risatti; di Londra, da Waddington, e a New York, da Sperone Westwater. Viene pubblicato Canzone per Vincent Van Gogh, una poesia di Ceronetti illustrata da Paladino (Edizioni Giorgio Upiglio, Milano). Nel 1987, grazie alla collaborazione con la Galleria Thaddaeus Ropac di Salisburgo, tiene diverse personali a Graz, a Krems e a Salisburgo. Altre personali sono quelle di Seattle, presso la Galleria Greg Kucera, e, per la prima volta, a Tokyo, presso la Galleria Fuji. È di questo anno la realizzazione di un progetto per la chiesa di Gibellina, assieme all’architetto Roberto Serino, nel contesto di una ricostruzione complessiva della città coordinata da Arnaldo Pomodoro, dopo il devastante terremoto del 1968. Per Paladino l’architettura «può essere considerata una pittura vedente, perché ha la capacità di sintetizzare le caratteristiche spaziali dei luoghi, le necessità di chi le abiterà, le condizioni della luce e tante altre cose: ha la capacità, in sostanza, di vedere oltre ciò che il semplice disegno o progetto potrebbe far immaginare». Il sodalizio con l’architetto Serino continua anche in occasione dell’invito che il Comune di Benevento rivolge a Paladino per la realizzazione di un’opera scultorea per la città, progetto a cui i due lavoreranno congiuntamente per diversi anni e che verrà inaugurato solo nel 1992. I lavori della fine degli anni ottanta presentano composizioni rigorose e semplificate, come si avverte nelle opere presentate in occasione delle collettive, nel 1988, «Europa Oggi», al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, e «Materialmente», alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna. Nel 1988 Paladino è invitato alla XLIII Biennale di Venezia, dove espone nei giardini e all’ingresso del Padiglione Italia, con la grande installazione, la porta di bronzo di sette metri (già presentata nella mostra di Basilea dal titolo «Sculture nel parco») e i primi «Testimoni» in pietra. Partecipa alla mostra «L’autoritratto non ritratto», per Arte Fiera ‘88, poi alla Pinacoteca di Ravenna con «L’albero della vita», opera che entrerà a far parte delle collezioni permanenti del Museo d’Arte della città di Ravenna. Nel 1989 partecipa alla serie di piccole mostre personali, organizzate dalla Galleria d’Arte Moderna di Bologna e curate da Castagnoli, dove presenta diversi lavori tra cui «Re uccisi al cadere della forza», appartenente alla Collezione Amelio, ora alla Reggia di Caserta, e «Amici notturni», appartenente, oggi, alla collezione del Kunstmuseum di Berna. Realizza tredici illustrazioni che accompagnano versi poetici di Lévi-Strauss (Edition Jesse, Bielefeld). Nel 1990 Paladino espone il ciclo «EN DO RE», opere «Senza titolo», costante questa che caratterizzerà molte opere di questi anni. L’artista afferma, infatti: «Io non ho mai dato titoli che suggeriscono un significato particolare, che potrebbero obbligare a leggere l’opera in termini strettamente simbolici e letterari. Il titolo di un’opera rappresenta sempre per me il lato spiazzante per l’interpretazione dell’opera». Sue personali si tengono inoltre a Villa delle Rose, Bologna (1990), al Belvedere di Praga, con il titolo di «Bilà Hora» (1991), al Museu de Arte di San Paolo (1992), al Forte Belvedere di Firenze (1993), al Museo de Arte Contemporaneo di Monterrey (1994). 148 Nel 1994 la sua prima mostra antologica dell’opera grafica, con la pubblicazione del catalogo completo del suo lavoro, è stata allestita, a cura di Enzo Di Martino, al Palacio Revillagigedo di Gijon (Spagna). È il primo artista contemporaneo italiano a tenere una mostra in Cina, alla Galleria Nazionale delle Belle Arti di Pecchino (1994). Negli anni novanta comincia a realizzare importanti installazioni e interventi sugli spazi urbani come la installazione permanente «Hortus Conclusus» nel chiostro di San Domenico a Benevento (1992). Nel 1995 Napoli gli dedica una mostra alle Scuderie di Palazzo Reale, a villa Pignatelli Cortes e in Piazza Plebiscito dove installa la «Montagna di Sale». Nel 1999 una grande mostra alla South London Gallery include «Testimoni», un nuovo gruppo completo di 20 sculture in pietra bianca di Vicenza e «Zenith», una serie di lavori in tecnica mista su alluminio. Dopo un’installazione di «Dormienti» ideata nel 1998 per la Fonte delle Fate di Poggibonsi, nel 1999, presenta l’installazione «I Dormienti» nel sotterraneo della Roundhouse di Londra. L’opera si avvale di una musica scritta appositamente per l’occasione da Brian Eno. Lo stesso anno la Royal Academy di Londra lo insignisce del titolo di Membro Onorario. In questi anni Paladino ha realizzato le scenografie di Veglia (1992) a Benevento, con la regia di Mario Martone, La sposa di Messina di Schiller (1994) a Gibellina con la regia di Elio De Capitani e ancora Edipo Re (2000) al Teatro Argentina di Roma, nuovamente con la regia di Mario Martone. Nel 2001 viene pubblicato il catalogo generale della sua opera grafica (Opera Grafica 1974-2001), a cura di Enzo Di Martino, per Art of this Century - New York - Parigi. Illustra l’Illiade e l’Odissea di Omero, pubblicato in due volumi dalla casa editrice Le Lettere di Firenze. Lo stesso anno realizza un’installazione per la stazione della metropolitana Salvator Rosa a Napoli. Il Centro d’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato gli dedica la più completa mostra retrospettiva organizzata da un museo italiano, a cura di Bruno Corà (2002). Nel 2003 rappresenta insieme a Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi e Nicola De Maria «Transavanguardia 1979-1985» al Museo di Arte Contemporanea Castello di Rivoli, a cura di Ida Gianelli. Mostre personali si tengono nella Reggia di Caserta e Galleria Scognamiglio di Napoli e Valentina Bonomo di Roma (2004). Una sua mostra itinerante su Pinocchio viene esposta nei musei d’arte moderna di otto città giapponesi e nella settecentesca Scola dei Battioro a Venezia (Volume e catalogo Papiro Arte Edizioni) e successivamente al Museo civico di Udine, nel museo di Palazzo Pio a Carpi e a Rotterdam (2004-2006). Nel 2004 realizza le porte per la Chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo progettata da Renzo Piano. Lo stesso anno effettua la scenografia di Edipo a Colono e vince il premio UBU per la migliore scenografia teatrale. Nel 2005 espone al Museo Rupertinum di Salisburgo e la Loggetta Lombardesca di Ravenna dedica una grande mostra ai suoi lavori teatrali titolata «Paladino in Scena», a cura di Claudio Spadoni. Nel giugno dello stesso anno, in occasione della Biennale, presenta, a cura di Enzo Di Martino, una mostra di grandi sculture alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro a Venezia. Alla fine del 2005 allestisce nel Museo Capodimonte di Napoli la grande mostra dedicata al Don Chisciotte di Cervantes con dipinti, sculture, disegni e un film. È un progetto che continua l’anno successivo con l’illustrazione di una nuova edizione del Chisciotte e la realizzazione di un libro d’artista, con poesie di Giuseppe Conte, anch’esso ispirato al mitico «cavaliere errante» (Editalia). Il film, su invito del direttore Marco Müller, è stato presentato con grande successo al Festival del Cinema di Venezia del 2006. Lo stesso anno realizza le porte per la Chiesa di San Giovanni Battista a Lecce (progetto di Franco Purini), porta a termine l’intervento nella Piazza dei Conti Guidi a Vinci ed espone nelle gallerie Cardi e Christian Stein di Milano e nella Waddington Galleries di Londra. Nel 2007 realizza due scenografie per lo spettacolo Œdipus Rex e Cavalleria Rusticana per il Teatro Regio di Torino. Sono dello stesso anno la mostra allestita all’interno del Museo Madre al Palazzo Donnaregina di Napoli, sede del Museo di Arte Con- 149 temporanea e l’esposizione Sculptures alla Galerie Thaddaeus Ropac, Parigi, una personale alla Galleria Civica di Modena e una alla Galleria Pelaires del Centre Cultural Contemporani di Palma di Maiorca e l’installazione permanente per il serbatoio idrico di Monte Pizzuto, Solopaca vicino Benevento. Del 2008 è la realizzazione di una Mostra all’Ara Pacis di Roma con musiche di Brian Eno e alla Villa Pisani, Stra. Una mostra antologica itinerante di opere grafiche a cura di Enzo Di Martino è stata presentata a Buenos Aires, Brasilia, Rio de Janeiro e Lima. Sempre del 2008 è una mostra all’interno della Chiesa di Donnaregina, Napoli con l’intervento anche dell’Architetto Massimiliano Fuksas e l’installazione di una porta in terracotta e ferro sull’isola di Lampedusa. Dal giugno al novembre dello stesso anno si è svolta presso Villa Pisani a Stra (Venezia) una mostra che prevede anche alcune opere inedite create dall’artista appositamente per questo spazio. Il 28 giugno 2008, nell’ambito dell’iniziativa «Porta di Lampedusa - Porta d’Europa» promossa da Arnoldo Mosca Mondadori, Amani e Alternativa Giovani, è stato inaugurato sull’isola di Lampedusa un monumento realizzato dall’artista dedicato alla memoria dei migranti deceduti in mare. La bibliografia Nel 2009 un gruppo di sue sculture viene esposto en plein air a Orta San Giulio, sul Lago d’Orta, in una mostra curata da Flavio Arensi; fra le varie opere un cavallo che galleggia davanti alla riva di villa Bossi, sede municipale. Allemandi per l’occasione pubblica un volume con quarantotto foto originali e inedite di Gianni Berengo Gardin dedicate a Paladino e alle sue opere. La celebre scultura «Caduto a ragione» viene collocata sull’isola di San Giulio con l’ausilio di un elicottero. Nello stesso anno, a cura di Enzo di Martino, è pubblicato il catalogo ragionato dell’opera scultorea (1980-2008). Nel 2010 Mimmo Paladino ha firmato la scenografia di Work in Progress, tour che ha visto riunirsi dopo 30 anni la coppia Lucio Dalla e Francesco De Gregori. Il 10 aprile dello stesso anno è installato un grande cavallo blu di oltre quattro metri all’Anfiteatro del Vittoriale degli Italiani di Gardone Riviera (Brescia), la casa-museo di Gabriele d’Annunzio. A fine gennaio 2011 realizza la nuova sala permanente del Museo Nazionale Archeologico di Villa Frigerj a Chieti dedicata al Guerriero di Capestrano e inaugura la mostra di sculture incentrata sul «nuovo Guerriero», allestita presso il Centro espositivo della Fondazione Carichieti a Palazzo De Mayo. Dal 6 aprile al 10 luglio 2011 la città di Milano dedica al maestro una grande retrospettiva a Palazzo Reale curata da Flavio Arensi, davanti al quale, in piazzetta Reale, è installata la monumentale «Montagna di sale». Nella stessa occasione è collocato in maniera definitiva un «Dormiente» nella torre poligonale del Museo Archeologico cittadino. Sempre a Milano, sue opere sono state oggetto della mostra antologica sulla Transavanguardia curata da Achille Bonito Oliva insieme ad altri quattro grandi protagonisti della corrente artistica. È del 2012 l’importante mostra sulle opere in ceramica al Museo MIC di Faenza e l’installazione di una grande croce in marmo in Piazza Santa Croce di Firenze per l’evento Florens. Alla fine dello stesso anno risale la nomina a Membro Ordinario della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti in Vaticano da parte di Papa Benedetto XVI, mentre sono del 2013 le personali al Museo Ferragamo di Firenze e a Ravello, nell’incantevole scenario della Villa Rufolo e dell’Auditorium durante il consueto Ravello Festival. In occasione del 400° anniversario della morte di Gesualdo da Venosa dirige il cortometraggio Labyrinthus interpretato dall’attore Alessandro Haber con le musiche di Franco Mussida. 1972 A. TRIMARCO, Struttura a l’oggetto, in «Il Mattino», 11 aprile. 150 1968 A. BONITO OLIVA, Mimmo Paladino, catalogo della mostra, Galleria Carolina di Portici. 1970 F. MENNA, Mimmo Paladino, in «Il Mattino», 30 ottobre. 1975 L. M. VENTURI, in «Artitudes», n. 21/22. L. M. VENTURI, Le principe immense de l’etre est double, in «Artitudes», n. 24/26. Mimmo Paladino, in «L’Arte Moderna», n. 111. Mimmo Paladino, in «Art Dimension International Review of Arts», n. 1, gennaio-febbraio-marzo. Mimmo Paladino, in «Flash Art», n. 54/55, maggio. 1977 D. PALAZZOLI, Chi c’e nel mio specchio?, in «L’Europeo», n. 21. B. RADICE, Mimmo Paladino, in «Data», n. 26, aprile. V. CORBI, Note d’arte: Mimmo Paladino, in «Il Mattino», 1° giugno. F. MENNA, Le immagini sono reflessi bruciati, in «Spazio Alternativo», ottobre. M. 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Galleri Wallner Fersens, Malmö. 1988-1989 Kulturhistorischen Museum, Bielefeld; Detmoltder Schloss, Lippische Gesellschaft für Kunst, Detmold; Orangerie Schloss Rheda, Rheda-Wiedenbrück; Lüneburg, Museum für das Fürstentum Lüneburg (itinerante). 1989 Galerie Daniel Templon, Parigi. Galleria Lucio Amelio, Napoli. Sperone Westwater, New York. Galerie Jesse, Bielefeld. Galleria In Arco, Torino. Piramide Arte Contemporanea, Firenze. Eglise Saint Augustin, Bruxelles. 1990 Galleri Lars Bohman, Stoccolma. Galleria Comunale d’Arte Moderna, Villa delle Rose, Bologna. Galerie Bernd Klüser, Monaco. Austrialian National Gallery, The Drill Hall Gallery, Canberra. Galerie Hadrien Thomas, Parigi. Palais des Beaux-Arts, Charleroi. 1995 Gana Art Gallery, Seoul. Museo Barracco-Galleria Francese, Roma. Galerie Bernd Klüser, Monaco. Waddington Galleries, Londra. 1991 Waddington Graphics, Londra. Galerie Daniel Templon, Parigi. Sperone Westwater, Seventh Regiment Armory, The Art Show, New York. Duson Gallery & Ana Gallery, Seoul Art Center, Seoul. Marian Locks Gallery, Philadelphia. Galleri Lars Bohman, Stoccolma. AmelioBrachot Pièce Unique, Parigi. Waddington Galleries, Londra - Sperone Westwater, New York. Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique Art Moderne, Bruxelles. Belvedere, Praga. Galerie Bernd Klüser, Monaco. 1996 Sperone Westwater, New York. Les Musées de la Ville de Strasbourg, Strasburgo. 1992 Museu de Arte, San Paolo; Museu de Gravura, Curitiba; Museu de Arte Moderna, Belo Horizonte; Museu de Arte Moderna, Brasilia; Museu de Arte Moderna, Rio de Janeiro (itinerante). Galleria Civica di Arte Contemporanea, Trento. Galeria Ramis F. Barquet, Monterrey. Galleria Gian Enzo Sperone, Roma. Galleria Emilio Mazzoli, Modena (con Alighiero Boetti). Galerie Daniel Templon, Parigi. Palazzina Liberty, Torino. Convento San Domenico, Benevento (installazione permanente). 1993 Musée Paul Valery, Sète. Forte Belvedere, Firenze. 1994 Waddington Graphics, Londra. Galerie Thaddaeus Ropac, Salisburgo. Museo de Arte Contemporáneo de Monterrey. Waddington Galleries-The Economist Plaza, Londra. National Gallery of Fine Arts, Pechino. Galleria Emilio Mazzoli, Modena. Galerie Daniel Templon, Parigi. Overbeck-Gesellschaft, Lubecca. Galleria Arte 92, Milano. Caja de Asturias, Oviedo. Mario Diacono Gallery, Boston. 1995-1996 Scuderie di Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito e Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes, Napoli. 1996-1997 Galleria Gianluca Collica, Catania (con Domenico Bianchi). 1997 Scognamiglio & Teano Agenzia d’Arte Moderna, Napoli. Fondazione Stelline, Milano. Galerie Thaddaeus Ropac, Salisburgo. Alan Cristea Gallery, Londra. Waddington Galleries, Londra. 1998 Galerie Thaddaeus Ropac, Salisburgo. Stadtgalerie Clanforte. Galleria Cesarea, Genova. Istituto Italiano di Cultura, Toronto. DuMont Kunsthalle, Colonia. 1999 Galerie Thaddaeus Ropac, Salisburgo. Studio d’Arte Cannaviello, Milano (con Stefano Zecchi). Venice Design Art Gallery, Venezia. Galerie Thaddaeus Ropac, Parigi. Galerie Bernd Klüser, Monaco. South Londra Gallery-Roundhouse, Londra. Alan Cristea Gallery, Londra. Museu de Arte Moderna, Rio de Janeiro. Museo Pinacoteca, San Paolo. 2000 Sala Quadri del Comune, Poggibonsi. Castello di Brunenburg, Merano. Mimmo Scognamiglio Arte Contemporanea, Napoli. Casa di Cultura della Città, Cˇeské Bude˘jovice; Istituto Italiano di Cultura, Praga (itinerante). Beck & Eggelin Fine Art, Düsseldorf. Artiscope II, Bruxelles. Galerie Depelmann, Langenhagen. 2001 Galleria Christian Stein, Milano. Santuario di Oropa, Biella. Galerie Thaddaeus Ropac, Parigi. Mercati Traianei, Roma. Galerie Depelmann, Lagenhagen. Premio Michetti, Francavilla al Mare. Boca Raton Museum of Art, Florida. 158 2002 Galerie Vidal - Saint Phalle, Parigi. Forum Kultur. Hannover. Foyer del Teatro di San Carlo, Napoli. Valentina Bonomo Arte Contemporanea, Roma. Fondazione Volume!, Roma. Centro Arti Visive Pescheria, Pesaro (con Domenico Bianchi). Kunstmuseum Kloster Unser Lieben Frauen, Magdeburgo. Museo José Guadalupe Posada, Aguascalientes. Museo Diocesiano, Bressanone. 2002-2003 Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato. 2003 Waddington Galleries, Londra. Galleria Christian Stein, Milano. Sala Murat, Fortino Sant’Antonio, Bari (con Sol LeWitt). Rizziero Arte, Pescara. 2004 Galerie Thaddaeus Ropac, Parigi. Estorick Collection of Modern Italian Art, Londra; Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma (itinerante, con Sol Lewitt). Reggia di Caserta (per «I Maestri di Terræ Motus»). Mimmo Scognamiglio Arte Contemporanea, Napoli. Teatro India, Roma (installazione per Edipo a Colono). 2004-2005 Takamatsu City Museum of Art, Takamatsu City; Kure Municipal Museum of Art, Kure City; The Museum of Modern Art, Wakayama City; The World Children’s Art Museum in Okazaki, Okazaki City; Hokkaido Obihiro Museum of Art, Obihiro City; Shizuoka Art Gallery, Shizuoka Art City (itinerante). Valentina Bonomo Arte Contemporanea, Roma. Palazzo Margherita,Galleria Civica, Modena. 2005 MAR Museo d’Arte della Città di Ravenna, Loggetta lombardesca, Santa Maria delle Croci, Ravenna. San Stae, Venezia. Galleria Internazionale D’Arte Moderna, Ca’ Pesaro, Venezia. Museum der Moderne Salzburg RupertinumUniversität, Sala Terrena, Salisburgo. Banca di Romagna, Faenza. Galleria S. Lorenzo al Ducale, Genova. 2005-2006 Museo di Capodimonte, Napoli. 2006 Alan Cristea Gallery, Londra. Piazza Guidi, Vinci (installazione permanente «Una piazza per Leonardo»). Palazzo della Triennale, Milano (con Doriana e Massimiliano Fuksas). Waddington Galleries, Londra. Galleria Christian Stein-Galleria Cardi, Milano. XXI Siecle Editions, Parigi. 63ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, sezione Orizzonti (con il film Quijote). Istituto Cervantes, Milano. Galleria L’Ariete, Bologna. 2007 MADRE Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina, Napoli. Galerie Thaddaeus Ropac, Parigi. Peilares Centre Cultural Contemporani, Palma di Maiorca. Danese, Milano. Galerie Alice Pauli, Losanna. 2007-2008 Galleria Civica, Modena. 2008 Palazzo Sant’Elia, Palermo. Museo dell’Ara Pacis, Roma. Museo Nazionale di Villa Pisani, Stra. Palazzo Pepoli, Bologna. Mimmo Scognamiglio Arte Contemporanea, Napoli. Villa Sauber, NMNM Nouveau Musee National de Monaco, Principato di Monaco. Centro Recoleta, Buenos Aires; Centro Cultural Banco do Brasil, Brasilia; Museo de Arte Moderna, Rio de Janeiro; Sala de la Municipalitad de Miraflores, Lima (itinerante). Palacio Sastago, Saragozza. 2009 Galerie Bernd Klüser, Monaco («Traurige Tropen»). Palazzo Trinci, Foligno. Orta San Giulio, Lago d’Orta. Antico Seminario Piazza del Duomo, Lecce. Mozarteum, Salisburgo. Cripta della Chiesa dell’Assunta, Positano. Galleria In Arco, Torino. Galerie Bernd Klüser 2, Monaco («Ferbruar 1917»). Centro Saint-Bénin, Aosta. 2011 Museo Archeologico Nazionale D’Abruzzo, Villa Frigerj, Chieti. Palazzo De Mayo, Chieti. Galleria San Fedele, Milano. Palazzo Reale, Milano. Galerija TR3, Ljubljana. Zane Bennett Contemporary Art, Santa Fe. 2012 Galleria Mazzoli, Modena. Alan Cristea Gallery, Londra. Centro Espositivo Sloveno A + A, Venezia. Drogheria delle Arti, Ex Mercato Comunale, Novoli. MIC Museo Internazionale delle Ceramiche, Faenza. Villa Fiorentino, Sorrento. Pinacoteca Provinciale, Bari. Biennale Internazionale dei Beni Culturali e Ambientali, Piazza Santa Croce, Firenze. Galleria Comunale d’Arte, Cagliari. 2013 Galleria Christian Stein, Milano. Sala Rossa del Rettorato, Università degli Studi di Torino. Art Forum Würth Capena, Roma. Villa Rufolo-Piazzale Auditorium Niemeyer, Ravello. Palazzo Clemente e Palazzo De Sanctis, Castelasso. Casamadre Arte Contemporanea, Palazzo Partanna, Napoli. Chiesa di San Barnaba in Bondo, Trento. Musei di Palazzo dei Pio, XVI Biennale di Xilografia Contemporanea, Carpi. Galerie Bordas, Venezia. Spazio Amira, Nola. 2013-2014 Villa Manin di Passarano, Codroipo. 2009-2010 Obaine galerije, Piran; Muzej savremene umetnosti Vojvodine, Novi Sad; Muzej suvremene umejtnosti Istre, Pula (itinerante). 2010 Galerie Marlborough, Principato di Monaco. Galleria Cardi, Pietrasanta. Galleria Christian Stein, Milano. Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo, Santo Stefano Belbo. Galleria Valentina Bonomo, Roma. Galleria Givon, Tel Aviv. 159 PRINCIPALI COLLEZIONI PUBBLICHE Art Gallery of Ontario, Toronto. Art Gallery of New South Wales, Sydney. Bayerische Staatsgemäldesammlungen, Monaco. Berardo Collection, Sintra Museum of Modern Art, Portogallo. City of Beijing Collection, Pechino. Civiche Raccolte d’Arte, Milano. Collezione del Ministero degli Esteri, Roma. Fogg Art Museum, Cambridge, Massachusetts. Fondazione Europea del Disegno, Meina. Fonds National d’Art Contemporain, Francia. Fonds Regional d’Art Contemporain Midi-Pyrenees, Tolosa. Fukuyama Museum, Okayama, Giappone. Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma. Galleria d’Arte Moderna, Bologna. Istituto degli Innocenti, Firenze. Kaisma Museum of Contemporary Art, Helsinki. Kunstmuseum, Basilea. Kunstmuseum, Berna. Kunstmuseum, Düsseldorf. Lenbachhaus, Monaco. Louisiana Museum of Modern Art, Humlebaek Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles. Ludwig Museum, Budapest. Metropolitan Museum of Art, New York. Monchehaus Museum für Moderne Kunst, Goslar. Musée d’Art Contemporain, Lione. Musée d’Art Contemporain, Nîmes. Musée d’Art Moderne et Contemporain, Strasburgo. Museo di Capodimonte, Napoli. Museo MADRE, Napoli. Museum Boijmans Van Beuningen, Rotterdam. Museum of Modern Art, New York. Museum Würth, Künzelsau. Nationalgalerie, Berlino. Neue Galerie, Kassel Nouveau Musee National, Monaco. Queensland Art Gallery, Brisbane. Scottish National Gallery of Modern Art, Edinburgo. Setagaya Art Museum, Tokyo. Solomon R. Guggenheim Museum, New York. Stedelijk Museum, Amsterdam. Tate, Londra. Virginia Museum of Fine Arts, Richmond. Haus des Geschichte der Bundesrepublik, Bonn. © MIMMO PALADINO, BY SIAE 2014 © 2014 UMBERTO ALLEMANDI & C. SPA, TORINO FINITO DI STAMPARE IN TORINO NEL MESE DI GIUGNO 2014 PER I TIPI DELLA SOCIETÀ EDITRICE UMBERTO ALLEMANDI & C.
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