SOMMARIO Anno XVI N° 8 (201) 30 settembre 2014 1 ITALIA - SLOVENIA Serracchiani: si acceleri la ratifica della Carta europea delle lingue La presidente dal sen. Francesco Palermo con una delegazione di autorità e esponenti della minoranza 3 RIFORMA SENATO La Slovenia chiede di rispettare la legge di tutela della minoranza slovena L’ambasciatore sloveno a Roma, Iztok Miroœi@, dal ministro alle Riforme, on. Maria Elena Boschi 5 ROMA - RIM Preoccupante la situazione delle scuole con lingua d’insegnamento slovena La Slovenska skupnost-Ssk ha redatto il testo di un’interpellanza al ministro Giannini 8 REGIONE Gabrovec: si rispetti la specificità Intervento sulla riforma delle autonomie locali 9 VALCANALE-KANALSKA DOLINA A rischio l’insegnamento della lingua slovena I fondi disponibili sono sufficienti solo fino a fine ottobre 10 UDINE - VIDEN L’assessore regionale all’istruzione, Panariti, per le lingue minoritarie La Regione, in breve, valuterà la possibilità di insegnamento di sloveno, friulano e tedesco 11 BASOVIZZA-BAZOVICA L’Italia riconosca il ruolo dei quattro martiri sloveni Alla commemorazione oratori ufficiali il sindaco di Udine, Furio Honsell, e il giornalista e poeta triestino Marij #uk 15 L’INTERVISTA La visita del papa vista dagli sloveni Alojz Rebula: «Grande Guerra, madre dei nazionalismi del ‘900» 20 RESIA I tre “luoghi” della vita di Quaglia La Rai Fvg ha realizzato un documentario sul poeta resiano Renato Quaglia La presidente con una delegazione di autorità e rappresentanti delle minoranze ROMA-RIM Serracchiani: si acceleri la ratifica della Carta europea delle lingue L'Italia non ha ancora provveduto alla ratifica del trattato internazionale firmato nel 1992 da parte del Consiglio d’Europa ed è entrato in vigore nel 1998 a presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, ha partecipato il 16 settembre a Roma all'incontro con il senatore Francesco Palermo, primo firmatario del disegno di legge (ddl) di ratifica della Carta europea delle Lingue minoritarie, assieme alla delegazione di autorità e rappresentanti delle minoranze del Friuli Venezia Giulia che chiedono al Governo italiano un'accelerazione della ratifica, oltre che il riconoscimento e la formazione degli insegnanti delle lingue minoritarie. La presidente ha ricordato quanto sia necessario recuperare una situazione di grave ritardo. «A vent'anni dalla firma da parte del Consiglio d'Europa della Carta europea delle Lingue regionali o minoritarie, l'Italia non ha ancora provveduto alla ratifica del Trattato internazionale firmato nel 1992 ed entrato in vigore nel 1998». Il recepimento non può che essere considerato un atto dovuto in un Paese come l'Italia che ha già provveduto ad applicare quel principio costituzionale con una legge apposita, la 482/1999 che riconosce e tutela dodici minoranze "storiche", e che tra le sue Regioni contempla il Friuli Venezia Giulia dove, per esempio, tre leggi regionali si occupano di interventi nei confronti delle minoranze friulana (legge 29/2007), slovena (legge 38/2001) e delle comunità germanofone (legge 20/2009). Tra l'altro – è stato ricordato – l'articolo 14 della Carta è dedicato proprio agli scambi transfrontalieri, quanto mai decisivi per una regione come il Friuli Venezia Giulia. Si tratta di un articolo, particolarmente importante per la Regione Friuli Venezia Giulia, che impegna ad applicare gli accordi bilaterali e multilaterali che legano gli Stati in cui venga usata la stessa lingua in forma identica o simile, o a cercare di concluderli se necessario, in modo da favorire i contatti tra i locutori della stessa lingua nei campi della cultura, dell'educazione, dell'informazione, della formazione professionale e dell'educazione permanente. Oltre alla necessità di un'accelerazione nella ratifica della Carta, nell'incontro sono stati affrontati anche i problemi dell'organizzazione curricolare della scuola multilingue con lingue di minoranza, il riconoscimento della formazione e la valutazione delle competenze professionali degli insegnanti, nonché la questione della riforma del Titolo V con riferimento ai problemi delle competenze delegate e delle competenze primarie delle Regioni nel campo dell'istruzione. La delegazione ha segnalato l'urgenza di «giungere a soluzioni che diano attuazione allo Statuto del Friuli Venezia Giulia e alla legge statale e regionale sulle minoranze, anche nel quadro dell'imminente annunciata Riforma della Scuola». In merito, il presidente della Commissione paritetica Ivano Strizzolo ha assicurato esserci "uno spazio operativo per la Commissione stessa» e ha richiesto una sollecita convocazione di un Tavolo con Regione e Ministero L dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (MIUR), confidando anche che risorse importanti potranno derivare dalla revisione del Patto Tondo-Tremonti, «che potranno essere utilizzate – ha proseguito Strizzolo – anche a sostegno della promozione delle lingue minoritarie». Serracchiani ha quindi ricordato che la Regione finanzia l'insegnamento del friulano alla scuola dell'infanzia e alle elementari, mentre nelle scuole medie vengono sostenuti annualmente molti progetti che riguardano progetti specifici. «Quest'anno – ha osservato Serracchiani – la Regione è intervenuta anche con un sostanzioso investimento nella formazione dei docenti e nella certificazione linguistica. Nella scuola media, risorse permettendo, la strada sarà quella di un potenziamento della sperimentazione dell'insegnamento multilingue (italiano, sloveno, tedesco, friulano). Nel frattempo, verranno incentivati progetti sia di studio delle lingue minoritarie, sia di confronto con aree contermini per il tedesco e lo sloveno». Della delegazione facevano parte il presidente della Paritetica Stato-Regione Ivano Strizzolo, la delegata del Comitato 482 ai rapporti con il Parlamento Silvana Schiavi Fachin, il presidente della ARLeF, l'Agenzia regionale per la Lingua friulana Lorenzo Fabbro, Alessandra Burelli, delegata per il rettore dell'Università di Udine, Paolo Fontanelli, presidente del Comitato per il rilancio del Friuli, Paolo Pascolo, presidente del CIRF, Domenico Morelli, presidente del Confemili, Roberto Pensa, direttore de la Vita Cattolica, Luigia Negro in rappresentanza della minoranza slovena e Velia Plozner per quella germanofona. All'incontro ha partecipato anche il deputato Alessandro Di Battista. ARC/EA ROMA - RIM Al nuovo Senato competenze anche sulle minoranze Accolta la proposta del Sel. Le Regioni decideranno sui parlamentari delle comunità linguistiche Il nuovo Senato italiano avrà competenze molto limitate e con la Camera dei deputati deciderà sulle leggi, che riguardano la tutela delle minoranze linguistiche e nazionali. Le Regioni saranno competenti per la rappresentanza delle minoranze in Parlamento. Queste le due importanti novità divenute parte integrante della legge costituzionale, che modifica radicalmente ruolo e competenze del Senato e, nel contempo, apporta novità nella legislazione costituSLOVIT N° 8 del 30/9/14 pag. 1 zionale. Entrambi gli emendamenti sono frutto dell’impegno del partito Sel (Sinistra ecologia libertà) ovvero del suo capogruppo in senato, Loredana De Petris. Nel preambolo alla legge, Sel ha proposto che venga garantita nel nuovo Senato la rappresentanza delle minoranze linguistiche. Per la tutela delle minoranze uguale competenza di deputati e senatori Il Senato con la Camera dei deputati deciderà sulle leggi inerenti la tutela delle minoranze linguistiche. È quanto è stato recentemente deliberato con la maggioranza di voti (233 a favore e 10 contrari) dalla commissione senatoriale, che forte del consenso del governo e della sua maggioranza, ha approvato l’emendamento del Sel. Una simile integrazione alla legge sul nuovo Senato era stata depositata dalla Sudtiroler Volkspartei-Svp che l’ha poi ritirata di fronte all’approvazione dell’emendamento del Sel. La senatrice De Petris ritiene che, grazie all’approvazione di questo emendamento, le minoranze saranno ulteriormente tutelate da eventuali decisioni unilaterali da parte della Camera dei deputati. Regioni competenti sui deputati minoritari Grande agitazione nelle file del governo ed entusiasmo nell’opposizione ha suscitato l’approvazione dell’emendamento proposto dal Sel, in base al quale le Regioni saranno chiamate a decidere sulla rappresentanza parlamentare delle minoranze nazionali. Con il ministro alle Riforme, Maria Elena Boschi, il Governo si era opposto a questo emendamento, ma i senatori nel corso di una votazione segreta (richiesta dalla Lega nord) hanno vinto con la maggioranza dei voti (140 favorevoli e 135 contrari). La senatrice (Pd) Angela Finocchiaro, relatrice di maggioranza della legge sul Senato, si è rammaricata dell’approvazione dell’emendamento Sel, affermando che si tratta di un pasticcio politico e giuridico, dal momento che le Regioni non possono decidere da chi e come saranno rappresentate le minoranze in Parlamento. La Finocchiaro conta sul fatto che la Camera dei deputati elimini l’emendamento dalla legge. Delusioni dei sudtirolesi e grande entusiasmo del Sel Karl Zeller (Svp), che ha votato contro le competenze delle Regioni per i parlamentari delle minoranze, ha definito l’emendamento del Sel una vera assurdità politica e ha rimproverato al partito di Nichi Vendola di usare la questione delle minoranze per un regolamento di conti politico con il Governo. Anche Zeller, come la Finocchiaro, auspica che l’integrazione venga cancellata dalla legge nella Camera dei deputati. Luciano Uras (Sel) ha detto che da sardo non capisce in alcun modo l’insoddisfazione espressa dai sudtirolesi e dai democratici. Le competenze delle Regioni in merito alla rappresentanza parlamentare delle minoranze rafforzano le autonomie locali, delle quali la Svp è da tempo strenuo difensore. Sel annuncia che anche nella Camera dei deputati sosterrà in modo deciso il suo emendamento a favore delle minoranze. S. T. (Primorski dnevnik, 8. 8. 2014) La Cooperativa Most pubblica anche il quindicinale bilingue Dom. Copie omaggio allo 0432 701455 SLOVIT N° 8 del 30/9/14 pag. 2 RIFORMA SENATO Respinto l’emendamento sulla rappresentanza degli sloveni Il senatore Francesco Russo del Pd critico nei confronti del Sudtiroler Volkspartei «Non sono soddisfatto, ma temevo che sarebbe successo». Con queste parole il senatore di Trieste del Pd, Francesco Russo, in un’intervista per il Primorski dnevnik (quotidiano sloveno di Trieste, ndt.) commenta il fatto che sia stato respinto il suo emendamento, con il quale proponeva che nell’ambito del nuovo Senato, nella quota che spetta alla regione Friuli Venezia Giulia, fosse garantita la presenza di un rappresentante della minoranza slovena. Al posto dei previsti tre, la nostra regione nel nuovo Senato avrebbe avuto quattro rappresentanti. «Nei giorni scorsi in Senato ci siamo occupati di questioni importanti, a partire dal ruolo del Senato e dei senatori nel sistema parlamentare radicalmente mutato. In questo contesto la questione della minoranza slovena, come altre, è stata considerata un dettaglio, nonostante non sia così», chiarisce Russo. Ad ogni modo non crede sia ancora persa la battaglia per la rappresentanza garantita degli sloveni nel nuovo Senato. La commissione senatoriale, infatti, nel corso della prima lettura fisserà in linea di principio la composizione e le competenze del nuovo Senato; mentre alla Camera dei deputati ci sarà l’occasione per eventuali approfondimenti su questioni che il Senato non ha risolto. Anche ponendo rimedio a errori compiuti quali il rigetto della proposta sulla minoranza slovena. Russo è convinto che la Camera saprà risolvere in modo adeguato la questione della rappresentanza slovena in Senato. Della questione si occuperà nella Camera la senatrice Tamara Bla¡ina, con la quale Russo ha steso l’emendamento senatoriale. Il senatore triestino annuncia che, a differenza che nel Senato, nella Camera il clima sarà più sereno, nonostante nessuno possa garantire in assoluto cosa accadrà. La legge costituzionale prevede la cosiddetta doppia lettura (due approvazioni al Senato e alla Camera) e, in assenza della maggioranza dei due terzi, la possibilità di un referendum popolare. Sugli sloveni Russo non è pessimista e ritiene necessario garantire nel nuovo Senato la presenza di un sloveno/a, nella legge elettorale per la Camera dei deputati, invece, rispettare la legge di tutela. Vale a dire le norme (articolo 26), che facilitano l’elezione di candidati sloveni. Il senatore triestino è risentito per il fatto che il suo emendamento sulla rappresentanza della comunità slovena sia stato appoggiato solo da un pugno di senatori. Oltre ai firmatari (dal Fvg Carlo Pegorer, Laura Fasiolo, Lodovico Sonego e Franco Palermo, democratico di Bolzano, e il rappresentante del Svp, Hans Berger) hanno alzato la mano pochi colleghi di Russo, tra i quali il rappresentante della minoranza ladina Giorgio Tonini e il leghista Roberto Calderoli, vicepresidente del Senato. Russo esprime sorpresa per l’astensione dei colleghi del Sudtiroler Volkspartei, che dopo aver proposto un’integrazione a favore degli sloveni, l’hanno inaspettatamente ritirata. Una mossa giustificata con la bizzarra motivazione dell’assenza di condizioni politiche per l’approvazione dell’emendamento. «Non posso credere che i senatori del Svp non abbiano votato la mia integrazione, l’avessero fatto avrebbero lanciato un segnale politico, anche se le cose non sarebbero andate diversamente», sottolinea Russo, che nella Camera dei deputati conta anche su una maggiore inclinazione da parte del Sudtiroler Volkspartei e dei ladini. S. T. (Primorski dnevnik, 2.-6. 8. 2014) IL COMMENTO Confusione su sloveni e le altre minoranze Nella legge costituzionale, che sopprime il Senato quale assemblea legislativa, ci sono due riferimenti alle minoranze. Il primo nella norma che affida alle Regioni il compito di regolamentare le rappresentanze parlamentari delle minoranze; il secondo laddove al nuovo Senato si affida l’incarico di occuparsi delle normative costituzionali inerenti le minoranze. Questo è in antitesi con la struttura della riforma, che affida l’incarico legislativo solo ai deputati, mentre fa dei senatori una sorta di revisori e nulla più. L’unico articolo che fa espressamente riferimento agli sloveni (rappresentanza garantita nella “quota” dei senatori del Fvg) è caduto nel vuoto. Forse in autunno verrà inserito nella riforma dalla commissione della Camera. Dallo svolgimento della lunga e sofferta discussione emerge che il Governo è approdato in Senato senza alcuna posizione in merito alle minoranze linguistiche. Per questo motivo noi sloveni abbiamo avuto la peggio. Tedeschi e francesi hanno potuto contare sul sicuro appoggio di Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige, mentre la nostra Regione è rimasta tagliata fuori, come dimostra l’infausto destino dell’emendamento del senatore triestino Russo. Entrambi gli emendamenti approvati, che riguardano le minoranze (quindi anche noi) sono stati depositati dai senatori del Sel. Un po’ con l’intenzione di incalzare Renzi, ma evidentemente anche perché hanno a cuore la questione minoritaria. Sul piano contenutistico e politico i due emendamenti sono controversi. Non vediamo, infatti, perché il Senato, in questa composizione e con tali ridotte competenze, debba occuparsi della tutela delle minoranze. È difficile anche immaginare che siano le Regioni (anche quelle a statuto ordinario) ad essere competenti per la rappresentanza parlamentare delle minoranze. Sandor Tence (Primorski dnevnik, 10. 8. 2014) RIFORMA SENATO La Slovenia chiede di rispettare la legge di tutela della minoranza slovena L’ambasciatore sloveno a Roma, Iztok Miroœi@ dal ministro Alle riforme istituzionali e rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi L'ambasciatore sloveno Iztok Miroœi@ ha recentemente incontrato il ministro italiano Alle riforme istituzionali e rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi e, a nome del Governo sloveno, ha chiesto si rispetti la legge di tutela della comunità slovena in Italia in riferimento alla riforma elettorale e del Senato. Miroœi@ ha auspicato che il Governo italiano tenga in considerazione le aspettative della minoranza slovena in Italia, anche alla luce dei dettami dei trattati internazionali, sulle riforme in fase di discussione, che contemplano anche la rappresentanza facilitata della minoranza negli organi rappresentativi dello Stato. Miroœi@ ha ricordato che in Slovenia la minoranza italiana gode in Parlamento di una rappresentanza garantita e sancita dalla Costituzione. Ha aggiunto che negli ultimi anni, grazie all'impegno dei presidenti italiano, Giorgio Napolitano, e sloveno, Borut Pahor, sono stati fatti importanti passi in avanti nell'avvicinamento delle due minoranze che rappresentano un importante collante tra i due Stati. Ha concluso affermando che la piena attuazione della legge di tutela degli sloveni in Italia migliorerebbe ulteriormente i rapporti tra i due Paesi. (Primorski dnevnik, 27. 7. 2014) CONSIGLIO REGIONALE Contributo straordinario a Skgz e Sso È finalizzato a fronteggiare le situazioni di crisi Nell’assestamento di bilancio per il 2014, il Consiglio regionale ha assegnato un contributo straordinario all’Unione culturale economica slovena-Skgz e alla Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso. Come si legge nella delibera depositata dall’assessore regionale alla Cultura, Gianni Torrenti, le due organizzazioni slovene più rappresentative (ciascuna riceverà 50 mila euro) sono tenute ad utilizzare questi fondi per fronteggiare situazioni di crisi nella minoranza slovena. L’intero contributo sarà destinato dallo Sso alla Goriœka Mohorjeva, che tra l’altro pubblica il Novi glas (settimanale sloveno di Gorizia). Il presidente dello Sso, Drago Œtoka, ci ha riferito che già nel corso di una riunione della Commissione consultiva aveva richiamato l’attenzione sulla grave situazione finanziaria in cui versa l’editrice Goriœka Mohorjeva. La commissione non acconsentì all’innalzamento del contributo desunto dal fondo della legge di tutela, ma Torrenti promise che quanto prima la Regione sarebbe accorsa in aiuto al Novi glas e alla Goriœka Mohorjeva. La Skgz, invece, è intenzionata a utilizzarlo per più istituzioni. A questo proposito il presidente della Skgz ha menzionato quanti hanno sofferto di più dei tagli subiti nel 2014: il Novi Matajur (settimanale degli sloveni della provincia di Udine), il Kulturni dom di Gorizia e la Casa dello studente di Trieste, il consorzio Slovik e l’Unione dei circoli culturali sloveni-Zskd. I contributi per Skgz e Sso e le altre determinazioni di bilancio a favore degli sloveni sono frutto della collaborazione tra Torrenti e i consiglieri regionali sloveni Igor Gabrovec e Stefano Ukmar. Soddisfazione per il contributo straordinario di 40 mila euro è stata espressa anche dall’Unione agricoltori slovenaKme@ka zveza, che utilizzerà questi fondi per la cooperazione transfrontaliera e per la promozione di attività legate allo sviluppo del territorio. Il presidente della Kme@ka zveza, Franc Fabec, annuncia che parte di questi fondi sarà destinata alla già avviata collaborazione con l’Unione agricolo-forestale della Slovenia e con il ministero all’Agricoltura sloveno. Nel settore agricolo s’inserisce in qualche modo anche il contributo regionale di 70 mila euro destinato all’atSLOVIT N° 8 del 30/9/14 pag. 3 tività scientifica e all’aiuto tecnico agli apicoltori regionali, tra i quali ci sono molti sloveni. Fabec si aspetta molto, comunque, dalla prossima approvazione del piano di sviluppo territoriale 2014-2020, che premierà le imprese agricole innovative. Anche quelle che sul Carso si occupano di turismo. S. T. (Primorski dnevnik, 30. 7. 2014) LA LETTERA «La Slovenia continui a starci accanto» Alcuni esponenti della Commissione per gli sloveni d’oltre confine al nuovo premier, Miro Cerar Un appello affinché venga mantenuto il ministro per gli sloveni d’oltre confine e nel mondo, incaricato di guidare l’ufficio omonimo e di coordinare l’operato di altri ministeri in questo importante settore. Lo hanno rivolto al nuovo premier sloveno Cerar i membri della Commissione per gli sloveni d’oltre confine, Valentin Inzko (Consiglio nazionale degli sloveni della Carinzia), Drago Œtoka (Confederazione delle organizzazioni slovene), Vladimir Smrtnik (Lista unitaria), Damijan Terpin (Slovenska skupnost), Michele Coren (rappresentante degli sloveni della Slavia friulana). «Già dopo l’indipendenza della Slovenia in merito alla quale noi sloveni d’oltre confine e nel mondo abbiamo rivestito un ruolo attivo – si legge nella lettera – il Governo sloveno aveva nominato un ministro che facesse da collante tra gli sloveni oltre confine e nel mondo. Una mossa questa pienamente comprensibile e volta a promuovere la tutela e lo sviluppo dell’intero spazio nazionale, nonché a valorizzare la cultura globale e la professionalità degli sloveni nel mondo. Nei successivi governi purtroppo non è stato sempre così, come emerso sia dalla qualità dei rapporti istituzionali che nell’attuazione dei diritti e della legge di tutela, di cui gli sloveni d’oltre confine avrebbero dovuto godere già da tempo in base ai trattati internazionali. Assolutamente positivo l’esempio dato dalla Slovenia che, nel 2006, con l’entrata in vigore della legge sui rapporti della Slovenia con gli sloveni d’oltre confine, ha dato notevole spessore legislativo alla sua politica in tal senso, anche nominando un ministro senza portafoglio. Una politica questa alla quale si sono attenuti anche i successivi governi e auspichiamo sia così anche per il governo sloveno attualmente in fase di costituzione. Cogliamo l’occasione per sottolineare alcuni aspetti che sono molto importanti per gli sloveni d’oltre confine. In ogni modo sosteniamo tutti gli sforzi volti a rafforzare e sovrastrutturare la collaborazione transfrontaliera in ambito economico, culturale e sportivo. Desideriamo richiamare l’attenzione anche sull’attuazione delle norme di tutela, che gli Stati confinanti, Austria, Croazia, Italia e Ungheria sono obbligati a rispettare sulla base dei trattati internazionali e documenti europei. Solo la piena attuazione delle norme di tutela, che garantisce la rappresentanza negli organi istituzionali a livello nazionale, regionale e locale, l’insegnamento riconosciuto della lingua slovena, il finanziamento sistematico delle istituzioni, delle organizzazioni e circoli e l’autonomia amministrativa sul territorio etnico autonomo sono essenziali a garantire l’esistenza e lo sviluppo del popolo sloveno d’oltre confine. In questi ambiti sono molti gli obblighi disattesi, che limitano gli sloveni, soprattutto le SLOVIT N° 8 del 30/9/14 pag. 4 più giovani generazioni, nella vita di tutti i giorni. Nella convinzione che terrà nella dovuta considerazione il contenuto della presente lettera e auspicando in un incontro diretto nel prossimo futuro, Le auguriamo buon lavoro nella formazione del nuovo Governo per il bene degli sloveni in madrepatria, oltre confine e nel mondo». A questa lettera i sottoscritti hanno ricevuto lo scorso 29 agosto la risposta del premier sloveno, il quale conferma che anche il 12° Governo sloveno avrà un ministro per gli sloveni d’oltre confine e nel mondo (in seguito è stato confermato Gorazd ˘mavc, già ministro nel precedente governo). Cerar, inoltre, sottolinea che il suo partito si impegnerà a rafforzare i rapporti con le comunità minoritarie e con gli sloveni all’estero. REGIONE Priorità alle aree dove manca il bilinguismo 101 mila euro per progetti di promozione linguitica La commissione regionale per la minoranza slovena ha approvato i criteri in base ai quali la Regione a breve finanzierà i progetti delle minoranza slovena con un importo complessivo di 101 mila euro. Su proposta dell’assessore Gianni Torrenti, la Regione darà priorità ai progetti rivolti ai giovani, a quelli che mettono in primo piano la lingua slovena e che sono espressione di luoghi in cui manca il bilinguismo. A questo proposito l’assessore ha fatto espresso riferimento a Ronchi, Monfalcone e al centro di Trieste, che considera minacciati sul piano linguistico e nazionale e che per questo meritano una particolare attenzione da parte dell’amministrazione pubblica. La commissione ha distribuito 500 mila euro ai cosiddetti circoli e istituzioni sloveni minori. I contributi, di fatto, restano invariati rispetto allo scorso anno, mentre sarà maggiore (5000 euro) il contributo per l’associazione “Eugenio Blanchini”, che opera nella Slavia friulana, e per il “Krut” di Trieste. La Regione è favorevole a fare sì che i contributi vengano erogati ai circoli dalle organizzazioni rappresentative di riferimento, il che faciliterà ulteriormente l’operato burocratico dei servizi regionali competenti. La commissione consultiva ha avviato la discussione generale sui nuovi procedimenti e sui criteri per l’assegnazione dei contributi agli sloveni dal fondo della legge di tutela. Le due organizzazioni più rappresentative della comunità slovena (Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso e Unione culturale economica slovena-Skgz) hanno già inviato a Torrenti le loro proposte, alle quali seguirà quella regionale. Torrenti ha sottolineato che la Regione intende razionalizzare ulteriormente l’assegnazione dei contributi e conta, per quanto possibile, su una riorganizzazione della minoranza, volta a garantire maggiore simbiosi tra le componenti. (…) S. T. (Primorski dnevnik, 2. 8. 2014) Su internet ci trovate anche all’indirizzo www.slov.it Siamo presenti anche su facebook. Seguiteci! La Ssk ha redatto il testo di un’interpellanza al ministro Giannini ROMA - RIM Preoccupante la situazione delle scuole con lingua d’insegnamento slovena Tra i punti critici la mancanza di dirigenti e segretari, nonché la non attuazione della legge 38/2001 L a situazione delle scuole slovene nel Goriziano e nel Triestino nonché della scuola bilingue a San Pietro al Natisone è preoccupante a detta del partito sloveno Slovenska skupnost. «In questo senso è eloquente il comunicato del Sindacato della scuola slovena, che presenta in modo molto chiaro i punti più critici: la mancanza di direttori e di segretari, la soppressione dell’ufficio scolastico per le scuole slovene di Gorizia e la mancata piena attuazione dell’articolo 22 della legge di tutela, che riguarda il riconoscimento del sindacato». La Slovenska skupnost considera questa situazione troppo critica per essere relegata solo ai procedimenti amministrativi. In considerazione del fatto, si sta cercando una soluzione già da anni e, soprattutto, nell’attuale fase di stesura della riforma della scuola italiana è importante richiamare l’attenzione anche dei più alti organi politici. In questo contesto la Ssk ha presentato la situazione summenzionata ai rappresentanti parlamentari del Sudtirolo. Nell’incontro tra il segretario generale Damijan Terpin, il senatore Karl Zeller e il deputato Daniel Alfreider è stato formulato un testo, in base al quale nella competente commissione senatoriale è stata depositata un’interpellanza al ministro all’Istruzione, Stefania Giannini, con la richiesta di riferire sui provvedimenti atti a risolvere in tempi brevi le criticità della scuola slovena in Italia. Il primo firmatario dell’interpellanza è il presidente del gruppo parlamentare Svp, Zeller, cofirmatari sono i senatori Hans Berger, Francesco Palermo, Vittorio Fravezzi, Albert Laniece, Franco Panizza e Claudio Zin. Nei prossimi giorni un’interpellanza simile sarà depositata anche alla Camera dei deputati. La Slovenska skupnost reputa, inoltre, che nella discussione sulla questione scolastica si trascuri i dettami dei trattati internazionali e documenti europei, che riguardano le minoranze nazionali. Proprio sulla base di questi importanti documenti legislativi, la questione della scuola slovena non può essere soltanto interna soprattutto per quanto riguarda l’organico. Senza di esso, infatti, non ci può essere uno sviluppo conforme alle esigenze attuali della società e al ruolo della scuola nell’ambito della comunità nazionale slovena. (Primorski dnevnik, 11. 9. 2014) GORIZIA-GORICA Rimasti senza l’ufficio per le scuole slovene In un comunicato alle autorità competenti il sindacato evidenzia la carenza di personale Il nuovo anno scolastico non inizia nel migliore dei modi per le scuole slovene a Gorizia, che restano senza l’ufficio di riferimento, come sottolinea lo stesso sindacato per le scuole slovene in un comunicato inviato all’Ufficio regionale per le scuole slovene, ai media, alle due organizzazioni slovene più rappresentative, Sso e Skgz, e ai rappresentanti politici sloveni, nel quale si sottolinea la chiusura dell’ufficio di Gorizia per la mancanza di personale a tempo indeterminato, come previsto dalla legge 932 del 1973. I problemi sono subentrati a causa dell’incongruenza tra la legge del 1973 e quella di tutela 38/2001. Quest’ultima prevede l’istituzione della sezione slovena presso l’ufficio scolastico regionale con organico stabile; per questo motivo è stato indetto un concorso e sono stati nominati sette vincitori, che sono stati assunti lo scorso anno. Tra questi due sono impiegati a tempo parziale. Alcuni ritengono che la legge del 1973, in base alla quale erano nove le persone impiegate all’Ufficio per le scuole slovene di Trieste e Gorizia, non sia più in vigore. Noi, invece siamo convinti che non sia così, afferma il segretario del Sindacato, Joœko Prin@i@. «La legge 38/2001 – spiega infatti – nell’art. 11 afferma esplicitamente che in mancanza di ulteriori determinazioni, valgono quelle sancite dalle leggi 1012 del 1961 e 932 del 1973. La situazione attuale è in antitesi con il 2° paragrafo dell’art. 28 della legge di tutela, in cui si afferma che non è possibile interpretare nessuna norma del testo di legge in un modo che abbassi il livello di tutela della minoranza slovena, sancito dalle precedenti determinazioni di legge». Il sindacato esprime, inoltre, preoccupazione per l’assegnazione dei dirigenti alle scuole slovene. «A Gorizia e nella Slavia friulana – afferma – operano cinque istituti comprensivi con lingua d’insegnamento slovena. Sono impiegate a tempo determinato solo due dirigenti, già alla guida di due istituti comprensivi in provincia di Gorizia (Elisabeta Kovic e Sonja Klanjœ@ek) e chiamate a ricoprire nel corrente anno scolastico la reggenza del polo liceale di Gorizia e dell’istituto comprensivo bilingue di San Pietro al Natisone. Il polo tecnico è stato, invece, affidato a un dirigente che a Trieste guida l’istituto tecnico». Gli istituti summenzionati godono di un solo dirigente amministrativo, mentre le restanti segreterie sono dirette da segretarie ausiliarie. A questo si aggiunge che già da anni sono scoperti due posti di sorvegliante scolastico per le scuole con lingua d’insegnamento slovena. Il sindacato, oltre ad esprimere profonda preoccupazione, si chiede per quanto tempo ancora le scuole slovene dovranno fare fronte a questa situazione incerta. Per questo motivo chiede che in tempi brevi si predispongano i posti previsti dall’articolo 7 della legge 932 del 1973 e invita tutti gli organi competenti ad affrontare seriamente le questioni aperte, che minacciano l’operato e lo sviluppo della scuola slovena. Ale (Primorski dnevnik, 4. 9. 2014) SLOVIT N° 8 del 30/9/14 pag. 5 SCUOLA S. PIETRO AL NAT.-ŒPIETAR Trieste, le iscrizioni nelle scuole slovene Nuova dirigente per la scuola bilingue Giovedì 11 settembre la campanella d’inizio anno scolastico ha suonato anche agli istituti comprensivi di San Giacomo-Sv Jakob e Opicina-Op@ine. Nelle scuole materne a San Giacomo-Sv. Jakob, sono 74 gli alunni alle materne, 78 alle primarie e 33 alla media inferiore “Ivan Cankar”. L’istituto comprensivo di Opicina conta, invece, 605 alunni complessivi: 176 alle materne, 266 alle primarie e 163 alle medie inferiori “Sre@ko Kosovel” a Opicina e “Fran Levstik” a Prosecco-Prosek. La scuola materna dell’Istituto comprensivo “Vladimir Bartol” registra 48 alunni, quella dello “Josip Pangerc” di San Dorligo della Valle-Dolina 56 mentre alle materne di Aurisina-Nabre¡ina saranno 64 gli alunni. Lo scorso 10 settembre sono iniziate le lezioni ai licei scientifico “Jo¡e Œtefan”, al liceo tecnico “˘iga Zois” e a quelli umanistico e a indirizzo economico “Anton Martin Slomœek”. Il numero complessivo di alunni interessati è 292: 80 al liceo Slomœek, 119 allo Œtefan e 93 al Zois e sono 232 gli alunni al liceo France Preœeren, che si appresta a festeggiare importanti ricorrenze. Il prossimo 11 dicembre decoreranno, infatti, 45 anni dalla sua intitolazione nel 1969 e l’8 ottobre del prossimo anno saranno settant’anni dalla fondazione della scuola. Nel contempo, il nuovo anno scolastico inizia all’insegna di novità, una delle quali è l’introduzione dei diari scolastici digitali con il programma Infoschool in lingua slovena, già utilizzato lo scorso anno nelle scuole slovene a Gorizia. (Primorski dnevnik, 10., 12., 16. 9. 2014) Sarà Sonja Klanjœ@ek a dirigere l’Istituto comprensivo bilingue di San Pietro al Natisone nel nuovo anno scolastico. La dirigente dell’Istituto comprensivo di Doberdò del Lago è stata nominata reggente dall’Ufficio scolastico regionale per il Friuli Venezia Giulia e subentrerà a ˘iva Gruden, che con il 1° settembre ha raggiunto l’età del pensionamento. Gruden ha diretto la scuola bilingue per 30 anni, dal 1984 quando la scuola, allora privata, aprì i battenti con la materna frequentata da cinque alunni (ai quali nello stesso anno si aggiunsero cinque bambini), all’apertura della scuola elementare nell’anno scolastico 1986-87 e della scuola media inferiore nell’a.s. 2007-2008. Gruden è riuscita a superare le difficoltà che si sono avvicendate nel tempo, di natura organizzativa, giuridica e finanziaria, anche nel lungo iter che ha portato la scuola da privata a riconosciuta, parificata e infine, nel 2001, a scuola bilingue statale. Di fatto ˘iva Gruden è la “madre” di questa scuola, dal momento che insieme al prof. Paolo Petricig ha posto le fondamenta teoriche e pedagogiche dell’insegnamento bilingue in provincia di Udine. Nella scuola bilingue di San Pietro al Natisone la campanella per le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado suonerà mercoledì 10 settembre. La riunione generale informativa di inizio anno avrà luogo mercoledì 3 settembre alle ore 18 nella Casa dello studente. Un’altra novità è che la scuola media bilingue non verrà trasferita, come preventivato, negli spazi della media monolingue «Dante Alighieri», ma continuerà a operare presso la sede della Comunità montana, con a disposizione l’intero piano terra. Nell’edificio che ospita la media monolingue, nel quale sono in pieno svolgimento i lavori di ristrutturazione, negli spazi destinati alla media bilingue – come riferisce il sindaco di San Pietro, Mariano Zufferli – verranno collocate quattro classi del liceo linguistico “Paolo Diacono”, che ha bisogno di nuovi spazi in seguito al boom di iscrizioni registrato con l’inserimento nello stesso dell’insegnamento della lingua russa. «La soluzione è stata individuata, d’accordo con la dirigente del comprensivo bilingue, Gruden, in alternativa alla proposta di collocare le quattro classi del liceo nell’ala nord dell’Istituto magistrale, che attualmente ospita alcune classi della scuola elementare bilingue, per le quali è assurdo pensare ad un trasferimento quando tra un anno o poco più potrebbe essere ultimata la ristrutturazione della vecchia sede». Inoltre, come già noto, una sezione della scuola dell’infanzia bilingue, con una ventina di bambini, sarà collocata a Savogna, negli spazi liberi da quattro anni, quando venne chiuso il locale asilo. Con il nuovo anno scolastico interverranno cambiamenti anche nella gestione della mensa scolastica del comprensivo bilingue che, in base ad una disposizione regionale, non può più essere affidata all’Istituto per l’istruzione slovena-Zavod za slovensko izobra¡evanje. A tal fine il Comune di San Pietro ha indetto una gara di appalto, chiedendo che per la preparazione dei pasti si possa continuare ad utilizzare la cucina interna. (www.dom.it, Novi Matajur, 27. 8. 2014)) SCUOLA Gorizia, le iscrizioni nelle scuole slovene Induce all’ottimismo il numero degli iscritti alle scuole materne, elementari e medie inferiori con lingua d’insegnamento slovena a Gorizia. L’Istituto comprensivo di via Gabrizio registra un incremento di iscritti in tutti i gradi: 257 alunni nella scuola materna (quattro in più rispetto allo scorso anno), 321 alla primaria (310 lo scorso anno), 187 alla scuola media inferiore “Ivan Trinko” (178 lo scorso anno). Se analizziamo i dati summenzionati rileviamo che l’asilo “Ringaraja” di via Brolo registra 77 bambini, la scuola materna “Son@ek” in via Max Fabiani 56, la scuola materna “Pika nogavi@ka” a Sant’Andrea-Œtandre¡ 44, “Pikapolonica” a Piuma-Pevma 29, “Kekec” a San Floriano-Œteverjan 26 e “Mavrica” a Brazzano-Bra@an 25. Buona l’annata nella scuola primaria: 102 gli alunni alla Oton ˘upan@i@ di Gorizia, 97 alla Fran Erjavec di Sant’Andrea, 39 alla Alojz Gradnik a San Floriano, 35 alla Ludvik Zorzut di Brazzano-Bra@an. Nelle classi prime della scuola media inferiore “Ivan Trinko” sono 71 gli alunni. In calo, rispetto allo scorso anno, il numero complessivo degli iscritti ai licei classico “Primo¡ Trubar”, a quota 50, e scientifico “Simon Gregor@i@” con 48 alunni; il liceo umanistico “Simon Gregor@i@” conta 39 alunni. (Primorski dnevnik, 16. 9. 2014) SLOVIT N° 8 del 30/9/14 pag. 6 SCUOLA Nel nuovo anno scolastico più allievi nelle Valli del Natisone Il numero degli iscritti nella scuola materna, primaria e secondaria di primo grado nella Slavia friulana La prima campanella del nuovo anno scolastico nelle Valli del Natisone ha suonato per i 265 allievi (3 in più dell’anno scorso) dell’Istituto comprensivo statale con insegnamento bilingue sloveno-italiano mercoledì 10 settembre. La novità è che la scuola non è più concentrata a San Pietro al Natisone, in quanto una sezione della scuola dell’infanzia, con una ventina di bimbi, è collocata a Savogna, che così ha riaperto l’asilo chiuso quattro anni fa. Una seconda novità è il primo cambio di dirigente nella trentennale storia dell’istituto. Intervistata dal Dom, Sonja Klanjœ@ek, si è detta felice del nuovo incarico e del grande interesse per la lingua slovena, anche da parte di famiglie che parlano solo l’italiano. Le lezioni sono iniziate anche nell’istituto comprensivo monolingue di San Pietro al Natisone per i 394 iscritti, 12 in più dell’anno scorso. Anche qui è cambiato il dirigente. La reggenza è stata affidata a Nino Ciccone, che gioca in casa, essendo del luogo. Di nuovo sui banchi di scuola anche nelle Valli del Torre e a Resia. A Taipana all’asilo e alle elementari ci sono 32 iscritti, come l’anno scorso. A Vedronza hanno 34 alunni, uno in più. Mancato l’avvio dell’insegnamento bilingue, non si sa ancora se in queste scuole ci saranno ore di lingua slovena. A Resia, dove ci sono anche le medie, gli allievi sono 57, quattro in meno dell’anno scorso. In Valcanale, a Camporosso frequentano la scuola del'infanzia 18 bimbi, due in più dell'anno scorso, a Ugovizza tra asilo ed elementari hanno 73 iscritti, con un incremento di cinque unità. (Dom, 15. 9. 2014) S. PIETRO AL NAT.-ŒPIETAR Sloveno alla media monolingue? Il nuovo dirigente scolastico Nino Ciccone ci pensa Nino Ciccone è il nuovo dirigente scolastico dell’istituto comprensivo «Dante Alighieri» di San Pietro al Natisone. Ciccone, dirigente titolare dell’istituto professionale «R.M. Cossar - da Vinci» di Gorizia, è cittadino del comune valligiano, del quale in passato è stato amministratore. Afferma di aver accolto l’incarico di reggenza animato dalla volontà di svolgere al meglio il suo lavoro e motivato ulteriormente dal fatto di dirigere una scuola vicina a casa e che lui stesso ha frequentato. Per la scuola media c’è la novità dell’insediamento nei suoi spazi di quattro classi del liceo linguistico e non delle medie bilingui. «Ne sono rimasto un po’ sorpreso. Si tratta di una decisione dell’ex dirigente della scuola bilingue ˘iva Gruden per evitare un doppio trasloco in attesa che la vecchia sede venga ristrutturata. Per quanto ne so, il progetto di amplia- mento alla “Dante Alighieri” è nato per ospitare la scuola bilingue, poi è subentrato il liceo. Sono cose che ho trovato già, ora vedremo come andrà questa convivenza», afferma Ciccone. In ogni caso il dirigente intende promuovere la collaborazione tra le due scuole? «Ho appena conosciuto la nuova dirigente della scuola bilingue e credo che ci saranno tutti gli spazi per lavorare insieme nello spirito di abbattere le barriere e favorire la cooperazione educativa nell’interesse degli alunni». Ciccone non esclude pure che, tra gli insegnamenti facoltativi, possa tornare quello della lingua e cultura slovena. Larissa Borghese (Dom, 15. 9. 2014) L’INTERVISTA Berra: ecco perché a Taipana non c’è la scuola bilingue Il sindaco che la propose spiega come si è arrivati allo stallo attuale e dice che si può fare ancora Letto il commento «Una rinnovata tensione al bene comu ne» (Dom del 15 luglio), Elio Berra ha chiesto di essere sentito per dire la sua a proposito dell’insegnamento bilin gue italiano-sloveno nella scuola di Taipana, da lui proposto nella primavera 2011, quando era sindaco. Berra è stato primo cittadino dal 1984 al 1985 e dal 1999 allo scorso mag gio. Impegnato nel circolo e coro «Naœe vasi», è membro del Consiglio regionale dell’Unione economico-culturale slo vena-Skgz. Ora precisa di parlare a titolo personale, senza coinvolgere l’attuale amministrazione comunale, nella quale riveste l’incarico di vicesindaco. Signor Berra, perché nel nuovo anno scolastico non partirà l’insegnamento bilingue? «Premetto che siamo stati sempre a favore del bilinguismo e della minoranza. È significativa la scritta “Tipajski komun” sul nostro municipio. Nel mio ufficio avevo apposto un cartello che invitava a parlare col sindaco in dialetto locale. Sull’impegno a favore dello sloveno nessuno può attaccarmi». Ma, alla fine, non avete aderito alla trasformazione della scuola di Taipana in bilingue… «È risultato che tra la nostra popolazione scolastica solo uno, due alunni parlano in casa il dialetto sloveno locale e abbiamo bambini da Nimis. La situazione è, purtroppo, questa e bisogna prenderne atto. Di conseguenza era nostra intenzione introdurre lo sloveno in maniera graduale, secondo il piano preparato dalla dirigente dell’Istituto comprensivo di Tarcento, Annamaria Pertoldi. In una lettera tutti i genitori si dicevano d’accordo, in quanto viviamo in una realtà di confine ed è bene poter comunicare con i vicini, anche per ragioni economiche. Ho scoperto con piacere che i genitori erano ancora più avanti di quanto pensassi. Poi in una riunione a Trieste ci è stato detto che il progetto che sostenevamo non era conforme alla legge di tutela della minoranza slovena. Secondo me la dirigente Pertoldi stava facendo tutto il possibile e io la ringrazio per questo. Lavoravamo alla luce del sole e il nostro progetto era noto. Perché non ci hanno detto prima che non si poteSLOVIT N° 8 del 30/9/14 pag. 7 va fare? In quella riunione l’ho chiesto, ma non ho avuto risposta». Restate in posizione d’attesa? «Io ho sempre ritenuto che fosse necessario un accordo con Lusevera. Ma non ci hanno dato nemmeno la possibilità di discuterne. Con il numero di alunni che abbiamo e in questi tempi di crisi economica non sarebbe serio fare due scuole bilingui. A Lusevera pensavano di poter andare avanti per conto loro e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Sarebbero dovute intervenire le organizzazioni slovene». In che senso? «Avrebbero dovuto prendere una posizione realistica, mediando tra i due comuni. Si trattava di prendere atto della situazione, ma la Skgz ha sempre voluto la scuola bilingue da due parti, come sezioni staccate di San Pietro. Noi, in realtà, avevamo sottovalutato questo secondo elemento, che poi è risultato determinante». Ci sono margini per rimediare? «Secondo me sì. Possiamo riparlarne, a patto che non ci siano preconcetti e soluzioni preconfezionate. Certamente non va in questa direzione quanto recentemente deliberato dal consiglio comunale di Lusevera con considerazioni che ritengo offensive nei confronti dell’amministrazione di Taipana». Quale percorso prospetta? «Iniziare gradualmente, per arrivare a una scuola bilingue come quella di San Pietro a servizio non solo di Taipana e Lusevera, ma di tutto il comprensorio. I nostri giovani dovrebbero imparare, oltre l’italiano, anche lo sloveno, il tedesco e l’inglese. Il risultato delle ultime elezioni comunali avvalora il mio ragionamento. Noi abbiamo vinto bene, mentre dove ci sono posizioni rigide, si perde o si vince per poco. Bisogna evitare di dividere la popolazione in “je naœ” e “nie naœ”». La riforma regionale imporrà una forte collaborazione tra i Comuni. Cosa ne pensa? «Sarà difficile, soprattutto nelle Valli del Torre, dove ci sono solo due comuni montani, Taipana e Lusevera, mentre gli altri hanno tutte altre problematiche. La cosa da fare subito sarebbe quella di unire le forze, ma da parecchi anni non c’è l’auspicata collaborazione». Però bisogna guardare avanti... «Continuano a dirci che i piccoli Comuni non sono in grado di gestire il territorio e i servizi. Se andassimo ad analizzare attentamente i costi, scopriremmo che i piccoli Comuni funzionano meglio delle grandi strutture. I costi da tagliare non sono certo quelli delle piccole amministrazioni. Certo, adesso siamo ridotti al lumicino e qualcuno pensa di cancellarci, ma la Regione ha mai pensato di far vivere davvero i nostri territori? A me sembra di no. I riparti ordinari, che vengono fatti, non rispondono al principio di equità». E le politiche speciali per la montagna? «L’ho detto recentemente alla presidente Serracchiani: qui Agemont e Promotur non si sono mai fatte vedere. Che la montagna abbia finanziato la pianura, cosa che sostengo da molto, è un dato di fatto. Tra la prima e seconda guerra mondiale il comune contava fino a 3600 abitanti, ora meno di 700, siamo vicini alla pianura e un simile calo della popolazione non è comprensibile. Verrebbe da pensare che SLOVIT N° 8 del 30/9/14 pag. 8 questo spopolamento sia stato programmato. D’altra parte ricordo che anni fa qualche “esperto” già teorizzava per i nostri paesi un ruolo di “presidi”». La Regione ha pronto un piano per la montagna di 114 milioni in quattro anni... «Resto scettico e faccio alcuni esempi: ripeto da anni, ma inutilmente, come sia fondamentale per noi che venga rivisto il concetto di montanità; altrettanto è necessario rivedere i parametri in base ai quali la Regione eroga i finanziamenti ordinari, per cui il Comune che ha a suo carico 1 km di strade comunali a parità di popolazione e superficie percepisce le medesime risorse del comune che provvede a 100 km; il piano di sviluppo rurale prevede in montagna un finanziamento del 10 per cento superiore alla pianura, ma tale percentuale non compensa il maggior costo che da noi si ha per la sola costruzione di una struttura, infatti per giustificare un investimento la percentuale dovrebbe essere più alta perlomeno del 25 per cento. Da quanti anni non c’è da noi un progetto di sviluppo? Inoltre, chi ha sentito mai parlare di defiscalizzazione in montagna? Qualcuno ha intenzione di provvedere in merito? Potrei continuare con questi esempi. Rimane il fatto che, se il concetto di equità rimane sconosciuto e non si ritiene la montagna una risorsa, quei 114 milioni forse li vedremo solo passare». Ezio Gosgnach (Dom, 31. 8. 2014) REGIONE Gabrovec: si rispetti la specificità Intervento sulla riforma delle autonomie locali In questi giorni la Giunta regionale ha accolto formalmente la bozza della riforma delle amministrazioni locali che dopo l’abolizione delle province e delle Comunità montane attua il principio dell’unione funzionale tra i Comuni che hanno caratteristiche simili. In quest’ottica commenta Gabrovec: «Nel dopoguerra i comuni bilingui hanno sviluppato una loro specificità e, garantendo la parità dei diritti dei parlanti in lingua slovena anche in ambito burocratico e politico, hanno rafforzato il rispetto nei confronti della nostra gente, della nostra cultura e della nostra appartenenza ad un territorio che abitiamo da 1500 anni. Per questo abbiamo oggi il compito e la responsabilità di mantenere con tutti i mezzi l’autonomia amministrativa della comunità nazionale-linguistica, che con la sua specialità arricchisce tutto il territorio». Non vanno dimenticati, a questo riguardo, i trattati internazionali quali quello di Osimo, in base al quale il territorio in cui risiedono minoranze linguistiche e nazionali non può subire modifiche istituzionali, che daneggerebbero le comunità nelle aree di confine. Un simile principio è racchiuso anche nella Convezione europea sulla tutela delle minoranze del 1995, con la quale i Paesi si impegnano a non mettere in atto alcun procedimento che in qualche modo possa minacciare l’equilibrio e il rapporto tra le minoranze linguistiche e nazionali presenti sul territorio. Né va dimenticata la legge di tutela 38/2001 che all’art. 21 sottolinea la necessità di tutelare le peculiarità storico-culturali delle minoranze di fronte a modifiche istituzionali. (www.dom.it) I fondi disponibili sono sufficienti solo fino a fine ottobre VALCANALE – KANALSKA DOLINA A rischio l’insegnamento della lingua slovena Appello alle istituzioni per garantirne continuità all’offerta formativa nelle scuole della valle l nuovo anno scolastico è iniziato in Val Canale non senza difficoltà per quanto riguarda l’insegnamento della lingua slovena. A breve l’Istituto comprensivo “Ingeborg Bachmann” di Tarvisio non disporrà più delle risorse finanziarie necessarie a garantire l’insegnamento continuativo della lingua slovena in tutte le scuole materne e primarie in Valcanale. I fondi finora garantiti dalla Comunità montana del Gemonese, Canal del Ferro e Valcanale sono sufficienti, infatti, a coprire le spese fino a fine ottobre. Questo è quanto è stato riferito dall’operatrice culturale di Ugovizza, Anna Wedam, nel corso dell’assemblea del direttivo della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, che ha avuto luogo lo scorso 10 settembre presso la sede provinciale di Cividale. Wedam ha sottolineato che effettivamente c’è il rischio dell’interruzione dell’insegnamento dello sloveno, nonostante la totale adesione degli alunni all’iniziativa. L’amministrazione comunale di Malborghetto-Valbruna, con il sindaco Boris Prescheren, si è già impegnata a garantire la continuità dell’insegnamento dello sloveno nella scuola materna e primaria di Ugovizza. Mentre non si sa ancora, alle soglie della riforma delle autonomie locali, se la Comunità montana potrà richiedere i fondi necessari. Lo scorso anno scolastico è stata sottolineata l’importanza della multiculturalità in Valcanale. Sull’insegnamento della lingua slovena, i rappresentanti delle locali istituzioni culturali hanno chiesto sostegno alla Regione, al Governo e alla Slovenia. Ma sembra che i loro sforzi non abbiano sortito gli effetti sperati, dal momento che finora ci sono state solo promesse. L’interruzione dell’insegnamento della lingua slovena sarebbe un duro colpo per gli sloveni della Valcanale, dal momento che lo sloveno è stato inserito in modo graduale e con gran profusione di energie nel sistema scolastico locale. Luciano Lister (Dom, 15. 9. 2014) I LA SITUAZIONE L’insegnamento delle tre lingue minoritarie in Val Canale Sebbene nell’ultimo anno si siano sprecate molte parole e promesse in diverse sedi istituzionali, la sospirata soluzione sistematica per l’insegnamento delle lingue minoritarie locali è ancora lontana. Ecco la situazione relativa all’insegnamento di ogni lingua. Tedesco. Viene insegnato e garantito dalla scuola dell’infanzia fino alla maturità. Nelle scuole dell’infanzia e primaria il regolare svolgimento delle attività è garantito da organico interno che ha le competenze per insegnarlo. Il circolo culturale tedesco Kanaltaler Kulturverein, inoltre, offre sostegno per alcune ore aggiuntive. Per quanto riguarda la scuola secondaria di primo grado lo si insegna come lingua stra- niera (malgrado sia lingua autoctona) al pari dell'inglese sia nella sede di Tarvisio/Trbi¡ sia nella sede di Pontebba/Tablja. Nelle scuole secondarie di secondo grado è regolarmente inquadrato come lingua straniera nell'Istituto tecnico turistico, mentre nel liceo locale si ricavano alcune ore per insegnarlo in forza dell'autonomia scolastica. Friulano. Il friulano può essere insegnato dalle poche persone che dispongono dei titoli specifici previsti, ma fra questi sono ancora meno quelli disponibili a venire ad insegnarlo nella zona di Tarvisio. Al momento il friulano viene insegnato nelle scuole dell’infanzia e primaria solo nei plessi di Tarvisio Centrale e Tarvisio Città. Sloveno. Come il friulano, ha fatto molta fatica ad entrare nel sistema scolastico locale, e ora la sua presenza è messa a rischio dalla mancanza di fondi certi ed adeguati. Al momento viene insegnato in tutte le scuole dell’infanzia e primarie dell’area dove è ufficialmente riconosciuta la minoranza slovena, ma i fondi disponibili garantiscono copertura solo fino ad ottobre. Il Comune di Malborghetto si è già impegnato a garantire continuità d’insegnamento nelle scuole dell’infanzia e primaria di Ugovizza. Per tutte le altre scuole la situazione è, al momento, a un passo dalla perdita dell’insegnamento della materia: stavolta non può correre in aiuto la Comunità montana dal momento che l’imminente riforma delle autonomie locali mette in forse la richiesta di finanziamenti. (Dom, 15. 9. 2014) TRIESTE - TRST Cgil con denominazione ufficiale bilingue «L’impegno per igli sloveni e la loro lingua non deve restare solo sulla carta» «Nelle vesti di successore della nuova società confederale operaia la Cgil ha una nuova denominazione ufficiale bilingue e statuto, che determina anche i suoi obblighi verso gli sloveni e lo sloveno. A volte però questi propositi restano solo sulla carta». Lo riconosce Adriano Sincovich, segretario provinciale della maggiore organizzazione sindacale. La coerente affermazione del bilinguismo e il rispetto dei tesserati di nazionalità slovena saranno le principali, sebbene non uniche, questioni, che affronterà la consulta provinciale della Cgil per gli sloveni. È la prima volta che il sindacato decide ufficialmente di istituire un simile organo. «La nuova consulta completa e arricchisce la politica finora intrapresa dalla Cgil nei confronti della minoranza slovena», afferma Sincovich, che ha temporaneamente assunto il ruolo di coordinatore del nuovo organo. All’assemblea costituente della consulta hanno partecipato i sindacati sloveni della scuola, delle amministrazioni pubbliche e dell’unione dei pensionati-Spi. In autunno la consulta estenderà il suo raggio di azione anche ad altri settori in cui sono presenti gli sloveni. SLOVIT N° 8 del 30/9/14 pag. 9 La Cgil è già da tempo presente nel settore scolastico della minoranza slovena. A questo proposito Sincovich annuncia che verrà rivolta maggiore attenzione ai nuovi sviluppi che riguardano anche la scuola slovena e «che alcuni non vogliono vedere o sottovalutano». La nuova consulta intende occuparsi anche di più ampie questioni inerenti la minoranza slovena, «nell’ambito della quale l’evolversi della situazione richiede nuovi approcci. E questo accade per quanto riguarda il finanziamento pubblico delle istituzioni e organizzazioni slovene». Nessuna accelerazione, ma semplicemente la riflessione sul fatto che anche la minoranza slovena si trova di fronte a grandi sfide che impongono cambiamenti. La nuova consulta Cgil si occuperà anche di pubbliche amministrazioni, che contano un gran numero di dipendenti sloveni e nell’ambito delle quali l’attuazione del bilinguismo rappresenta una delle questioni principali e spesso irrisolte. A questo proposito il sindacato si impegnerà affinché sia garantita un’attuazione coerente delle leggi regionali e nazionali. Nonostante, come sottolinea Sincovich, i problemi siano diversi a seconda della località presa in considerazione. Non mancano, quindi, progetti ambiziosi e impegnativi per la nuova consulta Cgil, che dovrà anche evidenziare quanti siano in realtà gli iscritti sloveni soci della Cgil. «Ma questo non è un parametro condizionante perché l’attuazione dei diritti è un dovere delle istituzioni, che deve prescindere dai numeri», sottolinea Sincovich. S. T. (Primorski dnevnik, 6. 8. 2014) UDINE - VIDEN L’assessesore regionale all’Istruzione, Panariti, per le lingue minoritarie La Regione in breve valuterà la possibilità di insegnamento di sloveno, friulano e tedesco «La Regione in breve valuterà la possibilità di insegnamento delle lingue minoritarie nelle scuole del Friuli Venezia Giulia. Introdurre l’insegnamento di friulano, tedesco e sloveno non è semplice, in quanto è necessario ricevere maggiori competenze da parte dello Stato e nello stesso tempo avere a disposizione mezzi finaziari sufficienti». Lo ha affermato l’assessore regionale all’Istruzione, Loredana Panariti, alla folta platea di insegnanti convenuti il 9 settembre all’Auditorium della Regione a Udine per la giornata di formazione sul tema «L’insegnamento della lingua friulana a scuola: stato dell’arte, risorse, novità e prospettive per l’anno scolastico 2014-2015», organizzata da Regione, ARLeF-Agjenzie regjonal pe lenghe furlane e Ufficio Scolastico Regionale (USR). «La lingua è un ponte, è un esercizio quotidiano di democrazia», ha evidenziato Panariti, aggiungendo che la diffusione di un qualificato insegnamento delle lingue minoritarie nella scuola permetterà di abbattere anche i residui pregiudiziali che ancora, talvolta, avvolgono le lingue locali. «L’appartenenza a una lingua minoritaria non allontana la conoscenza di altre lingue, anzi ne favorisce l’apprendimento», ha ribadito l’assessore. Panariti ha aperto la sessione mattutina dei lavori assieme al rettore dell’Università di Udine, Alberto De Toni. Al SLOVIT N° 8 del 30/9/14 pag. 10 convegno, introdotto dall’intervento del presidente dell’ARLeF, Lorenzo Fabbro – che ha presentato anche le linee e le azioni specifiche dell’Agjenzie per la scuola –, e moderato dal direttore, William Cisilino, sono intervenute Paola Floreancig e Paola Cencini, ispettore e referente per l’insegnamento del friulano dell’USR; Alessandra Burelli, delegato del rettore per la promozione della lingua e della cultura friulana, che ha presentato il nuovo piano di formazione e di aggiornamento per gli insegnanti di lingua friulana; Rosalba Perini e Nidia Batic, componenti della Commissione valutazione scuola dell’ARLeF. Per il dicastero dell’Istruzione, Daniela Marrocchi ha illustrato le linee ministeriali di indirizzo per le lingue minoritarie, ricordando i criteri di selezione dei progetti finanziati (il nuovo bando uscirà ad ottobre). (www.dom.it) SCUOLA Gli eventi conclusivi del progetto Eduka-Educare alla diversità Si è tenuta oggi presso la Sala Vulcania della Stazione Marittima a Trieste la conferenza stampa sulle attività e risultati del progetto transfrontaliero triennale Eduka–Educare alla diversità. La project manager del progetto, Zaira Vidau, dell’Istituto sloveno di ricerche Slori di Trieste, e la Coordinatrice delle attività di ricerca, prof. Nives Zudi@ Antoni@ della Facoltà di Studi Umanistici dell’Università del Litorale di Capodistria, hanno presentato i risultati del progetto riferiti a varie attività educative, informative, promozionali e di ricerca sul tema dell’educazione interculturale. Le attività sono state realizzate tra il 2011 e 2014 dai partner del progetto assieme a scuole di ogni ordine e grado nonché università dell’area che si estende da Ravenna fino a Ljubljana. I risultati del progetto sono stati ampliamente illustrati durante i due eventi conclusivi del progetto Eduka. Il 18 settembre 2014 si è tenuta alla Facoltà di Studi umanistici dell’Università del Litorale di Capodistria la Conferenza Internazionale «Eduka – Educare alla diversità nel contesto transfrontaliero». Il 19 settembre 2014 nella Stazione Marittima di Trieste si è svolto invece il Convegno conclusivo dal titolo “Eduka – Educare alla diversità tra conoscenza e gioco». Durante la conferenza di Capodistria «Eduka – Educare alla diversità nel contesto transfrontaliero» sono stati presentati i lavori della ricerca sociolinguistica, nell’ambito del quale il gruppo di ricercatori delle varie università e centri di ricerca partner del progetto in Italia e Slovenia ha svolto analisi quantitative e qualitative sull’educazione alla diversità e all’interculturalità nell’ambiente scolastico. Lo studio concerne, inoltre, la natura delle relazioni tra politiche linguistiche e educative, oltre allo sviluppo e alla diffusione degli atteggiamenti relativi a bilinguismo/plurilinguismo e alla diversità linguistica. Obiettivo della ricerca era realizzare una valutazione integrata e determinare i relativi indicatori prendendo in considerazione sia le minoranze storiche (slovena e friulana in Italia, italiana in Slovenia), sia le comunità di migranti nell’area transfrontaliera. I risultati della ricerca hanno prodotto una pubblicazione scientifica bilingue e un manuale sull’educazione interculturale per le scuole e i docenti. La seconda giornata dal titolo «Educare alla diversità tra conoscenza e gioco» a Trieste si è svolta in due sessioni. Al mattino si sono tenute le conferenze informative e i laboratori sul tema delle minoranze storiche nazionali e linguistiche (comunità nazionale slovena e comunità linguistica friulana in Italia e quella italiana in Slovenia) e comunità migranti del territorio transfrontaliero. Vi hanno partecipato studenti delle scuole secondarie di secondo grado di Trieste del Liceo “Carducci”, dell’Istituto “Sandrinelli”, dell’Istituto “Fabiani”, del liceo “Slomœek” e dell’Istituto “Œtefan”. Gli studenti hanno avuto inoltre modo di confrontarsi con i rappresentanti delle diverse comunità in merito al loro vissuto di identità nazionale, linguistica e culturale nell’ambito di una tavola rotonda. Nella parte pomeridiana del convegno sono stati presentati i giochi didattici sull’interculturalità dal titolo «Il gioco della bora-Igra burje» e «Viciniamo-Sosedujmo». I giochi rappresentano uno strumento didattico da utilizzare in classe per le scuole elementari in Slovenia e in Italia e scuole secondarie di primo grado in Italia. I giochi sono stati realizzati dal gruppo di lavoro transfrontaliero composto da insegnanti e professori delle scuole elementari “E. Vatovec” di Prade e “P.P. Vergerio” di Capodistria e degli Istituti comprensivi di San Giacomo, “V. Bartol” e “I. Masih” di Trieste. Nell’ambito del progetto Eduka sono stati realizzati vari materiali didattici sul tema dell’educazione interculturale per scuole, quali manuali per docenti, pubblicazioni informative e promozionali sul tema, video e pubblicazioni scientifiche. Tutti i materiali prodotti sono disponibili sulla pagina web del progetto www.eduka-itaslo.eu Il progetto Eduka è finalizzato alla promozione dei valori interculturali, in quanto fondamentali per la formazione e lo sviluppo dei rapporti nella società multietnica e multilingue. L’obiettivo del progetto è quello di creare le conoscenze e gli strumenti per l’educazione alla diversità e all’interculturalità nell’ambiente scolastico e universitario e di trasmetterli in particolare ai giovani e ai docenti in tutti i livelli d’istruzione e formazione. Il Lead partner del progetto è lo Slori – Istituto sloveno di ricerche. I partner del progetto sono: la Provincia di Ravenna, l’Università del Litorale con la Facoltà di Studi Umanistici di Capodistria, l’Università degli Studi di Trieste con il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, l’Università degli Studi di Udine – Dipartimento di Scienze Umane, l’Università Ca’ Foscari di Venezia, Il Centro Internazionale sul plurilinguismo dell’Università di Udine, la Societ#t Filologjiche Furlane - Società filologica Friulana «Graziadio Isaia Ascoli», l’Associazione degli appartenenti alla comunità Nazionale Italiana - Unione Italiana e l’Istituto per l'emigrazione slovena e per le migrazioni del Centro di ricerche scientifiche dell'Accademia della Scienza e dell'Arte Slovena. (Comunicato stampa) BASOVIZZA-BAZOVICA L’Italia riconosca il ruolo dei quattro martiri sloveni Alla commemorazione oratori ufficiali il sindaco di Udine, Furio Honsell, e il giornalista e poeta triestino Marij #uk La manifestazione più importante nell’ambito degli eventi commemorativi organizzati dal Comitato degli eroi di Basovizza, ha avuto luogo sulla piana omonima domenica 7 settembre. Il governo sloveno era rappresentato dal ministro della Difesa, Roman Jaki@, che ha ringraziato la comunità slovena locale per essere riuscita a conservare la memoria storica su fatti così tragici, che però ci riempiono di orgoglio. In prima fila erano seduti anche gli ambasciatori sloveni Iztok Miroœi@ e Jadranka Œturm Kocjan, la console Ingrid Sergaœ, numerosi amministratori locali (il vicesindaco di Trieste, Fabiana Martini, il vicepresidente della Provincia, Igor Dolenc) e i rappresentanti eletti. Il presidente della Regione, Debora Serracchiani, ha inviato un saluto scritto. Come ogni anno erano molti gli sloveni provenienti anche dalla Slovenia. A nome degli organizzatori, Milan Pahor ha detto che i quattro martiri commemorati (Ferdo Bidovec, Fran Maruœi@, Zvonimir Miloœ e Alojz Valen@i@, che furono fucilati sulla piana dai fascisti) facevano parte dell’organizzazione segreta Tigr, attiva sul nostro territorio dal 1927 al 1930 e ha aggiunto che ai loro andrebbero aggiunti i nominativi di Istrana Vladimir Gortan e Anton Gropajc. Oltre all’esibizione del coro partigiano di Trieste “Pinko Toma¡i@«, hanno conferito particolare solennità all'evento gli interventi del sindaco di Udine, Furio Honsell, e del giornalista e poeta triestino Marij #uk, che sono stati più volte interrotti dall’applauso del numeroso pubblico presente. Honsell, laureato in matematica e noto anche per la sua partecipazione qualche anno fa alla trasmissione “Che tempo che fa”, si è detto onorato di poter intervenire ad un evento così importante per la comunità slovena a Trieste, ma che dovrebbe esserlo per tutta la regione. Nella nuova Europa frutto della Resistenza e fondata sul motto “unità nella diversità”, in antitesi all’Europa nazifascista, ognuno dovrebbe convenire sul fatto che «siamo tutti partigiani sloveni» e che gli eroi di Basovizza sono «i nostri martiri», dal momento che prima di altri hanno capito che un’etica realistica richiede una reazione. L’attesa e la noncuranza sono, infatti, complici. E oggi, nella crisi attuale, che è prima antropologica che economica e della quale le prime vittime sono i giovani, possiamo trarre esempio dall’anelito alla libertà e alla giustizia dei quattro martiri sloveni. Honsell ha sottolineato quanto sia poco conosciuta la dimensione europea della rivolta antifascista di sloveni e croati. «Sia sotto il profilo etnico che storico è d’importanza fondamentale riconoscere oggi che i primi in Italia a ravvedersi della nascita del terrore fascista sono stati gli appartenenti alla comunità slovena di Trieste e Gorizia, che ne hanno subito le brutali angherie. Gli eroi di Basovizza sono stati i primi antifascisti in Europa. A loro vada l’onore e il merito. La loro vita rappresenta una grande lezione di civiltà e libertà e tutti siamo loro debitori. Se allora i cittadini italiani fossero stati attenti osservatori, avrebbero saputo cogliere i primi segnali della tragedia che poco dopo li travolse. Se così fosse stato si sarebbero potute evitare l’enorme sofferenza e violenza patite da gente innocente!». Honsell ha condannato quanti si ricordano di Basovizza solo per le foibe: un inganno che non aiuta la comprensione della storia e non impedisce l’iterazione di errori e atrocità. Per costruire un Europa di pace e convivenza, Honsell ritiene fondamentale il riconoscimento dei crimini fascisti. Da qui la necessità di rifiutare tutti i tentativi di revisionismo storico, dal momento che non è possibile cancellare le responsabilità. Honsell ha aggiunto che per sdebitarsi almeno in parte nei confronti dei quattro martiri di Basovizza e delle vittime del fascismo, l’Italia dovrebbe introdurre nelle scuole della regione Friuli Venezia Giulia l’insegnamento della SLOVIT N° 8 del 30/9/14 pag. 11 lingua slovena. Ha concluso sottolineando che le differenze sono una ricchezza, quando vengono «vissute con orgoglio e tolleranza, come accade qui». Nel suo intervento il giornalista e poeta di San Dorligo delle Valle-Dolina, Marij #uk, ha esordito immaginando un incontro «che potrebbe essere ambientato a San Pietro, Gorizia, Trieste o addirittura a Tarvisio» con i quattro giovani martiri di Basovizza. E una domanda posta da Bidovec «Che cosa ne stanno facendo del nostro sacrificio, delle nostre giovani vite, della nostra lotta, della nostra fede nella lingua e popolo sloveni? Della nostra ribellione alla barbarie?». #uk ha posto questo interrogativo al pubblico presente, chiedendo un momento di raccoglimento, di riflessione su quanto stiamo facendo del nostro potere decisionale, delle nostre origini, radici e del nostro presente. Ha detto che non è facile trovare una risposta in questo tempo di incertezze, denso di contrasti, violenza e crisi di ogni genere, ma «la crisi non finirà finché non subentrerà un cambiamento radicale o, come afferma il nuovo premier sloveno Miro Cerar, non saranno risvegliate le cerchie morali ed etiche in tutti gli ambiti, infondendo loro anima, senso e contenuto». Optare per alti principi morali comporta secondo #uk anche una rinnovata coscienza nazionale, solidarietà, tolleranza, senso della giustizia, senza le quali le minoranze sono destinate all’estinzione. #uk ha condannato fermamente ogni sorta di mistificazione e ha detto che a differenza della multiculturalità, che nel nostro caso favorisce l’assimilazione, va data importanza prioritaria alla diversità, intesa come concetto e principio che tutela le peculiarità di una determinata comunità, etnia e popolo, che si tratti di fede, cultura o lingua. La diversità comporta il contatto e l’incontro tra diversi con conseguente arricchimento per i luoghi, le persone e il periodo interessati. In molti chiedono maggiore apertura agli sloveni in Italia. #uk, invece, ritiene che anche noi come altre realtà minoritarie siamo di vedute sufficientemente aperte e inseriti nei processi d’integrazione sociale; afferma, inoltre, che la minoranza non può essere nazionalista, dal momento che non rappresenta una minaccia per nessuno. «Se, invece, per apertura si intende la svendita di valori nazionali, del patrimonio spirituale sloveno, delle tradizioni e della lingua, in questa fase storica siamo talmente aperti che quasi non distinguiamo cosa siamo e quale sia la nostra lingua…». La scuola slovena è diventata secondo #uk «un corso di lingua per i non sloveni e sta perdendo totalmente contenuti e premesse che ne hanno determinato la nascita, volti a rafforzare la coscienza, la cultura, l’identità, la lingua degli appartenenti alla comunità nazionale slovena in Italia». #uk ritiene, invece, che la chiusura sia elemento integrante della maggioranza, che non accetta la diversità. In una condizione normale in Friuli Venezia Giulia lo sloveno sarebbe lingua ufficiale. Se così fosse «nelle scuole slovene verrebbe insegnato lo sloveno, vie e toponimi avrebbero denominazione bilingue, nel teatro italiano avremmo sovratitoli in sloveno, negli uffici pubblici, Comuni, uffici postali, presso le stazioni ferroviarie, per le strade, sui segnali stradali e ovunque dovrebbe essere presente anche la mia, la nostra lingua. Perché non è così?». #uk è stato critico anche verso la mancanza di unitarietà («quando è in gioco la sorte di un popolo non ci può essere demagogia e anche l’appartenenza politica non ha alcun valore. Ma solo l’unità nazionale! Persino i governi dei grandi Stati in tempi di crisi o quando si sentono minacciati si stringono nell’unità nazionale, in una comune volontà della SLOVIT N° 8 del 30/9/14 pag. 12 cosiddetta sinistra e destra») e verso l’atteggiamento dimostrato dalla Slovenia nei nostri confronti. A questo proposito #uk si è chiesto quale sia il ruolo del ministro per gli sloveni d’oltre confine e nel mondo e quanto investa per promuovere la collaborazione e la cultura. Si è chiesto se il suo ruolo stia solo nell’elargire fondi sempre più esigui e asciugare le lacrime, versate per ogni manchevolezza, dalle due organizzazioni slovene più rappresentative, l’Unione culturale economica slovena-Skgz e la Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso. Entrambe, in mancanza di fondi, cercano di impastare qualche istituzione comune, che nessuno avverte come tale, considerato l’approccio del tutto diverso attraverso il quale le due organizzazioni cercano di risolvere la difficile situazione della minoranza. La Skgz è rivolta verso lo spazio italiano, mentre lo Sso verso quello sloveno. Nonostante tutto, in chiusura del suo intervento #uk si è detto ottimista, dal momento che nei cori, circoli, manifestazioni, incontri sportivi scorge «molte persone creative, che non sono disposte a perdere sé stesse e le loro origini. E questo lascia sperare che ci sarà una svolta in meglio quando a tenere le redini della comunità slovena saranno persone in grado di tenere la rotta. Non abbiamo bisogno di contrasti intergenerazionali, ma di contenuti e qualità». Alla fine della cerimonia commemorativa, presentata da Elena Hussu, Petra Sossi e Sara ˘erjal e alla quale hanno preso parte gli scout, si è avvicinata al monumento Marija, un’esile anziana di 92 anni proveniente da Postummia, la quale quando può partecipa alle cerimonie commemorative sul Carso triestino. A Ferdo Bidovec la lega una lunga amicizia con suo fratello Ivan. Il fratello di Marija è stato tra i settantuno ostaggi di Opicina. Durante la guerra, quando all’interno dell’organizzazione segreta Tigr consegnava la posta e altro materiale, conobbe Pinko Toma¡i@. Accadde una notte quando con una paesana portò cibo a lui e a un suo compagno ai margini del paese. Marija, che all’inizio della cerimonia commemorativa si era alzata durante la deposizione delle corone di alloro, ha vissuto una buona fetta della storia del litorale… Poljanka Dolhar (Primorski dnevnik, 9. 9. 2014) IL COMMENTO Il loro sacrificio per l’Europa intera Quest’anno la cerimonia commemorativa sulla piana di Basovizza ha offerto diversi spunti di riflessione forniti dagli interventi degli oratori principali, Marij #uk e Furio Honsell. Due approcci differenti, accomunati da alcuni contenuti. Entrambi, infatti, affermano che l’Unione Europea poggia su diverse identità, che vanno vissute con orgoglio. Il pubblico presente ha più volte interrotto i due interventi con applausi, mentre a Honsell ha dedicato una standing ovation, tale che non ne ricordo altre in quest’occasione. È stato bello sentire dire a Honsell che i quattro martiri sloveni fucilati dai fascisti sono vittime di tutta l’Europa, che oggi siamo tutti partigiani sloveni e che è ora che l’Italia riconosca i crimini perpetrati sugli sloveni e si sdebiti, almeno in parte, con l’introduzione nelle scuole della regione dell’insegnamento della lingua slovena. #uk, invece, ha richiamato l’attenzione su questioni annose che riguardano la minoranza slovena, il problema costante dell’“apertura”, la questione irrisolta della scuola slove- na, la mancanza di unitarietà all’interno della minoranza, la carenza di contenuti, la noncuranza da parte della Slovenia e della maggioranza italiana. Le sue parole non hanno sortito ovazioni e forse non tutti le condividono, ma meritano comunque una riflessione. Poljanka Dolhar (Primorski dnevnik, 9. 9. 2014) TRIESTE-TRST 110 anni fa l’apertura del Narodni dom Un evento che ha segnato la memoria collettiva Ogni comunità conserva nella memoria alcuni eventi che, in un modo o nell’altro, ne hanno segnato la storia. Anche nella memoria collettiva degli sloveni di Trieste sono rimaste impresse diverse date; alcune sono legate a eventi positivi, altre, e sono la maggioranza, a pagine nere del passato. In molti ricorderanno che il 13 luglio 1920 i fascisti incendiarono il Narodni dom, ma pochi ricordano quando nacque l’edificio. Quest’anno decorrono 110 anni dall’apertura del Narodni dom a Trieste. Nel 1904, infatti, nell’edificio, sorto sulla base di un progetto rivoluzionario per l’epoca e creato dall’architetto locale Max Fabiani, si trasferirono tutte le più importanti istituzioni e organizzazioni della comunità slovena a Trieste, ma anche dei “confratelli” popoli slavi. Nonostante l’imponente investimento in termini economici e di energie che aveva comportato, la Cassa di prestito e risparmio di Trieste e i rappresentanti politici della comunità slovena di Trieste non avevano voluto festeggiare l’evento pubblicamente. Evidentemente il timore di disordini era troppo forte. Lo sottolinea il giornale “Edinost”, riportando una citazione del viennese “Information”, racchiuso nell’ampia monografia «Narodni dom a Trieste 1904-1920», che è stata pubblicata nel 1995 dalla Biblioteca nazionale e degli studi. La pubblicazione, accanto a quella redatta nel 2000 da Erik Dolhar e Marko Korosic, è un’importante fonte di informazioni per quanti volessero approfondire la storia dell’edificio. La pubblicazione getta uno sguardo sull’intensa attività del Narodni dom dal 1904 al 1920. Tutto ebbe inizio il 21 agosto quando nel grande edificio, affacciato sull’allora via delle Caserme, si trasferì per prima la Società operaia di mutuo soccorso, seguita nei giorni successivi dall’editrice e redazione Edinost, dallo studio legale Gregorin e Slavik, dal Circolo teatrale e dalla Cassa di prestito e risparmio di Trieste. A ottobre hanno iniziato ad operare l’hotel Balkan, il ristorante e il bar; a novembre seguì l’apertura della palestra Sokol, a dicembre vi si trasferì la sala di lettura Slavljanska. La grande sala teatrale ospitò il primo concerto con l’esibizione introduttiva di un coro e orchestra russi. A gennaio 1905 è stata la volta dell’anteprima teatrale Rokovnja@i, per la regia di Jaka Œtoka. In seguito fu aperto anche un campo da bowling. La vita del Narodni dom è stata breve, solo sedici anni, ma molto intensa. Nei suoi spazi polifunzionali la vita pulsava ad ogni ora, nei giorni feriali e festivi: lezioni di musica, ginnastica, teatro, concerti, conferenze, festeggiamenti di fine anno, rappresentazioni scolastiche, raduni del primo maggio, celebrazioni. I lungimiranti notabili, che nel 1900 fondarono il Circolo Narodni dom con l’intenzione di costruire l’omonimo edificio, si preoccuparono che questo fosse il più efficiente possibile sul piano economico. Poi giunse il 13 luglio 1920, quando l’orgoglio della comunità slovena di Trieste fu distrutto dalla mano incendiaria dei fascisti. Ma questa storia la conosciamo bene anche per la dettagliata descrizione che ne ha fatto lo scrittore Boris Pahor, testimone di quei fatti. Conosciamo anche la storia, lunga quasi 95 anni, della restituzione del Narodni dom alla comunità slovena, l’impegno per l’affissione della targa commemorativa sulla sua facciata. Abbiamo ancora il diritto di rivendicare l’edificio? È opportuno che continui ad operarvi l’Università di Trieste? Possiamo accontentarci di una restituzione simbolica? Degli spazi al piano terra, che ospitano il dipartimento per i giovani lettori della Biblioteca nazionale e degli studi-Nœk? Interrogativi questi che restano aperti. Nel frattempo il “nostro” Narodni dom festeggia il 110° compleanno. Poljanka Dolhar (Primorski dnevnik, 15. 8. 2014) LA RICORRENZA Togliatti influì anche sugli sloveni in Italia Sono passati 50 anni dalla scomparsa del capo dei comunisti italiani Esattamente mezzo secolo fa colto da un’ictus nella località di villeggiatura di Jalta, dove si era recato in vacanza con la compagna Nilde Jotti, moriva Palmiro Togliatti, controverso capo del Pci e del Komintern. Al suo funerale a Roma partecipò un milione di persone e l’accaduto fu ripreso dal suo successore Luigi Longo nella pubblicazione “I ricordi di Jalta”, che si sofferma sulle riflessioni molto critiche di Togliatti in merito alla politica dell’Unione Sovietica e sulle prospettive dei percorsi nazionali verso il socialismo. La pubblicazione del memoriale, una relazione di lavoro in vista dell’incontro con Nikita S. Hruœ@ov, rappresentava un nuovo importante passo verso l’affermazione della politica del Partito comunista in Italia. Indubbiamente, dopo la morte di Gramsci, Palmiro Togliatti influenzò decisioni importanti che ci riguardavano direttamente. Conosceva l’importanza storica degli sloveni già dalla nascita del Pci a Livorno nel 1921, conosceva quadri dirigenti quali Tone Ukmar e Ivan Regent. Dopo la guerra e il ritorno in Italia collaborò nei primi governi dello Stato. Nelle vesti di ministro di Grazia e Giustizia nel 1946 contribuì al processo di riconciliazione nazionale e influì anche sulle sorti dei nostri luoghi. La destra gli rimprovera ancora oggi di aver esortato gli operai di Trieste ad accogliere come liberatori i partigiani jugoslavi e di aver proposto a Tito, nel corso delle trattative di pace, lo scambio di Trieste con Gorizia, che doveva essere annessa alla Jugoslavia. Quale secondo capo dei partiti comunisti europei, Togliatti collaborò nella gonia dell’Information Bureau Sovietico contro Tito, ma non si espose troppo. Lasciò le più aspre polemiche a Vittorio Vidali, che lo appoggiò nel corso della nota manifestazione del primo maggio allo stadio di S. Anna. In quell’occasione, a causa di un’insolazione, Togliatti ebbe un malore e dovette concedersi un po’ di riposo a Opicina. Con Vidali e i suoi più stretti collaboratori Togliatti raggiunse anche un accordo per l’accorpamento del PcSto, fino ad allora indipendente sotto il nome di Federazione autonoma triestina Pci. Nel comitato centrale del Pci fino ad alloSLOVIT N° 8 del 30/9/14 pag. 13 ra venivano regolarmente eletti anche i rappresentanti della minoranza slovena. Tra di loro Karel Œiœkovi@-Mitko, che mi ha raccontato dei suoi colloqui insieme a Maria Berneti@ con Togliatti al fine di garantire agli sloveni in Italia una tutela adeguata. Su queste basi la direzione del Pci approvò una risoluzione, nella quale sottolineava che la tutela degli sloveni in Italia era un “compito d’onore” di tutti i comunisti italiani e delle forze progressiste. Ad ogni modo Togliatti era un raffinato uomo di cultura. A suo modo fece i conti con lo stalinismo in un’intervista rilasciata alla rivista “Novi argumenti”, nella quale in sostanza respingeva le tesi semplificate di Nikita Hruœ@ov sul “culto della personalità” quale fonte di tutto il male. La sua grande cultura è dimostrata anche dalla recente scoperta che in giovane età tradusse in italiano il noto poeta Walth Witman. Alcuni giorni fa ho letto che è uscita una pubblicazione aggiornata sulla biografia di Togliatti, che racchiuderebbe diverse lettere inedite, tra l’altro, sulla “questione di Trieste”. Per gli storici ci sarà ancora molto lavoro, soprattutto in questo frangente storico, in cui i politici cercano di nascondere o alterare la storia passata e sono inclini a semplificazioni. Mezzo secolo dopo la morte di Togliatti ha chiuso i battenti anche il giornale “l’Unità”, che è stato fondato da Antonio Gramsci, il quale l’ha così chiamato per sottolineare la necessità di unire tutte le forze progressiste. Peccato. Stojan Speti@ (Primorski dnevnik, 22. 8. 2014) VOJSKO Orgogliosi e legati a valori nobili Partecipata la cerimonia per il 70° anniversario della tipografia Tiskarna Slovenija Con una serie di manifestazioni è stato festeggiato il 70° anniversario della tipografia Slovenia, che dal 18 settembre 1944 stampava il Partizanski dnevnik, precursore del Primorski dnevnik (quotidiano sloveno di Trieste, ndt.), che rivestì un’importante funzione informativa e di propaganda nel corso dell’occupazione. Alla manifestazione principale sono intervenuti, tra gli altri, l’ultimo caporedattore del “Partizanski dnevnik”, Duœan Forti@, la direttrice del Museo civico di Idrija, Ivana Leskovec, il direttore del “Primorski dnevnik”, Duœan Udovi@, e l’oratore ufficiale Samo Bevk. Nell’occasione sono state prodotte più copie (248) del primo numero del “Partizanski dnevnik” emesso dalla stampante veloce che, dopo varie peripezie, da Milano è giunta alla forra di Vojsko. (Primorski dnevnik, 31. 8. 2014) OPICINA - OP#INE La 49a edizione di “Draga” Alla manifestazione culturale slovena assegnato il Premio Peterlin allo scrittore Alojz Rebula e all’operatore politico e culturale Damijan Paulin «Etos: è apertura, tolleranza, stile. Un patrimonio a disposizione anche degli sloveni…». Queste parole dello scrittore sloveno di Trieste Alojz Rebula, che quest’anno ha SLOVIT N° 8 del 30/9/14 pag. 14 compiuto 90 anni, sono state il motto della 49a edizione della manifestazione culturale slovena “Draga”. La manifestazione ha avuto luogo gli scorsi 29 e 30 agosto nel centro culturale Fin¡garjev dom a Opicina. In apertura c’è stata la tavola rotonda condotta dai giovani sul tema «Cervelli nel mondo». Sui giovani alla ricerca di una propria strada a casa o nel mondo hanno parlato l’antropologa di Lubiana, dr. Alenka Stani@, uno sloveno della Carinzia, il diplomatico e attuale alto rappresentante Ue in Bosnia Erzegovina, dr. Valentin Inzko, e lo storico letterario e poeta dr. David Bandelj. Hanno passato in rassegna alcuni aspetti e dilemmi, che sono stati discussi nella seconda parte con un gruppo di sei giovani. Ha fatto da moderatore Jernej Œ@ek. È emerso soprattutto un interrogativo e cioè «Come fare tornare a casa i giovani che hanno maturato esperienza all’estero?». In apertura è stato portato un saluto dal presidente del Circolo degli intellettuali sloveni, Sergij Pahor, il quale ha sottolineato che il prossimo anno Draga festeggerà la cinquantesima edizione. Sono intervenuti, inoltre: il vicepresidente del Consiglio regionale, Igor Gabrovec, il quale ha rivolto critiche alla società, che non offre ai giovani le giuste opportunità professionali; secondo l’assessore del Comune di Trieste allo sviluppo economico e al turismo, Edi Kraus, è essenziale che i giovani, anche se emigrano all’estero, conservino il senso di appartenenza al luogo di origine. A nome della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, il presidente Drago Œtoka ha definito la manifestazione Draga occasione preziosa per gli sloveni d’oltre confine in quanto offre lo spazio per un dibattito libero e senza rancori, contraddistinto da tesi, antitesi e sintesi. Tra i partecipanti a Draga c’erano la console generale slovena a Trieste, Ingrid Sergaœ, il vicepresidente della Provincia di Trieste, Igor Dolenc, il consigliere comunale di Trieste Igor Œvab e il sindaco di Monrupino-Repentabor, Marko Pisani. Il secondo giorno, al saluto del vicario arcivescovile per gli sloveni Anton Beden@i@ e del presidente del Congresso mondiale sloveno, dr. Boris Pleskovi@, i quali hanno ricordato i contributi a Draga di Viktor Bla¡i@, Vlado e Franc Habjan, è seguita la conferenza pomeridiana dello sloveno di Carinzia, dr. Fabjan Hafner, storico letterario, traduttore e poeta. Presentato dalla germanista e operatrice radiofonica Ines Œkabar, si è soffermato sul rapporto dell’appartenente alla minoranza slovena con la Slovenia e lo ha fatto partendo dai cinque anni trascorsi a Lubiana, dove ha riscontrato gli stessi moti di intolleranza che ha sempre combattuto in Carinzia. Attualmente vive in Carinzia e reputa vi risiedano circa 10 mila sloveni, anche se nessuno lo dice e la lingua slovena è relegata alla vita di paese. In sintesi una situazione poco motivante, come ha sottolineato anche Ines Œkabar. Domenica mattina, alla tradizionale messa, che è stata celebrata dal vescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi, è seguita una conferenza molto interessante, introdotta da Toma¡ Sim@i@, in cui la storica Marta Verginella e il sociologo Urban Vehovar si sono soffermati sull’influenza negativa del revisionismo storico sulla sopravvivenza e sviluppo del popolo sloveno. Il pomeriggio è stato dedicato ai 90 anni dello scrittore sloveno di Trieste, Alojz Rebula. Nel suo brillante intervento, Saœa Martelanc ha ringraziato lo scrittore, al quale è stato rivolto un lungo applauso. A Rebula è stato assegnato il Premio Peterlin, che è stato ritirato dalla figlia dello scrittore, Tanja. È seguita la registrazione del saluto di Rebula a Draga, alla quale ha augurato di mantenere le sue peculiarità legate al cristianesimo e l’apertura verso quanti condividono i valori fondamentali della libertà, della democrazia e della slovenità. Il premio Peterlin è stato assegnato anche all’operatore culturale e politico di Gorizia, Damijan Paulin. È seguita la conferenza dell’ingegnere elettronico e presidente dell’Accademia slovena delle scienze e delle artiSazu, dr. Tadej Bajda, presentato da Martin Brecelj, e intervenuto sull’importanza della conoscenza, dell’ingegneria e della lingua madre, inducendo il pubblico a riflettere sul senso dell’identità e sull’importanza di preservare e difendere la lingua e cultura slovene. (…) Per la prossima, cinquantesima edizione di Draga, i preparativi sono già in corso, tra i quali la pubblicazione di una nuova opera del ricercatore e pubblicista Igor Omerze su Udba e Draga. Jec (www.slomedia.it) LJUBLJANA Simposio sulla letteratura slovena di Trieste Dedicato agli scrittori Boris Pahor, nel giorno del suo 101° compleanno, e ad Alojz Rebula, che ha compiuto recentemente 90 anni Nel palazzo comunale a Lubiana lo scorso 26 agosto ha avuto luogo un simposio sulla scuola letteraria slovena a Trieste, in onore degli scrittori sloveni triestini Boris Pahor (che quel giorno compiva 101 anni) e Alojz Rebula. Al simposio, con ampia partecipazione di pubblico e di un consistente numero di poeti e scrittori, sono intervenuti Marija Pirjevec, Elvio Guagnini e, naturalmente, il festeggiato Boris Pahor; nella sezione pomeridiana hanno preso la parola Dragan ˘ivadinov, Katja Mihurko Poni¡, Miran Koœuta, Evgen Bav@ar, Tatjana Rojc e Ana Toroœ. Nel suo intervento di saluto, il capo della redazione dell’editrice Mladinska knjiga, Peter Tomœi@, ha espresso gli auguri a Pahor e ha detto di essere contento che il giorno del suo compleanno sia dedicato alla letteratura slovena. Le sue parole sono state riprese dal ministro per gli sloveni d’oltre confine e nel mondo, Gorazd ˘mavc, il quale ha aggiunto che il simposio conferisce alla scuola letteraria di Trieste il merito di rappresentare la cultura slovena. Un saluto è stato portato anche dal sindaco di Lubiana, Zoran Jankovi@, il quale ha evidenziato l’importanza della testimonianza di Pahor, che racchiude un fondamentale messaggio di pace. In apertura al primo simposio scientifico sulla scuola letteraria slovena di Trieste è intervenuto il redattore e moderatore del simposio, Zdravko Duœa, che dopo aver illustrato il programma ha ceduto la parola a Boris Pahor. Nel suo intervento questi si è soffermato ampiamente sul rapporto, spesso bivalente, che ha avuto nel dopoguerra con il collega Alojz Rebula. Nel suo intervento la prof. Marija Pirjevec ha parlato della produzione letteraria slovena a Trieste. Il prof. Elvio Guagnini si è soffermato sul fondamentale contributo di Pahor e Rebula alla sfera culturale e letteraria di Trieste, alla quale hanno conferito un’impronta pluralista basata su un approccio realista. Il regista e promotore del progetto Ksevt, Dragan Zivadinov, ha fatto un parallelo tra il costruttivismo di #ernigoj e Kosovel. La prof. Katja Mihurko Poni¡ ha sottolineato l’importanza della rivista letteraria sulle autrici slovene a Trieste. Prof. Miran Koœuta si è interrogato sul futuro della scuola letteraria slovena e si è soffermato sulla produzione letteraria di Vladimir Bartol. Sul primo incontro con Boris Pahor e sull’importanza della sua produzione letteraria nel più ampio contesto europeo si è soffermato il filosofo Evgen Bav@ar. In chiusura al simposio sono intervenuti Tatjana Rojc sulla matrice triestina nella poesia di Miroslav Koœuta e la prof. Ana Toroœ sulla poesia slovena e italiana a Trieste nella prima metà del 20° secolo. Rajko Dolhar (Primorski dnevnik, 27. 8. 2014) L’INTERVISTA La visita del papa vista dagli sloveni Alojz Rebula: «Grande Guerra, madre dei nazionalismi del ‘900”». Le grandi ideologie che hanno insanguinato il Novecento, nazionalismo, fascismo, comunismo, hanno le loro radici nella Prima Guerra Mondiale. Ad affermarlo è lo scrittore di lingua slovena Alojz Rebula, uno dei più importanti intel lettuali cattolici sloveni viventi. Nato a San Pelagio, in Provincia di Trieste nel 1924, lau reato in Filologia classica all'Università di Lubiana, è stato professore di latino e greco nelle scuole slovene di Trieste. Numerosi i suoi romanzi, saggi (molti di carattere teologi co), opere teatrali. Tra i suoi romanzi «Notturno sull'Isonzo» (pubblicato anche in italiano nel 2012 dalle edizioni Paoline) è quello che racconta meglio proprio i drammi della popo lazione slovena della Venezia Giulia, vittima prima del nazio nalismo italiano e fascista, poi del comunismo jugoslavo. Prof. Rebula, lei nella sua opera ha raccontato i drammi di questi territori causati da fascismo e comunismo. Quanta parte di queste vicende ha radici nella Prima Guerra Mondiale? «La Grande Guerra ha portato alla fine del falso ottimismo della fine dell'800, quando tutto ormai sembrava alla portata del genio umano, tanto la filosofia, con Hegel, Marx, Engels, quanto la fisica, con le grandi scoperte. La Grande Guerra ha dimostrato che il genio umano è capace anche di grandi sconfitte. E dopo quest'immensa sconfitta della Grande Guerra c'è stata una volontà di un nuovo ordine europeo. E da qui è germinata l'idea, ormai vecchia di cent'anni, di Marx, di un pianeta ideale in cui l'uomo potesse trovare la sua posizione ideale nel cosmo. Che cos'è nato da questo sogno di Marx lo sta dimostrando quanto accade oggi in Cina o in Corea del Nord. Dal comunismo, poi, per reazione, è nato il fascismo, lavorando senza una forma filosofica, com'era quella pur sbagliata di Marx, ponendo la razza come punto di riferimento ideale e nazionale. Da questo è germinata poi la Seconda Guerra Mondiale. Questi sono dunque i frutti nati dalla grande delusione della Prima Guerra Mondiale e dal sogno di creare un nuovo tipo di governo, concretizzatosi nella dittatura del proletariato o della razza e del sangue. Comunque anche questo sogno è crollato, dimostrando, ancora una volta, al cristiano almeno, la grandissima verità del peccato originale, nei confronti del quale il cristiano ha il grandissimo vantaggio della risposta data da Gesù Cristo». SLOVIT N° 8 del 30/9/14 pag. 15 E le divisioni nazionalistiche della Venezia Giulia che radici hanno nella Prima Guerra Mondiale? «Per quanto riguarda le divisioni nazionalistiche che hanno caratterizzato i nostri territori, esse hanno radice ancor prima della Grande Guerra, ma essa non ha fatto che inasprire i nazionalismi. E ciò è proseguito poi con il trattato di Parigi, che ha ridisegnato i confini dell'Europa, umiliando varie nazioni (basti pensare alla Germania, il che ha reso possibile l'ascesa di Hitler). Da noi il confine è arrivato a Postumia, un confine ingiusto, in quanto tagliava un territorio totalmente sloveno». Per gli Sloveni cos'ha rappresentato la Grande Guerra? «La Slovenia era allora sotto l'impero austroungarico nelle cui file anche gli sloveni hanno combattuto e sanguinato su tutti i fronti: serbo, russo, dell'Isonzo, al punto che anche oggi la parola Doberdò in Slovenia ha un sapore di sangue. Io stesso ho perso due zii: uno in Galizia e uno sul Piave». A cent'anni dalla Grande Guerra ritiene che la riconciliazione tra i popoli di queste terre si stia realizzando? «Nel nostro territorio del Friuli-Venezia Giulia l'atmosfera si sta calmando rispetto a quello che è stato decine d'anni fa. Ma guardando in modo più largo, ho l'impressione che il pianeta Terra sia rimasto quello che era. Basti guardare ai punti di crisi di oggi. Penso alla lotta fra i popoli slavi: ucraini e russi, croati e serbi. Quindi dopo decenni di marxismo, tante parole sulla fratellanza non sono riuscite assolutamente in nulla per quanto riguarda il riavvicinamento dei popoli slavi, per non parlare degli altri». Il Papa verrà a pregare a Redipuglia per le vittime di tutte le guerre. Che significato ha la sua visita? «La guardo dal punto di vista escatologico. Credo sia una viaggio che tocca più i morti che i vivi: non tutti i morti sono già nel regno di Dio e tra questi milioni di morti forse ci sono ancora moltissimi che hanno ancora da pagare i loro debiti al Creatore, nonostante la morte comandata di cui sono stati vittima li abbia probabilmente già salvati. Vedo in questa visita del Papa un atto di grande pietà per l'immensa sofferenza che hanno sopportato i nostri territori e un invito ad evitare tutto ciò che possa portare a nuove sofferenze nei contatti tra diverse nazioni». Che importanza ha secondo lei la preghiera per la pace? «Per il cristiano, tantissime volte non rimane altro mezzo che la preghiera. Abbiamo la parola di Cristo che ci dice: pregate e riceverete, bussate e vi sarà aperto. È Cristo stesso - che per noi cristiani è Dio in terra - che ci invita a pregare». S. D. (la Vita Cattolica, 11. 9. 2014 PUBBLICAZIONE Pahor: «L’apice della libertà è la cultura» «Quello che ho da dirvi», il nuovo volume dell’autore sloveno, frutto di un dialogo con i liceali «Dove c’è mancanza di giustizia e libertà nessuno mi ferma». Così esordisce Boris Pahor al Palaprovincia di Pordenonelegge, guadagnandosi le ovazioni in anticipo. Un SLOVIT N° 8 del 30/9/14 pag. 16 incontro decisamente under venti, ideato per i ragazzi che sono anche i protagonisti del suo nuovo libro. Lo scrittore ultracentenario ha presentato qui un’anticipazione di “Quello che ho da dirvi”, in uscita con Nuova Dimensione. Quello che ho da dirvi, appunto, tra generazioni lontane un secolo. Il libro è il frutto di un intenso dialogo che alcuni giovani studenti del liceo scientifico “Luigi Magrini” e dell’istituto tecnico commerciale “Giuseppe Marchetti” di Gemona del Friuli hanno avuto, nella Casa della cultura di Prosecco, con l’autore. Pahor e i ragazzi sono nati a 82 anni di distanza, all’incirca l’arco di tempo che lo storico Eric J. Hobsbawm ha definito “il secolo breve”. In effetti il loro dialogo, dai toni semplici e immediati, tocca eventi e argomenti che hanno determinato la storia del Novecento e che stanno alla base della nostra civiltà contemporanea: il tema dell’identità culturale, il localismo come difesa della massificazione culturale, la sostanziale differenza tra identità nazionale e nazionalismo, il principio di verità come bussola nei comportamenti umani di fronte alla Storia. Per spiegarlo l’autore scende direttamente sul campo biografico, descrive alla giovane platea la sua personale esperienza: «Quando ero in quarta elementare – dice – la Legge Gentile abolì lo sloveno dalle scuole e io mi ritrovai privato di qualcosa di fondamentale, costretto a scrivere in un codice che non mi apparteneva». Non è solo una questione identitaria: «Senza lingua non potevo immaginare il futuro». Ed è, quindi, al futuro dei ragazzi che lo scrittore si rivolge. Mettendoli in guardia su questioni di memoria «perché tutto si fonde continuamente nel presente», dice, e il presente deve custodire quelle sollecitazioni fatte di immagini e testimonianze in cui poter ritrovare il proprio senso. «Sono indagini possibili esclusivamente se c’è la possibilità di essere liberi – continua Pahor – e l’apice della libertà è rappresentata dalla cultura». Una specie di passaggio di consegne tra generazioni e che a breve potremo leggere nella nuova pubblicazione. m.b.t. (Il Piccolo, 18. 9. 2014) PUBBLICAZIONE Uscita la raccolta in lingua italiana di scritti di Boris Pahor È impossibile negare quanto lo scrittore sloveno di Trieste, Boris Pahor, sia tenace, a volte implacabilmente diretto, testimone del nostro tempo sempre più affermato nelle cerchie italiane e internazionali. È sempre più diffuso l’interesse non solo sulla sua creatività letteraria, ma anche su tutto ciò che le sta dietro. Saggi, interventi a diversi convegni, scritti autobiografici, riflessioni sulla storia del popolo sloveno, sulle minoranze e sulla coscienza, sull’identità dei piccoli popoli e altri scritti in lingua italiana, che spaziano dagli anni Sessanta ad oggi, rappresentano l’essenza del libro «Venuti a galla – scritti di metodo, di polemica, di critica» (Editrice Diabasis, Parma). L’opera è stata presentata lunedì 15 settembre nella Biblioteca statale “Stelio Crise” a Trieste. La raccolta dei testi è stata curata dal docente universitario Elvio Guagnini, al quale Pahor, in apertura della presentazione, ha attribuito il merito di aver conferito un messaggio attuale a un «mucchio di pagine ingiallite», come le ha definite lo scrittore. Pahor ha sottolineato come sia necessario a volte ricorrere a parole forti per richiamare l’attenzione di alcuni e metterli di fronte alla verità, diversamente non le ascolterebbero o ne traviserebbero il senso. Guagnini ha sottolineato che dal libro emerge fortemente la presenza slovena su questo territorio. Ha definito Pahor scrittore di testimonianza e di letteratura civile e nel contempo autore che rappresenta un ponte tra i mondi italiano e sloveno. La giornalista e autrice dell’opera su Boris Pahor «Figli di nessno», Cristina Battocletti ha sottolineato il carattere interculturale della vita e dell’opera di Boris Pahor. L’autrice è nata a Cividale e vive a Milano. A questo territorio la legano sentimenti forti e profondi, nonostante si tratti di una realtà la cui storia e complessità sono spesso per gli italiani difficili da cogliere. «Ho iniziato da giovane a leggere le traduzioni italiane delle opere di Pahor e di altri libri di letteratura slovena. Questo mi ha arricchito e mi ha permesso di crescere sul piano personale e professionale». Riscoprire e conoscere a fondo le proprie radici fa parte dell’essenza dell’uomo contemporaneo. L’italianista Gianni Cimador ha sottolineato come la fedeltà verso se stessi e la propria identità sia molto importante. Nel corso degli anni la città di Trieste è molto cambiata pur restando una metropoli plurilingue. Cimador reputa che questo sia un punto di partenza dal quale le giovani generazioni possono costruire un futuro migliore. «Il pericolo di dimenticare intenzionalmente il genocidio culturale è sempre in agguato e dobbiamo fare molta attenzione. Boris Pahor lo sottolinea costantemente», ha detto Cimador. Pahor resta, nonostante l’incedere degli anni, fervido difensore della lingua slovena, essenza della slovenità, delle identità nazionali come tali e della loro autonomia. Lui stesso da giovane ha provato amaramente cosa voglia dire essere costretti a rinnegare la propria lingua. Pahor ha rivolto un pensiero a tutti i popoli che devono lottare nella ricerca di una propria identità. P. D. (Primorski dnevnik, 11. 9. 2014) L’ANNIVERSARIO Don Mario Laurencig, testimone della fede Quest’anno la sagra a San Volfango, nelle Valli del Natisone, ha assunto un significato particolare, perché è stata dedicata a don Mario Laurencig, che ci ha lasciato 25 anni fa, dopo 55 anni di sacerdozio. Le sagre hanno un potere aggregante non indifferente. A San Volfango, piccola frazione montana di 40 anime, oltre cento persone hanno partecipato alla festa paesana. Questo indica che le sagre nei nostri paesi riescono ancora a riscuotere una certa partecipazione specialmente se fanno rivivere la cultura locale così strettamente legata alla fede, alla Chiesa e a tutta la nostra storia. Per questo motivo è necessario impegnarsi per preservare la vera natura di queste sagre, veicolo di cultura e tradizioni locali, evitando di omologarle alle altre. Per oltre mezzo secolo don Laurencig è stato testimone vivente della nostra vita, della nostra storia e cultura, della nostra lingua e soprattutto della nostra fede. Don Laurencig ha dimostrato come la fede rappresenti un punto di forza di tutto ciò che di bello e prezioso c’è al mondo. La bellezza, il valore e la ponderatezza vengono ulterior- mente valorizzate dalla fede. Più volte i cristiani e soprattutto i sacerdoti sono stati oggetto di critiche, i secondi accusati di essere nullafacenti e inutili. Don Laurencig era l’esatto opposto, attento e impegnato tutto il giorno ad aiutare la gente anche semplicemente nel ritiro della pensione. Ogni giorno in sella alla sua moto o con la sua Topolino andava per uffici a Cividale o a Udine. In questo modo ha fatto capire che il fulcro della nostra fede sta nell’amore verso Dio e il prossimo. Questo insegnamento è quanto di più prezioso ci abbia lasciato in eredità don Laurencig. A lui è stata dedicata una targa affissa sulla facciata della chiesa. Il terzo dato interessante della sagra è stata la predica del vescovo emerito mons. Pietro Brollo, che ha celebrato la messa con altri sacerdoti e che è particolarmente legato alla nostra chiesa. Brollo ha ricordato con parole sentite la figura di don Laurencig e la sua cura dei fedeli della parrocchia. Ha sottolineato il forte legame tra fede e cultura, sintetizzato emblematicamente nell’esempio di don Laurencig. Con sincero trasporto mons. Brollo ha evidenziato la necessità di preservare la lingua e cultura locali. Si è commosso quando ha sentito leggere il Vangelo in sloveno e gli sono riaffiorati alla mente i pensieri e le preoccupazioni che accomunano sloveni e friulani impegnati a tutelare le loro peculiarità, un motivo d’orgoglio. La lingua è la nostra identità e la nostra anima, che non possiamo rinnegare o dimenticare. Perché così facendo perderemmo noi stessi e le nostre radici. Belle parole che dimostrano anche il legame affettivo di mons. Brollo verso la nostra realtà. Gli siamo grati e auspichiamo che anche i suoi successori facciano sapientemente tesoro delle sue parole. Per noi tutti, dunque, lo scorso 20 luglio è stato un giorno speciale! Marino Qualizza (Dom, 31. 7. 2014) SOTTO LA LENTE Per il pluralismo e la democrazia Il quindicinale «Dom» sotto attacco. Qualcuno vuole spegnere una voce libera e per questo scomoda? Il quindicinale Dom riveste un ruolo insostituibile per gli sloveni della provincia di Udine, in quanto mezzo di informazione e strumento di promozione linguistica. Pertanto non intende rinunciare per alcuna ragione al suo impegno ispirato ai valori cristiani nel rispetto dell’eredità dei sacerdoti che hanno fatto sì che l’identità di Benecia, Resia e Valcanale si conservasse fino ai nostri giorni. Nella riunione del gruppo redazionale, tenutasi lo scorso 30 luglio, è stata espressa grande preoccupazione per la pesante riduzione (un terzo) dei contributi pubblici alla cooperativa Most, editrice del quindicinale, ma è emersa altresì la volontà di continuare senza timori a dare voce alla comunità slovena da Tarvisio a Prepotto, senza condizionamenti di sorta, ma volti esclusivamente alla promozione umana e alla tutela dei diritti della nostra gente. «Il nostro impegno proseguirà anche se fossimo costretti a ricorrere al ciclostile», è stato affermato, palesando il timore che siano in atto manovre per spegnere una voce libera e indipendente, in quanto tale di intralcio ai fautori del pensiero unico all’interno della minoranza slovena. Non è vittimismo! Pochi giorni dopo la riunione è stata pubSLOVIT N° 8 del 30/9/14 pag. 17 blicata una lettera del presidente dalla Slovenska kulturno-gospodarska zveza, Rudi Pavœi@, all’assessore regionale Gianni Torrenti e ai membri della Commissione consultiva per la minoranza slovena, nella quale lo scrivente, tra l’altro, rivendica la paternità del disegno dal quale trapela il desiderio di spegnere il Dom col pretesto di razionalizzazioni e risparmi, nonché la presunta maggiore efficacia di un solo giornale per gli sloveni della provincia di Udine. Come concepisca il «nuovo» mezzo d’informazione, Pavœi@ lo lascia intendere laddove mostra di non gradire la linea del Dom in occasione delle recenti elezioni comunali e ancor più sulla triste vicenda (forse si è persa un’occasione storica!) del mancato avvio dell’istruzione bilingue nelle Valli del Torre, dovuta in primo luogo a divergenze tra esponenti dell’organizzazione che lui presiede. Ma, piuttosto di meditare sugli errori, se la prende con chi ha adempiuto solo al dovere di informare. L'indebita ingerenza ha, tuttavia, il pregio di evidenziare ulteriormente quanto il Dom sia indispensabile al pluralismo e al dibattito democratico in Benecia, Resia e Valcanale. Il direttore e il gruppo redazionale (Dom, 31. 8. 2014) L’OPINIONE La lettera di Pavœi@ dice che ho colto nel segno Nella riunione della Commissione consultiva regionale per gli sloveni, in considerazione delle sempre maggiori ristrettezze finanziarie in cui viene a trovarsi la componente di ispirazione cristiana, che fa riferimento al quindicinale Dom, alla cooperativa Most, e all’Associazione don Blanchini, ho espresso qualche considerazione sui privilegi dei quali la componente ex comunista ha goduto nel secondo dopoguerra, potendo gestire autonomamente gli aiuti finanziari destinati a tutta la minoranza. Dopo il crollo della Jugoslavia, il fatto di dover condividere le risorse economiche non pare sia stato gradito e le conseguenze sono visibili nei continui tentativi di riappropriazione. Io non l’ho mai digerita questa invadenza e l’ho fatto capire nel mio intervento in commissione. Credevo che un commissario – tra l’altro in una riunione non aperta ai mezzi di informazione – potesse esprimere liberamente il proprio pensiero, anche mettendo i puntini sulle i, senza peraltro esprimere giudizi sulle persone, ma interpretando i fatti conosciuti. Apriti cielo! Si vede che ho colpito nel segno, affrontando argomenti scabrosi e mai risolti, a giudicare dalla reazione del commissario Pavœi@, che ha minacciato di abbandonare la seduta. A qualche giorno di distanza, ecco in evidenza sul quotidiano triestino in lingua slovena il testo di una lettera dello stesso Pavœi@ all’assessore Torrenti. Fuoco e fiamme per aver «trattato sgarbatamente – grobo obravnaval» la consorella Skgz ed il suo operato in provincia di Udine. E meno male che mi sono limitato territorialmente! La lettera abbonda di meriti dell’Skgz, tra i quali perfino quello di avermi dato lavoro. È vero, ma ricordo a Pavœi@, che nel colloquio col mitico Œiœkovi@, primo direttore dello Slori, nel lontano 1979, avevo dichiarato senza mezzi termini che io avrei lavorato nella e per la comunità slovena della provincia di Udine, ma che nel lavoro non avrei mai venduto la mia coscienza e la mia libertà di pensiero. So di aver dato parecchi SLOVIT N° 8 del 30/9/14 pag. 18 grattacapi all’organizzazione e non sono mancati seri tentativi di mettermi alla porta. Comunque a Pavœi@ rispondo semplicemente che dando alla stampa la lettera indirizzata a Torrenti ha messo ancora una volta in mostra i propri metodi. Per essere onesto, avrebbe dovuto esporre ai lettori il contenuto, magari dettagliato, delle mie «sconsiderate considerazioni» (Torrenti aveva già sentito e capito tutto!), così tutti avrebbero potuto condannarmi, e mettermi al patibolo, o assolvermi. Ma sulla base di un loro giudizio, non di quello del presidente della Skgz – parziale e fazioso almeno quanto il mio –. E il giornale che l’ha pubblicato, che dovrebbe essere di tutti ed imparziale, avrebbe dovuto avere cura di raccogliere anche la mia opinione. Sarebbe sempre tardi fare un’analisi storica onesta e ragionata sull’evoluzione della problematica etnolinguistica di questo pezzo di territorio abitato da sloveni e chiedersi magari se non ci sia anche qualche colpa grave nella gestione della problematica stessa, visti – come non bastasse – i risultati nelle ultime elezioni comunali dei candidati sostenuti dall’organizzazione di Pavœi@. Dopo quarant’anni di studi e riflessioni sulle nostre questioni non mi venga ad insegnare Pavœi@ come avrebbe dovuto essere affrontato il problema identitario nelle nostre valli per uscirne vittoriosi. Ma, l’ho capito già molto tempo fa, per gente come lui la questione identitaria è l’ultima; nelle preoccupazioni la principale non è neppure quella culturale, ma quella economica. Gestire, amministrare, controllare, mettere il cappello su ogni iniziativa… è chiaro che alla fine qualcosa si fa. Applauso! Mi ricordo le discussioni con Paolo Petricig, ai tempi delle battaglie per affermare il diritto al pluralismo interno alla minoranza (organizzazioni, scuola, attività, ecc.). Più volte gli avevo ribadito che con la prassi del «quello che è mio, resta mio; quello che non è mio, o lo diventa o non vale!» non si va lontano. Sono stato abbastanza tranquillo fino a che non è cominciata la campagna fratricida – subdola e apparentemente logica – che passa sotto la parola «dvoj@ki-gemelli», prospettando risparmi e potenziamenti. Pavœi@ lo ribadisce ancora nella sua lettera. Ma i gemelli da togliere di mezzo, naturalmente, non erano e non sono quelli protetti da lui. In fondo è il succo di quanto ho detto in commissione. E che Pavœi@ – non solo lui – si arrabbiasse era nel conto. Riccardo Ruttar (Dom, 31. 8. 2014) PULFERO - PODBONESEC I primi dieci anni della Kme@ka zveza Recentemente, l’Unione agricoltori della provincia di Udine ha festeggiato i suoi primi dieci anni di attività. Lo ha fatto presso la trattoria “Alla trota” a Pulfero. Il segretario provinciale, Stefano Predan, ha sottolineato la volontà dell’associazione di svilupparsi anche intensificando la collaborazione con la Slovenia e lavorando insieme a progetti europei. L’inattesa crescita dell’organizzazione è stata sottolineata dal presidente provinciale, Giuseppe Specogna, il quale l’ha definita un segnale di ottimismo nonostante l’attuale crisi economica globale. A nome del ministro sloveno per l’Ambiente e l’agricoltura, Dejan ˘idan, è intervenuto il suo segretario, Vladimir #eligoj, che ha ringraziato la Kme@ka zveza per il suo ruolo di collante tra Valle dell’Isonzo e area d’oltre confine, nonché la sua importanza per i rapporti tra la Regione Fvg e la Slovenia. Ha auspicato una collaborazione fruttuosa anche nell’ambito della cooperazione europea 20142020. Il fondamentale ruolo dell’organizzazione nel valorizzare e promuovere lo sviluppo economico del territorio è stato sottolineato dal presidente regionale della Kme@ka zveza, Franc Fabec. È intervenuto anche Alojz Debellis, che per molti anni è stato presidente regionale della Kme@ka zveza e grazie al quale è nata, nel 2004, la sezione provinciale di Udine. Numerosi i politici presenti, tra i quali il consiglieri regionali Cristiano Shaurli e Igor Gabrovec, i quali hanno sottolineato il ruolo della Kme@ka zveza quale volano per lo sviuppo economico del territorio; i presidenti provinciali della Confederazione delle organizzazioni slovene, Giorgio Banchig, e dell’Unione culturale economica slovena-Skgz, Luigia Negro, hano evidenziato come l’organizzazione oltre ad essere la più importante acquisizione per gli sloveni della provincia di Udine, rappresenta anche un’opportunità per il futuro dei giovani. (Novi Matajur, 17. 9. 2014) UDINE - VIDEN Cresce la richiesta di sloveno Il consigliere Mario Canciani racconta il successo del progetto «Intercultura» Anche quest’anno grande successo del progetto Intercultura del Comune di Udine, tra i cui obiettivi ci sono l’alfabetizzazione slovena e la conoscenza della cultura slovena. Tra il 29 maggio e il 2 giugno, un gruppo di 12 studenti che avevano frequentato durante l’anno il corso di lingua slovena a Godia hanno intrapreso una vacanza-studio a Maribor. Questa gita d’istruzione, novità del corso di quest’anno, dà la possibilità a chi lo desidera di fare una vera e propria full immersion nella lingua e nella cultura slovene. «La gita – afferma il consigliere comunale dott. Mario Canciani, che da quattro anni organizza questi corsi di sloveno – verrà riproposta, apportando le opportune modifiche, anche gli anni successivi». Il viaggio a Maribor è stato un modo per rivitalizzare il gemellaggio di Udine con la città slovena. «Il gemellaggio – spiega Canciani – è stato, però, rifondato non a livello istituzionale, coinvolgendo i sindaci, bensì dal basso, cioè dalle realtà di volontariato, perché una parte dei partecipanti al corso fa parte delle associazioni attive sul territorio, quindi, Protezione civile, Associazione orti urbani, donatori di sangue, alpini, pazienti dell’associazione Alpi (Associazione Allergie e Pneumopatie infantili, ndr). I membri di ogni associazione hanno incontrato i loro omologhi sloveni che insieme hanno dato vita ad eventi e manifestazioni al di qua e al di là del confine». Il corso di sloveno quest’anno era destinato a 40 iscritti, cifra che viene raggiunta e superata nel giro di due o tre giorni dall’uscita del bando. Secondo una ricerca dello Slori, l’Istituto di ricerca sloveno, si tratta del corso più seguito in Regione. «Abbiamo scelto di mettere il numero chiuso – fa sapere Canciani –, ma ogni anno sforiamo». Agli studenti vengono proposti dieci incontri di due ore l’uno. Non sono solo volti all’insegnamento della lingua slovena, ma vengono strutturati in modo tale che chi partecipa abbia anche le coordinate di quella che è la cultura slovena. Il 30% dei partecipanti è di origine slovena e desidera recuperare il rapporto con una lingua e una cultura che ha avuto modo di conoscere poco, perché i genitori si sono dovuti trasferire a Udine. Il resto sono friulani. «Ci ha colpito che c’è una grandissima richiesta soprattutto da parte dei giovani, che intendono sfruttare la lingua slovena nel mondo del lavoro», ha detto ancora Canciani. Il futuro del progetto «Intercultura», come molte attività nell’ambito culturale, del resto, è legato alle incertezze economiche. «Il comune di Udine aveva promesso di dare supporto alla visita di istruzione di quattro giorni a Maribor, ma poi ha dovuto fare un passo indietro. La gita pertanto è stata finanziata un po’ dall’Associazione Alpi, un po’ dai partecipanti al corso». Ilaria Banchig (Dom, 31. 7. 2014) CIVIDALE - #EDAD Salute, «Non lasciateci soli» Appello dei sindaci delle Valli La presidente Serracchiani e l’assessore Telesca hanno spiegato la nuova riforma sanitaria L’ospedale di Cividale non chiude. Nella riforma della sanità non c’è scritto da nessuna parte», così ha detto la presidente della Regione, Debora Serracchiani, intervenuta insieme all’assessore alla Salute, Maria Sandra Telesca, al consiglio comunale di Cividale dedicato all’ospedale, lunedì 15 settembre. «Si tratta – ha spiegato proprio l’assessore alla sanità Maria Sandra Telesca – di specializzare l’ospedale, dandogli un’identità precisa». Questo può avvenire anche in un’ottica di collaborazione transfrontaliera. Già dal 2013 i cittadini europei possono essere curati ovunque, ovviamente nell’ambito dei 28 Paesi membri. «Per fare questo passo, però, è necessario che l’ospedale si specializzi – ha detto il consigliere regionale Cristiano Shaurli – in modo tale che l’offerta diventi complementare a quella proposta nei vicini comuni sloveni. Sono previsti, in questo senso, investimenti tecnologici, per migliorare l’offerta e rendere l’ospedale adatto alle esigenze del territorio». Al tavolo delle autorità erano presenti anche i sindaci di Caporetto, Darja Hauptman, di Bovec, Siniœa Grmovœek, di Tolmino, Uroœ Bre¡an e il prefetto di Tolmino, Zdravko Likar. «I nostri Comuni – ha detto Bre¡an parlando anche a nome dei colleghi – sono vicini a questo territorio. Collaboriamo spesso per progetti che riguardano, per esempio, il turismo. Abbiamo il buon esempio della collaborazione tra gli ospedali di Œempeter e di Gorizia. Auspichiamo che la Regione riesca a istituire anche per questa zona una collaborazione di questo tipo». «La riforma desta nei nostri territori molta preoccupazione – ha detto il sindaco di Drenchia, Mario Zufferli, parlando a nome dei sindaci delle valli del Natisone, di Prepotto e Torreano –. Le nostre zone, considerate disagiate, non possono essere private di un servizio indispensabile come quello dell’ospedale. È necessario che l’ospedale di Cividale continui a garantire un Pronto Soccorso aperto 24 ore su 24 e che le persone anziane che vengono ricoverate possano ricevere l’adeguata assistenza e sentirsi vicine a SLOVIT N° 8 del 30/9/14 pag. 19 casa». «La montagna – ha continuato Zufferli – nell’ultimo periodo ha ricominciato a vivere. Non lasciateci soli. È solo con la presenza dell’uomo che questi territori potranno rivivere». «Una riforma della sanità è necessaria – ha detto il consigliere regionale Cristiano Shaurli –. Non si tratta di abbattere i costi, ma di rendere il sistema più efficiente. È, a mio avviso, ancora più irresponsabile mantenere lo status quo, condannando i nostri territori ad una lenta agonia». Il consiglio comunale che ha visto una folta partecipazione dei cittadini del cividalese e di tutte le zone limitrofe, è stato introdotto dal padrone di casa, mons. Livio Carlino che ha parlato a nome dei consigli pastorali delle foranie di Cividale e San Pietro al Natisone. «Non entriamo nel merito di scelte tecniche di riassetto: ma vogliamo ribadire che non si può riformare la sanità a prescindere dall’individuo. Le nostre valli sono abitate in netta prevalenza da anziani e persone sole. Assicurare loro assistenza è un preciso compito della politica: non ci riconosciamo in una società che esclude dai servizi essenziali chi vive in territori ai margini». Ilaria Banchig (Dom, 15. 9. 2014) ALTO FRIULI Con le lingue minoritarie più vicini agli utenti Nuovo sito internet dell’Azienda Servizi sanitari n.3 in italiano, sloveno e friulano Da fine luglio il sito internet dell’Azienda Servizi sanitari n.3 si è arricchito di nuove sezioni in lingua friulana e slovena. Le due sezioni sono curate dai responsabili degli sportelli dell’azienda per la lingua friulana, Sara Maieron, e slovena, Luciano Lister, e nascono dall’esigenza del sito di raggiungere la più ampia utenza, di soddisfare le richieste dei cittadini nonché di facilitarne la ricerca e l’accesso alle informazioni. L’impostazione grafica del nuovo sito internet è stata curata dalla ditta Insiel SpA, mentre il personale dell’Ufficio per il marketing sociale AS3, diretto da Olga Passera, ha curato i contenuti e la traduzione. Già da tempo l’Azienda è impegnata a promuovere tutte le lingue minoritarie, che gli utenti utilizzano nel territorio di competenza e cioè il friulano, lo sloveno e il tedesco. L’Azienda è infatti consapevole del fatto che attraverso le lingue minoritarie è più facile raggiungere gli utenti. Lo potete constatare direttamente consultando il sito www.ass3.sanita.fvg.it. R. D. (Dom, 31. 7. 2014) mentario che la Struttura di programmazione in lingua slovena della Sede Regionale della Rai per il Fvg ha dedicato al poeta resiano Renato Quaglia. La regista Marija Brecelj, che da anni si occupa in prima persona anche della trasmissione radiofonica «Ta rozajanski glas/La voce della Val Resia» che viene trasmessa dalla stessa struttura ogni sabato, coadiuvata dall’operatore Francesco Montenero e dal montatore Alex Puri@, ha scelto di raccontare il poeta resiano attraverso tre luoghi particolarmente significativi: la “plan¡na” ovvero lo stavolo, in dialetto resiano, che si trova sopra Solbica/Stolvizza – luogo del cuore e del fuoco –, Ljubljana – luogo della conoscenza e del ricordo – e Udine, luogo di decantazione e di affinamento. Importanti sono anche le strade che portano a questi luoghi e ne fanno in qualche maniera parte. Durante questo viaggio due incontri aiutano a capire la dimensione del personaggio. Il primo quello con Milko Mati@etov, accademico di Ljubljana, a cui va il merito di aver raccolto e fatto conoscere moltissimo materiale etnografico resiano, e poi quello con Roberto Dapit, che aiuta a comprendere meglio alcuni aspetti della personalità di Renato Quaglia. Nel video si alternano con naturalezza il resiano, lo sloveno e l’italiano, illustrati da immagini a tratti anche di archivio. Della minuscola équipe che ha portato avanti il progetto hanno fatto parte anche alcuni operatori culturali che operano a Resia per la valorizzazione della variante dialettale locale della lingua slovena, ovvero il resiano, che si sta inesorabilmente perdendo, che non appaiono in prima persona, me che hanno avuto un ruolo importante nell’ideazione. Anche nel documentario il poeta, nato a Stolvizza e che per lungo tempo ha lavorato in valle per la salvaguardia non solo delle tradizioni e della lingua, ma anche per lo sviluppo economico attraverso importanti realtà produttive, alcune tuttora esistenti e attive, mette in guardia da una falsa resianità svuotata di quasi tutta la sua vera identità che invece in questo lavoro emerge arricchita di quella vena poetica di cui alcuni resiani erano e sono dotati. (…) (Dom, 15. 9. 2014) SLOVIT/SLOVENI IN ITALIA Quindicinale di informazione DIRETTORE RESPONSABILE: GIORGIO BANCHIG EDITRICE: most società cooperativa a r.l. PRESIDENTE: GIUSEPPE QUALIZZA DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE: 33043 CIVIDALE DEL FRIULI, BORGO SAN DOMENICO, 78 TELEFONO: TEL/FAX 0432 701455 E-MAIL [email protected] STAMPA IN RESIA - REZIJA I tre “luoghi” della vita di Quaglia La Rai del Fvg ha realizzato un documentario sul poeta resiano Renato Quaglia «Tur¡je kraji Düœe - Tre luoghi della Vita» è il titolo del docuSLOVIT N° 8 del 30/9/14 pag. 20 PROPRIO REG. TRIB. UDINE N. 3/99 DEL 28 GENNAIO 1999 ASSOCIATO ALL’UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA UNA COPIA = 1,00 EURO ABBONAMENTO ANNUO = 20,00 EURO C/C POSTALE: 12169330 MOST SOCIETÀ COOPERATIVA A R.L. - 33043 CIVIDALE
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