Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Numero 139 11 Febbraio 2014 89 Pagine Novità Honda CX-01, dall’India una proposta trasversale Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Nico Cereghini Tino Brambilla, l’aquila sul serbatoio e le sfide epiche che ritornano Internazionali d’Italia a Cairoli L’ufficiale KTM non sbaglia un colpo e si aggiudica le due gare | prova crossover | Honda NC750X DCT da Pag. 2 a Pag. 13 All’Interno NEWS: Le marche e le moto più vendute in Italia | M. Clarke Nuova sovralimentazione innovativa per Kawasaki? MOTOGP: Marquez domina la tre giorni di test a Sepang | SBK: Test Jerez, inizia la sfida Melandri-Sykes Honda NC750X DCT PREGI Comfort e facilità di guida DIFETTI Protezione dall’aria e gomme su strada Prezzo 7.990 € Prova crossover Come prima, più di prima! La media più venduta in Italia cresce nella cilindrata, da 670 a 745 cc, cresce nella coppia, nella potenza e nelle prestazioni. Ma il look non cambia. Sale di poco anche il prezzo che è di 7.990 euro. 6.990 per la versione con cambio manuale di Cristina Bacchetti 2 3 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica motore e lo si gusta ancor più durante la marcia, ha decisamente tirato fuori un bel vocione. Novità anche per quanto riguarda l’elemento distintivo del modello: il cambio a doppia frizione Dual Clutch Transmission, che debuttò nel 2010 sulla VFR1200F per poi perfezionarsi l’anno seguente con la sua seconda generazione, proprio sui modelli NC e Integra. Ad oggi il 7 delle moto Honda a listino propone una versione DCT e, per la NCX 2014, è da segnalare un upgrade del software di gestione, che va a migliorare la risposta del sistema in fase di scalata. Ricordiamo che le tre modalità di cambiata proposte dal DCT sono: la manuale (MT) che consente di cambiare marcia agendo sulla paletta che si trova sul lato sinistro del manubrio, senza perdere quindi il gusto proprio della guida. E la modalità automatica (AT), che propone due differenti impostazioni selezionabili attraverso l’apposito pulsante posto sul lato destro del manubrio, ma nella parte anteriore del blocchetto. Selezionando la modalità Drive Media I n primis la potenza del propulsore bicilindrico: rispetto alla prima versione, lanciata nel 2011, la cilindrata sale di 75 cc grazie all’alesaggio aumentato di 4 mm mantenendo invariata la corsa: da 73x80 mm a 77x80 mm. Invariato anche il rapporto di compressione, pari a 10,7:1. Aumenta la potenza massima, che passa da 35 kW (48 cv) a 40,3 kW (55 cv) a 6.250 giri al minuto; e salgono i valori della coppia massima, che passa da 60 a 68 Nm a 4.750 giri al minuto. La nuova configurazione del motore prevede inoltre l’introduzione di un secondo contralbero di bilanciamento, per evitare vibrazioni agli alti regimi. Con l’incremento dei numeri relativi a coppia e potenza si è resa necessaria una rapportatura del cambio più lunga del 6%, che va ad aumentare di 12 km/h la velocità massima della NCX, 4 Scarica l’APP del Magazine Prova (D) si avrà una risposta più dolce del motore e, di conseguenza, un minor consumo di carburante. La modalità Sport (S)punta invece al divertimento e lascia il motore libero di salire per qualche giro prima della cambiata. In qualunque momento, durante l’utilizzo del cambio automatico sia in modalità D che S, è possibile intervenire manualmente, agendo sulle palette al manubrio dedicate alla modalità MT. Il mode automatico rientrerà in funzione autonomamente. Nulla di invariato quanto riguarda il telaio in tubi di acciaio: ritroviamo la struttura a diamante che caratterizza la famiglia NC (sigla che sta per “New Concept”), l’interasse è sempre di 1.450 mm e l’inclinazione del cannotto di sterzo di 27°. Al comparto sospensioni ritroviamo la forcella telescopica con steli da 41 mm ed escursione di 153,5 mm, così come il mono regolabile nel precarico molla, che lavora per interposizione di leveraggi progressivi secondo lo schema Pro-Link, con un’escursione di 150 mm. Di serie sulla NC750X l’impianto pecca lamentata da alcuni sulla versione da 670 cc. Nello specifico, i rapporti della versione 750 con cambio a doppia frizione DCT sono stati allungati del 6% nelle marce dalla prima alla quinta e del 3% per la sesta marcia. Queste accortezze dedicate alla nuova configurazione del propulsore hanno altresì puntato a diminuire i consumi già parsimoniosi della NCX: Honda dichiara ora una percorrenza di 28,9 chilometri con un litro di carburante rispetto ai precedenti 27,9, che si traducono in quasi 400 chilometri di autonomia con un pieno del serbatoio da 14,1 litri. Ovvio, molto dipende dall’uso che si fa della manopola del gas: sta di fatto che per scendere sotto i 25 chilometri per litro la NC ha bisogno di essere “maltrattata” un bel po’. E’ di nuova concezione anche l’impianto di scarico, più nello specifico il silenziatore che, ce ne si accorge al primo avvio del 5 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito frenante con ABS a due canali che si avvale di due dischi wave: anteriore da 320 mm e pinza a due pistoncini, posteriore da 240 mm e pinza a singolo pistoncino. La versione da 700 era invece equipaggiata di serie con in sistema CABS a frenata combinata, stessi dischi e stesse misure. Invariato il layout della strumentazione digitale con tachimetro numerico, contagiri a barre, orologio, indicatore del livello carburante e due contachilometri parziali. Arrivano però sulla settemezzo il sempre gradito contamarce (anche sul modello con cambio manuale) e il comodo computerino di bordo che ci informa sul consumo medio e istantaneo e sull’autonomia di carburante residua. Ultimo ma non ultimo: nessuna modifica all’estetica. L’evidente successo del modello (a gennaio 2014 NC è già in testa alla classifica delle vendite) ha probabilmente invogliato gli uomini Honda a tenere a riposo i designer. Qualcuno tra gli utenti, magari ingolosito dal cambio di cilindrata e dall’aumento di potenza, potrebbe però rinunciare all’acquisto proprio 6 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Prova per via del mancato restyling estetico. Ritroviamo con piacere il capiente vano portacasco nello spazio usualmente riservato al serbatoio, che sui modelli NC è invece alloggiato nella parte posteriore della moto e raggiungibile dal sottosella del passeggero. Il prezzo sale ma, come la cilindrata, non di molto: dai 7.590 Euro della versione 700 si arriva ora ai 7.990 della 750. Come va Saliamo dunque in sella alla rinnovata NCX con l’intento di cogliere a pieno le novità offerte dal “pimpato” propulsore, ma i numeri riguardanti l’incremento di potenza e coppia sono poco percettibili alla guida; la NCX è sì più briosa, ma quello che rileviamo più chiaramente - e che va a colmare come già accennato una lacuna del precedente modello - è la sensazione di un allungo più deciso e presente: se con la 700 agli alti regimi si avvertiva un calo dell’erogazione, la 750 si dimostra invece più lineare e costante, oltre che più veloce. Anche l’upgrade riservato al cambio La NCX è sì più briosa, ma quello che rileviamo più chiaramente - e che va a colmare come già accennato una lacuna del precedente modello - è la sensazione di un allungo più deciso e presente 7 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Prova aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb DCT si fa sentire: quella sensazione di una scalata a volte un po’ lenta o inopportuna (ad esempio durante una curva) presente sulla versione precedente è stata debellata con un aggiornamento del software e risulta ora più precisa, oltre che dolce negli innesti. In modalità automatica Drive il sistema va inoltre a riconoscere lo stile di guida del pilota e, in caso di necessità, si autoregola per reagire in maniera più brillante, per poi tornare alla sua erogazione più blanda. Un accorgimento quasi impercettibile alla guida, ma indubbiamente utile così come la possibilità di intervenire manualmente sulla scalata quando si ha bisogno di uno sprint di potenza, ad esempio per effettuare un sorpasso o per affrontare un tornante. Nuovamente promosso a pieni voti quindi il cambio DCT, che fa storcere il naso ai bikers più navigati, ma che è indubbiamente un ottimo 8 compromesso per chi fa della moto un uso quotidiano, senza doversi negare il piacere di un cambio manuale quando la porta fuori città. Positivo il feeling di guida: la NCX è una Honda a tutti gli effetti, con la proverbiale facilità di utilizzo che caratterizza le moto della Casa alata, la confidenza immediata e il relativo divertimento; e positiva la sensazione di comfort in sella: gli 830 mm che separano il guidatore da terra non sono pochi, ma non mettono in crisi neanche i piloti meno alti, grazie alla seduta stretta e al peso della moto contenuto (229 chili in ordine di marcia, uno in meno rispetto alla 700). L’ergonomia alla guida è da vera tourer: si ha una piacevole sensazione di controllo grazie al manubrio alto e al serbatoio che si lascia stringere tra le ginocchia, visto il posizionamento rialzato delle pedane. La posizione eretta e il cupolino minimal lasciano però il guidatore esposto alle intemperie e, sulle lunghe percorrenze ad alte velocità, potrebbe tornare utile un parabrezza maggiorato, ovviamente disponibile come optional. Da sottolineare che, anche negli spostamenti in coppia, la NC750X mette comodi entrambi i suoi ospiti: lo spazio riservato al passeggero è ampio e confortevole, con due maniglioni di sicurezza ai quali tenersi. Le doti ciclistiche si confermano buone sia per quanto riguarda l’agilità che la stabilità: nonostante il forte vento che ha accompagnato tutta la nostra prova e le velocità elevate tenute in alcuni tratti, la NC non si è mai scomposta: anche nei curvoni veloci – situazione in cui è semplice mettere in crisi motorette della sua stazza - il feeling con la piccola crossover è ottimo, sbacchettamenti e vibrazioni sono da ritenersi decisamente… non pervenuti! L’impianto frenante è dotato del 9 10 11 Colorazioni, prezzi e accessori Le colorazioni disponibili sono quattro: Sword Silver Metallic, Graphite Black, Mat Pearl Cool White e Candy Arcadian Red. Come già segnalato in precedenza il prezzo f.c. della NC750X è di 7.990 Euro. Se preferite la versione con cambio manuale la spesa scende di 1.000 Euro. Honda propone inoltre una lunga lista di accessori pensati per personalizzare e migliorare la NC: bauletto portaoggetti da 35 o 45 litri con borse interne, kit borse laterali da 29 litri con relativo pannello decorativo e borse interne, per chi ne vuole fare una piccola viaggiatrice. E poi l’utile parabrezza alto, i pannelli laterali per il cupolino, i deflettori per gambe e piedi, kit fendinebbia a LED e protezioni tubolari. Non mancano manopole riscaldabili, cavalletto centrale e antifurto con allarme. ABBIGLIAMENTO sempre gradito ABS a due canali che interviene – in maniera molto discreta – al fine di evitare spiacevoli bloccaggi in caso di frenate improvvise. La leva del freno è regolabile su 6 posizioni e a chi si stesse chiedendo se non sarebbe opportuno aggiungere un secondo disco anteriore, giriamo direttamente la risposta che i Signori di Honda ci hanno dato in merito: «Su una moto di questo tipo un buon disco di grandi dimensioni è sufficiente e, a nostro avviso, è meglio di due dischi, magari di dimensioni minori». E, aggiungiamo noi, visto il peso contenuto della moto e la sicurezza offerta dall’ABS, la frenata è da considerarsi assolutamente buona. Unica modifica che abbiamo poco gradito riguarda la nuova gommatura: pensata per migliorare la moto nell’utilizzo offroad (che si suppone ben pochi faranno della NC), toglie un po’ di feeling su strada. Un appunto però, a seguito di quest’affermazione, è da fare: il nostro test si è svolto in Grecia dove in quanto a salsedine, asfalto “a specchio” e meteo avverso non ci siamo fatti mancare proprio nulla. Ci proponiamo quindi di mettere di nuovo alla prova le coperture della NC in condizioni più clementi, sia per noi che per la moto. 12 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica SCHEDA TECNICA Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Prova Casco GIVI X.01 Tourer Giacca Ixon Fulgura Jeans Spidi Furious Guanti Spidi Lady Scarpe Forma Urban Touch Hi-Dry Honda NC750X DCT ABS € 7.990 Tempi: 4 Cilindri: 2 Cilindrata: 745 cc Disposizione cilindri: paralleli Raffreddamento: a liquido Avviamento: E Potenza: 55 cv (40.3 kW) / 6250 giri Coppia: 68 Nm / 4750 giri Marce: 6 Cambio Automatico Freni: D-D Misure freni: 320-240 mm Misure cerchi (ant./post.): 17’’ / 17’’ Normativa antinquinamento: Euro 3 Peso: 215.9 kg Lunghezza: 2210 mm Larghezza: 830 mm Altezza sella: 830 mm Capacità serbatoio: 14.1 l Segmento: Turismo 13 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica News Costantino Paolacci “Le NC ora sono delle settemezzo a tutti gli effetti” di Cristina Bacchetti | Costantino Paolacci, Responsabile comunicazione di Honda Italia, in occasione del test stampa della Honda NC750X DCT, ci spiega la scelta dell’incremento di cilindrata e ci svela una piccola curiosità sulla prossima Africa Twin C ome mai la scelta di un incremento di cilindrata contenuto, dopo così poco tempo dal lancio della versione da 670 cc? «E’ stata una scelta dettata dalla volontà di portare la serie NC, compreso l’Integra, al livello della patente A3 e quindi di poterla proporre come una maximoto, ma abbordabile: ora sono delle settemezzo a tutti gli effetti, una cilindrata che ”suona” anche da maxi. Sono comunque passati due anni dal lancio, quindi un tempo normale per lo sviluppo di un modello di successo e l’incremento di cilindrata non è eccessivo, ma nemmeno contenuto: si passa da 670 a 745 cc, ci sono 7 cavalli e 8 Nm di coppia in più. Le moto sono più veloci sia per quanto riguarda la ripresa che la velocità massima e comunque i consumi si sono abbassati: nel ciclo medio siamo passati da 27,9 a 28,9 chilometri con un litro di carburante. Lo 14 sviluppo è stato più tecnico che estetico, proprio per cercare di migliorare notevolmente un modello già di successo». A proposito di successo del modello, la NC è stata per il 2013 una delle regine indiscusse per quanto riguarda le vendite in Italia. Come si pone, invece, a livello europeo? «La NC è la seconda moto più venduta in Italia nel 2013 e nel 2014, a gennaio, la NC750X è già la prima moto più venduta. Anche a livello europeo si posiziona nelle prime file: il segmento delle crossover sta avendo un grande successo in tutta Europa. Inoltre il 30% dei clienti NC, quindi un motociclista su 3, sceglie la versione DCT; se non ci fossero i 1.000 Euro di differenza nel prezzo di listino sicuramente la percentuale sarebbe destinata a salire. Siamo molto soddisfatti, e speriamo di fare ancora meglio in questo 2014». E’ in previsione una versione più turistica della NC750X? «No perché, già dal debutto dei modelli NC, Honda Italia e Honda Europe mettono a punto dei pacchetti di optional come, nello specifico per la 750X, il Touring Pack che prevede l’allestimento con parabrezza e valigie ad un prezzo più basso rispetto a quello di acquisto dei singoli accessori». Quali sono stati i feedback dagli acquirenti della NC700? E avete preso spunto da eventuali appunti dei clienti per questi nuovi modelli? «Nessun feedback negativo, ma ora la moto ha 55 cavalli e invoglia all’acquisto anche chi fino ad ora non ci si era avvicinato per via dei 48 cavalli, che portavano il motociclista con patente A3 ad associarla ad un mezzo da “utente A2”. Il feedback è decisamente positivo, visti i numeri di vendita della moto». La prossima Africa Twin, che sappiamo essere in cantiere in Casa Honda, adotterà alcune delle soluzioni della famiglia NC? «Dell’Africa Twin, di cui ha parlato in alcune occasioni il nostro Direttore, al momento in realtà non sappiamo nulla. Soluzioni della NC? Non credo, con un nome così altisonante posso dire che sarà sicuramente una moto eccezionale sotto tutti i punti di vista!». 15 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine News Mattia Dodi (BMW) “La Adventure ha sospensioni che reagiscono in base alla guida” di Andrea Perfetti | Il responsabile Service di BMW Motorrad Italia ci spiega per filo e per segno come cambia la nuova Adventure. Rivista nel motore, ha le sospensioni semi attive che reagiscono in base alle condizioni di guida I l responsabile Service di BMW Motorrad Italia, l’ingegnere Mattia Dodi, ci spiega per filo e per segno come cambia la nuova R1200GS Adventure. Rivista nel motore, ha le sospensioni semi attive e un serbatoione da 30 litri in alluminio. Fedele ai concetti che l’hanno portata al successo dai tempi della prima 1150, la nuova Adventure parte dalla base della R1200GS 2013, che viene rivista innanzitutto a partire dall’estetica. Sulla Adventure troviamo un parabrezza più grande, il serbatoio maggiorato, le protezioni tubolari del motore, pedane dedicate alla guida offroad. Ma cambia pure il motore; è sempre il 1170cc boxer con raffreddamento misto (l’olio è stato sostituito 16 dall’acqua nella funzione di refrigerante per le teste), ha 125 cv a 7.750 girie una coppia massima di 125 Nm a 6.500 giri. Il peso in ordine di marcia è alto (260 kg con 30 litri di benzina), ma non crediate per questo che la Adventure sia un lento pachiderma: passa da 0 a 100 in 3,75 secondi e supera agevolmente i 210 km/h. Completamente identica alla R1200GS 2014 la dotazione elettronica, con ABS, ASC nonché due modalità di guida (road e rain) offerte di serie. nLe tre modalità supplementari fanno parte della sconfinata offerta di optional, così come le sospensioni a controllo elettronico semi-attive Dynamic ESA. Leggi la prova completa dell’Adventure 17 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica News dichiarazioni Honda - è quella di una moto che mescoli prestazioni stradali a un pizzico di gusto per l’avventura, qualcosa in grado di conquistare un pubblico giovane e urbano. Ha telaio diagonale in acciaio, ruote da 17 pollici, freni a disco a margherita, forcella rovesciata e luci a led. Il design utilizza linee divenute ormai trasversali e adatte anche al Vecchio Continente, linee che già si sono viste su recenti modelli di cilindrata maggiore e su moto non soltanto costruite dalla Honda. Vuoi perché i gusti giovanili si stanno avvicinando nel linguaggio stilistico, grazie anche alle diffusione di altri prodotti globali, e vuoi per la possibilità di esportare fuori dal continente asiatico certi modelli di cilindrata media e mediobassa, e di prezzo contenuto, che si dimostrano appetibili ai tradizionali mercati occidentali. Prepariamoci a vederne sempre di più di moto come questa. Se costeranno poco magari potranno conquistare anche i giovani nostrani. Honda CX-01 una proposta trasversale Media All’Indian Auto Expo Show, Honda ha presentato un concept ideato per il mercato interno, ma che ha le carte in regola per sbarcare anche fuori dall’Asia com’è già accaduto per la MSX 125. Si chiama CX-01 A ll’Indian Auto Expo Show, Honda ha presentato la CBR 650F, che sarà la Honda di maggiore cilindrata assemblata in India, oltre ad alcuni modelli di punta già visti all’Eicma (vedi la Fireblade 1000) e la RC 213V iridata con Marquez. Poi lo scooter Activa 125, denominato “King of Scooter”, e infine il concept-quasi modello 18 finito CX-01. Quest’ultimo prefigura una crossover monocilindrica, di cui Honda non ha comunicato la cilindrata esatta e nemmeno i tempi di produzione, che è stata sviluppata dalla R&D Honda di Manesar, India. La sigla CX, già utilizzata per la famosa bicilindrica a V di fine Anni Settanta, questa volta sta per Concept Cross mentre 01 è il codice del progetto, l’idea – nelle 19 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica La top 50 HONDA Sommando la produzione di Honda Italia (23.265 unità, di cui 21.371 scooter) e le importazioni con lo stesso marchio (12.595 in totale, di cui 6.331 moto) la Casa dell’Ala conserva il primato delle vendite nel nostro Paese: 35.860 nuove immatricolazioni nel corso del 2013 e di queste le moto sono state 8.225. Lo scooter a ruote alte SH, nelle sue tre versioni di cilindrata, totalizza 21.306 registrazioni: ovvero il 60% delle vendite totali di Honda sono totalizzate da appena due modelli (125 e 150, più il 300). La prime tre moto Honda sono medie cilindrate a manubrio alto: NC 700X, al quarto posto, Transalp 700 al decimo e CB 500 X al dodicesimo. Mercato La Top 50 PIAGGIO La marca di Pondetera chiude al secondo posto. Liberty e Beverly sono gli scooter Piaggio che vanno per la maggiore, mentre la Vespa più venduta è anche la più grande di cilindrata, la GTS 300 Super e non la più economica LX 125 come si potrebbe invece pensare. Gli MP3 sono i tre ruote largamente più venduti, ma la versione Hybrid ha venduto bel 2013 soltanto dieci esemplari. La Top 50 YAMAHA Yamaha è al terzo posto nella classifica delle marche con 18.316 immatricolazioni. Il grosso è rappresentato dagli scooter che, con 14.617 Le classifica delle marche e delle moto più vendute in Italia di Maurizio Gissi | Quali sono le marche che vendono di più in Italia? E quali sono i modelli più venduti da ciascuna marca? Prosegue la nostra analisi del mercato con i dati dell’anno da poco concluso. Gli aspetti interessanti non mancano Q uali sono le marche che vendono di più in Italia? E quali sono i modelli più venduti di ciascuna marca? Dopo aver scritto della chiusura del mercato 2013, e aver pubblicato le classifiche per tipologia (naked, enduro, sportive e così via), questa volta approfondiamo l’analisi per quando riguarda le vendite delle marche. Cominciamo con le prime cento marche che compaiono nel registro delle immatricolazioni del Ministero dei Trasporti alla voce moto e scooter. Per quanto riguarda le sole moto, l’ordine è differente rispetto all’elenco che trovate qui sotto. Ad esempio, cinque delle prime sei posizioni sono 20 sono controllate da marche non giapponesi. Si tratta di BMW, Ducati, KTM e Harley-Davidson. Fra queste, al secondo posto, si inserisce il colosso Honda. Le posizioni dal sesto al decimo posto sono occupate, nell’ordine, da Kawasaki, Yamaha, Triumph, Suzuki e MV Agusta. Quelli che seguono sono invece gli elenchi delle moto e degli scooter venduti in Italia l’anno scorso dalle prime 20 marche. Da queste classifiche sono esclusi i ciclomotori, categoria che nel 2013 ha ottenuto 31.648 nuove registrazioni. Il “targato” preso qui in esame, ovvero gli oltre 50 cc, è stato nel 2013 di 153.863: 101.109 scooter e 52.724 moto. 21 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Mercato aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb esemplari, valgono circa l’80% del totale. Tanto che se si conteggiano solamente le moto, Yamaha si trova al settimo posto della graduatoria con 3.699 unità. Ecco spiegato perché la prima moto che si nota fra i modelli Yamaha più venduti è all’ottavo posto: la XJ6-N, seguita dall’altra nuda più venduta che è la FZ8. Poi arrivano la SuperTénéré 1200 e la nuova MT-09, appena arrivata nelle concessionarie. La Top 30 KYMCO I ruote alte Agility, e i redivivi People, sono globalmente i modelli di maggiore successo per la Kymco che si conferma come la quarta marca per diffusione in Italia. E, a parte l’Agility 125 che si trova largamente al primo posto, i modelli con cilindrata oltre 250 vanno molto bene. Fatica invece il bicilindrico 700 Myroad. 22 La Top 30 BMW Nella graduatoria di vendita di moto, per la prima volta la marca tedesca ha conquistato la prima posizione scalzando la Honda: 8.582 moto contro 8.225 . Grazie a questa prestazioni, la BMW conquista la posizione numero cinque. Del resto, il 2013 è stato l’anno record per le vendite mondiali della Casa tedesca e un ruolo importante l’ha svolto la 1200 GS che proprio con il model year 2013 ha conosciuto una importante evoluzione e si è riconfermata come la moto preferita in Italia. Alle spalle della GS 1200 c’è il maxi scooter sportivo 600, che non arriva alle mille unità e che viene preferito alla variante GT. Al terzo posto un’altra GS, la 800, seguita dalla due roadster 800 e 1200 e dalla GS Adventure. L’allestimento Adventure non convince allo stesso moto per quanto riguarda la bicilindrica parallela 800 che, in termini volum, fa peggio della singlora sei cilindri K 1600 GT. In frenata anche la S 1000 RR dopo alcune annate decisamente migliori, anche se in linea con il calo delle super sportive. La Top 30 DUCATI La nuova serie Hypermotard 821 ha saputo fare meglio della Multistrada che nel 2013 ha perso il primato di marca, insieme raggiungono il 52% dell’immatricolato Ducati. La Panigale, che per motivi di classificazione è scorporata con codici diversi indipendentemente dalle tre versioni, assomma alla fine a 576 immatricolazioni, che le bastano per salire al terzo posto fra le bolognesi e per diventare la sportiva più venduta in Italia e largamente fra le maxi. Buona annata anche per la Streetfighter 848, mentre le Monster hanno rallentato il passo. Ducati è al sesto posto, ma è la terza -dopo BMW e Honda - se si considera la sola vendita di moto. La Top 30 KTM In casa KTM, la marca è salita al settimo posto e al quarto fra chi non produce anche scooter, ci sono buoni motivi per sorridere. Sono sue le due 125 più vendute, una stradale e una specialistica, e sono molti i modelli che contribuiscono alla fetta importante delle vendite con 14 moto vendute in tripla cifra. La Top 50 HARLEY-DAVIDSON Una particolarità della marca statunitense, alla posizione numero otto generale e alla quinta per ciò che concerne le moto, è che le sue custom non solo mopolizzano il segmento (ci sono 35 moto H-D fra le prime 50 più vendute), ma 23 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito piacciono in maniera universale. Se si escludono le prime due posizioni, che sono appannaggio di due Sportster 883 e 1200, il resto della classifica vede davvero molti modelli con unn lovello di apprezzamento molto simile. Se non è questa la forza della tradizione e della fedeltà alla propria storia... La Top 25 KAWASAKI Kawasaki si piazza al nono posto nella classifica per marche. Le verdone preferite sono quelle che appartengono alla famiglia naked, con cinque modelli nei primi sette posti. La ZX-10R non va oltre le 145 unità, nonostante i risultati nel mondiale SBK, a conferma della sofferenza del segmento super sport. Le prime tre moto totalizzano il 46% del venduto Kawasaki. 24 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica La Top 25 SUZUKI I maxi scooter Burgman sono i modelli Suzuki di maggiore successo, il 650 bicilindrico e il 400 mono precedono la prima moto della marca, la V-Strom 650. La Suzuki è al decimo posto per marche e al nono se si considerano soltanto le moto. Fra queste ultime, dopo la V-Strom ci sono in graduatoria la Inazuma 250 e le naked GSR 750 e Gladius 650. Poi la tripletta delle storiche GSX-R: 600, 750 e 1000. La Top 25 APRILIA Per la Casa di Noale il 2013 si è chiuso con poco meno di quattromila unità fra scooter e moto. La serie Scarabeo da 100 a 200 occupa le prime tre posizioni, poi il 300 SR e ancora uno Scarabeo ma stavolta con motore 300. Prima moto è la Caponord 1200, novità 2013, che conquista la sesta posizione di marca con 205 unità vendute; seguono Dorsoduro 750 e Shiver 750. Stentano invece le sportive V4. La Top 30 SYM La gamma scooter della Casa coreana vede il ruote alte Symphony ai primi due posti, nelle cilindrate 125 e 151 cc. La SYM è in dodicesima posizione nella graduatoria per marche. Le immatricolazioni LML La gamma degli scooter LML, di produzione indiana, nel 2013 si è articolata su cinque modelli, ma tanto è bastato per arrivare al tredicesimo posto nella lista delle marche. Il modello NV 125 e lo Star 200 guidano la classifica interna. Mercato La Top 20 PEUGEOT Il segmeno degli scooter a ruote alte è ben presidiato dalla Peugeot con le versioni dei modelli Tweet, Geopolis e LXR che si trovano ai primi cinque posti delle vendite di marca. Seguono i più confortevoli e protettivi Satelis e Citystar. Il nuovo tre ruote Metropolis 400 è stato probabilmente penalizzato dal tardo arrivo. La Top 15 TRIUMPH Al quindicesimo posto fra le marche più vendute c’è la Triumph, un’altra marca che non vede gli scooter nel proprio listino. In cima all’elenco c’è la Bonneville, la classica più venduta in Italia. Alle sue spalle le tre cilindri della famiglia naked, Street e Speed, ed enduro stradali: le Tiger e Tiger Explorer. 25 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb La Top 20 MV AGUSTA Per la marca varesina le maggiori soddisfazioni stanno arrivando dalla neonata gamma a tre cilindri, specie nelle versioni 800, grazie alle quali MV è risalita al sedicesimo posto in classifica per quanto riguarda le marche, al decimo se si considerano solamente le vendite di moto. Oltre la metà dell’immatricolato MV Agusta si deve alla Brutale in versione 800 e 675. La Top 25 BETAMOTOR La fiorentina Beta è leader fra le moto da trial e da motoalpinismo. Fra i sui modelli più venduti le preferenze vanno alla trial Evo 300 a due tempi, all’enduro RR 300, sempre a due tempi, e alle tuttofare Alp 4.0 e Alp 200 con motore a quattro tempi. 26 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Mercato La Top 15 BENELLI Chiudiamo la lista delle prime 20 Case con la marca di Pesaro. Anche la Benelli Q.J. deve le sue migliori vendite agli scooter a ruote alte, come Caffè Nero e Zenzero. La componente moto segna il passo rispetto ad alcuni anni fa, con la nuova BN600 come moto più venduta e con soli 6 esemplari (Tornado 650 e Leoncino che compaiono a fine elenco sono re-immatricolazioni di veicoli ormai storici). Guarda tutte le classifiche Le 100 marche più vendute in Italia La top 50 HONDA La Top 50 PIAGGIO La Top 50 YAMAHA La Top 30 KYMCO La Top 30 BMW La Top 30 DUCATI La Top 30 KTM La Top 50 HARLEY-DAVIDSON La Top 25 KAWASAKI La Top 25 SUZUKI La Top 25 APRILIA La Top 30 SYM Le immatricolazioni LML La Top 20 PEUGEOT La Top 15 TRIUMPH La Top 20 MV AGUSTA La Top 25 BETAMOTOR La Top 20 MOTO GUZZI La Top 20 HUSQVARNA La Top 15 BENELLI La Top 20 MOTO GUZZI Da Mandello sono le moto simbolo a continuare a trainare il buon nome del marchio che si trova al 18esimo posto nella graduatori per marche. La V7 (poco meno di seicento unità vendute nelle diverse versioni) guida il gruppo, poi c’è la nuova California 1400: 264 pezzi per i due allestimenti Torung e Custom. Segue la Stelvio 1200. La Top 20 HUSQVARNA Aspettando la futura gamma di modelli frutto della nuova proprietà austriaca, le immatricolazioni del 2013 hanno visto la moto realizzate a Cassinetta sotto la precedente gestione BMW. Delle 1.049 Husky vendute l’anno scorso, 200 sono Nuda 900R. Segue un plotoncino di modelli off road interrotti dalle monocilindriche TR 650. 27 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Mercato le vendite a gennaio Moto in positivo, scooter ancora giù di Maurizio Gissi | I primi dati di vendita a fine gennaio vedono il segno positivo per le moto, con saldo attivo del 4%, ma in generale si registra un calo dell’8,4% rispetto a un anno fa. Va bene la Honda I l mese di gennaio pesa generalmente per il 5-6% sul totale annuo e quindi è relativamente significativo nel prevedere l’andamento dell’anno con una buona approssimazione. Inoltre, in questo periodo, ci sono stati alcuni modelli che sono stati immatricolati come demo e questo può falsare i conteggi del venduto quando i volumi sono ancora cos’ piccoli. In ogni caso ci sono segnali migliori rispetto a un anno fa, i numeri sono meno cupi, e questo è già un modo per vedere il bicchiere mezzo pieno. Complessivamente le immatricolazioni di gennaio sono state di 8.586 unità, vale a dire l’8,4% in meno nei confronti di gennaio dell’anno scorso. Le moto hanno però visto il segno positivo (+4%) grazie a 3.517 nuove registrazioni. Gli scooter – che sono stati 5.069 – hanno invece accusato una flessione del 15,4%. Un anno fa, però, la perdita era stata del 25% per gli scooter e del 20% per le 28 29 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica (quest’ultimo in posizione più alta perché nel 2013 è stato penalizzato dall’essere arrivato a stagione iniziata) e poi i diffusi modelli a ruote alte di Piaggio, Yamaha e Kymco. Per quanto concerne la divisione per segmenti di cilindrata, c’è da registrare la conferma del gruppo da 300 a 500 cc, con gli stessi volumi dell’anno scorso pari a 1.687 unità e un +0,4%, seguono i 125 con 1.615 veicoli e un -12,9%. In decisa flessione gli scooter che vanno dai 150 ai 250 cc: 1.463 pezzi e un -27,4%. In calo sensibile anche i maxiscooter oltre 500, con 304 vendite pari al -31,5%. Mercato Guarda tutte le classifiche La top 100 Moto a gennaio La Top 100 Scooter a gennaio Top 100 assoluta a gennaio 2013 La Top 30 dei Ciclomotori a gennaio La Top 30 della Marche per il segmento Moto... ...e la Top 20 Marche del segmento scooter Top 100 assoluta a gennaio 2013 La graduatoria che comprende scooter e moto premia la Honda, grazie agli SH e alla nuova NC 750X (oltre a qualche modello 700 di produzione 2013) che si piazza come prima moto al sesto posto nella classifica assoluta. Fra Honda e Yamaha si inseriscono i modelli di Piaggio e BMW. moto: la caduta ha quindi rallentato com’era accaduto anche negli ultimi mesi del 2013. Sempre a gennaio dell’anno scorso i cinquantini avevano accusato una caduta del 30%, mentre all’inizio di quest’anno, con 1.666 consegne, la perdita è stata del 19%. La top 100 Moto a gennaio La classifica delle moto più vendute vede cinque novità 2014 (come tali vanno considerate anche la MT-09 e la V-Strom lanciate alla fine dell’anno scorso) nei primi sei posti. La “vecchia” 1200GS è - forse solo momentaneamente - al terzo posto. Scorrendo la classifica verso il basso le quantità scendono e si livellano, per cui ogni graduatoria va presa appunto come passibile di facili cambiamenti. E’ come sempre interessante notare l’andamento dei segmenti. Le enduro stradali con 1.473 vendite pari al +40,1%, guidano il gruppo, seguono le naked con 806 unità e un -9,4%, le custom con 368 pezzi e un -6,1%, le moto da turismo con 311 30 immatricolazioni e un -11,9%. Chiudono le sportive con 207 moto e un -39,3% mentre sono esattamente in linea con l’anno scorso le supermotard con 177 veicoli. Passando alle fasce di cilindrata, si nota una forte crescita delle maxi oltre i 1000 cc con 1.012 immatricolazioni e un +25,6%. Seguono quindi le 800-1000 con volumi analoghi all’anno scorso (pari a 780 pezzi e un -0,7%), mentre perdono colpi le 650-750 con 499 unità e un -8,1%. A soffrire sono però le 600, che totalizzano 65 vendite e un -43%. Bene invece le medie cilindrate – quelle far i 300 e 500 i cc - con 641 pezzi e un +13,9%, e anche quelle che vanno da 150 a 250: 245 pezzi e un +8,9% . Purtroppo arretrano ancora le 125 (ragazzi dove siete?) con 275 moto e un -20%. La Top 100 Scooter a gennaio Classifica quasi fotocopia del 2013 per quanto riguarda gli scooter, una classifica che vede sempre il trio degli SH Honda al primo posto. Poi i classici Beverly 300, T-Max, X-Max La Top 30 dei Ciclomotori a gennaio La Piaggio, con la Aprilia, si prende cinque delle prime sei posizioni nella classifica delle registrazioni relative ai cinquantini. La presenza delle prime moto di 50 cc si deve invece al Derapage HM, che si trova al quattordicesimo posto, e al Beta RR al diciasettesimo. La Top 30 della Marche per il segmento Moto... Honda guida la classifica delle vendite di moto, seguita sul podio da KTM e BMW. Yamaha risale al quarto posto e Harley-Davidson chiude la cinquina. ...e la Top 20 Marche del segmento scooter In questa graduatoria la Honda si piazza al primo posto, e se si sommano gli scooter importati con quelli prodotti ad Atessa il vantaggio sulla seconda posizione detenuta da Piaggio aumenta. 31 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Compressore Yamaha Massimo Clarke “Nuova sovralimentazione innovativa per Kawasaki?” Che succede quando un colosso industriale che produce anche motori d’aviazione decide di realizzare un compressore per moto? La proposta tecnica può anche essere molto avveniristica 32 Tecnica Motore Kawasaki compressore jet sky S ul fronte della sovralimentazione sembra proprio che qualcosa si stia muovendo. Forse sta per essere adottata anche sulle moto della prossima generazione, e la cosa appare logica, considerando che negli altri settori del motorismo questa soluzione tecnica viene adottata largamente. Sulle auto diesel e sui veicoli industriali il turbo domina incontrastato, e sulle vetture a benzina ha una diffusione straordinaria e via via crescente; di questo si è resa conto anche la FIA, che ha varato un nuovo regolamento per le monoposto di F1, imponendo da quest’anno l’uso di motori dotati tale tipo di sovralimentazione. E non mancano neanche le automobili di serie dotate di compressori azionati meccanicamente. Le grandi case motociclistiche giapponesi sono impegnate anche in altri settori, nei quali utilizzano motori sovralimentati. Addirittura straordinarie sono le recenti moto d’acqua della Yamaha e della Kawasaki con motori quadricilindrici bialbero a sedici valvole dotati di compressori comandati meccanicamente. Quelli centrifughi, che per lungo tempo hanno dominato la scena in campo aeronautico, non sembrano adatti all’impiego sulle auto, anche se in passato sono stati adottati su 33 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Compressore centrifugo Yamaha alcuni modelli prodotti dalla Duesenberg e dalla Studebaker, celebri case americane. Il fatto è che i compressori centrifughi hanno una portata che cresce con legge esponenziale. Per fornire una apprezzabile sovralimentazione devono girare forte, ma ai bassi regimi è quasi come se non ci fossero. Nei motori d’aviazione le variazioni della velocità di rotazione sono di entità relativamente modesta e comunque non sono certo repentine e frequenti. Qualcosa di abbastanza analogo si può dire per le moto d’acqua. Per le automobili, e 34 più ancora per le moto, le cose però stanno assai diversamente. Tranne che nelle strade libere e in autostrada, le rapide e forti variazioni di carico e di regime si susseguono di continuo, accompagnate da un frequente uso del cambio. Negli USA le vetture correvano sugli ovali o comunque su circuiti tutt’altro che tortuosi, al contrario di quanto avveniva in Europa. Per questa ragione quando si è affermata la sovralimentazione, negli anni Venti del secolo scorso, in America hanno potuto essere impiegati i compressori centrifughi mentre da noi si sono affermati quelli volumetrici (a lobi e a palette). Dopo la seconda guerra mondiale a offrire come prodotto aftermarket un compressore centrifugo azionato meccanicamente è stata la Paxton che, per renderlo in grado di essere impiegato con buoni risultati sulle automobili destinate a impiego stradale, lo ha abbinato a un sistema di comando incorporante un variatore. L’unica casa che lo ha utilizzato su un suo motore di serie è stata la Studebaker. Oggi questi dispositivi vengono Tecnica commercializzati da alcune ditte altamente specializzate nel settore specifico (Vortech, Paxton, Procharger…). I turbocompressori sono dotati di un compressore centrifugo, di dimensioni contenute, che può raggiungere velocità di rotazione impressionanti (oltre 120.000 giri/min sono la norma) in quanto azionato da una turbina mossa dai gas di scarico. Se abbiamo parlato dei compressori centrifughi azionati meccanicamente, non è per caso. Un legame con i costruttori di moto esiste, eccome. Il motore a quattro cilindri di 1,8 litri che equipaggia le più performanti moto d’acqua della serie WaveRunner prodotta dalla Yamaha è sovralimentato da un compressore di questo tipo. La potenza erogata è dell’ordine di oltre 250 cavalli. La Kawasaki ha scelto un’altra strada, abbinando al motore di 1,5 litri (anche in questo caso bialbero a sedici valvole) dei suoi Jet Ski più potenti un compressore a lobi, comandato meccanicamente. Prodotto dalla Eaton, è della evolutissima serie TVS, con rotori elicoidali a quattro lobi, caratterizzati da una torsione di ben 160°. La potenza di questi motori raggiunge i 310 CV all’albero. Il rendimento dei moderni compressori centrifughi e di questi Eaton di ultima generazione è elevatissimo; in entrambi i casi si va addirittura oltre il 70%. Nell’ambito delle piccole imbarcazioni da diporto, non si possono non ricordare i fuoribordo Mercury della serie Verado, dotati di uno splendido compressore a flusso assiale, a doppia vite (Lysholm). Nel settore nautico i motori sovralimentati possono giovarsi del vigoroso raffreddamento fornito dall’acqua prelevata dall’ambiente esterno (mare, lago, fiume). Ciò consente anche di realizzare intercoolers molto compatti, con ovvi vantaggi in termini di ingombro complessivo delle parti meccaniche. A questo punto, passiamo alle moto. Al Salone di Tokio la Suzuki ha presentato una bicilindrica turbo, della quale ci siamo già occupati. La Kawasaki invece per la sua quadricilindrica sovralimentata ha deciso di fare ricorso a un compressore azionato meccanicamente. Quando è stato pubblicato un disegno relativo al brevetto della casa 35 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Tecnica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Suzuki Recursion Turbo giapponese, si è pensato a un volumetrico a lobi o a doppia vite. La vista era laterale e il comando meccanico (schematicamente veniva mostrata una coppia di ingranaggi più una corta catena) era chiaramente visibile. Osservando con attenzione si poteva vedere l’uscita dal compressore che ricordava il tratto finale della chiocciola di un compressore centrifugo, ma questo non significava automaticamente che il dispositivo fosse di tale tipo. A pensarci, la cosa appariva altamente improbabile. E invece, una volta disponibili le altre immagini del brevetto è stato chiaro che si tratta effettivamente di un compressore centrifugo, di diametro contenuto e quindi destinato a girare fortissimo. In un paio di disegni viene 36 Kawasaki compressore presentato al Tokyo Motor Show 2013 mostrato chiaramente il sistema di collegamento al motore, per il quale si fa ricorso a una prima coppia di ingranaggi (quello conduttore è lo stesso che aziona l’albero ausiliario di equilibratura) e quindi a un compatto gruppo di moltiplicazione a due rapporti. Quest’ultimo in pratica è un vero e proprio cambio, con il passaggio da un rapporto all’altro che avviene in maniera automatica in funzione della velocità di rotazione del motore. La catena cinematica è completata da un gruppo epicicloidale che aziona l’albero della girante (che può essere cavo). La trasmissione a due rapporti consente di adeguare il funzionamento del compressore rispettivamente ai medi e agli alti regimi del motore. Pure le curve di coppia e di potenza allegate sono assai chiare in proposito. Alla presentazione del motore, la Kawasaki ha parlato esplicitamente della propria esperienza nel campo delle turbine e dei compressori, tanto assiali quanto centrifughi. Dunque, non ci sono dubbi e anche l’unica foto disponibile del motore consente di vedere chiaramente la parte terminale della chiocciola di uscita. È interessante osservare che i motori d’aviazione più evoluti degli anni Quaranta impiegavano spesso compressori a due velocità; in tal caso però la soluzione veniva adottata per compensare la rarefazione dell’aria alle alte quote. La scelta da parte dei tecnici della casa giapponese lascia un poco perplessi. Tanto per cominciare, perché per i loro Jet Ski impiegano un volumetrico e per la moto hanno pensato a un centrifugo? Sembrerebbe più logico il contrario. Può anche darsi che un gruppo di lavoro non sappia cosa fa l’altro (nelle grandi aziende succede…). In quanto a dimensioni, il compressore appare solo un poco più grande di quello di un turbo, al quale assomiglia con l’unica differenza del gruppo epicicloidale piazzato al posto della turbina. Resta da chiedersi se non sarebbe stato meglio adottare un variatore, al posto del gruppo di moltiplicazione a due rapporti. In quanto agli eventuali sbocchi nella produzione di serie, non ci resta che attendere… 37 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine riuscirò a portare a termine. Solitamente sono una persona abbastanza disorganizzata e confusa, soprattutto nelle faccende che richiedono un certo ordine metodico e una buona schematicità di pensiero, ma questo paesaggio innevato che scorre al di la del vetro della carrozza numero 11 mi rilassa e mi aiuta a risistemare le idee. “Già, innevato”- penso tra me e me, quasi con aria orgogliosa - “non è sicuramente il momento migliore per viaggiare in moto, e sicuramente questo curioso signorotto di mezza età seduto di fianco mi prenderebbe per pazzo se scoprisse quali sono i miei impegni per il fine settimana”. La sua matita scrive su un foglio bianco formule e calcoli matematici, penso sia un professore universitario o qualcosa di simile. Le mie dita invece battono veloci sulla tastiera del tablet un elenco di oggetti ed attrezzi che domani saranno miei compagni di Raduno viaggio, ogni tanto il professore butta un occhio e senza molta discrezione lascia trapelare una certa curiosità sulla quale possa essere l’utilità di tutti questi strati di tessuti sovrastati da tute termiche, elencate sul mio schermo. I paesaggi scorrono, l’orizzonte sembra infinito e freddo, la neve e la pioggia fanno da padrone su questo territorio dominato dall’inverno, io nel frattempo sorrido e penso alla sfida, alla missione che inizia domani mattina presto, sono pronto! Se penso a queste parole sorrido, tutto questo mi piace, mi fa sentire vivo. Dopo il rientro a casa Sono sulla sella della mia moto ormai da dieci ore su queste strade bagnate e trafficate, da Milano a casa, ancora poco più di cento chilometri e potrò dire di averlo fatto di nuovo. Guido e ripenso Elefantentreffen 2014 Viaggio dell’anima di Marco Delmastro | Marco racconta con passione il suo Elefanten. Lo fa con uno stile personale che sposa la cronaca del viaggio con riflessioni scritte a posteriori che descrivono lo stato d’animo che ha accompagnato questa gelida avventura M arco ci racconta con tanta passione per la moto e per i viaggi il suo Elefantentreffen. Lo fa con uno stile personale, che sposa la cronaca del viaggio con riflessioni scritte a posteriori che descrivono lo stato d’animo che ha accompagnato questa gelida avventura. Il mio viaggio.Quello col corpo e quello con la mente Prima di partire Giovedì mattina presto, in treno direzione Roma: il lavoro mi porta spesso a viaggiare, ma oggi è 38 diverso, il corpo viaggia e la mente si muove in direzione opposta, non pensa sicuramente alla riunione di oggi pomeriggio. Le faccende di lavoro aumentano ringraziando il cielo e forse è proprio questo che mi porta ad amare cosi incondizionatamente la mia passione. Se potessi oggi non andrei in giro per l’Italia, domani sarà sicuramente una giornata di quelle intense, qualcosa mi aspetta. Guardo fuori e pensieri profondi mi portano a tutto quello che ho già fatto e a tutto ciò che ancora devo fare, penso alle cose che cambiano, a quelle che vanno e a quelle che arrivano inaspettatamente, a cosa forse un giorno 39 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito a questi tre giorni, a tutto quello che è successo durante questo avventuroso viaggio, come il primo giorno, quando a fine giornata dopo 750 chilometri eravamo solamente ad Innsbruck, in ritardo di cinque ore sulla tabella di marcia. Il viaggio Quella mattina l’idea era di passare da Lecco, per poi salire la Val Chiavenna ed arrivare fino all’Austria passando da St.Morritz ed il passo del Maloja. Abbiamo sempre pensato che sia l’avventura la base di ogni viaggio ben riuscito, e l’itinerario di questo elefante sembrava proprio promettere bene. L’appuntamento con i miei compagni di avventure era a Monza, qualche minuto di ritardo, ma non appena Marco e Ale arrivano inforchiamo le moto e ci incamminiamo salendo lentamente verso le montagne. Il tempo non sembra poterci infastidire e senza nessun intoppo arriviamo alla frontiera che separa l’Italia dalla Svizzera. Giusto il tempo di cogliere l’occasione e fermarsi per dare una controllata generale dopo i primi chilometri, che veniamo 40 Periodico elettronico di informazione motociclistica raggiunti da un finanziere italiano. -“Ragazzi andate all’Elefante?”-“Direi di si, vorremmo fare il passo del Maloja, siamo diretti la”-“Mi spiace, è chiuso, pericolo valanghe. L’anno scorso una macchina è stata travolta da una slavina e adesso chiudono la strada nelle ore più calde della giornata per motivi di sicurezza. La strada sarebbe anche percorribile, ma fino alle quattro di oggi pomeriggio dovete aspettare qui, oppure tornate in dietro”Ecco come svegliarsi da un bel sogno scoprendo pure che le coperte sono corte e hai i piedi freddi. Cosa facciamo? Non ci sono molte alternative, aspettare fino alle quattro del pomeriggio vorrebbe dire fare il passo di notte, probabilmente con la strada ghiacciata e da soli. Forse questa volta il nostro saggio angelo custode è riuscito nel suo faticoso lavoro, fatto è che riprendiamo le moto e ci rimettiamo in viaggio, questa volta in direzione Milano – Verona - Brennero. L’autostrada non è mai piaciuta a nessuno, me compreso e questo viaggio è riuscito a servircela su Scarica l’APP del Magazine un piatto d’argento. I chilometri che separano il finanziere italiano che ci ha salutato dal passo che lentamente stava arrivando sembrano infiniti ed i numerini che si aggiungono lenti al contachilometri della mia moto non fanno altro che ricordarmelo. Verso l’imbrunire siamo riusciti a raggiungere l’ultima area di sosta prima del passo, dopo aver posato le moto siamo entrati per prendere qualcosa di caldo. Alla televisione stanno trasmettendo le notizie meteo e traffico aggiornate, ma più le guardiamo e più ci rendiamo conto che quello che ci aspetta non promette nulla di buono. Rifornimento di benzina alle nostre amiche a due ruote e riprendiamo la marcia portandoci dietro un’ombra di apprensione, pensando a quali possano effettivamente essere le condizioni critiche appena accennate alla TV. Per fortuna però le notizie sono pessimistiche, difatti riusciamo a valicare abbastanza tranquillamente con solo pochi centimetri di neve a terra che, pensandoci bene, ci ha fatto anche piacere, rispetto alla nostra giornata di monotona autostrada. Pensare che il programma era quello di News arrivare alla buca entro sera per sistemare la tenda e riposarci sembra una simpatica barzelletta, sono le nove e mezza e ancora non siamo nemmeno arrivati ad Innsbruck. Abbandoniamo la pazza idea di tentare l’arrivo al raduno in nottata e frustrati ci intrufoliamo in città in cerca di un hotel, che riusciamo a trovare dopo due tentativi mancati. Sistemiamo le moto, scarichiamo i bagagli e terminiamo la nostra prima giornata con una cena di fortuna da un paninaro sulla strada, una birretta in un locale russo con tanto di karaoke in lingua madre ed un letto pagato una follia. Il viaggio del mio ritorno a casa continua, ho appena oltrepassato il traffico caotico della tangenziale nord milanese, che attraversata alle sette di sera può essere forse paragonata ad un muro di auto in movimento verso ovest. Imbocco la A4 Milano-Torino con la pioggia, oramai è scesa la notte e le condizioni di sicurezza iniziano a diminuire, da lontano infatti vedo dei lampeggianti arancioni, sono le luci di emergenza delle macchine ferme in coda, deve essere capitato qualcosa, rallento anche io fino praticamente a 41 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito fermarmi. Carico come sono, con le borse laterali e la tenda legata sopra, sono troppo ingombrante e faccio fatica a passare tra le auto ferme, allora mi accodo e ricomincio a pensare. È la mattina della seconda giornata, il tempo sembra volgere al bello ed il risveglio è stato in certi versi migliore di quello che ci potevamo aspettare. Sicuramente sarebbe molto più apprezzabile la sveglia al raduno, in tenda con un bello strato di neve ad aspettarci appena fiori, però diciamolo, un letto pulito aiuta parecchio ad ingranare la prima ed iniziare la giornata. Dopo una bella colazione siamo di nuovo in sella, ora non c’è più nulla che può fermarci, difatti alle prime ore del pomeriggio eccoci alla vista della centrale nucleare che preannuncia l’imminente arrivo, ancora pochi chilometri ed arriviamo a Solla, siamo di nuovo all’Elefante. Subito la foto di rito, l’adesivo Periodico elettronico di informazione motociclistica e l’anno da attaccare alla giacca. Mentre siamo in coda davanti al bancone in attesa del braccialetto per l’ingresso però mi viene un pensiero: “peccato che quella strada chiusa ci abbia fermato, eravamo pronti per la notte in tenda, pronti per vivere al completo questa esperienza ed invece un passo calcolato male ha fatto tramontare tutti i nostri programmi”. Ora la tenda è attaccata alla moto, parcheggiata sulla strada, con il sacco a pelo chiuso ermeticamente dal coperchio del bauletto, anche questa volta non si sarebbe aperta, ormai i programmi per il rientro sono fatti e non si può trasgredire. Scendiamo comunque la strada di accesso alla “fossa” imbracciando la macchina fotografica ed iniziando ad immortalare attimi unici. Durante la discesa troviamo ogni tipo di mezzo di locomozione derivante da una motocicletta, davanti ai nostri occhi Scarica l’APP del Magazine aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb si presentano personaggi vestiti di pelli animali e motociclisti infangati alle prese con attrezzi più simili a rottami, che a vere motociclette. Ad un certo punto ci imbattiamo in un gruppo di persone riunite attorno ad un colosso adagiato su un lato, coperto di fango: era una Honda Goldwing caduta a terra nella melma e tutte quelle persone erano impegnate ad aiutare il povero pilota alle prese con il rialzo del gigante, scene uniche. Dopo poco arriviamo sul fondo di questo luogo mistico e, come tanto desiderato, ci avventuriamo verso la coda del bancone dei panini. Una vera prelibatezza culinaria! Alcune ore di permanenza in quel posto incredibile ed alcune foto scattate durante la gara di hill clinb improvvisata lungo la salita infangata che porta verso la parte alta del raduno, e siamo però obbligati al rientro verso casa per almeno un paio di ore di viaggio. Purtroppo la domenica è troppo corta per il rientro da Solla a casa e fare tardi non è consigliabile. Un vero peccato, questa volta patiamo la sconfitta della notte. All’improvviso una brusca frenata della macchina che mi precede riporta la mia 42 News testa saldamente ancorata alle spalle. Nel bel mezzo della coda tutte le macchine tentano di immettersi dalla corsia di destra in quella di sorpasso. Lo faccio anche io e finalmente diventa chiaro il motivo di questi 6 chilometri di incolonnamento: un ragazzo deve aver perso il controllo della macchina e dopo aver carambolato tra un guard-rail e l’altro si è schiantato contro le protezioni della corsia di emergenza. Nulla di grave per fortuna, è in piedi vicino alla macchina e si mette una giacca mentre un poliziotto compie gli accertamenti del caso. Oltrepassato l’incidente le macchine si sgranano e si ricomincia a viaggiare sotto alla pioggia con il tiro sordo e monotono del motore nelle orecchie. Bastano pochi chilometri e la mia testa torna alla giornata appena trascorsa, quella del ritorno. Siamo partiti da Monaco verso le nove della mattina tenendo una buona media, che solo le autostrade tedesche permettono. Tra una sosta e l’altra, scandite dalla spia della riserva dell’800 di Marco, arriviamo al Brennero, ripercorrendo passo passo la medesima strada che due giorni prima ci ha condotto, 43 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito nel senso opposto, al raduno. Non appena oltrepassato il casello ci fermiamo un secondo per sistemare guanti e biglietti vari quando vediamo un ragazzo alle prese con un TT600 tutt’altro che invogliato a riportare a casa il suo biker. Io e Marco ci avviciniamo per chiedere se è necessario qualche aiuto, il ragazzo accetta chiedendo una spinta. Convinti di sentire ad un certo punto la seconda entrare ed il motore partire singhiozzando, iniziamo a spingere ma del rumore atteso nulla. Il problema è di gran lunga peggiore di un semplice ingolfamento, gli amici del nostro sfortunato viaggiatore sono ormai fermi parecchi chilometri più avanti e lui sta cercando di raggiungerli. Proseguire nel nostro viaggio ed abbandonarlo sarebbe impensabile, allora decido di dare una mano al nostro nuovo amico facendolo arrivare fino al primo autogrill. Scopriamo qui altri due ragazzi in attesa del nostro arrivo, che appena mi vedono mi riempiono di ringraziamenti chiedendo immediatamente il prezzo per sdebitarsi. Due dolcetti saltati fuori da una piccolo contenitore sono più che sufficienti, buonissimi! Ne nasce una bellissima chiacchierata amichevole, peccato che non sono riuscito a sapere il loro nome, voglio pensare che dopo al nostro saluto si siano rimessi in marcia senza altri intoppi. Ancora 25 chilometri e sono a casa, è il casello 44 Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Raduno di Chivasso Est che me lo dice. Ecco ora lo vedo il mio paesino! È la, illuminato in cima alla collina. Ora le strade si fanno famigliari, tutto odora di profumi ben conosciuti, le curve sono un susseguirsi di ricordi indelebili delle mie giornate passate sulle due ruote. Salgo verso la collina più alta del Monferrato, direzione Albugnano, direzione casa! Siamo stati un’altra volta all’elefante, ci siamo riusciti. Alti e bassi, qualche delusione e tante soddisfazioni, tanta strada, tanta strada aggiunta ad un viaggio già lungo, qualche sofferenza e tanto divertimento. Ci rivediamo nel 2015! 45 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica USA Pochi motociclisti forse, ma tanto amore per le moto di Pietro Ambrosioni | Le moto in USA sono in proporzione molto meno di quante ce ne siano in Italia. Eppure la cultura della moto, sebbene molto legata al tema Harley-Davidson, è decisamente radicata. Perché? C ome dicevo in un mio precedente articolo, le moto in USA sono in proporzione molto meno di quante ce ne siano in Italia o in altri Paesi europei. Parlo di densità, ovvero numero di moto rispetto al numero di abitanti. Eppure la cultura della moto, sebbene molto legata al tema HarleyDavidson, è decisamente radicata. Uno stemma Harley è appeso in qualsiasi stazione di servizio o officina, e anche nelle contee più remote si trova, invariabilmente una mega concessionaria del marchio di Milwaukee. Non solo: in zone super turistiche come il Fisherman’s Wharf di San Francisco, South Beach Miami, Key West e moltissimi aeroporti americani sono piazzati strategicamente dei bellissimi merchandise store HD, sempre pieni di appassionati o semplici curiosi. Un cappellino o una maglietta sono spesso il primo passo che avvicina un “uomo qualunque” al nostro magico mondo, per cui personalmente sono un grande supporter di questo tipo di diffusione del “verbo”. L’apoteosi di un simile, colossale piano di marketing è ovviamente rappresentata dal mega Harley-Davidson Bar & Grill sullo Strip di Las Vegas, dove sopra l’entrata incombe il gigantesco avantreno di una Fat Boy e all’interno ci sono numerose bicilindriche appese un po’ dappertutto. Sì, appese! Ma la faccenda non si limita al mito delle custom... L’altro giorno ero 46 da Hobby Lobby, un mega store che si potrebbe paragonare ad un nostro Brico Center, e tra fiori finti, pennelli e cartoncino per lo scrapbooking ho trovato modellini di moto, cartelli ed emblemi di ogni tipo, poster e quant’altro. Nei grandi magazzini tipo Walmart o Target è sempre una bella esperienza passare per il reparto giocattoli, dove si trova veramente di tutto: mini custom, stradali, fuoristrada e persino le miniature dei piloti e le repliche dei TIR delle mega squadre impegnate nel Supercross. Che dire poi delle varie Monster Energy e Rockstar Energy, che promuovono il loro prodotto nelle vetrine dei benzinai e mettono in palio moto ed ATV? In alcuni casi, piuttosto rari direi, si trovano segnali di un particolare apprezzamento delle due ruote anche in città che normalmente non si tende ad associare alle moto Perché ovviamente è facile aspettarsi grandi accoglienze in posti come Sturgis o Daytona, oppure Laguna Seca o Austin nella settimana della MotoGP. Diverso è il discorso di Orlando, in Florida. Sebbene sia ora la sede della fiera AIMExpo - il nuovo riferimento per il settore americano - la maggior parte di noi la associa a Disney World e agli Universal Studios, no? Eppure, in modo del tutto random, ho visto parcheggi espressamente dedicati alle moto davanti ad alcuni locali, con tanto di avvertimento per gli automobilisti di stare alla larga. Sono cose belle... Media 47 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP 100 secondi su Moto.it Migliori le Moto2 delle vecchie 250? Lo spunto arriva da una dichiarazione di Carmelo Ezpeleta, Dorna, secondo il quale le Moto2 sarebbero migliori delle 250 a due tempi. Il nostro Giovanni Zamagni dice la sua sull’argomento. E voi che cosa ne pensate? “ Amici di Moto.it e appassionati di corse - attacca il nostro inviato ai GP Giovanni Zamagni - vorremmo commentare con voi una dichiarazione di Carmelo Ezpeleta. Il capo della Dorna ha fatto sua le parole pronunciate da Marc Marquez e Stefan Bradl, entrambi hanno detto che la Moto2, dalla quale provengono, è migliore della precedente categoria delle 250. E’ giusto ricordare che quando nacque la Moto2, voluta proprio da Ezpeleta, la classe 250 era diventata un monopolio di Aprilia. L’alternativa fu la nuova categoria con motore 48 unico: il quattro cilindri in linea Honda 600. Ma questa caratteristica rappresenta anche il limite della Moto2, perché viene a mancare l’interesse delle Case produttrici”. La categoria è comunque spettacolare e anche formativa, ma - secondo Zamagni - la vecchia 250 era un’altra cosa e gli esempi di campioni venuti da quella classe e poi vincenti in quella superiore sono stati molti e significativi: Cadalora, Capirossi, Biaggi, Rossi, Pedrosa, Stoner, per citarne alcuni. E voi che cosa ne pensate? Fatecelo sapere con i vostri commenti. 49 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Nico Cereghini Tino Brambilla e l’aquila sul serbatoio Gli ottant’anni di un pilota famoso che a fine carriera si buttò di nuovo nella mischia come un ragazzino, con la Guzzi V7 Sport. Una storia attualissima: gli anni delle sfide epiche tra le grandi Case stanno tornando Media C iao a tutti! Giovedì scorso, 30 gennaio, Tino Brambilla ha fatto gli ottant’anni festeggiato da un mucchio di amici. Avrei voluto esserci anch’io ma ero lontano da Monza. Tino è stato un grande campione degli anni Cinquanta e Sessanta, prima con le moto (MV Agusta e Bianchi soprattutto) e poi con le auto di Formula sfiorando addirittura la F1. Nel ’69 avrebbe dovuto schierarsi con la Ferrari al GP d’Italia a Monza, era già 50 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica iscritto, ma qualche giorno prima della gara cadde al curvone con la moto e si scarnificò tutto il lato B. Oggi Tino dice che rinunciò perché la monoposto di Enzo Ferrari era poco competitiva, tanto che Rodriguez finì sesto a due giri. Ma a suo tempo me la raccontò diversamente. C’era suo fratello Vittorio che provava la Paton 500, lui volle farci un giretto e così com’era, in pantaloni e maglietta, si fece prestare il casco e via. Cadde al curvone, strisciò sulla schiena per un centinaio di metri, e quando si rialzò non aveva più i calzoni. «Cercavo di coprirmi -disse ridendo- ma sotto la cintura non c’era più la stoffa. Solo dopo un po’ mi sono reso conto che anche il sedere e la schiena erano consumati». Di entrare nell’abitacolo della F1 non se ne parlò. Tino Brambilla e il fratello Vittorio erano una cosa sola. La passione e il gusto della sfida li hanno resi leggendari. Così nessuno si stupì quando, a fine carriera, si buttarono sulle prime gare delle derivate di serie: insieme, con la Guzzi V7 Sport. Io correvo con la Laverda SFC, tra le squadre c’era una profonda rivalità, una volta Vittorio mi corse dietro con una chiave del 36 per una parola di troppo, nei box e in pista ce le davamo di santa ragione, ma poi alla sera si scherzava tutti insieme. La più bella frase di Tino Brambilla descrive la gran piega che si faceva nel curvone: «In mezzo alla curva ho dato un’occhiata all’aquila sul serbatoio, piegavo così tanto che lei, per la paura, aveva tirato dentro le ali». Poi ci furono i disastri del maggio e del luglio 1973, cinque morti, e tutto cambiò. Ma quei tempi e quell’atmosfera stanno tornando, ed è questa la bella notizia. Penso alla Superbike. Sta per partire una stagione che pare ritagliata dalle riviste degli anni Settanta, due grandi case a confronto, Ducati contro Aprilia, Gigi Dall’Igna contro Romano Albesiano, due reparti corse impegnati a fondo per vincere una sfida che potrebbe diventare epica. Ci sono tutti gli ingredienti per divertirci davvero: due formule tecniche a confronto, il bicilindrico contro il V4, e poi i piloti, anche italiani, e appunto i due ingegneri, Dall’Igna che dall’Aprilia è passato in Ducati, Albesiano che ha preso il suo posto. Qualche frecciata tra i due schieramenti è già partita, e magari i nostri eroi si scambieranno un mucchio di complimenti nelle prime interviste perché è così che bisogna fare. Ma in realtà si giocano tutto: competenza, storia e credibilità. Vinceranno lo sport, lo spettacolo e forse vincerà anche il migliore. Editoriale Brambilla: In mezzo alla curva ho dato un’occhiata all’aquila sul serbatoio, piegavo così tanto che lei, per la paura, aveva tirato dentro le ali 51 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Marquez domina la tre giorni di test a Sepang. Rossi molto vicino di Giovanni Zamagni | Nuovo record della pista per Marquez, ma le Yamaha di Rossi e Lorenzo accorciano il distacco, meno di due decimi per Valentino. Meglio anche la Ducati, a 8 decimi con Dovizioso Q uattro piloti – Marquez, Rossi, Lorenzo ed Espargaro – sotto il muro dei 2’00” racchiusi in 0”465, frantumato il record dei record di Sepang (Stoner, 2012) da un Marquez stratosferico, le Ducati più vicine, polemica tra Honda e Yamaha, alcuni piloti già contro le nuove Bridgestone: sono sole le prime prove invernali, ma la stagione 2014 si annuncia molto “calda”. Marquez permettendo, naturalmente. Il nuovo fenomeno del motociclismo mondiale ha 52 Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica nuovamente impresso il suo marchio sulla MotoGP, firmando il miglior tempo in ogni giorno dei tre di prove di Sepang. In quello conclusivo, si è assistito a un’ora di “qualificazione” con tutti i piloti che hanno sfruttato le migliori condizioni climatiche per fare un paio di giri tirati con la gomma più morbida, poi, nel proseguo di una giornata caldissima, con punte di 60 °C sull’asfalto, in molti hanno provato una simulazione sulla distanza. MARQUEZ: IL PIU’ VELOCE E IL PIU’ COSTANTE Con 1’59”533 – secondo passaggio di una serie di tre da pelle d’oca: 1’59”780, 1’59”533, 1’59”752 – Marquez è riuscito anche a battere il miglior tempo assoluto (precedente) di Sepang, l’1’59”607 di Stoner del 2012. Il bambino prodigio si è poi riposato una cinquantina di minuti ed è ripartito per una simulazione gara se è possibile ancora più impressionante della prestazione record: due soli giri, partenza a parte, sopra i 2’00” (2’01”64 e 2’01”059), uno sotto i 2’00” (1’59”991 al quinto passaggio) e tutti gli altri sulla media di 2’00”5. Come dire, che se il GP si fosse disputato oggi, avrebbe vinto per distacco. ROSSI: BUONE SENSAZIONI, MA… Per Valentino Rossi un secondo posto assoluto a soli 0”194 da Marquez che la dice lunga sull’entusiasmo e sulla voglia di riscatto del MotoGP campionissimo della Yamaha. Valentino, come Marquez, è sempre stato davanti al compagno di squadra, sempre primo dei piloti in sella alla M1: un risultato più che positivo, oltre ogni aspettativa. La nuova Yamaha piace di più a Rossi, ora più efficace in frenata e non troppo penalizzato dall’erogazione poco lineare, che tanto fastidio dà a Lorenzo, del quattro cilindri in versione 20 litri. Poi, nel pomeriggio, anche Valentino ha provato una simulazione gara, con risultati indubbiamente incoraggianti, anche se lontani rispetto a quelli del campione in carica: le condizioni climatiche differenti (sfavorevoli per Rossi) non permettono un paragone, ma sulla distanza il nove volte iridato deve ancora crescere. Ma l’inizio è decisamente promettente. LORENZO: UN PO’ IN AFFANNO Terzo Jorge Lorenzo, a 0”333 da Marquez e a 0”139 da Rossi. Un risultato non troppo negativo, anche considerando il passo gara, migliore di 53 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica DUCATI: FINALMENTE UN PO’ DI OTTIMISMO quello del compagno di squadra, anche se Jorge ha interrotto la simulazione al settimo giro, ma che non serve per nascondere un certo disagio del fuoriclasse spagnolo, per nulla soddisfatto (per usare un eufemismo) dello sviluppo imboccato dalla Yamaha per la M1 in versione 2014. ESPARGARO: UNA CONFERMA PIU’ CHE UNA SORPRESA Al quarto posto, la sorpresa dei test (ma per quanto mi riguarda è più giusto parlare di conferma): Aleix Espargaro porta la Yamaha “Open” a soli 0”465 da Marquez e a 0”132 da Lorenzo. Una prestazione così buona da far venire voglia a Jorge di provare questa versione della M1 con 24 litri, gomma più morbida e centralina unica. Questa Yamaha è sicuramente buona, ma è stato soprattutto il pilota a fare una grande differenza, come conferma l’1”8 rifilato a Colin Edwards in sella alla stessa moto. Se poi si va ad analizzare il cronologico, si vede che Espargaro è in realtà 54 meno competitivo (come è normale che sia), ma soprattutto in qualifica potrà togliersi grandi soddisfazioni. Dopo che per due giorni il più veloce in Casa Ducati era stato Andrea Iannone, la sessione di Sepang si è chiusa con Andrea Dovizioso buon settimo a 0”837 dalla pole. Il pilota di Forlì si è detto «impressionato dai progressi fatti dalla GP14 in così poco tempo», anche se «naturalmente, c’è ancora molto da lavorare: sul passo gara ci siamo avvicinati, ma Honda e Yamaha rimangono lontanissimi». Il Dovi – così come Iannone, nono oggi a 1”192 da Marquez, quindi a poco più di due decimi dal compagno di Marca – sembra rinfrancato dall’arrivo dell’ingegner Gigi Dall’Igna e vede il futuro un po’ meno “nero” rispetto all’inizio dei test. Entro il 28 febbraio – quindi dopo i prossimi tre giorni di test in Malesia (26, 27 e 28 febbraio) – la Ducati, così come tutti gli altri costruttori, dovrà decidere se utilizzare la “factory” o la “open” (questa la scelta più probabile), ma sembrano esserci le possibilità di una stagione meno disastrosa della precedente. In difficoltà, invece, Cal Crutchlow, solo 12esimo a 1”524: anche questa, però, non può essere considerata una sorpresa… MotoGP SCONTRO SULLE GOMME Nei tre giorni sono state provate le nuove gomme Bridgestone (sia morbide sia dure), con riscontri opposti: soddisfatti i piloti Honda, indiavolati quelli Yamaha, soprattutto Lorenzo. Tra l’altro, stando a indiscrezioni provenienti da Sepang, pare che sia Valentino sia Jorge abbiano realizzato i migliori tempi con la Bridgestone morbida del 2013: se così fosse, per la Honda sarebbe un ulteriore vantaggio. OPEN E SUZUKI Per la “Open” Honda si può parlare di delusione, anche se Nicky Hayden – 13esimo a 1”981 – ha finito in crescendo e non mancano le “scusanti”, ma dopo i tempi dichiarati a Valencia da Nakamoto (peraltro “ritrattati” in una conferenza stampa tenuta oggi a Sepang, con Stoner che, in realtà, avrebbe girato 1”2 più lento rispetto alla factory) era lecito aspettarsi qualcosa in più. La Suzuki con Randy De Puniet ha chiuso 17esima a 2”953 con la centralina unica anche nel software: la MotoGP è una brutta “bestia”, tenere il passo di Honda e Yamaha è difficilissimo. Guarda tutte le classifiche dei test PEDROSA: DIFFICILE DA DECIFRARE Solo sesto – a 0”690 dal compagno di squadra – Daniel Pedrosa, tra i pochissimi a non sfruttare i primi minuti per fare il “tempone”, tanto da realizzare il miglior crono al pomeriggio. Come Marquez, Pedrosa ha fatto parecchie prove comparative tra telaio nuovo e vecchio, non arrivando a una decisione finale: da lontano, la sensazione è che Dani non si sia per nulla preoccupato della singola prestazione, ma si sia concentrato solo sullo sviluppo in funzione della gara. Certo che, psicologicamente, non è il massimo prendere paga tre giorni su tre dal compagno di squadra: per lui non sarà facile ribaltare le gerarchie all’interno del box. 55 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP I commenti dei piloti dopo il terzo giorno di Test a Sepang Soddisfatti i piloti Honda, mentre Lorenzo e Rossi non la pensano esattamente allo stesso modo sullo sviluppo 2014 della Yamaha. Molto contenti i piloti Ducati che non si aspettavano progressi così veloci Yamaha Valentino Rossi « Il test è andato molto bene, sono molto soddisfatto, soprattutto per la seconda posizione e ancora di più per il tempo sul giro che è il migliore della mia carriera qui a Sepang. E’ la prima volta che scendo sotto 2’00 per me e solo un decimo di Marc e il record assoluto della pista. Ho trovato un buon feeling con la moto, abbiamo trovato alcune buone soluzioni ed è stato molto positivo. Abbiamo provato una simulazione nel pomeriggio un test molto utile per evidenziare eventuali problemi. Abbiamo sofferto un po’ per tenere un buon ritmo ma non era così male. Per la prima prova il bilanciamento è stato buono». Jorge Lorenzo «Abbiamo migliorato molto il tempo sul giro rispetto a ieri ma non ho fatto un giro perfetto. 56 Magari con gomme più morbide potremmo fare un 1’59”5 o un 1’59”6. L’obiettivo non era quello di migliorare il tempo sul giro, ma per migliorare il passo di gara. Quando abbiamo provato una simulazione di gara in condizioni di caldo abbiamo riscontrato alcuni problemi dove non ci aspettavamo, quindi il ritmo non era buono come volevamo. Abbiamo provato solo su una pista ma una pista che storicamente non è favorevole alla Yamaha. L’evoluzione e il miglioramento sono notevoli quindi sono abbastanza soddisfatto». Honda Marc Marquez «Sono abbastanza contento dei tre giorni qui a Sepang, abbiamo iniziato bene la pre-season. E’ vero che questo è solo il primo test e abbiamo ancora del lavoro da fare, ma abbiamo già potuto fare una simulazione di gara ed è andato tutto bene. Abbiamo provato molti setting e abbiamo raccolto molti dati, quindi dovremmo essere ben preparati per il prossimo test qui. Fisicamente mi sento bene, ero un po’ debole quando sono arrivato, perché ho avuto l’influenza la scorsa settimana, ma alla fine mi sentivo bene, che è la cosa più importante. Possiamo sempre migliorare e questo test aiuterà la mia forma fisica». Dani Pedrosa «In questo terzo giorno ci siamo concentrati sul telaio, cercando di guadagnare più grip posteriore e credo che abbiamo fatto un sacco di progressi qui. Questa mattina abbiamo avuto un problema con i freni su entrambe le moto e ho perso un sacco di tempo, proprio nella parte della giornata in cui si può provare il giro veloce. Comunque, sono contento che 57 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica MotoGP aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb siamo stati in grado di migliorare il setup e , in generale, oggi è stata una giornata positiva. Al prossimo test spero che possiamo continuare da dove abbiamo lasciato oggi, e continuare a migliorare prima di passare a Phillip Island». Ducati Andrea Dovizioso «Sono davvero contento di questi tre giorni di test perché siamo riusciti a fare un buon lavoro e a migliorare molto. Possiamo frenare più forte, entrare più facilmente e con più velocità in curva e accelerare un po’ prima e quindi usare più potenza nella prima parte dell’accelerazione. Poi siamo 58 riusciti ad ottenere anche degli ottimi tempi a livello di giro veloce. Infatti ho ottenuto un tempo che non ero mai riuscito a fare qui in Malesia su qualsiasi moto, e quindi questo mi rende felice. Abbiamo migliorato anche il nostro passo e quindi questo test è stato davvero positivo. Non mi aspettavo di poter migliorare così tanto, però dobbiamo restare con i piedi per terra perché il gap rimane ancora alto per gli obiettivi che vogliamo ottenere». Cal Crutchlow «So che la posizione in classifica non è tra le migliori, ma devo ammettere che sono soddisfatto. Sono ancora abbastanza lontano da Dovi, ma tutto sommato oggi sono stato piuttosto costante e più veloce di ieri. Abbiamo trovato alcune cose positive sulla moto, ma purtroppo ho fatto il mio migliore tempo nella parte meno favorevole della giornata – a mezzogiorno quando la temperatura era 15 gradi più calda di quando gli altri hanno segnato i loro migliori tempi. Non sono troppo preoccupato del mio tempo sul giro, perché mi sembra che si possa spingere di più con la GP14, ed è una cosa positiva. I miei tempi non sono tanto lontani da quelli dello scorso anno, ma gli altri hanno davvero migliorato molto». 59 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP gigi Dall’Igna (Ducati) “Abbiamo invertito la direzione” di Giovanni Zamagni | Il direttore generale di Ducati Corse fa il punto dopo i test di Sepang: “Abbiamo lavorato bene. Sceglieremo se correre con la “factory” o con la “open”, ma il regolamento è a favore di quest’ultima” I Ingegnere Gigi Dall’Igna, per certi versi si può dire che la Ducati sia stata la sorpresa positiva dei primi test di Sepang. «Complessivamente sono soddisfatto del lavoro svolto nei tre giorni di test: per me era importante provare a invertire la spirale negativa degli ultimi tempi e credo che l’obiettivo sia stato raggiunto. Era importante riuscirci, perché la motivazione di tutti gli uomini che si occupano dello sviluppo, ma anche – e soprattutto – dei piloti è una delle chiavi per riuscire a fare bene». Come hai fatto a invertire questa spirale negativa? «Tanto dipende dall’organizzazione che ci siamo dati negli ultimi mesi, cercando poi di capire qual era la migliore soluzione possibile con il materiale che avevamo a disposizione per cercare di migliorare la situazione. Devo dire che abbiamo fatto un buon lavoro». 60 Ci puoi dire che Ducati c’erano in pista? «Il programma era già stato stabilito a Valencia, con Hernandez che sta portando avanti il progetto “Open”, importante per tanti ragioni, perché nelle intenzioni dell’organizzatore (la Dorna, NDA) questo dovrebbe essere il futuro della MotoGP ed è fondamentale partire con un certo anticipo con questo programma, come peraltro hanno fatto più o meno tutti i costruttori. Le altre tre moto erano in versione “factory”: per noi in questo momento è importante riuscire a fare dei progressi sulla moto, cercando di migliorare la sua competitività. (Dall’Igna non l’ha specificato, ma a Sepang c’era l’ultima versione della GP13 vista a Valencia e la GP14, visibilmente diversa nel telaio e in altri particolari, con una distribuzione dei pesi modificata, che ha portato al miglioramento in ingresso curva, NDA)». C’è tempo fino al 28 febbraio per decidere se utilizzare la “factory” o la “open”; so che non mi dirai mai quale sarà la scelta, ma l’avete già fatta o servono i prossimi test per decidere? «Noi già a Valencia avevamo deciso per tre “factory” e una “open”. E’ però vero che il regolamento “factory” per noi è un po’ restrittivo, perché per Ducati è fondamentale sviluppare la moto e trovare delle soluzioni differenti rispetto alle attuali: il “congelamento”, alla prima gara, dei cinque motori dal punto di vista tecnico ci limita molto sotto questo aspetto e per noi diventa difficile introdurre quelle modifiche necessarie per rendere il motore più competitivo. Nelle settimane che rimangono prima dei prossimi test (26, 27 e 28 febbraio, NDA) faremo delle analisi e poi la nostra scelta (Dall’Igna non risponde chiaramente alla domanda, ma la sua valutazione, 61 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine MotoGP aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa devo capire questa moto, diversa dai miei concetti: devo analizzare il bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb positivo e il negativo di questo progetto a mio modo di vedere, è chiarissima: per la Ducati è meglio la “Open”)». Quando vedremo la prima Ducati realizzata completamente dall’ingegnere Dall’Igna? «Il programma che mi sono dato è quello, prima di tutto, di conoscere le persone all’interno del reparto corse. Poi, evidentemente, devo capire questa moto, diversa dai miei concetti: devo analizzare il positivo e il negativo di questo progetto. Mi sono dato come scadenza la terza gara (GP Argentina, 27 aprile, NDA) per raccogliere tutte le informazioni che mi servono per poter poi pensare a qualcosa di diverso. Soltanto allora è ragionevole pensare di poter programmare la fase successiva e quindi iniziare a disegnare qualcosa di diverso». 62 63 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine del feeling necessario per sfruttare tutto il potenziale della sua RSV4 e si è detto fiducioso per i test e le gare australiane. «Nei due giorni di prove a Phillip Island dovremo solo affinare il setting – ha dichiarato Marco – in vista della prima gara. Parto per l’Australia convinto e soddisfatto, in quanto abbiamo sicuramente raggiunto un buon livello». Guintoli lascia la Spagna con il sorriso sulle labbra. La spalla che lo ha tormentato per tutto lo scorso finale di stagione e durante l’inverno, sembra finalmente a posto ed ha risposto positivamente anche ad una caduta, rivelatasi senza conseguenze. Dopo quattro mesi senza salire in moto e due interventi chirurgici, Sylvain non sapeva come avrebbe reagito la spalla una volta salito in moto, ma nella due giorni spagnola tutto è andato per il verso giusto. «Non ho ancora la necessaria tonicità e forza nel braccio – ha commentato il francese dell’Aprilia – ma non avverto dolore e mi sono trovato subito bene sulla Superbike moto». Guintoli ha percorso il suo miglior giro in 1’42”605. Tutto pronto in casa Kawasaki che a Jerez ha schierato al completo il suo squadrone composto da due piloti SBK e tre piloti Evo. A Sykes e Baz hanno infatti fatto compagnia in pista l’ufficiale Evo David Salom ed i due Evo privati Alessandro Andreozzi e Jeremy Guarnoni. Mancava solo Luca Scassa, che salirà sulla sua Ninja solo nei test di Phillip Island. I piloti delle verdone hanno potuto svolgere solo parte del lavoro che si erano prefissati. Queste due giornate spagnole sono servite a Sykes e Baz per testare alcuni nuovi componenti mentre i piloti Evo hanno preso maggior confidenza con le loro nuove moto. «Nel complesso abbiamo svolto un buon lavoro – ha affermato Tom Sykes – nonostante un meteo variabile ed una pista mai completamente asciutta se non nelle fasi finali. Abbiamo provato tante piccole cose e posso dire che le modifiche al set-up che abbiamo fatto durante Conclusi i test SBK a Jerez Inizia la sfida Melandri-Sykes di Carlo Baldi | Due giornate di prove ostacolate dal meteo per i piloti Kawasaki SBK Sykes e Baz e Kawasaki Evo Salom, Guarnoni e Andreozzi. In pista anche i piloti Aprilia, Melandri e Guintoli, e i due Honda Rea ed Haslam S olo nel finale della seconda delle due giornate di prove la pista di Jerez de la Frontera si è asciugata ed ha permesso ai piloti ed ai team di svolgere, almeno in parte, il lavoro che si erano prefissati, anche se la pioggia aveva lasciato il posto ad un forte e fastidioso vento. E’ stato l’ultimo appuntamento in pista, prima di chiudere le moto nelle casse e spedirle in Australia per i test del 17 e 18 ed il primo round mondiale del 64 23 Febbraio. I più veloci, Sykes, Melandri e Rea, hanno fermato i cronometri sul 1’42 basso, ma ovviamente nessuno ha voluto rischiare più di tanto, per non compromettere il primo appuntamento di Phillip Island. Melandri ci è andato vicino il primo giorno, con una caduta ad alta velocità alla penultima curva, ma per sua fortuna nessuna conseguenza fisica. Il pilota dell’Aprilia, il suo miglior crono è stato 1’42”308, ha compiuto un altro passo avanti verso il raggiungimento 65 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Superbike aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb l’inverno hanno migliorato la nostra moto. Siamo pronti per l’Australia. L’atmosfera nella nostra squadra è serena e non vediamo l’ora di vedere come inizierà questa stagione». Per quanto riguarda il team Pedercini, oltre ad Andreozzi hanno provato a Jerez anche tutti e quattro i suoi piloti del team Stock 1000 : Lanusse, Savadori, Alviz e Nemeth, quest’ultimo autore di un’innocua scivolata proprio nel finale dell’ultima giornata. Rea e Haslam hanno continuato il lavoro di messa a punto della nuova elettronica, che sembra funzionare a dovere, ma necessita ancora di qualche prova per una messa a punto ottimale. Saranno utilissimi i test ufficiali Dorna di lunedì 66 17 e martedì 18 a Phillip Island, dove potremo avere finalmente un confronto cronometrico tra tutti i partecipanti al mondiale SBK 2014 e si potranno delineare i valori in campo sia in SBK che nella Evo. Sarà regolarmente al via dei test anche lo spagnolo Toni Elias che non ha preso parte ai test, ma si è infortunato ad un ginocchio mentre si divertiva con una pit bike. Il pilota del team Red Devils ha urtato il ginocchio a terra in una curva ed ha avvertito molto dolore. I medici però gli hanno fortunatamente diagnosticato solo una contusione e basterà una settimana di riposo a Toni per tornare in perfetta forma. 67 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Ernesto Marinelli “Siamo sulla strada giusta” di Carlo Baldi | Abbiamo incontrato Marinelli, Direttore del Progetto Ducati SBK, alla presentazione del team Althea e con lui abbiamo parlato di Evo, Superbike e regolamenti E Ernesto Marinelli Direttore del Progetto Ducati SBK era presente a Civita Castella a sancire la rinnovata alleanza tra Ducati e team Althea Racing, squadra sulla quale Ducati punta molto per sviluppare la 1199 Panigale nella versione Evo, in vista di un 2015 nel quale solo questo tipo di moto potrà partecipare al mondiale Superbike. Senza tralasciare la Superbike vera e propria. «Quest’anno saremo impegnati ufficialmente nel mondiale Superbike ed abbiamo ricostituito una squadra per Davies e Giugliano. I test svolti sino ad ora ci hanno portato risultati dei quali siamo molto contenti e pensiamo di essere sulla strada giusta». hanno confermato sia il campionato Stock 1000 che molti campionati nazionali, dove la Panigale è risultata vincente. La base è buona ed abbiamo corretto molte cose e cambiato molto anche nella parte gestionale per cui il lavoro ora viene portato avanti molto meglio e i test invernali ce lo hanno confermato». Il team Althea Racing è il team di riferimento per Ducati nella Evo. «Sì, la squadra di Genesio Bevilacqua sarà il nostro riferimento in Evo, una squadra che conosciamo molto bene e con la quale abbiamo vinto solo pochi anni or sono un titolo mondiale ed un titolo Stock. Il rientro del team Althea in ambito Ducati non ci può fare che piacere. Conosciamo bene anche Canepa e quindi un connubio perfetto per noi che puntiamo molto sulla Evo che rappresenta la Superbike del futuro». E la prima gara del mondiale si corre in Australia su di una pista da sempre favorevole alle bicilindriche di Borgo Panigale. «L’anno scorso avevamo iniziato bene il campionato in Australia, ma in seguito le cose non sono andate bene a causa di una serie di coincidenze sfortunate e di alcune difficoltà. La pista di Phillip Island è tra quelle che preferiamo e quindi speriamo di far bene anche quest’anno. Siamo consapevoli di avere una moto con un potenziale molto alto e ce lo Ma anche le altre Case non hanno dormito sugli allori. «Sicuramente no. Sappiamo che la concorrenza sarà molto forte e abbiamo a che fare con team ufficiali e Case che si impegnano al 100%. Il lavoro da fare è ancora molto, ma non ci spaventa di certo. Ci siamo sempre impegnati al massimo e continueremo a farlo. In Ducati ci sono molte persone che lavorano con capacità e con tanta passione e che non ci hanno mai fatto mancare il loro appoggio». 68 69 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Non esiste ancora un regolamento definitivo riguardante la classe Evo del 2015. Ducati come si augura che sia? «Il mondo delle competizioni sta vivendo una crisi generalizzata, in quanto risente della crisi economica mondiale. Purtroppo il mercato delle moto da qualche anno soffre e le corse soffrono in pari misura. Da qui deriva il preciso input di Dorna di ridurre i costi ed ovviamente da parte nostra non possiamo che essere d’accordo. La classe Evo va in questa direzione, 70 Scarica l’APP del Magazine Superbike I test svolti sino ad ora ci hanno portato risultati dei quali siamo molto contenti e pensiamo di essere sulla strada giusta per cui auspichiamo che le moto siano il più vicine possibile alle moto di serie in modo da diminuire i costi e garantire una buona competitività per tutti i team che vorranno partecipare al mondiale. Ovviamente ci sarà un acceso dibattito per mettere tutti d’accordo, ma la strada intrapresa non si può cambiare e quindi mi auguro che vi sia una discussione positiva e costruttiva tra tutte le parti in causa: team, case produttrici ed organizzatori. Per il bene della Superbike». 71 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica Motocross 125 Contesa come al solito la 125, che questa volta ha registrato la prova di forza di Joakin Furbetta che l’ha spuntata sullo sfortunato Thomas Marini, che dopo aver vinto la prima manche nella seconda ha accusato problemi meccanici, su Morgan Lesiardo e su Tommaso Isdraele rimasto al comando del campionato. Guarda tutte le classifiche Internazionali d’Italia Bis di Cairoli in Sicilia di Massimo Zanzani | Osannato dal calorosissimo pubblico di casa l’ufficiale KTM non sbaglia un colpo e si aggiudica le due gare; a Tixier la MX2 e a Furbetta la 125 S econdo centro consecutivo per Antonio Cairoli che dopo anni di assenza da una pista siciliana ha fatto gioire i suoi numerosissimi tifosi che hanno finalmente potuto apprezzare sia la disponibilità nel paddock che la sua competitività in pista a pochi chilometri da casa. La corsa del sette volte iridato è stata simile a quella trionfale di sette giorni prima sulla sabbia sarda; l’unica differenza è stato il fondo di gara, questa volta compatto, che Tony ha saputo gestire così bene da non aver il benché minimo problema a far sua prima la MX1 e successivamente anche la Elite. In tutte e due le manche il pupillo di Claudio De Carli ha tagliato il traguardo con buon margine sul consistente Jeremy Van Horebeek, soddisfatto del suo attuale stato di forma e della 72 messa a punto della sua moto, e sull’australiano della Husqvarna Todd Waters che nella MX1 si è lasciato alle spalle il compagno di squadra Tyla Rattray, David Philippaerts limitato da un setting non ideale, e Davide Guarneri scivolato a causa di un sasso rotolato in pista dopo essere rimasto a lungo nelle prime posizioni. Il “Pota” si è rifatto nella Elite terminando quarto davanti a Rattray, Philippaerts e Tixier. Quest’ultimo ha segnato il miglior risultato 250, dopo essersi imposto con autorevolezza nella manche MX2 sul connazionale Christophe Charlier il quale è passato al comando del campionato. Sfortunato Alex Lupino, terzo nonostante i problemi agli avambracci, che nella prova conclusiva si è ritirato all’ultimo giro per noie tecniche; in evidenza Michele Cervellin, quarto davanti a Ivo Monticelli. Media 73 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica I Tasselli del GP Internazionali d’Italia a Riola di Massimo Zanzani | Dopo il via stagionale aspettative e commenti di piloti e team manager che nella sabbia sarda hanno avuto il primo assaggio del campionato 2014 D opo mesi di preparazione il cancello di partenza della nuova stagione di motocross è sceso sulla sabbia della prova d’apertura degli Internazionali d’Italia che anticipa di un solo mese l’avvio dell’attesissima serie di GP targati Youthstream. Un avvio che da una parte ha appagato la voglia 74 di vedere in azione le squadre con i colori 2014, dall’altra segnato un campanello d’allarme per il limitato numero di piloti che si sono presentati a Riola Sardo. 12 piloti nella 125, 18 nella MX1 e 29 nella MX2 è un quantitativo decisamente troppo basso per quella che è, dopo il Gran Premio d’Italia, la massima espressione del motocross Scarica l’APP del Magazine tricolore. Tony Cairoli, e chi altri, è l’unico partito decisamente in scioltezza. Ha vinto entrambe le manche, e questo non stupisce, ma sconcerta come lo abbia fatto senza neppure sudare. Il risultato di un inverno passato ad allenarsi e a preparare la sua sempre più perfetta KTM, con uno stacco ludico di pochi giorni. Per il resto una dura (ma per lui sarà così?) preparazione, per arrivare a Doha bello pronto per giocarsi l’ottavo titolo iridato. La 350 l’ha scelta anche Tyla Rattray, raggiante per il suo rientro nel giro dei GP, che ha portato al debutto l’Husqvarna ufficiale assieme al compagno di squadra australiano Todd Waters il quale ha però puntato sul propulsore di 450 cc. «Non è andata male come prima uscita – ha commentato il team manager IceOne Antti Pyrhonen - perché entrambe si sono dimostrati Motocross ben preparati. Peccato che la partenza nella prima gara non è stata buona per nessuno dei due, la pista era praticamente con una sola traiettoria, e quindi hanno dovuto lottare nelle retrovie. Todd è caduto quando era quarto e ha perso diverse posizioni, Tyla ha è riuscito a tenere un buon ritmo anche se non come Van Horebeek o Bobryshev. Ci sono delle piccole cose ancora da sistemare ma è stato un buon allenamento. Soprattutto per Todd che era alla sua prima esperienza su una pista europea e con questo tipo di pubblico, ha fatto qualche errore, ma la sua velocità non è male». Anche lui manager Husqvarna, ma della squadra schierata nella MX2, anche Jacky Martens ci ha raccontato del debutto stagionale con i 75 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito colori giallo/blu della Casa nativa svedese e ora austriaca. «La partenza della manche MX2 è andata molto bene in quanto sono entrambi partiti nelle prime posizioni, Febvre è però caduto alla prima curva ma ha recuperato da ultimo fino al quarto posto arrivando alle spalle di Tonkov col quale si è scontrato nel tentativo di sorpassarlo. Sono caduti insieme finendo sesto e settimo. Tonkov era rimasto in testa per trenta minuti, ma poi ha avuto problemi alle braccia e ha mollato, ma è normale nella prima gara di stagione dove tutti erano un po’ nervosi e si studiavano a vicenda. Nella seconda manche Alexsandr è spuntato quinto, ha guidato bene all’inizio ma ha avuto di nuovo male agli avambracci ed è caduto in un salto perché gli è andata la moto in folle recuperando poi fino al sesto posto, mentre Romain da decimo è finito appena dietro Tonus. E’ stata una bella giornata, Periodico elettronico di informazione motociclistica sono soddisfatto anche delle moto che ci hanno dato una buona impressione». Nella 250 ha invece stupito Arnaud Tonus, brillante protagonista sia della sua manche che di quella corsa assieme alle MX1, che ha vinto entrambe (la seconda considerando la classifica di categoria) esternando non solo il suo talento ma soprattutto quella voglia di emergere soffocata negli ultimi anni dai ripetuti incidenti a cui ha dovuto malgrado far fronte. E ha convinto anche la prima apparizione di David Philippaerts nel suo ruolo di pilota/ manager che ha ricordato il cross dei bei tempi quando il pilota si faceva persino da meccanico, mentre la sfortunata rottura dell’ammortizzatore in Gara 1 della TM di Davide Guarneri non gli ha permesso di avere un responso reale del suo grado di competitività in sella alla moto pesarese visto oltretutto il poco efficace posto al cancello di partenza che si è ritrovato per la manche Elite. Scarica l’APP del Magazine Paolo Martin, team director della Honda World Motocross Paolo Martin, team director della Honda World Motocross, ci ha infine fatto il bilancio di Riola Sardo. «E’ positivo, anche se è una gara che abbiamo fatto solo perché eravamo già in Sardegna per la messa a punto della moto. Noi però siamo già concentrati sul Qatar, il nostro obiettivo è il Mondiale e in questa settimana abbiamo fatto test molto intensi su piste dal fondo compatto. Per questo per i nostri piloti la gara di oggi è stata un po’ difficile perché avevamo tutti i setup da duro e non abbiamo assolutamente lavorato per la sabbia. E’ stata comunque una buona esperienza in previsione del GP di Valkenswaard, ma prima di oggi ci siamo concentrati sul sistemare la moto per il terreno medio/duro e quello siamo riusciti a farlo. Il nostro impegno quindi è stato al settanta per cento in quanto non volevamo prendere nessun rischio, anche perché abbiamo il brutto ricordo dell’infortunio a Mantova di Nagl dello scorso anno. Nella finale infatti partono in quaranta ma i piloti della 450 hanno paura di saltare dove non si vede dopo l’ostacolo perché non sai mai se la pista è libera, d’altronde basta pensare che già al secondo giro Cairoli ha cominciato i doppiaggi. L’ordine di scuderia quindi era di stare molto attenti, di usare la testa, e di non fare assolutamente errori». Motocross Honda Europa, tutto transitava da loro e poi andava in Giappone, dalla parte economica alla logistica passava tutta tramite l’Inghilterra. Adesso invece è tutto gestito direttamente dalla HRC, così si ragiona di racing puro, c’è una linea più diretta, e le cose vengono fatte molto più velocemente perché prima la triangolazione rendevano un po’ più lunghe le reazioni. E l’arrivo della HRC sottolinea come vogliono prendere le misure per vincere. Ci sono tutti i presupposti per farlo, perché stiamo lavorando veramente bene insieme, a dispetto della loro immensa esperienza loro sono umili, vogliono imparare, vogliono fare, c’è un ottimo interscambio di informazioni e una bella collaborazione. Il referente del progetto si chiama Inomoto, e coordina per conto di HRC tutta la situazione dei GP ed ha molta esperienza sulla gestione delle corse in Europa perché è stato il meccanico di Frederic Bolley. Poi ci sono i tecnici elettronici, quello della Showa ed un altro supervisore, in totale lavorano con noi dai cinque ai sette giapponesi che verranno a tutti i GP». Per quanto riguarda la MX2 invece? «L’unico team ufficiale Honda è quello schierato nella MXGP, nella 250 c’è il team Gariboldi che è supportato dalla Honda Europa dove è coinvolta la HRC in parte minima». Dei due Max è quello che ha fatto peggio. «Max è quello che ci ha rimesso le penne allo Starcross, quindi è stato il più prudente. D’altronde in questa gara il livello medio dei piloti non è alto, visto che molti dopo metà o tre quarti di gara sono cotti, e quindi prima di dare il gas prendi le misure. Lui le ha prese, proprio perchè era un ordine nostro di scuderia di non rischiare». Ci sono consistenti novità nella vostra squadra per il 2014. «Per noi è un anno di grandi cambiamenti, ad iniziare dalla la gestione. Prima il referente era 76 77 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Supercross a San Diego Vittoria di Stewart, Reed out San Diego è stato il teatro della vittoria di James Stewart che si aggiudica il primo oro stagionale dopo sei gare. Incidente all’ultimo giro per Reed costretto al ritiro I l Qualcomm Stadium di San Diego, California, patria del Motocross a stelle e strisce, era gremito di spettatori. Uno spettacolo mozzafiato che fino all’ultimo giro ha regalato emozioni, anche se purtroppo non tutte positive. Proprio all’ultimo giro infatti Chad Reed, tentando un sorpasso su Roczen è stato catapultato in aria dalla sua moto e ricadendo ha battuto violentemente la spalla ed è stato costretto al ritiro. Il MainEvent era iniziato all’insegna di Short che ha conquistato la holeshot prima di cedere la leadership a Villopoto e Stewart che alla fine del secondo giro è già in testa. Con un ritmo impressionante non cederà la testa della gara fino alla bandiera a scacchi. Alle sue spalle lotta tra 78 Scarica l’APP del Magazine Supercross aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb Short e Dungey, con Reed che compie una rimonta esaltante. Roczen va all’assalto del podio e le posizioni di testa si alternano fino all’ultimo giro. Reed tenta l’ultimo assalto sulle whoops e con la ruota anteriore tampona quella posteriore di Roczen. nella caduta urta violentemente la spalla destra e rischia di essere investito da Dungey. Mentre viene portato fuori dalla pista dall’assistenza medica, Stewart taglia il traguardo con la moto perfettamente parallela al suolo e conquista la sua prima vittoria stagionale. Secondo posto per Villopoto e terzo per Roczen. Un argento che è sufficiente al pilota Kawasaki per rimanere in vetta alla classifica generale con un distacco però di soli 9 punti da Roczen. 79 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Sport Intervista a Gio Sala L’ultimo italiano a salire sul podio di Andrea Perfetti | Il campione bergamasco è stato l’ultimo italiano a salire sul podio della mitica corsa a tappe. Correva l’anno 2006 e la Dakar era ancora africana. Il Gio ci racconta la sua impresa otto anni dopo L L’edizione 2014 della Dakar si è conclusa con la bella vittoria dello spagnolo Marc Coma. All’arrivo sono giunti anche due italiani, a cui vanno ancora i nostri complimenti: si tratta dei bravissimi Paolo Ceci e Luca Viglio. Tosti e caparbi a finire la corsa, ma comunque lontani dal podio. Un podio che da otto anni non vede protagonista un motociclista del nostro Paese. L’ultimo è stato il pilota di enduro che più allori ha regalato all’Italia (ben 6 i titoli conquistati). Parliamo di Giovanni Sala, il mitico Gio. Il campione bergamasco è stato l’ultimo italiano a salire sul podio della mitica corsa a tappe. Correva l’anno 2006 e la Dakar era ancora africana. Gio ci racconta la sua impresa otto anni dopo 80 e i tanti aneddoti che lo hanno accompagnato. L’Africa era una terra difficile, dove perdersi per un errore di navigazione poteva avere conseguenze drammatiche. L’intervista Giovanni, ripercorriamo la tua carriera, quante Dakar hai corso? «Ho corso 10 Dakar, dal 1998 al 2007. Nella prima ricevetti i complimenti da Peterhansel per come guidavo e per averla finita, è stato bello vederlo guidare nel deserto. Però devo aggiungere che a un chilometro dal Lago Rosa ebbi una caduta fortissima, la più brutta della mia vita, ma comunque terminai. Le ho corse tutte in Africa. Delle 10 ne ho terminate 7, le Profilo di Gio sala Dal 2000 si impegna sempre più nei rally africani collaudando e correndo con la nuova KTM LC8, e nel frattempo corre nell’enduro riuscendo nell’International Six Days Enduro in Spagna ad aggiudicarsi la sua quarta vittoria nel Mondiale a squadre. Nel 2002 arriva sesto con Fabrizio Meoni come compagno di squadra, e nel 2006 terzo. 81 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica altre 3 a casa in “barella”». potessero dirlo al mondo!». Qual è stato il miglior risultato? Eri un portatore d’acqua, ti lasciavano correre anche per la vittoria personale tua? «La Dakar mi affascinava molto, quindi chiesi io a KTM di poter partecipare, ovviamente ero un pilota nel team dell’enduro e loro avevano già i piloti di punta per correre i rally, quindi mi coinvolsero per lo sviluppo sin dal debutto della 660. Poi con Fabrizio Meoni abbiamo avuto l’opportunità di sviluppare la LC 8 bicilindrica e poi di correrci. Così in gara ho sempre avuto il ruolo di portatore d’acqua, con il dovere di aspettare e in caso intervenire, se i piloti di punta avessero avuto bisogno. Solo quando partivo alle spalle potevo fare la mia gara, e infatti ho vinto anche qualche tappa, ma il giorno dopo, che poi partivo per primo, sapevo già che avrei dovuto rallentare, quindi le motivazioni per il risultato erano quelle che erano. In ogni caso nel 2006 ero d’aiuto a Coma, e lui vinse. Poi visto che non ha avuto nessun problema ed era sempre tra i primi, feci la mia gara e terminai sul podio in terza posizione». Nel 2007 hai fatto un incidente tremendo. L’Africa era forse troppo pericolosa? «Alla Dakar ho avuto le più brutte cadute della mia carriera motociclistica. Nel 2007 fu una caduta in velocità, venni lanciato dalla sella, rotolai per decine di metri, ma fortunatamente, a parte diverse contusioni, mi lussai solo una spalla. L’Africa potrebbe risultare più pericolosa del Sud America per diversi fattori, ad esempio la lunghezza delle tappe, delle speciali e della gara stessa, poi già i trasferimenti erano su piste accidentate e non su asfalto. Le tende nei bivacchi erano meno confortevoli, specialmente nei giorni con tempesta di sabbia, dei camper che si usano nelle Dakar di oggi. Non dimentichiamo poi che ora si corre con le 450, che se pure raggiungono forti velocità, hanno un peso nettamente minore, e questo è un fattore importantissimo per la sicurezza». Sei l’ultimo italiano salito sul podio. Che ricordo hai? «Ero talmente contento che, per farlo sapere a tutti, scrissi su un foglio “SONO FELICISSIMO” e lo mostrai sul podio in modo che fotografi e televisioni 82 Ti mancano quelle corse? «Ovviamente decidere di non correre più la Dakar è molto dura, ma nel 2008 ci rimandarono tutti a casa e così fu più facile il distacco dai rally». Come facevi a adattarti a quelle moto pesanti e veloci? Tu sei abituato alla mulattiera. «Infatti la prima parte della Dakar Dakar per me era tremenda, la moto aveva reazioni a cui ero poco abituato o che avevo dimenticato. Immagina di prendere una buca a oltre 100 Km/h con una moto pesantissima: reagiva in maniera diversa da quella d’enduro, per non parlare degli spazi di frenata». “Immagina di prendere una buca a oltre 100 Km/h con una bicilindrica: reagiva in maniera diversa da una 450, per non parlare degli spazi di frenata!” La navigazione era difficile? Ti sei mai perso o hai avuto paura? Raccontaci un episodio particolare. «In Africa le piste sono tantissime e spesso difficili da vedere perché sono percorse principalmente da animali, e quindi poco marcate, poi il vento le cancella e se si deteriorano, e naturalmente non vengono ripristinate, ma ne vengono aperte di nuove parallele alle vecchie, che poi si ricongiungono, si intrecciano o si accavallano, e in questa “matassa” di tracce ci sono anche quelle che vanno in altri posti, e interpretare quella giusta quando vai di fretta in gara, non è facile. Sì, mi sono perso, ma poi quando la nota seguente non corrispondeva, non ho mai preso iniziative e sono ritornato esattamente a dove sapevo che era il percorso giusto. Il problema è che in spazi come nel Sahara, ti può non tornare la nota dopo 30 minuti che stai guidando, 83 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Scarica l’APP del Magazine Dakar L’Africa ti lascia un’esperienza incredibile nel cuore e al ritorno ti fa apprezzare tutto quello che hai e ritornare indietro non è così facile perché spesso il vento, sempre presente, cancella le tracce. Solo una volta mi preoccupai, ero alla prima Dakar e mi infilai giù per un canyon dal quale non riuscivo più a uscire per la pendenza. Credo di essere l’unico che ha spinto la moto alla Dakar come se fossi su una mulattiera Bergamasca!». Gio, hai seguito la Dakar? Come ti è sembrata questa edizione? «Sì, la seguo proprio su Moto. it grazie a Piero Battini che con la sua esperienza riesce a carpirne le sfumature, poi la seguo in TV per le immagini (anche se propongono troppa “Francia”, tralasciando spesso piloti di altri paesi nonostante meritino). 84 Dai commenti di alcuni piloti sembra sia stata piuttosto dura, anche se sento che le difficoltà spesso vengono dall’altitudine o in alcuni tratti per la presenza di Fesh Fesh». I piloti hanno lamentato l’eccessiva durezza delle prime tappe. Eppure i primi non sembravano così provati, mentre gli amatori sono stati decimati. Credi ci siano privati che si presentano al via senza la giusta preparazione? «Consideriamo che nella lista dei partenti troviamo una bassissima percentuale di professionisti e tantissimi che durante l’anno fanno tutt’altro che guidare una moto, a parte nei week end. Nei mesi precedenti fanno un allenamento dedicato ma, per quanto intenso, non è sufficiente a essere pronti a guidare per 13 giorni su percorsi insidiosi. Quindi ecco che diventa facile vedere tanti ritiri». Cos’è successo a Despres? Quest’anno non è mai stato in partita. «Sicuramente il cambio di casacca non ha giovato, infatti sviluppare una moto nuova nel giro di un anno non è facile, poi credo che anche per lui gli anni inizino a farsi sentire. Non sulla preparazione ma sul ritmo che alcune volte porta a prendere rischi, e con la caduta del secondo giorno, la cosa si è accentuata». Barreda e la Honda sono stati una bella sorpresa, ma poi 85 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Scarica l’APP del Magazine Periodico elettronico di informazione motociclistica aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa sponsor è perché hanno già fatto qualcosa in carriera, e ciò vuol dire che non sono più giovanissimi. Qualche giovane c’è, però non vengono indirizzati ai grandi rally, ma tenuti a correre in Italia, a parte qualcuno che fa qualche sporadica apparizione. Ma sostanzialmente il motorally ha poco a che vedere con i grandi rally. In Italia la navigazione si sviluppa in spazzi ristrettissimi e si passa il tempo più a leggere che non a guidare. Ad esempio il rally di Sardegna, che è il più grande rally italiano, si sviluppa su spazzi che quasi non equivalgono a una tappa della Dakar. Poi non si usa il CAP, cosa fondamentale nei rally, e i percorsi sono completamente diversi, infatti ottimi piloti di motorally li ho visti annaspare nei rally, sia per i terreni, per la velocità e perfino anche per il tipo di navigazione». bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb bbbbbbbbbbbbbbb hanno perso consistenza. Cosa ne pensi del pilota e della moto? «Barreda è da anni che si fa notare per la sua velocità, anche se spesso è condizionato da cadute che gli hanno compromesso la gara. Ultimamente è migliorato molto e non cade tanto come prima e sopratutto sta migliorando la sua 86 abilità nel navigare, quindi più che chiamarla “una sorpresa” la considero la maturazione di un ottimo pilota. La moto ha bruciato le tappe per arrivare a essere così competitiva in un paio di stagioni, certo quando parli del più grande costruttore di motociclette e con un reparto corse come la HRC, non poteva che essere così, comun- que è bella e va bene, quindi non si può che apprezzare». Perché gli italiani non vincono più? Eppure nel motorally ci sono tanti giovani che corrono. «Accade questo perché in Italia team e sponsor non hanno un grande interesse alla specialità dei rally per investire concretamente su qualche giovane e farlo maturare in questo tipo di gare. Infatti le partecipazioni degli italiani sono fatte di piloti che devono fare i salti mortali per procurarsi il budget per correre. I soldi dei loro sponsor vengono investiti per il team o per la moto. Così vai avanti 3 o 4 anni, ma poi abbandoni, e quelli che hanno degli Come mai gli spagnoli sono così forti? Dove si allenano? «Gli spagnoli sono così forti perché fanno l’esatto contrario di noi, sponsor e team investono sui giovani per farli correre nei grandi rally e solo qualche apparizione nei rally nazionali, che in ogni caso si sviluppano in aree decisamente più vaste che da noi. Per gli allenamenti quando correvo per gli spagnoli nel Team Repsol, ci si spostava in Marocco, visto che è molto comodo per loro, oppure in Andalusia che offre aree molto Dakar grandi e percorsi semi desertici». Picco e altri big sono tornati in sella. Tu lo rifaresti? «Sinceramente no, anche nell’enduro dove ho più abilità che non nei rally ho deciso di chiudere con le gare, perché quando hai la testa per andare forte ma non sei più assecondato dai riflessi, credo sia meglio smettere, poi ora che ho mio figlio Raùl e non riuscirei a stargli tanti giorni lontano!». Però di’ la verità, un po’ ti manca l’Africa. «Una sostanziale differenza tra partecipare a una Dakar in Sud America o in Africa è che indipendentemente da come è andata la gara o il risultato, l’Africa ti lascia un’esperienza incredibile nel cuore e al ritorno ti fa apprezzare tutto quello che hai. Quante volte mi dicevo: pensa, posso far scendere l’acqua direttamente in casa e come non bastasse decidere se calda, tiepida o fredda. Oltre alle altre tantissime comodità che abbiamo in un paese evoluto come il nostro e che tutto sommato è molto simile al Sud America, quindi non ti lascia alcuna sfumatura e tutto si riduce al risultato in gara. Questo lo dico perché nel 2011 ho partecipato come team manager di Coma e quindi so cosa lascia questa esperienza quando rientri in Italia». 87 Ricevi Moto.it Magazine » Spedizione su abbonamento gratuito Periodico elettronico di informazione motociclistica Sport Scarica l’APP del Magazine Editore: CRM S.r.l., Via Melzo 9 - 20129 Milano P. Iva 11921100159 Responsabile editoriale Ippolito Fassati Capo Redattore Andrea Perfetti Redazione Maurizio Gissi Maurizio Tanca Cristina Bacchetti Marco Berti Francesco Paolillo Aimone dal Pozzo Edoardo Licciardello Grafica Thomas Bressani Collaboratori Nico Cereghini Massimo Clarke Giovanni Zamagni Carlo Baldi Massimo Zanzani Lorenzo Boldrini Enrico De Vita Ottorino Piccinato Antonio Privitera Antonio Gola Alfonso Rago COPYRIGHT Tutto il materiale contenuto in Moto. it Magazine è oggetto di diritti esclusivi di CRM S.r.l. con sede in Milano, Via Melzo 9. 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