ECONOMIA GIORNALE DI BRESCIA MARTEDÌ 5 AGOSTO 2014 27 AZIENDE & FAMIGLIE Dall’album Mamè, papà Antonio raccoglie l’eredità di Andrea e torna in azienda a 85 anni ■ A sx: Gianfranco Monchieri con la figlia Gaia; a dx Antonio Mamè con Andrea, il figlio scomparso l’anno scorso. Sotto il nuovo maxi tornio da 2 milioni della Tacchi installato alla Mamè Le forge camune sperano nel 2014 Mamè e Monchieri chiudono il 2013 in perdita in misura diversa e per ragioni diverse Gianfranco Monchieri: vogliamo investire, ma siamo bloccati. Commessa Usa, ferie corte CIVIDATE CAMUNO Nella terra delle forge, nel polo nazionale che lavora e tempra ferro e che racchiude, in uno scampolo di Valle, autentici campioni. Gente e aziende che con la globalizzazione hanno potuto esportare esperienze antiche unite al coraggio degli investimenti e alla voglia di lavoro. Una trentina, anche meno di anni fa, il forgiatore di ferro pareva una specie quasi estinta. Si viveva, si lavorava, ma pareva un destino fosse segnato. Poi nuove tecnologie hanno avuto necessità di antichi lavori. L’industria energetica - quella eolica, per esempio - è esplosa. E servivano, e servono, pezzi complessi di acciaio per stare lassù in alto a girar pale. Poi il nucleare, poi la cantieristica e tanto altro. Anni (chissà mai?) forse irripetibili questi ultimi. Tanti ordini, C4oDgL1CyWpBGoo8jUIykwUy+ktnVCbmGY5WXsIgzvE= margini alti, quindi utili (e tasse) anni fa avevano fatto esclamare di scintillanti, piani di investimenti sorpresa decidendo di fare insieme sempre milionari, come fa intuire la M&M, azienda che sta nel mezzo la maxipressa che qualche anno fa delle due e che fa una serie di serviMonchieri spa ha installato e che zi per i due soci. Fu una intuizione vedete in questa pagidi Andrea Mamè, scomna. Il quadro, in questi parso giovanissimo un ultimi anni, è cambiato anno e un mese fa, e di 10 MILIONI anche quassù perchè Gaia Monchieri, figlia È l’investimento un po’ è cambiato il del patron Gianfranco. mondo; i piani di inve- che la Monchieri è C’è un dato comune alstimento sull’energia si pronta a sostenere le due aziende: entramsono placati. Anche se be, per entità e ragioni a Cividate ed è la timida speranza anche diverse, hanno - qualcosa pare - pare chiuso il 2013 in rosso. si stia ridestando. Gianfranco Monchieri, Mattinata in Mamè e Monchieri patron di Forge Monchieri, sta tirando i conti del semestre. Lo scorper parlare di queste cose. Aziende so anno la società ha perso poco confinanti e che, meno di 2 milioni anche se ha fatto come noammortamenti sostenuti per 3,7 to, due milioni. Vendite a 50 milioni (55 l’anno prima) per l’85% esportato. Vendite calate ma stesse quantità prodotte. Mercato difficile - dice il patron - anche se l’azienda farà ferie corte perchè è arrivata una bella commessa dagli Stati Uniti da evadere presto». Il mercato di riferimento è quello della Power Gen., la generazione di energia, nucleare ad esempio. Per il 2014 si prevede il pareggio. Solidità patrimoniale da record (66 milioni) e disponibilità pronto-cassa di 14,3 milioni che generano interessi bancari attivi per 200 mila eu- ro. Risorse pronte e disponibili per un nuovo investimento. Una storia ormai pluriennale. La Monchieri ha necessità di un nuovo capannone da 4 mila metri dove fare trattamenti termici. Ha acquistato vecchi immobili e ha i 10 milioni di euro per farlo. Sarebbe, come dice il presidente, «un completamento importante del ciclo produttivo. Installeremmo impianti avanzati. Dobbiamo continuare ad essere competitivi. Senza nuovi investimenti - dice Monchieri - è evidente che si rischia di perdere competitività». E’ una vicenda che tocca l’azienda ma, più in generale, tocca l’intero polo produttivo. «Noi dobbiamo rispettarele leggiambientali e sul lavoro. Ma poi non possiamo - come accade - essere bloccati per anni. Rischiamo noi, ma rischiamo tutti. Ci hanno chiesto di stare più distanti dal fiume, di fare la copertura del nuovo capannone in maniera diversa, di fare il rivestimento esterno che avesse un impatto più contenuto. Abbiamo detto che faremo così come ci è stato chiesto, ma permessi non ne vedo». Gianni Bonfadini g.bonfadini @ giornaledibrescia.it CIVIDATE CAMUNO Era l’ultima domenica di giugno dello scorso anno. Quel giorno Andrea Mamè perse la vita in un incidente sulla sua auto da corsa al circuito di Le Castellet, in Francia. Aveva 41 anni e da una decina guidava il gruppo di Cividate, lo scorso anno un’ottantina di milioni di fatturato con 240 addetti. Incontro suo padre - Antonio - per la seconda volta. Ha 86 anni. Deve avere un tempra rara, esattamente come una lungimiranza e coraggio rari. Lo trovo tonico. Dopo la scomparsa di Andrea è tornato in azienda, a 85 anni. Aveva lasciato al figlio trentenne, con una mossa che a molti parve un azzardo, la gestione piena. Lui si era di fatto semi-ritirato tenendo in Mamè un ufficio. Parlò di Andrea con toni ammirati. Si era all’indomani dell’annuncio dell’operazione M&M (la ricordiamo qui sotto) e mi colpì la stima che aveva per il figlio. Era soddisfatto della scelta fatta anni prima di lasciargli il comando. Ed oggi è purtroppo - fra i pochi padri che posson dire «di aver avuto un figlio che mi ha lasciato in eredità una grande azienda». Col patron Antonio, dopo la scomparsa di Andrea, in azienda è arrivato Claudio Elzi, marito della prima figlia di Antonio, Paola, che della Mamè è diventato vicepresidente; Giuseppe Moschini resta amministratore delegato. «L’azienda è impeccabile», dice Antonio Mamè. «Stiamo ultimando il piano di investimenti da 22 milioni deciso tre anni fa da Andrea. Il maxitornio da 2 milioni della Tacchi è stato installato. Se c’è un minimo di risveglio del mercato siamo pronti». Ma c’è questo risveglio? «Navighiamo a vista, ma arriva qualche buon segnale dagli Stati Uniti. Servirebbe commenta Moschini - anche un euro meno forte. Noi siamo grandi esportatori e un rapporto euro/dollaro su questi livelli è un forte impedimento all’export». Dopo un 2013 in pesante perdita (oltre 4 milioni) per il 2014 che tipo di proiezioni fate? «Puntiamo agli 85 milioni dagli 80 del 2013. Ma - puntualizzano Mamè e Moschini - è bene precisare che dei 4 milioni di perdita, circa 3 derivano da svalutazioni immobiliari. La gestione aziendale è meglio di quel che appare nei conti». Certamente gli investimenti fatti si fanno sentire sul bilancio. Ma, come previsto, «stiamo gradualmente rientrando dall’esposizione bancaria». Anche in quest’ottica, l’azienda ha deciso di cedere la partecipazione che aveva nella gestione dell’Autodromo Franciacorta di Castrezzato ad una «cordata« rappresentata da Giulio Mazzola con una operazione che verrà ufficializzata gi.bo. nei prossimi giorni. M&M. Gaia e Ribe, donne alla guida È la società commerciale (e molto altro) delle due aziende CIVIDATE CAMUNO Gaia Monchieri, figlia di Gianfranco, e Ribe Ducoli, già compagna di Andrea. Sono loro a guidare la M&M, la società costituita al 50% fra Monchieri spa e Mamè spa e a cui sono affidate una serie di aree comuni: in primo luogo il commerciale, quindi lo sviluppo e la ricerca, le risorse umane, le manutenzioni, la qualità, il marketing. M&M è nata per impulso di Andrea Mamè trovando in Gaia un partner entusiasta da subito, un tandem capace di superare gli inevitabili iniziali dub- bi. Siamo al 2° anno di vita dell’azienda. Le attese di Andrea e Gaia immaginavano che già il 2014 segnasse la svolta per il comparto forge. Bisogna aggiornare l’agenda: «La speranza la affidiamo al 2015», commenta Gaia. «Il quadro resta difficile, fare previsioni è complicato. Siamo lontani anni luce da quando gli ordini arrivavano da soli nelle aziende: si mandava il preventivo ed era fatta. Adesso bisogna tornare al vecchio sistema: valigetta 24 ore e volare». In misura diversa, come scriviamo qui ac- canto, la frenata del mercato tocca praticamente tutte le aziende, e quindi anche le due società fondatrici: Mamè (che opera prevalentemente nell’oil&gas e impiantistica) e la Monchieri (caldereria e impianti per energia). E’ il primo anno senza Andrea... «Già. Ci aveva creduto tanto nel progetto. Andrea era un trascinatore, uno che sapeva contagiare di entusiasmo. E ripeteva spesso come «lo stare insieme non è la somma di chi sta separato. Lo stare insieme fa da effetto moltiplicatore».
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