Università degli Studi di Padova Facoltà di Scienze MM.FF.NN. Corso di laurea triennale in Scienza dei Materiali Tecnologia di deposizione di cermet tramite thermal spray Relatore: Prof. Vincenzo Palmieri Laureando Marin Giovanni Matricola: 561165-MT Anno Accademico 2010/2011 1 2 Introduzione ___________________________________________________________ CERMET _______________________________________________________________ 2.1 Definizione generale _______________________________________________ 2.2 Utilizzi dei ricoprimenti in cermet_____________________________________ 2.3 Esempi nell’utilizzo dei cermet _______________________________________ 2.3.1 Cermet in forma massiva 2.3.2 Cermet in film 3 Thermal spray __________________________________________________________ 3.1 Definizione ______________________________________________________ 3.1.1 Thermal _________________________________________________ 3.1.1.1 Divisione in base al funzionamento 3.1.1.2 Differenze tra PS e FS 3.1.2 Non-thermal _____________________________________________ 3.2 Teoria __________________________________________________________ 3.2.1 Configurazione generale Thermal Spray ________________________ 3.2.2 Descrizione delle 4 componenti del processo ___________________ I - Plasma II – Polveri III – Substrato IV – Film 3.3 Apparati {TST} ____________________________________________________ 3.3.1 Electrical discharge _______________________________________ I - Atmospheric plasma spray ______________________________ II - Arc spraying _________________________________________ III - Vacuum plasma spray _________________________________ IV - Controlled atmosphere PS _____________________________ 3.3.2 Combustion ______________________________________________ 3.3.2.1 Continuous I – HVOF____________________________________________ II – FS ______________________________________________ 3.3.2.2 Explosive I - D-gun ____________________________________________ 3.3.3 Decompression of gas I – CGSM ___________________________________________ 5 Conclusioni_____________________________________________________________ Bibliografia _____________________________________________________________ Pag. 1 Pag. 3 Pag. 3 Pag. 4 Pag. 5 Pag. 7 Pag. 7 Pag. 9 Pag. 10 Pag. 11 Pag. 11 Pag. 12 Pag. 19 Pag. 19 Pag. 19 Pag. 21 Pag. 23 Pag. 25 Pag. 27 Pag. 27 Pag. 29 Pag. 31 Pag. 33 Pag. 35 Pag. 37 I II Tavola degli acronimi utilizzati: PS Plasma Spray FS Flame Spray TS Thermal Spray APS Atmosphere Plasma Spray VPS Vacuum Plasma Spray CAPS Controlled Atmosphere plasma spray IPS Inert Plasma Spray SPS Shrouded Plasma Spray ATCS Atmosphere Temperature-Controlled Spray HVOF High Velocity Plasma Spray CGSM Cold Gas Spray Method LPPS Low Pressure Plasma Spray PVD Physics Vapor Deposition CVD Chemical Vapor Deposition III IV INTRODUZIONE Negli ultimi anni la tecnologia Thermal spray si è estremamente sviluppata come fondamentale strumento nella sempre più sofisticata ingegneria delle superfici. Ricerca e sviluppo hanno subito una continua evoluzione negli anni che si nota facilmente dal fatto che l’80% delle scoperte degli ultimi 90 anni sono state sviluppate nei 30 anni appena trascorsi. Con lo sviluppo della tecnologia e il miglioramento degli apparati si aprono continuamente nuove possibilità per depositare materiali che prima richiedevano tecnologie di maggior complessità e costo. E’ molto migliorata inoltre la qualità dei film e sopratutto il rendimento di deposizione superficie/tempo. Il Thermal spray è infatti una tecnologia che permette la deposizione di film di quasi tutti i materiali compositi (CERMET) e non su ampie superfici senza richiedere apparati e infrastrutture troppo costose. E’ fondamentale la scelta del tipo di apparato in base alle caratteristiche dei componenti del film. Si possono depositare con tecniche Flame spray, le più semplici ed economiche, grandi superfici di materiali compositi con componenti a bassa temperatura di fusione mentre con tecniche Plasma spray è possibile depositare qualsiasi tipo si composito su praticamente qualsiasi superficie. 1 2 2 - CERMET 2.1 Definizione generale I Cermet sono materiali compositi costituiti da Ceramiche (cer) e Metalli (met). Sono prodotti in modo da combinare le caratteristiche di stabilità ambientale delle ceramiche e le proprietà meccaniche dei metalli di cui sono composti. Il metallo è utilizzato nel cermet come legante per ossidi, nitruri e carburi di cui il materiale sarà principalmente composto. Solitamente la parte metallica è inferiore al 20%, anche se esistono materiali detti Metal matrix composite che sono a matrice metallica. Le caratteristiche principali dei metalli sono: - Resistenza alla frattura - Resistenza alla fatica - Resistenza alla flessione - Duttilità - Alta resistenza alla frattura - Alto coefficente di espansione termica - Alta conducibilità termica ed elettrica - Bassa porosità Le tipiche caratteristiche delle ceramiche sono: - Alta stabilità termica - Stabilità chimica - Elevata durezza - Bassa resistenza alla frattura - Basso coefficente di espansione termica - Bassa conducibilità termica - Media e alta porosità La combinazione di queste caratteristiche porta alla creazione di materiali compositi superiori. Ovviamente nel combinare le opposte proprietà dei componenti nel cermet occorre essere cauti nella produzione. La differenza nel coefficente di espansione termica può infatti portare a stress interni al materiale o ad instabilità nell’interfaccia di un’eventuale film depositato. Inoltre i cermet depositati con alcune tecniche thermal spray presentano una porosità generalmente elevata che può essere trattata, se si necessita di un film denso, con infiltrazioni di materiali, con il pressaggio isostatico a caldo o con densificazione a laser. Anche la bassa resistenza alla frattura delle ceramiche rispetto a quella dei metalli, può creare problemi al materiale composito. 3 2.2 Utilizzi dei ricoprimenti in cermet I ricoprimenti in cermet sono largamente utilizzati dall’industria con un crescendo annuo continuo in quanto essi, con un costo relativamente contenuto, possono migliorare le caratteristiche di macchinari e strumenti. Il pezzo ricoperto possiede, rispetto al pezzo normale, le caratteristiche del film che gli è stato applicato mantenendo però il basso costo del componente principale con cui il pezzo è costruito. Produrre pezzi interamente in cermet avrebbe un costo molto più elevato ma con un vantaggio quasi nullo. Tipici utilizzi dei ricoprimenti cermet sono: - Il controllo del consumo da erosione di macchinari e strumenti industriali La protezione da sostanze chimiche (in fornaci o contenitori per sostanze corrosive) La protezione di metalli dall’ossidazione (in strutture ingegneristiche e apparati esposti ad agenti corrosivi) La protezione di macchinari per l’estrusione di metalli liquidi La protezione dalla corrosione in impianti petrolchimici e impianti sottoposti ad alte temperature Come barriera anti-termica e anti-chimica per motori ad alte temperature (pale delle turbine nei motori a reazione) La riqualificazione delle superfici di strumenti e strutture (in applicazioni ferroviarie, cantieristica navale e strumenti da scavo) Come protezione dalla corrosione da gas ad alta temperatura (turbine di vario tipo) Per ricoprimenti Biomedici di protesi o impianti dentali Il ricoprimento con materiali superconduttori ad alte temperature La protezione di pavimenti in ambito agricolo dai liquidi utilizzati Nei reattori di centrali nucleari e termiche La costruzione dei rotori in campo aereonautico Questi sono soltanto alcuni degli utilizzi, industriali e non, dei CERMET in quanto nuove applicazioni nascono ogni anno in seguito allo sviluppo continuo del settore. 4 2.3 Esempi nell’utilizzo dei cermet 2.3.1 CERMET IN FORMA MASSIVA Utilizzi di cermet in forma massiva che stanno avendo un forte incremento negli ultimi anni sono quelli delle corazzature ceramiche per applicazioni militari. Le caratteristiche di durezza delle ceramiche sono indispensabili in questo settore in quanto la piastra ha la funzione fermare un proiettile senza essere penetrata. L’utilizzo di cermet permette di aggiungere la possibilità di deformarsi al materiale ceramico con elevata resistenza per disperdere meglio l’energia dell’impatto. La maggior parte delle corazze utilizza composti principalmente metallici come Carburi (TiC, SiC). BC), Nitruri (Si3N4), Ossidi (Al2O3) e Boruri (TiB2). Negli ultimi anni sono state sviluppate nuove tecniche di produzione delle corazzature utilizzando FGM (Funcionally Graded Materials) e MMC (Metal-Matrix Composites). Le corazze FGM sono prodotte unendo vari strati di materiale, uno ceramico all’esterno e procedendo verso l’interno si utilizzano strati sinterizzati con un contenuto metallico sempre maggiore. Queste corazzature sono utilizzate principalmente per la protezione da colpi multipli ma presentano una resistenza generale minore di corazze ceramiche convenzionali. Le corazze in MMC sono costituite da una matrice metallica e Carburo di Titanio. Questo materiale distribuisce l’energia dell’impatto in un’area maggiore consentendo una maggiore resistenza alla penetrazione. 3.2.2 CERMET IN FILM L’utilizzo di film in cermet è decisamente diverso da quello in bulk. Esso è orientato alla protezione e miglioramento delle caratteristiche del pezzo ricoperto. In questo modo è possibile costruire la parte massiva in un materiale con peggiori caratteristiche chimico-fisiche ma più economico. Questo è reso possibile dal fatto che le caratteristiche del pezzo, quando viene utilizzato, sono principalmente quelle del film di cui è ricoperto. Se si necessita di un materiale resistente alla corrosione in macchinari ad alta temperatura non si utilizza un materiale composito per tutta l’attrezzatura bensì un materiale meno costoso ricoperto dai CERMET refrattario e resistente alla corrosione. In questo modo ottengo delle prestazioni meccaniche superiori sia nel pezzo inteso nella totalità sia nelle caratteristiche della sua superficie. Gli utilizzi sono stati precedentemente elencati, come esempio più significativo si può portare il rivestimento di materiale composito che viene utilizzato sulle pale delle turbine in campo areonautico. Le pale e la maggior parte dei componenti di una turbina subiscono un forte stress derivante dall’alta temperatura di funzionamento e dalla conseguente corrosione a causa dei gas esausti della combustione. La costruzione di turbine interamente in materiale composito sarebbe impossibile a livello tecnico e le sue caratteristiche sarebbero pessime senza contare l’elevatissimo costo. Per questo si ricoprono le parti più sollecitate con materiali compositi. 5 6 3 - THERMAL SPRAY 3.1 Definizione Il Thermal spray è un processo nel quale particelle fuse, semi-fuse fuse o solide sono depositate su un substrato. La tecnologia dello spraying si basa sulla generazione del miglior flusso di gas che accelera era e fonde le particelle utilizzando differenti tecniche. Il film si crea quando le particelle parti possono deformarsi plasticamente all’impatto con il substrato, cosa che può avvenire solamente se esse se sono fuse oppure sufficentemente accelerate. accel La fusione e l’accelerazione erazione avvengono nel tempo di volo delle particelle nel flusso di gas. Nella figura ura sottostante si può osservare lo schema generale di una torca al plasma (portata come esempio) e i relativi parametri che devono essere controllati per migliorare la qualità del film. Fig. 1 Schema generale di un’apparato per plasma spray e relativi parametri da controllare nel processo Si nota facilmente che i parametri che influenzano il risultato finale sono molti, ogni componente del processo (Apparato, Plasma o fiamma, Polveri e substrato) substrato) possono avere diverse caratteristiche. 7 Per ragioni economiche (tempistiche) e teoriche (indipendenza dei parametri) non è possibile controllare tutte le possibili variazioni dei parametri. Infatti soltanto dagli 8 ai 12 parametri sono controllati a livello di pre-set. I principali parametri controllati sono: - Potenza fornita Pressione del gas che forma il plasma Pressione dei gas ausiliari (Elio, Azoto, Idrogeno) Pressione del gas di polveri Velocità di inserimento delle polveri nel flusso di gas Forma e dimensione delle polveri Angolo di inserimento delle polveri (otogonale, dal basso o dall’alto) Rugosità delle superficie del substrato Riscaldamento del substrato Distanza di spray Divergenza dello spray Atmosfera di lavoro Questi parametri controllano poi una gran quantità di paramentri secondari tra cui il più importante è sicuramente è l’efficenza di deposizione (qualità/rate o superficie/tempo). 8 Come si è già visto in precedenza le particelle che vengono introdotte nel flusso di gas subiscono una fusione e un’accelerazione e per questo vengono utilizzati diversi metodi che dividono in categorie le tecnologie Thermal Spray. La divisione principale è quella tra tecniche THERMAL e NON THERMAL. 3.1.1 Thermal spray Le THERMAL sono tutte quelle tecniche (la gran maggioranza) che utilizza un flusso di gas caldi per fondere ed accelerare le polveri. In questa categoria sono incluse le tecniche PLASMA spray, FLAME spray e quelle tipo D-GUN (esplosive). In questa sede ci occuperemo maggiormente delle tecniche THERMAL in quanto quelle più diffuse ed utilizzate per la deposizione di CERMET. 3.1.1.1 DIVISIONE DELLE TECNICHE IN BASE AL FUNZIONAMENTO Le tecniche di spray si dividono tra loro per diversa fonte di energia e per l’atmosfera nella quale lavorano. Le fonti di energia utilizzate sono di tipo elettrico (tecniche Plasma spray) o chimico (Flame spray, HVOF e D-gun). Mentre l’atmosfera di utilizzo può essere semplice aria, controllata o in vuoto. 3.1.1.2 DIFFERENZE TRA TECNICHE PLASMA SPRAY E FLAME SPRAY La principale differenza tra queste due tecniche è la temperatura che si raggiunge nel flusso di gas e che influenza la fusione delle polveri. La temperatura della fiamma nel FS è limitata dall’entalpia della reazione chimica che avviene durante la combustione di gas come acetilene o propano in presenza di ossigeno. La velocità del flusso può essere spinta fino a Mach 5 con i moderni impianti (come il HVOF) mentre la temperatura è limitata a circa 3300K. Nelle tecniche PS la temperatura è limitata soltanto dalla potenza elettrica che viene fornita e temperature di 25000K possono essere facilmente generate. Le tecniche FS vengono utilizzate per depositare metalli e materiali CERMET formati da elementi con i minori punti di fusione. Per composti con maggiori punti di fusione come Zirconia e materiali a base di Tungsteno si utilizzano tecniche PS per arrivare a temperature che fondono facilmente questi elementi. Certamente gli apparati di tipo Plasma spray hanno costi di gestione maggiori a causa del forte consumo di energia elettrica necessaria per il loro funzionamento per cui vengono scelti quando tecniche Flame non possono essere utilizzate. Le tecniche PS hanno comunque una serie di caratteristiche uniche che le rendono in generale potenzialmente migliori. Queste caratteristiche sono le seguenti: 9 1. Possono depositare quasi qualsiasi combinazione di materiali, dai metalli alle ceramiche ai polimeri. 2. E’ possibile depositare materiali mixed ceramiche e leghe contenenti componenti con una gran differenza nella pressione di vapore senza cambiamenti nella composizione del film. 3. Deposizione omogenea senza cambiamenti nel tempo e nello spazio della composizione. 4. Microstruttre con grani buoni ed equiassiali ma senza difetti colonnari, al contrario della deposizione a fascio elettronico. 5. Ricoprimenti stratificati possono essere depositati senza cambiare equipaggiamento in quanto posso modificare la composizione da puro metallo a metallo-ceramico cambiando semplicemente la miscela di metallo e ceramica in entrata. 6. Alto rate di deposizione anche con un modesto investimento nell’apparato. 7. Il processo può essere utilizzato in moltissimi ambienti: aria, bassa pressione, gas inerte, gas reattivo e in acqua. Queste qualità positive della tecnologia al Plasma sono controbilanciate da una intrinseca difficoltà a trovare i migliori valori per tutti i parametri in gioco. Nasce proprio da questo il grande sviluppo di questa tecnologia in quanto, oltre ad essere molto utilizzata, offre ampi margini di miglioramento. 3.1.2 Non Thermal Le tecniche Non Thermal sono molto meno utlizzate e rappresentate principalmente dalla tecnica CGSM (Cold Gas Spray method) che utilizza un flusso freddo di gas. Sono utilizzate per la deposizione di materiali con alto grado di deformazione plastica (metalli) e con punto di fusione non troppo alto. 10 3.2 TEORIA 3.2.1 Configurazione generale di un apparato plasma spray In questa sezione si tratterà in modo più approfondito la teoria e il funzionamento del processo che utilizza Plasma in i quanto più interessante dal punto di vista tecnologico. Il processo Plasma spray si compone di 3 stage: Energia, Trasferimento e Processo schematizzati nella figura seguente: Fig.2 I 3 stage del trasferimento tra ferimento di energia nel plasma spray. L’energia alle particelle da depositare è fornita dal generatore interno alla torcia che genera il plasma attravero una differenza di potenziale. Il plasma è di un gas inerte (solitamente Argon ma può essere variato in base al tipo di ricoprimento che si deve depositare). Il plasma forma il flusso che accellera e fonde le particelle. Le polveri vengono quindi inserite nell plasma all’inizio del flusso. Nel Nel tempo di volo hanno tempo di fondere fo (più o meno a seconda delle caratteristiche del plasma e dellaa polvere) e subiscono un’accelerazione un’accel che le porta all’impatto con il substrato. In questa fase si forma il film le cui caratteristiche (densità, porosità, omogeneità) dipendono come sempre dai valori scelti per il processo. 11 3.2.2 Descrizione delle 4 componenti del processo I – PLASMA Il plasma è considerato il 4 stato della materia ed è costituito da elettroni, ioni caricati positivamente e atomi del gas neutro. Il plasma si forma in seguito all’applicazione di una differenza di potenziale al gas che porta ad alla sua dissociazione e ionizzazione. La definizione di plasma è la seguente: “Il plasma è un sistema multiparticellare quasi-neutro quasi caratterizzato dalla miscela, gassosa o fluida, di elettroni liberi e ioni assieme a particella neutre (atomi, molecole, radicali) con un’altaa energia cinetica media degli elettroni o di tutti i componenti del plasma e una considerabile interazione tra i portatori di carica e le proprietà del sistema.” Esistono in natura numerosi tipi di plasma che differiscono in temperatura e densità e che hanno diversi utilizzi tecnologici. Fig.3 Classificazione dei Plasmi In base a Temperatura (energia) e densità degli elettroni 12 In questa sede non tratteremo in modo approfondito la teoria dei plasmi ma solo qualche nozione per meglio comprendere il funzionamento del plasma spray. Interessante è la legge di Paschen che stabilisce il legame tra la tensione di ‘breakdown’ per cui si forma il plasma ed il prodotto tra pressione e distanza degli elettrodi. La curva che si ottiene (curva di Pashen) ha un minimo che dipende dal gas presente. E’ utilizzando queste relazioni che si procede alla costruzione dell’apparato in quanto, conoscendo le dimensioni del tubo e la pressione del gas all’interno, si può sapere a che tensione si avrà la formazione del plasma. La formazione del plasma è accompagnata dalla formazione di luce quando la scarica passa dal regime di scarica di Towsend a quello di scarica a bagliore (glow). In questo passaggio si ha una brusca diminuzione della tensione ai capi del tubo in quanto la ionizzazione del gas e quindi la creazione di cariche libere aumenta, la conducibilità del gas. In questo regime di glow discharce si lavora in tutte le convenzionali torce al plasma. Se la tensione applicata viene aumentata ancora la scarica passa dal regime glow a quello di arco, la luminosità aumenta ulteriormente e la tensione ha un altro brusco calo. La corrente nell’arco è molto più elevata di quella della scarica a bagliore. Riassumento i 3 regimi tra i quali passa la scarica in un tubo al plasma sono: • • • Scarica di Towsend Scarica a bagliore (glow discharge) Arco Alcuni metodi di PS utilizzano l’arco come fonte di generazione del flusso di particelle per la deposizione. II – POLVERI Esistono numerosi modi di inserire le polveri da depositare nel flusso di plasma. Nella figura sottostante si possono osservare schematizzate. La posizione 1 mostra l’inserimento perpendicolare al flusso all’uscita del flusso dall’ugello. La posizione 2 mostra l’inserimento angolato sempre all’uscita del flusso. Nella posizione 3 le polveri sono inserite direttamente all’interno del flusso prima dell’uscita dall’ugello. Per ottenere il massimo tempo di stazionamento nel plasma delle particelle si può utilizzare la posizione 4 che immette direttamente le polveri dal catodo all’interno del flusso. 13 Fig.4 Metodi di inserimento delle polveri nel flusso Oltre all’inserimento delle polveri nel plasma è di fondamentale importanza creare polveri delle giuste dimensioni sioni e forma in base al film che si vuole ottenere. Si utilizzano diversi processi per la produzione delle polveri che sono qui elencati e descritti brevemente. ATOMIZZAZIONE Viene utilizzata principalmente per la produzione di polveri a base di ferro, cobalto, co nickel e alluminio. Si possono avere 2 differenti different forme, sferica o più irregolare nel caso di particelle atomizzate rispettivamente a gas o ad acqua. I film che si ottengono sono diversi (con le stesse caratteristiche e parametri dell’apparato) in base b alla forma utilizzata. FUSIONE E MACINAZIONE Questa tecnica di produzione è quella utilizzata per le polveri di CERMET o ceramiche in genere. Si tratta il materiale da polverizzare prima fondendolo esucessivamente esucessivamente si procede con la macinazione dei cristalli che si formano durante la solidificazione. solidificazione. Modificando questo rate di solidificazione si porta il materiale a diverse cristallizzazioni. La successiva macinazione dipende quindi dalla cristallinità del materiale e si producono paricelle xon un’ampia pia varietà di forma e 14 dimensione che influenzano la densità delle polveri. Queste variazioni nei parametri del processo portano ad una varietà di densità del film, microdurezza, resistenza all’usura e resistenza termica. COMPOSITING Con questa tecnica si producono polveri mediante la combinazione di due o più materiali diversi tramite cladding chimico, legame organico o sinterizzazione. Con questi differenti metodi di unione dei diversi componenti posso creare polveri con diverse caratteristiche di forma e dimensione. Solitamente i film che utilizzano Clad-powder hanno un’adesione maggiore di quelli prodotti con polveri atomizzate. AGGLOMERAGGIO Le polveri sono ottenute con diversi step, pellettizazione, pressione e spray drying. Spesso le particelle hanno bassa densità e una grande area superficiale che porta il film ad essere poroso. Le particelle che compongono la polvere devono essere utilizzate, in base alle loro caratteristiche, con diversi tipo di apparato. Il tempo di stazionamento nel flusso di plasma e la sua temperatura, influenza il grado di fusione. La velocità del flusso influisce sull’accelerazione che subiscono le particelle e l’energia cinetica che possiedono quando impattano sul substrato. III – SUBSTRATO Anche le caratteristiche del substrato influenzano la formazione del film poiché le particelle che vi impattano posso impaccarsi in vari modi a seconda del tipo di superficie che trovano e della temperatura della stessa che ne influenza la solidificazione. La creazione del film avviene particella su particella. Il tempo di solidificazione della particella fusa che impatta sul substrato più freddo è di circa un ordine di grandezza minore del tempo che intercorre tra l’impatto di 2 particelle che viaggiano nella stessa traiettoria. Il tempo di raffreddamento fino alla temperatura ambiente è però più lungo di 2 ordini di grandezza rispetto a quello di solidificazione. Questo comporta che le particelle quasi non interagiscono diffondendo tra loro. 15 Fig.5 Meccanismo di deformazione di una particello particello all’impatto con il substrato In questa figura si nota come la particella fusa che impatta sul substrato tenda ad appiattirsi a causa dell’energia dell’impatto. Ovviamente maggiore sono la velocità e il grado di fusione maggiormente la particella sarà appiattita dopo la solidificazione. In questo modo le successive cessive particelle che arrivano ad impattare trovano una superficie ‘liscia’ e formeranno un film denso. Se le particelle che arrivano sul substrato non sono fuse abbastanza oppure sono troppo lente quelle successive troveranno una superficie via ia via più disomogenea che porterà alla formazione di un film meno denso e con una superificie disomogenea. Fig. Foto di particelle dopo l’impatto Fig.6 Il substrato durante il processo subirà un riscadamento dovuto al trasferimento di energia cinetica e termica da parte delle particelle che impattano. Dovrà essere quindi raffreddato se si vogliono mantenere stabili i suoi parametri inizali. 16 IV – FILM Il film che si ottiene con lo spraying può avere un range abbastanza ampio di porosità. I film molto densi sono preferibili quando serve un’alta resistenza all’abrasione o all’erosione fisica. Inoltre rende la superficie molto omogenea. I film con porosità più alta (fino al 20%) possono risultare utili e sono prodotti appositamente per alcuni utilizzi specifici. Questi film sono utilizati per ridurre la conducibilità termica nei rivestimenti in quanto agiscono come barriera temica, possono formare riserve di lubrificante per film resistenti all’usura in parti meccaniche oppure per aumentare la crescità delle cellule ossee nelle bioceramiche per protesi. La porosità deve comunque essere strettamente controllata per non perdere le prestazioni del film. L’altra caratteristica da tenere in considerazione è l’adesione del film al substrato. Questa è controllata da 3 meccanismi principali: - - - Ancoraggio meccanico. La rugosità del substrato gioca in questo caso un ruolo primario. Le particelle devono possedere sufficente plasticità, alta velocità d’impatto, bassa viscosità e una buona bagnabilità. Adesione fisica. Questo meccanismo è controllato dalla difussività delle particelle e dalla temperatura del substrato in accordo con la legge di Fick secondo cui il rate di diffusione aumenta con la temperatura. A cause della bassa profondità di diffusione questo meccanismo gioca un ruolo minore nell’adesione del film. Adesione chimica. Essa può essere controllata aggiustando la diffusività tra particelle e substrato utilizzando ad esempio uno strato reattivo che crea un vero legame metallurgico tra film e substrato. Il film può infine presentare stress residui dopo la deposizione. Questi stress sono divisi in microscopici, mesoscopici e macroscopici. - - - Stress microscopici. Si trovano all’interno delle singole particelle che impattano e vengono generati dal gradiente del coefficente di espansione termica tra il substrato freddo e la particella calda. Stress Mesoscopici. Si trovano all’interno dei diversi strati tra le particelle depositate. Sono responsabili della riduzione dell’adesione del film. Risultano in seguito al rapido raffreddamento delle particelle. Stress Macroscopici. Occorrono tra il film nella sua interezza e il substrato. Il substrato con la temperatura controllata può aiutare a ridurre questi tipi di stress. Per migliorare la densità o altre proprietà del film si possono utilizzare diversi trattamenti: Annealing in fornace, trattamenti al laser, sigillatura con sigillanti organici o inorganici e trattamenti spark-plasma. 17 18 3.3 – APPARATI 3.3.1 Electrical discharge I – ATHMOSFERIC PLASMA SPRAY (APS) E’ l’apparato classico per il plasma spray, utilizza una scarica del tipo glow discharge. Nella figura è schematizzata una torcia al plasma. Fig.7 Schema di una sezione di una torcia al plasma. L’apparato è composto dai seguenti s elementi: 1- Anodo, 2- Catodo, 33 Scarico dell’acqua e connettore del catodo, 4- Entrata dell’acqua e connettore dell’anodo, 55 Entrata per i gas di lavoro, 6- Iniettore delle polveri, 7- Isolante elettrico. La scarica di plasma si forma per la differenza differenza di potenziale che viene creata tra anodo e catodo e le polveri vengono inserite (in questo esempio) ortogolamente a 90° rispetto all’ugello da dove esce il flusso di plasma.In In generale possono essere inserite anche radialmente o con 2-3 2 ingressi quando ando si devono depositare materiali compositi. PARAMETRI DEL PROCESSO Il processo avviene in aria e il gas di lavoro è tipicamente Ar o una miscela di Ar + H2, Ar+ He e Ar + N2. L’Ar stabilizza l’arco all’interno dell’ugello ed è il principale componente del plasma, l’He, l’N2 e l’H2 aumentano il trasferimento di calore alle particelle grazie alla loro altra conducibilità termica. Il gas di lavoro influenza il grado di fusione delle particelle che è maggiore 19 con gas diatomici mentre con i gas monoatomici si raggiungono maggiori velocità in uscita dall’ugello. Per questi motivi si utilizzano miscele di gas, per avere un buon compromesso Nelle torce stabilizzate ad acqua il gas di plasma è creato dal vapore acqueo. E’ possibile anche l’utilizzo di gas reattivi ma per questi deve essere utilizzato un catodo in grafite. Le torce al plasma sono caratterizzate da correnti di lavoro di centinaia di ampere e da un voltaggio che dipende dalla distanza tra catodo e anodo (una distanza maggiore aumenta il voltaggio) e dalla scelta del gas secondario, gas diatomici aumentano il voltaggio della scarica. I tipici voltaggi nelle torce al plasma sono dai 30 ai 70V con temperature attorno ai 15000K e velocità di uscita dall’ugello di 800 m/s. La potenza elettrica varia tra gli 80 e i 200 kW. Nelle torce stabilizzate ad acqua si raggiungono i 28000K mente i 2900 m/s si raggiungono nelle torce ad alta potenza. Vengono utilizzate principalmente polveri di ossidi ceramici con dimensioni tra i 20 e 90 µm. Per eliminare gli stress del film si tiene il substrato tra i 370 e i 470K. La distanza di spray è tra i 60 e 130 mm. PROPRIETA’ DEL FILM La forza del legame film-substrato nei ricoprimenti ceramici su substrati metallici è tipicamente nel range 15-25 Mpa. I film di leghe e metalli arrivano fino a 70 Mpa o addirittura maggiori. La porosità dei film APS è nel range 1-7% ma può essere aumentata intenzionalmente. Lo spessore si aggira tra i 330 e i 1500 µm. 20 II – ARC SPRAYING Esistono 2 tipo di tecnologia tecnolo che usano il plasma da arco; il classico Spray ad arco non trasferito e quello ad Arco trasferito. trasferito Nella figura sottostante è schematizato un sistema arc spraying che è composto da: 1. 2. 3. 4. 5. Flusso del gas nebulizzante Struttura esterna della torcia Flusso di particelle fuse Arco elettrico Elettrodi ettrodi ad arco consumati nel processo Fig. Schema di un apparato arc spray Fig.8 Il sistema funziona attraverso il consumo di 2 fili del materiale (o dei 2 materiali che devo depositare) tra cui si forma l’arco. Nelle estremità dei fili si formano così goccioline liquide che vengono atomizzate e poi portate sul substrato dal gas di atomizzazione. I processi ad arco trasferito utilizzano sempre 1 filo conduttore da cui si attinge per il materiale da depositare e un flusso supersonico di plasma che si forma forma in seguito all’arco tra un catodo non consumabile e il filo. Le particelle fuse che si creano dal filo sono quindi trasportate dal flusso di plasma sul substrato. Questa tecnica è usata principalmente per ricoprire gli interni di cilindri nei motori a combustione. ombustione. PARAMETRI DEL PROCESSO I fili da depositare sono composti da materiali conduttivi, quindi principalmente metalli o leghe. Possono essere utilizzati fili composti da 2 strati di diverso materiale. Materiali compositi possono essere depositati anche che con la tecnica ad arco trasferito. Questa tecnica può essere utilizzata sia in aria (tipicamente) sia in atmosfera controllata, reattiva o in vuoto. Il gas che forma il flusso è tipicamente Azoto. 21 Con questa tecnica si raggiungono temperature di 6000K con velocità delle particelle nel flusso di 150 m/s. La distanza tra apparato e substrato è compresa tra 50 e 170 mm con un rate di deposizione che varia tra 50-1000 g/min. PROPRIETA’ DEL FILM La forza del legame tensile tra film e subratrato è nel range tra 10 e 30 MPa per film di Zn e Al mentre può raggiungere valori di70 MPa per film compositi di NiAl. La porosità è nel range 1020% quindi abbastanza elevata a causa dell’elevata grandezza delle particelle mentre lo spessore del film oscilla tra i 100 e i 2000 µm. 22 III – VACUUM PLASMA SPRAY (VPS) Gli apparati VPS sono utilizzati principalmente principalmente per depositare film resistenti al calore e alla corrosione delle pale delle turbine e in pezzi che necessitano di film ad elevata purezza e uniformità. Gli apparati rati LPPS (low pressure plasma plasma spray) e VPS sono utilizzati anche come sostituto economico alle tecniche PVD e CVD nella deposizione di film sottili con spessore fino a 50 µm. Gli apparati VPS e LPPS utilizzano torce al plasma oppure torce ad arco per la deposizione. d Nella figura sottostante si riporta lo schema di funzionamento del sistema. Fig.9 Schema di un apparato Plasma spray in vuoto. L’aparato è costituito dai seguenti componenti: 1. 2. 3. 4. Ingresso dei gas di lavoro Anodo Zona in vuoto Generatore di arco trasferito ( se il substrato è caricato negativamente l’arco ne pulisce la superficie, al contrario se il substrato è carico positivamente l’arco ne scalda la superficie) superficie 5. Iniettore delle polveri 6. Generatore di plasma Il generatore di arco può essere utilizzato anche in tecniche non Arc spray per scaldare il substrato durante la deposizione oppure per pulirlo prima della deposizione. deposizione Lavorando in vuoto l’intera struttura all’interno della quale si effettua la deposizione è decisamente più complicata e quindi costosa delle normali apparecchiature PS e FS. Il fatto di lavorare in vuoto rende più semplice muovere soltanto il substrato e non non tutto l’apparato per lo spray. Per questi motivi la 23 tecnica in vuoto è utilizzata soltanto quando ci sono le necessità di alta qualità e precisione del film depositato oppure da mantenere il film sottile. Fig.10 10 Torcia al plasma in una camera da vuoto PARAMETRI DEL PROCESSO Il gas di lavoro è tipicamente Ar miscelato con H2, He o N2. Le temperature che si raggiungano sono comprese tra i 10000K e i 15000K mentre la velocità del flusso di plasma è tra i 1500 e i 3500 m/s. Infine il getto che esce dalla dalla torcia raggiunge distanze maggiori di quelli in aria superando i 250 mm. La dimensione delle particelle di materiale da depositare sono nel range 5-20 5 µm. PROPRIETA’ DEL FILM La forza tensile di legame tra film e substrato delle leghe che vengono solitamente solit depositate è maggiore di 80 MPa mentre la porosità è nell’ordine del 1-2% 1 2% ed è possibile possibil ottenere film con porosità nulla selezionando attentamente i parametri durante la deposizione. Gli spessori dei flm depositati sono tipicamente compresi tra i 150 1 e i 500 µm anche se possono essere ridotti. 24 IV – CONTROLLED ATMOSPHERE PLASMA SPRAY (CAPS) In questa categria si raggruppano tutte le tecniche che non hanno come atmosfera aria o vuoto. Esistono numerose tecniche CAPS: - Inert Plasma Spray (IPS). La deposizione avviene all’internto di un volume chiuso riempito di gas inerte. Shrouded Plasma Spray (SPS). Utilizza un ugello schermante attaccato all’anodo della torcia in modo che il plasma non sia in contatto con l’atmosfera. Atmosphere Temperature-Controlled Spraying (ATCS). In questa tecnica è possibile controllare sia l’atmosfera nella quale avviene la deposizione sia la temperatura del substrato. Questa tecnica è per molti versi simile a quella VPS in quanto ormai esse possono essere facilmente raggruppate. In apparati che utilizzano il vuoto possono essere create e mantenute anche atmosfere diverse, tipiche delle vecchie tecniche CAPS. Tutta la descrizione tecnica sarà quindi omessa. PROPRIETA’ DEL FILM I film ottenuti con le varie tecniche CAPS hanno caratteristiche di porosità e spessore simili a quelle ottenute con l’APS. I film metallici depositati in atmosfera inerte hanno un contenuto minore di ossigeno rispetto a quelli depositati in aria. Gli ossidi depositati con l’ATCS possono avere spessori di 1000-2000 µm senza difetti strutturali. 25 26 3.3.2 COMBUSTION Esistono due diversi metodi che utilizzano la combustione combustion al posto del plasma, quello continuo e quello esplosivo (non continuo). In entrambi i metodi viene bruciato un gas propellente (acetilene o propano) in presenza di ossigeno e la fiamma che si forma è utilizzata per fondere ed accellerare le particelle. Nel metodo continuo la fiamma è mantenuta accesa e quindi il flusso di particelle che formano il film è appunto continuo. Nelle tecniche esplosive è utilizzato sempre un gas detonante con una definita frequenza di esplosioni al secondo. 3.3.2.1 CONTINUOUS I - HIGH VELOCITY OXIGEN FUEL (HVOF) Questo processo è molto utilizzato nella deposizione di carburi e in molte applicazioni nell’industria aereonautica. La caratteristica di questa tecnica è l’utilizzo di una canna che permette l’uscita di un flusso molto più concentrato di particelle rispetto rispetto alla fiamma della tecnica FS. La velocità del flusso è inoltre molto maggiore di quella dell’FS. Questa tecnica è quindi preferibile per ottenere film di maggiore precisione su piccole aree e con maggiore densità. densità Fig.11 Schema di un apparato HVOF Nella figura ura è riportato lo schema di un apparato HVOF nel quale si distinguono bene i diversi componenti. Il gas o il liquido combustibile sono inseriti nella camera di combustione assieme all’ossigeno. Quando viene acceso acceso l’apparato la combustione genera gas esausti che escono dall’ugello sulla canna ed emergono nell’atmosfera dopo che le polveri da depositare sono state inserite nel flusso all’inizio della canna. Le polveri possono essere inserite radialmente o orizzontalmente alla canna. Tutto l’apparato l’apparat è raffreddato con acqua. 27 Fig.12 Foto di un apparato HVOF durante una deposizione PARAMETRI DEL PROCESSO Gas di lavoro: ossigeno gassoso miscelato ai combustibili (idrocarburi) liquidi o gassosi. Ci sono 3 principali paramentri che determinano le proprietà proprietà del flusso che esce dalla canna: - La pressione nella camera di combustione. L’aumento di pressione comporta una maggiore velocità delle particelle. Il profilo dell’ugello e della canna. Sono utlizzati i seguenti profili: canna convergente; ugello convergente-divergente divergente (de Laval); canna convergente-divergente. convergente divergente. I diversi profili determinano la forma e la velocità del flusso in uscita. La fiamm è di tipo o supersonico. La velocità del suono è raggiunta all’uscita dalla canna grazie alla pressione che i gas possiedono espandendosi all’interno del volume definito della d canna. Si raggiungono temperature di circa 3000K con velocità comprese tra 1600 m/s e 2000 m/s in base alle caratteristiche dell’apparato. La dimensione delle particelle è nell’ordine dei 5-45 5 µm e le polveri usate sono tipicamente compositi di carburi con matrici metalliche o leghe. Il substrato è posto tra i 150 e i 300 mm di distanza dalla da canna. PROPRIETA’ DEL FILM La forza tensile di legame substrato-film è alta,, fino a 90 MPa mentre la porosità è molto bassa, minore dell’1% mentre lo spesso è compreso tra 100 e 300 µm.. I film che sono prodotti con questa tecnica hanno caratteristiche fisiche simili a quelli che possono essere prodotti con il PS. Hanno però il difetto che contenere delle impurezza derivanti dai gas esausti della combustione. L’HVOF non può essere usata per depositare film che devono essere privi di residui da idrocarburi (si utilizzano zano tecniche PS e per una maggior purezza tecniche VPS). 28 II - FLAME SPRAY (FS) La tecnica flame spray è cronologicamente la prima tecnica TS ed è anche la più semplice come funzionamento e sicuramente la più economica. Inizialmente era utilizzata per depositare d metalli con basso punto di fusione come piombo e stagno ma il suo range di utilizzo si è esteso con il tempo ai metalli refrattari e alcune alcun ceramiche. Nella tecnica FS è la combustione di un gas combustibile con l’ossigeno a formare la fiamma che fonde e trasporta le particelle sul substrato. Nell’immagine ell’immagine sottostante è riportato ripo un semplice schema di un apparato flame spray. Fig.13 13 Schema di una torcia per flame spray. L’apparato è costituito dai seguenti componenti: 1. Ingresso dei gas di lavoro (carburante e ossigeno) 2. Iniettore delle polveri 3. Ugello della torcia 4. Film in deposizione 5. Flusso di particelle 6. Fiamma di combustione Le polveri da depositare sono inserite del flusso di gas in modo assiale oppure perpendicolare alla torcia. Al posto delle polveri, possono essere utilizzati anche fili costruiti del materiale da depositare. In quest’ultimo caso il funzionamento è analogo a quello dell’apparato a polveri soltanche che il materiale viene da un filo che viene progressivamente fuso e quindi depositato. deposi 29 Fig.14 Foto di un moderno apparato Flame spray PARAMETRI DEL PROCESSO La temperatura della fiamma può raggiungere i 3300K e con queste temperature si depositano principalmente metalli, leghe e alcune ceramiche. Si depositano anche polimeri utilizzando zando torce progettate appostiamente. Le velocità delle particelle (con dimensioni di 5-100 5 µm e dimensione più sferica possibile) sono comprese tra gli 80 e i 100 m/s. Le polveri vengono inserite radialmente nelle vecchie torce o assialmente nelle nuove. Il subtrato è posizionato a 120120 150 mm dalla torcia e mantenuto ad una temperature compresa tra i 300 e i 400K Utilizzando i fili al posto delle polveri possono essere depositate ceramiche (Al2O3, Al2O3+TiO2, TiO2, Cr2O3, etc..) o metalli (Mo, Zn, Al, etc..) e leghe. PROPRIETA’ DEL FILM La forza tensile dii legame tra substrato e film può raggiungere i 60 MPa. Tipicamente per rivestimenti menti ceramici arriva a 15 MPa mentre a 30 MPa per metalli e leghe. La porosità è nel range 10-20% mentre gli spessori tipici ci variano da 100 a 2500 µm. Questa tecnica è quella più utilizzata quando si devono depositare grandi superfici con film anche abbastanza spessi. 30 3.3.2.2 EXPLOSIVE I - D-GUNTM Lo schema di un apparato del tipo D-gun D è mostrato in figura. Fig. Schema di un apparato D-gun. Fig.15 L’apparato è composto da: 1. 2. 3. 4. 5. Iniettore delle polveri Candela d’accensione Canna raffreddata ad acqua Ingresso dell’ossigeno Ingresso dell’azoto Il funzionamento è piuttosto semplice. Una miscela di ossigeno e acetilene è inserita inserit nella canna assieme alle polveri da depositare. Il gas è accesso dalla candela e in seguito all’esplosione l’onda l di detonazione trasporta le polveri sul substrato. Per evitare ritorni di fiamma, un gas inerte come l’azoto, è inserito tra un’esplosione e la successiva. L’azoto inoltre pulisce la canna. Il processo di detonazione segue questo ciclo: • • • • Inserimento dell’ossigeno e del combustibile all’interno della camera di combustione Iniezione delle polveri e dell’azoto per evitare il ritorno di fiamma Accensione ed esplosione della miscela con conseguente accellerazione della polvere Pulizia della canna da parte dell’azoto. Ci sono solitamente da 1 a 15 esplosioni al secondo seguite dalla pulizia dell’azoto. 31 PARAMETRI DEL PROCESSO La temperatura massima raggiungibile è 4500K con una miscela di ossigeno con 45% di acetilene. La velocità dell’onda di detonazione arriva a 2900 m/s mentre quella delle polveri è di 750 m/s nelle D-gun oppure 1000 m/s nelle super D-gun. Le polveri possono essere composte da quasi tutti i materiali per la deposizione di compositi (dimensione nel range 5-60 µm). Il processo avviene in aria tipicamente con una distanza di spray di 100 mm. PROPRIETA’ DEL FILM La porosità del film è molto bassa tra 0,5 e 2%. La forza tensile di legame varia tra 83 e 70 MPa. Lo spessore spesso non eccere i 300 µm. 32 3.3.3 DECOMPRESSION OF GAS I - COLD GAS SPRAY METHOD (CGSM) Questa tecnica sviluppata in tempi relativamente recenti utilizza un flusso di gas sotto pressione che si espande all’uscita dell’ugello trasportando le polveri da depositare. Uno schema dell’apparato è riportato in figura: Fig.16 Schema di un apparato CGSM Un gas, tipicamente N2 o He, è compresso fino a 3.5 MPa e riscaldato da una bobina riscaldante fino a 873K. Sii utilizza l’He per depositare un maggior numero di polveri diverse. Dopo essere introdotto in un ugello convergente-divergente convergente rgente del tipo de Laval il gas caldo ha velocità soniche nella regione convergente e supersoniche in quella divergente. divergente Le polveri sono son introdotte nella ‘gola’ dell’ugello e vengono trasportare sul substrato ad alta alta velocità senza però fondere in quanto l’apparato lavora a basse temperature (circa 1000K). 1000K) PARAMETRI DEL PROCESSO La forma dell’ugello è sicuramente il parametro più difficile da ottimizzare timizzare in quanto un piccola variazione di forma porta ad una u variazione esponenziale di forma e velocità del flusso oltre che ad un’usura anomala dell’ugello stesso. Si possono depositare soltanto sol materiali che si deformano no plasticamene. plasticamene Le ceramiche non si deformano e i polimeri non sono interessanti per questo processo. Rimangono disponibili metalli e leghe che hanno comunque un diverso comportamente nella deformazione. Materiali fcc come Alluminio, Rame e argento sono più deformabili rispetto a materiali bcc (Tungsteno, Tantalio, Niobio) e dei materiali hcp (Cadmio, Zinco) che sono i meno deformabili. Anche la 33 temperatura di fusione è una caratteristica importante poiché una bassa Tf è un beneficio per la deposizione. Per questo motivi uno dei materiali depositati maggiormente con la tecnica CGSM è il Rame (Cu). Le particelle hanno dimensioni comprese tra 5-20 µm in quanto le particelle più piccole sono più adatte a depositarsi non fuse. Le polveri sono inserite assialmente in quasi tutti gli apparati CGSM. PROPRIETA’ DEL FILM La forza tensile di legame è circa 26-44 MPa per il Rame e 33-35MPa per l’Alluminio e la porosità 4.5 e 3.7% rispettivamente. Nelle deposizioni si nota inoltre un basso aumento della presenza di ossigeno nel film depositato rispetto a quella nelle polveri. 34 CONCLUSIONI Da quanto trattato in questa review molto sintetica delle tecniche di deposizione tramite Thermal spray si possono trarre alcune conclusioni. Le tecniche TS coprono un ampio range di possibili applicazioni con differenti apparati. Si può affermare che ormai, in seguito all’enorme sviluppo di questa tecnologia, quasi tutti i tipi di film possono essere depositati tramite TS. Dal semplice Rame depositato su ampie superfici con un alto rendimento tempo/superficie, al DLC (diamond like carbon) ad elevata resistenza all’usura, dai materiali refrattari come scudo contro il calore e l’attacco chimico per finire con i materiali compositi di vario tipo tra cui i CERMET che sono quelli di maggor interesse in questa sede. A livello industriale dove costi e tempi per la deposizione sono di fondamentale importanza per la scelta dell’apparato si possono ormai utilizzare sistemi Flame spray o più facilmente HVOF per depositare anche materiali CERMET che, possedendo una componente ceramica, avrebbero una propensione ad essere depositati con tecniche PS. Certo è che per deposizioni di CERMET che necessitano di elevata qualità e purezza si continua a preferire tecniche Plasma Spray, ormai diventate più economiche rispetto a quelle di qualche decina di anni fa. Per effettuare una piccola analisi comparativa tra le tecniche TS e le altre tecniche di deposizione utilizzate per i CERMET si prendono in esame sopratutto tecniche PVD. Queste tecniche possono essere considerate quelle allo stato dell’arte per quanto riguarda la qualità di deposizione anche se negli ultimi anni si sta assistendo ad una inversione di tendenza. Con l’evoluzione della tecnologia nelle più semplici tecniche plasma spray si sta arrivando ad ottenere risultati simili e a costi inferiori rispetto alle tecniche PVD (Sputtering in primis in quanto tecniche del tipo laser ablation rimangono sostanzialmente di nicchia, utilizzate ad esempio per ceramici superconduttori alle alte temperature per i quali la composizione perfetta è la chiave di un buon funzionamento). Per il ricoprimento di ampie superfici le tecniche del tipo sputtering presentano alcuni limiti tecnici e di costo derivanti dalla difficoltà di creare magnetron di grandi dimensioni. Nell’ambito di film di notevoli dimensioni e spessori difficilmente un impianto TS avrà dei rivali a livello costo/efficenza di deposizione in quanto la strumentazione è di dimensioni contenute e non necessita di grandi e complicate infrastrutture (come possono essere quelle per le celle galvaniche). 35 36 Bibliografia - P Fauchais, Understanding Plasma spray, J. Phys. D: Appl. Phys. 37 (2004) R86–R108; Robert B. Heinmann, Plasma-spray Coating, VCH Verlagsgesellschaft mbH, 1996; Lech Pawloeski, The Science and Engeneering of Thermal Spray Coatings: 2° ed, Jhon Wiley & Sons Ltd, 2008; Wikipedia, Articoli vari. 37
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