IL CUSNA - CAI Sezione di Reggio Emilia

IL CUSNA
N.
4 INVERNO 2014
Giornale del CAI di Reggio Emilia fondato nel 1951
www.caireggioemilia.it
Trimestrale - Poste Italiane Spa - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004) n. 46 art. 1, comma 1, DCB - Contiene I.P.
Dolomiti… Sui sentieri della
Intervista a Massimo Bizzarri
di Sandra Boni
A cura di Iglis Baldi
Per ben quattro anni, ogni prima settimana di Agosto, il G.E.B. si è avventurato tra i
sentieri delle nostre Dolomiti, percorrendo a piedi chilometri e chilometri sia in luoghi
arcinoti, sia in luoghi meno conosciuti, ma altrettanto importanti. Abbiamo tracciato
grandi anelli che a volte si sono incontrati e che sarebbe bello poter trasformare in
un unico circuito. E’ stato anche un crescendo di difficoltà, lunghezza dei percorsi e di
dislivelli, sempre con l’obiettivo di conoscere sempre meglio questo nostro territorio
così noto al mondo nella sua veste di star alla moda, ma forse ancora poco conosciuto
nella sua essenza più vera, vissuta, l’anima di luoghi da secoli abitati e purtroppo anche
calpestati e violati da guerre sempre e comunque assurde.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita
…” citiamo il Sommo per stimolare
l’eventuale vena poetica del nostro
presidente Massimo Bizzarri e per sentire
il suo pensiero, cominciando proprio con
questa sua introduzione: “Siamo giunti a
metà del nostro mandato e seppure nessun
obbligo ci impone questa breve relazione,
siamo convinti che farvi partecipi della
vita sezionale sia un nostro dovere ed un
vostro diritto, perché quello che succede
in sezione è qualcosa che vi appartiene
intimamente. Il CAI non vive di bollini ma
cresce e si rafforza con soci che partecipano
e aderiscono alla vita associativa.”
Quali sono state le principali
necessità che hai dovuto affrontare
all’inizio del tuo mandato?
Appena insediati, ci siamo ritrovati con
il grattacapo della legge regionale N.
14/2013 REER (Rete Escursionistica
dell’Emilia Romagna e valorizzazione
delle attività escursionistiche). Ad oggi,
nonostante tanti discorsi, nonostante
tante polemiche ed attacchi più o meno
feroci nei confronti del CAI e complice
pure la disgraziata vicenda in regione
terra delle meraviglie.
Intervista a
Umberto Martini,
Presidente Generale del CAI
segue a pag. 2
A cura di Iglis Baldi
Pensiamo di fare cosa oltremodo gradita ai lettori de IL CUSNA offrendo in questo
numero di fine anno una intervista al Presidente Generale del CAI Umberto Martini,
che ringraziamo sentitamente per la cortesia e la disponibilità. Umberto conosce di
fatto già il nostro giornale, in quanto aveva scritto nel 2012 la prefazione del libro “Una
montagna di parole” uscito in occasione dell’anniversario dei sessanta anni dello stesso.
Ma entriamo subito nel vivo e chiediamo al presidente:
La tua elezione avvenuta a Riva del Garda nel 2010 “passava”, consentimi
questo termine, anche attraverso una mozione approvata a maggioranza
dall’Assemblea dei Delegati, firmata tra gli altri dal compianto Giorgio
Bettini, in cui si chiedeva un impegno da parte del Presidente Generale e di
tutti gli organi ad attivarsi per - cito: “correggere in termini rapidi le procedure
per l’elezione del Presidente Generale, onde rendere l’Assemblea dei Delegati
sovrana nella scelta dei candidati e dei loro mandati programmatici”. Mi rendo
conto che non è facile apportare velocemente cambiamenti alla “struttura”
regolamentare del nostro sodalizio, ora però, che sei giunto a metà del
secondo mandato, sei riuscito finalmente a far pubblicare e diffondere il
documento “Il Cai del domani”; pensi che tale documento vada nella direzione
auspicata dalla mozione?
Il documento elaborato dal Gruppo di lavoro va ben oltre il contenuto della mozione
approvata all’Assemblea di Riva del Garda. Quando il 17 giugno del 2011 furono
nominati i componenti del Gruppo di lavoro si dette loro il compito di rispondere oltre
che alla mozione di Riva anche a quanto era emerso al 98° Congresso di Predazzo
dell’ottobre 2008. Di ipotizzare quindi uno scenario nel quale il CAÌ potesse vedere un
posizionamento più rispondente alla realtà sociale nella quale si trova e soprattutto si
troverà ad operare nel prossimo futuro.
Le tre Cime di Lavaredo
(foto Sandra Boni)
Presidente del CAI di Reggio Emilia
Imbros
segue a pag. 5
Esperienze di Montagnaterapia
Successo dell’iniziativa organizzata dal Cai e dall’Ausl
E’ stata una bella sensazione vedere la Sala del Buco Magico gremita per una iniziativa
come quella organizzata il 3 ottobre dal Cai e dal Dipartimento di Salute Mentale e
Dipendenze Patologiche (DSMDP) dell’Ausl. Perchè il titolo della serata, “Sentieri e
pensieri: esperienze di montagnaterapia” poteva sembrare ai più incomprensibile.
La presenza di un pubblico numeroso e qualificato ha rimosso ogni dubbio, e i temi
affrontati dai qualificati relatori hanno colpito sicuramente tutti i presenti.
Ma cosa si intende per “montagnaterapia”?
Maria Domenica Tondelli
ANDAR PER GOLE A CRETA
In vetta al Bishorn
di Alberto Fangareggi
Le montagne della Corona Imperiale, situate in Svizzera nella regione del Vallese, hanno
avuto un ruolo importante nella romantica epoca d’oro dell’alpinismo quando erano
soprattutto gli alpinisti inglese ad esplorare e conquistare le cime più alte delle Alpi. La
Corona Imperiale conta ben cinque vette superiori ai 4000 metri. La più alta, ma anche
più bella ed elegante, è certamente il Weisshorn (4505m). Le altre sono Dent Blanche
(4357m), Zinalrothorn (4221), Bishorn (4135m) e Ober Gabelhorn (4063m). Il Weisshorn
venne salito per la prima volta nel 1861 da John Tyndall, alpinista e scienziato inglese. Il
Bishorn venne salito nel 1884 da una cordata di due alpinisti e due guide alpine. Solo due
settimane prima la fortissima alpinista inglese Elizabeth Burnaby conquistò l’anticima
del Bishorn a 4134 mt, ma, leggendo la relazione della scalata, pare che non arrivò alla
cima principale distante circa mezzo chilometro. L’anticima del Bishorn è chiamata,
in sua memoria, Punta Burnaby. Partiamo per salire il Bishorn dal paesino di Zinal,
incantevole nella sua parte più vecchia. Su una piccola casa in legno e pietra leggiamo
la scritta “ca me suffit”.
segue a pag. 2
Pag. 4
sulle “problematiche” relative alle
dimissioni di Errani, il regolamento
attuativo, ossia le regole specifiche e le
direttive per l’applicazione delle norme
contenute nella predetta legge, non
ha ancora visto la luce. Sono già state
svolte alcune sedute dei vari componenti
la commissione che lo dovrà redigere.
Vedremo gli sviluppi. Per ora siamo
concentrati a recuperare il terreno perso
in questi mesi, proponendo autonome
convenzioni per il tracciamento/
manutenzione dei sentieri ai Comuni
sul nostro territorio. Altra novità di
non poco conto è la nuova piattaforma
di tesseramento. Dal 2014 tutto, ma
proprio tutto, passa in digitale e le
operazioni possono essere svolte e quindi
essere effettive e valide, solo se inserite
con la nuova modalità informatica (è
letteralmente sparito ogni supporto
cartaceo). Abbiamo certamente creato
incertezza e ritardi nel tesseramento nei
primi tre mesi del 2014 a tutti i soci, ma
ci abbiamo messo il cuore ed anche il
fegato. Nel corso dell’anno, come sempre
accade quando si rivoluziona un sistema,
sono stati implementati tanti servizi,
sono state apportate correzioni in corso
d’opera dalla sede centrale, soprattutto
su sollecitazione delle singole sezioni.
segue a pag. 2
All’interno...
segue a pag. 2
Il Bishorn e la Corona Imperiale
[email protected]
Sentieri e pensieri
pag. 2
“Parole appese” del premio ITAS al Battisti
pag. 3
Di norma (Il Cai e le competizioni)
pag. 4
Stockalperweg
pag. 5
La distorsione alla caviglia
Dr. Roberto Citarella (Direttore Sanitario CTR)
pag. 6
La mia prima uscita col Cai di Reggio Emilia
pag. 6
...I RISCHI DI UNO SPORT AFFASCINANTE
Val di Vermiglio … Una ferrata fra i ricordi
della Grande Guerra
pag. 7
Per gli appassionati della montagna par ticolari ed interessanti coperture assicurative, estese all’alpinismo con scalata di qualsiasi grado di difficoltà, accesso ai ghiacciai, sci, sci-alpino e speleologia.
Cerreto Alpi tra tra natura e vita vissuta
pag. 7
L’incantevole bellezza dell’autunno è la cornice
pag. 7
Lo scaffale del Cusna
pag. 8
Lasciamo esprimere “l’ANIMA MONTANARA”
che c’è in ognuno di noi
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INSERTO: LA NOSTRA STORIA (ultima parte)
A cura di Iglis Baldi
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PER I TUOI WEEKEND E LE TUE VACANZE IN MONTAGNA
pag. 2
«IL CUSNA»
Esperienze di Montagnaterapia
Il termine “montagnaterapia” - spiega
Guido Zini del DSMDP di Reggio Emilia
- è stato coniato in Italia nel 1999, in un
convegno su “Montagna e solidarietà”
a Pinzolo, a seguito della presentazione
di un particolare approccio che univa
la montagna (“che aiuta a vivere”)
con le realtà del disagio e del disturbo
psichico e fisico. L’anno successivo in
Lazio nasceva il “Gruppo di Lavoro per
la montagnaterapia” da un gruppo
di operatori delle Asl operanti come
soci, volontari, od istruttori Cai, e
con una significativa esperienza nel
campo psichiatrico e psicoterapeutico,
dell’animazione dei gruppi e nel campo
dell’alpinismo
ed
escursionismo.
In Italia operano diversi gruppi ed
equipe di operatori della “salutesanità” (psicologi, medici, educatori,
infermieri, fisioterapisti) e di esperti del
settore “montagna-natura” (istruttori
Cai, Guide Alpine, Accompagnatori di
media montagna, Guide Ambientali
Escursionistiche, Maestri di Sci, esperti
del Cai e di Associazioni sportive e del
settore della montagna) che dopo alcuni
anni di lavoro insieme hanno costruito un
protocollo operativo.
Nel settembre 2006 gruppi di lavoro
misti (Cai e Usl) del Trentino e del Lazio,
al termine delle Giornate Culturali del
Cai sulla Montagnaterapia, costituiscono
il Coordinamento Nazionale per la
Montagnaterapia. “Con il termine
montagnaterapia - si intende definire
un originale approccio metodologico
a carattere terapeutico-riabilitativo
e/o socio-educativo, finalizzato alla
prevenzione secondaria, alla cura ed alla
riabilitazione degli individui portatori
di differenti problematiche, patologie o
disabilità; esso é progettato per svolgersi,
attraverso il lavoro sulle dinamiche di
gruppo, nell’ambiente culturale, naturale
e artificiale della montagna. Le attività
di Montagnaterapia vengono progettate
ed attuate prevalentemente nell’ambito
del Servizio Sanitario Nazionale, o in
contesti socio-sanitari accreditati, con la
fondamentale collaborazione del Cai, e
di altri Enti o Associazioni (accreditate)
del settore. Le prime esperienze di”
Montagnaterapia”, in Italia risalgono alla
seconda metà degli anni 90: la montagna
non è da considerare terapeutica perché
“semplicemente fa bene” ma perché
produce dei cambiamenti efficaci ai
fini riabilitativi. La montagna, dunque
- prosegue Zini - diventa ambiente di
riabilitazione, in cui si coniugano le
dimensioni, corpo, mente, ed ambiente
individuo e gruppo: in questa esperienza,
il gruppo è lo spazio per condividere
emozioni, rendere sostenibili le paure,
riconoscere i propri limiti e rispettare
quelli degli altri. La Montagnaterapia si
attua prevalentemente nella dimensione
dei piccoli gruppi (dai tre ai dieci
partecipanti) anche coordinati fra loro;
utilizza controllate sessioni di lavoro a
carattere psicofisico e psicosociale (con
forte valenza relazionale ed emozionale),
ISCRIVETEVI
AL CAI
La sezione
è aperta
dal mercoledì
al venerdì dalle
18,00 alle 19,30
e il sabato dalle
17,30 alle 19,00.
Vi aspettiamo!
dalla prima
che mirano a favorire un incremento
della salute e del benessere generale e,
conseguentemente, un miglioramento
della qualità della vita. Le attività di
Montagnaterapia richiedono l’utilizzo
di comprovate competenze cliniche e
l’adozione di appropriate metodologie;
che riguardano anche la specifica
formazione degli operatori e la verifica
degli esiti”.
Perchè di “montagnaterapia” si è parlato a
Reggio Emilia? Proprio quest’anno è nata
una bella collaborazione tra il DSMDP, che
già da alcuni anni ha avviato esperienze
positive di montagnaterapia, e la nostra
Sezione del Cai.
L’idea di effettuare un trekking con utenti
del Dipartimento di Salute Mentale di
Reggio Emilia, in collaborazione con
l’Associazione Sostegno e Zucchero è nata
nel 2003. Il progetto si è concretizzato
nell’estate del 2004 con una prima
esperienza di soggiorno/trekking nelle
Marche e nel 2005 presso il Parco della
Maremma e Monti dell’Uccellina. Dopo
queste prime esperienze si consolidano
uno o due trekking all’anno che
vengono effettuati prevalentemente
sull’Appennino Tosco Emiliano. Queste
esperienze hanno coinvolto 40 utenti
per complessivamente 13 soggiorni/
trekking fino al maggio 2014. La media
dei partecipanti è stata di circa. 8 utenti, 3
operatori dell’Ausl e una Guida Ambientale
Escursionistica. Nella primavera 2014 è
iniziata la collaborazione con il Cai che
ha visto la partecipazione di due soci
alla gita sulle Alpi Apuane. Di questo
interessante progetto si è appunto
parlato nella serata al Buco Magico,
organizzata nell’ambito della Settimana
della salute mentale. Dopo i saluti di
Gaddomaria Grassi, direttore del DSMDP
dell’Ausl Reggio Emilia, del presidente
del Cai Massimo Bizzarri e di Claudia
Casoni dell’Associazione Sostegno e
Zucchero, sono intervenuti Matteo
Tonna, psichiatra della Clinica psichiatrica
dell’Università di Parma, alpinista ed
esperto di montagnaterapia, e Gianluca
Giovanardi, vice presidente del Cai Parma.
Tonna e Giovanardi hanno illustrato in
maniera approfondita l’intensa attività
di montagnaterapia che da anni viene
portata avanti dal Cai di Parma in
collaborazione con l’Ausl. Una attività che
viene sviluppata con grande competenza
e passione dagli operatori pubblici e da
numerosi volontari del Cai, molti dei
quali titolati. Il livello e la complessità
del progetto di montagnaterapia di
Parma hanno suscitato in sala una grande
attenzione. E’ poi seguito l’intervento di
Guido Zini, operatore del DSMDP di Reggio
Emilia, e di Napoleone Villani, consulente
dello stesso Dipartimento e Gae (guida
ambientale escursionistica), che hanno
illustrato l’esperienza reggiana, con
l’ausilio anche di un bellissimo filmato
che ha raccontato in maniera toccante le
uscite svolte dagli utenti, dagli operatori
e dai soci del Cai. Due utenti del DSMDP,
che hanno partecipato a diverse uscite
in montagna, hanno poi raccontato
la loro esperienza e le loro sensazioni.
E infine un applauso a Mario Soncini
e Raffaele Frazzi, i due soci del Cai
reggiano che per primi si sono cimentati
in questa esperienza, ritornando a casa
entusiasti. Il loro impegno, supportato
dalla Commissione escursioni del Cai,
dovrà essere di esempio per altri soci
del Cai. L’intenzione per il 2015, oltre
a sviluppare ulteriormente l’attività di
montagnaterapia, è di promuovere la
partecipazione degli utenti del DSMDP
alle iniziative del Cai, come già avviene
con il Cai di Parma.
Alla fine una bella sorpresa: grazie agli
sponsor della serata (Ginetto Sport,
Reggio Gas e Alpen Sport) è stata donata
al gruppo reggiano di montagnaterapia
dell’attrezzatura escursionistica.
Sentieri e pensieri
di Marina Davolio
Meno male che al volante c’è Anna, la più svelta furba (e bella) delle tre. Senza di lei
sarebbe stato impossibile raggiungere Il Buco Magico e, sempre senza di lei, sarebbe
stato impossibile partecipare alla conferenza “Sentieri e pensieri” che il Cai e l’Ausl di
Reggio Emilia hanno organizzato questa sera, che è il primo venerdì d’ottobre 2014.
Poi, per dirla tutta tutta, senza di lei sarebbe stato anche impossibile evitare il piccato
rimprovero del reggente Giordano: - Ma come! Chiedo, una volta tanto, a qualcuno
(diverso da me) di rappresentare la Sottosezione Cai di Novellara e guarda cosa succede:
questo qualcuno (cioè voi tre) magia delle magie, riesce a perdersi, addirittura, per le
vie di Reggio!
Beh! Fortunatamente così non è stato. Abbiamo raggiunto la meta. Siamo al Buco
Magico ed entriamo nella sala dove, ci dicono due viandanti incontrati per caso lungo un
cupo pedonale, si tiene l’iniziativa. La sala è piena, straborda di persone ragazzi e voci. Gli
unici posti rimasti liberi sono in prima fila. Che fare? Con un certo imbarazzo e un palese
timore ci sediamo lì, chiedendoci l’una con l’altra cosa rispondere al presidente Bizzarri
se ci pone una domanda sul Cai oppure cosa dire all’imponente Possa se ci chiede qual è
l’ultimo libro di montagna che abbiamo letto.
Beh! Di nuovo, fortunatamente, così non è stato. Bizzarri e Possa non sono interessati a
noi. Sono impegnati invece nella presentazione dei protagonisti (veri) della serata, che
sono i significati, le persone, i luoghi fondanti la “montagnaterapia”.
Ed è da questo momento in poi che parole, testimonianze, fatti catturano le nostre
menti e che gli occhi di tutti cominciano a vedere prospettive, orizzonti, sfide e traguardi
nuovi: la montagna (e il Cai) come luogo che accoglie la “realtà del disagio e del disturbo
psicofisico”, la “realtà del disagio e del disturbo psicofisico” come luogo che accoglie la
montagna (e naturalmente il Cai). Effetti aspecifici sulla dimensione interpersonale
(imparare a stare in gruppo, accettare realtà altre) effetti specifici sulla dimensione
personale (sviluppo di una corporeità, decodifica di pensieri sentimenti e paure, cura
del disagio) sono solo alcuni dei tanti risultati ottenibili dalla “montagnaterapia”, cioè
dall’andare insieme sui monti. Da questa esperienza il Cai e tutti quelli che vanno per
sentieri, pareti e ottomila, non possono far altro che imparare quanto la passione per
la montagna impreziosisce e migliora il sociale. Gli operatori e gli esperti dell’Ausl
testimoni del progetto e i soci Cai che hanno collaborato con loro, ci svelano come, anche
solo poche “gocce di montagnaterapia” fanno star bene e come, sempre le stesse poche
“gocce”, fanno star bene anche chi crede di non averne bisogno.
«Sono momenti molto belli, e ho scoperto che la montagna mi piace. Mi piace anche
andare per sentieri, in mezzo ai boschi e nell’acqua. Salire. Salire. Non ho paura perché so
che c’è qualcuno che mi sta vicina e che, se sono in difficoltà, mi dà una mano. Mi piace
molto anche mangiare e dormire con gli altri, nei rifugi.»
«Io, in montagna, scrivo, scrivo i miei pensieri su fogli di carta, su un quaderno. Scrivo
di me, di quello che provo, scrivo quello che con le parole non riesco a dire. Mi libero.
Mi sento leggero, più tranquillo. Il camminare con gli altri mi fa stare bene. Lo consiglio
a tutti.» Questi “pensieri viandanti” di fine serata, così intimi e sinceri, ci dimostrano
quanto montagna e persone possono diventare fonti incommensurabili di libertà poesia
e bellezza e quanto, per davvero, «La mente umana è paragonabile a una farfalla che
assume il colore delle foglie sulle quali si posa… Si diventa ciò che si contempla»
(Gustave Flaubert).
Il Bishorn e la Corona Imperiale
dalla prima
Saliamo il ripido sentiero nel bosco, seguito da un lungo traverso, per poi ricominciare
a salire fino alla Cabanne de Tracuit. La salita per il rifugio è lunga e faticosa, sono 1600
metri di dislivello! Normalmente, in estate, si arriva al rifugio senza praticamente toccare
neve. Quest’anno invece troviamo neve già 500 metri sotto il rifugio e nevica quando
arriviamo finalmente alla cabanne. La mattina successiva quando ci alziamo sta ancora
nevischiando ma poi, fortunatamente, si apre una finestra di sereno. La salita dal rifugio
alla cima, altri 800 metri di dislivello, non è difficile (F+). Un poco più impegnativo il
tratto finale più ripido. Il ghiacciaio, normalmente crepacciato, è ricoperto di neve
fresca, per cui bisogna prestare attenzione in quanto i crepacci non si vedono. Perfino la
crepaccia terminale, anche se si vede, è ricoperta di neve. Dalla cima del Bishorn la vista è
spettacolare, soprattutto sul vicino elegantissimo Weisshorn. Dopo breve sosta iniziamo
la discesa alla cabanne e quindi il lunghissimo ritorno fino a Zinal. Le ultime due ore di
discesa sono sotto la pioggia, ma non crea problemi. E’ andata benissimo. Per tutti noi
è stata la prima esperienza nelle montagne della Corona Imperiale. Bisogna ritornarci.
(Escursione al Bishorn del CAI RE, sottosezione di Cavriago – Cani Sciolti)
Intervista a Massimo Bizzarri
dalla prima
Oggi, pronti ormai per il nuovo anno 2015, dovremmo essere a regime.
Una domanda, o meglio un aggiornamento, sui lavori previsti al rifugio
Battisti è d’obbligo.
“Battisti” nota certamente positiva per la qualità del nostro rifugio ma altrettanto e
certamente nota delicata sia per le ulteriori e costose opere di ammodernamento ed
efficientamento che stiamo per terminare in queste settimane e i non pochi problemi
che si sono creati questa estate sia al gestore ma anche e soprattutto agli escursionisti
che vi hanno soggiornato (non nego di aver ricevuto qualche lamentela, tra cui qualcuna
con accenni polemici). Come già sapete, oggi abbiamo un nuovo gestore, Gianluca Bigi,
che ha, sì, sbuffato per il caos creatogli, ma che si è reso assolutamente disponibile e
comprensivo, ben consapevole che poi il risultato sarà di tutto rispetto ed anche lui avrà
da proporre un “prodotto” di alta qualità.
Come pensi di migliorare il rapporto con i soci e la nostra sezione?
Ci siamo veramente dati da fare per cercare di ottimizzare e coordinare le numerose
attività della nostra sezione. Dobbiamo ancora lavorare, non tutto riesce al primo
tentativo, ma abbiamo la testa dura e spigolosa, da buoni reggiani e quindi avanti.
Stiamo organizzando tante serate culturali, stiamo promuovendo il territorio, stiamo
cercando di creare altre occasioni di incontro. Visto il numero sempre crescenti di
partecipanti, tanti eventi dobbiamo organizzarli fuori perché la nostra sede non è
abbastanza capiente. A tal proposito vi invito a tenervi informati perché spero di riuscire
ad organizzare e tenere aperta la sede alcune sere durante il 2015, per permettere a
tutti (soci e curiosi) di incontrare chi gestisce le varie attività tecniche (ferrate, piuttosto
che arrampicata libera, scialpinismo piuttosto che “ciaspole”, escursionismo, alpinismo o
attività scientifica) ed avere così un riscontro ed un contatto diretto e personale.
Ti chiedo, brevemente, di parlarci del “mondo” che ruota attorno al nostro
sodalizio; i nostri soci è bene che conoscano e che si rendano conto della
complessità organizzativa che la sezione di Reggio necessita.
Le nostre sottosezioni, a cui, dallo scorso anno, si è aggiunta Novellara, funzionano
benissimo con tante attività sia in abito escursionistico/alpinistico che a livello di
manifestazioni locali e di partecipazione alla vita dei vari comuni. Abbiamo non solo
mantenuto, ma incrementato, in controtendenza con tante sezioni, il numero dei
soci e questa è la prima dimostrazione di come stiamo lavorando. I nostri sentieri
sono mantenuti in ottimo stato e la gente si complimenta con noi. Le nostre scuole
di escursionismo e di alpinismo/scialpinismo/arrampicata libera propongono un alto
numero di corsi annuali e di escursioni, offrendo così stimoli ai principianti e neofiti e
continuità di crescita per chi ha già passato le prime fasi, non dimenticando la palestra
ove sono tenuti brevi corsi di arrampicata. Lo sci di fondo è da anni impegnato in vari
corsi, sempre sold out. Il sito www.caireggioemilia.it è stato completamente rinnovato
e viene costantemente aggiornato. Tanti contatti mensili e soprattutto anche da fuori
provincia, a dimostrazione delle interessanti notizie che si alternano sulla home page.
La crisi globale che colpisce ormai tutti noi come si ripercuote sulla nostra
sezione?
Nota dolente: la crisi economica non risparmia il CAI e le problematiche relative ai
mancati introiti, come sopra riferito anche da parte di enti pubblici, sono certamente
preoccupanti. Mantenere la sede efficiente e tecnologicamente al passo coi tempi,
riscaldarla, promuovere eventi ed incontri, le locandine ed i manifesti, i programmi,
mantenere aggiornati i vari istruttori, accompagnatori ed operatori è costoso. Sono così
a richiedere a tutti voi di indirizzare in sezione nominativi di aziende che potrebbero
essere interessate a pubblicizzare la loro attività sul nostro sito e sul CUSNA. Sarà nostra
cura prendere poi contatto. Qualche introito lo riceviamo con il 5/1000 dalle dichiarazioni
dei redditi. Vi invito così, per il 2015, a fare un “pensierino” per la sezione. Rivolgo un
caloroso invito a tutti coloro che avendo un po’ di voglia e tempo libero, si rendessero
disponibili per partecipare alla vita di sezione, sia prestando opera in sede sia andando
all’aria aperta per segnare i sentieri…
Permettimi di rivolgerti una domanda da “past president”, dopo circa un
anno e mezzo dall’inizio di questa “avventura” ti aspettavi questo genere
di impegno che la nostra sezione richiede, sezione che ho avuto modo di
verificare personalmente è rispettata e apprezzata sia dalle altre sezioni e
all’esterno del nostro sodalizio? So che non si finisce mai di imparare ma fare il
presidente è un buon banco di prova!
Caro Iglis, nel momento in cui ho deciso di mettermi in gioco, certamente ero consapevole
dell’impegno che sarebbe stato necessario per tenere alto e, possibilmente migliorare, il
livello della nostra sezione, nei confronti del territorio ma anche e soprattutto all’interno
del sodalizio. Ma lasciamelo dire, questo è quasi diventato un secondo lavoro, tanto sono
i contatti e gli impegni che quotidianamente occorre affrontare. In ambito regionale,
per concludere, grazie comunque anche a te, quale consigliere, Giovanni Catellani
tesoriere e Claudia Ferroni revisore dei conti, senza ovviamente dimenticare Paolo
Borciani, già presidente del GR ed ormai salito ai vertici della sede centrale, ritengo che
la nostra sezione sia apprezzata per quanto stiamo facendo, sia collaborando in eventi
culturali sovrasezionali che contribuendo fattivamente per migliorare il CAI, nel senso di
imprimere sempre più una visione che tenga conto ed in debita considerazione la base
sociale, ossia le aspettative e le esigenze dei soci.
Così, nel ringraziarti per questa opportunità di condivisione, ricordo che tante situazioni,
tanti “problemi” più o meno urgenti abbiamo affrontato e risolto, altri, invece, stentano
a realizzarsi, ma noi non cediamo e, forti anche della stima che quotidianamente
riceviamo in sezione, continueremo a lottare per il bene del CAI, perché far bene a Reggio
vuol dire far bene a tutto il sodalizio.
Colgo infine l’occasione, a nome di tutto il consiglio, per porgere a tutti voi un caloroso
augurio per le imminenti e prossime festività Natalizie, sperando in un 2015 pieno di felici
e rilassanti escursioni in montagna.
pag. 3
«IL CUSNA»
Dolomiti… Sui sentieri della
Dolomiti…
terra delle meraviglie.
dalla prima
Nello stesso tempo è stato un lungo percorso per conoscere meglio anche noi stessi e le
nostre capacità, i nostri limiti, ma sempre in assoluta sicurezza.
Dai 90 Km. del primo anno siamo arrivati ai 140 km. del 2014, dai + 4000 – 5000 mt. di
dislivello del 2011 siamo arrivati ai circa 7000 sia in salita che in discesa del 2014. L’unica
costante è stata sempre l’unicità dei paesaggi e l’assoluta voglia di stare insieme e di
condividere gli spettacoli offerti da madre natura.
Il “mio” luogo del cuore di questi quattro anelli?
A parte le Tre Cime di Lavaredo, che riescono sempre a farmi battere forte il cuore ed
esulano da qualsiasi classifica per manifesta superiorità, metterei senz’altro al primo
posto il lunare Vallone d’Antermoia con relativo lago nato dalle lacrime di una fanciulla,
dice la leggenda, e non tanto per la bellezza dell’insieme che pure è notevole, ma forse
perchè è stato il primo a darmi una emozione intensa ed inspiegabile. Sinceramente
però è molto difficile fare una classifica.
Il nostro circuito partì nel 2011 da Pera di Fassa-Rifugio Gardeccia, per entrare nella
“grandeur” delle Dolomiti con lo spettacolo delle Torri del Vaiolet, del piccolo Rifugio
Principe, del Catinaccio d’Antermoia. Per me dotata di scarsa conoscenza dell’ambiente
dolomitico, è stato l’aprirsi di un mondo, il classico colpo di fulmine. Dopo quattro anni la
mia conoscenza è leggermente aumentata (poco), ma non riesco a non stupirmi, a non
emozionarmi ogni volta come allora.
L’arrivo a Passo di Dona fu un ulteriore insieme d’emozioni, davanti a noi a 360° gradi la
pura e semplice bellezza, per citare solo alcuni nomi si passa dalla Marmolada, al Gruppo
del Sella, al Sassolungo e Sassopiatto allo Sciliar e scusate se è poco…
Successivamente abbiamo fatto il periplo del Sassolungo-Sassopiatto, dal Rifugio
Vicenza siamo saliti al Rifugio Demez per poi scendere dalla forcella fino alla Città dei
Sassi. Il Gruppo del Sella ci ha visto percorrere il suo altopiano lunare, salire alla Capanna
Fassa avvolta nella nebbia più fitta, scendere dalla Forcella Pordoi per poi percorrere
tutto il sentiero che costeggia una parte dell’immenso gruppo roccioso fino al Rifugio
Kostner e poi a Corvara. Tutto è già stato detto e scritto di questo immenso panorama al
cui cospetto ci si sente così piccoli ed inutili, ma quasi protetti da questa enorme massa
di forza pura. Attraverso la Forcella Medesc (salitona) si saluta la Val Badia e si passa
all’altopiano che porta al Rifugio Fanes nel Parco Naturale Fanes Braies dal quale dopo
una lunga discesa e non prima di aver visitato le famose Cascate Fanes con passaggio
dietro al muro d’acqua, si arriva a Cortina nel cuore del Parco naturale delle Dolomiti
d’Ampezzo. Per me era la prima cosiddetta “settimana verde” e penso che cuore e mente
non la dimenticheranno.
Da qui (o meglio da Pocol) inizia il secondo anello con il Gruppo della Croda da Lago e il
Bec de Mesdì che sembra proiettarci in un angolo di Arizona con la sua figura solitaria
ed imponente, con le sue dita di roccia arrossate dalla luce del tramonto che si stagliano
contro un cielo ancora grigio.
Forcella Ambrizzola e Val Fiorentina e poi il Pelmo. Per ben due anni abbiamo cercato
di percorrere il sentiero delle Orme dei Dinosauri, ma per ben due volte la pioggia (con
grandine) ci ha fatto cambiare programma. Ci rifaremo…
Dal Gruppo del Pelmo si passa al gruppo del Civetta che ci ha visti percorrere la base
della parete Nord, pernottamento al delizioso Rifugio Tissi, poi tutta la restante parte del
Gruppo montuoso fino alla congiunzione con il Gruppo della Moiazza.
Cambio di panorama e vanno in scena Passo Falzarego, 5 Torri, Averau, Nuvolau, Passo
Giau.. Inutile ripetere che ogni scenario è pieno di fascino ed è un privilegio scoprirli
così tramite sentieri che permettono di apprezzarne la grandiosità, ma anche il piccolo
dettaglio, fiori più o meno rari, fermare con una foto un’immagine che poi ci ricorderà
un’emozione particolare, come ad esempio l’arrivo alla terrazza del Rifugio Nuvolau con
visione a 360° su un panorama unico.
Dalle dolomiti di Cortina, alle Tofane, alle 5 Torri, Pelmo e Civetta, Marmolada, Sella
e altre ancora, sono lì a “miracol mostrare” mentre la mente prende il volo, perché
solo la voce del vento può essere compagna di tanta maestosità. Dal Passo Falzarego
attraversiamo virtualmente la strada per il Rifugio Lagazuoi, ma in realtà facciamo un
lungo percorso che da Valparola-Capanna Alpina ci porterà fino al Rifugio Lagazuoi e ai
resti dei baraccamenti della 1° Guerra Mondiale. Poi la Val Travenanzes lunghissima e di
molteplice aspetto: si parte dal roccioso terreno del Lagazuoi per passare alle pratine di
quota, poi il torrente prende il sopravvento e il canyon si profila prima con un largo letto
di bianchissimi sassi, per poi stringersi in una vera e propria gola selvaggia e profonda
ed eccoci di nuovo alle Cascate Fanes e nel Parco Naturale Fanes-Braies punto di contatto
con il primo anello. In una ideale continuazione saliamo a Malga Ra Stua e al verde e
bucolico pianoro che si estende alle sue spalle, siamo in una zona di pascoli d’alta quota,
Bel de Mesdì
di alte cime che li circondano, di piccoli gruppi di case come Fodara Vedla che sembra il
paesino di Heidi. E dopo tanta strada comunque non impegnativa, si arriva all’invisibile
Rifugio Biella. Invisibile perché immerso in un ambiente di un bianco abbagliante, l’alta
roccia che lo sovrasta vista da lontano ha una stranissima forma e sembra arrotolata
su se stessa, liscia e lucente. E ancora, invisibile perché in questo grandioso nulla si
perde, sembra un insignificante puntino non colorato, in realtà il Rifugio è delizioso
ed accogliente. Dal Biella si scende, molto, e finalmente eccolo…l’occhio azzurro del
Lago Braies. Da tanto desideravo vederlo, ma esserci ed esserci arrivati in questo modo
è un’altra cosa.
E qui si chiude il secondo anello. Torniamo in Trentino Alto Adige con il terzo anello
partendo da Alba di Canazei e dirigendoci al Rifugio Contrin sotto la parete sud della
Marmolada. E comincia l’avventura perché dobbiamo arrivare alla Forcella Ombrettola
cosa facile da dirsi ma meno da farsi tra briciolino, nevai e senza un segno direzionale.
Alle nostre spalle la Val San Nicolò e tutti i resti della guerra ci chiamano ad un prossimo
appuntamento, il Sassolungo/Sassopiatto ci saluta. Dalla Forcella il paesaggio è
naturalmente uno spettacolo e le catene di monti si susseguono sempre più diafane
nella distanza. Dopo una lunga discesa riguadagnamo il bosco, poi finalmente il Rifugio
Falier e Malga Ciapela. Attraversiamo i Serrai di Sottoguda, cioè un canyon profondo
attraversato da una strada asfaltata tra due altissime pareti rocciose con spaccature
nella roccia attraverso le qualiil sole gioca con la propria luce, varchiamo “Porta d’Oro
di Re Ombro”, come narra la leggenda, poi spostamento a Corvara e salita al Rifugio
Gardenacia eletto dal nostro gruppo Rifugio dell’anno 2013. Ed eccoci sull’altopiano del
Puez un altopiano assolutamente lunare, reso ancora più intrigante ed abbagliante dalla
luce solare molto intensa, un insieme di sassi è vero, ma con forme suggestive e quasi
addolcite dalla bassa vegetazione che cerca in ogni modo di colonizzare gli anfratti. Più
cammino per questo comprensorio più capisco perché è stato dichiarato “Patrimonio
dell’Umanità”.
Nel punto più alto dell’altopiano si apre un ventaglio di cime, pinnacoli, pianori che si
perdono sull’orizzonte e lasciano incantati chi ha il privilegio di ammirarlo. Ma ora ci
tocca la Forcella Puez, cioè un “buco” mooooolto ripido da scendere dentro un canalone,
su gradoni cosparsi di sassolini, poi inizia la Val d’Antersass sempre accompagnati
Gruppo del Setsass
(Foto Sandrea Boni)
Catinaccio
(Foto Sandrea Boni)
Roda de Vael, il Rosengarden, l’Antermoia e più lontano le cime della Valle Aurina, solo
per citare i più famosi. L’anello sta per chiudersi, ma non prima di essere passati dall’Alpe
di Tires, di aver percorso la base dei Denti di Terra Rossa e la lunghissima, verde e quasi
disabitata Val di Dona.
Calalzo di Cadore ha dato il via al quarto anello, si torna in Veneto, ma siamo sempre
in quella straordinaria zona che si chiama Dolomiti e non ha importanza la Regione di
appartenenza, la montagna appartiene a tutti. Questa volta abbiamo cercato di unire
l’interesse e l’amore indiscusso per la montagna al ricordo della 1° Guerra Mondiale
di cui ricorre il centenario. Siamo saliti al Monte Rite ed abbiamo visitato il Messner
Museum Dolomites, siamo saliti al Col di Lana dal Castello di Andraz, per vedere alcuni
luoghi dove si combattè e i resti delle postazioni militari, con sullo sfondo la splendida
visione della catena dei Setsass. A fine giornata, dopo più di 20 km. di salite e discese,
siamo arrivati al Forte Tre Sassi, vicino al Falzarego, con le postazioni austriache ed il
fortino recentemente restaurati. Dal Passo Falzarego, punto di contatto con il secondo
anello, abbiamo costeggiato la Tofana de Rozes con i resti degli ospedali di guerra, poi,
per non farci mancare nulla, siamo saliti fino al Rifugio Pomedes, quindi trasferimento a
Rio Gere e salita al Rifugio Faloria con la superba visione del susseguirsi di cime. monti e
pinnacoli della Wonderland al tramonto con le luci di Cortina che punteggiano la notte.
Dal Faloria, costeggiando il Sorapiss e con davanti il gruppo del Cristallo, siamo scesi a
Passo Tre Croci, poi Misurina. Le loro maestà, le Tre Cime di Lavaredo, ci hanno accolto
nella sesta tappa con tutto il loro carico di bellezza, potenza e magnetismo e ci hanno
seguito nel nostro vagabondare tra il Sasso di Sesto, le sue grotte, la Torre Toblin e le
gallerie del Paterno, ci siamo raccolti in rispettoso silenzio ed attimi di meditazione, ci
siamo riempiti gli occhi di paesaggi immensi e abbiamo camminato tra le tracce e i resti
del conflitto.
La settima tappa è stata la più grandiosa facendoci passare dal superbo scenario delle
Tre Cime a quello aspro ed affascinante delle Crode Fiscaline, dal Rif. Pian di Cengia al Rif.
Comici, poi Forcella Giralba e poi giù fino ad Auronzo di Cadore.
Lunga, tosta ma bellissima. Ed infine Monte Agudo, sopra ad Auronzo e Rifugio Baion
nel cuore delle Marmarole.
E qui il diario si chiude, ma abbiamo lasciato il segnalibro in questa pagina per una,
speriamo, prossima ripartenza ed un quinto anello.
“Parole appese” del
Premio Itas al Battisti
di Massimo Bizzarri
Lago d’Antermoia
(Foto Sandrea Boni)
(Foto Sandrea Boni)
dalle magnifiche guglie del Puez. I
continui cambi di scenario rendono ogni
giornata ricca di emozioni, ora saliamo
al verdissimo e pieno di sole altopiano ai
piedi del Sas de Putia, con le sculture di
legno di Passo Goma, i prati e le Malghe,
poi tutto cambia e diventa roccia, dura
salita fino a Forcella Putia, poi Rifugio
Genova tra pioggia battente e vento
forte e finalmente riposo. Faticosamente
saliamo fino alla Furcela d’la Roa, poi
iniziamo la lunga discesa verso Ortisei
accompagnati dal maestoso Gruppo
delle Odle che gradualmente ci lascia
mentre ricompare il Gruppo del Sella.
Trasferimento all’Alpe di Siusi per la
realizzazione di un altro desiderio: la
salita al Rifugio Bolzano. Sono 1300 mt.
di dislivello, ma li merita tutti. Su un
altopiano verdeggiante sorge questo
antico monastero modificato in Rifugio,
bello, solitario, invitante ed austero
nello stesso tempo, circondato a 360° da
un panorama da lasciare senza respiro.
Veramente non si sa dove guardare! La
Presso il nostro rifugio Battisti, in data 6/9 si è tenuta la seconda delle tre tappe di
“Parole appese” del Premio ITAS del Libro di Montagna, una manifestazione nata da
oltre quarant’anni ma che, su fattiva collaborazione e volontà di Calzolari Luca, direttore
della rivista Montagne 360, quest’anno ha oltrepassato il Po ed è salita sugli appennini
emiliani. Ero ovviamente presente, in qualità di presidente, per fare gli onori di casa,
mentre a rappresentare il GR era salito il Vice Presidente Remo Dai Prà.
Durante i saluti di rito, ho sottolineato, così come riportato anche su “Lo Scarpone”, che
i rifugi del CAI “sono anche presidi culturali, non solo luoghi di ricovero, e quest’iniziativa
intende confermarlo”.
I rifugi CAI sono “luoghi dove si incontrano persone che vivono la montagna in modo
diverso: dagli escursionisti esperti alle famiglie, fino ad arrivare a chi in montagna ci vive,
come i pastori che portano al pascolo le loro greggi proprio qui, attorno al Battisti”.
La chermesse è quindi iniziata con la lettura da parte di Max Goldoni, di vari brani tratti
da libri partecipanti al premio ITAS ed accompagnati in modo egregio dal saxofonista
Daniele Faziani.
Le parole si sono spesso confuse con le note e con i suoni, in una sorta di “gioco/rumore
onomatopeico”, giungendo al culmine durante la lettura di una uscita scialpinistica.
Socchiudendo gli occhi ed isolandosi per un istante, si aveva la netta sensazione di essere
lì, ascoltando le parole sussurrate da Goldoni, sulla neve, tanto era realistico il fischiare
del vento, lo scivolare degli sci, lo scricchiolio del manto nevoso che cede sotto il peso
dello sci, suoni, rumori, sibili tutti prodotti dal saxofono.
Terminata la rappresentazione, Gianluca, nostro bravissimo e compente gestore, ci ha
deliziato con un ricco e prelibato buffet, accompagnato da ottimo vino.
Dopo cena, nella sala da pranzo, è stato proiettato “Il vento fa il suo giro”, film del
regista Giorgio Diritti, basato su una storia vera e relativa al tentativo di un pastore
francese di iniziare una nuova vita agreste ad Ostana in valle Po.
Siamo convinti di aver stupito, con la nostra cortesia, con la nostra storia e con i nostri
monti, tutti i numerosi componenti dell’organizzazione del premio Itas che, come
promessoci, rafforzeranno il loro impegno per proseguire su questa strada.
Ci auguriamo quindi, come poi confermato dal Presidente del GR Vinicio Ruggeri anche in
occasione dell’ultima tappa al rifugi Mariotti (la prima si era svolta al rifugio Scafaiolo),
che queste iniziative vengano inserite nei vari calendari sezionali e dei rifugi in modo tale
da organizzare e pubblicizzare per tempo gli eventi e permettere una sempre maggiore
partecipazione e frequentazione dei rifugi.
Attendiamo così fiduciosi il prossimo anno, augurandoci una buona presenza dei soci.
pag. 4
«IL CUSNA»
Di norma (Il Cai e le competizioni)
ANDAR PER GOLE A CRETA
di Carlo Possa
Avendo 53 anni di iscrizione al Cai non ho problemi se qualcuno, dopo aver letto queste
riflessioni, dirà che sono vecchio. Ma d’altra parte, essendo uno dei promotori della Pace
coll’Alpe, cerco di mantenere una certa coerenza. Bene, entro subito nel merito della
questione: sono contrario alle attività praticate in montagna in forma agonistica. O
meglio: sono contrario al fatto che l’agonismo sia una delle attività praticate dal Cai.
Poi ognuno, giustamente, in montagna fa quello che vuole. Quindi nulla da dire se ci
sono gare di sci-alpinismo, arrampicata, corsa in salita, skyrunning, endurance trail.
Il sano agonismo è una cosa che va bene e fa anche bene (o almeno dovrebbe). Per
quanto mi riguarda sono contrario all’agonismo nel Cai. Sarò vecchio, ma la penso così.
La pensavo così anche quando 40 anni fa arrampicavo con la bandana in testa, i jeans
stracciati, e aprivo la “Via le dita dal naso”. Frequentavo le Calanques, il granito della
Gallura quando non c’era stato ancora quasi nessuno, conoscevo a memoria gli articoli
di Bernard Amy, organizzavo bivacchi sulle cenge della Pietra di Bismantova con il
mangianastri per ascoltare i Jefferson Airplane e i Pink Floyd, ma non mi piacevano le
gare di arrampicata. Per due motivi molto semplici: 1) la montagna è già pericolosa di
sua, se la percorriamo anche di corsa, la cosa mi da da fare; 2) la montagna è così bella
che non capisco perchè la si debba percorrere di corsa.Ma specialmente, non capisco
cosa c’entri il Cai con le corse in montagna. Ha già tante cose da fare, perchè mettersi a
correre? Da giovane insegnavo ai miei allievi ai corsi di alpinismo e di escursionismo ad
andare piano, a guardarsi attorno, ad ammirare il panorama, ad affrontare la montagna
in pace e non in lotta. E se il Cai è la più antica organizzazione italiana, secondo me
lo è anche perchè i suoi soci hanno affrontato la montagna con passo lento e sicuro,
interpretandola come un terreno di gioco (per dirla alla Rebuffat) e non come un campo
di gara. Sarò vecchio, ma la penso così. Dobbiamo stare al passo coi tempi, come dice
qualcuno, confrontarci con le tendenze attuali? Beh, se le tendenze attuali sono quelle
di far diventare ogni disciplina estrema, sempre più estrema, ancora più estrema, io non
è che sia tanto contento. E’ proprio così sano che non ci sia mai un limite al limite? Poi,
chiaramente, le mode non si fermano, tutto deve finire in “ing”, le trasformazioni sociali
attraversano anche il modo di andare in montagna (trasformando non solo le coscienze,
ma anche le montagne). Sarò antico, lo confesso, ma a me piace quello che scrisse un
illustre socio del Cai, Giovanni Mariotti “…… io stesso, nel 1874, me lo ricordo ancora
benissimo, mi sono fatto Alpinista della Sezione di Torino dopo la lettura della relazione
di una gita, nella quale si era studiato molto e mangiato moltissimo.” Preciso che Mariotti
non era un hippie ante litteram, ma era il senatore Mariotti, archeologo e fondatore della
Sezione dell’Enza del Cai, un padre nobile - in sostanza - del nostro sodalizio. A me piace
un Cai che affronta le montagne con calma. Per correre ci sono tante altre associazioni,
nate apposta per praticare l’agonismo. Poi c’è una questione di coerenza. E’ vero che il
molto citato Bidecalogo del Cai non è la Bibbia, ma sarebbe bello che almeno ogni tanto
venisse letto. Dice il Bidecalogo, al punto 15 SCIALPINISMO E ALTRE ATTIVITÀ
PRATICATE IN FORMA COMPETITIVA (GARE):
“Come noto, molte attività in montagna, che in origine erano praticate in forma
esclusivamente ludica e amatoriale, hanno trovato, in tempi più o meno recenti, la loro
evoluzione agonistica o competitiva. Si pensi allo sci di discesa, di fondo, all’arrampicata
sportiva, alla mountain bike, alla corsa in montagna e perfino alle racchette da neve.
L’impatto sull’ambiente di tali attività praticate in occasione di gare e/o competizioni
è spesso devastante, sia per la forte richiesta di infrastrutture sia per il tipo di persone
coinvolte (atleti, organizzatori, spettatori), spesso dotati di scarsa sensibilità ai problemi
ambientali.” E quale deve essere la posizione del Cai, di fronte a questo fenomeno?
“Il Cai - afferma il Bidecalogo - consapevole che alcune proprie Sezioni storicamente
organizzano, anche in collaborazione con altri enti territoriali, importanti manifestazioni
a carattere competitivo, a volte, anche di rilevanza mondiale, di norma indirizza i propri
Soci verso la pratica delle diverse attività in forma ricreativa-amatoriale, individuale e/o
nelle gite sociali.”
Di norma, dice il Bidecalogo. E’ vero che di norma potrebbe prevedere anche qualche
scappatoia, come infatti si legge successivamente nel Bidecalogo (la in-certezza del
diritto ha qualche amico anche nel Cai!), ma a me verrebbe da pensare che di norma
voglia dire quasi sempre, e che le scappatoie siano al massimo delle rare eccezioni. In
realtà vedo che la tendenza ad organizzare manifestazioni agonistiche non è solo di
alcune Sezioni, ma di molte Sezioni.
Allora mi chiedo: chi è che di norma deve ottemperare ai dettami del Bidecalogo?
E chi è che deve far rispettare, di norma, il Bidecalogo?
Concludo con una poesia di Giorgio Caproni, che sintetizza benissimo la situazione.
Conclusione
-quasi al limite della salita
Signore, deve tornare a valle.
Lei cerca davanti a sé ciò che ha lasciato alle spalle.
Il CUSNA augura un felice Natale
e un 2015 pieno di soddisfazioni
e di serenità a tutti i lettori.
di Maria Domenica Tondelli
Aradera
Creta, che si adagia morbidamente nel
mare Mediterraneo come una bella
e ricca signora, è divisa in quattro
prefetture Hanià sul lato occidentale
dell’isola, Rethymno, la più piccola e più
montuosa, Iraklio la più grande, Lassithi
la più orientale. Verso le 23 arriviamo
all’aereoporto della capitale e dopo più
di un’ora di pullman ci sistemiamo nel
villaggio vacanze situato nella costa
sud occidentale al confine tra Hanià e
Retymno, a pochi chilometri dall’unico
lago dell’isola, il lago di Kournà. Il
territorio cretese è per la maggior parte
montuoso, le coste a nord sono basse e
sabbiose, a sud rocciose ed alte spesso
caratterizzate da gole che terminano
sul mare Libico. Lunedì ci dirigiamo
sui monti per l’escursione alle Gole di
Imbros, nel paesaggio domina il colore
giallo ocra degli arbusti che coprono
quasi totalmente il suolo, il grigio dei
sassi ed il verde degli alberi. Il punto di
partenza si trova nel piccolo villaggio
di Imbros a 700 metri di altitudine; il
sentiero, in leggera discesa, che si snoda
per sette chilometri tra pareti molto
alte e scoscese, non presenta difficoltà;
le alte mura di roccia in alcuni punti si
avvicinano a creare uno stretto passaggio,
in altri sono caratterizzate da caverne
ed in un punto si uniscono e creano un
monumentale arco di pietra. Il tragitto
è magico, mentre sui pendii e in fondo si
scorge una marea di pini, cipressi e querce
spinose, a terra giacciono grandi tronchi
di alberi simili a sculture in una galleria
d’arte costruita dalla natura; dopo circa
tre ore di cammino ecco apparire il mare,
siamo arrivati al villaggio di Komitadhes.
Il pullman, con il resto del gruppo che
ha visitato Frangokastello, una fortezza
solida e quadrata costruita dai Veneziani,
ci carica e ci dirigiamo per una strada a
tornanti a Sfakià, un tempo famosa per
la fierezza e bellicosità degli abitanti,
ora frequentata dai turisti come punto
di partenza o di arrivo delle numerose
escursioni che da qui si possono fare.
All’arrivo ci rimane il tempo per fare un
passeggiata sulla lunga spiaggia sabbiosa
di Georgioupolis in una giornata molto
ventosa con il mare agitato che si increspa
((FFoto Maria Domenica Tondelli)
in grandi onde di schiuma bianca.
Martedì tutto il gruppo parte per Iraklio:
la prima meta è il museo archeologico
della città, molto ricco e rinnovato
recentemente, ha riaperto il 1 agosto
2013 dopo una in fase di ampliamento
e ristrutturazione. Qui ci soffermiamo
sui reperti più importanti della cultura
minoica, l’essenzialità e l’eleganza delle
forme si trovano in tutte le opere: nelle
due statuette in maiolica delle “dee dei
serpenti”, elegantemente vestite con i
seni scoperti; nella statuetta in avorio
dell’”acrobata” che raffigura un atleta che
salta su un toro; nel “rhyton” a testa di toro,
vaso in steatite incrostata; negli orecchini
d’oro a forma di api che sorreggono una
goccia di miele. La sala che conserva gli
affreschi originali che ornavano i palazzi
minoici è la più spettacolare, i nostri occhi
spaziano estasiati dal dipinto raffigurante
i delfini, rinvenuto nella sala da bagno
della regina nel palazzo di Cnosso a quello
che rappresenta la tauromachia rituale
in cui un acrobata compie un doppio
salto mortale sulla schiena di un toro, da
quello denominato “il principe dei gigli”
a quello raffigurante “le dame azzurre”.
Iraklio ha avuto un ruolo di spicco nella
storia dell’isola, dominata dai Saraceni,
conquistata dai Veneziani, fu capitale sotto
la dominazione turca; i Crociati l’avevano
chiamata Candia e questo nome rimase
durante il dominio veneziano che, durato
quattro secoli, ne aveva fatto una delle
città più potenti d’Europa. La Serenissima
ha lasciato molte tracce, come la Fortezza,
le mura, la fontana Morosini, la Loggia e
San Marco, una chiesa ora utilizzata per
mostre e conferenze. Nel pomeriggio
dopo pochi chilometri arriviamo a Cnosso,
i palazzi, che costituivano l’elemento
portante del sistema sociale, non erano
solo la residenza della famiglia reale, dei
cortigiani, dei servi ma asse della vita
comunitaria; con intorno estesi centri
abitati e ricche ville, avevano funzioni
giuridico-amministrative, religiose ed
economiche.
Camminiamo lungo le passerelle che ci
conducono agli appartamenti del re, della
regina, alla suggestiva sala del trono,
al teatro. Anche se si è ormai stabilito
che “labrys” non significa labirinto ma
si riferisce all’ascia bipenne, sacra per
gli abitanti di Cnosso, sentiamo vagare
le ombre dei personaggi del mito, il re
Minosse, Dedalo che costruì il labirinto,
la regina Pasifae che si innamorò del
toro e da lui ebbe Minotauro metà
uomo e metà animale, Teseo che uccise il
mostro ed Arianna che lo aiutò. Ed infine
sostiamo a Retymno, mentre ci aggiriamo
per le strette stradine piene di botteghe
e dense di profumi, incontriamo tracce
della dominazione veneziana come la
Loggia e, in piazza Platanou, la fontana
Rimondi, costruita nel 1626 con tre
bocche d’acqua a forma di teste di leone
e, lontano, la Fortezza. Mercoledì saliamo
verso l’altipiano di Anopoli, la prima
cosa che attira l’attenzione è il ponte
di acciaio verso l’altipiano di Aradena
dal quale le vedute sulla gola sono
vertiginosamente spettacolari. La gola
è selvaggia, a tratti il letto roccioso del
torrente diventa un varco estremamente
stretto tra lisce pareti di roccia, a tratti
comporta salite impegnative e a tratti
discese difficili. L’inquietante presenza
di scheletri completamente spolpati
di capre, che si presume siano cadute
dall’alto oppure trascinate dalla piena
del torrente, ci invita ad essere molto
prudenti nelle discese rese scivolose dai
sassi levigati. Arrivati a Marmara, dove ci
aspetta un mare dal colore indescrivibile
tanto è bello, dopo un bagno ristoratore
riprendiamo il cammino alla volta di
Loutro; il sentiero è interessante perchè
nel primo tratto passa attraverso aziende
agricole rimaste inalterate nel tempo,
basate sulla coltivazione degli ulivi e
sull’allevamento delle capre. Poi diventa
piuttosto impegnativo perchè a picco sul
mare, stretto e sassoso. Giunti a Loutro,
pittoresco paese tutto di case bianche
con persiane e finestre blu ci rendiamo
conto che, data la difficoltà del percorso
e l’orario, è improponibile arrivare fino
a Sfakià, decidiamo allora di prendere la
barca ma ci accorgiamo che all’appello
manca Adriano, lo cerchiamo e lo
chiamiamo ma sembra essere sparito. Alla
fine pensiamo che si sia avviato a piedi
verso Sfakià e dal mare, fortunatamente,
lo vediamo camminare a passo svelto, lo
chiamiamo felici e sollevati come se fosse
Ulisse ritornato in patria.
La meta di giovedì è Margarites e, mentre
un gruppo si dirige al monastero di Arkadi
simbolo della lotta per l’indipendenza
dell’isola, camminiamo attraverso colline
piene di ulivi, tra i quali non mancano
piante più che centenarie; saliamo a
Eleftherna dove ci sono i resti di un
acropoli e di un ponte romano. Al ritorno,
dopo un gradito pranzo con l’immancabile
insalata greca e una squisita moussakà,
non tralasciamo di visitare le botteghe
di ceramiche in cui gli artigiani hanno
mantenuto le tradizionali tecniche di
lavorazione. La grotta di Melidoni, dove
la natura ha costruito grandi sculture di
stalattiti e stalagmiti a forma di canne
d’organo, di alte pieghe, di tendaggi, è
un altro simbolo dell’eroismo dei patrioti
cretesi; fu lo scenario di una terribile
atrocità avvenuta durante la lotta per
l’indipendenza di Creta, nel 1824 vi si
rifugiarono più di trecento abitanti
del villaggio che, rifiutatisi di uscire,
trovarono la morte asfissiati dal fuoco
acceso dai Turchi all’ingresso.
Nella parte più occidentale dell’isola, a
nord, la penisola di Gramvoussa e quella
di Rodhopou formano un golfo naturale
molto ampio, venerdì ci imbarchiamo a
Kissamos e, dopo un viaggio piuttosto
movimentato a causa del mare agitato,
sostiamo nella laguna di Balos dove lo
scenario è magnifico: spiaggia di sabbia
bianchissima, dalla quale escono cespugli
fioriti di rosa acceso, il mare turchese,
poi, ritornati alla penisola di Gramvoussa
dopo una salita di una ventina di minuti
visitiamo il castello che sorge nel punto
più alto a 1579 metri dove la vista sul
mare e le coste è ampia e stupenda.
Sabato ci dirigiamo sulle montagne
per raggiungere il freddo e nebbioso
altopiano di Omalos da dove scendono
le gole di Samaria, lunghe 16 chilometri;
scavate nel corso del tempo da un corso
d’acqua, violento torrente in inverno e
docile ruscelletto in estate, che scorre
tra il monte Volakiàs e Lefkà Ori, i Monti
Bianchi, innevati nella stagione fredda.
Emozionati dalla bellezza del sentiero, ci
disponiamo in fila indiana, in apertura il
giovane che ci fa da guida, fiero come un
eroe greco, biondocrinito ed occhi cerulei,
avrebbe detto Omero, a metà Gianna e
Claudia a fare da tramite tra l’avanguardia
e la retroguardia e alla fine Sergio. La
discesa ha inizio sullo Xiloskalon, scala di
legno, un percorso di gradini tagliati nella
roccia a cui ne sono stati aggiunti altri
ricavati da tronchi d’albero e una ringhiera
di legno; questa scende rapidamente
a zigzag fino alla base delle gole,
immergendosi di 1000 metri nei primi due
chilometri. La selvaggia natura può essere
osservata in tutta la sua magnificenza;
lo sguardo si perde nel denso fogliame
dei cipressi e dei pini secolari, si innalza
sulla rocciosa e argentata sommità del
Gigilo e sulle lontane cime dei Lefkà
Ori. Arriviamo alla prima sorgente
ombreggiata, Neroutsiko, qui incontriamo
le caprette Kri Kri che vivono nella gola.
Dopo un pò la successiva Riza Skyas
e, vicino, la cappella di Agios Nikolaus
che si erge su una piccola terrazza di
conifere. Il sentiero inizia gradualmente
a livellarsi per seguire il letto del torrente;
a metà percorso ci fermiamo nel villaggio
abbandonato di Samaria, gli abitanti
furono trasferiti nel 1962 per l’apertura
del parco, l’insediamento è molto antico,
la chiesa di Ossia Maria, dalla quale hanno
preso il nome sia il paese che le gole, fu
costruita all’inizio del XIV secolo.
Dopo Samaria le pareti rocciose iniziano
a restringersi progressivamente e il
sentiero è spesso costretto a passare da
una parte all’altra del torrente, su pietre
da guado o ponticelli in legno. Le contorte
striature delle rupi sono sempre più
spettacolari, ma il luogo più suggestivo
dell’escursione si incontra dopo il punto
di ristoro Christòs con le Sdherespòrtes,
porte di ferro, è il passaggio più stretto
delle gole, le pareti rocciose, alte 600
metri si fronteggiano, separate soltanto
da pochi metri, il cielo è ridotto ad una
striscia azzurra. Dopo più di cinque ore
di cammino, quasi improvvisamente, la
spaccatura della montagna si apre su un
largo tratto brullo e senza ombra, le pareti
sono scomparse e ci si ritrova in un’arida
regione selvaggia, si arriva ad Agia
Roumeli dove c’è un cancello dal quale
si lascia il parco ma questa non è la fine
della camminata perchè la vecchia Agia
Roumeli è stata abbandonata a favore
della nuova comunità sulla spiaggia:
alcuni continuano a camminare fino al
nuovo insediamento, altri prendono il
bus per avere un pò di tempo per poter
immergersi nel limpido mare per l’ultima
volta.
pag. 5
«IL CUSNA»
Intervista a Umberto Martini,
STOCKALPERWEG
A piedi tra Vallese e Ossola attraverso il
Passo del Sempione e le Gole di Gondo
di Carlo Possa
Con un cognome così, il barone Kaspar
Jodok Stockalper non poteva che avere
uno stretto legame con le montagne.
Nobile e ricchissimo commerciante
svizzero di Briga, la sua fama e la sua
importanza è legata indissolubilmente
al Passo del Sempione, che attraversa
le Alpi mettendo in collegamento la
Valdossola con il Vallese, in un paesaggio
che alterna bellissimi pascoli a orridi
strettissimi (le famose Gole di Gondo).
Il Passo del Sempione è stato un valico
utilizzato fin dai tempi dei Romani: una
prima mulattiera era stata realizzata
dall’Imperatore Settimio Severo nel
196 d.C. Nel Medioevo però i traffici
commerciali (peraltro intensissimi) tra
la Valdossola e la Svizzera preferivano
utilizzare altri passi, come il Gries, nell’alta
Formazza o la Bocchetta d’Arbola, sopra
Devero.
Nella prima metà del ‘600 il barone
Stockalper, che deteneva anche il
monopolio del commercio del sale in
Vallese, pensò di valorizzare il Passo
del Sempione per potenziare i traffici
commerciali tra la Valle del Rodano
e l’alta Pianura Padana. Ripristinò la
vecchia mulattiera con opere ardite,
edificò nel 1666 un ospizio, l’Alter Spittel,
poco sotto il passo (struttura imponente
e suggestiva), una torre a Gondo (la torre
Stockalper), e per tenere buoni rapporti
con gli Ossolani (cosa che poi gli tornò
utile), contribuì alla realizzazione del
Calvario di Domodossola, oggi Patrimonio
dell’Unesco. Il Passo del Sempione, sotto
lo stretto controllo di Stockalper, diventò
ben presto una delle vie commerciali
più importanti d’Europa, dove passava
anche un servizio postale che riusciva a
recapitare una lettera da Ginevra a Milano
in otto giorni d’estate e dieci d’inverno.
Ma la ricchezza e la potenza economica
e politica del barone (che era chiamato
anche il “re del Sempione”) furono ad
un certo punto causa di attrito con i
maggiorenti del Vallese, che lo esiliarono.
Il barone si rifugiò a Domodossola (dove
aveva preparato il terreno), accolto con
entusiasmo e dove si fece apprezzare per
il suo mecenatismo. Dopo qualche anno
riuscì però a tornare nel suo bellissimo
palazzo di Briga. Con gli anni, dopo la
scomparsa di Stockalper, l’importanza
del Sempione cominciò a scemare, per
poi ritornare in auge con Napoleone,
che utilizzò il Passo per attraversare le
Alpi con il suo esercito e conquistare
l’Italia, non senza aver realizzato opere
di ripristino della strada per permettere il
passaggio delle truppe.
Non va poi dimenticato che sotto il
Sempione venne realizzata una delle più
imponenti opere di ingegneria civile a
cavallo tra ‘800 e ‘900, la famosa Galleria
ferroviaria del Sempione, dove ancora
oggi transitano i treni che dall’alta Italia
portano a Parigi.
Questa è la storia, che potrebbe
Simplon Dorf
continuare con i resoconti dei viaggiatori
del Grand Tour, le incisioni degli artisti
romantici che resero famose le Gole di
Gondo, o con il passaggio dal Sempione
di personaggi come Gervasutti o il poeta
Dino Campana, per finire con l’avventura
alpinistica avviata nel 1979 dalla prima
salita della Pala di Gondo, ad opera della
cordata Paleari-Rossi.
Ora una comoda strada percorribile
anche d’inverno attraversa il Passo,
passando sotto vertiginose pareti di
roccia (come la Pala), in mezzo ad
alpeggi che più svizzeri di così si muore,
e tra a montagne imponenti come il
Fletschorn o l’Hűbschorn, (nomi che da
soli incutono timore), in un ambiente che
è il compendio del paesaggio alpino.
Per ricordare il barone Stockalper
da alcuni anni è stato realizzato la
Stockalperweg (o Sentiero Stockalper),
che da Briga (700 m) sale al passo del
Sempione.(2040 m), scende a Simplon
Dorf (1507 m) e Gondo (839 m), Da qui
parte un prolungamento che si infila
nella Val Vaira (Zwischbergental), sale
al Passo di Monscera (2103), da dove
scende in Val Bognanco, per raggiungere
poi Domodossola (280 m), da dove con
un percorso suggestivo si può salire al
Calvario, un’opera monumentale simile e
quasi coeva al Sacro Monte di Varallo.
E’ un itinerario a dir poco spettacolare,
che si può fare in 4/5 giorni, chiaramente
con dislivelli sensibili ma fattibile da
qualunque escursionista.
C’è poi la comodità che Briga e
Domodossola sono collegate sia dal treno
che da autobus di linea (i famosi postali
gialli svizzeri), e quindi è un percorso che
si può anche fare a rate, come ho fatto io.
Mi manca in realtà il pezzo da Briga al
Passo del Sempione, che prima o poi farò,
casomai in discesa, per arrivare dall’alto
sui bellissimi paesi che sovrastano Briga.
Il tratto più affascinante (e anche più
comodo) è quello che dal Passo porta
a Gondo. Si fa comodamente in una
giornata, lungo un sentiero che nel
primo tratto, dopo essere passato
davanti all’imponente edificio dell’Alter
Spittel (Ospizio vecchio) percorre
un’ampia valle tra pascoli, boschi di
larici e graziosi paesini fino ad arrivare a
Simplon Dorf, dove c’è anche l’Ecomuseo
del Sempione e la favolosa panetteriapasticceria Arnold, sosta obbligata per
tutti gli escursionisti che percorrono lo
Sockalperweg. Da Simplon Dorf (sarebbe
quasi indispensabile una deviazione
di 3/4 ore per entrare nella magnifica
Laggintal, Parco Naturale delle farfalle),
si scende ancora per prati per entrare poi
nel tratto delle Gole di Gondo. Qui l’abilità
sentieristica degli Svizzeri si è superata. Il
sentiero attraversa comodamente strette
forre, passa sopra altissime gole, il tutto
sormontato da pareti impressionanti,
come la Pala. Questo tratto è consigliabile
anche a sé stante: col postale si può
tornare comodamente al Passo.
(Foto Carlo Possa)
Gole di Gondo
(Foto Carlo Possa)
Per le tappe successive devo scavare nella
mia memoria. Il percorso da Domodossola
a Gondo (o viceversa), l’ho fatto a più
riprese diversi anni fa, quando in realtà
lo Stockalperweg non esisteva ancora. Il
percorso è molto bello, e risale tutta la Val
Bognanco dai paesi più bassi fino ai laghi
e agli alpeggi d’alta quota. Il dislivello
di quasi 2000 metri viene distribuito
abbastanza gradevolmente, e permette
di ammirare nelle sue stratificazioni
verticali le caratteristiche paesaggistiche
della valle. Dalla borgata di Mocogna,
alle porte di Domodossola, si sale per bei
sentieri a Cisore e Monteossolano (se può
interessare passando a poche centinaia di
metri dalla mia baita a Barro). Poi quasi in
piano si prosegue per un tratto fantastico,
tra vigneti, chiesette, piccole borgate e
passando sulla forra del Dagliano fino ad
arrivare a Bognanco Fonti (668 m). Da qui
si inizia a salire prima tra piccole borgate
e graziosi paesi come San Lorenzo e
Graniga, passando anche per una borgata
che si chiama Possa (*), poi per prati e
alpeggi fino alla Alpe di San Bernardo
(1628 m) con la sua bella chiesetta, e un
accogliente rifugetto nei pressi. Da qui si
prende la comoda sterrata che - prima in
mezzo a bellissimi boschi di larice e poi tra
pascoli che danno buona erba a mandrie
di vacche - sale All’Alpe Arza, all’Alpe
Monscera e all’omonimo passo (2103 m),
da dove ci si affaccia su un bel pezzo di
Alpi Svizzere, tra cui troneggia un famoso
4000, la Weissmies.(**). Superato il Passo
di Monscera si è già in Svizzera, e si scende
verso il fondo della Laggintal (o Val Vaira),
per me intrigante per gli strani toponimi
dei luoghi, tra cui un Alpe Possetta.
Arrivati in fondo alla valle, percorsa da un
bellissimo torrente e ammantata da folti
boschi che in autunno si infiammano di
colori, si prende la strada, oggi asfaltata,
che porta fino a Gondo.
Utile la Carta Escursionistica
Transfrontaliera al 50:000, edita da
La Fabbrica di Carta e dal Cai Sezioni
Est Monterosa (Foglio Valle Antigorio,
Divedro, Sempione, Briga e foglio Valle
Anzasca, Valle Antrona, Val Bognanco).
Per informazioni sul Passo del Sempione:
www.simplon.ch
(*) Possa era il luogo dove le donne e
gli uomini della Val Bognanco, salendo
per ripidi sentieri con pesanti gerle, si
fermavano per riposarsi, appoggiando
la gerla senza togliersela dalle spalle.
E a Possa, vicino alla cappella, c’è
un posto molto bello dove mi sono
fermato a riposare, anche senza gerla.
(**)Da San Bernardo si può salire al
Passo di Monscera per un percorso
parallello e molto bello. Parte nei pressi
del rifugetto dell’Alpe San Bernardo,
e tra pascoli, radure e boschi di larice
arriva all’incantevole Lago Ragozza.
Da qui in breve si arriva al Rifugio
Gattascosa,(1993 m) magnifico ed
accogliente esempio di rifugio d’alta
montagna, costruito in legno e sasso
non molti anni fa, senza utilizzare
archistar alla moda o tecnologie
d’avanguardia. Dal Rifugio in breve si
raggiunge tra vasti alpeggi il Passo di
Monscera.
Ricordo che il documento è stato
presentato al Comitato direttivo il 18
ottobre 2012, presentato Al Comitato
di indirizzo e controllo il 1° dicembre
secessivo e illustrato ai Presidenti
regionali il 9 febbraio del 2012, con
l’invito ai rappresentanti del territorio di
portarlo in discussione nelle rispettive
Assemblee. Invito sollecitato in
occasione delle conferenze dei Presidenti
regionali di Biella (19.10.2013) e, vista
la scarsa attenzione rivolta, sollecitati
ulteriormente nel settembre scorso. Ora,
nelle Assemblee d’autunno di diverse
regioni il tema è stato finalmente trattato
e ne attendiamo le proposte emerse da
tali incontri. Questo per precisare che la
volontà di dare seguito ai contenuti della
“mozione” di Riva è in atto da tempo.
Gli estensori del documento non hanno
volutamente ridisegnato la struttura del
Caì ma hanno preferito evidenziare talune
necessità che si sono ritenute prioritarie
sottolineare lasciando ad altri (vedi GR con
il coinvolgimento del territorio / Sezioni)
il compito di “riempire” di proposte
operative il disegno complessivo. Ora è
aperta la discussione e a questa debbono
principalmente partecipare le Sezioni
perché è all’interno delle stesse che il
Caì si esprime e opera nel territorio.
Non sta quindi al presidente valutare
se il documento risponde ai contenuti
della “mozione” di Riva del Garda. E’
anche mio l’auspicio che si impieghi si
il tempo necessario ma soprattutto si
ragioni pensando non solo alla nostra
attuale struttura ma soprattutto cosa
desideriamo e conviene che essa sia,
sempre fedele ai principi statutari, ma
attuale in una società decisamente
trasformata e proiettata, per quanto
possibile, in un futuro dove Associazioni
come la nostra hanno e avranno spazi
per garantire quella funzione sussidiaria
che da oltre 151° svolgiamo. … Una
raccomandazione però mi sento di fare:
si legga bene il documento predisposto
prima di esprimere affrettati giudizi. Dico
questo perché sento spesso valutazioni
che dimostrano il contrario, gli estensori
sono inoltre disponibili a chiarire il
percorso fatto per giungere al testo poi
presentato.
A che punto è la discussione in
materia di assetto degli Organi
Tecnici, discussione che aveva creato,
oltre un anno fa, qualche malumore
all’interno del CAI?
Dopo un non semplice avvio la
collaborazione tra organi tecnici …
ha trovato una sua strada che auspico
prosegua con fattive collaborazioni
peraltro già iniziate. Percorso non facile
dopo anni nei quali si è spesso operato in
maniera separata. Il lavoro da fare è ancora
molto ma la buona volontà e il lavoro
fatto assieme … sono buoni ingredienti
per giungere a buoni risultati. Certo non è
questo un problema riservato agli Organi
tecnici ma di tutto il Caì. Può risultare
banale ricordarlo, ma sento l’opportunità
di farlo: il Club Alpino Italiano è l’insieme
dei Soci che vi aderiscono organizzati in
Sezioni, è la volontà di questi, espressa
nelle forme di partecipazione dove si
decidono le regole organizzative. Spesso
ce ne dimentichiamo.
Dopo la scelta editoriale in merito
alla diversa programmazione
delle riviste MONTAGNE 360 e LO
SCARPONE, sei soddisfatto dei
risultati o pensi a qualche “ritocco”?
L’Assemblea dei delegato del maggio
2011 riunita a Spoleto ha accettato la
proposta di una nuova organizzazione
della stampa sociale. La rivista diventata
mensile doveva e deve dare immagine
gradita certamente alla base sociale
ma anche rivolta all’esterno. Per essere
ciò doveva cambiare un po’ “pelle”
guardandosi meno all’ombelico e poter
destare interesse agli appassionati della
montagna anche fuori dal nostro Club.
Ecco quindi la distribuzione in edicola.
Un’operazione questa di cui da tanti
anni si parlava che abbiamo deciso di
verificare. I risultati ci consentono di dire
che sostanzialmente l’esperimento sta
riuscendo e ci auguriamo che ciò possa
confermarsi nel tempo. Certo esistono
sempre spazi di … miglioramento e ne
stiamo valutando anche proposte che ci
giungono da Soci e non. Lo Scarpone è un
giornale on line che riesce ad aggiornarsi
con rapidità e ricchezza di informazioni
impensabili con il caro “vecchio” giornale
cartaceo. Certo va migliorato come
complessivamente va migliorato il sito Caì.
Serve forse una selezione migliore delle
informazioni e una più facile lettura. Chi
di dovere ci sta lavorando. Ci auguriamo
di rispondere sempre meglio alle tante
e diverse attese dei Soci. Va garantito un
più facile recupero di … articoli e notizie.
Lo sappiamo. Banalmente poi ricordo
che esiste anche la necessità di rendere
gestibile economicamente il tutto.
L’incontro che hai avuto con il
presidente della FMI con relativo
comunicato stampa, ha sollevato
non poche reazioni tra i soci,
soprattutto da parte dei tanti
presidenti regionali; la tua replica
però ha precisato in modo chiaro
il tuo pensiero. Probabilmente il
tutto ha avuto, nei modi, dei risvolti
un pò esagerati; sei d’accordo, vuoi
aggiungere un tuo pensiero?
Certamente si è sollevato un vespaio che
non era nelle intenzioni e veramente mi
è dispiaciuto. La precisazione successiva
ha voluto si riportate il mio pensiero
ma anche e soprattutto quello del CAI.
Qualcuno ha letto o ha voluto leggere
nel comunicato stampa apparso anche
contenuti che non c’erano, ci siamo
spiegati, meglio tardi che mai. Resta
comunque il dovere civile di confrontarsi
con tutti per difendere le nostre
convinzioni e spiegarne le motivazioni
che le sostengono.
Penso che siano passati ormai
tanti anni da quando sei stato un
dalla prima
presidente sezionale, ora che sei
diventato il Presidente Generale
sei d’accordo con me (anch’io sono
stato presidente di sezione, nella
fattispecie di Reggio Emilia), che
occorre puntare sempre più sulla
valorizzazione delle sezioni perché
sono il fulcro del nostro sodalizio
ed è proprio da lì che partono tutte
le motivazioni, le iniziative, la
voglia di stare insieme, lo spirito
di sacrificio che porta i soci a dare
il proprio contributo volontario,
a tracciare sentieri, a organizzare
corsi, a diffondere cultura, ad
insegnare cosa significa “sicurezza
in montagna”, insomma far capire,
come sostengo sempre io, che la
montagna è una scuola di vita!
Indubbiamente, mi vale quanto detto
sopra. Le Sezioni sono la vera struttura
operativa nel territorio che si avvale
delle forme tecnicamente preparate e
organizzate che restano al servizio della
base associativa. La grande ricchezza
del nostro Sodalizio sta proprio nelle
sezioni, ciascuna con la propria storia …
fatta dagli uomini che in molti o anche
in pochi anni le hanno dirette ed in esse
hanno operato. Durante il mio mandato
di presidente e prima da vice ho visitato e
visito molte sezioni e sempre mi stupisco
di quanta dedizione e vera passione vi
vengano dedicate da migliaia e migliaia
di volontari, nella manutenzione dei
sentieri, dei rifugi nell’accompagnamento
e nella formazione delle diverse discipline.
Dico sempre perché ne sono intimamente
convinto che là si fa Club Alpino Italiano.
Se veramente riuscissimo nella difficile
ma non impossibile operazione di
mettere in circolo le “buone pratiche”,
che trovano realizzo in tante esperienze,
veramente forniremo la vera immagine
del CAI e di quale contributo ha dato e da
alla Società civile della quale è stato ed è
importante componente.
Grazie Presidente per il contributo e per
la chiarezza espositiva; colgo l’occasione,
a nome di tutta la redazione de IL CUSNA
e del Consiglio Sezionale, per porgere a
te e a tutto il CC un sentito augurio di
Buon Natale e di un felice 2015 pieno di
soddisfazioni e di bene.
5x1000
nel ringraziare
anticipatamente tutti
i soci che vorranno
devolvere il 5x1000
della dichiarazione
dei redditi alla nostra
sezione, indichiamo
il codice fiscale
da inserire che è
800 22 910 352
pag. 6
«IL CUSNA»
LA DISTORSIONE DELLA CAVIGLIA
conseguenza molte volte si presentano
dolori al ginocchio controlaterale o alla
schiena o in altri distretti corporei.
legamento viene stirato ma, nei casi più
gravi, di sollecitazioni molto forti, si può
anche rompere.
Recupero della forza come prevenzione
delle recidive. A questo proposito
introduciamo il metodo del Kinesio
Taping che si basa sull’utilizzo di un
particolare tipo di cerotto elastico in
cotone che non rilascia alcun principio
attivo ma che, oltre a prevenire l’insorgere
di ricadute o recidive quando si riprende
l’attività motoria, evita i danni di una
prolungata immobilizzazione o inattività
funzionale riducendo i tempi di recupero
Nella cura degli edemi è in grado di
ridurre il dolore e facilitare il drenaggio
linfatico scollando la cute dal sottocute.
Va applicato solamente da personale
sanitario certificato e che abbia svolto i
corsi idonei per poterlo applicare.
Anche in questo numero trattiamo
un argomento sanitario, grazie alla
collaborazione con il CTR (Centro
Terapia Riabilitativa ) di Via F.lli
Cervi 59/e, a Reggio Emilia, con
il quale la sezione CAI di Reggio
Emilia ha sottoscritto da quest’anno
una convenzione per la fornitura di
prestazioni sanitarie ai propri soci, a
prezzi scontati e in tempi rapidi, in
regime libero-professionale.
Come sempre il dr. Roberto Citarella,
Direttore Sanitario del CTR con Master
in Posturologia (e anche Responsabile
della Riabilitazione nella Commissione
Medica IUTA - Associazione Italiana
Ultramaratona, ovvero il settore della
FIDAL che si occupa di gare superiori
a 42,195 km e che coinvolge atleti di
interesse nazionale) affronta per noi
il problema della Distorsione della
Caviglia, che interessa molti dei soci
CAI che praticano escursioni; infatti le
articolazioni maggiormente sottoposte a
stress durante le escursioni, sono senza
dubbio quelle degli arti inferiori. Può
capitare, su di un terreno sdrucciolevole,
su una superficie resa scivolosa dall’acqua
(ad esempio una roccia), oppure per esser
finiti in una buca, ecc., che il piede venga
sottoposto ad una torsione che vada oltre
i fisiologici gradi di movimento consentiti
dall’articolazione della caviglia. I
legamenti articolari vengono così
sottoposti ad una forza in allungamento
talmente forte, che ne determina il loro
stiramento. Nel caso della caviglia, è il
legamento laterale esterno che quasi
sempre subisce il trauma. In genere il
COSA È UNA DISTORSIONE
La distorsione è la perdita momentanea
ed incompleta dei rapporti articolari
fra due capi ossei. I traumi discorsivi
possono essere acuti in seguito a urti,
contrasti, improvvisi cambi di direzione
in terreni scoscesi o cronici dopo carichi
notevoli e prolungati. L’evento traumatico
può portare ad una patologia articolare
che viene suddivisa in due quadri: quello
della lassità con lesioni che determinano
una escursione articolare oltre i limiti
fisiologici e quello della instabilità
che viene avvertito come un segno di
cedimento durante il camminare.
CLASSIFICAZIONE DELLE DISTORSIONI
Grado 0: non rotture legamentose; Grado
1: rottura legamento peroneo-astragalico
anteriore; Grado 2: rottura legamento
peroneo-astragalico anteriore e peroneo
calcaneare; Grado 3: tilt astragalico
superiore a 30°, rottura di tre legamenti.
SINTOMATOLOGIA DELLA
DISTORSIONE
- Dolore vivo, localizzato a livello della
zona anteriore del malleolo peroneale,
che insorge durante la palpazione Tumefazione modesta o cospicua a livello
periarticolare ed articolare - Limitazione
funzionale causata dal dolore che il
paziente avverte durante i movimenti
dell’ articolazione -Instabilità dell’
articolazione tibio-tarsica.
IL TRATTAMENTO CONSERVATIVO
In quella che è la Fase Acuta occorre
provvedere alla immobilizzazione e alla
prevenzione di ulteriori sollecitazioni
meccaniche della struttura lesa .
Successivamente, in quella che viene
definita Fase Subacuta si deve provvedere
alla eliminazione del dolore e dello
spasmo muscolare, nonché dell’edema,
conseguenza tipica dell’infiammazione
che a causa della lesione e di alcune
modificazioni del microcircolo, indotte
dalla risposta infiammatoria, determina
un aumento della permeabilità capillare
ed infine è essenziale provvedere al
recupero della forza muscolare. Per
raggiungere questi obiettivi si utilizzano
massaggi, terapie fisiche, tecniche
di mobilizzazione e la cinesiterapia.
Questi trattamenti riabilitativi devono
essere effettuati in strutture sanitarie,
da personale titolato a farlo e sotto il
controllo medico .
FASE DI RIEDUCAZIONE FUNZIONALE
Tempi di recupero - Il tempo necessario
per il recupero funzionale completo,
qualunque sia il trattamento riservato
al paziente (chirurgico o conservativo),
varia dalle 3 alle 5 settimane, ma prima
che il paziente possa ritornare alla pratica
sportiva occorrono 10 settimane. Nella
distorsione alla caviglia quasi sempre
rimane un dolore residuo abbastanza
anche se non ha mai voluto darmi la
soddisfazione di ammetterlo…
Così ci troviamo per la partenza alle 5.45
di venerdì mattina in via Cecati. Il gruppo
è composto da 7 persone più Umberto;
di queste, Simone è, come me, alla sua
prima uscita col CAI di Reggio, Carlo
non è tesserato ma è molto esperto,
Alessandro frequenta il CAI dal suo corso
di escursionismo 4 anni fa, Raffaele è da
poco membro della TAM, mentre Mauro
è un veterano del CAI di Sassuolo che
anche stavolta non rinuncia al suo ruolo
di mio angelo custode; la componente
femminile, composta da Alessandra e
da me, è in netta minoranza, e subito
tra noi due si instaura una efficace
complicità nei confronti del sesso forte,
numericamente dominante.
Come da programma, il primo giorno
affrontiamo la salita da Malga Sorgazza,
dove lasciamo le macchine, al rifugio
Brentari, dove pernotteremo. La salita,
poco più di 1000 m, si svolge, nella parte
finale, su placche di granito inclinate
davvero divertenti; durante la salita, una
breve sosta istruttiva durante la quale
Raffaele ci parla delle caratteristiche
litologiche del granito e del porfido
ad esso associato che in quest’area,
compresa all’interno del massiccio
dolomitico, costituiscono una vera
stranezza, geologicamente parlando.
Arrivati e sistemati al rifugio, valutiamo
se affrontare anche il percorso facoltativo
e salire a Cima d’Asta: per il momento
ci dirigiamo verso ‘la Forzeleta’, poi
interrompiamo la salita, più che altro
perché il tempo è molto coperto e la
visibilità praticamente nulla: verrebbe
a mancare del tutto la grandiosa vista
dalla cima sulla catena del Lagorai, la
reale motivazione per questo ulteriore
sforzo: torniamo allora al rifugio. Qui
due gestori giovanissimi e molto capaci
ci servono un’ottima cena, che va a
una
CONSIGLI
Qualora si riporti una distorsione alla
caviglia in luoghi avversi, lontano da
possibili soccorsi, è bene non togliersi
la scarpa per esaminare la lesione.
Il conseguente dolore associato a
gonfiore potrebbe infatti ostacolare il
reinserimento del piede nella scarpa.
L’importanza delle calzature con cui
praticare sport ma anche lavorare, è
fondamentale, perché non solo devono
essere confortevoli ma proteggere anche
la caviglia da eventuali distorsioni e
quindi devono essere alte (scarponcino).
terminare con un giro di “parampampoli”,
liquore dal nome improbabile, del tutto
analogo alla grolla valdostana.
Il secondo giorno dal rifugio Brentari
scendiamo fino al Passo di Socede
in ambiente selvaggio e isolato, reso
ancora più affascinante dalle nuvole
basse che prima ci circondano fitte, poi
improvvisamente si aprono rivelandoci
un paesaggio mozzafiato. Si sale poi
fino a Forcella Magna, valico importante
che fu teatro di scontri della Grande
Guerra, come ci racconta Raffaele e
come testimoniato da resti di strutture
difensive, trincee, bunker, postazioni, e
anche dalla mulattiera militare lungo
la quale scendiamo verso il prossimo
rifugio. Questo tratto è intensamente
frequentato da greggi di pecore che
non sempre incontriamo, ma di cui
l’ausilio delle opportune apparecchiature
quali la pedana stabilometrica, nonché
l’esame del piede in statica e dinamica,
consente, prima di intraprendere
una attività sportiva, (in aggiunta
alla indispensabile visita di idoneità
medico sportiva) di conoscere in modo
approfondito eventuali alterazioni
morfologiche del piede e le conseguenti
caratteristiche
adattative
della
camminata evitando così di incorrere in
problematiche dolorose del piede.
Anche una Visita Posturale effettuata con
Recupero della propriocettività (dal latino
“proprius”) che è definita come il senso
di posizione e di movimento degli arti e
del corpo che si ha indipendentemente
dalla vista. Poiché il trauma è un evento
che esce dagli schemi fisiologici delle
articolazioni le sensazioni che verranno
avvertite e le risposte che verranno messe
in atto saranno sicuramente diverse da
quelle che si avvertono in situazione di
normalità. Il soggetto che si procura una
distorsione alla caviglia non riesce più a
camminare bene sul piede traumatizzato
fino a portare il peso sull’altro piede: di
Il Dr Citarella nel suo studio mentre
effettua una visita posturale con l’ausilio
di pedana stabilometrica integrata con
sistema video computerizzato, Body
Analis Kapture e ricostruzione in 3D della
colonna.
LA MIA PRIMA USCITA COL CAI DI REGGIO EMILIA
di Maria Carla Ferrari
Apro con alcune note personali utili a
inquadrare questo resoconto: pur essendo
io nata a Reggio e pur avendo praticato la
montagna fin da bambina, questa, a 50
anni compiuti, è stata la prima uscita col
CAI di questa città. Infatti, solo da poco
tempo sto frequentando, con amici, il
CAI di Sassuolo; prima ero sempre stata
un “cane sciolto” praticando trekking,
scialpinismo e arrampicata sportiva solo
per conto mio. Ero però socia CAI quando,
nel 1991, ebbi un grave incidente al Sass
Pordoi (via Maria), potendo così usufruire
gratuitamente del soccorso in elicottero
(!!). Ripresami lentamente dall’incidente,
ho ricominciato a frequentare la
montagna, ma in modo più consono ai
residui esiti neurologici del trauma, con
attività solo escursionistica e sciistica in
pista. Nel frattempo, mio figlio Enrico, di
21 anni, a cui l’amore per la montagna
è stato trasmesso col sangue anche dal
padre, si è iscritto e sta frequentando
diversi corsi al CAI di Reggio; tramite lui
sono venuta a conoscenza dell’escursione
in oggetto, e ho deciso di parteciparvi.
Al mio primo contatto telefonico col
capogita, Umberto Bertolini, non gli
ho nascosto le mie difficoltà residue di
equilibrio, che si manifestano soprattutto
in discesa, rendendo la mia andatura un po’
più incerta e lenta rispetto a una persona
altrettanto allenata. Umberto ha subito
messo in campo una prudenza e un senso
di responsabilità da accompagnatore
davvero esemplari, e, al nostro primo
incontro, mi ha proposto, date anche le
pessime previsioni meteo, di rinunciare
all’uscita; quando l’ho minacciato molto
seriamente di strappare la tessera del
CAI appena presa e di non farmi mai più
vedere se mi avesse lasciato a casa, è
tornato sui suoi passi. Non penso che, al
termine del giro, sia rimasto scontento
delle mie prestazioni escursionistiche,
significativo che comporta
limitazione funzionale.
abbiamo modo di constatare il passaggio,
testimoniato dall’incredibile quantità di
“ricordini” lungo il sentiero. Scendendo,
si passa presso i Laghi della Val d’Inferno,
che ci offrono la possibilità di osservare
diverse specie di anfibi, tra cui rane e
tritoni, e i loro numerosi girini. Calandosi
poi in boschi di larice e pino, si giunge
al Rifugio Malga Caldenave “Claudio e
Renzo”, davvero accogliente perchè nuovo
e ben gestito. Da rimarcare la fortuna
che ci assiste: solo nel momento in cui
varchiamo la soglia del rifugio, verso le
17,30 del pomeriggio, comincia a cadere
la pioggia, costantemente temuta, date
le previsioni meteo per questi giorni. Il
terzo giorno dal Rifugio Caldenave si sale,
prima per bosco, quindi con comoda e
panoramica via, sino al Forzelon di Ravaì;
all’uscita dal bosco incontriamo una
piccola mandria di cavalli allo stato brado,
incontro che subito riaccende in me un
amore antico e mai sopito per questo
nobilissimo animale; ma ben presto
Umberto, da bravo capogita, mi richiama
al rispetto dei tempi dell’escursione...
Dopo aver imboccato il sentiero per
Forcella Quarazza, ancora incredibilmente
pieno di “palline” di pecora, cominciamo
la discesa che, in circa due ore, ci porterà
a Malga Sorgazza, completando l’anello.
A circa metà percorso arriviamo al Lago
artificiale di Costa Brunella, dove Raffaele
ci spiega la biologia e l’importanza
ecologica dei licheni, organismo
simbionte molto particolare che, con
la sua costante presenza sui sassi, ci ha
accompagnato per tutta la gita.
Alcuni di noi raccolgono sul posto dei
bei frammenti di granito non alterato
accumulati su una sponda del lago
durante una fase di manutenzione, da
conservare come ricordo della bellissima
gita. Dopo una discesa in mezzo al bosco
che sembra non finire mai, arriviamo
finalmente al parcheggio di Malga
Sorgazza, con larghissimo anticipo su
un gruppo del CAI di Padova incontrato
venerdì col quale i giorni scorsi, vista la
sovrapposizione dei rispettivi itinerari,
si era instaurata una sorta di divertente
competizione. L’istinto da insegnante mi
porta a voler dare un voto a questa mia
prima uscita: è un 10/10, e se manca la
lode è solo perché penso sia corretto
lasciare a tutte le cose un margine di
migliorabilità, per quanto esiguo!
Il CUSNA
Direttore Responsabile
Iglis Baldi
Segretaria di Redazione
Sandra Boni
Redazione
Giulio Bottone
Alberto Fangareggi
Emilia Magnani
Patrizio Prampolini
Carlo Possa
Claudio Torreggiani
Redazione
V.le dei Mille 32,
42100 Reggio Emilia
Tel. 0522 436685-435767
Proprietario
Club Alpino Italiano
Sezione di Reggio Emilia
Autorizzazione del Tribunale
di Reggio Emilia n.157
del Reg. Stampa in data 15-3-1963
L’abbonamento di 3 euro è stato
riscosso con la quota sociale.
1 numero € 0,75 (IVA compresa)
Stampa: Nuova Futurgraf
Via Soglia, 1 - Reggio Emilia
tel. 0522 301861
Foto di gruppo
(Foto U. Bertolini)
pag. 7
«IL CUSNA»
Val di Vermiglio …
Una ferrata fra i ricordi della grande guerra!
di Roberto Franceschini
In un estate che sarà ricordata per il meteo più anomalo degli ultimi 50 anni…
Stamattina non piove! Siamo: Alberto,
Franz, Isa, Ivan. Partiamo di buon mattino
verso il Tonale e risaliamo col Defender
sulla carreggiata che ci porta alla malga
Valbiolo. Da qui gambe in spalla, iniziamo
la salita verso il Passo dei Contrabbandieri
salutati dal fischio delle marmotte, l’aria
è fresca; finalmente c’è il sole…; da qui
si proseguirà in crinale e prima e poi a
mezza costa verso il Torrione d’Albiolo. Il
silenzio rotto dalla tensione di una ferrata
dove le condizioni precarie della roccia,
che in alcuni punti non tiene i fissaggi
della catena, rendono l’avanzare difficoltoso e l’attenzione in questi casi non è mai
troppa; i passaggi sono in parte attrezzati,
ma sono delicati ed esposti. Si prosegue
lungo la cresta sud-ovest della Punta
di Albiolo percorrendo il “Sentiero degli
Alpini” . Verso la sommità si presentano
le postazioni ricavate dai soldati italiani e
austriaci, che nella prima grande guerra si
fronteggiavano sulla linea di confine meridionale dell’impero austro-ungarico. Gli
austriaci attestati al Torrione di Albiolo e a
un tiro di schioppo gli italiani sulla Punta
di Albiolo.
La storia ci racconta che nel luglio 1915,
dopo una serie di intensi attacchi portati
con successo l’artiglieria italiana, conquista alcune cime per il controllo strategico
della Conca di Montozzo e della Val del
Monte; l’azione italiana di una compagnia del Battaglione Edolo, prosegue
contro il Torrione di Albiolo per avere il
controllo della Val di Strino e Redival e
aggirare a nord i presidi austriaci; il 21
agosto un plotone comandato dal Ten.
Sora conquista il Torrione con un attacco a
sorpresa sbaragliando le truppe imperiali.
Dopo intensi bombardamenti e un’azione
rapida ed efficace eseguita con l’ausilio
di corde e scale, la cima fu ripresa dagli
austriaci il 23 settembre; gli Alpini ripiegarono pertanto sulla Cima di Albiolo che
dista 500 metri. Gli inverni, con intense
nevicate e le condizioni ambientali che
rendevano i rifornimenti dei viveri e del
materiale bellico estremamente difficoltosi, costrinsero i contendenti ad arroccarsi sulle proprie posizioni; nonostante
ripetuti tentativi da parte degli italiani,
il Torrione di Albiolo rimase in mano agli
austriaci fino alla fine del conflitto.
le vicende belliche di quella gente, aiuta
a meglio comprendere in quali incredibili
condizioni affrontassero il vivere quotidiano, e diventa difficile definire se è stato
eroismo o pazzia collettiva. Avrei voluto
avere la macchina del tempo per potere
dire a quegli uomini e soprattutto ai loro
responsabili, che quei luoghi dove hanno
sacrificato la loro energia, il loro tempo, la
gioventù, la vita, 100 anni dopo sarebbero
stati piste da sci e sentieri per trascorrere
allegramente le vacanze; e vorrei vedere
che effetto farebbe se ai nostri tempi arrivasse qualcuno dal futuro per dirci come
Verso Punta d’Albiolo
Come ormai è tradizione ogni anno il
G.E.B. si incontra con gli amici di Mangia
Trekking per piacevoli escursioni da un
lato o dall’altro del nostro Appennino.
In primavera siamo stati loro ospiti
lungo i sentieri della Liguria con gli
impareggiabili panorami delle Cinque
Terre, in giugno abbiamo avuto il piacere
di accompagnare il loro gruppo al lago
del Ventasso e dintorni, mentre il 28
Settembre ci siamo ritrovati a Cerreto Alpi
per un’escursione che ci ha fatto percorrere
l’antica via di collegamento tra i borghi di
Cerreto, Valbona, Vallisnera e Collagna.
Non è stata solo la classica escursione
immersi nella pur importante natura dei
nostri luoghi, ma abbiamo potuto rivivere
momenti di vite passate raccontate
in prima persona da Giuliano Guerri,
Responsabile del Gruppo Mangia Trekking
e nativo di Valbona, con gli aneddoti della
sua infanzia e di un modo di vivere che
oggi sembra così lontano nel tempo, ma
che in realtà è “ieri”.
Giuliano ha avuto modo di incontrare
persone che ancora ricordano i suoi
parenti e, anche se dignitosamente
nascosta, abbiamo notato una certa
commozione nel ricordare momenti
passati che senz’altro oggi saranno
avvolti nella dolcezza e nella nostalgia
dell’infanzia.
La sosta in una casa ancora in ottimo
stato di conservazione, ma purtroppo
abbandonata, posta in posizione
invidiabile con una vicina sorgente
di acqua pura, ha dato lo spunto per
raccontare quando bambino saliva quassù
a prendere il latte ed incontrava sempre
una persona in età avanzata che tutto
il giorno sostava davanti a casa, seduto
su un sasso con le mani appoggiate
sull’immancabile bastone e vestito di
tutto punto, ovviamente cappello a larga
tesa compreso; ogni persona che passava
(in realtà poche) era occasione per un
breve scambio di parole per l’evidente
bisogno di comunicare per vincere la
solitudine.
Quadro d’insieme di un mondo ormai
lontano. Ma oltre al nostro amico Giuliano,
a Cerreto Alpi abbiamo avuto il piacere di
Ma non c’è tempo per queste riflessioni,
la montagna ci chiama al presente, si avvicinano le nubi e in poco tempo ne siamo
avvolti; giusto il tempo per beccarci una
mezz’orata di pioggia ed eccoci di ritorno
al calduccio della malga.
Le fonti storiche sono state tratte dal libro “… per sentieri e luoghi SUI MONTI DEL
TRENTINO 4 Cevedale Maddalene Monti
d’Anaunia”della SAT , euroedit – Trento.
(Foto R. Franceschini)
Abbiamo letto i libri di storia, abbiamo
visto i filmati dell’epoca, ma ripercorrere
i sentieri di quei luoghi che hanno visto
Cerreto Alpi tra natura e vita vissuta
di Sandra Boni
saranno tra 100 anni i luoghi dove adesso
si combatte …
incontrare una persona speciale: Celio
Tronconi.
Un breve scambio di informazioni è stato
sufficiente per innescare una vera e propria
intervista a più voci con questa bonaria
figura di “montanaro doc” fiero della sua
origine. Persona saggia ed intelligente,
dotato di quella tenacia e forza di volontà
tipica delle genti di montagna che gli ha
permesso di attraversare il periodo più
burrascoso della nostra storia cambiando
ripetutamente e repentinamente modo
di vivere per poter far fronte alle esigenze
della vita, tornando poi sui suoi monti
mettendo a disposizione di tutti la sua
“formazione professionale” acquisita con
il duro lavoro di una vita.
Dopo averci raccontato alcuni divertenti
aneddoti della vita di un tempo, ci ha
regalato un libricino che raccoglie,
come riporta il curatore Carlo Bianchi,
“Frammenti della sua vita con i quali ci
aveva tante volte allietato oralmente”.
Tutto quel che segue, con il permesso di
Celio, è tratto dal suo Diario.
La prima parte della sua vita, fino agli
anni ’50, è trascorsa alle pendici del
Casarola con il suo branco di pecore, o nei
paesi della costa toscana dove si spostava
in inverno con la transumanza. Ha vissuto
bambino, con gli occhi e la leggerezza di un
bambino, i tragici momenti della guerra
tra le scorrerie tedesche, il passaggio di
partigiani e l’arrivo degli americani e con
la pace, come racconta Celio, “finalmente
Giuliano Guerri (a sn) e Celio Tronconi
la fame portata dalla guerra cominciò a
sparire”. Ha saputo reinventare sé stesso
diventando cameriere di ristorante, poi
gestore, sempre con una serenità d’animo
che gli ha dato modo di superare l’arco
temporale che lo ha condotto al giorno
d’oggi.
L’Università della vita lo ha laureato a
pieni voti diventando anche docente nel
mettere a disposizione la sua “pratica”
nella stesura di una tesina di maturità
di una studentessa dello Zanelli sulla
produzione del pecorino.
Oggi fa volentieri il “nonno” raccontando
“fole” ai bambini delle scuole, scrive
filastrocche che sono state anche
musicate, partecipa con piacere alle feste
della transumanza tornando pastore e
ripercorrendo i sentieri della sua gioventù.
Riporto testualmente una sua frase di
chiusura del Diario:
“Nel corso degli anni ho vissuto tanti
cambiamenti negli stili di vita, ma l’arrivo
della tecnologia non ha cambiato le mie
giornate: dedico molte ore al mio orto e
con orgoglio regalo insalata, zucchine
e pomodori… Una signora, in segno
di riconoscimento, mi ha portato un
computer che il figlio non usava più. Io ho
ringraziato: - Lo posso mettere nell’orto,
sperando che possa aiutare le verdure a
crescere meglio...”
Una filosofia ed uno stile di vita ancora
oggi dinamico e sereno, frizzante come
l’aria fina delle sue montagne.
L’incantevole bellezza dell’autunno è la cornice
di Marina Davolio
C’è un eremo, attaccato alla roccia, che guarda verso le rive venete del Garda. È piccolo,
bianco e solo come l’uomo di fronte alle avversità della vita. Da quel roccione che con
l’eremo forma un unico corpo, è possibile guardare giù, rimanendo senza fiato. L’eremoroccia, o la roccia-eremo, si raggiunge in pochi minuti da Sasso, una località di Gargnano.
Si cammina su un mesto sentiero, nascosto da carpini, quercioli, scotani e frassini; man
mano che si sale, il sentiero diventa gradini, man mano che si sale i gradini diventano
gradoni (seguendo un disegno geometrico che ricorda il ritmo della vita). Prima di
arrivare c’è una porta, tenuta chiusa da una corda, una pietra e una carrucola. Quando si
apre (oplà!) appare San Valentino, luogo di silenzio bellezza e gratitudine. L’eremo di San
Valentino è stato costruito dagli uomini di Gargnano, nel lontano 1638. Lo edificarono
proprio così come oggi lo vediamo, attaccato alla parete, lontano dalle acque del lago, qui
dove i gargnanesi si rifugiarono (e salvarono) dalla calamitas calamitatum del 1630. Sì,
è Lei, è la peste di cui il Manzoni ci parla, di cui Renzo si ammalò e Don Rodrigo ne perì.
Ed io, che sono seduta ai piedi dell’eremo, immagino immagino e sento, sento le voci delle
antiche paure, il sibilo delle vecchie credenze. Immagino immagino e ripenso ad alcuni
versi: «Camminando però, sentiva un mal essere, un abbattimento, una fiacchezza di gambe,
una gravezza di respiro, un’arsione interna, che avrebbe voluto attribuir solamente al vino,
alla veglia, alla stagione. Non aprì bocca, per tutta la strada; e la prima parola, arrivati a
casa, fu d’ordinare al Griso che gli facesse lume per andare in camera. Quando ci furono, il
Griso osservò il viso del padrone, stravolto, acceso, con gli occhi in fuori, e lustri lustri; e gli
stava alla lontana: perché, in quelle circostanze, ogni mascalzone aveva dovuto acquistar,
come si dice, l’occhio medico.» (I promessi Sposi, cap. XXXIII).
Sono ancora qui, seduta ai piedi dell’eremo di San Valentino, e mentre rievoco uomini
e untori, Renzo e Lucia, Don Rodrigo e l’Innominato, mi abbandono a osservare un
panorama bellissimo, ineffabile. Guardo giù giù, verso il Garda e Gargnano e, piano
piano, mi allontano dalla peste, dal Manzoni, da Renzo e Lucia per viaggiare nel tempo,
e poi fermarmi all’inizio del secolo scorso. E allora vedo due amanti che amoreggiarono
su queste rive e che ogni tanto, camminando su acciottolati e navigando sulle acque,
volgono il loro sguardo voluttuoso verso San Valentino, verso la Cima Comer o il monte
Denervo. I due amanti vivono a Gargnano dal 18 settembre 1912 al 30 marzo 1913.
Volete sapere chi sono? Lei è Lady Chatterley. Ah! Scusatemi, ho fatto un errore. Lei è
Frieda Weekley von Richtofen. Lui è David Herbert Lawrence, l’autore di L’amante di
Che cos’è lo
SVASSO ZIGRINO?
Qualche socio ci ha chiesto che cos’è lo
“Svasso Zigrino”?
La domanda l’abbiamo girata
immediatamente al nostro Comitato
Scientifico Sezionale (CSS).
La Svasso è un nome comune che si
da ad una specie di uccelli, la parte
più interessante è lo ZIGRINO. Da
ricerche effettuate pare sia un residuo
glaciale (ultimo Wurmiano), che
viveva nelle zone alpine, ma, si è
adattato, per esigenze, anche alle zone
Appenniniche. Pare inoltre, dopo aver
ulteriormente approfondito le ricerche,
che sia in via di estinzione in quanto
non riesce più ad accoppiarsi (quello
che ha fatto ha fatto), non riesce più a
volare, causa della sua sacca ventrale
di notevoli dimensioni, che potremmo
definire “epa”, la quale non gli permette
di correre sino a raggiungere una
velocità sufficiente per poter spiccare
il volo, ma, avendo un’ottima vista, che
definiremmo quasi “binoculare”, riesce
ad individuare siti di rifornimento
alimentare a molti sconosciuti.
Cenni caratteristici:
Predilige le ore serali/notturne, durante
il giorno rimane nella sua tana in un
“quasi” letargo, questo per il risparmio
energetico, mentre nelle ore notturne
da libero sfogo alle sue passioni;
Alimentazione: si potrebbe definirlo
quasi onnivoro, ma predilige il mais
trasformato nelle sue più conosciute
sottospecie: Polentus taragnom e
Polentum concia officinalis. Non
disdegna neppure la carne nelle sue
varie applicazioni.
Ambientazione: nonostante sia un
uccello “preistorico” è riuscito ad
adattarsi nel mondo tecnologicamente
moderno, ha imparato a destreggiarsi
tra le varie “reti”, e si può vederlo
appollaiato su supporti che
definiremmo tavola/tablet.
Ottime le sue penne remiganti che
molti usano per scrivere.
Lo Svasso Zigrino è un animale protetto
e, grazie ad un sistema di monitoraggio
attivo, è costantemente tenuto sotto
controllo.
(Foto S. Lusuardi)
Lady Chatterley; un bellissimo e colto giovane che, nell’appagante clima mediterraneo e
nell’antica melanconia di Gargnano, va cercando ristoro a un animo inquieto ed errante.
Lawrence in quei giorni scrive, scrive, scrive; finisce il romanzo Figli e Amanti, compone
poesie, aggiunge paragrafi al libro di viaggio Crepuscolo in Italia: “ Mi capita spesso di
vedere dal letto lo spuntare del sole. Il lago è una massa scura e lattiginosa; dietro, i monti
sono di un blu profondo … poi, in un punto preciso della linea frastagliata delle cime, si
accende un fuoco dorato…”. Frieda e David Herbert rimangono sul Garda alcuni mesi per poi partire verso il sole e tutte
le altre meraviglie d’Italia. Lawrence vizia la sua donna, la corteggia, la possiede, la ama:
ancora non sa che di quell’amore dovrà soffrire.
Accipicchia. Il gruppo riparte. Devo chiudere i libri, affardellare lo zaino e riprendere il
sentiero verso cima Comer e monte Denervo e, via via che ascendo (e scendo), i monti mi
appaiono magnifici, rivestiti in ogni loro parte da una perfezione nuova.
L’incantevole bellezza dell’autunno è la cornice.
pag. 8
«IL CUSNA»
Lo scaffale del cusna a cura di Carlo Possa e Iglis Baldi
Un mondo da scoprire con la nuova guida di Andrea Greci
C’è una bella sorpresa per tutti gli
appassionati di alpinismo invernale
sull’Appennino Tosco-Emiliano. E’ appena
uscita la guida “Appennino di neve e
di ghiaccio / Vol. 1, Appennino ToscoEmiliano, Settore Ovest”, opera di Andrea
Greci, grande conoscitore dell’Appennino
settentrionale, a cui ha dedicato diverse
e interessanti pubblicazioni. Il volume
raccoglie una quantità impressionante di
itinerari, che dimostrano come l’Appennino
parmense e reggiano (se affrontato con il
dovuto rispetto) possa diventare un vero
paradiso per chi ama arrampicare con
piccozza e ramponi. Il volume di Greci,
accuratissimo e ricco di belle fotografie,
stupirà anche i più incalliti frequentatori
delle nostre montagne. Sono descritti 313
itinerari in 30 diversi gruppi montuosi: Val
Magra, Conca del Braiola, Conche del Lago
Santo e delle Guadine, Conca di Badignana,
Conca dei Lagoni, Valditacca, Conca del
Lago Verde, Conca di Prato Spilla, Monte
Acuto, Conca dei Ghiaccioni, Alpe di Succiso,
Vallone di Rio Pascolo, Monte Casarola,
Conca delle Sorgenti del Secchia, Monte
Ventasso, Vallone dell’Inferno, Conca di
Cerreto Laghi, Monte Cavalbianco, Lama di
Rio Re, Lama di Mezzo, Val d’Ozola, Monte
Cusna, Alpe di Vallestrina, Conca della
Valcalda, Lama Lite, Valle dei Porci, Abetina
Reale, Lunigiana, Orecchiella, Casone di
Profecchia.
Abbiamo chiesto allo stesso autore di
Interessante guida
Questa guida è rivolta agli amanti del
trekking, delle escursioni naturalistiche
ed ai nuovi “pellegrini”, come contributo
per invitare a percorrere in maniera
consapevole questa parte di territorio,
in buona parte ancora incontaminato,
per scoprire aspetti che altrimenti
sarebbe difficile cogliere. Il percorso
è un itinerario transappenninico con
partenza da Nonantola ed arrivo a Pistoia,
parlarci della guida, che verrà da lui
presentata il 15 gennaio 2015 alle
ore 21:00 nella sede del Cai a Reggio
Emilia
“Scorrendo l’indice di questo volume,
chi non ha mai frequentato l’Appennino
Tosco-Emiliano durante la stagione
invernale o forse anche chi lo calpesta
con ramponi e piccozza da anni, resterà
sorpreso di vedere elencati 313 itinerari
di alpinismo invernale che si snodano
tra queste “piccole montagne” che
raggiungono faticosamente i 2000 metri
di altitudine. Certamente - spiega Greci
- non ci si trova di fronte a grandi pareti
e lunghe traversate: le vie sono brevi, gli
ambienti non sempre severi, i dislivelli
e gli spostamenti spesso contenuti. Ma
nello stesso tempo qui, tra questi groppi e
tra queste cime di erba e arenaria, la neve
trasformata, dura e ghiacciata è la regola
e non l’eccezione e quindi quasi tutti i
pendii, i canali, le creste diventano terreno
privilegiato per un alpinismo “minore”
esplorativo e affascinante. Le difficoltà
tecniche sono quasi sempre ridotte ma
altrettanto frequentemente non banali.
La neve è mutevole e imprevedibile,
tanto da costituire per i meno esperti un
vero e proprio “manuale” a cielo aperto
dove sperimentare praticamente tutte le
tipologie di innevamento.
Ci si trova a camminare su neve e
su ghiaccio in un prezioso contesto
ambientale, ancora più tutelato e
valorizzato dall’appartenenza di tutta
l’area descritta al Parco Nazionale
dell’Appennino
Tosco-Emiliano,
ammirando spesso a sud la superficie
luccicante del Mar Ligure, punteggiato
dalle sagome delle isole dell’Arcipelago
Toscano e della Corsica, mentre a nord oltre
la Pianura Padana, le limpide giornate
invernali fanno scorgere in lontananza
gran parte dell’arco alpino, dalle Alpi
Liguri alle Prealpi Venete, passando per
le inconfondibili sagome del Monviso,
del Monte Rosa, delle Grigne e del Monte
Baldo. Si cammina nel vento assaporando
emozioni di “alta montagna” su cime che
si trasfigurano completamente rispetto ai
mesi estivi.
Il volume prende in esame il tratto
di crinale Tosco-Emiliano compreso
tra il Passo del Cirone (Parma - Massa
Carrara) e il Passo delle Radici (Reggio
Emilia – Lucca) operando non tanto una
selezione degli itinerari più meritevoli
ma cercando di catalogare tutte le vie
alpinistiche possibili, montagna per
montagna, versante per versante. Una
ricerca minuziosa ed esaustiva che
naturalmente non potrà mai giungere a
piena completezza. Questo discorso vale
naturalmente per i versanti settentrionali
di queste montagne, riparati dalla correnti
meridionali, dai venti marini (si ricorda
che il Golfo di La Spezia è, in alcuni casi,
distante non più di 35 km in linea d’aria)
e molto più nevosi rispetto ai pendii rivolti
a sud. Questi ultimi possono certamente
costituire una fonte altrettanto ampia
di itinerari e salite (spesso in territori
quasi inesplorati e comunque di difficile
accesso).
Privilegiando la sicurezza delle vie e la
possibilità di percorrerle per gran parte
dell’inverno, si sono dovute quindi operare
dolorose ma inevitabili scelte. L’augurio ai
lettori e agli alpinisti (o in questo caso
sarebbe meglio dire “appenninisti”) è di
scoprire o riscoprire luoghi dove la grande
storia dell’alpinismo non è mai passata
ma dove si possono vivere e gustare
piccole storie di montagna, immersi in un
silenzio rotto soltanto dallo scricchiolio
dei ramponi sul ghiaccio”.
Andrea Greci, “Appennino di neve
e di ghiaccio / Vol. 1, Appennino
Tosco-Emiliano, Settore Ovest”, Idea
Montagna editore, 2014, 464 pagine,
27 euro
Biografia
Nato a Parma nel 1978, giornalista,
fotografo e autore, da anni si dedica a
tempo pieno a raccontare con immagini e
parole le montagne italiane. Ha pubblicato
“Trekking sull’Appennino Tosco-Emiliano”
Via Romea Nonantolana e Via della Sambuca.
città importante soprattutto nell’alto
medioevo, nel cui duomo è conservata
l’unica reliquia esistente in Italia di San
Jacopo, San Giacomo Maggiore venerato
nel celebre santuario di Compostela. Da
qui, con ulteriori due giorni di cammino
si giunge a Fucecchio, inserendosi sulla
via Francicena. Si cammina spesso su
strade e sentieri utilizzati mille anni fa
dai pellegrini provenienti dal nord Europa
e dal nord Italia per recarsi a Roma. La
bellezza e la storia dei posti attraversati
si prestano a diverse chiavi di lettura
secondo la propensione personale del
viandante.
La guida è articolata in cinque parti:
1 - Informazioni generali
2 - Percorso emiliano (Nonantola Porretta Terme)
3 - Percorso toscano di dorsale
appenninica (Porretta Terme - Pistoia)
4 - Attraversamento del Montalbano
(Pistoia - Fucecchio)
5 – Appendice e informazioni utili
Tutto l’itinerario descritto è percorribile
praticamente anche in mountain bike.
Le poche eccezioni ed i relativi percorsi
alternativi sono evidenziati in verde
nelle relative tappe. In linea di massima
si può supporre di concentrare 2 tappe di
trekking in una tappa di MTB. I più allenati
possono forzare anche ulteriormente.
La pubblicazione, curata da Pietro Balletti e
Silvano Bonaiuti, si compone di 96 pagine
interamente a colori (formato 11,7x22
cm., rilegato in brossura con alette) è in
vendita al prezzo di copertina di € 22,00.
Sono previsti sconti riservati alle sezioni e
ai soci Cai.
L’Arcobaleno Editore 2012–Porretta Terme
(BO). Tel. 0534/24460.
e-mail: [email protected].
articoli su quotidiani e periodici, ha scritto
e illustrato guide escursionistiche sulle
Dolomiti e sulla Valle d’Aosta e oltre venti
libri sull’Appennino Tosco-Emiliano, dove
ha percorso quasi ogni sentiero ma anche
esplorato con ramponi e piccozze canali
e creste di queste “piccole montagne”.
Sulle Alpi ha percorso alcuni itinerari
classici soprattutto sui “giganti” della Valle
d’Aosta, ma di solito preferisce salire i
“3000” poco frequentati, camminare su
piccoli ghiacciai o attraversare nel silenzio
gruppi montuosi dimenticati.
Un tuffo al cuore!
Sfogliando le bozze del volume di
Greci mi è venuto un tuffo al cuore,
e sono tornato improvvisamente
indietro di 40 anni, quando un gruppo
di giovani e meno giovani alpinisti del
Cai reggiano ha iniziato a frequentare
d’inverno l’Appennino reggiano con una
mentalità nuova. Non più il canalone
NE del Casarola, la cima del Cusna o
il canalino del Monte Alto saliti come
allenamento per le ascensioni estive,
ma la scoperta di un alpinismo del tutto
autonomo, fatto tutto di ricerca e di
fantasia. Ecco allora i capodanni passati
al Battisti per salire itinerari inaspettati
sul Prado, sul Sassofratto o sul Cipolla,
o la scoperta del Vallone dell’Inferno,
un mondo silenzioso e selvaggio a
pochi metri dagli impianti del Cerreto.
Giornate per molti indimenticabili,
piene di avventura e di divertimento
allo stato puro.
Carlo Possa
Un libro di ricordi in un Appennino
ricoperto di “bianco”.
Questo è il libro che avrei voluto scrivere
io, perlomeno questa era l’idea che
avevo oltre vent’anni fa, poi la vita e
soprattutto il lavoro non ti consentono,
a volte, di esaudire i sogni che hai nel
cassetto; molto probabilmente però
non erano ancora maturi i tempi. Sono
però molto contento che l’abbia fatto
l’amico Andrea Greci, il mio collega
direttore de L’ORSARO, il giornale del
Cai di Parma. Sicuramente molti di noi
avranno la possibilità, scorrendo le
pagine del volume, di ripercorrere con
la mente vie già intraprese, ricordare le
tante piccole storie che ciascuno di noi
ha da raccontare o programmare altre
salite grazie alla descrizione puntuale e
precisa dell’autore.
Non ci resta allora che attendere Andrea
la sera del 15 gennaio 2015, alle ore
21:00, nella nostra sede Cai di Reggio
Emilia per toccare con mano il suo
prezioso “lavoro”.
Iglis Baldi
Lasciamo esprimere l’ANIMA
che c’è in ognuno di noi!
Di Maria Carla Ferrari
“Anima Montanara” è il nome, pieno
di significato, di un giovane gruppo
musicale nato e operante nella nostra
montagna già da alcuni anni. Come ben sa
chi lo frequenta per scopi escursionistici,
il nostro Appennino è luogo ricco di
incomparabili bellezze naturalistiche ed
ambientali. Più difficilmente si presta
attenzione al suo patrimonio del tutto
unico per quanto riguarda la storia, le
tradizioni, la cultura popolare, ma da
sempre tale patrimonio è stato cantato
nelle parole dei poeti che in queste terre
sono nati, vissuti o solamente passati. Il
gruppo musicale Anima Montanara ha
inteso ridare voce alle storie degli uomini
e delle donne dell’Appennino ToscoEmiliano, ai racconti della vita tra i monti,
dei viaggi dei pastori verso la Toscana,
dei pellegrinaggi e delle feste popolari. Il
progetto utilizza quindi per i propri brani,
testi poetici d’autore, testi tradizionali
e testi composti ad hoc che, con versi
nuovi, narrano gesti antichi. Da questa
ricco materiale letterario prendono
corpo canzoni struggenti e malinconiche,
vivaci ed esuberanti. Le musiche sono
del chitarrista Francesco Boni e sono
state arrangiate per un originale
gruppo musicale formato da: voci,
chitarre, fisarmonica, tastiere, sassofono,
clarinetto, e percussioni; strumenti della
tradizione, che qui vengono reinventati
con un linguaggio moderno, che spazia
dalla world music al jazz. Come esempio
della suggestione evocata dai testi scelti
e musicati, si propone la poesia di Ettore
Monelli (Villa Minozzo, 1907-1984)
“Rialbero”, che prende il nome dal piccolo
torrente che scende dal Passo del Cerreto,
affluente dell’Ozola e poi del Secchia: le
rime di questa semplice poesia possono
non essere impeccabili, ma possiedono
una naturale musicalità superiore alle
imperfezioni metriche. L’arrangiamento
musicale, poi, ne fa un piccolo gioiello di
pacata eleganza (dall’ultimo CD, “Ballate
d’Appennino”).
RIALBERO
Ei corre vivo tra pietra morta e mentre
scende a basso sbatte fra sasso e sasso
MONTANARA
schiuma di latte, pare che egli porta se poi
qualcuno dal corgnaleto vede le cascatelle
del gran zuccolotto nel bel verde di edera
e castagni da tanto incanto viene preso
di botto. Prese la vita da molte sorgenti di
acque dolci e chiare ora si affretta al mare
per non perdere la bellezza dei suoi monti.
Il suo esempio segue il montanaro scende
al basso pieno d’illusioni ma perderà la
pace e la dolcezza mescolato tra tante
confusioni.
Per informazioni:
http://www.animamontanara.it
LA MUSICA DELLA POESIA
PARTENZE E RITORNI
BALLATE D’APPENNINO
I tre CD prodotti da Anima Montanara a
partire dal 2012.
REGGIO E.: Via Roma 50/A - 42121 - Reggio E.
Tel: 0522.541700 - Fax: 0522.452018
PARMA: Viale Piacenza 1/G - 43126 Parma
Tel: 0521.774001 - Fax: 0521.270215
Club Alpino Italiano Sez. di Reggio Emilia
Viale dei Mille, 32 - 42100 Reggio Emilia
Tel. 0522.436685 - Fax 0522.430266
http:www.caireggioemilia.it
E-mail: [email protected]
[email protected] - [email protected]
Con l’intento di migliorare e velocizzare i servizi ai soci vi invitiamo ad
optare per le comunicazioni via posta elettronica lasciando il vostro
indirizzo e-mail sulla scheda ricevuta o in sede.
ORARIO DI SEGRETERIA
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
Sabato
dalle 18,00 alle 19,30
dalle 18,00 alle 19,30
dalle 18,00 alle 19,30
dalle 17,30 alle 19,00
Rifugio
Battisti
ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
Tutti i Soci della Sezione sono convocati in Assemblea per il giorno sabato 21 marzo 2015 alle ore 08,00 in prima convocazione e per il giorno lunedì 23 marzo 2015, in seconda convocazione, presso la Sede Sezionale di V.le Dei Mille, 32
a Reggio Emilia con il seguente:
ORDINE DEL GIORNO
1 - Nomina del Presidente e del Segretario dell'Assemblea
2 - Relazione del Presidente sezionale sull'attività del 2014
3 - Bilancio consuntivo 2014, relazione dei Revisori, discussione ed approvazione 4 - Varie ed eventuali
Possono votare all’assemblea i soci in regola con pagamento bollino 2015.
Cari Soci, come sapete l’Assemblea Generale è il momento più importante della vita associativa della nostra sezione.
Vi chiediamo pertanto di essere tutti presenti poiché vi sono decisioni determinanti da prendere che solamente la vostra presenza potrà ratificare.
Località
Lama Lite Ligonchio
www.rifugio-battisti.it
Tel. rifugio
0522.897497
Cell. Gestore
348 5954241
VUOI AFFITTARE CASA?
CERCHI CASA IN AFFITTO?
Agenzia 3 REGGIO EMILIA
Viale Risorgimento, 4 - 42121 Reggio Emilia
Tel. 0522 409263 - Fax 0522 431890
[email protected] - www.reggioemilia1soloaffitti.it
IL CUSNA
Direttore responsabile: Iglis Baldi
Proprietario: Club Alpino Italiano, Sezione di Reggio Emilia
Autorizzazione Tribunale di Reggio Emilia
n. 157 del Reg. Stampa del 15-3-1963
Il “Notiziario” è stato curato da: Emilia Magnani
Redazione: viale dei Mille 32, 42100 Reggio Emilia
Stampa: tipolitografia Nuova Futurgraf s.n.c.
Via Soglia, 1, Reggio Emilia – E-mail: [email protected]
IL CUSNA
Giornale del CAI di Reggio Emilia
GENNAIO/FEBBRAIO/MARZO 2015
Trimestrale della Sezione di Reggio Emilia del Club Alpino Italiano
Poste Italiane s.p.a. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004) n. 46 art. 1, comma 1, DBC – Reggio Emilia
tassa riscossa – tax percue
L’abbonamento riservato ai soci di 3 € è stato assolto nella quota sociale
NOTIZIARIO
- ASSEMBLEA GENERALE
- SPECIALE CORSI
- ESCURSIONISMO
- I GIOVEDÌ DEL CAI
- RICEVIAMO DALLE SOTTOSEZIONI
C. A. I.
Il C.A.I. è anche tuo,
Vivilo con noi!
SPECIALE CORSI 2015
CORSO BASE DI SCIALPINISMO E SNOWBOARDALPINISMO SA1 2015
Il Corso di Scialpinismo SA1 della Scuola Bismantova si rivolge a tutti coloro che cercano
un modo diverso di avvicinarsi alla montagna con gli sci o con la tavola da snowboard,
senza l’uso degli impianti, lontani da code, schiamazzi e affollamento. La cima, con le pelli
di foca, è conquistata lentamente e con soddisfazione personale e, proprio per questo, lo
scialpinista la sente anche un po’ Sua.
Durante le uscite verranno analizzate e messe in pratica le nozioni acquisite durante le
lezioni teoriche, con particolare riguardo:
- alla preparazione di una gita (meteo, carte, bollettini neve, orientamento ecc..)
- alla conduzione della salita ed agli aspetti tecnici, quali le curve e le inversioni o l’uso
delle ciaspole
- alla scelta della traccia
- al comportamento in discesa
- all’autosoccorso, uso ARTVA e primo soccorso
Sciare fuori pista è meraviglioso, ma può essere pericoloso. Gli istruttori CAI ti
forniranno quelle indispensabili nozioni per permetterti, a fine corso, di poter essere
autonomo all’interno di gruppi organizzati e partecipare a gite preparate e condotte da
persone esperte.
Per Iscrizioni e Informazioni, rivolgersi a:
CAI - Sede di Reggio Emilia, Viale dei Mille 32, tel. 0522/436685
CAI - Sede di Castelnuovo Monti P.zza Matteotti, 7 tel.0522/811939
CAI - Sede di Sassuolo, Piazza Risorgimento 52, tel. 0536/870273
SCUOLA BISMANTOVA OLINTO PINCELLI www.scuolabismantova.it
Termine ultimo per iscrizioni: 16/12/2014. (prima lezione teorica)
Inoltre :
11 GENNAIO 2015
GIORNATA DI AVVIAMENTO ALLO SCI/SNOWALPINISMO
Mattinata in pista (FEBBIO): gli istruttori della scuola valuteranno la tua tecnica di
discesa (sci e snowboard)
Pomeriggio: monteremo le pelli per una breve e facile salita sci alpinistica (snowboard
sdoppiabile con pelli o ciaspole)
Dopo, decideremo insieme se iscriverti al corso SA1 2015!!!!
Termine ultimo di iscrizione: giovedì 8 gennaio 2015
CORSO SA3 2015 – SCI E SNOWBOARD ALPINISMO
Il corso è rivolto agli sci/snowboarders alpinisti che:
- hanno frequentato con profitto un corso SA2 o possiedono equivalente esperienza.
- hanno svolto autonomamente attività sci/snowboarder alpinistica, attività alpinistica su
roccia con difficoltà almeno di 2° grado e su terreno misto con difficoltà almeno PD.
-hanno predisposizione e volontà a diventare Istruttori o Operatori Sezionali.
- vogliono avvalersi della funzione propedeutica del corso in preparazione di futuri esami
ISA/ISBA
Direttore del corso: INSA Manuel Lugli, 389/2812677
Termine ultimo per iscrizioni giovedi 5 febbraio 2015
(ovviamente nel rispetto del limite massimo allievi e della data d’iscrizione)
Per Iscrizioni e Informazioni, rivolgersi a:
CAI - Sede di Reggio Emilia, Viale dei Mille 32, tel. 0522/436685
CAI - Sede di Castelnuovo Monti P.zza Matteotti, 7 tel.0522/811939
CAI - Sede di Sassuolo, Piazza Risorgimento 52, tel. 0536/870273
SCUOLA BISMANTOVA OLINTO PINCELLI www.scuolabismantova.it
9° CORSO DI ESCURSIONISMO IN AMBIENTE INNEVATO
CON RACCHETTE DA NEVE
La Scuola Sezionale di Escursionismo del Club Alpino Italiano di Reggio Emilia organizza
per il 2015 il 9° Corso di Escursionismo in Ambiente Innevato con Ciaspole. Il corso è rivolto
a tutti i soci, sia esperti di escursionismo, sia neofiti della montagna.
Il corso si prefigge di proporre agli iscritti l’approccio all’ambiente invernale:
- L’utilizzo delle varie attrezzature utili per la progressione in ambiente innevato
- La comprensione delle particolari conformazioni del manto nevoso e della sua stabilità
- Le tecniche di orientamento e di lettura delle carte topografiche fino all’elaborazione
personale di un itinerario escursionistico.
- La presentazione del corso avverrà giovedì 8 gennaio 2015 alle ore 21.00 presso la
sede del CAI ed al termine dell’incontro si apriranno le iscrizioni per un minimo di 15 e un
massimo di 30 iscritti.
Nell’incontro verrà illustrato dettagliatamente il programma e saranno proiettati immagini
e filmati relativi ai corsi precedenti.
Il Corso sarà diretto da Accompagnatori di Escursionismo in Ambiente Innevato (AE EAI), coadiuvati da Accompagnatori Sezionali (ASE).
Direttore del corso: Sante Fragnelli (A.E. – E.E.A. – E.A.I.)
Coordinatori: Davide Araldi (A.S.E.) e Claudio Giusti (A.S.E.)
Per ulteriori informazioni rivolgersi a:
www.caireggioemilia.it – e-mail:[email protected]
XXV CORSO PERCORSI ATTREZZATI (EEA) 2015
La Scuola Sezionale di Escursionismo del Club Alpino Italiano di Reggio Emilia organizza
per il 2015 il 25° Corso di Escursionismo Avanzato – Percorsi Attrezzati (EEA). Il corso è
rivolto a tutti gli escursionisti, che vogliano affrontare i percorsi attrezzati (Ferrate) in sicurezza, sia che siano già esperti di escursionismo che neofiti della montagna.
Il corso si prefigge di proporre agli iscritti l’approccio all’ambiente delle ferrate, verranno
pertanto fornite agli allievi nozioni teoriche e pratiche tali da permettere loro di:
- utilizzare le varie attrezzature utili per la progressione
- apprendere le tecniche di orientamento e di lettura delle carte topografiche
- organizzare correttamente le proprie future escursioni
Le lezioni teoriche, impartite da Accompagnatori titolati CAI ed esperti, si terranno presso
la sede del CAI di Reggio Emilia.
Alle uscite pratiche potranno partecipare anche gli ex corsisti in regola con l’iscrizione al
CAI per l’anno 2015.
La presentazione del corso avverrà: martedì 12 marzo 2015 alle ore 21.00 presso la sede
del CAI ed al termine dell’incontro si apriranno le iscrizioni per un minimo di 15 e un massimo di 25 iscritti.
Il Corso sarà diretto da Accompagnatori di Escursionismo (AE EEA), coadiuvati da Accompagnatori Sezionali.
Direttore del Corso: Sante Fragnelli
Per ulteriori informazioni rivolgersi a: www.caireggioemilia.it –
e-mail: [email protected]
ALPINISMO GIOVANILE – UNA TAVOLOZZA DI COLORI DA SCOPRIRE
La commissione Alpinismo Giovanile del CAI di Reggio Emilia organizza per l’anno 2015, un
corso dedicato a ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 17 anni. Attraverso una serie di gite,
in ambienti montani differenti, istruttori qualificati CAI insegneranno in modo divertente
come muoversi in montagna in piena sicurezza.
I ragazzi avranno l’occasione di vivere giornate all’aria aperta in compagnia.
Il tema di quest’anno “una tavolozza di colori da scoprire” consentirà ai ragazzi di osservare
la natura che li circonda scoprendo una moltitudine di colori che cambia con il mutare delle
stagioni e le caratteristiche del territorio.
La presentazione del corso sarà al CAI di Reggio Emilia ai primi di febbraio e comunque per
informazioni inviare una mail a: [email protected] oppure cliccare sulla
pagina face book “Alpinismo Giovanile Reggio Emilia”
Commissione Alpinismo Giovanile
WE
E
FONDO
28° corso
Calendario uscite 2014-2015:
14/12/14 – BONDONE (Aldino e Roberta)
20-21/12/14 – LAVAZE’ (Tiziano e Claudia)
26/12/14 AL 02/01/15 – SETTIMANA BIANCA
04/01/15 – ALTOPIANO ASIAGO (Tiziano e Claudia)
11/01/15 – PASSO COE (Aldino e Giuseppe)
17-18/01/15 – COGNE (Rita e Betty)
25/01/15 – MARCIALONGA
01/02/15 – PRATIZZANO (chiusura corso – La commissione)
21-22/02/15 – VAL DI VIZZE (Aldino e Sergio)
07-08/03/15 – VAL MARTELLO (Giuseppe e Roberta)
15/03/15 . TRAVERSATA CAMPOLONGO –MILLEGROBBE (Tiziano e Sergio)
VENERDI’ 20/03/15 Cena di chiusura stagione con consegna del diploma ai corsisti.
NB – le date e le località delle uscite sono indicative e potrebbero variare in base alle
condizioni di innevamento delle piste.
ESCURSIONISMO 2015
SETTIMANA BIANCA A DOBBIACO
DAL 26 DICEMBRE 2014 AL 2 GENNAIO 2015
22/03/14 – CROSTOLO E QUARESIMO (MTB)
Stefano Nironi
Nell’ambito del calendario 2014/2015 della stagione di Sci di Fondo, la sezione CAI di
Reggio Emilia organizza una settimana bianca a Dobbiaco, nel regno delle Dolomiti, dove,
come sempre, chiunque potrà trovare la sua dimensione in totale libertà. Le piste da fondo
sono tra le più belle delle Alpi, adatte per ogni tipo di gamba: ma non si vive di solo fondo,
ci sono anche le ciaspole e lo sci alpinismo con tanti itinerari spettacolari e panoramici; per
gli appassionati di sci alpino ci sono piste di tutti i colori nel giro di pochi chilometri. Infine,
per chi vuole una vacanza rilassante, ci sono incantevoli paesini da visitare e, a due passi,
San Candido e Brunico con i loro mercatini e un’atmosfera da fiaba.
La nostra base è all’Hotel Moritz, dove l’amico Maurizio e suo figlio Christian da anni ci accolgono come fratelli. In cucina ci sono sua moglie e l’altro figlio Stefano che garantiscono
menù e buffet di alto livello, oltre al ricco cenone di fine d’anno. Alla sera, di ritorno dalle
piste, un passaggio nella sauna e nella bella vasca da idromassaggio, ci toglierà la stanchezza. Il trattamento è di mezza pensione: inizia con la cena del 26 dicembre e termina
con la colazione del 2 gennaio. Il trasferimento in Hotel si effettuerà con mezzi propri, in
modo tale che ognuno abbia la massima libertà di movimento.
I posti sono 20, perciò affrettatevi a prenotare: i ritardatari si metteranno in lista d’attesa !
Le prenotazioni avverranno presso la segreteria del CAI con il versamento di caparra. Sarà
possibile prenotare anche il biglietto per il Concerto di Fine Anno con Orchestra Haydn di
Bolzano e Trento che si terrà presso la Sala Gustav Mahler del Centro Culturale Grand Hotel.
Per informazioni: Pelli Elio 3407273977 - [email protected]
Segreteria CAI -0522 436686 - [email protected]
22/03/2015 – MONTEMARCINQUE (T)
Aldo Torelli
11/01/2015 – DA PASSO COE A MONTE MAGGIO (EAI)
Umberto Bertolini e Renato Costi
11/01/2015 – FEBBIO (SA)
Uscita Avviamento allo Sci Alpinismo
15/02/2015 – APPENNINO REGGIANO (SA)
Massimo Bizzarri
22/02/2015 – TELLARO E MONTEMARCELLO (MTB)
Claudio Torreggiani
effettuare varie escursioni nella zona del rifugio, particolarmente adatta a questa pratica.
Il gestore Gianluca e il suo staff, vi aiuteranno con suggerimenti sui sentieri più idonei.
Per maggiori informazioni sui percorsi con le ciaspole consultare il sito:
www.rifugio-battisti.it - Tel. 0522 897497 – cell.: Gianluca 348 5954241 28-29/03/2015 – ALTOPIANO DI SENNES (EAI)
Umberto Bertolini - Renato Costi
BIBLIOTECA SEZIONALE
29/03/2015 – LE MERAVIGLIOSE COLLINE ALBINETANE (T)
Sergio Morini – Silvano Srebernich
I GIOVEDI’ DEL CAI
Riprendono in gennaio le serate dei “Giovedì del Cai”, organizzate nella sede di viale
dei Mille 32. Il primo appuntamento è in programma il 15 gennaio alle 21:00, Andrea
Greci, scrittore, fotografo e alpinista, presenterà in anteprima la sua guida “Appennino di neve e di ghiaccio”, dedicata all’alpinismo invernale sull’Appennino Reggiano e
Parmense.
Il 29 gennaio, sempre alle 21:00, verrà presentato il “Trekking della Sila” organizzato
dal Cai. Il programma definitivo sarà disponibile nei prossimi giorni in sede al Cai.
Giovedì 19 marzo presentazione “trekking a Minorca”
“Tra le vette e il cielo 2015”: tre serate del Cai Novellara
La sottosezione Cai di Novellara organizzato la seconda edizione della rassegna dal
titolo Tra le vette e il cielo. Un alpinista, un regista e un fotografo parleranno di viaggi,
scoperte, fatiche e di quanto e cosa li avvicina al camminare nel mondo, nella storia,
nella vita. Gli incontri si terranno presso il Teatro “Franco Tagliavini” di Novellara, ore
21.00, secondo il seguente calendario:
- martedì 10 febbraio 2015: “Hervé Barmasse, alpinista per scelta e tradizione”, incontro con il grande alpinista valdostano
- martedì 17 febbraio 2015: il regista Alessandro Scillitani, presenta “L’albero tra le
trincee”
- martedì 3 marzo 2015: “Il sentiero del ritorno”, con il fotografo Roberto Carnevali.
Con le ciaspole e il buon cibo sull’appennino
22/02/2015 – PARCO DEI 100 LAGHI (EAI)
Umberto Bertolini- Renato Costi
22/02/2015 – FALESIA PUNTA MANARA (SESTRI LEVANTE) (AL)
Matteo Radighieri
08/03/2015 – DA BONASSOLA A MONTEROSSO (E)
Giuseppe Cavalchi – Renato Costi
21/03/2015 – MONTALTO ½ Giornata (T)
Giuseppe Riccò – Gianna Poli
Continua anche quest’anno l’apertura invernale del Rifugio Battisti mt. 1761.
Tutti i week-end nei mesi invernali e dal 27 dicembre al 6 gennaio ogni giorno, il “Battisti” è
aperto per far scoprire le bellezze della montagna nella veste invernale e per deliziarci con
iniziative culinarie sempre nuove e diverse.
Per gli amanti delle racchette da neve, comunemente chiamate “ciaspole”, è una buona occasione per unire l’avventura di una buona salita in quota a una suggestiva notte in rifugio,
lasciando largo spazio a succulenti cene e degustazioni di prodotti tipici montanari.
Per le ciaspole, è a disposizione un servizio di noleggio al Bar Centrale di Civago, per poter
Cari soci come sapete la nostra sezione dispone di una fornitissima biblioteca e di
un ampio salone per la consultazione. Va anche detto che la nostra biblioteca è, in
assoluto, sull’argomento montagna la più fornita e specializzata di tutta la provincia
di Reggio Emilia; vi invitiamo, pertanto, a consultarla per qualsiasi necessità “montanara” o per il piacere della sola lettura.
A disposizione ci sono: romanzi, riviste, tavole geografiche generali, cartine particolari per gli itinerari, guide per la proposta e la descrizione delle più belle ascensioni
ed escursioni sulle montagne italiane e straniere, e volumi vari di alpinismo di autori
di “primo piano”.
Disponiamo di quasi tutti i numeri della Rivista del Cai centrale, e di buona parte di
quelli antichi a partire dalla sua nascita nel 1863, vere e proprie rarità. Inoltre potete
consultare la nostra rivista sezionale “Il CUSNA” nato nel 1951, troverete l’indice per
autori e argomenti. I numeri del Cusna sono anche presenti sul nostro sito.
Nella nostra sede si possono acquistare libri, cartine dei sentieri dell’Appennino reggiano e non, oltre a magliette Cai, bandane, scaldacollo, cappellini, ecc.
Stiamo archiviando tutti i nostri libri su supporto informatico per rendere più facile il
lavoro di ricerca, poi proseguiremo con le riviste.
Per una migliore fruibilità da parte dei soci, occorrerebbe un numero di volontari
maggiore di quello attualmente in organico. Perciò se hai qualche ora pomeridiana
da dare al Cai e ai libri che ami, rivolgiti in segreteria o ai responsabili della biblioteca
Iglis Baldi e Antonio Manzini.
La biblioteca è a vostra disposizione negli orari di apertura della segreteria.
Vi aspettiamo!
TOURING CLUB 2015
OFFERTE PARTICOLARI PER I SOCI CAI
quota base € 72 anziché € 82 ,
quota base + assistenza stradale € 95 anziché €105
NB - Si avvertono tutti i soci che la sezione Cai di RE
rimarrà chiusa per le festività natalizie dal 21 dicembre
al 6 gennaio 2015 compresi.
Cogliamo l’occasione per porgere a tutti i migliori auguri
di buone feste!
RICEVIAMO DALLE SOTTOSEZIONI
SOTTOSEZIONE VAL D’ENZA
SOTTOSEZIONE DI CAVRIAGO
SOTTOSEZIONE DI SCANDIANO
11/01/15 - CIASPOLE IN APPENNINO (E) - Aguzzoli G. - Baschieri P.
18/01/15 - MONTEFORTIANA (COLLINE VERONESI) (E) - Aguzzoli
25/01/15 - “CIASPOTORTELLATA” (E) - Aguzzoli G. - Asti A.
07-08/02/15 - CIASPOLE E RAMPONI AL BATTISTI (EA) - Magnani P.
15 /02/15 - CIASPOLENTA (C) - Borghi F. - Aguzzoli G.
22/02/15 - CIASPOLE IN APPENNINO (C) - Aguzzoli G. - Asti A.
08/03/15 - FESTA DELLA DONNA CAMMINATA E PRANZO (ENG) - Davoli R. - Aguzzoli G.
15/03/15 - LAGO DI GARDA (EN) - Gambarelli C.
22/03/15 - CAMMINATA IN COLLINA
ABBINATA A NORDIC-WALKING CON ISTRUTTORE (EN)
29/03/15 - DA PORTOVENERE A RIOMAGGIORE (LIGURIA) (ENT) - Borghi - Magnani
NOVELLARA
11/01/15 - MONTI LESSINI - SENTIERO DEI FOLIGNANI (C)- D. Tondelli 340 6693229
31/01-1/02/15 - CIASPOLATA ALPE DI FANES - VAL BADIA (C) - G. Lusuardi 329 2330389
08/02/15 - GIORNATA SULLA NEVE - RESCEISA DI ORTISEI (EI) M. Davolio 333 4371857
15/02/15 - SCILIAR - SULLA NEVE IN FAMIGLIA - MALGA TUFF (EI)
A.Pirondini 340 2513221
22/02/15 - ANDALO - CIMA CANFEDIN (BRENTA) (C) - G. Lusuardi 329-2330389
08/03/15 - APPENNINO REGGIANO - CASINA GIANDETO CROVEGLIA CASINA (E)
G. Galli 335 5618177
5/03/15 - FORESTE CASENTINESI - CASCATE ACQUACETA (E) - G. Lusuardi 329 2330389
29/03/15 - ANELLO DELLE CORONE - MONTE BALDO (E) - L. Iotti 349 2368001
NOME
FAMILIARE
GIOVANE ORDINARIO
TOTALE TOTALE
2014
2013
RINNOVO
TOTALE
FAMILIARE
GIOVANE ORDINARIO
TOTALE
EN
NUOVO SOCIO
ZA
TESSERATI AL 31 OTTOBRE 2014
SOTTOSEZIONE DI RUBIERA
15/02/2015 - SCIALP. IN APPENNINO (SA) - M. Bizzarri 3355429309 SA
22/02/2015 - ALTOPIANO DI ASIAGO - Ciaspole - G. Ognibene 3487314550
29/03/2015 - MONTE CAS (Campione del Garda) (E) - A. Bonacini 3484435469
22/03/15 - COLLINA REGGIANA - SENTIERO MATILDE (E)
In collaboraz. GEAM - G. Caleffi
24-25/01/15 - ALTOPIANO DEL SAURIS (C)
L. Davoli 348/7420125 - A. Ferrari 335/6528905
01/02/15 - S. PELLEGRINO IN ALPE – GIRO DEL DIAVOLO (C)
In collaborz. G.E.B. - I. Crotti 338 2924022 - R. Salicetti 338 6247318
08/02/15 - PORTOVENERE - CAMPIGLIA - LE GRAZIE (E)
A. Ferrari 335/6528905
22/02/15 - VALLE D’ISARCO - ANELLO DI CHIUSA (C)
G. Montecchi 329 5713609 - R. Salicetti 338 6247318
22/02/15 - APPENNINO PIACENTINO - MONTE MENEGOSA (C)
M. Barberis 348 2241081 - D. Ghidoni 340 5742495
07-08/03/15 - VISTA SUL CERVINO - VALTOURNENCHE - CHAMOIS (C)
A. Ferrari 335 6528905 - L. Davoli 348 7420125
08/03/15 - VALSUGANA - ANELLO DI PANAROTTA (C)
L. Crotti 338 2924022 - D. Ghidoni 340 5742495
FER
SOTTOSEZIONE DI GUASTALLA
21-22/02/14 - APPENNINO REGGIANO - CIASPOLATA AL RIFUGIO BATTISTI (RE) (C)
Varini Renzo Tel. 340 2932604
22/03/15 - ENTROTERRA DI LA SPEZIA - NUOVI SENTIERI (E)
In collaboraz. Mangia Trekking - S. Boni 349/1581481
11/1/15 - PRATIZZANO (C) - In collaboraz. G.E.B. e Mangia Trekking
R. Casini 339 3940907 - L. Crotti 338 2924022
DIF
25/01/15 - LIGURIA - LEVANTO - SANT. Di SOVIORE - P. MESCO – MONTEROSSO (E)
Claudio Castagnetti Tel. 340.4675812 - Gino Bertolini Tel 340.7172606
01/02/15 - APPENNINO REGGIANO Ciaspolata - Baggioletto - Passo Cisa - Prati di Sara (E)
Elio Pelli Tel. 340.7273977 - Franco Nasi Tel. 340.2230187
15/02/15 - APPENNINO REGGIANO - ALPE VALLESTRINA mt. 1904 (A)
Simone Catellani Tel. 349.5736885 - Alberto Fangareggi Tel. 335.6417639
01/03/15 - APPENNINO PARMENSE - MONTE TORRICELLA mt.1706 (A)
Paolo Bedogni Tel. 339.8416731 - Monia Burani Tel. 347.0151863
08/03/15 - MONTI LESSINI - CIASPOLATA CIMA TRAPPOLA mt.1850 (E)
Giuseppe Benecchi Tel. 347.2522683 - Elio Eufemi Tel. 348.8405332
15/03/15 - ALTO GARDA - FERRATA SUSATTI - CIMA CAPI mt 907 (EEA)
Simone Catellani Tel. 349.5736885 - Nicola Farini Tel. 339.8968514
29/03/15 - PREALPI VERONESI - VAIO BATTISTI (A)
Ivan De Jesu Tel. 333.6866241 - Alberto Fangareggi Tel. 335.6417639
REGGIO
34
34
218
286
164
51
571
786
1072
1111
-39
S. ILARIO
6
1
18
25
49
5
114
168
193
202
-9
GUASTALLA
1
1
2
4
13
2
47
62
66
71
-5
1
12
13
30
8
139
177
190
212
-22
36
7
29
14
121
71
157
78
134
80
23
-2
CAVRIAGO
SCANDIANO
RUBIERA
13
1
2
23
4
3
92
54
NOVELLARA
12
8
22
42
15
1
51
67
109
0
109
67
47
299
413
314
70
1068
1452
1865
1810
55
TOTALE
La nostra storia
pag. 33
I QUADERNI DE “IL CUSNA”
La nostra storia
sezione Cai di Reggio Emilia,
(già sezione dell’Enza)
(
Ultima parte
a cura di Iglis Baldi
Alba sul Cervino
( foto di Iglis Baldi)
pag. 34
La nostra storia
TAM
La nostra sezione fin dagli anni sessantasettanta ha sempre avuto una vocazione
ambientalista, attenta a tutto ciò che potesse
riguardare gli interventi e la salvaguardia in
ambito montano.
Storica fu la campagna contro la
realizzazione della seggiovia di Febbio che
vide tra i principali protagonisti l’allora
presidente Antonio Manzini.
Fu però
dal 1987 che si formò una commissione
TAM (Tutela Ambiente Montano) la cui
responsabile era Silvia Palmia.
Tale commissione diventa sempre più
interlocutrice con gli enti pubblici, cercando
anche un coinvolgimento più ampio con i
soci e non: sua l’idea della “Festa Montagna
Pulita” che trova in Febbio il suo primo
“incontro”, coinvolgendo sia i “turisti” che i
locali.
Negli anni successivi si nota un impegno
sempre più crescente sulle tematiche
naturalistiche, favorendo il dialogo e la
ricerca di soluzioni a problemi reali.
Piergiorgio Oliveti particolarmente attivo
in campo ambientale, nel marzo del
1988 presenta alla stampa un codice di
autoregolamentazione per i fuoristrada in
montagna; nello stesso anno alla biblioteca
di Sant’Ilario è tra gli organizzatori di un
ciclo di incontri sui problemi ambientali,
con relatori del calibro di Carlo Alberto
Pinelli e nel 1990 collabora alla stesura della
“Charta di Verona”, importante documento
sull’ambiente. Ricordiamo che Oliveti
fu per diversi anni il responsabile della
Commissione Nazionale Escursionismo,
nonché per circa dieci anni direttore della
Rivista nazionale del Cai e dello Scarpone.
Parlando di prestigio per la nostra sezione
mi preme sottolineare in questa “sede”
anche se non propriamente collegato
alla TAM, il contributo che Giuliano Cervi,
esponente e poi responsabile della
commissione scientifica regionale, fornì in
particolar modo alla ricerca denominata
“Terre Alte”, censimento archeologico sugli
insediamenti preistorici d’alta quota.
Nel 1990 venne organizzato il primo corso
naturalistico.
Negli anni seguenti si susseguirono quali
responsabili della TAM Paola Rossi e Alberto
Cenci per citarne alcuni, per arrivare infine a
Rita Capelli che già da diversi anni coordina
il lavoro sezionale.
BIBLIOTECA
Fin dalla nascita della sezione i soci si sono
sempre prodigati per fare in modo che la
sede fosse dotata di carte topografiche, libri
e guide, giornali specializzati utili per i “viaggi alpini”. In tutti questi anni la nostra sezione si è arricchita di una preziosa biblioteca
che supera i tremila volumi; sull’argomento montagna, in assoluto, è la più fornita e
specializzata di tutta la provincia di Reggio
Emilia. La sede attuale dispone di un ampio
salone in cui è possibile consultare tutto il
materiale presente: romanzi, riviste, tavole
geografiche generali, cartine particolari per
gli itinerari, guide dettagliate per la proposta delle più belle ascensioni ed escursioni
sulle montagne italiane e straniere, volumi
vari di alpinismo di autori di “primo piano”.
Dispone inoltre di quasi tutti i numeri della
Rivista del Cai centrale del secolo scorso e di
buona parte di quelli a partire dalla sua nascita nel lontano 1863, vere e proprie rarità.
E’ possibile consultare tutti i numeri rilegati
pag. 35
La nostra storia
della nostra rivista sezionale “Il CUSNA” nata
nel 1951. Tramite l’indice cartaceo per autori e argomenti si possono facilmente trovare
tutti gli articoli pubblicati, la ricerca è altresì
possibile tramite il sito web.
In sede si possono acquistare libri, cartine
aggiornate dei sentieri dell’Appennino reggiano e non, oltre a magliette, bandane,
scaldacollo, cappellini, ecc.
SEZIONE DELL’ENZA – “MOMENTI” DI STORIA COMUNE
Il nostro sodalizio, come detto, nacque
inizialmente con il nome di Sezione
dell’Enza, prendendo il nome dal corso
d’acqua che bagna le provincie di Reggio
Emilia e Parma, il 6 maggio 1875, dando
vita alla quindicesima sezione Cai in ambito
nazionale. Nel 1933, la Sezione dell’Enza,
che per 58 anni aveva unito gli “alpinisti” delle
due provincie, si
sdoppiò in due
distinte sezioni:
Reggio Emilia e
Parma.
Alcune
delle “ore
indimenticabili”
trascorse
insieme
furono, senza
dubbio, anche
quelle che
riguardarono
iniziative in
favore di alcune
delle località
e monumenti
storici ubicati
in territorio
reggiano e più
precisamente
il castello di
Canossa e il
tempietto del
Petrarca di
Selvapiana.
Canossa
Nell’adunanza tenutasi dal Cai Sezione
dell’Enza il 5 maggio del 1877, gli avvocati
Napoleone Casati e Naborre Campanini
fecero proposta al Consiglio di varie
escursioni appenniniche, cominciando dai
resti del castello di Canossa.
La proposta venne accettata con voto
unanime
dai presenti.
Nell’adunanza
del 25
maggio una
commissione
appositamente
incaricata
presentò il
programma
della gita, in
conformità
del quale, il
mattino del
31 maggio, un
buon numero
di soci del Club,
alcuni di Parma,
si recarono
a visitare le
rovine del
famoso maniero
matildico.
Il successivo 10
giugno i soci
Emilio Spagni e
Giuseppe Ferrari,
autorizzati
pag. 36
con lettera dalla vicepresidenza del Club,
si recarono di nuovo in loco, e la relazione
che ne seguì fu il risultato delle ricerche
delle due gite, per mostrare la possibilità,
l’utilità e le modalità di lavoro che si sarebbe
voluto intraprendere. Gli scavi della rupe
di Canossa, sotto la direzione di prof. don
Gaetano Chierici (che fu anche presidente
del Cai dal 1881 sino ala fine del 1882),
espertissimo e autorevole archeologo e
fondatore del museo di paleontologia di
Reggio, iniziarono l’11 settembre del 1877,
per riportare alla luce i ruderi di una “storia
millenaria”.
Ai lavori di scavo partecipò anche Naborre
Campanini notissimo letterato, che fu
autore della famosa “Guida Storica illustrata
di Canossa” pubblicata nel 1894.
Attualmente una delle sale del museo, posto
proprio sulla rupe, è dedicata a Gaetano
Chierici e al Club Alpino Italiano.
Tempietto del Petrarca di Selvapiana
Su di un poggio, chiamato “alle pendici”, fu
eretto nel 1839, per cura di alcuni insigni
cittadini di Parma, a cui allora era soggetto il
territorio di Ciano, un tempietto in memoria
del soggiorno del dolce poeta Petrarca,
che visitò nell’estate del 1341 Selvapiana,
mentre era ospite a Guardasone di Azzo da
Correggio. Tale visita risvegliò nella mente
del poeta il pensiero dell’interrotto poema
sull’Africa e la canzone ai grandi d’Italia, con
la quale li incitava a liberare la Patria dalle
“pellegrine spade”. Il Cai dell’Enza richiamò
l’attenzione della popolazione, sull’esistenza
di tale monumento, nella pubblicazione
“La montagna fra la Secchia e l’Enza”,
stampato a Reggio Emilia nel 1876, con un
dottissimo studio del Campanini (sempre
Lui) intitolato ”Selvapiana e il Petrarca”. Molti
anni dopo il tempietto “minacciava rovina”,
e il Cai accolse l’appello che il venerando
Pellegrino Strobel (già presidente del Cai
La nostra storia
dal 1883-85) aveva lanciato, stanziando ben
300 lire nell’adunanza tenutasi a San Marino
nel 1892, e grazie anche al provento di una
sottoscrizione pubblica i lavori di restauro
necessari avrebbero poi avuto seguito.
Strobel aveva scritto all’allora presidente
Giovanni Mariotti: “Il monumento al Petrarca
va in sfacelo. Il tetto è coperto da rigogliosa
vegetazione e presto vi saliranno le capre al
pascolo. Se non si impiegano presto le 300 lire
stanziate dal Club, il tetto cadrà.”.
Nell’estate del 1893, sotto la direzione
dell’ingegnere Giovanni Fontana di Ciano,
venne rifatto il tetto, ed il monumento fu
salvato e rimesso in buone condizioni.
Ma anche negli anni seguenti, non mancò
l’occasione al Cai d’occuparsi del tempietto;
delle numerose gite dei soci, una ebbe
particolare importanza: quella del 15
maggio 1904 al Castello di Guardasone,
dove i convenuti furono ospiti di Alberto
Rondani, il quale prese occasione per una
sua nuova pubblicazione sull’argomento
intitolata: “A proposito di ricordi Danteschi e
Petrarcheschi nella valle dell’Enza”.
Il tempietto del Petrarca
pag. 37
La nostra storia
ATTIVITÀ ALPINISTICA
Fin dalla sua nascita, nel 1875, la sezione
dell’Enza organizzò delle escursioni. La
prima in assoluto venne organizzata al
Monte Cimone dal 9 al 12 agosto 1875, la
seconda il 5 ottobre 1875 a Bismantova;
l’escursionismo-alpinistico continuò nel
1876 (M. Penna), 1880 (Alpe di Succiso),
1890 e 1891 (crinali appenninici toscoemiliani) e 1893 (ghiacciaio del Forno e Piz
Umbrail, nelle Alpi).
Oggi può far sorridere il fatto che a
compiere una “gita”, sia pure sulla cima
più alta dell’Appennino settentrionale, gli
escursionisti impiegassero ben 4 giorni,
ma a quei tempi, le difficoltà maggiori
stavano nell’avvicinamento alla montagna
effettuato con carrozze trainate da cavalli,
per non parlare dell’abbigliamento e della
cartografia. A compimento riporto un brano
dell’articolo di Luciano Serra pubblicato sulla
rivista Reggio Storia (n. 5 – 1979) “L’attività
di scalata vera e propria può essere fatta
risalire, o meglio postdatare, al 20 settembre
1922 quando Carlo Voltolini (1891-1955) aprì
Alberto Soncini sulla cima del Broad Peak
nella parete SE della Pietra di Bismantova, in
ascensione solitaria, la cosiddetta Via degli
Svizzeri … Da noi egli fu una meteora poiché
fu seguito solo da escursionisti (cito per tutti
tre giovani reggiani – Ildebrando Baglioni,
Alessandro Davoli, Giuseppe Olmi – che nel
1924 attraversarono i crinali dell’Appennino
Tosco-Emiliano) e precorse di una ventina di
anni quello che si potrebbe definire il primo
nucleo agonistico di alpinisti reggiani: Aldo
Farioli, Olinto Pincelli, Armando Corradini,
Walter Brianti.”.
Tantissimi alpinisti reggiani si sono fatti
onore su tutte le montagne del mondo,
scalando numerosissime vie di roccia e
di ghiaccio di estrema difficoltà, fino a
raggiungere anche due ottomila Himalayani
(Alberto Soncini sul Broad Peak mt. 8047 nel
1992 e Giulio Bottone sul Shisha Pangma
mt. 8027 nel 2004).
Elencare tutta l’attività alpinistica dei nostri
soci, in quasi 140 anni di storia, sarebbe
impresa molto ardua, rischieremmo di
dimenticare qualcuno.
pag. 38
La nostra storia
GLI AMICI CHE CI HANNO LASCIATO!
La nostra storia non poteva concludersi
senza ricordare i tanti amici che sono “caduti”
in montagna. Nel libro uscito nel 1975, in
concomitanza del centenario della nascita
della Sezione dell’Enza, vengono ricordati
tre nostri alpinisti: Renzo Bigi caduto sul
Pizzo Cengalo il 26-04-1959, Giampaolo
Eschini caduto sul M. Rosa il 26-08-1966,
Alberto Albertelli caduto sulla Torre Stabeler
il 09-08-1969.
Il 29 giugno del 1957 la comunità reggiana
e anche piacentina venne sconvolta dalla
sciagura avvenuta sul Pizzo Palù, nel gruppo
del Bernina. Alle 9,15 di quella mattina, un
“freddo” scricchiolio solcò l’aria tersa del
cielo, un lungo tratto di cornice di ghiaccio
e neve, si staccò trascinando con sé una
porzione di calotta sommitale sulla quale si
trovavano gli alpinisti. Tre cordate vennero
travolte e precipitarono dal ripidissimo
pendio nord. Il 1° luglio vennero rinvenuti,
ai piedi del Palù, sulla parte meno ripida
La tragedia del Pizzo Palù. Il recupero di una salma.
del ghiacciaio della Diavolezza, tra gli altri,
i corpi esanimi dei reggiani: Luciano Bagni
(24 anni), Enzo Battaglia (37 anni) ed Enrico
Bonvicini (35 anni). Scrive un testimone su
un vecchio diario il 29 giugno del 1958, a
distanza di un anno dalla tragedia “Durante
la sacra funzione il piccolo verde velivolo Piper
(che trasportò all’ospedale di Samedan le
salme dei nostri caduti) appare nell’anfiteatro,
compie evoluzioni fino a sorvolare il Pizzo
Palù, lanciando sul luogo della sciagura due
cuscini di fiori rispettivamente delle sezioni
Cai di Reggio e Piacenza”.
Il 25 marzo del 1979 Claudio Ferroni, mentre
percorre il sentiero che scende dal “Sirotti”,
alla Pietra di Bsmantova, per una tragica
fatalità inciampa e batte la testa senza
scampo.
Il 26 dicembre del 1982 in una stupenda
giornata invernale, Franco Rustichelli di
Scandiano, poco dopo essere arrivato in
cima dell’Alpe di Succiso, scivola e precipita
La nostra storia
lungo la parete ovest verso la Liocca, sotto
lo sguardo atterrito dell’amico e compagno
di cordata Enrico Sciaboni. Rustichelli era un
grande esponente dell’alpinismo classico e
solo da poche settimane era stato nominato
direttore del Corso di Alpinismo del Cai
di Reggio per le sue indubbie capacita
alpinistiche ma specialmente per le sue
qualità umane.
Il 5 agosto del 1997, un’altra disgrazia
sconvolse la comunità reggiana e non
solo. Quattro alpinisti precipitarono a poca
distanza dalla cima del Gran Zebrù, nel
gruppo dell’Ortles-Cevedale, lungo la via
normale: Lauro Vecchi, Fedele Cocchi, Ivano
Pagliani (vigili del fuoco) e Fabrizio Campani
(dirigente d’azienda). Grande fu l’affluenza
dei cittadini, nonostante il periodo
ferragostano, alla camera ardente allestita
presso la caserma dei vigili del fuoco di
Reggio e enorme fu la partecipazione alle
esequie del 7 agosto celebrate dal vescovo
Gibertini nella Basilica della Ghiara.
Il 4 maggio del 2000 Giacomo Gambarati
morì cadendo dalla Pietra di Bismantova.
Solo poche settimane prima era stato
protagonista di una serata a Rubiera sulla sua
ventennale carriera alpinistica. Leggendo
sul libro, che gli amici gli hanno poi dedicato,
l’elenco delle “vie” da lui scalate, non si
può non considerare Giacomo tra i grandi
protagonisti dell’alpinismo reggiamo.
Il 5 luglio del 2002, fu trovato in un dirupo
sottostante il sentiero che porta al rifugio
Dalmazzi nell’alta Val Ferret nel gruppo del
Monte Bianco, il corpo di Ivano Reverberi.
Ivano era scomparso il 10 agosto dell’anno
precedente e vane erano state le ricerche.
Era uno dei più forti alpinisti della sezione
reggiana, per anni fu istruttore dei corsi di
roccia diretti da Olinto Pincelli.
Il 16 agosto del 2003 Alberto Soncini,
guida alpina reggiana, si trovava con tre
clienti sul versante francese del Monte
pag. 39
Bianco, in procinto di attraversare un tratto
di ghiacciaio sottostante il Gros Rognon,
a circa 3000 metri di quota; nel tentativo
di frenare la scivolata di uno dei giovani
che accompagnava, perdeva l’equilibrio,
cadeva e batteva la testa sul ghiaccio, poi
nell’intento di riprendersi precipitava nel
vuoto. Alberto fu senza dubbio l’alpinista
più famoso di Reggio Emilia, fu il primo a
scalare un “ottomila”: il Brod Peak il 4 agosto
del 1992, dopo aver tentato nel 1983 anche
il K2. Antonio Manzini scrisse in un CUSNA
dell’epoca “… se n’è andato in un modo
banale, quasi che un tragico destino si diverta
a perseguitare i nostri migliori alpinisti, tra i
quali, senza voler far torto a nessuno, Alberto
è stato il più grande”.
L’anno 2007 verrà ricordato, soprattutto
da noi del Cai di Reggio, come un anno
molto triste: la morte di Cristian Artioli,
caduto sullo sperone della Brenva nel
gruppo del Monte Bianco. Cristian ancora
molto giovane, ma già con un passato
alpinistico di tutto rispetto, aveva deciso di
intraprendere una nuova avventura e cioè
gestire il rifugio Battisti, ma il sogno della
sua vita di appassionato di montagna fu
spezzato da un blocco di ghiaccio in fondo a
quel canalone ghiacciato.
Il nostro triste elenco si conclude qui e, se
malauguratamente abbiamo dimenticato
di citare qualche persona, ci scusiamo fin
d’ora con gli amici e i famigliari che ancora
la ricordano.
Non vogliamo in questo frangente aprire
dibattiti sui motivi e sui perché sono accaduti
questi fatti drammatici. Non ci lanceremo in
facili proclami e conclusioni sulle cause delle
disgrazie successe e non giudicheremo le
persone scomparse. Sappiamo che molta
gente non concepisce tutto ciò, si chiede
il perché andiamo in montagna mettendo
in pericolo “inutilmente” la vita, quando si
potrebbe benissimo stare “nei prati di casa”,
pag. 40
La nostra storia
e non rischiare oltre il necessario. A volte
quando siamo in cima ad una montagna
preferiamo restare legati, a quel “filo
invisibile”, con coloro che non ci sono più;
ci sentiamo un po’ più sicuri forse perché
qualche “angelo”, nostro amico, veglierà su
di noi. Gli alpinisti, anche se tra loro non si
conoscono, comprendono quanto è forte il
legame tra montagna e vita.
Chi ama la montagna ama la vita. Le
polemiche e le affermazioni, senza
casomai conoscere le dinamiche di ciò che
veramente è successo, lasciano il tempo
che trovano; un alpinista non si presterà
mai a facili dichiarazioni o sentenze. Lo
sport della montagna e il modo di viverlo
è un fatto molto complesso e personale e
non è serio affrontarlo con qualche battuta,
all’occorrenza infelice.
Vogliamo terminare questa nostra storia
con una frase che conclude il libro dedicato
a Giacomo Gambarati: “Naturalmente
saremmo potuti arrivare quassù anche
seguendo il largo sentiero in cinque ore. Il
punto di arrivo sarebbe uguale, solo noi non
saremmo gli stessi”.
(Reinhard Karl)
Disegno di Edward Wimper
BIBLIOGRAFIA
◆ IL CUSNA – Giornale della Sezione Cai di
Reggio Emilia fondato nel 1951.
◆ Relazione delle gite fatte a Canossa dai soci
CAI sezione dell’Enza – Tip- Calderini 1871
◆ Coro “Monte Cusna” (!963-2003) Reggio
Emilia 2003
◆ Speleologia Emiliana n. 14/15 anno
2003/2004 “Quando è nata la speleologia
organizzata a Reggio Emilia” di Claudio
Catellani.
◆ Club Alpino Italiano – Centenario della
fondazione della Sezione dell’Enza 1875-1975
a cura delle sezioni di RE e PR.
◆ Bollettino Storico Reggiano N. 138 Febbraio
2009 – “Naborre Campanini: il castellano di
Canossa” di Laura Margherita Alfieri.
◆ 120 anni di montagna – Note storiche sul
CAI di Reggio Emilia a cura di Luigi Bettelli e
Patrizio Prampolini – AGE Reggio Emilia 1995.
◆ Strenna Artigianelli 1982 - “Note storiche
sul CAI a Reggio Emilia” di Luigi Bettelli.
◆ LA FONTE - Rivista quindicinale Anno 1° N.
1 febbriao 1926.
◆ Il rifugio “Cesare Battisti” di Pietro Montasini
Coop. Lav. Tip. RE 1925.
◆ Giacomo Gambarati – La terra più bella –
Arti Grafiche S. Martino in Rio 2001.
◆ Reggio Storia N. 5/1979 – “Nacque
parmigiano-reggiano il nostro alpinismo” di
Luciano Serra.
◆ Archivio Sezione CAI di Reggio Emilia.
Si ringraziano per la collaborazione: Boni
Sandra, Dallari Daniele, Frignani Federico,
Lasagni Fabio, Manzini Antonio, Montermini
Gian Paolo, Prampolini Patrizio, Possa Carlo,
Riccò Panciroli Gianni.