SCARICA LA PRESSTLETTER n. 13 – 2014

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[01] EDITORIALI
LPP
Zevi e il famolo strano
Tra le varie stupidaggini che girano su Zevi c’è quella che fosse attratto dalle architetture inconsuete,
bislacche, deformi. Si tratta di una visione caricaturale, non so quanto in mala fede e comunque funzionale
al ragionamento di coloro che, invece, propugnano il ritorno all’ordine, alla banalità e alla mediocrità
cercando di farlo passare come l’unica strada possibile verso una modernità seria e responsabile. E che
oltretutto non tengono conto della sua acutissima capacità di analisi formale, come si evince da una
sterminata produzione pubblicistica di altissimo livello. Zevi era attratto dalla sperimentazione, dalla ricerca,
dalla tensione espressiva che è tutt’altro che la licenza e l’arbitrio. Detestava la monumentalità e la staticità
perché queste sottraevano il mondo dal suo carattere dinamico, precario e transeunte ipostatizzando la
dimensione spaziale a scapito di quella temporale. Detestava l’accademia perché dietro un parlare artato e
con pretese di cultura, nasconde ignoranza e arroganza. Motivo per il quale al latinorum autoreferenziale e
formalmente corretto preferiva il linguaggio anche sgrammaticato di chi si confronta più schiettamente con la
realtà di tutti i giorni. Insomma la cronaca che, però, distingueva dalla storia, scritta con pochi capolavori da
una minoranza di personaggi eccezionali. Far passare, invece, Zevi per il cantore del “famolo strano” è una
infame carognata di chi non riesce a capire un modo ancora estremamente fertile, e non privo di risvolti etici,
di guardare al mondo delle forme in architettura.
Alessandra Muntoni
“IKI”, un concetto giapponese intraducibile
Succede spesso. Non appena si è letto di qualcosa, la si ritrova immediatamente in un altro scritto. Avevo
appena letto del concetto di “Iki”in Mappa Mundi di Domenico De Masi e lo ritrovo in un capitolo del libro di
Paolo D’Angelo Ars est celare artem segnalatomi dall’amico Giorgio Ciucci. Un concetto affascinante perché
inafferrabile. Per parlarne, i due autori usano la traduzione di G. Baccini (1992) de La struttura dell’Iki di Kuki
Shūzō (1930) che in quel termine aveva concentrato il quid dell’anima giapponese.
Intriso di sfumature e penombre, di eleganza non esibita, di seduzione come premessa alla rinuncia, di
scopo senza scopo, l’Iki è avvicinato alla sprezzatura di Baldassarre Castiglione, ma si potrebbe anche
citare Il seduttoredi Kirkegaard o l’orgoglio della modestia di Pagano e Persico. L’Iki, apprendiamo, include il
concetto di vuoto, Wuo Ma che sia. Probabile motivo della capacità dei giapponesi di acquisire
disinvoltamente i modelli occidentali, elaborandone versioni che oggi potremmo chiamare Iki. Nel loro vuoto,
che è concetto infinito, è sempre possibile immettere qualcosa di alieno e, smangiandone i bordi, renderlo
incapace di riempire completamente quel vuoto, che così resta giapponese. Per noi, schiavi del pieno, ciò è
ben più difficile.
Il glossario di concetti spaziali di Teruyuki Monnai («Casabella», 608-609, Giappone, una modernità disorientata, 1994), conteneva varianti e sinonimi dell’Iki che sono serviti a molti di noi per comprendere
l’architettura giapponese del Novecento. Oggi ritroviamo questa parola in loghi di ristoranti, negozi di arredo,
manga e supermercati. Sul filo dell’avanguardia di massa teorizzata da Maurizio Calvesi, ci domandiamo se
sia possibile il paradosso opposto: l’Iki di massa.
Massimo Locci
Pica Ciamarra_Il fiume parla di architettura
Dal 4 al 13 aprile 2014 a Pisa si parla di tematiche urbane e si mostrano architetture contemporanee
innovative. L’associazione culturale LP- Laboratorio Permanente per la città e l’Ordine degli Architetti di Pisa,
in collaborazione con il Comune, hanno organizzato la mostra-percorso “Il fiume parla di architettura” e il
convegno –“La Città per l’Uomo, Eteronomia dell’Architettura”. La mostra, ospitata in tre sedi con tre diverse
modalità di comunicazione, ha al centro mezzo secolo di attività (progetti, opere, proposte, strategie culturali)
dello studio Pica Ciamarra Associati. Sette sezioni ne spiegano il complesso processo: Ricivilizzare l’urbano,
Reti / Maglie di attesa, Punti fissi / Ambiti flessibili, Dialoghi di forme, Ambiguità della forma, La sostenibilità
sostiene l’architettura, Rapporto con la cultura.
In mostra molti progetti sperimentali che non vanno intesi come soluzioni “utopiche” ma come progetti
concreti, difesi strenuamente dai progettisti, sostenuti da studi di fattibilità e finalizzati sempre alla
costruzione, come dimostrano le numerose realizzazioni che, dopo molti anni, appaiono ancora attuali per
linguaggio e qualità spaziale. Il gruppo, coordinato da Massimo Pica Ciamarra, fin dall’inizio si è distinto per
l’originalità dell’approccio, andando controcorrente nella sclerotizzata condizione italiana, sviluppando teorie
e tematiche operative di stampo internazionale, in particolare attualizzando l’approccio del Team X, le
tematiche ambientali, la paesaggistica applicata al progetto urbano.
La metodologia della “forma aperta” caratterizzano le opere iniziali, quali le Officine Angus, l’unità
residenziale a Posillipo (1964/70), il complesso polifunzionale dell’Università della Calabria ad Arcavacata
(1972). Le tematiche ambientali, quelle del contenimento energetico e della bio-architettura sono centrali
nell’Istituto Motori CNR a Napoli e nella piazza antistante, negli uffici Teuco-Guzzini a Recanati, nella
Biblioteca Sangiorgio a Pistoia, nella Città della Scienza a Napoli, nella facoltà di Medicina a Caserta, nel
Parco dello Sport a Napoli / Bagnoli. Dai piani e dai progetti urbani sviluppati dal gruppo emergono originali
proposte di ampliamento/riconversione urbana, d’integrazione con il paesaggio e riflessioni non
standardizzate sulle prospettive di trasformazione della città attuale. A questo tema contribuiscono anche le
infinite proposte concorsuali, i progetti per i parchi urbani e i complessi direzionali, le varie proposte per
l’architettura universitaria. Nonostante un certo ostracismo, in particolare della cultura accademica,
moltissimi sono stati i riconoscimenti, tra gli altri: il premio IN/Arch-Campania 1969; International Award for
Innovative Technology in Architecture di Sydney 1990; premio Architettura Tecnologia Ambiente 1998;
Trophées Sommet de la Terre et Batiment 2003; premio Dedalo Minosse 2004; Triennale di Milano –
Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana (finalista); Premio Europeo Museo dell’anno 2005.La concezione
spaziale dello studio Pica Ciamarra si fonda sul senso della narrazione aperta e su espressioni linguistiche
variate che s’innestano su griglie prestabilite: singoli frammenti finalizzati a dare movimento alle masse e
flessibilità all’assemblaggio. Procedendo per elencazioni, aggiunte, sovrapposizioni, risemantizzano la
matrice morfologica e l’impaginato originario.
Sono architetture topologiche con forti principi d’identità ma anche, sintatticamente, legate all’ambiguità della
forma, alla flessibilità e alla trasformabilità, con azioni (scavare, stratificare, sfondare i margini,
contrapporre/attrarre, decentrare fulcri e nodi) ora libere, ora programmate. Pensata come un’architettura in
continua genesi, l’opera non raggiunge mai una saturazione univoca e stabile: l’immagine rimane precaria e
aperta a nuove metamorfosi; il linguaggio si dimostra duttile, non dogmatico e capace di superare la
questione dello stile.
Questa legge del mutamento perenne mette in discussione gran parte delle false certezze disciplinari e,
accettando di entrare in contraddizione, riflette molti aspetti nodali della condizione attuale.
[02] FLASH
Gando School Library, Kéré Architecture
Per info e immagini del progetto vai su en.presstletter
http://en.presstletter.com/2014/03/gando-school-library-kere-architecture/
[03] BLOG
L'architetto e la pratica sportiva - di
Christian De Iuliis
Molti professionisti, nel momento in cui cominciano a lavorare in
maniera seria e continuativa, abbandonano definitivamente qualsiasi
attività sportiva. In questo senso l’architetto è di solito un
anticonformista, poichè si ostina nel continuare a dedicarsi alla pratica sportiva coltivando il sogno di
mantenersi in forma ...Leggi online.
6 AMBASCIATE PER IL GARBAGE
PATCH STATE: mostra dei
progetti degli studenti del
Master in Exhibit & Public
Design
Nell'ambito del progetto" The Garbage Patch State Embassy" di Maria Cristina Finuccipatrocinato dal
Ministero dell'Ambiente, in collaborazione con il Dipartimento Educazione del MAXXI, il Master in Exhibit &
Public Design
presenta
6 AMBASCIATE ...
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Minimalisti a Senorbì - di Alessandro
Melis
Una buona amministrazione pubblica e uno studio tecnico comunale,
giovane e dinamico possono offrire qualche piacevole sopresa anche
nei cosiddetti territori periferici della nazione.
L'architettura di qualità, nel territorio municipale di Senorbì, a pochi
chilometri da Cagliari, non sembra un obiettivo occasionale, riferibile ad uno specifico intervento, ma ...Leggi
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Ode a Via Zino Zini - di Guido Aragona
Amo via Zino Zini perché è l’unica opera di Torino 2006 utile et humile
(le altre certo non sono umili ma soprattutto, quasi mai utili)
Perché non ha semafori
Amo via Zino Zini perché poco se ne è parlato, perché non molti la conoscono
Perché è dedicata ...
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Quarto Stato confusionale - di Eduardo
Alamaro
Quando l'artiGiano, umile mestiere, elabora e sofistica la sua opera
quotidiana va dritto dritto in mano all'Arte. Dentro il cavallo di Troia di
Ulisse. Un suicidio annunciato artigiano. Apre il vaso di Pandora. E così la mano del Giano va nel terreno
ambiguo della macchina. In quella dell'inganno, ...
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Aforismi ristrutturati 716 – 720 – di
Diego Lama
716) Gli architetti si accoppiano con architetti e generano architetti
717) Troppo denaro riempie le tasche ma svuota le teste
718) Gli edifici fatti da giovani pesano per tutta la vita
719) Dopo i settanta tutti diventano grandi architetti
720) Dopo gli ottanta tutti diventano grandi maestri
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#PRESSTLETTER#CRONACHE E STORIA –
GENNAIO 1964 - di Arcangelo Di Cesare
Il 18 febbraio 1564 ricorreva il quarto centenario della morte di
Michelangelo e la rivista gli dedicò il fascicolo di Gennaio. Lo fece, con
l’impostazione critica di sempre, non come mero atto contemplativo ma
come strumento fecondo per mettere in risalto le qualità dell’opera
Michelangiolesca. Tra i tanti ...
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Fiume - di Marco Ermentini
“Nessun uomo può entrare due volte nello stesso fiume” perché né il
fiume, né lui stesso saranno mai uguali. Il vecchio detto di Eraclito,
pronunciato più di 2500 anni fa, è sempre meravigliosamente vero. Il
fiume muta volume, velocità, temperatura, trasparenza, colore, percorso
e suono pur rimanendo lo ...
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Interno 14 : mostra “Disegni
Obliqui” di Cristina Senatore
Il giorno 11 Aprile 2014 ore 18.30 Interno
14_lo spazio dell’AIAC
presenta
“Disegni Obliqui” di Cristina Senatore
a cura di Roberta Melasecca e Sergio Bianchi
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Lucia Sirchi: collisioni - di Claudia
Ferrini
Lo spazio è l’elemento che determina le direzioni delle ricerche di Lucia
Sirchi. Uno spazio in espansione, strutturalmente complesso, che si
prefigge di consegnare con esattezza le dimensioni di una realtà
sospesa, in fieri ...Leggi online.
GRAVINA CONTEMPORANEA: Concorso
di idee per giovani operatori nel
campo dell’arte, dell’architettura
contemporanea e del cinema
L’Associazione Temporanea di Scopo “GravinaContemporanea”
(A.T.S.) formata dal Comune di Gravina di Catania e
dall’Associazione culturale Spazi Contemporanei, ...Leggi online.
Le Vignette di Roberto Malfatti
In redazione: LPP, Anna Baldini, Edoardo Alamaro, Marta Atzemi, Furio Barzon, Diego Barbarelli, Valentina
Buzzone, Diego Caramma, Francesca Capobianco, Christian De Iuliis, Luigi Catenacci, Marcello del Campo,
Arcangelo Di Cesare, Marco Ermentini, Claudia Ferrauto, Claudia Ferrini, Elisabetta Fragalà, Francesca
Gattello, Diego Lama, Massimo Locci, Rosella Longavita, Zaira Magliozzi, Antonella Marino, Alessandro e
Leonardo Matassoni, Roberta Melasecca, Alessandra Muntoni, Giulia Mura, Ilenia Pizzico, Filippo Puleo,
Marco Maria Sambo, Roberto Sommatino, Graziella Trovato, Antonio Tursi, Monica Zerboni.
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