DOSSIER OLIVi Comportamento agronomico di impianti superintensivi in tre aree olivicole italiane TIZIANO CARUSOI - GIUSEPPE CAMPISII - FRANCESCO PAOLO MARRAI - SALVATORE CAMPOSEO3 GAETANO ALESSANDRO VivALDi3 - PRIMO PROIETTA - LUIGI ' Dipartimento Demetra - Università di Palermo Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali - Università di Perugia 1 Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali - Università di Bari Aldo Moro 1 S econdo il Consiglio Oleicolo Internazionale (COI), la produzione mondiale di olio d'oliva è aumentata di pari passo con i consumi attestandosi, nel 2010, su circa 2,8 milioni di t. Il potenziale produttivo della Spagna è ampiamente cresciuto (circa 1,2 milioni di t) ed è cambiato il ruolo, sui mercati mondiali, di alcuni Paesi della sponda meridionale (Tunisia e Marocco) e orientale (Turchia e Siria) del Mediterraneo e di alcuni Paesi dell'Emisfero Sud del pianeta (Cile, Australia, Argentina, ecc.). È verosimile che le produzioni dei Paesi olivicoli "emergenti", soddisfatte le modeste esigenze interne, nei medio/ lungo periodo possano essere indirizzate sul mercato internazionale, aumentando ulteriormente il livello di competizione. Diverse sono le cause che hanno determinato il progressivo arretramento dell'Italia sul mercato oleario mondiale ma, senza dubbio, l'eccessivo divario dei prezzi, determinati dai più elevati costi di produzione rispetto ad altri Paesi, ha giocato un ruolo non indifferente. Nel recente passato la redditività degli impianti dell'olivicoltura dei Paesi dell'Ue è stata sostenuta da sussidi; con l'apertura dell'area del libero scambio e il taglio delle sovvenzioni, azioni che è previsto vengano applicate a partire dal 2014, per evitare che la nostra olivicoltura finisca per assolvere solamente a funzioni paesaggistiche e di tutela del territorio, diverrà indispensabile riorganizzare l'intero comparto (Codini, 2010). Con riferimento a quest'ultimo aspetto, a partire dagli anni '90 in 6O FRUTTICOLTURA -n. 9 -2012 -» Fig. 1 - Sicilia, parete di vegetazione tipica dell'olivato superintensivo. Spagna, è stato sviluppato un nuovo sistema colturale, che in Italia viene definito "superintensivo" in relazione all'elevata densità d'impianto (1.2002.000 piante/ha), basato fondamentalmente su tre cultivar (Arbequina, Arbosana e Koroneiki) contraddistinte da ridotto vigore e da precoce fruttificazione. Le piante, allevate ad asse centrale e disposte secondo un sesto rettangolare (3,5-4,0 m x 1,2-1,6 m), formano pareti di vegetazione (Fig. 1) che consentono la raccolta meccanica in "continuo", con l'ausilio di macchine scavallataci, ampiamente utilizzate in viticoltura (Fig. 2). Dai primi sei ettari realizzati nel 1994, il modello superintensivo spagnolo si è diffuso in numerosi Paesi interessando una superficie di circa 100.000 ha (Mateu et al., 2008). In Italia, l'introduzione del modello superintensivo è iniziata nel 2001 (Codini e Bellomo, 2002) e oggi può contare quasi 1.000 ha (Glint, 2011). Per ottenere risultati economicamente soddisfacenti, l'oliveto superintensivo deve mantenere fruttificazioni elevate e costanti per almeno 20 anni (Tous ef al, 2012). Emerge, tuttavia, la necessità di risolvere alcune difficoltà di gestione colturale del sistema d'impianto in argomento, soprattutto per quanto attiene alla funzionalità della TAB. 1 - CARATTERISTICHE DEGLI OLIVETI SUPERINTENSIVI IN SPERIMENTAZIONE (CV ARBEQUINA). Sito SSSWffi ^•M^B^^^H^^ •» Fig. 2 - Macchina scavallatrice in fase di raccolta di un'oliveto superintensivo in Sicilia. » Fig. 3 - Particolare di fruttificazione di "Arbequina" in prossimità della raccolta (Valenzano, Bari). *- Fig. 4 - L'oliveto superintensivo nel quale sono state condotte le prove in Umbria. ^ Fig. 5 - Sicilia, irrigazione a goccia in oliveto superintensivo. A-diimpianto Sesto Densità di impianto di impianto (piante ha ') (m) ^••«•^^^ ^•••^•^^^^^^H^^^mmmm^m ^^^^^•••HM•^^^•^^^^^••••^MH^^^^••••••^Ml ••i^l^^^^B^^^^BHHl^^MH Sicilia 37°46'N 12°30'E 160 2005 3 , 5 x 1 ,5 1.905 Puglia 41°01'N 16°45'E 110 2006 4 , 0 x 1 ,5 1.666 Umbria 42°57'N 12°25'E 350 2006 4 , 0 x 1 ,5 1.666 chioma in rapporto alle caratteristiche ambientali del sito di coltivazione ed alle pratiche colturali. Nell'olivicoltura italiana, larga parte della quale ricade in una vasta area geografica che si estende per circa 7° di latitudine (37°- 43° N) e ad un'altitudine compresa tra il mare e i 400 m s.I.m., assume grande interesse verificare la flessibilità nell'adattamento degli impianti superintensivi al variare delle condizioni ambientali. A tale obiettivo si è ritenuto di poter dare un primo contributo attraverso indagini collegiali condotte da tre diversi istituti di ricerca che operano in altrettante importanti regioni olivicole italiane e dei cui risultati si riferisce nel presente lavoro. dal colletto. È stato così possibile calcolare l'area della sezione del tronco (AST), la produzione per ettaro e l'efficienza produttiva (EP), espressa come rapporto tra la produzione per albero e l'area della sezione del tronco. I dati produttivi rilevati nei due anni d'indagine sono stati integrati con quelli relativi agli anni precedenti. Dalla massa di olive raccolte sono stati prelevati tre campioni di frutti da ciascuno dei quali è stato estratto l'olio per le analisi chimiche e sensoriali eseguite secondo i metodi ufficiali (Reg. Uè 61/2011). Le ricerche effettuate In tutti e tre gli impianti l'entrata in produzione è avvenuta alla terza vegetazione in campo (Fig. 6A). Tuttavia, mentre in Puglia e in Sicilia la produzione media ha raggiunto valori di circa 2,5 kg/pianta, in Umbria la quantità dei frutti raccolti è risultata piuttosto esigua (0,2 kg/pianta). Alla quarta vegetazione i valori della produzione sono aumentati considerevolmente raggiungendo: 5,6 kg/pianta in Puglia (+65%); 4,6 kg/pianta in Sicilia (+42%); 2,2 kg/pianta in Umbria (+65%). Nella successiva annata, ovvero alla V foglia, le piante in studio in Umbria hanno ulteriormente incrementato la produzione (5,0 kg/pianta) che è invece rimasta pressoché stabile negli altri due siti (circa 5,5 kg/pianta). La maggiore produzione (7,0 kg/ pianta) è stata rilevata alla VI vegetazione in Sicilia e in Puglia, mentre un decremento di produzione è stato osservato nell'impianto in Umbria. In Sicilia, dove è presente il più vecchio fra i tre impianti, alla Vili vegetazione la produzione è risultata pari a 6,7 kg/ pianta, valore questo non molto diverso da quello ottenuto nella precedente campagna olearia. Nonostante la diversa densità tra l'impianto della Sicilia (1.905 piante/ ettaro) e quello della Puglia (1.666 Le osservazioni sono state effettuate seguendo le medesime metodiche, nel 2010 e nel 2011, in tre differenti impianti (Figg. 3, 4 e 5) le cui principali caratteristiche sono riportate nella Tabella 1. Nell'ambito di ciascun sito sperimentale si è operato su 3 blocchi di 10 piante contigue della cultivar Arbequina scelte in base alla uniformità del diametro del tronco, del volume della chioma e dell'altezza della pianta. In tutti gli impianti l'altezza degli alberi era di 2,5-3,0 m, ovvero quella massima consentita per la raccolta con macchina scavallatrice. Tutti gli impianti sono stati sottoposti ad irrigazione che ha raggiunto in Sicilia, il sito con la maggiore richiesta evapotraspirativa, volumi stagionali di circa 2.000 mVha. Per definire il momento ottimale di raccolta è stata determinata l'evoluzione della pigmentazione del frutto, utilizzando l'Indice di Jaén con scala da O (epicarpo verde) a 7 (mesocarpo completamente pigmentato). La raccolta è stata eseguita quando le olive avevano raggiunto un indice di Jaén compreso tra 2,5 e 3,0. Su 5 piante per blocco sono state rilevate la produzione ed il diametro del tronco a 40 cm I risultati Aspetti vegetativi e produttivi FRUTTICOLTURA-n. 9-3012 61 IV VII V Anni dall'impianto III IV V VI VII Anni dall'impianto •» Flg. 6 - Produzione media per pianta (A) e produzione unitaria (B) nei diversi areali in sperimentazione. piante/ettaro), i valori di produzioni unitaria sono risultati abbastanza simili (Fig. 6B); decisamente più bassi, sono invece risultati i valori di produzione unitaria dell'impianto in Umbria. In ogni caso i livelli produttivi ottenuti sono risultati in linea con quanto riportato in letteratura per impianti superintensivi di Arbequina di pari età (Camposeo e Codini, 2010; Tous et al.,2012). La maggiore età delle piante presenti nel sito siciliano è confermata dai valori di AST che, in entrambi gli anni d'indagine, sono risultati superiori a quelli osservati nelle piante coltivate in Puglia e in Umbria; in quest'ultimo sito, nonostante l'impianto sia coetaneo a quello pugliese, gli alberi hanno mostrato valori di AST più bassi (Fig. 7A). L'efficienza produttiva (EP) è risultata, in entrambi gli anni, compresa tra 0,17-0,19 kg/cm2 in Puglia e in Sicilia (Fig. 7B), mentre in Umbria i valori sono variati da 0,22 kg/cm2 del 2010 a 0,13 kg/cm2 nel 2011. Maturazione e raccolta L'indice di maturazione prestabilito per procedere alla raccolta dei frutti (pigmentazione 2,5-3,0) è stato raggiunto in Sicilia nel 2010 verso la fine di ottobre (Fig. 8); durante la prima decade di novembre in Puglia; tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre in Umbria. Nel 2011, l'epoca di raccolta in tutti e tre i siti è caduta nella prima decade di novembre, Qualità del prodotto Puglia Sicilia Umbria Area sezione del tronco 0.25 0.20 0.15 0.10 0.05 0.00 Puglia Sicilia Umbria Efficienza produttiva •» Fig. 7 - Area sezione del tronco (A) ed efficienza produttiva (B) nei diversi areali in sperimentazione. 62 FRUTTICOLTURA-n. 9-2012 In entrambi gli anni d'indagine tutti gli oli ottenuti sono rientrati nella categoria dell'extra vergine. Il contenuto di acido oleico è risultato maggiore negli oli prodotti in Umbria, che ha raggiunto il picco del 76% nel 2010, rispetto a quelli prodotti in Puglia e in Sicilia che nel 2011 hanno mostrato valori di acido oleico del 64% (Tabb. 2 e 3). Al minore contenuto in acido oleico degli oli dei siti più meridionali ha fatto riscontro un maggiore contenuto di acidi grassi saturi e polinsaturi. L'acido linoleico è, infatti, variato tra un minimo del 7% (Umbria) e un massimo del 13% (Sicilia); l'acido palmitico ha oscillato tra il 12% (Umbria) ed il 20% (Puglia). Il rapporto acidi grassi insaturi/saturi è risultato più elevato negli oli umbri (5,7 nel 2010; 5,0 nel 2011) rispetto a quello rilevato negli oli dei due siti più meridionali: da un minimo di 3,5 (Puglia, 2011) ad un TAB. 2 - EPOCA DI RACCOLTA E PRINCIPALI CARATTERISTICHE CHIMICHE E SENSORIALI DELL'OLIO DELLA CV ARBEQU1NA NEI DIVERSI AREALI IN SPERIMENTAZIONE (2010). Epoca di raccolta Polifenoli (ppm) Acido oleico (%) Sicilia 26-Oct 478 64 Puglia 15-Nov 231 Umbria 8-Nov 524 Sito Acido Acidi Acido linoleico ( %) palmitico (°/<0 insaturi/saturi Fruttato (1-5) Amaro (1-5) Piccante (1-5) 13 17 4,0 3,5 2,0 2,0 68 10 15 4,7 3,5 2,0 2,0 76 7 12 5,7 3,5 2,5 3,0 TAB. 3 - EPOCA DI RACCOLTA E PRINCIPALI CARATTERISTICHE CHIMICHE E SENSORIALI DELL'OLIO DELLA CV ARBEQUINA NEI DIVERSI AREALI IN SPERIMENTAZIONE (2011). Fruttato (1-5) Amaro (1-5) Piccante (1-5) 4,0 2,5 2,0 2,5 20 3,5 2,2 2,0 2,0 15 5,0 3,5 3,0 3,5 Epoca di raccolta Polifenoli (ppm) Acido oleico (%) Sicilia 9-Nov 428 64 11 18 Puglia 9-Nov 290 64 10 Umbria 9-Nov 390 71 9 Sito Acido Acido Acidi linoleico (%) Palmitico (%) insaturi/saturi Considerazioni conclusive Per far fronte all'incremento della domanda di olio di oliva sul mercato internazionale alcuni Paesi si stanno oggi avvalendo di nuovi modelli olivicoli tra i quali il superintensivo, basato su un panorama varietale esiguo (tre cultivar, tra le quali prevale nettamente l'Arbequina. In Italia, maggiore importanza viene invece riservata alla tipicità degli oli, legata al patrimonio varietale autoctono, ed alla conservazione del paesaggio agrario che contraddistingue e caratterizza ampie aree dall'olivicoltura tradizionale. Secondo l'Ismea, negli ultimi anni, » Fig. 8 - Grado di maturazione delle olive alla raccolta (Sicilia 2010). la Spagna, con un prodotto fortemente standardizzato e omologato, ha conmassimo di 4,7 (Puglia, 2010). Umbria hanno fatto rilevare un conte- quistato oltre il 50% dell'export monLe differenze nella composizione nuto totale di polifenoli (PPT) superio- diale dell'olio di oliva, mentre l'Italia acidica degli oli erano comunque at- re a quello degli oli della Puglia (Tabb. ha avuto una diminuzione nell'export di circa il 24%. Diverse sono le cautese poiché è noto che passando dalle 2 e 3). Nel 2010 il contenuto in PPT (Tab. se che hanno determinato il progreslatitudini più meridionali a quelle più settentrionali si assiste ad un aumento 2) è oscillato tra un minimo di 231 sivo arretramento dell'Italia rispetto dell'acido oleico e di converso ad una ppm (Puglia) ed un massimo di 524 alla Spagna tra le quali la differenza riduzione di quello linoleico (Inglese ppm (Umbria); nel 2011 (Tab. 3) l'olio di prezzo del prodotto, determinato in con più elevato contenuto in PPT è buona parte dai minori costi di raccolefa/.,2009). Nel 2011 in Puglia l'acido palmi- stato quello prodotto in Sicilia (428 ta in Spagna, grazie alla grande diffusione della meccanizzazione. tico ha raggiunto il limite massimo ppm). Nel complesso, gli oli prodotti in Attualmente, la raccolta meccani(20%) previsto dal Reg. Cee 61/2011. Molto probabilmente in Puglia l'anda- tutti e tre i siti sono risultati equilibrati ca è legata a due differenti tipi di sistemento stagionale non è stato dei più e mediamente fruttati (Tabb. 2 e 3). Ri- mi colturali che si distinguono sia per favorevoli alla normale evoluzione del spetto agli oli prodotti negli areali più la scelta della densità d'impianto che processo di I ipogenesi e ha favorito la caldi della Puglia e della Sicilia, l'olio per la forma di allevamento. Il sistema formazione di acidi grassi saturi rispet- prodotto nel sito umbro è risultato leg- intensivo (Fig. 9), piuttosto diffuso in germente più amaro (2,5-3) e piccan- Italia, con una densità di impianto di to a quelli insaturi. Ovviamente tale aspetto merita ul- te (3-3,5) con un fruttato più intenso circa 250-400 piante/ha e produzioteriori approfondimenti poiché livelli (3,5). I risultati relativi alla valutazione ni che in genere non superano le 7 t superiori di acido palmitico determi- chimica e sensoriale sono, nel com- per ettaro di olive. Con tale sistema, nano l'esclusione dell'olio dalla cate- plesso, analoghi a quelli ottenuti nel in genere, la raccolta è effettuata mecorso di altre sperimentazioni in Italia diante vibratori da tronco abbinati a goria extra vergine. Per quanto riguarda gli aspetti nu- (Camposeo et al., 2006; Mersi, 2008; teli intercettatori azionati meccanicamente, sistema di raccolta discontinuo traceutici gli oli prodotti in Sicilia e in Camposeo ef al., 2010). FRUTTItX)LTUKA-n.9-2012 63 •^ Fig. 9 - Sicilia, oliveto intensivo. -» Fig, 10 - Cassone di raccolta di scuotitore da tronco. ^ Fig. 11 - Macchina con gancio scuotitore da applicare al tronco con telo intercettatore. (Figg. 10 e 11). Il sistema superintensivo spagnolo con 1.200-2.000 piante per ettaro che produce, a regime, circa 10-12 t/ha di olive raccoglibili con macchine scavallataci (sistema di raccolta continuo) operanti ad una velocità di 1,2 km/ora (2 ore/ha nelle migliori condizioni). Il modello d'impianto superintensivo è stato progettato adottando valori standard nei parametri architetturali (distanza tra le piante, forma e dimensioni della chioma) imposti 64 FRUTnCOLTUBA-n.9-2O12 dalla meccanizzazione della raccolta, ed in particolare dall'efficienza della macchina scavallatrice, piuttosto che tenendo conto della longevità dell'impianto e della tipicità del prodotto. La costanza produttiva e l'entità della produzione sono fondamentali per il successo economico dell'olivete superintensivo che in pochi anni deve consentire di ammortizzare le elevate spese di impianto. Inoltre, la precoce fruttificazione rappresenta un importante fattore di regolazione e di limitazione dell'accrescimento vegetativo poiché indirizza la ripartizione degli assimilati verso i frutti (Proietti eTombesi, 1996). Dal complesso delle esperienze effettuate, risulta evidente l'ottimo comportamento produttivo, negli ambienti in cui sono state condotte le prove, della cultivar Arbequina nel contesto agronomico degli impianti superintensivi. Malgrado, infatti, le spiccate differenze ambientali tra i tre siti, i livelli produttivi degli impianti oggetto di studio sono risultati piuttosto elevati e comunque decisamente superiori rispetto a quelli che possono essere ottenuti da impianti costituiti secondo criteri tradizionali. Ad esempio, in prove effettuate da Barone et al. (1984), nella Sicilia Sud-occidentale con numerose cultivar di olivo autoctone e alloctone, in un contesto di impianto tradizionale (285 piante/ ha, allevate a vaso) sono state rilevate produzioni medie decisamente inferiori rispetto a quelle ottenute con gli impianti superintensivi. Nel corso delle presenti esperienze sono state otteute produzioni com- parabili a quelle del primo impianto superintensivo costituto in Spagna, che attualmente ha raggiunto circa 20 anni di età (Tous et al., 2012). Rimane tuttavia da verificare, negli anni futuri, la stabilità produttiva degli impianti. Relativamente a quest'ultimo aspetto sembra utile segnalare che, almeno nel sito di Marsala, dove Poliveto superintensivo ha raggiunto l'ottavo anno di età, non è stata ancora rilevata alcuna crisi produttiva, registrata invece intorno al settimo anno proprio nei luoghi di origine della cultivar Arbequina (Tous ef al., 2012). Per quanto concerne gli aspetti qualitativi, l'olio di Arbequina, ottenuto in tutti e tre i siti italiani presi in considerazione nella presente sperimentazione, ha evidenziato caratteristiche chimiche e sensoriali superiori a quelle rilevate negli oli estratti da tale cultivar in Spagna e in molte altre parti del mondo. Il contenuto medio in polifenoli fa sì che gli oli di estratti Arbequina rientrino nella categoria degli oli equilibrati, di "pronto consumo", simili a quelli di ben più note cultivar autoctone quali, ad esempio, le blasonate Tonda Iblea in Sicilia e Cima di Bitonto in Puglia. In conclusione, si ritiene che anche in Italia, così come è avvenuto in altri Paesi olivicoli, potranno coesistere due tipi di olivicolture: quella storicamente legata alla produzione olivicola in un contesto di conservazione e valorizzazione paesaggistica del territorio, nonché del ricco patrimonio di risorse genetiche e quindi delle produzioni tipiche; quella basata su sistemi colturali in grado di abbattere i costi di produzioni e di competere, sul mercato internazionale degli oli extra vergini di oliva. Malgrado il sistema spagnolo non rappresenti più un'innovazione in fase sperimentale, ma una realtà che si va affermando nel mondo, nel contesto di una olivicoltura agronomicamente più dinamica, altri modelli d'impianto stanno per essere sviluppati. Tra le 400 piante per ettaro degli impianti inten- I sivi e le 1.600 degli impianti superin- oil production it should be given attention to agricultural systems characterized by high tensivi, sono in fase di collaudo nuovi new productìon and mechanization. From thè 90s, modelli olivicoli che tengono conto in Spain, new high-density planting systems delle diversità di vigore, architettura (1,200-2,000 plants/ha) have been developed, on three cultivars (Arbequina, Arbosana della chioma e habitus di fruttificazio- based and Koroneiki) characterized by low vigour and ne, riscontrabili nell'ampio panorama early fruiting. Italian oliveculture lies in a geovarietale italiano (oltre 70 cultivar dif- graphical area that spread for about 6 degrees latitude (37° - 43° N Latitude) and at an altifusamente coltivate). In tale senso si of tude between sea level and 400 m a.s.l.. Several avverte l'esigenza di un maggior dia- studies on thè ecophysiology of woody plants logo tra arboricoltori e ingegneri mec- have shown thè importance of adjusting, especanici per la progettazione di nuove cially for high-density orchards, thè planting System to thè climate of thè cultivation site. The macchine, per la raccolta in continuo assessment of cultivars suitable for high-density su piante allevate in pareti verticali di systems, based on their vegetative characterisgrande sviluppo. Tali modelli d'im- tics, branching and fruiting combined with thè analysis of thè quality of products, may contribpianto, così come quelli superintensi- ute significantly to thè development and spread vi, potrebbero non avere grande suc- of new crop growing systems. To achieve this cesso in Italia (limiti orografici, coltu- aim, a collective research has been carried out by tree different research units, which operrali, strutturali e socio-economici), ma ate in thè main olive-growing regions of Italy potrebbero rappresentare comunque (Apulia, Sicily and Umbria). This work reports un'importante innovazione da espor- thè first results (201 O and 2011 ) held by thè PRIN Project on "Biological processes and entare nelle estese aree irrigue dei nuovi vironmental factors involved in thè vegetative Paesi olivicoli. growth, fruiting and oil quality control in superintensive olive (Olea europaea L.) plantings System". SUMMARY In EU Countries, thè success of thè traditional olive growing, characterised by high production costs and low selling prices of thè oil, was determined by thè subsidies that thè EU gives to thè sector. With thè opening of "free trade" and thè removal of subsidies by 2014 it will be necessary to reorder thè sector. In order to increase thè competitiveness of EU olive BIBLIOGRAFIA Barone E., Caruso T., Di Marco L., Inglese P., 1 986. Osservazioni preliminari sul comportamento bio-agronomico di 14 cultivar di olivo da tavola nella Sicilia occidentale. Riv. Frutt. 8: 55-63. Camposeo S., Codini A., 2010. Preliminary observations about thè performance of 13 varieties accordìng to thè super high density oliveculture training System in Apulia (southern Italy). Adv. Hort. Sci. 24(1): 1620. Camposeo S., Cantore A., Barbieri N., Codini A., 2006. 'Arbequina' e 'Arbosana' alla prova della qualità. Olivo&Olio 9(11-12): 12-14. Camposeo S., Vivaldi G.A., Callotta A., Barbieri N., Codini A., 2010. Valutazione chimica e sensoriale degli oli di alcune cv di olivo allevate in Puglia col modello superintensivo. Riv. Frutt. 72(6): 80-83. Codini A., 2010. L'olivicoltura italiana tra valorizzazione e innovazione. Riv. Frutt. 72(6). 2-11. Codini A., Bellomo F., 2002. 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Acta Hort. 924: 169-184.• BUONO D'ORDINE 602510 GRANDI OPERE —,v desidero acquistare H volume J\j Prezzo abbonati ELENA TI Bl LETTI MARIAGRAZIATIBILETTI BRUNO Q ATLANTE DEI FRUTTI ANTICHI W •— wei Totale ordine € € 32,00 (spedizione a mezzo pacco postale) Cognome e Nome _ Atlante dei frutti antichi in Italia Un atlante dedicato ai frutti della tradizione, i frutti della L nostra agricoltura, sia quelli maggiori che quelli minori in una panoramica che va dal melo, al nespolo, al lampone. Un excursus nella storia dei nostri nonni in schede sintetiche riassuntive di tutte le caratteristiche principali di genere e singole varietà, dove possibile tutte illustrate. Codice: 5349 • Formato: 23 x 27 • Pagine: XIX + 276 Prezzo: € 32,00 anziché € 38,00 edaqricole Sconto del 15% a tutti gli abbonati ' Via Cap Codice Fiscale La compilazione della cedola da diritto di ricevete offerte di prodotti e servizi della società de II Sole 24 ORE. 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