GIOVEDÌ 17 APRILE MALPENSA 2014 25 Schianto, muore motociclista Franco Rampazzo, sumiraghese di 50 anni, era in sella alla sua Ktm. Impatto fatale contro una Micra IL RICORDO DI CHI L’HA CONOSCIUTO Un uomo per bene grande lavoratore SUMIRAGO – In tanti anni di lavoro l’uno accanto all’altro, Franco Rampazzo non aveva mai ritardato una volta. Ecco perché alle 8 di ieri, quando il suo socio non l’ha visto varcare la porta del loro capannone di Cairate, si è subito preoccupato. Gli ha telefonato una volta, due, ma il cellulare continuava a squillare a vuoto. La triste verità l’ha scoperta poco più tardi, quando il corpo di Rampazzo giaceva ancora senza vita sull’asfalto di via De Gasperi, ad Albizzate. La notizia si è diffusa in poche ore anche a Sumirago, Comune di residenza del cinquantenne, e più precisamente a Quinzano San Pietro, frazione in cui il motociclista viveva dividendo un’elegante villetta di via Perego insieme alla sua compagna Concetta. In paese lo conoscevano tutti. «L’avevo visto a cena soltanto due settimane fa», racconta Susanna Chinetti, dipendente comunale all’Ufficio Tecnico. I due, oltre ad avere un legame di parentela, sono cresciuti insieme. Le vacanze estive all’oratorio, il ritrovo in piazzetta, il sabato sera al circolo del paese. «Sa, quando eravamo giovani noi si usciva tutti insieme in compagnia, mica come ora che ognuno va dove vuole con la macchina». Susanna parla di Franco come di un motociclista esperto («da quando gli han preso la Vespa a 14 anni l’ho sempre visto sulle due ruote») e di conseguenza non riesce proprio a capire cosa possa essere andato storto ieri mattina, a tal punto da causare un impatto così violento e la morte sul posto del quinzanese. Rampazzo avrebbe compiuto cinquantuno anni il prossimo 18 luglio, ma ne dimostrava almeno dieci di meno. I conoscenti lo ricordano come un gran lavoratore (si era specializzato nella ristrutturazione di serramenti) che divideva la sua vita tra l’attività e la famiglia. A lui piaceva la tranquillità di Quinzano, tanto che mai ha pensato di andare ad abitare altrove. Lì c’erano i suoi due fratelli, la sua compagna e i suoi affetti. «Quella è una strada maledetta: proprio lì due ragazzi di Quinzano si ammazzarono dieci anni fa», ricorda Maurizio Gaiarin, figlio di Concetta e inevitabilmente molto legato al cinquantenne. Ieri mattina era molto scosso, a tratti incredulo. Ancora non si era reso conto che Franco non c’era più. Alle 7.30 è uscito di casa, ha infilato il casco, ha salutato tutti e se n'è andato, come era solito fare tutti i giorni da chissà quanti anni a questa parte. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che ieri sarebbe stata l’ultima volta e che quel suo saluto, un banale ciao di routine, era invece un tristissimo addio. Gabriele Ceresa ALBIZZATE - Sangue sull’asfalto, il bilancio della maledizione stradale sta raggiungendo in pochi giorni numeri impressionanti. Ieri mattina l’ennesimo incidente mortale. È accaduto poco dopo le 7.30 in via De Gasperi, vittima il cinquantenne Franco Rampazzo. L’uomo viaggiava in sella alla sua Ktm 650 e si stava recando al lavoro, a Cairate. All’improvviso l’impatto con una Micra: nello schianto il corpo di Rampazzo è stato proiettato sul suolo, un colpo violentissimo che ha subito mostrato tutti i segnali dell’estrema gravità. Il primo a prestare soccorso è stato un operatore della Croce Rosssa che in quel momento non era in servizio ma che si è precipitato a praticare il massaggio rianimatorio, Nel frattempo sono arrivati l’ambulanza e l’elicottero partito da Como ma ogni tentativo di salvarlo è stato inutile. È morto accanto a un mazzo di fiori evocativo di un’altra tragedia, accaduta anni fa, una sorta di cippo della memoria che dovrebbe sollecitare interventi viabilistici risolutivi e che invece resta soltanto come traccia tangibile del dolore di un’altra famiglia straziata dal lutto. La dinamica è al vaglio della polizia provinciale. Stando a quanto hanno potuto verificare finora gli agenti, sembra che Franco - residente a Quinzano di Sumirago con la compagna e i due figli della donna - viaggiasse dietro alla Micra, lungo l’arteria che conduce da Sumirago a Jerago. L’auto doveva svoltare a sini- stra, per immettersi in via Adamello ed è stato quello l’istante fatale per Rampazzo. A quanto pare la sua moto è entrata in collisione con la macchina, un colpo così forte che ha sbalzato la Micra contro un muretto che costeggia la strada. L’automobilista è stato trasportato e medicato all’ospedale, i sanitari lo hanno giudicato guaribile con dieci giorni di prognosi. La procura nel frattempo ha aperto un fascicolo per omicidio colposo, al fine di chiarire le responsabilità e di poter svolgere gli accertamenti irripetibili offrendo tutte le garanzie agli eventuali indagati. Nei prossimi giorni sul corpo del cinquantenne verrà eseguita l’autopsia e solo dopo il nulla osta del magistrato al dissequestro della salma potranno essere fissati i funerali. Resta in attesa del benestare del pm anche la famiglia di Ludmilla Shabalova, spirata lunedì a distanza di due giorni dall’incidente avvenuto a Solbiate Arno: la settantaduenne è stata investita mentre attraversava la strada. Non ce l’ha fatta neppure l’uomo che lunedì si trovava al volante di un furgone quando all’improvviso è stato colto da malore. È successo alla rotonda delle Quattro Strade, vicino a Lonate Pozzolo: l’autotrasportatore è stato soccorso da un caporal maggiore della caserma Nato di Solbiate Olona che stava passando proprio da lì. Lo ha estratto dal mezzo che era andato a sbattere contro un palo della luce e ha cercato di rianimarlo, purtroppo senza alcun esito. Sarah Crespi L’auto e la moto su cui viaggiava Franco Rampazzo (nel riquadro) dopo il tremendo schianto in via De Gasperi ad Albizzate (foto Blitz) Raccolte 2.500 firme a difesa delle Candie Dal Comitato Nord che attende la conferma del summit con la Fondazione Maurizi CASSANO MAGNAGO - Tutto tace, per ora. Ma il Comitato Nord non sta con le mani in mano: la sua petizione in difesa della collina delle Candie dalla maxicasa di riposo proposta dalla Fondazione Maurizi viaggia a gonfie vele e, a un primo bilancio dopo tre weekend di raccolta, assomma 2.500 firme. Occhio, però, si tratta di un conto prudenzialmente in difetto. In quanto sono esclusi i moduli ancora a disposizione dei negozianti alleati. Inoltre, gazebo continueranno. Quindi, se il prossimo 24 aprile ci sarà il famoso incontro con la stessa fondazione, è probabile che al tavolo il gruppi ci- vico d’opposizione al progetto si motivo è semplice: non si intende lasieda sostenuto da un numero mag- sciar passare troppo tempo senza giore di sottoscrizioni. avere risposte precise sull’opera Già adesso, a onor del vero, di di- che dovrebbe essere realizzata e poi screta entità. Cogestita dal colosso munque, è attesa di settore Medica oggi pomeriggio la France. Oggi la risposta conferma dell’apNon a caso, inizialpuntamento. sulla data del 23 aprile mente, il comitato «Aspettiamo la ripuntava a un faccia per l’atteso confronto sposta sulla data a faccia pubblico. del 23», diceva ieri La Fondazione Andrea Coarezza, Maurizi pare però portavoce del Comitato Nord. «Ad- non sentirci e, oltre ad avere escludirittura loro avevano proposto il so tale possibilità (il summit è previ12 maggio. Noi invece vogliamo sto nella sua sede), vorrebbe circoconfrontarci prima di Pasqua». E il scrivere l’incombenza a pochi inter- locutori. Per intendersi, da una parte l’avvocato Maura Bogni che ha in mano tutta la pratica della casa di riposo e dall’altra qualche elemento del sodalizio civico. Tuttavia a tal proposito Coarezza è chiaro: «Abbiamo chiesto che ci sia anche il presidente Giuseppe Piotti. Speriamo che non salti l’incontro». Nel frattempo si fa largo una nuova forma di tutela della collina. Come spiegato dal portavoce: «Durante la raccolta di firme è emersa dalla gente la volontà di trasformare le Candie nell’epicentro di un’area verde protetta». Una parco, insomma. An.Per. Sanfelice s’infila nella frattura Lega-ex Pdl «La Fondazione Montevecchio da sola non regge: inutile prendersi in giro» Villa Montevecchio di Samarate, sede della Fondazione (foto Archivio) SAMARATE - Potenziare il ruolo della Fondazione Montevecchio è la scelta della Lega Nord. Decisione meditata dal sindaco Leonardo Tarantino e dai rappresentanti leghisti in seno al consiglio di amministrazione della fondazione con il presidente Mattia Zone e il consigliere Angelo Prandoni, ma invisa all'area portalupiana e ciellina dell' ex Pdl. Gruppo che ammette una divergenza di vedute sulla questione che però non porterà allo strappo. Una vertenza in cui entra deciso dall'opposizione il consigliere Eliseo Sanfelice (Idv) che in una lettera aperta al sindaco contesta la nuova linea decisa dalla sua amministrazione. Anche perché Sanfelice da sempre ribadisce la sua contrarietà agli «inutili carrozzoni» e la Fondazione Montevecchio rientra nel novero di questa assai poco edificante classifica. Insomma, nulla da dire sul lavoro del presidente Zone, della direttrice Carolina Rubino e della parte del cda rimasto, alla luce delle dimissioni negli ultimi mesi degli esponenti ex Pdl Emanuela Pelligrò e Marco La Loggia, ma una constatazione economica rilevante. Scrive Sanfelice: «Purtroppo a volte anche le migliori intenzioni non sono sufficienti e la Fondazione Montevecchio senza la contribuzione diretta e indiretta dell'ente locale non reggerebbe da sola nemmeno quindici minuti, è così inutile continuare a prendersi in giro». Non è un caso che Zone ha di recente rimarcato che causa crisi alcune importanti aziende del territorio che avevano contribuito al sostentamento sono state costrette al dietrofront. Anche se la fondazione nell' ultimo anno è riuscita a fare, sul modello di quanto avviene dappertutto, una spending review risparmiando 17mila euro sui 40mila dati dall' ente. Insomma quello di Sanfelice, alla luce anche della storia politica di Tarantino e della sua appartenenza storica alla Lega Nord, diventa un appello accorato: «Dite di essere contro gli sprechi di Roma Ladrona e allora non continuare a sprecare». M.Be.
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