- Copyright - Il Pensiero Scientifico Editore downloaded by Marcello Meledandri IP 213.82.128.126 Wed, 12 Mar 2014, 09:13:11 ▪ Articoli originali Intervento formativo per ridurre la contaminazione delle emocolture nella fase preanalitica: esperienza locale Educational intervention to reduce contamination of blood cultures in preanalytical phase: local study 1. 2. 3. 4. 5. Milva Ballardini,1 Annunziata Tamburro,1 Daniela Batticiocca,2 Maria Maddalena Sanna,3 Francesco Musti,4 Anna Ferrari,5 Patrizia Magrini,2 Marcello Meledandri1 gerendo l’opportunità di ripetere la formazione o di trovare altri correttivi. Microbiologia e Virologia Direzione Sanitaria di Presidio Servizio Assistenza Infermieristica e Ostetrica Area Formazione Team Infettivologico Azienda Complesso Ospedaliero San Filippo Neri, Roma Summary Riassunto Introduzione. L’emocoltura supporta la terapia antibiotica appropriata e contribuisce a una sorveglianza più accurata delle batteriemie correlate ai cateteri vascolari (CRBSI). L’utilità dell’emocoltura è tuttavia condizionata dalla qualità del prelievo. Un’analisi preliminare nell’Azienda Ospedaliera S. Filippo Neri di Roma ha rivelato un’alta frequenza di non conformità della fase pre-analitica, richiamando l’obbligo di migliorare la gestione del prelievo nei reparti caratterizzati da maggiori non conformità rispetto alle linee guida locali. Metodi. Uno studio retrospettivo 2002-10 ha permesso di determinare il valore medio di contaminazione dei flaconi e di individuare i reparti con maggior numero di criticità. È stato quindi organizzato un corso di formazione rivolto al miglioramento delle competenze sul prelievo microbiologico e sulla gestione informatizzata delle richieste. Sono stati arruolati tutti gli infermieri (n. 47) dei tre reparti che presentavano non conformità superiori alla media. Il corso è stato svolto in piccoli gruppi, con esercitazioni su manichino e su PC. È stata in seguito svolta una valutazione delle non conformità nei reparti coinvolti nel corso. Risultati. Nel 2002-10 la frequenza media dei contaminanti, valutata su base semestrale per i tre reparti, è stata 7.6%. Nel 1° semestre 2011 (comprendente il periodo dell’intervento formativo) la frequenza è stata 5.1%. Nel 2° semestre 2011, dopo l’evento formativo, la quota dei contaminati è stata 3,0%, significativamente inferiore (p < 0.0001) rispetto allo storico. Discussione. L’intervento formativo si è dimostrato efficace. Controlli successivi, a un anno dal corso, hanno dimostrato il mantenimento del basso livello di contaminazioni. Al contrario, un lieve peggioramento si è registrato al controllo effettuato a 1,5 anni, sug- Corrispondenza: Milva Ballardini Microbiologia e Virologia A. C. O. San Filippo Neri Roma 4 GImPIOS — Vol. 4, n. 1, gennaio-marzo 2014 Parole chiave. Emocoltura, contaminazione, non conformità. Introduction. Blood culturing supports appropriate antibiotic therapy and contributes to refine surveillance of catheter related blood stream infections (CRBSIs). Clinical utility of blood cultures, however, could be conditioned by poor quality of collecting. A preliminary analysis into a hospital of Rome (IT) revealed a high frequency of contamination during pre-analytical phase, recalling the need to improve collection procedures, primarily in departments less compliant with local guidelines. Methods. A retrospective study (200210), estimating the mean rate of microorganisms considered as contaminant in positive blood cultures, identified three major outlier departments (i.e. with the highest values of non-compliance). A training course on microbiological collection and practical use of Laboratory Information System (for patient-requests)was planned. All nurses of the three departments were enrolled (n.47). The course was designed for small groups and consisted of exercises both on dummy and PC-workstation. Subsequently, an assessment of contamination rate was performed. Results. In 2002-10 the mean frequency of contaminants for three departments – calculated on a six-month basis- was 7.6%. In the 1st half of 2011 (which included the period of the training) the frequency was 5.1%. In the 2nd half of 2011, after the training, proportion of contaminated reduced to 3.0% (lower than the historical value; p<0.0001). Discussion. The educative intervention seemed to be effective. Follow-up study showed maintenance of good compliance one year after the course. In contrast, slight decrease of performance was observed after a further period of surveillance, suggesting the opportunity to repeat the course or implement a different strategy. Key words. Blood cultures, contamination, non-compliance. Introduzione Nel paziente settico la terapia antibiotica dovrebbe iniziare immediatamente dopo i prelievi microbiologici, poiché la precocità della somministrazione migliora l’outcome. 1 È tuttavia fondamentale che la terapia, oltre che precoce, sia appropriata nei confronti del patogeno, ovvero basata su molecole per le quali esiste una sensibilità in vitro.2,3,4 L’emocoltura, in questo ambito, rappresenta un presidio necessario.5 - Copyright - Il Pensiero Scientifico Editore downloaded by Marcello Meledandri IP 213.82.128.126 Wed, 12 Mar 2014, 09:13:11 M. Ballardini, et al. – Intervento formativo per ridurre la contaminazione delle emocolture nella fase preanalitica: esperienza locale Il ruolo fondamentale dell’emocoltura nell’orientare la corretta terapia antibiotica può essere inficiato da una gestione approssimativa o, più frequentemente, disattenta della fase preanalitica. Sebbene la contaminazione durante il prelievo sia per certi versi inevitabile, tassi di non conformità superiori al 3% (rispetto ai flaconi raccolti) devono stimolare una riflessione critica sul processo e suggerire l’implementazione di programmi educativi mirati.6 La contaminazione delle emocolture, oltre a essere un fattore confondente per il clinico, incide sui costi complessivi dell’assistenza. Il referto microbiologico “falsamente positivo”, infatti, può innescare la prescrizione di un antibiotico non necessario, prolungando inutilmente la degenza.7,8 È superfluo ricordare, incidentalmente, che questo ha un peso anche in termini di pressione selettiva sull’ecosistema microbico ospedaliero. Nel tentativo di risolvere queste criticità, in diverse strutture sanitarie degli USA si è affermata una procedura centralizzata di prelievo, con l’istituzione di veri e propri phlebotomy team.9, 10 Un’importante, ulteriore, ragione che determina la necessità di un buon prelievo per emocoltura è l’ottimizzazione di alcune procedure clinico-assistenziali e la sorveglianza dei relativi eventi avversi, quali sono da considerare le batteriemie correlate ai cateteri vascolari (CRBSI). È noto che la prevenzione di queste infezioni passa attraverso l’attivazione di molteplici interventi, ma un ruolo non secondario si attribuisce alla capacità del personale coinvolto di gestire anche gli aspetti diagnostici del processo. 11 La definizione di CRBSI è, infatti, connessa al dato di laboratorio.12,13 Quest’ultimo a sua volta è legato alla capacità di raccogliere i campioni biologici nei tempi e nei modi giusti.14 Un’analisi preliminare del contesto locale – Azienda Ospedaliera San Filippo Neri di Roma – ha mostrato per alcuni reparti un’elevata percentuale di non conformità nella fase pre-analitica delle emocolture. L’analisi preliminare riguardava complessivamente il periodo 2001-2010 ed era effettuata sia per analizzare l’aderenza alle linee guida aziendali sul prelievo microbiologico, sia per saggiare la dimestichezza del personale nell’utilizzo dell’applicativo informatico di richiesta delle analisi. I dati rilevati indicavano percentuali di contaminazione dei flaconi significativamente superiori rispetto al valore “soglia” del 3% indicato in letteratura. Tali criticità insistevano peraltro in unità operative molto coinvolte nella richiesta di esami microbiologici. Nell’ambito di una riunione operativa della Commissione Infezioni Ospedaliere si decideva di organizzare un intervento formativo mirato e sistematico, che riguardasse i reparti con elevata frequenza di non conformità (cioè con peggiore performance) sulla specifica problematica. I reparti erano rispettivamente individuati nel Centro Rianimazione (CR), nell’Unità di Terapia Intensiva Respiratoria (UTIR) e nell’Unità di Terapia Intensiva Neurochirurgica (TINCH). Metodi È stato eseguito uno studio descrittivo dei dati di laboratorio, aggregati su base semestrale. È stato utilizzato un software commerciale (Mercurio, Noemalife) per estrarre i dati dal LIS (Laboratory Information System). La prima parte dello studio è stata di tipo retrospettivo. Rispetto alla preliminare analisi delle “non conformità” (vedi introduzione), questa rilevazione è stata rivolta ai soli tre reparti prescelti (CR, UTIR, TINCH) e ha considerato i rispettivi dati in forma cumulativa, ovvero come se provenienti da un unico richiedente. È stata anche leggermente ristretta, rispetto alle valutazioni preliminari, la finestra temporale analizzata, portandola al periodo 2002-2010. Questa scelta è stata dettata dalla maggiore coerenza dei dati a partire dal 2002 e, in particolare, dal secondo semestre di quell’anno, coincidente con l’adesione del laboratorio alle indicazioni interpretative di Richter et al. sulla contaminazione delle emocolture.6 La contaminazione è stata definita come: a. caso di emocoltura singola positiva (su un set multiplo) con isolamento di stafilococchi coagulasi negativi (CoNS), corine batteri o Propionibacterium acnes, oppure caso di emocoltura unica – “orfana” – positiva per le medesime specie microbiche (si rileva che quest’ultima definizione è in parte arbitraria ed è stata adottata tipicamente per questa esperienza; infatti, l’isolamento dei citati microrganismi Gram positivi su un singolo set di prelievo andrebbe a rigore classificato come non interpretabile); b. caso di emocoltura multipla con isolamento di stafilococchi coagulasi negativi diversi tra loro (intendendo la diversità come differenza di specie o come antibiotipo non congruente); si tratta del classico caso in cui la coppia di prelievi da CVC e vena periferica (VP) fornisce due specie diverse di CoNS in due antibiogrammi diversi. Usando l’una o l’altra di queste definizioni è stata calcolata la frequenza dei contaminanti (sul totale dei flaconi) nei reparti individuati per l’analisi. All’inizio del 2011 è stato progettato un intervento di formazione finalizzato al miglioramento delle competenze teoriche specifiche e all’acquisizione della best practice nel prelievo per emocoltura. Si è pensato di riservare una particolare attenzione alle criticità dei pazienti con CVC, nonché alla gestione delle richieste sull’applicativo informatico locale (DNweb, Noemalife). Il programma e la modalità didattica sono stati definiti da un gruppo misto di operatori della Microbiologia, del Team Infettivologico, dell’Area Formazione, della Direzione Sanitaria di Presidio e del Servizio Infermieristico. Il riferimento per allestire il corso è stato, in larga parte, il preesistente manuale aziendale dei prelievi microbiologici,15 disponibile sul sito web dell’ospedale (sanfilipponeri.roma.it) nell’area intranet. Il corso è stato organizzato nella modalità del progetto formativo aziendale, con accreditamento ECM. È stata arruolata la totalità degli infermieri assegnati ai tre reparti target, complessivamente 47 operatori, partendo dal presupposto che non esisteva tra loro un gruppo specializzato che si occupasse esclusivamente di emocolture e gestione degli accessi vascolari. Per garantire la massima partecipazione all’evento formativo, il corso è stato reso obbligatorio ed effettuato in orario di servizio. L’attività formativa – portata avanti per l’intero mese di maggio 2011 – era basata su un modulo della durata di tre ore, rivolto a piccoli gruppi di operatori. Le figure coinvolte a titolo di docenza sono state: 1 microbiologo, 1 coordinatore tecnico della microbiologia, 1 coordinatore infermieristico addetto al controllo infezioni. Gli infermieri addetti al controllo infezioni (tre unità) hanno GImPIOS — Vol. 4, n. 1, gennaio-marzo 2014 5 - Copyright - Il Pensiero Scientifico Editore downloaded by Marcello Meledandri IP 213.82.128.126 Wed, 12 Mar 2014, 09:13:11 M. Ballardini, et al. – Intervento formativo per ridurre la contaminazione delle emocolture nella fase preanalitica: esperienza locale inoltre supportato le attività didattiche e di segreteria. Il programma del modulo affrontava ripetutamente la questione delle contaminazioni, illustrando con esempi pratici come le piccole derive dei comportanti individuali avessero ricadute negative su diagnostica e sorveglianza. Una parte dell’attività didattica era dedicata alla definizione di materiali, flaconi e siti di prelievo e alla valorizzazione di questi dati sul sistema informatico. Il corso prevedeva anche un ripasso visivo della corretta procedura aziendale (basato su una serie di foto scattate alcuni mesi prima in un reparto dell’ospedale) ed esercitazioni su manichino. Un campione delle foto usate a scopo didattico è riportato nelle figure 1-2. Nell’ambito della formazione, è stata notevolmente approfondita la modalità diagnostica della CRBSI. Poiché, com’è noto, il laboratorio ha necessità di calcolare i “delta” dei tempi di positività tra i prelievi da CVC e quelli da vena periferica,16,17,18 è stata spiegata l’importanza del prelievo contemporaneo. La Microbiologia richiedeva, inoltre, che l’ora del prelievo fosse indicata in un campo definito del sistema informatico: nel passato quest’accortezza era stata spesso disattesa, con l’impossibilità di completare la diagnosi di CRBSI. Il corso è stato accolto favorevolmente dal personale, come hanno testimoniato sia la vivacità e qualità delle discussioni sia i feedback raccolti nelle schede ECM. La maggior parte degli operatori coinvolti ha dichiarato di voler subito cambiare alcuni comportamenti. Si è deciso, tuttavia, di valutare l’efficacia dell’attività formativa, verificando se questa avesse realmente inciso sui comportamenti adottati. Questa rilevazione è stata condotta con la stessa metodologia utilizzata per evidenziare le criticità iniziali: è stata quindi proseguita in modo prospettico l’analisi dei dati di laboratorio, misurando le variazioni nella frequenza delle contaminazioni dei reparti in questione. Risultati Analisi retrospettiva 2002-10 (periodo pre-intervento): la frequenza media delle contaminazioni, nei reparti con maggiori criticità nelle procedure e per questo avviati ad intervento formativo, ha oscillato da un minimo del 5,6% a un massimo del 10,6%, con un valore medio complessivo pari a 7,6% dei flaconi prelevati (95% IC 7,2-8,1). Nell’arco di questo lungo periodo, peraltro, si era osservato un lieve, non significativo, trend di riduzione delle contaminazioni (R2= 0,14). Analisi del 1° semestre 2011 (periodo dell’intervento): nella 1a metà del 2011 - comprendente maggio, mese dell’intervento formativo - la frequenza delle contaminazioni è stata 5,1% (95% IC 3,7-6,5). Il confronto con il dato delle contaminazioni dell’intero periodo pre-intervento (2002-10) è già da considerare indicativo di una diminuzione (p=0,006; Z-test di confronto tra proporzioni). Analisi prospettica 2011-12 (periodo post-intervento): nel 2° semestre 2011, immediatamente dopo l’evento formativo, la quota delle contaminazioni registrate è risultata diminuita al 3,0%, quindi significativamente inferiore (p<0,0001; Ztest) rispetto al periodo pre-intervento. Nei due semestri successivi (1° e 2° del 2012) sono stati registrati tassi di contaminazione del 3,3% e del 4,8% rispettivamente. La frequenza media complessiva di contaminazione, nei tre semestri postintervento, è stata pari a 3,6% dei flaconi prelevati (95% IC 6 GImPIOS — Vol. 4, n. 1, gennaio-marzo 2014 Figura 1 – Estratto dal materiale didattico del corso: come organizzare la richiesta dei test; familiarizzare con l’applicativo informatico e con le etichette: l’uso dei corretti presidi disinfettanti e dei guanti sterili. Figura 2 – Estratto dal materiale didattico del corso: la procedura di prelievo e il rispetto del volume di inoculo dei flaconi. 2,8-4,4). Anche in questo caso, il confronto del dato complessivo dei tre semestri post-intervento versus il periodo 2002-10 (pre-intervento) è da considerare nettamente indicativo di una diminuzione (p<0,0001; Z-test). Una visione riassuntiva delle contaminazioni rilevate nell’intero periodo 2002-2012, in relazione all’intervento formativo del 1° semestre 2011, è mostrata nella Figura 3. Analisi di dettaglio (pre e post-intervento): nella Tabella I sono indicati i dati analitici dell’intero studio: numeri assoluti delle contaminazioni rilevate, flaconi prelevati e rispettive frequenze. L’analisi di dettaglio mostra che il peso dei due diversi tipi di contaminazione - così come definiti nei metodi - è stato diverso rispetto al risultato finale. La quota delle emocolture uniche positive è passata, da pre a post-intervento, rispettivamente da 3,2% a 1,2% (p<0,0001; Z-test). La quota delle “incongruenze di specie” (specie differenti di Gram positivi in set differenti) è passata, rispettivamente, da 4,4% a 2,3% (p<0,0001; Z-test). Discussione Non esistono al momento dati sul livello complessivo delle contaminazioni delle emocolture in Italia e sulle relative implicazioni clinico/economiche. È probabile, comunque, - Copyright - Il Pensiero Scientifico Editore downloaded by Marcello Meledandri IP 213.82.128.126 Wed, 12 Mar 2014, 09:13:11 M. Ballardini, et al. – Intervento formativo per ridurre la contaminazione delle emocolture nella fase preanalitica: esperienza locale Figura 3 – Contaminazione delle emocolture, nei reparti coinvolti dall’intervento formativo, nel periodo 2002-2012 (dati organizzati su base semestrale). Frequenza globale delle contaminazioni rispetto ai flaconi prelevati 12 Intervento formativo 10 8 6 4 2 Semestre 0 2° Anno 2002 1° 2° 2003 1° 2° 2004 1° 2° 2005 1° 2° 2006 1° 2° 2007 che si tratti di un fenomeno cospicuo, se utilizziamo come indicatore il costante impegno profuso dai microbiologi nel segnalare queste non conformità. Secondo un’indagine italiana sulla lavorazione dell’emocoltura,19 il 75,8% dei laboratori partecipanti (dati 2010) ha prodotto un’indicazione scritta da seguire nel caso di una possibile contaminazione; tale prassi era peraltro adottata fin dal 2001, con frequenza simile (71,6%). A fronte di un notevole progresso tecnologico nel campo della microbiologia clinica (biologia molecolare, spettrometria di massa, etc.), il problema delle contaminazioni dell’emocoltura non ha finora trovato soluzioni definitive; ne è indice il fatto che, a oggi, non esiste un gold standard per differenziare i veri positivi dalle contaminazioni. I problemi della fase preanalitica e le possibili soluzioni sono, di fatto, quelli tracciati dall’American Society for Microbiology (ASM),20,21 rispettivamente nel 2003 e 2006. I lavori citati indicano che è possibile ridurre la contaminazione attraverso uno sforzo continuo e multidisciplinare e che tassi inferiori al 3% sono auspicabili e raggiungibili. La situazione rilevata in alcuni reparti dell’Azienda Ospedaliera San Filippo Neri si configurava come una criticità, con tassi di contaminazione francamente abnormi. Il corso di formazione del personale coinvolto nella gestione della fase pre-analitica sembra aver giocato un ruolo decisamente migliorativo. Dopo il corso, il fenomeno “contaminazioni” si è ridotto significativamente, portando al dimezzamento della quota di contaminazioni pre-intervento. Questa performance – valutabile nella misura del 3% nel secondo semestre 2011 – è difficilmente attribuibile a semplice casualità, giacché non era mai stata osservata nel decennio precedente. L’analisi ragionata dei dati suggerisce anche altre osservazioni. In primo luogo, l’efficacia dell’intervento educativo sembrerebbe diminuire nel tempo. A distanza di un anno e mezzo dal corso di formazione, si è assistito a un certo rebound della quota delle contaminazioni. Pur alla presenza dello stesso gruppo di operatori (una sola unità infermieristica è mutata rispetto al maggio 2011), il fenomeno ha avuto una lieve ripresa nella seconda metà del 2012. Ciò è verosimilmente indicatore di una minore aderenza alle linee guida e/o di un calo di attenzione rispetto al problema, ancorché non 1° 2° 2008 1° 2° 2009 1° 2° 2010 1° 2° 2011 1° 2° 2012 sia possibile affermarlo con certezza. Occorre infatti rilevare che, di là dagli adempimenti ECM circa la verifica dell’efficacia formativa post evento, non è stato pianificato un sistema di controllo sul campo di quanto appreso nel corso di formazione. Secondariamente, i risultati ottenuti nel post-intervento non rappresentano l’obiettivo ideale di un programma di questo tipo. La ASM pone infatti il tasso di contaminazione dell’1% come un traguardo concretamente perseguibile. L’esperienza locale è positiva, rispetto a una condizione iniziale caotica, ma certo suscettibile di ampio miglioramento e ancora lontana dal best standard. In terzo luogo, la diversa efficacia nel contenere – a distanza di tempo – i due tipi di contaminazioni (meglio il controllo delle “emocolture uniche positive”; meno bene quello delle “discrepanze di specie in caso di prelievi multipli”) suggerisce uno scenario più complesso. Nel caso dei positivi “orfani” siamo di fronte a una situazione in cui il solo intervento educativo produce frutti, poiché è intrinsecamente più semplice memorizzare la procedura, la disinfezione, il numero di prelievi, etc. Nel secondo caso – tipico dei prelievi per CRBSI – ci imbattiamo nelle complesse problematiche riguardanti la gestione degli accessi vascolari e la loro eventuale colonizzazione. È oggetto di discussione, da parte del gruppo di studio, l’opportunità di ripetere l’evento formativo nonché quella di approntare altri correttivi per migliorare la compliance. In particolare, si sta valutando l’implementazione di una checklist per misurare, in termini di processo – oltre che di esito – il rispetto continuato sia delle linee guida locali sul prelievo sia quelle sulla prescrizione antibiotica nei pazienti a rischio di sepsi. ▪ Bibliografia 1. Gaieski DF, Mikkelsen ME, Band RA et al. M. Impact of time to antibiotics on survival in patients with severe sepsis or septic shock in whom early goal-directed therapy was initiated in the emergency department. Crit Care Med 2010;38 (4):1045. 2. Garnacho-Montero J, Garcia-Garmendia JL, Barrero-Almodovar A, Jimenez-Jimenez FJ, Perez-Paredes C, Ortiz-Leyba C. Impact of adequate empirical antibiotic therapy on the outcome of patients admitted to the intensive care unit with sepsis. Crit Care Med 2003;31(12):2742. GImPIOS — Vol. 4, n. 1, gennaio-marzo 2014 7 - Copyright - Il Pensiero Scientifico Editore downloaded by Marcello Meledandri IP 213.82.128.126 Wed, 12 Mar 2014, 09:13:11 M. Ballardini, et al. – Intervento formativo per ridurre la contaminazione delle emocolture nella fase preanalitica: esperienza locale Tabella I – Numero assoluto (N.) e frequenza (%) delle contaminazioni associate alle emocolture nel periodo 2002-2012 (dati organizzati su base semestrale). Il periodo 2002-2010 è da considerare come fase “pre-intervento; il 1° semestre 2011 comprende l’intervento formativo; a seguire la fase “post-intervento”. N. emocolture N. emocolture N. totale N. flaconi % emocolture "orfane", con specie differenti contaminazioni prelevati "orfane", con isolamento di Gram positivi con isolamento di Gram positivi nei differenti set di Gram positivi %emocolture % totale con specie contaminazioni differenti di Gram positivi nei differenti set Periodo precedente l'intervento formativo sulle contaminazioni 2002 2°sem 47 5 52 895 5,3% 0,6% 5,8% 2003 1°sem 34 23 57 899 3,8% 2,6% 6,3% 2003 2°sem 44 49 93 1023 4,3% 4,8% 9,1% 2004 1°sem 54 34 88 1005 5,4% 3,4% 8,8% 2004 2°sem 32 61 93 966 3,3% 6,3% 9,6% 2005 1°sem 13 71 84 789 1,6% 9,0% 10,6% 2005 2°sem 14 47 61 656 2,1% 7,2% 9,3% 2006 1°sem 19 49 68 730 2,6% 6,7% 9,3% 2006 2°sem 24 29 53 841 2,9% 3,4% 6,3% 2007 1°sem 16 46 62 873 1,8% 5,3% 7,1% 2007 2°sem 30 16 46 740 4,1% 2,2% 6,2% 2008 1°sem 27 32 59 800 3,4% 4,0% 7,4% 2008 2°sem 26 38 64 790 3,3% 4,8% 8,1% 2009 1°sem 16 44 60 966 1,7% 4,6% 6,2% 2009 2°sem 11 34 45 810 1,4% 4,2% 5,6% 2010 1°sem 26 25 51 744 3,5% 3,4% 6,9% 2010 2°sem 19 32 51 748 2,5% 4,3% 6,8% 3,2% 5,1% Periodo inclusivo dell'intervento formativo sulle contaminazioni 2011 1° sem 17 28 45 882 1,9% Periodo successivo all'intervento formativo sulle contaminazioni 2011 2° sem 9 13 22 738 1,2% 1,8% 3,0% 2012 1° sem 13 15 28 852 1,5% 1,8% 3,3% 2012 2° sem 4 21 25 520 0,8% 4,0% 4,8% 3. Ibrahim EH, Sherman G, Ward S, Fraser VJ, Kollef MH. The influence of inadequate antimicrobial treatment of bloodstream infections on patient outcomes in the ICU setting. Chest 2000;118(1):146. 4. Harbarth S, Garbino J, Pugin J, Romand JA, Lew D, Pittet D. Inappropriate initial antimicrobial therapy and its effect on survival in a clinical trial of immunomodulating therapy for severe sepsis. Am J Med 2003;115(7):529. 5. Coburn B, Morris AM, Tomlinson G, Detsky AS. Does this adult patient with suspected bacteremia require blood cultures? JAMA 2012;308(5):502-11. 6. Richter SS, Beekmann SE, Croco JL et al. Minimizing the workup of blood culture contaminants: implementation and evaluation of a laboratory-based algorithm. J Clin Microbiol 2002;40(7):2437. 7. Jumaa PA, Chattopadhyay B. Pseudobacteraemia. J Hosp Infect 1994;27(3):167-77. 8. Waltzman ML and Harper. Financial and Clinical Impact of False-Positive Blood Culture Results. Clinical Infectious Diseases 2001;33(3):296-9. 9. 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