Marco Francaviglia Associazione “Il mondo che voglio” http://www.ilmondochevoglio.it ToZion Contest 2014 Un approccio ad una nuova realtà Dalle ceneri all’ateneo per la rinascita di un nuovo “essere umano” ToZion Contest Marco Francaviglia ` ormai assodato che il sistema attuale (che in realt` E a perdura da migliaia di anni) sia arrivato ad un punto critico per cui possa solo collassare su s´e stesso, essendo basato sull’Ego, sull’individualismo, ed in cui le persone abbiano come unico scopo la ricerca del profitto e del piacere ` chiaro che, a meno di non volere l’autodistruzione nostra e degli altri ospiti del piaeffimero. E neta, `e necessaria una svolta, e nuovi modelli sociali. Ma a questo punto `e lecito chiedersi: come si deve comportare un nuovo sistema sociale? Come `e possibile arrivarci? Chi partir`a per primo a costruirlo? E con quali tecnologie? Dal libro “Matrix, una parabola moderna” di Rocco Bruno: Il sistema in cui viviamo ha delle regole, una modalit` a di inculcarcele e queste regole hanno un unico scopo: “il Controllo”. Siamo diventati schiavi che difendono i loro padroni, pronti a batterci per un sistema, per ideali che non sono nostri, ma non ci appartengono naturalmente, essi sono solo artificiali, come “matrix” stessa, ci battiamo e difendiamo il mondo che conosciamo perch´e essere sotto controllo ci d` a il vantaggio che non saremo mai responsabili di quello che facciamo. Nei giorni 23 e 24 Agosto 2014, periodo normalmente dedito alle vacanze, un gruppo di persone si `e riunito per introdurre un possibile nuovo modello sociale riproducibile. Niente pseudospiritualismi, nessuna traccia di individualismo, solo volont`a di agire. Mi accingo quindi a introdurre, dopo questo incipit, il punto di vista di una persona (il sottoscritto), che collabora con l’Associazione Zion, e al tempo stesso `e socio fondatore dell’associazione “Il mondo che voglio”. Indice 1 Introduzione 1.1 La localit` a. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.2 Lo staff . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.3 La disposizione del programma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 1 1 1 2 Le tecnologie–I workshop 2.1 Tecnologie6=Zion . . . . 2.2 Stufa rocket . . . . . . . 2.3 Hugelkultur . . . . . . . 2.4 Palline di Fukuoka . . . 2.5 Stufa pirolitica . . . . . 2.6 Pacciamatura . . . . . . . . . . . . 1 1 2 3 5 5 6 3 Il messaggio finale 3.1 La donazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.2 Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 7 7 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Associazione “Il mondo che voglio” 1 ToZion Contest Introduzione 1.1 La localit` a Il luogo designato per l’incontro `e stata una struttura polisportiva in un paese nella provincia di Ascoli-Piceno chiamato Comunanza, in Via della Libert` a. Sinceramente non so se sia il paese, sia la via siano stati scelti a caso, ma sta di fatto che “libert` a” e “comunanza” sembrano essere due termini ad hoc per l’occasione. La struttura si compone di un palazzetto molto capiente che ha potuto ospitare le circa cinquecento persone giunte per l’evento da tutta Italia, e un fabbricato adibito a circolo di bocce, che `e stato riutilizzato per organizzare un workshop (a breve introdotto) e vari materiali. 1.2 Lo staff Lo staff `e stato parte integrante dell’organizzazione: senza disperdere l’attenzione dai reali punti focali che si propone questo articolo, `e bene dar merito ai volontari che si sono occupati delle attivit`a principali di supporto, ossia: • sicurezza • servizio mensa • sistemazione dei materiali nonch´e del brillante coordinamento con le autorit` a locali per l’organizzazione dell’evento anche sotto il punto di vista legale. Un’organizzazione impeccabile. Chiaramente, tutto `e stato organizzato per essere efficiente e ridotto all’osso; vale a dire, niente orpelli. E di questo siamo lieti, perch´e `e bene che le persone comincino a respirare l’aria di Zion, di cui parler`o alla fine di questo articolo. Ho constatato che molti (tra cui io) si sono adattati, dormendo in tenda nonostante il freddo notturno, e collaborando in qualche maniera all’organizzazione. 1.3 La disposizione del programma Lo svolgimento dell’evento ha previsto varie presentazioni all’interno del palazzetto sportivo (che mal si prestava per l’acustica, ma era tutto ci` o che si poteva fare ed `e andata bene cos`ı), sia di pomeriggio, sia di sera, con un programma molto denso, e cinque workshop in cui venivano mostrate le tecnologie a disposizione. 2 2.1 Le tecnologie–I workshop Tecnologie6=Zion Le tecnologie sono state illustrate tramite dimostrazioni pratiche e, in alcuni casi, tramite collaborazione diretta dei partecipanti, nell’ambito dei vari workshop. Tuttavia, `e bene precisare che le tecnologie, in Zion, sono viste semplicemente come un mero supporto vitale per gli individui, e che ci`o che si `e visto all’interno del ToZion Contest `e, per citare Rocco Bruno, l’asilo dell’asilo di Zion. Vale a dire, poche spiegazioni di montaggio, niente tecnicismi (che possiamo definire a questo punto come l’asilo di Zion), ma dimostrazioni sul campo di ci`o che queste semplici tecnologie sono in grado di fare. Pi` u che sufficiente, considerando il poco tempo a disposizione. Una piccola nota personale: queste tecnologie sono difficilmente applicabili in ambito urbano, mentre si prestano egregiamente in ambito rurale. Ma il cuore di Zion certamente non pu` o essere stabilito in citt`a, dove le distrazioni sono troppe. Tuttavia, la citt`a `e il cuore della vita delle persone, e dove la maggior parte delle persone, dopo essere stata a Zion, ritorner`a. 1 di 8 www.ilmondochevoglio.it Associazione “Il mondo che voglio” 2.2 ToZion Contest Stufa rocket La stufa rocket, una cui schematizzazione `e rappresentata in Figura 1, `e un dispositivo costruibile artigianalmente in modo relativamente facile, che permette di riscaldare un ambiente molto grande, e/o di produrre acqua calda, con un esiguo dispendio di combustibile. Figura 1: Una schematizzazione della stufa rocket Con ambiente molto grande intendo dire anche diversi appartamenti, con una sola stufa. Questo perch´e la stufa rocket permette di creare una massa termica, a partire da un piccolo contributo di biomassa. Questa biomassa viene bruciata all’interno della camera di alimentazione (ossia dove viene inserita), e la fiamma scorre in orizzontale, verso il fondo del pilone, trasportata dalle correnti convettive che si formano a causa della configurazione interna della stufa. Infatti, quando i gas salgono verso il centro del pilone, si raffreddano e ricadono verso l’esterno, creando una corrente di risucchio che coinvolge la fiamma. Al tempo stesso, la massa raffreddata va a incanalarsi nel tubo. In tutto questo gioco, mentre la biomassa (in genere legna) viene bruciata (molto lentamente) nella camera di alimentazione, all’interno della camera di combustione (ossia la parte centrale del pilone, dove le temperature possono attestarsi intorno ai 400◦ C–500◦ C) avviene un fatto ancor pi` u interessante: i gas, date le alte temperature, vengono ulteriormente bruciati (un po’ come avviene nei post-bruciatori dei jet). Questo `e il motivo per cui, a parit` a di calore, la stufa rocket consuma molta meno biomassa rispetto ad una stufa tradizionale. In pi` u, scarica nell’ambiente esterno molto meno fumo, e di qualit`a migliore (pi` u pulito). Il tubo di uscita, contenente i fumi “freddi”, avr`a una temperatura di circa 30◦ C–40◦ C, una volta che la stufa andr` a a regime (pu` o impiegare un arco di tempo lungo, anche un paio di giorni). Queste temperature sono sfruttabili per riscaldare un ambiente e/o una serpentina contenente acqua, senza il minimo rischio di mandare i tubi in pressione. 2.2 Stufa rocket 2 di 8 www.ilmondochevoglio.it Associazione “Il mondo che voglio” ToZion Contest La stufa rocket non prevede l’utilizzo di tronchi grandi per essere alimentata: infatti la camera di alimentazione `e molto piccola. Questo si sposa perfettamente con l’ottica della permacultura, poich´e non ha senso sprecare legna energeticamente caricata con pazienza dal sole per una combustione. Se va impiegata, meglio farlo per qualcosa che possa sfruttare questa sua caratteristica di carica energetica (che al nostro livello di comprensione si traduce in robustezza). In parole pi` u povere, meglio utilizzare un tronco (ormai morto) pi` u robusto per un tavolo, piuttosto che sprecarlo per una combustione. Un’altra cosa importante `e che il canale di uscita, dove i gas “freddi” scorrono per raggiungere lo scarico, pu` o essere lungo quasi indefinitamente: pu` o estendersi per riscaldare un set di stanze disposte anche in piani differenti. Chiaramente, a certi intervalli del canale, andranno disposti dei punti di ispezione per la sua pulizia, che va fatta sia nel canale sia nella camera di combustione. Il risultato della pulizia `e carbone, che, sempre in ottica di permacultura, viene riutilizzato per la coltivazione (in genere per la pacciamatura). Una cosa importante da dire, `e che i fumi, essendo ulteriormente bruciati, non andranno a costituire un residuo di natura “catramosa”, quindi non c’`e il rischio che il canale di uscita, che poi non `e altro che un semplice tubo di metallo (della stessa sezione rispetto all’ingresso dalla camera di alimentazione), venga intasato. Non sussistono altres`ı rischi di esplosione: se dovesse avvenire qualche intasamento, la fiamma non verr` a “risucchiata” e, tenendo la camera di alimentazione in un luogo sicuro, si limiter` a semplicemente a bruciare la biomassa. Per quanto riguarda i consumi, nel ToZion Contest non potevano darci una stima esatta, ma ci hanno informato che esiste una persona che, a quota 850m dal mare, sull’Etna, riscalda la propria casa (costruita di legno e paglia, quindi coibentata) di 280m2 , con una cassettina di fascine al giorno. 2.3 Hugelkultur Questa tecnica prevede la creazione di un canale dove accumulare biomassa (comprensiva di rifiuti biodegradabili); questo canale viene poi ricoperto per “permettere alla natura di fare il suo corso” (chiarir`o questo concetto). Nel caso di questo workshop, il canale aveva una forma ondulata: questo perch´e viene scavato basandosi sulle isoipse, ossia le curve di livello, che rappresentano l’insieme dei punti del suolo situati allo stesso livello di altitudine rispetto al livello del mare. La determinazione dell’isoipsa in questione non `e stata fatta tramite cartografia o strumenti complicati, ma tramite una tecnica che prevede l’utilizzo dell’archipendolo, strumento che ha origine fin dall’antica civilt`a egizia. Il canale creato, come gi`a accennato, ha lo scopo di accumulare un certo quantitativo di biomassa, che servir` a a molteplici scopi: • trattenimento dell’acqua • generazione di calore • fertilizzazione Per quanto riguarda il primo obiettivo, esso `e svolto dalla biomassa grazie al fatto che tutti i punti del canale si trovano alla stessa altitudine. Quindi il canale non avr`a, al suo interno, punti che siano in discesa rispetto ad altri. Il trattenimento dell’acqua fa s`ı che il canale rilasci umidit`a 2.3 Hugelkultur 3 di 8 www.ilmondochevoglio.it Associazione “Il mondo che voglio” ToZion Contest in modo graduale, idratando tutto ci`o che si trova ad un’altitudine inferiore. Viene quindi da s´e che il canale va fatto in una zona leggermente in pendenza, e ci`o che verr` a coltivato va trattato in una zona in discesa rispetto al canale. Per quanto riguarda il secondo obiettivo, esso viene svolto dai batteri che decompongono gradualmente la biomassa nel tempo. Il calore generato tende quindi a scaldare le zone adiacenti al canale, e pu` o essere sfruttato quindi per coltivare, nella zona a ridosso del canale, un vegetale che abbia particolare necessit`a di calore. La fertilizzazione invece viene fatta naturalmente, sempre attraverso la decomposizione del materiale organico (biomassa), generando humus. L’acqua trattenuta, che fluisce lentamente in discesa, funger` a quindi non solo da idratante, ma anche da veicolo per l’humus creato. Quindi in definitiva, la biomassa offre fisicamente un freno all’acqua che viene trattenuta e si trasforma in “cibo” per i batteri che da un lato creano humus, dall’altro generano calore. L’humus creato viene poi trasportato dall’acqua precedentemente trattenuta dalla biomassa. Una caratteristica importante di questa tecnica `e che la grandezza delle biomasse con cui riempire il canale diminuisce progressivamente col livello di riempimento. Vale a dire: sotto a tutto, il canale va riempito con tronchi grandi, appena sopra con fascine, e cos`ı via fino ad arrivare ai rifiuti organici come carta e cibo. Questa stratificazione viene fatta per diversi motivi: • permettere alle radici di venire nutrite • garantire un’ossigenazione del canale riempito anche negli strati pi` u bassi • avere un gradiente di decomposizione all’interno del canale, gradiente sviluppato in altezza Infine, alla fine del workshop c’`e stato un momento divertente che ha visto alcune persone dare un contributo alla copertura del canale. Anche i presenti dell’associazione “Il mondo che voglio”, vale a dire Marco Porcellato, Giuseppe Maiorano e il sottoscritto, hanno dato il proprio contributo. ` interessante, ad ogni modo, pi` E u il principio della permacultura, piuttosto che le tecniche in s´e. Poich´e le tecniche possono essere sempre migliorate ed ottimizzate, mentre il principio rimane sempre lo stesso: riprodurre i meccanismi della natura per asservirli al proprio sostentamento, cercando di ottenere il massimo lavorando il minimo. Chi di noi non `e mai andato, ad esempio, in campagna a raccogliere la cicoria o altre erbe da potersi cucinare? Chi l’ha fatto ha sicuramente trovato cibo in abbondanza. E perch´e queste piante (che poi sono selvatiche) crescono rigogliosamente senza fertilizzanti, diserbanti e senza alcun intervento dell’uomo? La risposta `e semplice: perch´ e sono supportate da un ecosistema perfettamente equilibrato nel quale possono svilupparsi. Scompare cos`ı totalmente il concetto di monocoltura, che ha in realt` a arrecato gravissimi danni agli ecosistemi, privandoli delle biodiversit` a, e generando moli di parassiti, rendendo quindi obbligatorio l’uso di pesticidi. La permacultura si occupa quindi di riprodurre i meccanismi di equilibrio in modo da facilitare la coltura dei prodotti che interessano, senza andare contro l’ecosistema creabile in quell’ambiente e in ` chiaro che, in quest’ottica, non si potr` quella stagione. E a mai coltivare noci di cocco in toscana ad esempio. Ma, generalizzando i concetti e riportandoli all’ottica generale di liberazione dall’Ego (che `e poi la chiave di Volta per il cambiamento), sarebbe bene rispondere ad una domanda: nel mondo oggetto del cambiamento che sta avvenendo, vogliamo davvero continuare ad alimentarci per puro godimento o piacere, o vogliamo imparare a mangiare esclusivamente per nutrirci? Le tecniche della permacultura offrono una grandissima opportunit`a per “poter coltivare senza dover faticare”, lasciando svolgere una buona parte del compito alla natura stessa. Fornendole un ecosistema equilibrato secondo i propri interessi, `e la combinazione stessa di fattori come la stagionalit` a, 2.3 Hugelkultur 4 di 8 www.ilmondochevoglio.it Associazione “Il mondo che voglio” ToZion Contest la piovosit` a, e le caratteristiche stesse del terreno, a decidere quali saranno i tempi di coltura e quali prodotti potranno essere coltivati, con un intervento e uno sforzo da parte dell’uomo di minima entit` a. ` E un insieme di tecniche che quindi si prestano molto bene in qualsiasi ambiente rurale (anche in terreni sabbiosi e argillosi), dove offrono il massimo delle potenzialit` a. Tuttavia, il suo punto di forza `e anche il suo limite: questo limite `e riscontrabile in ambito urbano, dove normalmente lo spazio per coltivare `e molto limitato. Per questo tipo di situazioni, ben si prestano tecniche di coltivazione come le colture idroponiche e aeroponiche, scevre da correlazioni con spazio, stagionalit` a e piovosit` a. 2.4 Palline di Fukuoka L’argomento trattato in questo workshop sono state le palline di argilla di Fukuoka, un sistema di coltivazione ideato da un microbiologo giapponese negli anni ’40 (notare per quanto tempo non sapevamo di questa tecnica), che si sposa perfettamente con tutti i concetti all’interno dell’ottica della permacultura. Infatti, la filosofia che sta dietro a questa “tecnica” `e il non-fare, che tradotto vuol dire lasciar fare alla natura. Possiamo dire forse che `e stato proprio Fukuoka il padre della permacultura. Secondo questa tecnica di “non-coltivazione”, vengono preparate delle palline di terreno argilloso impastate con semi di diverse colture (in ogni pallina), fatte seccare al sole e poste (appoggiate e lasciate) direttamente sul terreno, senza alcuna operazione di aratura, semina e fertilizzazione. Ci` o che viene fatto ha lo scopo di non rompere un equilibrio esistente, dato dalle condizioni del suolo, e far scegliere alla natura stessa quale seme germoglier`a rispetto agli altri. ` una tecnica che, come in generale avviene per la permacultura, E esprime il suo grande potenziale in ambiente rurale, avendo a disposizione uno spazio di grandi dimensioni. Fukuoka ha dimostrato che, con Figura 2: Preparazione delle un terreno di 1000m2 `e possibile ottenere prodotti sufficienti a nutrire palline di Fukuoka un individuo per un anno. Nel workshop, in particolare, `e stato mostrato il primo passo per coltivare semi di carota, porro e cipolla. In generale, i tempi di coltivazione sono diversi per le diverse specie di semi inseriti nella pallina, e chiaramente sono coerenti con la caratteristica di stagionalit` a connaturata delle specie seminate. 2.5 Stufa pirolitica Considero la stufa pirolitica il fiore all’occhiello di tutti i workshop del ToZion Contest. Non tanto perch´e la coltivazione non sia interessante (tutt’altro!), quanto per il fatto che trovo incredibile che un oggetto di dimensioni cos`ı compatte e di semplice relizzazione riesca a coniugare in s´e cos`ı tante qualit`a: un esempio di funzionalit` a, efficacia, efficienza e semplicit`a di costruzione integrate in un solo dispositivo che produce un’incredibile mole di energia termica, e che pu` o essere sfruttato efficacemente per produrre energia elettrica e, a mio parere, anche per ottenere acqua calda, seppur con alcuni semplici accorgimenti, dei quali parler`o forse in un articolo sul sito de Figura 3: Una pallina di Fukuoka Il mondo che voglio. Il merito della realizzazione ed esposizione della stufa pirolitica va ai ragazzi dell’LSD (acronimo che sta per Laboratorio di Sperimentazione 2.4 Palline di Fukuoka 5 di 8 www.ilmondochevoglio.it Associazione “Il mondo che voglio” ToZion Contest Diretta), che hanno costruito il prototipo mostrato in foto tramite pezzi riciclati dal condotto di una canna fumaria e dal tubo di una caldaia. La stufa si compone di due parti: una camera esterna ed una interna. Alla camera interna viene applicato un tappo sotto per far s`ı che il materiale (biomassa) non cada, mentre alla camera esterna vengono applicate delle viti per far s`ı che la camera interna sia distanziata da terra. Con un taglio nella camera esterna si ottiene uno sportellino per far entrare l’aria, poich´e grazie all’entrata dell’aria viene accelerato il processo della pirolisi grazie all’effetto Venturi (vedi tubo di Venturi ) che permette al gas estratto dalla biomassa di risalire pi` u velocemente, dai fori superiori; questo avviene grazie alla ghiera superiore, che in generale va sigillata. Nota personale: costruendo direttamente una stufa monoblocco, il problema dell’isolamento della ghiera viene risolto. Il flusso di ingresso dell’aria `e un buon determinante dell’efficienza della stufa: un flusso maggiore in entrata significa un movimento maggiore all’interno della camera, quindi un moto turbolento di maggiore entit` a, e ci` o permette la post-bruciatura dei gas in maniera pi` u efficiente. ◦ ◦ Date le altissime temperature che sviluppa (dai 300 C ai 1200 C), la stufa pu` o venire utilizzata in modo molto efficace per generare corrente elettrica, grazie ad esempio ad un motore a ciclo Rankine a circuito chiuso (il motore a vapore) oppure ad un motore a ciclo Stirling (di pi` u semplice costruzione). Inoltre, ben si presta per il riciclo della biomassa “di scarto”, che diventa un componente importantissimo per altri scopi, sia simili (utilizzo come combustibile), sia diversi (pacciamatura). La biomassa bruciata infatti diviene carbone attivo. 2.6 Pacciamatura La pacciamatura `e una tecnica che serve per le policolture, in particolare per contrastare l’erosione, e si implementa mediante la copertura del terreno con un materiale protettivo. L’effetto della terra `e drenare tutto il liquido portandolo direttamente verso la falda acquifera, mentre uno degli effetti benefici della pacciamatura `e il trattenimento e rilascio graduale dell’acqua, proteggendo nel contempo il terreno dall’effetto erosivo che essa porta con s´e (dal momento che l’acqua di cui si sta parlando viene dalle precipitazioni). In un terreno in cui si ha molta biomassa, avviene il trattenimento e rilascio progressivo di liquidi. Quindi, parlando di caratteristiche di igroscopicit`a, un terreno sassoso o sabbioso si contrappone ad un terreno con una buona presenza di biomassa, nonch´e ad uno argilloso. La biomassa quindi rende un terreno di natura non argillosa equivalente ad uno argilloso. 2.6 Pacciamatura 6 di 8 www.ilmondochevoglio.it Associazione “Il mondo che voglio” ToZion Contest In pi` u, la pacciamatura fa da “effetto filtro” sull’acqua, rilasciando verso il basso acqua pi` u pulita, contrastando l’effetto erosivo dell’acqua. Nel caso in esame, `e stata simulata la falda acquifera con della plastica, e si `e notato che l’acqua che scendeva dai terreni pacciamati era pi` u pulita di quella scesa dai terreni non pacciamati. La pacciamatura pu` o essere implementata con diversi materiali, ma in questo caso `e stata fatta con il carbone attivo (proprio quello ricavato dalla stufa pirolitica). Il carbone attivo costituisce un ottimo habitat per i microorganismi, che vi si innestano e riattivano la fertilit`a nei terreni di natura non argillosa. 3 3.1 Il messaggio finale La donazione Il finanziamento del ToZion Contest si `e basato essenzialmente sulle donazioni, come tutto ci` o che l’Associazione Zion svolge. La donazione `e un concetto importante che sta alla base della filosofia di un nuovo “essere umano” (che possiamo separare in due concetti: essere e umano). La donazione essenzialmente sta nel riuscire ad alienare qualcosa che si considera proprio, sia esso in termini di tempo, competenze o meramente in termini monetari, per regalarlo, senza aspettarsi un corrispettivo di ritorno. Il concetto, per quanto semplice, `e in realt` a avanzato. Tuttavia, il fatto che circa cinquecento persone fossero venute da tutta Italia per assistere a questo evento, donando anche somme cospicue, `e testimonianza del fatto che inizia ad accendersi qualcosa nel cuore della gente. Forse stanno cominciando a capire che `e necessario assumere un nuovo tipo di approccio: un approccio secondo il quale non si deleghi pi` u agli altri il destino di se stessi e della propria Casa (volutamente maiuscolo), in cui si consideri che intorno a s´e vi sono altre persone. 3.2 Conclusioni Il ToZion contest `e stato un evento certamente innovativo, e spero non sia n´e l’unico, n´e l’ultimo. Sta cominciando a spandersi in giro una nuova eggregora, contenente un messaggio importante. Siamo tuttavia ancora agli albori di un’evoluzione, termine forse pi` u adatto rispetto a “cambiamento”. Una piccola nota personale sui pasti. Da buon vegetariano, non ho mancato di constatare che ` chiaro che forse `e ancora troppo presto discutere su questi sono state cucinate salsicce e hamburger. E argomenti, ma penso sia una buona idea di educare le persone anche a questo. Si parla tanto di schiavit` u attuale e libert` a desiderata, ma ci`o che succede all’interno del “sistema” `e che ancora ci si dimentica troppo spesso che schiavit` u e sofferenza non valgono solo per noi. E questo semplicemente per una questione non di necessit`a (se fossimo realmente onnivori/carnivori non ci sarebbe nulla da dire, ma siamo frugivori, che ci piaccia o no), ma di convenienza: quando sono gli altri a subire, il problema sembra sempre non toccarci, mentre quando siamo noi, tutto cambia; e vale non solo per l’alimentazione, ma tocca tutti gli ambiti compresi i problemi di altri esseri umani (basta vedere quel che `e successo ad esempio per i mondiali in Brasile). Dal momento per` o che non tutti sono pronti a diventare vegetariani, potrebbe essere una buona idea, in futuro, fare una chiacchierata preventiva e metterli di fronte a una realt` a che viveva costantemente il buon don Juan Matus (insegnante di Castaneda): ogni qualvolta doveva nuocere ad una pianta o ad un animale, chiedeva scusa o ringraziava. In questo modo, le persone considererebbero un punto di vista che non avevano mai preso in considerazione e magari, accettando l’innegabile realt` a che siamo naturalmente frugivori, potrebbero anche ottenere eventualmente un’accelerata verso un’altra scelta di vita. Tutto ci` o non potrebbe far altro che bene anche al proprio corpo e al proprio spirito. ` chiaro comunque che il lavoro da fare `e molto, ed `e necessario che le persone comincino a E considerare non solo questo concetto, ma tutta una filosofia basata sul concetto di abbandono dell’Ego, che parte dall’eliminazione del superfluo. Ad esempio per quanto riguarda le tecnologie, non vuol dire abbandonare necessariamente quelle attuali, ma quantomeno usarle con consapevolezza. Certamente vuol dire abbandonare gli atteggiamenti egoistici, che guidano l’individuo alla ricerca di attenzione, di piacere (effimero), di considerazione, cos`ı come ad un’inutile difesa territoriale dettata tipicamente 7 di 8 www.ilmondochevoglio.it Associazione “Il mondo che voglio” ToZion Contest dalla materialit` a. Don Juan chiamava questo atteggiamento indulgere, ed `e sostanzialmente ci` o che porta fuori strada rispetto alla “via del guerriero”. Ma questa, insieme ad altri concetti, riguardanti materialismo, trasmutazione alchemica ecc ecc, esula dallo scopo di questo articolo. Sono concetti molto avanzati di cui neanche io stesso sono padrone, perci` o parliamo al nostro livello attuale di comprensione: in una nuova realt` a, se si vuole uscire dal sistema, si deve farlo innanzitutto partendo da dentro di s´e. Tutto il resto, le tecnologie, le tecniche, le chiacchierate, sono solo uno strumento di supporto che permetter`a il raggiungimento di un’indipendenza dai bisogni primari, finalizzata ad un’accelerazione dell’innalzamento della consapevolezza, che comincia con una riscoperta all’interno di S´e. Il cambiamento, al nostro livello di comprensione, parte con: • il saper donare • la messa in pratica di una volont` a di azione • l’eliminazione delle paure • gettar via la spazzatura (vedere il film La forza del campione, su Youtube) Il resto, per ora, sono chiacchiere. Questo, per quel che mi `e stato trasmesso, `e lo scopo di tutte le associazioni che si stanno muovendo efficacemente, tra cui Zion e, naturalmente, “Il mondo che voglio”. 3.2 Conclusioni 8 di 8 www.ilmondochevoglio.it
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