CHIEDI IN EDICOLA A Sua Immagine + Prezioso della fede La trincea dei missionari Num. 92 - 11 ottobre 2014 Settimanale Religiosi e laici che dedicano la vita ad annunciare il Vangelo e a stare vicino a chi vive ai margini Anno II • Num. 41 (92) Settimanale dell’11 ottobre 2014 • Rivista € 1,90 • Versione Silver (rivista + prezioso della fede) € 4,90 SI CELEBRA LA GIORNATA MONDIALE MONICA LEOFREDDI Non ho mai perso la speranza La conduttrice tv ha superato un periodo difficile anche grazie alla sua fede nel Signore LE PAROLE DEL PAPA Recuperare l’amore tra generazioni “La Vergine Maria ci mostra la via dell’incontro tra i giovani e gli anziani” Diario di quattro volontari Vivere la solidarietà e rafforzare la fede nei paesi in via di sviluppo Famiglia ‘in uscita’ Unica coppia italiana presente al Sinodo, Lucia e Giuseppe hanno risposto alla chiamata del pontefice PRIMA PAGINA Editoriale Visto da me Essere missionari Marchio di garanzia del cristiano L a missione, ha scritto in un recente articolo padre Amedeo Cencini, “è il marchio di garanzia della veracità della fede”. Essere missionari è una prerogativa irrinunciabile di ogni cristiano e un impegno di valore. Significa farsi testimoni degli insegnamenti del Vangelo e della Parola di Cristo. Significa credere fermamente nella bellezza del suo messaggio e nella sua forza salvifica, tanto da desiderare che raggiunga tutti gli uomini, in qualunque parte del mondo. L’approccio alla missionarietà allora non può ridursi all’offerta di un obolo che metta a tacere la coscienza e neppure al semplice ricordo o nell’ammirazione dei martiri. Mancherebbero in questo caso gli elementi distintivi per potersi fregiare del marchio di garanzia. Saremmo, in sostanza, una triste imitazione del vero cristiano. Per vivere in maniera autentica la nostra appartenenza alla Chiesa dobbiamo invece portare al punto più alto la nostra vocazione, qualunque ambito o scelta della vita abbracci. E farsi missionari, nel senso di inviati dal Signore per evangelizzare, come Lui stesSacerdote so ha chiesto nel famoso discorso rogazionista, della montagna, è sicuramente giornalista e regista il modo migliore per riuscirvi. della Santa Messa Dio ci chiama e ci chiede di sedi RaiUno guirlo in tanti modi; “ogni vita – si legge infatti nell’Enciclica di Paolo VI Populorum Progressio – è vocazione”. La chiamata non è dunque solo quella al sacerdozio o alla vita consacrata, ma l’invito che il Signore rivolge a ciascuno di seguirlo, di annunciare la sua Parola e concretizzarla in ogni ambito o scelta di vita. Lo ha più volte suggerito papa Francesco, esortando i fedeli a farsi missionari in famiglia, sul lavoro, nelle periferie esistenziali. Qualunque sia il compito a cui Dio ci ha chiamato, non dobbiamo mai perdere di vista l’obiettivo, che è quello di offrire la nostra vita a servizio degli altri e praticare il Vangelo. Dunque, farci missionari. Lo insegnano in particolare tutti quei sacerdoti, quelle suore e quei laici impegnati a portare l’annuncio evangelico in terre lontane, dove il bisogno di solidarietà è forte e spesso il pericolo in agguato. Il loro è un lavoro silenzioso e faticoso, umile e coraggioso, gioioso e meritevole, e la loro missione particolarmente preziosa. Il mese missionario sia occasione per guardare il loro esempio e portare frutto nella nostra quotidianità; sia memento per rifuggire l’ipocrisia e la falsità ed esigere da noi stessi e dagli altri un cristianesimo verace, autentico, un essere cristiani con il marchio di garanzia. Quella volta in Ecuador O ttobre, mese missionario, mese in cui potersi dare l’opportunità di guardare ancora più da vicino l’altro, ovunque esso sia: in famiglia, sotto casa o in un Paese lontano. Lo scorso anno, in questi giorni ero in Ecuador, al confine con la Colombia, ero vicina fisicamente e spiritualmente ai rifugiati colombiani. Quest’anno non riesco ad andare, ma le missioni non terminano con il check in del volo di rientro. In missione si può essere anche dal paese in cui viviamo. Come? Sensibilizzando chi non è a conoscenza di determinate situazioni, per esempio, o accogliendo chi è in difficoltà o inviando beni necessari. Certo, fare questo da casa è decisamente più comodo. Ecco il motivo per cui oggi voglio dedicare questo articolo a quelle persone che sono sul fronte, che mettono a repentaglio la propria esistenza per sostenere chi è in difficoltà. Come don Andrea che a Lita, vicino alla Colombia, subisce ogni giorno le minacce dei narcotrafficanti ai quali cerca di strappare i bambini arruolati per pochi soldi. Don Andrea ha trent’anni. Quando mi ha accolto nel suo paesino, mi ha regalato un grande abbraccio. Ha occhi scuri, tratti sudamericani e la fermezza di chi sa che non deve mostrare paura. Ma la paura, mi ha confessato, ce l’ha, eccome se ce l’ha, anche se non le lascia l’ultima parola. Combatte, combatte ogni giorno per far sentire ai ragazzi la bellezza di respirare l’aria pulita dell’onestà, della non violenza. Diplomazia, lucidità e testimonianza, quella forte di chi sa sorridere davvero perché ha scelto il bene, ecco cosa lo caratterizza. Non dimenticherò mai quell’incontro, anzi non nego che scappo in quel ricordo spesso nei momenti di difficoltà. E la foto nella foresta che abbiamo scattato mentre mi donava il racconto della difficile quotidianità è ora incorniciata e appesa a casa mia. È una quotidianità spezzata la sua, una quotidianità minacciata da pericoli. Ecco è agli angeli come don Andrea che rivolgo il mio pensiero. A loro dico grazie per il coraggio, per la forza di combattere e per la luce che portano lì dove, a volte, ai non credenti, Dio può sembrare di essersi distratto. Lorena Bianchetti Giornalista e conduttrice della trasmissione A Sua Immagine Gianni Epifani A Sua Immagine 3 Il Vangelo della settimana DA SABATO 11 A VENERDÌ 17 OTTOBRE 2014 La liturgia della Parola domenicale è commentata da padre Ermes Ronchi e Marina Marcolini Le ragioni della speranza DOMENICA 12 OTTOBRE 2014 Prima lettura Il Signore preparerà un banchetto, e asciugherà le lacrime su ogni volto Dal libro del profeta Isaìa (Is 25,6-10) Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto Salmo responsoriale di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato. E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro (Sal 22) A cura di monsignor Antonio Parisi Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza, poiché la mano del Signore si poserà su questo monte». Seconda lettura Tutto posso in colui che mi dà forza Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi (Fil 4,12-14.19-20) Fratelli, so vivere nella povertà come so vivere nell’abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all’abbondanza e all’indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni. Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù. Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen. Vangelo Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze Dal Vangelo secondo Matteo Per guardare e ascoltare l’esecuzione del salmo vai su www.musicasacra-bari.it (Capitolo 22, versetti 1-14) In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli A Sua Immagine Il Vangelo della settimana DA SABATO 11 A VENERDÌ 17 OTTOBRE 2014 non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti». Commento Una sala vuota. Si sposa il figlio del re, e nessuno sembra interessato; nessuno almeno degli invitati importanti. Fotografia del fallimento del re. Cosa è successo? Temono forse la noia, una festa senza cuore, il formalismo dei presenti... Oppure, presi dai loro affari, dalle liturgie del lavoro e del guadagno, dalle cose “importanti” da fare, non hanno tempo per le cose di poco conto: le persone, gli incontri, la gioia, la festa. Hanno troppo da fare per vivere davvero. Leggendo questa parabola mi prende una fitta al cuore: sono pochi i cristiani che sentono Dio come un vino che dà gioia; sono così pochi quelli per cui credere è una festa. Ma neanche Dio può stare solo. E i servi sono inviati, chiesa in uscita, a cercare per i crocicchi, dietro le siepi, dovunque, uomini e donne di nessuna importanza, basta che abbiano fame di gioia e di festa. L’ordine del re è grandioso: tutti quelli che troverete chiamateli alle nozze. Tutti, senza badare a distinzioni, a meriti, a razza, a A Sua Immagine moralità. È bello questo Dio che quando è rifiutato, anziché abbassare le attese, le alza: chiamate tutti! Lui apre, allarga, gioca al rilancio, va più lontano; e dai molti invitati passa a tutti invitati: fateli entrare tutti, cattivi e buoni. Addirittura prima i cattivi... Non perché facciano qualcosa per lui, ma perché lo lascino essere Dio, fare le cose di Dio! Alla fine la sala si riempì di commensali. Io immagino così il Paradiso, come quella sala in festa, pieno non di santi ma di peccatori perdonati, di gente proprio come noi. Dio non si arrende e non accetta che ci arrendiamo, con Lui c’è sempre un ‘dopo’. Il re entrò nella sala e scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Di che cosa è simbolo quell’abito? Di una vita senza macchie? No, perché nella sala si mescolano brave persone e cattivi soggetti. Dall’inizio alla fine, dalla Genesi all’Apocalisse, cuore segreto, chiave di volta della Bibbia è un progetto di nozze. Dal momento che Dio ti mette in vita, ti invita alle nozze con lui. Ognuno a suo modo sposo. L’hanno detto i profeti, Gesù stesso, i mistici di ogni epoca... Quell’uomo si è sbagliato su Dio, e quindi su di sé. Non ha capito che era la storia di due mendicanti: uno d’amore, Dio; l’altro ancora d’amore, l’uomo. Santi del giorno Santi Amelio e Amico, Santi Domnina di Anazarbo e Donnino, Sant’Edisto, Sant’Edwin, Beato Eufrasio di Gesù Bambino, San Felice IV, Santi Felice, Cipriano e 4964 compagni Martiri d’Africa, San Giovanni, Beato Giovanni Osiense, Beato Giuseppe Gonzalez Huguet, San Massimiliano di Celeia, Nostra Signora del Pilar, Nostra Signora di Aparecida, Sant’ Opilio di Piacenza, Beato Pacifico da Valencia, San Rodobaldo II di Pavia, Beato Romano Sitko, San Serafino da Montegranaro, Beato Tommaso Bullaker San Giovanni Arcivescovo della città di Riga, capitale della Lettonia, “Nuovo Martire” della Chiesa Ortodossa Russa.
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