Trento 22 domenica 5 ottobre 2014 l'Adige Blitz in facoltà, condannati A4100197 Ricordate il blitz anarchico del 28 ottobre 2010, quando all’università il professor Roberto Toniatti venne colpito con della vernice rossa? Il tribunale ha condannato 11 dei manifestanti, tutti tra i 25 e i 37 anni, a risarcire 10mila euro al docente. Sono stati, inoltre, tutti condannati ad un mese di reclusione, con pena sospesa, con l’accusa di minacce, aggravate dalla circostanza di aver commesso il fatto in più di dieci persone riunite, con scritto anonimo ed in modo simbolico. Una condanna che riguarda non solo l’at- IL CASO tacco in facoltà, ma anche il sit in di protesta tenuto davanti al tribunale del capoluogo il 17 dicembre 2012, quando si tenne il processo per l’episodio del 28 febbraio di due anni prima. In quell’occasione distribuirono volantini con la scritta «Rosso sangue. Nessuna pace per chi vive di guerra», con la foto del docente insozzato dalla vernice e lo striscione «Contro i militari un po’ di vernice è il minimo». Sono stati assolti invece per l’affissione di manifesti in città, riguardo alla quale non è stata provata la loro diretta responsabilità. Il manager di Pinzolo fu a più riprese bersaglio da parte di «Striscia» La Hunziker a giudizio per aver diffamato Mirri L’imprenditore: «Finalmente ripristinata la verità» È un “regalo di nozze” con il sapore della rivincita quello che Rodolfo, ma tutti lo chiamano Rody, Mirri ha fatto recapitare a Michelle Hunziker. L’ex modella e conduttrice televisiva, in queste settimane protagonista delle cronache mondane per le nozze con Tomaso Trussardi, è stata citata a giudizio dalla procura di Rimini con l’accusa di diffamazione aggravata nei confronti di Mirri, suo ex agente e amico degli esordi. In totale sono sette le persone che, salvo accordi con i legali dell’imprenditore pubblicitario di Pinzolo, affronteranno il giudizio il 20 febbraio 2005. Tra questi c’è anche l’inviato di «Striscia la Notizia» Massimiliano Laudadio, detto Max, imputato di diffamazione, violazione di domicilio, sostituzione di persona e interferenza illecita nella vita delle persone. Il procedimento penale era partito da una querela sporta dai legali di Rody Mirri, nel 2010 per un mese bersaglio in prima serata della Hunziker a «Striscia la notizia». La presentatrice disse in tv che Mirri «si doveva vergognare» e senza troppi giri di parole fece riferimento a presunti ricatti sessuali. La cosa che stupì fu l’insistenza con cui «Striscia» tenne nel mirino Rody Mirri, oggetto di ripetuti, pesanti servizi. «Mi hanno sputtanato per un mese davanti a 8 milioni di spettatori - raccontò l’imprenditore al nostro giornale - io in quel momento potevo solo resistere cercando di spiegare le mie ragioni. Sapevo che dopo il buio c’era però la luce». La luce, o meglio un primo riscatto per Mirri è arrivato con il decreto di citazione con cui la procura di Rimini contesta alla Hunziker e all’inviato di Striscia di aver «in con- IL CASO L’imprenditore di Pinzolo Rody Mirri insieme a Michelle Hunziker corso e previo concerto tra loro, offeso l’onore di Rodolfo Mirri». Segue nel capo di imputazione la riproduzione dei passi più pesanti dell’intervista. «Finalmente le parti si sono invertite - sottolinea Mirri - coloro che mi accusavano sono sul banco degli imputati, mentre io sono la parte lesa. Il tempo e la giustizia stanno ripristinando la verità: le accusa nei miei confronti erano false». Mirri procede anche sul piano civile per ottenere il risarcimento dei danni patiti. «Sono danni ingentissimi - sottolinea - siamo nell’ordine dei milioni di euro. Per me è stato un periodo duro. In quelle settima- ne in cui mi sparavano addosso dalla tv mi sono ritirato a New York, Miami e Djerba. Poi ho reagito con lo strumento di chi non ha nulla da nascondere: la giustizia». Nel frattempo Mirri ha continuato a lavorare nel settore della moda, ha persino collaborato con la trasmissione «Quarto grado» di Mediaset. L’estate scorsa è uscito un libro scritto da Mirri, durante un soggiorno a Campiglio, con Katharina Miroslawa. «I vecchi amici in Trentino sono sempre stati dalla mia parte. Ma c’è qualcuno che dubitava, pure un assessore che non ha voluto la mia partecipazione ad un programma S. D. di Sky. Ora dovrà ricredersi». Li reclama a titolo risarcitorio una sessantenne della Valle dei Laghi Lite tra vicini, chiesti 50mila euro Ammonta a 50mila euro la richiesta di risarcimento che una sessantenne della Valle dei Laghi ha presentato contro una coppia di vicini di casa, che la signora ha trascinato in tribunale dopo aver subito stando alla sua versione - anni di insulti e angherie, minacce e molestie, compresi anche «attacchi» fisici, a colpi di secchiate d’acqua. Tutto è iniziato a partire dal 2010, ma fu soltanto lo «scoppio», figlio di tensioni e frizioni accumulatesi negli anni. Le cose, tra la signora e la coppia, iniziarono ad andar male fin dall’inizio, quando i due si trasferirono nell’appartamento sotto il suo, negli anni Ottanta. Incomprensioni, contrasti: poi, una ventina d’anni fa, dei lavori fatti eseguire dalla sessantenne che, pare, danneggiarono la canna fumaria dell’appartamento della coppia, fecero definitivamente incrinare i rapporti, rendendoli definitivamente conflittuali, con denunce, accuse incrociate, querele e controquerele, archiviazioni e condanne. In questo contesto, si inserisce la serie di ingiurie e mole- stie di cui la coppia (difesa dall’avvocato Maurizio Pellegrini) deve ora rispondere, dopo essere stata rinviata a giudizio nel marzo scorso con le accuse di stalking, ingiurie e minacce. Fatti che risalirebbero agli an- ni tra il 2010 ed il 2012, in cui la sessantenne - per il timore di non essere creduta - ricorse anche alla registrazione audio delle offese a lei dirette da parte di marito e moglie: «Sei una matta», «cicciona» e «pantalona» i termini riferibili, con molti altri che non è il caso di riportare. Non solo offese ma anche minacce, rivolte alla sessantenne dall’uomo: «Te sei morta», «te randèllo e te mando all’ospedale». Minacce non solo dirette ma udite dalla donna nel corso di conversazioni tra marito e moglie: «Ciameme mi, che la sventro, quela lì». La coppia avrebbe addirittura incitato il figlio, nemmeno adolescente, a vessare la donna, attaccarla e canzonarla, oltre a metterla in imbarazzo tentando più volte di fotografarla quando era in giardino, nonostante l’espresso diniego della donna. Anche il ragazzino l’avrebbe poi concretamente minacciata, promettendole che l’avrebbe picchiata dopo il padre: «Te le ciapi le legnade, prima ghe me papà e dopo ghe son mi». Ora, dopo il rinvio a giudizio della coppia nella scorsa primavera, la sessantenne, difesa dall’avvocato Giuliano Valer, che si è costituita parte civile nel procedimento ed ha, come detto, presentato una richiesta di risarcimento pari a 50mila euro euro.
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