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IL GEOMETRA
BRESCIANO
Rivista bimestrale
d'informazione
del Collegio Geometri
della provincia di Brescia
Il quadro della pittrice
prof. Livia Cavicchi, esposto nella sede del Collegio
Geometri di Brescia, sintetizza con efficacia la
multiforme attività del geometra nei secoli.
Direttore responsabile
Bruno Bossini
Sommario
Segretaria di redazione
Carla Comincini
EDITORIALE - La professione è ancora vitale
2
Redazione
Raffaella Annovazzi, Lara Baghino,
Stefano Benedini, Nadia Bettari, Laura Cinelli,
Alessandro Colonna, Mario Comincini,
Stefania Confeggi, Alfredo Dellaglio,
Giovanni Fasser, Piero Fiaccavento,
Stefano Fracascio, Francesco Ganda,
Francesco Lonati, Franco Manfredini,
Giuseppe Mori, Fulvio Negri, Matteo Negri,
Lorenzo Negrini, Patrizia Pinciroli, Giovanni Platto,
Andrea Raccagni, Valeria Sonvico,
Marco Tognolatti, Simonetta Vescovi,
Giuseppe Zipponi
INTERVISTA - Commissioni al lavoro per
offrire alla categoria più tutele e formazione
4
Hanno collaborato a questo numero
Andrea Andreolassi, Beppe Battaglia,
Andrea Botti, Andrea Comincini,
Paola Gregorio, Gino Pagliuca,
Piergiorgio Priori, Morgana Rancati,
Alessandro Rizzi, Franco Robecchi,
Franco Squassina, Giuliano Vacchi
Direzione, redazione e amministrazione
25128 Brescia - P.le Cesare Battisti 12
Tel. 030/3706411
www.collegio.geometri.bs.it
Editing, grafica e impaginazione
Francesco Lonati
Fotografie
Studio Eden e Francesco Lonati
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Stampa
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Tel. 030.35.42.997 - Fax: 030.35.46.20
DAL CONSIGLIO NAZIONALE - Le nuove
“linee guida” per i procedimenti disciplinari
20
DALLA CASSA - Un fondo di tre milioni di
euro a sostegno della professione
28
DAL COLLEGIO DI BRESCIA - Il saluto del
Presidente Platto ai convenuti alla cena sociale 2014 dei geometri bresciani
30
L’annuale premiazione degli iscritti all’Albo da 40, 50 e sessant’anni
32
Riunita per la prima volta la nuova Commissione Agricoltura e Ambiente
76
Promozione della Mediazione nella composizione delle controversie
77
Nuove tecnologie al servizio della topografia
78
“Riqualificare” è la sfida dell’edilizia
81
Interventi di microspecializzazione con il
corso sul catasto
82
Il geometra nelle Costruzioni, nell’Ambiente
e nel Territorio: il tecnico di oggi e di domani
84
Catasto: addio vani, superfici misurate in
metri quadrati
43
Pregeo 10, sperimentato solo a Firenze, Bologna, Genova, Reggio Calabria e Siena 44
URBANISTICA - Destinazione d’uso e carico
urbanistico. Diverse le interpretazioni 52
SICUREZZA CANTIERI - Imprese e lavoratori: Dpr 177/2011 su ambienti inquinati o
confinati
54
PREVENZIONE INCENDI - La nuova normativa tecnica di prevenzione incendi 56
CONDOMINIO - Concluso il primo corso di
formazione per amministratori condominiali
58
FORMAZIONE CONTINUA - L’interessante
tesi di un giovane geometra aspirante professionista
60
DAL COLLEGIO DI LODI - La sicurezza
negli studi professionali. Obblighi e adempimenti
88
TECNICA - Riqualificare con la pietra dall’edificio allo spazio urbano
94
CULTURA - L’incubo del crollo...
100
La parola agli esperti
Aggiornamento Albo
106
113
CATASTO - Sanzioni catastali: forte la contrarietà del Collegio di Brescia
42
Di questa rivista sono state stampate ????? copie,
che vengono inviate a tutti gli iscritti dei Collegi di Brescia,
Cremona, Lodi, Mantova, Sondrio.
N. 3 - 2014 maggio - giugno
Pubblicazione iscritta al n. 9/75 del registro Giornali
e periodici del Tribunale di Brescia il 14-10-1975
Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale
D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1, comma 1, DCB Brescia
Associato alI’USPI
Gli articoli firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e
non impegnano né la rivista né il Collegio Geometri. È concessa la facoltà
di riproduzione degli articoli e delle illustrazioni citando la fonte. Gli articoli
e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
2013/2 - 1
EDITORIALE
Bruno Bossini
N
on pochi adetti ai
lavori, e fra essi
vanno annoverati
anche molti nostri colleghi,
sono ormai convinti che il
“mestiere” del geometra sia
un po’ al capolinea o, quanto
meno, in progressivo declino, superato e, di fatto, sostituito da nuove figure professionali più specializzate
e attrezzate a rispondere
alle esigenze sempre più
complesse del committente.
Essi sostengono che il ridimensionamento della polivalenza (ma chi l’ha detto
che ciò corrisponde a verità?), che ha sempre costituito l’ossatura dell’attività
del geometra, di fatto contribuirà a limitare sempre più
la “presenza” della nostra figura professionale nell’economia del mercato immobiliare.
Non è fortunatamente così.
E se è vero che una maggiore
professionalità sia assolutamente necessaria nel futuro
della professione (la stessa
riforma Gelmini, rimandando il completamento
della formazione professionale dei nuovi geometri ad
una fase più specialistica
post secondaria – ITS o
laurea breve specialistica –
avvalla tale tendenza), è altrettanto vero che il lavoro
del geometra continua a
mantenersi necessario se
non essenziale. E vediamone il perché con alcune
motivazioni che dimostrano
quanto la nostra professione
continui a mantenersi vitale
nel mercato. Premesso che è
indispensabile una maggiore flessibilità tra l’attività
2 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
La professione è ancora vitale
polivalente tradizionale e
quelle più specialistiche
sempre più richieste, chi più
del geometra può garantire
una corretta gestione di un
patrimonio edilizio, sia esso
di tipo residenziale, sia esso
di tipo produttivo? Chi meglio di noi nel campo della
topografia è in grado di produrre ad un livello professionale elevato un rilievo
plano altimetrico con l’uso
di una stazione elettronica
totale? E chi riesce a garan-
montano a 495 dei quali solo
un 19% si allontana dalla professione per intraprendere
altre strade lavorative.
Gli iscritti che frequentano i
corsi di aggiornamento continuano ad aumentare (solo
nell’ultimo anno diverse
centinaia di colleghi , la stragrande maggioranza dei
quali giovani geometri,
hanno ottenuto attestati di
frequentazione). E non va
dimenticato che la sicurezza, il risparmio energe-
tire un rilievo architettonico
di precisione anche nei particolari minimi utilizzando
un laser-scanner, magari con
l’ausilio di un drone per immagini dall’alto o in quota?
Chi può, infine, operare meglio e più del geometra sui
temi catastali che risultano
sempre più complessi per
gli accatastamenti di nuova
costruzione o modificazione
dell’esistente sia all’NCEU
che all’NCTR? Anche i numeri ci sono di conforto. I
nuovi iscritti all’Albo si mantengono in numero costante
nel tempo (i neo iscritti nell’ultimo quinquennio am-
tico, la mediazione delle
vertenze legali, le amministrazioni condominiali, sono
divenute ormai basilari nell’attività del geometra. La
frequenza di iscritti a convegni e seminari su temi operativi e professionali è
molto elevata (alle assemblee organizzate all’Istituto
Tartaglia spesso sono presenti non meno di 300 iscritti
per volta). Quegli stessi iscritti che non partecipano
alle occasioni istituzionali
(anomalia questa che continuiamo a stigmatizzare su
queste colonne) accorrono
in massa quando le “chia-
mate” del Collegio toccano
le loro attività quotidiane
nella certezza di migliorare
le proprie conoscenze professionali.
S
ono fatti reali questi che continuano a
far ben sperare e
garantiscono, a dispetto di
quanto sostenuto dai “perenni” pessimisti, sulla tenuta della nostra professione, pur in un momento di
grossa difficoltà economica
come quello che tutti stiamo
vivendo.
Ma c’è anche un altro segno
di vitalità dei geometri, magari poco considerato ma ancora più significativo degli
altri sopra accennati, che
merita di essere commentato, in quanto mette in
gioco l’impegno personale
di molti volenterosi iscritti.
Mi riferisco al lavoro proficuo delle Commissioni settoriali del Collegio fortemente volute e riorganizzate
dal Consiglio di nuova nomina, delle quali forniamo
ampio risalto proprio in
questo numero della rivista.
Il numero di geometri professionisti che, a vari livelli
di impegno, partecipano attivamente alle riunioni sui
singoli settori operativi è anch’esso di notevole entità (si
può dire che a tale importante attività del Collegio,
sono interessati non meno
di 250-300 geometri, anche
in questo caso molti dei
quali di giovane età). Si
tratta di geometri professionisti, ed il fatto va rimarcato,
che gratuitamente mettono
a disposizione della categoria parte del loro tempo
EDITORIALE
La nota del Presidente
Consiglio di disciplina
ualche giorno fa, si è tenuto a Brescia un convegno sui Consigli di disciplina con le relative
norme, responsabilità e rispetto della deontologia professionale.
Deontologia la cui osservanza non dev’essere imposta da
norme, ma insita nel D.N.A. di ciascuno di noi.
Deontologia che dovrebbe essere parte principale delle
norma comportamentali e questo non solo per i professionisti, ma per tutti.
Purtroppo viviamo in un periodo di crisi comportamentale, avallata da giornalieri avvenimenti negativi a qualsiasi
livello.
Crisi ben più grave delle crisi economiche.
Quest’ultime, nel giro di pochi anni si risolvono; per risolvere la crisi comportamentale in essere, potrebbero necessitare due o più generazioni, cominciando da subito.
Mi auguro che il Consiglio di disciplina ed il suo funzionamento non risulti un organo eccessivamente burocratico; ostico come sono agli eccessi burocratici, non vorrei
che complicasse situazioni che potrebbero risolversi con
un colloquio e se necessario con una semplice tiratina d’orecchi.
L’eccesso di norme burocratiche a volte fra loro contrastanti, facilitano l’inserimento di furbi che dribblano le farraginose interpretazioni come dimostrato da giornalieri
episodi di mala gestione.
Necessario, un taglio agli eccessi burocratici, spesso stu-
Q
professionale per gli approfondimenti delle problematiche del settore di cui
sono esperti; il tutto a favore
del miglioramento della
professionalità dei colleghi
(almeno di quelli che ritengono fondamentale una
sempre maggiore qualificazione della propria cultura
tecnica).
Smettiamola quindi di perdere tempo nel paventare o
giustificare il futuro declino
della nostra professione. Impieghiamo questo tempo
piuttosto (e qui mi sia concesso di sollecitare soprattutto gli eterni assenti …, coloro che continuano a far
poco o nulla per la categoria
e magari all’occorrenza non
disdegnano di ricevere i
suoi richiesti servigi), per
riunire la categoria tutta nel
comune intento volto al miglioramento del nostro giornaliero operare. C’è ancora
tantissimo da fare per la categoria.
S
i potrebbe, per esempio, fare pressione comune sul
nuovo Consiglio Nazionale,
presieduto da Maurizio Savoncelli e sul Ministero di
Grazia e Giustizia perché si
arrivi finalmente all’approvazione di quel nuovo Ordinamento professionale (in
sostituzione di quello vetusto del ’29). Non dimentichiamo al riguardo, che tale
importante modifica statutaria già proposta dal Consi-
diati a tavolino e che comportano notevoli difficoltà di applicazioni pratiche, perfino per pagare le tasse e gabelle
varie.
Sarebbe auspicabile che norme semplici, brevi e chiare
sostituiscano ed annullino norme precedenti sullo stesso
argomento, evitando quel ginepraio incomprensibile di richiami di numeri e date di riferimento a precedenti leggi
sostituite e relative circolari.
Leggi e norme che richiedono la necessità di circolari
esplicative ed altre circolari interpretative che spieghino
al cittadino quelle esplicative e non essendo ammessa l’ignoranza del cittadino, lo stesso è costretto a rivolgersi
al professionista competente sull’argomento.
Burocrazia che ingabbia qualsiasi attività trasferendo responsabilità ai cittadini operatori, manlevando se stessa
da ogni responsabilità e creando in tal modo un centro
di potere non più sopportabile.
Restiamo a vedere quanto verrà realizzato con la proposta
di riordino burocratico e per ora rimaniamo fiduciosi anche
se il mio congeniale ottimismo rimane un po’ offuscato.
Con l’avvicinarsi del periodo di vacanze, auguro a tutta
la categoria un sereno relax ed un cordiale saluto.
Il Presidente
Giovanni Platto
glio Nazionale (presieduto
allora dal nostro Fausto Savoldi) pur discussa in varie
sedi, non è mai giunta a compimento. Il nuovo ordinamento, importante perché
costituirà, come sappiamo,
lo strumento essenziale per
la ridefinizione di una nuova
e moderna figura di geometra, dovrà garantire lavoro professionale di tipo
polivalente, ma che dovrà
anche essere pronta a occupare tutti gli spazi professionali che gli saranno concessi
in tutti i settori specialisticidella nostra professione,
che vanno sempre più evolvendosi.
Ordinamento, infine, che
sarà essenziale anche per la
riorganizzazione degli appa-
rati di categoria tali da rispondere alle moderne dinamiche produttive ed alle
nuove norme sulla liberalizzazione del lavoro professionale. Ma nel contempo
anche in grado al di potenziare le sue attività di tutela
professionale e previdenziale a favore di tutti gli iscritti ed in speciale modo
per i più giovani.
È un auspicio quello dell’approvazione del nuovo Regolamento Professionale che
non può restare disatteso,
se riteniamo che la vitalità
della nostra professione si
possa concretizzare in un futuro sempre più certo.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 3
INTERVISTA
Commissioni al lavoro
per offrire alla categoria
più tutele e formazione
S
Stanno lavorando, e parecchio. A
poche settimane dalla loro
costituzione, le nuove Commissioni istituite
dal rinnovato Consiglio del Collegio sono
tutte impegnate ad affrontare i diversi e
spesso complessi problemi che la categoria
ha di fronte nei diversi ambiti. Fermamente
volute dal presidente Platto e dall’intero
Consiglio, che ne hanno radicalmente
modificato composizione, modalità di lavoro e
collegamento diretto con il vertice del
Collegio, sono tutte pienamente operative le
dieci Commissioni in cui si articola l’attività
del Collegio. Si tratta di organismi aperti a
tutti i colleghi che lo desiderano e che
periodicamente si riuniscono per
approfondimento problemi, ricercare
soluzioni da suggerire al Consiglio per le
iniziative necessarie in un determinato
settore, nonché direttamente impegnate
nell’organizzazione di incontri, seminari e
corsi per i geometri iscritti all’albo. Strutture
agili, dove i colleghi si Impegnano
volontariamente e senza alcun tornaconto
economico, che hanno vissuto in queste
settimane un nuovo inizio, dopo la riforma
voluto proprio dal presidente e dal Consiglio.
I vertici del Collegio hanno infatti voluto
innanzitutto invitare personalmente ognuno
dei colleghi iscritti a partecipare ad una o più
commissioni, allargando il più possibile
l’opportunità di dare il proprio contributo alla
gestione della categoria, alla determinazione
delle linee di intervento del Collegio, alla
soluzione dei problemi che ogni
professionista si trova quotidianamente ad
affrontare. Ed il primo effetto è stato proprio il
4 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
gran numero di colleghi che hanno scelto di
partecipare, di incontrarsi, di discutere per
rafforzare l’iniziativa del nostro Collegio. In
ogni commissione il Consiglio ha individuato
un coordinatore, un esperto riconosciuto nello
specifico settore cui spetta il compito di
avviare ed indirizzare l’attività della
Commissione stessa. Ciascuna commissione
ha inoltre un consigliere di riferimento che
garantisce il collegamento diretto con il
Consiglio, il luogo deputato a determinare le
iniziative di tutela, di studio, di formazione
che il Collegio intende mettere in atto. Uno
schema semplice, nuovo e che in queste
prime settimane sembra funzionare, magari
con una serie di adattamenti specifici, come
la creazione di un comitato ristretto di
commissione per la migliore organizzazione
dei lavori oppure la creazione di
sottocommissioni su problemi specifici per
rendere più produttivo il lavoro di
approfondimento e la determinazione delle
iniziative da suggerire al Consiglio. Anche per
questa ragione, pur se il lavoro è solo agli
inizi, il Geometra bresciano ha voluto
incontrare ciascun coordinatore per fare il
punto dell’attività intrapresa da ogni
commissione, l’interesse e la partecipazione
dei colleghi, gli obiettivi che il gruppo di
lavoro intende raggiungere in questo primo
anno di impegno.
INTERVISTA
Il Coordinatore della Commissione
“Catasto, topografia e territorio”,
geom. Alessandro Rizzi
Commissione “Catasto
Topografia e Territorio”
Subito impegnati
su ruralità e sanzioni
L
a Commissione Catasto è sempre stata uno strumento di lavoro fondamentale all’interno del Collegio di Brescia. Tra le più frequentate ed attive, è
oggi coordinata dal geometra Alessandro Rizzi che ne conferma la “popolarità” anche in questa tornata. «Attorno a Catasto e topografia – spiega Rizzi – c’è sempre molto interesse anche perché soprattutto dal Catasto il geometra finisce sempre per dover passare in relazione a moltissimi
degli interventi che il cliente chiede. Un interesse che va
oltre il gruppo dei cosiddetti ‘catastali’, per coinvolgere
tutti, anche chi materialmente non svolge poi le procedure
di accatastamento, non usa Pregeo o Docfa, ed deve comunque avere una infarinatura generale dei temi e dei problemi».
Interesse generale, gran numero di colleghi impegnati su queste procedure,
pertanto commissione numerosa. Ma ci sono anche giovani colleghi?
«Alla prima riunione plenaria della commissione, che abbiamo tenuto poco dopo il rinnovo del Consiglio del Collegio e l’invito ai colleghi a
partecipare a questi organismi, hanno partecipato
una sessantina di geometri.
Ed i giovani (ovvero i colleghi con meno di 15 anni di
professione) erano almeno
la metà. Ed è naturale che
sia così perché proprio i colleghi più giovani sono i più
aperti alle diverse competenze, non hanno magari ancora scelto con precisione di
cosa si occuperanno prevalentemente e sono spesso
polivalenti per necessità.
Con gli anni poi ognuno sceglie la sua strada ed in commissione con i capelli
bianchi resta chi ha magari
deciso di fare quasi esclusivamente Catasto».
Ma si riesce a lavorare con una comIL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 5
INTERVISTA
missione di sessanta membri?
«In 60 eravamo alla prima riunione plenaria, mentre poi almeno una trentina sono entrati nelle diverse sottocommissioni destinate ad approfondire singoli argomenti. Ed è lì
che il lavoro diviene realmente proficuo».
Cosa pensate di fare?
«La decisione spetta al Collegio, ma come commissione Catasto siamo determinati ad andare fino in fondo perché riteniamo di avere pienamente ragione, di avere la legge ed
il buon senso dalla nostra parte».
Vediamo insieme allora quali sono i temi caldi di queste settimane.
«Sono tantissimi, ma due in particolare hanno sollecitato la
nostra attenzione. Il primo, che ci è stato segnalato da numerosi colleghi, riguarda il requisito della ruralità per l’accatastamento delle abitazioni degli agricoltori. L’Agenzia
del territorio infatti ha respinto numerose pratiche di agricoltori in pensione che avevano sistemato la loro casa legata
al fondo che avevano lavorato fino a quel momento. In pratica l’Agenzia chiede all’agricoltore di produrre la sua partita Iva e non accetta la domanda del pensionato. Stiamo
studiando il problema e riteniamo illegittimo il rifiuto opposto dall’Agenzia perché a nostra avviso secondo la legge
l’agricoltore in pensione non perde il diritto ad avere un’abitazione rurale. Trovati tutti i riferimenti necessari faremo
la nostra opposizione motivata, offrendola ai colleghi che ce
l’hanno chiesta».
Potrebbe essere l’obiettivo di quest’anno?
«È uno degli obiettivi, ma forse il più concretamente realizzabile, dal momento che in altri casi si tratta spesso di diverse interpretazioni tra professionisti ed Agenzia, dunque
matasse assai più complesse da sbrigliare. Sarei davvero
soddisfatto se in capo a quest’anno potessimo avere un risultato proprio sulle sanzioni».
E la seconda questione invece?
«Stiamo insistendo in ogni ambito – anche in questo caso
sollecitati da molti colleghi – per affermare l’illegittimità
delle sanzioni comminate per il ritardo nella presentazione
della pratica catastale, quando sulla medesima pratica sia
intervenuta una sospensione. Provo a spiegarlo ai non addetti. Fino a non molto tempo fa la prassi era molto semplice: il professionista presentava una pratica al Catasto fabbricati entro i canonici 30 giorni dalla data di ultimazione lavori (meglio come dice la legge dal momento in cui l’immobile è fruibile per l’uso cui è destinato. Se capitava che l’ufficio avesse da eccepire su qualche elemento, il professionista aveva altri 30 giorni per adeguarsi e ripresentare la pratica (attenzione spesso l’errore avveniva non per colpa del
professionista, ma per carenze dell’ufficio, dati sbagliati,
mappe consunte). Oggi a Brescia non è più così. Per l’Agenzia di Brescia infatti la sospensione non interrompe i termini e se la pratica viene ripresentata oltre il trentesimo
giorno dalla fine dei lavori scatta la sanzione».
E purtroppo di sanzioni ne sono state comminate parecchie.
«Proprio così. E secondo noi si tratta di sanzioni illegittime.
La prassi d’un tempo infatti era perfettamente in linea con
quanto dettato dal Dpr n. 1029 del 1 dicembre 1949 (che non
risulta essere mai stato abrogato) e che agli articoli 59 e 60
dice esplicitamente che la sospensione interrompe i termini per la presentazione della pratica ed al professionista
sono concessi altri 30 giorni per completarla».
6 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
Commissione
“Prevenzione incendi”
Una rivoluzione nell’isola
felice delle competenze
L’
ambito professionale della prevenzione incendi
è spesso considerato un’isola felice nel panorama
dell’attività dei geometri. Qui infatti non ci sono
dispute con altri professionisti in tema di competenze per
la semplice ragione che non vi è un titolo di studio specifico
abilitante, ma corsi che possono seguire tanto i geometri
come architetti, ingegneri e periti, nonché tanta, tantissima
esperienza personale da accumulare in anni di lavoro nella
valutazione dei rischi e nella redazione dei piani da consegnare ai Vigili del fuoco per le procedure di autorizzazione.
«In effetti – afferma Giuliano Vacchi, coordinatore della
Commissione prevenzione incendi del Collegio – quest’immagine, almeno per ora, è aderente alla realtà. Chi tra i geometri si occupa di questo ambito, e non siamo molti, ha dovuto costruire la propria professionalità al di fuori dei percorsi scolastici tradizionali e si confronta con altri diplomati
e laureati che hanno un curriculum analogo. Dico almeno per
ora, perché l’introduzione dell’approccio ingegneristico alla
prevenzione incendi potrebbe prefigurare una qualche prevalenza d’un titolo di studio rispetto ad un altro. Ma è una
questione solo all’orizzonte che per ora non preoccupa più
di tanto».
I nostri lettori sono bene informati sulle ultime novità della prevenzione incendi perché, in un recente numero del Geometra bresciano e proprio con il
INTERVISTA
Il Coordinatore della Commissione
“Prevenzione incendi”, geom.
Giuliano Vacchi
tuo aiuto, abbiamo illustrato le novità della legislazione relativa alla prevenzione incendi, la divisione delle attività in tre categorie di rischio (A, B e C)
dalla meno pericolosa via via a salire e con tre diverse procedure per il professionista.
«Sì l’ultima legislazione è dell’agosto 2011 e il decreto che
ne regolamente le procedure per la sua attuazione è dell’anno successivo, ma per quanto riguarda la normativa tecnica di prevenzione incendi siamo alla vigilia di una autentica rivoluzione in questo comparto che, lasciando ovviamente invariata la recente legislazione, introduce un approccio completamente nuovo proprio per il lavoro del professionista. Ed è su questo, sull’illustrazione di questo
nuovo approccio, il suo stuidio ed il suo approfondimento
che la commissione sarà impegnata nelle prossime settimane e nei prossimi mesi».
Puoi spiegarcelo per sommi capi?
«Ho detto che si tratta di una rivoluzione, perché la normativa tecnica attualmente vigente sarà progressivamente sostituita da un “testo unico”, ora in fase di ultimazione, passando da un approccio di tipo “prescrittivo” a uno di tipo
“prestazionale” per tutte le attività soggette a controllo di
prevenzione incendi. In partica, attualmente, per alcune attività, le più diffuse, esistono norme cosiddette “verticali”
che puntualmente prevedono per ogni attività soggetta a rischio di incendio, una serie di regole tecniche che scaturiscono da una vera e propria analisi dei rischi incendio, effettuata dal compilatore della norma stessa. Il contenuto di
ogni norma “verticale” viene quindi attualmente rigidamente applicato dal professionista per ogni attività normata. Nei prossimi anni invece, da quando questa nuova
normativa tecnica entrerà in vigore, essendo composta da
parte generale (detta normativa “orizzontale”) molto corposa che tratterà tutte le misure di prevenzione di tipo
generale e da una “verticale
molto snella” dedicata alle
attività specifiche, il professionista avrà la libertà e la
responsabilità di valutare il
rischio incendio nella sua
particolarità e di attuare le
misure di prevenzione che
riterrà più corrette, nel rispetto delle regole generali
di sicurezza. In buona sostanza aumenta in maniera
significativa la richiesta al
professionista di individuare le misure di prevenzione e protezione incendi
più adatte, assumendosene per intero la responsabilità. Se
a ciò si aggiunge che per le attività di categoria A non vi è
un esame preventivo degli enti di controllo e l’autorizzazione viene di fatto legata
alla capacità di progettazione del professionista, si
capisce come il ruolo dell’esperto in questo settore
abbia assunto una rinnovata
centralità. Fino a ieri poteva
capitare di dover discutere
preventivamente con l’autorità competente per approdare poi ad un piano
condiviso, oggi invece
spesso la verifica degli uffici
è posteriore e la responsabilità prima è del professionista».
È davvero una rivoluzione che dovrà
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 7
INTERVISTA
Il Coordinatore della Commissione
“Estimo e valutazioni immobiliari”,
geom. Matteo Negri
essere spiegata ai colleghi ed ai committenti.
«Come commissione stiamo già lavorando. Siamo teoricamente in dodici fra giovani e colleghi di esperienza e puntiamo ad organizzare – oltre ai corsi di aggiornamento che si
susseguono da quel primo corso del Collegio del 1987 dal
quale sono passati i meno giovani di noi – un seminario sulla
nuova normativa tecnica al Tartaglia ed altre iniziative di
sensibilizzazione. Inoltre poiché siamo inseriti anche nel
Cipi, il Comitato interprofessionale per la prevenzione incendi, prenderemo spunto dagli argomenti che quest’organismo interprofessionale istruisce per calarli nell’attività
della nostra commissione e muoversi di conseguenza».
Tu operi in questo campo da molto tempo e per questa ragione ti chiedo se c’è
sensibilità nella committenza su questo versante.
«Non voglio generalizzare, ma direi una bugia parlando di
un’alta sensibilità sulla prevenzione in genere e sulla sicurezza. Il cliente paga malvolentieri i costi di questo capitolo
e lo fa solo perché obbligato dalla legge, non rendendosi
conto che prevenire i rischi è sempre meglio che intervenire
su un cumulo di macerie che magari è stata messa a repentaglio pure la vita di tante persone. Ed è anche su questo
punto che occorre sensibilizzare la categoria e la società: la
prevenzione non è solo burocrazia, non è un costo inutile.
Tutti cercano di risparmiare ed il guaio è che quando si rendono conto di non aver fatto abbastanza per la sicurezza,
spesso è troppo tardi».
Commissione “Estimo
e valutazioni immobiliari”
Nuovi standard internazionali
e best practice
I
l geometra Matteo Negri è il coordinatore della Commissione Estimo e valutazioni immobiliari ed è un
vero esperto in questo settore. I nostri lettori lo conoscono sia per i contributi che spesso abbiamo pubblicato
con la sua firma su questi argomenti, sia perché al convegno
mondiale dei geometri dello scorso anno a Roma ha tenuto
una relazione al gruppo di lavoro internazionale sulle più recenti acquisizioni nel campo delle valutazioni immobiliari.
La sua prima considerazione riguarda la composizione della
Commissione che è chiamato a coordinare.
«La commissione estimo – dice - vede come potenziali aderenti una trentina di iscritti, equamente suddivisi per lo8 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
calizzazione e per età anagrafica. Al momento la commissione si è riunita una sola volta (l’11 di marzo) ed in quell’occasione hanno partecipato con entusiasmo circa una
ventina di geometri che senza indugio si sono messi immediatamente al lavoro».
Par di capire che si tratti di colleghi impegnati direttamente su questi problemi…
«È così. Il primo ruolo che ci siamo prefissi è infatti quello di
alzare il livello di preparazione degli iscritti nel campo delle
valutazioni immobiliari, attraverso corsi di formazione
scientifici, coadiuvati da esercitazioni pratiche, organizzati
dal nostro Collegio e promossi dall’Associazione di categoria Geo.Val. Esperti».
In effetti è proprio in questo specifico campo che negli ultimi anni si sono imposti metodi nuovi, di valenza e valore internazionale che senza smentire le
procedure di valutazione che i geometri utilizzano da sempre, le hanno radicate in una metodologia scientifica condivisa.
«La missione che ci siano dati è infatti quella di studiare, sviluppare ed approfondire le tematiche dell’estimo immobi-
INTERVISTA
liare moderno (best practice), ovvero delle stime pluriparametriche, così come previsto dagli standard internazionali di
valutazione (IVS), europei (EVS) e italiani (Codice delle valutazioni immobiliari edito da Tecnoborsa, Linee Guida ABI
per la valutazione degli immobili in garanzia delle esposizioni creditizie e dai Principi Italiani di Valutazione proposti
dall’OIV, per la stima degli immobili assoggettati agli standard contabili IAS/IFRS)».
Operativamente come vi state muovendo?
«Attraverso la compilazione di schede di adesione la commissione sarà presto suddivisa in gruppi di lavoro che avranno il compito di implementare le seguenti tematiche:
– organizzazione di seminari ed eventi con istituzioni, enti
ed altre figure professionali;
– predisposizione di un fac-simile della due “diligence immobiliare”, in applicazione agli standard di qualità promossi dal CNG_GL in collaborazione con l’UNI
– predisposizione di un fac-simile di un rapporto di valutazione per la stima degli immobili in garanzia delle esposizioni creditizie, il tutto in applicazione alle linee guida
ABI
– stesura di un manuale tecnico operativo, finalizzato all’analisi dei costi di costruzione, suddivisi per tipologie edilizie ed immobiliari, al fine di poter applicare correttamente il metodo del costo di costruzione deprezzato (cost
approach)
– implementazione della banca dati attraverso l’osservazione/segmentazione del mercato immobiliare e la rilevazione dei dati immobiliari (prezzi e caratteristiche
quantitative e qualitative)
– predisposizione di articoli, casi studio e approfondimenti
da pubblicare sul nostro periodico il Geometra Bresciano».
Un programma impegnativo che peraltro i nostri lettori potranno seguire proprio dai contributi che pubblicheremo su queste colonne. E con questo programma generale, quali obiettivi vi siete posti per quest’anno?
«L’argomento principale che potrebbe incardinarsi nell’anno corrente è l’importanza delle valutazioni immobiliari
scientifiche nelle procedure esecutive e fallimentari, con
particolare riferimento al rapporto di valutazione pubblicato sul portale del Tribunale di Brescia, nonché al recente
accordo siglato tra il CNG_GL e l’ANPE (Associazione Notarile per le Procedure esecutive).È un approfondimento urgente e necessario che contiamo proprio di mettere a regime nelle prossime settimane».
Commissione “Edilizia
sostenibile, efficienza
energetica ed acustica”
L’impegno è andare oltre
la semplice certificazione
I
l geometra Roberto Manella è il giovane collega che
coordina la Commissione dedicata all’edilizia sostenibile, all’efficienza energetica ed acustica nell’edilizia. Temi non nuovi per la categoria, ma che indubbiamente in questi ultimi anni sono divenuti pane quotidiano
di ogni professionista. Una commissione dunque per temi
di grande attualità che è costituita in buona parte proprio da
giovani colleghi.
“«Colleghi giovani e molto preparati – aggiunge Manella –
una trentina di geometri che hanno fatto propria la sensibilità recente su temi come il risparmio energetico, li hanno
approfonditi ed offrono al mercato il loro contributo di conoscenza. La commissione finora si è riunita una sola volta,
ma gli interventi di tutti (molti dei quali già li conoscevo per
averli visti operare sul campo) mi sono parsi di grande lucidità nell’inquadrare le questioni aperte e nel porre le basi
per un lavoro che credo proprio sarà proficuo».
Quando si parla di efficienza energetica il pensiero di tutti corre alla certificazione obbligatoria…
«Sì ed è insieme una maledizione ed una grande opportunità, in verità sinora sfruttata spesso molto male. La certificazione energetica ed in generale l’attenzione al risparmio
energetico promossa in questi anni anche attraverso incentivi statali e campagne di sensibilizzazione, hanno avuto indubbiamente il merito di porre all’attenzione di tutti le tematiche della sostenibilità in edilizia. Il limite maggiore purtroppo è dato dal fatto che il cittadino, il committente, è
spesso portato ad interpretare ad esempio la certificazione
solo come un obbligo in più da assolvere, inutile burocrazia
alla quale destinare il meno possibile».
Da qui il problema più volte sottolineate dai colleghi di proposte truffaldine,
di certificazioni fuorilegge rilasciate a poche decine di euro.
«Ed è proprio questo – insieme alla necessità di organizzare
corsi che aiutino i geometri ad aumentare la loro professionalità ed assolvano all’obbligo di formazione permanente
per 40 ore ogni 5 anni – uno dei temi che la commissione ha
già cominciato ad affrontare. Abbiamo denunciato chi offre
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 9
INTERVISTA
Il Coordinatore della Commissione
“Edilizia sostenibile, efficienza
energetica e acustica”, geom.
Roberto Mannella
dei corsi, l’organizzazione di incontri e seminari, in una parola la migliore professionalizzazione dell’intera categoria».
Un impegno che non si esaurirà quest’anno…
«Certamente è impegno costante e duraturo, ma già quest’anno dovremo saper indirizzare la nostra attività su
questo canovaccio, utilizzare tutte le occasioni pubbliche
che sapremo creare per diffondere questa nuova consapevolezza, non accontentandoci che lo sappiano i colleghi ma
che il messaggio arrivi anche ai cittadini».
Nel titolo della commissione non c’è solo la sostenibilità energetica, ma pure
l’efficienza acustica.
«Sì ed i colleghi che hanno partecipato alla commissione ne
sono pienamente consapevoli. Su questo tema c’è interesse, c’è molto interesse, ma partiamo da una situazione
molto meno agevole che in campo energetico. Sui temi dell’acustica non ci sono incentivi, non c’è grande sensibilizzazione e il costruttore, ad esempio, è attento all’energia ed
assai meno al suono. Anche se poi, magari, dall’inefficienza
acustica viene una montagna di contenzioso post-vendita».
certificati evidentemente fasulli a poche decine di euro, documenti che sono stati realizzati senza il sopralluogo obbligatorio previsto dalla legge e sulle nuove abitazioni con ben
pochi calcoli effettivi della reale efficienza energetica del
fabbricato. La commissione chiederà che le verifiche degli
organismi di controllo siano ampliati, che si accerti e si sanzioni chi non si comporta correttamente, unendo a questo
stimolo all’attività ispettiva un lavoro assai più necessario
di sensibilizzazione dei cittadini, di presa di coscienza diffusa dell’importanza d’una edilizia realmente sostenibile».
Risolvere il problema delle certificazioni insomma non basta…
«No, non basta, perché la certificazione è il documento a
valle che sancisce la correttezza di quanto è stato fatto,
mentre il nodo anche professionalmente più gratificante è la
progettazione sostenibile. Da questo punto di vista il compito che la commissione sente prioritario è proprio l’allargamento dell’orizzonte dalla certificazione alla progettazione,
dunque allo studio delle soluzioni innovative, alla conoscenza dei materiali nuovi, all’aggiornamento delle conoscenze in un ambito che quasi ogni giorno presenta significative novità. È dunque un ruolo di formazione e di diffusione del sapere che attende la commissione, la promozione
10 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
Pertanto sensibilizzazione anche su questo versante come impegno prioritario?
«Sensibilizzazione e formazione. Occorre dire che l’efficienza acustica è tema assai più complesso di quella energetica. I problemi sono complicati, le esigenze di formazione più impegnative, anche solamente i corsi devono avere una durata maggiore. Per capirci, si diventa certificatori
con un corso di poche decine di ore, nell’acustico si parla di
corsi ripetuti per almeno tre anni, a diversi livelli di approfondimento e di complessità. È una professionalità che
non si improvvisa. Ma fortunatamente in commissione ho
colleghi molto preparati anche su questo argomento e già
dalla prossima riunione daremo vita ad una commissione
sull’efficienza acustica che si dedicherà interamente a
questi argomenti».
INTERVISTA
Il Coordinatore della Commissione
“Consulenti tecnici e mediatori”,
geom. Alberto Fortunato
Commissione
“Consulenti tecnici
e mediatori”
Il primo impegno è
convincere i colleghi
I
geometri sono da sempre consulenti tecnici per i tribunali, ma solo da poco più di tre anni hanno cominciato ad esercitare la loro professionalità anche nell’ambito della mediazione. E per queste specifiche attività
il Collegio ha deciso di istituire una apposita Commissione
affidando il ruolo di coordinamento al collega Alberto Fortunato. Proprio per il tempo relativamente breve di questa
specializzazione, meglio in particolare della mediazione,
prima di chiedere a Fortunato dell’attività della sua commissione, abbiamo voluto sapere se nel Bresciano la mediazione ha preso piede e funziona.
«La mediazione funziona – replica pronto Fortunato – non
tanto in riferimento al numero delle pratiche che svolgiamo,
quanto piuttosto per la soddisfazione che le parti manifestano una volta intrapresa questa strada. La mia esperienza
mi dice infatti che la mediazione si conferma preziosa, quale
unica valida alternativa al conflitto giudiziario, e se le parti
decidono di percorrerla trovano sempre l’accordo».
Sarà perché lo strumento è giovane ma non ho la sensazione che ci sia piena
coscienza anche nella categoria delle potenzialità di questo strumento per evitare al cliente cause incerte e soprattutto lunghissime.
«È proprio così. La legge è del 2010 e la sua piena operativa
è ancora posteriore, ma ripeto, chi l’ha sperimentata ne uscito pienamente soddisfatto ed anche professionalmente
è un lavoro arricchente nel quale il geometra deve mettere
a frutto non solo le sue conoscenze professionali, ma pure
le sue doti psicologiche, le tecniche specifiche che servono
a far maturare un consenso attorno all’ipotesi di accordo».
Ma perché clienti e geometri dovrebbero avere fiducia in questo strumento?
«Le ragioni sono molte, al di là del fatto che per taluni ambiti la procedura va obbligatoriamente esperita prima di rivolgersi al tribunale. Vorrei solo citare ad esempio il fatto
che la mediazione avviene in un ambito extra-giudiziale, assolutamente riservato, senza che nulla di quanto le parti dicono possa essere utilizzato in una futura causa. E questo è
un elemento di particolare valore, che consente al mediatore di sfrondare il disaccordo tra le parti da una serie di elementi per cercare di andare al nocciolo della questione,
aiutando le parti a far emergere il possibile accordo. E in
questo sforzo il mediatore ha grande libertà, nel senso che
può sentire le parti separatamente, può farle incontrare e
poi risentire separatamente, con e senza gli avvocati, e
senza mai verbalizzare nulla, di più senza consentire alle
parti di verbalizzare quanto detto».
In determinati ambiti la presenza degli avvocati è però obbligatoria.
«Sì, ma per la legge l’avvocato aiuta il suo cliente ad avere
piena coscienza del diritto in gioco, deve approvare l’accordo in certe materie rendendolo in questo modo immediatamente esecutivo, ma non ha, ad esempio, la possibilità di impedire un’intesa, può solo rendere più lenta la sua
applicazione. C’è insomma il primato assoluto della volontà
delle parti, accertata dal mediatore che verbalizza però solo
l’avvenuta intesa o il disaccordo, lasciando però alle parti
stesse, magari con l’aiuto dei loro avvocati, la stesura dei
contenuti dell’intesa. Per tutte queste ragioni il mediatore
non è altri che un facilitatore dell’incontro tra le parti che vogliono risolvere una lite su un diritto magari aperta da decenni».
In questo senso si potrebbe dire che i geometri sono naturalmente mediatori,
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 11
INTERVISTA
poiché da sempre sono impegnati a facilitare la soluzione dei problemi e non
certo a crearne di nuovi.
«Io direi forse che i geometri per loro natura non sono litigiosi, ma non arriverei a dire che il geometra per sua natura
è un mediatore, nel senso che non c’è nel bagaglio professionale del geometra una specifica competenza di mediazione. Per questa ragione questa esperienza occorre costruirsela, occorre studiare psicologia, occorre apprendere
alcune tecniche di dialogo e di gestione del conflitto… Fare
il mediatore è insomma un mestiere difficile ed impegnativo, che non si può improvvisare. Serve una specifica formazione ed un aggiornamento continuo».
Ed è su quello che credo stia lavorando anche la vostra commissione.
«Certamente è questo uno degli impegni, non il maggiore,
con l’organizzazione di corsi di aggiornamento ogni anno.
Direi che il primo impegno è la sensibilizzazione dei colleghi e della società nel suo complesso sull’esistenza di
questa procedura e sulla sua utilità. Verso la mediazione mi
pare ci sia da parte di tanti, un atteggiamento di sufficienza
che, a mio avviso, non trova giustificazione. Ripeto è l’unico
strumento alternativo valido al conflitto giudiziario che, tutti
lo sappiamo, in Italia è una iattura. Ecco io credo che la commissione avrebbe già fatto molto convincendo tutta la categoria del valore della mediazione, così che ogni collega la
possa validamente consigliare al suo cliente».
Ma quanti siete oggi a Brescia a svolgere questo delicato compito?
«Al primo corso di formazione organizzato dal Collegio parteciparono alcuni anni fa 150 geometri. Fatto il corso si decise di aderire a Geocam facendo pagare una quota; questa
decisione dimezzò i geometri interessati che sono scesi ulteriormente quando abbiamo stabilito la necessità di seguire un corso ogni due anni prevedendo dopo le lezioni
anche una valutazione di ogni singolo corsista. Da tutte
queste scremature è uscito un gruppo d’una ventina di mediatori che oggi effettivamente svolgono questa professione».
Non molti.
«Lascio ad altri la valutazione, ma io credo che si debba
guardare al futuro, che tutto sommato una professionalità
nata meno di tre anni fa e che ha bisogno di doti e di studi
molto particolari per essere esercitata, non può essere da
subito una professione di massa. Occorre lavorare seriamente per diffondere la conoscenza di questo strumento,
far crescere le nostre competenze, allenare le nostre capacità. Non a caso durante molte mediazioni accanto al mediatore ci sono spesso 3 o 4 tirocinanti che ovviamente non
intervengono nella discussione, sono come soprammobili
nella stanza, ma possono imparare molto».
12 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
E in commissione invece quanti siete?
«Siamo in 7/8 e ci siamo già un po’ divisi i compiti per lavorare al meglio. Così c’è chi pensa alla formazione, chi alla
sensibilizzazione, chi in particolare sta cercando di allacciare rapporti con enti e associazioni, come l’Anaci, l’Unione
agricoltori e la Coldiretti per arrivare alla stipula di convenzioni che facciano affluire le pratiche al nostro organismo di
mediazione. Il lavoro insomma è tanto, ma lo stiamo affrontando con grande entusiasmo».
Commissione “Agricoltura
e Ambiente”
Focus su burocrazia,
periti grandine ed energia
I
n fondo veniamo tutti da lì, prima agrimensori e poi
geometri: le radici della professione affondano in agricoltura, nella misura dei terreni, negli interventi
che l’uomo fa per valorizzare lo spazio che abita. E dopo una
stagione nella quale l’agricoltura è parsa perdere quel ruolo
primario che ha per definizione, da qualche tempo a questa
parte, proprio questo settore, con l’importante aggiunta
dell’attenzione e della nuova sensibilità all’ambiente è tornato di grande attualità, oltre che fonte di lavoro non indifferente per la categoria. Doverosa e convinta la formazione
della nuova Commissione agricoltura e ambiente che è
coordinata dal geometra Andrea Comincini. «Sì val la pena
di ricordare che veniamo tutti da lì – dice – ed aggiungo che
lì in molti stiamo tornando, sia magari per il nostro ruolo professionale, sia soprattutto per una più avvertita sensibilità
ambientale che ci coinvolge tutti. Ed alla chiamata del Collegio non hanno risposto in pochi: hanno infatti partecipato
alle prime due riunioni poco meno di venti colleghi, un terzo
dei quali giovani».
Due riunioni e pertanto lavoro già messo a regime…
«Penso di sì, nel senso che i primi incontri sono proprio serviti ad impostare il lavoro che poi proseguirà in sottocommissioni o gruppi creati ad hoc. Era necessario infatti conoscersi, mettere in fila le questioni che abbiamo dinanzi e decidere come affrontarle; ora si passa all’approfondimento
vero e proprio dei singoli problemi ed alle iniziative».
Ho letto dalla vostra prima relazione al Consiglio che vi siete già divisi in tre
INTERVISTA
Il Coordinatore della Commissione
“Agricoltura e ambiente”, geom.
Andrea Comincini
gruppi: puoi illustraceli brevemente?
«È presto detto. Abbiamo formato tre gruppi di lavoro suddividendo in tre diverse aree i molti problemi che sono stati
sollevati e per i quali organizzeremo anche iniziative di formazione d aggiornamento ad hoc. Il primo gruppo si occupa
sostanzialmente di energia, meglio delle tecnologie e delle
soluzioni per la produzione di energia ed il risparmio energetico in agricoltura. Alla sua attenzione ci sono dunque i sistemi fotovoltaici (che dopo gli interventi invero talvolta eccessivi e a terra dei primi anni, tentano oggi di avere impatti
ambientali meno gravosi), la produzione di energia da
biogas con le tecnologie più diverse che in gran numero prevedono l’utilizzo e lo smaltimento dei liquami. Ci interessa
meno, tanto per essere chiari, la produzione di energia da
mais o cereali perché riteniamo che questi prodotti debbano essere riservati all’alimentazione animale ed umana e
non alla trasformazione in energia. E questo gruppo di specialisti è già al lavoro per mettere a punto un breve corso di
aggiornamento su questi argomenti e qualche visita agli impianti più moderni già in funzione a poche decine di chilometri dalla città».
Questo è il gruppo che tenta di mettere in relazione l’agricoltura con la produzione energetica avendo però cura la massima salvaguardia dell’ambiente,
che per chi vive in campagna è un bene di inestimabile valore. E il secondo
gruppo invece di cosa si occupa?
«Guarda innanzitutto ai rapporti con i diversi enti che entrano in gioco a vario titolo nella gestione dei terreni, ovvero
i Comuni, i Consorzi, i Parchi, la Provincia, la Regione e la So-
printendenza per i Beni architettonici di Brescia, per
citare i maggiori interlocutori che abbiamo nel settore. L’obiettivo per questo
gruppo è innanzitutto
quello di rendere pervio, aperto e più semplice ogni
rapporto con questi enti che
spesso finiscono per oberare i committenti e i tecnici
incaricati con un’infinita
serie di adempimenti burocratici, non raramente duplicando moduli e documentazioni, triplicando i tempi,
rendendo infinite le pratiche. C’è sicuramente un
gran numero di norme e regolamenti che questi enti
debbono rispettare, ma noi
siamo impegnati ad aprire
un dialogo per cercare di semplifiucare gli adempimenti,
per evitare le duplicazioni, per far sì ad esempio che anche
gli enti parlino tra di loro e non si limitino a chiedere documentazione agli imprenditori agricoli. Per esempio tutti noi
della commissione abbiamo più volte sottolineato la necessità non solo di un canale preferenziale di dialogo tra i
tecnici e gli enti, ma anche di una sorta di conferenza dei servizi alla quale far partecipare in una sola occasione tutti gli
enti che debbono dire la loro su un determinato intervento.
E questa sarebbe davvero un’operazione capace di snellire
in maniera significativa le procedure e dare un taglio netto
ai tempi lunghissimi tra la decisione per un intervento e la
sua realizzazione».
Ed il terzo gruppo?
«Il terzo è un gruppo con professionalità molto specifiche
perché riguarda i problemi posti dai colleghi che si occupano di perizie sui danni in agricoltura a seguito di eventi
meteo come la grandine. E qui il primo punto all’ordine del
giorno è la riproposizione d’un corso per quelli che una volta
chiamavamo periti grandine. Di più: il nostro impegno è fare
in modo che chi ha conseguito una abilitazione con corso di
questo tipo possa concretamente entrare a far parte del
corpo peritale, ovvero venga chiamato a far parte delle
squadre che dopo un evento calamitoso devono certificare
i danni subiti dagli agricoltori e presentare le perizie alle assicurazioni. A questo proposito la commissione intende incontrare al più presto le associazioni degli agricoltori e le
centrali assicurative per far valere l’apporto professionale di
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 13
INTERVISTA
colleghi preparati ed esperti».
Un programma decisamente impegnativo. Ma vorrei fare un’altra domanda:
parlando con molti colleghi ho spesso l’impressione che l’agricoltura sia uscita dal nostro orizzonte professionale. Ne parliamo poco, non sono molti i
colleghi che vi si dedicano….
«Non è così; c’è ancora una montagna di lavoro in agricoltura
e ancor di più nell’ambiente per i geometri. Io sono convinto
che c’è una potenzialità grandissima, certo non secondo gli
stereotipi che potevano andar bene fino a qualche anno fa,
ovvero quelli della costruzione di nuovi allevamenti e di
magazzini, nella regolarizzazione anche degli stessi conformandoli alle normative vigenti, o della ristrutturazione
delle abitazioni rurali. C’è spazio ad esempio nei consorzi
irrigui, ce n’è nella tutela del territorio, ce n’è nell’economia
green… Ripeto: oggi c’è grande spazio anche solo in agricoltura partendo ad esempio dalla constatazione che chi abbiamo di fronte non è più un agricoltore bensì un imprenditore agricolo e che il cambio non è ovviamente solo nominalistico».
Eppure questa realtà fatica ad emergere anche tra noi geometri…
«Di più: c’è un tentativo neppure troppo nascosto di estromettere i geometri liberi professionisti dall’agricoltura. Lo
stanno ad esempio facendo alcune associazioni agricole che
offrono ai loro soci direttamente, ovvero con professionisti
alle loro dipendenze, la consulenza e il servizio che fino a
ieri era appannaggio di noi liberi professionisti. Anche per
questa ragione la commissione cercherà al più presto occasioni di confronto, se serve di scontro ed invece se possibile
di collaborazione, con le associazioni agricole stesse».
E per quest’anno qual è l’obiettivo?
«Gli obiettivi sono molti, ma io credo soprattutto che in
questa fase la nostra commissione ha bisogno di stringere
rapporti di collaborazione con le altre commissioni, ad esempio con la Commissione Catasto, la Commissione Estimo, Commissione Prevenzione Incendi, Commissione Urbanistica ed Edilizia, perché abbiamo molti problemi in comune e le loro conoscenze ci possono tornare molto utili.
Voglio quindi innanzitutto stringere questi rapporti. E poi
abbiamo un’esigenza: in Commissione siamo tutti bassaioli
e c’è un solo sebino: manca la montagna. Faccio dunque un
appello ai geometri che in Valcamonica, in Val Sabbia ed in
Valtrompia si occupano di agricoltura perché partecipino
alla Commissione agricoltura e ambiente: il loro contributo
è irrinunciabile».
14 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
Commissione
“Amministratori immobiliari”
Esordio col botto
della nuova legge
L
a Commissione degli amministratori immobiliari è
all’esordio , è nata per la prima volta dopo l’elezione del nuovo Consiglio del Collegio, ma come
ricorda il coordinatore geometra Silvio Maruffi, per la nostra
categoria non è certo una novità. «Val la pena di ricordare
dice infatti – che nelle nostre competenze l’amministrazione era definita fin da prima della guerra, nel regolamento
del 1929. Allora si trattava di amministratori soprattutto di
aziende agricole, poi invece, nel dopoguerra, si è cominciato a parlare anche di amministratori immobiliari e con la
nascita dei condomini, di amministratori di immobili con
molte proprietà ed inquilini. Voglio aggiungere che fino a
non molto tempo fa, solo 35 colleghi tra i nostri circa 3.000 iscritti avevano dichiarato di occuparsi prevalentemente di
amministrazioni immobiliari; nell’ultima analoga indagine
invece a rispondere positivamente sono stati 224 rendendo
così in qualche modo necessaria la nascita di una apposita
commissione. Anche perché la normativa in questa materia
è in continua evoluzione».
È sì siamo alle prese con la nuova legge sul condominio che pochi mesi fa ha
cambiato molte delle regole in materia, definendo meglio anche la figura e le
responsabilità dell’amministratore.
«Fatta la legge ora siamo nella non facile stagione dell’interpretazione della legge, della sua concreta attuazione che
pone questioni nuove ogni giorno. Questioni che io ritengo
un geometra, proprio in virtù delle proprie competenze può
affrontare meglio di tanti altri professionisti. Oggi infatti
l’amministratore non è chiamato solo a far di conto, a dividere le spese fra i condomini e le proprietà, ma deve occuparsi in prima persona delle manutenzioni e delle riqualificazioni degli immobili che amministra, offrendo la sua specifica professionalità e consulenza ai condomini in temi
quali ad esempio il risparmio energetico, la materia fiscale,
il Catasto. È pertanto un ambito di attività che ben si adatta
alle nostre peculiari competenze».
La commissione si sta dunque occupando innanzitutto di formare adeguatamente i colleghi che svolgono o intendono intraprendere questa attività.
“È uno degli impegni. Uno sforzo che si muove su due diversi livelli. Il primo riguarda l’informativa generale rivolta a
tutti i colleghi ed a quanti intendono occuparsi nella loro at-
INTERVISTA
Il Coordinatore della Commissione
“Amministratori immobiliari”, geom.
Silvio Maruffi
questioni. Ripeto: in questa prima fase era necessario fare i
corsi, offrire i crediti formativi, diffondere la conoscenza
della nuova legge, poi si vedrà».
Una delle questioni che dovrete affrontare sarà certamente quella delle garanzie richieste dalla nuova legge agli amministratori.
«C’è sicuramente un problema assicurativo specifico da affrontare, ma non trascurerei neppure l’importanza d’una capillare diffusione d’una informativa sulla legge. Che impone
ad esempio all’amministratore di raccogliere tutti i fondi necessari prima di affidare i lavori di manutenzione straordinaria. E poi c’è il capitolo a sé delle liti e della mediazione….
Insomma il lavoro non manca davvero».
Commissione “Sicurezza”
Avvio tribolato
e due gruppi di lavoro
I
tività di questi argomenti. Un secondo fronte riguarda invece la specializzazione e l’aggiornamento di chi già opera.
Corsi ed appuntamenti che abbiamo già in parte definito».
Ma l’amministratore immobiliare è un ambito cjhe vede impegnati anche
molti giovani colleghi?
«Non ho dati precisi, ma credo di sì ed anzi nel formare la
commissione proprio a questo proposito si è creato qualche
iniziale disguido. È infatti capitato che dei 19 colleghi che si
sono candidati a far parte della commissione, 11 non avevano dichiarato di svolgere questa professione. Ho rimediato subito richiamando in servizio almeno all’inizio colleghi che da tempo svolgono la professione, mentre più avanti ci sarà spazio per tutti. Quanto all’interesse dei giovani
c’è da dire che al corso iniziale ed a quello di approfondimento si sono iscritti ben 160 colleghi».
Commissione da ripensare dunque?
«No, ho già cominciato a lavorare con chi poteva darmi una
mano perché le richieste di formazione dei colleghi erano
pressanti. Ma presto faremo una riunione plenaria e formeremo i gruppi di lavoro e di approfondimento delle singole
n questo giro d’orizzonte sul lavoro delle nuove Commissioni che hanno appena iniziato ad operare, la
voce fuori dal coro è quella di Nadia Bettari, coordinatrice della Commissione sicurezza. Mentre infatti i colleghi parlano di entusiasmo, competenza, impegno Nadia
Bettari racconta d’un inizio di difficile gestione a causa del
numero dei partecipanti.
«Alla nuova Commissione sicurezza – dice Nadia Bettari –
hanno aderito 49 colleghi, un numero elevatissimo ed assolutamente ingestibile. Il Consiglio aveva inizialmente
chiesto di aderire ad una sola commissione, successivamente invece sono state accolte le domande di tutti, senza
vagliare l’esperienza e la preparazione dei singoli. È bastato
fare un giro di presentazioni alla prima riunione e sentire
qualche domanda per rendersi conto che alcuni dei colleghi
intervenuti, sebbene abilitati come coordinatori, non si
siano mai occupati in concreto di sicurezza. Purtroppo la
Commissione in questo modo rischia di trasformarsi in un
corso accelerato per qualche collega che evidentemente aveva dei problemi da risolvere, non aveva le conoscenze
per affrontarli e sperava che la Commissione lo facesse per
lui, ma la funzione della Commissione è ben altro».
Davvero un quadro così sconfortante?
«Dirò di più: da qualche affermazione buttata là da più d’uno
dei colleghi, ho avuto la sensazione che per molti venire ad
una commissione significa garantirsi dei vantaggi, del laIL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 15
INTERVISTA
Il Coordinatore della Commissione
“Sicurezza”, geom. Nadia Bettari
riunioni che abbiamo fatto e
ho già formato due gruppi di
lavoro nei quali chi ha qualcosa da dare alla categoria
potrà impegnarsi. Resto
convinta che il miglior modo
per testare le ‘new entry’ è
quello di affidar loro dei
compiti: se li portano a termine abbiamo guadagnato
un collega alla causa del Collegio, della tutela della professione e della qualificazione della categoria. Diversamente non occorre neppure dir loro di non venire
più: se ne stanno a casa e
non li senti più per anni».
voro, dei guadagni. È da tempo che questa convinzione tra
gli iscritti è diffusa, ma ho ripetuto che nelle Commissioni
c’è solo gente che fa volontariato per la categoria, che al più
guadagna il piacere d’un confronto con colleghi preparati,
ma che sul piano del lavoro si perde del tempo, meglio, si
offre il proprio tempo al servizio della categoria».
Scusa ma ti sei chiesta perché questa volta a differenza di tante altre ti sei trovata in questa situazione.
«Me lo sono chiesta e mi sono data anche qualche risposta.
C’è stato indubbiamente qualche difetto di comunicazione
da parte del Collegio: non é stato chiarito forse in maniera
esplicita che i corsi sono una cosa e le commissioni un’altra,
che chi partecipa ad una commissione deve avere una professionalità da condividere con i colleghi e da mettere al
servizio dell’intera categoria, non un luogo di formazione e
tanto meno un luogo in cui spartirsi il lavoro. Di più: non ha
giovato a mio giudizio la scelta del Consiglio di permettere
ai colleghi di partecipare a più commissioni, perché resto
convinta che se partecipi bene e ti impegni in una commissione non hai materialmente il tempo per seguirne un’altra,
e che non puoi ritenerti esperto di tutto e fingere di partecipare a tutto».
E dopo un avvio così tribolato come pensi di proseguire?
«Il mio programma non cambia. Sono stata chiara nelle due
16 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
Come hai organizzato il lavoro?
«Un primo tema è come
sempre quello della formazione, delle 40 ore di aggiornamento che ognuno di noi
deve fare nei cinque anni
per avere i crediti necessari a confermare la sua abilitazione.
Faremo quest’anno un seminario ed un corso di aggiornamento che ripeteremo per 7/8 volte così da rispondere a
tutte le richieste dei colleghi».
Si conferma dunque il grande interesse della categoria per queste tematiche.
«L’interesse c’è anche se il lavoro con la crisi dell’edilizia è
un po’ scemato. Fortunatamente dal 2009 la normativa si è
stabilizzata e non c’è pertanto l’esigenza di mettersi velocemente al passo con nuovi obblighi o nuovi regolamenti.
Non per questo la commissione resterà con le mani in
mano».
Hai già deciso come operare?
«Abbiamo già deciso di mettere al lavoro due sottocommissioni. La prima si occuperà della sicurezza sul lavoro
negli ambienti fissi, ovvero nelle situazioni sostanzialmente
normate dalla legge 626. La seconda invece si occuperà
della sicurezza nei cantieri. E di questa seconda mi occupo
più direttamente anch’io».
INTERVISTA
Il Coordinatore della Commissione
“Urbanistica ed Edilizia”, geom.
Stefano Santini
Commissione
“Urbanistica ed edilizia”
Semplificazione e omogeneità
di procedure
G
ruppo di lavoro storico, insediato praticamente
da sempre al Collegio, la Commissione urbanistica ed edilizia è coordinata da poche settimane
dal geometra Stefano Santini. Che ha posto fin dall’inizio la
continuità con l’esperienza degli ultimi anni al centro del
proprio impegno. «Il lavoro che abbiamo avviato – dice – riprende in sostanza quanto stava facendo la precedente
commissione, quella guidata dal collega Zipponi. L’obiettivo di carattere generale è quello di puntare alla semplificazione delle procedure che i colleghi devono affrontare nel
loro quotidiano lavoro, la omogeizzazione delle procedure
stesse e della modulistica da Comune a Comune, da area ad
area, la tutela dell’interesser professionale laddove viene
messo in discussione».
Chi ha aderito a questa nuova commissione?
«Alla Commissione si sono iscritti 35 colleghi ed alla prima
riunione hanno partecipato in 24, con un discreto gruppo di
giovani. Il mio intento è di riunirci una volta ogni 40 giorni ed
affrontare innanzitutto le questioni che vengono poste dai
colleghi. Per questa ragione abbiamo già nominato la collega Antonella Piotti segretaria a verbalizzatrice: tocca a lei
raccogliere in prima istanza dalla mail del Collegio o da mille
altre possibili fonti le segnalazioni dei geometri bresciani su
problemi e questioni aperte nei Comuni. In commissione
poi valutiamo, anche con l’aiuto di esperti esterni, la valenza
della questione posta e decidiamo come intervenire».
Cos’è che viene segnalato più spesso?
«Non c’è una casistica precisa, diciamo che spesso e volentieri si tratta di richieste strane da parte degli uffici tecnici di
alcuni comuni, di interpretazioni particolari di alcune norme.
Si va da destinazioni urbanistiche a norme urbanistiche, da
questioni energetiche alle distanze tra immobili o allevamenti. Recentemente ci segnalano soprattutto anomalie soprattutto nei Piani di gestione del territorio e nei Piani di recupero. Ripeto valutiamo caso per caso e poi, se serve, aiutiamo il collega a presentare una osservazione motivata, talvolta anche con il supporto di un avvocato. Ed un caso del genere è già successo anche alla nuova commissione per il Comune di Lumezzane laddove l’ufficio tecnico sostiene, a nostro avviso erroneamente, che balconi e aggetti devono essere contemplati nella definizione delle distanze tra i fabbricati».
Al di là delle segnalazioni dei problemi dei colleghi c’è anche una attività, diciamo così istituzionale, della commissione?
«Sì, ed è quella che già anticipavo in premessa. Stiamo infatti lavorando per fare in modo che modulistica e procedure
siano semplificate ed omogenee per tutto il territorio provinciale. Detta così sembra un’ovvietà, ma ogni geometra sa
che praticamente ogni Comune ha una propria interpretazione della legge, spesso sceglie una modulistica diversa,
chiede documenti che altrove nessuno si sogna di chiedere… Si tratta di convincere molti tecnici comunali e molti
politici a lavorare al meglio ma secondo schemi definiti, riducendo la discrezionalità almeno nella burocrazia. Ed è uno
sforzo che chiediamo ai Comuni, ma pure ad altri enti, come
la Sovrintendenza ed i Parchi, poiché ci pare davvero assurdo dover presentare magari tre diverse documentazioni
senza che questi enti pubblici si parlino tra di loro…».
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 17
INTERVISTA
Non deve essere comunque facile lavorare in una commissione composta da
30 persone.
«Ed in effetti non lavoriamo quasi mai tutti insieme. La riunione plenaria serve giusto per avviare il lavoro, ma poi ci
sono piccoli gruppi che si dedicano all’approfondimento di
una questione, altri che curano l’organizzazione di iniziative
pubbliche o riservate ai colleghi (abbiamo in cantiere anche
convegni e seminari). E poi c’è il gran lavoro di dialogo e di
interlocuzione con gli enti».
E l’obiettivo di quest’anno qual è?
«Potrei dire risolvere il maggior numero di questioni possibile
presentate dei colleghi, ma voglio anche aggiungere quello di
stabilire un canale stabile di informazione e di confronto con
la Regione. Spesso ce ne dimentichiamo, ma tra Stato e Comuni c’è di mezzo la Regione che in campo urbanistico ed edilizio ha grandi competenze. Nel dialogo non partiamo ovviamente da zero, ma vanno consolidati i rapporti, va tenuto
aperto il canale di dialogo con i politici e con i funzionari. Ed è
proprio quello che sento di dover fare quest’anno».
Gruppo “Protezione civile”
Esperti sempre pronti
all’evento
N
on è formalmente una commissione, bensì un
gruppo ed anche l’organizzazione del lavoro è un
po’ particolare. Ad esempio il coordinatore ed il
consigliere di riferimento sono la stessa persone, il geometra Italo Giovanni Albertoni. Stiamo parlando del gruppo
di Protezione civile che è formato dagli esperti che hanno
l’abilitazione ad entrare in campo, volontariamente, in aiuto
delle popolazioni colpite da una calamità naturale, in particolare da un sisma. Mettono la loro professionalità al servizio delle strutture della protezione civile soprattutto per
quanto attiene alla verifica dell’agibilità e della sicurezza di
immobili colpiti da un terremoto.
«Tutto è cominciato nel 2004 – racconta Albertoni – quando
si è tenuto a Brescia il primo corso per l’intervento di geometri esperti dopo un sisma. Si è trattato specificatamente
del “Corso di formazione per la pianificazione e la gestione
dell’emergenza sismica, rilievo del danno e valutazione dell’agibilità”. Eravamo una trentina da tutta la regione, 22 bresciani. E proprio quell’anno a novembre, dopo il sisma di
Salò e del Garda abbiamo avuto il nostro battesimo di fuoco:
18 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
settimane di lavoro al fianco della protezione civile bresciana, affinamento dell’uso delle schede tecniche di verifica dell’agibilità, rodaggio drammatico sul campo del lavoro delle squadre di intervento. Da allora il nostro paese è
stato ripetutamente colpito dai terremoti e noi siamo intervenuti ovunque, dall’Aquila all’Emilia e, da ultimo, in Toscana. Nel 2013 c’è stato poi un secondo corso interprovinciale con 50 iscritti, 25 dei quali erano bresciani».
Adesso siete dunque un bel gruppo.
«Il gruppo di Brescia è formato da 46 geometri che, in gran
parte, hanno operato almeno in una occasione. E la modalità di intervento, sempre volontario ripeto, è ormai collaudata. Noi non siamo i primi a partire, tocca innanzitutto alle
squadre di soccorso che montano i campi e portano aiuto
alla popolazione uscita di casa o , purtroppo, rimasta sotto
le macerie. L’intervento del nostro gruppo, chiamato appositamente dalle Prefetture e dalla Protezione civile, è invece richiesto qualche giorno dopo proprio per verificare la
stabilità, l’agibilità, la sicurezza degli immobili lesionati».
Hai parlato di squadre d’intervento, perché?
«Perché questo è un lavoro che è meglio fare in squadre di
due o tre professionisti, giacché non ci sono solo da compilare le apposite schede predisposte dal Dipartimento della
Protezione civile, ma durante il sopralluogo si tratta di decidere se una famiglia può o meno rientrare nella propria
casa. E due pareri, due valutazioni coincidenti sono sempre
meglio di una sola. Operativamente mentre a Salò formavamo “squadra” con i Vigili del Fuoco, nei terremoti successivi eravamo “squadra” noi stessi, a disposizione
dell’A.Ge.Pro. (Associazione Nazionale Geometri Volontari
per la Protezione Civile)e quindi a supporto del Dipartimento di Protezione Civile. Dopo un sisma ciascuno di noi
da la propria disponibilità, magari per una settimana o dieci
giorni e l’A.Ge.Pro. ci chiama singolarmente o in gruppo per
formare le squadre e intervenire. Quasi sempre lo facciamo
con la squadra già formata, con professionisti già abituati a
lavorare insieme ed a capirsi con uno sguardo».
E va detto che è un lavoro tipicamente da geometra…
«Sì, sul piano delle competenze serve il diploma e l’abilitazione di un corso specifico, ma in verità ci vuole dell’altro.
Occorre sentire dentro di sé la chiamata ad un intervento volontario, fonte di disagi e senza alcun tornaconto personale
che non sia la riconoscenza del sorriso d’un bambino che
torna in casa con la sua famiglia magari dopo due notti passate all’addiaccio. Occorre avere una predisposizione al volontariato ed anche alla condivisione del dramma di queste
popolazioni, avere la competenza e la serenità per dare sicurezza a chi in quel momento è soprattutto spaventato.
INTERVISTA
Il Coordinatore del “Gruppo
Protezione civile” geom. Italo
Giovanni Albertoni
giornamento, dal momento che la Protezione civile in questi
anni è cambiata, sono cambiate le schede di valutazione
degli immobili, insomma ci si deve rimettere in pari. C’è poi
da preparare con Regione Lombardia un nuovo corso».
Ma l’evento dopo il quale intervenite è solo quello sismico?
«No, per comodità parliamo di intervento dopo un sisma,
anche perché il corso che abbiamo fatto nel 2004 e nel 2013
era centrato su quel tipo di fenomeno che presenta caratteri
del tutto peculiari. Ma il gruppo è a disposizione della Protezione civile per ogni calamità: oltre al terremoto, c’è il dissesto idrogeologico, l’alluvione, l’incendio boschivo, il rischio di inquinamento industriale, il rischio dei trasporti e
quello delle reti del gas e dell’acquedotto, persino l’accoglienza degli immigrati e la logistica che deve essere appositamente predisposta. E dalle nostre parti, in Valcamonica,
c’è pure la neve, le valanghe… Davvero non c’è mai da stare
tranquilli perché le esigenze sono tante e l’aiuto d’un
gruppo di esperti risulta sempre fondamentale».
Saper dire di sì ed anche di no se c’è pericolo, facendo capire agli interessati che lo si dice nel loro esclusivo interesse
e per la loro sicurezza. Ci vuole insomma calore umano oltre
che competenza tecnica».
Non so se chiederti che impegno vi siete dati per quest’anno…
«Chiedilo pure perché ho una risposta. Ovviamente siamo
sempre pronti a partire e speriamo che non ce ne sia mai bisogno, ma quest’anno ci piacerebbe in particolare aprire un
canale informativo e formativo nelle scuole. Ovvero entrare
come gruppo negli istituti superiori dove studiano i geometri di domani per diffondere tanto la cultura del volontariato quanto quella della buona costruzione, di saper gestire bene l’emergenza e saper ricostruire altrettanto bene.
Sono discorsi che ci è già capitato di fare in altre occasioni e
troviamo sempre studenti molto attenti e disponibili al dialogo. È lì che vale la pena di investire».
❑
E quando non c’è un’emergenza il
gruppo di cosa si occupa?
«Purtroppo in questo nostro
Paese le emergenze seguono altre emergenze a
rotta di collo e di tempo per
starsene tranquilli ce n’è
poco. Comunque ad esempio in queste settimane
tutti quelli del secondo
corso stanno aspettando
l’attestato ed il gruppo risolve anche un po’ di questioni burocratiche. Per
quelli del primo corso si impone invece un radicale agIL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 19
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
Le nuove “linee guida”
per i procedimenti disciplinari
(Prima parte)
1. Introduzione
1.1 Riferimenti normativi
Le presenti linee guida sono state elaborate per costituire
un riferimento a supporto del corretto esercizio della funzione disciplinare, nell’ottica – soprattutto – di coordinarlo
alle novità introdotte dall’art; 8 del Dpr 7 agosto 2012, n. 137.
Pertanto, si propone in questa sede anzitutto una ricognizione normativa di alcune disposizioni, e in modo particolere di quelle contenute nel R.d. 11 febbraio 1929, n. 274,
volta a chiarirne la portata applicativa alla luce della abrogazione tacita di alcune di esse, e della conferma di altre, ad
opera del succitato Dpr. Il che appare tanto più opportuno
con riferimento a quelle norme (dello stasso R.d. n. 274/29)
espressamente richiamate dalla nuova disciplina nella loro
formulazione originaria, senza persltro l’apporto degli adeguamenti e [o] delle integrazioni rese necessari dalla sopravvenuta modifica del quadro istituzionale (i.e. la devoluzione della funzione disciplinare ai “Consigli di disciplina”).
Tanto premesso, delle disposizioni di seguito elencate, che
hanno specifica attinenza (diretta o indiretta) con la materia
disciplinare e, quindi, ne costituiscono il fondamentale riferimento normativo, si fornisce – sia pure solo in termini di
probabile e ragionevole proposta – una nuova “versione di
lettura”, accompagnata, se del caso, da un breve commento
che illustra le ragioni della ratio sottese alla ricostruzione (o
ricognizione) quivi prospettata.
Art. 8, Dpr 7 agosto 2012, n. 137 - “Regolamento recante riforma
degli ordinamenti professionali, a norma dell’art. 3, comma 5, del Dl 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre
2011, n. 148”
1. Presso i Consigli de[i] Collegi territoriali sono istituiti Consigli di disciplina territoriali cui sono affidati i compiti di
istruzione e decisione delle questioni disciplinari riguardanti gli iscritti all’Albo.
2. I Consigli di disciplina territoriali di cui al comma 1 sono
composti da un numero di consiglieri pari a quello dei
consiglieri che, secondo i vigenti ordinamenti professionali, svolgono funzioni disciplinari nei Consigli de[i] Collegi [...] territoriali presso cui sono istituiti. I Collegi di disciplina, nei Consigli di disciplina territoriali con più di tre
componenti, sono comunque composti da tre consiglieri
e sono presieduti dal componente con maggiore anzianità d’iscrizione all’Albo o, quando non vi siano componenti non iscritti all’Albo, dal componente con maggiore
anzianità anagrafica.
3. Ferma l’incompatibilità tra la carica di consigliere del […]
Collegio territoriale e la carica di consigliere del corrispondente Consiglio di disciplina territoriale, i consiglieri
20 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
componenti dei Consigli di disciplina territoriali sono nominati dal presidente del tribunale nel cui circondario
hanno sede, tra i soggetti indicati in un elenco di nominativi proposti dai corrispondenti Consigli del […] Collegio. L’elenco di cui al periodo che precede è composto
da un numero di nominativi pari al doppio del numero dei
consiglieri che il presidente del tribunale è chiamato a
designare. I criteri in base ai quali è effettuata la proposta
dei Consiglieri de[i] Collegi […] e la designazione da
parte del presidente del tribunale, sono individuati con
regolamento adottato […, ai sensi del presente disposto], da[l] Consigli[o] nazional[e con delibera del 19
novembre 2012 e pubblicato sul Bollettino ufficiale del
Ministero della Giustizia del 15 dicembre 2012, n. 23 …].
4. Le funzioni di presidente del Consglio di disciplina territoriele sono svolte dal componente con maggiore anzianità di iscrizione all’Albo o, quando vi siano componenti
non iscritti all’Albo, dal componente con maggiore anzianità anagtafica. Le funzioni di segretario sono svolte dal
componente con minore anzianità d’iscrizione all’Albo o,
quando vi siano componenti non iscritti all’Albo, dal componente con minore anzianità anagrafica.
5. All’immediata sostituzione dei compnenti che siano venuti meno a causa di decesso, dimissioni o altra ragione,
si provvede applicando le disposizioni del comma 3, in
quanto compatibili.
6. I Consigli di disciplina territoriali restano in carica per il
medesimo periodo dei Consigli de[l] Collegio territoriale.
[…]
10. Fino all’insediamento dei Consigli di disciplina territoriali […] di cui ai commi precedenti, le funzioni disciplinari restano interamente regolat da [gli artt. 11 e 12 del
R.d. 11 febbraio 1929, n. 274].
11. Restano ferme le altre disposizioni in materia di procedimento disciplinare […], e i riferimenti ai Consigli de[i]
Collegi[…] si intendono riferiti, in quanto applicabili, ai
Consigli di disciplina.
12. Il Ministro vigilante può procedere al commissariamento
dei Consigli di disciplina territoriali […] per gravi e ripetuti atti di violazione della legge, ovvero in ogni caso in
cui non sono in grado di funzionare regolarmente. Il commissario nominato provvede, su disposizione del ministro vigilante, a quanto necessario ad assicurare lo svolgimento delle funzioni dell’organo fino al successivo
mandato, con facoltà di nomina di componenti che lo coadiuvano nell’esercizio delle funzioni predette.
[…]
Sono stati omessi i commi dal settimo al nono, in quanto riguardanti unicamente i
Consigli nazionali “che esercitano funzioni [amministrative] disciplinari” e non anche
quelli (consigli nazionali) che invece, nella medesima materia, svolgono funzioni giurisdizionali. All’uopo si rammenta che con il Dpr n. 137/12 è stato realizzato il pro-
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
cesso di delegificazione prefigurato dall’art. 3,comma 5 del Dl n. 138/2011 e s.m.i.
Nondimeno, il Consiglio nazionale geometri è “giudice speciale” ai sensi e per gli effetti del combinato disposto della VI disp. Trans. Cost. e dell’art. 102 Cost., sicché la
disciplina che ne regola la composizione e le funzioni giurisdizionali è soggetta a riserva assoluta di legge, “ex” art. 108 della Costituzione.
Art. 1, comma 1, D.lgs.lgt. 23 novembre 1944, n. 382. Le funzioni relative alla custodia dell’Albo […] di geometra […] sono devolute […]
a[l] Consiglio del[…] Collegio, a termini dell’art. 1 del R.dl 24 gennaio
1924, n. 103.
Della disposizione in questione è stata tacitamente abrogata la parte che faceva riferimento
alle funzioni in materia disciplinare dei Consigli dei Collegi, ora devolute ai Consigli di disciplina territoriali ai sensi dell’art. 8 del Dpr 7 agosto 2012, n. 137.
Art. 10, R.d. 11 febbraio 1929, n. 274
La cancellazione dall’Albo […] è pronunciata dal [Consiglio
del Collegio], su domanda dell’interssato, ovvero d’ufficio o
su richiesta del Procuratore del[la Repubblica], nei casi:
a) di perdita […] del godimento dei diritti civili;
b) di trasferimento dell’iscritto in un altro Albo.
Anche di questa disposizione deve considerarsi tacitamente abrogata la parte relativa ai
provvedimenti “disciplinari”, poiché – si ripete – trattasi di materia ora devoluta ai Consigli di disciplina territoriali. Alla lettera a) è stato omesso l’inciso riguardante la perdita
della “cittadinanza” poiché superato in virtù delle disposizioni dall’art. 45 D.lgs 26 marzo
2010, n. 59 (“Attuazione della direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato interno”,
e s.m.i.).
Art. 11, R.d. 11 febbraio 1929, n. 274
1. Le sanzioni disciplinari che il [collegio di disciplina] può
applicare, per gli abusi e le mancanze che gli iscritti abbiano commesso nell’esercizio della professione, sono:
a) l’avvertimento;
b) la censura;
c) la sospensione dall’esercizio professionale per un
tempo non maggiore di sei mesi;
d) la cancellazione dall’Albo.
2. L’avvertimento è dato con lettera raccomandata a firma
del presidente del [collegio di disciplina].
3. La censura, la sospensione e la cancellazione sono notificate al colpevole per mezzo di ufficiale giudiziario.
Può senz’altro ritenersi che il primo comma vada ora riferito al “collegio di disciplina”,
così come è ragionevole sostenere che il “presidente” al quale fa riferimento il secondo
comma sia quello del medesimo collegio (inquirente e giudicante), stante la situazione
del comma 2, ultimo periodo, dell’art. 8 succitato, secondo cui “i collegi di disciplina, nei
Consigli di disciplina territoriali con più di tre componenti, sono comunque composto da
tre consiglieri e sono presieduti dal componente con maggiore anzianità d’iscrizione all’Albo o, quando non vi siano componenti non iscritti all’Albo, dal componente con maggiore anzianità anagrafica”.
Art. 12, R.d. 11 febbraio 1929, n. 274
1. L’istruttoria, che precede il giudizio disciplinare, può essere promossa dal [Consiglio di disciplina] su domanda
di parte, o su richiesta del Pubblico Ministero, ovvero
d’ufficio, in seguito a deliberazione del [Consiglio di disciplina], ad iniziativa di uno o più membri.
2. Il presidente del [Consiglio di disciplina], verificati sommariamente i fatti, raccoglie le opportune informazioni e,
dopo di avere inteso l’in[dagato], riferisce al [Consiglio di
disciplina], il quale decide se vi sia luogo a procedimento
disciplinare.
3. In caso affermativo, il presidente [rimette l’affare al Collegio di disciplina competenete, il cui presidente] nomina il relatore, fissa la data della seduta per la discussione e ne informa almeno 10 giorni prima l’incolpato, affinché possa presentare le sue giustificazioni sia personalmente, sia per mezzo di documenti.
4. Nel giorno fissato [il collegio di disciplina], sentiti il rapporto del relatore e la difesa dell’incolpato, adotta le proprie decisioni.
5. Ove l’incolpato non si presenti o non faccia pervenire documenti a sua discolpa, né giustifichi un legittimo impedimento, si procede in sua assenza.
Come nel caso dell’art. 11 del R.d. n. 274/29, le parti del testo che prima avevano come
destinatario il “Consiglio di Collegio”, sono ora riferite al “Consiglio di disciplina”. Inoltre,
allo scopo di assicurare l’applicabilità – in concreto – delle norme (vigenti) sul procedimento disciplinare ai (nuovi) Consigli di disciplina (e, con ciò, l’effettivo funzionamento
di quest’ultimi), al terzo comma si propone di operare una “actio finium regundorum”
volta a fare chiarezza sulla separazione (delle funzioni) tra il Consiglio (di disciplina) territoriale e il/i collegio/i (“giudicante/i”) al suo interno. A riguardo si deve tener conto della
distinzione – da sempre pacificamente riconosciuta, anche dalla giurisprudenza di legittimità – tra l’attività istruttoria cd preliminare, ossia tra la fase anteriore all’apertura formale del procedimento disciplinare (che, in quanto tale, non soggiace a particolari regole
procedimentali; v. commi 1 e 2, e si noti, a titolo esemplificativo, il riferimento normativo
alla semplice audizione – diversa da un interrogatorio in senso tecnico – dell’indagato, al
quale peraltro non esige la preventiva contestazione degli addebiti; cfr., ex multis, Cassazione civile sez. un. 22 giugno 1990, n. 6309), e la fase successiva all’esercizio dell’azione
disciplinare. È ragionevole ritenere, pertanto, che il collegio (“giudicante” o “ di disciplina”)
sbentri nell’esercizio delle proprie funzioni (nei confronti dell’incolpato) solo a seguito del
rinvio a giudizio disciplinare (dell’indagato) deliberato dal relativo Consiglio di disciplina.
La nuova versione (di lettura) dell’art. 12 qui proposta si concilia peraltro con la previsione di cui al comma 4 dell’art. 8 del Dpr n. 137/12, che contempla espressamente la figura del presidente e del segretario del Consiglio di disciplina (cui si aggiungono le corrispondenti cariche del collegio al suo interno, delle quali invece fa menzione il comma 2,
ultimo periodo, dello stesso art. 8); previsione che sarebbe svuotata di significato (o
quanto meno risulterebbe pleonastica) laddove si ritenesse che anche l’istruttoria cd preliminare sia di competenza del collegio (tripersonale) interno al Consiglio di disciplina,
privando – per tale via – quest’ultimo consesso nella sua composizione completa di qualsivoglia potere deliberativo.
Art. 13, R.d. 11 febbraio 1929, n. 274
1. Nel caso di condanna alla reclusione o alla detenzione, il
[Consiglio di Collegio], secondo le circostanze, può eseguire la cancellazione dall’Albo o pronunciare la sospensione.
2. Quest’ultima ha sempre luogo ove sia stato rilasciato manIL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 21
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
dato di cattura e fino alla sua revoca.
[…]
Non è riportato il comma 3, in quanto tacitamente abrogato dall’art. 2 della legge n. 75/85,
che – nel riformulare sostanzialmente l’elencazione dei requisiti per l’iscrizione all’Albo,
di cui all’articolo 4 del R.d. n. 274/29 – ha omesso qualsivoglia riferimento a “Condann[e]
alla reclusione o alla detenzione” che impedirebbero l’iscrizione all’Albo.
Art. 14, R.d. 11 febbraio 1929, n. 274
1. Colui che è stato cancellato dall’Albo può a sua richiesta
essere riammesso, quando siano cessate le ragioni che
hanno motivato la sua cancellazione.
[…]
[2]. Se la cancellazione è avvenuta in seguito a giudizio disciplinare, la iscrizione può essere chiesta quando siano
decorsi due anni dalla cancellazione dall’Albo.
[3]. Se la domanda non è accolta, l’interessato può ricorrere
in conformità dell’articolo [15, R.d. 274/29].
È stato omesso il 2° comma (originario) e, quindi, i riferimenti alla ”cancellazione […] a
seguito di condanna penale”, in considerazione delle ragioni già illustrate nel commento
all’art. 13 (supra).
Art. 17, l. 20 ottobre 1982, n. 773 “Riforma della Cassa nazionale di previdenza ed assistenza a favore dei geometri”
[1.] L’omissione, il ritardo oltre novanta giorni e l’infedeltà
della comunicazione […], non seguita da rettifica nel termine di [novanta giorni dalla scadenza], costituiscono
grave infrazione […], che compomporta in caso di recidiva la cancellazione dall’Albo.
[2.] Il Consiglio del collegio professionale competente, su richiesta della Cassa, è tenuto ad adottare provvedimento
di cancellazione dall’Albo con [l’osservanza de]i termini
e [delle forme del procedimento amministrativo].
[3.] L’interessato può interrompere la procedura, in ogni momento prima dell’adozione della deliberazione collegiale di cancellazione, presentando la denuncia anche se
oltre i termini.
Per comodità di esposizione – e per quel che qui rileva – dell’articolo in questione si riportano soltanto i (3) commi dal quinto al settimo. E giova, tuttavia, evidenziare che il
provvedimento in questione, di cancellazione dall’Albo, lungi dal costituire una sanzione
per illecito deontologico propriamente intesa (la quale, per contro, sarebbe di competenza
del Consiglio di disciplina territoriale; cfr., ex plurimis, Cassazione civile, sez. un. 6 agosto
1990, n. 7937; 8 settembre 1989, n. 3904; 25 novembre 1983, n. 7074; 11 aprile 1981,
n. 2129) è una misura (restrittiva) da applicarsi automaticamente (“ex legibus”), senza
alcun margine di discrezionalità da parte del Consiglio del Collegio. Ne consegue che, sia
per ragioni di coerenza con la disciplina posta dall’art. 2 della legge 3 agosto 1949, n. 536
(sulla sospensione dall’albo dell’iscritto moroso), sia per assicurare l’effettiva applicabilità dell’art. 48 del regolamento di contribuzione della Cassa di Previdenza e Assistenza
dei Geometri Liberi Professionisti – CIPAGLP (adottato ai sensi dell’art. 3 D.lgs 30 giugno
22 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
1994, n. 509 e dell’art. 7, comma 3, del D.lgs Igt. n. 382/44, e che fa espressamente salvi
“con riferimento ad ogni infrazione [del] regolamento [medesimo], i poteri disciplinari
spettanti ai [Consigli di disciplina], tenuto conto che l’omissione e l’infedeltà della comunicazione, non seguita da rettifica nel termine di cui sopra, costituiscono grave infrazione
disciplinare”) sarebbe auspicabile un intervento legislativo che sostituisse la misura della
cancellazione in questione con quella della sospensione dall’esercizio della professione.
Ad ogni buon conto, al secondo comma il riferimento alla procedura dettata dall’art. 12
del R.d. n. 274/29 si ritiene possa essere ragionevolmente interpretato come il (più generico) rinvio alla disciplina posta dalla legge n; 241/90. E ciò oltre che per ragioni sopra
illustrate, concernenti l’insussistenza nel caso di specie di un illecito deontologico in senso
proprio quale presupposto (“ex lege”) della misura sanzionatoria in questione, anche – e
soprattutto – in considerazione del fatto che nel periodo storico nel quale è stata postaquesta situazione legislativa non era prevista da alcun’altra disposizione la necessaria partecipazione del professionista (i.e. del privato) all’azione amministrativa (destinata ad incidere sulla sua sfera personale). Pertanto, al fine di assicurare detta partecipazione, all’epoca era quasi imposto il rinvio alla procedura dettata dall’art. 12 del r.d. n. 274/29; rinvioche invece oggi, in presenza della legge n. 241/90 che assicura una partecipazione generalizzata del cittadino al procedimento amministrativo, appare superato.
Art. 2, l. 3 agosto 1949, n. 536, “Tariffe forensi in materia penale e
stragiudiziale e sanzioni disciplinari per il mancato pagamento dei contributi
previsti dal D.lgs.lgt. 23 novembre 1944, n. 382
1. I contributi previsti dal decreto legislativo luogotenenziale 23 novembre 1944, n. 382, a favore dei Consigli degli
ordini e dei collegi, anche se trattasi di contributi arretrati,
debbono essere versati nel termine stabilito dai Consigli
medesimi. Coloro che non adempiono al versamento
possono essere sospesi dall’esercizio professionale, osservate le forme del procedimento [amministrativo].
2. La sospensione così inflitta […] è revocata con provvedimento del Presidente del Consiglio professionale,
quando l’iscritto dimostri di aver pagate le somme dovute.
Della disposizione in questione, che riguarda la cd “sospensione dell’iscritto per morosità” sono stati omessi (e, in parte, convenientemente sostituiti senza mutarne la portata)
gli incisi riguardanti (espressamente) la durata della misura in questione e le regole procedurali che il Consiglio del Collegio dve osservare ai fini dalla sua adozione. Invero, anche
in relazione alla sospensione in questione (come per la “cancellazione per irregolarità di
cassa”), deve osservarsi che non si tratta di una sanzione disciplinare in senso proprio
(cui invece verrebbe sostanzialmente assimilata laddove venisse mantenuto l’inciso “non
è soggetta a limiti di tempo”), ma, anzi, deve essre concepita in termini tali da consentire
l’applicabilità – anche nella fattispecie in esame, ove ricorrano ulteriori e specifiche circostanze – di un provvedimento disciplinare (i.e; la cancellazione dall’albo). Questa ricostruzione, peraltro, rappresenta l’unico modo per legittimare il Consiglio del Collegio (in
luogo del corrispondente Consiglio di disciplina) all’adozione della sospensione “de qua”,
che – si badi – “può” (e non “ deve”) essere applicata, a dispetto della sanzione per illeciti deontologici per la quale, invece, vige il principio dell’obbligatorietà dell’azione disciplinare. Pertanto, il riferimento al procedimento “disciplinare” può essere inteso come
rinvio a quello “amministrativo”, a garanzia del principio del contraddittorio (e, quindi, del
giusto procedimento, ai sensi della disciplina posta dalla legge n. 241/90) cui deve comunque, anche in questo caso, essere improntata l’attività del Consiglio del Collegio. Sul
punto, inoltre, si rimanda a quanto già aillustrato nel commento all’art. 17, l. n. 773/82
(nonché alle considerazioni riportate nella nota al paragrafo 1.2.4.3., con riferimento all’inammissibiltà della revoca – in generale – di un provvedimento sanzionatorio propriamente inteso).
Art. 15, R.d. 11 febbraio 1929, n. 274
1. Le decisioni del Consiglio del Collegio in ordine alla iscrizione e alla cancellazione dall’Albo [e(o) dal registro
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
dei praticanti, e i provvedimenti sanzionatori del Consiglio di disciplina territoriale] sono mortificat[i] agli interessati, mediante lettera raccomandata con ricevuta di ritorno, salva la disposizione dell’art. 11, comma 3, per
quanto concerne la notificazione di decisioni che pronunzino i provvedimenti disciplinari ivi indicati.
2. Contro le [determinazioni] anzidette, entro 30 giorni dalla
notificazione, è dato ricorso, tanto all’interessato quanto
al Procuratore della Repubblica, al Consiglio nazionale.
[…]
Anche del presente articolo – per quel che qui rileva – si riportano soltanto i primi due
commi. L’integrazione che si propone di apportare alla versione di lettura del comma 1
con riferimento ai “provvedimenti sanzionatori del Consiglio di disciplina” trova giustificazione non solo (o semplicemente) nella ripartizione di competenze tra quest’ultimo e il
Consiglio del Collegio, ma anche nell’esigenza di evidenziare gli effetti che ne conseguono:
le decisioni sui giudici disciplinari saranno notificate a firma del Presidente del collegio
(inquirente e giudicante) del Consiglio di disciplina competente (come si dirà anche più
avanti nel testo). Per ciò che invece riguarda le deliberazioni di iscrizione e(o) cancellazione dal registro dei praticanti, si rammenta che in ordine alle impugnative delle stesse
è stata finora pacificamente riconosciuta (anche dalla giurisprudenza di legittimità) la
competenza giurisdizionale del Consiglio nazionale. E, sul punto, è appena il caso di aggiungere che detto orientamento risulta avvalorato dall’art. 6, comma 8, Dpr n. 137/2012,
che sancisce espressamente l’assoggettamento dei praticanti alle norme deontologiche
e correlativo potere disciplinare.
Art. 5 D.m. 15 febbraio 1949, “Approvazione del regolamento contenente le norme di procedura per la trattazione dei ricorsi dinanzi al Consiglio
nazionale dei geometri”
1. Il ricorso al Consiglio nazionale è presentato o notificato
nell’ufficio del […] Collegio [il cui Consiglio di disciplina]
ha emesso la deliberazione che si intende impugnare.
2. Se ricorrente è il professionista, deve presentare anche
due copie in carta libera del ricorso.
3. L’Ufficio del […] Collagio [del Consiglio di disciplina] annota a margine del ricorso la data di presentazione e comunica subito, con lettera raccomandata [ a firma del presidente del Collegio di disciplina che ha adottato la sanzione impugnata], copia del ricorso stesso al procuratore
della Repubblica, nella cui giurisdizione ha sede il Consiglio, se ricorrente èil professionista, o al professionista,
se ricorrente è il Procuratore della Repubblica.
4. Il ricorso e gli atti del procedimento rimangono depositati
nell’ufficio del […] Collegio [del Consiglio di disciplina]
per trenta giorni successivi alla scadenza del termine stabilito per ricorrere.
5. Fino a quando gli atti rimangono depositati, il Procuratore
della Repubblica e l’interessato possono prenderne visione, proporre deduzioni ed esibire documenti.
6. Il ricorso, con la prova della comunicazione di cui al terzo
comma, nonché le deduzioni e i documenti di cui al
comma precedente, unitamente al fascicolo degli atti,
sono trasmessi dal […] Collegio [del Consiglio di disciplina] al Consiglio nazionale.
7. Il […] Collegio [del Consiglio di disciplina], oltre al fascicolo degli atti del ricorso, trasmette una copia in carta libera del ricorso stesso e della deliberazione impugnata
in fascicolo separato.
Con l’espressione “Collegio [del Consiglio di disciplina]” s’intende ovviamente l’ufficio (o
gli uffici) amministrativo (i) del Collegio territoriale “presso” il quale è istituito, a norma
dell’art. 8, comma 2, del Dpr n. 137/12, lo stesso Consiglio di disciplina. Difatti, come si
dirà anche in seguito, con la riforma operata dal citato Dpr, si impone la necessità di distinguere tra “Collegio-Ufficio” (inteso come apparato amministrativo e burocratico) e
“Collegio-Istituzione” (che, in definitiva, s’identifica con il suo organo politico-gestionale,
ovvero di “governance”, qual è il Consiglio direttivo).
1.2. Premesse
L’azione disciplinare trova fondamento nella necessità di
salvaguardare, oltre che la qualità e la correttezza della prestazione professionale a tutela della committenza (e della
società civile in genere), la dignità e l’onorabilità della Professione, che – a sua volta – postula l’osservanza dei principi di indipendenza, diligenza, imparzialità, neutralità, onestà, correttezza, obiettività e terzietà del professionista.
Detti principi, sanciti spesso anche solo genericamente in
un codice deontologico, sono necessariamente specchio
del comune sentire di un dato momento storico, che non
rende possibile prevedere a priori tutti i comportamenti
contrari ai doveri e alle regole etiche di un professionista.
1.2.1. Presupposti soggettivi. In ordine ai presupposti soggettivi del procedimento disciplinare occorre distinguere tra
soggetti passivi (ovvero coloro che vi vengono sottoposti)
e soggetti attivi (ai quali compete invece l’esercizio del
potere, recte dell’azione disciplinare). Da un lato, la possibilità di sottoporre un soggetto a procedimento disciplinare presuppone necessariamente che questi sia iscritto
all’Albo professionale1, dall’altro la legittimazione attiva
spetta al Consiglio di disciplina del Collegio (di appartenenza, ovvero quello) nel cui albo è iscritto il professionista de quo anche se, per ipotesi, al momento della commissione dell’illecito disciplinare quest’ultimo risultasse
iscritto a un differente albo territoriale.
1.2.2. Presupposti oggettivi. Ai sensi dell”art. 11 del R.d. n.
274/29 “le pene disciplinari che il [Collegio di disciplina]
può applicare, per gli abusi e le mancanze che gli iscritti
abbiano commesso nell’esercizio della professione, sono
…”. Stante questa disposizione, sembrerebbe che tali
mancanze o abusi debbano, in ogni caso, essere stati
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 23
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
commessi nell’esercizio dell’attività professionale. Tuttavia la giurisprudenza (di legittimità) ha precisato che
possono costituire illecito disciplinare anche i comportamenti tenuti dagli iscritti all’Albo (dei geometri) nello
svolgimento di attività diverse dall’esercizio della professione, ogni qual volta il comportamento sia suscettibile di essere considerato pregiudizievole per il decoro
della Categoria. Sicuramente il comportamento illecito
del professionista perseguibile con il procedimento disciplinare non consiste esclusivamente in condotte contrarie a prescrizioni di legge civile o penale, e neppure si
esaurisce nelle ipotesi individuate dal codice ceontologico approvato dal CNGeGL (e, quindi, dall’Assemblea
degli iscritti al Collegio territoriale) potendo essere sanzionati disciplinarmente, in quanto contrari alla deontologia professionale, anche comportamenti atipici2.
In presenza di una disposizione legislativa o regolamentare che prevede, in caso di inosservanza di specifici precetti e(o) obblighi, la facoltà o il dovere di comminare una
determinata sanzione, ossia una “misura restrittiva”
seppur richiamando le “forme” del procedimento disciplinare, si ritiene che la stessa vada disposta dal Consiglio del Collegio territoriale, trattandosi (peraltro) di fattispecie che non presuppongono, né richiedono l’accertamento circa il disvalore sul piano deontologico, recte dell’inadempienza contestata3.
1.2.3. Natura del procedimento disciplinare. Il procedimento
disciplinare promosso dal Consiglio di disciplina ha natura amministrativa, e non giurisdizionale, diversamente
da quello che si instaura dinanzi al Consiglio nazionale a
seguito dell’impugnazione di un provvedimento sanzionatorio. Di conseguenza, mentre il procedimento dinnanzi ai Collegi di disciplina si conclude sempre con un
provvedimento amministrativo, il procedimento di impugnazione innanzi al Consiglio Nazionale viene definito
da una decisione che, sia nella forma sia nella sostanza, è
una vera e propria sentenza, pronunciata “in nome del popolo italiano” e soggetta a impugnazione e a un controllo
di legittimità avanti la Corte di Cassazione, ai sensi dell’art. 111 della Costituzione.
1.2.4. Legge n. 241/90 - applicabilità. La incontestata natura
amministrativa del procedimento disciplinare innanzi ai
Collegi di disciplina rende applicabili allo stesso, ove
compatibili, le disposizioni della legge 7 agosto 1990, n.
241, che quindi – per tale via – integrano e completano le
norme poste dall’art. 12 del R.d. n. 274/29. Le situazioni
della legge n. 241/1990 applicabili al procedimento disciplinare possono essere schematicamente richiamate
come segue:
24 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
1.2.4.1. L’articolo 2 della legge n. 241/1990 stabilisce “Ove
il procedimento consegua obbligatoriamente ad una istanza, ovvero debba essere iniziato d’ufficio, la pubblica amministrazione ha il dovere di concluderlo mediante l’adozione di un provvedimento espresso”. Ne
consegue che il Collegio di disciplina, una volta che sia
stata disposta (dal Consiglio di disciplina) l’apertura
del procedimento disciplinare, ha l’obbligo di concluderlo con un provvedimento espresso, sia per mezzo
dell’adozione di una sanzione, sia in termini di assoluzione dell’incolpato/archiviazione del procedimento
medesimo;
1.2.4.2. L’articolo 3 della legge n. 241/1990 prevede che la
motivazione “deve indicare i presupposti di fatto e le
ragioni giuridiche che hanno determinato la decisione
dell’amministrazione, in relazione alle risultanze dell’istruttoria”. Il principi, la cui inosservanza si traduce in
una violazione di legge, è senza dubbio operante
anche per il provvedimento disciplinare. Sul punto,
tuttavia, si rinvia a quanto illustrato nel paragrafo 4.2.;
1.2.4.3. Annullabilità d’ufficio (in via di autotutela): deve
senz’altro ammettersi la possibilità che un provvedimento disciplinare venga annullato d’ufficio, ai sensi
dell’art. 21 nonies della legge n. 241/1990, attraverso un
provvedimento (amministrativo) di secondo grado con
cui viene ritirato (dall’ordinamento), con efficacia retroattiva, un atto (amministrativo) sanzionatorio illegittimo, per la presenza di vizi di legittimità originari4.
1.2.4.4. In ordine al contraddittorio con l’incolpato e al diritto di accesso si rinvia ai paragrafi 3.1. e 3.2.;
1.2.4.5. Applicabile alla sanzione disciplinare è altresì la
regola sulla indicazione in calce al provvedimento finale dell’autorità cui ricorrere per l’impugnazione dello
stesso e dei relativi termini, anche se la sua inosservanza non è causa di invalidità del provvedimento medesimo;
1.2.4.6. Efficacia del provvedimento limitativo della sfera
giuridica dei privati: a norma dell’articolo 21-bis della l.
n. 241/1990 “il provvedimento limitativo della sfera giuridica dei privati acquista efficacia nei confronti di ciascun destinatario con la comunicazione allo stesso affettuata anche nelle forme stabilite per la notifica agli
irreperibili nei casi previsti dal codice di procedura civile”. A riguardo si rinvia al pargrafo 4.5.3. (parte finale).
1.2.5. Obbligatorietà dell’azione disciplinare. Ferma restando
la discrezionalità (del collegio di disciplina) in ordine all’accertamento del fatto costituente illecito deontologico
e della responsabilità dell’incolpato, oltre che in merito
alla sanzione da comminare, l’azione disciplinare (ossia il
rinvio a giudizio disciplinare, da parte del Consiglio di di-
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
sciplina) è obbligatoria, qualora sussistano indizi gravi,
precisi e concordati circa la riferibilità all’iscritto di una
condotta deontologicamente rilevante.
1.2.6. Prescrizione dell’illecito deontologico. L’azione disciplinare si prescrive nel termine di cinque anni dal giorno in
cui l’illecito (deontologico) è stato commesso5.
1.3. Consiglio di disciplina e Collegio di disciplina
1.3.1. Riparto di competenze. Come già si è accennato nell’introduzione, il Dpr 7 agosto 2012 n. 137 ha previsto l’articolazione interna dei Consigli di disciplina in Collegi (di
disciplina) tripersonali, aventi funzioni inquirenti e giudicanti6. E ciò emerge inequivocabilmente dalla previsione contenuta nell’art. 8, comma 2, ultimo periodo, a tenore del quale “i Collegi di disciplina, nei Consigli di disciplina territoriali con più di tre componenti, sono comunque composti da tre consiglieri e sono presieduti dal
componente con maggiore anzianità d’iscrizione all’Albo
o, quando non vi siano componenti non iscritti all’Albo,
dal componente con maggiore anzianità anagrafica”.
Orbene, circa le ragioni che ragionevolmente conducono
a ritenere che il Collegio di disciplina subentri nell’esercizio della funzione disciplinare solo in pendenza del correlativo procedimento (dunque, soltanto a seguito del
rinvio a giudizio disciplinare disposto dal Consiglio di disciplina, nella sua composizione completa) si richiamano
le argomentazioni già compiutamente svolte nel commento all’art; 12 del R.d. n. 274/29 (riportato nell’introduzione, al pargrafo“1.1. Riferimenti normativi”). Cionondimeno, è utile puntualizzare sin d’ora che la designazione
del collegio (tripersonale) competente – cui conseguentemente va rimesso l’affare – è contestuale alla delibera
(di apertura del procedimento disciplinare:) di rinvio a
giudizio (disciplinare) dell’indagato da parte del Consiglio di disciplina.
1.3.2. Astensione e “ricusazione”. In mancanza di una norma
(nel R.d. n. 274/29) sulla ricusazione e(o) astensione (e
nell’impossibilità di applicare ad un’autorità amministrativa disposizioni dettate con specifico riferimento all’esercizio di funzioni giurisdizionali, come quella di cui
all3art; 51 c.p.c.7) deve ritenersi che tale obbligo vada ricondotto al principio di imparzialità, cui deve essere improntata qualsivoglia attività o azione amministrativa (a
fortiori se essa conduce a provvedimenti sanzionatori). Pertanto, è in considerazione di tale principio (piuttosto che
di quello della terzietà del giudice) che un Consigliere,
qualora ritenga di versare in una situazione che non consenta la partecipazione serena (e disinteressata) al procedimento disciplinare8, debba chiedere di potersi aste-
nere. Ed è sempre per la sussistenza di una tale circostanza che lo stesso professionista può avanzare una domanda di “ricusazione”, sempre che essa venga riferita
alla partecipazione di uno o più Consiglieri alla delibera
sull’avvio del procedimento disciplinare, ex art. 12,
comma 2, del R.d. n. 274/29, oppure alla partecipazione di
uno o più componenti il Collegio di disciplina alle fasi procedimentali di cui al comma 4 (mentre è nella facoltà del
Presidente subordinare l’avvio delle indagini preliminari
– su istanza di parte o su richiesta del PM – alla previa deliberazione del Consiglio, ai sensi del comma 1, e/o formulare una richiesta di astensione, per ragioni personali,
da tali indagini e di nomina, contestualmente all’adozione della deliberazione medesima, di un suo sostituto).
Sull’istanza di “ricusazione” decide sempre il Consiglio di
disciplina. Pertanto, nell’ipotesi di ricusazione di un componente il Collegio di disciplina, o comunque laddove un
conflitto d’interessi venga sollevato dopo l’assegnazione
dell’affare disciplinare al collegio medesimo, alla sostituzione provvede il Presidente del Consiglio di disciplina
(oppure, se l’interessato è quest’ultimo, il componente
del Consiglio di disciplina con più anzianità di iscrizione
all’Albo).
1.3.3. Quorum costitutivo e funzionale. Per la validità delle delibere del Consiglio di disciplina occorre la presenza della
maggioranza dei componenti; le determinazioni consiliari sono adottate a maggioranza dei presenti. In caso di
assenza del presidente ne esercita le funzioni il componente con maggiore anzianità di iscrizione all’Albo.
Il Collegio di disciplina delibera a maggioranza. In caso di
assenza o di altro impedimento temporaneo di un componente, il collegio può validamente operare con la presenza di due componenti9. Se l’assenza o il temporaneo
impedimento riguardano il presidente del collegio,
questi è sostituito dal componente del collegio con maggiore anzianità d’iscrizione all’Albo. In caso di parità prevale il voto del presidente. Per contro, non è ammessa l’ipotesi del Collegio di disciplina unipersonale, dovendosi
escludere nella specie la legittimità di una decisione di
un organo monocratico (cui sostanzialmente andrebbe
assimilata la determinazione ad opera di un solo componente il collegio di disciplina).
Note
1)
Fermo restando che l’iscrizione all’Albo costituisce il criterio per l’individuazione del soggetto attivo di un procedimento disciplinare, è
certamente possibile che, qualora il geometra
sia iscritto ad altri albi specifici, il medesimo
comportamento generi in capo al professionista anche responsabilità disciplinari nei confronti di organismi diversi.
Si pensi alla responsabilità del geometra in
veste di consulente tecnico, la cui disciplina e
le varie procedure sono indicate negli articoli
19, 20 e 21 delle disposizioni per l’attuazione
del Codice di procedura civile.
In particolare, in base all’articolo 19 disp. att.
C.P.C., la vigilanza sui consulenti tecnici è
esercitata dal Presidente del Tribunale, il
quale ex officio o su istanza del Procuratore
della Repubblica o del Presidente dell’ordine
professionale, ha il potere di promuovere un
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 25
DAL CONSIGLIO NAZIONALE
procedimento disciplinare contro i consulenti
che non si siano attenuti ad una condotta
morale e professionale specchiata o che non
hanno rispettato gli obblighi derivanti dagli
incarichi ricevuti.
Sempre con riguardo al potere disciplinare
dei Consigli di disciplina va osservato che
possono esservi assoggettati anche gli iscritti che siano pubblici dipendenti, con riferimento a violazioni di norma deontologiche
inerenti l’esercizio di attività legata allo status
di professionista e svolta nell’ambito del rapporto di pubblico impiego. Non solo: è ben
possibile che in tali casi lo stesso soggetto sia
perseguito (in via disciplinare) anche dalla
P.A. di appartenenza, qualora il relativo ordinamento preveda il procedimento disciplinare
nei confronti dei propri dipendenti, e che
detto ente ed il Consiglio di disciplina giungano a conclusioni diverse in ordine alla responsabilità del geometra (cfr. Cassazione S.U.
civ. n. 8239/93).
In merito al concorso di più procedimenti
disciplinari, è opportuno aggiungere che l’assegnazione a[i Consigli di disciplina degli]
ordini [o Collegi] professionali della titolarità
e del potere di intraprendere e decidere le
azioni disciplinari ai professionisti appartenenti alla stessa categoria trova origine nelle
rispettive leggi e fondamento nella necessità
di raggiungere in concreto i fini istituzionali
che gli appartenenti a una determinata collettività professionale sono tenuti a perseguire.
Pertanto, non possono applicarsi alle azioni
disciplinari promosse dagli ordini professionali, non essendo fondate su violazioni dei
doveri connessi al pubblico impiego, la disciplina stabilita per il procedimento disciplinare
dei pubblici dipendenti ed, in particolare, le
norme di chi agli artt. 103 e 120 del t.u. n. 3
del 1957 relative all’estinzione del potere sanzionatorio per decorso del termine di 90 giorni tra gli atti infraprocedimentali” (Cassazione
civile, sez. III, n. 10396/01.
2)
Infatti, il principio di legalità è sancito dall’articolo 24 della Costituzione con esclusivo riferimento alla materia penale: in materia di
responsabilità disciplinare del professionista
la predeterminazione delle figure di illecito
può perciò legittimamente ricollegarsi a concetti diffusi e generalmente compresi dalla
collettività di riferimento.
3)
Sul punto v. i commenti agli articoli 17, l. n.
773/82 e 2, l. n. 536/49, riportati nel paragrafo 1.1.
4)
Per contro, del provvedimento disciplinare
tipico, e propriamente inteso (ovverosia della
sanzione che ha come presupposto un illecito
deontologico), deve escludersi la revoca,
disciplinata dall’articolo 21 quinquies della l.
n. 241/1990, che costituisce sì il corrispettivo
dell’annullamento d’ufficio, ma con la differenza che essa opera con riferimento ad atti
“inopportuni”. Infatti, la revoca – in generale
– consegue ad un ripensamento da parte della
P.A. in ordine all’interesse pubblico originario,
ovvero ad una sopravvenienza che impone
una rivisitazione dell’interesse pubblico come
inizialmente apprezzato. È evidente, pertanto,
che non è (neppure astrattamente) ipotizzabile (neanche in sede di autotutela), una
26 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
sopravvenienza che renda inopportuno, sul
piano dell’interesse pubblico, un provvedimento sanzionatorio originariamente corretto
e legittimo.
5)
L’art. 12 del R.d. n. 274/29 non prevede alcunché in ordine alla prescrizione. Tuttavia deve
ritenersi che anche il geometra (come per la
maggior parte degli altri liberi professionisti)
l’illecito deontologico si prescriva nel termine
di cinque anni dal giorno della commissione
del fatto, non essendo ipotizzabile – neanche
in astratto – che l’azione disciplinare per il
predetto possa eserrcitarsi sine die. Occorre
inoltre precisare che la prescrizione in esame,
decorrente dalla data della realizzazione dell’illecito (o dalla cessazione della sua permanenza), è soggetta, durante il procedimento
(amministrativo) disciplinare, ad interruzione
(con efficacia istantanea) per effetto non solo
dell’atto di apertura del procedimento, ma
anche di tutti gli atti procedimentali di natura
propulsiva o probatoria (p.e., interrogatorio
del professionista sottoposto al procedimento), o decisoria, secondo il modello dell’art.
160 c.p., nonché (stante la specialità della
materia) di atti provenienti dallo stesso soggetto passivo, pur se diretti non a riconoscere il diritto ma a contestarlo, quali specificamente le impugnative della decisione sanzionatoria.
Non è previsto invece alcun limite di tempo
entro cui debba concludersi l’indagine preliminare (e quindi esercitarsi l’azione disciplinare) o lo stesso procedimento, poiché ciò
significherebbe introdurre surretiziamente un
meccanismo di abbreviazione del termine di
prescrizione quinquennale. Pertanto, la
necessità di contenere la durata del procedimento disciplinare postula una semplice
“condizione di procedibilità”, insuscettibile di
tradursi in una causa di illegittimità del provvedimento finale, ma rilevante tutt’al più ai fini
di una responsabilità per la mancata conclusione del procedimento entro un termine
ragionevole (così pregiudicando la credibilità
e onorabilità dello stesso Consiglio di disciplina). Infatti, a fronte dell’esistenza di un termine di prescrizione dell’azione disciplinare di
cinque anni, termine che decorre dal momento della commissione del fatto ed è altresì
soggetto a sospensione ed interruzione, non
possono inserirsi altri termini (di decadenza
per il compimento di alcuni atti endoprocedimentali) che ne abbrevino di fatto la durata.
6)
Giova peraltro segnalare che il Ministro della
Giustizia Severino, in una nota interlocutoria
indirizzata
al
CNAPPC
(protocollo
m_dg_SMN.15/10/2012.0010960.U), aveva
precisato che “i collegi di disciplina sono articolazioni dei consigli di disciplina con più di
tre componenti, deputati ad istruire e decidere i procedimenti loro assegnati, per evitare
che l’intero consiglio di disciplina sia coinvolto nella istruzione e decisione di ogni singolo
procedimento disciplinare. L’ordine interessato è quindi tenuto a prevedere un sistema di
assegnazione degli affari all’interno del consiglio ed ai diversi collegi eventualmente formati”.
A norma del quale: “Il Giudice ha l’obbligo di
astenersi:
1) se ha interesse nella causa o in altra vertenza su identica questione di diritto;
2) se egli stesso o la moglie (ora coniuge) è
parente fino al quarto grado (c.c. 74 ss.) o
legato da vincoli di affiliazione (c.c. 404 ss.) o
è convivente o commensale abituale di una
delle parti e di alcuno dei difensori;
3) se egli stesso o la moglie (ora coniuge) ha
causa pendente o grave inimicizia o rapporti
di credito o debito con una delle parti o alcuno dei suoi difensori;
4) se ha dato consiglio o prestato patrocinio
nella causa, o ha deposto in essa come testimone, oppure ne ha conosciuto come magistrato in altro grado di giudizio o come arbitro o vi ha prestato assistenza come consu-
7)
lente tecnico;
5) se è titore, curatore, procuratore, agente o
datore di lavoro di una delle parti; se, inoltre,
è amministratore o gerente di ente, di una
associazione anche non riconosciuta, di un
comitato, di una società, o stabilimento che
ha interesse nella causa.
In ogni altro caso in cui esistono gravi ragioni di convenienza, il Giudice può chiedere al
capo ufficio l’autorizzazione ad astenersi;
quando l’autorizzazione riguarda il capo dell’ufficio, l’autorizzazione è richiesta al capo
dell’ufficio superiore”.
8)
Situazione che, per altro, può verificarsi anche
in fattispecie diverse e ulteriori rispetto a
quelle espressamente (e tassativamente)
elencate nell’art. 51 c.p.c.
9)
Ciò perché deve ragionevolmente ritenersi che
il Dpr n. 137/12 configura quelli in questione
come collegi imperfetti. Occorre infatti ricordare che il collegio perfetto è un modello
necessario soltanto per gli organi collegiali
giurisdizionali, mentre per quelli amministrativi ben può essere previsto un quorum strutturale inferiore al plenum del collegio in relazione alla peculiarità della disciplina da dettare. Sarebbe pertanto una forzatura – in assenza di una scelta legislativa (espressa) in tal
senso e in mancanza, quindi, di qualsisi regola o principio costituzionale – prevedere e(o)
suggerire in questa sede (che peraltro non è
di normazione, neanche a livello di fonte
“secondaria”) la sostituzione obbligatoria di
un componente assente o temporaneamente
impedito, per mezzo di “componenti supplenti”; la quale sostituzione (obbligatoria) sarebbe invece coerente con la connotazione del
collegio di disciplina quale collegio perfetto.
DALLA CASSA
Un fondo di tre milioni di euro
a sostegno della professione
L
a CIPAG insieme al
CNG, in considerazione delle difficili
condizioni economiche generali che continuano a colpire i redditi dei geometri,
sta proponendo la categoria
dei geometri come unico interlocutore della Pubblica
Amministrazione e di soggetti istituzionali per svariate iniziative (valorizzazione On Line, Due Diligence
immobiliare, efficientamento energetico, valutazioni immobiliari, controllo
di cantiere, amministrazione condominiale, ecc. )
attraverso tutte le strutture
della categoria (Geoweb,
Groma, Inarchesk) oltre che
alla Fondazione Patrimonio
Comune, sostenuta da Anci
(Associazione Nazionale Comuni Italiani), Cipag, Eppi
(Cassa Periti Industriali) e
Fondazione Geometri Italiani.
La Cipag, per agevolare
queste iniziative, ha deliberato lo stanziamento di un
Fondo di rotazione di 3 milioni di euro per anticipare i
pagamenti ai professionisti
che presteranno la loro opera per le Pubbliche Amministrazioni che sottoscriveranno queste convenzioni.
Alla fase propositiva ora sta
per seguire quella della concretizzazione ed è importante che i professionisti
siano già pronti per cogliere
questa nuova opportunità di
lavoro e di accesso al credito
che va ad aggiungersi a
quelle già messe in piedi
con il Confidi
<http://cipag.it/adon.pl?act
=doc&amp;doc=6017> e la
Banca Popolare di Sondrio
28 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
(Mutui)
<http://cipag.it/adon.pl?act
=doc&amp;doc=665> e prestiti
<http://cipag.it/adon.pl?act
=doc&amp;doc=6045> ). Il
prossimo passaggio importante, sarà dunque quello
della registrazione nella
banca dati dei professionisti.
La costruzione di una banca
dati qualificata, fondata su
parametri oggettivi di territorialità, professionalità e
formazione, dovrà consentire, di volta in volta, di procedere alla selezione dei
professionisti a cui affidare
gli incarichi con la Pubblica
Amministrazione con cui si
stanno realizzando delle
convenzioni. Attraverso
questa banca dati, costantemente aggiornata, sarà infatti possibile individuare i
professionisti con il profilo
più adeguato alle richieste
che perverranno. Essere all'interno di questa banca
dati è quindi assolutamente
strategico al fine di dare
nuovo slancio alla professione. Per entrare nella
Banca dati è sufficiente compilare un questionario nel
social network di categoria
‘Abitantionline’; clicca QUI
<http://www.abitantionline.i
t/public/info/censimentonetworkprofessionisti.aspx
> per accedere diretta-
mente. Su Abitantionline
<http://www.abitantionline.i
t/Public/Home.aspx> , dove
si sono già registrati oltre
17.000 iscritti, è presente inoltre la “cassetta degli attrezzi” del professionista
che contiene Greta, Geostudio (il gestionale per lo
studio del geometra), il Vol e
diversi altri strumenti che
saranno utilizzati per lo sviluppo di molte di queste iniziative.
Leggi QUI <http://www.cassageometri.it/adon.pl?act=
Attachment&amp;id=5223d
90302ef4aa4f2d03f3176f846
5e> la rassegna stampa
❑
Firmata convenzione con l’Autorità
per la Vigilanza sui Contratti Pubblici
È stata firmata tra l'Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici, la CIPAG e il
Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati la convenzione che prevede la collaborazione operativa, attraverso il servizio Avcpass, per la verifica
del corretto adempimento delle obbligazioni contributive relative all'attività professionale di Geometra, anche se svolta
in forma associativa o societaria.
Questo consentirà alle stazioni appaltanti
della Pubblica Amministrazione di ottenere in tempo reale, attraverso il servizio
on-line avcpass, le informazioni inerenti
la regolarità contributiva del professionista geometra necessaria alla partecipazione ai bandi di gara.
Nel corso dell'incontro il Presidente dell'Autorità, Sergio Santoro, rispondendo
alle sollecitazioni del Presidente del
CNG e GL, Maurizio Savoncelli e della
CIPAG, Fausto Amadasi, in ordine al monitoraggio dei bandi di gara relativi ai servizi professionali tecnico-ingegneristici
che vedono sempre di più il ricorso da
parte delle P.A. all'aggiudicazione col
massimo ribasso e le basi d'asta non coerenti con il DM 143 /2013, ha assicurato la
massima attenzione e l'intervento dell'Autorità anche attraverso una prossima
emanazione di bandi tipo per le attività
tecnico- ingegneristiche.
❑
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Il saluto del Presidente Platto
ai convenuti alla cena sociale
2014 dei geometri bresciani
U
n cordiale saluto ed un benvenuto a tutti i presenti ed in modo particolare a quei colleghi che
questa sera abbiamo il piacere di premiare per il
loro attaccamento alla nostra categoria.
Il mio intervento verterà esclusivamente ad una nota di festa
in onore dei nostri colleghi premiati.
Abbiamo l’onore e la soddisfazione di avere con noi personalità politiche, personalità accademiche, dirigenti scolastici e docenti di istituti tecnici per geometri.
L’occasione mi stimola però a fare alcune considerazioni.
La nostra categoria ha desiderio ed esigenza di cultura e di
maggior professionalità.
La cultura di categoria ci viene attualmente data dai nostri
istituti tecnici con buoni risultati, ma non basta; dobbiamo
attingere cultura a livelli universitari a complemento di cicli
di studi che ci permettano di affrontare con successo la pratica professionale e quindi lo svolgimento della nostra polivalente professione, anche in campo europeo, con specializzazioni nei vari settori in grado di svolgere con positivi risultati anche lavori interdisciplinari con altre categorie pro-
30 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
fessionali.
La cultura ci viene dalla scuola, con l’appoggio anche delle
strutture universitarie; la formazione e la professionalità la
gestiamo noi sia in campo pratico che economico gravando
sulle istituzioni pubbliche solo per i corsi I.F.T.S. e I.T.S.
Alla Politica vorremmo chiedere quell’attenzione e considerazione che la categoria dei geometri si aspetta e si merita anche se ben altri problemi sono incombenti sull’orizzonte nazionale e internazionale.
La crisi finanziaria - economica ha chiuso un’epoca gestita
con l’illusione che tutto funzionasse automaticamente nel
benessere e che il futuro fosse la prosecuzione del passato;
purtroppo così non è.
Ci siamo cullati anche noi nell’illusione che indietro non si
potesse andare, ma la realtà si è subito evidenziata con
grosse difficoltà anche per la nostra categoria.
Difficoltà di incarichi professionali che hanno acuito maggiormente le contrapposizioni fra categorie tecniche e che
hanno impoverito le entrate finanziarie nei rispettivi studi
professionali.
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Non esiste in Italia località in
cui manchi la presenza del
geometra e si tratta di una
presenza attiva e competente nell’economia del
paese e ben apprezzata da
tutti i soggetti pubblici e privati.
Le professioni ordinistiche
sono la spina dorsale dell’economia di un paese e la nostra categoria ne è una componente essenziale.
La scuola darà maggior cultura e sulla cultura verrà innestata la qualità e nella
qualità verrà inserita la specificità che per la nostra categoria è la polivalenza e
nella polivalenza dovrà emergere la specializzazione.
Componenti professionali
che la categoria dei geometri si sta dando con grande impegno sia a livello nazionale, regionale, provinciale e dei singoli iscritti all’Albo.
Al Consiglio Nazionale vada il nostro ringraziamento per la
determinazione costante a difesa della nostra categoria.
È finita un’epoca.
È finito il tempo delle incomprensioni su competenze professionali; alle contrapposizioni bisogna sostituire le collaborazioni interdisciplinari che emergono in ogni lavoro tecnico professionale nel rispetto deontologico delle rispettive competenze.
Con le collaborazioni interdisciplinari abbiamo tutti da guadagnare, ottenendo oltre a maggiori risultati economici, il
miglior risultato da offrire ai nostri clienti.
Ho accennato al rispetto della deontologia professionale, la
cui osservanza non dev’essere imposta da normative, ma insita nel D.N.A. di ciascuno di noi.
Deontologia che dovrebbe essere parte principale delle
norme comportamentali e questo non solo per i professionisti, ma per tutti.
Purtroppo viviamo in un periodo di crisi comportamentale,
come dimostrato da episodi giornalieri.
Crisi ben più grave delle crisi economiche.
Quest’ultime, nel giro di qualche anno si risolvono; per risolvere la crisi comportamentale in essere, potrebbero necessitare due o più generazioni, cominciando da subito.
Ai nostri colleghi ed amici premiati che hanno sostenuto con
grande impegno e professionalità la nostra categoria, vada
il grazie di tutti i geometri.
A loro chiediamo di essere
maestri dei nostri praticanti
e giovani iscritti stimolando
in loro l’orgoglio di essere
tecnici apprezzati del territorio e fare emergere in loro
quel talento che esiste in
ciascuno di noi.
L’apporto della nostra deontologica esperienza professionale in collaborazione
con l’apporto della scuola,
tende al principale triplice
obiettivo di essere, sapere e
far sapere; tre cose inscindibili per affrontare il mondo
del lavoro.
La crescita economica si ha
solo con una formazione ad
alto livello che stiamo cercando di proporre ai nostri
ragazzi.
All’interno del meccanismo
economico devono emergere l’innovazione, la competizione e la selezione.
Ciò comporta il sacrificio di un eccessivo individualismo a
favore di un lavoro di squadra, mantenendo l’identità culturale delle proprie tradizioni e delle proprie radici.
U
n ringraziamento particolare per la loro presenza
al Presidente del Consiglio Nazionale geom.
Maurizio Savoncelli, al Presidente della nostra
Cassa di Previdenza geom. Fausto Amadasi, al Consigliere
Nazionale Cesare Galbiati, all’Assessore Provinciale alla
cultura Aristide Peli, che si sta dimostrando amico della nostra categoria, all’Assessore Regionale ing. Parolini, ai rappresentanti degli Ordini degli Architetti, Ingegneri, dottori
Agronomi, Periti Industriali, Periti Agrari e Collegio Costruttori di Brescia, all’ing. Librizzi dell’Agenzia delle Entrate e
Territorio, all’ing. Plizzari dell’Università statale di Brescia,
all’assessore all’Urbanistica del Comune di Brescia prof.ssa
ing. Tiboni, al Comandante dei Vigili del Fuoco di Brescia, ai
Presidenti e Segretari dei Collegi Lombardi, ai delegati lombardi della Cassa Geometri ed a tutti i presenti che hanno
accettato il nostro invito.
Un ringraziamento particolare va riservato ai nostri famigliari perché da loro proviene lo stimolo e l’incoraggiamento
per dedicarci alla nostra professione.
Giovanni Platto
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 31
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Bruno Bossini
B
en ottantadue riconoscimenti di onorata carriera dicono molto dell’affetto che
lega il Collegio di Brescia ai
suoi iscritti e della longevità
operativa della nostra professione di geometri. Da più
parti si sente dire che essa
sta vivendo momenti di difficoltà (le stesse che, del
resto, colpiscono tutte indistintamente anche le altre
attività professionali), ma è
giusto riconoscere che la nostra mostra ancora un innegabile dinamismo produttivo, palesato peraltro dal
fervore degli iscritti, specialmente di quelli di più avanzata età.
La tradizionale adunanza
primaverile organizzata dal
nostro Collegio per premiare gli iscritti che raggiungono i traguardi dei quaranta, cinquanta e sessant’anni di libera professione è ormai diventata ricorrenza gradita e attesa. Da
alcuni anni in qua si è pure
stabilizzata la sede della cerimonia nella monteclarense “Corte Francesco”, che
ci ha accolti in una cornice
tanto elegante quanto suggestiva: per lo stupendo
parco, per le lussureggianti
piante, per le luci, i fiori, i
giochi d’acqua, per l’atmosfera signorile e accogliente
che vi si respira.
Qui sono convenuti venerdì
13 giugno gli 82 premiandi
accompagnati da mogli, figli,
nipoti, per fare festa insieme
e per incontrare gli amici di
scuola e i colleghi in una
specie di familiare rimpatriata.
Sono stati anche, come di
32 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
L’annuale premiazione
degli iscritti all’Albo
da 40, 50 e sessant’anni
I PREMIATI
Per i 40 anni di iscrizione
Andrea Antonioli
Giuseppe Apollonio
Elio Arici
Sandro Belviso
Gianluigi Bonardelli
Roberto Bottura
Angiolino Calzoni
Angelo Caraffini
Giuseppe Caramatti
Flavio Carradore
Enrico Cella
Ermanno Chiarini
Cati Cominelli
Massimo Consolandi
Umberto Conti
Umberto Corsini
Danilo Damiani
Eugenio Dassa
Agostino Desenzani
Alessandro Faustini
Ennore Ferrari
Luigino Ferrari
Cesare Filippini
Aurelio Forti
Cesare Francesetti
Franco Francia
Flavio Franzoni
Graziano Franzoni
Giovanni Fuoco
Gualtiero Ghilardi
Romeo Guani
Carlo Lancini
Diego Maffezzoni
Graziano Marchetti
Giuseppe Martinuzzi
Antonio Merigo
Dino Milini
Alfredo Moranda
Giuliano Paoletti
Roberto Parolini
Abbondio Pellegrini
Stefano Pellegrini
Angiolino Petissi
Pietro Pezzoni
Bruno Prati
Vittorio Ravelli
Umberto Regalini
Giuseppe Sbaraini
Paolo Scaramuzza
Bruno Seroli
Bruno Sigalini
Emilio Strapparava
Clemente Tacchini
Claudio Tagliani
Adriano Volongo
Pietro Zendrini
Alberto Zuanazzi
Aldo Zubani
Per i 50 anni di iscrizione
Gianfranco Adami
Giorgio Annovazzi
Gian Mauro Bulferi
Camillo Cloza
Giovanni Ferrari
Silvano Ghidini
Costantino Gorlani
Emilio Grassi
Alessandro Mazzucchi
Virgilio Metelli
Reginaldo Moraschi
Stefano Moscatelli
Gianni Navarini
Carlo Pasini
Giovanni Ravelli
Renato Savoldi
Francesco Simoncelli
Angelo Siribelli
Giorgio Tartari
Pierluigi Trevisani
Albino Turra
Santo Zotti
Per i 60 anni di iscrizione
Angelo Broglia
Roberto Spatti
Borse di studio
Michele Canesi
Marco Tocchella
consueto, premiati i giovani
colleghi Michele Canesi e
Marco Tocchella che hanno
conseguito il miglior punteggio all’esame di Stato tra
quelli che poi si sono iscritti
all’Albo.
La festa quest’anno è stata,
ancor più che in passato, arricchita dalla contemporanea presenza dei nostri
Presidenti nazionali, Maurizio Savoncelli, fresco di nomina al vertice del Consiglio
Nazionale Geometri e Fausto Amadasi, alla guida
della Cassa di Previdenza,
che hanno recato ai premiati
e agli altri convenuti il loro
personale ringraziamento.
«La professione “tiene” ancora – ha sottolineato tra
l’altro Savoncelli – per la costante presenza dei geometri sul territorio, ma la
scuola, per invertire il trend al
ribasso che sta mostrando,
deve ricominciare a riferirsi
alla figura professionale del
geometra che resta centrale
nell’economia delle famiglie. Ne fanno fede i 109.000
geometri iscritti all’Albo e gli
8.000 praticanti che si apprestano ad affrontare il prossimo esame di Stato».
«La Cassa come salvadanaio
dei geometri – ha rassicurato
invece Fausto Amadasi –
continua a offrire buoni risultati. Ma i geometri devono
imparare, con l’indispensabile aiuto dei Collegi, a fare
rete comune, come fanno le
aziende. Ancor più ora che la
Comunità Europea ha riconosciuto anche ai professionisti il diritto all’utilizzo dei
fondi stanziati per la ripresa
economica». Significativi, al
rigurdo, sono i 3.000 euro
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
che la Cassa ha messo a disposizione dei propri geometri che operano per le
pubbliche amministrazioni
come anticipazione delle
parcelle non ancora liquidate dalle amministrazioni
stesse.
Alla premiazione degli iscritti che hanno compiuto i
40, 50 e sessant’anni di professione e alla cena che l’ha
coronata, non è mancata la
consueta e ambita cornice di
autorità amiche che non
hanno voluto far mancare la
loro presenza: l’assessore
regionale Mauro Parolini,
quello provinciale Aristide
Peli, l’ex assessore comunale Paola Vilardi, il past ret-
tore dell’Università Statle di
Brescia Augusto Preti, il prof.
Giovanni Plizzari, ordinario
di Tecnica delle Costruzioni
della medesima università.
E poi, ancora, i rappresentanti della scuola superiore
per geometri: il prof. Paolo
Taddei, Dirigente dell’Ist.
Tartaglia, il prof. ing. Matteo
Cominelli, docente nel medesimo istituto, il prof.
Fulvio Negri, già Dirigente
del Tartaglia e ora apprezzatissimo consulente del Collegio per i problemi della
scuola.
Erano presenti quasi tutti i
dirigenti regionali della Categoria e i rappresentanti
degli Ordini professionali di
Brescia e provincia e dei Costruttori edili.
Fra i premiati mi piace nominare – anche per dovere di
cavalleria – la collega signora Cati Cominelli e – per
… assecondare il mio personale orgoglio valgobbino – i
lumezzanesi Silvano Ghidini ed Emilio Strapparava,
oltre ai due ultrasessantenni
(d’iscrizione s’intende!) Angelo Braglia e Roberto
Spatti.
C
ome da tradizione,
uno alla volta, tutti
i premiati hanno ritirato il meritato riconoscimento e posato per le fotografie di rito, chiamati dallo
speaker Dario Piotti e complimentati dalle autorità che si
alternavano nella consegna
dei diplomi e delle medaglie, sotto lo sguardo compiaciuto del presidente Giovanni Platto, gioviale anfitrione della bella e significativa serata.
Alle numerose signore presenti, elegantissime, sono
stati offerti, dalle gentili collaboratrici di segreteria
Luisa, Carla, Federica, (che
ringraziamo) graziosi bouquet
di fiori.
L’adunanza, ottimamente
riuscita, si è conclusa con
l’arrivederci al prossimo
anno.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 33
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
34 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 35
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
36 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
°
0
4
°
0
4
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DAL COLLEGIO DI BRESCIA
°
0
4
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0
4
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DAL COLLEGIO DI BRESCIA
°
0
5
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5
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DAL COLLEGIO DI BRESCIA
°
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5
40 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
°
0
6
Angelo Broglia
Marco Tocchella e
Michele Canesi
premiati
con borse di studio
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 41
CATASTO
Alessandro Rizzi
C
he ad ogni cambio
della dirigenza in
un ufficio pubblico
corrisponda anche una ventata di novità è comprensibile e giusto.
In particolare, nel passato
presso gli uffici del catasto
abbiamo assistito a spostamenti di personale, ad una
diversa assegnazione di cariche ed incarichi, all’attivazione di nuove procedure,
nonché all’arrivo di nuovo
mobilio.
Tutto normale.
Ma che all’arrivo del nuovo
Direttore corrispondesse
anche un vero e proprio stravolgimento di prassi operative ormai da tempo consolidate, per non dire una reinterpretazione della normativa, a questo ancora non avevamo assistito.
Nello specifico mi riferisco a
quella procedura secondo la
quale, quando veniva prodotta una pratica al Catasto
Fabbricati, rispettando i canonici trenta giorni dalla
data di ultimazione lavori e
questa fosse poi stata sospesa per una qualunque ragione, non si veniva sanzionati, in quanto la data di
prima presentazione interrompeva i termini per il san-
42 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
Sanzioni catastali:
forte la contrarietà
del Collegio di Brescia
zionamento.
A tal proposito sulla porta
del tecnico preposto all’accettazione delle pratiche
Do.c.fa. campeggiava un avviso che recitava testualmente:
«Si informano i professionisti, che la data di fine lavori
assunta dall’ufficio coincide
con quella dichiarata inizialmente in sede di presentazione della pratica»
(Risulta irrilevante pertanto
la eventuale sospensione
della pratica ai fini dell’applicazione della sanzione
prevista per ritardata presentazione)».
Con un simile approccio al
problema i tecnici potevano
regolarizzare le pratiche
senza fretta e con la massima
diligenza, non essendo
pressati da scadenze imminenti.
Una tale prassi era perfettamente in linea con quanto
dettato dal Dpr n. 1142 del 1
dicembre 1949 (che non risulta essere mai stata abrogata) ove all’Art.59 dispone:
«Della dichiarazione di non accettabilità delle planimetrie, l’Ufficio tecnico erariale deve dare comunicazione all’obbligo della presentazione
di esse mediante distinto avviso per
ciascuna planimetria. L’avviso deve
contenere l’indicazione
dei motivi della non accettabilità e di un termine
non inferiore a 30 giorni
entro il quale l’obbligato
deve provvedere alla presentazione della nuova
planimetria debitamente
regolarizzata»
e ove, all’Art.60, dispone altresì che:
«È considerata come
mancata presentazione
l’inosservanza del termine assegnato
in base all’art.59 per la nuova presentazione delle planimetrie riconosciute non accettabili».
Una norma di sicuro buon
senso.
Da qualche tempo in qua le
cose sono cambiate e l’Ufficio ha pensato bene di iniziare a sanzionare tutte
quelle pratiche che, a causa
di una sospensione, fossero
poi ripresentate oltre i termini stabiliti (trenta giorni
dalla fine lavori).
Mediante la Commissione
Catasto, il Collegio si è subito attivato per chiedere il
motivo di una simile scelta e
far sì che si cambiasse atteggiamento.
A nulla è servito far presente
che una norma ben precisa
obbliga l’Ufficio a concedere
una proroga non inferiore a
30 giorni per regolarizzare
una pratica.
Tengo particolarmente a
sottolineare che debbano
essere concessi almeno
trenta giorni, perché oggi
molto spesso capita che una
pratica venga sospesa a
causa di errori contenuti
nella stessa banca dati catastale (codici fiscali non validati in anagrafe tributaria,
intestazioni formalmente
imprecise, ecc.). Errori,
spesso commessi dall’Ufficio stesso, che per essere
corretti necessitano talora di
tempi anche molto lunghi.
A fronte di tutto ciò, la risposta è stata che, siccome il
programma di controllo
delle pratiche Do.C.Fa. rileva lo sforamento dei termini di presentazione, loro
sono obbligati ad applicare
le sanzioni.
Altro motivo secondo cui
l’Ufficio ritiene opportuno
sottoporre a sanzione queste pratiche è che, diversamente, i professionisti sarebbero indotti a presentare
pratiche imperfette al solo
scopo di potersi giovare di
maggior lasso di tempo per
evadere il loro incarico.
L’aver sottolineato che, né
una falla in un programma,
né un pregiudizio (ingiustificato) nei confronti del mondo professionale possono
legittimare la mancata applicazione di una precisa
norma di legge, non ha sortito alcun effetto. L’Ufficio
proseguirà sulla strada intrapresa.
Un simile assunto non potrà
mai da noi essere condiviso,
in quanto lesivo di un diritto
ben preciso sancito per
legge, pertanto dapprima
cercheremo per quanto possibile di far intendere le nostre ragioni e di far cambiare
atteggiamento all’Agenzia.
Se così facendo non dovessimo ottenere risultati soddisfacenti, saremo, nostro
malgrado, costretti a ricorrere a metodi più incisivi,
fermamente decisi a veder
riconosciuto quello che è un
preciso diritto del cittadino
e del contribuente.
Se possibile, preferiremmo
non dover adire a tali mezzi
perché così facendo, quasi inevitabilmente, si incrinerebbe quel rapporto di dialogo da tempo intrapreso,
ma non possiamo agire diversamente, la tutela dei nostri iscritti e delle rispettive
committenze è da sempre
una nostra priorità.
❑
CATASTO
Gino Pagliuca
Da “Corriere della Sera”
C
on il via libera della Commissione
Finanze del Senato alla delega fiscale la
riforma del Catasto ha fatto
un passo avanti. Il sistema di
determinazione dei valori
imponibili degli immobili
cambierà radicalmente anche se la rivoluzione non è
dietro l’angolo.
Dopo l’approvazione del
Senato e l’ultimo passaggio
di ratifica alla Camera nelle
prossime settimane serviranno almeno tre o quattro
anni perché la riforma vada a
regime. Ma cosa cambierà in
concreto?
Innanzitutto verrà superato
il sistema di misurazione a
vani catastali, che, con le regole attuali, si applica agli
immobili residenziali e agli
uffici. Le superfici saranno
invece espresse in metri
quadrati. I vani catastali non
corrispondono ai locali commerciali di un alloggio, ma
sono calcolati tenendo
conto sia della superficie dei
singoli locali sia delle parti
comuni. Il problema è che la
superficie dei vani varia
molto a seconda della città e
della tipologia di appartamento. Basandoci sulle statistiche catastali pubblicate
dall’Agenzia delle Entrate,
abbiamo calcolato la superficie media di una casa di 5
vani nei capoluoghi di provincia, per scoprire che per
un appartamento di categoria A/2 a Foggia la misura è
di 121 metri quadrati, mentre a Genova si scende a 95;
per una casa A/3 il range va da
119,50 metri di Caserta agli
86 di Livorno, ben 33,50
metri quadri in meno.
Catasto: addio vani
superfici misurate
in metri quadrati
I valori fiscali si baseranno
sui prezzi di mercato ma correranno su un doppio binario; ci sarà un valore locativo (il canone a cui teoricamente si può affittare l’immobile) che servirà da base
di calcolo per le imposte
sulle rendite, ad esempio
l’Irpef, reintrodotta dalla
legge Stabilità per le case
non locate situate nel medesimo Comune in cui il proprietario ha l’abitazione
principale, mentre il valore
di vendita sarà la base per i
passaggi di proprietà. Non è
chiaro a quale dei due valori
invece si farà riferimento per
l’Imu e Tasi. Il principale
nodo però è legato al mantenimento di un impegno
formale della delega: l’invarianza di gettito. Spiega Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia: «Abbiamo ottenuto che l’invarianza sia calcolata a livello
comunale e non nazionale,
le amministrazioni dovranno modulare le aliquote in
modo da non portare a un
aumento generalizzato dell’imposizione. Un altro aspetto positivo della legge è
che i rappresentanti dei proprietari faranno parte delle
commissioni che determineranno zona per zona i criteri di calcolo dei valori. Fin
qui la norma. Dovremo però
vigilare attentamente per evitare che i regolamenti attuativi stravolgano di fatto
questa impostazione».
L’algoritmo di calcolo si baserà su rilevazioni di mercato e quindi presumibilmente si partirà dall’Omi,
L’Osservatorio semestrale
dell’Agenzia delle Entrate, e
avrà un funzionamento analogo a quello degli studi di
settore applicati ai lavoratori autonomi.
Invarianza di gettito non significa però che tutti pagheranno come prima: il sistema
porterà inevitabilmente a
un rimescolamento delle
carte, ci sarà chi risparmierà
e chi pagherà di più. Per chi
finirà in questa seconda ca-
tegoria però c’è una novità
importante: con il sistema
attuale la rendita catastale
attribuita ad un immobile si
può impugnare solo se ci
sono vizi di legittimità, con
le nuove regole la si potrà
contestare anche nel merito,
cioè se la si ritiene troppo
alta. Facile prevedere che i
ricorsi fioccheranno.
❑
Città
Casa A/2
Casa A/3
Bari
Belluno
Bergamo
Bologna
Bolzano
Brescia
Brindisi
Cagliari
Como
Cremona
Firenze
Genova
L’Aquila
La Spezia
Latina
Lodi
Mantova
Milano
Modena
Napoli
Oristano
Padova
Palermo
Perugia
Pisa
Reggio Calabria
Reggio Emilia
Rieti
Roma
Savona
Sondrio
Taranto
Torino
Treviso
Trieste
Venezia
Verona
Vibo Valentia
Vicenza
Viterbo
104,00
106,01
102,63
110,63
104,55
95,55
109,08
101,51
97,99
96,01
98,00
95,21
107,08
100,00
102,03
101,02
104,54
100,00
97,03
105,54
108,53
100,65
106,46
104,54
98,52
113,05
96,52
111,56
99,05
101,99
98,56
110,00
103,57
100,64
103,59
107,04
102,63
119,40
105,53
103,60
97,03
108,54
98,57
92,60
109,00
87,99
97,04
98,55
94,66
92,65
95,23
87,60
119,58
93,60
113,60
91,03
96,03
87,61
90,00
96,02
103,59
97,63
95,56
101,57
88,51
106,01
95,021
102,60
91,06
94,60
101,99
100,68
95,48
98,00
92,99
99,04
99,56
108,00
97,04
103,57
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 43
CATASTO
Pregeo 10, sperimentato solo
a Firenze, Bologna, Genova,
Reggio Calabria e Siena
Il Consiglio Nazionale ci avverte che è stata avviata la sperimentazione della nuova procedura Pregeo 10 per la redazione degli atti di aggiornamento. A tal proposito pubblichiamo la nota informativa dell’Agenzia delle Entrate Direzione Centrale Cartografia e Catasto, che illustra l’iter
della sperimentazione e fornisce altresì le modalità operative per la redazione degli atti di aggiornamento durante il periodo di sperimentazione
«Pregeo 10 versione 10.6.0 Modalità operative per la redazione degli atti di aggiornamento con la nuova procedura durante il periodo della sperimentazione.
Come è noto, l’Area Servizi Cartografici della direzione Centrale, con il supporto di Sogei, ha realizzato un nuovo sistema di aggiornamento della cartigrafia, che adotta un modello tecnico-operativo che supera quello attuale basato
sulle tipologie al fine di permettere la predisposizione per
la trattazione totalmente automatica di tutti gli atti di aggiornamento geometrici.
Il nuovo modello è basato sul riconoscimento automatico
dell’atto di aggiornamento a partire dalla proposta di aggiornamento, dall’estratto di mappa e dal modello per il
trattamento dei dati censuari.
La nuova procedura, nell’ambito della consolidata attività
di collaborazione tra l’Agenzia e codesti Ordini professionali, è stata resa disponibile, sul sito dell’Agenzia, per lo
svolgimento di una sperimentazione condivisa in data 8 aprile 2014.
Per consentire agli uffici interessati dalla sperimentazione
ed ai professionisti il corretto utilizzo della procedura per la
redazione degli atti di aggiornamento durante il periodo di
sperimentazione, è stata svolta, nel primo trimestre del
2014, una attività divulgativa rivolta al mondo professionale
ed agli Uffici provinciali Territorio dell’Agenzia, attraverso
opportuni seminari e convegni che hanno contribuito ad affinare il documento allegato “Modalità operative per la redazione degli atti di aggiornamento con la nuova procedura
Pregeo 10 ver. 10.6.0, durante il periodo della sperimentazione”.
Si fa presente, infine, che il contenuto del documento di che
trattasi, opportunamente integrato anche con gli esiti della
sperimentazione, sarà inserito nella circolare di accompagnamento alla procedura Pregeo 10.
Si riportano di seguito le modalità ed i tempi conconcordati
con codesti Consigli Nazionali per l’esecuzione della sperimentazione di che trattasi.
• La sperimentazione interessa, nella prima fase, cinque Uffici Provinciali - Territorio (Firenze, Bologna, Genova, Reggio
Calabria e Siena) ed è avviata a partire dall’8 aprile 2014.
44 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
• A partire dalla stessa data la nuova procedura è disponibile per lo scarico, da parte di tutti i professionisti, sul sito
istituzionale dell’Agenzia, nelle pagine dedicate a Pregeo;
durante tale periodo sarà possibile presentare, facoltativamente, gli atti di aggiornamento redatti con la nuova versione di Pregeo solo presso i 5 uffici sperimentatori indicati
al punto precedente.
• A partire dal 1° luglio 2014 la sperimentazione sarà estesa
su tutto il territorio nazionale e, conseguentemente, sarà
possibile presentare,
Agenzia delle Entrate - Direzione Centrale Catasto e Cartografia, Largo Leopardi, 5 - 00185 Roma e-mail: [email protected]
facoltativamente, gli atti di aggiornamento redatti con la
nuova versione di Pregeo presso tutti gli Uffici Provinciali.
• Il nuovo sistema di aggiornamento con la procedura
Pregeo 10 ver. 10.6.0 diventerà obbligatorio a partire dal 2
gennaio 2015.
• L’utilizzo della nuova procedura è facoltativo per i professionisti abilitati alla redazione degli atti di aggiornamento
del Catasto durante tutto il periodo della sperimentazione.
• Durante la sperimentazione il professionista potrà presentare gli atti di aggiornamento redatti anche con la vecchia procedura, anche se, presso gli uffici sperimentatori, gli
atti stessi saranno processati con la nuova procedura.
• Anche gli atti di aggiornamento non predisposti per l’approvazione automatica saranno, se corretti, approvati in automatico.
• Restano, comunque, esclusi dall’approvazione automatica gli atti di aggiornamento di cui al paragrafo n. 5 della Circolare n. 3 del 16 ottobre 2009.
• Qualora si dovessero riscontrare anomali funzionamenti
della procedura durante la predisposizione di un atto di aggiornamento, al fine di intervenire per la rimozione degli
stessi, il professionista dovrà compilare l’allegata scheda
“Allegato 1 – scheda segnalazione anomalie OOPP” che
dovrà essere trasmessa a questa Direzione, per tramite di
codesti Consigli Nazionali, assieme al file “.dat” dell’atto di
aggiornamento e ai file dell’Estratto di Mappa.
Considerata l’importanza dell’iniziativa, si chiede a codesti
Consigli Nazionali di portare a conoscenza di tutti i professionisti appartenenti al proprio Ordine professionale il contenuto della presente nota informativa, al fine di interessarli, fin d’ora, all’uso della nuova procedura, durante il periodo sperimentale pianificato nell’anno 2014.»
Il Direttore Centrale
Franco Maggio
CATASTO
“Modalità operative per la redazione
degli atti di aggiornamento con la nuova procedura
Pregeo 10 ver. 10.6.0,
durante il periodo della sperimentazione”
cessarie le misure sul terreno, di seguito riportati:
1. Scelta della Macro Categoria
Come citato in premessa, il nuovo modello tecnico-operativo della procedura Pregeo 10 non si basa più sull’utilizzo
delle tipologie, ma sul riconoscimento automatico della variazione catastale e conseguentemente dell’atto di aggiornamento, a partire dalla proposta di aggiornamento, dall’estratto di mappa e dal modello per il trattamento dei dati
censuari.
Per la scelta della variazione catastale in luogo della tipologia codificata, il professionista deve esegire le seguenti azioni:
– scegliere la Macro Categoria tra le possibili opzioni disponibili nella sezione “Entità” presente nella maschera
di compilazione dei “Dati Statistici (riga 0)” che può essere Ordinaria, Modesta e Speciale (rif. fig. 1);
Fig. 2 - Atti di aggiornamento che rientrano nella Macro Categoria “Ordinaria” - Compilazione della “Riga di tipo 9”
• Tipo Mappale con Conferma di Mappa;
• Tipo Mappale per Soppressione di subalterni rurali.
Nella Macro Categoria “Modesta Entità” (rif. fig. 3) rientrano
tutti i Tipi Mappali per la denuncia di costruzioni di scarsa
rilevanza cartografica (Decreto del Ministero delle Finanze
Fig. 1 - Scelta della Macro Categoria - Compilazione della “Riga di tipo 0”
– tra i possibili atti di aggiornamento compresi nella Macro
Categoria selezionata, scegliere quello di interesse.
Nella Macro Categoria “Ordinaria” (rif. fig. 2) rientrano tutti
gli atti di aggiornamento che devono essere predisposti con
rilievo appoggiato ai punti fiduciali che ad ogni buon fine
vengono di seguito riportati:
• Tipo di Frazionamento;
• Tipo Mappale per Nuova Costruzione (superficie > di 20
mq);
• Tipo Mappale per Ampliamento (incremento di superficie coperta > al 50% della superficie occupata dal corpo
di fabbrica preesistente);
• Tipo Misto (Tipo di Frazionamento + Tipo Mappale);
• Tipo Mappale con Scorporo di Corte, oppure che non utilizzano l’estratto di mappa e per i quali non sono ne-
Fog. 3 - Atti di aggiornamento rientranti nella Macro Categoria “Modesta
Entità” - Compilazione della “Riga di tipo 9”
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 45
CATASTO
n. 28 del 2 gennaio 1998):
• unità afferenti fabbricati già censiti o nuove costruzioni
aventi superficie minore o uguale a 20 mq;
• costruzioni realizzate in aderenza a fabbricati già inseriti
in mappa e comportanti un incremento di superficie coperta minore o uguela al 50% della superficie occupata
dal corpo di fabbrica preesistente;
• manufatti precari in lamiera o legname, le costruzioni in
muratura di pietrame a secco, le tettoie, le vasche e simili, purché abbiano modesta consistenza plano-volumetrica.
Nella Macro Categoria “Speciali” (rif. fig. 4) rientrano gli atti
di aggiornamento di seguito elencati:
• Tipo particellare;
• Atto di aggiornamento a rettifica di un atto precedente,
per il quale risultano errate alcune misure significative
(Circolare n. 8 dell’1 agosto 2005).
Fig. 5 - Atti di aggiornamento rientranti nella Macro Categoria “Ordinaria” - Tipo mappale con Stralcio di Corte
Fig. 4 - Atti di aggiornamento rientranti nella Macro Categoria “Speciali”
- Compilazione della “Riga di tipo 9)
2. Tipo mappale con stralcio di corte
Qualora si debba eseguire una variazione catastale in cui
sono presenti contemporaneamente operazioni di ampliamento di fabbricati già esistenti (in aderenza e/o afferenti)
e costituzione di corti urbane, previo stralcio da particelle
di maggiori dimensioni (rif. fig. 5), per la redazione dell’atto
di aggiornamento il professionista deve selezionare il tipo
di atto di aggiornamento “Tipo mappale con Stralcio di
Corte” presente nella Macro Categoria “Ordinaria”.
46 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
3. Criteri per la predisposizione del modello
per il trattamento dei dati censuari
Nel caso in cui il riconoscimento automatico dell’atto di aggiornamento non è univocamente desumibile dalla componente grafica della proposta di aggiornamento, la procedura
predispone comunque un modello per il trattamento dei
dati censuari in automatico, adottando una delle possibili
soluzioni.
Nel caso in cui tale modello non dovesse rappresentare la
variazione catastale che si intende eseguire, il professionista dovrà coerentemente conla variazione catastale
stessa, modificare il modello per il trattamento dei dati censuari, rispettando, comunque, i criteri già definiti per le casistiche codificate nell’allegato 2 della Circolare 3 del 2009.
Nel caso particolare di atto di aggiornamento “Tipo Mappale con Stralcio di Corte”, la procedura automatica non è in
grado di discriminare lo stesso nei confronti di un atto di aggiornamento “Tipo Frazionamento + Tipo Mappale”, in
quanto la componente grafica della proposta è identica.
In questo caso particolare è stata inibita alla procedura la
possibilità di predisporre in automatico il modello per il
trattamento dei dati censuari; in tal caso sarà a cura del professionista la compilazione dello stesso modello.
Si precisa che il modello per il trattamento dei dati censuari generato auto-
CATASTO
maticamente dalla procedura, fino al suo perfezionamento, continua a rimanere una utility; la responsabilità della corretta compilazione del modello
rimane esclusivamente del professionista.
4. Gestione delle particelle con superficie reale
Nel caso in cui una particella viene rilevata interamente e
deve essere definita con superficie reale (SR), il professionista, durante la fase di vettorizzazione del poligono chiuso
che definisce il contorno della particella, dve compilare correttamente i seguenti campi presenti nella sezione “Poli-
goni chiusi Linea Continua” della maschera “Procedura per
la formazione interattiva di Vettori” (rif; fig. 6):
• “Particella Derivata”: identificativo letterale provvisorio
della particella derivata che sarà definito nella Proposta
di Aggiornamento;
• “Particella Originale”: identificativo della particella originale presente nell’estratto di mappa;
Fig. 6 - Vettorizzazione di poligoni chiusi, aventi superficie reale
Operando nella maniera appena descritta, si conseguiranno
i seguenti risultati:
• viene creata in maniera automatica, nel libretto delle misure, la “riga di tipo 7” (rif. fig. 7) corrispondente alla particella derivata “BBB”;
• il valore della supericie reale calcolato dinamicamente
dalla procedura durante la vettorizzazione del poligono
viene correttamente intercettato nella Proposta di Aggiornamento (rif. fig. 8) ed introdotto in automatico nel
modello per il trattamento dei dati censuari (rif. fig. 9).
Fig. 7 - Compilazione della “Riga di tipo 7”
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 47
CATASTO
Fig. 8 - Gestione della particella con superficie reale nella Proposta di Aggiornamento
Fig. 9 - Inserimento automatico della particella con superficie reale nel modello per il trattamento dei dati censuari
48 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
5. Casi particolari della “Riga di tipo 8”
Qualora in un atto di aggiornamento siano presenti “Punti Utente”, il professionista deve porre una particolare attenzione nella compilazione delle “Righe di tipo 8”, per la corretta gestione degli stessi
durante la fase di aggiornamento degli archivi catastali, in particolare nei casi
di seguito rappresentati.
Caso a) - “Tipo Mappale per
nuova costruzione su particella con superficie reale
(SR) definita da precedente
tipo di frazionamento redatto ai sensi della Circolare
2/88”.
Come è noto, relativamente
a tale tipologia di atto di aggiornamento, presso l’Ufficio, dopo la protocollazione dell’atto di aggiornamento, la
procedura Pregeo 10 effettua i seguenti controlli prima del-
CATASTO
l’approvazione (rif. fig. 10):
• verifica della corrispondenza tra l’identificativo dei vertici
citati nella “Riga di tipo 8” e quelli presenti nel tipo di frazionamento precedente;
• verifica di esistenza del protocollo del tipo di frazionamento negli archivi informatici;
• verifica della correttezza delle coordinate riportate nell’atto di aggiornamento, attraverso il confronto con quelle
presenti negli arvchivi informatici, fino alla terza cifra decimale.
sere utilizzato soltanto per la redazione di atti di aggiornamento appartenenti alla Macro Categoria “Ordinaria”, per i
quali è obbligatorio l’appoggio del rilievo ai punti fiduciali.
In caso contrario, un apposito controllo presso l’Ufficio, intercetterà la fattispecie e l’atto di aggiornamento sarà archiviato con lo stato “elaborato con errore”; conseguentemente
l’Ufficio eseguirà la procedura per la sospensione, se presentato in front-office; mentre sarà respinto automaticamente dalla procedura se presentato in modalità telematica.
In caso di esito negativo del controllo, l’atto di aggiornamento sarà archiviato con lo stato “elaborato con errore”;
conseguentemente l’Ufficio eseguirà la procedura per la
sospensione, se presentato in front-office; mentre sarà
respinto automaticamente dalla procedura se presentato in modalità telematica.
6. Formazione dei lotti
Per la definizione di lotti, si riportano di seguito due casi esemplificativi di corretta compilazione del modello per il
trattamento dei dati censuari.
Caso a) Formazione di un lotto definito da una particella già
censita al Catasto Edilizio Urbano
Fig. 10 Caso a) - Compilazione delle “Righe di tipo 8”
Caso b) - Utilizzo del “Punto Ausiliario”
Come riportato nella “Istruzione per il rilievo catastale di aggiornamento” approvato con Decreto del Direttore Generale prot. n. 4A/322 del 19 gennaio 1988, l’uso del punto ausiliario è limitato al caso in cui il collegamento di un punto
fiduciale agli altri due richieda una complessità di operazioni topografiche tali per cui la determinazione delle reciproche posizioni tra i punti stessi risulterebbe poco affidabile.
Per quanto sopra, è evidente che il punto ausiliario deve es-
Fig. 11 - Formazione di lotti. Caso a)
Nell’esempio della figura 11, la particella 403 viene soppressa e vengono generate le particelle AAA e BBB mentre
la particella 406 viene soppressa e vengono generate le particelle CCC e DDD;
le particelle AAA e CCC confluiscono nel lotto definitivo, identificato nella particella 139 già con qualità Ente Urbano
(282). La sequenza delle operazioni, come rappresentata
nella figura, deve essere:
• variazione della particella 139 che forma il lotto definitivo
di destinazione;
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 49
CATASTO
• Soppressione delle particelle originali e costituzione
delle particelle derivate che in parte formeranno il lotto
precedentemente definito.
Caso b) Tipo mappale con successiva formazione di lotti
spetto cronologico delle seguenti fasi:
– con la funzione “Modifica simboli - Inserimento testo” si
inserisce l’identificativo tra parentesi del fabbricato interrato (rif. fig. 14);
– successivamente si procede al frazionamento del fabbricato interrato (rif. fig. 15)
Fig. 12 - Formazione di lotti. Caso b)
Nel caso in cui si debba formare un lotto a partire da particelle costituite a seguito della soppressione di particelle originali, al lotto deve essere attribuito uno degli identificativi definitivi delle particelle costituite.
Con riferimento all’esempio della figura 12, le particelle 403
e 406 vengono soppresse e vengono generate le particelle
AAA, BBB, CCC, DDD; al lotto definitivo che si è formato è
stato attribuito l’identificativo AAA,
generato dalla soppressione della
particella 403.
7. Atti di aggiornamento che trattano fabbricati interrati
Nel caso di atto di aggiornamento
concernente un immobile interrato
cui è necessario attribuire un numero di particella autonomo e avente superficie nulla, devono essere rispettate le seguenti istruzioni:
• il modello per il trattamento dei dati
censuari deve essere compliato
come descritto nella figura 13;
• nella redazione della Proposta di
Aggiornamento le operazioni devono essere effettuate con il ri50 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
Fig. 13 - Creazione di una particella interrata; compilazione del modello
per il trattamento dei dati censuari
Fig. 14 – Creazione di una particella interrata; inserimento dell’identificativo tra parentes
CATASTO
Fig. 15 – Creazione di una particella interrata; frazionamento
8. atti di aggiornamento con la conferma della rispondenza della mappa catastale allo stato dei luoghi
Come già descritto nel paragrafo 1, qualora si debba predisporre un atto di aggiornamento con la conferma della rispondenza della mappa catastale allo stato dei luoghi, il
professionista dve selezionare la Macro Categoria “Ordinario” quindi il tipo di atto di aggiornamento “Tipo Mappale
con conferma di mappa”.
9. Riposizionamento di un fabbricato
Qualora si debba predisporre un
atto di aggiornamento con lo scopo
di modificare la posizione di un fabbricato esistente all’interno di una
particella, devono essere osservate
le seguenti istruzioni:
• deve essere operata preliminarmente la demolizione del fabbricato esistente attraverso l’utilizzazione delle linee “blu” nella proposta di aggiornamento;
• il fabbricato deve essere riposizionato secondo i seguenti criteri:
– con misure rilevate sul terreno e
con appoggio ai punti fiduciali, se il
fabbricato ha una superficie maggiore di 20 mq (Macro Categorie “Ordinaria” e natura dell’atto di aggiornamento “Tipo Mappale per Nuova Costruzione”;
– con la modalità semplificata prevista dal Decreto del Ministero delle Finanze n. 28 del 2 gennaio 1998, se di
scarsa rilevanza cartografica (Macro Categoria ”Modesta
Entità” e natura dell’atto di aggiornamento “Tipo Mappale”).
Si precisa che le operazioni di demolizione e di inserimento
di nuovo fabbricato devono essere effettuate contestualmente all’interno dello stesso atto di aggiornamento.
❑
Fig. 16 – Tipo mappale con conferma di mappa – Libretto delle misure
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 51
URBANISTICA
Giuseppe Zipponi
A
ffrontiamo il tema
della destinazione
d’uso con alcune
considerazioni riguardo le
tre questioni principali che
sono: 1) cosa si intende per
destinazione d’uso; 2) cambio di destinazione d’uso
con opere; 3) cambio di destinazione d’uso senza opere. Argomento, quest’ultimo, certamente più delicato.
Cosa di intende
per “destinazione d’uso”
L’argomento è ben spiegato
dalla Legge Regionale
12/2005. Bisogna leggere
l’art. 51. «Costituisce destinazione d’uso di un’area o di
un edificio la funzione o il
complesso di funzioni ammesse dagli strumenti di
pianificazione per l’area o
per l’edificio ... È principale
Destinazione d’uso
e carico urbanistico
Diverse le interpretazioni
la destinazione d’uso qualificante; è complementare
od accessoria o compatibile
qualsiasi ulteriore destinazione d’uso che integri o
renda possibile la destinazione d’uso principale o sia
prevista dallo strumento urbanistico generale a titolo di
pertinenza o custodia. Le
destinazioni principali,
complementari, accessorie
o compatibili, come sopra
definite, possono coesistere
senza limitazioni percentuali ed è sempre ammesso
il passaggio dall’una all’altra, nel rispetto del presente articolo, salvo quelle
eventualmente escluse dal
Pgt».
In sostanza il legislatore regionale ha stabilito che le
destinazioni non espressamente escluse dai Pgt e ammesse in una singola zona
urbanistica possono coesistere ed essere cambiate.
È il caso, ad esempio, degli
alloggi trasformati in uffici o
negozi o viceversa. Delle taverne o porticati trasformati
in parti di alloggio. Delle autorimesse trasformate in alloggio. Il tutto nel rispetto
delle norme igienico-sanitarie e della dotazione di
parcheggi.
Naturalmente, si deve controllare se il Pgt prevede la
necessità di adeguamento
degli standard (aree per servizi e attrezzature pubbliche
e di interesse pubblico o generale).
Per quanto riguarda quest’ultimo punto (adeguamento standard) in assenza
di opere edilizie, l’adeguamento è dovuto solo per le
medie e grandi strutture di
vendita. Sono esonerati,
quindi, gli esercizi di vicinato (fino a 150 m2) e le altre
destinazioni di tipo terziario, per esempio gli uffici.
Lo chiarisce l’art. 51, comma
3. Ripeto: in assenza di opere edilizie.
Cambio di destinazione
d’uso con opere
Un cambio di destinazione
con opere edilizie è ovviamente accoppiato a interventi edilizi (se no non si
chiamerebbe così); generalmente manutenzione ordinaria o straordinaria, oppure
ristrutturazione edilizia. La
legge stabilisce che tali mutamenti, conformi alle previsioni dei Pgt, non mutano
la qualificazione dell’intervento.
Questa è una cosa molto importante. Vuol dire che se il
cambio d’uso è connesso a
una manutenzione ordinaria
o straordinaria rimane pur
sempre una manutenzione.
Quindi, se ordinaria, è attività edilizia libera mentre se
è straordinaria, è soggetta a
comunicazione o segnalazione certificata. In nessuno
dei due casi è comunque
soggetta a contributo di costruzione.
Nei casi di ristrutturazione,
invece, il contributo è dovuto ai sensi dell’art. 43
della legge regionale 12. Inoltre il comma 12 dell’art.
44 chiarisce che è dovuta la
differenza degli “oneri“ e la
quota dovuta per le opere
relative ad edifici esistenti.
Cambio di destinazione
d’uso senza opere
Leggiamo attentamente i
commi 2 e 3 dell’art. 52 della
52 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
URBANISTICA
Legge 12: «I mutamenti di
destinazione d’uso di immobili non comportanti la realizzazione di opere edilizie,
purché conformi alle previsioni urbanistiche comunali
ed alla normativa igienicosanitaria, sono soggetti esclusivamente a preventiva
comunicazione dell’interessato al comune. Qualora la
destinazione d’uso sia comunque modificata nei
dieci anni successivi all’ultimazione dei lavori, il contributo di costruzione è dovuto
nella misura massima corrispondente alla nuova destinazione, determinata con riferimento al momento dell’intervenuta variazione».
Il palese significato della nostra legge non può quindi
che essere:
– per un cambio d’uso senza
opere (conforme al Pgt e
alle norme igieniche)
basta una comunicazione;
– non serve un permesso o
una Dia o un progetto;
– se sono passati 10 anni non
deve essere pagato il contributo;
– comunque non devono essere reperiti standard
(salvo che per le medie e
grandi strutture di vendita).
P
erò, c’è un però. Se
è vero che nell’applicare la legge non
si può attribuire ad essa altro
senso che quello fatto palese
dal significato proprio delle
parole «secondo la connessione di esse e dalla intenzione del legislatore», è altrettanto vero che alcuni Comuni si affaticano spesso a
interpretare la vera volontà
di coloro che hanno formu-
lato il testo della legge.
Una specie di interpretazione teologica per la quale
non è più il legislatore a fare
le leggi ma il Comune. Che,
ovvio, ritiene di conoscere
meglio del legislatore le finalità per cui è stata emanata la legge e, soprattutto,
è sentinella che la sua applicazione sia conforme all’ordinamento. A ruota anche alcuni Tribunali Amministrativi.
Ecco allora che partono le interpretazioni, appunto. L’interpretazione teologica che
si incontra più spesso è
questa: bisogna conferire gli
standard, i parcheggi, o monetizzarli anche senza opere. Occorrerebbe cioè verificare se il cambio d’uso incida o meno sul carico urbanistico della zona. Un principio logico ma non contemplato dalla Legge.
Naturalmente non tocca a
me stabilire la verità, ammesso che esista. Certo, nel
dubbio, sarebbe meglio applicare la legge: è tanto
chiara.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 53
SICUREZZA CANTIERI
Piergiorgio Priori
Andrea Andreolassi
N
egli ultimi anni gli
ambienti confinati o sospetti di
inquinamento sono saliti
alla ribalta della cronaca
perché sono stati teatro di
gravi infortuni mortali ripetutisi con dinamiche spesso
molto simili tra loro: per
questo motivo si sono evidenziate diverse criticità riscontrabili in questi luoghi.
Proprio per arginare il fenomeno di questi infortuni è
stato emanato il Dpr
177/2011 “Regolamento recante norme per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti
in ambienti sospetti di inquinamento o confinati” che
fornisce dettagliati requisiti
normativi sia per le imprese
sia per i committenti.
Si è colta quindi la necessità
di mettere in evidenza le disposizioni del Dpr177/11
con un articolo che rappresenti i contenuti di una procedura di sicurezza per lavori in ambienti sospetti di
inquinamento o confinati, rivolto a quanti operano a
vario titolo in tale settore, in
particolare ai coordinatori
per la sicurezza e per tutti i
tecnici che si trovano nelle
situazioni sotto riportate.
L’obiettivo è quello di approfondire e fornire soluzioni tecniche, organizzative
e procedurali per i lavori da
realizzare nelle diverse tipologie di ambienti sospetti
di inquinamento o confinati.
Si evidenzia che nell’articolo ogni volta che si parla di
ambienti confinati ci si riferisce anche a quelli sospetti
di inquinamento.
Alcune operazioni sono ob54 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
Imprese e lavoratori:
Dpr 177/2011 su ambienti
inquinati o confinati
bligatorie qualora ci si appresti a lavorare in un luogo
sospetto di inquinamento o
confinato, ossia quei punti
irrinunciabili per operare in
sicurezza come analisi del rischio, appropriata sorveglianza sanitaria, procedure
di lavoro e di emergenza,
formazione, informazione
ed addestramento degli operatori.
È fondamentale tener conto
che il presente articolo si
propone quale utile documento di riferimento, ma
non può sostituirsi ad una
valutazione e gestione del
rischio che va calata in ogni
specifica realtà.
Innanzitutto dobbiamo definire quali siano gli ambienti
confinati o sospetti di inquinamento, e qui la difficoltà
nella definizione è abbastanza problematica, dato
che il legislatore ha volutamente lasciato indicazioni
generiche nella definizione.
L’indicazione principale è
quella di evitare l’ingresso
negli ambienti confinati, per
quanto possibile, ed è opportuno verificare se i lavori
al loro interno possano essere svolti in altro modo (ad
es. operando dall’esterno utilizzando dispositivi teleguidati, telecamere, e tenendo comunque conto
dello stato dell’arte e dello
sviluppo tecnologico). Nel
caso ciò non fosse possibile,
è necessario che i lavori vengano eseguiti secondo precise procedure di sicurezza.
È necessario che il lavoro in
ambienti confinati sia autorizzato e sia stato condiviso
e firmato un apposito modulo autorizzativo, nel quale
sono individuate le figure
coinvolte, modulistica ed esempi si possono trovare
nella guida “Manuale illustrato per lavori in ambienti
sospetti di inquinamento o
confinati ai sensi dell’art. 3,
comma 3, del Dpr 177/2011”
(scaricabile anche dal sito
dell’INAIL o del Ministero
del Lavoro).
Alcune indicazioni puntuali
sono state inserite in leggi e
decreti precedenti al Dpr
177/11 su come si possono identificare gli ambienti confinati o sospetti di inquinamento: sono tutti gli spazi o
ambienti che hanno una di
queste caratteristiche:
a) aperture limitate per l’ingresso e l’uscita (diametro minimo 45 cm altezza e 60 larghezza );
b) una ventilazione naturale
limitata o assente;
c) spazi per i movimenti limitati;
d) presenza possibile di atmosfera pericolosa dovuta a carenza di ossigeno
o presenza di gas pericolosi.
Altri esempi di ambienti sospetti di inquinamento o
confinati sono tutti gli spazi o
ambienti indicati nel D.Lgs.
81/08 agli art. 66 “lavori in ambienti sospetti di inquinamento”, art. 121 “lavori in
scavi con presenza di gas”,
punto 3 dell’allegato IV “lavori in vasche, canalizzazioni,
tubazioni, serbatoi, Silos”.
Nel caso il committente riscontri che i lavori da effettuarsi si svolgono in luoghi
sopra citati o previsti dal Dpr
occorre:
a) verificare i requisiti di
qualificazione dell’im-
presa prima di affidare le
attività;
b) verificare che vengano
applicate le procedure da
seguire per informare, vigilare, coordinare e cooperare fra le stesse imprese e anche fra i lavoratori autonomi.
Le imprese devono essere
in possesso dei requisiti di
qualificazione e applicare le
procedure per seguire le attività in sicurezza.
In particolare alcuni requisiti di qualificazione dell’impresa sono:
- presenza di personale, con
esperienza almeno triennale relativa a lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati (in percentuale non inferiore al
30% della forza lavoro). Il
preposto deve necessariamente possedere tale esperienza;
- attività di informazione e
formazione di tutto il personale mirata alla conoscenza dei fattori di rischio
propri dei lavori in ambienti sospetti di inquinamento e soggetta a verifica
di apprendimento e aggiornamento; si fa presente che ciò vale anche
per il datore di lavoro se
impiegato per tali lavori;
- possesso di dispositivi di
protezione individuale,
strumentazione e attrezzature di lavoro idonei e avvenuta effettuazione di attività di addestramento all’uso corretto di tali dispositivi, strumentazione e attrezzature di lavoro;
- addestramento di tutto il
personale impiegato in tali
attività, ivi compreso il da-
SICUREZZA CANTIERI
tore di lavoro, relativamente all’applicazione
delle procedure di sicurezza.
- rispetto delle vigenti previsioni, ove applicabili, in
materia di Documento unico di regolarità contributiva;
- integrale applicazione
della parte economica e
normativa della contrattazione collettiva di settore,
compreso il versamento
della contribuzione all'eventuale ente bilaterale di
riferimento, ove la prestazione sia di tipo retributivo, con riferimento ai contratti e accordi collettivi di
settore sottoscritti da organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.
S
i evidenzia che, in
attività lavorative
in ambienti sospetti di inquinamento o
confinati, non è ammesso il
ricorso a subappalti, se non
autorizzati espressamente
dal datore di lavoro committente (che ha la disponibilità
giuridica dei luoghi) e certificati.
Le procedure di sicurezza si
possono sintetizzare in
questi 4 punti:
1. Prima dell’accesso nei
luoghi nei quali devono
svolgersi le attività lavorative, tutti i lavoratori impiegati dalla impresa appaltatrice, compreso il
datore di lavoro ove impiegato nelle medesime
attività, o i lavoratori au-
tonomi devono essere
puntualmente e dettagliatamente informati dal
datore di lavoro committente sulle caratteristiche
dei luoghi in cui sono
chiamati ad operare, su
tutti i rischi esistenti negli
ambienti, ivi compresi
quelli derivanti dai precedenti utilizzi degli ambienti di lavoro, e sulle
misure di prevenzione e
emergenza adottate in relazione alla propria attività. L'attività di cui al
precedente periodo va
realizzata in un tempo
sufficiente e adeguato all'effettivo completamento del trasferimento
delle informazioni e, comunque, non inferiore ad
un giorno.
2. Il datore di lavoro committente individua un proprio rappresentante, in
possesso di adeguate
competenze in materia di
salute e sicurezza sul lavoro e che abbia comunque svolto le attività
di informazione, formazione e addestramento di
cui all'articolo 2, comma 1,
lettere c) ed f), a conoscenza dei rischi presenti
nei luoghi in cui si svolgono le attività lavorative,
che vigili in funzione di indirizzo e coordinamento
delle attività svolte dai lavoratori impiegati dalla
impresa appaltatrice o
dai lavoratori autonomi e
per limitare il rischio da
interferenza di tali lavorazioni con quelle del per-
sonale impiegato dal datore di lavoro committente.
3. Durante tutte le fasi delle
lavorazioni in ambienti
sospetti di inquinamento
o confinati deve essere adottata ed efficacemente
attuata una procedura di
lavoro specificamente diretta a eliminare o, ove
impossibile, ridurre al minimo i rischi propri delle
attività in ambienti confinati, comprensiva della eventuale fase di soccorso
e di coordinamento con il
sistema di emergenza del
Servizio sanitario nazionale e dei Vigili del
Fuoco. Tale procedura
potrà corrispondere a una
buona prassi, qualora validata dalla Commissione
consultiva permanente
per la salute e sicurezza
sul lavoro ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera
v), del decreto legislativo
9 aprile 2008, n. 81.
4. Il mancato rispetto delle
previsioni di cui al presente regolamento determina il venir meno della
qualificazione necessaria
per operare, direttamente o indirettamente,
nel settore degli ambienti
sospetti di inquinamento
o confinati.
Degno di nota deve essere
quanto riportato al punto 1
nel quale si cita il tempo minimo per l’informazione che
deve essere “non inferiore
ad un giorno”.
Purtroppo il legislatore ha avuto un eccesso di zelo inse-
rendo questa nota, dimenticando che in molti casi i lavori
in luoghi confinati o sospetti
di inquinamento possono
durare solo qualche ora, pertanto ci sembra eccessivo e
dispendioso che la formazione avvenga in una giornata, mentre in altri casi
come cantieri più complessi
come ad esempio all’interno
di una unità operativa già avviata in processi produttivi,
la durata dell’informazione
può essere più che adeguata.
Il Dpr177/11 si compone di
soli 4 articoli dei quali solo 3
danno indicazioni precise
sul comportamento che
committenti e datori di lavoro devono tenere nei casi
citati dal decreto.
Per questo il Ministero e il
Coordinamento Tecnico
hanno voluto pubblicare le
guide esplicative che sono
di grande utilità per gli operatori e per ti tecnici che devono affrontare queste situazioni.
Infine ricordiamo che il legislatore non avendo volutamente definito una ben specifica definizione di luoghi
confinati o sospetti di inquinamento, preclude che i tecnici e in particolare i coordinatori della sicurezza siano
più che attenti nell’individuare le situazioni sopra descritte per poi applicare una
procedura che fino ad oggi
non era nè obbligatoria nè
definita da nessuna norma.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 55
PREVENZIONE INCENDI
Giuliano Vacchi
L
a recente emanazione della legislazione in tema di
procedure di prevenzione
incendi, rappresentata dal
Dpr 151/2011 e dal D.M. 7 agosto 2012, ha evidenziato
l’intenzione del legislatore
di alleggerire i già gravosi
compiti del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, almeno per quanto riguarda
l’iter burocratico alla base
dell’avvio di tutte le attività
soggette a controllo di prevenzione incendi.
Lo snellimento delle procedure, avviato con l’emanazione della citata legislazione, passa attraverso la
sempre più ampia responsabilizzazione dei professionisti che si occupano di
questa particolare materia.
Rammentiamo come la lontana Legge 818/84 abbia già
introdotto, per la prima
volta nella storia della Prevenzione Incendi, la collaborazione fra professionisti
del settore e Corpo dei
VV.FF., tramite l’istituzione
di corsi specifici. Con tali
corsi i professionisti possono, dopo il superamento
di un esame orale e l’iscrizione in appositi elenchi del
Ministero dell’Interno, conseguire la facoltà di certificare strutture, impianti, presidi ed ogni elemento importante ai fini della sicurezza antincendio: in questo
modo, il Comando Provinciale dei VV.F. vie sollevato
da onerosi compiti di verifica ed asseverazione di
quanto constatato in sede di
sopralluogo per il rilascio
del Certificato di Prevenzione Incendi.
56 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
La nuova normativa tecnica
di prevenzione incendi
Dopo un lungo periodo che
ha permesso di constatare
l’efficacia di questa collaborazione e di rafforzare l’esperienza dei professionisti,
il Dpr 151/11 ha proseguito
l’opera di una sempre maggiore responsabilizzazione
di questi ultimi affidando
loro, come ormai noto,
anche la responsabilità di
stabilire se una determinata
attività, purché appartenente alle categorie A o B
del decreto stesso, fosse o
meno idonea ad esercire,
sotto il profilo della sicurezza antincendio, anche
senza il controllo diretto da
parte del Comando Provinciale dei VV.F.
Non si tratta di una novità di
poco conto, ma di un cambiamento epocale che,
come nel 1984 con la legge
818, ha stravolto quasi completamente lo status quo vigente in tema di Prevenzione Incendi.
Per i professionisti si tratta
di una straordinaria possibilità di affermazione, in
quanto, abituati per lo più a
svolgere progetti finalizzati
al conseguimento del parere favorevole di prevenzione incendi (senza poter
vederne poi, nella maggior
parte dei casi, l’ottenimento
del Certificato di Prevenzione Incendi), hanno ora
l’incarico di concludere il
proprio progetto antincendio coronandolo con la
presentazione della Segnalazione Certificata di Inizio
Attività (S.C.I.A.) a propria
firma: per le categorie A e B
del 151/11, ciò corrisponde,
nella sostanza, al rilascio da
parte del professionista del
Certificato di Prevenzione
Incendi.
Sulla scorta di questa importante innovazione legislativa, il Corpo Nazionale dei
Vigili del Fuoco, dimostrando un dinamismo raro
da parte di un organismo
statale, ha presentato, lo
scorso 5 maggio di quest’anno a Milano, davanti a
1200 professionisti lombardi del settore antincendio, le nuove "Norme di
prevenzione incendi generali e semplificate".
Si tratta di un testo unico che
riscrive completamente
tutta la normativa tecnica
fino ad ora emanata.
Ci troviamo dunque di fronte ad una nuova rivoluzione,
questa volta di tipo tecnico,
che rinnova radicalmente
l’approccio di progettazione
antincendio.
F
acciamo un po’ di
ordine: ad una lettura superficiale
potrebbe sembrare che ci si
trovi di fronte ad un cambiamento di qualcosa che è
stato appena modificato nel
2011, ma non è così.
Una cosa è la legislazione ed
un’altra la normativa tecnica:
la prima ha modificato le
procedure di presentazione
della documentazione dei
progetti antincendio, la seconda modifica l’approccio
ai progetti stessi, ma sotto il
solo profilo tecnico.
Questa nuova normativa
quindi, che entrerà in vigore
verosimilmente nel prossimo autunno, è il completamento tecnico di quanto introdotto con la legislazione
del 2011 ed aiuterà il profes-
sionista ad affrontare in maniera più analitica il proprio
progetto antincendio.
La novità consiste infatti nel
modificare l’approccio "prescrittivo", fino ad ora adottato nelle regole tecniche di
prevenzione incendi, in un
nuovo approccio "prestazionale", inducendo il professionista ad effettuare una
valutazione consapevole
del "rischio incendio" anche
in quelle attività dove, fino
ad ora, era il legislatore ad
effettuarlo per lui.
Questo rappresenta un altro
importante passo verso la
responsabilizzazione del
“Professionista antincendio” termine coniato dal recente D.M. dell’agosto 2012
per definire quel tecnico
che, indipendentemente
dal proprio titolo di studio,
rappresenta l’esperto della
materia a cui è demandata
l’analisi del rischio incendio
e l’adozione delle conseguenti misure di prevenzione e di protezione, che
consentano di renderlo “accettabile”.
Si è voluto consapevolmente ridimensionare l’importanza del titolo di studio
perché, sebbene la prevenzione incendi sia di competenza delle quattro principali professioni tecniche (architetti, geometri, ingegneri
e periti industriali, in rigoroso ordine alfabetico), l’appartenenza ad una delle categorie indicate è molto
meno importante rispetto
ad altri settori tecnici: la prevenzione incendi infatti non
è programma di studio in
nessuno dei corsi di laurea,
triennali e magistrali, delle
PREVENZIONE INCENDI
categorie citate e quindi
viene affrontato alla pari ed
ex novo da tutte le categorie
di tecnici, nell’ambito di
corsi specifici obbligatori
per conseguire la qualifica di
“Professionista
antincendio”.
L
a normativa non è
ancora definitiva:
una bozza è stata emanata dal Corpo Nazionale
e messa a disposizione dei
tecnici interessati: si può comunque ipotizzare che gran
parte della sua materia sia
da considerare definitiva,
tanto da poterla definire a
grandi linee.
L’impostazione generale si
basa su pochi ma importanti
principi:
Generalità: si utilizzano le
medesime metodologie
per tutte le attività.
Semplicità: propensione per
l’adozione delle soluzioni
più semplici. (e meno costose n.d.r.)
Modularità: adozione di moduli che agevolino nella ricerca delle soluzioni progettuali più appropriate.
Flessibilità: facoltà di scegliere più soluzioni, finalizzate all’ottenimento del
medesimo obiettivo.
Standardizzazione ed integrazione: conformità del linguaggio antincendio agli
standard internazionali.
Inclusione: importanza delle
persone all’interno dell’attività a rischio, specie
se con diverse abilità.
Contenuti basati sull’evidenza: derivanti dai risultati conseguiti con la ricerca scientifica interna-
zionale nel campo.
Aggiornabilità: possibilità di
aggiornare il progetto secondo le innovazioni tecnologiche.
La nuova norma si baserà inoltre su quattro sezioni
principali:
La prima sezione (Generalità)
definisce i termini ed i simboli grafici, riveduti alla luce
del nuovo approccio e degli
standard internazionali,
oltre a definire i criteri gene-
tive per le varie attività civili
e commerciali, di tipo sanitario o turistico ricettivo, ecc.
La quarta sezione infine si dedica ai metodi utilizzabili ai
fini della progettazione antincendio, sottolineando i
criteri del nuovo approccio
prestazionale.
In particolare è importante
evidenziare come le nuove
regole tecniche per le specifiche attività siano notevolmente più snelle in quanto
rali di progettazione antincendio ed i profili di rischio
delle attività.
La seconda sezione (Strategia antincendio) contiene una unica "regola tecnica di tipo orizzontale" (RTO), che rimodula i concetti classici di prevenzione come: la resistenza e la reazione al fuoco,
l’esodo, gli impianti, la gestione dell’emergenza ecc,
collegandoli a tutte le attività a rischio di incendio.
La terza sezione emana le "regole tecniche di tipo verticale" (RTV), contenenti le
specifiche misure integra-
fanno riferimento, in gran
parte, alla prima sezione del
documento che contiene la
regola tecnica orizzontale
(RTO), comune a tutte le attività. Ciò porterà a valutare
più soluzioni ad uno stesso
problema, limitando l’utilizzo dell’istituto della Deroga che ha intasato gli uffici
delle Direzioni Regionali,
ben più di quanto non fosse
necessario.
Sotto il profilo dell’attuazione invece, una volta definitivamente approvata, la
normativa uscirà sotto forma
di Decreto Ministeriale, che
conterrà pochi articoli ed
una nutrita serie di allegati
tecnici, costituenti la sostanza della norma.
A questo primo decreto seguirà un secondo documento, anch’esso sotto
forma di Decreto Ministeriale, che tratterà in modo esclusivo tutta la materia del
trasporto, della distribuzione e dell’utilizzo dei gas e
dei liquidi infiammabili e
combustibili, ora oggetto di
diversi decreti, fra cui l’ormai
superato Regio Decreto sugli
Olii minerali del lontano
1934 tutt’ora in vigore.
L’adozione del nuovo approccio normativo sarà di
tipo graduale per consentire
agli addetti ai lavori di assorbire un nuovo metodo di
lavoro che, seppure racchiuso in un testo unico,
comprende pur sempre una
notevole mole di argomenti
tecnici da assimilare in un
campo così delicato come la
Prevenzione Incendi.
L’auspicio è che con il cambiamento dell’approccio
nella valutazione dei rischi
incendio, venga meno il più
classico dei “copia incolla”,
indotto dalle vecchie regole
tecniche di tipo prescrittivo
a favore di una più matura e
professionale analisi progettuale.
La commissione di Prevenzione Incendi del Collegio di
Brescia si è già attivata
perché prossimamente si
possa illustrare più approfonditamente agli iscritti
alcuni contenuti della nuova
normativa.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 57
CONDOMINIO
Gianfranco Squassina
S
i é da poco concluso il primo corso
d’introduzione alla
professione di amministratore di condominio, dovuto
a una felice intuizione tra il
direttivo del Collegio geometri (Direttore e Commissione amministratori) e alcuni professionisti di provata esperienza tecnica aderenti all’A.B.A.B.I. (Associazione Bresciana Amministratori Beni Immobili).
Il corso, principalmente improntato su un approccio
pratico agli argomenti trattati, é stato indirizzato a quei
colleghi che avevano intenzione di approfondire le loro
conoscenze professionali e
ampliare il loro campo d’azione, particolarmente penalizzato dalla situazione economica contingente.
Il corso si é sviluppato in 13
lezioni di 4 ore ciascuna, per
un totale di 52 ore suddivise
in vari argomenti, rivolti in
primo luogo alla disamina
degli specifici articoli del codice civile sulla comunione
e sul condominio alla luce
della riforma appena entrata
in vigore, e in seguito allo
sviluppo di questioni pratiche (formazione di tabelle
millesimali, gestione dell’assemblea condominiale,
bilanci, contabilità e flussi di
cassa), oltre ad altre di ordine legale, fiscale, tecnico,
di sicurezza e di responsabilità, alle quali gli amministratori devono rispondere
in qualità di legali rappresentanti del fabbricato.
Il tutto è stato completato da
alcune prove di simulazione, durante le quali i corsisti sono stati divisi in vari
58 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
Concluso il primo corso
di formazione per
amministratori condominiali
gruppi di lavoro. Tale organizzazione ha permesso loro
di affrontare in prima persona le problematiche sollevate dall’esercitazione e di
confrontarsi su dubbi e perplessità, in primo luogo con
i colleghi e poi con i docenti,
ampliando la discussione e
dell’argomento trattato, ha
predisposto dispense che
sono state pubblicate sul
sito del nostro Collegio e
nell’area riservata del sito
A.B.A.B.I., in modo che i corsisti potessero utilizzarle,
sia per seguire fattivamente
le lezioni, sia come docu-
tando con gli stessi argomenti e problematiche di
tutti i giorni (dai più banali a
quelli maggiormente complessi), al fine di formare un
corpo di professionisti preparati tecnicamente, professionalmente, ma anche psicologicamente ad affrontare
il confronto, in modo da
creare una fattiva collaborazione tra gli stessi.
Al corso hanno dato il loro
contributo colleghi con esperienza specifica in un
particolare campo, provenienti dalle Commissioni
del Collegio (Sicurezza, Organismo di mediazione, Amministratori) coadiuvati da
altri professionisti (avvocati,
fiscalisti, architetti) che gestiscono condomini e che
hanno apportato al corso il
loro contributo professionale e personale.
Ogni docente, a seconda
mentazione di supporto per
un futuro uso professionale.
Al termine delle lezioni i
corsisti hanno dovuto affrontare un test finale basato su 60
domande a risposta multipla riguardanti vari argomenti, con speciale riferimento alle norme civilistiche.
Si sottolinea che il corso,
proposto a colleghi con maturata esperienza, ha cercato di essere il più pratico
possibile. Si è infatti cercato
di introdurre i corsisti al
mondo delle amministrazioni condominiali affron-
un capitolo nuovo della professione al quale già guardano le nostre competenze
tecnico-professionali.
I
l primo corso ha visto
la partecipazione di
34 colleghi che hanno
affrontato con serietà e concentrazione le lezioni e gli
argomenti trattati. Ciò è dimostrato dall’ottimo esisto
della prova finale, superata
da tutti gli iscritti con una
percentuale di risposte esatte superiore all’ottanta
per cento dei quesiti posti.
Il principio che si è cercato di
CONDOMINIO
infondere ai corsisti è quello
ribadito tra le righe dalla
riforma stessa, e cioè la “trasparenza” nei rapporti con il
cliente, che dovrebbe essere alla base di tutte le relazioni professionali, ma che
nello specifico di questa
particolare parte della nostra attività, risulta fondamentale per la gestione di
un piccolo “mondo” come
quello condominiale, dove
il rispetto reciproco, l’educazione e la professionalità
possono fare la differenza.
Oggi infatti ci troviamo di
fronte a personaggi (professionisti e non) che, con la più
disparata preparazione e
motivazione, si cimentano
nella pratica della gestione
condominiale, creando
grosse problematiche che si
ripercuotono poi su tutta la
categoria.
S
i evidenzia, al proposito, che l’amministrazione immobiliare è una delle specifiche competenze della nostra attività, ribadita anche
dalla Legge 144/1949 e s.m.i.
(relativa al calcolo della tariffa oggi sospesa). Anche il
legislatore considerava
quindi il geometra quale
una delle figure professionali più indicate a svolgere
tale attività.
Si è cercato pertanto con i
docenti di dare ai corsisti
una guida giuridica, tecnica
ed etica che li potesse indirizzare ad una corretta e professionale gestione degli
immobili, nell’ottica di una
personale soddisfazione e
nel reciproco rispetto tra
cliente e professionista. A
questo fine è stata fondamentale la partecipazione
attiva alle lezioni da parte
dei corsisti.
Altro scopo del corso – ma
non certo l’ultimo per importanza – è stato quello di formare delle nuove figure professionali che potessero garantire ai clienti, oltre a
un’approfondita conoscenza della materia trattata,
competenza tecnica, fiscale
e giuridica, così da renderle
preparate alle responsabilità attribuite all’amministratore dalle recenti normative che non consentono più
una gestione superficiale
degli immobili.
Il Collegio sta ora organizzando con gli stessi docenti
il secondo corso d’introduzione alla professione di amministratore condominiale:
si svolgerà a Breno presso
l’Associazione Geometri di
Valle Camonica con inizio
nel prossimo mese di settembre.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 59
FORMAZIONE CONTINUA
L’interessante tesi
di un giovane geometra
aspirante professionista
Lo studio che il giovane geometra Marco Pundetta di Moniga del Garda ha condotto su un piccolo fabbricato rurale posto nella Valle delle Camerate alle spalle di Toscolano Maderno ha il senso di una esercitazione puramente
didattica, condotta e condensata in una tesina ben strutturata, da presentare all’esame di Stato per l’ammissione
all’Albo professionale. L’egregio lavoro – supportato dal
geom. dott. geologo Piero Fiaccavento, nel cui studio il
giovane Pundetta ha svolto parte del suo praticantato – è
emblematico di un approccio alla ristrutturazione di un edificio del 1728 in fase di avanzato degrado, espressione
della ruralità locale. Un siffatto metodo dovrebbe essere
la regola quando si tratti di mettere mano ad antichi edifici che fanno parte della storia di un luogo, per riinserirli
nel ciclo di vita ordinaria senza stravolgere le ragioni per
le quali sono stati costruiti, ricercandone, anzi, e conservandone i caratteri identitari più rilevanti.
Alla redazione é parsa cosa opportuna pubblicare stralci
significativi di questo studio, non solo come incoraggiamento al giovane geometra che ne è autore, ma anche per
invitare la platea dei colleghi a giudicare la bontà del metodo seguito.
Introduzione
del geom. dott. Piero Fiaccavento
Il progetto di ristrutturazione di un vecchio edificio rurale esistente posto di fianco al Mulino delle Camerate ha uno
scopo didattico: valutare i settori che riguardano una struttura inserita in un contesto agricolo rurale.
Questa struttura ha un fine culturale nell’ambito delle attività agricole che possono effettuarsi nella valle delle Camerate e nei pressi delle piane e dei terreni abbandonati
vicino a Gaino, frazione di Toscolano-Maderno.
L’idea del recupero di questi terreni per trasformarli in aree
a oliveto, a piante da frutta, a vigneto e soprattutto a coltivazione del mais, ha uno scopo puramente didattico-culturale per poter offrire ai giovani e conservare alle generazioni
future antichi mestieri che potrebbero scomparire con il
passare degli anni.
L’importanza del progetto interessa tutta la Valle delle Camerate, collegata da una parte alla Valle di Campiglio che circonda il Monte Pizzoccolo e che arriva fin verso lo Spino e,
dall’altra, a Navazzo per poi proseguire verso la Valvestino.
L’immobile, oggetto di questo progetto, che fiancheggia il
Museo agricolo del Mulino delle Camerate, potrà diventare
anche un punto di riferimento turistico di riferimento per coloro che transitano nella Valle: qui potranno fermarsi e godere delle attività e delle bellezze del posto.
Piero Fiaccavento
60 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
Premessa
La professione del geometra ha svariate e ampie
opportunità di lavoro, ma
generalmente si è concentrata in passato, oggi, e lo
sarà anche a seguire, sulle ristrutturazioni e sull’adeguamento di piccole abitazioni.
La ristrutturazione riveste elevata importanza per i seguenti motivi: mantiene in
buono stato di efficienza gli
edifici; adegua l’organismo
edilizio alle normative attuali; mantiene la memoria
dell’antica costruzione per
proiettarla verso le generazioni future.
Per questi motivi, per un
geometra l’adeguamento
dei vecchi edifici, soprattutto di quelli rurali, costituisce il vero “punto di forza”
della professione.
Questo studio di ristrutturazione ha scopo puramente
didattico, come tesi, per la
preparazione progettuale
del lavoro futuro: si concentra sull’adeguamento di
un’antica abitazione rurale
nei pressi del Mulino delle
Camerate, nel territorio di
Toscolano-Maderno in via
Camerate n. 6.
L’edificio preso in esame,
oltre alla valenza storica che
si spiegherà nei capitoli a seguire, ha anche una caratteristica estrinseca fondamentale: è un punto strategico di
passaggio nella Valle del torrente Toscolano.
L’edificio rappresenta un
possibile punto per la sosta
di passanti, turisti, famiglie,
escursionisti, di scolaresche
delle scuole primarie e secondarie che vorranno visitare il museo agricolo nel
Progetto M. A .E. S. (Mulino –
Ambiente - Ecografia - Storia
del Mulino delle Camerate)
collegato con il Mulino delle
Camerate e anche per il raduno di pescatori che trovano nella valle zone per
l’allevamento delle trote.
In questa relazione si analizzerà l’inquadramento territoriale dal punto di vista regionale, provinciale e comunale, riferito al Comune di
Toscolano–Maderno e alle
direttive del Piano di Governo del Territorio per l’identificazione delle possibili combinazioni progettuali.
In questo lavoro si evidenzierà il progetto dell’edificio
piano per piano e nella relazione si spiegheranno le
varie fasi di progetto punto
per punto.
Ringrazio il geom. dott. Piero
Fiaccavento per il supporto
tecnico fornitomi nel completamento della relazione.
Ringrazio anche il proprietario dell’edificio Giacomo
Usardi per la disponibilità
all’esecuzione di questo lavoro didattico.
Segue un inquadramento
generale del Comune di Toscolano-Maderno supportata da immagini aeree del
territorio e l’inquadramento
catastale del sito.
Inquadramento
paesistico-ambientale
Una particolare importanza
riveste l’analisi territoriale
dell’ambito di intervento
dai punti di vista macro e
micro territoriali allo scopo
di definire l’esatto inquadramento e di comprendere
FORMAZIONE CONTINUA
Estratto del Piano Territoriale
Regionale.
In basso, Inquadramento
dell’intervento rispetto al Parco
Regionale Alto Garda Bresciano Sistema Ambientale e, a destra,
idem - Sistema Paesistico
il contesto d’intervento generale.
L’analisi territoriale in seguito riportata è stata recepita dal D.d.p. del P.G.T. di
Toscolano Maderno.
Il Piano Territoriale Regionale e il Piano Regionale
Alto Garda Bresciano contengono, sia pure ad una
scala macro-territoriale indicazioni e criteri per una lettura in chiave paesistico ambientale del territorio e, all’interno di queste, anche
delle caratteristiche salienti
del territorio della provincia
di Brescia, cui Toscolano Maderno appartiene.
Per il Piano Territoriale Regionale, Toscolano Maderno
appartiene al “Sistema territoriale della Montagna”.
Nel Piano Territoriale di
Coordinamento del Parco
Alto Garda Bresciano e nella
relativa tavola di Docu-
mento di Piano allegata al
P.G.T. che recepisce i contenuti del P.G.T. di cui sopra,
l’ambito di intervento sono
così ricompresi:
.A) Per il Sistema Ambien-
tale l’ambito di “emergenze
del sistema ambientale primario”.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 61
FORMAZIONE CONTINUA
Dall’alto in senso orario:
Inquadramento dell’intervento
rispetto al Parco Regionale Alto
Garda Bresciano - Sistema
Strutturale; Piano Territoriale di
Coordinamento Provinciale; Idem,
Assetto Idrogeologico
B) Per il Sistema Paesistico
l’ambito delle incisioni fluviali.
C) Per il Sistema Infrastrutturale, nessun ambito.
Il Piano Territoriale Provinciale vigente colloca il Comune di Toscolano Maderno
sotto il profilo urbanistico
ed economico nel sistema
urbano di: Garda Bresciano.
Il P.T.C.P. della Provincia di
Brescia inoltre inserisce il
Comune di Toscolano Maderno in due diversi ambiti
territoriali tematici, riferite
alle caratteristiche urbane
ed ecologico ambientali.
Una sintesi delle previsioni
relative al Comune di Toscolano Maderno, contenute
nelle tavole grafiche del
P.T.C.P. sono di sotto riportate.
Il Piano di governo del territorio di Toscolano-Maderno
è stato attentamente esaminato per tener conto dell’e62 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
FORMAZIONE CONTINUA
Dall’alto in senso orario: P.G.T. di
Toscolano-Maderno, vincoli
ambientali; Idem, vincoli
idrogeologici; Idem, vincoli
paesaggistici; Idem vincoli agricoloboschivi
sistenza di particolari vincoli
ambientali, idrogeologici,
paesaggistici, agricolo-boschivi, ope legis e geologici.
Descrizione dell’edificio
Il Fabbricato si presenta
come un’antica struttura tipicamente rurale costituita
da una muratura di materiale misto (pietre, mattoni,
calce) e un tetto di legno.
L’edificio non presenta un aspetto uniforme di costru-
zione nella stessa epoca,
ossia si sono riscontrate
delle caratteristiche dei materiali diversi all’interno e all’esterno dello stesso edificio.
L’edificio è stato costruito
nel 1728, poi ha subito una
ricostruzione parziale nel
1932 dopo essere stato interessato da una frana che ha
separato la struttura in due
parti, una verso valle e una
verso monte; quella verso
valle è andata distrutta.
La ricostruzione della parte
verso valle effettuata nell’anno 1932 ha previsto un riIL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 63
FORMAZIONE CONTINUA
Dall’alto, a sinistra: P.G.T. di
Toscolano-Maderno, vincoli Ope
Legis; a destra, P.G.T. di ToscolanoMaderno, Parte geologica. Al centro
e in basso, Punti di ripresa di un
ricco elaborato fotografico, del quale
si forniscono alcune immagini.
pristino parziale dell’edificio, con il posizionamento
di una soletta in C.A. tra l’interrato e il primo piano e il
posizionamento di murature interne per la separazione degli ambienti (al
piano primo).
Nella parte più antica, non
interessata dal crollo causato dalla frana, si notano elementi caratterizzanti:
ß tra il piano primo e il piano
secondo, il solaio con controsoffittatura cannette di
64 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
FORMAZIONE CONTINUA
Alcune riprese fotografiche descrittive
dell’edificio
bambù , legno e calce;
ß al piano terra, nella parte
verso monte, la presenza di
un volto in muratura e calce.
Funzione dell’edificio
Questo edificio in passato,
prima della frana, era stato
adibito a cartiera, in particolare la stanza fiancheggiante
la strada serviva al prosciugamento dei fogli di carta.
In seguito, dopo la ricostruzione, il sottotetto è restato
un unico stanzone utilizzato
per il deposito del fieno, il
piano intermedio era utilizzato come abitazione e le
stanze del piano terra come
fucina e stalla.
Presso il mulino della Camerate esisteva una falegnameria a servizio del mugnaio
per la sistemazione di tutto
l’apparato in legno del mulino stesso.
La fucina serviva per preparare gli zoccoli degli asini
che portavano il frumento al
mugnaio e per la sistemazione dei carretti trasportati
dagli animali, i quali portavano anche la farina che poi
si sarebbe venduta nel mercato della zona.
L’edifico inserito in un contesto ambientale molto suggestivo vicino al torrente Toscolano e vicino al mulino
delle Camerate, da un punto
di vista storico può rientrare
nelle attività del mulino
stesso.
Il programma di ristrutturazione di tale struttura vuole
spostarsi verso tale senso
storico e quindi ricordare il
vero valore funzionale del
fabbricato.
A lato una foto dell’immobile preso in considerazione
per il progetto e in basso una
del Torrente Toscolano.
Caratteristiche
dimensionali dell’edificio
Superfifie coperta: mq
112,15
Superficie commerciale: mq
282,10 (a norma Uni 10750)
Volume complessivo: m3 675
L’edificio è costituito da tre
piani: il piano terra, il piano
primo e il piano secondo
(sottotetto).
Le superfici sono cosi ripartite:
Piano terra = mq 53 (SIN);
Piano primo = mq 65 (SIN);
Sottotetto = mq 70 (SIN).
Il piano terra è sfasato rispetto ai piani superiori, per
questo motivo, la superficie
interna netta del piano terra
è minore di quella dei piani
soprastanti.
La frazione d’edificio rappresentata in sezione è la
parte verso monte.
Vedi pagina seguente.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 65
FORMAZIONE CONTINUA
Descrizione del fabbricato: lo stato a
lato fiume; una sezione significativa;
pianta del piano terra.
Piano terra
Gli ambienti del piano terra
non sono comunicanti tra
loro e vi si accede dal map.
2677 attraverso due e aperture a forma di arco.
Oggi il piano interrato è adibito a cantina, mentre in
passato, esistevano e esistono nella stanza a monte,
una fucina, e per la parte a
valle, una stalla.
A conferma delle destinazioni d’uso storiche qui espresse, oltre che alle dichiarazioni del proprietario,
sono ancora presenti, nella
stanza della ex fucina, una
pietra colonnare murata nel
pavimento dove veniva
poggiato l’incudine e nella
stalla, vi è presente una
mangiatoia e una sorta di
casseforme di legno che partiva dallo stanzone del sottotetto (per il carico e lo scarico del fieno).
66 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
Primo piano
L’accesso a tale stanzone è
consentito dalla porta di ingresso in metallo.
La parte abitativa riguardava il piano primo, caratterizzato oggi da un vano d’in-
gresso avente destinazione
di soggiorno-cucina, da un
corridoio di collegamento e
da due stanze adibite a ripostiglio.
Nel corridoio c’è un lavandino in pietra risalente al pe-
riodo precedente alla frana
e la cassaforma in legno per
lo scarico del fieno al piano
interrato.
Nell’immagine soprastante
è illustrata la planimetria del
fabbricato del piano primo.
FORMAZIONE CONTINUA
Piano sottotetto e stato della
muratura.
Piano sottotetto
L’accesso al sottotetto è permesso da una porta in metallo collegato al piano
strada.
Il sottotetto, al livello strada,
è costituito da un’unica
stanza adibita, come detto
in precedenza, a cartiera e in
seguito a deposito del fieno.
Questa stanza presenta nel
pavimento anche un’apertura, forse una sorta di scala
che la collegava al piano
primo sottostante.
Oggi la stanza riveste una
funzione esclusiva di sottotetto.
Murature
La struttura portante muraria ha uno spessore di circa
60 cm definibile tecnicamente come un complesso
di bozze e scarti ordinati casualmente.
La muratura è formata da
mattoni, pietre e calce.
I mattoni utilizzati sono di
tipo “pieni cotti”; le pietre
sono di natura e forme diverse, talune appaiono spi-
golose e squadrate, altre invece smussate.
Non è escludibile, data l’età
del fabbricato e la difficoltà
di trasporto dei materiali da
costruzione di quell’epoca,
che le pietre costituenti le
murature fossero reperite in
loco. A conferma di questa
tesi si notano svariate pietre
dai bordi arrotondati a seguito dei rotolamento lungo
il fiume.
L’apparato della muratura è
disordinata e la posa degli elementi casuale.
I corsi della struttura e la tessitura muraria sono di pietra
e la malta ha scopo di riempimento. Malta e intonaci
sono friabili.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 67
FORMAZIONE CONTINUA
Studio di progetto: Piano terra
Serramenti
A piano terra e nel sottotetto
c’è una parziale mancanza di
serramenti. Quelli esistenti
sono fatiscenti. Dovranno
essere sostituiti e riprogettati.
Sulle facciate sono visibili
tamponamenti in corrispondenza di antiche finestre.
Inoltre da un’analisi visiva
della muratura si notano diverse problematiche di umidità come la risalita capillare
dell’acqua che ha portato
alla disgregazione di parte
dell’intonaco esterno e a un
degrado della muratura a cui
hanno contribuito anche i
cicli di gelo e disgelo.
Copertura
Sui muri longitudinali perimetrali poggiano le capriate
che sostengono le travi e i
travetti di legno sui quali
poggiano le tegole. La copertura, a due falde, ha una
pendenza di circa il 40%. La
copertura, fatiscente, presenta criticità e lesioni. Sono
visibili tentativi di miglioramento eseguiti durante passate ristrutturazioni come il
rinforzo delle travi laterali e
di quella di colmo. Le tegole, in cotto, sono di tipo
marsigliese.
Data l’età del fabbricato e la
mancanza di adeguamenti
impiantistici elettrici e idraulici
si è provveduto allo studio
progettuale di ristrutturazione sotto riportato.
Le problematiche
del fabbricato
L’immobile si presenta in un
cattivo stato di conservazione.
I rinforzi delle travi del tetto
non sono adeguati per un sicuro sostegno della copertura. La copertura permette
all’acqua piovana di infiltrarsi all’interno dell’edificio, creando cosi un accumulo d’acqua sulle solette
sottostanti che imbibiscono
le arelle di controsoffitto in
legno della stanza sottostante provocando il cedimento delle stesse.
La struttura muraria realizzata in pietra e mattoni presenta situazioni assai vulnerabili con crolli di pietrame.
68 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
Evoluzione del progetto
di ristrutturazione
– Come ben espresso nelle
prima parte della relazione,
l’intervento ricade in una
zona di vincolo paesaggistico pertanto bisognerà
predisporre una pratica
paesaggistica per l’autorizzazione degli interventi;
– gli interventi da sostenere
saranno effettuati previo rilascio dal Comune del titolo
abilitativo, artigianale mu-
seale e terziario;
– l’edificio in fase di realizzazione progettuale dovrà essere affiancato da un’indagine geologica e geotecnica
seguita da un’indagine sismica, al fine di poter determinare i relativi modelli previsti dal Pgt, allo scopo di redigere un progetto secondo
la normativa e fornire allo
strutturista i parametri tecnici per le metodologie e il
dimensionamento delle
fondazioni e le possibili oscillazioni dell’edificio oggetto di ristrutturazione;
– al progetto dovrà essere affiancata la pratica di progettazione antincendio per
l’approvazione da parte dei
Vigili del Fuoco;
– prima di iniziare l’intervento di ristrutturazione
dovrà essere prevista la progettazione della sicurezza di
cantiere redatta da un tecnico specializzato e tale documento dovrà essere conservato nel cantiere stesso;
– l’inizio dei lavori e la fine
degli stessi saranno prontamente comunicati al Comune;
– una volta compiuti i lavori
ai sensi della normativa odierna, dovrà essere effettuato il collaudo e si dovrà richiedere il certificato di agibilità;
– alla committenza sono dovute le certificazioni dei materiali usati durante la ristrutturazione, le documentazioni delle dichiarazioni di
conformità alla regola dell’arte che certificano che i lavori sono stati eseguiti correttamente e che rispecchiano le normative;
– infine l’immobile verrà accatastato nei tempi previsti
dalla normativa.
Il progetto
Piano terra
Sarà previsto nel locale a
volto il posizionamento dell’angolo fucina (1); in questo
ambiente si vuol riaprire un
vecchio foro murato per consentire il passaggio di una
canna fumaria (2) che esce
all’esterno e si diparte sino
al tetto dell’edificio.
La canna fumaria sarà dimensionata ai sensi di nor-
FORMAZIONE CONTINUA
Studio della disposizione degli arredi
a piano terra.
mativa e sarà costituita da
due strati di laterizio con una
camera d’aria intermedia
allo scopo di migliorare il
suo isolamento, cosi evitando il rischio di presa di
fuoco.
Nel piano interrato le aperture oggi restano scoperte e
nei piani superiori i serramenti si presentano fatiscenti; pertanto bisognerà
provvedere alla rimozione
dei vecchi serramenti e alla
sistemazione di nuovi serramenti (3) che garantiranno
una buona efficienza termica e acustica della quale si
parlerà nel punto a seguire.
La tipologia di serramenti
sarà uguale a quelli utilizzati
nell’intervento di riqualificazione del mulino della Camerate.
Le caratteristiche tecniche
sono qui analizzabili:
• Profondità profilo 90 mm;
• Isolamento termico 5 Uw
0,5 W/m2K
• Isolamento acustico 5 40
db.
Il telaio sarà in legno, Il falso
telaio sarà in legno e vetro.
Le entrate a volto saranno
mantenute tali e verranno
montati dei serramenti
nuovi adeguati alla conformazione delle entrate.
Per una migliore efficienza
termica e per garantire la tenuta d’aria in tutti i serramenti si provvederà all’installazione di particolari nastri adesivi che verranno poi
intonacati.
Si tratta di un documento
che qualifica energeticamente l’edificio attraverso la
valutazione dei suoi consumi. Con il termine “interventi di riqualificazione energetica” ci si riferisce a
quegli interventi finalizzati
alla riduzione della dispersione termica e al miglioramento dell’isolamento termico dell’edificio.
È importante un buon isolamento dell’edificio poiché
nei punti mal isolati, l’umidità dell’aria può portare
alla comparsa di condensa
nelle pareti più fredde con
le conseguenti formazioni di
muffe.
Il fabbricato rurale soggetto
all’intervento è costituito da
materiali di diverse tipologie, caratterizzati da una
diversa conduttività termica
che comporta, in inverno e in
estate, il fenomeno comunemente chiamato “ponte termico”.
Sugli edifici esistenti, gli interventi possibili per migliorare l’efficienza termica riguardano sostanzialmente
l’adeguamento dei vecchi
serramenti (3) e la coibentazione delle pareti.
Considerando che non si
vuole alterare l’esterno dell’edificio lasciando a vista le
pareti dell’edificio per evidenziare le varie tipologie
murarie, si utilizzerà una soluzione per la coibentazione
del tipo “a isolante interno”.
L’isolante che si utilizzerà
sarà in fibra di legno (4).
Dopo un’attenta analisi termografica dell’edificio si valuterà il dimensionamento
di tale isolante.
Un edificio con queste soluzioni progettuali dal punto di
vista termico migliorerà notevolmente il confort abitativo
e in questo modo, si potrà ottenere un risparmio del 20 %
- 30 % in termini di minori costi
energetici rispetto a un alloggio non isolato.
Dal piano interrato si dipartirà come in figura una scala
esterna al fabbricato che
permetterà di raggiungere il
piano primo (5) .
La scala per l’accesso al
piano primo sarà esterna
perché si vogliono tenere
immutati il volto cilindrico
tra il piano terra e il primo;
bisogna garantire anche dall’esterno del fabbricato di
raggiungere il piano primo.
Per ripristinare in pieno la
zona dell’angolo fucina, si
posizioneranno vari banchi
da lavoro.
Nella stessa stanza verranno
disposti vari strumenti antichi utilizzati una volta in
quel fabbricato.
In seguito verrà fatto dalla
committenza uno studio più
particolareggiato per gli arredamenti.
Nella parte a valle dell’edificio verranno posizionate
varie cisterne antiche del
vino in stile tirolese ed,
come illustrato in figura, un
bancone di vendita, un tavolo e una panca per assaggio del vino e vari prodotti agricoli.
Piano primo
Al piano primo vanno eseguite varie trasformazioni
Il D.lgs. n. 192 del 19 agosto
del 2005 introduce in Italia la
certificazione energetica
degli edifici.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 69
FORMAZIONE CONTINUA
Sopra: Studio della disposizione degli
arredi al primo piano.
In basso ipotesi (A) di utilizzo degli
spazi del piano sottotetto.
che si rendono necessarie
per migliorare la funzionalità degli ambienti e per ottenere un piccolo bagno (6).
In questo contesto si vuol
demolire la parete tra la cucina e il corridoio al fine di
aumentare la superficie utile della zona giorno (7), ovvero si darà alla stanza di ingresso una spazio più luminoso, ampio e confortevole.
Nella zona giorno è prevista
una scala a chiocciola (8) in
legno di diametro di 1,5 m
per l’accesso al piano superiore.
Per separare gli ambienti
(giorno – notte) e il bagno si
prevede un disbrigo (9) che
permetterà così di raggiungere i tre rispettivi ambienti.
Il piano primo verrà coibentato con strato di isolante interno (4).
Nella zona giorno (7) sarà
tolto il controsoffitto di cannette e verrà sostituito il solaio con travi a vista e assito
in legno.
Anche in questo piano i serramenti saranno completamenti sostituiti. Si sostituirà
l’enorme porta d’ingresso al
soggiorno con un portoncino
di legno, blindato, che sarà
affiancato a una finestra (10).
Si realizzerà inoltre una
porta (11) nel bagno per consentire l’accesso allo spazio
verde esterno che verrà in
seguito adibito a orto.
Per raggiungere l’interno
dell’abitazione al piano
primo si accede dallo spazio
verde antistante la zona
giorno che verrà adibito a
giardino (13).
Al giardino si può accedere
dalla scala esterna (5) con70 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
giungente il piano terra e il
primo e da una nuova rampa
d’accesso per l’automobile.
La nuova rampa in ghiaia con
lievependenzacongiungerà
l’edificio con la via privata di
accesso.
Nella zona giorno del primo
piano si propone alla committenza una sistemazione
dell’ambienti come nel figura in alto.
Nel disbrigo la committenza
vuole posizionare una antica
vasca di pietra che veniva utilizzata una volta in quell’ambiente per il lavaggio
dei panni.
In ciascuna camera è previsto un letto da una piazza e
mezza, un armadio con cassettiera e un comodino.
Piano sottotetto
Al piano sottotetto, relativamente alla distribuzione interna degli ambienti si pro-
pongono due ipotesi:
A) il piano potrà essere adibito a falegnameria con l’aggiunta di un servizio igienico
nell’angolo dell’immobile
verso valle;
B) il piano potrà essere adibito a camera multipla dove
si potranno predisporre una
serie di letti.
A servizio della camera si
dovrà realizzare un bagno
con relativo antibagno.
Entrambe le ipotesi A e B
prevedono l’accesso al
piano sottotetto attraverso
la scala a chiocciola (8) del
piano sottostante.
Nell’ipotesi A il locale che
attualmente si presenta
come stanzone unico, si potrebbe ripartire come illustrato in figura sottostante.
Si potrà diversificare quello
che oggi è un ambiente unico in due ambienti diversi:
FORMAZIONE CONTINUA
Ipotesi (B) di disposizione degli
arredi del piano sottotetto.
Sostituzione di di una parte del
solaio del piano sottotetto: l’appoggio
delle nuove travi di legno nella trave
HE di metallo e la struttura
sovrastante a completamento del
solaio.
spazio adibito a falegnameria (15a -ipot.a) e bagno
(16a -ipot.a).
Nell’ipotesi B lo stanzone si
potrebbe diversificare
come illustrato nella figura
soprastante, ovvero: con un
ampio stanzone (15a) che
sarà adibito a camera multipla dove stazioneranno
vari letti e armadi; con un
bagno (16a- ipot.b) e un antibagno (17a- ipot.b) per il
servizio della camerata.
Nell’antibagno sarà previsto
un piccolo spogliatoio per
garantire una miglior servizio per la camera.
Riguardo ai serramenti di
questo piano (identici nelle
due ipotesi) vanno sostituiti
perché estremamente logorati e (3).
L’attuale porta sulla strada
va ridimensionata e trasformata in una finestra (18) uguale per dimensione e tipologia a tutte le altre (piano
primo).
La finestra dell’edificio
verso valle va trasformata in
porta di ingresso di ampiezza pari a 1,20 m (19) per
offrire al fabbricato anche
una porta da utilizzare in
caso di emergenza.
Nella futura finestra verso
strada verranno previste
delle inferriate di sicurezza .
Il solaio tra il primo piano e il
piano sottotetto per la parte
attualmente in cemento armato è ancora utilizzabile,
mentre per la parte rimanente va sostituito (12).
Il nuovo solaio sarà sostenuto dalle travi HE dove si
innesteranno le travi in
legno, come si vede nella figura in alto
Le travi HE si appoggeranno
sulla struttura verticale in acciaio antisismica e verranno
imbullonate ai muri perimetrali con passanti in acciaio e
relative piastre tirantate.
Sopra l’assito verrà posizionata una struttura (vedi fotografia) che costituirà il nuovo
solaio.
Cosi facendo si costituirà
uno sbalzo di quota tra i due
solai (monte – valle) che poi
verrà compensato rialzando
anche la parte verso valle.
La struttura posizionata
sopra l’assito del nuovo solaio previsto nel progetto
sarà costitirà da uno strato di
calcestruzzo con la rete elettrosaldata; vari strati di iso-
lanti termo-acustici; pavimento di legno o di gresporcellanato.
Al livello del piano sottotetto in corrispondenza
della prevista porta d’ingresso (19) si vuol costruire
un nuovo terrazzino (20) a livello della strada per consentire l’accesso all’immobile in completa sicurezza.
Sarà sostenuto da un pilastro in cemento armato (15).
Il terrazzino sarà piastrellato
e recintato con una ringhiera
metallica alta 1,20 m.
Gli arredamenti di questo
piano saranno funzionali agli
ambienti previsti per le ipotesi A e B sopra descritte.
Nell’ipotesi A lo spazio multifunzionale, adibito a falegnameria, avrà carattere storico, non ancora definibile,
perché dipendente dalle
scelte del proprietario.
Nell’ipotesi B, la camera
multipla potrà essere dotata
di 6 letti ( 5 singoli e uno da
una piazza e mezza) e da armadi per il deposito dei vestiti come illustrato in figura.
L’antibagno potrà avere due
lavandini e, nelle parte
verso valle, un piccolo spogliatoio.
Il bagno dovrà essere predisposto con i sanitari di norma e il servizio igienico
anche per i diversamente abili.
Il bagno e l’antibagno rispetIL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 71
FORMAZIONE CONTINUA
Studio della disposizione degli arredi
al piano sottotetto nelle due ipotesi
(A e B) di utilizzo degli spazi.
Ipotesi A
Ipotesi B
tano la normativa per i servizi igienici e tutti gli accorgimenti per i disabili.
Il tetto
La copertura odierna è assolutamente inidonea e va sostituita (21).
72 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
La nuova copertura sarà costruita in legno, simile a
quella attuale cioè del tipo a
capriate.
L’orditura sarà cosi costituita
da capriate poggianti su
travi d’acciaio HE 300 B; da
travi in legno laterali e di
colmo; da un assito; da barriera al vapore; da travi traversali; isolante termico; travetti; manto di copertura di
tegole marsigliesi.
La struttura portante
antisismica
L’azione prevalente orizzontale dovuta al sisma è molto
impegnativa per le costruzioni in muratura per due
principali cause: bassissima
resistenza a trazione e ri-
FORMAZIONE CONTINUA
Ancoraggio delle travature metalliche
antisismiche alla muratura
perimetrale: vista di una piastra
esterna.
Sotto, sezione del progetto con la
struttura metallica antisismica.
dotta duttilità dei materiali
costituenti.
Per questi motivi bisogna
prevedere degli interventi
per il rinforzo strutturale allo
scopo di rendere la costruzione sicura.
La struttura verrà realizzata
predisponendo un rinforzo
sia nei settori verticali che in
quelli orizzontali attraverso
il posizionamento di strutture in metallo posizione all’interno dell’edificio.
La struttura metallica sarà
formata da travi in acciaio
tipo HE 300 B (30 cm x 30 cm).
Questo complesso di travi
poggiate sul solaio del piano
terra costituiranno, intorno
al solaio, un vero “cordolo
metallico” sul quale poggeranno altre travi verticali che
sosterranno a loro volta un
altro anello metallico sul
piano superiore; stesso discorso fino al sottotetto.
Sulle travi in acciaio orizzontali del piano sottotetto poggeranno le capriate in legno.
Le travature di acciaio saranno ancorate al muro perimetrale tramite delle piastre
di metallo; verranno inoltre
predisposte apposite tirantature per il miglior ancoraggio tra la muratura esterna
e la struttura metallica.
Il progetto sarà caratterizzato da alcuni interventi evidenziati nelle tavole allegate.
A fianco è schematizzato
nella sezione A-A1 l’intervento di struttura metallica
sopra descritto.
Eventualmente oltre alla
struttura metallica si può intervenire all’interno dell’edificio predisponendo, tra il
primo piano e il piano del
sottotetto, un’armatura metallica in direzione verticale
e con l’inserimento di un
cappotto e un intonaco di
tipo strutturale.
Il rinforzo del piano terra,
lato valle, si rende necessario poiché si presenta portante della soletta in c.a. in
caso di sisma.
Al piano terra il vòlto cilindrico verrà rinforzato con
fibre di carbonio che aumenteranno notevolmente la capacità portante dello stesso.
La copertura
in prospettiva sismica
Le nuove capriate poggeranno in parte sulle travi in acciaio e in parte sul nuovo cordolo gettato sulla muratura.
Il cordolo sarà armato con
opportuni ferri che garantiranno l’innesto tra il cordolo
e la capriata in legno.
Si predisporranno dei rinforzi metallici nei punti di
giunzione della capriata che,
in caso di sisma, risponderanno come un unico complesso strutturale.
Gli impianti
Il fabbricato è privo di impianti, pertanto bisognerà
valutare uno studio per la
predisposizione della nuova impiantistica del fabbricato. Per impianti del fabbricato s’intendono l’elettrico,
l’idraulico, il termico e l’antincendio.
La predisposizione degli
impianti, studiata da tecnici
abilitati sarà conforme alle
normative vigenti e certificata dalle dichiarazioni di
conformità dei rispettivi costruttori.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 73
FORMAZIONE CONTINUA
Planimetria post intervento e i
quattro prospetti dell’edificio ad opera
completata.
74 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
FORMAZIONE CONTINUA
Nota conclusiva del geom. dott. geol. Piero Fiaccavento
Il progetto si conclude con un quadro economico estimativo
dei costi dei lavori di esecuzione dell’opera di ristrutturazione considerando eventuali imprevisti e oneri di sicurezza che si aggira sui 420.000 euro con una possibile detrazione fiscale del 50% in 10 anni (96.000 euro detraibili
spese Irpef), cioè una spesa effettiva di 324.000 euro.
Negli aspetti conclusivi di questo lavoro – che secondo il
parere del Presidente del Collegio Geometri di Brescia,
potrà anche essere una guida di progettazione da seguire
per la sua completezza progettuale – si afferma che tale progetto, se il proprietario riterrà opportuno realizzarlo in futuro, dovrà essere verificato ed eventualmente integrato in
funzione di nuovi eventuali aggiornamenti normativi o
Leggi Regionali e/o Nazionali.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 75
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Andrea Comincini
Riunita per la prima volta
la nuova Commissione
Agricoltura e Ambiente
Pubblichiamo estratto del verbale della prima riunione
della Commissione “Agricoltura e ambiente” che ha preso
atto delle nomine dei Commissari e ha costituito i gruppi
di lavoro. Ringraziamo il Coordinatore Andrea Comincini
confidando nel suo impegno e in quello dei suoi collaboratori per un settore, quello dell’agricoltura, così importante nell’economia generale della nostra categoria
S
i è riunita nella
sede del Collegio il
26 febbraio scorso
la nuova Commissione Agricoltura e Ambiente. Erano
presenti i geometri Paolo
Fappani (Responsabile), Andrea Comincini (Coordinatore),
Francesco Chioda, Oreste
Fezzardi, Piero Fiaccavento,
Giovanni Frosi, Mariateresa
Guerini, Paolo Labruzzo, Pamela Morsia, Giovanni Paderno, Corrado Romagnoli,
Maria Tomasoni, Giovanni
Zammarchi.
I punti all’ordine del giornoerano i seguenti:
1. Organizzazione attività
della Commissione;
2. Proposte attività di formazione e aggiornamento;
3. Varie ed eventuali.
Sul punto 1: il geom. Andrea
Comincini promuove un giro
d’orizzonte tra i presenti per
offrire l’occasione ai membri
della Commissione di presentarsi ed esporre gli ambiti professionali attinenti all’agricoltura nei quali sono coinvolti.
Lo stesso Comincini propone ai membri di riunirsi
mensilmente, auspicando
nel contempo di dare avvio
a una proficua collabora-
76 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
zione anche con altre Commissioni, in particolare con
quelle del Catasto e dell’estimo per gli aspetti peritali
di rilevamento dei danni da
calamità naturali e da eventi
atmosferici.
Il geom. Fappani fa rilevare
la necessità di di individuare
argomenti sui quali sviluppare i lavori della Commissione. Si è a questo punto
sviluppata un’ampia discussione, a seguito della quale
si è stabilita la suddivisione
dei membri in tre gruppi di
lavoro, precisamente:
Gruppo 1(composto dai geometri Francesco Chioda,
Paolo Fappani, Oreste Fezzardi, Paolo Labruzzo e
Maria Tomasoni): “Fonti energetiche alternative”, che
si occuperà di impianti
biogas, fotovoltaico, geotermico. Si è subito osservato
che la diffusione degli impianti a biogas non ha determinato vantaggi all’agricoltura, se non a quella parte interessata alla monocoltura
del mais che hanno subìto
anche un aumento dei
prezzi; che l’installazione di
pannelli fotovoltaici sui terreni destinati alle coltiva-
zioni nella nostra provincia
ha sottratto suolo fertile all’agricoltura. Che raramente
si è registrata un’efficace integrazione tra impianti fotovoltaici e strutture di ricovero per l’allevamento e agricoltura.
Sono state invece segnalate
esperienze positive per
quanto concerne l’installazione di impianti biogas che
sfruttano i reflui zootecnici,
e questo nonostante un tortuoso percorso burocratico
dovuto alla presenza di numerosi vincoli. Sulla progettazione di questi impianti la
Commissione ritiene sia utile proporre corsi di formazione, magari arricchiti con
visite presso realtà funzionanti sul territorio provinciale.
Gruppo 2 (geometri Piero
Fiaccavento, Paolo Labruzzo, Giovanni Paderno, Corrdao Romagnoli, Maria Tomasoni, Giovanni Battista
Zammarchi): si occuperà di
attività peritale a seguito di
eventi atmosferici e calamità naturali.
La Commissione segnala
come le attività peritali e di
estimo vengano sempre più
frequentemente affidate
dagli istituti di credito a società che, coinvolgendo giovani professionisti ne approfittano per corrispondere
loro retribuzioni minime
come rimborso delle spese
sostenute, determinando di
conseguenza risultati non all’altezza degli standard di
qualità necessari.
La Commissione propone la
replica del corso organizzato
precedentemente, integrato con gli aspetti relativi
alla gestione delle emergenze in agricoltura per eventi meteorologici e di dissesto idrogeologico: prevedendo anche sopralluoghi
per simulare la compilazione delle schede e approfondendo le modalità
che consentono di trarre
dalla formazione ricevuta,
occasioni di nuovi sbocchi
professionali.
Gruppo 3 (composto dai geometri Andrea Comincini,
Giovanni Frosi, Mariateresa
Guerini, Pamela Morsia,
Giovanni Battista Zammarchi): si interesserà di
problematiche riguardanti i
rapporti tra professionisti
ed enti. Vengono infatti segnalati dalla Commissione
episodi che ostacolano l’attività professionale, dovuti a
interpretazioni regolamentarie e/o legislative di Commissioni, Enti locali, Amministrazioni, che rallentano,
spesso senza motivo, l’iter di
presentazione delle pratiche. A questo scopo la Commissione ritiene utile l’invio
di una comunicazione, da
sottoporre all’approvazione
del Consiglio, che solleciti
maggiore intesa.
❑
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Stefano Benedini
S
i è conclusa la serie
di incontri promossi dalla sezione di Brescia dell’Organismo di Mediazione Nazionale Interprofessionale
GEO.C.A.M. presso gli Istituti della provincia di Brescia; l’intento perseguito è
quello di fare informazione
culturale sulle tematiche
della mediazione, al fine di
far luce su un argomento
tanto più discusso quanto
poco conosciuto, ma innovativo e valido. La mediazione
offre a tutti i cittadini una risposta concreta ed efficace
alle controversie in tempi
brevi e a costi contenuti.
La mediazione è quindi uno
strumento alternativo alla risoluzione delle controversie civili e commerciali; è
un’attività professionale per
la gestione dei conflitti attraverso l’ascolto delle ragioni
e delle posizioni dei contendenti e l’individuazione di
possibili soluzioni, esercitata da una persona “terza”,
imparziale come il mediatore: la mediazione, infatti,
va considerata come “ponte” tra le parti: una vera innovazione, in quanto mette
al centro gli attori della lite e
i loro interessi, non l’oggetto
della controversia, che
spesso rappresenta solo la
“punta dell’iceberg”; le vere
motivazioni vanno ricercate
all’interno della comunicazione interrotta, cercando di
camminare con empatia
nelle tematiche dello scontro. L’obiettivo del mediatore è di condurre i contendenti in disaccordo a ricercare e trovare una soluzione
ritenuta accettabile e soddi-
Promozione della Mediazione
nella composizione
delle controversie
sfacente per ambedue le
parti, e nella formulazione di
una proposta per la risoluzione del conflitto.
L'accordo raggiunto con la
collaborazione del mediatore è omologato dal giudice
e diventa esecutivo. Nel
caso di mancato accordo il
mediatore può fare una proposta di risoluzione della
lite che le parti restano libere di accettare o meno.
La mediazione è obbligatoria: non è possibile andare
in giudizio senza aver tentato la procedura di mediazione.
In sintesi, il tentativo di mediazione è obbligatorio in
materia di: condominio, diritti reali, divisioni, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazioni e comodato; tutti ambiti riconducibili all’attività professionale
del geometra.
I geom. Daniel Dei Tos, Nicola Zanelli, Carlo Carmelo
Casella e Aldo Labemano
hanno incontrato i ragazzi di
alcuni Istituti tecnici della
provincia (I.I.S.S. “P. Levi” di
Sarezzo, l’I.T.C.G. “T. Olivelli” di Darfo Boario Terme
e l’I.T.G. “N. Tartaglia” di Brescia) registrando un buon riscontro e ottenendo anche
un’ottima interazione con gli
alunni e futuri geometri presenti agli incontri.
❑
Dall’alto: i geometri Daniel Dei Tos;
al centro, Aldo Labemano e Carlo
Carmelo Casella; in basso (a destra)
Nicola Zanelli
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 77
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Nuove tecnologie
al servizio della topografia
L
a professione del
geometra, come si
usa dire, è polivalente; tantissimi sono gli esempi che lo dimostrano. Il
geometra, infatti, si adatta
bene alle più varie situazioni e questa sua capacità
lo spinge spesso ad intravvedere nelle nuove tecnologie possibili strade da percorrere per il suo processo
lavorativo.
È questo il caso di un nostro
collega di Adro – Tommaso
Rocco – specializzato in topografia, da sempre appassionato di modellismo dinamico. Tommaso, infatti, ha
intrapreso da diversi anni la
scelta di operare nel campo
topografico-catastale come
specializzazione professionale. Dall’unione di questa
scelta professionale e la
passione per i modellini volanti radiocomandati è nata
da tempo in lui la voglia di
aggiungere qualcosa in più
alla semplice attività topografica. È nata quindi l’idea
di adoperare un drone radiocomandato per operazioni di rilevamento, dotandolo di una telecamera ad
alta risoluzione che permette di filmare e fotografare il territorio sottostante
una volta rilevato topograficamente.
Quindi all’attività di rilevazione topografica ora è possibile aggiungere anche la
definizione fotografica in
alta risoluzione di alcuni
particolari o addirittura di
tutto il rilievo. Ma non ci si limita solo a quest’ultimo aspetto, infatti l’utilizzo dei
droni in edilizia ha molteplici varianti che spaziano
78 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
dal rilievo termografico alla
rappresentazione ortografica tridimensionale.
Ci sono, sostanzialmente,
due categorie di droni:
quelli ad ala fissa e quelli ad
ala rotante.
Il primo caso riguarda droni
che non sono altro che aereoplanini di dimensioni variabili tra i 70/80 cm, misura
indispensabile per poter
volare con un minimo di carico sostenibile (quale può
essere una camera non professionale) e anche di alcuni
metri (di solito utilizzati a
scopi militari). Nel caso specifico della nostra professione si utilizzano droni di
media dimensione tra gli
uno/due metri di dimensione alare. Questi consentono di avere un carico trasportabile (Payload) discreto
(macchine non professionali) . Hanno alcune particolarità positive e altre negative. Una delle positive è
senz’altro il raggio d’azione
che può essere anche di
molti chilometri dal punto di
partenza, proprio perché il
tipo di modello è predi-
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
sposto a volare anche sfruttando le correnti termiche
che gli consentono di risparmiare energia di propulsione e quindi di avere
tempi di volo lunghi, anche
di diverse ore. Però non riescono ad effettuare rilievi di
grandissima precisione,
proprio perché non sono in
grado di fare del volo stazionario; quindi spesso sono
più che altro utilizzati per
“monitorare” superfici di
grandi dimensioni. Sono innumerevoli i casi di applicazione in agricoltura (monitoraggio concimi, aree vitigne,
monitoraggio fotosintesi
ecc.), ma anche per il controllo in alta quota di ghiacciai o di parchi naturali ecc.
I
l secondo caso, che ci
riguarda attraverso
l’impiego che ne fa il
nostro collega, è quello di
oggetti volanti simili a “ragni” che dispongono di una
struttura a bracci alla cui
sommità sono collocati dei
motori con elica orizzontale
che permettono a questi
droni di volare, ma anche di
stazionare sul punto desiderato, diventando, ovviamente, più adatti per effettuare riprese precise, aerofotogrammicamente parlando. Anche in questo caso
le dimensioni contano: si
possono avere droni con
50/60 cm di diametro con
scarso payload e droni con
90/100 o più cm di diametro
che consentono alti payload, e
quindi in grado di sostenere
attrezzature professionali
come fotocamere o termocamere di precisione. Questi
droni sono più adatti a rileIL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 79
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
vazioni di precisione molto
dettagliate. Si pensi al rilievo di aeree aree di frane
da monitorare, oppure a fabbricati lesionati da rilevare
in facciata o in pianta, a termorilievi di aree o edifici, o
al rilievo di zone inaccessibili o pericolose.
In entrambi i casi, il modello
viene comandato da terra,
ma dispone di un sistema di
trasmissione di quanto ripreso in tempo reale, pertanto il pilota, anche se non
vede direttamente il drone,
è in grado di pilotarlo come
se fosse a bordo. Tutta la
missione viene registrata a
terra sulla “ground station” in
modo da avere il controllo di
quanto effettuato.
S
empre in entrambi i
casi è possibile
programmare una
missione di volo automatica
entro il quale il drone si
deve muovere, impostando
tutti i parametri di volo e le
posizioni che si vogliono
raggiungere in modo che il
drone effettui tutto il percorso e poi ritorni alla base
di partenza automaticamente. In questo caso il pilota a terra, mentre il drone
procede per il suo volo di
missione, è libero di effettuare tutte le inquadrature e
le riprese desiderate dimenticandosi di pilotare il
drone che vola autonomamente.
Sempre in entrambi i casi è
prevista una procedura di
“fail-safe” (emergenza) dentro
la quale il drone cade qualora perdesse il collegamento con la base o in particolari necessità comandate
80 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
dal pilota a terra. In questo
caso il drone automaticamente riprende “la strada di
casa” e atterra nel punto di
partenza in modo del tutto
automatico oppure assistito
dal pilota a terra che comunque in qualsiasi momento può interrompere la
missione di emergenza riprendendo manualmente i
comandi.
Il nostro collega utilizza oramai da diverso tempo
questo genere di droni,
come si è detto affiancando
alla normale attività topografica quella aerofotografica di rilievo.
Egli è quindi in grado di effettuare un gran numero di
fotografie o video ad altissima risoluzione per molteplici scopi. Ha avuto esperienze di monitoraggio del
territorio effettuando voli su
cave, frane, zone inaccessibili, fabbricati inaccessibili o
difficilmente raggiungibili
come, per esempio, campanili, torri, tralicci di telecomunicazione, ed ovviamente sono state scattate
diverse foto a fabbricati
pubblici e privati, come
anche sono state effettuate
diverse riprese video in alta
definzione stabilizzate di
immobili privati e pubblici
per valorizzare o semplicemente “immortalare” il momento o l’evento.
Il sistema è molto flessibile
e poco invasivo e con costi
certamente più contenuti rispetto a quelli dell’utilizzo
di un elicottero o di un aereo
reale.
Ovviamente non c’è solo la
tecnologia da considerare,
infatti tra i vari componenti
nello svolgimento in sicurezza dell’operazione è fondamentale il “fattore umano”.
Entrano quindi in gioco la
competenza, la preparazione, ma soprattutto il
buon senso che garantiscono una buona riuscita del
lavoro. È necessaria una preparazione specifica non solo
per l’aspetto del pilotaggio,
ma anche della manutenzione del drone per garantire la sicurezza in volo.
Recentemente l’Enac (l’Ente nazionale per l’aviazione
civile) ha emanato diverse
norme al riguardo, tra le
quali la necessità imprescindibile di stipulare assicurazioni specifiche che garantiscano i voli di droni ad uso
professionale, oltrechè la
capacità di volare acquisita
ad una scuola di volo autorizzata. Quindi è saggio non
improvvisare in questo tipo
di materia.
❑
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Paola Gregorio
da “Giornale di Brescia”
18 maggio 2014
R
imettere mano
alle nostre città significa rilanciare
l’economia. Il mercato interno riparte se riparte l’edilizia. Per i costruttori bresciani, riuniti in assemblea
alla Camera di Commercio,
la parola chiave – per curare
un settore che dal 2008 ad
oggi ha perso, per l’impatto
della crisi, circa 450mila
posti di lavoro e registrato la
chiusura di alcune decine di
migliaia di imprese – è riqualificazione dell’esistente.
Di invenduto ce n’è parecchio nelle nostre città. Brescia compresa. Molte famiglie, oggi l’acquisto di una
casa o un mutuo non se li
possono permettere. «Ci
sono timidi segnali di ripresa. I primi mesi del 2014,
hanno segnato un più 9,3%
tra mutui concessi e compravendite. Si sta invertendo il
blocco degli anni passati,
ma questo non significa ancora ripartenza vera», dirà
più tardi il numero uno dell’Ance, Paolo Buzzetti.
Costruire ex novo non è più,
perciò, la principale strada
percorribile, anche e soprattutto perché si scontra con la
necessità di ridurre il consumo di suolo e salvaguardare l’ambiente.
E allora il Collegio costruttori di Brescia, con il presidente Tiziano Pavoni, Buzzetti e il vicepresidente dell’Ance, Giuliano Campana,
dicono alla politica (cui
spetta il compito di semplificare e sburocratizzare, rivedere lacci e lacciuoli del
Patto di Stabilità per non
bloccare gli investimenti
“Riqualificare”
è la sfida dell’edilizia
che farebbero bene al Paese
e all’economia e abbassare
la pressione fiscale sulla
casa, diventata una sorta di
bancomat) che è la cosiddetta “rigenerazione urbana” la via da seguire.
La rigenerazione è stata
messa fra i tre temi d’assemblea, assieme agli altri due
filoni in cui i costruttori vedono l’opportunità di lavoro
per le imprese edili e di crescita per il Belpaese: gli interventi per sanare il dissesto idrogeologico e la manutenzione delle infrastrutture. Opere indispensabili
per la salute del territorio e
volàno per gli investimenti.
La sintesi di come la vedono
i costruttori, insomma, sta
nel titolo della tavola rotonda (coordinata dal vicecaporedattore del Giornale
di Brescia, Claudio Venturelli) alla quale hanno invitato esponenti di quella politica cui si rivolgono, “In
ogni casa c’è un cantiere per
il futuro”. «Le imprese però
riusciranno a lavorare e investire in quei settori se potranno contare su processi
decisionali più brevi, tempi
certi, leggi chiare – ribadisce
Pavoni – oltre che su una fiscalità immobiliare riformata e meno pesante».
E ancora, argomenta Buzzetti: «I soldi per gli investimenti per arginare il dissesto idrogeologico vanno
messi fuori dal patto di Stabilità». A questo proposito
Viviana Beccalossi, assessore regionale al Territorio,
ricorda «il progetto per la
manutenzione degli argini e
non solo, del fiume Oglio,
che vale sei milioni di euro».
La Loggia, da parte sua, sta
lavorando, con una maxi variante, alla revisione del Pgt
della città.
L
a filosofia, lo ricorda l’assessore
comunale all’Urba-
nistica, Michela Tiboni, «è destinare
le risorse in via
prioritaria alla rigenerazione e manutenzione della
città. Su questa
partita la collaborazione con i privati e con i costruttori è indispensabile». «Benissimo che i privati facciano la loro parte ma
alle imprese bisogna dare
tempi certi sull’espletamento delle pratiche»,
chiosa Campana. I costruttori segnalano, negli ultimi
anni, «una riduzione senza
precedenti degli investimenti sui capitoli di spesa
importanti come la manutenzione delle infrasrutture». Su questo fronte interviene il presidente della
Provincia, Daniele Molgora.
«Da quando sono alla guida
della Provincia abbiamo costantemente aumentato le
risorse appostate per le manutenzioni. Quest’anno abbiamo investito quasi 25 milioni per la manutenzione di
strade e scuole». I costruttori
si rivolgono sì
alla politica ma
anche alle banche. Alle quali
chiedono «di avere coraggio e
tornare con fiducia a credere
nel mercato immobiliare e
nelle imprese del comparto.
Rendendo meno problematico l’accesso al credito».
❑
Nelle foto: Giuliano Campana, Paolo
Buzzetti e Tiziano Pavoni
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 81
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Stefano Benedini
M
artedì 20 maggio
scorso presso l’Istituto “Meneghini” di Edolo è avvenuto
l’incontro con i ragazzi della
classe Quinta G che nel
corso dell’anno scolastico
hanno seguito il corso di approfondimento in ambito
catastale della durata di sedici ore, delle quali sei dedicate alle esercitazioni pratiche con test di valutazione
finale. Il corso, organizzato in
collaborazione con il Collegio geometri e con l’Associazione geometri di Valle
Camonica, è stato gestito dai
geometri Giacomo Damioli,
Matteo Furloni, Fabio Rivadossi e Diego Salvetti ed ha
visto la trattazione del seguente programma:
U.D. 1- Il Catasto italiano:
funzioni del catasto; storia
del catasto; caratteristiche
del catasto; organizzazione
e amministrazione del catasto.
U.D. 2 - Il Catasto terreni: formazione del catasto; struttura delle informazioni; pubblicazione e attivazione del
catasto; i documenti catastali; la conservazione del
catasto terreni: variazioni
soggettive, variazioni oggettive, procedure informatiche di aggiornamento, procedure di trattamento dei
documenti tecnici di aggiornamento.
U.D. 3 - Catasto fabbricati:
formazione del catasto fabbricati; conservazione; dichiarazione delle nuove unità immobiliari; variazioni
soggettive; la consultazione
degli atti catastali e il rilascio
dei certificati.
U.D. 4 - documenti e proce82 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
Interventi
di microspecializzazione
con il corso sul catasto
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
A sinistra, sopra: Il presidente
Giovanni Platto accolto dal Dirigente
Scolastico Reggente prof. Silvio
Moratti.
Sotto: il Presidente Platto con alcuni
docenti del corso.
dure operative: visure per
soggetto; predisposizione e
compilazione modelli (mod.
DI – mod. INB); predisposizione e compilazione elaborati grafici (elaborato planimetrico, schede catastali…)
U.D.5 - Dalla teoria alla pratica: dal rilevo all’avvenuto
accatastamento.
Q
ueste le competenze attestate
alla frequenza del
corso ed al superamento del
test finale:
– Rilevare il Territorio, le
aree libere ed i manufatti,
scegliendo le metodologie
e le strumentazioni più adeguate ed elaborare i
dati ottenuti;
– Utilizzare gli strumenti idonei per la restituzione
grafica dei rilievi;
La Quinta G dell’Istituto Meneghini
di Edolo, che ha seguito il corso di
approfondimento in ambito catastale
con gli isegnanti e i rappresentanti
del Collegio geometri di Brescia.
– Compiere le operazioni di
conservazione del catasto
terreni e del catasto fabbricati;
– Redigere un atto di aggiornamento del catasto terreni utilizzando procedimenti informatici.
Tutti ampiamente positivi
gli esiti dei test sostenuti dai
ragazzi dei quali riportiamo i
nominativi con la valutazione, in centesimi, ottenuta
al test finale:
Bresadola Elio (cento), Bernardi Alberto (novantasei),
Damiolini Cesare (novantaquattro), Bianchi Denis (novantaquattro), Taddei Francesca (novantaquattro), Cattane Davide (novantadue),
Lippi Raffaele (novantadue), Gaudiosi Matteo
(novantuno), Moia Luca (novanta), Moreschi Pietro (ot-
tantanove), Moranda Claudio (ottantanove), Calufetti
Manuel (ottantotto), Miorada Mattia (ottantaquattro), Pogna Ivan (ottantuno),
Ferrari Andrea (settantasette), Touil Aziz (settantasei), Barneri Veronica (settantacinque), Ferrari Diego
(settantacinque).
Il Dirigente dell’Istituto,
prof. Moratti Silvio, ha ringraziato i geometri cha hanno prestato il proprio tempo
e la propria professionalità
per questo progetto ed i ragazzi che hanno risposto con
entusiasmo alla proposta
dell’Istituto. Il geom. Giovanni Platto ha ringraziato i
docenti dell’Istituto per la
passione con la quale svolgono la loro attività, assicurando la sempre pronta collaborazione del Collegio. Il
Presidente del Collegio nell’occasione ha evidenziato
ai ragazzi l’importanza dello
studio. Ricordando che è
dalla scuola che si comincia
a combattere contro la crisi
economica e contro quella
comportamentale, allenando i ragazzi alle prime
difficoltà ed alla possibilità
di lavorare in team per contrastarle.
I geometri Damioli e Furloni
nel consegnare gli attestati
ai ragazzi, avendo curato
personalmente anche la correzione del test finale, hanno
sottolineato come i ragazzi
abbiano particolarmente recepito quanto spiegato loro
in riferimento all’attività di
corretta classificazione
delle unità immobiliari.
❑
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 83
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Stefano Benedini
M
artedì 29 aprile il
Collegio geometri di Brescia, su
invito dei docenti del corso
Costruzioni, Ambiente e Territorio - Geometra dell’Istituto Cesare Battisti di Salò,
ha incontrato, nell’auditorium “Paolo Ceccato”, le classi terze e quarte per illustrare
alcuni sbocchi professionali
nei quali potrà concretizzarsi
il percorso scolastico.
L’intervento iniziale del presidente del Collegio Giovanni Platto ha innanzitutto
inteso spiegare ai ragazzi
cos’è la polivalenza della
professione del geometra,
cioè l’insieme degli ambiti
lavorativi nei quali si esercita
la professionalità del geometra: dagli ambiti tradizionali (progettazione, misurazione del territorio, la stima
di immobili, di aziende agricole, di danni da eventi naturali, l’amministrazione di
condomini, ecc.) a quelli di
recente acquisizione (risparmio energetico, acustica,
sicurezza, prevenzione incendi, mediazione nelle dispute, ecc.). Tutti ambiti lavorativi che consentono una
notevole dose di flessibilità,
quali altre professioni non
hanno; un’opportunità non
trascurabile, specialmente
nei momenti di crisi economica, che autorizza il singolo
professionista, ad arricchire
o variare il ventaglio delle
proprie attività con ambiti lavorativi nuovi, meno incerti.
Il Presidente ha ricordato ai
ragazzi come l’attività del
geometra, oltre che avvantaggiarsi della adattabilità
accennata, gli consente
anche di essere spendibile,
84 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
Il geometra nelle Costruzioni
nell’Ambiente e nel Territorio:
il tecnico di oggi e di domani
oltre che nella libera professione, anche come tecnico
dipendente di imprese o
della Pubblica Amministrazione.
Il geom. Platto ha poi illustrato ai ragazzi le numerose
iniziative regionali cui il Collegio partecipa col proprio
sostegno. Iniziative che riguardano una composita offerta formativa post-secondaria di specializzazione
come i corsi ITS o IFTS , istituiti per rispondere alle più
impellenti richieste del
mercato espresse da imprese, studi professionali
amministrazioni pubbliche.
L’incontro è poi entrato nel
vivo grazie alla generosa collaborazione dai geometri
Angelo Capello, Tommaso
Rocco e Maurizio Luteriani,
iscritti all’Albo professionale, e a quella del geom.
Fabio Musesti, referente
dell’Azienda Garda Uno per
la zona di Salò. Essi hanno
inteso presentare le loro attività negli ambiti della riqualificazione nel costruito,
della tutela ambientale e
del rilievo del territorio.
Il geom. Capello, per l’ambito edilizio, ha presentato
un lavoro realizzato in collaborazione con altri professionisti: il recupero di una
villetta degli anni ’70, con riqualificazione energetica e
adeguamento anti-sismico,
per la quale la committenza
aveva richiesto anche modifiche architettoniche ispirate a linee più moderne.
Angelo Capello ha così attirato l’attenzione degli studenti sul coinvolgimento
del geometra in tutti gli aspetti dello studio e della
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
Le immagini di questo articolo
documentano alcuni momenti
dell’incontro tra gli studenti delle
classi terze e quarte dell’Antonietti di
Iseo con il Presidente del Collegio
geometri di Brescia e con alcuni
tecnici, che hanno voluto
rappresentare loro le molteplici
attività riguardanti l’operatività del
geometra. Particolarmente attraente
per gli studenti si è dimostrato
l’impiego di un drone per la
rilevazione del territorio.
realizzazione dell’opera: dal
disbrigo delle pratiche burocratiche (particolarmente
ardue nella zona del Lago
per i numerosi vincoli esistenti), all’esecuzione computerizzata dei rendering
(resa tridimensionale del
progetto), alla gestione del
cantiere.
Il geom. Musesti, per l’ambito ambientale, ha presentato l’attività svolta dall’Azienda a partecipazione
pubblica, di cui è dipendente, con particolare riferimento alla protezione delle
acque del lago dall’inquinamento dei reflui fognari. L’obiettivo è quello di restituire
all’ambiente (cioè al lago
stesso) le preziose risorse idriche utilizzate per le attività produttive e per l’uso civile dalle comunità che vivono intorno al Lago di
Garda. L’avvicinamento a
tale realtà ha richiesto al geometra di “rispolverare” le
proprie conoscenze di chimica. La struttura dell’azienda cui Musesti collabora
vede attualmente coinvolti
venticinque geometri, tutti
sottoposti a una turnazione
triennale per una continua
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 85
DAL COLLEGIO DI BRESCIA
formazione tecnica adeguata
ai moderni impianti di depurazione. Il geom. Musesti ha
prodotto una breve presentazione delle attività di progettazione dei pozzi, del loro
funzionamento, dei depuratori gestiti nella zona.
P
articolare interesse è stato registrato tra gli studenti per l’intervento dei
geometri Luteriani e Rocco,
sull’attività del geometra in
ambito territoriale: i due
tecnici hanno parlato di
strumentazione per il rilievo
topografico: rilievi catastali,
computi metrici, valutazioni
e stime, consulenze in ambito peritale. L’esposizione
ha riguardato anche un rapido excursus sulla strumentazione: dalle tavolette pretoriane al laser scanner.
L’attenzione dei ragazzi è
stata particolarmente attratta da una prova pratica di
rilevamento con l’impiego
di un drone – aeromobile a
pilotaggio remoto – effettuata dal geom. Rocco negli
spazi contigui all’Istituto. La
dimostrazione ha consentito di apprezzare la particolare versatilità dello strumento, la precisione nelle riprese effettuate e l’ottimizzazione di tempo e costi, che
tale strumentazione consente.
L’incontro, considerato l’interesse mostrato dai partecipanti, ha fatto nascere nei
responsabili del Collegio la
disponibilità a duplicare la
stessa esperienza in altri Istituti.
❑
86 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
DAL COLLEGIO DI LODI
La sicurezza
negli studi professionali
Obblighi e adempimenti
Morgana Rancati
“Un viaggio di mille miglia deve cominciare con un solo passo“.
Lao Tzu
L
o svolgimento dell’attività all’interno
degli studi professionali impone ormai una
serie di adempimenti; infatti
oltre agli obblighi in materia
di privacy e antiriciclaggio, gli
studi professionali devono
anche prendere in considerazione quelli in materia di
salute e sicurezza sul lavoro.
Il Testo Unico in materia di
salute e sicurezza sul lavoro
D.Lgs. 81/08 s.m.i., al comma
1 dell’art. 3 – Campo di applicazione afferma: «Il presente Decreto Legislativo si
applica a tutti i settori di attività, privati e pubblici, e a
tutte le tipologie di rischio».
Da questo si evince che non
è escluso dall’applicazione
delle norme alcun ambito lavorativo e che quindi anche
gli studi professionali sono
soggetti alla sua applicazione.
A rafforzamento e chiarimento di questi aspetti vi è
anche l’art. 2 che contiene le
definizioni delle figure protagoniste della sicurezza
(Lavoratore, Datore di lavoro, Dirigente, Preposto,
ecc. ).
Articolo 2 - Definizioni
[…] “Lavoratore”: persona
che, indipendentemente
dalla tipologia contrattuale, svolge un’attività
lavorativa nell’ambito
dell’organizzazione di un
datore di lavoro pubblico
o privato, con o senza re88 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
tribuzione, anche al solo
fine di apprendere un
mestiere, un’arte o una
professione, esclusi gli
addetti ai servizi domestici e familiari. Al lavoratore così definito è equiparato: il socio lavoratore
di cooperativa o di società, anche di fatto, che
presta la sua attività per
conto delle società e dell’ente stesso; l’associato
in partecipazione di cui
all’articolo 2549, e seguenti del codice civile; il
soggetto beneficiario
delle iniziative di tirocini
formativi e di orientamento di cui all’articolo 18
della legge 24 giugno
1997, n. 196, e di cui a specifiche disposizioni delle
leggi regionali promosse
al fine di realizzare momenti di alternanza tra
studio e lavoro o di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo
del lavoro; l’allievo degli
istituti di istruzione ed universitari e il partecipante ai corsi di formazione professionale nei
quali si faccia uso di laboratori, attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici, ivi
comprese le apparecchiature fornite di videoterminali limitatamente
ai periodi in cui l’allievo
sia effettivamente applicato alla strumentazioni o
ai laboratori in questione;
il volontario, come definito dalla legge 1° agosto
1991, n. 266; i volontari del
Corpo nazionale dei Vigili
del fuoco e della Protezione civile; il volontario
che effettua il Servizio civile; il lavoratore di cui al
decreto legislativo 1° dicembre 1997, n. 468, e
successive modificazioni.
“Datore di Lavoro”: il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o, comunque, il
soggetto che, secondo il
tipo e l’assetto dell’organizzazione nel cui ambito
il lavoratore presta la propria attività, ha la responsabilità dell’organizzazione stessa o dell’unità
produttiva in quanto esercita i poteri decisionali
e di spesa. Nelle pubbliche amministrazioni di
cui all’articolo 1, comma 2,
del decreto legislativo 30
marzo 2001, n. 165, per datore di lavoro si intende il
dirigente al quale spettano i poteri di gestione,
ovvero il funzionario non
avente qualifica dirigenziale, nei soli casi in cui
quest’ultimo sia preposto
ad un ufficio avente autonomia gestionale, individuato dall’organo di vertice delle singole amministrazioni tenendo conto
dell’ubicazione e dell’ambito funzionale degli
uffici nei quali viene
svolta l’attività, e dotato
di autonomi poteri decisionali e di spesa. In caso
di omessa individuazione, o di individuazione
non conforme ai criteri
sopra indicati, il datore di
lavoro coincide con l’organo di vertice medesimo.
“Azienda”: il complesso
della struttura organizzata dal datore di lavoro
pubblico o privato;
[…] “omissis”
Tutto ciò premesso, uno
studio professionale in cui,
oltre al titolare e/o titolari, ci
siano dei collaboratori a fattura (essi stessi quindi liberi
professionisti) sussiste la
necessità di rispondere agli
adempimenti del T.U. in materia di sicurezza.
Nel caso in cui, invece, esistesse anche un solo rapporto di lavoro subordinato
(esempio una segretaria assunta part-time o full-time o
altro tipo di collaborazione
coordinata e continuativa:
contratto a progetto, lavoratore interinale e così via)
scatta l’obbligo, a carico di
ciascun datore di lavoro, di
adeguare la propria attività
ai nuovi requisiti previsti
dalla normativa soprattutto
per quanto riguarda gli artt.
17 e 28 - Valutazione dei Rischi e relativa stesura del
DVR.
Articolo 17 - Obblighi
del datore di lavoro
non delegabili
1. Il datore di lavoro non
può delegare le seguenti
attività:
a) la valutazione di tutti i
rischi con la conseguente
elaborazione del documento previsto dall’articolo 28;
b) la designazione del re-
DAL COLLEGIO DI LODI
sponsabile del servizio di
prevenzione e protezione dai rischi;
Articolo 28 - Oggetto
della valutazione
dei rischi:
1. La valutazione di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), anche nella scelta
delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o
dei preparati chimici impiegati, nonché nella sistemazione dei luoghi di
lavoro, deve riguardare
tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli
riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi
particolari, […] nonché
quelli connessi alle differenze di genere, all’età,
alla provenienza da altri
Paesi e quelli connessi
alla specifica tipologia
contrattuale attraverso
cui viene resa la prestazione di lavoro […]
2. Il documento di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), redatto a conclusione della valutazione
[…] e contenere:
a) una relazione sulla valutazione di tutti i rischi
per la sicurezza e la salute
durante l’attività lavorativa, nella quale siano
specificati i criteri adottati per la valutazione
stessa. […];
b) l’indicazione delle misure di prevenzione e di
protezione attuate e dei
dispositivi di protezione
individuali adottati, a seguito della valutazione di
cui all’articolo 17, comma
1, lettera a);
c) il programma delle misure ritenute opportune
per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza;
d) l’individuazione delle
procedure per l’attuazione delle misure da realizzare, nonché dei ruoli
dell’organizzazione aziendale che vi debbono
provvedere, a cui devono
essere assegnati unica-
tipo) ai sensi del D.Lgs.
81/08 in coerenza con i concetti espressi nelle direttive
CEE in esso recepite.
Per chiarire quanto appena
sopra detto, si ipotizza attraverso l’organigramma di seguito proposto quale potrebbe essere l’Organizzazione dello Studio Professionale ai fine del Rispetto
degli Obblighi di Sicurezza e
salute dei lavoratori.
dentificata come Preposto.
3) La Segretaria a tempo pieno, ma
anche in partÅ]time, che lavora
nello studio è a tutti gli effetti una
lavoratrice, per cui soggetta a tutela per la sicurezza e salute.
4) Il Praticante, per quanto “non pagato” che viene in ufficio partecipando anche solo marginalmente alle attività, al solo fine di
apprendere una professione, è
un lavoratore.
5) Il Socio, o i soci, anche di fatto,
quindi con una loro P.iva, ma che
condividono con lo studio l’organizzazione delle attività dello
stesso, privi delle prerogative
Titolare dello studio o Socio
DATORE DI LAVORO 1
Socio o Capo-Ufficio
DIRIGENTE o PREPOSTO 2
Segretaraia Part-time
LAVORATRICE 3
Praticante
LAVORATORE 4
mente soggetti in possesso di adeguate competenze e poteri; […];
f) l’individuazione delle
mansioni che eventualmente espongono i lavoratori a rischi specifici che
richiedono una riconosciuta capacità professionale, specifica esperienza, adeguata formazione e addestramento.
[…];
“omissis”
Vengono così altresì introdotte le figure di Datore di
Lavoro (il titolare dello
studio) e del Lavoratore (il
dipendente di qualsiasi
Socio “giovane”
LAVORATORE 5
NOTE:
1) L’ufficio con un unico Titolare,
questo assume la carica di Datore di Lavoro.
Negli studi con più soci, anche solo
“di fatto”, è opportuno nominare con
una Delega, chi ricopre il ruolo di
Datore di Lavoro, quindi un solo
socio.
2) Qualora lo studio sia composto
da più soci o con persone a cui
venga riconosciuta dal Datore di
Lavoro una certa discrezionalità
al fine di organizzare l’attività
d’ufficio, questo viene riconosciuta con la qualifica di Dirigente. Se la persona incaricata
non ha autonomia organizzativa,
ma più semplicemente, ha un
dovere di far attuare l’organizzazione del lavoro imposta dal Titolare Datore di Lavoro, ed ha il
compito di verificare che ciò sia
fatto, questa persona viene i-
Libero professionista (con P. Iva)
LAVORATORE 6
previste al punto 2), sono riconosciuti lavoratori e soggetti alla tutela che hanno i lavoratori dipendenti.
6) Il libero professionista che, anche
in modo non continuativo, partecipa alle attività dello studio professionale, seguendo le direttive
del titolare nell’organizzazione
del lavoro, è un lavoratore come
quelli sopra, soggetti a tutela
della salute e sicurezza e quindi
anche soggetto ad obblighi, previsti dal D.Lgs. 81/2008 smi.
ADEMPIMENTI
Il titolare dello studio professionale con all’interno
una struttura che impiega lavoratori (anche tirocinanti
e/o stagisti) è tenuto a:
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 89
DAL COLLEGIO DI LODI
1) Effettuare la valutazione
dei rischi ed elaborare il relativo DVR
Per gli studi professionali significa:
a) verificare l’organizzazione
aziendale con l’identificazione delle figure con
compiti e responsabilità
in materia di sicurezza e
salute, le mansioni svolte
dai lavoratori, i percorsi
formativi, la documentazione in possesso relativa
a impianti, attrezzature e
luoghi di lavoro;
b) analizzare i rischi per la
salute e la sicurezza generici, specifici e trasversali
(stress lavoro-correlato,
lavoratrici in gravidanza,
differenze di genere, età,
provenienza da altri paesi
e lavoratori diversamente
abili) presenti nell’ambito
dell’organizzazione in cui i
lavoratori prestano la propria attività;
c) redarre il conseguente documento di valutazione
dei rischi, ai sensi dell’art.
28 del D.Lgs. 81/2008, contenente le misure di prevenzione e protezione adottate ed il programma
delle misure di miglioramento da intraprendere
per la sicurezza e salute.
2) Nominare il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP)
Le possibilità per adempiere a tale obbligo sono tre:
a) assunzione dell’incarico
di RSPP direttamente dal
datore di lavoro
Il datore di lavoro dovrà
svolgere un corso di formazione, per Aziende
classificate a RISCHIO
90 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
BASSO (16 ore) ed ogni 5
anni, ad un modulo di aggiornamento di 6 ore. Se il
datore di lavoro RSPP, ha
già frequentato in passato
il corso di formazione per
RSPP di 16 ore, dovrà frequentare solo l’aggiornamento, ogni 5 anni, di 6
ore.
b) Nominare un proprio dipendente come RSPP (per
mezzo di incarico per iscritto)
Il dipendente deve possedere i seguenti requisiti:
• Diploma di scuola media
superiore;
• Attestato di frequenza,
con verifica dell’apprendimento, del corso di formazione per RSPP per Aziende classificate a RISCHIO BASSO (64 ore suddivise in 3 moduli: modulo
A di 28 ore, modulo B di 12
ore, modulo C di 24 ore).
Tale corso è soggetto ad
aggiornamenti ogni 5 anni,
della durata complessiva
di 40 ore.
c) Nominare un RSPP esterno,
L’RSPP esterno deve possedere i requisiti specificati nel punto b) (diploma
di scuola media superiore
e attestato del corso RSPP
dei 3 moduli, oppure
laurea con attestato del
modulo C)
Tale soggetto è soggetto
ad aggiornamenti ogni 5
anni, della durata complessiva di 40 ore.
3) Eleggere il Rappresentante dei Lavoratori per la
Sicurezza (RLS)
Le possibilità sono due:
a) Elezione di un RLS interno, un dipendente
viene eletto formalmente
dai suoi colleghi.
In tal caso deve essere
data comunicazione all’INAIL della data e del nominativo del soggetto designato.
Il dipendente deve aver
frequentao un corso di formazione ad hoc di 32 ore
con verifica finale dell’apprendimento.
b) Il datore di lavoro potrà
avvalersi della richiesta di
nomina del “Rappresentante dei lavoratori per la
Sicurezza Territoriale”
(RLST), inviando formale
domanda all’ente bilaterale di categoria e pagando un contributo, al
Fondo Sostegno Pareticità.
In questo caso la formazione e la comunicazione
all’INAIL del RLST sono a
carico dell’ente bilaterale
di categoria.
NOTE:
Per gli uffici tecnici e le attività connesse con la libera professione
l’ente bilaterale di categoria è
l’E.bi.pro ( Ente Bilaterale Nazionale per gli Studi Professionali). Previsto dagli artt. 5,6 e 7 del CCNL dei
dipendenti degli studi professionali, è il più giovane organismo bilaterale del settore; costituito a gennaio 2009, ha il compito istituzionale
di operare in settori strategici, come
la tutela della sicurezza e della salute sul lavoro, la formazione e il sostegno al reddito. Insieme a
CA.DI.PROF., FONDOPROFESSIONI
e PREVIPROF, l’Ente rafforza il sistema e le sinergie necessarie per la
tutela degli addetti al settore
4) Nominare il Medico competente, nelle ipotesi di
sorveglianza sanitaria
Il medico competente (specializzato in medicina del lavoro e/o medicina preventiva dei lavorativi) è nominato dal datore di lavoro con
il compito di predisporre idonei piani di sorveglianza
sanitaria dei singoli dipendenti (Titolo I - Sorveglianza
Sanitaria del DLgs 81/08 smi
– Articoli da 38 a 42)
NOTE:
Per sorveglianza sanitaria si intende la visita medica al lavoratore
per valutare i rischi e gli eventuali
danni alla salute causati dall’attività
lavorativa. Nello specifico, il Decreto Legislativo 81/08 stabilisce
che la sorveglianza sanitaria comprende la visita medica, che può essere preventiva, su richiesta del lavoratore o alla cessazione del rapporto di lavoro, al termine della
quale viene effettuata una valutazione dei rischi e degli eventuali rimedi per tutelare la salute del lavoratore (art. 41).
Per quanto riguarda la sorveglianza
sanitaria il DLgs 81/08 smi pone particolare attenzione per:
- i lavoratori che fanno uso di attrezzature minute di videoterminale,
(art. 176)
- esposizione ad agenti fisici (art.
185),
- esposizione al rumore e campi elettromagnetici (artt. 196 - 211),
- esposizione a radiazioni ottiche
artificiali (art. 218)
- esposizione a sostanze pericolose
(art. 229).
5) Definire gli adempimenti
per la gestione delle emergenze
Il datore di lavoro deve:
a) designare gli addetti al
primo soccorso.
Gli addetti al primo soccorso sono nominati dal
datore di lavoro in base
DAL COLLEGIO DI LODI
alla natura delle attività
svolte ed alle dimensioni
dell’azienda (cdr. DM 15
luglio 2003 n. 388).
Gli addetti non possono
rifiutare la nomina, se non
per giustifcato e valido
motivo e devono frequentare specifico corso teorico-pratico con prova fnale di verifica dell’apprendimento.
b) designare gli addetti alla
lotta antincendio e gestione emergenze.
Gli addetti antincendio e
gestione emergenze,
sono nominati all’interno
dell’organico in base alla
natura ed alle dimension
aziendali (cdr. DM 10
Marzo 1998).
I soggetti nominati devono frequentare, per ciascuna delle nomine, specifico corso di formazione
teorico pratico con prova
fnale di verifica dell’apprendimento.
NOTE:
Nei più comuni studi professionali
(fino a un massimo di 5 dipendenti/collaboratori) le funzioni di adetto al primo soccorso, lotta antincendio e evacuazione può essere
svolta direttamente dal titolare
dello studio a seguito di freqentazione degli specifici corsi teorico
pratici previsti anche per i lavoratori.
Le ore di formazione per i corsi per
addetti all’antincendio ed addetti
al primo soccorso variano in relazione a quanto previsto dal proprio
DVR e dalla normativa specifica.
Per gli studi professionali:
- il corso per addetti all’antincendio
(rischio basso) è di 4 ore,
- il corso per addetti al prim o soccorso (aziende dei gruppi B e C) è di
12 ore.
genza.
Se lo Studio impiega un
numero maggiore di 10
addetti è soggetto a Certificato Prevenzione Incendi o in alternativa alle
procedure per la gestione
delle emergenze (una planimetria d’insieme con le
indicazioni d’emergenza
come: ubicazione quadro
elettrico, estintori, vie di
fuga ecc.).
Il datotre di lavoro è tenuto a informare i lavoratori sul contenuto del
piano di emergenza/procedure e fornire i nominativi degli addetti alle
squadre di emergenza
che devono essere adeguatamente addestrati
per l’attuazione corretta
dei piani/procedure di emergenza.
6) Erogare adeguata formazione ed informazione ai
dipendenti/lavoratori
È obbligatorio formare tutti i
lavoratori, non solo quelli
assunti a tempo indeterminato o determinato, ma
anche collaboratori, tirocinanti, stagisti, collaboratori
a partita IVA in quanto hanno
presenza nello studio per un
numero rilevante di ore.
A seguito dell’accordo quadro Conferenza Stato-Regioni del dicembre 2011, che
ha specificato i contenuti
della formazione, è prevista
una formazione obbligatoria
per i lavoratori di tutte le aziende (4 ore) ed una formazione specifica, che varia in
base al settore di appartenenza dell’azienda ed alle
mansioni svolte (4 ore).
LA FORMAZIONE AI FINI DELLA SICUREZZA NELLO
STUDIO PROFESSIONALE:
1. LAVORATORI (Soci, Part-time, Praticanti, Professionisti, Impiegati, ecc.)
FORMAZIONE LAVORATORI
CORSO
AGGIORNAMENTO
8 ore + esame
6 ore + esame
4 ore di formazione generale
Ogni 5 anni
4 ore di formazione specifica
N.B. Per i collaboratori degli studi tecnici, che frequentano i cantieri, è necessaria
una diversa formazione specifica differente da quella degli addetti degli uffici.
2. PREPOSTO (Socio o altro soggetto identificato dalla normativa)
FORMAZIONE PER PREPOSTI
CORSO
AGGIORNAMENTO
16 ore + 2 esami
6 ore + esame
Ogni 5 anni
8 ore + esame (Formazione lavoratori)
8 ore + esame (Formazione specifica Preposti)
3. DIRIGENTE (Socio o altro soggetto identificato dalla normativa)
FORMAZIONE PER DIRIGENTI
CORSO
AGGIORNAMENTO
16 ore + esame
6 ore + esame
Ogni 5 anni
4) DATORE DI LAVORO (Titolare dello studio o Delegato)
a) Se svolge direttamente le funzioni di Prevenzione e Protezione, ex Art.
34 T.U.:
FORMAZIONE PER DATORI DI LAVORO SPP
CORSO
AGGIORNAMENTO
16 ore + esame
6 ore + esame
Ogni 5 anni
N.B. Il Datore di Lavoro che non intende svolgere direttamente i compiti di prevenzione e protezione dei rischi può nominare una figura interna alla propria attività o
esterna (consulente esterno), in possesso dei requisiti di cui all’Art.33 del D.Lgs.
81/2008 smi, (Attestato Formazione moduli A, B,C per il settore Ateco 2007 M
(71.12.30), totale 64 ore formative.
b) Se ricopre altresì la funzione di Addetto Primo Soccorso
FORMAZIONE ADDETTO PRIMO SOCCORSO
CORSO
AGGIORNAMENTO
12 ore
4 ore
Ogni 3 anni
N.B. Il Datore di Lavoro con più di cinque lavoratori o che non intende svolgere le
funzioni di Addetto al Primo Soccorso, deve nominare un addetto interno al suo
studio, la figura incaricata dovrà partecipare al corso con le modalità indicate sopra.
c) definire un piano di emerIL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 91
DAL COLLEGIO DI LODI
c) Se ricopre altresì la funzione di Addetto Prevenzione Incendi:
FORMAZIONE ADDETTO PREVENZIONE INCENDI
CORSO
AGGIORNAMENTO
4 ore
2 ore + esame
rischio basso - sufficiente per gli uffici
Ogni 5 anni
N.B. Il Datore di Lavoro con più di cinque lavoratori o che non intende svolgere le funzioni di Addetto alla Prevenzione Incendi, può nominare un addetto interno al suo studio, in questo caso la figura incaricata dovrà partecipare al corso con le modalità indicate sopra.
detergenti per pulizie)
8. Registro degli infortuni sul
lavoro, vidimato presso la
ASL competente
9. Documentazione relativa
all’informazione e formazione dei lavoratori
10. Estintori di tipo e numero adeguato
DOCUMENTI E PRINCIPALI
ADEMPIMENTI RIFERIBILI
AL D.LGS. 81/08 smi:
Per un corretto addempimento di quanto stabilito
dal DLgs 81/08 smi è opportuno produrre e tenere in
studio i seguenti documenti
(obbligatori se presenti dipendenti e/o soci):
1. Organigramma per la sicurezza
2. Documento di Valutazione dei Rischi (DVR)
NOTE:
A decorrere dal 1 luglio 2013 non
è piu possibile ricorrere all’autocertificazione della valutazione dei rischi, anche per le attività che occuano fino a 10 lavoratori.
È quindi obbligatorioredigere,
anche con l’uso di procedure
standardizzate, il DVR a firma e
responsabilità del datore di lavoro.
3. Dichiarazione di svolgimento dei compiti di
RSPP del datore di lavoro
e/o verbale/lettera di nomina dell’RSPP con sua
accettazione corredate da
CV e attestato corso per
RSPP.
4. Accettazione dell’incarico
di RLS firmato dal designato con relativo atte92 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
stato di partecipazione al
corso (se presente); altrimenti verbale in cui i lavoratori attestano di volersi
avvalere di un RLST.
5. Nomina addetto/i al primo
soccorso e antincendio
con relativo attestato dei
corsi ed eventuali aggiornamenti.
6. Piano di emergenza/evacuazione
7. Schede di sicurezza dei
prodotti utilizzati (ad es.
11. Illuminazione di emergenza
12. Cartellonistica di sicurezza:
• vie di esodo e/o uscita
di emergenza,
• “Impianto sotto tensione” e “Vietato usare
acqua per spegnere incendi” (al quadro elettrico),
• “Estintore”,
• “Cassetta o pacchetto
di primo soccorso”,
• “Vietato fumare”, in
conformità alla Legge
03/03,
13. Struttura organizzativa
(D.Lgs. 231/01).
Per la sede professioenale
in cui si svolge l’attività è opportuno possedere:
14. Agibilità con destinazione d’uso.
15. In caso di Studio Associato: Statuto
16. Documentazione regolarità impianto elettrico:
• Schema, Dichiarazione
di conformità e progetto di impianti realizzati dopo l’entrata in
vigore della Legge
46/90 e del DM 37/08;(il
Progetto è obbligatorio
per gli studi superiori a
m2 200 o che utilizzano
più di 6 kW ),
• Verbale di collaudo per
impianti precedenti
alla Legge 46/90,
DAL COLLEGIO DI LODI
• Registro delle verifiche
periodiche (periodicità annuale e triennale) Norma CEI64-8,
17. Documentazione regolarità impianto messa a
terra:
• Schema e progetto, dichiarazione di conformità,
• Denuncia agli organi
competenti per gli impianti già esistenti,
• Denuncia agli organi
competenti (ISPESL ASL) entro 30 giorni
dalla messa in servizio
per i nuovi impianti,
• Affidamento all’ASL o
ad un Organismo Notificato delle verifiche
periodiche quinquennali o biennali (nel
caso di Studi professionali soggetti a CPI)
ai sensi del DPR
462/2001,
• Registro verifiche pe-
riodiche (continuità elettrica).
18. Documentazione inerente l’impianto termico e
gas:
• Progetto e Dichiarazione di conformità e
manuale con le istruzioni di uso e manutenzione
della
caldaia/centrale termica
• Copia deposittata della
Relazione L. 10/1991 in
merito alle dispersioni
energetiche dell’edificio
• Certificato di manutenzione ordinaria annuale
• Certificato analisi combustione ogni 2 anni
• Dichiarazione di
conformità dell’impianto di distribuzione
19. PRIVACY Decreto legislativo 196/2003
• Nomina od assunzione
dell’incarico di Titolare
del trattamento dei
dati personali
• Incarico per il trattamento dei dati
• Incarico al trattamento
dei dati per i collaboratori esterni
• Modulo/informativa
per il consenso all’acquisizione dei dati
personali.
Volendo giungere alla conclusione del mio intervento,
mi preme precisare ai colleghi, che le indicazioni qui
esposte non devono intendersi come esaustive, in
quanto la valutazione dei rischi di ogni singolo studio
varia in funzione di molteplici variabili quali numero e
tipologia di addetti, tipologia di attrezzature, tipologia e luogo di svolgimento
dell’attività lavorativa, ecc.
Si rimandano quindi i col-
leghi ad una lettura approfondita del DLgs 81/08
smi e dei relativi allegati per
meglio addempiere all’enunciato normativo estrapolando dallo stesso i soli principi applicabili alla realtà
specifica.
Bibliografia e fonti :
- DLgs 81/08 - “Testo unico sulla salute e
sicurezza sul lavoro” - Rev. ottobre 2013
- Accordo Stato, Regioni e Province autonome sui corsi di formazione, del 21 dicembre 2011smi.
- Sito www.ebipro.it/
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 93
TECNICA
Andrea Botti
R
iqualificare l’esistente con l’impiego della materia litica implica, spesso,
scelte progettuali radicali,
destinate a ri-creare, dopo
anni, l’antico rapporto con il
genius loci, la memoria collettiva, le antiche tradizioni dei
luoghi. Temi sui quali, attraverso questa rivista, si è
detto a partire dal lontano
2009, con un articolo dedicato alla trattazione di tre interventi, distribuiti temporalmente fra la seconda
metà degli anni’80 e l’inizio
94 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
Riqualificare con la pietra
dall’edificio allo spazio urbano
del nuovo millennio: due
compresi nei programmi di
ricostruzione seguiti alle tragedie del Belice e dell’Irpinia (riguardanti rispettivamente Salemi e Tricarico) e
uno promosso dal comune
di Siracusa.
Come già sostenuto1, le tendenze attuali dimostrano
che riqualificazione e recupero, indipendentemente dalle logiche dell’emergenza, sono
tematiche ormai ampiamente condivise e destinate
a divenire presupposto fondante della cosiddetta “nor-
male amministrazione” dei
prossimi anni. Ciò che, in
questo settore, si è fatto o si
va facendo, assume, dunque, una duplice valenza: indica la strada da percorrere,
stimola le scelte degli attuali
decision maker.
Riprendiamo dal recupero
di due abitazioni, di un edificio religioso e di una
piazza: tipologie differenti,
diversi approcci progettuali,
in comune il ruolo significativo della materia litica e
scelte capaci di puntare alla
rivitalizzazione dell’orga-
nismo originale.
A Pozzovetere, un piccolo
borgo a qualche chilometro
dal centro di Caserta, dove
la lottizzazione degli anni ‘80
aveva prodotto una serie di
edifici isolati di piccole dimensioni, un’abitazione unifamiliare, modesta per
qualità e caratteri tipologici,
viene sottoposta ad un intervento di riqualificazione
in alternativa a una più conveniente e sbrigativa demolizione/ricostruzione. Il
nuovo progetto, firmato dall’architetto casertano Beniamino Servino, prevede una
soluzione destinata a mutare tipologia e materiali; il
risultato è una bifamiliare
(con gli alloggi disposti su
duplice livello) completata
nel 2006, caratterizzata da
un rivestimento esterno da
cm 45 di spessore, formato
da conci di tufo giallo campano (dim. cm 23x38x10 di
spessore2) e termo blocchi
da cm 30.
La pietra è posata a secco,
alternando elementi posti
nel senso della maggiore
lunghezza ad elementi di
testa, in modo da garantire
ammorsamenti efficaci (mediante zanche metalliche) al
laterizio retrostante, posato
in modo da garantire un’intercapedine di cm 5.
La composizione stereometrica delle facciate è studiata
in ogni minimo dettaglio: alcune aperture sono enfatizzate da listelli di travertino,
profili metallici disposti ortogonalmente definiscono
aree omogenee per texture e
posa della pietra. I serramenti, montati al filo interno
della muratura animano la
TECNICA
Nella pagina di sinistra: Abitazione
bifamiliare, Pozzovetere, Caserta.
composizione delle facciate
alternando pieni e vuoti che
intersecano le ombre sottili
dei pluviali staccati dai
fronti esterni. Servino, in
un’intervista, aveva sostenuto che «…l'architettura ha a
che fare con la tecnica. Ogni connotazione poetica è solo un incidente…», ma incidentalmente, le facciate della bifamiliare di Caserta rivelano
una sintesi di entrambe gli aspetti e insieme il superamento del risultato puramente tecnico, come dimostrato dai riconoscimenti ricevuti: il Premio Internazionale
Architetture di pietra del 2007, il
In questa pagina: Abitazione
bifamiliare, particolari della facciata.
primo premio ad Arch&Stone l’anno successivo ed infine, lo Special Honour del
German Natural Stone Award del
2011.
Quando le pre-esistenze
sono parte integrante del
tessuto storico l’intervento
può trasformarsi in un paziente lavoro di recupero
d’identità, la pietra non più
rivestimento esterno, diviene strumento per una operazione puntuale e diffusa, come nel caso della riqualificazione di un fabbricato settecentesco nella
stessa città, fra il 2009 ed il
2012, firmato dallo studio
Cafiero.
Dopo un imponente consolidamento strutturale, destinato a recuperare e connotare il fabbricato (le cui origini oscillano fra il XVII e il XVIII secolo), si è avviato un
intervento di restauro destinato a definire, senza forzature, l’identità del manufatto. La presenza di una muratura in pietrame misto (fra
cui il tufo), compatta e resistente, ha indotto ad esaltarne le peculiarità. Per le operazioni di risarcimento e
la definizione dei dettagli,
zoccolature, alzate e pedate, banchine, rivestimenti
orizzontali e verticali (tutti
realizzati artigianalmente) è
stato impiegato il Marmo Galala 3 in vari formati e spessori.
Con tutte le differenze del
caso, l’uso della materia litica si fa essenziale e determinante anche nell’intervento di recupero del sepolcreto della cittadella vescovile di Sora, in provincia di
Frosinone. Parte integrante
di un ampliamento della cattedrale dedicata a S. Maria
Assunta, risalente alla seconda metà del XVIII secolo,
la costruzione è formata da
due ambienti sovrapposti, a
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 95
TECNICA
Ristrutturazione composita di un
fabbricato settecentesco, Caserta.
giacitura parallela, dai caratteri e dall’aspetto diversi: la
cappella, con linee tipicamente settecentesche e il
sepolcreto sottostante, coperto con due volte a botte.
Liberato dalle superfetazioni, lo spazio parzialmente
interrato, anticamente utilizzato per le sepolture, è
stato riportato all’originaria
unitarietà e destinato ad accogliere la cappella sepolcrale vescovile. L’intervento, realizzato nel 2007
96 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
Ristrutturazione composita di un
fabbricato settecentesco a Caserta;
particolari degli interni (anche prima
foto della pagina di destra)
secondo un progetto dello
studio di Frosinone MCM
(Morganti-Cautilli-Morganti), propone un approccio semplice e rigoroso:
semplice, poiché le otto
tombe presenti, sovrapposte e staccate dai muri
d’ambito, sono ripensate
sottoforma di quattro parallelepipedi identici, la cui
geometria regolare contrasta con quella dello
spazio; rigoroso per l’impiego di un unico materiale,
il Travertino, utilizzato per il
rivestimento delle tombe, la
realizzazione del diaframma
retrostante l’altare, il pavimento e l’altare stesso; volumi puri segnati da una luce
che ne enfatizza lo stacco da
terra e annulla il peso della
pietra. Unico anche il formato delle lastre posate (a
meno di quelle in corrispondenza dell’arco), tutte di cm
240x80.
Ancora la materia litica protagonista in un «…progetto
di spazio pubblico e ricerca
di archeologia urbana...» 4 .
L’intervento di riqualificazione del tessuto urbano di
Banyoles firmato dall’architetto spagnolo Josep Miàs è
il risultato di un concorso del
’98, successivamente suddiviso, per questioni di carattere economico, in 15 stralci,
di cui quattro realizzati fino
al 2012 e uno in fase di esecuzione.
Il piccolo centro catalano è
collocato nelle vicinanze del
TECNICA
In basso: Recupero del sepolcro della
cittadella vescovile di Sora
(Frosinone) e, a destra, due
particolari del sepolcreto.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 97
TECNICA
Riqualificazione degli spazi urbani di
Banyoles (Spagna).
più grande lago della penisola Iberica, alimentato da
una falda sotterranea, controllato da un sistema di
sette canali di bonifica realizzati, dal IX secolo, per evitare eventuali tracimazioni
del bacino e garantire l’irrigazione di orti e giardini privati. Le trasformazioni urbane del secolo scorso portarono alla copertura degli
98 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
antichi corsi d’acqua medievali ormai destinati ad implementare la rete del sistema fognario.
Obiettivo primario del progetto di Josep Miàs, premiato nel ’98, era “portare la
storia nel presente” ossia, ripristinare il corso dei canali
reintegrandoli nel tessuto
urbano dopo aver verificato
le originarie pendenze per
mantenere l’acqua
in movimento.
Il percorso progettuale degli anni
successivi fino ad
oggi, è stato guidato dai risultati
delle indagini storiche, dai segni
degli antichi lotti,
dai
tracciati
d’acqua originari
re-incorporati
nelle strade ed esposti in maniera
discontinua, per evitare l’interruzione del regolare
funzionamento
della città. Tutta la
nuova pavimentazione è stata realizzata con la Pietra di
Banyoles, un travertino lacustre locale, con il quale
da sempre si realizzano rivestimenti, elementi architettonici e monumenti. Alla produzione dei formati standard si è
affiancato il lavori
di artigiani locali
che hanno scolpito
a mano i pezzi speciali
secondo
forme e dimensioni di appositi modelli di
legno. Nel progetto finito canali, chiuse e rogge, prendono nuove forme dalle piegature del rivestimento in
pietra. Le sedute, disegnate
appositamente per questi
spazi, rimandano alla forma
di tronchi di legno mossi da
una pavimentazione “liquida”. Ciò che appare è il risultato di un processo com-
plesso che nel suo divenire
ha coinvolto numerosi aspetti della progettazione
fra cui: la riorganizzazione
del sistema idrico e fognario
esistente, il nuovo impianto
d’illuminazione, una ricerca
botanica per definire nuove
modalità di piantumazione
e, per concludere, un’indagine archeologica in grado di
documentare e classificare
ogni ritrovamento.
❑
Note
1
A. Botti, Riqualificare con la pietra, in “Il geometra bresciano”, n. 2/2014;
2
Le dimensioni originali erano di cm
12x25x40, la variazione dimensionale è
conseguenza della rifilatura delle sei
facce.
3
Il Galala è un marmo egiziano con leggere intrusioni nocciola e delicatamente
fiorito. Viene utilizzato per interni ed esterni.
4
V. Pavan, a cura di, Re-load Stone, ed. Arsenale, Verona, 2013.
CULTURA
L’incubo del crollo...
Franco Robecchi
C
hi costruisce intraprende una battaglia con le forze
della fisica che si oppongono al disegno del suo
progetto. Sono la forza di gravità, che domina i problemi di chi costruisce edifici, ponti, dighe e gallerie. Ma vi
sono anche altre forze che contrastano chi voglia erigere
case, muraglie, solette e tetti. È la forza del vento che costituisce una delle non frequenti spinte orizzontali, sorelle minacciose delle prevalenti forze verticali. Ma le altre forze orizzontali non sono meno pericolose e sono le spinte delle
terre e dell’acqua, nonché le terribili sollecitazioni sismiche. Di fatto questa famiglia di forze è in perenne guerra
100 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
con i manufatti umani, che intendono creare volumi cavi
entro i quali abitare e svolgere ogni tipo di attività. E quando
l’uomo sta dentro queste scatole ben protette il timore è
che comunque qualcuno possa forzare gli ingressi per nuocere: rubare, assalire, uccidere. Ma il timore maggiore è che
l’involucro ceda sotto l’assedio delle forze di natura, crollando sulle persone e sulle cose che stanno all’interno. Il
crollo è l’incubo di chi progetta e di chi costruisce, ma soprattutto è l’incubo di chi sta sotto i muri e le volte. Se poi
apriamo il capitolo dei crolli voluti dall’ostilità umana il
quadro diventa ancora più tragico. Pensiamo ai bombardamenti e pensiamo all’11 settembre newyorkese.
Il crollo ha sempre assunto
anche la valenza simbolica
della sconfitta più totale
dell’ambizione umana.
CULTURA
A sinistra: Sansone provoca il crollo
dell’edificio che causa la sua morte e
quella dei Filistei.
In basso: il cumulo di macerie del
crollato campanile di S. Marco, nel
1902.
A destra: il disastro del terremoto di
Messina del 1908.
Anche linguisticamente, lo sfacelo improvviso
è chiamato crollo anche quando si tratta di
“crollo in Borsa” o di “crollo dell’occupazione”.
Il contrastare la natura erigendo in verticale
masse che altrimenti giacerebbero a terra o in
mucchi informi è sempre stato inteso come
segno dell’orgoglio e della capacità umana.
Perché mai erigere pesantissime pietre sottili
come gli obelischi o creare montagne altissime come le piramidi, come i menhir o come la
cupola di S. Pietro o la Torre di Babele se non
per cantare la potenza dell’uomo che prevale
sul mondo? E quindi quale umiliazione è più
cocente del disfacimento di quell’opera? Ancora oggi ci ricordiamo della sconfitta della
Torre di Babele e, ancora restando nel panorama biblico, sappiamo che uno dei colpi più
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 101
CULTURA
Il biblico crollo della casa di Giobbe
in un affresco medievale.
drammatici con cui fu oppresso Giobbe fu proprio il crollo
della sua casa. Ma, ancora, ricordiamo il biblico Sansone,
che per morire, con tutti i Filistei, scelse di provocare un immenso crollo. Già perché il crollo è il fenomeno tipico della
morte di massa, con la tortura del soffocamento tenebroso
per chi sopravvive per qualche ora sotto le macerie. Chi non
ha negli occhi le tragedie dei seppelliti sotto travi e mattoni
nelle angosciose ore che seguono i terremoti? È questa la
rivincita della natura. Non a caso la parola maceria deriva da
materia. Il manufatto ritorna ad essere materia semplice.
Anche le valanghe e le frane sono crolli e l’essere sommersi
102 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
da terra o neve è la morte al quadrato. Si viene seppelliti
dopo morti, ma, in genere, non si muore perché si viene seppelliti. Un tempo la sola idea del seppellimento da vivi era
temuta come il peggiore incubo e su questo terribile evento
si scrissero novelle e romanzi, si girarono film e si pubblicarono tragici articoli giornalistici. La murata viva e la bara ritrovata, dopo anni, con graffi all’interno furono tra le immagini più spaventose dei romanzi d’appendice e delle illustrazioni dell’horror ottocentesco.
Di tutto ciò ha paura chi disegna o costruisce un edificio. Ma
di ciò hanno paura anche i vigili del fuoco o gli ingegneri i-
CULTURA
Crollo a Napoli alla fine
dell’Ottocento.
A destra: il crollo della diga del
Gleno nell’illustrazione di una rivista
francese.
draulici che hanno a che fare con dighe o con pendii franosi.
Pensiamo al crollo del Vajont, con i suoi 2000 morti. Non fu
la diga a crollare, che, anzi, resse con straordinaria forza, ma
fu la montagna a precipitare dentro il lago. Il crollo fu anche
la spia delle cattive costruzioni realizzate nell’epoca della
ricostruzione postbellica e delle cosiddette “mani sulla
città”, quando la peggiore speculazione delinquenziale lesinava il cemento e risparmiava sul tondino. Fortunatamente, venendo all’ambiente bresciano, pure in quei decenni non si lamentarono crolli di qualche importanza. Solo
due solette precipitarono durante la costruzione in un con-
dominio di via Tosoni. Le mani sulla città di Brescia erano
molto lievi e per nulla assassine. L’unico crollo clamoroso si
ebbe nel Bresciano nel 1923, in Valcamonica. La diga del
Gleno cedette e le acque del torrente Dezzo precipitarono
su Angolo, Boario, fino a Darfo, provocando quasi 500 morti.
A onor del vero va precisato che i tecnici responsabili e i costruttori non erano bresciani. Anche l’Italia nel suo complesso non ha avuto disastri da crollo particolarmente tragici per cause costruttive. Lasciamo a discorsi in altro momento la questione dei crolli per terremoti, che costituiscono una piaga italiana. Da tempo si ha la convinzione che
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 103
CULTURA
Sansone uccide tutti facendo crollare
un intero edificio.
In basso: una drammatica immagine
delle devastazioni provocate da un
terremoto.
anche le vittime dei terremoti siano conseguenza di
colpe umane e ciò da
quando si è convinti che sia
possibile contrastare efficacemente i sismi con opportuni provvedimenti ingegneristici. Fra i crolli che
hanno scosso lo spirito italiano va ricordato il cedimento del campanile della
piazza S. Marco di Venezia,
che, dopo qualche segnale,
si afflosciò su se stesso in
una notte del 1902. La sensazione di perdita fu tale
che non si ebbe alcun
dubbio, Soprintendenze comprese, nel decidere l’immediata costruzione di un campanile copia del perduto. Il che
avvenne nell’arco di una decina d’anni. Anche un’altra torre
104 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
crollò, non molti anni fa, nel
1989, causando 4 vittime.
Era la Torre civica di Pavia, la
cui ricostruzione è invece rimasta solo nelle speranze di
Vittorio Sgarbi. Le Soprintendenze su questi problemi hanno pareri alquanto oscillanti, quanto
ferrei. Invece scongiurato,
per almeno molti decenni,
pare sia il crollo della Torre
di Pisa, curata e accudita con
mille attenzioni. Eppure,
come recita la filastrocca, è
la “Torre che pende, che
pende e mai non va giù”.
Speriamo sia simbolo di questa Italia, mai in buona salute,
ma, per ora benché pencolante, ancora in piedi.
a cura del geom. Alfredo Dellaglio
Condono edilizio immobile oggetto
di decreto di trasferimento
Pongo il seguente quesito: Immobile oggetto di decreto di trasferimento da parte del tribunale. Decreto ancora da trascrivere.
Art. 40 legge 47/85 stralcio”Le nullità di cui al secondo comma del
presente articolo non si applicano ai trasferimenti derivanti da procedure esecutive immobiliari individuali o concorsuali nonché a quelli
derivanti da procedure di amministrazione straordinaria e di liquidazione coatta amministrativa.
Nell’ipotesi in cui l’immobile rientri nelle previsioni di sanabilità di cui
al capo IV della presente legge e sia oggetto di trasferimento derivante da procedure esecutive, la domanda di sanatoria può essere
presentata entro centoventi giorni dall’atto di trasferimento dell’immobile purché le ragioni di credito per cui si interviene p procedere
siano di data anteriore all’entrata in vigore della presente legge”.
Qualcuno può aiutarmi in quanto il tecnico dell’ufficio tecnico ove insiste l’immobile ricorda di aver evaso una pratica simile, ma non è stato
esaustivo nella procedura da utilizzare.
Inoltre l’ultimo comma ossia il credito deve essere anteriore alla presente legge, non è soddisfatto!.
geom. C. S.
La nullità dei trasferimenti aventi per oggetto diritti reali, tra i quali gli
atti derivanti da procedure esecutive immobiliari, sono regolate da
due diverse discipline normative: la prima riguarda la mancata presentazione dell’istanza di condono edilizio di cui all’articolo 40 della
legge n. 47 del 1985, mentre l’altra riguarda la nullità degli atti giuridici relativi ad edifici la cui costruzione abusiva sia iniziata dopo il 17
marzo 1985 (data entrata in vigore legge 47/85).
L’art. 40 disciplina gli effetti della mancata presentazione della domanda di concessione
Il primo comma considera tre distinte ipotesi, in relazione ad opere abusive realizzate in totale difformità ovvero in assenza di licenza o
concessione:
a- la mancata presentazione della domanda nei termini,
b- la presentazione nei termini di una domanda dolosamente infedele,
c- il mancato versamento della somma dovuta a titolo di oblazione.
Il comma 2 dell’art. 40 stabiliva che erano nulli gli atti tra vivi aventi per
oggetto diritti reali relativi ad edifici o alle unità immobiliari che li componevano, quando da essi non risultavano, per dichiarazione dell’alienante, gli estremi della licenza o della concessione; ovvero, in caso
di opere conforme, gli estremi della concessione in sanatoria o copia
conforme della relativa domanda corredata dalla prova dell’avvenuto
versamento delle prime due rate dell’oblazione.
Pertanto la nullità – ed il divieto di rogare e stipulare gli atti in parola –
derivava, nel primo caso, dalla mancata dichiarazione relativa agli estremi del titolo a costruire ovvero di quella riguardante la sanatori; nel
secondo caso dalla mancata attestazione che la costruzione esisteva, e cominciava ad esistere, ad una certa data.
106 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
Erano esclusi dalla nullità – e potevano essere rogati – gli atti di costituzione, modificazione ed estinzione di diritti di garanzia o di servitù. Conseguentemente, erano legittimi i trasferimenti di edifici derivanti da procedure esecutive immobiliari, individuali o concorsuali; o
quelli derivanti da procedure di amministrazione straordinaria o di liquidazione coatta amministrativa. Quando le opere trasferite risultavano abusive, ma erano sanabili ai sensi del capo IV della legge 47/85,
l’aggiudicatario poteva presentare la domanda di concessione in sanatoria entro il 31 dicembre 1986.
Dopo tale data è cessata la possibilità di chiedere la sanatoria; pertanto, l’opera conservava il suo carattere abusivo e nei suoi confronti
trovava applicazione il sistema sanzionatorio del capo I della legge
47/1985.
L’articolo 46 del Testo Unico dell’Edilizia, approvato con dPR n. 380
del 2001, disciplina la nullità degli atti giuridici relativi ad edifici la cui
costruzione abusiva sia iniziata dopo il 17 marzo 1985 e cioè dopo
l’entrata in vigore della legge sul primo condono edilizio.
Il comma 5 dello stesso articolo dispone una disciplina simile a quella
precedente prevedendo che “la nullità di cui al presente articolo non
si applicano agli atti derivanti da procedure esecutive immobiliari, individuali o concorsuali. L’aggiudicatario, qualora l’immobile si trovi
nelle condizioni previste per il rilascio del permesso di costruire in sanatoria, dovrà presentare domanda di permesso di costruire in sanatoria entro 120 giorni dalla notifica del decreto emesso dall’autorità
giudiziaria”.
È ovvio che l’unica ipotesi di “regolarizzare” l’immobile è quello di richiedere la sanatoria edilizia che deve essere presentata al comune
nel quale si trova l’edificio ai sensi dell’articolo 36 del TUE, approvato
con dPR n. 380/2001.
L’articolo 36 del citato decreto, che l’unica forma possibile per ottenere la sanatoria edilizia dopo l’ultimo condono edilizio del 1994, prevede l’accertamento di conformità degli interventi edilizi realizzati in
assenza del permesso di costruire, o in difformità da esso, ovvero in
assenza della Dia sostitutiva del permesso, qualora il responsabile
l’attuale proprietario dell’immobile, può ottenere il permesso in sanatoria se l’intervento risulti conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente sia al momento della realizzazione dello stesso, sia al momento della presentazione della domanda.
La doppia conformità è necessaria anche in base alla più recente e
prevalente giurisprudenza amministrativa, a vario livello, che non ammette più la sanatoria giurisprudenziale, secondo la quale sarebbe
sufficiente la sola conformità al momento della presentazione della richiesta di sanatoria, basata sul principio dell’inutilità di far demolire
un immobile perché non conforme all’epoca dell’abuso e consentire
che venga ricostruito perché conforme alla disciplina urbanistica ed
edilizia vigente alla data di presentazione della sanatoria.
L’interessato deve quindi provvedere ad inoltrare la richiesta di permesso di costruire ai sensi del citato articolo 36, con tutti gli elaborati
tecnici, i documenti e allegati necessari allo SUE per verificare la
doppia conformità dell’opera abusiva o realizzata in difformità del titolo abilitativo, come una “doppia” normale richiesta edilizia, in cui gli
indici e parametri da rispettare sono riferiti ai due momenti diversi, ovvero allo strumento urbanistico vigente all’epoca della realizzazione
LA PAROLA AGLI ESPERTI
degli interventi e allo strumento urbanistico vigente al momento della
presentazione della richiesta del permesso di costruire in sanatoria.
Geom. Antonio Gnecchi
Condominiale ad uso pubblico
Avrei la necessità di realizzare un piccolo plateatico in legno di pertinenza di un bar su un giardino condominiale che in una convenzione
del 1991 era stato asservito ad uso pubblico con manutenzione a carico del condominio per un eventuale allargamento stradale mai realizzato.
Sono stato autorizzato dal condominio, ma ho richiesto l’autorizzazione in giunta comunale dichiarando di assumermi l’onere, la responsabilità e le spese per la rimozione del plateatico con ripristino
dell’area in caso il comune lo richiedesse per l’allargamento stradale.
Le norme tecniche di attuazione consentono l’intervento predetto, ma
dopo oltre un mese e tre sedute di giunta con rinvii e sospensioni varie,
oggi mi è giunto il diniego senza alcuna spiegazione.
Ho le “mani legate” da questa convenzione o posso muovermi in
qualche modo pere realizzare l’opera?
Grazie per le risposte e tanti saluti ai colleghi.
Geom. F.B.
Generalmente una convenzione contiene un articolo che regola i
tempi di validità degli impegni e accordi sottoscritti tra le parti.
È ovvio che, in assenza di termini predeterminati, ovvero di accordi
diversi che possono modificare tali termini a seguito di nuove o diverse condizioni che ne facciano venir meno i presupposti, quali potrebbero essere le previsioni di pianificazione urbanistica o di legge,
tali convenzioni continuano a mantenere gli stessi effetti e obblighi
contrattuali.
La convenzione infatti non è altro che un contratto tra due soggetti
che, in questo caso, sono l’amministrazione comunale da una parte
ed il privato dall’altro, anche se si tratta di un condominio.
Entrambi i soggetti sottoscrittori della convenzione sono tenuti a rispettare gli impegni e obblighi sottoscritti e in questo caso, l ’asservimento all’uso pubblico che in termini espliciti, equivale ad un’area
di uso pubblico.
Ne consegue che, nel caso in esame, l’obbligo del condominio è
quello di riservare quest’area ad un eventuale allargamento stradale
qualora si rendesse necessario da parte dell’amministrazione comunale, mentre dall’altro impone al condominio di riservare tale area o
superficie disponibile al futuro allargamento stradale, qualora il comune preveda, con un progetto esecutivo, ad eseguire quel tipo di intervento finalizzato e previsto dalla stessa convenzione (e non altro).
Nonostante questo però mi sembrano, comunque, doverose alcune
considerazioni:
1- pur comprendendo la finalità di quest’area asservita all’uso pubblico per un eventuale allargamento stradale, la giunta comunale dovrebbe porsi il problema in termini pratici, nel senso di verificare se
tale opera rientra o meno nel programma triennale delle OO PP del
comune, ovvero nel DdP del suo PGT(di durata quinquennale) , quali
sono le opere d’interesse pubblico che intende realizzare durante io
suo mandato amministrativo. Già queste due considerazioni potrebbe consentire di giungere ad una determinazione ragionevole,
ben sapendo che la stessa giunta ha comunque la possibilità di revocare l’autorizzazione temporale rilasciata per il plateatico e realizzare l’allargamento stradale,
2- l’autorizzazione al plateatico, separata ed autonoma rispetto ai
contenuti della convenzione sottoscritta, può benissimo interessare
l’area ad uso pubblico, regolandone, a sua volta, tutte le condizioni e
prescrizioni del caso, quali la durata, la superficie, la manutenzione e
conservazione, le modalità di intervento, il pagamento della relativa
tassa, l’obbligo di ripristino dello stato dei luoghi precedente l’autorizzazione, etc.
3- è ovvio che la richiesta, fermo restando il superamento di quanto
precedentemente esposto, dovrebbe essere accompagnata da elaborati grafici e rappresentare l’occupazione dell’area con strutture e
manufatti leggeri (meglio ancora senza questi), atti ad assolvere la
funzione preposta, valutandola prevalentemente per il periodo estivo,
ma che non abbiano a stravolgere l’area interessata,
4- a supportare questa vostra iniziativa ci sono anche le NTA dello
strumento urbanistico anche se non possono comunque superare la
competenza della giunta comunale nella decisione ad utilizzare tale
area per il plateatico a beneficio del bar.
In definitiva si può affermare che la convenzione del 1991 non è un ostacolo imperativo alla risoluzione del problema perché, come dicevo, l’amministrazione comunale, conserva la titolarità dell’uso
pubblico sull’area, che può destinare all’allargamento stradale, qualora si renda necessario. Proprio in funzione di questa finalità, eventualmente rimandata nel tempo, può consentire alla giunta comunale
di aderire all’iniziativa del privato, senza rinunciare alle proprie prerogative, verificando inoltre che il plateatico non intralci la circolazione
stradale o la sua viabilità, consentendo alla stessa amministrazione
comunale di introitare la TOSAP.
Sia chiaro però che la giunta comunale non ha l’obbligo di rispondere
in senso affermativo o negativo in tempi certi, non previsti da nessuna
disposizione legislativa, se non per gesto di cortesia e di buona condotta amministrativa.
Nel caso però lo faccia sarebbe tenuta a motivare adeguatamente la
sua decisione, in particolar modo se negativa.
È opportuno, invero, che nonostante il diniego pervenuto dalla giunta
comunale, si promuova un incontro con l’assessore competente per
richiamare l’attenzione del comune al fine di una favorevole soluzione
al problema sostenendo che, se non ci sono motivi ostativi diversi da
quelli sopra esposti, a fronte anche di un parere favorevole dell’ufficio
della PL o PM, è possibile consentire il piccolo plateatico a sostegno
di un’attività commerciale che è disposta ad assumersi gli oneri, le responsabilità e la rimozione in caso di necessità dell’amministrazione
comunale.
Geom. Antonio Gnecchi
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 107
LA PAROLA AGLI ESPERTI
Intervento di recupero sottotetto e oneri
Ho presentato una SCIA per un recupero di un sottotetto.
Nella documentazione ho allegato il prospetto per la determinazione
della classe dell’edificio nello stato di fatto e in quello di progetto.
L’edifico passa dalla classe III alla VI.
Nel prospetto di autoliquidazione degli oneri ho calcolato un costo di
costruzione dato dal costo base maggiorato della percentuale dovuta
per la classe VI moltiplicato per la superficie del nuovo sottotetto oggetto d’intervento, considerata al 40%, poiché il rimanente 60% della
stessa era già stato corrisposto a suo tempo al momento della realizzazione della stessa SNR trasformata ora in SU.
Il tecnico comunale mi corregge l’autoliquidazione calcolando il costo
di costruzione ottenuto dalla differenza fra il contributo di costruzione
dell’edificio in classe VI e dell’edificio in classe III interessando pertanto tutte le superfici di tutti 3 i piani dell’edificio e non solo la superficie del sottotetto con notevole differenza di importo, poiché l’incidenza del costo base di costruzione maggiorato per il passaggio in
classe VI interessa anche le superfici degli altri piani non oggetto d’intervento e non solo la superficie del sottotetto.
La liquidazione del tecnico comunale è corretta?
Geom. C.F.
Piuttosto di dire ad entrambi dove avete sbagliato, preferisco dirvi
come si deve calcolare il costo di costruzione per il recupero del sottotetto a scopo abitativo.
L’articolo 64, comma 7, della LR 12/05 prevede che tali interventi
comportano “la corresponsione degli ….. e del costo di costruzione,
calcolati sulla volumetria o sulla slp resa abitabile ….. per le opere di
nuova costruzione”.
I comuni possono deliberare l’applicazione di una maggiorazione
(max 20%) del contributo di costruzione.
Premesso quanto sopra, relativamente alla quota del costo di costruzione, si procede come segue:
1- si compila tutto il quadro delle SU (dell’intero edificio) sino a determinarne l’incremento,
2- si compila tutto il quadro delle SNR (dell’intero edificio) sino a determinarne l’incremento
3- si compila il quadro delle eventuali caratteristiche particolari, fino
a determinarne l’incremento,
4- si trova l’’incremento totale e la classe dell’edificio corrispondente
(nel caso in esame: la VI)
5- in base alla norma regionale, secondo la quale “si pagano i volumi
e le superfici rese abitabili “, nel quadro delle SU, SNR (al 60%) e SC
si indicano solo quelle soggette a contributo (e non quindi tutte le superfici dell’edificio, se non vengono interessate dagli interventi edilizi),
6- sempre in base alla norma regionale gli interventi di recupero edilizio dei sottotetti è calcolato come se fosse una nuova costruzione;
a tal fine si parte dal costo base regionale di _ 403,77 (per il 2014), si
applica la maggiorazione del 25% (corrispondente alla VI classe) e si
calcola il costo di costruzione dell’edificio (Sc x C), sul quale si applica l’8%, corrispondente alla classe VI per interventi di nuova co108 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
struzione, come prescrive la norma.
Non mi risulta che vi siano altre e diverse interpretazioni normative al
riguardo.
Geom. Antonio Gnecchi
Agevolazioni fiscali per ristrutturazione
edilizia fabbricato
Con la presente si chiede la corretta aliquota IVA da applicare all’intervento edilizio di seguito illustrato.
A breve io e mio fratello riceveremo in donazione dal nonno due appartamenti in corso di ristrutturazione accatastati in categoria F3 per
i quali è in essere una pratica edilizia di ristrutturazione per la formazione di due nuove unità abitative intestate al nonno.
La donazione avverrà con i benefici di prima casa e successivamente
provvederemo a volturare le pratiche edilizie a nostro nome.
Allo stato attuale i lavori sono fermi e sono state eseguite le opere portanti mentre sono assenti le sole finiture interne (tramezze, impianti,
pavimenti, serramenti, etc.).
Quale aliquota IVA deve essere applicata per i lavori di completamento?
Potremo accedere alla detrazione IRPEF per lavori di ristrutturazione?
Ringraziando per la disponibilità, porgo cordiali saluti.
Geom. S.L.
Prima di tutto sono doverose alcune precisazioni:
1- ritengo che per “pratica edilizia in essere” debba intendersi un “titolo abilitativo”, quale potrebbe essere un permesso di costruire, una
Dia o una Scia,
2- questo “titolo abilitativo”, comunque denominato, consente di eseguire gli interventi di ristrutturazione edilizia nei tempi stabiliti e comunque ultimarli entro tre anni dall’inizio dei lavori. A questo proposito ricordo che il DL n. 69/2013, convertito dalla legge n. 98/2013,
prevede la possibilità di prorogare di due anni l’ultimazione dei lavori
(art. 30, commi 3. e 4),
3- è ovvio che il “titolo abilitativo”, comunque denominato, possa essere volturato ai nuovi soggetti che hanno titolo per richiederlo (pdc)
o assentirlo (Dia o Scia), ma l’intervento edilizio era e rimane la ristrutturazione edilizia dell’edificio (accatastato in categoria F3, nel
quale vengono ricavate due unità abitative),
4- la donazione, pur con i benefici prima casa per quanto riguarda il
trasferimento della proprietà immobiliare (che segue il notaio), non
muta le condizioni agevolative IVA per gli interventi di ristrutturazione
edilizia, che era e resta al 10% a favore, ovviamente, del titolare del
permesso di costruire, ovvero della Dia o della Scia.
E’ ovvio che le fatture emesse sino al momento della donazione saranno agevolate con IVA al 10% a favore del nonno, mentre quelle che
verranno emesse dopo la donazione resteranno comunque agevolate
al 10% a favore dei due nipoti.
Ne consegue pertanto che le opere di completamento degli interventi
LA PAROLA AGLI ESPERTI
di ristrutturazione edilizia, oggetto di un titolo abilitativo, comunque
denominato, ancora vigente, ancorché prorogato in forza della norma
sopra richiamata e volturata a nome dei nuovi proprietari, continueranno ad essere agevolate con aliquota IVA ridotta del 10%.
Per quanto riguarda, invece, la detrazione fiscale IRPEF del 50% sugli
interventi di recupero edilizio (con riferimento al DL n. 63/2013, in vigore dal 6 giugno 2013), è stata prorogata fino al 31 dicembre 2013,
nella misura massima di euro 96.000 per unità immobiliare. Dal 1 gennaio 2014 l’agevolazione è tornata “a regime” nella misura del 36%,
fino a euro 48.000 di spesa per ogni unità immobiliare.
L’ammontare complessivo della spesa va suddiviso fra tutti i soggetti
che l’hanno sostenuta e che hanno diritto alla detrazione.
Se gli interventi realizzati in ciascun anno consistono nella prosecuzione dei lavori iniziati in anni precedenti, per determinare il limite massimo delle spese detraibili si deve tener conto di quelle sostenute nei
medesimi anni, si avrà diritto all’agevolazione solo se la spesa per la
quale si è già fruito della relativa detrazione non ha superato il limite
complessivo previsto.
Geom. Antonio Gnecchi
Qualificazione intervento e applicazione
agevolazioni fiscali
Sono stato incaricato per la progettazione di una casa bifamiliare da
edificare su di un lotto già edificato con una vetusta casa anni ’70:
prevedo la demolizione generale del vecchio fabbricato e la ricostruzione della nuova casa rispettando la normativa antisismica, di risparmio energetico, etc.
Detto tipo di intervento rientra come ristrutturazione ai sensi della
“legge del fare” del Governo Letta, oppure come nuova costruzione?
Detta distinzione è importante sia per il pagamento degli oneri sia per
poter usufruire delle detrazioni fiscali per la ristrutturazione degli edifici. Inoltre chiedo se vi sono altri incentivi in essere nell’ordinamento
attuale per suddetto intervento.
Colgo l’occasione per porgere distinti saluti.
Geom. C.L.
Prima di rispondere alle specifiche domande contenute nel quesito,
sono doverose alcune precisazioni:
1- il decreto del Fare (D.l n. 69 del 2013, convertito, con modificazioni,
dalla legge n. 93 del 9 agosto 2013, ha cambiato la definizione degli
interventi di ristrutturazione di cui all’articolo 3, comma. 1, lettere
d), Dpr 380/2001 aggiungendo tra questi ultimi anche quelli “volti
al ripristino di edifici, o parti di essi, eventualmente crollati o demoliti, attraverso la loro ricostruzione, purché …..”.
2- Lo stesso decreto ha modificato la definizione di ristrutturazione edilizia, togliendo il riferimento alla sagoma, ma lasciando, all’interno
degli interventi consistenti nella demolizione e ricostruzione degli
edifici, l’obbligo di rispettare la stessa volumetria preesistente,
purché tali interventi non interferiscano con immobili sottoposti a
vincoli D.lgs n. 42/2004 per i quali si rende necessario rispettare
anche la sagoma.
3- L’articolo 27, comma 1, lettera d), della legge regionale n. 12/2005,
che definisce, tra gli altri, anche gli interventi della ristrutturazione
edilizia, pur se non è stato adeguato al nuovo articolo 3, comma 1,
lettera d), del Dpr 380/2001, prevedeva già prima dell’entrata in vigore del decreto del Fare che si potesse demolire e ricostruire gli edifici, in tutto o in parte, nell’ambito degli interventi di ristrutturazione edilizia, nel rispetto della volumetria preesistente ed ora, per
effetto dell’articolo 30 della Legge n. 93 /2013, senza il limite della
sagoma.
4- Sia il TUE (art. 3, co. 1, lett. e.1), dPR 380/2001) che la LR 12/2005
definiscono allo stesso modo gli interventi di nuova costruzione,
quali interventi di trasformazione edilizia e urbanistica del territorio
non rientranti nelle categorie precedenti, vale a dire quelli per il recupero edilizio degli edifici esistenti, quali sono “la costruzione di
manufatti edilizi fuori terra o interrati, ovvero l’ampliamento di quelli
esistenti all’esterno della sagoma esistente, escluse le pertinenze”.
5- Anche l’amministrazione finanziaria si è interessata alla questione
della ristrutturazione edilizia intesa come intervento di demolizione
e ricostruzione degli edifici esistenti sostenendo che tali interventi
sono da intendere “agevolati” qualora rispettino la volumetria preesistente, discostandosi invece dal concetto della “fedele ricostruzione degli edifici”, precedentemente ritenuta condizione per l’applicazione delle agevolazioni fiscali in campo edilizio.
Premesso quanto sopra, le risposte al quesito solo le seguenti:
a) se viene demolito e ricostruito il vecchio fabbricato, modificandone
anche la sagoma, ma rispettando la volumetria preesistente, la
qualificazione tecnico-giuridica dell’intervento edilizio rientra tra gli
interventi di ristrutturazione edilizia. È ovvio che bisogna rispettare
le norme antisismiche e quelle sul risparmio energetico prescritta
dalle norme di settore;
b) l’intervento edilizio che viene previsto dalla lettera precedente non
può identificarsi come “ristrutturazione ai sensi della legge del
Fare” perché tale legge non ha istituito una diversa tipologia di intervento che è la stessa già definita dal TUE, pur se modificata ed
integrata dalle precisazioni esposte in premessa, né tanto meno in
quella della nuova costruzione per le ragioni sopra dette;
c) per quanto riguarda il pagamento del contributo di costruzione (oneri di urbanizzazione e costo di costruzione), la legge regionale n.
12 del 2005 stabilisce che, nel caso di demolizione e ricostruzione
dell’edificio, il contributo è dovuto come se si trattasse di una nuova
costruzione,
d) per quanto riguarda, invece, gli incentivi fiscali, preciso quanto
segue:
1- per le prestazioni di servizi relative ad appalti per l’esecuzione di
interventi di ristrutturazione edilizia, è prevista l’applicazione dell’aliquota Iva agevolata del 10 per cento;
2- per gli interventi di recupero edilizio, dal 36 al 50% per le spese sostenute dal 26 giugno 2012 al 31 dicembre 2014, la detrazione
Irpef del 50% spetta per una spesa massima complessiva di ciascuna unità immobiliare, di euro 96.000. La legge di Stabilità n. 147
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 109
LA PAROLA AGLI ESPERTI
del 2013 ha previsto la detrazione nella misura del 40% (sempre
su una spesa massima di 96.000 euro per il 2015). Dal 2016 si torna
al 36%, con limite di 48.000 euro;
3- Per gli interventi che riguardano la demolizione e la ricostruzione
di un edificio non compete la detrazione per le spese sostenute
per gli adeguamenti antisismici (65%, con limite di 96.000 euro ,
per il 2014; 50%, con limite di 96.000 euro, per il 2015; 36%, con
limite di 48.000 euro dal 2016),
4- per gli interventi tesi al risparmio energetico è prevista una detrazione Irpef del 65% per ciascuna tipologia di intervento, per il
2014, ridotta al 50% per il 2015, ulteriormente ridotta al 36% dal
2016, con limite massimo di spesa di 48.000 euro. Le tipologie di
intervento sono sempre le tesse contenute nel DM 19 febbraio
2007, m‡odificato dal DM 26 ottobre 2007, coordinato con DM 7
aprile 2008 e con DM 6 agosto 2009, nonché con decreto del Ministero Sviluppo economico dell’11 marzo 2008, coordinato con
DM 26 gennaio 2010.
A questo proposito va detto però, che l’agevolazione spetta per
gli interventi effettuati sugli edifici esistenti.
Nel caso di ristrutturazione con demolizione e ricostruzione si può
accedere all’incentivo solo nel caso di ricostruzione senza modifica della volumetria, ravvisando in caso di variazione della volumetria il concetto di nuova costruzione.
Dal 21 agosto 2013, in seguito all’entrata in vigore della legge di
conversione del DL 69/2013, non è più necessario invece il rispetto della sagoma per qualificare come ristrutturazione l’intervento di demolizione e ricostruzione.
Geom. Antonio Gnecchi
Terreno agricolo e fabbricati inclusi nel NAF
è edificabile ai fini Imu?
Area NAF (nucleo di antica formazione) perimetrata a fabbricati ex agricoli in zona extra urbana, ora censita al NCEU comprensivi di corte
comune.
È stato presentato un piano di recupero, regolarmente approvato, in
base al quale è stata prevista la demolizione senza ricostruzione di tettoie ed è stata sottoscritta la convenzione, regolarmente approvata e
registrata in base alla quale sono stati “parcheggiati” i volumi non usati più il 10% della volumetria usata nel Pr stesso(norma del Pgt), per
mc. 679,69 di volume complessivo.
Ciò predetto, per l’ultimazione dei lavori, dovendo accatastare i suddetti fabbricati (intestati ai figli) volendo ad ognuno dare una porzione
di terreno, devo procedere a frazionamenti ed alla conseguente intestazione con atto notarile. (attualmente i terreni sono cointestati:
papà- il sottoscritto e mio fratello, ed il papà un mese fa circa muore
e si apre la successione).
Detta area, calcolata nel Pgt, ha una superficie di mq. 1850.
Viene richiesto il CDU dal quale la suddetta area risulterebbe “edifi110 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
cabile” in seguito al sommario inserimento, nella convenzione urbanistica, della volumetria nell’ambito del Pr senza specificarne la futura
ubicazione (conseguenza della non precisata ubicazione dei volumi).
Inoltre il valore di detta area (nel Pgt) viene fissato ai fini IMU, sia per
le aree NAF, in centro urbano che di quelle extra urbane, in euro
110/mq. E quindi mi trovo a dover eseguire più passaggi di proprietà
per un valore di 200.000 euro circa per poter un giorno usare la volumetria accantonata, mc. 679,60.
Al fine di evitare parzialmente tutto quanto sopra, chiedo all’amministrazione in carica di ridurre la superficie edificabile ll’effettiva quantità occorrente facendo riferimento agli indici di edificabilità delle aree
edificabili a lato della zona in oggetto e di differenziare il valore unitario
dell’area NAF da quella in centro storico, completamente urbanizzata,
a quella in oggetto extra urbana e non completamente urbanizzata.
Non volendo detta amministrazione intervenire facendo una variante
al Pgt, chiedo se dette modifiche possono essere autorizzate con Delibera (ufficiosamente mi era stato detto sì) ed in caso affermativo
qualche tecnico comunale e non, tra i presenti, è in grado di avere o
fare avere una copia di una simile delibera?
Colgo l’occasione per porgere distinti saluti.
Geom. N.R.
Nell’incontro con i tecnici comunali del 7 aprile 2014 si è dibattuto
sull’argomento convenendo sostanzialmente con quanto di seguito
esposto.
Vero è che spesso i comuni individuano all’interno dei propri strumenti
urbanistici i nuclei di antica formazione anche per immobili (terreni e
fabbricati), diversi e staccati dai classici centri storici, dal valore storico, architettonico, culturale e tipologico, sottoponendo gli stessi
ambiti a preventivo strumento attuativo convenzionato.
Vero è che questi piani di recupero servono per una trasformazione
oculata di questi immobili in base a ciascuna categoria di appartenenza, distinte per la loro diversa specificità edilizia e conseguenti tipologie di intervento ammesse, finalizzati alla conservazione e al recupero delle caratteristiche architettoniche e ambientali, dei materiali
e delle tecniche tradizionali.
Come spesso accade lo strumento attuativo di recupero edilizio prevede la possibilità di un incremento volumetrico aggiuntivo alla cubatura preesistente, anche se l’ambito delimitato dal NAFcomprende
anche zone diversamente classificate, come nel caso in esame (area
agricola).
Ne risulta che, ai fini fiscali, questa area, sia ai fini IMU che ai fini dell’eventuale rivalutazione dei terreni ammessa dalla legislazione nazionale, fino al 30 giugno 2014, acquista un maggior valore economico.
Nel caso in esame, dopo la parziale attuazione del Pr, sono ancora disponibili i volumi non utilizzati e il 10% della volumetria utilizzata dal
Pr stesso, per un totale di mc. 679.
A fronte dell’intenzione dell’interessato di voler cedere ai propri figli
una quota della proprietà si rende necessario dividere gli immobili
(fabbricati e terreno agricolo, non pertinenziale), inclusi in questo NAF,
mediante frazionamento e successivi atti di compravendita.
LA PAROLA AGLI ESPERTI
L’area inclusa nel Pgt ha una superficie di mq. 1850 e risulta dal CDU
“edificabile” in funzione della maggior volumetria attribuita al piano di
recupero che non specifica l’esatta ubicazione dei volumi ancora da
utilizzare.
Ne deriva che ai fini dell’IMU e della rivalutazione della rivalutazione
del valore fiscale dei terreni (e relativa imposta), ammessa fino al 30
giugno 2014, si rende indispensabile attribuire a questi terreni un valore attraverso una asseverata perizia di stima del valore del bene oggetto della rivalutazione.
È ovvio che l’intera superficie del terreno incluso nel NAF, di mq. 1850
non concorre ad attribuire al piano di recupero una maggior volumetria di mc. 679, senza peraltro avere un indice di densità fondiaria
come per le altre zone omogenee del Pgt.
E’ parere dei presenti che la cosa migliore da fare sarebbe quella di
procedere una soluzione attraverso una variante del Pgt che vada a
definire questi specifici casi ed altri a cui eventualmente vengano attribuite Slp o volumi predeterminati senza precisi parametri urbanistici.
Ai fini fiscali ed in particolare ai fini IMU i comuni approvano, ogni anno
con delibera di giunta comunale, i valori delle aree fabbricabili in base
alle classificazioni delle zone urbanistiche del Pgt.
Nel caso in esame però il comune non ha previsto una valore comparativo per questo ed altri casi in cui non è stabilito un parametro
urbanistico che consenta di definire, con precisione, la superficie corrispondente alla Slp o al volume edificabile predefiniti.
Il comune quindi, dovendo approvare la tabella dei valori delle aree
fabbricabili ai fini IMU per l’anno 2014, potrebbe prevedere la soluzione di seguito prospettata.
Si tenga conto che i valori della delibera di comune non sono gli effettivi valori di mercato applicati sul territorio e che sono presi a riferimento nei soli casi di verifica e accertamento, fermo restando l’applicazione di diversi valori più alti risultanti da atti di compravendita o
atti equivalenti a disposizione del comune.
La Secoval (società dei servizi della Valle Sabbia) è stata chiamata a
definire alcune situazioni analoghe ed in particolare ricordo due casi.
1- “Comparto soggetto a normativa particolareggiata” e precisamente CSNT 04: ammessa la realizzazione di una Slp predeterminata pari a 150 mq., con permesso di costruire convenzionato.
L’area della proprietà sulla quale era possibile realizzare tale Slp
era di mq. 1600 a cui era spropositato attribuire un valore di _ 85
al mq. per una così limitata edificabilità. Si è concordato, anche
con l’Ufficio Tributi del comune di attribuire a questo terreno una
corrispondente superficie edificabile di mq. 300 sulla quale è stato
determinato il valore dell’area fabbricabile e la relativa IMU del 7,6
per mille.
2- Area inclusa nel Centro Storico, di mq. 790, e regolamentata dall’art. 22/B delle NTA del piano delle regole con particolare disciplina per singoli comparti interni ai tessuti dei nuclei di antica formazione individuati dal PdR come “comparti soggetti a normativa
particolareggiata”, in base alla quale è stato individuato un comparto con apposito contrassegno con cod. CSNP 06, al quale è
stato attribuita una Slp di mq. 100.
IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 111
Anche in questo caso, la delibera della giunta municipale con la quale
si stabilivano i valori delle aree fabbricabili per il 2013, non prevedeva
il relativo valore di riferimento per cui, in accordo con l’ufficio tributi
del comune e la Secoval di Valle Sabbia, si è concordato di attribuire
alla Slp predefinita del piano delle regole del Pgt, il valore corrispondente alla zona B2 dello strumento urbanistico, quale ambito adiacente al centro storico e servito da tutte le OO.UU, impianti e servizi
pubblici.
È evidente che l’amministrazione comunale, per ovviare a queste situazioni dovrebbe, se non vuole cambiare l’impostazione urbanistica
data dal proprio strumento urbanistico modificando i parametri urbanistici a cui fare riferimento, prevedere una comparazione, ovvero, l’equiparazione tra la superficie edificabile e l’effettiva potenzialità edificatoria ammessa, all’interno della deliberazione annuale con la
quale stabilisce i valori delle aree fabbricabili ai fini IMU, in modo da
consentire agli utenti di avere un punto fermo di riferimento per il calcolo dell’imposta.
Diversamente da quanto sopra prospettato, che sarebbe una soluzione pratica ed attuale per definire la controversia tra una virtuale superficie edificabile e l’effettivo utilizzo della stessa, si potrebbe, in via
alternativa, aderire alla seguente soluzione.
Chiedere un accertamento all’UTC per una valutazione tecnica che
Il mondo di B. Bat.
112 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3
tenga conto della reale volumetria non ancora utilizzata rapportata
alla rispettiva superficie teorica corrispondente agli indici equivalenti
della zona di completamento limitrofa.
Si precisa che una delibera che preveda quest’ultima ipotesi non è
stata approntata dai comuni rappresentati dai tecnici presenti all’incontro, nè delibere che prevedano soluzioni alternative, ma si ritiene
che, stante il ripetersi di casi analoghi a quelli descritti nel presente
parere e in quello in esame, le amministrazioni comunali abbiano il dovere di affrontare il problema ed adottare adeguate soluzioni.
Per altro è appena il caso di accennare come la richiesta di un accertamento tecnico da parte del comune non si discosta molto dalla
comparazione o equiparazione da inserire nella delibera della giunta
comunale che fisserà i valore delle aree fabbricabili, ai fini IMU, per il
2014, e che potrà dirimere, una volta per tutte, la questione sollevata
e quella di altri casi analoghi.
Geom. Antonio Gnecchi
Aggiornamento Albo
Iscrizioni dall’Albo con decorrenza 24 marzo 2014
N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
6377
Gozzoli Oscar
Brescia 02/10/1968
25062 Concesio (Bs) Via Toscana 30
6378
Zucca Laura
Leno (Bs) 14/09/1980
25020 Castelletto di Leno (Bs) Via Cocchetti 7
6379
Bulgari Cristian
Manerbio (Bs) 05/05/1988
25020 Milzano (Bs) Via Provinciale 5/D
6380
Loro Michele
Desenzano d. Garda (Bs) 19/05/1988
25010 Pozzolengo (Bs) Loc. Rottingo 2/A
6381
Delbarba Mattia
Sarnico (Bg) 22/05/1990
25030 Adro (Bs) Via A. Canossi 12
6382
Ferrari Daniele
Brescia 28/07/1988
25050 Vione (Bs) Via Dante 49
6383
Ferrari Nicola
Seriate (Bg) 20/10/1992
25040 Corte Franca (Bs) Via Madonna 12 (Fraz. Colombaro)
6384
Poli Mauro
Breno (Bs) 09/06/1992
25059 Vezza d’Oglio (Bs) Via Naset 7
Cancellazioni dall’Albo con decorrenza 12 maggio 2014
N. Albo Nominativo
Luogo e data di nascita
Residenza
Motivo
4893
Albertelli Mauro
Cedegolo (Bs) 05/07/1951
250510Cedegolo (Bs) Via P. Mercato
Dimissioni
4605
Armini Pietro
Salò (Bs) 22/05/1974
25085 Gavardo (Bs) Via G. Quarena 142
Dimissioni
4765
Bonetti Cristian
Chiari (Bs) 01/06/1975
25046 Cazzago San Martino (Bs) Via Stradoncino 2
Dimissioni
5811
Gatta Gianluigi
Gardone V.T. 11/07/1984
25062 Concesio (Bs) Via Roncaglie 41
Dimissioni
6188
Ghidoni Matteo
Brescia 20/12/1987
25080 Molinetto di Mazzano (Bs) Via L. Marenzio 6
Dimissioni
5778
Taiola Claudio
Brescia 15/10/1983
25045 Castegnato (Bs) Via Cavour 63 K
Dimissioni
5232
Zanini Marco
Chiari (Bs) 28/06/1977
25030 Castrezzato (Bs) Via Pirandello 7
Dimissioni
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