IL GEOMETRA BRESCIANO Rivista bimestrale d'informazione del Collegio Geometri della provincia di Brescia Il quadro della pittrice prof. Livia Cavicchi, esposto nella sede del Collegio Geometri di Brescia, sintetizza con efficacia la multiforme attività del geometra nei secoli. Direttore responsabile Bruno Bossini Sommario Segretaria di redazione Carla Comincini EDITORIALE - La professione è ancora vitale 2 Redazione Raffaella Annovazzi, Lara Baghino, Stefano Benedini, Nadia Bettari, Laura Cinelli, Alessandro Colonna, Mario Comincini, Stefania Confeggi, Alfredo Dellaglio, Giovanni Fasser, Piero Fiaccavento, Stefano Fracascio, Francesco Ganda, Francesco Lonati, Franco Manfredini, Giuseppe Mori, Fulvio Negri, Matteo Negri, Lorenzo Negrini, Patrizia Pinciroli, Giovanni Platto, Andrea Raccagni, Valeria Sonvico, Marco Tognolatti, Simonetta Vescovi, Giuseppe Zipponi INTERVISTA - Commissioni al lavoro per offrire alla categoria più tutele e formazione 4 Hanno collaborato a questo numero Andrea Andreolassi, Beppe Battaglia, Andrea Botti, Andrea Comincini, Paola Gregorio, Gino Pagliuca, Piergiorgio Priori, Morgana Rancati, Alessandro Rizzi, Franco Robecchi, Franco Squassina, Giuliano Vacchi Direzione, redazione e amministrazione 25128 Brescia - P.le Cesare Battisti 12 Tel. 030/3706411 www.collegio.geometri.bs.it Editing, grafica e impaginazione Francesco Lonati Fotografie Studio Eden e Francesco Lonati Concessionario della pubblicità Emmedigi Pubblicità Via Malta 6/b - 25125 Brescia Tel. 030/224121 - Fax: 030/226031 Stampa IGB Group/Grafo Via A. Volta 21/A - 25010 S. Zeno Naviglio (Brescia) Tel. 030.35.42.997 - Fax: 030.35.46.20 DAL CONSIGLIO NAZIONALE - Le nuove “linee guida” per i procedimenti disciplinari 20 DALLA CASSA - Un fondo di tre milioni di euro a sostegno della professione 28 DAL COLLEGIO DI BRESCIA - Il saluto del Presidente Platto ai convenuti alla cena sociale 2014 dei geometri bresciani 30 L’annuale premiazione degli iscritti all’Albo da 40, 50 e sessant’anni 32 Riunita per la prima volta la nuova Commissione Agricoltura e Ambiente 76 Promozione della Mediazione nella composizione delle controversie 77 Nuove tecnologie al servizio della topografia 78 “Riqualificare” è la sfida dell’edilizia 81 Interventi di microspecializzazione con il corso sul catasto 82 Il geometra nelle Costruzioni, nell’Ambiente e nel Territorio: il tecnico di oggi e di domani 84 Catasto: addio vani, superfici misurate in metri quadrati 43 Pregeo 10, sperimentato solo a Firenze, Bologna, Genova, Reggio Calabria e Siena 44 URBANISTICA - Destinazione d’uso e carico urbanistico. Diverse le interpretazioni 52 SICUREZZA CANTIERI - Imprese e lavoratori: Dpr 177/2011 su ambienti inquinati o confinati 54 PREVENZIONE INCENDI - La nuova normativa tecnica di prevenzione incendi 56 CONDOMINIO - Concluso il primo corso di formazione per amministratori condominiali 58 FORMAZIONE CONTINUA - L’interessante tesi di un giovane geometra aspirante professionista 60 DAL COLLEGIO DI LODI - La sicurezza negli studi professionali. Obblighi e adempimenti 88 TECNICA - Riqualificare con la pietra dall’edificio allo spazio urbano 94 CULTURA - L’incubo del crollo... 100 La parola agli esperti Aggiornamento Albo 106 113 CATASTO - Sanzioni catastali: forte la contrarietà del Collegio di Brescia 42 Di questa rivista sono state stampate ????? copie, che vengono inviate a tutti gli iscritti dei Collegi di Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Sondrio. N. 3 - 2014 maggio - giugno Pubblicazione iscritta al n. 9/75 del registro Giornali e periodici del Tribunale di Brescia il 14-10-1975 Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Brescia Associato alI’USPI Gli articoli firmati o siglati rispecchiano soltanto il pensiero dell'Autore e non impegnano né la rivista né il Collegio Geometri. È concessa la facoltà di riproduzione degli articoli e delle illustrazioni citando la fonte. Gli articoli e le fotografie, anche se non pubblicati, non si restituiscono. IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 2013/2 - 1 EDITORIALE Bruno Bossini N on pochi adetti ai lavori, e fra essi vanno annoverati anche molti nostri colleghi, sono ormai convinti che il “mestiere” del geometra sia un po’ al capolinea o, quanto meno, in progressivo declino, superato e, di fatto, sostituito da nuove figure professionali più specializzate e attrezzate a rispondere alle esigenze sempre più complesse del committente. Essi sostengono che il ridimensionamento della polivalenza (ma chi l’ha detto che ciò corrisponde a verità?), che ha sempre costituito l’ossatura dell’attività del geometra, di fatto contribuirà a limitare sempre più la “presenza” della nostra figura professionale nell’economia del mercato immobiliare. Non è fortunatamente così. E se è vero che una maggiore professionalità sia assolutamente necessaria nel futuro della professione (la stessa riforma Gelmini, rimandando il completamento della formazione professionale dei nuovi geometri ad una fase più specialistica post secondaria – ITS o laurea breve specialistica – avvalla tale tendenza), è altrettanto vero che il lavoro del geometra continua a mantenersi necessario se non essenziale. E vediamone il perché con alcune motivazioni che dimostrano quanto la nostra professione continui a mantenersi vitale nel mercato. Premesso che è indispensabile una maggiore flessibilità tra l’attività 2 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 La professione è ancora vitale polivalente tradizionale e quelle più specialistiche sempre più richieste, chi più del geometra può garantire una corretta gestione di un patrimonio edilizio, sia esso di tipo residenziale, sia esso di tipo produttivo? Chi meglio di noi nel campo della topografia è in grado di produrre ad un livello professionale elevato un rilievo plano altimetrico con l’uso di una stazione elettronica totale? E chi riesce a garan- montano a 495 dei quali solo un 19% si allontana dalla professione per intraprendere altre strade lavorative. Gli iscritti che frequentano i corsi di aggiornamento continuano ad aumentare (solo nell’ultimo anno diverse centinaia di colleghi , la stragrande maggioranza dei quali giovani geometri, hanno ottenuto attestati di frequentazione). E non va dimenticato che la sicurezza, il risparmio energe- tire un rilievo architettonico di precisione anche nei particolari minimi utilizzando un laser-scanner, magari con l’ausilio di un drone per immagini dall’alto o in quota? Chi può, infine, operare meglio e più del geometra sui temi catastali che risultano sempre più complessi per gli accatastamenti di nuova costruzione o modificazione dell’esistente sia all’NCEU che all’NCTR? Anche i numeri ci sono di conforto. I nuovi iscritti all’Albo si mantengono in numero costante nel tempo (i neo iscritti nell’ultimo quinquennio am- tico, la mediazione delle vertenze legali, le amministrazioni condominiali, sono divenute ormai basilari nell’attività del geometra. La frequenza di iscritti a convegni e seminari su temi operativi e professionali è molto elevata (alle assemblee organizzate all’Istituto Tartaglia spesso sono presenti non meno di 300 iscritti per volta). Quegli stessi iscritti che non partecipano alle occasioni istituzionali (anomalia questa che continuiamo a stigmatizzare su queste colonne) accorrono in massa quando le “chia- mate” del Collegio toccano le loro attività quotidiane nella certezza di migliorare le proprie conoscenze professionali. S ono fatti reali questi che continuano a far ben sperare e garantiscono, a dispetto di quanto sostenuto dai “perenni” pessimisti, sulla tenuta della nostra professione, pur in un momento di grossa difficoltà economica come quello che tutti stiamo vivendo. Ma c’è anche un altro segno di vitalità dei geometri, magari poco considerato ma ancora più significativo degli altri sopra accennati, che merita di essere commentato, in quanto mette in gioco l’impegno personale di molti volenterosi iscritti. Mi riferisco al lavoro proficuo delle Commissioni settoriali del Collegio fortemente volute e riorganizzate dal Consiglio di nuova nomina, delle quali forniamo ampio risalto proprio in questo numero della rivista. Il numero di geometri professionisti che, a vari livelli di impegno, partecipano attivamente alle riunioni sui singoli settori operativi è anch’esso di notevole entità (si può dire che a tale importante attività del Collegio, sono interessati non meno di 250-300 geometri, anche in questo caso molti dei quali di giovane età). Si tratta di geometri professionisti, ed il fatto va rimarcato, che gratuitamente mettono a disposizione della categoria parte del loro tempo EDITORIALE La nota del Presidente Consiglio di disciplina ualche giorno fa, si è tenuto a Brescia un convegno sui Consigli di disciplina con le relative norme, responsabilità e rispetto della deontologia professionale. Deontologia la cui osservanza non dev’essere imposta da norme, ma insita nel D.N.A. di ciascuno di noi. Deontologia che dovrebbe essere parte principale delle norma comportamentali e questo non solo per i professionisti, ma per tutti. Purtroppo viviamo in un periodo di crisi comportamentale, avallata da giornalieri avvenimenti negativi a qualsiasi livello. Crisi ben più grave delle crisi economiche. Quest’ultime, nel giro di pochi anni si risolvono; per risolvere la crisi comportamentale in essere, potrebbero necessitare due o più generazioni, cominciando da subito. Mi auguro che il Consiglio di disciplina ed il suo funzionamento non risulti un organo eccessivamente burocratico; ostico come sono agli eccessi burocratici, non vorrei che complicasse situazioni che potrebbero risolversi con un colloquio e se necessario con una semplice tiratina d’orecchi. L’eccesso di norme burocratiche a volte fra loro contrastanti, facilitano l’inserimento di furbi che dribblano le farraginose interpretazioni come dimostrato da giornalieri episodi di mala gestione. Necessario, un taglio agli eccessi burocratici, spesso stu- Q professionale per gli approfondimenti delle problematiche del settore di cui sono esperti; il tutto a favore del miglioramento della professionalità dei colleghi (almeno di quelli che ritengono fondamentale una sempre maggiore qualificazione della propria cultura tecnica). Smettiamola quindi di perdere tempo nel paventare o giustificare il futuro declino della nostra professione. Impieghiamo questo tempo piuttosto (e qui mi sia concesso di sollecitare soprattutto gli eterni assenti …, coloro che continuano a far poco o nulla per la categoria e magari all’occorrenza non disdegnano di ricevere i suoi richiesti servigi), per riunire la categoria tutta nel comune intento volto al miglioramento del nostro giornaliero operare. C’è ancora tantissimo da fare per la categoria. S i potrebbe, per esempio, fare pressione comune sul nuovo Consiglio Nazionale, presieduto da Maurizio Savoncelli e sul Ministero di Grazia e Giustizia perché si arrivi finalmente all’approvazione di quel nuovo Ordinamento professionale (in sostituzione di quello vetusto del ’29). Non dimentichiamo al riguardo, che tale importante modifica statutaria già proposta dal Consi- diati a tavolino e che comportano notevoli difficoltà di applicazioni pratiche, perfino per pagare le tasse e gabelle varie. Sarebbe auspicabile che norme semplici, brevi e chiare sostituiscano ed annullino norme precedenti sullo stesso argomento, evitando quel ginepraio incomprensibile di richiami di numeri e date di riferimento a precedenti leggi sostituite e relative circolari. Leggi e norme che richiedono la necessità di circolari esplicative ed altre circolari interpretative che spieghino al cittadino quelle esplicative e non essendo ammessa l’ignoranza del cittadino, lo stesso è costretto a rivolgersi al professionista competente sull’argomento. Burocrazia che ingabbia qualsiasi attività trasferendo responsabilità ai cittadini operatori, manlevando se stessa da ogni responsabilità e creando in tal modo un centro di potere non più sopportabile. Restiamo a vedere quanto verrà realizzato con la proposta di riordino burocratico e per ora rimaniamo fiduciosi anche se il mio congeniale ottimismo rimane un po’ offuscato. Con l’avvicinarsi del periodo di vacanze, auguro a tutta la categoria un sereno relax ed un cordiale saluto. Il Presidente Giovanni Platto glio Nazionale (presieduto allora dal nostro Fausto Savoldi) pur discussa in varie sedi, non è mai giunta a compimento. Il nuovo ordinamento, importante perché costituirà, come sappiamo, lo strumento essenziale per la ridefinizione di una nuova e moderna figura di geometra, dovrà garantire lavoro professionale di tipo polivalente, ma che dovrà anche essere pronta a occupare tutti gli spazi professionali che gli saranno concessi in tutti i settori specialisticidella nostra professione, che vanno sempre più evolvendosi. Ordinamento, infine, che sarà essenziale anche per la riorganizzazione degli appa- rati di categoria tali da rispondere alle moderne dinamiche produttive ed alle nuove norme sulla liberalizzazione del lavoro professionale. Ma nel contempo anche in grado al di potenziare le sue attività di tutela professionale e previdenziale a favore di tutti gli iscritti ed in speciale modo per i più giovani. È un auspicio quello dell’approvazione del nuovo Regolamento Professionale che non può restare disatteso, se riteniamo che la vitalità della nostra professione si possa concretizzare in un futuro sempre più certo. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 3 INTERVISTA Commissioni al lavoro per offrire alla categoria più tutele e formazione S Stanno lavorando, e parecchio. A poche settimane dalla loro costituzione, le nuove Commissioni istituite dal rinnovato Consiglio del Collegio sono tutte impegnate ad affrontare i diversi e spesso complessi problemi che la categoria ha di fronte nei diversi ambiti. Fermamente volute dal presidente Platto e dall’intero Consiglio, che ne hanno radicalmente modificato composizione, modalità di lavoro e collegamento diretto con il vertice del Collegio, sono tutte pienamente operative le dieci Commissioni in cui si articola l’attività del Collegio. Si tratta di organismi aperti a tutti i colleghi che lo desiderano e che periodicamente si riuniscono per approfondimento problemi, ricercare soluzioni da suggerire al Consiglio per le iniziative necessarie in un determinato settore, nonché direttamente impegnate nell’organizzazione di incontri, seminari e corsi per i geometri iscritti all’albo. Strutture agili, dove i colleghi si Impegnano volontariamente e senza alcun tornaconto economico, che hanno vissuto in queste settimane un nuovo inizio, dopo la riforma voluto proprio dal presidente e dal Consiglio. I vertici del Collegio hanno infatti voluto innanzitutto invitare personalmente ognuno dei colleghi iscritti a partecipare ad una o più commissioni, allargando il più possibile l’opportunità di dare il proprio contributo alla gestione della categoria, alla determinazione delle linee di intervento del Collegio, alla soluzione dei problemi che ogni professionista si trova quotidianamente ad affrontare. Ed il primo effetto è stato proprio il 4 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 gran numero di colleghi che hanno scelto di partecipare, di incontrarsi, di discutere per rafforzare l’iniziativa del nostro Collegio. In ogni commissione il Consiglio ha individuato un coordinatore, un esperto riconosciuto nello specifico settore cui spetta il compito di avviare ed indirizzare l’attività della Commissione stessa. Ciascuna commissione ha inoltre un consigliere di riferimento che garantisce il collegamento diretto con il Consiglio, il luogo deputato a determinare le iniziative di tutela, di studio, di formazione che il Collegio intende mettere in atto. Uno schema semplice, nuovo e che in queste prime settimane sembra funzionare, magari con una serie di adattamenti specifici, come la creazione di un comitato ristretto di commissione per la migliore organizzazione dei lavori oppure la creazione di sottocommissioni su problemi specifici per rendere più produttivo il lavoro di approfondimento e la determinazione delle iniziative da suggerire al Consiglio. Anche per questa ragione, pur se il lavoro è solo agli inizi, il Geometra bresciano ha voluto incontrare ciascun coordinatore per fare il punto dell’attività intrapresa da ogni commissione, l’interesse e la partecipazione dei colleghi, gli obiettivi che il gruppo di lavoro intende raggiungere in questo primo anno di impegno. INTERVISTA Il Coordinatore della Commissione “Catasto, topografia e territorio”, geom. Alessandro Rizzi Commissione “Catasto Topografia e Territorio” Subito impegnati su ruralità e sanzioni L a Commissione Catasto è sempre stata uno strumento di lavoro fondamentale all’interno del Collegio di Brescia. Tra le più frequentate ed attive, è oggi coordinata dal geometra Alessandro Rizzi che ne conferma la “popolarità” anche in questa tornata. «Attorno a Catasto e topografia – spiega Rizzi – c’è sempre molto interesse anche perché soprattutto dal Catasto il geometra finisce sempre per dover passare in relazione a moltissimi degli interventi che il cliente chiede. Un interesse che va oltre il gruppo dei cosiddetti ‘catastali’, per coinvolgere tutti, anche chi materialmente non svolge poi le procedure di accatastamento, non usa Pregeo o Docfa, ed deve comunque avere una infarinatura generale dei temi e dei problemi». Interesse generale, gran numero di colleghi impegnati su queste procedure, pertanto commissione numerosa. Ma ci sono anche giovani colleghi? «Alla prima riunione plenaria della commissione, che abbiamo tenuto poco dopo il rinnovo del Consiglio del Collegio e l’invito ai colleghi a partecipare a questi organismi, hanno partecipato una sessantina di geometri. Ed i giovani (ovvero i colleghi con meno di 15 anni di professione) erano almeno la metà. Ed è naturale che sia così perché proprio i colleghi più giovani sono i più aperti alle diverse competenze, non hanno magari ancora scelto con precisione di cosa si occuperanno prevalentemente e sono spesso polivalenti per necessità. Con gli anni poi ognuno sceglie la sua strada ed in commissione con i capelli bianchi resta chi ha magari deciso di fare quasi esclusivamente Catasto». Ma si riesce a lavorare con una comIL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 5 INTERVISTA missione di sessanta membri? «In 60 eravamo alla prima riunione plenaria, mentre poi almeno una trentina sono entrati nelle diverse sottocommissioni destinate ad approfondire singoli argomenti. Ed è lì che il lavoro diviene realmente proficuo». Cosa pensate di fare? «La decisione spetta al Collegio, ma come commissione Catasto siamo determinati ad andare fino in fondo perché riteniamo di avere pienamente ragione, di avere la legge ed il buon senso dalla nostra parte». Vediamo insieme allora quali sono i temi caldi di queste settimane. «Sono tantissimi, ma due in particolare hanno sollecitato la nostra attenzione. Il primo, che ci è stato segnalato da numerosi colleghi, riguarda il requisito della ruralità per l’accatastamento delle abitazioni degli agricoltori. L’Agenzia del territorio infatti ha respinto numerose pratiche di agricoltori in pensione che avevano sistemato la loro casa legata al fondo che avevano lavorato fino a quel momento. In pratica l’Agenzia chiede all’agricoltore di produrre la sua partita Iva e non accetta la domanda del pensionato. Stiamo studiando il problema e riteniamo illegittimo il rifiuto opposto dall’Agenzia perché a nostra avviso secondo la legge l’agricoltore in pensione non perde il diritto ad avere un’abitazione rurale. Trovati tutti i riferimenti necessari faremo la nostra opposizione motivata, offrendola ai colleghi che ce l’hanno chiesta». Potrebbe essere l’obiettivo di quest’anno? «È uno degli obiettivi, ma forse il più concretamente realizzabile, dal momento che in altri casi si tratta spesso di diverse interpretazioni tra professionisti ed Agenzia, dunque matasse assai più complesse da sbrigliare. Sarei davvero soddisfatto se in capo a quest’anno potessimo avere un risultato proprio sulle sanzioni». E la seconda questione invece? «Stiamo insistendo in ogni ambito – anche in questo caso sollecitati da molti colleghi – per affermare l’illegittimità delle sanzioni comminate per il ritardo nella presentazione della pratica catastale, quando sulla medesima pratica sia intervenuta una sospensione. Provo a spiegarlo ai non addetti. Fino a non molto tempo fa la prassi era molto semplice: il professionista presentava una pratica al Catasto fabbricati entro i canonici 30 giorni dalla data di ultimazione lavori (meglio come dice la legge dal momento in cui l’immobile è fruibile per l’uso cui è destinato. Se capitava che l’ufficio avesse da eccepire su qualche elemento, il professionista aveva altri 30 giorni per adeguarsi e ripresentare la pratica (attenzione spesso l’errore avveniva non per colpa del professionista, ma per carenze dell’ufficio, dati sbagliati, mappe consunte). Oggi a Brescia non è più così. Per l’Agenzia di Brescia infatti la sospensione non interrompe i termini e se la pratica viene ripresentata oltre il trentesimo giorno dalla fine dei lavori scatta la sanzione». E purtroppo di sanzioni ne sono state comminate parecchie. «Proprio così. E secondo noi si tratta di sanzioni illegittime. La prassi d’un tempo infatti era perfettamente in linea con quanto dettato dal Dpr n. 1029 del 1 dicembre 1949 (che non risulta essere mai stato abrogato) e che agli articoli 59 e 60 dice esplicitamente che la sospensione interrompe i termini per la presentazione della pratica ed al professionista sono concessi altri 30 giorni per completarla». 6 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 Commissione “Prevenzione incendi” Una rivoluzione nell’isola felice delle competenze L’ ambito professionale della prevenzione incendi è spesso considerato un’isola felice nel panorama dell’attività dei geometri. Qui infatti non ci sono dispute con altri professionisti in tema di competenze per la semplice ragione che non vi è un titolo di studio specifico abilitante, ma corsi che possono seguire tanto i geometri come architetti, ingegneri e periti, nonché tanta, tantissima esperienza personale da accumulare in anni di lavoro nella valutazione dei rischi e nella redazione dei piani da consegnare ai Vigili del fuoco per le procedure di autorizzazione. «In effetti – afferma Giuliano Vacchi, coordinatore della Commissione prevenzione incendi del Collegio – quest’immagine, almeno per ora, è aderente alla realtà. Chi tra i geometri si occupa di questo ambito, e non siamo molti, ha dovuto costruire la propria professionalità al di fuori dei percorsi scolastici tradizionali e si confronta con altri diplomati e laureati che hanno un curriculum analogo. Dico almeno per ora, perché l’introduzione dell’approccio ingegneristico alla prevenzione incendi potrebbe prefigurare una qualche prevalenza d’un titolo di studio rispetto ad un altro. Ma è una questione solo all’orizzonte che per ora non preoccupa più di tanto». I nostri lettori sono bene informati sulle ultime novità della prevenzione incendi perché, in un recente numero del Geometra bresciano e proprio con il INTERVISTA Il Coordinatore della Commissione “Prevenzione incendi”, geom. Giuliano Vacchi tuo aiuto, abbiamo illustrato le novità della legislazione relativa alla prevenzione incendi, la divisione delle attività in tre categorie di rischio (A, B e C) dalla meno pericolosa via via a salire e con tre diverse procedure per il professionista. «Sì l’ultima legislazione è dell’agosto 2011 e il decreto che ne regolamente le procedure per la sua attuazione è dell’anno successivo, ma per quanto riguarda la normativa tecnica di prevenzione incendi siamo alla vigilia di una autentica rivoluzione in questo comparto che, lasciando ovviamente invariata la recente legislazione, introduce un approccio completamente nuovo proprio per il lavoro del professionista. Ed è su questo, sull’illustrazione di questo nuovo approccio, il suo stuidio ed il suo approfondimento che la commissione sarà impegnata nelle prossime settimane e nei prossimi mesi». Puoi spiegarcelo per sommi capi? «Ho detto che si tratta di una rivoluzione, perché la normativa tecnica attualmente vigente sarà progressivamente sostituita da un “testo unico”, ora in fase di ultimazione, passando da un approccio di tipo “prescrittivo” a uno di tipo “prestazionale” per tutte le attività soggette a controllo di prevenzione incendi. In partica, attualmente, per alcune attività, le più diffuse, esistono norme cosiddette “verticali” che puntualmente prevedono per ogni attività soggetta a rischio di incendio, una serie di regole tecniche che scaturiscono da una vera e propria analisi dei rischi incendio, effettuata dal compilatore della norma stessa. Il contenuto di ogni norma “verticale” viene quindi attualmente rigidamente applicato dal professionista per ogni attività normata. Nei prossimi anni invece, da quando questa nuova normativa tecnica entrerà in vigore, essendo composta da parte generale (detta normativa “orizzontale”) molto corposa che tratterà tutte le misure di prevenzione di tipo generale e da una “verticale molto snella” dedicata alle attività specifiche, il professionista avrà la libertà e la responsabilità di valutare il rischio incendio nella sua particolarità e di attuare le misure di prevenzione che riterrà più corrette, nel rispetto delle regole generali di sicurezza. In buona sostanza aumenta in maniera significativa la richiesta al professionista di individuare le misure di prevenzione e protezione incendi più adatte, assumendosene per intero la responsabilità. Se a ciò si aggiunge che per le attività di categoria A non vi è un esame preventivo degli enti di controllo e l’autorizzazione viene di fatto legata alla capacità di progettazione del professionista, si capisce come il ruolo dell’esperto in questo settore abbia assunto una rinnovata centralità. Fino a ieri poteva capitare di dover discutere preventivamente con l’autorità competente per approdare poi ad un piano condiviso, oggi invece spesso la verifica degli uffici è posteriore e la responsabilità prima è del professionista». È davvero una rivoluzione che dovrà IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 7 INTERVISTA Il Coordinatore della Commissione “Estimo e valutazioni immobiliari”, geom. Matteo Negri essere spiegata ai colleghi ed ai committenti. «Come commissione stiamo già lavorando. Siamo teoricamente in dodici fra giovani e colleghi di esperienza e puntiamo ad organizzare – oltre ai corsi di aggiornamento che si susseguono da quel primo corso del Collegio del 1987 dal quale sono passati i meno giovani di noi – un seminario sulla nuova normativa tecnica al Tartaglia ed altre iniziative di sensibilizzazione. Inoltre poiché siamo inseriti anche nel Cipi, il Comitato interprofessionale per la prevenzione incendi, prenderemo spunto dagli argomenti che quest’organismo interprofessionale istruisce per calarli nell’attività della nostra commissione e muoversi di conseguenza». Tu operi in questo campo da molto tempo e per questa ragione ti chiedo se c’è sensibilità nella committenza su questo versante. «Non voglio generalizzare, ma direi una bugia parlando di un’alta sensibilità sulla prevenzione in genere e sulla sicurezza. Il cliente paga malvolentieri i costi di questo capitolo e lo fa solo perché obbligato dalla legge, non rendendosi conto che prevenire i rischi è sempre meglio che intervenire su un cumulo di macerie che magari è stata messa a repentaglio pure la vita di tante persone. Ed è anche su questo punto che occorre sensibilizzare la categoria e la società: la prevenzione non è solo burocrazia, non è un costo inutile. Tutti cercano di risparmiare ed il guaio è che quando si rendono conto di non aver fatto abbastanza per la sicurezza, spesso è troppo tardi». Commissione “Estimo e valutazioni immobiliari” Nuovi standard internazionali e best practice I l geometra Matteo Negri è il coordinatore della Commissione Estimo e valutazioni immobiliari ed è un vero esperto in questo settore. I nostri lettori lo conoscono sia per i contributi che spesso abbiamo pubblicato con la sua firma su questi argomenti, sia perché al convegno mondiale dei geometri dello scorso anno a Roma ha tenuto una relazione al gruppo di lavoro internazionale sulle più recenti acquisizioni nel campo delle valutazioni immobiliari. La sua prima considerazione riguarda la composizione della Commissione che è chiamato a coordinare. «La commissione estimo – dice - vede come potenziali aderenti una trentina di iscritti, equamente suddivisi per lo8 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 calizzazione e per età anagrafica. Al momento la commissione si è riunita una sola volta (l’11 di marzo) ed in quell’occasione hanno partecipato con entusiasmo circa una ventina di geometri che senza indugio si sono messi immediatamente al lavoro». Par di capire che si tratti di colleghi impegnati direttamente su questi problemi… «È così. Il primo ruolo che ci siamo prefissi è infatti quello di alzare il livello di preparazione degli iscritti nel campo delle valutazioni immobiliari, attraverso corsi di formazione scientifici, coadiuvati da esercitazioni pratiche, organizzati dal nostro Collegio e promossi dall’Associazione di categoria Geo.Val. Esperti». In effetti è proprio in questo specifico campo che negli ultimi anni si sono imposti metodi nuovi, di valenza e valore internazionale che senza smentire le procedure di valutazione che i geometri utilizzano da sempre, le hanno radicate in una metodologia scientifica condivisa. «La missione che ci siano dati è infatti quella di studiare, sviluppare ed approfondire le tematiche dell’estimo immobi- INTERVISTA liare moderno (best practice), ovvero delle stime pluriparametriche, così come previsto dagli standard internazionali di valutazione (IVS), europei (EVS) e italiani (Codice delle valutazioni immobiliari edito da Tecnoborsa, Linee Guida ABI per la valutazione degli immobili in garanzia delle esposizioni creditizie e dai Principi Italiani di Valutazione proposti dall’OIV, per la stima degli immobili assoggettati agli standard contabili IAS/IFRS)». Operativamente come vi state muovendo? «Attraverso la compilazione di schede di adesione la commissione sarà presto suddivisa in gruppi di lavoro che avranno il compito di implementare le seguenti tematiche: – organizzazione di seminari ed eventi con istituzioni, enti ed altre figure professionali; – predisposizione di un fac-simile della due “diligence immobiliare”, in applicazione agli standard di qualità promossi dal CNG_GL in collaborazione con l’UNI – predisposizione di un fac-simile di un rapporto di valutazione per la stima degli immobili in garanzia delle esposizioni creditizie, il tutto in applicazione alle linee guida ABI – stesura di un manuale tecnico operativo, finalizzato all’analisi dei costi di costruzione, suddivisi per tipologie edilizie ed immobiliari, al fine di poter applicare correttamente il metodo del costo di costruzione deprezzato (cost approach) – implementazione della banca dati attraverso l’osservazione/segmentazione del mercato immobiliare e la rilevazione dei dati immobiliari (prezzi e caratteristiche quantitative e qualitative) – predisposizione di articoli, casi studio e approfondimenti da pubblicare sul nostro periodico il Geometra Bresciano». Un programma impegnativo che peraltro i nostri lettori potranno seguire proprio dai contributi che pubblicheremo su queste colonne. E con questo programma generale, quali obiettivi vi siete posti per quest’anno? «L’argomento principale che potrebbe incardinarsi nell’anno corrente è l’importanza delle valutazioni immobiliari scientifiche nelle procedure esecutive e fallimentari, con particolare riferimento al rapporto di valutazione pubblicato sul portale del Tribunale di Brescia, nonché al recente accordo siglato tra il CNG_GL e l’ANPE (Associazione Notarile per le Procedure esecutive).È un approfondimento urgente e necessario che contiamo proprio di mettere a regime nelle prossime settimane». Commissione “Edilizia sostenibile, efficienza energetica ed acustica” L’impegno è andare oltre la semplice certificazione I l geometra Roberto Manella è il giovane collega che coordina la Commissione dedicata all’edilizia sostenibile, all’efficienza energetica ed acustica nell’edilizia. Temi non nuovi per la categoria, ma che indubbiamente in questi ultimi anni sono divenuti pane quotidiano di ogni professionista. Una commissione dunque per temi di grande attualità che è costituita in buona parte proprio da giovani colleghi. “«Colleghi giovani e molto preparati – aggiunge Manella – una trentina di geometri che hanno fatto propria la sensibilità recente su temi come il risparmio energetico, li hanno approfonditi ed offrono al mercato il loro contributo di conoscenza. La commissione finora si è riunita una sola volta, ma gli interventi di tutti (molti dei quali già li conoscevo per averli visti operare sul campo) mi sono parsi di grande lucidità nell’inquadrare le questioni aperte e nel porre le basi per un lavoro che credo proprio sarà proficuo». Quando si parla di efficienza energetica il pensiero di tutti corre alla certificazione obbligatoria… «Sì ed è insieme una maledizione ed una grande opportunità, in verità sinora sfruttata spesso molto male. La certificazione energetica ed in generale l’attenzione al risparmio energetico promossa in questi anni anche attraverso incentivi statali e campagne di sensibilizzazione, hanno avuto indubbiamente il merito di porre all’attenzione di tutti le tematiche della sostenibilità in edilizia. Il limite maggiore purtroppo è dato dal fatto che il cittadino, il committente, è spesso portato ad interpretare ad esempio la certificazione solo come un obbligo in più da assolvere, inutile burocrazia alla quale destinare il meno possibile». Da qui il problema più volte sottolineate dai colleghi di proposte truffaldine, di certificazioni fuorilegge rilasciate a poche decine di euro. «Ed è proprio questo – insieme alla necessità di organizzare corsi che aiutino i geometri ad aumentare la loro professionalità ed assolvano all’obbligo di formazione permanente per 40 ore ogni 5 anni – uno dei temi che la commissione ha già cominciato ad affrontare. Abbiamo denunciato chi offre IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 9 INTERVISTA Il Coordinatore della Commissione “Edilizia sostenibile, efficienza energetica e acustica”, geom. Roberto Mannella dei corsi, l’organizzazione di incontri e seminari, in una parola la migliore professionalizzazione dell’intera categoria». Un impegno che non si esaurirà quest’anno… «Certamente è impegno costante e duraturo, ma già quest’anno dovremo saper indirizzare la nostra attività su questo canovaccio, utilizzare tutte le occasioni pubbliche che sapremo creare per diffondere questa nuova consapevolezza, non accontentandoci che lo sappiano i colleghi ma che il messaggio arrivi anche ai cittadini». Nel titolo della commissione non c’è solo la sostenibilità energetica, ma pure l’efficienza acustica. «Sì ed i colleghi che hanno partecipato alla commissione ne sono pienamente consapevoli. Su questo tema c’è interesse, c’è molto interesse, ma partiamo da una situazione molto meno agevole che in campo energetico. Sui temi dell’acustica non ci sono incentivi, non c’è grande sensibilizzazione e il costruttore, ad esempio, è attento all’energia ed assai meno al suono. Anche se poi, magari, dall’inefficienza acustica viene una montagna di contenzioso post-vendita». certificati evidentemente fasulli a poche decine di euro, documenti che sono stati realizzati senza il sopralluogo obbligatorio previsto dalla legge e sulle nuove abitazioni con ben pochi calcoli effettivi della reale efficienza energetica del fabbricato. La commissione chiederà che le verifiche degli organismi di controllo siano ampliati, che si accerti e si sanzioni chi non si comporta correttamente, unendo a questo stimolo all’attività ispettiva un lavoro assai più necessario di sensibilizzazione dei cittadini, di presa di coscienza diffusa dell’importanza d’una edilizia realmente sostenibile». Risolvere il problema delle certificazioni insomma non basta… «No, non basta, perché la certificazione è il documento a valle che sancisce la correttezza di quanto è stato fatto, mentre il nodo anche professionalmente più gratificante è la progettazione sostenibile. Da questo punto di vista il compito che la commissione sente prioritario è proprio l’allargamento dell’orizzonte dalla certificazione alla progettazione, dunque allo studio delle soluzioni innovative, alla conoscenza dei materiali nuovi, all’aggiornamento delle conoscenze in un ambito che quasi ogni giorno presenta significative novità. È dunque un ruolo di formazione e di diffusione del sapere che attende la commissione, la promozione 10 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 Pertanto sensibilizzazione anche su questo versante come impegno prioritario? «Sensibilizzazione e formazione. Occorre dire che l’efficienza acustica è tema assai più complesso di quella energetica. I problemi sono complicati, le esigenze di formazione più impegnative, anche solamente i corsi devono avere una durata maggiore. Per capirci, si diventa certificatori con un corso di poche decine di ore, nell’acustico si parla di corsi ripetuti per almeno tre anni, a diversi livelli di approfondimento e di complessità. È una professionalità che non si improvvisa. Ma fortunatamente in commissione ho colleghi molto preparati anche su questo argomento e già dalla prossima riunione daremo vita ad una commissione sull’efficienza acustica che si dedicherà interamente a questi argomenti». INTERVISTA Il Coordinatore della Commissione “Consulenti tecnici e mediatori”, geom. Alberto Fortunato Commissione “Consulenti tecnici e mediatori” Il primo impegno è convincere i colleghi I geometri sono da sempre consulenti tecnici per i tribunali, ma solo da poco più di tre anni hanno cominciato ad esercitare la loro professionalità anche nell’ambito della mediazione. E per queste specifiche attività il Collegio ha deciso di istituire una apposita Commissione affidando il ruolo di coordinamento al collega Alberto Fortunato. Proprio per il tempo relativamente breve di questa specializzazione, meglio in particolare della mediazione, prima di chiedere a Fortunato dell’attività della sua commissione, abbiamo voluto sapere se nel Bresciano la mediazione ha preso piede e funziona. «La mediazione funziona – replica pronto Fortunato – non tanto in riferimento al numero delle pratiche che svolgiamo, quanto piuttosto per la soddisfazione che le parti manifestano una volta intrapresa questa strada. La mia esperienza mi dice infatti che la mediazione si conferma preziosa, quale unica valida alternativa al conflitto giudiziario, e se le parti decidono di percorrerla trovano sempre l’accordo». Sarà perché lo strumento è giovane ma non ho la sensazione che ci sia piena coscienza anche nella categoria delle potenzialità di questo strumento per evitare al cliente cause incerte e soprattutto lunghissime. «È proprio così. La legge è del 2010 e la sua piena operativa è ancora posteriore, ma ripeto, chi l’ha sperimentata ne uscito pienamente soddisfatto ed anche professionalmente è un lavoro arricchente nel quale il geometra deve mettere a frutto non solo le sue conoscenze professionali, ma pure le sue doti psicologiche, le tecniche specifiche che servono a far maturare un consenso attorno all’ipotesi di accordo». Ma perché clienti e geometri dovrebbero avere fiducia in questo strumento? «Le ragioni sono molte, al di là del fatto che per taluni ambiti la procedura va obbligatoriamente esperita prima di rivolgersi al tribunale. Vorrei solo citare ad esempio il fatto che la mediazione avviene in un ambito extra-giudiziale, assolutamente riservato, senza che nulla di quanto le parti dicono possa essere utilizzato in una futura causa. E questo è un elemento di particolare valore, che consente al mediatore di sfrondare il disaccordo tra le parti da una serie di elementi per cercare di andare al nocciolo della questione, aiutando le parti a far emergere il possibile accordo. E in questo sforzo il mediatore ha grande libertà, nel senso che può sentire le parti separatamente, può farle incontrare e poi risentire separatamente, con e senza gli avvocati, e senza mai verbalizzare nulla, di più senza consentire alle parti di verbalizzare quanto detto». In determinati ambiti la presenza degli avvocati è però obbligatoria. «Sì, ma per la legge l’avvocato aiuta il suo cliente ad avere piena coscienza del diritto in gioco, deve approvare l’accordo in certe materie rendendolo in questo modo immediatamente esecutivo, ma non ha, ad esempio, la possibilità di impedire un’intesa, può solo rendere più lenta la sua applicazione. C’è insomma il primato assoluto della volontà delle parti, accertata dal mediatore che verbalizza però solo l’avvenuta intesa o il disaccordo, lasciando però alle parti stesse, magari con l’aiuto dei loro avvocati, la stesura dei contenuti dell’intesa. Per tutte queste ragioni il mediatore non è altri che un facilitatore dell’incontro tra le parti che vogliono risolvere una lite su un diritto magari aperta da decenni». In questo senso si potrebbe dire che i geometri sono naturalmente mediatori, IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 11 INTERVISTA poiché da sempre sono impegnati a facilitare la soluzione dei problemi e non certo a crearne di nuovi. «Io direi forse che i geometri per loro natura non sono litigiosi, ma non arriverei a dire che il geometra per sua natura è un mediatore, nel senso che non c’è nel bagaglio professionale del geometra una specifica competenza di mediazione. Per questa ragione questa esperienza occorre costruirsela, occorre studiare psicologia, occorre apprendere alcune tecniche di dialogo e di gestione del conflitto… Fare il mediatore è insomma un mestiere difficile ed impegnativo, che non si può improvvisare. Serve una specifica formazione ed un aggiornamento continuo». Ed è su quello che credo stia lavorando anche la vostra commissione. «Certamente è questo uno degli impegni, non il maggiore, con l’organizzazione di corsi di aggiornamento ogni anno. Direi che il primo impegno è la sensibilizzazione dei colleghi e della società nel suo complesso sull’esistenza di questa procedura e sulla sua utilità. Verso la mediazione mi pare ci sia da parte di tanti, un atteggiamento di sufficienza che, a mio avviso, non trova giustificazione. Ripeto è l’unico strumento alternativo valido al conflitto giudiziario che, tutti lo sappiamo, in Italia è una iattura. Ecco io credo che la commissione avrebbe già fatto molto convincendo tutta la categoria del valore della mediazione, così che ogni collega la possa validamente consigliare al suo cliente». Ma quanti siete oggi a Brescia a svolgere questo delicato compito? «Al primo corso di formazione organizzato dal Collegio parteciparono alcuni anni fa 150 geometri. Fatto il corso si decise di aderire a Geocam facendo pagare una quota; questa decisione dimezzò i geometri interessati che sono scesi ulteriormente quando abbiamo stabilito la necessità di seguire un corso ogni due anni prevedendo dopo le lezioni anche una valutazione di ogni singolo corsista. Da tutte queste scremature è uscito un gruppo d’una ventina di mediatori che oggi effettivamente svolgono questa professione». Non molti. «Lascio ad altri la valutazione, ma io credo che si debba guardare al futuro, che tutto sommato una professionalità nata meno di tre anni fa e che ha bisogno di doti e di studi molto particolari per essere esercitata, non può essere da subito una professione di massa. Occorre lavorare seriamente per diffondere la conoscenza di questo strumento, far crescere le nostre competenze, allenare le nostre capacità. Non a caso durante molte mediazioni accanto al mediatore ci sono spesso 3 o 4 tirocinanti che ovviamente non intervengono nella discussione, sono come soprammobili nella stanza, ma possono imparare molto». 12 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 E in commissione invece quanti siete? «Siamo in 7/8 e ci siamo già un po’ divisi i compiti per lavorare al meglio. Così c’è chi pensa alla formazione, chi alla sensibilizzazione, chi in particolare sta cercando di allacciare rapporti con enti e associazioni, come l’Anaci, l’Unione agricoltori e la Coldiretti per arrivare alla stipula di convenzioni che facciano affluire le pratiche al nostro organismo di mediazione. Il lavoro insomma è tanto, ma lo stiamo affrontando con grande entusiasmo». Commissione “Agricoltura e Ambiente” Focus su burocrazia, periti grandine ed energia I n fondo veniamo tutti da lì, prima agrimensori e poi geometri: le radici della professione affondano in agricoltura, nella misura dei terreni, negli interventi che l’uomo fa per valorizzare lo spazio che abita. E dopo una stagione nella quale l’agricoltura è parsa perdere quel ruolo primario che ha per definizione, da qualche tempo a questa parte, proprio questo settore, con l’importante aggiunta dell’attenzione e della nuova sensibilità all’ambiente è tornato di grande attualità, oltre che fonte di lavoro non indifferente per la categoria. Doverosa e convinta la formazione della nuova Commissione agricoltura e ambiente che è coordinata dal geometra Andrea Comincini. «Sì val la pena di ricordare che veniamo tutti da lì – dice – ed aggiungo che lì in molti stiamo tornando, sia magari per il nostro ruolo professionale, sia soprattutto per una più avvertita sensibilità ambientale che ci coinvolge tutti. Ed alla chiamata del Collegio non hanno risposto in pochi: hanno infatti partecipato alle prime due riunioni poco meno di venti colleghi, un terzo dei quali giovani». Due riunioni e pertanto lavoro già messo a regime… «Penso di sì, nel senso che i primi incontri sono proprio serviti ad impostare il lavoro che poi proseguirà in sottocommissioni o gruppi creati ad hoc. Era necessario infatti conoscersi, mettere in fila le questioni che abbiamo dinanzi e decidere come affrontarle; ora si passa all’approfondimento vero e proprio dei singoli problemi ed alle iniziative». Ho letto dalla vostra prima relazione al Consiglio che vi siete già divisi in tre INTERVISTA Il Coordinatore della Commissione “Agricoltura e ambiente”, geom. Andrea Comincini gruppi: puoi illustraceli brevemente? «È presto detto. Abbiamo formato tre gruppi di lavoro suddividendo in tre diverse aree i molti problemi che sono stati sollevati e per i quali organizzeremo anche iniziative di formazione d aggiornamento ad hoc. Il primo gruppo si occupa sostanzialmente di energia, meglio delle tecnologie e delle soluzioni per la produzione di energia ed il risparmio energetico in agricoltura. Alla sua attenzione ci sono dunque i sistemi fotovoltaici (che dopo gli interventi invero talvolta eccessivi e a terra dei primi anni, tentano oggi di avere impatti ambientali meno gravosi), la produzione di energia da biogas con le tecnologie più diverse che in gran numero prevedono l’utilizzo e lo smaltimento dei liquami. Ci interessa meno, tanto per essere chiari, la produzione di energia da mais o cereali perché riteniamo che questi prodotti debbano essere riservati all’alimentazione animale ed umana e non alla trasformazione in energia. E questo gruppo di specialisti è già al lavoro per mettere a punto un breve corso di aggiornamento su questi argomenti e qualche visita agli impianti più moderni già in funzione a poche decine di chilometri dalla città». Questo è il gruppo che tenta di mettere in relazione l’agricoltura con la produzione energetica avendo però cura la massima salvaguardia dell’ambiente, che per chi vive in campagna è un bene di inestimabile valore. E il secondo gruppo invece di cosa si occupa? «Guarda innanzitutto ai rapporti con i diversi enti che entrano in gioco a vario titolo nella gestione dei terreni, ovvero i Comuni, i Consorzi, i Parchi, la Provincia, la Regione e la So- printendenza per i Beni architettonici di Brescia, per citare i maggiori interlocutori che abbiamo nel settore. L’obiettivo per questo gruppo è innanzitutto quello di rendere pervio, aperto e più semplice ogni rapporto con questi enti che spesso finiscono per oberare i committenti e i tecnici incaricati con un’infinita serie di adempimenti burocratici, non raramente duplicando moduli e documentazioni, triplicando i tempi, rendendo infinite le pratiche. C’è sicuramente un gran numero di norme e regolamenti che questi enti debbono rispettare, ma noi siamo impegnati ad aprire un dialogo per cercare di semplifiucare gli adempimenti, per evitare le duplicazioni, per far sì ad esempio che anche gli enti parlino tra di loro e non si limitino a chiedere documentazione agli imprenditori agricoli. Per esempio tutti noi della commissione abbiamo più volte sottolineato la necessità non solo di un canale preferenziale di dialogo tra i tecnici e gli enti, ma anche di una sorta di conferenza dei servizi alla quale far partecipare in una sola occasione tutti gli enti che debbono dire la loro su un determinato intervento. E questa sarebbe davvero un’operazione capace di snellire in maniera significativa le procedure e dare un taglio netto ai tempi lunghissimi tra la decisione per un intervento e la sua realizzazione». Ed il terzo gruppo? «Il terzo è un gruppo con professionalità molto specifiche perché riguarda i problemi posti dai colleghi che si occupano di perizie sui danni in agricoltura a seguito di eventi meteo come la grandine. E qui il primo punto all’ordine del giorno è la riproposizione d’un corso per quelli che una volta chiamavamo periti grandine. Di più: il nostro impegno è fare in modo che chi ha conseguito una abilitazione con corso di questo tipo possa concretamente entrare a far parte del corpo peritale, ovvero venga chiamato a far parte delle squadre che dopo un evento calamitoso devono certificare i danni subiti dagli agricoltori e presentare le perizie alle assicurazioni. A questo proposito la commissione intende incontrare al più presto le associazioni degli agricoltori e le centrali assicurative per far valere l’apporto professionale di IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 13 INTERVISTA colleghi preparati ed esperti». Un programma decisamente impegnativo. Ma vorrei fare un’altra domanda: parlando con molti colleghi ho spesso l’impressione che l’agricoltura sia uscita dal nostro orizzonte professionale. Ne parliamo poco, non sono molti i colleghi che vi si dedicano…. «Non è così; c’è ancora una montagna di lavoro in agricoltura e ancor di più nell’ambiente per i geometri. Io sono convinto che c’è una potenzialità grandissima, certo non secondo gli stereotipi che potevano andar bene fino a qualche anno fa, ovvero quelli della costruzione di nuovi allevamenti e di magazzini, nella regolarizzazione anche degli stessi conformandoli alle normative vigenti, o della ristrutturazione delle abitazioni rurali. C’è spazio ad esempio nei consorzi irrigui, ce n’è nella tutela del territorio, ce n’è nell’economia green… Ripeto: oggi c’è grande spazio anche solo in agricoltura partendo ad esempio dalla constatazione che chi abbiamo di fronte non è più un agricoltore bensì un imprenditore agricolo e che il cambio non è ovviamente solo nominalistico». Eppure questa realtà fatica ad emergere anche tra noi geometri… «Di più: c’è un tentativo neppure troppo nascosto di estromettere i geometri liberi professionisti dall’agricoltura. Lo stanno ad esempio facendo alcune associazioni agricole che offrono ai loro soci direttamente, ovvero con professionisti alle loro dipendenze, la consulenza e il servizio che fino a ieri era appannaggio di noi liberi professionisti. Anche per questa ragione la commissione cercherà al più presto occasioni di confronto, se serve di scontro ed invece se possibile di collaborazione, con le associazioni agricole stesse». E per quest’anno qual è l’obiettivo? «Gli obiettivi sono molti, ma io credo soprattutto che in questa fase la nostra commissione ha bisogno di stringere rapporti di collaborazione con le altre commissioni, ad esempio con la Commissione Catasto, la Commissione Estimo, Commissione Prevenzione Incendi, Commissione Urbanistica ed Edilizia, perché abbiamo molti problemi in comune e le loro conoscenze ci possono tornare molto utili. Voglio quindi innanzitutto stringere questi rapporti. E poi abbiamo un’esigenza: in Commissione siamo tutti bassaioli e c’è un solo sebino: manca la montagna. Faccio dunque un appello ai geometri che in Valcamonica, in Val Sabbia ed in Valtrompia si occupano di agricoltura perché partecipino alla Commissione agricoltura e ambiente: il loro contributo è irrinunciabile». 14 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 Commissione “Amministratori immobiliari” Esordio col botto della nuova legge L a Commissione degli amministratori immobiliari è all’esordio , è nata per la prima volta dopo l’elezione del nuovo Consiglio del Collegio, ma come ricorda il coordinatore geometra Silvio Maruffi, per la nostra categoria non è certo una novità. «Val la pena di ricordare dice infatti – che nelle nostre competenze l’amministrazione era definita fin da prima della guerra, nel regolamento del 1929. Allora si trattava di amministratori soprattutto di aziende agricole, poi invece, nel dopoguerra, si è cominciato a parlare anche di amministratori immobiliari e con la nascita dei condomini, di amministratori di immobili con molte proprietà ed inquilini. Voglio aggiungere che fino a non molto tempo fa, solo 35 colleghi tra i nostri circa 3.000 iscritti avevano dichiarato di occuparsi prevalentemente di amministrazioni immobiliari; nell’ultima analoga indagine invece a rispondere positivamente sono stati 224 rendendo così in qualche modo necessaria la nascita di una apposita commissione. Anche perché la normativa in questa materia è in continua evoluzione». È sì siamo alle prese con la nuova legge sul condominio che pochi mesi fa ha cambiato molte delle regole in materia, definendo meglio anche la figura e le responsabilità dell’amministratore. «Fatta la legge ora siamo nella non facile stagione dell’interpretazione della legge, della sua concreta attuazione che pone questioni nuove ogni giorno. Questioni che io ritengo un geometra, proprio in virtù delle proprie competenze può affrontare meglio di tanti altri professionisti. Oggi infatti l’amministratore non è chiamato solo a far di conto, a dividere le spese fra i condomini e le proprietà, ma deve occuparsi in prima persona delle manutenzioni e delle riqualificazioni degli immobili che amministra, offrendo la sua specifica professionalità e consulenza ai condomini in temi quali ad esempio il risparmio energetico, la materia fiscale, il Catasto. È pertanto un ambito di attività che ben si adatta alle nostre peculiari competenze». La commissione si sta dunque occupando innanzitutto di formare adeguatamente i colleghi che svolgono o intendono intraprendere questa attività. “È uno degli impegni. Uno sforzo che si muove su due diversi livelli. Il primo riguarda l’informativa generale rivolta a tutti i colleghi ed a quanti intendono occuparsi nella loro at- INTERVISTA Il Coordinatore della Commissione “Amministratori immobiliari”, geom. Silvio Maruffi questioni. Ripeto: in questa prima fase era necessario fare i corsi, offrire i crediti formativi, diffondere la conoscenza della nuova legge, poi si vedrà». Una delle questioni che dovrete affrontare sarà certamente quella delle garanzie richieste dalla nuova legge agli amministratori. «C’è sicuramente un problema assicurativo specifico da affrontare, ma non trascurerei neppure l’importanza d’una capillare diffusione d’una informativa sulla legge. Che impone ad esempio all’amministratore di raccogliere tutti i fondi necessari prima di affidare i lavori di manutenzione straordinaria. E poi c’è il capitolo a sé delle liti e della mediazione…. Insomma il lavoro non manca davvero». Commissione “Sicurezza” Avvio tribolato e due gruppi di lavoro I tività di questi argomenti. Un secondo fronte riguarda invece la specializzazione e l’aggiornamento di chi già opera. Corsi ed appuntamenti che abbiamo già in parte definito». Ma l’amministratore immobiliare è un ambito cjhe vede impegnati anche molti giovani colleghi? «Non ho dati precisi, ma credo di sì ed anzi nel formare la commissione proprio a questo proposito si è creato qualche iniziale disguido. È infatti capitato che dei 19 colleghi che si sono candidati a far parte della commissione, 11 non avevano dichiarato di svolgere questa professione. Ho rimediato subito richiamando in servizio almeno all’inizio colleghi che da tempo svolgono la professione, mentre più avanti ci sarà spazio per tutti. Quanto all’interesse dei giovani c’è da dire che al corso iniziale ed a quello di approfondimento si sono iscritti ben 160 colleghi». Commissione da ripensare dunque? «No, ho già cominciato a lavorare con chi poteva darmi una mano perché le richieste di formazione dei colleghi erano pressanti. Ma presto faremo una riunione plenaria e formeremo i gruppi di lavoro e di approfondimento delle singole n questo giro d’orizzonte sul lavoro delle nuove Commissioni che hanno appena iniziato ad operare, la voce fuori dal coro è quella di Nadia Bettari, coordinatrice della Commissione sicurezza. Mentre infatti i colleghi parlano di entusiasmo, competenza, impegno Nadia Bettari racconta d’un inizio di difficile gestione a causa del numero dei partecipanti. «Alla nuova Commissione sicurezza – dice Nadia Bettari – hanno aderito 49 colleghi, un numero elevatissimo ed assolutamente ingestibile. Il Consiglio aveva inizialmente chiesto di aderire ad una sola commissione, successivamente invece sono state accolte le domande di tutti, senza vagliare l’esperienza e la preparazione dei singoli. È bastato fare un giro di presentazioni alla prima riunione e sentire qualche domanda per rendersi conto che alcuni dei colleghi intervenuti, sebbene abilitati come coordinatori, non si siano mai occupati in concreto di sicurezza. Purtroppo la Commissione in questo modo rischia di trasformarsi in un corso accelerato per qualche collega che evidentemente aveva dei problemi da risolvere, non aveva le conoscenze per affrontarli e sperava che la Commissione lo facesse per lui, ma la funzione della Commissione è ben altro». Davvero un quadro così sconfortante? «Dirò di più: da qualche affermazione buttata là da più d’uno dei colleghi, ho avuto la sensazione che per molti venire ad una commissione significa garantirsi dei vantaggi, del laIL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 15 INTERVISTA Il Coordinatore della Commissione “Sicurezza”, geom. Nadia Bettari riunioni che abbiamo fatto e ho già formato due gruppi di lavoro nei quali chi ha qualcosa da dare alla categoria potrà impegnarsi. Resto convinta che il miglior modo per testare le ‘new entry’ è quello di affidar loro dei compiti: se li portano a termine abbiamo guadagnato un collega alla causa del Collegio, della tutela della professione e della qualificazione della categoria. Diversamente non occorre neppure dir loro di non venire più: se ne stanno a casa e non li senti più per anni». voro, dei guadagni. È da tempo che questa convinzione tra gli iscritti è diffusa, ma ho ripetuto che nelle Commissioni c’è solo gente che fa volontariato per la categoria, che al più guadagna il piacere d’un confronto con colleghi preparati, ma che sul piano del lavoro si perde del tempo, meglio, si offre il proprio tempo al servizio della categoria». Scusa ma ti sei chiesta perché questa volta a differenza di tante altre ti sei trovata in questa situazione. «Me lo sono chiesta e mi sono data anche qualche risposta. C’è stato indubbiamente qualche difetto di comunicazione da parte del Collegio: non é stato chiarito forse in maniera esplicita che i corsi sono una cosa e le commissioni un’altra, che chi partecipa ad una commissione deve avere una professionalità da condividere con i colleghi e da mettere al servizio dell’intera categoria, non un luogo di formazione e tanto meno un luogo in cui spartirsi il lavoro. Di più: non ha giovato a mio giudizio la scelta del Consiglio di permettere ai colleghi di partecipare a più commissioni, perché resto convinta che se partecipi bene e ti impegni in una commissione non hai materialmente il tempo per seguirne un’altra, e che non puoi ritenerti esperto di tutto e fingere di partecipare a tutto». E dopo un avvio così tribolato come pensi di proseguire? «Il mio programma non cambia. Sono stata chiara nelle due 16 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 Come hai organizzato il lavoro? «Un primo tema è come sempre quello della formazione, delle 40 ore di aggiornamento che ognuno di noi deve fare nei cinque anni per avere i crediti necessari a confermare la sua abilitazione. Faremo quest’anno un seminario ed un corso di aggiornamento che ripeteremo per 7/8 volte così da rispondere a tutte le richieste dei colleghi». Si conferma dunque il grande interesse della categoria per queste tematiche. «L’interesse c’è anche se il lavoro con la crisi dell’edilizia è un po’ scemato. Fortunatamente dal 2009 la normativa si è stabilizzata e non c’è pertanto l’esigenza di mettersi velocemente al passo con nuovi obblighi o nuovi regolamenti. Non per questo la commissione resterà con le mani in mano». Hai già deciso come operare? «Abbiamo già deciso di mettere al lavoro due sottocommissioni. La prima si occuperà della sicurezza sul lavoro negli ambienti fissi, ovvero nelle situazioni sostanzialmente normate dalla legge 626. La seconda invece si occuperà della sicurezza nei cantieri. E di questa seconda mi occupo più direttamente anch’io». INTERVISTA Il Coordinatore della Commissione “Urbanistica ed Edilizia”, geom. Stefano Santini Commissione “Urbanistica ed edilizia” Semplificazione e omogeneità di procedure G ruppo di lavoro storico, insediato praticamente da sempre al Collegio, la Commissione urbanistica ed edilizia è coordinata da poche settimane dal geometra Stefano Santini. Che ha posto fin dall’inizio la continuità con l’esperienza degli ultimi anni al centro del proprio impegno. «Il lavoro che abbiamo avviato – dice – riprende in sostanza quanto stava facendo la precedente commissione, quella guidata dal collega Zipponi. L’obiettivo di carattere generale è quello di puntare alla semplificazione delle procedure che i colleghi devono affrontare nel loro quotidiano lavoro, la omogeizzazione delle procedure stesse e della modulistica da Comune a Comune, da area ad area, la tutela dell’interesser professionale laddove viene messo in discussione». Chi ha aderito a questa nuova commissione? «Alla Commissione si sono iscritti 35 colleghi ed alla prima riunione hanno partecipato in 24, con un discreto gruppo di giovani. Il mio intento è di riunirci una volta ogni 40 giorni ed affrontare innanzitutto le questioni che vengono poste dai colleghi. Per questa ragione abbiamo già nominato la collega Antonella Piotti segretaria a verbalizzatrice: tocca a lei raccogliere in prima istanza dalla mail del Collegio o da mille altre possibili fonti le segnalazioni dei geometri bresciani su problemi e questioni aperte nei Comuni. In commissione poi valutiamo, anche con l’aiuto di esperti esterni, la valenza della questione posta e decidiamo come intervenire». Cos’è che viene segnalato più spesso? «Non c’è una casistica precisa, diciamo che spesso e volentieri si tratta di richieste strane da parte degli uffici tecnici di alcuni comuni, di interpretazioni particolari di alcune norme. Si va da destinazioni urbanistiche a norme urbanistiche, da questioni energetiche alle distanze tra immobili o allevamenti. Recentemente ci segnalano soprattutto anomalie soprattutto nei Piani di gestione del territorio e nei Piani di recupero. Ripeto valutiamo caso per caso e poi, se serve, aiutiamo il collega a presentare una osservazione motivata, talvolta anche con il supporto di un avvocato. Ed un caso del genere è già successo anche alla nuova commissione per il Comune di Lumezzane laddove l’ufficio tecnico sostiene, a nostro avviso erroneamente, che balconi e aggetti devono essere contemplati nella definizione delle distanze tra i fabbricati». Al di là delle segnalazioni dei problemi dei colleghi c’è anche una attività, diciamo così istituzionale, della commissione? «Sì, ed è quella che già anticipavo in premessa. Stiamo infatti lavorando per fare in modo che modulistica e procedure siano semplificate ed omogenee per tutto il territorio provinciale. Detta così sembra un’ovvietà, ma ogni geometra sa che praticamente ogni Comune ha una propria interpretazione della legge, spesso sceglie una modulistica diversa, chiede documenti che altrove nessuno si sogna di chiedere… Si tratta di convincere molti tecnici comunali e molti politici a lavorare al meglio ma secondo schemi definiti, riducendo la discrezionalità almeno nella burocrazia. Ed è uno sforzo che chiediamo ai Comuni, ma pure ad altri enti, come la Sovrintendenza ed i Parchi, poiché ci pare davvero assurdo dover presentare magari tre diverse documentazioni senza che questi enti pubblici si parlino tra di loro…». IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 17 INTERVISTA Non deve essere comunque facile lavorare in una commissione composta da 30 persone. «Ed in effetti non lavoriamo quasi mai tutti insieme. La riunione plenaria serve giusto per avviare il lavoro, ma poi ci sono piccoli gruppi che si dedicano all’approfondimento di una questione, altri che curano l’organizzazione di iniziative pubbliche o riservate ai colleghi (abbiamo in cantiere anche convegni e seminari). E poi c’è il gran lavoro di dialogo e di interlocuzione con gli enti». E l’obiettivo di quest’anno qual è? «Potrei dire risolvere il maggior numero di questioni possibile presentate dei colleghi, ma voglio anche aggiungere quello di stabilire un canale stabile di informazione e di confronto con la Regione. Spesso ce ne dimentichiamo, ma tra Stato e Comuni c’è di mezzo la Regione che in campo urbanistico ed edilizio ha grandi competenze. Nel dialogo non partiamo ovviamente da zero, ma vanno consolidati i rapporti, va tenuto aperto il canale di dialogo con i politici e con i funzionari. Ed è proprio quello che sento di dover fare quest’anno». Gruppo “Protezione civile” Esperti sempre pronti all’evento N on è formalmente una commissione, bensì un gruppo ed anche l’organizzazione del lavoro è un po’ particolare. Ad esempio il coordinatore ed il consigliere di riferimento sono la stessa persone, il geometra Italo Giovanni Albertoni. Stiamo parlando del gruppo di Protezione civile che è formato dagli esperti che hanno l’abilitazione ad entrare in campo, volontariamente, in aiuto delle popolazioni colpite da una calamità naturale, in particolare da un sisma. Mettono la loro professionalità al servizio delle strutture della protezione civile soprattutto per quanto attiene alla verifica dell’agibilità e della sicurezza di immobili colpiti da un terremoto. «Tutto è cominciato nel 2004 – racconta Albertoni – quando si è tenuto a Brescia il primo corso per l’intervento di geometri esperti dopo un sisma. Si è trattato specificatamente del “Corso di formazione per la pianificazione e la gestione dell’emergenza sismica, rilievo del danno e valutazione dell’agibilità”. Eravamo una trentina da tutta la regione, 22 bresciani. E proprio quell’anno a novembre, dopo il sisma di Salò e del Garda abbiamo avuto il nostro battesimo di fuoco: 18 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 settimane di lavoro al fianco della protezione civile bresciana, affinamento dell’uso delle schede tecniche di verifica dell’agibilità, rodaggio drammatico sul campo del lavoro delle squadre di intervento. Da allora il nostro paese è stato ripetutamente colpito dai terremoti e noi siamo intervenuti ovunque, dall’Aquila all’Emilia e, da ultimo, in Toscana. Nel 2013 c’è stato poi un secondo corso interprovinciale con 50 iscritti, 25 dei quali erano bresciani». Adesso siete dunque un bel gruppo. «Il gruppo di Brescia è formato da 46 geometri che, in gran parte, hanno operato almeno in una occasione. E la modalità di intervento, sempre volontario ripeto, è ormai collaudata. Noi non siamo i primi a partire, tocca innanzitutto alle squadre di soccorso che montano i campi e portano aiuto alla popolazione uscita di casa o , purtroppo, rimasta sotto le macerie. L’intervento del nostro gruppo, chiamato appositamente dalle Prefetture e dalla Protezione civile, è invece richiesto qualche giorno dopo proprio per verificare la stabilità, l’agibilità, la sicurezza degli immobili lesionati». Hai parlato di squadre d’intervento, perché? «Perché questo è un lavoro che è meglio fare in squadre di due o tre professionisti, giacché non ci sono solo da compilare le apposite schede predisposte dal Dipartimento della Protezione civile, ma durante il sopralluogo si tratta di decidere se una famiglia può o meno rientrare nella propria casa. E due pareri, due valutazioni coincidenti sono sempre meglio di una sola. Operativamente mentre a Salò formavamo “squadra” con i Vigili del Fuoco, nei terremoti successivi eravamo “squadra” noi stessi, a disposizione dell’A.Ge.Pro. (Associazione Nazionale Geometri Volontari per la Protezione Civile)e quindi a supporto del Dipartimento di Protezione Civile. Dopo un sisma ciascuno di noi da la propria disponibilità, magari per una settimana o dieci giorni e l’A.Ge.Pro. ci chiama singolarmente o in gruppo per formare le squadre e intervenire. Quasi sempre lo facciamo con la squadra già formata, con professionisti già abituati a lavorare insieme ed a capirsi con uno sguardo». E va detto che è un lavoro tipicamente da geometra… «Sì, sul piano delle competenze serve il diploma e l’abilitazione di un corso specifico, ma in verità ci vuole dell’altro. Occorre sentire dentro di sé la chiamata ad un intervento volontario, fonte di disagi e senza alcun tornaconto personale che non sia la riconoscenza del sorriso d’un bambino che torna in casa con la sua famiglia magari dopo due notti passate all’addiaccio. Occorre avere una predisposizione al volontariato ed anche alla condivisione del dramma di queste popolazioni, avere la competenza e la serenità per dare sicurezza a chi in quel momento è soprattutto spaventato. INTERVISTA Il Coordinatore del “Gruppo Protezione civile” geom. Italo Giovanni Albertoni giornamento, dal momento che la Protezione civile in questi anni è cambiata, sono cambiate le schede di valutazione degli immobili, insomma ci si deve rimettere in pari. C’è poi da preparare con Regione Lombardia un nuovo corso». Ma l’evento dopo il quale intervenite è solo quello sismico? «No, per comodità parliamo di intervento dopo un sisma, anche perché il corso che abbiamo fatto nel 2004 e nel 2013 era centrato su quel tipo di fenomeno che presenta caratteri del tutto peculiari. Ma il gruppo è a disposizione della Protezione civile per ogni calamità: oltre al terremoto, c’è il dissesto idrogeologico, l’alluvione, l’incendio boschivo, il rischio di inquinamento industriale, il rischio dei trasporti e quello delle reti del gas e dell’acquedotto, persino l’accoglienza degli immigrati e la logistica che deve essere appositamente predisposta. E dalle nostre parti, in Valcamonica, c’è pure la neve, le valanghe… Davvero non c’è mai da stare tranquilli perché le esigenze sono tante e l’aiuto d’un gruppo di esperti risulta sempre fondamentale». Saper dire di sì ed anche di no se c’è pericolo, facendo capire agli interessati che lo si dice nel loro esclusivo interesse e per la loro sicurezza. Ci vuole insomma calore umano oltre che competenza tecnica». Non so se chiederti che impegno vi siete dati per quest’anno… «Chiedilo pure perché ho una risposta. Ovviamente siamo sempre pronti a partire e speriamo che non ce ne sia mai bisogno, ma quest’anno ci piacerebbe in particolare aprire un canale informativo e formativo nelle scuole. Ovvero entrare come gruppo negli istituti superiori dove studiano i geometri di domani per diffondere tanto la cultura del volontariato quanto quella della buona costruzione, di saper gestire bene l’emergenza e saper ricostruire altrettanto bene. Sono discorsi che ci è già capitato di fare in altre occasioni e troviamo sempre studenti molto attenti e disponibili al dialogo. È lì che vale la pena di investire». ❑ E quando non c’è un’emergenza il gruppo di cosa si occupa? «Purtroppo in questo nostro Paese le emergenze seguono altre emergenze a rotta di collo e di tempo per starsene tranquilli ce n’è poco. Comunque ad esempio in queste settimane tutti quelli del secondo corso stanno aspettando l’attestato ed il gruppo risolve anche un po’ di questioni burocratiche. Per quelli del primo corso si impone invece un radicale agIL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 19 DAL CONSIGLIO NAZIONALE Le nuove “linee guida” per i procedimenti disciplinari (Prima parte) 1. Introduzione 1.1 Riferimenti normativi Le presenti linee guida sono state elaborate per costituire un riferimento a supporto del corretto esercizio della funzione disciplinare, nell’ottica – soprattutto – di coordinarlo alle novità introdotte dall’art; 8 del Dpr 7 agosto 2012, n. 137. Pertanto, si propone in questa sede anzitutto una ricognizione normativa di alcune disposizioni, e in modo particolere di quelle contenute nel R.d. 11 febbraio 1929, n. 274, volta a chiarirne la portata applicativa alla luce della abrogazione tacita di alcune di esse, e della conferma di altre, ad opera del succitato Dpr. Il che appare tanto più opportuno con riferimento a quelle norme (dello stasso R.d. n. 274/29) espressamente richiamate dalla nuova disciplina nella loro formulazione originaria, senza persltro l’apporto degli adeguamenti e [o] delle integrazioni rese necessari dalla sopravvenuta modifica del quadro istituzionale (i.e. la devoluzione della funzione disciplinare ai “Consigli di disciplina”). Tanto premesso, delle disposizioni di seguito elencate, che hanno specifica attinenza (diretta o indiretta) con la materia disciplinare e, quindi, ne costituiscono il fondamentale riferimento normativo, si fornisce – sia pure solo in termini di probabile e ragionevole proposta – una nuova “versione di lettura”, accompagnata, se del caso, da un breve commento che illustra le ragioni della ratio sottese alla ricostruzione (o ricognizione) quivi prospettata. Art. 8, Dpr 7 agosto 2012, n. 137 - “Regolamento recante riforma degli ordinamenti professionali, a norma dell’art. 3, comma 5, del Dl 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148” 1. Presso i Consigli de[i] Collegi territoriali sono istituiti Consigli di disciplina territoriali cui sono affidati i compiti di istruzione e decisione delle questioni disciplinari riguardanti gli iscritti all’Albo. 2. I Consigli di disciplina territoriali di cui al comma 1 sono composti da un numero di consiglieri pari a quello dei consiglieri che, secondo i vigenti ordinamenti professionali, svolgono funzioni disciplinari nei Consigli de[i] Collegi [...] territoriali presso cui sono istituiti. I Collegi di disciplina, nei Consigli di disciplina territoriali con più di tre componenti, sono comunque composti da tre consiglieri e sono presieduti dal componente con maggiore anzianità d’iscrizione all’Albo o, quando non vi siano componenti non iscritti all’Albo, dal componente con maggiore anzianità anagrafica. 3. Ferma l’incompatibilità tra la carica di consigliere del […] Collegio territoriale e la carica di consigliere del corrispondente Consiglio di disciplina territoriale, i consiglieri 20 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 componenti dei Consigli di disciplina territoriali sono nominati dal presidente del tribunale nel cui circondario hanno sede, tra i soggetti indicati in un elenco di nominativi proposti dai corrispondenti Consigli del […] Collegio. L’elenco di cui al periodo che precede è composto da un numero di nominativi pari al doppio del numero dei consiglieri che il presidente del tribunale è chiamato a designare. I criteri in base ai quali è effettuata la proposta dei Consiglieri de[i] Collegi […] e la designazione da parte del presidente del tribunale, sono individuati con regolamento adottato […, ai sensi del presente disposto], da[l] Consigli[o] nazional[e con delibera del 19 novembre 2012 e pubblicato sul Bollettino ufficiale del Ministero della Giustizia del 15 dicembre 2012, n. 23 …]. 4. Le funzioni di presidente del Consglio di disciplina territoriele sono svolte dal componente con maggiore anzianità di iscrizione all’Albo o, quando vi siano componenti non iscritti all’Albo, dal componente con maggiore anzianità anagtafica. Le funzioni di segretario sono svolte dal componente con minore anzianità d’iscrizione all’Albo o, quando vi siano componenti non iscritti all’Albo, dal componente con minore anzianità anagrafica. 5. All’immediata sostituzione dei compnenti che siano venuti meno a causa di decesso, dimissioni o altra ragione, si provvede applicando le disposizioni del comma 3, in quanto compatibili. 6. I Consigli di disciplina territoriali restano in carica per il medesimo periodo dei Consigli de[l] Collegio territoriale. […] 10. Fino all’insediamento dei Consigli di disciplina territoriali […] di cui ai commi precedenti, le funzioni disciplinari restano interamente regolat da [gli artt. 11 e 12 del R.d. 11 febbraio 1929, n. 274]. 11. Restano ferme le altre disposizioni in materia di procedimento disciplinare […], e i riferimenti ai Consigli de[i] Collegi[…] si intendono riferiti, in quanto applicabili, ai Consigli di disciplina. 12. Il Ministro vigilante può procedere al commissariamento dei Consigli di disciplina territoriali […] per gravi e ripetuti atti di violazione della legge, ovvero in ogni caso in cui non sono in grado di funzionare regolarmente. Il commissario nominato provvede, su disposizione del ministro vigilante, a quanto necessario ad assicurare lo svolgimento delle funzioni dell’organo fino al successivo mandato, con facoltà di nomina di componenti che lo coadiuvano nell’esercizio delle funzioni predette. […] Sono stati omessi i commi dal settimo al nono, in quanto riguardanti unicamente i Consigli nazionali “che esercitano funzioni [amministrative] disciplinari” e non anche quelli (consigli nazionali) che invece, nella medesima materia, svolgono funzioni giurisdizionali. All’uopo si rammenta che con il Dpr n. 137/12 è stato realizzato il pro- DAL CONSIGLIO NAZIONALE cesso di delegificazione prefigurato dall’art. 3,comma 5 del Dl n. 138/2011 e s.m.i. Nondimeno, il Consiglio nazionale geometri è “giudice speciale” ai sensi e per gli effetti del combinato disposto della VI disp. Trans. Cost. e dell’art. 102 Cost., sicché la disciplina che ne regola la composizione e le funzioni giurisdizionali è soggetta a riserva assoluta di legge, “ex” art. 108 della Costituzione. Art. 1, comma 1, D.lgs.lgt. 23 novembre 1944, n. 382. Le funzioni relative alla custodia dell’Albo […] di geometra […] sono devolute […] a[l] Consiglio del[…] Collegio, a termini dell’art. 1 del R.dl 24 gennaio 1924, n. 103. Della disposizione in questione è stata tacitamente abrogata la parte che faceva riferimento alle funzioni in materia disciplinare dei Consigli dei Collegi, ora devolute ai Consigli di disciplina territoriali ai sensi dell’art. 8 del Dpr 7 agosto 2012, n. 137. Art. 10, R.d. 11 febbraio 1929, n. 274 La cancellazione dall’Albo […] è pronunciata dal [Consiglio del Collegio], su domanda dell’interssato, ovvero d’ufficio o su richiesta del Procuratore del[la Repubblica], nei casi: a) di perdita […] del godimento dei diritti civili; b) di trasferimento dell’iscritto in un altro Albo. Anche di questa disposizione deve considerarsi tacitamente abrogata la parte relativa ai provvedimenti “disciplinari”, poiché – si ripete – trattasi di materia ora devoluta ai Consigli di disciplina territoriali. Alla lettera a) è stato omesso l’inciso riguardante la perdita della “cittadinanza” poiché superato in virtù delle disposizioni dall’art. 45 D.lgs 26 marzo 2010, n. 59 (“Attuazione della direttiva 2006/123/CE relativa ai servizi nel mercato interno”, e s.m.i.). Art. 11, R.d. 11 febbraio 1929, n. 274 1. Le sanzioni disciplinari che il [collegio di disciplina] può applicare, per gli abusi e le mancanze che gli iscritti abbiano commesso nell’esercizio della professione, sono: a) l’avvertimento; b) la censura; c) la sospensione dall’esercizio professionale per un tempo non maggiore di sei mesi; d) la cancellazione dall’Albo. 2. L’avvertimento è dato con lettera raccomandata a firma del presidente del [collegio di disciplina]. 3. La censura, la sospensione e la cancellazione sono notificate al colpevole per mezzo di ufficiale giudiziario. Può senz’altro ritenersi che il primo comma vada ora riferito al “collegio di disciplina”, così come è ragionevole sostenere che il “presidente” al quale fa riferimento il secondo comma sia quello del medesimo collegio (inquirente e giudicante), stante la situazione del comma 2, ultimo periodo, dell’art. 8 succitato, secondo cui “i collegi di disciplina, nei Consigli di disciplina territoriali con più di tre componenti, sono comunque composto da tre consiglieri e sono presieduti dal componente con maggiore anzianità d’iscrizione all’Albo o, quando non vi siano componenti non iscritti all’Albo, dal componente con maggiore anzianità anagrafica”. Art. 12, R.d. 11 febbraio 1929, n. 274 1. L’istruttoria, che precede il giudizio disciplinare, può essere promossa dal [Consiglio di disciplina] su domanda di parte, o su richiesta del Pubblico Ministero, ovvero d’ufficio, in seguito a deliberazione del [Consiglio di disciplina], ad iniziativa di uno o più membri. 2. Il presidente del [Consiglio di disciplina], verificati sommariamente i fatti, raccoglie le opportune informazioni e, dopo di avere inteso l’in[dagato], riferisce al [Consiglio di disciplina], il quale decide se vi sia luogo a procedimento disciplinare. 3. In caso affermativo, il presidente [rimette l’affare al Collegio di disciplina competenete, il cui presidente] nomina il relatore, fissa la data della seduta per la discussione e ne informa almeno 10 giorni prima l’incolpato, affinché possa presentare le sue giustificazioni sia personalmente, sia per mezzo di documenti. 4. Nel giorno fissato [il collegio di disciplina], sentiti il rapporto del relatore e la difesa dell’incolpato, adotta le proprie decisioni. 5. Ove l’incolpato non si presenti o non faccia pervenire documenti a sua discolpa, né giustifichi un legittimo impedimento, si procede in sua assenza. Come nel caso dell’art. 11 del R.d. n. 274/29, le parti del testo che prima avevano come destinatario il “Consiglio di Collegio”, sono ora riferite al “Consiglio di disciplina”. Inoltre, allo scopo di assicurare l’applicabilità – in concreto – delle norme (vigenti) sul procedimento disciplinare ai (nuovi) Consigli di disciplina (e, con ciò, l’effettivo funzionamento di quest’ultimi), al terzo comma si propone di operare una “actio finium regundorum” volta a fare chiarezza sulla separazione (delle funzioni) tra il Consiglio (di disciplina) territoriale e il/i collegio/i (“giudicante/i”) al suo interno. A riguardo si deve tener conto della distinzione – da sempre pacificamente riconosciuta, anche dalla giurisprudenza di legittimità – tra l’attività istruttoria cd preliminare, ossia tra la fase anteriore all’apertura formale del procedimento disciplinare (che, in quanto tale, non soggiace a particolari regole procedimentali; v. commi 1 e 2, e si noti, a titolo esemplificativo, il riferimento normativo alla semplice audizione – diversa da un interrogatorio in senso tecnico – dell’indagato, al quale peraltro non esige la preventiva contestazione degli addebiti; cfr., ex multis, Cassazione civile sez. un. 22 giugno 1990, n. 6309), e la fase successiva all’esercizio dell’azione disciplinare. È ragionevole ritenere, pertanto, che il collegio (“giudicante” o “ di disciplina”) sbentri nell’esercizio delle proprie funzioni (nei confronti dell’incolpato) solo a seguito del rinvio a giudizio disciplinare (dell’indagato) deliberato dal relativo Consiglio di disciplina. La nuova versione (di lettura) dell’art. 12 qui proposta si concilia peraltro con la previsione di cui al comma 4 dell’art. 8 del Dpr n. 137/12, che contempla espressamente la figura del presidente e del segretario del Consiglio di disciplina (cui si aggiungono le corrispondenti cariche del collegio al suo interno, delle quali invece fa menzione il comma 2, ultimo periodo, dello stesso art. 8); previsione che sarebbe svuotata di significato (o quanto meno risulterebbe pleonastica) laddove si ritenesse che anche l’istruttoria cd preliminare sia di competenza del collegio (tripersonale) interno al Consiglio di disciplina, privando – per tale via – quest’ultimo consesso nella sua composizione completa di qualsivoglia potere deliberativo. Art. 13, R.d. 11 febbraio 1929, n. 274 1. Nel caso di condanna alla reclusione o alla detenzione, il [Consiglio di Collegio], secondo le circostanze, può eseguire la cancellazione dall’Albo o pronunciare la sospensione. 2. Quest’ultima ha sempre luogo ove sia stato rilasciato manIL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 21 DAL CONSIGLIO NAZIONALE dato di cattura e fino alla sua revoca. […] Non è riportato il comma 3, in quanto tacitamente abrogato dall’art. 2 della legge n. 75/85, che – nel riformulare sostanzialmente l’elencazione dei requisiti per l’iscrizione all’Albo, di cui all’articolo 4 del R.d. n. 274/29 – ha omesso qualsivoglia riferimento a “Condann[e] alla reclusione o alla detenzione” che impedirebbero l’iscrizione all’Albo. Art. 14, R.d. 11 febbraio 1929, n. 274 1. Colui che è stato cancellato dall’Albo può a sua richiesta essere riammesso, quando siano cessate le ragioni che hanno motivato la sua cancellazione. […] [2]. Se la cancellazione è avvenuta in seguito a giudizio disciplinare, la iscrizione può essere chiesta quando siano decorsi due anni dalla cancellazione dall’Albo. [3]. Se la domanda non è accolta, l’interessato può ricorrere in conformità dell’articolo [15, R.d. 274/29]. È stato omesso il 2° comma (originario) e, quindi, i riferimenti alla ”cancellazione […] a seguito di condanna penale”, in considerazione delle ragioni già illustrate nel commento all’art. 13 (supra). Art. 17, l. 20 ottobre 1982, n. 773 “Riforma della Cassa nazionale di previdenza ed assistenza a favore dei geometri” [1.] L’omissione, il ritardo oltre novanta giorni e l’infedeltà della comunicazione […], non seguita da rettifica nel termine di [novanta giorni dalla scadenza], costituiscono grave infrazione […], che compomporta in caso di recidiva la cancellazione dall’Albo. [2.] Il Consiglio del collegio professionale competente, su richiesta della Cassa, è tenuto ad adottare provvedimento di cancellazione dall’Albo con [l’osservanza de]i termini e [delle forme del procedimento amministrativo]. [3.] L’interessato può interrompere la procedura, in ogni momento prima dell’adozione della deliberazione collegiale di cancellazione, presentando la denuncia anche se oltre i termini. Per comodità di esposizione – e per quel che qui rileva – dell’articolo in questione si riportano soltanto i (3) commi dal quinto al settimo. E giova, tuttavia, evidenziare che il provvedimento in questione, di cancellazione dall’Albo, lungi dal costituire una sanzione per illecito deontologico propriamente intesa (la quale, per contro, sarebbe di competenza del Consiglio di disciplina territoriale; cfr., ex plurimis, Cassazione civile, sez. un. 6 agosto 1990, n. 7937; 8 settembre 1989, n. 3904; 25 novembre 1983, n. 7074; 11 aprile 1981, n. 2129) è una misura (restrittiva) da applicarsi automaticamente (“ex legibus”), senza alcun margine di discrezionalità da parte del Consiglio del Collegio. Ne consegue che, sia per ragioni di coerenza con la disciplina posta dall’art. 2 della legge 3 agosto 1949, n. 536 (sulla sospensione dall’albo dell’iscritto moroso), sia per assicurare l’effettiva applicabilità dell’art. 48 del regolamento di contribuzione della Cassa di Previdenza e Assistenza dei Geometri Liberi Professionisti – CIPAGLP (adottato ai sensi dell’art. 3 D.lgs 30 giugno 22 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 1994, n. 509 e dell’art. 7, comma 3, del D.lgs Igt. n. 382/44, e che fa espressamente salvi “con riferimento ad ogni infrazione [del] regolamento [medesimo], i poteri disciplinari spettanti ai [Consigli di disciplina], tenuto conto che l’omissione e l’infedeltà della comunicazione, non seguita da rettifica nel termine di cui sopra, costituiscono grave infrazione disciplinare”) sarebbe auspicabile un intervento legislativo che sostituisse la misura della cancellazione in questione con quella della sospensione dall’esercizio della professione. Ad ogni buon conto, al secondo comma il riferimento alla procedura dettata dall’art. 12 del R.d. n. 274/29 si ritiene possa essere ragionevolmente interpretato come il (più generico) rinvio alla disciplina posta dalla legge n; 241/90. E ciò oltre che per ragioni sopra illustrate, concernenti l’insussistenza nel caso di specie di un illecito deontologico in senso proprio quale presupposto (“ex lege”) della misura sanzionatoria in questione, anche – e soprattutto – in considerazione del fatto che nel periodo storico nel quale è stata postaquesta situazione legislativa non era prevista da alcun’altra disposizione la necessaria partecipazione del professionista (i.e. del privato) all’azione amministrativa (destinata ad incidere sulla sua sfera personale). Pertanto, al fine di assicurare detta partecipazione, all’epoca era quasi imposto il rinvio alla procedura dettata dall’art. 12 del r.d. n. 274/29; rinvioche invece oggi, in presenza della legge n. 241/90 che assicura una partecipazione generalizzata del cittadino al procedimento amministrativo, appare superato. Art. 2, l. 3 agosto 1949, n. 536, “Tariffe forensi in materia penale e stragiudiziale e sanzioni disciplinari per il mancato pagamento dei contributi previsti dal D.lgs.lgt. 23 novembre 1944, n. 382 1. I contributi previsti dal decreto legislativo luogotenenziale 23 novembre 1944, n. 382, a favore dei Consigli degli ordini e dei collegi, anche se trattasi di contributi arretrati, debbono essere versati nel termine stabilito dai Consigli medesimi. Coloro che non adempiono al versamento possono essere sospesi dall’esercizio professionale, osservate le forme del procedimento [amministrativo]. 2. La sospensione così inflitta […] è revocata con provvedimento del Presidente del Consiglio professionale, quando l’iscritto dimostri di aver pagate le somme dovute. Della disposizione in questione, che riguarda la cd “sospensione dell’iscritto per morosità” sono stati omessi (e, in parte, convenientemente sostituiti senza mutarne la portata) gli incisi riguardanti (espressamente) la durata della misura in questione e le regole procedurali che il Consiglio del Collegio dve osservare ai fini dalla sua adozione. Invero, anche in relazione alla sospensione in questione (come per la “cancellazione per irregolarità di cassa”), deve osservarsi che non si tratta di una sanzione disciplinare in senso proprio (cui invece verrebbe sostanzialmente assimilata laddove venisse mantenuto l’inciso “non è soggetta a limiti di tempo”), ma, anzi, deve essre concepita in termini tali da consentire l’applicabilità – anche nella fattispecie in esame, ove ricorrano ulteriori e specifiche circostanze – di un provvedimento disciplinare (i.e; la cancellazione dall’albo). Questa ricostruzione, peraltro, rappresenta l’unico modo per legittimare il Consiglio del Collegio (in luogo del corrispondente Consiglio di disciplina) all’adozione della sospensione “de qua”, che – si badi – “può” (e non “ deve”) essere applicata, a dispetto della sanzione per illeciti deontologici per la quale, invece, vige il principio dell’obbligatorietà dell’azione disciplinare. Pertanto, il riferimento al procedimento “disciplinare” può essere inteso come rinvio a quello “amministrativo”, a garanzia del principio del contraddittorio (e, quindi, del giusto procedimento, ai sensi della disciplina posta dalla legge n. 241/90) cui deve comunque, anche in questo caso, essere improntata l’attività del Consiglio del Collegio. Sul punto, inoltre, si rimanda a quanto già aillustrato nel commento all’art. 17, l. n. 773/82 (nonché alle considerazioni riportate nella nota al paragrafo 1.2.4.3., con riferimento all’inammissibiltà della revoca – in generale – di un provvedimento sanzionatorio propriamente inteso). Art. 15, R.d. 11 febbraio 1929, n. 274 1. Le decisioni del Consiglio del Collegio in ordine alla iscrizione e alla cancellazione dall’Albo [e(o) dal registro DAL CONSIGLIO NAZIONALE dei praticanti, e i provvedimenti sanzionatori del Consiglio di disciplina territoriale] sono mortificat[i] agli interessati, mediante lettera raccomandata con ricevuta di ritorno, salva la disposizione dell’art. 11, comma 3, per quanto concerne la notificazione di decisioni che pronunzino i provvedimenti disciplinari ivi indicati. 2. Contro le [determinazioni] anzidette, entro 30 giorni dalla notificazione, è dato ricorso, tanto all’interessato quanto al Procuratore della Repubblica, al Consiglio nazionale. […] Anche del presente articolo – per quel che qui rileva – si riportano soltanto i primi due commi. L’integrazione che si propone di apportare alla versione di lettura del comma 1 con riferimento ai “provvedimenti sanzionatori del Consiglio di disciplina” trova giustificazione non solo (o semplicemente) nella ripartizione di competenze tra quest’ultimo e il Consiglio del Collegio, ma anche nell’esigenza di evidenziare gli effetti che ne conseguono: le decisioni sui giudici disciplinari saranno notificate a firma del Presidente del collegio (inquirente e giudicante) del Consiglio di disciplina competente (come si dirà anche più avanti nel testo). Per ciò che invece riguarda le deliberazioni di iscrizione e(o) cancellazione dal registro dei praticanti, si rammenta che in ordine alle impugnative delle stesse è stata finora pacificamente riconosciuta (anche dalla giurisprudenza di legittimità) la competenza giurisdizionale del Consiglio nazionale. E, sul punto, è appena il caso di aggiungere che detto orientamento risulta avvalorato dall’art. 6, comma 8, Dpr n. 137/2012, che sancisce espressamente l’assoggettamento dei praticanti alle norme deontologiche e correlativo potere disciplinare. Art. 5 D.m. 15 febbraio 1949, “Approvazione del regolamento contenente le norme di procedura per la trattazione dei ricorsi dinanzi al Consiglio nazionale dei geometri” 1. Il ricorso al Consiglio nazionale è presentato o notificato nell’ufficio del […] Collegio [il cui Consiglio di disciplina] ha emesso la deliberazione che si intende impugnare. 2. Se ricorrente è il professionista, deve presentare anche due copie in carta libera del ricorso. 3. L’Ufficio del […] Collagio [del Consiglio di disciplina] annota a margine del ricorso la data di presentazione e comunica subito, con lettera raccomandata [ a firma del presidente del Collegio di disciplina che ha adottato la sanzione impugnata], copia del ricorso stesso al procuratore della Repubblica, nella cui giurisdizione ha sede il Consiglio, se ricorrente èil professionista, o al professionista, se ricorrente è il Procuratore della Repubblica. 4. Il ricorso e gli atti del procedimento rimangono depositati nell’ufficio del […] Collegio [del Consiglio di disciplina] per trenta giorni successivi alla scadenza del termine stabilito per ricorrere. 5. Fino a quando gli atti rimangono depositati, il Procuratore della Repubblica e l’interessato possono prenderne visione, proporre deduzioni ed esibire documenti. 6. Il ricorso, con la prova della comunicazione di cui al terzo comma, nonché le deduzioni e i documenti di cui al comma precedente, unitamente al fascicolo degli atti, sono trasmessi dal […] Collegio [del Consiglio di disciplina] al Consiglio nazionale. 7. Il […] Collegio [del Consiglio di disciplina], oltre al fascicolo degli atti del ricorso, trasmette una copia in carta libera del ricorso stesso e della deliberazione impugnata in fascicolo separato. Con l’espressione “Collegio [del Consiglio di disciplina]” s’intende ovviamente l’ufficio (o gli uffici) amministrativo (i) del Collegio territoriale “presso” il quale è istituito, a norma dell’art. 8, comma 2, del Dpr n. 137/12, lo stesso Consiglio di disciplina. Difatti, come si dirà anche in seguito, con la riforma operata dal citato Dpr, si impone la necessità di distinguere tra “Collegio-Ufficio” (inteso come apparato amministrativo e burocratico) e “Collegio-Istituzione” (che, in definitiva, s’identifica con il suo organo politico-gestionale, ovvero di “governance”, qual è il Consiglio direttivo). 1.2. Premesse L’azione disciplinare trova fondamento nella necessità di salvaguardare, oltre che la qualità e la correttezza della prestazione professionale a tutela della committenza (e della società civile in genere), la dignità e l’onorabilità della Professione, che – a sua volta – postula l’osservanza dei principi di indipendenza, diligenza, imparzialità, neutralità, onestà, correttezza, obiettività e terzietà del professionista. Detti principi, sanciti spesso anche solo genericamente in un codice deontologico, sono necessariamente specchio del comune sentire di un dato momento storico, che non rende possibile prevedere a priori tutti i comportamenti contrari ai doveri e alle regole etiche di un professionista. 1.2.1. Presupposti soggettivi. In ordine ai presupposti soggettivi del procedimento disciplinare occorre distinguere tra soggetti passivi (ovvero coloro che vi vengono sottoposti) e soggetti attivi (ai quali compete invece l’esercizio del potere, recte dell’azione disciplinare). Da un lato, la possibilità di sottoporre un soggetto a procedimento disciplinare presuppone necessariamente che questi sia iscritto all’Albo professionale1, dall’altro la legittimazione attiva spetta al Consiglio di disciplina del Collegio (di appartenenza, ovvero quello) nel cui albo è iscritto il professionista de quo anche se, per ipotesi, al momento della commissione dell’illecito disciplinare quest’ultimo risultasse iscritto a un differente albo territoriale. 1.2.2. Presupposti oggettivi. Ai sensi dell”art. 11 del R.d. n. 274/29 “le pene disciplinari che il [Collegio di disciplina] può applicare, per gli abusi e le mancanze che gli iscritti abbiano commesso nell’esercizio della professione, sono …”. Stante questa disposizione, sembrerebbe che tali mancanze o abusi debbano, in ogni caso, essere stati IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 23 DAL CONSIGLIO NAZIONALE commessi nell’esercizio dell’attività professionale. Tuttavia la giurisprudenza (di legittimità) ha precisato che possono costituire illecito disciplinare anche i comportamenti tenuti dagli iscritti all’Albo (dei geometri) nello svolgimento di attività diverse dall’esercizio della professione, ogni qual volta il comportamento sia suscettibile di essere considerato pregiudizievole per il decoro della Categoria. Sicuramente il comportamento illecito del professionista perseguibile con il procedimento disciplinare non consiste esclusivamente in condotte contrarie a prescrizioni di legge civile o penale, e neppure si esaurisce nelle ipotesi individuate dal codice ceontologico approvato dal CNGeGL (e, quindi, dall’Assemblea degli iscritti al Collegio territoriale) potendo essere sanzionati disciplinarmente, in quanto contrari alla deontologia professionale, anche comportamenti atipici2. In presenza di una disposizione legislativa o regolamentare che prevede, in caso di inosservanza di specifici precetti e(o) obblighi, la facoltà o il dovere di comminare una determinata sanzione, ossia una “misura restrittiva” seppur richiamando le “forme” del procedimento disciplinare, si ritiene che la stessa vada disposta dal Consiglio del Collegio territoriale, trattandosi (peraltro) di fattispecie che non presuppongono, né richiedono l’accertamento circa il disvalore sul piano deontologico, recte dell’inadempienza contestata3. 1.2.3. Natura del procedimento disciplinare. Il procedimento disciplinare promosso dal Consiglio di disciplina ha natura amministrativa, e non giurisdizionale, diversamente da quello che si instaura dinanzi al Consiglio nazionale a seguito dell’impugnazione di un provvedimento sanzionatorio. Di conseguenza, mentre il procedimento dinnanzi ai Collegi di disciplina si conclude sempre con un provvedimento amministrativo, il procedimento di impugnazione innanzi al Consiglio Nazionale viene definito da una decisione che, sia nella forma sia nella sostanza, è una vera e propria sentenza, pronunciata “in nome del popolo italiano” e soggetta a impugnazione e a un controllo di legittimità avanti la Corte di Cassazione, ai sensi dell’art. 111 della Costituzione. 1.2.4. Legge n. 241/90 - applicabilità. La incontestata natura amministrativa del procedimento disciplinare innanzi ai Collegi di disciplina rende applicabili allo stesso, ove compatibili, le disposizioni della legge 7 agosto 1990, n. 241, che quindi – per tale via – integrano e completano le norme poste dall’art. 12 del R.d. n. 274/29. Le situazioni della legge n. 241/1990 applicabili al procedimento disciplinare possono essere schematicamente richiamate come segue: 24 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 1.2.4.1. L’articolo 2 della legge n. 241/1990 stabilisce “Ove il procedimento consegua obbligatoriamente ad una istanza, ovvero debba essere iniziato d’ufficio, la pubblica amministrazione ha il dovere di concluderlo mediante l’adozione di un provvedimento espresso”. Ne consegue che il Collegio di disciplina, una volta che sia stata disposta (dal Consiglio di disciplina) l’apertura del procedimento disciplinare, ha l’obbligo di concluderlo con un provvedimento espresso, sia per mezzo dell’adozione di una sanzione, sia in termini di assoluzione dell’incolpato/archiviazione del procedimento medesimo; 1.2.4.2. L’articolo 3 della legge n. 241/1990 prevede che la motivazione “deve indicare i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che hanno determinato la decisione dell’amministrazione, in relazione alle risultanze dell’istruttoria”. Il principi, la cui inosservanza si traduce in una violazione di legge, è senza dubbio operante anche per il provvedimento disciplinare. Sul punto, tuttavia, si rinvia a quanto illustrato nel paragrafo 4.2.; 1.2.4.3. Annullabilità d’ufficio (in via di autotutela): deve senz’altro ammettersi la possibilità che un provvedimento disciplinare venga annullato d’ufficio, ai sensi dell’art. 21 nonies della legge n. 241/1990, attraverso un provvedimento (amministrativo) di secondo grado con cui viene ritirato (dall’ordinamento), con efficacia retroattiva, un atto (amministrativo) sanzionatorio illegittimo, per la presenza di vizi di legittimità originari4. 1.2.4.4. In ordine al contraddittorio con l’incolpato e al diritto di accesso si rinvia ai paragrafi 3.1. e 3.2.; 1.2.4.5. Applicabile alla sanzione disciplinare è altresì la regola sulla indicazione in calce al provvedimento finale dell’autorità cui ricorrere per l’impugnazione dello stesso e dei relativi termini, anche se la sua inosservanza non è causa di invalidità del provvedimento medesimo; 1.2.4.6. Efficacia del provvedimento limitativo della sfera giuridica dei privati: a norma dell’articolo 21-bis della l. n. 241/1990 “il provvedimento limitativo della sfera giuridica dei privati acquista efficacia nei confronti di ciascun destinatario con la comunicazione allo stesso affettuata anche nelle forme stabilite per la notifica agli irreperibili nei casi previsti dal codice di procedura civile”. A riguardo si rinvia al pargrafo 4.5.3. (parte finale). 1.2.5. Obbligatorietà dell’azione disciplinare. Ferma restando la discrezionalità (del collegio di disciplina) in ordine all’accertamento del fatto costituente illecito deontologico e della responsabilità dell’incolpato, oltre che in merito alla sanzione da comminare, l’azione disciplinare (ossia il rinvio a giudizio disciplinare, da parte del Consiglio di di- DAL CONSIGLIO NAZIONALE sciplina) è obbligatoria, qualora sussistano indizi gravi, precisi e concordati circa la riferibilità all’iscritto di una condotta deontologicamente rilevante. 1.2.6. Prescrizione dell’illecito deontologico. L’azione disciplinare si prescrive nel termine di cinque anni dal giorno in cui l’illecito (deontologico) è stato commesso5. 1.3. Consiglio di disciplina e Collegio di disciplina 1.3.1. Riparto di competenze. Come già si è accennato nell’introduzione, il Dpr 7 agosto 2012 n. 137 ha previsto l’articolazione interna dei Consigli di disciplina in Collegi (di disciplina) tripersonali, aventi funzioni inquirenti e giudicanti6. E ciò emerge inequivocabilmente dalla previsione contenuta nell’art. 8, comma 2, ultimo periodo, a tenore del quale “i Collegi di disciplina, nei Consigli di disciplina territoriali con più di tre componenti, sono comunque composti da tre consiglieri e sono presieduti dal componente con maggiore anzianità d’iscrizione all’Albo o, quando non vi siano componenti non iscritti all’Albo, dal componente con maggiore anzianità anagrafica”. Orbene, circa le ragioni che ragionevolmente conducono a ritenere che il Collegio di disciplina subentri nell’esercizio della funzione disciplinare solo in pendenza del correlativo procedimento (dunque, soltanto a seguito del rinvio a giudizio disciplinare disposto dal Consiglio di disciplina, nella sua composizione completa) si richiamano le argomentazioni già compiutamente svolte nel commento all’art; 12 del R.d. n. 274/29 (riportato nell’introduzione, al pargrafo“1.1. Riferimenti normativi”). Cionondimeno, è utile puntualizzare sin d’ora che la designazione del collegio (tripersonale) competente – cui conseguentemente va rimesso l’affare – è contestuale alla delibera (di apertura del procedimento disciplinare:) di rinvio a giudizio (disciplinare) dell’indagato da parte del Consiglio di disciplina. 1.3.2. Astensione e “ricusazione”. In mancanza di una norma (nel R.d. n. 274/29) sulla ricusazione e(o) astensione (e nell’impossibilità di applicare ad un’autorità amministrativa disposizioni dettate con specifico riferimento all’esercizio di funzioni giurisdizionali, come quella di cui all3art; 51 c.p.c.7) deve ritenersi che tale obbligo vada ricondotto al principio di imparzialità, cui deve essere improntata qualsivoglia attività o azione amministrativa (a fortiori se essa conduce a provvedimenti sanzionatori). Pertanto, è in considerazione di tale principio (piuttosto che di quello della terzietà del giudice) che un Consigliere, qualora ritenga di versare in una situazione che non consenta la partecipazione serena (e disinteressata) al procedimento disciplinare8, debba chiedere di potersi aste- nere. Ed è sempre per la sussistenza di una tale circostanza che lo stesso professionista può avanzare una domanda di “ricusazione”, sempre che essa venga riferita alla partecipazione di uno o più Consiglieri alla delibera sull’avvio del procedimento disciplinare, ex art. 12, comma 2, del R.d. n. 274/29, oppure alla partecipazione di uno o più componenti il Collegio di disciplina alle fasi procedimentali di cui al comma 4 (mentre è nella facoltà del Presidente subordinare l’avvio delle indagini preliminari – su istanza di parte o su richiesta del PM – alla previa deliberazione del Consiglio, ai sensi del comma 1, e/o formulare una richiesta di astensione, per ragioni personali, da tali indagini e di nomina, contestualmente all’adozione della deliberazione medesima, di un suo sostituto). Sull’istanza di “ricusazione” decide sempre il Consiglio di disciplina. Pertanto, nell’ipotesi di ricusazione di un componente il Collegio di disciplina, o comunque laddove un conflitto d’interessi venga sollevato dopo l’assegnazione dell’affare disciplinare al collegio medesimo, alla sostituzione provvede il Presidente del Consiglio di disciplina (oppure, se l’interessato è quest’ultimo, il componente del Consiglio di disciplina con più anzianità di iscrizione all’Albo). 1.3.3. Quorum costitutivo e funzionale. Per la validità delle delibere del Consiglio di disciplina occorre la presenza della maggioranza dei componenti; le determinazioni consiliari sono adottate a maggioranza dei presenti. In caso di assenza del presidente ne esercita le funzioni il componente con maggiore anzianità di iscrizione all’Albo. Il Collegio di disciplina delibera a maggioranza. In caso di assenza o di altro impedimento temporaneo di un componente, il collegio può validamente operare con la presenza di due componenti9. Se l’assenza o il temporaneo impedimento riguardano il presidente del collegio, questi è sostituito dal componente del collegio con maggiore anzianità d’iscrizione all’Albo. In caso di parità prevale il voto del presidente. Per contro, non è ammessa l’ipotesi del Collegio di disciplina unipersonale, dovendosi escludere nella specie la legittimità di una decisione di un organo monocratico (cui sostanzialmente andrebbe assimilata la determinazione ad opera di un solo componente il collegio di disciplina). Note 1) Fermo restando che l’iscrizione all’Albo costituisce il criterio per l’individuazione del soggetto attivo di un procedimento disciplinare, è certamente possibile che, qualora il geometra sia iscritto ad altri albi specifici, il medesimo comportamento generi in capo al professionista anche responsabilità disciplinari nei confronti di organismi diversi. Si pensi alla responsabilità del geometra in veste di consulente tecnico, la cui disciplina e le varie procedure sono indicate negli articoli 19, 20 e 21 delle disposizioni per l’attuazione del Codice di procedura civile. In particolare, in base all’articolo 19 disp. att. C.P.C., la vigilanza sui consulenti tecnici è esercitata dal Presidente del Tribunale, il quale ex officio o su istanza del Procuratore della Repubblica o del Presidente dell’ordine professionale, ha il potere di promuovere un IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 25 DAL CONSIGLIO NAZIONALE procedimento disciplinare contro i consulenti che non si siano attenuti ad una condotta morale e professionale specchiata o che non hanno rispettato gli obblighi derivanti dagli incarichi ricevuti. Sempre con riguardo al potere disciplinare dei Consigli di disciplina va osservato che possono esservi assoggettati anche gli iscritti che siano pubblici dipendenti, con riferimento a violazioni di norma deontologiche inerenti l’esercizio di attività legata allo status di professionista e svolta nell’ambito del rapporto di pubblico impiego. Non solo: è ben possibile che in tali casi lo stesso soggetto sia perseguito (in via disciplinare) anche dalla P.A. di appartenenza, qualora il relativo ordinamento preveda il procedimento disciplinare nei confronti dei propri dipendenti, e che detto ente ed il Consiglio di disciplina giungano a conclusioni diverse in ordine alla responsabilità del geometra (cfr. Cassazione S.U. civ. n. 8239/93). In merito al concorso di più procedimenti disciplinari, è opportuno aggiungere che l’assegnazione a[i Consigli di disciplina degli] ordini [o Collegi] professionali della titolarità e del potere di intraprendere e decidere le azioni disciplinari ai professionisti appartenenti alla stessa categoria trova origine nelle rispettive leggi e fondamento nella necessità di raggiungere in concreto i fini istituzionali che gli appartenenti a una determinata collettività professionale sono tenuti a perseguire. Pertanto, non possono applicarsi alle azioni disciplinari promosse dagli ordini professionali, non essendo fondate su violazioni dei doveri connessi al pubblico impiego, la disciplina stabilita per il procedimento disciplinare dei pubblici dipendenti ed, in particolare, le norme di chi agli artt. 103 e 120 del t.u. n. 3 del 1957 relative all’estinzione del potere sanzionatorio per decorso del termine di 90 giorni tra gli atti infraprocedimentali” (Cassazione civile, sez. III, n. 10396/01. 2) Infatti, il principio di legalità è sancito dall’articolo 24 della Costituzione con esclusivo riferimento alla materia penale: in materia di responsabilità disciplinare del professionista la predeterminazione delle figure di illecito può perciò legittimamente ricollegarsi a concetti diffusi e generalmente compresi dalla collettività di riferimento. 3) Sul punto v. i commenti agli articoli 17, l. n. 773/82 e 2, l. n. 536/49, riportati nel paragrafo 1.1. 4) Per contro, del provvedimento disciplinare tipico, e propriamente inteso (ovverosia della sanzione che ha come presupposto un illecito deontologico), deve escludersi la revoca, disciplinata dall’articolo 21 quinquies della l. n. 241/1990, che costituisce sì il corrispettivo dell’annullamento d’ufficio, ma con la differenza che essa opera con riferimento ad atti “inopportuni”. Infatti, la revoca – in generale – consegue ad un ripensamento da parte della P.A. in ordine all’interesse pubblico originario, ovvero ad una sopravvenienza che impone una rivisitazione dell’interesse pubblico come inizialmente apprezzato. È evidente, pertanto, che non è (neppure astrattamente) ipotizzabile (neanche in sede di autotutela), una 26 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 sopravvenienza che renda inopportuno, sul piano dell’interesse pubblico, un provvedimento sanzionatorio originariamente corretto e legittimo. 5) L’art. 12 del R.d. n. 274/29 non prevede alcunché in ordine alla prescrizione. Tuttavia deve ritenersi che anche il geometra (come per la maggior parte degli altri liberi professionisti) l’illecito deontologico si prescriva nel termine di cinque anni dal giorno della commissione del fatto, non essendo ipotizzabile – neanche in astratto – che l’azione disciplinare per il predetto possa eserrcitarsi sine die. Occorre inoltre precisare che la prescrizione in esame, decorrente dalla data della realizzazione dell’illecito (o dalla cessazione della sua permanenza), è soggetta, durante il procedimento (amministrativo) disciplinare, ad interruzione (con efficacia istantanea) per effetto non solo dell’atto di apertura del procedimento, ma anche di tutti gli atti procedimentali di natura propulsiva o probatoria (p.e., interrogatorio del professionista sottoposto al procedimento), o decisoria, secondo il modello dell’art. 160 c.p., nonché (stante la specialità della materia) di atti provenienti dallo stesso soggetto passivo, pur se diretti non a riconoscere il diritto ma a contestarlo, quali specificamente le impugnative della decisione sanzionatoria. Non è previsto invece alcun limite di tempo entro cui debba concludersi l’indagine preliminare (e quindi esercitarsi l’azione disciplinare) o lo stesso procedimento, poiché ciò significherebbe introdurre surretiziamente un meccanismo di abbreviazione del termine di prescrizione quinquennale. Pertanto, la necessità di contenere la durata del procedimento disciplinare postula una semplice “condizione di procedibilità”, insuscettibile di tradursi in una causa di illegittimità del provvedimento finale, ma rilevante tutt’al più ai fini di una responsabilità per la mancata conclusione del procedimento entro un termine ragionevole (così pregiudicando la credibilità e onorabilità dello stesso Consiglio di disciplina). Infatti, a fronte dell’esistenza di un termine di prescrizione dell’azione disciplinare di cinque anni, termine che decorre dal momento della commissione del fatto ed è altresì soggetto a sospensione ed interruzione, non possono inserirsi altri termini (di decadenza per il compimento di alcuni atti endoprocedimentali) che ne abbrevino di fatto la durata. 6) Giova peraltro segnalare che il Ministro della Giustizia Severino, in una nota interlocutoria indirizzata al CNAPPC (protocollo m_dg_SMN.15/10/2012.0010960.U), aveva precisato che “i collegi di disciplina sono articolazioni dei consigli di disciplina con più di tre componenti, deputati ad istruire e decidere i procedimenti loro assegnati, per evitare che l’intero consiglio di disciplina sia coinvolto nella istruzione e decisione di ogni singolo procedimento disciplinare. L’ordine interessato è quindi tenuto a prevedere un sistema di assegnazione degli affari all’interno del consiglio ed ai diversi collegi eventualmente formati”. A norma del quale: “Il Giudice ha l’obbligo di astenersi: 1) se ha interesse nella causa o in altra vertenza su identica questione di diritto; 2) se egli stesso o la moglie (ora coniuge) è parente fino al quarto grado (c.c. 74 ss.) o legato da vincoli di affiliazione (c.c. 404 ss.) o è convivente o commensale abituale di una delle parti e di alcuno dei difensori; 3) se egli stesso o la moglie (ora coniuge) ha causa pendente o grave inimicizia o rapporti di credito o debito con una delle parti o alcuno dei suoi difensori; 4) se ha dato consiglio o prestato patrocinio nella causa, o ha deposto in essa come testimone, oppure ne ha conosciuto come magistrato in altro grado di giudizio o come arbitro o vi ha prestato assistenza come consu- 7) lente tecnico; 5) se è titore, curatore, procuratore, agente o datore di lavoro di una delle parti; se, inoltre, è amministratore o gerente di ente, di una associazione anche non riconosciuta, di un comitato, di una società, o stabilimento che ha interesse nella causa. In ogni altro caso in cui esistono gravi ragioni di convenienza, il Giudice può chiedere al capo ufficio l’autorizzazione ad astenersi; quando l’autorizzazione riguarda il capo dell’ufficio, l’autorizzazione è richiesta al capo dell’ufficio superiore”. 8) Situazione che, per altro, può verificarsi anche in fattispecie diverse e ulteriori rispetto a quelle espressamente (e tassativamente) elencate nell’art. 51 c.p.c. 9) Ciò perché deve ragionevolmente ritenersi che il Dpr n. 137/12 configura quelli in questione come collegi imperfetti. Occorre infatti ricordare che il collegio perfetto è un modello necessario soltanto per gli organi collegiali giurisdizionali, mentre per quelli amministrativi ben può essere previsto un quorum strutturale inferiore al plenum del collegio in relazione alla peculiarità della disciplina da dettare. Sarebbe pertanto una forzatura – in assenza di una scelta legislativa (espressa) in tal senso e in mancanza, quindi, di qualsisi regola o principio costituzionale – prevedere e(o) suggerire in questa sede (che peraltro non è di normazione, neanche a livello di fonte “secondaria”) la sostituzione obbligatoria di un componente assente o temporaneamente impedito, per mezzo di “componenti supplenti”; la quale sostituzione (obbligatoria) sarebbe invece coerente con la connotazione del collegio di disciplina quale collegio perfetto. DALLA CASSA Un fondo di tre milioni di euro a sostegno della professione L a CIPAG insieme al CNG, in considerazione delle difficili condizioni economiche generali che continuano a colpire i redditi dei geometri, sta proponendo la categoria dei geometri come unico interlocutore della Pubblica Amministrazione e di soggetti istituzionali per svariate iniziative (valorizzazione On Line, Due Diligence immobiliare, efficientamento energetico, valutazioni immobiliari, controllo di cantiere, amministrazione condominiale, ecc. ) attraverso tutte le strutture della categoria (Geoweb, Groma, Inarchesk) oltre che alla Fondazione Patrimonio Comune, sostenuta da Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), Cipag, Eppi (Cassa Periti Industriali) e Fondazione Geometri Italiani. La Cipag, per agevolare queste iniziative, ha deliberato lo stanziamento di un Fondo di rotazione di 3 milioni di euro per anticipare i pagamenti ai professionisti che presteranno la loro opera per le Pubbliche Amministrazioni che sottoscriveranno queste convenzioni. Alla fase propositiva ora sta per seguire quella della concretizzazione ed è importante che i professionisti siano già pronti per cogliere questa nuova opportunità di lavoro e di accesso al credito che va ad aggiungersi a quelle già messe in piedi con il Confidi <http://cipag.it/adon.pl?act =doc&doc=6017> e la Banca Popolare di Sondrio 28 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 (Mutui) <http://cipag.it/adon.pl?act =doc&doc=665> e prestiti <http://cipag.it/adon.pl?act =doc&doc=6045> ). Il prossimo passaggio importante, sarà dunque quello della registrazione nella banca dati dei professionisti. La costruzione di una banca dati qualificata, fondata su parametri oggettivi di territorialità, professionalità e formazione, dovrà consentire, di volta in volta, di procedere alla selezione dei professionisti a cui affidare gli incarichi con la Pubblica Amministrazione con cui si stanno realizzando delle convenzioni. Attraverso questa banca dati, costantemente aggiornata, sarà infatti possibile individuare i professionisti con il profilo più adeguato alle richieste che perverranno. Essere all'interno di questa banca dati è quindi assolutamente strategico al fine di dare nuovo slancio alla professione. Per entrare nella Banca dati è sufficiente compilare un questionario nel social network di categoria ‘Abitantionline’; clicca QUI <http://www.abitantionline.i t/public/info/censimentonetworkprofessionisti.aspx > per accedere diretta- mente. Su Abitantionline <http://www.abitantionline.i t/Public/Home.aspx> , dove si sono già registrati oltre 17.000 iscritti, è presente inoltre la “cassetta degli attrezzi” del professionista che contiene Greta, Geostudio (il gestionale per lo studio del geometra), il Vol e diversi altri strumenti che saranno utilizzati per lo sviluppo di molte di queste iniziative. Leggi QUI <http://www.cassageometri.it/adon.pl?act= Attachment&id=5223d 90302ef4aa4f2d03f3176f846 5e> la rassegna stampa ❑ Firmata convenzione con l’Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici È stata firmata tra l'Autorità per la Vigilanza sui Contratti Pubblici, la CIPAG e il Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati la convenzione che prevede la collaborazione operativa, attraverso il servizio Avcpass, per la verifica del corretto adempimento delle obbligazioni contributive relative all'attività professionale di Geometra, anche se svolta in forma associativa o societaria. Questo consentirà alle stazioni appaltanti della Pubblica Amministrazione di ottenere in tempo reale, attraverso il servizio on-line avcpass, le informazioni inerenti la regolarità contributiva del professionista geometra necessaria alla partecipazione ai bandi di gara. Nel corso dell'incontro il Presidente dell'Autorità, Sergio Santoro, rispondendo alle sollecitazioni del Presidente del CNG e GL, Maurizio Savoncelli e della CIPAG, Fausto Amadasi, in ordine al monitoraggio dei bandi di gara relativi ai servizi professionali tecnico-ingegneristici che vedono sempre di più il ricorso da parte delle P.A. all'aggiudicazione col massimo ribasso e le basi d'asta non coerenti con il DM 143 /2013, ha assicurato la massima attenzione e l'intervento dell'Autorità anche attraverso una prossima emanazione di bandi tipo per le attività tecnico- ingegneristiche. ❑ DAL COLLEGIO DI BRESCIA Il saluto del Presidente Platto ai convenuti alla cena sociale 2014 dei geometri bresciani U n cordiale saluto ed un benvenuto a tutti i presenti ed in modo particolare a quei colleghi che questa sera abbiamo il piacere di premiare per il loro attaccamento alla nostra categoria. Il mio intervento verterà esclusivamente ad una nota di festa in onore dei nostri colleghi premiati. Abbiamo l’onore e la soddisfazione di avere con noi personalità politiche, personalità accademiche, dirigenti scolastici e docenti di istituti tecnici per geometri. L’occasione mi stimola però a fare alcune considerazioni. La nostra categoria ha desiderio ed esigenza di cultura e di maggior professionalità. La cultura di categoria ci viene attualmente data dai nostri istituti tecnici con buoni risultati, ma non basta; dobbiamo attingere cultura a livelli universitari a complemento di cicli di studi che ci permettano di affrontare con successo la pratica professionale e quindi lo svolgimento della nostra polivalente professione, anche in campo europeo, con specializzazioni nei vari settori in grado di svolgere con positivi risultati anche lavori interdisciplinari con altre categorie pro- 30 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 fessionali. La cultura ci viene dalla scuola, con l’appoggio anche delle strutture universitarie; la formazione e la professionalità la gestiamo noi sia in campo pratico che economico gravando sulle istituzioni pubbliche solo per i corsi I.F.T.S. e I.T.S. Alla Politica vorremmo chiedere quell’attenzione e considerazione che la categoria dei geometri si aspetta e si merita anche se ben altri problemi sono incombenti sull’orizzonte nazionale e internazionale. La crisi finanziaria - economica ha chiuso un’epoca gestita con l’illusione che tutto funzionasse automaticamente nel benessere e che il futuro fosse la prosecuzione del passato; purtroppo così non è. Ci siamo cullati anche noi nell’illusione che indietro non si potesse andare, ma la realtà si è subito evidenziata con grosse difficoltà anche per la nostra categoria. Difficoltà di incarichi professionali che hanno acuito maggiormente le contrapposizioni fra categorie tecniche e che hanno impoverito le entrate finanziarie nei rispettivi studi professionali. DAL COLLEGIO DI BRESCIA Non esiste in Italia località in cui manchi la presenza del geometra e si tratta di una presenza attiva e competente nell’economia del paese e ben apprezzata da tutti i soggetti pubblici e privati. Le professioni ordinistiche sono la spina dorsale dell’economia di un paese e la nostra categoria ne è una componente essenziale. La scuola darà maggior cultura e sulla cultura verrà innestata la qualità e nella qualità verrà inserita la specificità che per la nostra categoria è la polivalenza e nella polivalenza dovrà emergere la specializzazione. Componenti professionali che la categoria dei geometri si sta dando con grande impegno sia a livello nazionale, regionale, provinciale e dei singoli iscritti all’Albo. Al Consiglio Nazionale vada il nostro ringraziamento per la determinazione costante a difesa della nostra categoria. È finita un’epoca. È finito il tempo delle incomprensioni su competenze professionali; alle contrapposizioni bisogna sostituire le collaborazioni interdisciplinari che emergono in ogni lavoro tecnico professionale nel rispetto deontologico delle rispettive competenze. Con le collaborazioni interdisciplinari abbiamo tutti da guadagnare, ottenendo oltre a maggiori risultati economici, il miglior risultato da offrire ai nostri clienti. Ho accennato al rispetto della deontologia professionale, la cui osservanza non dev’essere imposta da normative, ma insita nel D.N.A. di ciascuno di noi. Deontologia che dovrebbe essere parte principale delle norme comportamentali e questo non solo per i professionisti, ma per tutti. Purtroppo viviamo in un periodo di crisi comportamentale, come dimostrato da episodi giornalieri. Crisi ben più grave delle crisi economiche. Quest’ultime, nel giro di qualche anno si risolvono; per risolvere la crisi comportamentale in essere, potrebbero necessitare due o più generazioni, cominciando da subito. Ai nostri colleghi ed amici premiati che hanno sostenuto con grande impegno e professionalità la nostra categoria, vada il grazie di tutti i geometri. A loro chiediamo di essere maestri dei nostri praticanti e giovani iscritti stimolando in loro l’orgoglio di essere tecnici apprezzati del territorio e fare emergere in loro quel talento che esiste in ciascuno di noi. L’apporto della nostra deontologica esperienza professionale in collaborazione con l’apporto della scuola, tende al principale triplice obiettivo di essere, sapere e far sapere; tre cose inscindibili per affrontare il mondo del lavoro. La crescita economica si ha solo con una formazione ad alto livello che stiamo cercando di proporre ai nostri ragazzi. All’interno del meccanismo economico devono emergere l’innovazione, la competizione e la selezione. Ciò comporta il sacrificio di un eccessivo individualismo a favore di un lavoro di squadra, mantenendo l’identità culturale delle proprie tradizioni e delle proprie radici. U n ringraziamento particolare per la loro presenza al Presidente del Consiglio Nazionale geom. Maurizio Savoncelli, al Presidente della nostra Cassa di Previdenza geom. Fausto Amadasi, al Consigliere Nazionale Cesare Galbiati, all’Assessore Provinciale alla cultura Aristide Peli, che si sta dimostrando amico della nostra categoria, all’Assessore Regionale ing. Parolini, ai rappresentanti degli Ordini degli Architetti, Ingegneri, dottori Agronomi, Periti Industriali, Periti Agrari e Collegio Costruttori di Brescia, all’ing. Librizzi dell’Agenzia delle Entrate e Territorio, all’ing. Plizzari dell’Università statale di Brescia, all’assessore all’Urbanistica del Comune di Brescia prof.ssa ing. Tiboni, al Comandante dei Vigili del Fuoco di Brescia, ai Presidenti e Segretari dei Collegi Lombardi, ai delegati lombardi della Cassa Geometri ed a tutti i presenti che hanno accettato il nostro invito. Un ringraziamento particolare va riservato ai nostri famigliari perché da loro proviene lo stimolo e l’incoraggiamento per dedicarci alla nostra professione. Giovanni Platto IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 31 DAL COLLEGIO DI BRESCIA Bruno Bossini B en ottantadue riconoscimenti di onorata carriera dicono molto dell’affetto che lega il Collegio di Brescia ai suoi iscritti e della longevità operativa della nostra professione di geometri. Da più parti si sente dire che essa sta vivendo momenti di difficoltà (le stesse che, del resto, colpiscono tutte indistintamente anche le altre attività professionali), ma è giusto riconoscere che la nostra mostra ancora un innegabile dinamismo produttivo, palesato peraltro dal fervore degli iscritti, specialmente di quelli di più avanzata età. La tradizionale adunanza primaverile organizzata dal nostro Collegio per premiare gli iscritti che raggiungono i traguardi dei quaranta, cinquanta e sessant’anni di libera professione è ormai diventata ricorrenza gradita e attesa. Da alcuni anni in qua si è pure stabilizzata la sede della cerimonia nella monteclarense “Corte Francesco”, che ci ha accolti in una cornice tanto elegante quanto suggestiva: per lo stupendo parco, per le lussureggianti piante, per le luci, i fiori, i giochi d’acqua, per l’atmosfera signorile e accogliente che vi si respira. Qui sono convenuti venerdì 13 giugno gli 82 premiandi accompagnati da mogli, figli, nipoti, per fare festa insieme e per incontrare gli amici di scuola e i colleghi in una specie di familiare rimpatriata. Sono stati anche, come di 32 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 L’annuale premiazione degli iscritti all’Albo da 40, 50 e sessant’anni I PREMIATI Per i 40 anni di iscrizione Andrea Antonioli Giuseppe Apollonio Elio Arici Sandro Belviso Gianluigi Bonardelli Roberto Bottura Angiolino Calzoni Angelo Caraffini Giuseppe Caramatti Flavio Carradore Enrico Cella Ermanno Chiarini Cati Cominelli Massimo Consolandi Umberto Conti Umberto Corsini Danilo Damiani Eugenio Dassa Agostino Desenzani Alessandro Faustini Ennore Ferrari Luigino Ferrari Cesare Filippini Aurelio Forti Cesare Francesetti Franco Francia Flavio Franzoni Graziano Franzoni Giovanni Fuoco Gualtiero Ghilardi Romeo Guani Carlo Lancini Diego Maffezzoni Graziano Marchetti Giuseppe Martinuzzi Antonio Merigo Dino Milini Alfredo Moranda Giuliano Paoletti Roberto Parolini Abbondio Pellegrini Stefano Pellegrini Angiolino Petissi Pietro Pezzoni Bruno Prati Vittorio Ravelli Umberto Regalini Giuseppe Sbaraini Paolo Scaramuzza Bruno Seroli Bruno Sigalini Emilio Strapparava Clemente Tacchini Claudio Tagliani Adriano Volongo Pietro Zendrini Alberto Zuanazzi Aldo Zubani Per i 50 anni di iscrizione Gianfranco Adami Giorgio Annovazzi Gian Mauro Bulferi Camillo Cloza Giovanni Ferrari Silvano Ghidini Costantino Gorlani Emilio Grassi Alessandro Mazzucchi Virgilio Metelli Reginaldo Moraschi Stefano Moscatelli Gianni Navarini Carlo Pasini Giovanni Ravelli Renato Savoldi Francesco Simoncelli Angelo Siribelli Giorgio Tartari Pierluigi Trevisani Albino Turra Santo Zotti Per i 60 anni di iscrizione Angelo Broglia Roberto Spatti Borse di studio Michele Canesi Marco Tocchella consueto, premiati i giovani colleghi Michele Canesi e Marco Tocchella che hanno conseguito il miglior punteggio all’esame di Stato tra quelli che poi si sono iscritti all’Albo. La festa quest’anno è stata, ancor più che in passato, arricchita dalla contemporanea presenza dei nostri Presidenti nazionali, Maurizio Savoncelli, fresco di nomina al vertice del Consiglio Nazionale Geometri e Fausto Amadasi, alla guida della Cassa di Previdenza, che hanno recato ai premiati e agli altri convenuti il loro personale ringraziamento. «La professione “tiene” ancora – ha sottolineato tra l’altro Savoncelli – per la costante presenza dei geometri sul territorio, ma la scuola, per invertire il trend al ribasso che sta mostrando, deve ricominciare a riferirsi alla figura professionale del geometra che resta centrale nell’economia delle famiglie. Ne fanno fede i 109.000 geometri iscritti all’Albo e gli 8.000 praticanti che si apprestano ad affrontare il prossimo esame di Stato». «La Cassa come salvadanaio dei geometri – ha rassicurato invece Fausto Amadasi – continua a offrire buoni risultati. Ma i geometri devono imparare, con l’indispensabile aiuto dei Collegi, a fare rete comune, come fanno le aziende. Ancor più ora che la Comunità Europea ha riconosciuto anche ai professionisti il diritto all’utilizzo dei fondi stanziati per la ripresa economica». Significativi, al rigurdo, sono i 3.000 euro DAL COLLEGIO DI BRESCIA che la Cassa ha messo a disposizione dei propri geometri che operano per le pubbliche amministrazioni come anticipazione delle parcelle non ancora liquidate dalle amministrazioni stesse. Alla premiazione degli iscritti che hanno compiuto i 40, 50 e sessant’anni di professione e alla cena che l’ha coronata, non è mancata la consueta e ambita cornice di autorità amiche che non hanno voluto far mancare la loro presenza: l’assessore regionale Mauro Parolini, quello provinciale Aristide Peli, l’ex assessore comunale Paola Vilardi, il past ret- tore dell’Università Statle di Brescia Augusto Preti, il prof. Giovanni Plizzari, ordinario di Tecnica delle Costruzioni della medesima università. E poi, ancora, i rappresentanti della scuola superiore per geometri: il prof. Paolo Taddei, Dirigente dell’Ist. Tartaglia, il prof. ing. Matteo Cominelli, docente nel medesimo istituto, il prof. Fulvio Negri, già Dirigente del Tartaglia e ora apprezzatissimo consulente del Collegio per i problemi della scuola. Erano presenti quasi tutti i dirigenti regionali della Categoria e i rappresentanti degli Ordini professionali di Brescia e provincia e dei Costruttori edili. Fra i premiati mi piace nominare – anche per dovere di cavalleria – la collega signora Cati Cominelli e – per … assecondare il mio personale orgoglio valgobbino – i lumezzanesi Silvano Ghidini ed Emilio Strapparava, oltre ai due ultrasessantenni (d’iscrizione s’intende!) Angelo Braglia e Roberto Spatti. C ome da tradizione, uno alla volta, tutti i premiati hanno ritirato il meritato riconoscimento e posato per le fotografie di rito, chiamati dallo speaker Dario Piotti e complimentati dalle autorità che si alternavano nella consegna dei diplomi e delle medaglie, sotto lo sguardo compiaciuto del presidente Giovanni Platto, gioviale anfitrione della bella e significativa serata. Alle numerose signore presenti, elegantissime, sono stati offerti, dalle gentili collaboratrici di segreteria Luisa, Carla, Federica, (che ringraziamo) graziosi bouquet di fiori. L’adunanza, ottimamente riuscita, si è conclusa con l’arrivederci al prossimo anno. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 33 DAL COLLEGIO DI BRESCIA 34 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 DAL COLLEGIO DI BRESCIA IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 35 DAL COLLEGIO DI BRESCIA 36 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 DAL COLLEGIO DI BRESCIA ° 0 4 ° 0 4 IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 37 DAL COLLEGIO DI BRESCIA ° 0 4 ° 0 4 38 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 DAL COLLEGIO DI BRESCIA ° 0 5 ° 0 5 IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 39 DAL COLLEGIO DI BRESCIA ° 0 5 ° 0 5 40 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 DAL COLLEGIO DI BRESCIA ° 0 6 Angelo Broglia Marco Tocchella e Michele Canesi premiati con borse di studio IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 41 CATASTO Alessandro Rizzi C he ad ogni cambio della dirigenza in un ufficio pubblico corrisponda anche una ventata di novità è comprensibile e giusto. In particolare, nel passato presso gli uffici del catasto abbiamo assistito a spostamenti di personale, ad una diversa assegnazione di cariche ed incarichi, all’attivazione di nuove procedure, nonché all’arrivo di nuovo mobilio. Tutto normale. Ma che all’arrivo del nuovo Direttore corrispondesse anche un vero e proprio stravolgimento di prassi operative ormai da tempo consolidate, per non dire una reinterpretazione della normativa, a questo ancora non avevamo assistito. Nello specifico mi riferisco a quella procedura secondo la quale, quando veniva prodotta una pratica al Catasto Fabbricati, rispettando i canonici trenta giorni dalla data di ultimazione lavori e questa fosse poi stata sospesa per una qualunque ragione, non si veniva sanzionati, in quanto la data di prima presentazione interrompeva i termini per il san- 42 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 Sanzioni catastali: forte la contrarietà del Collegio di Brescia zionamento. A tal proposito sulla porta del tecnico preposto all’accettazione delle pratiche Do.c.fa. campeggiava un avviso che recitava testualmente: «Si informano i professionisti, che la data di fine lavori assunta dall’ufficio coincide con quella dichiarata inizialmente in sede di presentazione della pratica» (Risulta irrilevante pertanto la eventuale sospensione della pratica ai fini dell’applicazione della sanzione prevista per ritardata presentazione)». Con un simile approccio al problema i tecnici potevano regolarizzare le pratiche senza fretta e con la massima diligenza, non essendo pressati da scadenze imminenti. Una tale prassi era perfettamente in linea con quanto dettato dal Dpr n. 1142 del 1 dicembre 1949 (che non risulta essere mai stata abrogata) ove all’Art.59 dispone: «Della dichiarazione di non accettabilità delle planimetrie, l’Ufficio tecnico erariale deve dare comunicazione all’obbligo della presentazione di esse mediante distinto avviso per ciascuna planimetria. L’avviso deve contenere l’indicazione dei motivi della non accettabilità e di un termine non inferiore a 30 giorni entro il quale l’obbligato deve provvedere alla presentazione della nuova planimetria debitamente regolarizzata» e ove, all’Art.60, dispone altresì che: «È considerata come mancata presentazione l’inosservanza del termine assegnato in base all’art.59 per la nuova presentazione delle planimetrie riconosciute non accettabili». Una norma di sicuro buon senso. Da qualche tempo in qua le cose sono cambiate e l’Ufficio ha pensato bene di iniziare a sanzionare tutte quelle pratiche che, a causa di una sospensione, fossero poi ripresentate oltre i termini stabiliti (trenta giorni dalla fine lavori). Mediante la Commissione Catasto, il Collegio si è subito attivato per chiedere il motivo di una simile scelta e far sì che si cambiasse atteggiamento. A nulla è servito far presente che una norma ben precisa obbliga l’Ufficio a concedere una proroga non inferiore a 30 giorni per regolarizzare una pratica. Tengo particolarmente a sottolineare che debbano essere concessi almeno trenta giorni, perché oggi molto spesso capita che una pratica venga sospesa a causa di errori contenuti nella stessa banca dati catastale (codici fiscali non validati in anagrafe tributaria, intestazioni formalmente imprecise, ecc.). Errori, spesso commessi dall’Ufficio stesso, che per essere corretti necessitano talora di tempi anche molto lunghi. A fronte di tutto ciò, la risposta è stata che, siccome il programma di controllo delle pratiche Do.C.Fa. rileva lo sforamento dei termini di presentazione, loro sono obbligati ad applicare le sanzioni. Altro motivo secondo cui l’Ufficio ritiene opportuno sottoporre a sanzione queste pratiche è che, diversamente, i professionisti sarebbero indotti a presentare pratiche imperfette al solo scopo di potersi giovare di maggior lasso di tempo per evadere il loro incarico. L’aver sottolineato che, né una falla in un programma, né un pregiudizio (ingiustificato) nei confronti del mondo professionale possono legittimare la mancata applicazione di una precisa norma di legge, non ha sortito alcun effetto. L’Ufficio proseguirà sulla strada intrapresa. Un simile assunto non potrà mai da noi essere condiviso, in quanto lesivo di un diritto ben preciso sancito per legge, pertanto dapprima cercheremo per quanto possibile di far intendere le nostre ragioni e di far cambiare atteggiamento all’Agenzia. Se così facendo non dovessimo ottenere risultati soddisfacenti, saremo, nostro malgrado, costretti a ricorrere a metodi più incisivi, fermamente decisi a veder riconosciuto quello che è un preciso diritto del cittadino e del contribuente. Se possibile, preferiremmo non dover adire a tali mezzi perché così facendo, quasi inevitabilmente, si incrinerebbe quel rapporto di dialogo da tempo intrapreso, ma non possiamo agire diversamente, la tutela dei nostri iscritti e delle rispettive committenze è da sempre una nostra priorità. ❑ CATASTO Gino Pagliuca Da “Corriere della Sera” C on il via libera della Commissione Finanze del Senato alla delega fiscale la riforma del Catasto ha fatto un passo avanti. Il sistema di determinazione dei valori imponibili degli immobili cambierà radicalmente anche se la rivoluzione non è dietro l’angolo. Dopo l’approvazione del Senato e l’ultimo passaggio di ratifica alla Camera nelle prossime settimane serviranno almeno tre o quattro anni perché la riforma vada a regime. Ma cosa cambierà in concreto? Innanzitutto verrà superato il sistema di misurazione a vani catastali, che, con le regole attuali, si applica agli immobili residenziali e agli uffici. Le superfici saranno invece espresse in metri quadrati. I vani catastali non corrispondono ai locali commerciali di un alloggio, ma sono calcolati tenendo conto sia della superficie dei singoli locali sia delle parti comuni. Il problema è che la superficie dei vani varia molto a seconda della città e della tipologia di appartamento. Basandoci sulle statistiche catastali pubblicate dall’Agenzia delle Entrate, abbiamo calcolato la superficie media di una casa di 5 vani nei capoluoghi di provincia, per scoprire che per un appartamento di categoria A/2 a Foggia la misura è di 121 metri quadrati, mentre a Genova si scende a 95; per una casa A/3 il range va da 119,50 metri di Caserta agli 86 di Livorno, ben 33,50 metri quadri in meno. Catasto: addio vani superfici misurate in metri quadrati I valori fiscali si baseranno sui prezzi di mercato ma correranno su un doppio binario; ci sarà un valore locativo (il canone a cui teoricamente si può affittare l’immobile) che servirà da base di calcolo per le imposte sulle rendite, ad esempio l’Irpef, reintrodotta dalla legge Stabilità per le case non locate situate nel medesimo Comune in cui il proprietario ha l’abitazione principale, mentre il valore di vendita sarà la base per i passaggi di proprietà. Non è chiaro a quale dei due valori invece si farà riferimento per l’Imu e Tasi. Il principale nodo però è legato al mantenimento di un impegno formale della delega: l’invarianza di gettito. Spiega Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia: «Abbiamo ottenuto che l’invarianza sia calcolata a livello comunale e non nazionale, le amministrazioni dovranno modulare le aliquote in modo da non portare a un aumento generalizzato dell’imposizione. Un altro aspetto positivo della legge è che i rappresentanti dei proprietari faranno parte delle commissioni che determineranno zona per zona i criteri di calcolo dei valori. Fin qui la norma. Dovremo però vigilare attentamente per evitare che i regolamenti attuativi stravolgano di fatto questa impostazione». L’algoritmo di calcolo si baserà su rilevazioni di mercato e quindi presumibilmente si partirà dall’Omi, L’Osservatorio semestrale dell’Agenzia delle Entrate, e avrà un funzionamento analogo a quello degli studi di settore applicati ai lavoratori autonomi. Invarianza di gettito non significa però che tutti pagheranno come prima: il sistema porterà inevitabilmente a un rimescolamento delle carte, ci sarà chi risparmierà e chi pagherà di più. Per chi finirà in questa seconda ca- tegoria però c’è una novità importante: con il sistema attuale la rendita catastale attribuita ad un immobile si può impugnare solo se ci sono vizi di legittimità, con le nuove regole la si potrà contestare anche nel merito, cioè se la si ritiene troppo alta. Facile prevedere che i ricorsi fioccheranno. ❑ Città Casa A/2 Casa A/3 Bari Belluno Bergamo Bologna Bolzano Brescia Brindisi Cagliari Como Cremona Firenze Genova L’Aquila La Spezia Latina Lodi Mantova Milano Modena Napoli Oristano Padova Palermo Perugia Pisa Reggio Calabria Reggio Emilia Rieti Roma Savona Sondrio Taranto Torino Treviso Trieste Venezia Verona Vibo Valentia Vicenza Viterbo 104,00 106,01 102,63 110,63 104,55 95,55 109,08 101,51 97,99 96,01 98,00 95,21 107,08 100,00 102,03 101,02 104,54 100,00 97,03 105,54 108,53 100,65 106,46 104,54 98,52 113,05 96,52 111,56 99,05 101,99 98,56 110,00 103,57 100,64 103,59 107,04 102,63 119,40 105,53 103,60 97,03 108,54 98,57 92,60 109,00 87,99 97,04 98,55 94,66 92,65 95,23 87,60 119,58 93,60 113,60 91,03 96,03 87,61 90,00 96,02 103,59 97,63 95,56 101,57 88,51 106,01 95,021 102,60 91,06 94,60 101,99 100,68 95,48 98,00 92,99 99,04 99,56 108,00 97,04 103,57 IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 43 CATASTO Pregeo 10, sperimentato solo a Firenze, Bologna, Genova, Reggio Calabria e Siena Il Consiglio Nazionale ci avverte che è stata avviata la sperimentazione della nuova procedura Pregeo 10 per la redazione degli atti di aggiornamento. A tal proposito pubblichiamo la nota informativa dell’Agenzia delle Entrate Direzione Centrale Cartografia e Catasto, che illustra l’iter della sperimentazione e fornisce altresì le modalità operative per la redazione degli atti di aggiornamento durante il periodo di sperimentazione «Pregeo 10 versione 10.6.0 Modalità operative per la redazione degli atti di aggiornamento con la nuova procedura durante il periodo della sperimentazione. Come è noto, l’Area Servizi Cartografici della direzione Centrale, con il supporto di Sogei, ha realizzato un nuovo sistema di aggiornamento della cartigrafia, che adotta un modello tecnico-operativo che supera quello attuale basato sulle tipologie al fine di permettere la predisposizione per la trattazione totalmente automatica di tutti gli atti di aggiornamento geometrici. Il nuovo modello è basato sul riconoscimento automatico dell’atto di aggiornamento a partire dalla proposta di aggiornamento, dall’estratto di mappa e dal modello per il trattamento dei dati censuari. La nuova procedura, nell’ambito della consolidata attività di collaborazione tra l’Agenzia e codesti Ordini professionali, è stata resa disponibile, sul sito dell’Agenzia, per lo svolgimento di una sperimentazione condivisa in data 8 aprile 2014. Per consentire agli uffici interessati dalla sperimentazione ed ai professionisti il corretto utilizzo della procedura per la redazione degli atti di aggiornamento durante il periodo di sperimentazione, è stata svolta, nel primo trimestre del 2014, una attività divulgativa rivolta al mondo professionale ed agli Uffici provinciali Territorio dell’Agenzia, attraverso opportuni seminari e convegni che hanno contribuito ad affinare il documento allegato “Modalità operative per la redazione degli atti di aggiornamento con la nuova procedura Pregeo 10 ver. 10.6.0, durante il periodo della sperimentazione”. Si fa presente, infine, che il contenuto del documento di che trattasi, opportunamente integrato anche con gli esiti della sperimentazione, sarà inserito nella circolare di accompagnamento alla procedura Pregeo 10. Si riportano di seguito le modalità ed i tempi conconcordati con codesti Consigli Nazionali per l’esecuzione della sperimentazione di che trattasi. • La sperimentazione interessa, nella prima fase, cinque Uffici Provinciali - Territorio (Firenze, Bologna, Genova, Reggio Calabria e Siena) ed è avviata a partire dall’8 aprile 2014. 44 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 • A partire dalla stessa data la nuova procedura è disponibile per lo scarico, da parte di tutti i professionisti, sul sito istituzionale dell’Agenzia, nelle pagine dedicate a Pregeo; durante tale periodo sarà possibile presentare, facoltativamente, gli atti di aggiornamento redatti con la nuova versione di Pregeo solo presso i 5 uffici sperimentatori indicati al punto precedente. • A partire dal 1° luglio 2014 la sperimentazione sarà estesa su tutto il territorio nazionale e, conseguentemente, sarà possibile presentare, Agenzia delle Entrate - Direzione Centrale Catasto e Cartografia, Largo Leopardi, 5 - 00185 Roma e-mail: [email protected] facoltativamente, gli atti di aggiornamento redatti con la nuova versione di Pregeo presso tutti gli Uffici Provinciali. • Il nuovo sistema di aggiornamento con la procedura Pregeo 10 ver. 10.6.0 diventerà obbligatorio a partire dal 2 gennaio 2015. • L’utilizzo della nuova procedura è facoltativo per i professionisti abilitati alla redazione degli atti di aggiornamento del Catasto durante tutto il periodo della sperimentazione. • Durante la sperimentazione il professionista potrà presentare gli atti di aggiornamento redatti anche con la vecchia procedura, anche se, presso gli uffici sperimentatori, gli atti stessi saranno processati con la nuova procedura. • Anche gli atti di aggiornamento non predisposti per l’approvazione automatica saranno, se corretti, approvati in automatico. • Restano, comunque, esclusi dall’approvazione automatica gli atti di aggiornamento di cui al paragrafo n. 5 della Circolare n. 3 del 16 ottobre 2009. • Qualora si dovessero riscontrare anomali funzionamenti della procedura durante la predisposizione di un atto di aggiornamento, al fine di intervenire per la rimozione degli stessi, il professionista dovrà compilare l’allegata scheda “Allegato 1 – scheda segnalazione anomalie OOPP” che dovrà essere trasmessa a questa Direzione, per tramite di codesti Consigli Nazionali, assieme al file “.dat” dell’atto di aggiornamento e ai file dell’Estratto di Mappa. Considerata l’importanza dell’iniziativa, si chiede a codesti Consigli Nazionali di portare a conoscenza di tutti i professionisti appartenenti al proprio Ordine professionale il contenuto della presente nota informativa, al fine di interessarli, fin d’ora, all’uso della nuova procedura, durante il periodo sperimentale pianificato nell’anno 2014.» Il Direttore Centrale Franco Maggio CATASTO “Modalità operative per la redazione degli atti di aggiornamento con la nuova procedura Pregeo 10 ver. 10.6.0, durante il periodo della sperimentazione” cessarie le misure sul terreno, di seguito riportati: 1. Scelta della Macro Categoria Come citato in premessa, il nuovo modello tecnico-operativo della procedura Pregeo 10 non si basa più sull’utilizzo delle tipologie, ma sul riconoscimento automatico della variazione catastale e conseguentemente dell’atto di aggiornamento, a partire dalla proposta di aggiornamento, dall’estratto di mappa e dal modello per il trattamento dei dati censuari. Per la scelta della variazione catastale in luogo della tipologia codificata, il professionista deve esegire le seguenti azioni: – scegliere la Macro Categoria tra le possibili opzioni disponibili nella sezione “Entità” presente nella maschera di compilazione dei “Dati Statistici (riga 0)” che può essere Ordinaria, Modesta e Speciale (rif. fig. 1); Fig. 2 - Atti di aggiornamento che rientrano nella Macro Categoria “Ordinaria” - Compilazione della “Riga di tipo 9” • Tipo Mappale con Conferma di Mappa; • Tipo Mappale per Soppressione di subalterni rurali. Nella Macro Categoria “Modesta Entità” (rif. fig. 3) rientrano tutti i Tipi Mappali per la denuncia di costruzioni di scarsa rilevanza cartografica (Decreto del Ministero delle Finanze Fig. 1 - Scelta della Macro Categoria - Compilazione della “Riga di tipo 0” – tra i possibili atti di aggiornamento compresi nella Macro Categoria selezionata, scegliere quello di interesse. Nella Macro Categoria “Ordinaria” (rif. fig. 2) rientrano tutti gli atti di aggiornamento che devono essere predisposti con rilievo appoggiato ai punti fiduciali che ad ogni buon fine vengono di seguito riportati: • Tipo di Frazionamento; • Tipo Mappale per Nuova Costruzione (superficie > di 20 mq); • Tipo Mappale per Ampliamento (incremento di superficie coperta > al 50% della superficie occupata dal corpo di fabbrica preesistente); • Tipo Misto (Tipo di Frazionamento + Tipo Mappale); • Tipo Mappale con Scorporo di Corte, oppure che non utilizzano l’estratto di mappa e per i quali non sono ne- Fog. 3 - Atti di aggiornamento rientranti nella Macro Categoria “Modesta Entità” - Compilazione della “Riga di tipo 9” IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 45 CATASTO n. 28 del 2 gennaio 1998): • unità afferenti fabbricati già censiti o nuove costruzioni aventi superficie minore o uguale a 20 mq; • costruzioni realizzate in aderenza a fabbricati già inseriti in mappa e comportanti un incremento di superficie coperta minore o uguela al 50% della superficie occupata dal corpo di fabbrica preesistente; • manufatti precari in lamiera o legname, le costruzioni in muratura di pietrame a secco, le tettoie, le vasche e simili, purché abbiano modesta consistenza plano-volumetrica. Nella Macro Categoria “Speciali” (rif. fig. 4) rientrano gli atti di aggiornamento di seguito elencati: • Tipo particellare; • Atto di aggiornamento a rettifica di un atto precedente, per il quale risultano errate alcune misure significative (Circolare n. 8 dell’1 agosto 2005). Fig. 5 - Atti di aggiornamento rientranti nella Macro Categoria “Ordinaria” - Tipo mappale con Stralcio di Corte Fig. 4 - Atti di aggiornamento rientranti nella Macro Categoria “Speciali” - Compilazione della “Riga di tipo 9) 2. Tipo mappale con stralcio di corte Qualora si debba eseguire una variazione catastale in cui sono presenti contemporaneamente operazioni di ampliamento di fabbricati già esistenti (in aderenza e/o afferenti) e costituzione di corti urbane, previo stralcio da particelle di maggiori dimensioni (rif. fig. 5), per la redazione dell’atto di aggiornamento il professionista deve selezionare il tipo di atto di aggiornamento “Tipo mappale con Stralcio di Corte” presente nella Macro Categoria “Ordinaria”. 46 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 3. Criteri per la predisposizione del modello per il trattamento dei dati censuari Nel caso in cui il riconoscimento automatico dell’atto di aggiornamento non è univocamente desumibile dalla componente grafica della proposta di aggiornamento, la procedura predispone comunque un modello per il trattamento dei dati censuari in automatico, adottando una delle possibili soluzioni. Nel caso in cui tale modello non dovesse rappresentare la variazione catastale che si intende eseguire, il professionista dovrà coerentemente conla variazione catastale stessa, modificare il modello per il trattamento dei dati censuari, rispettando, comunque, i criteri già definiti per le casistiche codificate nell’allegato 2 della Circolare 3 del 2009. Nel caso particolare di atto di aggiornamento “Tipo Mappale con Stralcio di Corte”, la procedura automatica non è in grado di discriminare lo stesso nei confronti di un atto di aggiornamento “Tipo Frazionamento + Tipo Mappale”, in quanto la componente grafica della proposta è identica. In questo caso particolare è stata inibita alla procedura la possibilità di predisporre in automatico il modello per il trattamento dei dati censuari; in tal caso sarà a cura del professionista la compilazione dello stesso modello. Si precisa che il modello per il trattamento dei dati censuari generato auto- CATASTO maticamente dalla procedura, fino al suo perfezionamento, continua a rimanere una utility; la responsabilità della corretta compilazione del modello rimane esclusivamente del professionista. 4. Gestione delle particelle con superficie reale Nel caso in cui una particella viene rilevata interamente e deve essere definita con superficie reale (SR), il professionista, durante la fase di vettorizzazione del poligono chiuso che definisce il contorno della particella, dve compilare correttamente i seguenti campi presenti nella sezione “Poli- goni chiusi Linea Continua” della maschera “Procedura per la formazione interattiva di Vettori” (rif; fig. 6): • “Particella Derivata”: identificativo letterale provvisorio della particella derivata che sarà definito nella Proposta di Aggiornamento; • “Particella Originale”: identificativo della particella originale presente nell’estratto di mappa; Fig. 6 - Vettorizzazione di poligoni chiusi, aventi superficie reale Operando nella maniera appena descritta, si conseguiranno i seguenti risultati: • viene creata in maniera automatica, nel libretto delle misure, la “riga di tipo 7” (rif. fig. 7) corrispondente alla particella derivata “BBB”; • il valore della supericie reale calcolato dinamicamente dalla procedura durante la vettorizzazione del poligono viene correttamente intercettato nella Proposta di Aggiornamento (rif. fig. 8) ed introdotto in automatico nel modello per il trattamento dei dati censuari (rif. fig. 9). Fig. 7 - Compilazione della “Riga di tipo 7” IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 47 CATASTO Fig. 8 - Gestione della particella con superficie reale nella Proposta di Aggiornamento Fig. 9 - Inserimento automatico della particella con superficie reale nel modello per il trattamento dei dati censuari 48 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 5. Casi particolari della “Riga di tipo 8” Qualora in un atto di aggiornamento siano presenti “Punti Utente”, il professionista deve porre una particolare attenzione nella compilazione delle “Righe di tipo 8”, per la corretta gestione degli stessi durante la fase di aggiornamento degli archivi catastali, in particolare nei casi di seguito rappresentati. Caso a) - “Tipo Mappale per nuova costruzione su particella con superficie reale (SR) definita da precedente tipo di frazionamento redatto ai sensi della Circolare 2/88”. Come è noto, relativamente a tale tipologia di atto di aggiornamento, presso l’Ufficio, dopo la protocollazione dell’atto di aggiornamento, la procedura Pregeo 10 effettua i seguenti controlli prima del- CATASTO l’approvazione (rif. fig. 10): • verifica della corrispondenza tra l’identificativo dei vertici citati nella “Riga di tipo 8” e quelli presenti nel tipo di frazionamento precedente; • verifica di esistenza del protocollo del tipo di frazionamento negli archivi informatici; • verifica della correttezza delle coordinate riportate nell’atto di aggiornamento, attraverso il confronto con quelle presenti negli arvchivi informatici, fino alla terza cifra decimale. sere utilizzato soltanto per la redazione di atti di aggiornamento appartenenti alla Macro Categoria “Ordinaria”, per i quali è obbligatorio l’appoggio del rilievo ai punti fiduciali. In caso contrario, un apposito controllo presso l’Ufficio, intercetterà la fattispecie e l’atto di aggiornamento sarà archiviato con lo stato “elaborato con errore”; conseguentemente l’Ufficio eseguirà la procedura per la sospensione, se presentato in front-office; mentre sarà respinto automaticamente dalla procedura se presentato in modalità telematica. In caso di esito negativo del controllo, l’atto di aggiornamento sarà archiviato con lo stato “elaborato con errore”; conseguentemente l’Ufficio eseguirà la procedura per la sospensione, se presentato in front-office; mentre sarà respinto automaticamente dalla procedura se presentato in modalità telematica. 6. Formazione dei lotti Per la definizione di lotti, si riportano di seguito due casi esemplificativi di corretta compilazione del modello per il trattamento dei dati censuari. Caso a) Formazione di un lotto definito da una particella già censita al Catasto Edilizio Urbano Fig. 10 Caso a) - Compilazione delle “Righe di tipo 8” Caso b) - Utilizzo del “Punto Ausiliario” Come riportato nella “Istruzione per il rilievo catastale di aggiornamento” approvato con Decreto del Direttore Generale prot. n. 4A/322 del 19 gennaio 1988, l’uso del punto ausiliario è limitato al caso in cui il collegamento di un punto fiduciale agli altri due richieda una complessità di operazioni topografiche tali per cui la determinazione delle reciproche posizioni tra i punti stessi risulterebbe poco affidabile. Per quanto sopra, è evidente che il punto ausiliario deve es- Fig. 11 - Formazione di lotti. Caso a) Nell’esempio della figura 11, la particella 403 viene soppressa e vengono generate le particelle AAA e BBB mentre la particella 406 viene soppressa e vengono generate le particelle CCC e DDD; le particelle AAA e CCC confluiscono nel lotto definitivo, identificato nella particella 139 già con qualità Ente Urbano (282). La sequenza delle operazioni, come rappresentata nella figura, deve essere: • variazione della particella 139 che forma il lotto definitivo di destinazione; IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 49 CATASTO • Soppressione delle particelle originali e costituzione delle particelle derivate che in parte formeranno il lotto precedentemente definito. Caso b) Tipo mappale con successiva formazione di lotti spetto cronologico delle seguenti fasi: – con la funzione “Modifica simboli - Inserimento testo” si inserisce l’identificativo tra parentesi del fabbricato interrato (rif. fig. 14); – successivamente si procede al frazionamento del fabbricato interrato (rif. fig. 15) Fig. 12 - Formazione di lotti. Caso b) Nel caso in cui si debba formare un lotto a partire da particelle costituite a seguito della soppressione di particelle originali, al lotto deve essere attribuito uno degli identificativi definitivi delle particelle costituite. Con riferimento all’esempio della figura 12, le particelle 403 e 406 vengono soppresse e vengono generate le particelle AAA, BBB, CCC, DDD; al lotto definitivo che si è formato è stato attribuito l’identificativo AAA, generato dalla soppressione della particella 403. 7. Atti di aggiornamento che trattano fabbricati interrati Nel caso di atto di aggiornamento concernente un immobile interrato cui è necessario attribuire un numero di particella autonomo e avente superficie nulla, devono essere rispettate le seguenti istruzioni: • il modello per il trattamento dei dati censuari deve essere compliato come descritto nella figura 13; • nella redazione della Proposta di Aggiornamento le operazioni devono essere effettuate con il ri50 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 Fig. 13 - Creazione di una particella interrata; compilazione del modello per il trattamento dei dati censuari Fig. 14 – Creazione di una particella interrata; inserimento dell’identificativo tra parentes CATASTO Fig. 15 – Creazione di una particella interrata; frazionamento 8. atti di aggiornamento con la conferma della rispondenza della mappa catastale allo stato dei luoghi Come già descritto nel paragrafo 1, qualora si debba predisporre un atto di aggiornamento con la conferma della rispondenza della mappa catastale allo stato dei luoghi, il professionista dve selezionare la Macro Categoria “Ordinario” quindi il tipo di atto di aggiornamento “Tipo Mappale con conferma di mappa”. 9. Riposizionamento di un fabbricato Qualora si debba predisporre un atto di aggiornamento con lo scopo di modificare la posizione di un fabbricato esistente all’interno di una particella, devono essere osservate le seguenti istruzioni: • deve essere operata preliminarmente la demolizione del fabbricato esistente attraverso l’utilizzazione delle linee “blu” nella proposta di aggiornamento; • il fabbricato deve essere riposizionato secondo i seguenti criteri: – con misure rilevate sul terreno e con appoggio ai punti fiduciali, se il fabbricato ha una superficie maggiore di 20 mq (Macro Categorie “Ordinaria” e natura dell’atto di aggiornamento “Tipo Mappale per Nuova Costruzione”; – con la modalità semplificata prevista dal Decreto del Ministero delle Finanze n. 28 del 2 gennaio 1998, se di scarsa rilevanza cartografica (Macro Categoria ”Modesta Entità” e natura dell’atto di aggiornamento “Tipo Mappale”). Si precisa che le operazioni di demolizione e di inserimento di nuovo fabbricato devono essere effettuate contestualmente all’interno dello stesso atto di aggiornamento. ❑ Fig. 16 – Tipo mappale con conferma di mappa – Libretto delle misure IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 51 URBANISTICA Giuseppe Zipponi A ffrontiamo il tema della destinazione d’uso con alcune considerazioni riguardo le tre questioni principali che sono: 1) cosa si intende per destinazione d’uso; 2) cambio di destinazione d’uso con opere; 3) cambio di destinazione d’uso senza opere. Argomento, quest’ultimo, certamente più delicato. Cosa di intende per “destinazione d’uso” L’argomento è ben spiegato dalla Legge Regionale 12/2005. Bisogna leggere l’art. 51. «Costituisce destinazione d’uso di un’area o di un edificio la funzione o il complesso di funzioni ammesse dagli strumenti di pianificazione per l’area o per l’edificio ... È principale Destinazione d’uso e carico urbanistico Diverse le interpretazioni la destinazione d’uso qualificante; è complementare od accessoria o compatibile qualsiasi ulteriore destinazione d’uso che integri o renda possibile la destinazione d’uso principale o sia prevista dallo strumento urbanistico generale a titolo di pertinenza o custodia. Le destinazioni principali, complementari, accessorie o compatibili, come sopra definite, possono coesistere senza limitazioni percentuali ed è sempre ammesso il passaggio dall’una all’altra, nel rispetto del presente articolo, salvo quelle eventualmente escluse dal Pgt». In sostanza il legislatore regionale ha stabilito che le destinazioni non espressamente escluse dai Pgt e ammesse in una singola zona urbanistica possono coesistere ed essere cambiate. È il caso, ad esempio, degli alloggi trasformati in uffici o negozi o viceversa. Delle taverne o porticati trasformati in parti di alloggio. Delle autorimesse trasformate in alloggio. Il tutto nel rispetto delle norme igienico-sanitarie e della dotazione di parcheggi. Naturalmente, si deve controllare se il Pgt prevede la necessità di adeguamento degli standard (aree per servizi e attrezzature pubbliche e di interesse pubblico o generale). Per quanto riguarda quest’ultimo punto (adeguamento standard) in assenza di opere edilizie, l’adeguamento è dovuto solo per le medie e grandi strutture di vendita. Sono esonerati, quindi, gli esercizi di vicinato (fino a 150 m2) e le altre destinazioni di tipo terziario, per esempio gli uffici. Lo chiarisce l’art. 51, comma 3. Ripeto: in assenza di opere edilizie. Cambio di destinazione d’uso con opere Un cambio di destinazione con opere edilizie è ovviamente accoppiato a interventi edilizi (se no non si chiamerebbe così); generalmente manutenzione ordinaria o straordinaria, oppure ristrutturazione edilizia. La legge stabilisce che tali mutamenti, conformi alle previsioni dei Pgt, non mutano la qualificazione dell’intervento. Questa è una cosa molto importante. Vuol dire che se il cambio d’uso è connesso a una manutenzione ordinaria o straordinaria rimane pur sempre una manutenzione. Quindi, se ordinaria, è attività edilizia libera mentre se è straordinaria, è soggetta a comunicazione o segnalazione certificata. In nessuno dei due casi è comunque soggetta a contributo di costruzione. Nei casi di ristrutturazione, invece, il contributo è dovuto ai sensi dell’art. 43 della legge regionale 12. Inoltre il comma 12 dell’art. 44 chiarisce che è dovuta la differenza degli “oneri“ e la quota dovuta per le opere relative ad edifici esistenti. Cambio di destinazione d’uso senza opere Leggiamo attentamente i commi 2 e 3 dell’art. 52 della 52 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 URBANISTICA Legge 12: «I mutamenti di destinazione d’uso di immobili non comportanti la realizzazione di opere edilizie, purché conformi alle previsioni urbanistiche comunali ed alla normativa igienicosanitaria, sono soggetti esclusivamente a preventiva comunicazione dell’interessato al comune. Qualora la destinazione d’uso sia comunque modificata nei dieci anni successivi all’ultimazione dei lavori, il contributo di costruzione è dovuto nella misura massima corrispondente alla nuova destinazione, determinata con riferimento al momento dell’intervenuta variazione». Il palese significato della nostra legge non può quindi che essere: – per un cambio d’uso senza opere (conforme al Pgt e alle norme igieniche) basta una comunicazione; – non serve un permesso o una Dia o un progetto; – se sono passati 10 anni non deve essere pagato il contributo; – comunque non devono essere reperiti standard (salvo che per le medie e grandi strutture di vendita). P erò, c’è un però. Se è vero che nell’applicare la legge non si può attribuire ad essa altro senso che quello fatto palese dal significato proprio delle parole «secondo la connessione di esse e dalla intenzione del legislatore», è altrettanto vero che alcuni Comuni si affaticano spesso a interpretare la vera volontà di coloro che hanno formu- lato il testo della legge. Una specie di interpretazione teologica per la quale non è più il legislatore a fare le leggi ma il Comune. Che, ovvio, ritiene di conoscere meglio del legislatore le finalità per cui è stata emanata la legge e, soprattutto, è sentinella che la sua applicazione sia conforme all’ordinamento. A ruota anche alcuni Tribunali Amministrativi. Ecco allora che partono le interpretazioni, appunto. L’interpretazione teologica che si incontra più spesso è questa: bisogna conferire gli standard, i parcheggi, o monetizzarli anche senza opere. Occorrerebbe cioè verificare se il cambio d’uso incida o meno sul carico urbanistico della zona. Un principio logico ma non contemplato dalla Legge. Naturalmente non tocca a me stabilire la verità, ammesso che esista. Certo, nel dubbio, sarebbe meglio applicare la legge: è tanto chiara. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 53 SICUREZZA CANTIERI Piergiorgio Priori Andrea Andreolassi N egli ultimi anni gli ambienti confinati o sospetti di inquinamento sono saliti alla ribalta della cronaca perché sono stati teatro di gravi infortuni mortali ripetutisi con dinamiche spesso molto simili tra loro: per questo motivo si sono evidenziate diverse criticità riscontrabili in questi luoghi. Proprio per arginare il fenomeno di questi infortuni è stato emanato il Dpr 177/2011 “Regolamento recante norme per la qualificazione delle imprese e dei lavoratori autonomi operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confinati” che fornisce dettagliati requisiti normativi sia per le imprese sia per i committenti. Si è colta quindi la necessità di mettere in evidenza le disposizioni del Dpr177/11 con un articolo che rappresenti i contenuti di una procedura di sicurezza per lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati, rivolto a quanti operano a vario titolo in tale settore, in particolare ai coordinatori per la sicurezza e per tutti i tecnici che si trovano nelle situazioni sotto riportate. L’obiettivo è quello di approfondire e fornire soluzioni tecniche, organizzative e procedurali per i lavori da realizzare nelle diverse tipologie di ambienti sospetti di inquinamento o confinati. Si evidenzia che nell’articolo ogni volta che si parla di ambienti confinati ci si riferisce anche a quelli sospetti di inquinamento. Alcune operazioni sono ob54 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 Imprese e lavoratori: Dpr 177/2011 su ambienti inquinati o confinati bligatorie qualora ci si appresti a lavorare in un luogo sospetto di inquinamento o confinato, ossia quei punti irrinunciabili per operare in sicurezza come analisi del rischio, appropriata sorveglianza sanitaria, procedure di lavoro e di emergenza, formazione, informazione ed addestramento degli operatori. È fondamentale tener conto che il presente articolo si propone quale utile documento di riferimento, ma non può sostituirsi ad una valutazione e gestione del rischio che va calata in ogni specifica realtà. Innanzitutto dobbiamo definire quali siano gli ambienti confinati o sospetti di inquinamento, e qui la difficoltà nella definizione è abbastanza problematica, dato che il legislatore ha volutamente lasciato indicazioni generiche nella definizione. L’indicazione principale è quella di evitare l’ingresso negli ambienti confinati, per quanto possibile, ed è opportuno verificare se i lavori al loro interno possano essere svolti in altro modo (ad es. operando dall’esterno utilizzando dispositivi teleguidati, telecamere, e tenendo comunque conto dello stato dell’arte e dello sviluppo tecnologico). Nel caso ciò non fosse possibile, è necessario che i lavori vengano eseguiti secondo precise procedure di sicurezza. È necessario che il lavoro in ambienti confinati sia autorizzato e sia stato condiviso e firmato un apposito modulo autorizzativo, nel quale sono individuate le figure coinvolte, modulistica ed esempi si possono trovare nella guida “Manuale illustrato per lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati ai sensi dell’art. 3, comma 3, del Dpr 177/2011” (scaricabile anche dal sito dell’INAIL o del Ministero del Lavoro). Alcune indicazioni puntuali sono state inserite in leggi e decreti precedenti al Dpr 177/11 su come si possono identificare gli ambienti confinati o sospetti di inquinamento: sono tutti gli spazi o ambienti che hanno una di queste caratteristiche: a) aperture limitate per l’ingresso e l’uscita (diametro minimo 45 cm altezza e 60 larghezza ); b) una ventilazione naturale limitata o assente; c) spazi per i movimenti limitati; d) presenza possibile di atmosfera pericolosa dovuta a carenza di ossigeno o presenza di gas pericolosi. Altri esempi di ambienti sospetti di inquinamento o confinati sono tutti gli spazi o ambienti indicati nel D.Lgs. 81/08 agli art. 66 “lavori in ambienti sospetti di inquinamento”, art. 121 “lavori in scavi con presenza di gas”, punto 3 dell’allegato IV “lavori in vasche, canalizzazioni, tubazioni, serbatoi, Silos”. Nel caso il committente riscontri che i lavori da effettuarsi si svolgono in luoghi sopra citati o previsti dal Dpr occorre: a) verificare i requisiti di qualificazione dell’im- presa prima di affidare le attività; b) verificare che vengano applicate le procedure da seguire per informare, vigilare, coordinare e cooperare fra le stesse imprese e anche fra i lavoratori autonomi. Le imprese devono essere in possesso dei requisiti di qualificazione e applicare le procedure per seguire le attività in sicurezza. In particolare alcuni requisiti di qualificazione dell’impresa sono: - presenza di personale, con esperienza almeno triennale relativa a lavori in ambienti sospetti di inquinamento o confinati (in percentuale non inferiore al 30% della forza lavoro). Il preposto deve necessariamente possedere tale esperienza; - attività di informazione e formazione di tutto il personale mirata alla conoscenza dei fattori di rischio propri dei lavori in ambienti sospetti di inquinamento e soggetta a verifica di apprendimento e aggiornamento; si fa presente che ciò vale anche per il datore di lavoro se impiegato per tali lavori; - possesso di dispositivi di protezione individuale, strumentazione e attrezzature di lavoro idonei e avvenuta effettuazione di attività di addestramento all’uso corretto di tali dispositivi, strumentazione e attrezzature di lavoro; - addestramento di tutto il personale impiegato in tali attività, ivi compreso il da- SICUREZZA CANTIERI tore di lavoro, relativamente all’applicazione delle procedure di sicurezza. - rispetto delle vigenti previsioni, ove applicabili, in materia di Documento unico di regolarità contributiva; - integrale applicazione della parte economica e normativa della contrattazione collettiva di settore, compreso il versamento della contribuzione all'eventuale ente bilaterale di riferimento, ove la prestazione sia di tipo retributivo, con riferimento ai contratti e accordi collettivi di settore sottoscritti da organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. S i evidenzia che, in attività lavorative in ambienti sospetti di inquinamento o confinati, non è ammesso il ricorso a subappalti, se non autorizzati espressamente dal datore di lavoro committente (che ha la disponibilità giuridica dei luoghi) e certificati. Le procedure di sicurezza si possono sintetizzare in questi 4 punti: 1. Prima dell’accesso nei luoghi nei quali devono svolgersi le attività lavorative, tutti i lavoratori impiegati dalla impresa appaltatrice, compreso il datore di lavoro ove impiegato nelle medesime attività, o i lavoratori au- tonomi devono essere puntualmente e dettagliatamente informati dal datore di lavoro committente sulle caratteristiche dei luoghi in cui sono chiamati ad operare, su tutti i rischi esistenti negli ambienti, ivi compresi quelli derivanti dai precedenti utilizzi degli ambienti di lavoro, e sulle misure di prevenzione e emergenza adottate in relazione alla propria attività. L'attività di cui al precedente periodo va realizzata in un tempo sufficiente e adeguato all'effettivo completamento del trasferimento delle informazioni e, comunque, non inferiore ad un giorno. 2. Il datore di lavoro committente individua un proprio rappresentante, in possesso di adeguate competenze in materia di salute e sicurezza sul lavoro e che abbia comunque svolto le attività di informazione, formazione e addestramento di cui all'articolo 2, comma 1, lettere c) ed f), a conoscenza dei rischi presenti nei luoghi in cui si svolgono le attività lavorative, che vigili in funzione di indirizzo e coordinamento delle attività svolte dai lavoratori impiegati dalla impresa appaltatrice o dai lavoratori autonomi e per limitare il rischio da interferenza di tali lavorazioni con quelle del per- sonale impiegato dal datore di lavoro committente. 3. Durante tutte le fasi delle lavorazioni in ambienti sospetti di inquinamento o confinati deve essere adottata ed efficacemente attuata una procedura di lavoro specificamente diretta a eliminare o, ove impossibile, ridurre al minimo i rischi propri delle attività in ambienti confinati, comprensiva della eventuale fase di soccorso e di coordinamento con il sistema di emergenza del Servizio sanitario nazionale e dei Vigili del Fuoco. Tale procedura potrà corrispondere a una buona prassi, qualora validata dalla Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera v), del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81. 4. Il mancato rispetto delle previsioni di cui al presente regolamento determina il venir meno della qualificazione necessaria per operare, direttamente o indirettamente, nel settore degli ambienti sospetti di inquinamento o confinati. Degno di nota deve essere quanto riportato al punto 1 nel quale si cita il tempo minimo per l’informazione che deve essere “non inferiore ad un giorno”. Purtroppo il legislatore ha avuto un eccesso di zelo inse- rendo questa nota, dimenticando che in molti casi i lavori in luoghi confinati o sospetti di inquinamento possono durare solo qualche ora, pertanto ci sembra eccessivo e dispendioso che la formazione avvenga in una giornata, mentre in altri casi come cantieri più complessi come ad esempio all’interno di una unità operativa già avviata in processi produttivi, la durata dell’informazione può essere più che adeguata. Il Dpr177/11 si compone di soli 4 articoli dei quali solo 3 danno indicazioni precise sul comportamento che committenti e datori di lavoro devono tenere nei casi citati dal decreto. Per questo il Ministero e il Coordinamento Tecnico hanno voluto pubblicare le guide esplicative che sono di grande utilità per gli operatori e per ti tecnici che devono affrontare queste situazioni. Infine ricordiamo che il legislatore non avendo volutamente definito una ben specifica definizione di luoghi confinati o sospetti di inquinamento, preclude che i tecnici e in particolare i coordinatori della sicurezza siano più che attenti nell’individuare le situazioni sopra descritte per poi applicare una procedura che fino ad oggi non era nè obbligatoria nè definita da nessuna norma. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 55 PREVENZIONE INCENDI Giuliano Vacchi L a recente emanazione della legislazione in tema di procedure di prevenzione incendi, rappresentata dal Dpr 151/2011 e dal D.M. 7 agosto 2012, ha evidenziato l’intenzione del legislatore di alleggerire i già gravosi compiti del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, almeno per quanto riguarda l’iter burocratico alla base dell’avvio di tutte le attività soggette a controllo di prevenzione incendi. Lo snellimento delle procedure, avviato con l’emanazione della citata legislazione, passa attraverso la sempre più ampia responsabilizzazione dei professionisti che si occupano di questa particolare materia. Rammentiamo come la lontana Legge 818/84 abbia già introdotto, per la prima volta nella storia della Prevenzione Incendi, la collaborazione fra professionisti del settore e Corpo dei VV.FF., tramite l’istituzione di corsi specifici. Con tali corsi i professionisti possono, dopo il superamento di un esame orale e l’iscrizione in appositi elenchi del Ministero dell’Interno, conseguire la facoltà di certificare strutture, impianti, presidi ed ogni elemento importante ai fini della sicurezza antincendio: in questo modo, il Comando Provinciale dei VV.F. vie sollevato da onerosi compiti di verifica ed asseverazione di quanto constatato in sede di sopralluogo per il rilascio del Certificato di Prevenzione Incendi. 56 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 La nuova normativa tecnica di prevenzione incendi Dopo un lungo periodo che ha permesso di constatare l’efficacia di questa collaborazione e di rafforzare l’esperienza dei professionisti, il Dpr 151/11 ha proseguito l’opera di una sempre maggiore responsabilizzazione di questi ultimi affidando loro, come ormai noto, anche la responsabilità di stabilire se una determinata attività, purché appartenente alle categorie A o B del decreto stesso, fosse o meno idonea ad esercire, sotto il profilo della sicurezza antincendio, anche senza il controllo diretto da parte del Comando Provinciale dei VV.F. Non si tratta di una novità di poco conto, ma di un cambiamento epocale che, come nel 1984 con la legge 818, ha stravolto quasi completamente lo status quo vigente in tema di Prevenzione Incendi. Per i professionisti si tratta di una straordinaria possibilità di affermazione, in quanto, abituati per lo più a svolgere progetti finalizzati al conseguimento del parere favorevole di prevenzione incendi (senza poter vederne poi, nella maggior parte dei casi, l’ottenimento del Certificato di Prevenzione Incendi), hanno ora l’incarico di concludere il proprio progetto antincendio coronandolo con la presentazione della Segnalazione Certificata di Inizio Attività (S.C.I.A.) a propria firma: per le categorie A e B del 151/11, ciò corrisponde, nella sostanza, al rilascio da parte del professionista del Certificato di Prevenzione Incendi. Sulla scorta di questa importante innovazione legislativa, il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, dimostrando un dinamismo raro da parte di un organismo statale, ha presentato, lo scorso 5 maggio di quest’anno a Milano, davanti a 1200 professionisti lombardi del settore antincendio, le nuove "Norme di prevenzione incendi generali e semplificate". Si tratta di un testo unico che riscrive completamente tutta la normativa tecnica fino ad ora emanata. Ci troviamo dunque di fronte ad una nuova rivoluzione, questa volta di tipo tecnico, che rinnova radicalmente l’approccio di progettazione antincendio. F acciamo un po’ di ordine: ad una lettura superficiale potrebbe sembrare che ci si trovi di fronte ad un cambiamento di qualcosa che è stato appena modificato nel 2011, ma non è così. Una cosa è la legislazione ed un’altra la normativa tecnica: la prima ha modificato le procedure di presentazione della documentazione dei progetti antincendio, la seconda modifica l’approccio ai progetti stessi, ma sotto il solo profilo tecnico. Questa nuova normativa quindi, che entrerà in vigore verosimilmente nel prossimo autunno, è il completamento tecnico di quanto introdotto con la legislazione del 2011 ed aiuterà il profes- sionista ad affrontare in maniera più analitica il proprio progetto antincendio. La novità consiste infatti nel modificare l’approccio "prescrittivo", fino ad ora adottato nelle regole tecniche di prevenzione incendi, in un nuovo approccio "prestazionale", inducendo il professionista ad effettuare una valutazione consapevole del "rischio incendio" anche in quelle attività dove, fino ad ora, era il legislatore ad effettuarlo per lui. Questo rappresenta un altro importante passo verso la responsabilizzazione del “Professionista antincendio” termine coniato dal recente D.M. dell’agosto 2012 per definire quel tecnico che, indipendentemente dal proprio titolo di studio, rappresenta l’esperto della materia a cui è demandata l’analisi del rischio incendio e l’adozione delle conseguenti misure di prevenzione e di protezione, che consentano di renderlo “accettabile”. Si è voluto consapevolmente ridimensionare l’importanza del titolo di studio perché, sebbene la prevenzione incendi sia di competenza delle quattro principali professioni tecniche (architetti, geometri, ingegneri e periti industriali, in rigoroso ordine alfabetico), l’appartenenza ad una delle categorie indicate è molto meno importante rispetto ad altri settori tecnici: la prevenzione incendi infatti non è programma di studio in nessuno dei corsi di laurea, triennali e magistrali, delle PREVENZIONE INCENDI categorie citate e quindi viene affrontato alla pari ed ex novo da tutte le categorie di tecnici, nell’ambito di corsi specifici obbligatori per conseguire la qualifica di “Professionista antincendio”. L a normativa non è ancora definitiva: una bozza è stata emanata dal Corpo Nazionale e messa a disposizione dei tecnici interessati: si può comunque ipotizzare che gran parte della sua materia sia da considerare definitiva, tanto da poterla definire a grandi linee. L’impostazione generale si basa su pochi ma importanti principi: Generalità: si utilizzano le medesime metodologie per tutte le attività. Semplicità: propensione per l’adozione delle soluzioni più semplici. (e meno costose n.d.r.) Modularità: adozione di moduli che agevolino nella ricerca delle soluzioni progettuali più appropriate. Flessibilità: facoltà di scegliere più soluzioni, finalizzate all’ottenimento del medesimo obiettivo. Standardizzazione ed integrazione: conformità del linguaggio antincendio agli standard internazionali. Inclusione: importanza delle persone all’interno dell’attività a rischio, specie se con diverse abilità. Contenuti basati sull’evidenza: derivanti dai risultati conseguiti con la ricerca scientifica interna- zionale nel campo. Aggiornabilità: possibilità di aggiornare il progetto secondo le innovazioni tecnologiche. La nuova norma si baserà inoltre su quattro sezioni principali: La prima sezione (Generalità) definisce i termini ed i simboli grafici, riveduti alla luce del nuovo approccio e degli standard internazionali, oltre a definire i criteri gene- tive per le varie attività civili e commerciali, di tipo sanitario o turistico ricettivo, ecc. La quarta sezione infine si dedica ai metodi utilizzabili ai fini della progettazione antincendio, sottolineando i criteri del nuovo approccio prestazionale. In particolare è importante evidenziare come le nuove regole tecniche per le specifiche attività siano notevolmente più snelle in quanto rali di progettazione antincendio ed i profili di rischio delle attività. La seconda sezione (Strategia antincendio) contiene una unica "regola tecnica di tipo orizzontale" (RTO), che rimodula i concetti classici di prevenzione come: la resistenza e la reazione al fuoco, l’esodo, gli impianti, la gestione dell’emergenza ecc, collegandoli a tutte le attività a rischio di incendio. La terza sezione emana le "regole tecniche di tipo verticale" (RTV), contenenti le specifiche misure integra- fanno riferimento, in gran parte, alla prima sezione del documento che contiene la regola tecnica orizzontale (RTO), comune a tutte le attività. Ciò porterà a valutare più soluzioni ad uno stesso problema, limitando l’utilizzo dell’istituto della Deroga che ha intasato gli uffici delle Direzioni Regionali, ben più di quanto non fosse necessario. Sotto il profilo dell’attuazione invece, una volta definitivamente approvata, la normativa uscirà sotto forma di Decreto Ministeriale, che conterrà pochi articoli ed una nutrita serie di allegati tecnici, costituenti la sostanza della norma. A questo primo decreto seguirà un secondo documento, anch’esso sotto forma di Decreto Ministeriale, che tratterà in modo esclusivo tutta la materia del trasporto, della distribuzione e dell’utilizzo dei gas e dei liquidi infiammabili e combustibili, ora oggetto di diversi decreti, fra cui l’ormai superato Regio Decreto sugli Olii minerali del lontano 1934 tutt’ora in vigore. L’adozione del nuovo approccio normativo sarà di tipo graduale per consentire agli addetti ai lavori di assorbire un nuovo metodo di lavoro che, seppure racchiuso in un testo unico, comprende pur sempre una notevole mole di argomenti tecnici da assimilare in un campo così delicato come la Prevenzione Incendi. L’auspicio è che con il cambiamento dell’approccio nella valutazione dei rischi incendio, venga meno il più classico dei “copia incolla”, indotto dalle vecchie regole tecniche di tipo prescrittivo a favore di una più matura e professionale analisi progettuale. La commissione di Prevenzione Incendi del Collegio di Brescia si è già attivata perché prossimamente si possa illustrare più approfonditamente agli iscritti alcuni contenuti della nuova normativa. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 57 CONDOMINIO Gianfranco Squassina S i é da poco concluso il primo corso d’introduzione alla professione di amministratore di condominio, dovuto a una felice intuizione tra il direttivo del Collegio geometri (Direttore e Commissione amministratori) e alcuni professionisti di provata esperienza tecnica aderenti all’A.B.A.B.I. (Associazione Bresciana Amministratori Beni Immobili). Il corso, principalmente improntato su un approccio pratico agli argomenti trattati, é stato indirizzato a quei colleghi che avevano intenzione di approfondire le loro conoscenze professionali e ampliare il loro campo d’azione, particolarmente penalizzato dalla situazione economica contingente. Il corso si é sviluppato in 13 lezioni di 4 ore ciascuna, per un totale di 52 ore suddivise in vari argomenti, rivolti in primo luogo alla disamina degli specifici articoli del codice civile sulla comunione e sul condominio alla luce della riforma appena entrata in vigore, e in seguito allo sviluppo di questioni pratiche (formazione di tabelle millesimali, gestione dell’assemblea condominiale, bilanci, contabilità e flussi di cassa), oltre ad altre di ordine legale, fiscale, tecnico, di sicurezza e di responsabilità, alle quali gli amministratori devono rispondere in qualità di legali rappresentanti del fabbricato. Il tutto è stato completato da alcune prove di simulazione, durante le quali i corsisti sono stati divisi in vari 58 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 Concluso il primo corso di formazione per amministratori condominiali gruppi di lavoro. Tale organizzazione ha permesso loro di affrontare in prima persona le problematiche sollevate dall’esercitazione e di confrontarsi su dubbi e perplessità, in primo luogo con i colleghi e poi con i docenti, ampliando la discussione e dell’argomento trattato, ha predisposto dispense che sono state pubblicate sul sito del nostro Collegio e nell’area riservata del sito A.B.A.B.I., in modo che i corsisti potessero utilizzarle, sia per seguire fattivamente le lezioni, sia come docu- tando con gli stessi argomenti e problematiche di tutti i giorni (dai più banali a quelli maggiormente complessi), al fine di formare un corpo di professionisti preparati tecnicamente, professionalmente, ma anche psicologicamente ad affrontare il confronto, in modo da creare una fattiva collaborazione tra gli stessi. Al corso hanno dato il loro contributo colleghi con esperienza specifica in un particolare campo, provenienti dalle Commissioni del Collegio (Sicurezza, Organismo di mediazione, Amministratori) coadiuvati da altri professionisti (avvocati, fiscalisti, architetti) che gestiscono condomini e che hanno apportato al corso il loro contributo professionale e personale. Ogni docente, a seconda mentazione di supporto per un futuro uso professionale. Al termine delle lezioni i corsisti hanno dovuto affrontare un test finale basato su 60 domande a risposta multipla riguardanti vari argomenti, con speciale riferimento alle norme civilistiche. Si sottolinea che il corso, proposto a colleghi con maturata esperienza, ha cercato di essere il più pratico possibile. Si è infatti cercato di introdurre i corsisti al mondo delle amministrazioni condominiali affron- un capitolo nuovo della professione al quale già guardano le nostre competenze tecnico-professionali. I l primo corso ha visto la partecipazione di 34 colleghi che hanno affrontato con serietà e concentrazione le lezioni e gli argomenti trattati. Ciò è dimostrato dall’ottimo esisto della prova finale, superata da tutti gli iscritti con una percentuale di risposte esatte superiore all’ottanta per cento dei quesiti posti. Il principio che si è cercato di CONDOMINIO infondere ai corsisti è quello ribadito tra le righe dalla riforma stessa, e cioè la “trasparenza” nei rapporti con il cliente, che dovrebbe essere alla base di tutte le relazioni professionali, ma che nello specifico di questa particolare parte della nostra attività, risulta fondamentale per la gestione di un piccolo “mondo” come quello condominiale, dove il rispetto reciproco, l’educazione e la professionalità possono fare la differenza. Oggi infatti ci troviamo di fronte a personaggi (professionisti e non) che, con la più disparata preparazione e motivazione, si cimentano nella pratica della gestione condominiale, creando grosse problematiche che si ripercuotono poi su tutta la categoria. S i evidenzia, al proposito, che l’amministrazione immobiliare è una delle specifiche competenze della nostra attività, ribadita anche dalla Legge 144/1949 e s.m.i. (relativa al calcolo della tariffa oggi sospesa). Anche il legislatore considerava quindi il geometra quale una delle figure professionali più indicate a svolgere tale attività. Si è cercato pertanto con i docenti di dare ai corsisti una guida giuridica, tecnica ed etica che li potesse indirizzare ad una corretta e professionale gestione degli immobili, nell’ottica di una personale soddisfazione e nel reciproco rispetto tra cliente e professionista. A questo fine è stata fondamentale la partecipazione attiva alle lezioni da parte dei corsisti. Altro scopo del corso – ma non certo l’ultimo per importanza – è stato quello di formare delle nuove figure professionali che potessero garantire ai clienti, oltre a un’approfondita conoscenza della materia trattata, competenza tecnica, fiscale e giuridica, così da renderle preparate alle responsabilità attribuite all’amministratore dalle recenti normative che non consentono più una gestione superficiale degli immobili. Il Collegio sta ora organizzando con gli stessi docenti il secondo corso d’introduzione alla professione di amministratore condominiale: si svolgerà a Breno presso l’Associazione Geometri di Valle Camonica con inizio nel prossimo mese di settembre. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 59 FORMAZIONE CONTINUA L’interessante tesi di un giovane geometra aspirante professionista Lo studio che il giovane geometra Marco Pundetta di Moniga del Garda ha condotto su un piccolo fabbricato rurale posto nella Valle delle Camerate alle spalle di Toscolano Maderno ha il senso di una esercitazione puramente didattica, condotta e condensata in una tesina ben strutturata, da presentare all’esame di Stato per l’ammissione all’Albo professionale. L’egregio lavoro – supportato dal geom. dott. geologo Piero Fiaccavento, nel cui studio il giovane Pundetta ha svolto parte del suo praticantato – è emblematico di un approccio alla ristrutturazione di un edificio del 1728 in fase di avanzato degrado, espressione della ruralità locale. Un siffatto metodo dovrebbe essere la regola quando si tratti di mettere mano ad antichi edifici che fanno parte della storia di un luogo, per riinserirli nel ciclo di vita ordinaria senza stravolgere le ragioni per le quali sono stati costruiti, ricercandone, anzi, e conservandone i caratteri identitari più rilevanti. Alla redazione é parsa cosa opportuna pubblicare stralci significativi di questo studio, non solo come incoraggiamento al giovane geometra che ne è autore, ma anche per invitare la platea dei colleghi a giudicare la bontà del metodo seguito. Introduzione del geom. dott. Piero Fiaccavento Il progetto di ristrutturazione di un vecchio edificio rurale esistente posto di fianco al Mulino delle Camerate ha uno scopo didattico: valutare i settori che riguardano una struttura inserita in un contesto agricolo rurale. Questa struttura ha un fine culturale nell’ambito delle attività agricole che possono effettuarsi nella valle delle Camerate e nei pressi delle piane e dei terreni abbandonati vicino a Gaino, frazione di Toscolano-Maderno. L’idea del recupero di questi terreni per trasformarli in aree a oliveto, a piante da frutta, a vigneto e soprattutto a coltivazione del mais, ha uno scopo puramente didattico-culturale per poter offrire ai giovani e conservare alle generazioni future antichi mestieri che potrebbero scomparire con il passare degli anni. L’importanza del progetto interessa tutta la Valle delle Camerate, collegata da una parte alla Valle di Campiglio che circonda il Monte Pizzoccolo e che arriva fin verso lo Spino e, dall’altra, a Navazzo per poi proseguire verso la Valvestino. L’immobile, oggetto di questo progetto, che fiancheggia il Museo agricolo del Mulino delle Camerate, potrà diventare anche un punto di riferimento turistico di riferimento per coloro che transitano nella Valle: qui potranno fermarsi e godere delle attività e delle bellezze del posto. Piero Fiaccavento 60 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 Premessa La professione del geometra ha svariate e ampie opportunità di lavoro, ma generalmente si è concentrata in passato, oggi, e lo sarà anche a seguire, sulle ristrutturazioni e sull’adeguamento di piccole abitazioni. La ristrutturazione riveste elevata importanza per i seguenti motivi: mantiene in buono stato di efficienza gli edifici; adegua l’organismo edilizio alle normative attuali; mantiene la memoria dell’antica costruzione per proiettarla verso le generazioni future. Per questi motivi, per un geometra l’adeguamento dei vecchi edifici, soprattutto di quelli rurali, costituisce il vero “punto di forza” della professione. Questo studio di ristrutturazione ha scopo puramente didattico, come tesi, per la preparazione progettuale del lavoro futuro: si concentra sull’adeguamento di un’antica abitazione rurale nei pressi del Mulino delle Camerate, nel territorio di Toscolano-Maderno in via Camerate n. 6. L’edificio preso in esame, oltre alla valenza storica che si spiegherà nei capitoli a seguire, ha anche una caratteristica estrinseca fondamentale: è un punto strategico di passaggio nella Valle del torrente Toscolano. L’edificio rappresenta un possibile punto per la sosta di passanti, turisti, famiglie, escursionisti, di scolaresche delle scuole primarie e secondarie che vorranno visitare il museo agricolo nel Progetto M. A .E. S. (Mulino – Ambiente - Ecografia - Storia del Mulino delle Camerate) collegato con il Mulino delle Camerate e anche per il raduno di pescatori che trovano nella valle zone per l’allevamento delle trote. In questa relazione si analizzerà l’inquadramento territoriale dal punto di vista regionale, provinciale e comunale, riferito al Comune di Toscolano–Maderno e alle direttive del Piano di Governo del Territorio per l’identificazione delle possibili combinazioni progettuali. In questo lavoro si evidenzierà il progetto dell’edificio piano per piano e nella relazione si spiegheranno le varie fasi di progetto punto per punto. Ringrazio il geom. dott. Piero Fiaccavento per il supporto tecnico fornitomi nel completamento della relazione. Ringrazio anche il proprietario dell’edificio Giacomo Usardi per la disponibilità all’esecuzione di questo lavoro didattico. Segue un inquadramento generale del Comune di Toscolano-Maderno supportata da immagini aeree del territorio e l’inquadramento catastale del sito. Inquadramento paesistico-ambientale Una particolare importanza riveste l’analisi territoriale dell’ambito di intervento dai punti di vista macro e micro territoriali allo scopo di definire l’esatto inquadramento e di comprendere FORMAZIONE CONTINUA Estratto del Piano Territoriale Regionale. In basso, Inquadramento dell’intervento rispetto al Parco Regionale Alto Garda Bresciano Sistema Ambientale e, a destra, idem - Sistema Paesistico il contesto d’intervento generale. L’analisi territoriale in seguito riportata è stata recepita dal D.d.p. del P.G.T. di Toscolano Maderno. Il Piano Territoriale Regionale e il Piano Regionale Alto Garda Bresciano contengono, sia pure ad una scala macro-territoriale indicazioni e criteri per una lettura in chiave paesistico ambientale del territorio e, all’interno di queste, anche delle caratteristiche salienti del territorio della provincia di Brescia, cui Toscolano Maderno appartiene. Per il Piano Territoriale Regionale, Toscolano Maderno appartiene al “Sistema territoriale della Montagna”. Nel Piano Territoriale di Coordinamento del Parco Alto Garda Bresciano e nella relativa tavola di Docu- mento di Piano allegata al P.G.T. che recepisce i contenuti del P.G.T. di cui sopra, l’ambito di intervento sono così ricompresi: .A) Per il Sistema Ambien- tale l’ambito di “emergenze del sistema ambientale primario”. IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 61 FORMAZIONE CONTINUA Dall’alto in senso orario: Inquadramento dell’intervento rispetto al Parco Regionale Alto Garda Bresciano - Sistema Strutturale; Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale; Idem, Assetto Idrogeologico B) Per il Sistema Paesistico l’ambito delle incisioni fluviali. C) Per il Sistema Infrastrutturale, nessun ambito. Il Piano Territoriale Provinciale vigente colloca il Comune di Toscolano Maderno sotto il profilo urbanistico ed economico nel sistema urbano di: Garda Bresciano. Il P.T.C.P. della Provincia di Brescia inoltre inserisce il Comune di Toscolano Maderno in due diversi ambiti territoriali tematici, riferite alle caratteristiche urbane ed ecologico ambientali. Una sintesi delle previsioni relative al Comune di Toscolano Maderno, contenute nelle tavole grafiche del P.T.C.P. sono di sotto riportate. Il Piano di governo del territorio di Toscolano-Maderno è stato attentamente esaminato per tener conto dell’e62 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 FORMAZIONE CONTINUA Dall’alto in senso orario: P.G.T. di Toscolano-Maderno, vincoli ambientali; Idem, vincoli idrogeologici; Idem, vincoli paesaggistici; Idem vincoli agricoloboschivi sistenza di particolari vincoli ambientali, idrogeologici, paesaggistici, agricolo-boschivi, ope legis e geologici. Descrizione dell’edificio Il Fabbricato si presenta come un’antica struttura tipicamente rurale costituita da una muratura di materiale misto (pietre, mattoni, calce) e un tetto di legno. L’edificio non presenta un aspetto uniforme di costru- zione nella stessa epoca, ossia si sono riscontrate delle caratteristiche dei materiali diversi all’interno e all’esterno dello stesso edificio. L’edificio è stato costruito nel 1728, poi ha subito una ricostruzione parziale nel 1932 dopo essere stato interessato da una frana che ha separato la struttura in due parti, una verso valle e una verso monte; quella verso valle è andata distrutta. La ricostruzione della parte verso valle effettuata nell’anno 1932 ha previsto un riIL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 63 FORMAZIONE CONTINUA Dall’alto, a sinistra: P.G.T. di Toscolano-Maderno, vincoli Ope Legis; a destra, P.G.T. di ToscolanoMaderno, Parte geologica. Al centro e in basso, Punti di ripresa di un ricco elaborato fotografico, del quale si forniscono alcune immagini. pristino parziale dell’edificio, con il posizionamento di una soletta in C.A. tra l’interrato e il primo piano e il posizionamento di murature interne per la separazione degli ambienti (al piano primo). Nella parte più antica, non interessata dal crollo causato dalla frana, si notano elementi caratterizzanti: ß tra il piano primo e il piano secondo, il solaio con controsoffittatura cannette di 64 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 FORMAZIONE CONTINUA Alcune riprese fotografiche descrittive dell’edificio bambù , legno e calce; ß al piano terra, nella parte verso monte, la presenza di un volto in muratura e calce. Funzione dell’edificio Questo edificio in passato, prima della frana, era stato adibito a cartiera, in particolare la stanza fiancheggiante la strada serviva al prosciugamento dei fogli di carta. In seguito, dopo la ricostruzione, il sottotetto è restato un unico stanzone utilizzato per il deposito del fieno, il piano intermedio era utilizzato come abitazione e le stanze del piano terra come fucina e stalla. Presso il mulino della Camerate esisteva una falegnameria a servizio del mugnaio per la sistemazione di tutto l’apparato in legno del mulino stesso. La fucina serviva per preparare gli zoccoli degli asini che portavano il frumento al mugnaio e per la sistemazione dei carretti trasportati dagli animali, i quali portavano anche la farina che poi si sarebbe venduta nel mercato della zona. L’edifico inserito in un contesto ambientale molto suggestivo vicino al torrente Toscolano e vicino al mulino delle Camerate, da un punto di vista storico può rientrare nelle attività del mulino stesso. Il programma di ristrutturazione di tale struttura vuole spostarsi verso tale senso storico e quindi ricordare il vero valore funzionale del fabbricato. A lato una foto dell’immobile preso in considerazione per il progetto e in basso una del Torrente Toscolano. Caratteristiche dimensionali dell’edificio Superfifie coperta: mq 112,15 Superficie commerciale: mq 282,10 (a norma Uni 10750) Volume complessivo: m3 675 L’edificio è costituito da tre piani: il piano terra, il piano primo e il piano secondo (sottotetto). Le superfici sono cosi ripartite: Piano terra = mq 53 (SIN); Piano primo = mq 65 (SIN); Sottotetto = mq 70 (SIN). Il piano terra è sfasato rispetto ai piani superiori, per questo motivo, la superficie interna netta del piano terra è minore di quella dei piani soprastanti. La frazione d’edificio rappresentata in sezione è la parte verso monte. Vedi pagina seguente. IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 65 FORMAZIONE CONTINUA Descrizione del fabbricato: lo stato a lato fiume; una sezione significativa; pianta del piano terra. Piano terra Gli ambienti del piano terra non sono comunicanti tra loro e vi si accede dal map. 2677 attraverso due e aperture a forma di arco. Oggi il piano interrato è adibito a cantina, mentre in passato, esistevano e esistono nella stanza a monte, una fucina, e per la parte a valle, una stalla. A conferma delle destinazioni d’uso storiche qui espresse, oltre che alle dichiarazioni del proprietario, sono ancora presenti, nella stanza della ex fucina, una pietra colonnare murata nel pavimento dove veniva poggiato l’incudine e nella stalla, vi è presente una mangiatoia e una sorta di casseforme di legno che partiva dallo stanzone del sottotetto (per il carico e lo scarico del fieno). 66 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 Primo piano L’accesso a tale stanzone è consentito dalla porta di ingresso in metallo. La parte abitativa riguardava il piano primo, caratterizzato oggi da un vano d’in- gresso avente destinazione di soggiorno-cucina, da un corridoio di collegamento e da due stanze adibite a ripostiglio. Nel corridoio c’è un lavandino in pietra risalente al pe- riodo precedente alla frana e la cassaforma in legno per lo scarico del fieno al piano interrato. Nell’immagine soprastante è illustrata la planimetria del fabbricato del piano primo. FORMAZIONE CONTINUA Piano sottotetto e stato della muratura. Piano sottotetto L’accesso al sottotetto è permesso da una porta in metallo collegato al piano strada. Il sottotetto, al livello strada, è costituito da un’unica stanza adibita, come detto in precedenza, a cartiera e in seguito a deposito del fieno. Questa stanza presenta nel pavimento anche un’apertura, forse una sorta di scala che la collegava al piano primo sottostante. Oggi la stanza riveste una funzione esclusiva di sottotetto. Murature La struttura portante muraria ha uno spessore di circa 60 cm definibile tecnicamente come un complesso di bozze e scarti ordinati casualmente. La muratura è formata da mattoni, pietre e calce. I mattoni utilizzati sono di tipo “pieni cotti”; le pietre sono di natura e forme diverse, talune appaiono spi- golose e squadrate, altre invece smussate. Non è escludibile, data l’età del fabbricato e la difficoltà di trasporto dei materiali da costruzione di quell’epoca, che le pietre costituenti le murature fossero reperite in loco. A conferma di questa tesi si notano svariate pietre dai bordi arrotondati a seguito dei rotolamento lungo il fiume. L’apparato della muratura è disordinata e la posa degli elementi casuale. I corsi della struttura e la tessitura muraria sono di pietra e la malta ha scopo di riempimento. Malta e intonaci sono friabili. IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 67 FORMAZIONE CONTINUA Studio di progetto: Piano terra Serramenti A piano terra e nel sottotetto c’è una parziale mancanza di serramenti. Quelli esistenti sono fatiscenti. Dovranno essere sostituiti e riprogettati. Sulle facciate sono visibili tamponamenti in corrispondenza di antiche finestre. Inoltre da un’analisi visiva della muratura si notano diverse problematiche di umidità come la risalita capillare dell’acqua che ha portato alla disgregazione di parte dell’intonaco esterno e a un degrado della muratura a cui hanno contribuito anche i cicli di gelo e disgelo. Copertura Sui muri longitudinali perimetrali poggiano le capriate che sostengono le travi e i travetti di legno sui quali poggiano le tegole. La copertura, a due falde, ha una pendenza di circa il 40%. La copertura, fatiscente, presenta criticità e lesioni. Sono visibili tentativi di miglioramento eseguiti durante passate ristrutturazioni come il rinforzo delle travi laterali e di quella di colmo. Le tegole, in cotto, sono di tipo marsigliese. Data l’età del fabbricato e la mancanza di adeguamenti impiantistici elettrici e idraulici si è provveduto allo studio progettuale di ristrutturazione sotto riportato. Le problematiche del fabbricato L’immobile si presenta in un cattivo stato di conservazione. I rinforzi delle travi del tetto non sono adeguati per un sicuro sostegno della copertura. La copertura permette all’acqua piovana di infiltrarsi all’interno dell’edificio, creando cosi un accumulo d’acqua sulle solette sottostanti che imbibiscono le arelle di controsoffitto in legno della stanza sottostante provocando il cedimento delle stesse. La struttura muraria realizzata in pietra e mattoni presenta situazioni assai vulnerabili con crolli di pietrame. 68 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 Evoluzione del progetto di ristrutturazione – Come ben espresso nelle prima parte della relazione, l’intervento ricade in una zona di vincolo paesaggistico pertanto bisognerà predisporre una pratica paesaggistica per l’autorizzazione degli interventi; – gli interventi da sostenere saranno effettuati previo rilascio dal Comune del titolo abilitativo, artigianale mu- seale e terziario; – l’edificio in fase di realizzazione progettuale dovrà essere affiancato da un’indagine geologica e geotecnica seguita da un’indagine sismica, al fine di poter determinare i relativi modelli previsti dal Pgt, allo scopo di redigere un progetto secondo la normativa e fornire allo strutturista i parametri tecnici per le metodologie e il dimensionamento delle fondazioni e le possibili oscillazioni dell’edificio oggetto di ristrutturazione; – al progetto dovrà essere affiancata la pratica di progettazione antincendio per l’approvazione da parte dei Vigili del Fuoco; – prima di iniziare l’intervento di ristrutturazione dovrà essere prevista la progettazione della sicurezza di cantiere redatta da un tecnico specializzato e tale documento dovrà essere conservato nel cantiere stesso; – l’inizio dei lavori e la fine degli stessi saranno prontamente comunicati al Comune; – una volta compiuti i lavori ai sensi della normativa odierna, dovrà essere effettuato il collaudo e si dovrà richiedere il certificato di agibilità; – alla committenza sono dovute le certificazioni dei materiali usati durante la ristrutturazione, le documentazioni delle dichiarazioni di conformità alla regola dell’arte che certificano che i lavori sono stati eseguiti correttamente e che rispecchiano le normative; – infine l’immobile verrà accatastato nei tempi previsti dalla normativa. Il progetto Piano terra Sarà previsto nel locale a volto il posizionamento dell’angolo fucina (1); in questo ambiente si vuol riaprire un vecchio foro murato per consentire il passaggio di una canna fumaria (2) che esce all’esterno e si diparte sino al tetto dell’edificio. La canna fumaria sarà dimensionata ai sensi di nor- FORMAZIONE CONTINUA Studio della disposizione degli arredi a piano terra. mativa e sarà costituita da due strati di laterizio con una camera d’aria intermedia allo scopo di migliorare il suo isolamento, cosi evitando il rischio di presa di fuoco. Nel piano interrato le aperture oggi restano scoperte e nei piani superiori i serramenti si presentano fatiscenti; pertanto bisognerà provvedere alla rimozione dei vecchi serramenti e alla sistemazione di nuovi serramenti (3) che garantiranno una buona efficienza termica e acustica della quale si parlerà nel punto a seguire. La tipologia di serramenti sarà uguale a quelli utilizzati nell’intervento di riqualificazione del mulino della Camerate. Le caratteristiche tecniche sono qui analizzabili: • Profondità profilo 90 mm; • Isolamento termico 5 Uw 0,5 W/m2K • Isolamento acustico 5 40 db. Il telaio sarà in legno, Il falso telaio sarà in legno e vetro. Le entrate a volto saranno mantenute tali e verranno montati dei serramenti nuovi adeguati alla conformazione delle entrate. Per una migliore efficienza termica e per garantire la tenuta d’aria in tutti i serramenti si provvederà all’installazione di particolari nastri adesivi che verranno poi intonacati. Si tratta di un documento che qualifica energeticamente l’edificio attraverso la valutazione dei suoi consumi. Con il termine “interventi di riqualificazione energetica” ci si riferisce a quegli interventi finalizzati alla riduzione della dispersione termica e al miglioramento dell’isolamento termico dell’edificio. È importante un buon isolamento dell’edificio poiché nei punti mal isolati, l’umidità dell’aria può portare alla comparsa di condensa nelle pareti più fredde con le conseguenti formazioni di muffe. Il fabbricato rurale soggetto all’intervento è costituito da materiali di diverse tipologie, caratterizzati da una diversa conduttività termica che comporta, in inverno e in estate, il fenomeno comunemente chiamato “ponte termico”. Sugli edifici esistenti, gli interventi possibili per migliorare l’efficienza termica riguardano sostanzialmente l’adeguamento dei vecchi serramenti (3) e la coibentazione delle pareti. Considerando che non si vuole alterare l’esterno dell’edificio lasciando a vista le pareti dell’edificio per evidenziare le varie tipologie murarie, si utilizzerà una soluzione per la coibentazione del tipo “a isolante interno”. L’isolante che si utilizzerà sarà in fibra di legno (4). Dopo un’attenta analisi termografica dell’edificio si valuterà il dimensionamento di tale isolante. Un edificio con queste soluzioni progettuali dal punto di vista termico migliorerà notevolmente il confort abitativo e in questo modo, si potrà ottenere un risparmio del 20 % - 30 % in termini di minori costi energetici rispetto a un alloggio non isolato. Dal piano interrato si dipartirà come in figura una scala esterna al fabbricato che permetterà di raggiungere il piano primo (5) . La scala per l’accesso al piano primo sarà esterna perché si vogliono tenere immutati il volto cilindrico tra il piano terra e il primo; bisogna garantire anche dall’esterno del fabbricato di raggiungere il piano primo. Per ripristinare in pieno la zona dell’angolo fucina, si posizioneranno vari banchi da lavoro. Nella stessa stanza verranno disposti vari strumenti antichi utilizzati una volta in quel fabbricato. In seguito verrà fatto dalla committenza uno studio più particolareggiato per gli arredamenti. Nella parte a valle dell’edificio verranno posizionate varie cisterne antiche del vino in stile tirolese ed, come illustrato in figura, un bancone di vendita, un tavolo e una panca per assaggio del vino e vari prodotti agricoli. Piano primo Al piano primo vanno eseguite varie trasformazioni Il D.lgs. n. 192 del 19 agosto del 2005 introduce in Italia la certificazione energetica degli edifici. IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 69 FORMAZIONE CONTINUA Sopra: Studio della disposizione degli arredi al primo piano. In basso ipotesi (A) di utilizzo degli spazi del piano sottotetto. che si rendono necessarie per migliorare la funzionalità degli ambienti e per ottenere un piccolo bagno (6). In questo contesto si vuol demolire la parete tra la cucina e il corridoio al fine di aumentare la superficie utile della zona giorno (7), ovvero si darà alla stanza di ingresso una spazio più luminoso, ampio e confortevole. Nella zona giorno è prevista una scala a chiocciola (8) in legno di diametro di 1,5 m per l’accesso al piano superiore. Per separare gli ambienti (giorno – notte) e il bagno si prevede un disbrigo (9) che permetterà così di raggiungere i tre rispettivi ambienti. Il piano primo verrà coibentato con strato di isolante interno (4). Nella zona giorno (7) sarà tolto il controsoffitto di cannette e verrà sostituito il solaio con travi a vista e assito in legno. Anche in questo piano i serramenti saranno completamenti sostituiti. Si sostituirà l’enorme porta d’ingresso al soggiorno con un portoncino di legno, blindato, che sarà affiancato a una finestra (10). Si realizzerà inoltre una porta (11) nel bagno per consentire l’accesso allo spazio verde esterno che verrà in seguito adibito a orto. Per raggiungere l’interno dell’abitazione al piano primo si accede dallo spazio verde antistante la zona giorno che verrà adibito a giardino (13). Al giardino si può accedere dalla scala esterna (5) con70 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 giungente il piano terra e il primo e da una nuova rampa d’accesso per l’automobile. La nuova rampa in ghiaia con lievependenzacongiungerà l’edificio con la via privata di accesso. Nella zona giorno del primo piano si propone alla committenza una sistemazione dell’ambienti come nel figura in alto. Nel disbrigo la committenza vuole posizionare una antica vasca di pietra che veniva utilizzata una volta in quell’ambiente per il lavaggio dei panni. In ciascuna camera è previsto un letto da una piazza e mezza, un armadio con cassettiera e un comodino. Piano sottotetto Al piano sottotetto, relativamente alla distribuzione interna degli ambienti si pro- pongono due ipotesi: A) il piano potrà essere adibito a falegnameria con l’aggiunta di un servizio igienico nell’angolo dell’immobile verso valle; B) il piano potrà essere adibito a camera multipla dove si potranno predisporre una serie di letti. A servizio della camera si dovrà realizzare un bagno con relativo antibagno. Entrambe le ipotesi A e B prevedono l’accesso al piano sottotetto attraverso la scala a chiocciola (8) del piano sottostante. Nell’ipotesi A il locale che attualmente si presenta come stanzone unico, si potrebbe ripartire come illustrato in figura sottostante. Si potrà diversificare quello che oggi è un ambiente unico in due ambienti diversi: FORMAZIONE CONTINUA Ipotesi (B) di disposizione degli arredi del piano sottotetto. Sostituzione di di una parte del solaio del piano sottotetto: l’appoggio delle nuove travi di legno nella trave HE di metallo e la struttura sovrastante a completamento del solaio. spazio adibito a falegnameria (15a -ipot.a) e bagno (16a -ipot.a). Nell’ipotesi B lo stanzone si potrebbe diversificare come illustrato nella figura soprastante, ovvero: con un ampio stanzone (15a) che sarà adibito a camera multipla dove stazioneranno vari letti e armadi; con un bagno (16a- ipot.b) e un antibagno (17a- ipot.b) per il servizio della camerata. Nell’antibagno sarà previsto un piccolo spogliatoio per garantire una miglior servizio per la camera. Riguardo ai serramenti di questo piano (identici nelle due ipotesi) vanno sostituiti perché estremamente logorati e (3). L’attuale porta sulla strada va ridimensionata e trasformata in una finestra (18) uguale per dimensione e tipologia a tutte le altre (piano primo). La finestra dell’edificio verso valle va trasformata in porta di ingresso di ampiezza pari a 1,20 m (19) per offrire al fabbricato anche una porta da utilizzare in caso di emergenza. Nella futura finestra verso strada verranno previste delle inferriate di sicurezza . Il solaio tra il primo piano e il piano sottotetto per la parte attualmente in cemento armato è ancora utilizzabile, mentre per la parte rimanente va sostituito (12). Il nuovo solaio sarà sostenuto dalle travi HE dove si innesteranno le travi in legno, come si vede nella figura in alto Le travi HE si appoggeranno sulla struttura verticale in acciaio antisismica e verranno imbullonate ai muri perimetrali con passanti in acciaio e relative piastre tirantate. Sopra l’assito verrà posizionata una struttura (vedi fotografia) che costituirà il nuovo solaio. Cosi facendo si costituirà uno sbalzo di quota tra i due solai (monte – valle) che poi verrà compensato rialzando anche la parte verso valle. La struttura posizionata sopra l’assito del nuovo solaio previsto nel progetto sarà costitirà da uno strato di calcestruzzo con la rete elettrosaldata; vari strati di iso- lanti termo-acustici; pavimento di legno o di gresporcellanato. Al livello del piano sottotetto in corrispondenza della prevista porta d’ingresso (19) si vuol costruire un nuovo terrazzino (20) a livello della strada per consentire l’accesso all’immobile in completa sicurezza. Sarà sostenuto da un pilastro in cemento armato (15). Il terrazzino sarà piastrellato e recintato con una ringhiera metallica alta 1,20 m. Gli arredamenti di questo piano saranno funzionali agli ambienti previsti per le ipotesi A e B sopra descritte. Nell’ipotesi A lo spazio multifunzionale, adibito a falegnameria, avrà carattere storico, non ancora definibile, perché dipendente dalle scelte del proprietario. Nell’ipotesi B, la camera multipla potrà essere dotata di 6 letti ( 5 singoli e uno da una piazza e mezza) e da armadi per il deposito dei vestiti come illustrato in figura. L’antibagno potrà avere due lavandini e, nelle parte verso valle, un piccolo spogliatoio. Il bagno dovrà essere predisposto con i sanitari di norma e il servizio igienico anche per i diversamente abili. Il bagno e l’antibagno rispetIL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 71 FORMAZIONE CONTINUA Studio della disposizione degli arredi al piano sottotetto nelle due ipotesi (A e B) di utilizzo degli spazi. Ipotesi A Ipotesi B tano la normativa per i servizi igienici e tutti gli accorgimenti per i disabili. Il tetto La copertura odierna è assolutamente inidonea e va sostituita (21). 72 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 La nuova copertura sarà costruita in legno, simile a quella attuale cioè del tipo a capriate. L’orditura sarà cosi costituita da capriate poggianti su travi d’acciaio HE 300 B; da travi in legno laterali e di colmo; da un assito; da barriera al vapore; da travi traversali; isolante termico; travetti; manto di copertura di tegole marsigliesi. La struttura portante antisismica L’azione prevalente orizzontale dovuta al sisma è molto impegnativa per le costruzioni in muratura per due principali cause: bassissima resistenza a trazione e ri- FORMAZIONE CONTINUA Ancoraggio delle travature metalliche antisismiche alla muratura perimetrale: vista di una piastra esterna. Sotto, sezione del progetto con la struttura metallica antisismica. dotta duttilità dei materiali costituenti. Per questi motivi bisogna prevedere degli interventi per il rinforzo strutturale allo scopo di rendere la costruzione sicura. La struttura verrà realizzata predisponendo un rinforzo sia nei settori verticali che in quelli orizzontali attraverso il posizionamento di strutture in metallo posizione all’interno dell’edificio. La struttura metallica sarà formata da travi in acciaio tipo HE 300 B (30 cm x 30 cm). Questo complesso di travi poggiate sul solaio del piano terra costituiranno, intorno al solaio, un vero “cordolo metallico” sul quale poggeranno altre travi verticali che sosterranno a loro volta un altro anello metallico sul piano superiore; stesso discorso fino al sottotetto. Sulle travi in acciaio orizzontali del piano sottotetto poggeranno le capriate in legno. Le travature di acciaio saranno ancorate al muro perimetrale tramite delle piastre di metallo; verranno inoltre predisposte apposite tirantature per il miglior ancoraggio tra la muratura esterna e la struttura metallica. Il progetto sarà caratterizzato da alcuni interventi evidenziati nelle tavole allegate. A fianco è schematizzato nella sezione A-A1 l’intervento di struttura metallica sopra descritto. Eventualmente oltre alla struttura metallica si può intervenire all’interno dell’edificio predisponendo, tra il primo piano e il piano del sottotetto, un’armatura metallica in direzione verticale e con l’inserimento di un cappotto e un intonaco di tipo strutturale. Il rinforzo del piano terra, lato valle, si rende necessario poiché si presenta portante della soletta in c.a. in caso di sisma. Al piano terra il vòlto cilindrico verrà rinforzato con fibre di carbonio che aumenteranno notevolmente la capacità portante dello stesso. La copertura in prospettiva sismica Le nuove capriate poggeranno in parte sulle travi in acciaio e in parte sul nuovo cordolo gettato sulla muratura. Il cordolo sarà armato con opportuni ferri che garantiranno l’innesto tra il cordolo e la capriata in legno. Si predisporranno dei rinforzi metallici nei punti di giunzione della capriata che, in caso di sisma, risponderanno come un unico complesso strutturale. Gli impianti Il fabbricato è privo di impianti, pertanto bisognerà valutare uno studio per la predisposizione della nuova impiantistica del fabbricato. Per impianti del fabbricato s’intendono l’elettrico, l’idraulico, il termico e l’antincendio. La predisposizione degli impianti, studiata da tecnici abilitati sarà conforme alle normative vigenti e certificata dalle dichiarazioni di conformità dei rispettivi costruttori. IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 73 FORMAZIONE CONTINUA Planimetria post intervento e i quattro prospetti dell’edificio ad opera completata. 74 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 FORMAZIONE CONTINUA Nota conclusiva del geom. dott. geol. Piero Fiaccavento Il progetto si conclude con un quadro economico estimativo dei costi dei lavori di esecuzione dell’opera di ristrutturazione considerando eventuali imprevisti e oneri di sicurezza che si aggira sui 420.000 euro con una possibile detrazione fiscale del 50% in 10 anni (96.000 euro detraibili spese Irpef), cioè una spesa effettiva di 324.000 euro. Negli aspetti conclusivi di questo lavoro – che secondo il parere del Presidente del Collegio Geometri di Brescia, potrà anche essere una guida di progettazione da seguire per la sua completezza progettuale – si afferma che tale progetto, se il proprietario riterrà opportuno realizzarlo in futuro, dovrà essere verificato ed eventualmente integrato in funzione di nuovi eventuali aggiornamenti normativi o Leggi Regionali e/o Nazionali. IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 75 DAL COLLEGIO DI BRESCIA Andrea Comincini Riunita per la prima volta la nuova Commissione Agricoltura e Ambiente Pubblichiamo estratto del verbale della prima riunione della Commissione “Agricoltura e ambiente” che ha preso atto delle nomine dei Commissari e ha costituito i gruppi di lavoro. Ringraziamo il Coordinatore Andrea Comincini confidando nel suo impegno e in quello dei suoi collaboratori per un settore, quello dell’agricoltura, così importante nell’economia generale della nostra categoria S i è riunita nella sede del Collegio il 26 febbraio scorso la nuova Commissione Agricoltura e Ambiente. Erano presenti i geometri Paolo Fappani (Responsabile), Andrea Comincini (Coordinatore), Francesco Chioda, Oreste Fezzardi, Piero Fiaccavento, Giovanni Frosi, Mariateresa Guerini, Paolo Labruzzo, Pamela Morsia, Giovanni Paderno, Corrado Romagnoli, Maria Tomasoni, Giovanni Zammarchi. I punti all’ordine del giornoerano i seguenti: 1. Organizzazione attività della Commissione; 2. Proposte attività di formazione e aggiornamento; 3. Varie ed eventuali. Sul punto 1: il geom. Andrea Comincini promuove un giro d’orizzonte tra i presenti per offrire l’occasione ai membri della Commissione di presentarsi ed esporre gli ambiti professionali attinenti all’agricoltura nei quali sono coinvolti. Lo stesso Comincini propone ai membri di riunirsi mensilmente, auspicando nel contempo di dare avvio a una proficua collabora- 76 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 zione anche con altre Commissioni, in particolare con quelle del Catasto e dell’estimo per gli aspetti peritali di rilevamento dei danni da calamità naturali e da eventi atmosferici. Il geom. Fappani fa rilevare la necessità di di individuare argomenti sui quali sviluppare i lavori della Commissione. Si è a questo punto sviluppata un’ampia discussione, a seguito della quale si è stabilita la suddivisione dei membri in tre gruppi di lavoro, precisamente: Gruppo 1(composto dai geometri Francesco Chioda, Paolo Fappani, Oreste Fezzardi, Paolo Labruzzo e Maria Tomasoni): “Fonti energetiche alternative”, che si occuperà di impianti biogas, fotovoltaico, geotermico. Si è subito osservato che la diffusione degli impianti a biogas non ha determinato vantaggi all’agricoltura, se non a quella parte interessata alla monocoltura del mais che hanno subìto anche un aumento dei prezzi; che l’installazione di pannelli fotovoltaici sui terreni destinati alle coltiva- zioni nella nostra provincia ha sottratto suolo fertile all’agricoltura. Che raramente si è registrata un’efficace integrazione tra impianti fotovoltaici e strutture di ricovero per l’allevamento e agricoltura. Sono state invece segnalate esperienze positive per quanto concerne l’installazione di impianti biogas che sfruttano i reflui zootecnici, e questo nonostante un tortuoso percorso burocratico dovuto alla presenza di numerosi vincoli. Sulla progettazione di questi impianti la Commissione ritiene sia utile proporre corsi di formazione, magari arricchiti con visite presso realtà funzionanti sul territorio provinciale. Gruppo 2 (geometri Piero Fiaccavento, Paolo Labruzzo, Giovanni Paderno, Corrdao Romagnoli, Maria Tomasoni, Giovanni Battista Zammarchi): si occuperà di attività peritale a seguito di eventi atmosferici e calamità naturali. La Commissione segnala come le attività peritali e di estimo vengano sempre più frequentemente affidate dagli istituti di credito a società che, coinvolgendo giovani professionisti ne approfittano per corrispondere loro retribuzioni minime come rimborso delle spese sostenute, determinando di conseguenza risultati non all’altezza degli standard di qualità necessari. La Commissione propone la replica del corso organizzato precedentemente, integrato con gli aspetti relativi alla gestione delle emergenze in agricoltura per eventi meteorologici e di dissesto idrogeologico: prevedendo anche sopralluoghi per simulare la compilazione delle schede e approfondendo le modalità che consentono di trarre dalla formazione ricevuta, occasioni di nuovi sbocchi professionali. Gruppo 3 (composto dai geometri Andrea Comincini, Giovanni Frosi, Mariateresa Guerini, Pamela Morsia, Giovanni Battista Zammarchi): si interesserà di problematiche riguardanti i rapporti tra professionisti ed enti. Vengono infatti segnalati dalla Commissione episodi che ostacolano l’attività professionale, dovuti a interpretazioni regolamentarie e/o legislative di Commissioni, Enti locali, Amministrazioni, che rallentano, spesso senza motivo, l’iter di presentazione delle pratiche. A questo scopo la Commissione ritiene utile l’invio di una comunicazione, da sottoporre all’approvazione del Consiglio, che solleciti maggiore intesa. ❑ DAL COLLEGIO DI BRESCIA Stefano Benedini S i è conclusa la serie di incontri promossi dalla sezione di Brescia dell’Organismo di Mediazione Nazionale Interprofessionale GEO.C.A.M. presso gli Istituti della provincia di Brescia; l’intento perseguito è quello di fare informazione culturale sulle tematiche della mediazione, al fine di far luce su un argomento tanto più discusso quanto poco conosciuto, ma innovativo e valido. La mediazione offre a tutti i cittadini una risposta concreta ed efficace alle controversie in tempi brevi e a costi contenuti. La mediazione è quindi uno strumento alternativo alla risoluzione delle controversie civili e commerciali; è un’attività professionale per la gestione dei conflitti attraverso l’ascolto delle ragioni e delle posizioni dei contendenti e l’individuazione di possibili soluzioni, esercitata da una persona “terza”, imparziale come il mediatore: la mediazione, infatti, va considerata come “ponte” tra le parti: una vera innovazione, in quanto mette al centro gli attori della lite e i loro interessi, non l’oggetto della controversia, che spesso rappresenta solo la “punta dell’iceberg”; le vere motivazioni vanno ricercate all’interno della comunicazione interrotta, cercando di camminare con empatia nelle tematiche dello scontro. L’obiettivo del mediatore è di condurre i contendenti in disaccordo a ricercare e trovare una soluzione ritenuta accettabile e soddi- Promozione della Mediazione nella composizione delle controversie sfacente per ambedue le parti, e nella formulazione di una proposta per la risoluzione del conflitto. L'accordo raggiunto con la collaborazione del mediatore è omologato dal giudice e diventa esecutivo. Nel caso di mancato accordo il mediatore può fare una proposta di risoluzione della lite che le parti restano libere di accettare o meno. La mediazione è obbligatoria: non è possibile andare in giudizio senza aver tentato la procedura di mediazione. In sintesi, il tentativo di mediazione è obbligatorio in materia di: condominio, diritti reali, divisioni, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazioni e comodato; tutti ambiti riconducibili all’attività professionale del geometra. I geom. Daniel Dei Tos, Nicola Zanelli, Carlo Carmelo Casella e Aldo Labemano hanno incontrato i ragazzi di alcuni Istituti tecnici della provincia (I.I.S.S. “P. Levi” di Sarezzo, l’I.T.C.G. “T. Olivelli” di Darfo Boario Terme e l’I.T.G. “N. Tartaglia” di Brescia) registrando un buon riscontro e ottenendo anche un’ottima interazione con gli alunni e futuri geometri presenti agli incontri. ❑ Dall’alto: i geometri Daniel Dei Tos; al centro, Aldo Labemano e Carlo Carmelo Casella; in basso (a destra) Nicola Zanelli IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 77 DAL COLLEGIO DI BRESCIA Nuove tecnologie al servizio della topografia L a professione del geometra, come si usa dire, è polivalente; tantissimi sono gli esempi che lo dimostrano. Il geometra, infatti, si adatta bene alle più varie situazioni e questa sua capacità lo spinge spesso ad intravvedere nelle nuove tecnologie possibili strade da percorrere per il suo processo lavorativo. È questo il caso di un nostro collega di Adro – Tommaso Rocco – specializzato in topografia, da sempre appassionato di modellismo dinamico. Tommaso, infatti, ha intrapreso da diversi anni la scelta di operare nel campo topografico-catastale come specializzazione professionale. Dall’unione di questa scelta professionale e la passione per i modellini volanti radiocomandati è nata da tempo in lui la voglia di aggiungere qualcosa in più alla semplice attività topografica. È nata quindi l’idea di adoperare un drone radiocomandato per operazioni di rilevamento, dotandolo di una telecamera ad alta risoluzione che permette di filmare e fotografare il territorio sottostante una volta rilevato topograficamente. Quindi all’attività di rilevazione topografica ora è possibile aggiungere anche la definizione fotografica in alta risoluzione di alcuni particolari o addirittura di tutto il rilievo. Ma non ci si limita solo a quest’ultimo aspetto, infatti l’utilizzo dei droni in edilizia ha molteplici varianti che spaziano 78 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 dal rilievo termografico alla rappresentazione ortografica tridimensionale. Ci sono, sostanzialmente, due categorie di droni: quelli ad ala fissa e quelli ad ala rotante. Il primo caso riguarda droni che non sono altro che aereoplanini di dimensioni variabili tra i 70/80 cm, misura indispensabile per poter volare con un minimo di carico sostenibile (quale può essere una camera non professionale) e anche di alcuni metri (di solito utilizzati a scopi militari). Nel caso specifico della nostra professione si utilizzano droni di media dimensione tra gli uno/due metri di dimensione alare. Questi consentono di avere un carico trasportabile (Payload) discreto (macchine non professionali) . Hanno alcune particolarità positive e altre negative. Una delle positive è senz’altro il raggio d’azione che può essere anche di molti chilometri dal punto di partenza, proprio perché il tipo di modello è predi- DAL COLLEGIO DI BRESCIA sposto a volare anche sfruttando le correnti termiche che gli consentono di risparmiare energia di propulsione e quindi di avere tempi di volo lunghi, anche di diverse ore. Però non riescono ad effettuare rilievi di grandissima precisione, proprio perché non sono in grado di fare del volo stazionario; quindi spesso sono più che altro utilizzati per “monitorare” superfici di grandi dimensioni. Sono innumerevoli i casi di applicazione in agricoltura (monitoraggio concimi, aree vitigne, monitoraggio fotosintesi ecc.), ma anche per il controllo in alta quota di ghiacciai o di parchi naturali ecc. I l secondo caso, che ci riguarda attraverso l’impiego che ne fa il nostro collega, è quello di oggetti volanti simili a “ragni” che dispongono di una struttura a bracci alla cui sommità sono collocati dei motori con elica orizzontale che permettono a questi droni di volare, ma anche di stazionare sul punto desiderato, diventando, ovviamente, più adatti per effettuare riprese precise, aerofotogrammicamente parlando. Anche in questo caso le dimensioni contano: si possono avere droni con 50/60 cm di diametro con scarso payload e droni con 90/100 o più cm di diametro che consentono alti payload, e quindi in grado di sostenere attrezzature professionali come fotocamere o termocamere di precisione. Questi droni sono più adatti a rileIL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 79 DAL COLLEGIO DI BRESCIA vazioni di precisione molto dettagliate. Si pensi al rilievo di aeree aree di frane da monitorare, oppure a fabbricati lesionati da rilevare in facciata o in pianta, a termorilievi di aree o edifici, o al rilievo di zone inaccessibili o pericolose. In entrambi i casi, il modello viene comandato da terra, ma dispone di un sistema di trasmissione di quanto ripreso in tempo reale, pertanto il pilota, anche se non vede direttamente il drone, è in grado di pilotarlo come se fosse a bordo. Tutta la missione viene registrata a terra sulla “ground station” in modo da avere il controllo di quanto effettuato. S empre in entrambi i casi è possibile programmare una missione di volo automatica entro il quale il drone si deve muovere, impostando tutti i parametri di volo e le posizioni che si vogliono raggiungere in modo che il drone effettui tutto il percorso e poi ritorni alla base di partenza automaticamente. In questo caso il pilota a terra, mentre il drone procede per il suo volo di missione, è libero di effettuare tutte le inquadrature e le riprese desiderate dimenticandosi di pilotare il drone che vola autonomamente. Sempre in entrambi i casi è prevista una procedura di “fail-safe” (emergenza) dentro la quale il drone cade qualora perdesse il collegamento con la base o in particolari necessità comandate 80 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 dal pilota a terra. In questo caso il drone automaticamente riprende “la strada di casa” e atterra nel punto di partenza in modo del tutto automatico oppure assistito dal pilota a terra che comunque in qualsiasi momento può interrompere la missione di emergenza riprendendo manualmente i comandi. Il nostro collega utilizza oramai da diverso tempo questo genere di droni, come si è detto affiancando alla normale attività topografica quella aerofotografica di rilievo. Egli è quindi in grado di effettuare un gran numero di fotografie o video ad altissima risoluzione per molteplici scopi. Ha avuto esperienze di monitoraggio del territorio effettuando voli su cave, frane, zone inaccessibili, fabbricati inaccessibili o difficilmente raggiungibili come, per esempio, campanili, torri, tralicci di telecomunicazione, ed ovviamente sono state scattate diverse foto a fabbricati pubblici e privati, come anche sono state effettuate diverse riprese video in alta definzione stabilizzate di immobili privati e pubblici per valorizzare o semplicemente “immortalare” il momento o l’evento. Il sistema è molto flessibile e poco invasivo e con costi certamente più contenuti rispetto a quelli dell’utilizzo di un elicottero o di un aereo reale. Ovviamente non c’è solo la tecnologia da considerare, infatti tra i vari componenti nello svolgimento in sicurezza dell’operazione è fondamentale il “fattore umano”. Entrano quindi in gioco la competenza, la preparazione, ma soprattutto il buon senso che garantiscono una buona riuscita del lavoro. È necessaria una preparazione specifica non solo per l’aspetto del pilotaggio, ma anche della manutenzione del drone per garantire la sicurezza in volo. Recentemente l’Enac (l’Ente nazionale per l’aviazione civile) ha emanato diverse norme al riguardo, tra le quali la necessità imprescindibile di stipulare assicurazioni specifiche che garantiscano i voli di droni ad uso professionale, oltrechè la capacità di volare acquisita ad una scuola di volo autorizzata. Quindi è saggio non improvvisare in questo tipo di materia. ❑ DAL COLLEGIO DI BRESCIA Paola Gregorio da “Giornale di Brescia” 18 maggio 2014 R imettere mano alle nostre città significa rilanciare l’economia. Il mercato interno riparte se riparte l’edilizia. Per i costruttori bresciani, riuniti in assemblea alla Camera di Commercio, la parola chiave – per curare un settore che dal 2008 ad oggi ha perso, per l’impatto della crisi, circa 450mila posti di lavoro e registrato la chiusura di alcune decine di migliaia di imprese – è riqualificazione dell’esistente. Di invenduto ce n’è parecchio nelle nostre città. Brescia compresa. Molte famiglie, oggi l’acquisto di una casa o un mutuo non se li possono permettere. «Ci sono timidi segnali di ripresa. I primi mesi del 2014, hanno segnato un più 9,3% tra mutui concessi e compravendite. Si sta invertendo il blocco degli anni passati, ma questo non significa ancora ripartenza vera», dirà più tardi il numero uno dell’Ance, Paolo Buzzetti. Costruire ex novo non è più, perciò, la principale strada percorribile, anche e soprattutto perché si scontra con la necessità di ridurre il consumo di suolo e salvaguardare l’ambiente. E allora il Collegio costruttori di Brescia, con il presidente Tiziano Pavoni, Buzzetti e il vicepresidente dell’Ance, Giuliano Campana, dicono alla politica (cui spetta il compito di semplificare e sburocratizzare, rivedere lacci e lacciuoli del Patto di Stabilità per non bloccare gli investimenti “Riqualificare” è la sfida dell’edilizia che farebbero bene al Paese e all’economia e abbassare la pressione fiscale sulla casa, diventata una sorta di bancomat) che è la cosiddetta “rigenerazione urbana” la via da seguire. La rigenerazione è stata messa fra i tre temi d’assemblea, assieme agli altri due filoni in cui i costruttori vedono l’opportunità di lavoro per le imprese edili e di crescita per il Belpaese: gli interventi per sanare il dissesto idrogeologico e la manutenzione delle infrastrutture. Opere indispensabili per la salute del territorio e volàno per gli investimenti. La sintesi di come la vedono i costruttori, insomma, sta nel titolo della tavola rotonda (coordinata dal vicecaporedattore del Giornale di Brescia, Claudio Venturelli) alla quale hanno invitato esponenti di quella politica cui si rivolgono, “In ogni casa c’è un cantiere per il futuro”. «Le imprese però riusciranno a lavorare e investire in quei settori se potranno contare su processi decisionali più brevi, tempi certi, leggi chiare – ribadisce Pavoni – oltre che su una fiscalità immobiliare riformata e meno pesante». E ancora, argomenta Buzzetti: «I soldi per gli investimenti per arginare il dissesto idrogeologico vanno messi fuori dal patto di Stabilità». A questo proposito Viviana Beccalossi, assessore regionale al Territorio, ricorda «il progetto per la manutenzione degli argini e non solo, del fiume Oglio, che vale sei milioni di euro». La Loggia, da parte sua, sta lavorando, con una maxi variante, alla revisione del Pgt della città. L a filosofia, lo ricorda l’assessore comunale all’Urba- nistica, Michela Tiboni, «è destinare le risorse in via prioritaria alla rigenerazione e manutenzione della città. Su questa partita la collaborazione con i privati e con i costruttori è indispensabile». «Benissimo che i privati facciano la loro parte ma alle imprese bisogna dare tempi certi sull’espletamento delle pratiche», chiosa Campana. I costruttori segnalano, negli ultimi anni, «una riduzione senza precedenti degli investimenti sui capitoli di spesa importanti come la manutenzione delle infrasrutture». Su questo fronte interviene il presidente della Provincia, Daniele Molgora. «Da quando sono alla guida della Provincia abbiamo costantemente aumentato le risorse appostate per le manutenzioni. Quest’anno abbiamo investito quasi 25 milioni per la manutenzione di strade e scuole». I costruttori si rivolgono sì alla politica ma anche alle banche. Alle quali chiedono «di avere coraggio e tornare con fiducia a credere nel mercato immobiliare e nelle imprese del comparto. Rendendo meno problematico l’accesso al credito». ❑ Nelle foto: Giuliano Campana, Paolo Buzzetti e Tiziano Pavoni IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 81 DAL COLLEGIO DI BRESCIA Stefano Benedini M artedì 20 maggio scorso presso l’Istituto “Meneghini” di Edolo è avvenuto l’incontro con i ragazzi della classe Quinta G che nel corso dell’anno scolastico hanno seguito il corso di approfondimento in ambito catastale della durata di sedici ore, delle quali sei dedicate alle esercitazioni pratiche con test di valutazione finale. Il corso, organizzato in collaborazione con il Collegio geometri e con l’Associazione geometri di Valle Camonica, è stato gestito dai geometri Giacomo Damioli, Matteo Furloni, Fabio Rivadossi e Diego Salvetti ed ha visto la trattazione del seguente programma: U.D. 1- Il Catasto italiano: funzioni del catasto; storia del catasto; caratteristiche del catasto; organizzazione e amministrazione del catasto. U.D. 2 - Il Catasto terreni: formazione del catasto; struttura delle informazioni; pubblicazione e attivazione del catasto; i documenti catastali; la conservazione del catasto terreni: variazioni soggettive, variazioni oggettive, procedure informatiche di aggiornamento, procedure di trattamento dei documenti tecnici di aggiornamento. U.D. 3 - Catasto fabbricati: formazione del catasto fabbricati; conservazione; dichiarazione delle nuove unità immobiliari; variazioni soggettive; la consultazione degli atti catastali e il rilascio dei certificati. U.D. 4 - documenti e proce82 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 Interventi di microspecializzazione con il corso sul catasto DAL COLLEGIO DI BRESCIA A sinistra, sopra: Il presidente Giovanni Platto accolto dal Dirigente Scolastico Reggente prof. Silvio Moratti. Sotto: il Presidente Platto con alcuni docenti del corso. dure operative: visure per soggetto; predisposizione e compilazione modelli (mod. DI – mod. INB); predisposizione e compilazione elaborati grafici (elaborato planimetrico, schede catastali…) U.D.5 - Dalla teoria alla pratica: dal rilevo all’avvenuto accatastamento. Q ueste le competenze attestate alla frequenza del corso ed al superamento del test finale: – Rilevare il Territorio, le aree libere ed i manufatti, scegliendo le metodologie e le strumentazioni più adeguate ed elaborare i dati ottenuti; – Utilizzare gli strumenti idonei per la restituzione grafica dei rilievi; La Quinta G dell’Istituto Meneghini di Edolo, che ha seguito il corso di approfondimento in ambito catastale con gli isegnanti e i rappresentanti del Collegio geometri di Brescia. – Compiere le operazioni di conservazione del catasto terreni e del catasto fabbricati; – Redigere un atto di aggiornamento del catasto terreni utilizzando procedimenti informatici. Tutti ampiamente positivi gli esiti dei test sostenuti dai ragazzi dei quali riportiamo i nominativi con la valutazione, in centesimi, ottenuta al test finale: Bresadola Elio (cento), Bernardi Alberto (novantasei), Damiolini Cesare (novantaquattro), Bianchi Denis (novantaquattro), Taddei Francesca (novantaquattro), Cattane Davide (novantadue), Lippi Raffaele (novantadue), Gaudiosi Matteo (novantuno), Moia Luca (novanta), Moreschi Pietro (ot- tantanove), Moranda Claudio (ottantanove), Calufetti Manuel (ottantotto), Miorada Mattia (ottantaquattro), Pogna Ivan (ottantuno), Ferrari Andrea (settantasette), Touil Aziz (settantasei), Barneri Veronica (settantacinque), Ferrari Diego (settantacinque). Il Dirigente dell’Istituto, prof. Moratti Silvio, ha ringraziato i geometri cha hanno prestato il proprio tempo e la propria professionalità per questo progetto ed i ragazzi che hanno risposto con entusiasmo alla proposta dell’Istituto. Il geom. Giovanni Platto ha ringraziato i docenti dell’Istituto per la passione con la quale svolgono la loro attività, assicurando la sempre pronta collaborazione del Collegio. Il Presidente del Collegio nell’occasione ha evidenziato ai ragazzi l’importanza dello studio. Ricordando che è dalla scuola che si comincia a combattere contro la crisi economica e contro quella comportamentale, allenando i ragazzi alle prime difficoltà ed alla possibilità di lavorare in team per contrastarle. I geometri Damioli e Furloni nel consegnare gli attestati ai ragazzi, avendo curato personalmente anche la correzione del test finale, hanno sottolineato come i ragazzi abbiano particolarmente recepito quanto spiegato loro in riferimento all’attività di corretta classificazione delle unità immobiliari. ❑ IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 83 DAL COLLEGIO DI BRESCIA Stefano Benedini M artedì 29 aprile il Collegio geometri di Brescia, su invito dei docenti del corso Costruzioni, Ambiente e Territorio - Geometra dell’Istituto Cesare Battisti di Salò, ha incontrato, nell’auditorium “Paolo Ceccato”, le classi terze e quarte per illustrare alcuni sbocchi professionali nei quali potrà concretizzarsi il percorso scolastico. L’intervento iniziale del presidente del Collegio Giovanni Platto ha innanzitutto inteso spiegare ai ragazzi cos’è la polivalenza della professione del geometra, cioè l’insieme degli ambiti lavorativi nei quali si esercita la professionalità del geometra: dagli ambiti tradizionali (progettazione, misurazione del territorio, la stima di immobili, di aziende agricole, di danni da eventi naturali, l’amministrazione di condomini, ecc.) a quelli di recente acquisizione (risparmio energetico, acustica, sicurezza, prevenzione incendi, mediazione nelle dispute, ecc.). Tutti ambiti lavorativi che consentono una notevole dose di flessibilità, quali altre professioni non hanno; un’opportunità non trascurabile, specialmente nei momenti di crisi economica, che autorizza il singolo professionista, ad arricchire o variare il ventaglio delle proprie attività con ambiti lavorativi nuovi, meno incerti. Il Presidente ha ricordato ai ragazzi come l’attività del geometra, oltre che avvantaggiarsi della adattabilità accennata, gli consente anche di essere spendibile, 84 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 Il geometra nelle Costruzioni nell’Ambiente e nel Territorio: il tecnico di oggi e di domani oltre che nella libera professione, anche come tecnico dipendente di imprese o della Pubblica Amministrazione. Il geom. Platto ha poi illustrato ai ragazzi le numerose iniziative regionali cui il Collegio partecipa col proprio sostegno. Iniziative che riguardano una composita offerta formativa post-secondaria di specializzazione come i corsi ITS o IFTS , istituiti per rispondere alle più impellenti richieste del mercato espresse da imprese, studi professionali amministrazioni pubbliche. L’incontro è poi entrato nel vivo grazie alla generosa collaborazione dai geometri Angelo Capello, Tommaso Rocco e Maurizio Luteriani, iscritti all’Albo professionale, e a quella del geom. Fabio Musesti, referente dell’Azienda Garda Uno per la zona di Salò. Essi hanno inteso presentare le loro attività negli ambiti della riqualificazione nel costruito, della tutela ambientale e del rilievo del territorio. Il geom. Capello, per l’ambito edilizio, ha presentato un lavoro realizzato in collaborazione con altri professionisti: il recupero di una villetta degli anni ’70, con riqualificazione energetica e adeguamento anti-sismico, per la quale la committenza aveva richiesto anche modifiche architettoniche ispirate a linee più moderne. Angelo Capello ha così attirato l’attenzione degli studenti sul coinvolgimento del geometra in tutti gli aspetti dello studio e della DAL COLLEGIO DI BRESCIA Le immagini di questo articolo documentano alcuni momenti dell’incontro tra gli studenti delle classi terze e quarte dell’Antonietti di Iseo con il Presidente del Collegio geometri di Brescia e con alcuni tecnici, che hanno voluto rappresentare loro le molteplici attività riguardanti l’operatività del geometra. Particolarmente attraente per gli studenti si è dimostrato l’impiego di un drone per la rilevazione del territorio. realizzazione dell’opera: dal disbrigo delle pratiche burocratiche (particolarmente ardue nella zona del Lago per i numerosi vincoli esistenti), all’esecuzione computerizzata dei rendering (resa tridimensionale del progetto), alla gestione del cantiere. Il geom. Musesti, per l’ambito ambientale, ha presentato l’attività svolta dall’Azienda a partecipazione pubblica, di cui è dipendente, con particolare riferimento alla protezione delle acque del lago dall’inquinamento dei reflui fognari. L’obiettivo è quello di restituire all’ambiente (cioè al lago stesso) le preziose risorse idriche utilizzate per le attività produttive e per l’uso civile dalle comunità che vivono intorno al Lago di Garda. L’avvicinamento a tale realtà ha richiesto al geometra di “rispolverare” le proprie conoscenze di chimica. La struttura dell’azienda cui Musesti collabora vede attualmente coinvolti venticinque geometri, tutti sottoposti a una turnazione triennale per una continua IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 85 DAL COLLEGIO DI BRESCIA formazione tecnica adeguata ai moderni impianti di depurazione. Il geom. Musesti ha prodotto una breve presentazione delle attività di progettazione dei pozzi, del loro funzionamento, dei depuratori gestiti nella zona. P articolare interesse è stato registrato tra gli studenti per l’intervento dei geometri Luteriani e Rocco, sull’attività del geometra in ambito territoriale: i due tecnici hanno parlato di strumentazione per il rilievo topografico: rilievi catastali, computi metrici, valutazioni e stime, consulenze in ambito peritale. L’esposizione ha riguardato anche un rapido excursus sulla strumentazione: dalle tavolette pretoriane al laser scanner. L’attenzione dei ragazzi è stata particolarmente attratta da una prova pratica di rilevamento con l’impiego di un drone – aeromobile a pilotaggio remoto – effettuata dal geom. Rocco negli spazi contigui all’Istituto. La dimostrazione ha consentito di apprezzare la particolare versatilità dello strumento, la precisione nelle riprese effettuate e l’ottimizzazione di tempo e costi, che tale strumentazione consente. L’incontro, considerato l’interesse mostrato dai partecipanti, ha fatto nascere nei responsabili del Collegio la disponibilità a duplicare la stessa esperienza in altri Istituti. ❑ 86 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 DAL COLLEGIO DI LODI La sicurezza negli studi professionali Obblighi e adempimenti Morgana Rancati “Un viaggio di mille miglia deve cominciare con un solo passo“. Lao Tzu L o svolgimento dell’attività all’interno degli studi professionali impone ormai una serie di adempimenti; infatti oltre agli obblighi in materia di privacy e antiriciclaggio, gli studi professionali devono anche prendere in considerazione quelli in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Il Testo Unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro D.Lgs. 81/08 s.m.i., al comma 1 dell’art. 3 – Campo di applicazione afferma: «Il presente Decreto Legislativo si applica a tutti i settori di attività, privati e pubblici, e a tutte le tipologie di rischio». Da questo si evince che non è escluso dall’applicazione delle norme alcun ambito lavorativo e che quindi anche gli studi professionali sono soggetti alla sua applicazione. A rafforzamento e chiarimento di questi aspetti vi è anche l’art. 2 che contiene le definizioni delle figure protagoniste della sicurezza (Lavoratore, Datore di lavoro, Dirigente, Preposto, ecc. ). Articolo 2 - Definizioni […] “Lavoratore”: persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell’organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza re88 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 tribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un’arte o una professione, esclusi gli addetti ai servizi domestici e familiari. Al lavoratore così definito è equiparato: il socio lavoratore di cooperativa o di società, anche di fatto, che presta la sua attività per conto delle società e dell’ente stesso; l’associato in partecipazione di cui all’articolo 2549, e seguenti del codice civile; il soggetto beneficiario delle iniziative di tirocini formativi e di orientamento di cui all’articolo 18 della legge 24 giugno 1997, n. 196, e di cui a specifiche disposizioni delle leggi regionali promosse al fine di realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro o di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro; l’allievo degli istituti di istruzione ed universitari e il partecipante ai corsi di formazione professionale nei quali si faccia uso di laboratori, attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici, ivi comprese le apparecchiature fornite di videoterminali limitatamente ai periodi in cui l’allievo sia effettivamente applicato alla strumentazioni o ai laboratori in questione; il volontario, come definito dalla legge 1° agosto 1991, n. 266; i volontari del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco e della Protezione civile; il volontario che effettua il Servizio civile; il lavoratore di cui al decreto legislativo 1° dicembre 1997, n. 468, e successive modificazioni. “Datore di Lavoro”: il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o, comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l’assetto dell’organizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la propria attività, ha la responsabilità dell’organizzazione stessa o dell’unità produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa. Nelle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, per datore di lavoro si intende il dirigente al quale spettano i poteri di gestione, ovvero il funzionario non avente qualifica dirigenziale, nei soli casi in cui quest’ultimo sia preposto ad un ufficio avente autonomia gestionale, individuato dall’organo di vertice delle singole amministrazioni tenendo conto dell’ubicazione e dell’ambito funzionale degli uffici nei quali viene svolta l’attività, e dotato di autonomi poteri decisionali e di spesa. In caso di omessa individuazione, o di individuazione non conforme ai criteri sopra indicati, il datore di lavoro coincide con l’organo di vertice medesimo. “Azienda”: il complesso della struttura organizzata dal datore di lavoro pubblico o privato; […] “omissis” Tutto ciò premesso, uno studio professionale in cui, oltre al titolare e/o titolari, ci siano dei collaboratori a fattura (essi stessi quindi liberi professionisti) sussiste la necessità di rispondere agli adempimenti del T.U. in materia di sicurezza. Nel caso in cui, invece, esistesse anche un solo rapporto di lavoro subordinato (esempio una segretaria assunta part-time o full-time o altro tipo di collaborazione coordinata e continuativa: contratto a progetto, lavoratore interinale e così via) scatta l’obbligo, a carico di ciascun datore di lavoro, di adeguare la propria attività ai nuovi requisiti previsti dalla normativa soprattutto per quanto riguarda gli artt. 17 e 28 - Valutazione dei Rischi e relativa stesura del DVR. Articolo 17 - Obblighi del datore di lavoro non delegabili 1. Il datore di lavoro non può delegare le seguenti attività: a) la valutazione di tutti i rischi con la conseguente elaborazione del documento previsto dall’articolo 28; b) la designazione del re- DAL COLLEGIO DI LODI sponsabile del servizio di prevenzione e protezione dai rischi; Articolo 28 - Oggetto della valutazione dei rischi: 1. La valutazione di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), anche nella scelta delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o dei preparati chimici impiegati, nonché nella sistemazione dei luoghi di lavoro, deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, […] nonché quelli connessi alle differenze di genere, all’età, alla provenienza da altri Paesi e quelli connessi alla specifica tipologia contrattuale attraverso cui viene resa la prestazione di lavoro […] 2. Il documento di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), redatto a conclusione della valutazione […] e contenere: a) una relazione sulla valutazione di tutti i rischi per la sicurezza e la salute durante l’attività lavorativa, nella quale siano specificati i criteri adottati per la valutazione stessa. […]; b) l’indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate e dei dispositivi di protezione individuali adottati, a seguito della valutazione di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a); c) il programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di sicurezza; d) l’individuazione delle procedure per l’attuazione delle misure da realizzare, nonché dei ruoli dell’organizzazione aziendale che vi debbono provvedere, a cui devono essere assegnati unica- tipo) ai sensi del D.Lgs. 81/08 in coerenza con i concetti espressi nelle direttive CEE in esso recepite. Per chiarire quanto appena sopra detto, si ipotizza attraverso l’organigramma di seguito proposto quale potrebbe essere l’Organizzazione dello Studio Professionale ai fine del Rispetto degli Obblighi di Sicurezza e salute dei lavoratori. dentificata come Preposto. 3) La Segretaria a tempo pieno, ma anche in partÅ]time, che lavora nello studio è a tutti gli effetti una lavoratrice, per cui soggetta a tutela per la sicurezza e salute. 4) Il Praticante, per quanto “non pagato” che viene in ufficio partecipando anche solo marginalmente alle attività, al solo fine di apprendere una professione, è un lavoratore. 5) Il Socio, o i soci, anche di fatto, quindi con una loro P.iva, ma che condividono con lo studio l’organizzazione delle attività dello stesso, privi delle prerogative Titolare dello studio o Socio DATORE DI LAVORO 1 Socio o Capo-Ufficio DIRIGENTE o PREPOSTO 2 Segretaraia Part-time LAVORATRICE 3 Praticante LAVORATORE 4 mente soggetti in possesso di adeguate competenze e poteri; […]; f) l’individuazione delle mansioni che eventualmente espongono i lavoratori a rischi specifici che richiedono una riconosciuta capacità professionale, specifica esperienza, adeguata formazione e addestramento. […]; “omissis” Vengono così altresì introdotte le figure di Datore di Lavoro (il titolare dello studio) e del Lavoratore (il dipendente di qualsiasi Socio “giovane” LAVORATORE 5 NOTE: 1) L’ufficio con un unico Titolare, questo assume la carica di Datore di Lavoro. Negli studi con più soci, anche solo “di fatto”, è opportuno nominare con una Delega, chi ricopre il ruolo di Datore di Lavoro, quindi un solo socio. 2) Qualora lo studio sia composto da più soci o con persone a cui venga riconosciuta dal Datore di Lavoro una certa discrezionalità al fine di organizzare l’attività d’ufficio, questo viene riconosciuta con la qualifica di Dirigente. Se la persona incaricata non ha autonomia organizzativa, ma più semplicemente, ha un dovere di far attuare l’organizzazione del lavoro imposta dal Titolare Datore di Lavoro, ed ha il compito di verificare che ciò sia fatto, questa persona viene i- Libero professionista (con P. Iva) LAVORATORE 6 previste al punto 2), sono riconosciuti lavoratori e soggetti alla tutela che hanno i lavoratori dipendenti. 6) Il libero professionista che, anche in modo non continuativo, partecipa alle attività dello studio professionale, seguendo le direttive del titolare nell’organizzazione del lavoro, è un lavoratore come quelli sopra, soggetti a tutela della salute e sicurezza e quindi anche soggetto ad obblighi, previsti dal D.Lgs. 81/2008 smi. ADEMPIMENTI Il titolare dello studio professionale con all’interno una struttura che impiega lavoratori (anche tirocinanti e/o stagisti) è tenuto a: IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 89 DAL COLLEGIO DI LODI 1) Effettuare la valutazione dei rischi ed elaborare il relativo DVR Per gli studi professionali significa: a) verificare l’organizzazione aziendale con l’identificazione delle figure con compiti e responsabilità in materia di sicurezza e salute, le mansioni svolte dai lavoratori, i percorsi formativi, la documentazione in possesso relativa a impianti, attrezzature e luoghi di lavoro; b) analizzare i rischi per la salute e la sicurezza generici, specifici e trasversali (stress lavoro-correlato, lavoratrici in gravidanza, differenze di genere, età, provenienza da altri paesi e lavoratori diversamente abili) presenti nell’ambito dell’organizzazione in cui i lavoratori prestano la propria attività; c) redarre il conseguente documento di valutazione dei rischi, ai sensi dell’art. 28 del D.Lgs. 81/2008, contenente le misure di prevenzione e protezione adottate ed il programma delle misure di miglioramento da intraprendere per la sicurezza e salute. 2) Nominare il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) Le possibilità per adempiere a tale obbligo sono tre: a) assunzione dell’incarico di RSPP direttamente dal datore di lavoro Il datore di lavoro dovrà svolgere un corso di formazione, per Aziende classificate a RISCHIO 90 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 BASSO (16 ore) ed ogni 5 anni, ad un modulo di aggiornamento di 6 ore. Se il datore di lavoro RSPP, ha già frequentato in passato il corso di formazione per RSPP di 16 ore, dovrà frequentare solo l’aggiornamento, ogni 5 anni, di 6 ore. b) Nominare un proprio dipendente come RSPP (per mezzo di incarico per iscritto) Il dipendente deve possedere i seguenti requisiti: • Diploma di scuola media superiore; • Attestato di frequenza, con verifica dell’apprendimento, del corso di formazione per RSPP per Aziende classificate a RISCHIO BASSO (64 ore suddivise in 3 moduli: modulo A di 28 ore, modulo B di 12 ore, modulo C di 24 ore). Tale corso è soggetto ad aggiornamenti ogni 5 anni, della durata complessiva di 40 ore. c) Nominare un RSPP esterno, L’RSPP esterno deve possedere i requisiti specificati nel punto b) (diploma di scuola media superiore e attestato del corso RSPP dei 3 moduli, oppure laurea con attestato del modulo C) Tale soggetto è soggetto ad aggiornamenti ogni 5 anni, della durata complessiva di 40 ore. 3) Eleggere il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) Le possibilità sono due: a) Elezione di un RLS interno, un dipendente viene eletto formalmente dai suoi colleghi. In tal caso deve essere data comunicazione all’INAIL della data e del nominativo del soggetto designato. Il dipendente deve aver frequentao un corso di formazione ad hoc di 32 ore con verifica finale dell’apprendimento. b) Il datore di lavoro potrà avvalersi della richiesta di nomina del “Rappresentante dei lavoratori per la Sicurezza Territoriale” (RLST), inviando formale domanda all’ente bilaterale di categoria e pagando un contributo, al Fondo Sostegno Pareticità. In questo caso la formazione e la comunicazione all’INAIL del RLST sono a carico dell’ente bilaterale di categoria. NOTE: Per gli uffici tecnici e le attività connesse con la libera professione l’ente bilaterale di categoria è l’E.bi.pro ( Ente Bilaterale Nazionale per gli Studi Professionali). Previsto dagli artt. 5,6 e 7 del CCNL dei dipendenti degli studi professionali, è il più giovane organismo bilaterale del settore; costituito a gennaio 2009, ha il compito istituzionale di operare in settori strategici, come la tutela della sicurezza e della salute sul lavoro, la formazione e il sostegno al reddito. Insieme a CA.DI.PROF., FONDOPROFESSIONI e PREVIPROF, l’Ente rafforza il sistema e le sinergie necessarie per la tutela degli addetti al settore 4) Nominare il Medico competente, nelle ipotesi di sorveglianza sanitaria Il medico competente (specializzato in medicina del lavoro e/o medicina preventiva dei lavorativi) è nominato dal datore di lavoro con il compito di predisporre idonei piani di sorveglianza sanitaria dei singoli dipendenti (Titolo I - Sorveglianza Sanitaria del DLgs 81/08 smi – Articoli da 38 a 42) NOTE: Per sorveglianza sanitaria si intende la visita medica al lavoratore per valutare i rischi e gli eventuali danni alla salute causati dall’attività lavorativa. Nello specifico, il Decreto Legislativo 81/08 stabilisce che la sorveglianza sanitaria comprende la visita medica, che può essere preventiva, su richiesta del lavoratore o alla cessazione del rapporto di lavoro, al termine della quale viene effettuata una valutazione dei rischi e degli eventuali rimedi per tutelare la salute del lavoratore (art. 41). Per quanto riguarda la sorveglianza sanitaria il DLgs 81/08 smi pone particolare attenzione per: - i lavoratori che fanno uso di attrezzature minute di videoterminale, (art. 176) - esposizione ad agenti fisici (art. 185), - esposizione al rumore e campi elettromagnetici (artt. 196 - 211), - esposizione a radiazioni ottiche artificiali (art. 218) - esposizione a sostanze pericolose (art. 229). 5) Definire gli adempimenti per la gestione delle emergenze Il datore di lavoro deve: a) designare gli addetti al primo soccorso. Gli addetti al primo soccorso sono nominati dal datore di lavoro in base DAL COLLEGIO DI LODI alla natura delle attività svolte ed alle dimensioni dell’azienda (cdr. DM 15 luglio 2003 n. 388). Gli addetti non possono rifiutare la nomina, se non per giustifcato e valido motivo e devono frequentare specifico corso teorico-pratico con prova fnale di verifica dell’apprendimento. b) designare gli addetti alla lotta antincendio e gestione emergenze. Gli addetti antincendio e gestione emergenze, sono nominati all’interno dell’organico in base alla natura ed alle dimension aziendali (cdr. DM 10 Marzo 1998). I soggetti nominati devono frequentare, per ciascuna delle nomine, specifico corso di formazione teorico pratico con prova fnale di verifica dell’apprendimento. NOTE: Nei più comuni studi professionali (fino a un massimo di 5 dipendenti/collaboratori) le funzioni di adetto al primo soccorso, lotta antincendio e evacuazione può essere svolta direttamente dal titolare dello studio a seguito di freqentazione degli specifici corsi teorico pratici previsti anche per i lavoratori. Le ore di formazione per i corsi per addetti all’antincendio ed addetti al primo soccorso variano in relazione a quanto previsto dal proprio DVR e dalla normativa specifica. Per gli studi professionali: - il corso per addetti all’antincendio (rischio basso) è di 4 ore, - il corso per addetti al prim o soccorso (aziende dei gruppi B e C) è di 12 ore. genza. Se lo Studio impiega un numero maggiore di 10 addetti è soggetto a Certificato Prevenzione Incendi o in alternativa alle procedure per la gestione delle emergenze (una planimetria d’insieme con le indicazioni d’emergenza come: ubicazione quadro elettrico, estintori, vie di fuga ecc.). Il datotre di lavoro è tenuto a informare i lavoratori sul contenuto del piano di emergenza/procedure e fornire i nominativi degli addetti alle squadre di emergenza che devono essere adeguatamente addestrati per l’attuazione corretta dei piani/procedure di emergenza. 6) Erogare adeguata formazione ed informazione ai dipendenti/lavoratori È obbligatorio formare tutti i lavoratori, non solo quelli assunti a tempo indeterminato o determinato, ma anche collaboratori, tirocinanti, stagisti, collaboratori a partita IVA in quanto hanno presenza nello studio per un numero rilevante di ore. A seguito dell’accordo quadro Conferenza Stato-Regioni del dicembre 2011, che ha specificato i contenuti della formazione, è prevista una formazione obbligatoria per i lavoratori di tutte le aziende (4 ore) ed una formazione specifica, che varia in base al settore di appartenenza dell’azienda ed alle mansioni svolte (4 ore). LA FORMAZIONE AI FINI DELLA SICUREZZA NELLO STUDIO PROFESSIONALE: 1. LAVORATORI (Soci, Part-time, Praticanti, Professionisti, Impiegati, ecc.) FORMAZIONE LAVORATORI CORSO AGGIORNAMENTO 8 ore + esame 6 ore + esame 4 ore di formazione generale Ogni 5 anni 4 ore di formazione specifica N.B. Per i collaboratori degli studi tecnici, che frequentano i cantieri, è necessaria una diversa formazione specifica differente da quella degli addetti degli uffici. 2. PREPOSTO (Socio o altro soggetto identificato dalla normativa) FORMAZIONE PER PREPOSTI CORSO AGGIORNAMENTO 16 ore + 2 esami 6 ore + esame Ogni 5 anni 8 ore + esame (Formazione lavoratori) 8 ore + esame (Formazione specifica Preposti) 3. DIRIGENTE (Socio o altro soggetto identificato dalla normativa) FORMAZIONE PER DIRIGENTI CORSO AGGIORNAMENTO 16 ore + esame 6 ore + esame Ogni 5 anni 4) DATORE DI LAVORO (Titolare dello studio o Delegato) a) Se svolge direttamente le funzioni di Prevenzione e Protezione, ex Art. 34 T.U.: FORMAZIONE PER DATORI DI LAVORO SPP CORSO AGGIORNAMENTO 16 ore + esame 6 ore + esame Ogni 5 anni N.B. Il Datore di Lavoro che non intende svolgere direttamente i compiti di prevenzione e protezione dei rischi può nominare una figura interna alla propria attività o esterna (consulente esterno), in possesso dei requisiti di cui all’Art.33 del D.Lgs. 81/2008 smi, (Attestato Formazione moduli A, B,C per il settore Ateco 2007 M (71.12.30), totale 64 ore formative. b) Se ricopre altresì la funzione di Addetto Primo Soccorso FORMAZIONE ADDETTO PRIMO SOCCORSO CORSO AGGIORNAMENTO 12 ore 4 ore Ogni 3 anni N.B. Il Datore di Lavoro con più di cinque lavoratori o che non intende svolgere le funzioni di Addetto al Primo Soccorso, deve nominare un addetto interno al suo studio, la figura incaricata dovrà partecipare al corso con le modalità indicate sopra. c) definire un piano di emerIL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 91 DAL COLLEGIO DI LODI c) Se ricopre altresì la funzione di Addetto Prevenzione Incendi: FORMAZIONE ADDETTO PREVENZIONE INCENDI CORSO AGGIORNAMENTO 4 ore 2 ore + esame rischio basso - sufficiente per gli uffici Ogni 5 anni N.B. Il Datore di Lavoro con più di cinque lavoratori o che non intende svolgere le funzioni di Addetto alla Prevenzione Incendi, può nominare un addetto interno al suo studio, in questo caso la figura incaricata dovrà partecipare al corso con le modalità indicate sopra. detergenti per pulizie) 8. Registro degli infortuni sul lavoro, vidimato presso la ASL competente 9. Documentazione relativa all’informazione e formazione dei lavoratori 10. Estintori di tipo e numero adeguato DOCUMENTI E PRINCIPALI ADEMPIMENTI RIFERIBILI AL D.LGS. 81/08 smi: Per un corretto addempimento di quanto stabilito dal DLgs 81/08 smi è opportuno produrre e tenere in studio i seguenti documenti (obbligatori se presenti dipendenti e/o soci): 1. Organigramma per la sicurezza 2. Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) NOTE: A decorrere dal 1 luglio 2013 non è piu possibile ricorrere all’autocertificazione della valutazione dei rischi, anche per le attività che occuano fino a 10 lavoratori. È quindi obbligatorioredigere, anche con l’uso di procedure standardizzate, il DVR a firma e responsabilità del datore di lavoro. 3. Dichiarazione di svolgimento dei compiti di RSPP del datore di lavoro e/o verbale/lettera di nomina dell’RSPP con sua accettazione corredate da CV e attestato corso per RSPP. 4. Accettazione dell’incarico di RLS firmato dal designato con relativo atte92 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 stato di partecipazione al corso (se presente); altrimenti verbale in cui i lavoratori attestano di volersi avvalere di un RLST. 5. Nomina addetto/i al primo soccorso e antincendio con relativo attestato dei corsi ed eventuali aggiornamenti. 6. Piano di emergenza/evacuazione 7. Schede di sicurezza dei prodotti utilizzati (ad es. 11. Illuminazione di emergenza 12. Cartellonistica di sicurezza: • vie di esodo e/o uscita di emergenza, • “Impianto sotto tensione” e “Vietato usare acqua per spegnere incendi” (al quadro elettrico), • “Estintore”, • “Cassetta o pacchetto di primo soccorso”, • “Vietato fumare”, in conformità alla Legge 03/03, 13. Struttura organizzativa (D.Lgs. 231/01). Per la sede professioenale in cui si svolge l’attività è opportuno possedere: 14. Agibilità con destinazione d’uso. 15. In caso di Studio Associato: Statuto 16. Documentazione regolarità impianto elettrico: • Schema, Dichiarazione di conformità e progetto di impianti realizzati dopo l’entrata in vigore della Legge 46/90 e del DM 37/08;(il Progetto è obbligatorio per gli studi superiori a m2 200 o che utilizzano più di 6 kW ), • Verbale di collaudo per impianti precedenti alla Legge 46/90, DAL COLLEGIO DI LODI • Registro delle verifiche periodiche (periodicità annuale e triennale) Norma CEI64-8, 17. Documentazione regolarità impianto messa a terra: • Schema e progetto, dichiarazione di conformità, • Denuncia agli organi competenti per gli impianti già esistenti, • Denuncia agli organi competenti (ISPESL ASL) entro 30 giorni dalla messa in servizio per i nuovi impianti, • Affidamento all’ASL o ad un Organismo Notificato delle verifiche periodiche quinquennali o biennali (nel caso di Studi professionali soggetti a CPI) ai sensi del DPR 462/2001, • Registro verifiche pe- riodiche (continuità elettrica). 18. Documentazione inerente l’impianto termico e gas: • Progetto e Dichiarazione di conformità e manuale con le istruzioni di uso e manutenzione della caldaia/centrale termica • Copia deposittata della Relazione L. 10/1991 in merito alle dispersioni energetiche dell’edificio • Certificato di manutenzione ordinaria annuale • Certificato analisi combustione ogni 2 anni • Dichiarazione di conformità dell’impianto di distribuzione 19. PRIVACY Decreto legislativo 196/2003 • Nomina od assunzione dell’incarico di Titolare del trattamento dei dati personali • Incarico per il trattamento dei dati • Incarico al trattamento dei dati per i collaboratori esterni • Modulo/informativa per il consenso all’acquisizione dei dati personali. Volendo giungere alla conclusione del mio intervento, mi preme precisare ai colleghi, che le indicazioni qui esposte non devono intendersi come esaustive, in quanto la valutazione dei rischi di ogni singolo studio varia in funzione di molteplici variabili quali numero e tipologia di addetti, tipologia di attrezzature, tipologia e luogo di svolgimento dell’attività lavorativa, ecc. Si rimandano quindi i col- leghi ad una lettura approfondita del DLgs 81/08 smi e dei relativi allegati per meglio addempiere all’enunciato normativo estrapolando dallo stesso i soli principi applicabili alla realtà specifica. Bibliografia e fonti : - DLgs 81/08 - “Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro” - Rev. ottobre 2013 - Accordo Stato, Regioni e Province autonome sui corsi di formazione, del 21 dicembre 2011smi. - Sito www.ebipro.it/ IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 93 TECNICA Andrea Botti R iqualificare l’esistente con l’impiego della materia litica implica, spesso, scelte progettuali radicali, destinate a ri-creare, dopo anni, l’antico rapporto con il genius loci, la memoria collettiva, le antiche tradizioni dei luoghi. Temi sui quali, attraverso questa rivista, si è detto a partire dal lontano 2009, con un articolo dedicato alla trattazione di tre interventi, distribuiti temporalmente fra la seconda metà degli anni’80 e l’inizio 94 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 Riqualificare con la pietra dall’edificio allo spazio urbano del nuovo millennio: due compresi nei programmi di ricostruzione seguiti alle tragedie del Belice e dell’Irpinia (riguardanti rispettivamente Salemi e Tricarico) e uno promosso dal comune di Siracusa. Come già sostenuto1, le tendenze attuali dimostrano che riqualificazione e recupero, indipendentemente dalle logiche dell’emergenza, sono tematiche ormai ampiamente condivise e destinate a divenire presupposto fondante della cosiddetta “nor- male amministrazione” dei prossimi anni. Ciò che, in questo settore, si è fatto o si va facendo, assume, dunque, una duplice valenza: indica la strada da percorrere, stimola le scelte degli attuali decision maker. Riprendiamo dal recupero di due abitazioni, di un edificio religioso e di una piazza: tipologie differenti, diversi approcci progettuali, in comune il ruolo significativo della materia litica e scelte capaci di puntare alla rivitalizzazione dell’orga- nismo originale. A Pozzovetere, un piccolo borgo a qualche chilometro dal centro di Caserta, dove la lottizzazione degli anni ‘80 aveva prodotto una serie di edifici isolati di piccole dimensioni, un’abitazione unifamiliare, modesta per qualità e caratteri tipologici, viene sottoposta ad un intervento di riqualificazione in alternativa a una più conveniente e sbrigativa demolizione/ricostruzione. Il nuovo progetto, firmato dall’architetto casertano Beniamino Servino, prevede una soluzione destinata a mutare tipologia e materiali; il risultato è una bifamiliare (con gli alloggi disposti su duplice livello) completata nel 2006, caratterizzata da un rivestimento esterno da cm 45 di spessore, formato da conci di tufo giallo campano (dim. cm 23x38x10 di spessore2) e termo blocchi da cm 30. La pietra è posata a secco, alternando elementi posti nel senso della maggiore lunghezza ad elementi di testa, in modo da garantire ammorsamenti efficaci (mediante zanche metalliche) al laterizio retrostante, posato in modo da garantire un’intercapedine di cm 5. La composizione stereometrica delle facciate è studiata in ogni minimo dettaglio: alcune aperture sono enfatizzate da listelli di travertino, profili metallici disposti ortogonalmente definiscono aree omogenee per texture e posa della pietra. I serramenti, montati al filo interno della muratura animano la TECNICA Nella pagina di sinistra: Abitazione bifamiliare, Pozzovetere, Caserta. composizione delle facciate alternando pieni e vuoti che intersecano le ombre sottili dei pluviali staccati dai fronti esterni. Servino, in un’intervista, aveva sostenuto che «…l'architettura ha a che fare con la tecnica. Ogni connotazione poetica è solo un incidente…», ma incidentalmente, le facciate della bifamiliare di Caserta rivelano una sintesi di entrambe gli aspetti e insieme il superamento del risultato puramente tecnico, come dimostrato dai riconoscimenti ricevuti: il Premio Internazionale Architetture di pietra del 2007, il In questa pagina: Abitazione bifamiliare, particolari della facciata. primo premio ad Arch&Stone l’anno successivo ed infine, lo Special Honour del German Natural Stone Award del 2011. Quando le pre-esistenze sono parte integrante del tessuto storico l’intervento può trasformarsi in un paziente lavoro di recupero d’identità, la pietra non più rivestimento esterno, diviene strumento per una operazione puntuale e diffusa, come nel caso della riqualificazione di un fabbricato settecentesco nella stessa città, fra il 2009 ed il 2012, firmato dallo studio Cafiero. Dopo un imponente consolidamento strutturale, destinato a recuperare e connotare il fabbricato (le cui origini oscillano fra il XVII e il XVIII secolo), si è avviato un intervento di restauro destinato a definire, senza forzature, l’identità del manufatto. La presenza di una muratura in pietrame misto (fra cui il tufo), compatta e resistente, ha indotto ad esaltarne le peculiarità. Per le operazioni di risarcimento e la definizione dei dettagli, zoccolature, alzate e pedate, banchine, rivestimenti orizzontali e verticali (tutti realizzati artigianalmente) è stato impiegato il Marmo Galala 3 in vari formati e spessori. Con tutte le differenze del caso, l’uso della materia litica si fa essenziale e determinante anche nell’intervento di recupero del sepolcreto della cittadella vescovile di Sora, in provincia di Frosinone. Parte integrante di un ampliamento della cattedrale dedicata a S. Maria Assunta, risalente alla seconda metà del XVIII secolo, la costruzione è formata da due ambienti sovrapposti, a IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 95 TECNICA Ristrutturazione composita di un fabbricato settecentesco, Caserta. giacitura parallela, dai caratteri e dall’aspetto diversi: la cappella, con linee tipicamente settecentesche e il sepolcreto sottostante, coperto con due volte a botte. Liberato dalle superfetazioni, lo spazio parzialmente interrato, anticamente utilizzato per le sepolture, è stato riportato all’originaria unitarietà e destinato ad accogliere la cappella sepolcrale vescovile. L’intervento, realizzato nel 2007 96 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 Ristrutturazione composita di un fabbricato settecentesco a Caserta; particolari degli interni (anche prima foto della pagina di destra) secondo un progetto dello studio di Frosinone MCM (Morganti-Cautilli-Morganti), propone un approccio semplice e rigoroso: semplice, poiché le otto tombe presenti, sovrapposte e staccate dai muri d’ambito, sono ripensate sottoforma di quattro parallelepipedi identici, la cui geometria regolare contrasta con quella dello spazio; rigoroso per l’impiego di un unico materiale, il Travertino, utilizzato per il rivestimento delle tombe, la realizzazione del diaframma retrostante l’altare, il pavimento e l’altare stesso; volumi puri segnati da una luce che ne enfatizza lo stacco da terra e annulla il peso della pietra. Unico anche il formato delle lastre posate (a meno di quelle in corrispondenza dell’arco), tutte di cm 240x80. Ancora la materia litica protagonista in un «…progetto di spazio pubblico e ricerca di archeologia urbana...» 4 . L’intervento di riqualificazione del tessuto urbano di Banyoles firmato dall’architetto spagnolo Josep Miàs è il risultato di un concorso del ’98, successivamente suddiviso, per questioni di carattere economico, in 15 stralci, di cui quattro realizzati fino al 2012 e uno in fase di esecuzione. Il piccolo centro catalano è collocato nelle vicinanze del TECNICA In basso: Recupero del sepolcro della cittadella vescovile di Sora (Frosinone) e, a destra, due particolari del sepolcreto. IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 97 TECNICA Riqualificazione degli spazi urbani di Banyoles (Spagna). più grande lago della penisola Iberica, alimentato da una falda sotterranea, controllato da un sistema di sette canali di bonifica realizzati, dal IX secolo, per evitare eventuali tracimazioni del bacino e garantire l’irrigazione di orti e giardini privati. Le trasformazioni urbane del secolo scorso portarono alla copertura degli 98 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 antichi corsi d’acqua medievali ormai destinati ad implementare la rete del sistema fognario. Obiettivo primario del progetto di Josep Miàs, premiato nel ’98, era “portare la storia nel presente” ossia, ripristinare il corso dei canali reintegrandoli nel tessuto urbano dopo aver verificato le originarie pendenze per mantenere l’acqua in movimento. Il percorso progettuale degli anni successivi fino ad oggi, è stato guidato dai risultati delle indagini storiche, dai segni degli antichi lotti, dai tracciati d’acqua originari re-incorporati nelle strade ed esposti in maniera discontinua, per evitare l’interruzione del regolare funzionamento della città. Tutta la nuova pavimentazione è stata realizzata con la Pietra di Banyoles, un travertino lacustre locale, con il quale da sempre si realizzano rivestimenti, elementi architettonici e monumenti. Alla produzione dei formati standard si è affiancato il lavori di artigiani locali che hanno scolpito a mano i pezzi speciali secondo forme e dimensioni di appositi modelli di legno. Nel progetto finito canali, chiuse e rogge, prendono nuove forme dalle piegature del rivestimento in pietra. Le sedute, disegnate appositamente per questi spazi, rimandano alla forma di tronchi di legno mossi da una pavimentazione “liquida”. Ciò che appare è il risultato di un processo com- plesso che nel suo divenire ha coinvolto numerosi aspetti della progettazione fra cui: la riorganizzazione del sistema idrico e fognario esistente, il nuovo impianto d’illuminazione, una ricerca botanica per definire nuove modalità di piantumazione e, per concludere, un’indagine archeologica in grado di documentare e classificare ogni ritrovamento. ❑ Note 1 A. Botti, Riqualificare con la pietra, in “Il geometra bresciano”, n. 2/2014; 2 Le dimensioni originali erano di cm 12x25x40, la variazione dimensionale è conseguenza della rifilatura delle sei facce. 3 Il Galala è un marmo egiziano con leggere intrusioni nocciola e delicatamente fiorito. Viene utilizzato per interni ed esterni. 4 V. Pavan, a cura di, Re-load Stone, ed. Arsenale, Verona, 2013. CULTURA L’incubo del crollo... Franco Robecchi C hi costruisce intraprende una battaglia con le forze della fisica che si oppongono al disegno del suo progetto. Sono la forza di gravità, che domina i problemi di chi costruisce edifici, ponti, dighe e gallerie. Ma vi sono anche altre forze che contrastano chi voglia erigere case, muraglie, solette e tetti. È la forza del vento che costituisce una delle non frequenti spinte orizzontali, sorelle minacciose delle prevalenti forze verticali. Ma le altre forze orizzontali non sono meno pericolose e sono le spinte delle terre e dell’acqua, nonché le terribili sollecitazioni sismiche. Di fatto questa famiglia di forze è in perenne guerra 100 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 con i manufatti umani, che intendono creare volumi cavi entro i quali abitare e svolgere ogni tipo di attività. E quando l’uomo sta dentro queste scatole ben protette il timore è che comunque qualcuno possa forzare gli ingressi per nuocere: rubare, assalire, uccidere. Ma il timore maggiore è che l’involucro ceda sotto l’assedio delle forze di natura, crollando sulle persone e sulle cose che stanno all’interno. Il crollo è l’incubo di chi progetta e di chi costruisce, ma soprattutto è l’incubo di chi sta sotto i muri e le volte. Se poi apriamo il capitolo dei crolli voluti dall’ostilità umana il quadro diventa ancora più tragico. Pensiamo ai bombardamenti e pensiamo all’11 settembre newyorkese. Il crollo ha sempre assunto anche la valenza simbolica della sconfitta più totale dell’ambizione umana. CULTURA A sinistra: Sansone provoca il crollo dell’edificio che causa la sua morte e quella dei Filistei. In basso: il cumulo di macerie del crollato campanile di S. Marco, nel 1902. A destra: il disastro del terremoto di Messina del 1908. Anche linguisticamente, lo sfacelo improvviso è chiamato crollo anche quando si tratta di “crollo in Borsa” o di “crollo dell’occupazione”. Il contrastare la natura erigendo in verticale masse che altrimenti giacerebbero a terra o in mucchi informi è sempre stato inteso come segno dell’orgoglio e della capacità umana. Perché mai erigere pesantissime pietre sottili come gli obelischi o creare montagne altissime come le piramidi, come i menhir o come la cupola di S. Pietro o la Torre di Babele se non per cantare la potenza dell’uomo che prevale sul mondo? E quindi quale umiliazione è più cocente del disfacimento di quell’opera? Ancora oggi ci ricordiamo della sconfitta della Torre di Babele e, ancora restando nel panorama biblico, sappiamo che uno dei colpi più IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 101 CULTURA Il biblico crollo della casa di Giobbe in un affresco medievale. drammatici con cui fu oppresso Giobbe fu proprio il crollo della sua casa. Ma, ancora, ricordiamo il biblico Sansone, che per morire, con tutti i Filistei, scelse di provocare un immenso crollo. Già perché il crollo è il fenomeno tipico della morte di massa, con la tortura del soffocamento tenebroso per chi sopravvive per qualche ora sotto le macerie. Chi non ha negli occhi le tragedie dei seppelliti sotto travi e mattoni nelle angosciose ore che seguono i terremoti? È questa la rivincita della natura. Non a caso la parola maceria deriva da materia. Il manufatto ritorna ad essere materia semplice. Anche le valanghe e le frane sono crolli e l’essere sommersi 102 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 da terra o neve è la morte al quadrato. Si viene seppelliti dopo morti, ma, in genere, non si muore perché si viene seppelliti. Un tempo la sola idea del seppellimento da vivi era temuta come il peggiore incubo e su questo terribile evento si scrissero novelle e romanzi, si girarono film e si pubblicarono tragici articoli giornalistici. La murata viva e la bara ritrovata, dopo anni, con graffi all’interno furono tra le immagini più spaventose dei romanzi d’appendice e delle illustrazioni dell’horror ottocentesco. Di tutto ciò ha paura chi disegna o costruisce un edificio. Ma di ciò hanno paura anche i vigili del fuoco o gli ingegneri i- CULTURA Crollo a Napoli alla fine dell’Ottocento. A destra: il crollo della diga del Gleno nell’illustrazione di una rivista francese. draulici che hanno a che fare con dighe o con pendii franosi. Pensiamo al crollo del Vajont, con i suoi 2000 morti. Non fu la diga a crollare, che, anzi, resse con straordinaria forza, ma fu la montagna a precipitare dentro il lago. Il crollo fu anche la spia delle cattive costruzioni realizzate nell’epoca della ricostruzione postbellica e delle cosiddette “mani sulla città”, quando la peggiore speculazione delinquenziale lesinava il cemento e risparmiava sul tondino. Fortunatamente, venendo all’ambiente bresciano, pure in quei decenni non si lamentarono crolli di qualche importanza. Solo due solette precipitarono durante la costruzione in un con- dominio di via Tosoni. Le mani sulla città di Brescia erano molto lievi e per nulla assassine. L’unico crollo clamoroso si ebbe nel Bresciano nel 1923, in Valcamonica. La diga del Gleno cedette e le acque del torrente Dezzo precipitarono su Angolo, Boario, fino a Darfo, provocando quasi 500 morti. A onor del vero va precisato che i tecnici responsabili e i costruttori non erano bresciani. Anche l’Italia nel suo complesso non ha avuto disastri da crollo particolarmente tragici per cause costruttive. Lasciamo a discorsi in altro momento la questione dei crolli per terremoti, che costituiscono una piaga italiana. Da tempo si ha la convinzione che IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 103 CULTURA Sansone uccide tutti facendo crollare un intero edificio. In basso: una drammatica immagine delle devastazioni provocate da un terremoto. anche le vittime dei terremoti siano conseguenza di colpe umane e ciò da quando si è convinti che sia possibile contrastare efficacemente i sismi con opportuni provvedimenti ingegneristici. Fra i crolli che hanno scosso lo spirito italiano va ricordato il cedimento del campanile della piazza S. Marco di Venezia, che, dopo qualche segnale, si afflosciò su se stesso in una notte del 1902. La sensazione di perdita fu tale che non si ebbe alcun dubbio, Soprintendenze comprese, nel decidere l’immediata costruzione di un campanile copia del perduto. Il che avvenne nell’arco di una decina d’anni. Anche un’altra torre 104 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 crollò, non molti anni fa, nel 1989, causando 4 vittime. Era la Torre civica di Pavia, la cui ricostruzione è invece rimasta solo nelle speranze di Vittorio Sgarbi. Le Soprintendenze su questi problemi hanno pareri alquanto oscillanti, quanto ferrei. Invece scongiurato, per almeno molti decenni, pare sia il crollo della Torre di Pisa, curata e accudita con mille attenzioni. Eppure, come recita la filastrocca, è la “Torre che pende, che pende e mai non va giù”. Speriamo sia simbolo di questa Italia, mai in buona salute, ma, per ora benché pencolante, ancora in piedi. a cura del geom. Alfredo Dellaglio Condono edilizio immobile oggetto di decreto di trasferimento Pongo il seguente quesito: Immobile oggetto di decreto di trasferimento da parte del tribunale. Decreto ancora da trascrivere. Art. 40 legge 47/85 stralcio”Le nullità di cui al secondo comma del presente articolo non si applicano ai trasferimenti derivanti da procedure esecutive immobiliari individuali o concorsuali nonché a quelli derivanti da procedure di amministrazione straordinaria e di liquidazione coatta amministrativa. Nell’ipotesi in cui l’immobile rientri nelle previsioni di sanabilità di cui al capo IV della presente legge e sia oggetto di trasferimento derivante da procedure esecutive, la domanda di sanatoria può essere presentata entro centoventi giorni dall’atto di trasferimento dell’immobile purché le ragioni di credito per cui si interviene p procedere siano di data anteriore all’entrata in vigore della presente legge”. Qualcuno può aiutarmi in quanto il tecnico dell’ufficio tecnico ove insiste l’immobile ricorda di aver evaso una pratica simile, ma non è stato esaustivo nella procedura da utilizzare. Inoltre l’ultimo comma ossia il credito deve essere anteriore alla presente legge, non è soddisfatto!. geom. C. S. La nullità dei trasferimenti aventi per oggetto diritti reali, tra i quali gli atti derivanti da procedure esecutive immobiliari, sono regolate da due diverse discipline normative: la prima riguarda la mancata presentazione dell’istanza di condono edilizio di cui all’articolo 40 della legge n. 47 del 1985, mentre l’altra riguarda la nullità degli atti giuridici relativi ad edifici la cui costruzione abusiva sia iniziata dopo il 17 marzo 1985 (data entrata in vigore legge 47/85). L’art. 40 disciplina gli effetti della mancata presentazione della domanda di concessione Il primo comma considera tre distinte ipotesi, in relazione ad opere abusive realizzate in totale difformità ovvero in assenza di licenza o concessione: a- la mancata presentazione della domanda nei termini, b- la presentazione nei termini di una domanda dolosamente infedele, c- il mancato versamento della somma dovuta a titolo di oblazione. Il comma 2 dell’art. 40 stabiliva che erano nulli gli atti tra vivi aventi per oggetto diritti reali relativi ad edifici o alle unità immobiliari che li componevano, quando da essi non risultavano, per dichiarazione dell’alienante, gli estremi della licenza o della concessione; ovvero, in caso di opere conforme, gli estremi della concessione in sanatoria o copia conforme della relativa domanda corredata dalla prova dell’avvenuto versamento delle prime due rate dell’oblazione. Pertanto la nullità – ed il divieto di rogare e stipulare gli atti in parola – derivava, nel primo caso, dalla mancata dichiarazione relativa agli estremi del titolo a costruire ovvero di quella riguardante la sanatori; nel secondo caso dalla mancata attestazione che la costruzione esisteva, e cominciava ad esistere, ad una certa data. 106 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 Erano esclusi dalla nullità – e potevano essere rogati – gli atti di costituzione, modificazione ed estinzione di diritti di garanzia o di servitù. Conseguentemente, erano legittimi i trasferimenti di edifici derivanti da procedure esecutive immobiliari, individuali o concorsuali; o quelli derivanti da procedure di amministrazione straordinaria o di liquidazione coatta amministrativa. Quando le opere trasferite risultavano abusive, ma erano sanabili ai sensi del capo IV della legge 47/85, l’aggiudicatario poteva presentare la domanda di concessione in sanatoria entro il 31 dicembre 1986. Dopo tale data è cessata la possibilità di chiedere la sanatoria; pertanto, l’opera conservava il suo carattere abusivo e nei suoi confronti trovava applicazione il sistema sanzionatorio del capo I della legge 47/1985. L’articolo 46 del Testo Unico dell’Edilizia, approvato con dPR n. 380 del 2001, disciplina la nullità degli atti giuridici relativi ad edifici la cui costruzione abusiva sia iniziata dopo il 17 marzo 1985 e cioè dopo l’entrata in vigore della legge sul primo condono edilizio. Il comma 5 dello stesso articolo dispone una disciplina simile a quella precedente prevedendo che “la nullità di cui al presente articolo non si applicano agli atti derivanti da procedure esecutive immobiliari, individuali o concorsuali. L’aggiudicatario, qualora l’immobile si trovi nelle condizioni previste per il rilascio del permesso di costruire in sanatoria, dovrà presentare domanda di permesso di costruire in sanatoria entro 120 giorni dalla notifica del decreto emesso dall’autorità giudiziaria”. È ovvio che l’unica ipotesi di “regolarizzare” l’immobile è quello di richiedere la sanatoria edilizia che deve essere presentata al comune nel quale si trova l’edificio ai sensi dell’articolo 36 del TUE, approvato con dPR n. 380/2001. L’articolo 36 del citato decreto, che l’unica forma possibile per ottenere la sanatoria edilizia dopo l’ultimo condono edilizio del 1994, prevede l’accertamento di conformità degli interventi edilizi realizzati in assenza del permesso di costruire, o in difformità da esso, ovvero in assenza della Dia sostitutiva del permesso, qualora il responsabile l’attuale proprietario dell’immobile, può ottenere il permesso in sanatoria se l’intervento risulti conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente sia al momento della realizzazione dello stesso, sia al momento della presentazione della domanda. La doppia conformità è necessaria anche in base alla più recente e prevalente giurisprudenza amministrativa, a vario livello, che non ammette più la sanatoria giurisprudenziale, secondo la quale sarebbe sufficiente la sola conformità al momento della presentazione della richiesta di sanatoria, basata sul principio dell’inutilità di far demolire un immobile perché non conforme all’epoca dell’abuso e consentire che venga ricostruito perché conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente alla data di presentazione della sanatoria. L’interessato deve quindi provvedere ad inoltrare la richiesta di permesso di costruire ai sensi del citato articolo 36, con tutti gli elaborati tecnici, i documenti e allegati necessari allo SUE per verificare la doppia conformità dell’opera abusiva o realizzata in difformità del titolo abilitativo, come una “doppia” normale richiesta edilizia, in cui gli indici e parametri da rispettare sono riferiti ai due momenti diversi, ovvero allo strumento urbanistico vigente all’epoca della realizzazione LA PAROLA AGLI ESPERTI degli interventi e allo strumento urbanistico vigente al momento della presentazione della richiesta del permesso di costruire in sanatoria. Geom. Antonio Gnecchi Condominiale ad uso pubblico Avrei la necessità di realizzare un piccolo plateatico in legno di pertinenza di un bar su un giardino condominiale che in una convenzione del 1991 era stato asservito ad uso pubblico con manutenzione a carico del condominio per un eventuale allargamento stradale mai realizzato. Sono stato autorizzato dal condominio, ma ho richiesto l’autorizzazione in giunta comunale dichiarando di assumermi l’onere, la responsabilità e le spese per la rimozione del plateatico con ripristino dell’area in caso il comune lo richiedesse per l’allargamento stradale. Le norme tecniche di attuazione consentono l’intervento predetto, ma dopo oltre un mese e tre sedute di giunta con rinvii e sospensioni varie, oggi mi è giunto il diniego senza alcuna spiegazione. Ho le “mani legate” da questa convenzione o posso muovermi in qualche modo pere realizzare l’opera? Grazie per le risposte e tanti saluti ai colleghi. Geom. F.B. Generalmente una convenzione contiene un articolo che regola i tempi di validità degli impegni e accordi sottoscritti tra le parti. È ovvio che, in assenza di termini predeterminati, ovvero di accordi diversi che possono modificare tali termini a seguito di nuove o diverse condizioni che ne facciano venir meno i presupposti, quali potrebbero essere le previsioni di pianificazione urbanistica o di legge, tali convenzioni continuano a mantenere gli stessi effetti e obblighi contrattuali. La convenzione infatti non è altro che un contratto tra due soggetti che, in questo caso, sono l’amministrazione comunale da una parte ed il privato dall’altro, anche se si tratta di un condominio. Entrambi i soggetti sottoscrittori della convenzione sono tenuti a rispettare gli impegni e obblighi sottoscritti e in questo caso, l ’asservimento all’uso pubblico che in termini espliciti, equivale ad un’area di uso pubblico. Ne consegue che, nel caso in esame, l’obbligo del condominio è quello di riservare quest’area ad un eventuale allargamento stradale qualora si rendesse necessario da parte dell’amministrazione comunale, mentre dall’altro impone al condominio di riservare tale area o superficie disponibile al futuro allargamento stradale, qualora il comune preveda, con un progetto esecutivo, ad eseguire quel tipo di intervento finalizzato e previsto dalla stessa convenzione (e non altro). Nonostante questo però mi sembrano, comunque, doverose alcune considerazioni: 1- pur comprendendo la finalità di quest’area asservita all’uso pubblico per un eventuale allargamento stradale, la giunta comunale dovrebbe porsi il problema in termini pratici, nel senso di verificare se tale opera rientra o meno nel programma triennale delle OO PP del comune, ovvero nel DdP del suo PGT(di durata quinquennale) , quali sono le opere d’interesse pubblico che intende realizzare durante io suo mandato amministrativo. Già queste due considerazioni potrebbe consentire di giungere ad una determinazione ragionevole, ben sapendo che la stessa giunta ha comunque la possibilità di revocare l’autorizzazione temporale rilasciata per il plateatico e realizzare l’allargamento stradale, 2- l’autorizzazione al plateatico, separata ed autonoma rispetto ai contenuti della convenzione sottoscritta, può benissimo interessare l’area ad uso pubblico, regolandone, a sua volta, tutte le condizioni e prescrizioni del caso, quali la durata, la superficie, la manutenzione e conservazione, le modalità di intervento, il pagamento della relativa tassa, l’obbligo di ripristino dello stato dei luoghi precedente l’autorizzazione, etc. 3- è ovvio che la richiesta, fermo restando il superamento di quanto precedentemente esposto, dovrebbe essere accompagnata da elaborati grafici e rappresentare l’occupazione dell’area con strutture e manufatti leggeri (meglio ancora senza questi), atti ad assolvere la funzione preposta, valutandola prevalentemente per il periodo estivo, ma che non abbiano a stravolgere l’area interessata, 4- a supportare questa vostra iniziativa ci sono anche le NTA dello strumento urbanistico anche se non possono comunque superare la competenza della giunta comunale nella decisione ad utilizzare tale area per il plateatico a beneficio del bar. In definitiva si può affermare che la convenzione del 1991 non è un ostacolo imperativo alla risoluzione del problema perché, come dicevo, l’amministrazione comunale, conserva la titolarità dell’uso pubblico sull’area, che può destinare all’allargamento stradale, qualora si renda necessario. Proprio in funzione di questa finalità, eventualmente rimandata nel tempo, può consentire alla giunta comunale di aderire all’iniziativa del privato, senza rinunciare alle proprie prerogative, verificando inoltre che il plateatico non intralci la circolazione stradale o la sua viabilità, consentendo alla stessa amministrazione comunale di introitare la TOSAP. Sia chiaro però che la giunta comunale non ha l’obbligo di rispondere in senso affermativo o negativo in tempi certi, non previsti da nessuna disposizione legislativa, se non per gesto di cortesia e di buona condotta amministrativa. Nel caso però lo faccia sarebbe tenuta a motivare adeguatamente la sua decisione, in particolar modo se negativa. È opportuno, invero, che nonostante il diniego pervenuto dalla giunta comunale, si promuova un incontro con l’assessore competente per richiamare l’attenzione del comune al fine di una favorevole soluzione al problema sostenendo che, se non ci sono motivi ostativi diversi da quelli sopra esposti, a fronte anche di un parere favorevole dell’ufficio della PL o PM, è possibile consentire il piccolo plateatico a sostegno di un’attività commerciale che è disposta ad assumersi gli oneri, le responsabilità e la rimozione in caso di necessità dell’amministrazione comunale. Geom. Antonio Gnecchi IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 107 LA PAROLA AGLI ESPERTI Intervento di recupero sottotetto e oneri Ho presentato una SCIA per un recupero di un sottotetto. Nella documentazione ho allegato il prospetto per la determinazione della classe dell’edificio nello stato di fatto e in quello di progetto. L’edifico passa dalla classe III alla VI. Nel prospetto di autoliquidazione degli oneri ho calcolato un costo di costruzione dato dal costo base maggiorato della percentuale dovuta per la classe VI moltiplicato per la superficie del nuovo sottotetto oggetto d’intervento, considerata al 40%, poiché il rimanente 60% della stessa era già stato corrisposto a suo tempo al momento della realizzazione della stessa SNR trasformata ora in SU. Il tecnico comunale mi corregge l’autoliquidazione calcolando il costo di costruzione ottenuto dalla differenza fra il contributo di costruzione dell’edificio in classe VI e dell’edificio in classe III interessando pertanto tutte le superfici di tutti 3 i piani dell’edificio e non solo la superficie del sottotetto con notevole differenza di importo, poiché l’incidenza del costo base di costruzione maggiorato per il passaggio in classe VI interessa anche le superfici degli altri piani non oggetto d’intervento e non solo la superficie del sottotetto. La liquidazione del tecnico comunale è corretta? Geom. C.F. Piuttosto di dire ad entrambi dove avete sbagliato, preferisco dirvi come si deve calcolare il costo di costruzione per il recupero del sottotetto a scopo abitativo. L’articolo 64, comma 7, della LR 12/05 prevede che tali interventi comportano “la corresponsione degli ….. e del costo di costruzione, calcolati sulla volumetria o sulla slp resa abitabile ….. per le opere di nuova costruzione”. I comuni possono deliberare l’applicazione di una maggiorazione (max 20%) del contributo di costruzione. Premesso quanto sopra, relativamente alla quota del costo di costruzione, si procede come segue: 1- si compila tutto il quadro delle SU (dell’intero edificio) sino a determinarne l’incremento, 2- si compila tutto il quadro delle SNR (dell’intero edificio) sino a determinarne l’incremento 3- si compila il quadro delle eventuali caratteristiche particolari, fino a determinarne l’incremento, 4- si trova l’’incremento totale e la classe dell’edificio corrispondente (nel caso in esame: la VI) 5- in base alla norma regionale, secondo la quale “si pagano i volumi e le superfici rese abitabili “, nel quadro delle SU, SNR (al 60%) e SC si indicano solo quelle soggette a contributo (e non quindi tutte le superfici dell’edificio, se non vengono interessate dagli interventi edilizi), 6- sempre in base alla norma regionale gli interventi di recupero edilizio dei sottotetti è calcolato come se fosse una nuova costruzione; a tal fine si parte dal costo base regionale di _ 403,77 (per il 2014), si applica la maggiorazione del 25% (corrispondente alla VI classe) e si calcola il costo di costruzione dell’edificio (Sc x C), sul quale si applica l’8%, corrispondente alla classe VI per interventi di nuova co108 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 struzione, come prescrive la norma. Non mi risulta che vi siano altre e diverse interpretazioni normative al riguardo. Geom. Antonio Gnecchi Agevolazioni fiscali per ristrutturazione edilizia fabbricato Con la presente si chiede la corretta aliquota IVA da applicare all’intervento edilizio di seguito illustrato. A breve io e mio fratello riceveremo in donazione dal nonno due appartamenti in corso di ristrutturazione accatastati in categoria F3 per i quali è in essere una pratica edilizia di ristrutturazione per la formazione di due nuove unità abitative intestate al nonno. La donazione avverrà con i benefici di prima casa e successivamente provvederemo a volturare le pratiche edilizie a nostro nome. Allo stato attuale i lavori sono fermi e sono state eseguite le opere portanti mentre sono assenti le sole finiture interne (tramezze, impianti, pavimenti, serramenti, etc.). Quale aliquota IVA deve essere applicata per i lavori di completamento? Potremo accedere alla detrazione IRPEF per lavori di ristrutturazione? Ringraziando per la disponibilità, porgo cordiali saluti. Geom. S.L. Prima di tutto sono doverose alcune precisazioni: 1- ritengo che per “pratica edilizia in essere” debba intendersi un “titolo abilitativo”, quale potrebbe essere un permesso di costruire, una Dia o una Scia, 2- questo “titolo abilitativo”, comunque denominato, consente di eseguire gli interventi di ristrutturazione edilizia nei tempi stabiliti e comunque ultimarli entro tre anni dall’inizio dei lavori. A questo proposito ricordo che il DL n. 69/2013, convertito dalla legge n. 98/2013, prevede la possibilità di prorogare di due anni l’ultimazione dei lavori (art. 30, commi 3. e 4), 3- è ovvio che il “titolo abilitativo”, comunque denominato, possa essere volturato ai nuovi soggetti che hanno titolo per richiederlo (pdc) o assentirlo (Dia o Scia), ma l’intervento edilizio era e rimane la ristrutturazione edilizia dell’edificio (accatastato in categoria F3, nel quale vengono ricavate due unità abitative), 4- la donazione, pur con i benefici prima casa per quanto riguarda il trasferimento della proprietà immobiliare (che segue il notaio), non muta le condizioni agevolative IVA per gli interventi di ristrutturazione edilizia, che era e resta al 10% a favore, ovviamente, del titolare del permesso di costruire, ovvero della Dia o della Scia. E’ ovvio che le fatture emesse sino al momento della donazione saranno agevolate con IVA al 10% a favore del nonno, mentre quelle che verranno emesse dopo la donazione resteranno comunque agevolate al 10% a favore dei due nipoti. Ne consegue pertanto che le opere di completamento degli interventi LA PAROLA AGLI ESPERTI di ristrutturazione edilizia, oggetto di un titolo abilitativo, comunque denominato, ancora vigente, ancorché prorogato in forza della norma sopra richiamata e volturata a nome dei nuovi proprietari, continueranno ad essere agevolate con aliquota IVA ridotta del 10%. Per quanto riguarda, invece, la detrazione fiscale IRPEF del 50% sugli interventi di recupero edilizio (con riferimento al DL n. 63/2013, in vigore dal 6 giugno 2013), è stata prorogata fino al 31 dicembre 2013, nella misura massima di euro 96.000 per unità immobiliare. Dal 1 gennaio 2014 l’agevolazione è tornata “a regime” nella misura del 36%, fino a euro 48.000 di spesa per ogni unità immobiliare. L’ammontare complessivo della spesa va suddiviso fra tutti i soggetti che l’hanno sostenuta e che hanno diritto alla detrazione. Se gli interventi realizzati in ciascun anno consistono nella prosecuzione dei lavori iniziati in anni precedenti, per determinare il limite massimo delle spese detraibili si deve tener conto di quelle sostenute nei medesimi anni, si avrà diritto all’agevolazione solo se la spesa per la quale si è già fruito della relativa detrazione non ha superato il limite complessivo previsto. Geom. Antonio Gnecchi Qualificazione intervento e applicazione agevolazioni fiscali Sono stato incaricato per la progettazione di una casa bifamiliare da edificare su di un lotto già edificato con una vetusta casa anni ’70: prevedo la demolizione generale del vecchio fabbricato e la ricostruzione della nuova casa rispettando la normativa antisismica, di risparmio energetico, etc. Detto tipo di intervento rientra come ristrutturazione ai sensi della “legge del fare” del Governo Letta, oppure come nuova costruzione? Detta distinzione è importante sia per il pagamento degli oneri sia per poter usufruire delle detrazioni fiscali per la ristrutturazione degli edifici. Inoltre chiedo se vi sono altri incentivi in essere nell’ordinamento attuale per suddetto intervento. Colgo l’occasione per porgere distinti saluti. Geom. C.L. Prima di rispondere alle specifiche domande contenute nel quesito, sono doverose alcune precisazioni: 1- il decreto del Fare (D.l n. 69 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 93 del 9 agosto 2013, ha cambiato la definizione degli interventi di ristrutturazione di cui all’articolo 3, comma. 1, lettere d), Dpr 380/2001 aggiungendo tra questi ultimi anche quelli “volti al ripristino di edifici, o parti di essi, eventualmente crollati o demoliti, attraverso la loro ricostruzione, purché …..”. 2- Lo stesso decreto ha modificato la definizione di ristrutturazione edilizia, togliendo il riferimento alla sagoma, ma lasciando, all’interno degli interventi consistenti nella demolizione e ricostruzione degli edifici, l’obbligo di rispettare la stessa volumetria preesistente, purché tali interventi non interferiscano con immobili sottoposti a vincoli D.lgs n. 42/2004 per i quali si rende necessario rispettare anche la sagoma. 3- L’articolo 27, comma 1, lettera d), della legge regionale n. 12/2005, che definisce, tra gli altri, anche gli interventi della ristrutturazione edilizia, pur se non è stato adeguato al nuovo articolo 3, comma 1, lettera d), del Dpr 380/2001, prevedeva già prima dell’entrata in vigore del decreto del Fare che si potesse demolire e ricostruire gli edifici, in tutto o in parte, nell’ambito degli interventi di ristrutturazione edilizia, nel rispetto della volumetria preesistente ed ora, per effetto dell’articolo 30 della Legge n. 93 /2013, senza il limite della sagoma. 4- Sia il TUE (art. 3, co. 1, lett. e.1), dPR 380/2001) che la LR 12/2005 definiscono allo stesso modo gli interventi di nuova costruzione, quali interventi di trasformazione edilizia e urbanistica del territorio non rientranti nelle categorie precedenti, vale a dire quelli per il recupero edilizio degli edifici esistenti, quali sono “la costruzione di manufatti edilizi fuori terra o interrati, ovvero l’ampliamento di quelli esistenti all’esterno della sagoma esistente, escluse le pertinenze”. 5- Anche l’amministrazione finanziaria si è interessata alla questione della ristrutturazione edilizia intesa come intervento di demolizione e ricostruzione degli edifici esistenti sostenendo che tali interventi sono da intendere “agevolati” qualora rispettino la volumetria preesistente, discostandosi invece dal concetto della “fedele ricostruzione degli edifici”, precedentemente ritenuta condizione per l’applicazione delle agevolazioni fiscali in campo edilizio. Premesso quanto sopra, le risposte al quesito solo le seguenti: a) se viene demolito e ricostruito il vecchio fabbricato, modificandone anche la sagoma, ma rispettando la volumetria preesistente, la qualificazione tecnico-giuridica dell’intervento edilizio rientra tra gli interventi di ristrutturazione edilizia. È ovvio che bisogna rispettare le norme antisismiche e quelle sul risparmio energetico prescritta dalle norme di settore; b) l’intervento edilizio che viene previsto dalla lettera precedente non può identificarsi come “ristrutturazione ai sensi della legge del Fare” perché tale legge non ha istituito una diversa tipologia di intervento che è la stessa già definita dal TUE, pur se modificata ed integrata dalle precisazioni esposte in premessa, né tanto meno in quella della nuova costruzione per le ragioni sopra dette; c) per quanto riguarda il pagamento del contributo di costruzione (oneri di urbanizzazione e costo di costruzione), la legge regionale n. 12 del 2005 stabilisce che, nel caso di demolizione e ricostruzione dell’edificio, il contributo è dovuto come se si trattasse di una nuova costruzione, d) per quanto riguarda, invece, gli incentivi fiscali, preciso quanto segue: 1- per le prestazioni di servizi relative ad appalti per l’esecuzione di interventi di ristrutturazione edilizia, è prevista l’applicazione dell’aliquota Iva agevolata del 10 per cento; 2- per gli interventi di recupero edilizio, dal 36 al 50% per le spese sostenute dal 26 giugno 2012 al 31 dicembre 2014, la detrazione Irpef del 50% spetta per una spesa massima complessiva di ciascuna unità immobiliare, di euro 96.000. La legge di Stabilità n. 147 IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 109 LA PAROLA AGLI ESPERTI del 2013 ha previsto la detrazione nella misura del 40% (sempre su una spesa massima di 96.000 euro per il 2015). Dal 2016 si torna al 36%, con limite di 48.000 euro; 3- Per gli interventi che riguardano la demolizione e la ricostruzione di un edificio non compete la detrazione per le spese sostenute per gli adeguamenti antisismici (65%, con limite di 96.000 euro , per il 2014; 50%, con limite di 96.000 euro, per il 2015; 36%, con limite di 48.000 euro dal 2016), 4- per gli interventi tesi al risparmio energetico è prevista una detrazione Irpef del 65% per ciascuna tipologia di intervento, per il 2014, ridotta al 50% per il 2015, ulteriormente ridotta al 36% dal 2016, con limite massimo di spesa di 48.000 euro. Le tipologie di intervento sono sempre le tesse contenute nel DM 19 febbraio 2007, m‡odificato dal DM 26 ottobre 2007, coordinato con DM 7 aprile 2008 e con DM 6 agosto 2009, nonché con decreto del Ministero Sviluppo economico dell’11 marzo 2008, coordinato con DM 26 gennaio 2010. A questo proposito va detto però, che l’agevolazione spetta per gli interventi effettuati sugli edifici esistenti. Nel caso di ristrutturazione con demolizione e ricostruzione si può accedere all’incentivo solo nel caso di ricostruzione senza modifica della volumetria, ravvisando in caso di variazione della volumetria il concetto di nuova costruzione. Dal 21 agosto 2013, in seguito all’entrata in vigore della legge di conversione del DL 69/2013, non è più necessario invece il rispetto della sagoma per qualificare come ristrutturazione l’intervento di demolizione e ricostruzione. Geom. Antonio Gnecchi Terreno agricolo e fabbricati inclusi nel NAF è edificabile ai fini Imu? Area NAF (nucleo di antica formazione) perimetrata a fabbricati ex agricoli in zona extra urbana, ora censita al NCEU comprensivi di corte comune. È stato presentato un piano di recupero, regolarmente approvato, in base al quale è stata prevista la demolizione senza ricostruzione di tettoie ed è stata sottoscritta la convenzione, regolarmente approvata e registrata in base alla quale sono stati “parcheggiati” i volumi non usati più il 10% della volumetria usata nel Pr stesso(norma del Pgt), per mc. 679,69 di volume complessivo. Ciò predetto, per l’ultimazione dei lavori, dovendo accatastare i suddetti fabbricati (intestati ai figli) volendo ad ognuno dare una porzione di terreno, devo procedere a frazionamenti ed alla conseguente intestazione con atto notarile. (attualmente i terreni sono cointestati: papà- il sottoscritto e mio fratello, ed il papà un mese fa circa muore e si apre la successione). Detta area, calcolata nel Pgt, ha una superficie di mq. 1850. Viene richiesto il CDU dal quale la suddetta area risulterebbe “edifi110 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 cabile” in seguito al sommario inserimento, nella convenzione urbanistica, della volumetria nell’ambito del Pr senza specificarne la futura ubicazione (conseguenza della non precisata ubicazione dei volumi). Inoltre il valore di detta area (nel Pgt) viene fissato ai fini IMU, sia per le aree NAF, in centro urbano che di quelle extra urbane, in euro 110/mq. E quindi mi trovo a dover eseguire più passaggi di proprietà per un valore di 200.000 euro circa per poter un giorno usare la volumetria accantonata, mc. 679,60. Al fine di evitare parzialmente tutto quanto sopra, chiedo all’amministrazione in carica di ridurre la superficie edificabile ll’effettiva quantità occorrente facendo riferimento agli indici di edificabilità delle aree edificabili a lato della zona in oggetto e di differenziare il valore unitario dell’area NAF da quella in centro storico, completamente urbanizzata, a quella in oggetto extra urbana e non completamente urbanizzata. Non volendo detta amministrazione intervenire facendo una variante al Pgt, chiedo se dette modifiche possono essere autorizzate con Delibera (ufficiosamente mi era stato detto sì) ed in caso affermativo qualche tecnico comunale e non, tra i presenti, è in grado di avere o fare avere una copia di una simile delibera? Colgo l’occasione per porgere distinti saluti. Geom. N.R. Nell’incontro con i tecnici comunali del 7 aprile 2014 si è dibattuto sull’argomento convenendo sostanzialmente con quanto di seguito esposto. Vero è che spesso i comuni individuano all’interno dei propri strumenti urbanistici i nuclei di antica formazione anche per immobili (terreni e fabbricati), diversi e staccati dai classici centri storici, dal valore storico, architettonico, culturale e tipologico, sottoponendo gli stessi ambiti a preventivo strumento attuativo convenzionato. Vero è che questi piani di recupero servono per una trasformazione oculata di questi immobili in base a ciascuna categoria di appartenenza, distinte per la loro diversa specificità edilizia e conseguenti tipologie di intervento ammesse, finalizzati alla conservazione e al recupero delle caratteristiche architettoniche e ambientali, dei materiali e delle tecniche tradizionali. Come spesso accade lo strumento attuativo di recupero edilizio prevede la possibilità di un incremento volumetrico aggiuntivo alla cubatura preesistente, anche se l’ambito delimitato dal NAFcomprende anche zone diversamente classificate, come nel caso in esame (area agricola). Ne risulta che, ai fini fiscali, questa area, sia ai fini IMU che ai fini dell’eventuale rivalutazione dei terreni ammessa dalla legislazione nazionale, fino al 30 giugno 2014, acquista un maggior valore economico. Nel caso in esame, dopo la parziale attuazione del Pr, sono ancora disponibili i volumi non utilizzati e il 10% della volumetria utilizzata dal Pr stesso, per un totale di mc. 679. A fronte dell’intenzione dell’interessato di voler cedere ai propri figli una quota della proprietà si rende necessario dividere gli immobili (fabbricati e terreno agricolo, non pertinenziale), inclusi in questo NAF, mediante frazionamento e successivi atti di compravendita. LA PAROLA AGLI ESPERTI L’area inclusa nel Pgt ha una superficie di mq. 1850 e risulta dal CDU “edificabile” in funzione della maggior volumetria attribuita al piano di recupero che non specifica l’esatta ubicazione dei volumi ancora da utilizzare. Ne deriva che ai fini dell’IMU e della rivalutazione della rivalutazione del valore fiscale dei terreni (e relativa imposta), ammessa fino al 30 giugno 2014, si rende indispensabile attribuire a questi terreni un valore attraverso una asseverata perizia di stima del valore del bene oggetto della rivalutazione. È ovvio che l’intera superficie del terreno incluso nel NAF, di mq. 1850 non concorre ad attribuire al piano di recupero una maggior volumetria di mc. 679, senza peraltro avere un indice di densità fondiaria come per le altre zone omogenee del Pgt. E’ parere dei presenti che la cosa migliore da fare sarebbe quella di procedere una soluzione attraverso una variante del Pgt che vada a definire questi specifici casi ed altri a cui eventualmente vengano attribuite Slp o volumi predeterminati senza precisi parametri urbanistici. Ai fini fiscali ed in particolare ai fini IMU i comuni approvano, ogni anno con delibera di giunta comunale, i valori delle aree fabbricabili in base alle classificazioni delle zone urbanistiche del Pgt. Nel caso in esame però il comune non ha previsto una valore comparativo per questo ed altri casi in cui non è stabilito un parametro urbanistico che consenta di definire, con precisione, la superficie corrispondente alla Slp o al volume edificabile predefiniti. Il comune quindi, dovendo approvare la tabella dei valori delle aree fabbricabili ai fini IMU per l’anno 2014, potrebbe prevedere la soluzione di seguito prospettata. Si tenga conto che i valori della delibera di comune non sono gli effettivi valori di mercato applicati sul territorio e che sono presi a riferimento nei soli casi di verifica e accertamento, fermo restando l’applicazione di diversi valori più alti risultanti da atti di compravendita o atti equivalenti a disposizione del comune. La Secoval (società dei servizi della Valle Sabbia) è stata chiamata a definire alcune situazioni analoghe ed in particolare ricordo due casi. 1- “Comparto soggetto a normativa particolareggiata” e precisamente CSNT 04: ammessa la realizzazione di una Slp predeterminata pari a 150 mq., con permesso di costruire convenzionato. L’area della proprietà sulla quale era possibile realizzare tale Slp era di mq. 1600 a cui era spropositato attribuire un valore di _ 85 al mq. per una così limitata edificabilità. Si è concordato, anche con l’Ufficio Tributi del comune di attribuire a questo terreno una corrispondente superficie edificabile di mq. 300 sulla quale è stato determinato il valore dell’area fabbricabile e la relativa IMU del 7,6 per mille. 2- Area inclusa nel Centro Storico, di mq. 790, e regolamentata dall’art. 22/B delle NTA del piano delle regole con particolare disciplina per singoli comparti interni ai tessuti dei nuclei di antica formazione individuati dal PdR come “comparti soggetti a normativa particolareggiata”, in base alla quale è stato individuato un comparto con apposito contrassegno con cod. CSNP 06, al quale è stato attribuita una Slp di mq. 100. IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 111 Anche in questo caso, la delibera della giunta municipale con la quale si stabilivano i valori delle aree fabbricabili per il 2013, non prevedeva il relativo valore di riferimento per cui, in accordo con l’ufficio tributi del comune e la Secoval di Valle Sabbia, si è concordato di attribuire alla Slp predefinita del piano delle regole del Pgt, il valore corrispondente alla zona B2 dello strumento urbanistico, quale ambito adiacente al centro storico e servito da tutte le OO.UU, impianti e servizi pubblici. È evidente che l’amministrazione comunale, per ovviare a queste situazioni dovrebbe, se non vuole cambiare l’impostazione urbanistica data dal proprio strumento urbanistico modificando i parametri urbanistici a cui fare riferimento, prevedere una comparazione, ovvero, l’equiparazione tra la superficie edificabile e l’effettiva potenzialità edificatoria ammessa, all’interno della deliberazione annuale con la quale stabilisce i valori delle aree fabbricabili ai fini IMU, in modo da consentire agli utenti di avere un punto fermo di riferimento per il calcolo dell’imposta. Diversamente da quanto sopra prospettato, che sarebbe una soluzione pratica ed attuale per definire la controversia tra una virtuale superficie edificabile e l’effettivo utilizzo della stessa, si potrebbe, in via alternativa, aderire alla seguente soluzione. Chiedere un accertamento all’UTC per una valutazione tecnica che Il mondo di B. Bat. 112 - IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 tenga conto della reale volumetria non ancora utilizzata rapportata alla rispettiva superficie teorica corrispondente agli indici equivalenti della zona di completamento limitrofa. Si precisa che una delibera che preveda quest’ultima ipotesi non è stata approntata dai comuni rappresentati dai tecnici presenti all’incontro, nè delibere che prevedano soluzioni alternative, ma si ritiene che, stante il ripetersi di casi analoghi a quelli descritti nel presente parere e in quello in esame, le amministrazioni comunali abbiano il dovere di affrontare il problema ed adottare adeguate soluzioni. Per altro è appena il caso di accennare come la richiesta di un accertamento tecnico da parte del comune non si discosta molto dalla comparazione o equiparazione da inserire nella delibera della giunta comunale che fisserà i valore delle aree fabbricabili, ai fini IMU, per il 2014, e che potrà dirimere, una volta per tutte, la questione sollevata e quella di altri casi analoghi. Geom. Antonio Gnecchi Aggiornamento Albo Iscrizioni dall’Albo con decorrenza 24 marzo 2014 N. Albo Nominativo Luogo e data di nascita Residenza 6377 Gozzoli Oscar Brescia 02/10/1968 25062 Concesio (Bs) Via Toscana 30 6378 Zucca Laura Leno (Bs) 14/09/1980 25020 Castelletto di Leno (Bs) Via Cocchetti 7 6379 Bulgari Cristian Manerbio (Bs) 05/05/1988 25020 Milzano (Bs) Via Provinciale 5/D 6380 Loro Michele Desenzano d. Garda (Bs) 19/05/1988 25010 Pozzolengo (Bs) Loc. Rottingo 2/A 6381 Delbarba Mattia Sarnico (Bg) 22/05/1990 25030 Adro (Bs) Via A. Canossi 12 6382 Ferrari Daniele Brescia 28/07/1988 25050 Vione (Bs) Via Dante 49 6383 Ferrari Nicola Seriate (Bg) 20/10/1992 25040 Corte Franca (Bs) Via Madonna 12 (Fraz. Colombaro) 6384 Poli Mauro Breno (Bs) 09/06/1992 25059 Vezza d’Oglio (Bs) Via Naset 7 Cancellazioni dall’Albo con decorrenza 12 maggio 2014 N. Albo Nominativo Luogo e data di nascita Residenza Motivo 4893 Albertelli Mauro Cedegolo (Bs) 05/07/1951 250510Cedegolo (Bs) Via P. Mercato Dimissioni 4605 Armini Pietro Salò (Bs) 22/05/1974 25085 Gavardo (Bs) Via G. Quarena 142 Dimissioni 4765 Bonetti Cristian Chiari (Bs) 01/06/1975 25046 Cazzago San Martino (Bs) Via Stradoncino 2 Dimissioni 5811 Gatta Gianluigi Gardone V.T. 11/07/1984 25062 Concesio (Bs) Via Roncaglie 41 Dimissioni 6188 Ghidoni Matteo Brescia 20/12/1987 25080 Molinetto di Mazzano (Bs) Via L. Marenzio 6 Dimissioni 5778 Taiola Claudio Brescia 15/10/1983 25045 Castegnato (Bs) Via Cavour 63 K Dimissioni 5232 Zanini Marco Chiari (Bs) 28/06/1977 25030 Castrezzato (Bs) Via Pirandello 7 Dimissioni IL GEOMETRA BRESCIANO 2014/3 - 113
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