Edizione a colori Anno 44 - N. 97 In questo numero: LE PROPOSTE DEL GRUPPO ESCURSIONISTICO PER IL 2014 ESPLORANDO I SENTIERI DEL LINAS IN MTB PROGETTO EVEREST APPUNTI DI TECNICA SPELEO Nuove Ascensioni Spedizione in Abbonamento Postale 70% Cagliari Rubrica di alpinismo Bilancio consuntivo 2013 GENNARGENTU Attività della Sezione nell’anno 2013 CLUB ALPINO ITALIANO SEZIONE DI CAGLIARI Direttore Responsabile Massimiliano Piras Direttore Editoriale Nicola Pitzalis Impaginazione, grafica Antonio Palumbo www.antoniopalumbo.it www.ilmondodilu.com Foto di copertina Max Caria Vetta Nelion Mount Kenya 5188mt Stampa Tipografia Picciau - Pirri Sede, Amministrazione Club Alpino Italiano Sezione di Cagliari Via Piccioni, 13 09124 CAGLIARI TEL/FAX: 070 66 78 77 Su internet http://www.caicagliari.it email: [email protected] GENNARGENTU NOTIZIARIO DELLA SEZIONE DI CAGLIARI DEL CLUB ALPINO ITALIANO La rivista non é in vendita, viene inviata ai soci della Sezione di Cagliari del CAI, ad Enti Pubblici e scuole. Segnalazioni di mancato ricevimento vanno indirizzate alla Sezione. Autorizzazione del Tribunale di Cagliari n° 58 del 5/10/96 Anno 44 - N. 97 1° semestre 2014 Il 2013, anno del 150° anniversario della nascita del Club Alpino Italiano, si è concluso. Possiamo quindi fare un bilancio delle attività sezionali che si sono svolte, esponendo i dati consuntivi principali di quelle iniziative. Innanzi tutto il tesseramento è andato molto bene: i soci a fine anno sono risultati 398, con un aumento di 20 soci rispetto all’anno precedente. I nuovi iscritti sono stati 88; dispiace che 68 non abbiano rinnovato l’iscrizione… se fossimo riusciti a trattenerne almeno due, avremmo sforato la soglia dei 400. Vabbe’, questo sarà l’obiettivo del 2014! Intanto qualcuno di quei 68 ha già chiesto di poter rinnovare l’iscrizione, chiedendo il ricongiungimento con gli anni passati, e questo mi fa molto piacere. Per quanto riguarda la gestione della Sezione, il nuovo Consiglio Direttivo sezionale, eletto a fine marzo, si è riunito 11 volte occupandosi dell’ordinaria amministrazione e non solo. In particolare il CDS ha costituito formalmente la nuova Commissione cicloescursionismo, avviata sperimentalmente dal precedente Direttivo nel 2012 e cresciuta rapidamente in numero di partecipanti e di attività proposte. Con il coordinamento di Francesco Pia, è stato così realizzato un calendario di 6 cicloescursioni alle quali hanno partecipato 74 bikers. È stata poi ricostituita la Commissione Escursionismo, coordinata dall’AE Roberto Lai, alla quale è stata affidata la didattica, che inizialmente era stata inserita tra le attività di competenza del neonato Gruppo Escursionistico. Si sono quindi potuti svolgere nel mese di settembre sia il corso di escursionismo base (E1), che quello di escursionismo avanzato (E2), dopo un rinvio di alcuni mesi dovuto ad alcune questioni “burocratiche”. I corsi hanno avuto rispettivamente 13 e 4 partecipanti che si spera vogliano proseguire nei successivi gradi di formazione, sia per conseguire qualifiche e titoli nel settore escursionistico, ma soprattutto per acquisire una maggiore sicurezza e capacità nell’organizzare e gestire autonomamente le escursioni, e per dare una mano d’aiuto agli 8 Accompagnatori di Escursionismo ed agli 11 Accompagnatori Sezionali di Escursionismo della Sezione. Rimanendo in tema di formazione, il Gruppo Grotte ha tenuto il proprio XXXII corso di introduzione alla speleologia al quale hanno partecipato 17 corsisti. A dicembre, dopo varie vicissitudini, il GGC è riuscito con caparbietà ad organizzare, sotto l’egida della Scuola Nazionale di Speleologia e con la responsabilità tecnica della Commissione Centrale di Speleologia il I corso - verifica per Istruttori Sezionali di Speleologia, al termine del quale sono stati giudicati idonei tutti i 5 partecipanti (quattro della nostra Sezione ed uno della Sezione di Nùoro). La nostra Sezione oggi può contare quindi su 2 Istruttori di Speleologia e 5 ISS (i quattro nominati grazie al corso di dicembre, che si aggiungono ad un’altra socia che, a sua volta, ha conseguito la qualifica di ISS partecipando ad un analogo corso nel “Continente”). Grazie a questi titolati e qualificati sarà possibile svolgere i futuri corsi speleo di base. 4 La Scuola di Alpinismo, che attualmente conta su 1 Istruttore Nazionale di Alpinismo 2 Istruttori di Arrampicata Libera e 5 sezionali, ha avuto invece grosse soddisfazioni dal proprio XXXI corso roccia base AR1 al quale hanno partecipato 10 corsisti (il numero massimo ammesso dal “bando”). Per quanto riguarda le attività sul campo, il Gruppo Escursionistico ha effettuato 24 escursioni con circa 830 partecipanti complessivi, oltre naturalmente alle numerose pre - escursioni necessarie per l’individuazione e la preparazione dei percorsi. Il GGC ha effettuato circa 115 uscite, alcune delle quali su più giorni, per un complessivo di circa 161 giornate, alle quali hanno partecipato oltre 700 soci. La Scuola di Alpinismo ha effettuato circa 16 giornate di attività con circa 160 partecipanti. La Commissione Sentieri, coordinata da Bobo Cortis, ha proseguito i lavori di sentieristica, in esecuzione della Convenzione stipulata con la Provincia di Cagliari, svolgendo 22 giornate di lavoro, con la partecipazione di 73 soci. E’ stata effettuata l’intera segnatura orizzontale dell’itinerario Dispensa Gambarussa – Cima Lattias (noto anche come “via dei primi salitori”) e si sta effettuando quella dell’itinerario Medau Mancas – Arcu de sa Mossa – cima Is Caravius. La Commissione Alpine Baby Club ha sofferto un anno un po’ difficile che, anche a causa delle inclemenze meteorologiche, ha visto ridursi il numero delle uscite a 6, con circa 100 partecipanti. Un ringraziamento per aver gestito quel momento difficile va a Massimiliano Montis, con la speranza di averlo ancora disponibile per la gestione del prossimo futuro dell’ABC. La Commissione Notiziario, coordinata da Nicola Pitzalis, ha realizzato il periodico semestrale sezionale “Gennargentu”, sempre più interessante per i suoi contenuti ed accattivante per la veste grafica. La ricerca anche sul mercato extra isolano di tipografie in grado di farci risparmiare sui costi della onerosissima stampa a colori ha comportato purtroppo alcuni grossi ritardi dovuti anche a disguidi e circostanze indipendenti dalla volontà della Commissione, che si spera di riuscire ad evitare con le prossime pubblicazioni. La Commissione Biblioteca, grazie alla “past President” Carmen Locci, ha ripreso il laborioso compito di riordino e catalogazione del patrimonio librario della Sezione, che rimane però ancora da completare, con la speranza di trovare tra i soci chi abbia la voglia di collaborare con la Commissione e proseguire il lavoro iniziato. Altre attività si sono aggiunte nel corso dell’anno. in due serate, anche il coro sezionale “I fenicotteri” ha avuto modo di esibirsi per il pubblico del centro commerciale. • La 15^ Settimana Nazionale dell’Escursionismo, dal 12 al 20 ottobre per la quale la nostra Sezione ha guidato 5 escursioni e 2 cicloescursioni con un discreto riscontro di partecipazione tra soci e non soci. Il GGC ha partecipato alla manifestazione “Monumenti Aperti”, collaborando all’accompagnamento di centinaia di visitatori all’interno delle gallerie antiaeree di via Don Bosco. Nel corso dell’estate si sono svolti i consueti trekking urbani del venerdì sera. È stato poi concesso il patrocinio alla manifestazione “Acquatica 2013” - manifestazione di torrentismo svoltasi ad Aritzo dal 29 novembre al 1° dicembre - alla cui realizzazione la Sezione ha contribuito con il lavoro di alcuni soci del GGC ed organizzando ,come attività collaterali, un’escursione ed una cicloescursione. È stata organizzata, inoltre, dalla Commissione Escursionismo la prima di una serie di “Serate di approfondimento culturale”, dedicata al valore storico culturale dei sentieri e curata da Luciana Carreras, alla quale seguiranno altre serate proposte anche dagli altri settori specialistici della nostra Sezione. Si sono svolte, infine, due giornate di “Montagnaterapia” alle quali hanno partecipato complessivamente 6 soci e 29 non soci che, per la prosecuzione dell’attività, si sono iscritti da quest’anno alla nostra associazione. Accanto a tutte queste note positive, preoccupa invece il concreto rischio che diversi soci perdano i titoli da loro conseguiti nel settore escursionistico e, soprattutto, naturalistico (operatori TAM e Operatori Naturalistici) a causa della scarsa attività svolta negli scorsi anni. La nuova Presidenza del CAI Sardegna avrebbe intenzione di rivalorizzare quelle figure, ma la perdita del titolo sarebbe irrimediabile. Speriamo che ciò non avvenga, soprattutto in un periodo come questo in cui è importante che la voce delle associazioni “ambientaliste” si faccia sentire. In ogni caso in Sezione vi è chi continua ad avere a cuore la materia della tutela ambientale e ogni martedì, durante l’orario di apertura della segreteria, incontra i soci interessati all’argomento anche per una semplice chiacchierata. In conclusione, anche nel 2013 la Sezione ha dimostrato una grande vivacità, proponendo una grande varietà di attività. Sta ai soci saperle cogliere e soprattutto partecipare! Pierfrancesco Boy In primo luogo alcuni eventi celebrativi del 150° anno del CAI: • la mostra fotografica “Le splendide montagne” dal 15 al 28 luglio, presso le Gallerie Auchan S. Gilla, dove è stato allestito un piccolo stand della Sezione, presidiato permanentemente da soci dei vari gruppi sezionali e componenti del Soccorso Alpino, molto ammirati per le loro “uniformi” e per la livrea dei loro mezzi, che non sono passati di certo inosservati. In quell’occasione, 5 GENNARGENTU Escursioni Alcune proposte del Gruppo Escursionistico per l’anno 2014 a cura di Claudio Simbula Il Gruppo G.Es.Cai Il Gruppo Escursionistico, ri-nato nel 2012, conta attualmente più di 30 soci, e anche quest’anno offre un programma di attività molto intenso. Limitando il discorso alle sole uscite in ambiente, volendolo in qualche maniera tradurre in cifre, si tratta di un impegno annuo stimabile per difetto in oltre 400 giornate/uomo. Un impegno dedicato con passione da chi ama la montagna, con lo spirito volontaristico che contraddistingue il CAI, alla diffusione della pratica dell’escursionismo, alla frequentazione consapevole e corretta dei territori montani, allo studio, conoscenza e salvaguardia delle specificità presenti nell’ambiente naturale e culturale delle nostre montagne. Il Gruppo si occupa inoltre di raccogliere, valorizzare e tutelare il patrimonio di conoscenze e di esperienze in campo escursionistico accumulato negli anni, di modo che non vada dispersa e si mantenga viva nel tempo la memoria storica. Tutti i soci che intendano collaborare attivamente, con spirito di servizio, volontario e gratuito, alla preparazione ed organizzazione delle escursioni sociali e alle altre attività promosse dal Gruppo, sono i benvenuti. Per ogni informazione è possibile contattare il responsabile Paolo Selis (telefono 328.356.6304). questo articolo si saranno già svolte e quindi saranno già ampiamente conosciute. In secondo luogo perché il programma prevede comunque un lavoro di preparazione tramite le pre-escursioni che alla data attuale è ancora in corso, per cui molte informazioni non sono disponibili. Ci limitiamo pertanto a presentarne alcune, con l’avvertenza che non si tratta di una scelta di merito tra le tante proposte ma semplicemente di un modo per suscitare maggior interesse anche tra i soci della sezione che magari, per i più svariati motivi, non si sono ancora avvicinati alla pratica dell’escursionismo. Gennaio Lun 6 Escursione inaugurale promozionale – 7 Fratelli (E) Dom 26 escursione sociale Trenotrekking – Gioiosa Guardia (E) Febbraio Le escursioni “Sardegna quasi un Continente” scriveva Marcello Serra titolando una sua opera del 1958. Dal Supramonte alle montagne del Linas, dal massiccio dei Sette Fratelli alla foresta di Gutturu Mannu, solo per citarne alcune. La straordinaria varietà degli ambienti naturali della nostra isola rende di grande interesse e assai vario il programma delle escursioni per l’anno 2014. E’ però molto importante tener presente che il programma può subire nel corso dell’anno tutte le variazioni che si dovessero rendere necessarie per adattarlo alle sopravvenute esigenze di ordine logistico od organizzativo o per far fronte alle avverse condizioni meteo. Si tenga inoltre presente che di ogni escursione viene preparata una dettagliata scheda tecnica che riporta la descrizione generale del territorio interessato, la descrizione dell’itinerario a piedi nonché tutte le informazioni di dettaglio per quanto riguarda gli aspetti logistici ed organizzativi. La scheda e tutti gli aggiornamenti del calendario vengono pubblicati e tempestivamente resi disponibili sul sito del Gruppo: www.escai.sardegna.it Non è possibile in questa sede illustrare tutte le escursioni proposte dal Gruppo per il 2014. In primo luogo perché alcune quando sarà pubblicato Escursione del 23 febbraio 2014 – Monte Conchioru (E) Il Rio San Gerolamo forma una piccola valle (circa 8 kmq) a 2 km circa a sud-ovest di Capoterra e nonostante sia molto vicina al capoluogo conserva la sua natura aspra e selvaggia, che dunque la fanno sembrare molto più lontana e isolata. L’erosione dell’acqua ha prodotto numerosi canaloni che precipitano dalle creste degli archi a fondo valle, le cui pendenze spesso sono superiori al 50%. Il percorso della escursione parte dal ponte alla fine della valle e la risale fino al Monte Conchioru, in capo alla stessa, che con i suoi 740 mt risulta la cima più alta. Attraversando questa valle si resterà colpiti dalla splendida macchia e dalle rocce, ma soprattutto si percepirà chiaramente la sensazione di essere in un luogo dove la natura è ancora padrona incontrastata 6 Marzo Dom 2 escursione sociale Pixinamanna (EE) Escursione del 09 marzo 2014 – Matzanni (E) Escursione molto bella ed interessante con visita ad un tempio nuragico non ancora del tutto esplorato al quale si accede dopo un percorso molto suggestivo in mezzo ai boschi di Villacidro. Escursione del 30 marzo 2014 – Gorroppeddu (EE) Serra Oseli è una piccola catena che si estende nel Supramonte di Baunei, lungo la strada che conduce alla Codula di Luna seguendo l’asse nord-sud. Da Teletotes l’emozionante percorso si snoda attraverso antichi sentieri che ci permettono di penetrare nel profondo Supramonte e di esplorare l’accesso alla piccola ma profonda gola di Gorroppeddu. Gran parte dell’escursione si svolge sotto un bel bosco, con autentici monumenti naturali costituiti da superstiti esemplari di tassi secolari e da giganteschi lecci. La bellezza dei luoghi incanta per la natura aspra e selvaggia e rivela notevoli testimonianze di vita pastorale, permettendo di ammirare, ad esempio, una splendida scal ‘e fustes. Aprile 7 Escursione del 06 aprile 2014 – Monte Lisone (EE) L’itinerario, che è molto panoramico, consente di raggiungere la vetta del Monte Lisone. Si tratta di un percorso lungo ed impervio ma di grande fascino, all’interno di una delle zone più interessanti della Sardegna dal punto di vista paesaggistico e naturalistico: il complesso montuoso del monte Linas. Escursione del 13 aprile 2014 – Sul Selvaggio Blu (EE) L’escursione propone la 1^ tappa del più famoso e completo “Selvaggio Blu”. Dal Cuile De Us Piggius a Pedra Longa; non è particolarmente impegnativa se non per il dislivello e per qualche tratto esposto ma sicuro per la larghezza del sentiero. Percorso particolarmente interessante per i suggestivi paesaggi che si succedono nel procedere dall’aspro altipiano del Golgo lungo l’ampia cengia sotto Punta Giradili per arrivare al fine al livello del mare al Promontorio di Sa Pedra Longa. Escursione promozionale del 21 aprile 2014 (Pasquetta) – Porto Pino (E) Si tratta di una traversata e perciò per il trasferimento verrà utilizzato il pullman. L’escursione inizia dalla spiaggia che si affaccia sul golfo di Palmas, e procede costa a costa, per lunghi tratti sotto il dominio della macchia mediterranea e della nuda roccia, ma anche attraversando un bosco di ginepri selvatici e una fitta pineta, per poi superare Porto Pinetto e raggiungere Punta Menga, dalla cui cima potremo godere su un immenso panorama verso il mare. In tutto il percorso ci accompagnerà un’esuberanza di colori: il giallo delle ginestre, il bianco e il rosa del cisto, i colori del mare, il bianco ed il grigio della sabbia e le varie tonalità e forme delle rocce. Raggiunto il canale di Porto Pino si può continuare lungo la spiaggia e raggiungere le famose dune Is Arenas Bianca. Il pullman ci aspetta al parcheggio vicino al porto. Escursione del 27 aprile 2014 - Monte Santa Barbara (E) Sulla cresta del Monte Santa Barbara, al confine tra l’area del golfo di Cagliari e la grande foresta del Sulcis. GENNARGENTU Maggio Escursione del 4 maggio 2014 - Monte Lattias: la “via dei primi salitori” (EE) L’escursione ripropone la “via dei primi salitori” al Monte Lattias (m 1086). Si ripercorrerà l’antica mulattiera percorsa il 12 maggio 1895 da sette soci del Club Alpino Sardo per la “conquista” della cima di quella montagna che offre panorami spettacolari. L’escursione, impegnativa per la lunghezza (18 km circa) e per il dislivello (1000 m circa), ripeterà il probabile percorso di ascesa dei “primi salitori” - a partire da Dispensa Gambarussa, sulla S.P. 1 Capoterra-Santadi, sviluppandosi quasi interamente all’interno dell’Oasi del WWF, fino alla cima del M. Lattias - ed il loro percorso di discesa verso Is Pauceris, tra i territori di Uta ed Assemini. Dom 18 Escursione GEsCAI – Codula Lotzuli – P.ta Planargia (EE) Dom 25 Escursione GEsCAI M. Corrasi (EE) Escursione del 31 maggio – 1° giugno 2014 Traversata del M. Is Caravius e del M. Lattias (EE) L’escursione, impegnativa per la lunghezza (19 km circa) e per il dislivello (1000 m circa), si svolgerà in due giorni, con pernottamento in sacco a pelo, in quota, proponendo la traversata dalle vallate che confluiscono nel lago di Bau Pressiu, sulla S.S. 293, in territorio di Siliqua – Nuxis, alla valle del Gutturu Mannu, sulla S.P. 1 Capoterra – Santadi. La traversata permetterà di percorrere, congiungendoli, i due sentieri in fase di segnatura da parte della sezione di Cagliari: l’ascesa da Medau Mancas (Nuxis) alla cima del M. Is Caravius (m 1113) e, dopo il congiungimento con la cima del M. Lattias (m 1086), la discesa lungo la “via dei primi salitori del Lattias” fino a Dispensa Gambarussa (Assemini). in discesa il dislivello di circa 600 m approfittando delle ore più fresche del mattino. Il percorso si snoda attraverso il Supramonte di Baunei con un emozionante sentiero che discende a tornanti su una pietraia, attraversa uno sperone di roccia armato da una scala ’e fustes quindi si dirige verso una fantastica finestra rocciosa che incornicia il panorama verso il mare. Il percorso raggiunge quindi la foresta e discende rapidamente verso il mare, fino ad una scala che ci permette di superare un piccolo salto di circa tre metri per arrivare alla spiaggia. Dopo un bel bagno nelle splendide acque della bellissima spiaggia, da qui c’imbarcheremo per ritornare a Santa Maria Navarrese. Agosto Trekking estivo Settembre Dom 21 escursione GEsCAI – S’iscala ‘e Finiodda – sa Pedr’arva (EE) Ottobre Dom 12 Cuile Pascale (EE) Escursione del 26 ottobre 2014 - Girgini (E) Giugno Dom 8 Escursione GEsCAI –Sa Giuntura (EE) Sab 21/dom 22 Escursione GEsCAI – notte in Supramonte (EE) Escursione del 29 giugno 2014 – Cala Mariolu (EE) Cala Mariolu è una delle cale più belle del Supramonte di Baunei. Il caldo di Giugno non sarà un problema. L’escursione partendo dall’altopiano del Golgo ci permetterà di percorrere 8 Il percorso di Girgini si svolge nell’omonima foresta,in territorio di Desulo, che occupa i versanti nord-occidentali di Bruncu Furau e tutta la vallata è delimitata dal Rio Su Fruscu, un affluente della destra orografica del Flumendosa. Una Foresta di leccio di circa 530 ha lascia il posto,nella parte alta, 1000-1200 m. s.l.m. al bosco di roverella ma sono presenti tante altre specie arboree quali castagno e noci e varietà arbustive diverse. Non è improbabile veder volteggiare aquile e rapaci vari se si procede moderando il volume della voce e limitando all’essenziale i rumori fare incontri ravvicinati con i mufloni. La zona intera è costellata da una miriade di sorgenti e da diversi corsi d’acqua che formano suggestive pozze e salti. Novembre Escursione promozionale del 09 novembre 2014 – Foresta Marganai (E) La foresta Marganai è situata nella zona sud-occidentale del massiccio del Linas. La nostra escursione permetterà di conoscere una tra le più straordinarie zone selvagge della Sardegna in un contesto naturale di estremo fascino. Il percorso dal fondovalle risale prima lungo un bel sentiero attraverso il bosco, poi una volta in quota prosegue lungo una sterrata che ci condurrà alle case Marganai, oggi sede dei locali di servizio dell’Ente Foreste, col bel giardino montano di Linasia. L’itinerario consente di raggiungere diversi punti panoramici con una splendida visuale quasi a 360 gradi su tutta l’area. La discesa sotto il bosco andrà poi a toccare antiche vestigia dell’attività mineraria, che è stata molto intensa in tutta l’area. Dom 23 escursione sociale didattica Dicembre Dom 7 escursione sociale con pranzo sociale Ven 26 escursione GEsCAI di S. Stefano 9 GENNARGENTU per la composizione in minerali al granito. La vegetazione è composta da macchia mediterranea: cisto, lentisco, fillirea, corbezzolo, mirto, e da zone di rimboschimento di pini. La parete è probabilmente l’unica falesia di arrampicata sportiva realizzata in Sardegna su questo tipo di roccia. Falesia di “Niu ‘e Grobu” GRIGHINI, UN PICCOLO MONTE SCONOSCIUTO di Roberto Simbula Da parecchio tempo speravo di trovare una parete di roccia dove poter realizzare delle vie per arrampicare nelle vicinanze di Oristano, che fosse raggiungibile in pochi minuti di auto. Dopo circa quindici mesi di ricerche, finalmente credo di essere arrivato nel posto giusto, dove poter dare vita al mio progetto. Mi comparve davanti agli occhi un piccolo ma bellissimo altopiano disseminato di monoliti di buone dimensioni, che mi fecero subito pensare al bouldering (Arrampicata su blocchi di roccia); proseguendo l’esplorazione, ho scorto al limite dell’altopiano una serie di piccole pareti molto interessanti, che successivamente si sono rivelate perfette per ciò che volevo realizzare. Ero felice! Dopo poche ore ne ho parlato con il mio amico Luca, che si è rivelato entusiasta. Così qualche giorno dopo siamo tornati assieme sul sito. Una volta sul posto, Luca mi guarda e mi dice: “Tu sei matto! C’è una marea di lavoro di bonifica tra erba e arbusti!”. Ma insisto, e alla fine riesco a convincerlo, così qualche settimana dopo abbiamo coinvolto anche Alessandra e Giuliana. Allo stesso tempo pensavo a un amico che è appassionato di arrampicata sui blocchi, e che mi avrebbe fatto piacere coinvolgere in questo progetto. Così ho portato Michele a conoscenza dell’idea, e gli ho chiesto se fosse stato interessato a valorizzare quel luogo, liberando i blocchi dagli arbusti creando appunto un’area boulder. Anche questa idea si sta realizzando grazie a lui e ad altri ragazzi volenterosi. Trascorso un anno e mezzo dalle prime esplorazioni, siamo riusciti a realizzare in parte la nostra idea, e dopo tanta fatica, siamo contenti di aver realizzato circa 25 vie, adatte a tutti i livelli di preparazione atletica. Altre vie sono attualmente in fase di realizzazione. Dettagli tecnici L’area: la parete ha un orientamento Nord/Nord-Est-Sud/ Sud-Ovest, ed è esposta a Est/Sud-Est. Le vie sono divise in due settori: Willy, a sinistra (9 vie), e Liberty a destra (13 vie), separati da un grande blocco con altre due vie. I gradi vanno dal 5A al 7B+. La roccia è molto abrasiva con ottima aderenza in caso di vento secco. Frequentazione consigliata: autunno – inverno – primavera. Sconsigliata d’estate, a causa dell’eccessivo caldo e della presenza di zecche. Distanze: da Oristano 23 km; dalla SS131, uscita Simaxis, 19,8 km. Avvicinamento: da Oristano, prendere la SS-388 per 8 km in direzione Simaxis (4,8 se si arriva dalla SS131), e attraversare il centro abitato. All’uscita del paese, tenere la destra sulla SP35 per 5,2 km in direzione Siamanna. Arrivare alla rotonda poco prima dell’ingresso del paese, e prendere la terza uscita sulla SP 68, in direzione Allai. Proseguire per 1200 m, e svoltare a destra verso est in direzione Siapiccia. Alla fine della strada, svoltare a sinistra, e proseguire per 100 m. Svoltare sulla strada sterrata, e proseguire in direzione est per 450m. Alla fine della strada, svoltare a sinistra, e proseguire per 1300 m. All’incrocio, svoltare a destra verso est, e salire verso il Monte Grighini. Proseguire per 2300 m verso est. Alla fine della salita, svoltare a destra nel tornante stretto, proseguire diritti per 1150 m, tralasciando la prima stradina sulla destra. Svoltare a destra nella seconda stradina, riconoscibile dai due bassi muretti in pietra. Proseguire per 800m sino a fermarsi in un ampio spiazzo panoramico. Scendere a piedi in direzione NE nella stradina sterrata ripida di fronte al parcheggio, tenendo sempre la sinistra, e imboccare il sentiero segnato da cartelli di legno, proseguendo dritti dopo la grande quercia da sughero. Si ringraziano Luca, Giuliana, Alessandra, Mariano, Giorgio, Simone, Fabio, Claudio Dettagli geomorfologici Il Grighini è caratterizzato da una bellissima vena di quarzo che risale il crinale esposto a ovest per circa due chilometri, ed emerge dal terreno per un’altezza di dieci metri, frutto di una compressione tettonica risalente a 300 milioni di anni fa. La roccia dell’altopiano sulla quale abbiamo realizzato le vie invece, è gneiss, una roccia metamorfica dura, simile 10 NUOVE ASCENSIONI Potete inviare le vostre nuove ascensioni di boulder, arrampicata sportiva e classica a [email protected] Rubrica a cura di Marco Marrosu Capitan Uncino – Parete Ovest, Punta Bucchitoltu [Arzachena (OT)] VI Prima salita di Lorenzo Castaldi e Marco Marrosu il 24-1297, Svil.: 100 m; Materiali: nut, friend e cordini. Accesso e Avvicinamento: da Olbia ci si dirige verso Arzachena e si parcheggia l’auto al K336 (coord. WGS 84, 41°2’56,292’’ N; 9° 26’ 9,312’’E). da qua si passa un muretto e si raggiunge nella macchia la base della parete; Descrizione: la via sale un piastrino che presenta una piccola cima dalla curiosa forma di un uncino. L’attacco è dalla base del caratteristico diedro fessurato che segna la parete dalla base alla vetta “uncinata”. L’itinerario lo risale completamente con due tiri. Discesa: calata da alberi, cordino lasciato. 11 La Martora & il Deserto – Parete N, Pta Cusidore [Oliena (NU)] VI (VII- passaggio) Prima salita di Marco Marrosu, Lorenzo Castaldi il 4-5-06, Svil.: 600 m + 100 m di facili rocce; Materiali: chiodi, nut, friend e cordini. Avvicinamento: come per Mercanti di Chiacchiere (Larcher/Oviglia/Vigiani 2002). Attacco: piccola freccia blu alla base (se le frane non l’hanno abrasa), 15 m a destra dell’attacco di Mercanti di Chiacchiere. Si sale nella parte centrale di una grande placca caratterizzata da bande biancastre dovute alle scariche di massi avvenute eccezionalmente alcuni inverni fa. Chiodo lasciato entro i primi venti metri. Descrizione: salire la placca centralmente sino alla sommità (passaggio di VI+/VII- per 7 m nella parte alta) dove intercetta la grande frattura obliqua che viene seguita dalla via Lamento della Civetta. Da questa si stacca una scaglia fessurata di 10 m circa a forma di orecchia di elefante che si risale per raggiungere il catino sovrastante. Da questo si risale il piastrino a sinistra del catino e più in alto si esce dalla parete traversando obliqui per un tiro a sinistra e poi dritti.Discesa: a piedi, seguendo la via normale di salita a Punta Cusidore. Punta Sa Berritta, Monte Limbara [Tempio Pausania (OT)] Accesso: da Vallicciola si raggiunge Madonna della Neve dove si lascia l’auto.Avvicinamento: raggiunta la chiesa campestre si prosegue lungo la sterrata sino alla fine. Prendere il sentiero ometti e seguirlo per 50 m per poi lasciarlo e dirigersi nell’altro versante del monte entrando in una franata. Attraversare un arco di roccia raggiungendo la parete ovest della torre. GENNARGENTU 1. Lizard – Parete Ovest VII(VI+ obbl.)/R2 /I Prima salita di Maurizio Oviglia e Fabio Erriu il 1-9-13; Svil.: 35 m; Materiali: friend, cordini, sul posto non è stato lasciato niente. Descrizione: la via attacca 5 m a destra dell’attacco di Morte ai Grassi (Marrosu/Walker/Chan 2008), dopo 2 tiri l’itinerario fa un traverso a sinistra per portarsi sotto lo spigolo sinistro che porta al blocco di vetta. Da là sale verticale sul filo dello spigolo. 2. Sicurezza fuori misura – Parete Sud VI+ Prima salita di Giacomo Satta e Marco Marrosu il 18-610; Svil.: 110 m; Materiali: friend, cordini. Descrizione: raggiungere la parete sud passando sotto la parete ovest. L’attacco è indicato con piccola freccia di vernice, circa 8 m a destra dell’attacco di Divertirsi che stress (Marrosu/Walker 2005). Si sale una lunga fessura fuori misura per due tiri e poi si prosegue lungo il filo del pilastro per placca e fessure più facili. Capo Caccia [Alghero (SS)] Cala Barca, Riserva Naturale di Prigionette / Arca di Noè Accesso: dall’ingresso per la Riserva di Prigionette si segue la sterrata sino ad arrivare alla fine della strada, al grande parcheggio dove parte il sentiero per Cala Barca. Avvicinamento: seguire il sentiero che si dirige verso il mare sino ad arrivare di fronte all’Isola Piana, sulle scogliere di Cala Barca. Dirigersi a destra, seguendo la sommità della falesia verso nord sino a raggiungere una piccola guglia, la cui vetta arriva come un dente a congiungersi alle pareti. 1. Canino – Versante Ovest IV+ Prima salita di Fabio Manos e Marco Marrosu il 30-11-97; Svil.: 85 m; Materiali: chiodi, friend, cordini. 2. Il Cussù di Manos – Versante Ovest IVPrima salita di Fabio Manos e Marco Marrosu il 30-11-97; Svil.: 40 m; Materiali: chiodi, friend, cordini. Variante di Canino. Grog – Versante Ovest, Cima Sud, Monte di Mezu [Arzachena (OT)] VIPrima salita di Roberto Angioni e Marco Marrosu il 28-1213, Svil.: 70 m; Materiali: nut, friend e cordini. Accesso e Avvicinamento: da Arzachena si segue la strada per Palau per 5 km raggiungendo un altopiano dove si trovano due cupole di roccia parallele. Parcheggiare in loro prossimità e proseguire a piedi sino alla base della struttura di destra, lungo tracce tra la macchia, oltre un muretto (fondo privato). Dalla base portarsi sotto la verticale del margine destro del tetto più largo che questo versante mostra, poco sotto la cima, alla sua sinistra. All’attacco sono presenti un omino, una freccia blu e un cordino su clessidra a 5 m d’altezza. Tempo 15’; Descrizione: salire dritti per blocchi e placca (VI) sino a raggiungere una fessura con alberi in cui sostare. Raggiungere una caratteristica fessura molto sottile e verticale e salirla completamente (VI-) sino a sosta tra blocchi (cordino da calata con maillon). Da qua per altra fessura in vetta. Discesa: calata di 50 m dalla S2. Multa Longa 327m [Liscia di Vacca, Porto Cervo (OT)] Parete di 200m di dislivello in zona Monte Moro, visibile a sinistra della strada principale da Liscia di Vacca. Accesso: da Olbia raggiungere Abbiadori, e continuare sino a Porto Cervo senza entrarvi, proseguendo per Liscia di Vacca. Tra le case si segue una stradina chiusa da un cancello. Avvicinamento: seguire la strada bianca sino ad arrivare quasi sotto le pareti (20’). Si risale la franata alberata che scende dal canale tra due pilastri di cui quello di destra con un grosso blocco sulla sommità (20’). Nessuno dei due pilastri raggiunge la cima vera e propria. Le vie fatte salgono i due pilastri dalla loro base, perciò risalita la franata ci si porta o alla base di quello di destra o di sinistra. Discesa: dal canale tra i pilastri disarrampicando e con due calate, 1h. 1-Caos - Parete NO, Pilastro Sinistro, Est – VI Prima salita di Marco Marrosu, Guido Daniele e Pasquale Cassese il 8/04/01; Svil.:220m; Materiale: nut, friend, cordini. Descrizione: vari passaggi di aderenza che danno la difficoltà della via, soste fattibili su alberelli, è utile un cordino di 5m per fare la sosta sulla sommità, tondeggiante. La via (5 tiri) parte dal punto più basso della parete (freccia e cordino su alberello a 5m dalla base) e cerca di tenersi il più possibile sulla destra del pilastro, su placca ed evitando i tratti di maggiore vegetazione. Passa a destra di un primo tetto, raggiunge una rampa alberata obliqua a 2/3 della via che permette di evitare i tetti a sinistra e prosegue sino alla sommità con un tratto appoggiato, un tiro di opposizione e uno di aderenza finale. 2-Cinghialata Selvaggia - Parete NO, Pilastro Destro, Ovest – VI Prima salita di Lorenzo Castaldi, Angelo e Stefania Baldino il 8/04/01; Svil.: 100 m circa; Materiale: nut, friend, cordini. Descrizione: la via parte dalla parte più bassa del pilastro destro. I due pilastri sono separati da un canale che viene sfruttato per la discesa. Salita un po’ disturbata soprattutto nella parte iniziale da alcuni arbusti ma che poi si sviluppa su bella roccia, arrivando a sinistra del grande blocco della vetta. 12 ESPLORANDO I SENTIERI DEL LINAS IN MTB IL Linas è una montagna affascinante, una montagna ricca di storia, una montagna che regala grandi emozioni a chi ha voglia e curiosità di scoprirne i segreti. Un’enorme rete di sentieri, mulattiere nascoste, che vanno perdendosi nella memoria di chi quest’enorme patrimonio l’ha vissuto, unici vecchi custodi di storie e leggende che gravitano attorno a questa montagna nascosta. Nascosta perché è questa l’impressione che si ha cercando delle informazioni sul Linas in rete, nessuna pubblicazione, nessun indizio. Fatta eccezione per alcuni percorsi piuttosto conosciuti nell’ambiente dei frequentatori della montagna, il resto è tutto da esplorare. Entrando poi nello specifico dell’escursionismo in MTB il discorso non cambia, anzi, la letteratura è ancora meno e le poche informazioni sui percorsi sono prerogativa di pochi esperti frequentatori. E’ da questa necessità divulgativa che nasce la breve descrizione riportata qui di seguito, scaturita da un’esplorazione che aveva come obbiettivo quello di verificare pedalabilità, impegno fisico e tecnico, di 3 sentieri, che avrebbero permesso una più facile e completa pianificazione delle tante escursioni in mtb che il Linas può offrirci. Ed è così che una fresca mattina di fine dicembre ci ritroviamo a Villascema (Villacidro), con me altri due biker soci CAI, Alessio M. e Stefano A., animati dallo stessa passione per l’esplorazione e che di certo non si fanno scoraggiare da una possibile salita “bici in spalla”. Il nostro percorso parte dal lago Leni (Villacidro), risale il rio Gutturu Derettu per arrivare a Genna Farracceus, valica a Genna Eidadi per poi scendere attraverso il bosco di Figus sino all’ovile Linas, guada l’omonimo torrente e più avanti il 13 Rio Muru Mannu, passa dentro la valle del rio Oridda e rientra a Monti Mannu da Gutturu is Abis. 1° Sentiero: Villascema – Genna Farracceus Dal piazzale della porcilaia, indicata su IGM con il nome di Dispensa vecchia (325m slm), si prosegue su mulattiera sino ad intercettare dei cartelli con alcune indicazioni, ignoriamo il sentiero per S’ega Sizzoris e deviamo in direzione Santu Miali, la primissima difficoltà da superare è il guado sul Rio Gutturu Derettu, da fare a piedi e che può creare qualche problema in periodi particolarmente piovosi. Attraversato il torrente seguiamo la mulattiera ancora pedalabile che risale il Gutturu Derettu alla sua sinistra orografica, si sta in sella ma man mano che si va avanti il fondo e le pendenze mettono a dura prova anche il biker più esperto, e prima o poi si scende e si spinge la bici, il sentiero non è mai troppo stretto e sempre ombreggiato ma il fondo è ricoperto da pietre smosse che renderebbero difficoltoso anche il percorso inverso. Si tralascia la deviazione (446m slm) che sale a Santu Miali e si prosegue sino ad intercettare il canale Mela Mida, qualche metro più avanti si abbandona la mulattiera che segue il canale Opus, per imboccare un’evidente sentiero sulla destra (550m slm), da qui si guadagna velocemente quota in un fitto sottobosco che a tratti può essere percorso in sella GENNARGENTU ma di certo non in salita. A 700 m slm superata la recinzione siamo a Genna Farracceus. Possibili prosecuzioni: Si può raggiungere il Parco di Perd’è Pibara scendendo su un’ottima sterrata chiusa al traffico, quindi arrivare a Gonnosfanadiga su strada asfaltata. Salire verso Genna Spina su sterrata a tratti smossa e con pendenze importanti per poi imboccare il 2° Sentiero. Lunghezza: 2,7 Km Tempo Impiegato: 1h 0m Dislivello (salita/discesa): 375m/Irrilevante Pedalabilità (salita): 30%/--Difficoltà (salita/discesa): OC+/--- 2° Sentiero: Genna Spina – Figus Dal vascone dell’antincendio in località Genna Spina (950m slm) proseguiamo su sterrata in ottime condizioni, ignorando una deviazione sulla sinistra continuiamo sin dove termina la strada, a questo punto seguiamo il sentiero che passa a lato della recinzione, pedaliamo a circa 1000 metri di quota tra Punta Cammedda e il bosco di Scracchinus, di fronte a noi la cima spoglia di Punta Acqua Zinnigas, i tratti più tecnici obbligano a scendere ma solo per qualche metro. Raggiungiamo velocemente Genna Eidadi (1026m slm) e al valico deviamo a sinistra per Figus, il fondo e le pendenze dapprima non creano grosse difficoltà e il sentiero sarebbe divertente se non fosse per il filo spinato che ci fa compagnia per la parte più panoramica, il contesto è straordinario ma per apprezzarlo appieno bisogna fermarsi. Le pendenze crescono sempre più e le ruote cominciano a scivolare, con cautela si riesce a farlo tutto in sella, ma solo per chi ha un’ottima padronanza del mezzo. Quasi a fine discesa, su un falsopiano (860m slm), un cartello ci indica un vicino punto panoramico, un balcone naturale di fronte alla cascata di Muru Mannu. Dal cartello, continuando la discesa il sentiero si tuffa in un tunnel verde che termina su una mulattiera, siamo nel bosco di Figus! Possibili prosecuzioni: A sinistra si può scendere su una mulattiera molto rovinata per intercettare, sempre a sinistra, il sentiero tecnico che porta a Monti Mannu passando per Canale Filari Mannu e Canale Filareddus. Seguendo la sterrata a destra, tralasciando le deviazioni a sinistra e tenendosi in quota si attraversa il bosco per raggiungere l’ovile Linas, presidio dell’Ente Foreste, dalla caserma si può raggiungere il 3° Sentiero, oppure continuare su ottima sterrata sino a Genna Mirrata, da lì, a sinistra si sale sin sotto monte Nestru e Lisone, a destra invece si rientra a Gonnosfanadiga passando per Nuraxi de Togoro, pedalando sempre su buone sterrate. Lunghezza: 3,5 Km Tempo Impiegato: 0h 50m Dislivello (salita/discesa): 100m/270m Pedalabilità (salita/discesa): 90%/100% Difficoltà (salita/discesa): BC/BC+ 3° Sentiero: Ovile Linas – Valle di Oridda Dall’ovile Linas (724m slm) si prosegue sulla sterrata principale in direzione Genna Mirrata, dopo circa 1 Km si devia a sinistra su una mulattiera chiusa da una sbarra, e poco più avanti, sempre sulla sinistra si cerca un’evidente varco tra i rovi da dove si guada il rio Linas (760m slm). Attraversato il torrente ci immettiamo su una comoda mulattiera in leggera salita con lo scorrere dell’acqua che ci accompagna per un bel tratto, il sentiero si fa pedalare agevolmente e da lì a poco si entra letteralmente nella vegetazione, con i cespugli che a tratti si fanno parecchio aggressivi. La salita sino al valico (830m slm) è molto bella e scorrevole, ma la situazione cambia non appena comincia la discesa, il fondo della mulattiera è costituito da grosse pietre smosse, è particolarmente tecnica e può risultare pericolosa se non si possiede mezzo e tecnica adeguati. Il panorama comunque lascia senza fiato, ci affacciamo sulla gola del Rio Muru Mannu e poco dopo ne superiamo il guado, per poi seguire il breve ma faticoso sentiero che risale sino a Genna di Muru Mannu (750m slm). Qui incrociamo una sterrata ormai trasformata in una brutta pietraia, si può decidere di scendere direttamente sulla destra oppure continuare sulla panoramica cresta, a sinistra, per poi scendere a valle 1,5km più avanti, entrambe le strade sono veramente molto rovinate ed entrambe raggiungono il guado sul Rio Oridda (580m slm). Possibili prosecuzioni: Attraversato il guado, a sinistra la strada segue il torrente e si raggiunge un’ulteriore diramazione, a destra si può visitare la poco distante gola a monte della Cascata di Piscinas Irgas, a sinistra risalire per l’agriturismo Perda Niedda e da lì raggiungere sa Duchessa e Domusnovas, oppure imboccare la deviazione che porta a Gutturu is Abis, poco prima del falsopiano di Canale Aleni, e da questa sterrata, a tratti rovinata, intercettare la strada di Montimannu (Villacidro). Sempre dal Guado, si può proseguire a destra verso le miniere di Arenas, quindi Baueddu, San Benedetto, Fluminimaggiore o Iglesias, attraversando contesti paesaggistici particolarmente interessanti e sempre su ottime sterrate. Lunghezza: 6,8 km Tempo impiegato: 1h 20m Dislivello (salita/discesa): 200m/330m Pedalabilità (salita/discesa): 100%/90% Difficoltà (salita/discesa): BC/OC+ 14 PROGETTO EVEREST testo e foto di MaxCaria Poche passioni umane hanno la profondità di quella per la montagna. La domanda che mi viene posta con maggior ricorrenza è: “perché lo fai?” ed è anche la domanda che io spesso mi pongo. Noi alpinisti ci poniamo questa domanda ogni qualvolta siamo chiusi dentro una piccola tenda, sperando che la tempesta la fuori non abbia la forza di strapparla, il vento urla, la nostra paura urla ma poi…ogni volta che sono li, non importa che sia Monte Arci o una montagna di seimila o settemila metri, io rinasco, io vivo. Godo dell’alba e del tramonto, del freddo e del caldo, godo della fatica. Il mio sguardo si perde nell’infinito, la mia fantasia vola in uno spazio senza tempo. Si torna agli albori della vita, dove è ancora necessario squagliare il ghiaccio per bere, non esistono i letti, i tavoli o le sedie, dove il tempo si misura in luce e buio.Ora vi vorrei miei complici in questo viaggio interiore che prende il nome di Progetto Everest, vorrei che mi accompagnaste in cima al tetto del mondo, io sarò i vostri occhi e le vostre gambe. L’idea di una spedizione alla conquista del monte Everest, la prima volta per un sardo, l’ho sempre avuta in mente anche se avevo paura di rivelarla, anche a me stesso, tanto era ambiziosa. La montagna più alta del mondo è il sogno di ogni alpinista. Il “PROGETTO EVEREST” è partito ufficialmente il sei Dicembre 2013 e mi stanno affiancando in questa fantastica avventura tante istituzioni e privati. Su questa immensità di ghiaccio e roccia, che sfiora i novemila metri di quota, si sono avvicendati negli ultimi ottant’anni i migliori alpinisti della storia. All’inizio dell’Ottocento gli inglesi intuiscono che tra le vette dell’Himalaya si possa trovare la montagna più alta del pianeta, che diventa un nuovo simbolo dell’estremo. La montagna che viene chiamata Chomolungma “Dea Madre della Terra” dai tibetani e Sagarmatha “Alto nel Cielo” dai nepalesi, prende il suo attuale nome in onore di Sir George Everest fondatore dell’ufficio trigonometrico e geodetico dell’India. Era il 1852. Soltanto dopo la prima guerra mondiale viene tentata la prima scalata. Le spedizioni inglesi si susseguiranno negli anni, tanti alpinisti perderanno la vita nel tentativo di conquistare la vetta, ma nessuno riuscirà a scalarla fino al 29 maggio 1953. Il neozelandese Edmund Hillary e lo sherpa Tenzing Norkey quel giorno consegneranno i loro nomi alla storia. L’8 maggio del 1978 l’italiano Reinhold Messner arriverà per la prima volta in vetta senza utilizzare l’ossigeno. Oggi le spedizioni sono molto diverse dal passato, mentre prima si utilizzavano tonnellate di materiali e centinaia di portatori, oggi si va su leggeri (stile alpino) magari in due, dividendosi il carico e le responsabilità. Questo è quello che ho fatto finora sulle montagne che ho scalato e che vorrei provare a fare anche sul gigante. Credo che se io riuscissi ad arrivare sulla vetta dell’Everest questo rappresenterebbe anche per la Sardegna e tutti i suoi abitanti il raggiungimento, seppur simbolico, dell’apice. Porterebbe il nome della nostra terra, rappresentata dai quattro mori, in alto come non lo è mai stato. Il progetto Everest si compone essenzialmente di due distinte spedizioni; la prima alla conquista del monte Cho Oyu che con i suoi 8201 mt è la sesta montagna del mondo, che io ritengo propedeutica alla spedizione sull’Everest, e successivamente la spedizione vera e propria sulla montagna più alta del mondo. Anche il Cho Oyu “la Dea Turchese” è un gigante niente male che si trova a ventisette chilometri a NW dell’Everest. GENNARGENTU Anche le esplorazioni del Cho Oyu iniziarono negli anni venti del secolo scorso, anche se un suo valico, posto a circa 5500 metri, veniva usato fin dall’antichità come punto di passaggio dal Nepal al Tibet. Il Cho Oyu venne scalato per la prima volta nel 1954 da due alpinisti austriaci. Le spedizioni alpinistiche per gli 8000 richiedono tanta organizzazione, impegno e dedizione. Praticamente ci si impiega un anno e anche di più perché sia tutto programmato nei minimi particolari. Si deve organizzare il viaggio, l’attrezzatura tecnica, il cibo, le attrezzature per le riprese. Ci si deve allenare, ci si deve concentrare… In effetti come anticipavo all’inizio di quest’articolo lo ritengo sopratutto un viaggio interiore. E tutto questo mentre si conduce una vita regolare, cioè con la famiglia, il lavoro, gli amici e tutto il resto. Nel mio caso specifico, dovendo trovare degli sponsor, il tutto è ancor più complicato. Per due motivi fondamentali, il primo che di questi tempi non è facile farsi dare soldi ne da privati ne da istituzioni il secondo che quando si trovano gli sponsor ci si sta anche impegnando in maniera formale e quindi si sente ancora di più il peso della spedizione. Fortunatamente mi stanno affiancando ed aiutando tante istituzioni e privati che hanno voluto, come me, credere in questo progetto e mi auguro che tanti altri vogliano crederci. Per ora voglio ringraziare in ordine assolutamente casuale SARDEGNA PROMOZIONI, COMUNE di ORISTANO, CONI Sardegna, Università di Cagliari Istituto di Fisiologia degli Sport, Dott. Marco Scorcu, Dott. Tore Meli assessore allo sport Comune di Santa Giusta, Dott.ssa Maria Giovanna Ghiani, Dott. Crisafulli e la sua equipe, Dott. Aldo Montisci, BoxLab, CMT analisi mediche di Quartu. Potete seguire PROGETTO EVEREST sul sito www.maxcariaprogettoeverest.it sul quale trovate anche i contatti FACEBOOK , TWITTER e YOUTUBE. Cima Batian Mount Kenya 5199mt Vulcano Seirecabur 6000mt Cile 16 “LA MONTAGNA CHE AIUTA” Breve storia di un progetto che diventa realtà Tante volte, da un po’ di anni a questa parte, mi sono trovato a scrivere di Montagnaterapia, ma quando si tratta di raccontare di un proprio progetto che finalmente trova realizzazione, dopo otto anni di lavoro, studio, lotte con le istituzioni, con la burocrazia e soprattutto la diffidenza, beh, allora diventa più difficile perché entrano in gioco tutte le emozioni piacevoli e spiacevoli di questi lunghi anni. Tutto cominciò nell’anno 2005, quando, preparando la mia tesi di laurea, feci una ricerca su quest’argomento che mi incuriosiva assai e trovai un po’ di letteratura e dei dati su una sperimentazione che andavano nella stessa direzione di alcune mie idee che allora si trovavano ancora ad uno stadio pre-larvale. Presi subito contatto con questi gruppi attivi in particolare con il responsabile del progetto “Sopraimille” di Riva del Garda e Arco di Trento, il Prof. Sandro Carpineta. Ci trovammo subito in sintonia. Fui subito galvanizzato da questo contatto che mi diede la spinta motivazionale per dare seguito e sviluppo a certe mie idee. Al tempo in Italia c’erano pochi gruppi attivi che lavoravano in questo campo già da qualche anno ma si trattava di realtà isolate che solo allora iniziavano a conoscersi e a comunicare tra di loro. Le esperienze di Montagnaterapia (di seguito MT) nacquero da persone semplici, da soci CAI (escursionisti, alpinisti, appassionati di montagna in genere) che lavorano nel settore sanitario e socio-sanitario nel pubblico, nel privato e nel volontariato che, a un certo punto, ebbero l’idea di provare a stimolare i loro pazienti coinvolgendoli in attività in montagna. Osservando delle risposte positive l’esperienza ebbe seguito e diede luogo a una sperimentazione che confermò gli effetti benefici. Ad essere più precisi, e soprattutto storiograficamente onesti, i primissimi studi sulla MT vennero condotti dal collega romano, lo psicologo e istruttore di alpinismo Giulio Scoppola. E’ suo il documento in cui si parla per la prima volta in Italia di MT, contestualmente ad un convegno nel lontano 1983. Le prime esperienze reali con i pazienti nacquero quasi casualmente come nel caso del gruppo escursionistico della comunità di Montesanto della ASL di Roma che si formò nell’agosto del 1997 per sfuggire alla calura estiva della capitale. Nel caso del Centro Psico Sociale di Piario, vicino Bergamo, fu l’intuizione che fece partire il progetto di riabilitazione nel 1995. Quattro anni dopo circa fu sempre l’intuizione a far partire le prime esperienze nella “Cooperativa Libra”, che opera in provincia di Vicenza, ai piedi del Monte Grappa, ed ancora l’intuizione che nel 2003 diede il via alla stesura dell’ambizioso progetto Sopraimille al CSM di Riva ed Arco che iniziò concretamente a lavorare in montagna l’anno dopo. Era il 2004 quando si fece il primo incontro in assoluto a carattere nazionale, seguito subito da un secondo nel 2005, entrambi al Rifugio “Nino Pernici” in Val di Ledro (TN). Nel 2006 ci fu la storica giornata culturale al Centro di Formazione per la Montagna “Bruno Crepaz” al Passo Pordoi, struttura polifunzionale per le attività scientifiche, tecniche e didattiche appena inaugurata dal CAI, in cui parlammo tutti insieme per la prima volta di metodologia in MT. Confrontarsi e lavorare sulla metodologia in uno scenario unico come quello, a 2.239 metri di quota, sotto le vette del Gruppo del Sella nel cuore delle Dolomiti, fu per me un’emozione indescrivibile. Ormai i gruppi attivi che praticano MT si stavano avviando verso la creazione di un movimento italiano. L’anno seguente fu organizzato un mini corso di formazione, ancora una volta al Rifugio Pernici. Fare formazione a 1600 metri di quota su quelle montagne fu un’esperienza molto bella e formativa. Un anno dopo, nel GENNARGENTU 2008, ci fu un secondo corso di formazione indoor a Riva del Garda e nel 2010 arrivò il secondo convegno nazionale al Palamonti, sede della Sezione CAI di Bergamo per arrivare poi al terzo e il più recente convegno del 2012 a Rieti, sotto il Monte Terminillo. Il 2008 fu una data importante anche per l’affacciarsi nel panorama del movimento nazionale del gruppo escursionistico nato spontaneamente in seno al CSM di San Gavino M., grazie all’intuizione di due operatori Antonello Lixi e Ignazio Cossu che riuscirono a coinvolgere il Dott. Alessandro Coni, psichiatra del centro. Questo gruppo rappresenta tutt’ora una bellissima realtà di MT che ha visto numerosi pazienti psichiatrici protagonisti di un cambiamento straordinario grazie a questa terapia. Nel corso di questi anni in cui il movimento è cresciuto e ha dato vita a degli eventi regionali e nazionali, in diverse occasioni siamo rimasti sorpresi nello scoprire che questa tecnica terapeutica è conosciuta e utilizzata da diversi decenni ormai in molti altri paesi dell’Europa già molti anni prima che venisse scoperta qui in Italia. In alcuni convegni nazionali infatti abbiamo avuto il piacere di conoscere personalmente operatori di gruppi attivi di MT del Belgio, della Francia, della Svizzera che sono venuti a confrontarsi con noi e a presentarci i loro lavori. Inoltre abbiamo avuto notizie di gruppi attivi anche in Spagna e in altri paesi europei in cui da tantissimi anni questa tecnica viene impiegata nella riabilitazione in diversi ambiti, in quello dei disturbi mentali, dell’handicap fisico, delle tossicodipendenze, etc… Va altresì detto che la MT non viene utilizzata soltanto come approccio terapeutico riabilitativo: esistono infatti delle evidenze scientifiche, ma soprattutto delle esperienze importanti in cui essa viene utilizzata con effetti positivi di notevole valore in campo educativo, in particolare nello sviluppo psicomotorio in fase evolutiva. Tornando alla storia del mio progetto, già dal primo evento a cui partecipai, la Giornata Culturale al Passo Pordoi, entrai subito nel cuore di questo movimento nazionale che si stava formando e fui nominato referente per la macrozona Sardegna. Da quel momento il mio impegno fu di portare l’MT nella mia isola. Il mio sogno, condiviso e caldeggiato da tutti i colleghi della penisola, era quello di fare in modo che questo approccio, questa terapia potesse essere a disposizione anche degli operatori della salute e soprattutto dei pazienti sardi. Dopo il corso di formazione del 2007 al Pernici, cominciai a lavorare alla elaborazione del mio primo progetto. Non fu semplice, ma con l’aiuto di qualche collega più esperto piano piano feci dei progressi, e attraverso correzioni e successive rielaborazioni arrivai ad una stesura definitiva soddisfacente. Seguirono anni di tentativi, contatti, colloqui, porte che venivano chiuse tra speranze, illusioni e disillusioni. Ma dopo l’estate del 2013 a rendere giustizia a questa lunga causa fu una telefonata: “ questa volta, ci siamo. Finalmente si parte!”. La ASL n°8 di Cagliari, con il benestare del Dipartimento di Salute Mentale ora ha il suo gruppo attivo di MT. Dopo numerosi incontri di preparazione, a metà novembre, ebbe inizio la fase attuativa di questo progetto che ora ha già compiuto quattro uscite in montagna, e tante sedute di lavoro al Centro. La prima uscita ha avuto luogo nel Parco dei 7 Fradis, e precisamente nella zona intorno il giardino botanico di “Maidopis” (Sinnai); la seconda uscita in zona Gutturu Mannu (Assemini-Uta), nella zona intorno al “Riu Trunconi Mannu”; la terza invece in località Montimannu di Villacidro nei sentieri intorno la gola di “Piscina Irgas”; la quarta ha avuto come scenario la foresta di Marganai (Domusnovas), in particolare la zona di “San Giovanni” e “Su Corovau”. Il progetto “La Montagna che aiuta” presso il Centro di Salute Mentale Cagliari Ovest oltre al sottoscritto in qualità di responsabile del progetto, affiancato da una collega psicoterapeuta, coinvolge circa 12 pazienti; tra il personale della ASL coinvolge due educatori , due medici psichiatri tra cui il direttore del Centro stesso, un infermiere, un assistente sociale, una psicologa; come volontari della Sezione CAI collaborano Stefania Fulgheri e e Simone Cossu a cui rivolgo un sentito ringraziamento per il sostegno e il contributo di notevole valore che stanno apportando. La realizzazione di questo progetto non è soltanto un successo per la sanità della Sardegna, ma anche per tutta la Sezione CAI di Cagliari che fin da subito ha creduto in questo importante obiettivo. Grazie a tutti e …alle prossime escursioni! Nicola Pitzalis Corso Vittorio Emanuele II, 64, 09124 Cagliari Telefono:070 666680 Attiva nel settore dell’abbigliamento dal 1989, Artrek è oggi uno dei principali punti di riferimento in Sardegna per gli appassionati di sport outdoor. Abbigliamento e attrezzature tecniche per l’arrampicata sportiva, il trekking, la speleologia, la canoa, il torrentismo, sono distribuite con le migliori marche del settore. Artrek è presente oltre che a Cagliari anche a Calagonone e Nuoro. 18 APPUNTI DI TECNICA SPELEO: LA TELEFERICA di Sandro Demelas Partendo dalla descrizione di un evento a cui il GGC ha partecipato, l’articolo approfondisce il tema non usuale dell’attrezzaggio di una teleferica in corda e fornisce elementi utili all’attrezzista su come si armi un tiro e sulla stima dei parametri di progetto, tra cui le sollecitazioni e le deformazioni della corda. Il 22 dicembre scorso, in occasione delle festività natalizie, il GGC ha curato l’allestimento di una teleferica per lo spettacolo della distribuzione dei doni ai bambini nel piccolo centro sulcitano di San Giovanni Suergiu. Grande è stata la sorpresa di piccoli e grandi nell’assistere alla discesa dal campanile della chiesa di un socio del Gruppo Grotte, abbigliato da Babbo Natale. Il sacco pieno di caramelle si è rapidamente svuotato e i bimbi hanno colto l’occasione per farsi fotografare accanto al nostro amico che si è immedesimato nel personaggio natalizio con sincera commozione, al punto da lasciare che le zelanti aiutanti di Babbo Natale gli colorassero baffi e pizzetto di bianco. Se l’attrezzaggio di una teleferica fosse utilizzato nell’esercizio di un’attività lavorativa, il sistema dovrebbe essere obbligatoriamente sottoposto a un processo di valutazione del rischio da parte del datore di lavoro, e il materiale utilizzato dovrebbe essere certificato, in accordo con il D.Lgs. 81/08. Nel caso di un’attività sportiva, il rischio accettabile è determinato attraverso la comparazione con lo standard di accettazione del rischio nella disciplina sportiva stessa. L’attrezzaggio può essere realizzato, a scelta del tecnico, con tecniche consolidate dalla pratica quali per esempio l’utilizzo di una sola corda, sia per la progressione, sia per la sicurezza, oppure l’uso di discensori del tipo non autobloccante. La realizzazione della teleferica in una manifestazione pubblica, è subordinata all’attestazione dell’idoneità statica dei materiali e delle strutture utilizzate da parte di un tecnico abilitato. La geometria della corda, la tipologia dell’attrezzaggio e i materiali utilizzati ricadono nell’ambito delle valutazioni tipiche del tecnico speleologo. La valutazione delle azioni sui manufatti è materia di pertinenza di un tecnico iscritto all’Albo. E’ superfluo ricordare che il tecnico non deve solo valutare il sistema dal punto di vista della statica. È opportuno considerare il sistema anche da un punto di vista di eventuali deformazioni permanenti o danni delle strutture coinvolte. È cura del tecnico fornire indicazioni al fine di applicare i carichi in modo tale da evitare qualunque effetto permanente alle strutture. GENERALITA’ - La teleferica è un sistema di trasporto molto antico. Trova applicazioni civili e industriali, nel trasferimento di persone, o cose, tra stazioni di partenza e arrivo distanti e separate spesso da forti dislivelli. Le installazioni di teleferiche nei cantieri forestali di esbosco sono quelle che mostrano maggiori similitudini con le applicazioni sportive, come ad esempio quelle utilizzate nei campi avventura o nelle manifestazioni dimostrative, nella speleologia e nel torrentismo. L’utilizzo di una corda portante, invece di una fune (cioè di un cavo d’acciaio) è relegato, per quanto ne so io, unicamente alla pratica speleologica e del soccorso alpino e speleologico. Qui consideriamo la teleferica come un sistema assistito di trasporto di persone su corda. Sono esclusi, pertanto, quei sistemi di attrezzaggio della speleologia come i traversi, la discesa su corda singola con un ramo in teleferica, e i pendoli, tipici della progressione su corda per mezzo di tecniche individuali e non assistite. La geometria della teleferica è caratterizzata dalla distanza D (m), misurata in piano, tra le stazioni di partenza e di arrivo, e dal dislivello H (m) tra queste. La lunghezza convenzionale della corda L (m) necessaria per armare la corda portante La discesa di Babbo Natale (Ph: A.Garau) GENNARGENTU della teleferica, dati H e D, può essere eventualmente calcolata. In linea di massima, poiché è necessario calare la corda alla base della stazione di partenza, e poi trasportarne un capo alla stazione di arrivo, è utile disporre comunque di una corda di lunghezza superiore a D+H. In tale modo, è sempre possibile, in caso di inconvenienti, lascare la portante e riportare a terra il carico trasportato senza giuntare ulteriori spezzoni. Le corde, durante l’applicazione di un carico, sono soggette a un allungamento1. Il carico si muove lungo la portante seguendo una traiettoria curva, mantenendosi al di sotto della quota teorica. Traiettoria di Babbo Natale L’allungamento elastico della corda determina una freccia F, cioè uno scostamento verticale della posizione del carico rispetto alla linea teorica del tiro. Tale abbassamento del carico può causare un’interferenza delle operazioni di trasporto lungo la teleferica con il suolo o con ostacoli ubicati lungo il percorso, oltre a determinare la possibilità che il carico stesso, giunto nel punto di massimo abbassamento, debba essere poi sollevato per completare il passaggio. Dato un carico P, la freccia può essere ridotta mediante l’applicazione alla corda di un pre-tensionamento T. Per una medesima corda e per un medesimo carico, indipendentemente dalla lunghezza della corda, la freccia percentuale (F/L*100) dipende solo dal pre-tensionamento applicato alla corda. Una teleferica costituita dalla sola corda portante, lungo la quale il carico si muova per effetto della forza di gravità, si definisce ‘tirolese’ o zip-line. Tale configurazione richiede generalmente un sistema di freno al termine del percorso della corda portante. Per via dello stress elevato indotto sulle corde, le tirolesi sono realizzate quasi esclusivamente con funi metalliche. Il cosiddetto trasferimento da corda a corda, o pendolo assistito, prevede l’uso di tre o quattro corde e, rispetto alla teleferica, limita le sollecitazioni sugli ancoraggi. L’uso di tale sistema, del quale non ci occupiamo, richiede spazi liberi molto maggiori e un certo impegno muscolare da parte degli operatori. La teleferica è costituita generalmente da tre corde, una corda portante e due corde di traino (il traino può essere realizzato con un’unica corda di lunghezza doppia). Per allestimenti particolari, qualora sia necessario effettuare operazioni di carico o scarico lungo la campata, può essere ipotizzabile l’uso di una quarta corda con funzione di corda pescante. Quest’ultimo sistema complica notevolmente lo schema operativo e determina un incremento delle forze necessarie per il funzionamento. ANALISI DEL SISTEMA - La corda portante sostiene il carico. Per carichi ‘normali’ e pari a circa 100 daN, cioè 100 kg peso, e con pre-tensionamenti tali da limitare la freccia al 10% della campata, la corda portante può essere costituita da una corda statica singola da 10 mm di diametro. Nel caso di manovre eseguite per fini diversi dall’attività sportiva, quali il soccorso organizzato, o le manovre tecniche in ambito lavorativo, sarà necessario seguire le relative regole di attrezzaggio che possono imporre l’uso di una corda principale per la sospensione, e di una seconda corda, diversa dalla prima, per la sicurezza. A tale configurazione potrà far ricorso il tecnico nel caso sia richiesta la realizzazione di tiri particolarmente tesi, cioè per frecce minori del cinque per cento della campata, per via della minore deformabilità del sistema costituito da due corde. In tal caso, è necessario utilizzare due corde dello stesso tipo, tensionate allo stesso modo con un sistema gemellare e geometricamente disposte sullo stesso piano verticale (installazione con due carrucole), ovvero appaiate (installazione con carrucola Kootenay). Le due corde di traino assumono, a seconda della configurazione, diverse funzioni. La prima corda, quella gestita a monte, assume la funzione di freno della calata o di tiro verso l’alto del carico; la seconda corda di traino, quella gestita da valle, assume la funzione di tiro del carico verso valle, qualora la pendenza non consenta il trasporto per gravità. In tal caso, le funzioni delle corde di traino si invertono. La presenza di entrambe le corde di traino consente la completa gestione del carico, eventualmente mediante la manovra del pendolo assistito, anche nel caso d’inconvenienti come il grippaggio di una carrucola, oltre che la possibilità di sostenere il carico qualora si tema il cedimento degli ancoraggi della portante. In tale caso, si ritiene che l’ulteriore abbassamento del carico, prima dell’intervento delle corde di traino, renda necessario un franco libero pari a circa il 20% della lunghezza della campata, per evitare che il carico vada a impattare contro gli ostacoli. Il controllo della calata da monte può avvenire con un dispositivo tipo grì-grì, in modo da poter rapidamente invertire la discesa e montare un paranco per il recupero. Il controllo del traino a valle può avvenire con un dispositivo tipo grì-grì, ovvero con montaggio della carrucola Prusik. In linea di massima, delle due corde di traino, è sempre necessario attrezzare quella a monte. La predisposizione di una corda di traino a valle, invece, potrà essere evitata nel caso di calate particolarmente ripide. L’ancoraggio Bremach (Ph. A.Garau) 20 Figura 4 Il pre-tensionamento T necessario per limitare al 10% della campata la freccia di una teleferica costruita con corda statica da 10 mm, è pari a circa 2,5 volte il carico P. Se P=80 daN, T dovrà essere pari a 80*2,5=200 daN. Nel caso si voglia ridurre la freccia al 5% della campata, sarà necessario un pre-tensionamento pari a 5 volte P, badando di non superare indicativamente il valore di pre-tensionamento di 300 daN. Il campo delle ordinarie realizzazione teleferiche su corda consente di realizzare attrezzaggi limite con frecce dell’ordine del 5% di campata. Per realizzare sistemi con elasticità minore, è necessario rivolgersi all’utilizzo di sistemi di sospensione con funi d’acciaio. In pratica, per una lunghezza di corda pari a 100 m, la minima freccia realizzabile con un sistema monocorda è pari a 5 m, per carichi limitati al peso di una persona. Per utilizzi ordinari, non è però utile spingersi al di sotto di frecce pari al 10% della campata, e comunque non oltre quella tensione che garantisce il comodo superamento dell’ostacolo. Il pre-tensionamento è normalmente eseguito mediante un paranco, anche se, in particolari situazioni, può essere impartito con il peso di un grappolo di persone. Uno speleologo particolarmente forte e accorto, può tendere una corda, tramite un paranco 1:3, fino al valore di 100 daN. Servirà la partecipazione, quindi, almeno di due speleologi per tensionare decentemente la teleferica. E’ utile qui ricordare che il sistema statico della teleferica, al di fuori delle condizioni di applicazione qui espresse, realizza un formidabile (e potenzialmente pericoloso) moltiplicatore delle tensioni. E’ pertanto necessario: 1) limitare il carico al trasporto al massimo di due persone (200 daN), e non superare il pre-tensionamento di 300 daN. Ciò potrebbe comportare una freccia massima superiore al 15% della lunghezza della campata; 2) evitare oscillazioni del carico, discese rapide e arresti bruschi, circostanze che determinano incrementi elevati della tensione della portante. La ‘regola del 12’, utilizzata dalle organizzazioni di soccorso statunitensi, afferma che Nr*M<12, cioè che il numero di persone che effettuano il tiro a mano, moltiplicato per il moltiplicatore teorico del paranco, dev’essere inferiore a 12. In questo caso, il tiro che effettua a mano ogni operatore, è valutato in 25 daN. Ciò equivale a dire, come già affermato, che il carico di lavoro deve mantenersi al di sotto dei 300 daN. La resistenza della corda portante può essere valutata in 2.400 daN. Considerando un decremento di resistenza al nodo del 25%, si giunge a circa 1800 daN. Mantenersi sotto un carico di lavoro di 300 daN significa utilizzare un fattore di sicurezza pari a 6. E’ comunque preferibile vincolare la portante agli attacchi con un sistema che offra alta resistenza (attacchi ad alta resistenza eseguiti senza l’uso di nodi) e una protezione pseudo-dinamometrica (shock-absorber), cioè tale che, superata una soglia di tensione, consenta uno scorrimento della corda e un rilassamento delle sollecitazione, come ad esempio l’uso di un MBB (nodo mezzo barcaiolo bloccato, eventualmente rinforzato) e, ancora meglio, di nodi autobloccanti Prusik a tre spire, realizzati con anelli di cordino in kevlar da 5,5 mm e soggetti a scorrimento sulla corda per tensioni dell’ordine dei 600/800 daN. L’ancoraggio di partenza e di arrivo della teleferica sono posizionati in modo tale che l’aggancio e lo sgancio del carico siano comodi, indicativamente circa 1,50 m al di sopra del piano di appoggio. L’applicazione del carico determinerà un abbassamento massimo del carico, o freccia, del 10% circa rispetto alla lunghezza totale del tiro (campata). Tale considerazione è utile per determinare a priori se, lungo il tiro stesso, qualche ostacolo andrà a interferire con la corda o con il movimento del carico; circostanze, queste, da evitare con attenzione. Figura 4: schema di un attrezzaggio di teleferica a tre corde. Il sistema rappresentato è smontabile solo dal lato a valle. È da prevedere un attacco disassato e indipendente per il traino a monte, con particolare cura che sia protetto l’avvicinamento degli operatori nelle fasi di sospensione del carico e che la direzione del tiro possa essere invertita da calata a recupero mediante il montaggio di un bloccante NAB (Nodo Auto Bloccante) e di una carrucola mobili. Figura 5: Nella cella campanaria: gli aiutanti di Babbo Natale preparano attacchi e armo del paranco di deviazione GENNARGENTU Figura 5 (Ph. A.Farigu) A valle, è predisposto un attacco anch’esso disassato rispetto alla portante, utilizzato per la realizzazione del paranco di tiro e per il montaggio del traino a valle. La portante è normalmente vincolata a un moschettone tipo HMS con MBB rinforzato. Il trasferimento della forza di trazione dal paranco alla portante può essere effettuato mediante uno spezzone di corda ausiliario, collegato alla portante mediante un nodo autobloccante. Tranne che per tiri più che modesti, è da evitare assolutamente l’uso di: a) bloccanti meccanici (tipo maniglia) sulla portante per il pericolo di danneggiamento della corda; b) dispositivi autobloccanti (tipo grì-grì) in sostituzione del MBB, per il pericolo di blocco del dispositivo e lo schiacciamento della corda. Il carico è sospeso alla portante per mezzo di una carrucola. Il traino a monte, comandato da un sistema frenante assistito tipo grì-grì, è connesso alla carrucola con un nodo non in tensione (jumper), tramite un prusik di by-pass (shockabsorber). In linea di massima, il traino a valle è attrezzato nel medesimo modo del traino a monte. La carrucola ottimale per il trasporto su teleferica è del tipo a pulegge in linea, o tandem, montata sulla portante. Il collegamento alla seconda portante, se installata, sarà eseguito con una carrucola semplice e un cavallotto di collegamento alla carrucola tandem. Le carrucole Kootenay a gola larga sono adatte a ospitare due portanti e a consentire il passaggio di eventuali nodi di giunzione tra le corde. Le carrucole ad alto rendimento (alto-carico) sono, invece, adatte per la realizzazione del paranco. Le carrucole leggere sono ideali per utilizzo come carrucola prusik. LA DISCESA DI BABBO NATALE - La teleferica allestita a san Giovanni Suergiu copriva una distanza di circa 60 metri e un dislivello, dal campanile alla piazza, di circa 25 metri. Una settimana prima della manifestazione è stato eseguito il sopralluogo, con ispezione delle strutture e la misura con distanziometro laser delle distanze. La cella campanaria è composta da sei pilastri di circa due metri di altezza, tra i quali sono appese altrettante campane di bronzo con simmetria esagonale. Si è ritenuta inopportuna la scelta di armare la calata dal campanile verso l’edificio del Comune, come inizialmente si era previsto, per evitare di utilizzare tasselli meccanici sulla struttura comunale. Si è, perciò scelto di utilizzare come stazione di arrivo, un autocarro cassonato di massa pari a circa 3,5 t posizionato sul piano stradale. Da notare che l’attrito degli pneumatici sviluppa una resistenza al tiro di circa 2 t. Il mattino della manifestazione, si è lavorato nella cella campanaria per la laboriosa rimozione della rete antipiccione, collocata nelle aperture della struttura, e la posa preliminare di una life-line esterna sul perimetro della cella. Tale protezione è costituita da corda da 10 mm, funzionale a garantire la sicurezza delle operazioni svolte all’esterno del campanile. In seguito, e a più riprese, a causa delle interruzioni del lavoro dovute ai rintocchi periodici delle campane, si è provveduto a predisporre gli attacchi della corda portante e del tiro a monte. Presso un angolo della piazza è stato parcheggiato il veicolo e si è predisposto l’attacco principale della portante con MBB su gancio traino anteriore, mediante l’interposizione di un doppio anello di corda da 10 mm. L’attacco è stato doppiato con due anelli di fettuccia posizionati a misura sui semiassi del veicolo. Il secondo punto di attacco è stato utile per predisporre il paranco, prima, e per montare il sistema di tiro a valle, dopo. Il tensionamento è stato effettuato con un paranco 5:1 da un solo operatore. Per consentire un agevole partenza di Babbo Natale, il punto di sospensione è stato sollevato, con un paranco semplice, in direzione ortogonale al tiro. Per quanto riguarda i materiali utilizzati, il sistema strutturale è costituito dai seguenti elementi: corda statica da 10 mm e connettori di resistenza pari ad almeno 22 kN, del tipo moschettone con ghiera, o a base larga (HMS). L’utilizzo dei materiali è subordinato alla formazione da parte degli operatori circa le tecniche e le istruzioni di utilizzo sportivo delle attrezzature. In particolare, tutte le attrezzature utilizzate riportano gli estremi di marcatura CE secondo le norme: EN 564 cordini, EN 565 fettucce, EN 566 anelli di corda e rinvii, EN 567 bloccanti, EN 892 corde dinamiche, EN 1891 corde statiche, EN 959 ancoraggi per roccia, EN 12275 connettori, EN 12277 imbraghi, EN 12278 carrucole, EN 12842 discensori, EN 12492 caschi. Prima dell’utilizzo di un attrezzaggio, il sistema dovrebbe superare il controllo di sicurezza (Safety Check) condotto indipendentemente da due operatori, cioè i tre test seguenti: 1) verifica manuale di ogni tratto di corda e di ogni elemento dell’attrezzatura (Hand Ispection); 2) verifica che il cedimento di nessun elemento strutturale porti, con effetto domino, al cedimento del sistema (Critical Failure Test); 3) verifica che, in qualunque istante della manovra, l’abbandono della manovra da parte degli operatori non determini una situazione di pericolo per il carico (Whistle Test). All’uscita della messa delle 11.00, Babbo Natale è sceso dal campanile, vestito con il costume tradizionale. Appesa al maillon in acciaio dell’imbrago, una sacca speleo rivestita di stoffa rossa, conteneva dolci e caramelle. Ogni bambino ha avuto i doni e una foto ricordo insieme con il simpatico speleo. L’amministrazione comunale di San Giovanni Suergiu, nella persona del sindaco, ha ringraziato gli speleologi del GGC per il simpatico spettacolo offerto a grandi e piccini. Schema dell’attrezzaggio 22 La Scalata a Punta La Marmora in Mtb Pedalare sul tetto della Sardegna di Daniela, Kekko, Stefano, Alessio - Cicloescursionismo Il sogno di salire sulla montagna più alta della Sardegna in Mountain bike era riposto ormai da troppo tempo in un angolo della mia mente, una brutta caduta e la lesione di un tendine mi avevano costretto a ridurre drasticamente l’attività ciclo escursionistica e per anni il desiderio di quella piccola impresa era stato quasi dimenticato. Ad Agosto, dopo un’escursione nel versante arzanese del Gennargentu, il mio sogno prepotentemente torna a farsi presente e allora non posso più aspettare, sono passati tre anni da quella caduta, non so ancora se riuscirò nell’intento ma sono determinato e la propongo ad alcuni amici soci CAI, pedalatori ben più allenati di me. La proposta viene subito accolta bene, in fondo era anche nei loro progetti, non ci resta che organizzare e incastrare i giorni liberi e le disponibilità di tutti. E cosi finalmente proprio quando inizia l’autunno, si palesa la possibilità di fare il giro circolare che ci porterà a Perdas Crapias… Punta La Marmora. E’ il 22 settembre, con i soci Daniela Maccioni, Francesco Pia e Stefano Argiolas, dopo aver accuratamente pianificato tutto e sistemato le bici per il viaggio, partiamo alla volta di Desulo, il punto di partenza è il Passo di Tascusì a 1246 metri slm, il meteo è clemente il cielo è terso e le temperature sono nella media stagionale, solo una settimana prima si registrava clima decisamente autunnale. Sono le nove e l’aria è pungente ci troviamo nel valico stradale più alto della Sardegna, dopo aver ricomposto le bici si parte dal valico per la striscia di asfalto in salita che conduce al rifugio S’Arena, iniziamo lentamente, i muscoli sono freddi, sappiamo che dobbiamo dosare le energie l’escursione sarà lunga e un buon riscaldamento è molto importante. Le imponenti roverelle, il volo delle poiane e il tiepido sole settembrino ci accompagnano sino alla fine dell’asfalto, abbiamo percorso quasi sei chilometri e siamo arrivati al rifugio S’Arena, d’ora in poi pedaleremo sui sentieri ben tracciati, tiriamo dritti per il sentiero numero 721, prima largo, poi man mano che sale si restringe sino a raggiungere il primo valico a 1660 metri di Arcu Artilai, siamo su una bella sella che domina la vallata appena risalita ma che affaccia anche sulla valle opposta, qui c’è la possibilità di prendere il sentiero 721A e salire in mezz’ora di camino a piedi al Bruncu Spina (1828 mt) ma oggi la meta è un’altra e allora proseguiamo il percorso, inizia una bella discesa ma il fondo si fa molto più tecnico, rampe scoscese e gradoni ci invitano a scendere dalla bici, superata la sorgente di Funtana is Bidileddos tra una selva di felci, arriviamo ai ruderi del rifugio La Marmora, qui una sosta e una riflessione sono d’obbligo. Riprese le bici proseguiamo il sentiero che ora torna a salire, pedalare in questo tratto richiede molta attenzione la traccia consente poco margine di errore, superare ostacoli ed evitare di finire giù ci impone la massima prudenza, sulla destra la nostra vetta è lì la sua presenza ci accompagna sin quasi al prossimo valico, poi sparisce nascosta dai contrafforti di Bruncu Spina (1823 mt) siamo arrivati ad Arcu Gennargentu 1659 metri, abbiamo perso un metro rispetto al valico precedente ma ora ci aspetta la parte più impegnativa della ciclo escursione, ci fermiamo a mangiare qualcosa godendo del panorama, un’anteprima di quello che vedremo lassù in cima. Il cielo che prima era pulito, inizia ad annuvolarsi, e come spesso capita in montagna, il tempo cambia velocemente e potremo trovarci in mezzo alle nuvole, è meglio muoversi e iniziare la salita. Da 1659 metri dobbiamo passare bruscamente a 1834 in poco più di un chilometro e la salita di Su Sciusciu si fa subito sentire, è una grande pietraia ed è pedalabile a tratti ma la maggior parte del sentiero si fa a piedi, impossibile affrontare in sella il “muro” un terribile salitone che si addolcisce solo al valico di Genna Orisa, che fatica far salire le bici spinte a braccia! Ma ormai ci siamo, non manca tanto, il valico è vicino, continuo a ripetermelo senza alzare gli occhi e vedere quanto manca realmente, ci incoraggiamo a vicenda, ogni tanto ci fermiamo per far scendere gli escursionisti che incontriamo, meno male, una scusa in più per riprendere fiato, quando finalmente la salita spiana siamo a Genna Orisa, un gruppo di escursionisti stranieri ci guarda meravigliato e ci saluta con stupore, risaliamo in sella e pedaliamo di fronte alla vetta che adesso è davvero vicina,… eccola lì la croce!!! Un sogno che si realizza !!! Abbiamo tutto il tempo di goderci la soddisfazione di quel momento, tutti e quattro in cima ci abbracciamo felici di aver condiviso una passione e aver realizzato un desiderio comune, restiamo li a pranzo mentre qualche nuvola lambisce la croce e fa sparire per un attimo il sole, lo spettacolo da lassù è indescrivibile, vedere il nostro piccolo grande mondo dal punto più alto è meraviglioso, il panorama a 360 gradi è una sfilata di tutti i principali complessi montuosi, Monte Albo, Supramonte, Tacchi d’Ogliastra la Giara, il Monte Arci, insomma in un attimo abbiamo mezza Sardegna sotto gli occhi. Vorremmo restare ancora ma è ora di scendere, ci aspetta un lungo rientro per poter completare il circolare e tornare al punto di partenza, dopo aver firmato il libro di vetta riprendiamo il percorso a ritroso sino ai ruderi del rifugio La Marmora, ora le pendenze sono dalla nostra parte e i tem- GENNARGENTU pi si dimezzano, ma l’attenzione raddoppia nelle discese, in breve tempo siamo sul sentiero 722 che conduce a Girgini, e al bivio indicato dal cartello inizieremo la sterrata 723 per il valico di Guddetorgiu, la piacevole pedalata e la discesa pulita ci accompagnano al Cuile Meriagus, siamo rientrati nel regno delle meravigliose roverelle, gli ultimi strappi in salita e inizia su larga sterrata la discesa per il valico posto a 1122 metri, gli ultimi 5 chilometri su strada asfaltata e siamo nuovamente a Tascusì. Sulle nostre gambe abbiamo registrato 33 km di pedalate su percorso misto, circa 1400 metri di dislivello totale con pendenze del 25% in salita e del 30% in discesa con livello di difficoltà BC+/ OC+ E’ stata una lunga e faticosa ma bellissima escursione, che ci ha permesso ancora una volta di ammirare la maestosità del massiccio del Gennargentu, le nostre mountain bike sono state il mezzo, la conoscenza del territorio, il fine. E’ nella conoscenza che si coltiva il rispetto per la natura e l’amore per la Montagna. La Traversata del Monte Albo di Tina, Fabio, Stefano, Alessio - GGC La sensazione di stare tra le nuvole su esili linee di cresta l’avevamo già provata in tantissime escursioni che il panorama dei monti Sardi ci offre. Ma il monte Albo è tutta un’altra cosa, una lunghissima cordigliera di bianco calcare che si sviluppa in direzione sud ovest- nord est per più di sedici chilometri, una lunga bastionata interrotta solo da pochi valichi e una quota media che supera i mille metri d’altezza, un’importante area carsica simile al Supramonte ma con tante peculiarità che la rendono unica, ricca di endemismi botanici e faunistici alcuni dei quali esclusivi di questa montagna. Sono state numerose le escursioni in questo complesso montuoso, ma non avevamo mai fatto un trekking di più giorni, e da tanto tempo c’era l’idea di organizzarne uno, studio il percorso con le carte igm, c’è davvero tanto da vedere nel monte Albo ma alla fine propongo di fare il trekking per la linea di cresta passando per le principali vette della catena, molte le avevamo già scalate altre ancora non le conoscevamo, neanche a dirlo, la proposta viene accettata con entusiasmo. Faremo la Traversata del Monte Albo! I compagni di mille avventure cosi come in questa, sono i soci CAI Tina Porcu, Fabio Pau e Stefano Argiolas, ci lega una bella amicizia, c’è un ottimo affiatamento tra noi e soprattutto lo stesso modo di vivere la montagna, condizioni essenziali direi.....e cosi l’avventura inizia. Il percorso si svilupperà da sud a nord, da Lula a Siniscola, da Punta Turuddò fino alla famosa Punta Cupetti, passando sulla dorsale e per altre sei cime tutte sopra i mille metri. Il problema dei trekking nelle aree calcaree è il rifornimento d’acqua che in genere si trova sempre nelle risorgenti a valle dei sistemi carsici, ma noi non vogliamo scendere e quindi decidiamo di fare il trekking in autonomia idrica. Nello zaino riserveremo lo spazio per quattro litri del prezioso liquido. Abbiamo solo il fine settimana libero, vogliamo fare la traversata in due giorni e una notte, studiamo anche tutte le vie di “fuga”, ci permetteranno di uscire dal percorso velocemente in caso di necessità, decidiamo di non prendere la tenda risparmiando peso a favore dell’acqua, allestiremo un campo/ bivacco con dei teli, una cosa molto spartana ma che sarà sufficiente per passare la notte a mille metri d’altezza. Il punto di bivacco lo decideremo durante il trekking. Fissiamo la data che incontra il favore di tutti e quattro, si parte Sabato 26 Ottobre. E finalmente quel sabato arriva, molto prima dell’alba siamo in viaggio su due macchine sulla 131, la nostra direzione è Siniscola, lasceremo una macchina al punto di arrivo previsto e con l’altra proseguiremo al punto di partenza. Arrivati al chilometro76 della 131 dcn eccolo lì il monte Albo! La sua sagoma si staglia sulla sinistra e scorre parallela alla strada accompagnando il viaggiatore sino all’altezza di Siniscola per circa 20 chilometri, le sue bastionate sfilano dietro il finestrino, non vediamo l’ora di essere li e percorrere a piedi le sue creste. Sono le 8:30 quando lasciamo la macchina ai piedi del versante nord di Punta Cupetti e proseguiamo con l’altra per arrivare in territorio di Lula al punto di partenza, arrivati alla sterrata nei pressi della Chiesa del Miracolo proprio sotto Punta Turuddò, lasciamo la seconda macchina, ultima verifica ai pesanti zaini foto d’inizio e via, ora l’avventura può davvero cominciare. La giornata è limpida, il trekking inizia a quota 581 metri sulla stradina che si snoda in direzione sud est verso la fontana di Mannu’ e Grunis, dopo appena otto minuti dal punto di partenza, arrivati alla fontana, nascosto dalla bassa macchia mediterranea, parte il sentiero che s’inerpica e che ben presto diventa una scala sulle ripide falesie di Punta Nudorra, permettendo di valicare tra le vette di Crastatogliu e Nudorra, qui il sentiero si fa più dolce e si addentra nel bosco di lecci, un cartello ad un bivio ci indica sa Tumba e Nudorra, non possiamo non andare a vederla, uno spettacolo si spalanca ai nostri occhi, è una maestosa voragine, un’enorme dolina di crollo nascosta dalla vegetazione. Sa Tumba e Nudorra Torniamo al bivio nel bosco di Monte Creja, in direzione nord ovest attraversiamo una zona spettrale di vecchi relitti di leccio vittime di passati incendi, e, tra l’intreccio di tronchi morti usciamo allo scoperto, la prima vetta del trekking è lì di fronte, abbiamo già affrontato un bel dislivello ma dobbiamo ancora salire, iniziano i campi solcati e camminare sul duro calcare non è semplice, una coppia di mufloni attra24 versa alto sotto la cima, ma eccoci finalmente a quota 1127 metri, siamo arrivati a Punta Turuddò, lo spettacolo che ci offre il panorama è unico, di fronte si trova la cima gemella di Punta Catirina posta alla stessa quota e separata solo dal valico di Janna e Nurai, oltre si stende la catena del Monte Albo ma non riusciamo a vederla tutta, siamo solo all’inizio! Dobbiamo proseguire, a Nudorra abbiamo speso troppo tempo incuriositi da due caverne e dalla fitta vegetazione sul fondo della dolina… camminiamo… ora bisogna affrontare il dislivello maggiore, scendere a quota 750 metri per poi risalire nuovamente a 1127 ma l’entusiasmo è davvero tanto, arrivati a Chilivros in un bel bosco, ci fermiamo per il pranzo che sono ormai le tredici, due escursionisti tedeschi saranno le uniche persone che incontreremo durante il trekking… riprendiamo il sentiero per Punta Catirina. Salita a punta Catirina La salita è terribile il gran caldo non aiuta e con il peso dello zaino le pause sono sempre più frequenti, l’avevamo affrontata altre volte quella salita ma mai con queste temperature, il gracchiare dei Gracchi Corallini ci avvisa che siamo quasi arrivati, sono eleganti corvidi dal becco e zampe rosse, vivono solo su queste montagne, sempre lì a guardia delle vette, e infatti eccoci nuovamente alla quota massima, quella di Punta Catirina. Da qui riusciamo a scorgere tutta la catena e minuscola intravediamo la forma di Punta Cupetti ultima delle otto cime. Scendiamo nuovamente per il sentiero ben tracciato verso Campu e Susu un enorme pianoro tipico del paesaggio carsico, il sentiero corre giù e arriviamo ai ruderi dell’ovile Sa ‘e Mussinu, ormai del “Pinnetto” non resta che la struttura in pietra senza la tipica copertura, proseguiamo su esili tracce fino a conquistare la linea di cresta, poco oltre siamo a punta Sa’ e Mussinu a quota 1031 metri, a oriente fitti banchi di nebbia salgono dal mare, è già pomeriggio inoltrato e iniziamo a pensare dove fermarci, arriviamo ad una bella radura coperta da un piccolo bosco di grandi lecci e ginepri, la spianata si trova proprio sulla cresta con tanto di terrazza che affaccia sul precipizio, quattrocento metri sotto si trova la cantoniera di Janna ‘e rughe, il posto è ideale per allestire il campo, la soffice terra sarà il nostro materasso mentre a copertura un telo teso da cordini, il panorama al tramonto ci lascia senza parole. Ben presto arriva la notte, distinguiamo le luci dei paesini, Lula, Lodè e Bitti sono lì a tenerci compagnia, la giornata è stata lunga e faticosa e dopo aver ricevuto la visita di una volpe ci infiliamo nei sacchi letto. Domenica 27 Sguscio fuori dal sacco che non è ancora alba, è un peccato dormire quando si è in questi posti, aspetto il sorgere del sole affacciato sulla terrazza e cosi da quel punto favorevole osservo le gradazioni cromatiche di colori caldi a est e freddi a ovest, oggi torna l’ora solare guardo l’orologio, sono le sette, porto il tempo indietro di un ora, torno al campo i miei amici sono svegli e insieme facciamo colazione, sistemiamo tutto negli zaini decisamente più leggeri del giorno prima, è pronto! possiamo riprendere il nostro cammino. Seguendo sempre la linea di cresta arriviamo velocemente agli orridi strapiombi di Janna Cumitarvu e Janna Aitu e Voe, che spettacolo! sono davvero impressionanti, sulle pareti esposte a nord, in minute balze rocciose, si annidano piccoli popolamenti di tassi e profondi canaloni rappresentano punti di accesso alle creste, ci sentiamo davvero piccoli. Janna Cumitarvu Proseguiamo dritti le prossime cime sono vicine, la giornata è bellissima e ben presto inizia a far caldo, superiamo una serie di piramidi di pietra in cucuzzoli senza nome ed eccoci arrivati a Punta Romasino 1055 metri, foto di rito e in marcia, la prossima cima è poco distante e si mantiene sulla stessa curva di livello, un cartello la indica, Punta Ferulargiu 1057 metri. Iniziamo cosi un tratto contrassegnato dai bollini bianco rossi, scendiamo verso il valico di Janna Ferulargiu a 901 metri, dietro di noi punta Ferulargiu ha la forma di una bellissima piramide bianca. In questo infinito gioco di sali scendi ora riprendiamo a salire ma ormai le gambe vanno da sole, arriviamo a Corru de sa Mandra 983 metri e proseguiamo, poi di fronte un’altra piramide, è Punta Mutucrone, la aggiriamo a destra e decidiamo di tagliare il sentiero per concederci una breve arrampicata, fa davvero tanto caldo, ma infine la sesta cima è conquistata, siamo a 1050 metri, il panorama ci lascia ancora una volta ammutoliti, lo sguardo spazia dal Limbara a Tavolara, dal Supramonte al Marghine, dietro il Gennargentu e il resto della catena fin’ora percorso, ci fermiamo a riprendere fiato, la gioia è immensa, in basso a nord est si aprono campi enormi e le ultime due cime ora sono ben visibili. Scendiamo nuovamente verso un bellissimo polje a S’Ena e M. Jana e risaliamo una spianata calcarea, torniamo a saltare sui campi solcati, i profumi della gariga sono esaltati dal calore del sole, sembra estate, ma il rosso fuoco degli aceri ci ricorda che è autunno, il silenzio avvolge tutto e in questi immensi spazi aperti lo sguardo si perde, un viale in salita ricoperto dalla Santolina corsica, endemismo del Monte Albo, ci porta alla vetta di Punta Gurturgius a 1042 metri, è pomeriggio, abbiamo di fronte l’ultima fatica da affrontare, la cima di Punta Cupetti, ma si trova oltre il valico di S’Adde, scendiamo dalla cima appena conquistata, e seguiamo il bellissimo sentiero sino all’inizio del rio “Siccu”, lo riprendiamo in diagonale nel versante opposto, e con alti gradoni arriviamo all’imbocco del più bello dei polje, Su Campu e Cupetti. I Polje sono enormi avvallamenti di origine sia carsica sia tettonica con fondo piatto e delimitati da un contorno roccioso. Su Campu e Cupetti Lo attraversiamo e riprendiamo la salita verso Punta Cupetti, il sole basso all’orizzonte scalda ancora quando arriviamo in cima, siamo felicissimi, uno stormo di Gracchi Corallini volteggia su di noi e la gioia di essere arrivati sin qua è immensa, stiamo in silenzio per un po’, è troppo bella la pace che si respira in cima!!. Ormai dobbiamo solo scendere il suggestivo sentiero “S‘Iscala e su Tassu” e siamo di nuovo alla macchina. Torniamo a casa con il desiderio di rifare presto questa esperienza portando nel cuore mille piacevoli emozioni, colori, profumi, sensazioni, preziosi doni di una montagna straordinaria. GENNARGENTU Bilancio Consuntivo Sezionale 2013 26 Club Alpino Italiano Via Piccioni, 13 09124 Cagliari tel.fax 070 667877 www.caicagliari.it - email: [email protected] CHI SIAMO SOCCORSO ALPINO E SPELEOLOGICO Il C.A.I. è un ente morale di diritto pubblico, fondato nel 1863 da Quintino Sella e riconosciuto con legge dello Stato, che conta in Italia oltre 300.000 soci. La Sezione del CAI di Cagliari, fondata nel 1932, raccoglie circa 400 soci, ed ha fra i suoi scopi quello di fornire agli appassionati della montagna le conoscenze teoriche e pratiche per una sua corretta frequentazione, assolvendo così al principale compito dello Statuto. Sito internet: www.caicagliari.it In caso di necessità chiamare il: 118 Il CAI gestisce attraverso il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico la sicurezza sulle nostre montagne. E’ il più importante incarico affidatoci dallo Stato Italiano, che i nostri soccorritori svolgono con totale disponibilità, forte specializzazione e costante addestramento che permette di intervenire con le squadre apposite in montagna e in grotta Il CNSAS agisce su tutto il territorio nazionale 24 h su 24. Sito internet: www.cnsas.sardegna.it GRUPPO GROTTE CAGLIARI GRUPPO ESCURSIONISTICO e COMIMISSIONE ESCURSIONISMO Fondato nel 1966, il Gruppo Grotte del C.A.I. di Cagliari compie un’intensa attività esplorativa delle grotte sarde, fornendo i dati al catasto grotte regionale. Collegata al Gruppo, è la relativa Scuola di Speleologia che organizza i Corsi di introduzione alla Speleologia, secondo le tecniche e le norme di sicurezza previste in ambito nazionale, normalmente con frequenza annuale. Il Gruppo si riunisce tutti i giovedì dalle 20.30. Sito internet: www.gruppogrottecagliari.it Il Gruppo provvede all’organizzazione delle Escursioni Sociali e alla loro conduzione. Promuove iniziative in campo escursionistico, finalizzate alla frequentazione consapevole e sostenibile del territorio montano ed a tale scopo collabora con la Commissione Sentieri e Rifugi per la creazione di Reti Escursionistiche nel territorio di competenza della Sezione. Sito internet: www.escai.sardegna.it La Commissione escursionismo, invece, provvede alla formazione escursionistica dei Soci accrescendo le loro conoscenze con Corsi specifici a loro destinati ALPINE BABY CLUB (ABC) Dal 1996, un gruppo di genitori conduce i piccoli anche di pochi mesi in montagna. E’ stata costituita perciò una Commissione sezionale che si occupa del programma e della effettuazione di brevi camminate nelle quali i giovanissimi possono apprendere in modo giocoso le fondamentali regole per andare in montagna in modo responsabile. Possono peraltro partecipare anche gli adulti che abbiano voglia di sgranchirsi le gambe con semplici e simpatiche passeggiate. SCUOLA DI ALPINISMO E ARRAMPICATA Nel 1973 vennero a trovarci gli alpinisti delle Fiamme Gialle di Predazzo e già nel 1974, dopo lo svolgimento del 2° Corso di Arrampicata sezionale, veniva creata la Scuola di Alpinismo Sezionale. Dopo pochi anni eravamo in grado di avere il primo Istruttore Nazionale, che da allora dirige la nostra Scuola che organizza ogni anno un Corso di arrampicata.Oggi la Scuola si avvale anche di Istruttori AL. CICLOESCURSIONISMO BIBLIOTECA E CARTOTECA La Sezione è dotata di biblioteca con oltre 1000 tomi che comprendono tutta la letteratura obbligatoria per le sezioni e svariati testi rari. Alla biblioteca si aggiunge una cartoteca sulla Sardegna in tre versioni a partire dal primo ‘900 per terminare con le nuove carte IGMI della Sardegna. Consultazione e prestito sono accordati ai soli soci o a tutti secondo l’apposito regolamento che stabilisce anche i giorni di apertura. La biblioteca è nella rete regionale dal 2006 e lo sarà anche nella rete Bibliocai. COMMISSIONE SENTIERI Costituita nel 1983, si occupa di quell’ambito specifico del settore escursionistico che è volto allo studio ed alla realizzazione di reti di sentieri segnati, dunque di tracciati percorribili in autonomia e senza ausilio di guida.La commissione svolge ogni anno nuove campagne di esplorazione in specifici ambiti territoriali per sviluppare nuovi progetti. Nel corso delle singole uscite, che si svolgono normalmente di sabato mattina, vengono esplorate ogni volta singole porzioni di territorio per potere avere una conoscenza capillare di esso e selezionare i percorsi migliori e piu’ adatti alla percorrenza assistita che si attua con la segnatura. Le riunioni si svolgono il sabato. SENIORES L’organizzazione di escursioni adatte ai “seniores”, avviata dal 2011, è curata da una specifica Commissione che predispone un calendario annuale di escursioni di minor impegno fisico, adatte anche agli escursionisti più avanti con l’età. IL CORO Questo settore specialistico dell’escursionismo, dopo l’avvio sperimentale nel 2012, ha dal 2013 il proprio organo tecnico sezionale che si occupa della programmazione e dell’effettuazione di escursioni in mountain bike. La Sezione ha un proprio Coro che ebbe un primo avvio negli anni ‘70; dal 2012 il Coro “il Fenicottero” risulta registrato fra i Cori del CAI. Il suo repertorio consiste di canti montanari e canzoni popolari antiche o classiche di varie regioni italiane, che vengono eseguite con modalità a cappella a due voci. L’esordio in pubblico è stato a Villacidro il 27 maggio 2012 in occasione dell’ 80° anniversario della Sezione del CAI di Cagliari. GENNARGENTU
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